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I Circoli di Legambiente di Trieste e Muggia

e il Comune di Muggia

invitano a partecipare al Convegno

  

La società dei rifiuti

Raccolta differenziata:

esperienze, idee, proposte

 

che si terrà venerdì 18 gennaio 2008

nella Sala ‘Millo’ di Muggia con inizio alle ore 15.00

 

 

                                                                                                                                           


 

 

interventi di

 

Nerio Nesladek, Sindaco di Muggia

Andrea Poggio, Vice direttore generale Legambiente nazionale

Laura Brambilla, Ecosportello Regione Lombardia

Paolo Conte, Resp. Servizio Utenze Consorzio Priula –Treviso

Lino Santoro, Legambiente Trieste

Michele Tonzar, Legambiente Monfalcone

Marino Visintini, Legambiente Udine

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IL PICCOLO - SABATO, 19 gennaio 2008

  

Muggia, meno rifiuti per abbattere i costi  - Il sindaco Nesladek ribadisce la volontà di consorziarsi con la Slovenia

 

vedi foto

Il punto durante i lavori di un convegno promosso in collaborazione con Legambiente. Si punta al 70% di raccolta differenziata

Da settembre a dicembre riduzione del 12-13%: il risparmio è di circa 10mila euro

MUGGIA Il Comune di Muggia ha già ridotto del 13 per cento la quantità di rifiuti conferiti all’inceneritore e punta a raggiungere il 70 per cento di raccolta differenziata, considerato un traguardo «non utopistico» nel breve-medio periodo.
Ne ha parlato ieri il sindaco muggesano Nesladek, nel corso dei lavori di un convegno incentrato proprio sui rifiuti e la raccolta differenziata, organizzato dall’associazione ecologista Legambiente, Sezioni di Trieste e Muggia, e dallo stesso Comune rivierasco. Nel suo intervento di apertura, il primo cittadino di Muggia ha ribadito l’intenzione, già espressa nei giorni scorsi, di dare vita ad un consorzio transfrontaliero per il trattamento dei rifiuti organici (che ora, se differenziati, sono trasportati, con i relativi costi, fino a Moraro nell’Isontino), di cui si parlerà settimana prossima in Provincia, ed ha sottolineato. «La buona gestione dei rifiuti è un compito fondamentale per un’amministrazione moderna, che ha a cuore la salute ma anche le tasche dei cittadini. Noi abbiamo già cominciato, con una nuova gestione della raccolta, che è stato frutto di una gara limpida e ben gestita – così Nesladek -: la manovra comporterà una riduzione di oltre un milione di euro di spesa in quel comparto nei prossimi anni e l’ambizioso traguardo del 70 per cento di raccolta differenziata, che non consideriamo un’utopia. Già da settembre a dicembre abbiamo ridotto i rifiuti destinati all’inceneritore del 12-13 per cento, con una minore spesa di una decina di migliaia di euro». Potrebbe venire ipotizzata una riduzione della relativa tassa.
Ma quale tipo di raccolta differenziata è necessario porre in atto per tutelare l’ambiente e al contempo ridurre i costi per i contribuenti? L’esempio è stato dato Paolo Conte, responsabile Servizio utenze Consorzio Priula, che gestisce l'intero ciclo dei rifiuti urbani (con il sistema di raccolta «porta a porta») di 23 comuni della provincia di Treviso.
Un sistema che ha permesso il raggiungimento di un'elevata percentuale di raccolta differenziata (media del 77 per cento nei 23 comuni nel 2006) e una riduzione dei rifiuti. E proprio la raccolta porta a porta è stata indicata, dai convenuti, come il metodo più efficace per aumentare la raccolta differenziata. Tra gli interventi di rappresentanti di Legambiente, Michele Tonzar ha riassunto il suo discorso con due domande: «Ha senso pagare per incenerire o è meglio riciclare e magari guadagnarci? E ha senso bruciare acqua, come ora si fa incenerendo i rifiuti organici?».
E ha citato proprio l’esempio triestino: «Nonostante l’inceneritore sorga proprio nella città stessa, a Trieste si paga una Tarsu che è tra le più alte d’Italia. Ed è dimostrato che ovunque ci sia un inceneritore nelle vicinanze, la raccolta differenziata non riesce a decollare. E Trieste non fa eccezione, non riuscendo a superare il 17 per cento, laddove il Piano regionale del settore prevedeva almeno il 35 per cento».
Legambiente, come rilevato negli interventi, sostiene una riduzione dei rifiuti alla fonte (ad esempio spronando all’uso dei dispenser nei supermercati al posto dei flaconi di detersivi o liquidi in generale), adottando la differenziazione con la raccolta porta a porta, riciclando o trattando la maggiore percentuale possibile di rifiuti, smaltendone, come ultima opzione, solo una piccola parte.
s. re.

 

 

 CONVEGNO - La raccolta differenziata nella provincia di Trieste      -      Muggia, 18 gennaio 2008

 

Ha aperto i lavori il sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, ricordando l’impegno della sua amministrazione a raggiungere l’ambizioso traguardo del 70% nella raccolta differenziata. Già alcuni accorgimenti predisposti nell’ultimo trimestre del 2007, hanno consentito una riduzione del 13% nella quantità di rifiuti avviati all’inceneritore con un notevole risparmio dei costi. Sono inoltre stati avviati contatti con il vicino comune di Capodistria per la costituzione di un consorzio transfrontaliero per il trattamento dei rifiuti organici. La raccolta differenziata comporterebbe una riduzione dei costi di gestione ed una conseguente riduzione della TARSU che i cittadini pagherebbero in funzione della quantità di immondizia non riciclabile prodotta.

Michele Tonzar, coordinatore regionale di Legambiente, ha evidenziato che, solo con la raccolta porta a porta, si possono raggiungere risultati che vanno dal 45% fino all’80%. Che senso ha spendere per bruciare dell’immondizia che, se differenziata, può addirittura farci guadagnare. Bruciare le immondizie con l’inceneritore equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto: prima o poi si scopre che l’inquinamento avviene sotto altre forme: nanopolveri, diossine, spreco energetico, discariche per le ceneri. Con la raccolta differenziata andrebbe invece bruciata solo una minima quantità di materiale che non è possibile riciclare. Purtroppo la strada annunciata dall’assessore Moretton è ancora una volta quella apparentemente più semplice degli inceneritori: ben altri due nella nostra regione, quando quello di Trieste sarebbe già più che sufficiente se venisse rispettata la legge regionale sui rifiuti che prevede l’avvio della raccolta differenziata.

Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente, ha descritto la situazione in Campania, dove l’inerzia e il malaffare hanno portato ad una situazione insostenibile causando un grave danno di immagine all’Italia. Ha però ricordato alcuni casi virtuosi proprio in quella regione che vedono alcuni comuni del salernitano essere premiati dal concorso di Legambiente sui “Comuni Ricicloni”.

A Milano, nel 1995, ci fu un caso analogo e si arrivò ai cumuli di rifiuti nelle strade cittadine. Legambiente allora si oppose all’aperture di nuove discariche e propose la raccolta differenziata e quindi il riciclo dei materiali. Oggi in Lombardia soltanto il 6% dell’immondizia viene avviata alla discarica e solo il 32% viene bruciata negli inceneritori, che rappresentano la metà di tutti gli inceneritori italiani.

Se in Friuli Venezia Giulia venisse avviato all’inceneritore soltanto il materiale non differenziabile, l’inceneritore di Trieste sarebbe più che sufficiente per tutta la regione.

Dall’umido, utilizzando un impianto aneirobico, si può produrre il biogas, cioè metano, con il quale alimentare le automobili.

E’ fondamentale che anche l’industria italiana riduca gli imballaggi, come stanno già facendo nel resto d’Europa.

I rifiuti fanno impresa. Il riciclo infatti comporta nuovi impianti, genera innovazione, crea occupazione. Bisogna però fare attenzione: nel bresciano, ad esempio, il riciclo dei metalli provenienti dai paesi dell’Est, ha comportato l’inquinamento radioattivo fino alle acque del Po.

Laura Brambilla è la responsabile di Ecosportello, una struttura creata da Legambiente che in Lombardia offre consulenza e supporto alle pubbliche amministrazioni in fatto di raccolta differenziata (WWW.ECOSPORTELLO.ORG). Ha ricordato che Legambiente punta soprattutto sulla prevenzione, cioè sulla riduzione dei rifiuti. In Italia la media della raccolta differenziata è molto bassa, essendo solo del 24,3%. Al Nord siamo allineati allo standard europeo: in Lombardia, ad esempio, siamo intorno al 50%. Con l’eccezione di Pavia e Brescia che superano di poco il 20%.

Dal 1994 Legambiente assegna un premio ai comuni “RICICLONI” che, pur essendo solo un attestato, è molto ambito dai sindaci che se ne avvalgono come riconoscimento per il lavoro svolto in questo campo. Nel 2007 sono stati premiati 1.150 comuni: in testa alla classifica molti paesi del trevigiano.

Proprio Paolo Conte è un tecnico del consorzio intercomunale Priula, che si occupa di raccolta differenziata in 24 comuni della provincia di Treviso. L’area servita comprende 230.000 abitanti, dai quali il consorzio preleva i rifiuti differenziati con frequenza settimanale. Il consorzio, nato nel 1987, ha iniziato l’asporto dei rifiuti porta a porta a partire dal 2001, anno che vedeva ancora una raccolta differenziata intorno al 20%, oggi la media è del 77% Ogni famiglia è stata fornita di 5 contenitori per la raccolta del secco non riciclabile (dotato di un transponder per l’addebito informatizzato del prelievo), del vetro-lattine-plastica, della carta e cartone, dell’umido biodegradabile, del verde e ramaglie.

Nella provincia di Treviso, dove da alcuni anni non sono più utilizzate le discariche, il consorzio ha istituito ben 23 ecosportelli,  dove vengono sostituiti i contenitori e distribuiti i sacchetti  per la raccolta dei rifiuti e dove il cittadino può trovare tutte le informazioni necessarie ad una corretta differenziazione degli imballaggi. La tariffa prevede una quota fissa ed una variabile che viene calcolata in base alla effettiva produzione dei rifiuti. Viene di fatto addebitata la sola vuotatura del contenitore del secco non riciclabile, che molte famiglie riescono a limitare a 8/9 volte all’anno. Nell’anno 2000 ogni persona produceva mediamente 120 Kg di raccolta differenziata contro 321 Kg di non riciclabile, mentre nel 2007 si è passati a 289 Kg di raccolta differenziata contro 83 Kg di materiale non riciclabile.

Lino Santoro, presidente a Trieste del circolo Verdeazzurro di Legambiente, ha sostenuto l’idea del sindaco Nesladek di consorziarsi con i vicini comuni sloveni per la raccolta differenziata, soprattutto per quella dell’umido che potrebbe essere “certificato” e quindi utilizzato per alimentare una centrale a biogas. Mentre a Muggia qualcosa si sta muovendo, a Trieste purtroppo siamo ancora ai bei discorsi e poco si è fatto per organizzare realmente la raccolta differenziata. La spiegazione sta nella presenza dell’inceneritore: l’Acegas guadagna doppiamente dall’immondizia bruciata e dall’energia prodotta, che viene oltretutto pagata ad un prezzo maggiore del suo valore grazie agli incentivi CIP6 inizialmente creati per le energie alternative. Per questi incentivi tutti noi paghiamo un’apposita tassa sulla nostra bolletta energetica. Come se non bastasse anche la Tarsu a Trieste è tra le più alte d’Italia e solo differenziando e riciclando i rifiuti si potrebbe pagare tutti di meno.