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Dentro il paesaggio
Domenica 28 ottobre 2007
Dalla Val Rosandra al Carso.
Ritrovo: alle ore 10.00 a
Bagnoli-Boljunec, parcheggio teatro Preseren.
per prenotarsi: 040-425096 e
333-9264187
leggi articolo su "il Nuovo" del 19.10.2007
( 527KB)
La Val Rosandra è una valle di erosione
generata dall'azione dell'acqua (torrente Rosandra) sulla roccia
calcarea. La sua formazione è legata alla presenza, a monte, di una
"lente" di flisch (roccia impermeabile) che consente la presenza di
acque superficiali. E' un ambiente assai particolare proprio per la
presenza di due ambiti geologico-morfologici distinti (il flisch e il
calcare) in successione inversa rispetto al resto del territorio
triestino (il passaggio tra i due ambiti è segnalato dalla celebre
cascata alta circa 80 metri). La direzione est-ovest della vallata
provoca inoltre micro-climi diversi sui due versanti, con forme
vegetazionali diverse, generalmente riferibili a fasce altitudinali
superiori, mentre qui ci troviamo tra i 100 e i 450 metri sul livello
del mare." L'escursione classica prevede di percorrere su sentiero il
versante sinistro della valle sino a raggiungere il confine
italo-sloveno nel minuscolo abitato di Botazzo, partendo da
Bagnoli-Boljunec - circa un'ora di cammino all'andata, qualcosa di
meno al ritorno.
L'escursione di domenica 28 ottobre ci porterà a
scoprire entrambi i versanti della Val Rosandra, unica valle carsica di erosione
(canyon) in provincia di Trieste. Si tratta di due ambiti molto diversi, per
motivazioni geologiche (l'inclinazione degli strati fa sì che il versante
orografico sinistro presenti ghiaioni fortemente inclinati, mentre quello destro
è a terrazze e pareti verticali) ed anche climatiche (la direzione est-ovest del
profondo solco vallivo fa sì che un versante, quello sinistro, sia a bacìo, cioè
in ombra, mentre l'altro è a solatio, con ambienti botanici quindi diversi -
fenomeno del resto comune alle principali vallate alpine). La direzione della
vallata fa anche sì che essa sia percorsa nella sua lunghezza dal vento di Bora
d'inverno, e viceversa dalla brezza di mare, o di valle, d'estate durante il
giorno; ciò contribuisce a rendere estremo l'ambiente climatico e ciò è motivo
della presenza di specie botaniche appartenenti anche alla flora di alta
montagna, nonostante l'altitudine assai modesta dei rilievi.
Partiremo dunque dal parcheggio nei pressi del
teatro F. Preseren, attraverseremo il paese di Boljunec, posto all'entrata della
valle, e ci inoltreremo su strada asfaltata, chiusa al traffico nei giorni
festivi, per la prima parte della vallata, molto stretta tra il ripido versante
del monte Carso (456 m.s.l.m.) a sud e le rocce del monte S. Michele, un'altura
minore (233 m.) sede di un antico castelliere, a nord. Giungiamo così dopo circa
un chilometro dalla partenza al suggestivo borgo di Bagnoli superiore (Gornji
Konec - termine superiore) ed al rifugio Premuda del C.A.I. (30 minuti circa),
fra tutti quelli dell'associazione è il meno elevato, solo 82 metri sul livello
del mare (forse questo primato "negativo" non è più suo... che sia stato
istituito da qualche parte un rifugio proprio a livello del mare?). Da qui il
percorso si fa decisamente più interessante: risaliremo infatti il versante
orografico sinistro della valle, lungo un sentiero stretto e a tratti
strapiombante (sono in corso lavori di sistemazione, sarà bene fare
attenzione...); sembra incredibile, ma questo difficile percorso coincide più o
meno con l'unica via di collegamento tra Trieste e l'entroterra durante il
medioevo, ed a testimonianza di ciò troveremo la chiesetta di Santa Maria in
Siaris, del XIV secolo, alta su questo versante, e diversi castellieri e rovine
di castelli sull'altro, decisamente più ospitale. Lungo il primo tratto
costeggiamo anche i resti dell'acquedotto romano che riforniva la città; a
tratti ancora in galleria.
Dopo un primo tratto quasi pianeggiante, vicino
al corso del torrente, saliamo con un paio di curve sino alla base del "crinale"
(un percorso con tratti alpinistici piuttosto complicati lo segue in cresta fino
al cippo Comici, a 400 metri di quota, sopra la chiesetta); proseguiamo in
leggera salita per il sentiero principale che taglia i ghiaioni e ad una leggera
svolta a destra, nei pressi del bivio per la chiesetta di cui sopra, ci appare
davanti la meraviglia della Val Rosandra, la cascata. Siamo ad un punto
panoramico davvero notevole: la cascata, alta circa 80 metri, si trova nel punto
in cui il torrente abbandona il terreno marnoso a flisch ed entra nella zona
calcarea: qui si è creato prima probabilmente un inghiottitoio, poi questa
meravigliosa cascata, che d'inverno, con condizioni favorevoli, consente una
spettacolare arrampicata su ghiaccio. Ora il sentiero attraversa ripidi ghiaioni
e cengie sopra pareti strapiombanti alte più di cento metri, finchè non entriamo
nel regno del flisch, ed il paesaggio cambia di colpo: ancora ripidi versanti,
ma coperti di vegetazione e con acque superficiali e prati; una breve discesa ci
porta ad attraversare il Rosandra proprio alla confluenza da destra della Griza;
qui è possibile intuire, più che vedere, i resti di un mulino. Superato il
ponte, svoltiamo a destra e in breve giungiamo alle poche case di Botazzo (180
m.s.m., 45 min. dal rif. Premuda)). Questo paesino, posto proprio sul confine
con la Slovenia, era rimasto praticamente disabitato, per l'evidente isolamento,
ma in anni recenti alcuni volonterosi hanno riattato delle case ed ha anche
riaperto l'osteria, anche se solo per i week-end; siamo comunque in un ambiente
eccezionalmente intatto in rapporto alla quota: è difficile infatti trovare
luoghi come questo nel quale il tempo sembra essersi fermato, grazie, o per
colpa (dipende dai punti di vista) della marginalità ovuta anche al confine,
ancor oggi ufficialmente non transitabile; sarà difficile comunque che
l'apertura del confine modifichi lo stato di isolamento di questo borgo, stante
la difficoltà di accesso, ancor più estrema in territorio sloveno (un'ora di
cammino in salità per il primo paese in Slovenia: Beka). La giacitura favorevole
ha comunque spinto in passato qualcuno a stabilirsi qui, per coltivare un
terreno molto fertile, a differenza del terreno carsico incontrato nella bassa
valle, dove l'agricoltura appare improponibile.
Da Botazzo torneremo sui nostri passi sino al
ponte sul fiume, da dove tireremo dritto per affrontare, lungo la "principale"
via di collegamento del paese, una dura salita fino a raggiungere la pista
ciclo-pedonale lungo la ex-ferrovia Trieste-Hrpelje, nei pressi di un
ex-casello, ora bivacco del CAI. (da Botazzo 30 min.) Su questa ex-linea
ferroviaria sarà bene spendere alcune parole.
La linea ferroviaria Trieste-Hrpelje fu costruita
dallo stato austriaco nel 1887; questa linea, molto ardita, apparentemente
marginale, ebbe grande importanza in quanto fu la prima ferrovia statale a
collegare Trieste con l'entroterra, in particolare con la ferrovia che scendeva
da Divacia a Pola: la già esistente e più importante linea Meridionale,
Trieste-Vienna, del 1857, era in effetti di proprietà privata. Funzionò, anche
se in maniera piuttosto limitata, fino agli anni '50, ma, essendo tagliata dal
confine, venne chiusa. Da alcuni anni esiste sul sedime una splendida pista
ciclo-pedonale che collega Trieste al confine, e da lì a Hrpelje.
Percorriamo in leggera discesa, verso Trieste,
questa pista, spesso molto frequentata, attraversando anche una galleria:
diversi punti panoramici ci consentiranno di osservare il percorso già fatto
sull'altro versante. Dopo circa un chilometro imbocchiamo un sentiero in discesa
sulla destra, dopo 500 metri svoltiamo di nuovo a destra e scendiamo più
sensibilmente in una valletta boscosa su terreno di flisch, che quindi trattiene
le acque superficiali: un paesaggio verde con alberi alti, completamente diverso
dal versante opposto spoglio e tormentato dal vento.
Scendiamo quindi fino al torrente e lo
costeggiamo osservando le "pozze" di acqua davvero limpida e le cascatelle;
qualche centinaio di metri e siamo di nuovo al rifugio Premuda, (40 min. dal
bivacco) dove sarà possibile ristorarci con un pranzo tipico. Da lì, percorrendo
a ritroso la strada dell'andata, in circa mezz'ora saremo di nuovo al parcheggio
presso il teatro Preseren.
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Le foto della gita di domenica 28 ottobre 2007 |