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RASSEGNA STAMPA  gennaio - giugno 2013

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 30 giugno 2013

 

 

«No parcheggi in via Geppa o paghino anche le moto» - PIANO DEL TRAFFICO
Il Piano del traffico è praticamente “varato” dal Consiglio comunale, ma l’approvazione definitiva avverrà l’8 luglio e i componenti del Comitato del Borgo Teresiano non demordono, sperano nella decisione dell’ultimo secondo: chiedono per le vie Geppa e Galatti il mantenimento della Zona a traffico limitato, meglio ancora che diventino area pedonale anche per la presenza di numerosi alberghi, e in subordine che anche i numerosi motorini che parcheggiano nella via siano sottoposti (come deciso per le auto dei residenti) al pagamento di un affitto annuale, benché basso. La proposta di far pagare moto e motorini in quell’area era stata accolta dalla Federazione della sinistra, che infatti adesso (a discussione chiusa) minaccia di non votare il Piano del traffico non solo se non verrà chiesto alla Regione il ripristino dei 2 milioni di euro per il trasporto pubblico in modo da evitare il già avvenuto taglio delle linee degli autobus, ma anche se non si accoglierà la richiesta di applicare una “vignetta” da 15 euro annuali per il parcheggio dei motorini in centro storico. L’emendamento è stato bocciato dal Consiglio comunale. Stretti tra le trafficatissime vie della zona (Valdirivo, Roma, Filzi, Ghega) i residenti lamentano di aver già tanto combattuto per la loro area, ottenendo negli anni ’90 che da via Geppa fossero dirottati gli autobus, perché le vibrazioni stavano danneggiando le case, poi ristrutturate a prezzo di costosi mutui. I cittadini reclamano il mantenimento «come a Udine e in ogni altra città» delle Zone a traffico limitato, ma anche dai numerosi incontri con l’assessore alla Mobilità, Elena Marchigiani, non hanno potuto ottenere soddisfazione. Affermano di aver interpellato senza distinzione la circoscrizione e tutte le forze politiche presenti in Consiglio. E adesso? Finito il tempo per le osservazioni, per gli emendamenti, per le discussioni di aula, insistono sul peggioramento della loro condizione «mentre il Piano del traffico è annunciato come migliorativo» e puntano sull’ultimo strumento a disposizione: l’ordine del giorno. Purché qualche consigliere lo presenti, l’8 luglio, giorno di votazione definitiva.

(g. z.)
 

SEGNALAZIONI - PARCHEGGI / 1 Pensate alle mamme

A proposito della creazione di nuovi parcheggi in diverse zone della città, voglio ricordare all’assessore Marchigiani che in data 18 novembre 2009 venne ripresentato alla Commissione comunale per le pari opportunità un progetto per la creazione di “Parcheggi rosa” già discusso in Commissione alcuni anni prima, con esito negativo, immagino in concomitanza con la presentazione del mai approvato piano del traffico. La necessità di creare i Parcheggi rosa” deriva dalla constatazione che le dimensioni degli stalli a pettine – penso in particolare a quelli di piazza Oberdan – sono talmente esigue da rendere difficile estrarre dalla macchina un bambino piccolo seduto nell’apposito seggiolino ancorato al sedile posteriore. La stessa cosa si può dire per le donne in avanzato stato di gravidanza, ovviamente impossibilitate ad eseguire contorsioni per uscire dall’abitacolo. Il problema non si pone per i parcheggi paralleli al cordolo del marciapiede, ma, tenuto conto della difficile reperibilità di posti liberi, sarebbe auspicabile che, come già realizzato in altre città italiane, si cercassero anche in via sperimentale soluzioni idonee a rendere più vivibile la città, soprattutto pensando al benessere dei più piccoli.

Rubina Menin

 

SEGNALAZIONI - PARCHEGGI / 2 I prezzi a San Giacomo

Vorrei invitare chi ha scritto la “lettera firmata” pubblicata su Il Piccolo del 23 giugno con titolo “San Giacomo tartassato” a riflettere sulle seguenti mie osservazioni, che sono le stesse che ho presentato in Consiglio Comunale quando la minoranza ha proposto le sue stesse obiezioni trattando dei posteggi in Campo San Giacomo. Nella zona intorno a Campo San Giacomo ci sono una decina di medici di Medicina generale (medici di famiglia) un oculista, un odontoiatra una dermatologa e un ginecologo, uno psicologo, due grossi supermercati, un supermercato del latte e dei suoi derivati, una decina di bar, una farmacia, tre banche, tralasciando i vari altri negozi di varia specie. Il parcheggio privato, cui si fa riferimento nella lettera, costa da subito 1,20 euro l’ora, mentre il Piano del traffico che stiamo approvando prevede, per i parcheggi a pagamento intorno alla piazza, la gratuità per la prima mezz’ora e successivamente 50 centesimi l’ora. Mi sembra giusto che chi debba solo andare a farsi ripetere una ricetta dal medico curante o debba prendere dei farmaci in farmacia o debba fare la spesa per risparmiare al supermercato o voglia prendersi un caffè al bar possa disporre di un sistema a rotazione rapida che gli consenta di trovare un posto dove parcheggiarsi per tempi brevi, possibilmente a costo zero. Tra l’altro così si agevola anche l’economia della zona e quindi il mantenimento del posto per chi lavora nei negozi e nei locali vicini alla piazza. Comprendo il dispiacere di chi ha il portone di casa prospiciente la piazza per la perdita della comodità di lasciare posteggiata l’auto per giorni sotto casa, ma invito anche a capire che una tale visione delle cose agevola solo pochi, costringendo altri cittadini, come ora accade, a spendere 1,20 euro all’ora ogni volta che desiderano o devono fare operazioni nei luoghi sopra citati. Con il nuovo sistema potranno invece farlo praticamente a costo zero. Non condivido pertanto l’affermazione di “lettera firmata”, laddove afferma: “Tanto per aggiungere una nota comica, si intende creare gli stalli nella zona di Campo San Giacomo, ossia a qualche metro dall’ingresso del park interrato che non mi risulta abbia mai registrato il tutto esaurito”, non trovando tanto comico il fatto che a qualcuno evidentemente pesano anche 1,20 euro/ora che lì si pagano perchè chi va al supermercato lo fa pensando di risparmiare qualche euro sulla spesa e chi va a farsi ripetere la ricetta o prescrivere esami clinici dal medico in genere lo fa per risparmiare qualche euro sui farmaci o sugli esami che gli sono necessari o perché ha difficoltà a prendere i mezzi pubblici. E non mi risulta che le banche o i bar o gli studi medici allocati intorno alla piazza regalino a costoro biglietti gratis per il parcheggio sotterraneo in questione.

Fabio Petrossi (Consigliere Comunale gruppo PD)

 

 

PIANO CASA FareAmbiente chiede incentivi ecosostenibili

FareAmbiente chiede alla Regione un piano casa efficace. Il coordinatore Fvg Giorgio Cecco auspica una seria politica che non pensi tanto a “rottamazioni”, quanto alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente attraverso incentivi per interventi ambientalmente sostenibili.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 29 giugno 2013

 

 

Furlanic: pronti a non votare il piano traffico
La Federazione della sinistra: «Contentino all’opposizione su Miramare, bocciati i nostri emendamenti»
Piano traffico, la Federazione della Sinistra lancia l'ultimatum al sindaco Cosolini. E indirettamente alla Regione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è data da due degli 11 emendamenti che la Fds ha presentato alla maggioranza senza trovare risposta. Il primo prevedeva una vignetta di 15 euro annuali per il parcheggio dei motocicli nel centro storico, in modo da disincentivare l'uso del mezzo privato a favore di quello pubblico. I fondi ricavati sarebbero serviti a finanziare il servizio di trasporto pubblico locale, ma l'emendamento è stato bocciato dall’aula. Il secondo emendamento la maggioranza non l'ha recepito in partenza. Proponeva che il centro storico fosse sudddiviso in tre zone per snellire il traffico interno, evitando che un residente supponiamo di via Ghega andasse a parcheggiare in via Lazzaretto Vecchio. Proposta che la maggioranza non ha giudicato equa per la differente densità abitativa. Alla Fds il tutto non è andato giù. «Se la maggioranza di cui facciamo parte non farà un passo indietro – dichiara Iztok Furlanic (anche presidente del Consiglio comunale) siamo pronti a dare voto contrario al piano. Al sindaco lanciamo un'ultima ancora di salvezza. Prima dell'8 luglio (data di approvazione definitiva del piano in aula) incontri la presidente Serracchiani per impegnare la Regione a garantire i fondi per il trasporto pubblico locale: devono tornare a essere quelli del 2012, senza i tagli del 2013, pari a 582mila km in meno, che corrispondono a 2,36 milioni di euro». «Dal sindaco – incalza il segretario del Prc Antonio Saulle – vogliamo un atto sottoscritto con Serracchiani davanti ad almeno un rappresentante di ogni gruppo di maggioranza». «Il 18 luglio - aggiunge Peter Behrens della VI circoscrizione - la Regione si appresta ad approvare l'assestamento di bilancio». Per la segretaria provinciale Pdci Bruna Zorzini «spiace vedere le nostre richieste disattese a fronte del contentino dato al centrodestra con l'eliminazione degli stalli blu di viale Miramare». Secca la risposta del sindaco: «Il presidente del Consiglio sa quanto me che la discussione sugli emendamenti è chiusa. Le risorse regionali è scontato e doveroso che le chieda ma i miracoli non li posso pretendere neanche dalla stimata Serracchiani. La coperta è stretta e non può coprire solo il trasporto pubblico, ma anche per esempio sanità e politiche sociali». Anche per l'assessore Elena Marchigiani l'impegno del Comune è scontato ma i livelli non vanno confusi: «Il piano traffico compete al Comune, il trasporto pubblico alla Regione».

Elena Placitelli
 

 

La Regione scatena la guerra agli Ogm
La giunta approva un emendamento alla manovra estiva che rafforza il divieto di seminare organismi transgenici in Fvg
TRIESTE Nel rispetto delle indicazioni europee mirate a evitare la presenza involontaria delle sementi “Frankenstein” nelle colture convenzionali e biologiche, la Regione toglie altro ossigeno agli organismi geneticamente modificati. Su proposta di Sergio Bolzonello arriva infatti il via libera della giunta a un emendamento, da infilare in assestamento di bilancio, che rafforza la posizione Ogm-free del Friuli Venezia Giulia. «Questa norma – spiega il vicepresidente – farà sì che gli Ogm si potranno seminare ma solo a determinate condizioni che in questa regione, però, praticamente non ci sono». Il dettato Ue La delibera nasce dalla volontà dell’Europa di fare ulteriore chiarezza. Nel luglio 2010 la Commissione interviene sottolineando che l’obiettivo delle misure di coesistenza è anche di «evitare la presenza involontaria di Ogm in altri prodotti, prevenendo la potenziale perdita economica e l’impatto della commistione tra colture geneticamente modificate e non geneticamente modificate». La precauzione Concretamente, ed è ciò che la giunta Fvg recepisce, dato che alcune differenze a livello regionale, quali le condizioni climatiche, la topografia, i modelli produttivi e i sistemi di rotazione delle colture o le strutture aziendali, possono influenzare il grado di commistione, la Commissione raccomanda di escludere nei casi dubbi la coltivazione di Ogm da alcune zone del territorio, lì dove, si legge nell’emendamento regionale, «non è possibile raggiungere un livello sufficiente di purezza». E ancora, per tutelare i produttori biologici, la Regione impone tassativamente di restare sotto livelli di commistione pari allo 0,9%. L’inosservanza delle nuove regole comporterà una sanzione amministrativa da un minimo di 5mila a un massimo di 50mila euro. A vigilare sul rispetto della norma sarà il Corpo forestale regionale. Riparto cultura La giunta, su proposta dell’assessore alla Cultura Gianni Torrenti, distribuisce poi 687mila euro a sostegno di 136 iniziative (23 in provincia di Trieste per complessivi 122.960 euro, 9 nell’Isontino, un totale di 39.645 euro) promosse da enti pubblici, associazioni culturali, sportive e di volontariato, parrocchie, istituti di ricerca che operano nel campo delle attività culturali, ricreative e sportive, della solidarietà e della promozione turistica. Si tratta di contributi (fino a un massimo di 11mila euro), precisa Torrenti, previsti secondo modalità indicate dal centrodestra che vanno ora superate «perché poco oggettive». A partire dal 2014, anticipa l’assessore «la distribuzione delle risorse sarà affidata non più solo a criteri generali ma a una commissione che dovrà operare una valutazione puntuale e attenta della qualità dei progetti». Assistenza agli stranieri Nel menu della giunta anche il recepimento dell’accordo Stato-Regioni di fine dicembre 2012 che dà indicazione per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera. Non c’è distinzione tra immigrati regolari e irregolari (su cui si scatenò la polemica nel 2009 tra Lega Nord e Vladimir Kosic) ma, in una Regione in cui l’assistenza era già comunque garantita anche per gli stranieri, Maria Sandra Telesca, assicurando «attenzione su tutti i fronti», vuole evitare eventuali dubbi interpretativi sul territorio. Sostanzialmente, spiega l’assessore alla Salute, «prendiamo atto che ci sono direttive che impongono di dare attuazione in modo omogeneo a disposizioni mirate a tutelare la salute di tutti in un’ottica di prevenzione». Fondi per la ricettivita Dopo le semplificazioni nelle procedure per accedere ai prestiti del Frie, Bolzonello ottiene infine anche l’approvazione del regolamento sulla concessioni di fondi per le strutture ricettive. L’incentivo fissato dalla giunta è del 50% in conto capitale della spesa ammissibile e secondo la regola del de minimis per somme che vanno da 20mila a 400.mila euro.
Marco Ballico

 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 28 giugno 2013

 

 

Consiglio, Cogliati Dezza lascia per incompatibilità
La presidente della Prima commissione costretta a scegliere dall’Ass Triestina Al suo posto arriva per il Pd Tiziana Cimolino, il medico con la passione Bioest
Un medico se ne va e un medico arriva. Il profilo sanitario del Consiglio comunale di Trieste non cambia. Maria Grazia Cogliati, direttore del Distretto 2 dell’Azienda sanitaria triestina, ha dovuto lasciare il posto di consigliere comunale, eletta nel maggio del 2001 nelle file del Partito democratico (302 preferenze). E l’unico caso a Trieste, per ora, a finire sotto la scure del decreto legislativo 39 (“norme anticorruzione”) che determina le condizioni di incompatibilità tra gli incarichi dirigenziali nelle pubbliche amministrazione e incarichi politici. Gli altri nomi a rischio (l’assessore Laura Famulari e il capogruppo Giovanni Maria Coloni, entrambi del Pd) restano per ora al loro posto. Maria Grazia Cogliati Dezza ha dovuto scegliere messa alle strette dall’Azienda sanitaria che l’ha obbligata a decidere in 15 giorni. «Avrei potuto anche andare in pensione - spiega la dottoressa -. Ma siccome era una scelta da fare in 15 giorni non me la sono sentita di lasciare». Così non ha avuto dubbi nel scegliere l’azienda sanitaria, a cui ha dedicato il lavoro di una vita (soprattutto nell’ambito della lotta alle tossicodipendenze) alla carica di consigliere comunale e alla presidenza della Prima Commissione che ora risulta decapitata. Le dimissioni sono già state protocollate e il suo nome è già sparito dal sito rete civica. «Sono triste. Lo ammetto. E ringrazio per tutti gli attestati di stima che mi sono arrivati» dice Cogliati Dezza. Mi spiace dover interrompere il mio lavoro in Consiglio e in Commissione. È un problema che sta riguardando tutte le pubbliche amministrazioni d’Italia. Molti dicono che la legge sia anticostituzionale visto che va a regolamentare situazioni pregresse». Il problema è che l’Azienda sanitaria, a differenza di quella ospedaliera per esempio, ha deciso di rilevare le incompatibilità presenti e quindi ha chiesto al direttore del Distretto 2 di fare una scelta. La magra consolazione è che in Consiglio comunale al posto di Cogliati Dezza entra un altro medico. Tiziana Cimolino, prima dei non eletti del Pd con 165 preferenze, è un medico di base. La dottoressa, classe 1960, porta in consiglio un’autentica ventata di associazionismo e movimentismo. È organizzatrice da più di 20 anni di Bioest, la fiera dell’associazionismo e dei prodotti biologici, membro del direttivo di Legambiente di Trieste, attivista del movimento della Decrescita, coordinatore provinciale del “Forum acqua bene comune” e da due anni del progetto “Urbi ed Horti” (Orti comuni Trieste) da due anni. «Sono felice di fare questa esperienza. Sono da tempo ai nastri di partenza. Come vedo questa amministrazione? Su certe cose sta andando bene, su altre si potrebbe fare molto di più» dice la neoconsigliera Cimolino con l’entusiasmo della neofita. Nel cambio, in effetti, il Consiglio comunale comunque perde qualcosa. «Siamo contenti di avere con noi la signora Cimolino - dice il capogruppo del Pd - ma l’esperienza e le competenze della Cogliati non facilmente rimpiazzabili. È un vero peccato. L’impoverimento riguarda tutto il Consiglio comunale».
Fabio Dorigo

 

 

 

 

LA VOCE.info - GIOVEDI', 27 giugno 2013

 

 

Se il rigassificatore è una “cattedrale nel mare”
L’Italia punta a diventare il più importante hub sud-europeo del gas. E per questo nella Strategia energetica nazionale sono previste garanzie per la copertura dei costi di costruzione delle infrastrutture necessarie. Le vicende del rigassificatore al largo di Livorno non sono però incoraggianti.
UN CONTESTO INCERTO
I consumi di gas naturale continuano a diminuire, ma l’Italia si appresta a fare un primo, esemplare, passo per diventare un hub del gas o meglio il principale «hub sud-europeo»: insieme alla promozione di un mercato del gas competitivo, integrato con l’Europa e con prezzi a essa allineati, questa è infatti la seconda delle priorità individuate nella Strategia energetica nazionale (Sen), varata in extremis, addirittura dopo le elezioni, dal gabinetto Monti.
Nella Sen l’hub è ritenuto un’opportunità che l’Italia può cogliere attraverso una serie di investimenti mirati (infrastrutture strategiche). Il progetto, però, sconta diverse criticità e, soprattutto un problema di fondo: la chiamata in causa dei consumatori finali, che attraverso la bolletta del gas finanzierebbero le nuove infrastrutture.
Delle criticità ne richiamiamo solo una, la maggiore, che invero riguarda l’intera Sen, della quale è a dir poco dubbio il valore giuridico – e non è un caso che il Parlamento, né dell’attuale né della scorsa legislatura, si sia potuto esprimere sulla Sen. (1) Ciò mina irrimediabilmente ogni concreta applicazione della Strategia che risulta caratterizzata da un elevatissimo, e intrinseco, rischio regolatorio perché una regola vale tanto più quanto è certa e duratura nel tempo. Davvero troppo ottimistico, infatti, ipotizzare che sui numerosi atti che dovrebbero essere posti in essere affinché la Sen non resti lettera morta, non ci siano ricorsi ai tribunali amministrativi (e non solo), specie nei casi in cui si prevede la realizzazione di nuove infrastrutture.
L’INEVITABILE INCENTIVO
Tra le infrastrutture, nella Sen assumono un ruolo principe i terminali di rigassificazione di Gnl. Tanto da prevedere iter autorizzativi accelerati e la concessione di un fattore di garanzia, che assicuri una copertura dei costi di investimento, anche qualora l’impianto non venga utilizzato. (2)
La scelta delle infrastrutture strategiche verrebbe effettuata attraverso procedure a evidenza pubblica, secondo criteri trasparenti e non discriminatori di costo-beneficio, relativamente alla capacità (intera o parziale) di rigassificazione, offerta a terzi in regime regolato. Un procedimento complicato che, viste anche le implicazioni che comporterebbe per il sistema tariffario su cui verrebbe a gravare, sarà certamente preparato con cura.
Tuttavia, una infrastruttura strategica, sebbene ante litteram, parrebbe già esserci: l’avveniristico terminale di rigassificazione al largo di Livorno, per il quale la Olt, dopo aver rinunciato all’esenzione dal diritto di accesso di terzi (la possibilità, dunque, di utilizzo esclusivo del terminale) vorrebbe passare al regime regolato e beneficiare di un fattore di garanzia, anche se depotenziato. Tanto prevede il documento di consultazione 237/2013/R/gas dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas.
Il rigassificatore off shore al largo delle coste toscane entrerà in funzione tra pochi mesi. Più che di incentivo, l’accesso al regime regolato e al fattore di garanzia sembra avere tutte le caratteristiche di un aiuto, necessario perché i fondamentali del mercato sono di molto cambiati.
La stessa Aeeg nel documento di consultazione scrive: «La rinuncia all’esenzione da parte di un operatore comporta il riconoscimento del fatto che, per quel determinato terminale, l’investitore ritiene che non sussistano più le condizioni per un’allocazione a mercato della capacità, e dunque per la sostenibilità economica a mercato dell’infrastruttura stessa».
CATTEDRALI NEL MARE
Perché, dunque, intervenire con regole di grande aiuto laddove il mercato e i (denari) privati non ce la fanno? I motivi vanno ricercati sempre nel testo della Sen. Uno però può essere subito spuntato: la sicurezza delle forniture.
Non è affatto detto che i rigassificatori siano utili sul piano della sicurezza nella copertura della domanda giornaliera di gas, l’unica che in caso di freddo particolarmente intenso a fine inverno, con capacità di erogazione degli stoccaggi dimezzata, può destare qualche problema. (3) Ne abbiamo già scritto a proposito dell’emergenza gas del febbraio 2012, quando condizioni meteo eccezionalmente avverse impedirono le operazioni di scarico dalle navi metaniere cosicché l’apporto dei due rigassificatori esistenti proprio nel momento di massimo bisogno è stato minimo e sempre inferiore a quanto si è riusciti a risparmiare con le misure emergenziali. È poi evidente che questo limite vale tanto più quanto il terminale si trovi al largo: quello di Livorno sarà molto lontano, invisibile dalla costa, un indubbio merito sul piano dell’impatto paesaggistico.
Più incerta la questione relativa all’incremento della concorrenza. Un aumento della capacità di import, tanto più se contrattualizzata a breve, contribuisce ad aumentare la liquidità del mercato. Nel breve termine, però, la rinuncia all’esenzione certifica che l’infrastruttura ben difficilmente sarà in grado di far giungere gas in Italia a prezzi inferiori a quelli di mercato. Alto è quindi il rischio che resti inutilizzata, come una (nuova) cattedrale nel deserto. E troppe ne abbiamo già viste.
È dunque necessario che l’onere da pagare per i rigassificatori, anche qualora rimanessero inutilizzati, sia inferiore ai benefici ottenibili. Qui ci si avventura in un terreno piuttosto incerto (e opaco).
Nella Sen il costo di un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi (Gmc) viene stimato in circa un miliardo di euro, con un costo addizionale annuo per il sistema di 100-150 milioni di euro, nell’ipotesi estrema in cui l’incremento rimanesse totalmente inutilizzato. Per i benefici, il ragionamento è il seguente: «Considerato che la spesa per la sola materia prima gas è stimabile complessivamente in circa 25 miliardi di euro l’anno, anche una contenuta riduzione del prezzo del gas attribuibile all’apporto di liquidità offerto dall’infrastruttura (in particolare con riferimento alla sola componente di trasporto dall’Europa, che incide per circa 2,7 euro/MWh), rende più che giustificabile l’investimento, dato che contribuirebbe a una riduzione della bolletta gas complessiva dell’Italia fino a circa 1,5 miliardi di euro l’anno (pari al delta costo di trasporto)».
Ma in verità, non ci sono elementi certi per poter dire che ci sia un differenziale di prezzo strutturale di 2,7 €/MWh (pari al costo di arbitraggio fisico dato dal costo di trasporto) tra il gas scambiato nel Nord Europa. Negli ultimi mesi il differenziale – senza nessuna nuova infrastruttura – si è andato sempre più riducendosi fino ad annullarsi. (4)
Ci auguriamo dunque che l’aiuto al rigassificatore al largo di Livorno, che senza contare i costi per il collegamento alla rete, pare sia già costato 850 milioni a fronte di una capacita di soli 3,75 Gmc, sia solo un esperimento, una “prima” a cui non seguano repliche.

Gionata Picchio e Antonio Sileo
(1) Per gli appassionati di questioni giuridiche
(2) In attuazione delle disposizioni contenute nell’art. 3 del Dlgs n. 93 del 2011.
(3) Nella stagione invernale la capacità di erogazione degli stoccaggi, all’incirca pari a quella di due importanti gasdotti, diminuisce progressivamente al diminuire del gas presente nei giacimenti.
(4) Come pure chiaramente scrive la Dg Energy nel recente Rapporto europeo sui mercati del gas relativo al primo trimestre 2013.
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 27 giugno 2013

 

 

Park Audace, rispunta il progetto - VIABILITÀ»I CONTENITORI SULLE RIVE
Approvato dalla giunta, in aula entro luglio. Tante le prescrizioni alla società pronta a investire 24 milioni
Dal profondo dell’oblìo con furore. Per la serie le cose capitano quando meno te l’aspetti, l’amministrazione Cosolini tira fuori dal cassetto più ammuffito, in cui era rimasta fin dall’epoca Dipiazza, l’idea di dire sì (un sì comunque condizionato a una lunga serie di «prescrizioni» e «condizioni», tra garanzie tecniche e contropartite economiche, affitti e fidi compresi in caso di smottamenti e/o danni ai piedi di Palazzo Carciotti, Chiesa di San Nicolò e Teatro Verdi) al Park Audace. Che è per la cronaca il mega-progetto “sottomarino” sulle Rive da quattro piani interrati per 13 metri di profondità e 662 posti auto, tra canale di Ponterosso e molo Audace, prospettato dall’investimento di 24 milioni (27 e mezzo, secondo le ultime stime degli uffici comunali) voluto da Interparking Srl Venezia, costola italiana dell’omonima multinazionale belga. Nei giorni scorsi la giunta comunale ne ha rimesso in moto l’iter quattro anni dopo l’ultimo parere negativo del Consiglio comunale (cui spetterà di nuovo, fra un mese, l’ultima parola) licenziando una delibera complicatissima, coordinata politicamente dal sindaco, in cui hanno messo bocca tre assessori (Marchigiani per l’Urbanistica, Dapretto per il Demanio e Laureni per l’Ambiente). Tale delibera ora sarà esaminata e votata dalla Quarta circoscrizione (competente sull’area, cui la norma attribuisce il diritto di un parere, consultivo e non vincolante), poi imboccherà il percorso decisivo di approvazione: dalla seduta della Sesta commissione Urbanistica e Ambiente alla sessione “sovrana” del Consiglio comunale, prevista entro fine luglio, prima della pausa d’agosto. Seguirà quindi un iter analogo di concessione vera e propria, che l’amministrazione Cosolini ipotizza di poter traguardare a novembre. A quel punto Interparking potrà partire col cantiere, per il quale è prevista una durata di 24 mesi. Morale: il taglio del nastro, senza clamorosi imprevisti, potrebbe essere celebrato nel 2016. L’anno delle prossime amministrative. Si sta parlando, qui, di un percorso netto, presumendo cioè l’assenza di ostacoli e cadute, a cominciare proprio dal voto di fine luglio del Consiglio comunale, che sarà chiamato per l’appunto a confermare, o meno, il nuovo corso tracciato dalla giunta Cosolini. Ma perché, ora, si è cambiata idea? La storia è contorta ma lo sblocco si può banalizzare nel sostanziale arretramento dell’area di cantiere e di futuro parcheggio interrato verso il mare: da cinque che erano a tre metri e 20 di “sfondamento” oltre le aiuole/marciapiede di riva Tre Novembre (il confine di proprietà comunale) in corrispondenza di Palazzo Carciotti, e da otto e mezzo a sei metri e mezzo davanti al Teatro Verdi. Tanto basta - si intuisce nella delibera - per ammorbidire il netto no proferito dal Consiglio comunale sotto Dipiazza, culminato allora nel rilievo secondo cui quello «sconfinamento», con relativo svuotamento di frontemare, avrebbe potuto «comportare pericoli di dissesto statico nel corso delle fasi di scavo, stante la specificità dei terreni e la presenza di rilevanti masse di edifici antistanti che, come da tecniche costruttive dell’epoca, si reggono su equilibrio delle masse e non con appoggi su terreni consistenti». La promessa sta nell’ultima versione del progetto che Interparking ha presentato l’estate scorsa, nel periodo delle conferenze dei servizi convocate dall’Autorità portuale come capofila (la quota parte più rilevante dell’opera ricade su sedime marittimo) e concluse, come si legge nella delibera, con il sì di «tutte le autorità competenti (Regione compresa, ndr) ad eccezione del Comune», che ha ritenuto di doversi prendere altro tempo. È stato il tempo, quello dei mesi scorsi, in cui manager e tecnici di Interparking sono venuti a Trieste per concordare con amministratori e dirigenti del Municipio una soluzione della vicenda. Sindaco, assessori e tecnici del Comune si sono convinti che, pur con un pacco di cautele, si può fare. Determinante è che si convinca pura il Consiglio comunale.
Piero Rauber

 

Una strategia per liberare il lungomare dalle auto - PARCHEGGI
Hanno senso oltre 650 posti vicini a Silos e Molo Quarto, da inaugurare in scia al Park San Giusto? Ha senso sì, specie alla luce dell’abbandono dei progetti davanti a Marittima e Sant’Antonio, e anche perché è acclarato che quegli oltre 650 stalli saranno tutti a rotazione: ne è persuasa Elena Marchigiani. «Così facendo - sottolinea l’assessore - si potenzia pure la cintura cittadina dei parcheggi, incrementando l’offerta verso i migliori standard europei, senza dimenticare che si va a completare un disegno teso a liberare le Rive dalle auto in sosta in superficie». Nella delibera, in effetti, «si ritiene opportuno contestualmente lo sgombero di un’adeguata quantità di stalli a pagamento lungo il sedime dell’Autorità portuale sulle Rive, almeno nel tratto compreso tra il canale di Ponterosso e l’Aquario, per un ammontare di circa 350-400 posti auto». Per il resto, la Marchigiani fa capire che l’accordo di massima con Interparking già c’è: «Le prescrizioni non sono state fatte per rendere inattuabile il progetto, ma per tutelare la città di fronte a un’opera che trascende l’ordinarietà. È più facile dire “no se pol”. Per noi “si può ma...”». «Il progetto è migliorato, in particolare per quanto riguarda le restrizioni dell’area di scavo verso il Carciotti - fa eco Mario Ravalico del Pd, presidente della Sesta commissione Urbanistica - dopodiché va ricordato che siamo ancora in una fase istruttoria». I grillini intanto si dicono «perplessi». «Quali sono - scrivono Paolo Menis e Stefano Patuanelli - i vantaggi di avere un altro contenitore a pochi metri da Silos e Park San Giusto, senza considerare l’area di parcheggio del Molo Quarto? Qual è la visione della sosta in città? Perchè i precedenti pareri tecnici "negativi" si sono trasformati in "positivi con prescrizioni"? Faremo un approfondimento con i nostri esperti, soprattutto per verificare se il progetto è in grado di tutelare la stabilità di Carciotti e Verdi, e se preserva il livello di falda».

(pi.ra.)
 

Undici vincoli nella delibera - Marchigiani: non uno di quei sì condizionati fatti apposta per innescare un no
Nove «prescrizioni» più due «condizioni»: 11 “vincoli”. Stavolta però - rassicura l’assessore Marchigiani - non è uno di quei sì condizionati fatti apposta per sbattere un no col sorriso in faccia all’interlocutore. Tant’è. Interparking, se confermerà il suo interesse - il che pare scontato - avrà i suoi “belli” impegni da onorare. Si parte dal consulente esterno per «l’alta sorveglianza dei lavori in coordinamento col Comune», scelto dal pubblico e pagato dal privato. E si prosegue - tanto per restare tra le prescrizioni più sostanziose, al di là di quelle prettamente tecniche, legate anche ai criteri di «sicurezza» - alla previsione «che la società provveda a sua cura e sue spese, per tutta la durata della concessione, alla manutenzione ordinaria e straordinaria della semicarreggiata delle Rive, nel tratto interessato dal parcheggio interrato», fermo restando che non si potrà, neanche durante il cantiere, scendere sotto le «due corsie per ogni senso di marcia». Ma il cuore delle prescrizioni è che «l’atto di concessione prescriverà che al verificarsi di cedimenti e/o spostamenti e/o fessurazioni su palazzi e/o manufatti edili, stradali e fognari, ritenuti significativi dall’alta sorveglianza, la società dovrà intervenire a proprie cura e spese, con un intervento immediato» di «sospensione dei lavori» e di «contestuale consolidamento e ripristino». In caso poi di «valutazione negativa» del Consiglio comunale e di «conseguente cessazione della concessione, farà obbligo alla società di interrompere definitivamente l’esecuzione del parcheggio e di ripristinare i beni contermini nelle condizioni originarie tacitando qualsiasi richiesta risarcitoria». Per questo l’amministrazione Cosolini si aspetta pure che Interparking «presenti idonee fideiussioni assicurative o bancarie». Le «condizioni», come detto, sono due soltanto, ma pesano. La prima ricorda che l’intervento è subordinato anche ad «autorizzazioni della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici» retta dall’architetto Maria Giulia Picchione. La seconda è una royalty: «Nell’atto di concessione dell’area comunale (oltre l’aiuola verso la città, ndr) sarà determinato il canone che il Comune introiterà, tenendo conto degli utili derivanti dagli stalli ricadenti nelle aree del demanio comunale».

(pi.ra.)
 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 26 giugno 2013

 

 

«Piano traffico migliorato anche grazie all’opposizione»
Cosolini tira le somme dopo la maratona in aula. Marchigiani: approccio partecipativo, ampliate le pedonalizzazioni.

Sel: ma resta il vulnus dei 500mila chilometri tagliati sul trasporto pubblico
Uscendo con un po’ anticipo dalla conferenza stampa di commento alla megamaratona sul Piano del traffico, ormai licenziato dal consiglio comunale dopo ben sette giorni di sedute anche fino a tarda sera con l’esame e il voto di 274 osservazioni e 382 emendamenti, il sindaco Roberto Cosolini ha sfiorato con un paterno bacio sui capelli il suo assessore alla Mobilità, Elena Marchigiani, che prima aveva lodato assieme agli uffici comunali «per un lavoro straordinario per quantità, intensità, complessità, per l’altissimo grado di confronto e condivisione» con cui è stato modellato ascoltando circoscrizioni, comitati, gruppi, associazioni, cittadini. Citando l’ingegner Roberto Camus che aveva redatto la bozza per la Giunta Dipiazza (rimessa in cassetto nel 2006 e poi nel 2008) i capigruppo di maggioranza, avvertendo che era dal 1998 che non si metteva mano alla mobilità, se lo son detto da soli: «Ci vuole fegato a fare un piano del traffico». «Ma - ha sottolineato Roberto Decarli (Trieste cambia) annunciando “una città più godibile”- noi lo abbiamo avuto». Tutti hanno ringraziato tutti, e Cosolini specialmente il consiglio comunale e anche le forze di opposizione: «Al di là di qualche asprezza polemica, ostruzionismi fuori luogo e fuori tempo, il dibattito ha migliorato il prodotto finale, certi emendamenti sono stati accolti dalla giunta e di altri abbiamo lasciato la paternità ai proponenti, ma tutto era da noi condiviso. Pagina faticosa, ma bella, del consiglio comunale». Impregiudicato il voto finale dell’8 luglio (intanto gli uffici approntano la bozza emendata), Cosolini ha registrato «l’atteggiamento assai costruttivo del Movimento 5 stelle e di Un’Altra Trieste». Per Marchigiani «un Piano del traffico dev’essere di tutti, non è una camicia di forza, l’approccio di partecipazione è stato innovativo ed efficace, anche se abbastanza temerario. Ma traghettiamo la città nel 21.o secolo puntando su pedonalità, sostenibilità, salute». Contenta Marchigiani per i miglioramenti venuti dall’aula: «Ampliata la pedonalizzazione su Cavana, via Madonna del mare, via Imbriani verso corso Italia, introdotte le aree “ad elevata pedonalità” (via Santa Caterina, via Crispi, via XXX Ottobre) dove potranno entrare solo disabili, taxi e mezzi per carico e scarico: aiutiamo anche i commercianti. Inoltre via Mazzini pedonale e ciclabile, ritoccate le zone di sosta a pagamento come richiesto, e ampliata la “zona rossa” per residenti, sono felice dell’esito». Cosolini: «Il parcheggio gratuito di fatto impedisce di parcheggiare, perché il rapporto tra residenti e stalli è a volte di 7-8 a uno». Giovanni Maria Coloni, capogruppo Pd, ha riepilogato l’apporto: «Riduzione delle aree a pagamento, calo di tariffe, prima mezz’ora di sosta gratuita, agevolazioni e sconti per i residenti in centro, 30 euro al mese ma il 15% in meno pagando l’anno intero». Anche Mario Ravalico (Pd), presidente della sesta commissione, rammentando le ben 16 sedute «a volte anche aspre», ha sottolineato «un nuovo modo di concepire il rapporto tra eletti ed elettori». Iztok Furlanic (Federazione della sinistra), il presidente del consiglio-fiume assieme al suo vice Pd Alessandro Carmi, proprio come Sel ha abbassato la linea di fuoco: «Non c’è nella storia recente del consiglio un’esperienza simile, sette giorni di aula, con abnegazione di impiegati e verbalizzanti. Eravamo critici, ora analizzeremo le modifiche per decidere come votare, però: congratulazioni». Marino Sossi (Sel) ha annunciato «valutazione positiva». Però ha rimesso in tavola il problema del calo di oltre 500 mila chilometri di percorrenza dei bus a Trieste: «Due milioni di euro in meno dalla Giunta Tondo, bisogna ridiscutere la cifra in Regione, questo è il vulnus del Piano del traffico. Comunque, bisognava ascoltare la gente, fare una sintesi con gli interessi generali: riconosco, è stato fatto». Accordo anche sul delicato tema dei disabili: «Finalmente - ha commentato Mario Reali, ex dirigente dell’Azienda sanitaria e consigliere di Sel - anche i disabili potranno scorrazzare in città. Giusto non dare una deroga a tutti. Altrimenti non c’è più regola». Marchigiani, su questo, molto ferma. Ma le azioni sono concordate con la Consulta dei disabili, che approva.
Gabriella Ziani

 

Largo Granatieri un regolamento «Per la sosta si pagherà» - IL CASO
E il famoso largo Granatieri, sotto i palazzi del Comune, investito da polemiche per via dei “furbetti” lesti a parcheggiare nonostante le sbarre, e per quel senso di privilegio che sembrava riservare ai “comunali”, e che ha rischiato di sembrare un’isola intoccabile fra tutti i rivolgimenti del Piano del traffico? Sarà a pagamento anche largo Granatieri. È l’unica cosa certa. L’altra sera in consiglio comunale il tema è stato “buttato” in aula, per preparare la prossima tornata, che avrà come tema proprio e solo il regolamento di largo Granatieri. Che ha uno “status” particolare. «Con la Giunta Dipiazza quello spazio di proprietà comunale - dice l’assessore Elena Marchigiani - è stato trasformato in “bene indisponibile del patrimonio comunale”, dunque non è strada pubblica, non è sottoposto al Codice della strada, pertanto non può essere oggetto di Piano del traffico che riguarda strade pubbliche, aperte al pubblico. Può essere gestito attraverso un regolamento, che infatti stiamo da tempo scrivendo, e che andrà in consiglio. Come disciplinarne l’uso? Senza dubbio sarà sosta a pagamento, sarebbe giusto riservare (comunque non gratuitamente) qualche spazio a dipendenti e consiglieri comunali, soprattutto perché i consiglieri arrivano per commissioni, e consigli, e poi devono rientrare in fretta sul posto di lavoro. Potremmo studiare una cifra “a forfait”. In questi giorni ci entra chi vuole, ma un domani nei giorni lavorativi servirà al Comune, i sabati e le domeniche potrebbe essere aperto a tutti».

(g. z.)
 

 

 

SEGNALAZIONI - AMBIENTE Il Rettore e il rigassificatore

Finalmente, lo dice anche il nuovo Rettore (che insegna ingegneria chimica ed ha un’eccezionale produzione scientifica): il rigassificatore causerebbe il raffreddamento e la clorazione della Baia di Muggia. Per evitarlo, occorrerebbe cambiare impianto, con un progetto che prevedesse di scaldare il liquido da -162 gradi a temperatura ambiente senza usare il mare. Ma si è voluto puntare al massimo guadagno senza curarsi dell’ambiente. Invece, al rischio per la popolazione non c’è rimedio tecnico, perché l’impianto e le navi gasiere sarebbero troppo vicini alla città e ad altri impianti a rischio di incidente rilevante (effetto domino). Ci voleva, perché pare proprio che a stendere una cortina fumogena sul rischio del rigassificatore siano state anche alcune relazioni del consorzio Cinigeo sull’effetto domino, che compromettono la nostra università (vedi http://www.konradnews.it/pdf_riviste/1_2013.pdf pagine 20 e 21).

Livio Sirovich, Marina Cabrini, Carlo Franzosini, Michele Giani, Renzo Mosetti, Lino Santoro, Ranieri Urbani

 

Cena sostegno Legambiente

Cena amici Legambiente alla Trattoria ex Moro, in via Ziliotto 1 stasera alle 20. Su prenotazione: 328-7908116 . Il prezzo comprende una quota a sostegno del Circolo Legambiente Verdeazzurro.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 25 giugno 2013

 

 

Piano del traffico, crescono ancora le zone pedonali e i parcheggi liberi
Maratona di emendamenti in Consiglio comunale in vista dell’approvazione prevista per l’8 luglio

In largo Granatieri resta lo status quo perché l’area è a regime patrimoniale e non demaniale
A colpi di emendamenti si aggiungono ulteriori Zone a traffico limitato o addirittura pedonali e spariscono altri parcheggi contornati di blu, cioé quelli a pagamento. Con una maratona in aula che si protrae per tutto il giorno e in cui non mancano le polemiche, il Consiglio comunale “aggiusta” ancora il Piano del traffico che dovrà essere approvato lunedì 8 luglio. Alla fine un colpo di scena: tutti gli emendamenti presentati su largo Granatieri che il sindaco aveva detto di voler restituire all’uso pubblico, sono stati dichiarati inammissibili, compresi quelli che prevedevano un pagamento a forfait per gli stessi consiglieri comunali. È stato chiarito che l’area è in regime patrimoniale, non demaniale e quindi non regolabile dal Piano del traffico. Subito in apertura saltano le strisce blu in via Conconello e in via dei Salici, due strade secondarie di Opicina come proposto da Everest Bertoli capogruppo del Pdl. Nel frattempo la giunta ha già fatta propria la proposta di abbassare in periferia la tariffa oraria da 60 a 50 centesimi con la prima mezz’ora gratuita. Poi crescono le Zone a traffico limitato: passa quella proposta da Giovanni Barbo (Pd) tra via Rossetti e via Zovenzoni adiacente al Politeama, poi quella in via Machiavelli tra via Filzi e via XXX Ottobre di Franco Bandelli (Un’Altra Trieste) che chiede e ottiene anche la pedonalizzazione di via Foschiatti tra piazza Ospedale e via Fonderia e di via Madonna del mare tra via Cavana e via del Bastione. La discussione si scalda sulle deroghe agli ingressi nelle aree che sono o saranno vietate ai veicoli. Michele Lobianco (Fli) propone che anche gli artigiani che devono eseguire interventi d’urgenza possano entrare nelle Ztl, ma il voto viene rinviato. Poi Carlo Grilli (Udc) chiede che i disabili possano entrare con il proprio mezzo nelle aree pedonali. Giovanni Maria Coloni, capogruppo del Pd sostiene che non si può farlo «perché i disabili sono troppi». Viene giù il finimondo. Lo stesso Grilli e poi Paolo Rovis, Piero Camber e Everest Bertoli del Pdl parlano di espressione infelice e inaccettabile. L’assessore Elena Marchigiani specifica che il regolamento già prevede specifici permessi temporanei. Alla fine passa un emendamento proposto dal Movimento 5 stelle e che prevede l’introduzione di una serie di Ztl di penetrazione a valenza pedonale in grado di assicurare l’avvicinamento all’area pedonale di persone con disabilità in particolare in via Santa Caterina, in via XXX ottobre e in via Machiavelli. La successiva polemica fomentata ancora da Bertoli si incentra sui cosidetti “assi a tolleranza zero” dove l’amministrazione preannuncia che la sosta vietata sarà perseguita con particolare severità. «Via Caboto - ironizza Bertoli - la definirei un asse a tolleranza 3: su 10 veicoli in sosta irregolare 7 devono essere multati, ma 3 no». Si continua sulla falsariga sarcastica e nel mirino delle critiche dell’opposizione entrano le 5 fasi di applicazione del piano di cui però non si specificano né costi né tempi. «Più tardi è, meglio è», commenta il pidiellino Maurizio Bucci. Gli emendamenti proposti da Paolo Rovis e dimenticati dal capogruppo Bertoli sono riammessi all’ultimo momento, ma vengono tutti bocciati. Uno chiedeva l’abolizione dell’opzione che prevede la possibilità di un senso unico alternato con semaforo in via Canalpiccolo, altri puntavano sull’estensione del parcheggio gratuito domenicale in centro che viene garantito attualmente anche al sabato pomeriggio.
Silvio Maranzana

 

«Bus gratis per chi lo usa nel centro città»
Lega, emendamento accolto dalla giunta. Marchigiani: ma dobbiamo interpellare Provincia e Regione
Viaggiare gratis sui mezzi pubblici, purché si salga e si scenda nell’ambito della stessa corsa all’interno del perimetro compreso tra Rive, corso Italia, via Carducci, piazza Oberdan, via Ghega e piazza della Libertà. È questa l’inedita proposta presentata - sotto forma di emendamento al Piano del traffico accolto e fatto proprio dalla giunta comunale - dai consiglieri comunali della Lega Nord, Maurizio Ferrara (capogruppo) e Roberto De Gioia. «Nell’esprimere forte criticità nei confronti del Piano che si sta delineando – ha detto quest’ultimo ieri in una conferenza stampa (assente Ferrara per motivi di salute) – perché si tratta di un compromesso, di un documento raffazzonato, abbiamo pensato che garantire la gratuità del trasporto pubblico all’interno del ring del centro città possa essere una buona soluzione, che non dovrebbe comportare costi per la Trieste trasporti. Pochi sono disposti – ha aggiunto l’esponente del Carroccio – a pagare il biglietto per tratte molto brevi, preferendo l’automobile o le due ruote. Con la nostra proposta molti cittadini potrebbero scegliere il mezzo pubblico – ha concluso - si ridurrebbe il numero dei veicoli in movimento e il conseguente inquinamento». Una sorta di incentivo all’uso dell’autobus dunque. «Ci è sembrata una buona idea, perciò l’abbiamo inserita nel testo del Piano del traffico – ha commentato l’assessore Elena Marchigiani – anche se bisogna ricordare che la competenza su questo aspetto della mobilità urbana è della Provincia e che è necessario proporre la questione alla Regione - in quanto si tratterebbe di un trasporto pubblico finalizzato anche ai turisti - e ovviamente alla Trieste trasporti». De Gioia, essendo consigliere della Lega Nord anche in Provincia, ha assicurato che presenterà lo stesso testo all’assemblea di palazzo Galatti. «L’idea di De Gioia – ha risposto subito Igor Dolenc, vicepresidente della Provincia – sarà esaminata, ma non è di facile attuazione perché comunque si graverebbero le linee esistenti di un ulteriore numero di utilizzatori non paganti, con rallentamenti e soste più lunghe alle fermate».

Ugo Salvini
 

 

Nuovi lotti agli Orti urbani - E sul Carso sentieri d’acqua - LA GIUNTA
Nuovi Orti urbani per i cittadini di Trieste. Il Comune ha recuperato e ripristinato, pronta per la coltivazione, un’area degradata nella parte finale di via Navali, dove saranno creati 25 nuovi spazi da orto da 40 metri quadrati l’uno da assegnare con bando di gara secondo criteri di priorità. La delibera presentata dall’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto è stata approvata ieri dalla Giunta comunale, assieme a un’altra che apre (con certezza di finanziamento, perché si tratta di fondi europei) prospettive assai interessanti per le frazioni del Carso ma anche per i tanti triestini che lo frequentano. Si tratta del progetto italo-sloveno “Carso-Kras” già attivo e dotato complessivamente di circa 450 mila euro per il quale si dà adesso avvio all’ultima fase: «Faremo un museo diffuso dell’acqua - spiega Dapretto - rivitalizzando pozzi, abbeveratoi, stagni attorno ai quali creare un percorso naturalistico speciale fra Gropada, Trebiciano e Basovizza, con nuova cartellonistica ma anche arredo di panchine e tavoli per la sosta. Il finanziamento di questo lotto è di 170 mila euro, ed è fuori dal patto di stabilità quindi i soldi arriveranno e potremo spenderli, e stiamo facendo tutto in fretta perché la rendicontazione deve essere conclusa nel 2014, dunque la gara dovrà essere bandita quanto prima». Con le “tranche” precedenti erano stati recuperati sentieri più o meno nelle stesse aree, sempre in coesione con i progetti della zona confinante slovena. Anche il bando per i nuovi Orti urbani, un’iniziativa che ha avuto grandissimo successo a Trieste, sarà pubblicato nell’arco di poche settimane, «al massimo all’inizio di luglio - prosegue Dapretto -, per destinare gli appezzamenti in cui è suddiviso il terreno, che è stato restaurato col prezioso aiuto dei lavoratori cosiddetti “socialmente utili”, dovremo fare una graduatoria che terrà conto delle associazioni onlus, delle famiglie più numerose, della presenza di anziani, del reddito, della vicinanza del luogo di residenza». La Giunta ha anche approvato la prosecuzione dell’iniziativa commerciale di Coldiretti in piazza Vittorio Veneto, e infine ha dato approvazione a due progetti già da tempo annunciati: il concorso di moda Its e la mostra dell’artista croata Jagoda Buic.

(g. z.)
 

 

I pendolari protestano «Disagi in aumento» - TRASPORTI
TRIESTE Pendolari ancora sul piede di guerra. Nel sistema ferroviario locale, nonostante il cambio di giunta, «i disservizi aumentano e la qualità peggiora». E così il Comitato Alto Friuli decide di disertare la conferenza di ieri della Regione a Udine dedicata al progetto “Mi.Co.Tra”, (Miglioramento dei collegamenti transfrontalieri di trasporto pubblico), partito un anno fa tra la città friulana e Villach. La protesta è contro l’attuale indirizzo politico-amministrativo adottato dall’ente nei confronti di Trenitalia. Ciò che non va è «l’approccio insufficiente assunto dalla giunta Serracchiani rispetto alle problematiche ferroviarie», accusa il Comitato. «Grave è soprattutto il silenzio della Regione sui problemi dei pendolari – viene puntualizzato – che soffrono le vessazioni di una gestione “libera” di Trenitalia, che senza alcun apparente controllo di sorta, sopprime sistematicamente alcuni collegamenti ogni giorno. Non si capisce se questi disservizi siano causati da guasti al vetusto materiale rotabile o invece afferenti alla mancanza di personale in ferie». Il Comitato afferma di aver chiesto a Serracchiani a inizio giugno la convocazione urgente del “Tavolo di Lavoro dei Pendolari”, senza ricevere segnali. Si chiedono risposte su nuovi treni, rapporti con Trenitalia e investimenti, come ad esempio i fondi delle penali contrattuali destinati al miglioramento del servizio. Di qui l’invito alla Regione «ad evitare continui ed inutili scontri dialettici e a lavorare seriamente nelle sedi competenti per favorire la vita di chi, come noi, utilizza il treno ogni giorno per spostarsi». Ieri, invece, la governatrice ha incontrato l’assessore carinziano ai Trasporti, Rolf Holub, per porre le basi del futuro piano decennale tra Fvg e Carinzia. Un’iniziativa pensata, in particolare, per accedere con maggiore facilità ai finanziamenti europei per il settore. Serracchiani ha suggerito riunioni mensili per mettere a punto la collaborazione; una proposta che rivolgerà anche al presidente della Carinzia, Peter Kaiser, che vedrà oggi a Trieste per parlare di Euroregione, «il contenitore ideale ai fini dello sviluppo dei trasporti transfrontalieri». Gli altri obiettivi indicati da Serracchiani guardano alla Slovenia e all’Austria: «Ho chiesto alle nostre Ferrovie se esiste la disponibilità per collegare Trieste e Udine a Vienna».

(g.s.)
 

 

GOLETTA VERDE - Acque balneabili, due punti inquinati

Due punti delle acque del Friuli Venezia Giulia sugli otto monitorati da Goletta Verde sono risultati «fuori legge»: in provincia di Udine c’è il «forte inquinamento» riscontrato nel comune di Precenicco in corrispondenza della foce del fiume Stella e in provincia di Gorizia sono invece «inquinate» le acque presso la Foce Isonzo-via Punta Sdobba in comune di Grado. La Regione, tuttavia, con l’assessore all’Ambiente Sara Vito, rassicura: «La qualità delle acque balneabili marino costiere del Friuli Venezia Giulia è buona e siamo nel pieno del rispetto dei valori: lo confermano i dati di Goletta e dell’Arpa».
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 24 giugno 2013

 

 

Un’altra tartaruga morta sulla spiaggia
Ancora una tartaruga marina morta della specie Caretta Caretta, la più diffusa nel Mediterraneo, è stata avvistata e fotografata tra sabato e ieri lungo la spiaggia dei Filtri di Aurisina. Si tratta di un esemplare di dimensioni piuttosto ridotte, poco più di una quarantina di centimetri. Un’altra carcassa di tartaruga era stata vista galleggiare solo un paio di giorni prima a pochi metri dalla riva tra i Topolini e il Bivio di Miramare. In una giornata si sole e di caldo l’animale privo di vita era stato avvistato e segnalato da centinaia di bagnanti che si trovavano nella zona. Alla fine la carcassa era stata recuperata da una pilotina della polizia di Stato. Tra domenica e lunedì scorsi invece sempre nel golfo di Trieste erano stati notati due delfini che a propria volta erano andati incontro a una tragica fine. Lunedì scorso un esemplare era stato trovato morto e in alcune parti già scarnificato sulla battigia della spiaggetta di Miramare poco prima delle scuderie del Castello. Sul posto la polizia locale e un adedtto alla Guardia forestale per recuperare la carcasse del cetaceo che risultava morto almeno una settimana prima. E proprio il giorno prima un altro delfino era stato trovato morto sulle scogliere di Umago. Quattro animali morti nel giro di pochi giorni e di poche miglia di distanza, ma secondo Maurizio Spoto, direttore della Riserva marina di Miramare, non esiste un filo comune che possa legare i quattro episodi, né tantomeno una causa da far risalire all’acqua particolarmente sporca di questi ultimi giorni. «Si tratta di morti - spiega Spoto - avvenute a giorni di distanza l’una dall’altra e per cause evidentemente diverse. Il gran caldo gonfia gli organi interni degli animali morti e fa salire le carcasse a galla o le manda ad arenarsi sulle spiagge».

(s.m.)
 

 

Elettrica in car sharing, si comincia a Napoli
Per il debutto disponibili 40 Renault Twizy. Ecco come funziona il servizio e i costi dell’abbonamento
Una scommessa vinta. Dopo sei mesi di sperimentazione con numeri in crescendo parte ufficialmente la prima realtà italiana, e la seconda a livello europeo, di micromobilità urbana completamente elettrica. Si chiama Bee e si tratta del green mobility sharing promosso dalla partnership tra la società di Napoli Nhp e la Renault. Avviato nella città partenopea, il servizio da aprile a oggi ha contato ben 180 utenti e mette a disposizione dei clienti quaranta quadricicli elettrici Twizy, destinati a diventare 70 entro il prossimo gennaio, con i quali è possibile spostarsi liberamente sulle strade urbane. Per usufruirne si può fare un abbonamento annuale pagando 30 euro (in promozione fino all’estate rispetto alla tariffa base di 180 euro) oppure sfruttare altre formule come il canone per tre giorni a 10 euro o l’affitto per l'intera giornata senza limiti temporali a 36 euro. È sufficiente poi recarsi in uno dei 27 Bee Point dislocati in diversi punti della città per ritirare la propria vettura dopo averla prenotata via internet sul sito www.bee.it, chiamando il numero verde 800.969.887 o magari sfruttando le apposite applicazioni per smartphone su piattaforma iOs e Android. Facendo i calcoli, il costo dell’auto risulta alla fine di 15 centesimi al minuto e consente un risparmio notevole se si considera l’abbattimento dei costi assicurativi, di manutenzione e di carburante che si devono normalmente sostenere per una vettura di proprietà. Senza contare che Bee è un servizio che potrà contribuire ad abbattere notevolmente le emissioni nel traffico, oltre a fornire al tempo stesso una testimonianza concreta sulle reali potenzialità della mobilità elettrica. «Con una lunghezza di soli due metri e 32 centimetri e una larghezza di appena un metro e 19 centimetri, Twizy – dice Francesco Fontana Giusti, direttore della comunicazione di Renault Italia – è il mezzo ideale per la micromobilità in sharing e l’intermodalità dei trasporti nei centri urbani». Dotato di un’autonomia di circa 100 chilometri il quadriciclo della marca francese può infatti trasportare due persone ed ha anche libero accesso nelle zone a Ztl e alle corsie preferenziali.
Paolo Odinzov

 

 

VENERDÌ - Circolo Miani assemblea pubblica

Venerdì 28 giugno alle 18 in piazza Unità davanti al Municipio, il Circolo Miani, Servola Respira e il Coordinamento dei Comitati di Quartiere organizzano una manifestazione cittadina – Assemblea pubblica, in concomitanza con la riunione del Consiglio comunale, «sulla insostenibile e inaccettabile situazione della Ferriera». Nel mirino della manifestazione l’«inquinamento prodotto in dosi massicce dallo stabilimento oramai fuori ogni controllo» e la «colpevole e inscusabile inerzia degli organi di controllo, a partire da Regione, Provincia, Comune di Trieste, Arpa ed Ass, per finire con la Procura della Repubblica del Tribunale di Trieste».

 

 

Conferenza sulla lotta all’amianto - CASA DELLE CULTURE - Sono sei milioni le persone a rischio. A seguire, spettacolo teatrale
Uno spettacolo teatrale e un incontro pubblico. Un doppio appuntamento alla Casa delle culture di via Orlandini, domani pomeriggio, a partire dalle 18.30. L’incontro pubblico si intitola “Le lotte a difesa dei beni comuni, per la salute e per territori liberi dalle produzioni nocive”. Il tema è facilmente intuibile: migliaia di morti causati dall’inquinamento industriale diretto (emissioni industriali) o indiretto (discariche, aree durevolmente contaminate, depositi di materiale nocivo). Qualche numero per comprendere l’emergenze: un italiano su dieci vive in una zona ad alto inquinamento industriale. Un bollettino di guerra. E le aree ad “alto rischio ambientale”, quelle dove sono concentrate le industrie più inquinanti del Paese, corrispondono a duecento e novantotto comuni in cui vivono quasi sei milioni di persone. Aree in cui l’inquinamento di aria, suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente grave da costituire un grave pericolo per la salute pubblica Se ne parlerà, durante l’incontro pubblico, con: Adriano Tasso del Comitato “No smog”; Alberto Prunetti, autore di “Amianto, una storia operaia”; Gianni Cavallini, medico dell’Azienda sanitaria isontina, e Luca Tornatore, ricercatore e astrofisico. Immediatamente dopo la fine del dibattito, “Amianto senza confini”, lo spettacolo che porta la firma di Sabrina Morena con Giustina Testa. Si tratta di una produzione TeatroBandus in collaborazione con Eara Onlus.
 

 

«Conversazioni sull’architettura» - STAZIONE ROGERS - Incontro curato da Gigetta Tamaro e Lucia Krasovec Lucas
E’ dedicata a tre grandi architetto donna il cui percorso professionale si è sviluppato attraverso il Novecento, la rassegna “Dalla cucina alla città – conversazioni sull’architettura”, che sarà ospitato questo pomeriggio alle 18 alla Stazione Rogers, per festeggiare le 90 primavere dell’Ordine degli architetti di Trieste. L’austriaca Margarete Schütte-Lihotky (1897) la francese Charlotte Perriand (1903) e la goriziana Elvira Luigia Morassi (1903), figure di spicco dell’architettura e del design, in un’epoca – attorno agli anni ’30 - non certo incline a valorizzare il talento femminile. L’appuntamento curato da Gigetta Tamaro e Lucia Krasovec Lucas in partnership con l’associazione culturale Stazione Rogers e l’Aidia di Trieste apre uno sguardo sul lavoro e il pensiero delle pioniere dell’architettura sociale e abitativa d’avanguardia. “Dalla cucina alla città”, questo il tema al centro della conversazione con gli architetti Gigetta Tamaro, Lucia Krasovec e Graziella Bloccari, sulle signore “architettrici” che in comune oltre alla professione, hanno anche l’essere vissute e aver lavorato fino alla soglia del nuovo millennio. Attraversando tutto il ‘900. Alle 18.20 Esther Giani dell’Iuav di Venezia traccerà il profilo della prima donna architetto austriaca con “Nella cucina di Francoforte”. Seguita poi (18.40) dalla relazione di Miriam Panzeri dell’Università di Torino “Charlotte Perriand - L’arte di vivere e di abitare”, e dal breve filmato degli anni ’30 “Lezione di Le Corbusier”. Fabia Carini introdurrà invece alle 19.20 la figura della prima donna a laurearsi in architettura al Politecnico di Milano con ”Elvira Luigia Morassi – l’arte di progettare il quotidiano”. Ingresso libero.

p.c
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 23 giugno 2013

 

 

PIANO TRAFFICO » EMENDATO IN CONSIGLIO COMUNALE - Via le strisce blu a Miramare e in periferia -

PIANO DEL TRAFFICO - I nuovi parcheggi a pagamento: le modifiche
La giunta accoglie le istanze dei “bandelliani” e del Pdl per crearsi un percorso più facile. Il voto previsto per l’8 luglio
Cancellate alcune centinaia di nuovi parcheggi a pagamento in superficie previsti inizialmente. Altri, invece, a tariffa rossa se ne aggiungeranno per la riperimetrazione della zona ad agevolazione tariffaria per i residenti, che sarà ampliata. Sono i primi effetti dei lavori del Consiglio comunale sul Piano del traffico, uscito dal sabato trascorso nell’aula di palazzo Cheba largamente scalpellato a colpi di emendamenti per quanto concerne il tema della sosta. Modifiche proposte da vari gruppi consiliari, di maggioranza e di opposizione, e in buona parte fatte proprie dalla giunta Cosolini. Si ripartirà domattina alle 10 per chiudere il cerchio su emendamenti e sub-emendamenti. Già calendarizzato, poi, il gran finale con dichiarazioni di voto e votazione finale: appuntamento per l’8 luglio, dopo che gli uffici comunali avranno riadattato gli elaborati. Alcune certezze: l’assessore alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico Elena Marchigiani ha detto sì alla cancellazione della previsione di sistemare nuovi stalli a pagamento in viale Miramare (fra bivio e ingresso del park di castello e parco), via San Marco, passeggio Sant’Andrea, via San Cilino, via delle Settefontane e via Conti (per queste due vie, confermati gli spazi per la soste a pagamento solo nei tratti che danno su piazza Perugino), via Pirano, via Giulia, via Carpison, piazza della Cattedrale e via Capitolina. Su quest’ultima, dunque, rimarranno esclusivamente quelli già esistenti. In via Combi, stalli blu dimezzati: il Comune li prospetta ora solo nel segmento fra via Colautti e via Muzio. Congelata a Roiano l’istituzione di quelli fra via Stock e largo Petazzi, sino a quando non sarà prediposto il parcheggio nella zona della caserma. La zona tariffaria agevolata per residenti (per i quali sarà introdotto il forfait da 30 euro al mese, ma chi farà l’abbonamento annuale potrà godere di uno sconto del 15%) sarà, come accennato, ampliata: spazi a tariffa rossa (oggi 1,40 euro all’ora, in futuro 1,50 per i non residenti) che aumenteranno dunque - le vie saranno definite dagli uffici nei prossimi giorni - nell’area compresa fra Rive, piazza Libertà, via Ghega, piazza Dalmazia, via Carducci, piazza Goldoni, corso Italia, via del Teatro romano, via dei Capitelli, via San Michele, via Galleria, via della Cereria, via Tigor, via Ciamician, viale Terza armata, salita del Promontorio, via Santa Giustina, via Franca e via Reni. Su via del Teatro romano, via dell’Orologio e via del Mercato vecchio si prevede un unicum nel segno della zona viola (1,65 euro all’ora oggi, 1,70 col nuovo Piano). Variazioni anche sul fronte delle tariffe. La gialla manterrà il suo prezzo di 1 euro, non aumenterà più. Mentre quella blu verrà ridotta da 0,60 euro a 0,50 all’ora, con la prima mezz’ora di sosta comunque gratis. Rispetto al progetto iniziale, la zona tariffaria passerà da gialla a blu in via Carducci, via San Michele, via San Francesco - nei tratti riepilogati nel grafico qui sopra - e via del Coroneo fra largo Piave e foro Ulpiano-via Zanetti. Prima ora gratuita, inoltre, in tutte le aree a pagamento per le vetture munite di contrassegno per i disabili: novità questa propiziata da un emendamento con primo firmatario Carlo Grilli (Udc).
Matteo Unterweger

 

«Amplieremo la zona rossa a tutela dei residenti» L’ASSESSORE MARCHIGIANI
«Con l’ampliamento della zona ad agevolazione tariffaria per i residenti, e quindi nel contempo dell’area a pagamento con tariffa rossa per i non residenti, eviteremo che alcuni cittadini si trovino a essere “cornuti e mazziati”», osserva l’assessore Elena Marchigiani. Riferendosi a quanti «abitano in certe strade che avrebbero corso il rischio di essere utilizzate a sbafo per trovare un posto auto gratuito e recarsi poi in centro. Un’esigenza manifestataci dalla Quarta circoscrizione». «Sono stati accolti alcuni emendamenti di dettaglio che contribuiranno a recepire preoccupazioni sollevate su situazioni molto specifiche - è il commento di Pietro Faraguna del Pd -. Il Piano del traffico non ne esce affatto rivoluzionato: resta invece rivoluzionario nel modo di concepire la mobilità in città». Esulta Franco Bandelli (Un’Altra Trieste): «Sono stati accolti i nostri emendamenti finalizzati a togliere la previsione di sistemare stalli a pagamento in viale Miramare e via San Marco». Con il medesimo obiettivo avevano presentato analoghe richieste Pdl, Fli e rispettivamente Fds e Pd. I sei componenti del gruppo pidiellino gongolano per una serie di istanze accolte, alcune direttamente attraverso loro emendamenti (quelli sulla cancellazione dei nuovi stalli blu in via Giulia e via Carpison) e altre presentate ma fatte proprie dalla giunta tramite atti a firma di forze politiche diverse. «Questo è il lavoro che deve fare l’opposizione - affermano soddisfatti i sei del Pdl in una nota congiunta sul loro operato -: risultati concreti per la propria città!». Infine, il 5 Stelle Stefano Patuanelli: «Il piano si sta peggiorando di molto in aula. Il giudizio complessivo lo daremo alla fine. Eravamo partiti con un certo favore, ma se viene stravolto inizia a non piacerci più...».

(m.u.)

 

Ciclisti in piazza, multa di via Filzi pagata
Iniziativa dimostrativa della Ulisse Fiab. Raccolti gli 84 euro per il saldo dell’ammenda comminata per la bici legata al palo
La solidarietà a Trieste corre (anche) sulle due ruote a pedali. Chiedere agli aderenti e simpatizzanti della Ulisse Fiab (associazione cicloturisti e ciclisti urbani), protagonisti ieri mattino in piazza Verdi di una sorta di blando “flash-mob”, denominato MOB2Park, e di una questua pubblica per invocare i diritti e priorità della “mobilità nuova”. Una quarantina circa i ciclisti accorsi al cospetto della sede postale (un numero inferiore di quanto preventivato alla vigilia), reclutati anche dal tam-tam irradiato dal sito Bora.La, un pacifico e contenuto raduno incentrato soprattutto sull’atto dimostrativo a favore di Antonella Varesano, la triestina socia Ulisse “rea” di aver posteggiato la propria bici legandola a un palo in via Filzi, atto multato con la somma di 84 euro. L’intera cifra è stata raccolta con l’estemporanea questua scattata attorno alle 11, maturata con il versamento di poco meno di 2 euro a testa tra i dimostranti e tradotta nel pagamento dell’ammenda. Multa pagata e coscienza pulita. Si chiude così il primo atto dei ciclisti triestini animati dalla pacifica rivolta ecologica, una missione che preclude tuttavia ad altre battaglie, nuove priorità e costanti contatti con le istituzioni locali sul tema del Piano del traffico. Gli aderenti alla Ulisse volevano insomma la bici e ora pedalano anche sul fronte dell’impegno targato “mobilità nuova”, il manifesto che parla di una moderna mobilità sostenibile e soprattutto alla portata di tutti. Già, come? «Il nostro intento è quello di rendere la strada veramente fruibile a tutte le categorie – ha specificato Lorenzo Mastropasqua, presidente della Ulisse Fiab di Trieste – ovvero non solo ai ciclisti ma anche ai pedoni e al trasporto pubblico. In questo ci stiamo adoperando da tempo, collaborando con il Comune, proponendo vari spunti di possibile attuazione». Il programma disegnato dalla Ulisse viaggia infatti su alcune prime ipotesi, ribadite ieri all’interno della mobilitazione in piazza Verdi. Sarebbero tre i punti chiave, i primi, partendo intanto dalla creazione di “Zone 30”, cioè il limite di 30 all’ora nei centri abitati. L’altra proposta risiede nella progettazione di corsie ciclabili in viale D’Annunzio mentre il terzo obiettivo pratico si tradurrebbe nella possibilità del trasporto di almeno 10 biciclette a bordo del Delfino Verde. Non è tutto. Oltre al piano pratico, emergono anche ulteriori indicazioni che pedalano nello spazio dell’immaginario collettivo. Stando a un’inchiesta svolta dalla Ulisse, il pregiudizio triestino nei confronti della bicicletta non risiederebbe nel picco di salite cittadine, quanto nella pericolosità dei tragitti. I muscoli insomma ci sono, serve più “testa” nella lettura della mappa urbana.
Francesco Cardella

 

Tamponato a Barcola - Ciclista ferito traffico in tilt

Un incidente con protagonista un ciclista che ha riportato ferite a Barcola, ieri verso le 19, ha paralizzato il traffico nell’area. Lo sportivo è stato tamponato da una vettura, venendo sbalzato di sella e terminando il suo “volo” contro il lunotto di un altro veicolo. Fortunatamente il ciclista, soccorso dal Servizio 118, non ha riportato ferite gravi.

 

 

“No Smog”: «Ferriera sempre inquinante»
«La politica non sa fare altro che sostituire la siderurgia sporca con una altrettanto sporca». È il commento di Alda Sancin, presidente dell'associazione ambientalista "No Smog", ieri, alla notizia dell'interessamento del Gruppo siderurgico cremonese Arvedi allo stabilimento di Servola. «Si sta profilando la possibilità di un acquisto - ha detto - mentre la Ferriera continua e diffondere nell'aria sostanze di vario tipo e il sindaco dichiara che sta facendo di tutto per la riconversione». In scia il segretario di "No Smog", Adriano Tasso, risponde all'assessore Umberto Laureni: «Oggi non ha accettato il nostro invito perché offeso per una mia frase su Facebook, dove dicevo che ci prende per i fondelli (in realtà, la frase era più colorita, ndr)». «Mi scuso - aggiunge Tasso - ma lascio agli altri giudicare se la mia considerazione sia vera o falsa». Il professor Pierluigi Barbieri, docente di Chimica ambientale all’Università, ha poi illustrato i risultati di uno studio: «Le concentrazioni di benzene nell’aria dentro e fuori le case di Servola sono più alte in quelle più prossime agli impianti».

(u. s.)
 

 

Ferrovie, il rebus della Tav fino a Trieste - La TAV Venezia-Trieste-Lubiana
Squilibri e inefficienze dei trasporti a Nordest. Il percorso di superfice Aurisina-Divaccia via d’accesso alle reti slovena e croata
TRIESTE Rispetto a vent’anni fa, le grandi aree metropolitane italiane oggi sono collegate dalla Alta velocità, quella Tav assurta agli onori delle cronache solo per le parti non realizzate. In pratica, tutto il sistema urbano che gravita sull’area tirrenica,Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli, è ormai connesso dalla ferrovia veloce, come in Europa. E il resto? Niente! La intera dorsale adriatica tal quale vent’anni fa. I flussi mostrano come tutti gli investimenti siano andati ai passeggeri. Per le merci invece un crollo verticale, dal venti al sette per cento del traffico nazionale. Una attività in via di estinzione, il contrario che in Europa. Per contro, il traffico merci stradale è enormemente aumentato, più a Nordest che altrove, buono per il cash flow delle autostrade, assai meno per le auto, che in proporzione pagano molto di più dei camion e usurano molto di meno il manto. Quale la spiegazione? Il Nordest è la porta italiana per l’ Europa Centro Orientale, là dove le economie crescono e generano gli aumenti di traffico merci. Quello che ci ritroviamo sulle strade. Dunque un paese squilibrato tra ovest ed est, tra gomma e ferro, tra passeggeri e merci. In pratica un paese a due velocità nella innovazione del trasporto. Forse che il Nordest è solo terra di transito, economicamente marginale? Al contrario, è stato una locomotiva trainante che ora ha perso slancio, fiducia e imprese. Un ciclo si è esaurito e uno nuovo dovrà aprirsi. A traino dei mercati esterni o come prodotto di una strategia propria? Qui le risposte si divaricano. Per alcuni si tratta solo di attendere fiduciosi la ripresa, e tutto tornerà come prima. Nel frattempo avanti coi cantieri stradali. Per altri invece si tratta di concepire uno scenario nuovo, in cui imprese e territorio vadano a braccetto in Europa, anche grazie al trasporto. Un Nordest non più periferia padana ma anello per la nuova Europa, via terra e via mare, con imprese che si internazionalizzano e chiedono infrastrutture, intermodalità e logistica, a supporto di nuove catene del valore da innestare sulla base industriale che esiste, e che vuol crescere da protagonista. Ha a che fare la ferrovia con tutto ciò? Ovviamente si, ma deve darsi un programma che raccolga economia e politica attorno ad un disegno, italiano ed europeo, come finora non è stato. Cominciamo dalla Tav, di cui molto si è scritto e niente si è fatto, azzoppando l’idea stessa di asse transpadano, cuore di quel corridoio V divenuto poi Mediterraneo, che fino a Verona dispone di progetto, ma più oltre ha smarrito il senso del suo scopo. Che è quello di servire la metropoli diffusa del Veneto, impraticabile alla velocità di trecento km/ora, con fermate ogni 30 chilometri. Possibile invece sopra i duecento, ma affiancato alla linea storica, come accade tra Venezia e Padova. Con due miliardi, venticinque milioni al km, meno della metà della Tav, l’opera è invece fattibile. Più oltre, tra Venezia e Trieste, una linea oggi scarica per metà, il discorso cambia. Qui la componente passeggeri ha un duplice scopo: saldare due bacini di mobilità regionale e sottrarre Trieste alla perifericità padana. Per la qual cosa il tracciato balneare veneto ad alta velocità è solo un diversivo grafico che allontana la soluzione e aggrava il problema. E dopo Trieste? Al corridoio per Budapest la Slovenia non ha proprio mai pensato. L’unico interesse nazionale è connettere il porto di Koper ai mercati del Centro Europa, via Graz e Klagenfurt. In questo si trova associata, in alleanza competitiva, ai porti del Napa, dove ognuno ha un mercato transalpino da raggiungere attraverso adeguate tracce ferroviarie. Quelle per collegare i varchi portuali coi valichi alpini. Che a Nordest sono Brennero e Tarvisio, con la Pontebbana che tra un decennio andrà a regime, quando l’Austria avrà completato il Koralm e il Semmering, i due tunnel oggi in cantiere. E’ questo l’odierno scenario, mutato rispetto a vent’anni fa. Lo scambio interno europeo oggi avviene su rotte prevalenti Nord–Sud, mentre i traffici Est Ovest dispongono ormai di un nuovo bypass a nord delle Alpi: da Lione a Budapest via Strasburgo, Monaco e Vienna. Con quest’ultima ritornata al centro della Mittel Europa, come piattaforma logistica, ferroviaria e aerea. L’ ipotesi di asse transpadano come bypass sud europeo, privo ancora dei suoi tunnel, ne trasforma il compimento in problema tutto italiano. Emerge invece la scommessa dell’ Adriatico, che si candida a gateway multi porto del Centro Europa, rivolto al Mediterraneo e al Sud Est Asiatico. In sostanza la radice Sud del corridoio Adriatico Baltico, vera novità della strategia europea del trasporto al 2030. La Venezia Trieste diviene così la dorsale posta alle spalle dei porti, capace di assorbirne flussi, fino a tre volte quelli odierni. Da questa prospettiva, concreta e realistica, scende la strategia ferroviaria del Nordest del prossimo decennio. Con ottocento milioni, la stessa cifra del tunnel subacqueo della Tav tra Mestre-Tessera, si può portare la velocità a 180 km/ora, con duecento tracce disponibili, per un quarto passeggeri, lenti e veloci, e il resto merci. Tanto basta infatti a ripristinare la linea dei Bivi a Mestre, a collegare il Marco Polo con la rete veneta, a quadruplicare il Bivio San Polo, a raddoppiare la Palmanova Udine, prosecuzione sud della Pontebbana. Oltre a un bel numero di passaggi a livello soppressi. Infine una novità: un tracciato di superficie da Aurisina per Divaccia consentirebbe l’accesso alle reti slovena e croata, evitando costi, rischi e tempi del lungo tunnel carsico. Ma in capo a chi porre questa strategia? Di certo ai porti per catturare le merci. Agli operatori ferroviari per servire i nuovi flussi commerciali, ripristinando anche i collegamenti passeggeri con l’area danubiana. Nel raggio dei cinquecento chilometri, i treni veloci di oggi competono con l’auto e coi low cost. Purché qualcuno li faccia correre, come fa la austriaca Obb. Ma c’è un problema di regia. Questa spetta alle Regioni. Friuli Venezia Giulia e Veneto devono ribaltare quel rapporto di perifericità, politica, geografica e ferroviaria che ha determinato la paralisi degli ultimi due decenni. Non farlo costerebbe caro.
Franco Migliorini

 

Atti di un seminario a porte chiuse sul tema, rinviato “sine die”
Il testo di Franco Migliorini che leggete in questa pagina avrebbe dovuto essere parte integrate del seminario a porte chiuse "I corridoi baltico e mediterraneo: una possibile sinergia". I corridoi in questione sono in sostanza gli itinerari ferroviari a Alta velocità Torino-Trieste (mediterraneo) e Adriatico-Baltico (via Tarvisio). Il seminario seminario era stato convocato per il 21 giugno in Camera di commercio a Trieste, a cura del Comitato Transpadana (di cui il presidente della Camera, Antonio Paoletti, è co-presidente). Ma il seminario è saltato e rinviato “sine die”. Vi avrebbero dovuto partecipare il commissario governativo per il corridoio mediterraneo (Bortolo Mainardi), i governatori Luca Zaia e Debora Serracchiani, oltre ai presidenti delle Autorità portuali di Venezia (Paolo Costa) e di Trieste (Marina Monassi). Conclusioni a cura di Laurens Brinkhorst (coordinatore del cosiddetto Corridoio mediterraneo). Di progetti tanti e di denari buttati di più, di decisioni prese manco una da decenni. Vedremo se e quando il seminario sarà riproposto e se il Friuli Venezia Giulia sarà capace di farsi valere.
 

La metropolitana del Nordest una risorsa verso l’Europa - L’INTERVENTO DI LUIGI BIANCHI
Prospettive della mobilità e della logistica in Friuli Venezia Giulia: la sfida per la nostra regione, se vuole rimanere in Europa, comporta l’uscita dall’isolamento per aprirsi ad Austria e Slovenia. Scali merci e porti devono interagire (in una logica di rete europea), con gli smistamenti di Cervignano, Lubiana e Villaco, per fornire un’offerta competitiva a livello europeo. Per i viaggiatori relazioni Intercity con Monaco di Baviera, Vienna, Budapest, Zagabria e Lubiana possono unire l’Italia con l’Europa, allacciando direttamente a Padova le stazioni di Trieste e Udine per offrire alla clientela relazioni dirette con la capitale. Improcrastinabile è la rivisitazione degli orari del Nordest, informata all’integrazione, nella piena collaborazione delle quattro imprese di trasporto (Oebb, Sj, Fs e Fuc) interessate a un’offerta competitiva che, per essere tale, deve necessariamente fondarsi sull’intermodalità e sulla comune rete di vendita: la clientela, sia merci che viaggiatori, è interessata all’offerta globale più che al singolo vettore per valutarne la convenienza. Per questo deve poter contare su un comune servizio commerciale (marketing, informazione, promozione, vendita e assistenza post-vendita), efficiente e capillare per essere efficace, a servizio della clientela reale e potenziale, nazionale ed estera. Anche nel Friuli Venezia Giulia il faro cui guardare è l’integrazione dei trasporti (tecnica e tariffaria), realizzata dalla Provincia di Bolzano, risultata soddisfacente per tutti i viaggiatori (locali, turisti, professionisti e studenti): tutti gli utenti hanno diritto a un servizio dignitoso; le imprese hanno l’interesse a fornirlo, se si decidono ad abbandonare la logica dell’economia assistita per promuovere una sana gestione imprenditoriale con risultati tangibili nell’offerta competitiva, rivolta a tutta la clientela. Solo così c’è sviluppo e si combatte la recessione, anche nel campo della mobilità e della logistica. Per le merci, ma anche per i passeggeri, sono da tempo chiaramente individuate le opere aventi carattere di priorità per il Friuli Venezia Giulia, immediatamente realizzabili in funzione anticongiunturale (lavoro subito e non alle calende greche): bivio San Polo, il maggiore collo di bottiglia della Regione; metropolitana leggera (progetto per la rivitalizzazione del nodo ferroviario di Trieste ai fini del traffico portuale e del servizio viaggiatori metropolitano), vitale sia per le merci che per i passeggeri, opera già finanziata con la giunta Illy e cancellata con la giunta Tondo; Cormons-Redipuglia (alternativa meno onerosa al raddoppio della Cervignano-Udine, funzionale al pieno sfruttamento della Pontebbana e alla realizzazione del progetto della metropolitana transfrontaliera Adria-A, complementare alla metropolitana leggera); stazione di Ronchi aeroporto (di modesto impegno finanziario, ma essenziale per un efficiente servizio integrato). Per i viaggiatori invece è necessario: allacciarsi a Padova (Mestre comporta l’inversione di marcia) per le relazioni nazionali ed internazionali. Senza la necessità di impegnativi interventi infrastrutturali, ma solo intervenendo nell’impostazione degli orari, esiste l’opportunità di effettuare concretamente per la prima volta il collegamento diretto con Roma di Trieste e Udine, inserendo anche la nostra regione nella “metropolitana che unisce l’Italia”; attestare a Gorizia i convogli della Transalpina che attualmente si fermano a Nova Gorica e a Trieste Campo Marzio quelli della Meridionale che arrivano a Sesana. Senza una visione coordinata con le ferrovie a contatto, informata all’integrazione dei servizi, sia sul piano della produzione che a livello commerciale, la nostra regione è condannata a permanere nell’isolamento in cui l’ha precipitata l’ondivaga politica governativa in tema di trasporti e la mancanza di orientamento al mercato nella massima impresa del nostro Paese che considera nemiche le ferrovie europee e non preziose alleate per poter fornire servizi competitivi e vendibili.
 

 

AMBIENTE - La Vito promuove le acque della regione

«Il livello di qualità delle acque marine del Friuli Venezia Giulia è molto buono e la partenza della Goletta Verde per il suo annuale tour nelle acque italiane da Lignano Sabbiadoro contribuisce al rilancio di quest'affascinante attrattiva naturale». Lo ha affermato l'assessore regionale all'Ambiente, Sara Vito, intervenendo a un dibattito.

 

 

La magia dei falò di S. Giovanni in piazza Volontari Giuliani - EVENTI»LA FESTA PER IL SOLSTIZIO D’ESTATE
Dal pomeriggio i laboratori per la produzione delle tradizionali corone di fiori e in serata note e danze greche e balcaniche. Al tramonto, il fuoco benaugurante
Il fascino e la magia dei fuochi di San Giovanni in pieno centro cittadino. È questo il programma della Pro Loco San Giovanni Cologna e del nuovissimo Gruppo per la valorizzazione della piazza Volontari Giuliani per oggi. A due passi da via Giulia, sarà proprio la piazza a ospitare un fuoco solstiziale della tradizione. I falò accesi nei campi la notte di San Giovanni, considerati propiziatori e purificatori, erano un consuetudine nelle borgate e nei rioni periferici triestini. L’iniziativa di allestirli in centro rappresenta una novità davvero inusitata. L’ennesima azione di un gruppo di cittadini che stanno lavorando dall’inizio dell’anno per adottare una piazza particolare, incastonata tra la frenesia del traffico di via Giulia e una delle più belle e antiche passeggiate del capoluogo, viale XX Settembre, oggi condiziona eccessivamente dal transito veicolare e dal parcheggio selvaggio. Prendendo esempio dall’associazione Andandes, protagonista dell’utilizzo in chiave sociale e comunitaria del giardino di via San Michele, il Gruppo per la valorizzazione di piazza Volontari Giuliani s’impegna nella proposta di nuovi appuntamenti per richiamare in quest’area triestina residenti e cittadini. L’obiettivo è di far rivivere uno spazio pubblico scambiando idee, organizzando eventi, promuovendo progetti e valorizzando il confronto tra le persone. Dopo la Festa dei fiori e la Festa di maggio, il comitato organizzatore ritorna dunque con il fascino e la magia dei fuochi di San Giovanni. L’evento inizierà già nel pomeriggio - alle 18 - con la collaborazione di Trieste Altruista, del Multicultura Center Trieste, degli agricoltori della sigla Union e dei rioni di San Giovanni e Sottolongera con i loro prodotti orto frutticoli e vinicoli. Per gli appassionati del folklore, verranno proposti dei laboratori per la produzione delle tradizionali coroncine di fiori da appendere sull’uscio di casa per proteggersi dal maligno. Dalle 20, musica e danze greche con i Charoumenes, e danze balcaniche con i Kolonaokolo. «Si cenerà sul posto e il consiglio è di portarsi seggiole e sacchi a pelo - suggerisce Luciano Ferluga per il comitato organizzatore. Accenderemo il fuoco in piazza all’imbrunire con l’aiuto fraterno e competente dei pompieri volontari, e festeggeremo assieme la notte più misteriosa dell’anno. Sarà un evento che sarà apprezzato particolarmente dai più piccini: il gioco in piazza sotto gli occhi dei genitori aiuterà intere famiglie a ricostruire un rapporto sereno con una parte della città che può e deve essere vissuta pienamente nella quotidianità». Per informazioni, il telefono è il 3382118453.
Maurizio Lozei

 

 

Ballate e “pulizie” a Campo Sacro - PROSECCO
“Trieste on sight-Esperimenti di cittadinanza” dalle 9 Info su www.arciserviziocivilefvg.org
Questo è l’ultimo giorno anche per “Trieste on sight-Esperimenti di cittadinanza”, la manifestazione promossa Arci Servizio civile in collaborazione con il Comune all’ostello Amis di Campo Sacro. Gli appuntamenti di oggi prevedono dalle 9 alle 13 il “Camp puliamo una dolina”; dalle 9 alle 17 “Baby adventure-Battesimo della sella”. Alle 10 “Alternativa Bike adventure”, pedalata ecologica aperta a tutti di 15 km per i sentieri del Carso. Alle 10, laboratorio di yoga. Alle 13, ballate folk irlandesi e americane con i Drunken Sailors e dalle 15.30 alle 17, “Girandolart”, con la realizzazione delle “macchinine a soffio”. Alle 17 “I giovani incontrano le istituzioni”, a cura della Regione. Alle 19, stage di danze popolari balcaniche. Alle 20 spettacolo del gruppo folkloristico serbo Vuk Karadzic. Alle 21, si chiude con il concerto latino-americano dei Chiriké (nella foto). Ingresso libero.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 22 giugno 2013

 

 

Arvedi prepara il piano-ponte con siderurgia pulita a Servola
Cosolini: «Si tratta di un progetto che durerà alcuni anni prima della riconversione definitiva»

In atto la valutazione economica, entro metà luglio i dettagli al Tavolo nazionale sulla Lucchini
Un progetto che abbia una durata di medio termine per inserire la Ferriera di Servola con l’altiforno e la produzione di ghisa, ma presumibilmente senza l’utilizzo della cokeria, all’interno del ciclo siderurgico delle acciaierie Arvedi. Il Gruppo di Cremona, che già controlla quattro aziende nel Nord Italia centrate su attività siderurgiche primarie e di trasformazione, ne sta valutando la sostenibilità economica dopo aver avanzato una manifestazione di interesse che è già stata inoltrata al commissario straordinario Piero Nardi. Nelle settimane scorse emissari di Arvedi sarebbero già stati all’interno dello stabilimento di Servola per verificare lo stato degli impianti, in realtà alquanto vetusti. Che l’interesse di Arvedi sia ufficiale e sia già stato formalizzato lo ha comunicato giovedì il direttore delle risorse umane del Gruppo Lucchini Riccardo Grilli ai rappresentanti di fabbrica. Ieri questa prospettiva è stata dibattuta nel corso di un’assemblea tenutasi all’interno dello stabilimento alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti sindacali delle segreterie nazionali dei metalmeccanici: Gianni Venturi della Fiom-Cgil, Guglielmo Gambardella della Uilm, Alberto Monticco di Fim-Cisl e Gabriele Bazzaro della Failms. Successivamente i sindacalisti hanno avuto uno scambio di opinioni a porte chiuse in una sala dell’albergo Savoia Excelsior con le isttituzioni: presenti il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, il sindaco Roberto Cosolini con l’advisor per la riconversione Francesco Rosato e la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Al termine il sindaco ha chiarito che quello di Arvedi sarebbe un progetto ponte della durata di alcuni anni in attesa presumibilmente di una riconversione definitiva dell’area che non è però ancora all’orizzonte. «Il Piano industriale che presenterà Arvedi - ha però specificato Cosolini - dovrà contenere interventi sostanziali per l’eliminazione delle emissioni ambientali». «Attualmente esistono dotazioni tecnologiche in grado di fare una siderurgia pulita - spiega Fabio Borini (Fiom-Cgil) - è chiaro che a Servola si tratta di buttare via parecchi elementi e di ricostruire buona parte delle strutture con dotazioni avanzate». Secondo quanto riferisce Borini, il commissario Piero Nardi che aveva chiesto tre mesi di slittamento per la presentazione del piano industriale della Lucchini, ha ottenuto per ora due mesi di proroga: dal 17 giugno al 17 agosto, ma potrebbe presto chiederne ulteriori due. Non si potrà però attendere il 17 agosto per conoscere qualche dettaglio in più delle intenzioni di Arvedi su Servola. La legge sulle aree di crisi industriale complessa, su cui riferiamo a parte, dà infatti tre mesi di tempo per la presentazione di un progetto di rilancio. «Il progetto Arvedi dovrà essere sostanzialmente svelato entro la prima quindicina di luglio - specifica Borini - allorché sarà convocato a Roma un Tavolo nazionale sul Gruppo Lucchini che potrebbe portare a galla anche manifestazioni d’interesse per Piombino». «L’interesse di Arvedi è ufficiale - specifica Cristian Prella della Failms - ma non vi è ancora alcuna certezza sull’acquisizione, né tantomeno sul salvataggio di tutti i posti di lavoro: è questo il motivo per cui l’assemblea con i lavoratori si è svolta in un clima freddino». «Sulla tutela dei posti di lavoro si impegneranno personalmente anche i segretari nazionali dei metalmeccanici», specifica Franco Palman della Uilm. Intanto la legge sulle crisi industriali complesse, il piano europeo sulla siderurgia, entrambe con la possibilità di attingere finanziamenti, e l’interesse di Arvedi sono le gambe su cui deve mettersi a correre il rilancio dell’area di Servola.
Silvio Maranzana

 

«Area di crisi industriale complessa» - Ora è legge - DECRETO CONVERTITO
E proprio ieri la Camera ha approvato la conversione in legge del decreto che in extremis ha inserito anche Trieste, oltre a Piombino, tra le aree di crisi industriale complessa: è una delle gambe fondamentali sulle quali costruire il futuro non solo dell’area di Servola, ma anche di un pezzo consistente dell’economia triestina. Contestualmente il governo ha fatto proprio un ordine del giorno presentato dall’onorevole Sandra Savino del Pdl (che da assessore regionale aveva coordinato il Tavolo sulla Ferriera) che impegna lo stesso governo «a valutare l’opportunità, nei limiti dello stanziamento di bilancio già previsto di definire il più presto possibile l’apporto finanziario dello Stato al progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell’area industriale di Trieste, in modo da definirne con esattezza contenuti e limiti». Inoltre la parlamentare triestina ha chiesto all’esecutivo di «valutare l’opportunità di incrementare le risorse del Fondo per lo sviluppo sostenibile, sia in termini assoluti, sia in termini di quota da destinare agli interventi di crisi industriale». Da ieri è scattata un’altra lotta contro il tempo, ancora più stringente, poiché dal momento della conversione in legge vengono dati tre mesi di tempo per la presentazione del progetto. «Nell’ambito del processo di riconversione di Servola - precisa ancora Savino - è assolutamente prioritario individuare fin da subito il concorso finanziario dello Stato in quanto l’efficacia stessa del progetto è legata all’effettività dell somme a disposizione». Savino nel corso del suo intervento ha lanciato anche un appello all’aula su quella che è la situazione dell’economia triestina «che - ha detto la deputata del Pdl - oggi più che mai non può permettersi di perdere i quasi mille posti di lavoro legati all’attività della Ferriera e al suo indotto». Savino ha anche ricordato l’impegno congiunto delle istituzioni locali che «stanno cercando di garantire un futuro ai lavoratori progettando lo sviluppo economico e industriale della città, ma anche dando allo stesso tempo una risposta chiara e inequivocabile ai cittadini sul fronte del diritto alla salute».

(s.m.)
 

 

Trieste-Capodistria tra le «priorità»
Ordine del giorno approvato alla Camera sulla ripartizione dei fondi per le ferrovie
Anche il collegamento “Trieste - Capodistria - Divaccia”, così definito, è stato incluso tra le priorità che il governo si darà nella ripartizione di fondi per l’infrastruttura ferroviaria nazionale. Ciò, si legge in una nota, grazie a un ordine del giorno presentato dai deputati del Pd, Brandolin, Rosato, Blazina, Coppola e Malisani e approvato dalla Camera. «A noi interessa in modo particolare il collegamento ferroviario tra i due porti di Trieste e Capodistria», specifica il triestino Ettore Rosato.Ma la Slovenia, proprio temendo di essere tagliata fuori dalle grandi linee internazionali, si è sempre dichiarato favorevolmente unicamente a un collegamento per passeggeri tra Trieste e Capodistria. Nell’ambito del Corridoio Lisbona-Kiev, l’Italia punta anche sul tratto Trieste-Divaccia (il che non viene specificato nell’odg), mentre la Slovenia è favorevole per ragioni facilmente comprensibili al rafforzamento della Capodistria-Divaccia. Tra gli altri interventi sono stati inclusi anche la circonvallazione ferroviaria esterna di Udine, il bivio San Polo di Monfalcone e il raddoppio della Cervignano-Udine. Il provvedimento, che reca disposizioni urgenti per l’infrastruttura ferroviaria nazionale autorizza la spesa di 120 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2015 al 2024 per il finanziamento degli investimenti relativi alla rete infrastrutturale ferroviaria nazionale, da attribuire con delibera Cipe, con priorità però per la prosecuzione dei lavori relativi al terzo valico dei Giovi e per il quadruplicamento della linea Fortezza-Verona di accesso Sud alla galleria di base del Brennero. «Accanto a questi interventi - ha aggiunto l’onorevole Giorgio Brandolin - è ora previsto che si valutino anche la realizzazione di interventi localizzati all’incrocio tra il Corridoio mediterraneo e il Corridoio Adriatico-Baltico».
 

 

Piano traffico, taglio di stalli blu
Via alcuni dei nuovi parcheggi a pagamento in via Settefontane e a San Giacomo. Bagarre in Consiglio
Il Comune taglia sul blu. Annunciando di essere pronto a ridurre, nelle zone di via delle Settefontane e di San Giacomo, il numero di nuovi stalli a pagamento in arrivo con quel Piano del traffico oggetto in questi giorni delle attenzioni del Consiglio comunale. L’annuncio dell’assessore alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico Elena Marchigiani è arrivato ieri in uno dei momenti di pausa dei lavori consiliari, ripresi alle 11 (orario contestato da Pdl e Fli) dopo la chiusura attorno alle 3.20 della notte precedente. L’analisi delle osservazioni, con gli emendamenti in scaletta a ruota, è poi continuata sino a tardi, con il Pdl lanciato in una tattica di interventi a ripetizione fra Everest Bertoli, Claudio Giacomelli, Paolo Rovis e Piero Camber (pure il finiano Michele Lobianco ha preso la parola a più riprese), che maggioranza di centrosinistra e alcuni componenti dell’opposizione - Un’Altra Trieste e 5 Stelle su tutti - non hanno gradito affatto bollandola come “puro ostruzionismo”. Tornando agli stalli blu previsti nel nuovo Pgtu e che l’amministrazione si accinge a cancellare, sono state parzialmente accolte le istanze contenute nella raccolta di 2.507 firme promossa dal gruppo di commercianti e abitanti della zona di via delle Settefontane, via Conti e piazza Perugino che ieri mattina Marchigiani si è recata a incontrare. «Posto che tutto passa per il Consiglio comunale, abbiamo deciso, sulla base delle richieste - spiega l’assessore -, di optare per confermare su via delle Settefontane e via Conti i parcheggi a pagamento solo nei tratti che danno su piazza Perugino. Rimarrà solo una “L”, insomma: vedremo se funziona. Caso analogo per via San Marco: via i previsti stalli blu, che sistemeremo solo in Campo San Giacomo». Altre “aperture”: «Nelle zone di parcheggi a pagamento con tariffa blu, concordiamo sulla prima mezz’ora di sosta gratuita e poi va bene che il costo orario passi da 0,60 euro a 0,50». Cinquanta centesimi. Sul Piano del traffico è intervenuto anche il sindaco Roberto Cosolini. Sui contenuti: «Non è un piano dei parcheggi a pagamento, ma vuole invece valorizzare il contesto urbano e le zone pedonali. E ora alcune centinaia di nuovi posti a pagamento saranno tolti dalla bozza». E sull’atteggiamento del Pdl: «Un esempio di cattiva politica. I cittadini sperano che i consiglieri lavorino e portino risultati, non che si lascino andare a esibizioni muscolari di cattivo gusto». Dibattito acceso e clima teso in aula, con Piero Camber momentaneamente espulso ieri mattina. Così Patrick Karlsen (Cittadini): «Il piano del traffico è un progetto di grande livello, che migliorerà la mobilità di Trieste. È significativo che un’opposizione da tempo senza idee sappia contrapporvi soltanto infantili pagliacciate, sterili questioni pregiudiziali e un irresponsabile ostruzionismo». Gli fa eco Roberto Decarli (Trieste cambia): «Ma possono essere credibili i quattro gatti rabbiosi in tuta mimetica che tentano in tutti modi di bloccare il percorso del Piano?». Dal canto suo Paolo Rovis, in tuta mimetica in Consiglio, osserva: «Un Piano pieno di incongruenze e difetti, che snobba perfino le preoccupate e puntuali contrarietà di Trieste Trasporti». Sull’«ostruzionismo del Pdl», dall’opposizione i grillini Paolo Menis e Stefano Patuanelli: «Atteggiamento incomprensibile, pretestuoso e infantile. I cittadini chiedono alle forze politiche responsabilità e capacità di decidere». Duro Franco Bandelli (Un’Altra Trieste) sugli ex colleghi di partito: «Solo demagogia, un circo. Questo è un circo». Infine, per il Pd, il capogruppo Giovanni Maria Coloni: «I cittadini devono conoscere lo spettacolo che il Pdl sta conducendo in quest’aula, ove ha portato sacchi di immondizie, inscenato pagliacciate, ripicche e atteggiamenti gravemente irrispettosi che hanno costretto il presidente a provvedimenti drastici».
Matteo Unterweger

 

 

«La centrale di Fianona 3 sarà una fabbrica di morte»
FIUME In 40 anni di attività, la termocentrale a carbone Fianona 3 ucciderà almeno 680 persone a causa delle sue emissioni nocive e in più provocherà annualmente 2600 attacchi di asma. Questa specie di bollettino di guerra è contenuto nell’analisi che per conto di Greenpeace è stata compiuta da un gruppo di esperti in materia, studio che si basa sulle metodologie dell’Agenzia europea per l’Ambiente. I risultati dell’analisi sono stati presentati alla prima udienza del processo a carico del ministero croato dell’Ambiente, denunciato dalle associazioni Azione verde e Istria verde, come pure da un gruppo di cittadini dell’Albonese. La denuncia è partita dopo che il dicastero ha rilasciato la cosiddetta licenza ecologica per il lavoro della centrale azionata a carbone, processo che si celebra al Tribunale amministrativo di Fiume. «Abbiamo diritto, noi abitanti di questa area istriana – hanno spiegato gli albonesi – ad una vita sana e ad un ambiente pulito. Tutti gli studi riguardanti il carbone parlano di combustibile assai dannoso per l’uomo e il suo ambiente. È scandaloso che il ministero dell’Ambiente abbia proposto che la corte rigetti lo studio di Greenpeace sostenendo vi siano dei vizi procedurali. L’analisi, così il dicastero, non era stata presentata in sede di pubblico dibattito del progetto Fianona 3 e tanto basterebbe a chiedere la sua invalida. Al ministero non si sono sognati di smentire i risultati del documento, ben sapendo che quanto emerso dallo studio si basa su metodi scientifici e dunque molto seri e affidabili». A rivolgersi ai giornalisti è stato anche Zoran Tomi„, responsabile di Greenpeace per la Croazia. «Il progetto Fianona 3 che prevede l’uso del carbone significherà la perdita di vite umane, minori condizioni di salute per l’uomo in una vasta zona e danni all’ambiente. È qualcosa di inaccettabile, soprattutto quando si sa che la Croazia è ricca di fonti di energia rinnovabile, come il sole e il vento».

(a.m.)
 

 

“TRIESTE ON SIGHT” A CAMPO SACRO

Seconda giornata all’ostello Amis di Campo Sacro di “Trieste on sight-Esperimenti di cittadinanza”, manifestazione aperta a tutti promossa da Arci Servizio civile in collaborazione con il Comune. Ecco il programma di oggi: dalle 9 alle 17 il “Camp puliamo una dolina”; “Baby Adventure”, percorso didattico-campo scuola di mountain bike; “Battesimo della sella”, per far salire sul cavallo chi non ha mai provato l’esperienza. Alle 10, laboratorio di cucina, preparazione di piatti tipici di Portogallo, Spagna, Polonia, Serbia ed Emilia Romagna. Alle 11 laboratorio di compostaggio. Dalle 15 alle 18 “Girandolart” (si fabbricheranno oggetti eolici improvvisati). Alle 16 laboratorio di capoeira. Alle 17, “Servizio civile sfida comune: la stiamo perdendo?, a cura di Arci. Alle 19.45, spettacolo teatrale “La bicicletta di Bashir”, di e con Gianni Calastri, musica dal vivo di Marzio Dal Testa, per la giornata mondiale del rifugiato. Alle 20.30, concerto di Orkestrada Circus e The Authentics. Info su www.arciserviziocivilefvg.org.
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 21 giugno 2013

 

 

«Il Piano traffico rischia di essere azzerato»
Pdl: mancano documenti previsti per legge, agevole un eventuale ricorso al Tar di singoli o associazioni
«Questo piano del traffico rischia seriamente l’annullamento nel caso dovesse essere impugnato al Tar da singoli cittadini o associazioni». In quello che si è già annunciato come un vero e proprio attacco frontale da parte del Pdl in sede di discussione dell’elaborato in Consiglio comunale, dove sono all’esame ben 350 emendamenti (due terzi dei quali firmati Pdl) oltre a 250 osservazioni, ad accendere la miccia è stato ieri mattina in conferenza stampa il capogruppo Everest Bertoli. «La legge parla chiaro: quando vengono presentate opere rilevanti o nuove linee di trasporto pubblico, ed è il caso del bus navetta verde, il tutto deve essere accompagnato da un rapporto costi-benefici. Cosa alla quale l’amministrazione comunale non ha provveduto, adducendo la giustificazione ridicola che si tratta solo di un’ipotesi». Ma l’offensiva dei rappresentanti del Pdl non si ferma qui: nel mirino c’è ovviamente l’aumento dei parcheggi a pagamento, soprattutto nelle zone periferiche della città, ma anche la crescita delle tariffe, la chiusura al traffico di alcune vie strategiche e le relative ripercussioni su commercio e trasporto pubblico. «Ma siamo sicuri che Trieste aveva veramente bisogno di un piano del traffico? - si chiede ironicamente Piero Camber -. Direi piuttosto che era necessario un piano parcheggi, visto che non sappiamo ancora quante sono le soste libere per automobili e motorini che si verranno a perdere con questi provvedimenti. Siamo di fronte a finte agevolazioni, come il forfait mensile per i residenti del Borgo Teresiano: l’amministrazione ancora una volta non si dimostra attenta alle reali esigenze dei cittadini». L’opposizione annuncia battaglia dura, anche sul fronte del trasporto pubblico, dove finiscono nel mirino il previsto accorpamento di alcune linee dei bus e l’aumento delle distanze tra le fermate. «Crescono gli stalli a pagamento per favorire l’uso dei mezzi pubblici - attacca Manuela Declich -. Ma in realtà vediamo solo un aumento dei costi e una diminuzione delle corse e del servizio, che si traducono in lunghe attese alle fermate per gli utenti, soprattutto quelli più anziani». Sotto attacco anche gli studi che hanno ispirato il nuovo piano. «Nei modelli previsionali sui comportamenti dei cittadini si è tenuto conto del tempo di percorrenza ma non del costo - spiega il vice capogruppo Claudio Giacomelli -. Questo significa che ci troviamo di fronte ad un salto nel buio. E poi non sappiamo nulla sui costi globali di questo piano e delle relative opere, come le piste ciclabili». L’ultima stoccata arriva ancora da Bertoli: «Sappiamo che la richiesta di aumentare le tariffe dei parcheggi a pagamento è arrivata da Saba Italia: che un gestore privato proponga questo aumento è legittimo, ma che l’amministrazione comunale lo accetti è invece preoccupante».

Pierpaolo Pitich
 

E l’aula già si incaglia sulle “osservazioni” - IL DIBATTITO IN consiglio comunale
Baruffa anche tra i berlusconiani: il capogruppo dimentica gli emendamenti di Rovis
Prima che scatti l’ora dei 380 emendamenti al Piano del traffico, è il momento delle 250 osservazioni, ma il Consiglio comunale si impantana già a quella numero 8 che pure nella sostanza vede tutti d’accordo: maggioranza e opposizione. L’ha posta un cittadino di nome Andrea Corbato che spiega di abitare in salita Montanelli e chiede se non sia possibile che anche Trieste, come altri Comuni, in particolare Grado, prevede parcheggi a tariffe agevolate per i residenti con abbonamenti annuali/mensili. L’assessorato alla Pianificazione urbana nella controdeduzione risponde che l’osservazione può considerarsi accolta in quanto recepita negli elaborati di Piano con abbonamenti annuali a 360 euro su tutte le aree a pagamento. Secondo Piero Camber, Everest Bertoli, Paolo Rovis e Maurizio Bucci del Pdl e Franco Bandelli di Un’Altra Trieste con una risposta di questo tipo in fase attuativa si potranno prevedere soltanto abbonamenti annuali e non mensili. Non è d’accordo l’assessore Elena Marchigiani. Seguono distinguo e urla, interruzioni, riunioni dei capigruppo e del Pdl. La battaglia più cruenta sembra in realtà consumarsi all’intero dei berlusconiani con i 30 emendamenti proposti da Paolo Rovis che il suo capogruppo Everest Bertoli si è dimenticato di presentare. L’alterco tra i due incomincia sommessamente in aula, prende toni più alti nella riunione volante dei consiglieri pidiellini dove si sente urlare anche la parola «farabutto» e continua a parole e gesti in aula. Frattanto si presentano una decina di commercianti e abitanti delle vie Settefontane e Conti e piazza Perugino che portano 2507 firme contro i parcheggi a pagamento in zona. L’assessore Marchigiani accetta di incontrarli, ma il capogruppo del Pd Giovanni Maria Coloni rifiuta un ulteriore sospensione e verso i consiglieri volano insulti: «Vergogna, siete qui per i cittadini». Alla fine il dirigente Mauro Silla che funge in aula da segretario generale chiarisce che nella fase attuativa del Piano per quanto riguarda gli abbonamenti al parcheggio per i residenti, in base alla stessa controdeduzione, alla dicitura “annuale” si potrà aggiungere quella “mensile”.

(s.m.)
 

Una “Parenzana” multimediale - Partenza da muggia il 28 giugno
On line la guida sul sito Viaggiare Slow. Tesseramento a gonfie vele
MUGGIA Proseguono le attività curate da Viaggiare Slow, di concerto con il Comune di Muggia, per rilanciare la Parenzana, antica linea ferroviaria trasformata oggi in una pista ciclabile di 120 chilometri nel cuore dei suggestivi panorami dell’Istria. Prossima escursione in calendario: il 28, il 29 e il 30 giugno, con partenza da Muggia, tappe a Buie e Montona ed arrivo a Parenzo. La partecipazione è riservata ai soci, e agli organizzatori stanno arrivando molte richieste di “tesseramento”. «Bisogna affrettarsi – avverte Fabrizio Masi, dell’associazione – perché ci sono ancora pochissimi posti». La pedalata collettiva segue altri appuntamenti recenti: con “Bimbinbici 2013”, alla presenza di trecento giovanissimi, si era inaugurata la ciclovia Rio Ospo-Laghetti delle Noghere; la manifestazione “Ciclando tra i golfi”, svoltasi una settimana fa durante la settimana velica, aveva condotto settanta turisti dalla cittadina rivierasca sino a Capodistria. «Intanto continuiamo a promuovere la nostra guida sulla Parenzana: dopo Trieste, Muggia e Pordenone faremo tappa a Isola, Buie e perfino a Milano», annuncia Masi. La versione multimediale del testo, che sarà tradotto in sloveno, croato e tedesco, è online sul sito di Viaggiare Slow. A breve verrà resa nota la data dell’escursione notturna muggesana su due ruote, programmata per quest’estate. Di turismo lento, uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione comunale, si è parlato nei giorni scorsi all’interno di una trasmissione andata in onda su un’emittente televisiva slovena a proposito dell’Alpe Adria Trail, percorso di trekking che attraversa tre Stati (Carinzia, Italia e Slovenia) per giungere proprio a Muggia. Nell’intervista concessa al programma, il sindaco Nesladek ha esposto nuovamente la strategia di sviluppo abbracciata dall’ente: valorizzazione sostenibile del territorio per un turismo “della lentezza” che funga da spinta per la cooperazione transfrontaliera. Tuttavia c’è ancora molto da fare: «Alcuni giorni fa – segnala Masi – due importanti tour operator nazionali, che spostano dai 700 agli 800 cicloturisti tra Trieste e Muggia, sono rimasti a riva poiché il Delfino Verde non può ospitare più di due biciclette. Auspichiamo che le pedane per il trasporto delle due ruote vengano installate presto sul traghetto, come annunciato recentemente».

Davide Ciullo
 

 

 

 

BLOG di Aris Prodani - GIOVEDI', 20 giugno 2013

 

 

“Rigassificatore di Trieste : infrastrutture energetiche di interesse comunitario” Interrogazione dd 18 giugno 2013
Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro per lo Sviluppo economico.
- Per sapere
- premesso che:
la Direzione energia della Commissione Ue ha indetto una consultazione pubblica, iniziata il 20 giugno 2012 e conclusa il 4 ottobre dello stesso anno, sulla lista dei potenziali Progetti di Interesse Comunitario nell’ambito della proposta di regolamento sugli orientamenti per le reti transeuropee di infrastrutture energetiche;
nella lista è presente il progetto dalla Gas Natural per un impianto di rigassificazione del metano liquido (GNL) a Zaule, nel porto di Trieste;
il 28 marzo 2013 c.a. WWF Friuli Venezia Giulia e Legambiente Trieste hanno inviato all’organo comunitario, sebbene la procedura di consultazione fosse già conclusa, una documentazione per chiedere lo stralcio dall’elenco del rigassificatore di Zaule;
le associazioni ambientaliste hanno sottolineato alcuni aspetti che non sarebbero stati menzionati nelle informative del governo italiano. In particolare, sono state segnalate cinque criticità:
1) il progetto presentato da Gas Natural è incompleto, perché manca il collegamento via gasdotto del terminale di rigassificazione del GNL con la rete dei metanodotti;
2) il terminale GNL di Zaule fa parte di un complesso di progetti di infrastrutture energetiche che insistono sulla medesima area geografica (la porzione settentrionale del Golfo di Trieste) e che sono strettamente interconnessi tra loro, ma sono stati sottoposti separatamente ed indipendentemente alla procedura VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del Ministero dell’Ambiente in assenza di una pianificazione energetica complessiva e quindi senza nessuna Valutazione Ambientale Strategica ai sensi della Direttiva 2001/42/CE;
3) La procedura di VIA è stata viziata da numerose gravi irregolarità, compiute sia dalla società proponente, sia dagli organi ministeriali competenti;

4) il ministero dell’Ambiente italiano ha avviato, alla fine di dicembre 2012, un “supplemento istruttorio” sulla VIA relativa al progetto di Zaule, riconoscendo quindi l’inadeguatezza della valutazione effettuata allora. Tale supplemento istruttorio è tuttora in corso;
5) Ai numerosi rilievi sull’incompletezza degli studi ambientali presentati dalla società proponente del progetto, già formulati in occasione delle osservazioni nell’ambito della procedura VIA, si sono aggiunti ulteriori elementi di criticità ambientale, emersi dall’esame del progetto definitivo del terminale GNL, il quale presenta rilevanti modifiche rispetto a quello sottoposto alla procedura VIA, tanto da giustificare la richiesta di annullamento della VIA del 2009;
il 21 maggio c.a. Ion Codescu, direttore della sezione A1 della Direzione Affari legali e Coesione della Direzione generale Ambiente della Commissione Ue, ha risposto alle associazioni facendo presente che la Commissione Ue continua a valutare tutte le informazioni sulla realizzazione di rigassificatore di Zaule, nell’ambito dell’indagine EU Pilot 755/09/ENVI, in via di ricezione sia dalle autorità nazionali che dai cittadini;
Codescu ha fatto poi presente che “fino ad ora non è emersa nessuna prova di un violazione del diritto comunitario, perché tra l’altro nessun autorizzazione è stata ancora concessa e la costruzione non è iniziata per nessuno dei progetti”.
Infine, il direttore ha concluso sostenendo che la Commissione terrà conto delle informazioni fornite nel quadro dell’inchiesta in corso, e che l’elenco dei progetti delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario non è stato ancora approvato ed è quindi suscettibile di modifiche;
le associazioni ambientaliste hanno inviato la stessa documentazione ai membri delle Commissioni ambiente ed energia del Parlamento Europeo, auspicandosi che il governo Letta non continui ad appoggiare il progetto del rigassificatore proposto da Gas Natural a Trieste;
il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare del Governo Monti, Corrado Clini, nel mese di aprile c.a. ha firmato un decreto che sospende per sei mesi l’efficacia della Valutazione di impatto ambientale (VIA) sul progetto presentato dalla Gas Natural. Il provvedimento ha accolto il parere contrario della Commissione Via del dicastero che ha recepito a sua volta i pareri contrari del Comitato portuale di Trieste e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia. Il decreto, quindi, prende atto delle mutate situazioni del traffico marittimo triestino e delle prospettive di potenziamento previste dal Piano regolatore portuale.
Il rigassificatore, se realizzato con le modalità progettate dalla Gas Natural, non sarebbe compatibile con il traffico portuale attuale e con gli sviluppi futuri
-: se il Governo intenda eliminare il progetto del rigassificatore di Zaule dall’elenco delle possibili infrastrutture energetiche di interesse comunitario.
PRODANI - RIZZETTO
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 20 giugno 2013

 

 

Trieste on sight, tre giorni di dibattiti e concerti - SUI TEMI DELLA SOSTENIBILITÀ
“Esperimenti di cittadinanza” in programma da domani nel campo scout di Campo Sacro
Non una sagra ma una tre giorni dedicata ai temi della sostenibilità. È il concetto sul quale hanno insistito ieri gli organizzatori di “Trieste on Sight – Esperimenti di cittadinanza”, manifestazione che si terrà da domani a domenica nell’ostello Amis di Campo Sacro a Sgonico. Sarà una «festa-incontro con concerti, mostre, workshop, dibattiti, appuntamenti, libri e installazioni aperta a tutti». Vi si sono impegnati Comune, Arci Servizio Civile, Circolo Verdeazzurro, Legambiente e Consorzio italiano di solidarietà. Il villaggio di Sgonico avrà all’interno cinque aree: “Cittadinanza attiva e partecipazione” a cura di Arci Servizio Civile, “Festa della Musica” (Arci), “Girandolart” (Museo della Bora), “Feste virtuose” (Legambiente), “La giornata mondiale dei rifugiati” (Consorzio italiano di solidarietà – Ics). A illustrare il programma sono intervenuti l’assessore comunale per l’Educazione, Antonella Grim, i presidenti regionale e provinciale di Arci Servizio Civile, Giuliano Gelci e Costanza Iannone, del Circolo Verdeazzurro Legambiente, Lucia Sirocco e del Consorzio italiano di solidarietà Riccardo Trulla. L’apertura del villaggio è fissata per domani alle 16, con un benvenuto con prodotti equosolidali. Alle 17 incontro sul tema “Cercare lavoro senza perdersi”. Dalle 19 Festa della Musica. Alle 19.30 inaugurazione delle mostre fotografiche. Alle 20 “Speleo Award 2013”, rassegna video di speleologia. Sabato dalle 9 alle 17 “Puliamo una dolina”, iniziativa seguita da un campo scuola di mountain bike. Sempre il sabato, tra gli appuntamenti della mattinata un laboratorio di cucina con preparazione di piatti tipici di Portogallo, Spagna, Polonia, Serbia ed Emilia-Romagna. Dalle 15 alle 18 “Girandolart”, festa del vento e della fantasia. Alle 16 Laboratorio di Caponeria. Alle 17 “Servizio Civile sfida comune: la stiamo perdendo?”. Alle 19.45 verrà proposto “I ricordi di Bashir” di e con Gianni Calastri del Teatro di Nascosto di Volterra. Lo spettacolo narra la storia di un rifugiato afgano che attraversa l’occupazione russa, l’arrivo dei talebani e la fuga in Europa. La musica dal vivo è di Marzio Del Testa. Alle 20.30 è in programma il concerto di Orkestrada Circus e The Authentics. Oltre alla ripetizione di alcune iniziative, domenica alle 10 si terrà un laboratorio di Yoga seguito alle 13 da ballate folk irlandesi e americane con i Drunken Sailors. Dalle 15.30 alle 17 “Girandolart”. Alle 17 “I giovani incontrano le istituzioni”. Alle 19 uno stage di Danze popolari balcaniche seguito alle 20 dallo spettacolo del gruppo folkloristico serbo “Vuk Karadzic”. Alle 21 infine il concerto dei Chirikè. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti.

Ugo Salvini
 

 

Piano traffico “sepolto” da 351 emendamenti - Partenza difficile
Iniziata ieri la discussione, sentito il promotore di una petizione per il Borgo Giuseppino
Il Piano urbano del traffico approda in consiglio e la battaglia si prospetta lunga e difficile. Entro le 16 di ieri, orario in cui si chiudeva la presentazione degli emendamenti, erano 351 i documenti depositati agli uffici dell'assessorato di Elena Marchigiani. E ieri è stata anche la giornata del voto su una delle tante istanze presentate dai cittadini, la petizione di 400 firme per la revisione dell'organizzazione degli spazi di sosta nel borgo Giuseppino: un'iniziativa che ha trovato un plauso unanime da parte delle forze politiche ma che poi è stata bocciata con 24 voti contrari (11 a favore e 3 astenuti) dai ranghi della maggioranza. Una bocciatura che, come ha sintetizzato il consigliere Roberto Decarli, «non si basa sui contenuti della petizione, ma sul fatto che quegli stessi contenuti verranno poi esaminati in sede di dibattito sul Piano del traffico nel suo insieme». La petizione è stata presentata dal rappresentante del comitato promotore Enrico Corubolo. L'assessore Marchigiani ha rilevato «la ragionevolezza delle richieste, che verranno sicuramente discusse in sede di emendamenti». Il Pdl ha deciso invece di appoggiare da subito i firmatari: il consigliere Paolo Rovis ha annunciato il suo voto favorevole perché «le richieste sono in sintonia con alcuni dei 250 emendamenti presentati dal Pdl». Tra i contrari anche il M5S («la proposta riguarda una sola area in un piano che va inteso globalmente») e Un'Altra Trieste («buona parte della petizione è stata già recepita dal dibattito in commissione»). Marchigiani ha poi presentato la filosofia di fondo del piano: «Si basa su uno "scheletro" duro, attinente ai temi di vivibilità, pedonalità, mobilità dolce, trasporto pubblico locale. C'è poi una "pelle" di temi derivati, più malleabile, su cui si può lavorare molto: tra questi anche quello della sosta». Il pidiellino Everest Bertoli ha poi presentato una pregiudiziale, richiedendo il ritiro della delibera «per mancanza, tra le altre cose, di valutazioni finanziarie, del bilancio dei parcheggi e per carenze in ambito trasporto pubblico». Il segretario generale Mauro Silla ha risposto: «che gli elementi devono essere inclusi nei piani esecutivi, non nel piano generale», contestando anche le altre osservazioni del Pdl. Franco Bandelli di Un'Altra Trieste giudica la mossa del Pdl «demagogia»: «Cercano così di coltivare un bacino di voti che non li segue più. Le ultime sei elezioni l'hanno dimostrato». La successiva bocciatura della pregiudiziale al voto ha suscitato un acceso dibattito. All'inizio dell'assemblea il consigliere del Fli Michele Lobianco ha consegnato all'assessore un'automobile di plastica con un cartello indicante le criticità del Piano. Scherzo che l'assessore ha accolto con un sorriso non entusiasta.
 

Bicicletta multata, tutti in Posta con un euro - SABATO LA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA
L’organizzatrice: la sanzione è solo uno spunto, servono gli stalli per le due ruote
A questo punto non è una «battaglia antimulta, non lo è mai stata». Diventa, piuttosto, una «battaglia di civiltà», questo sì: se vogliamo città pulite, economicamente sostenibili, un posticino per le bici dovremo pur trovarlo. E i ciclisti dovremo pur “sopportarli”. Così Antonella Varesano, la proprietaria di quella due ruote agganciata a un palo sul marciapiede di via Filzi e sanzionata per questo con 84 euro di multa, si è inventata un appuntamento che in realtà vuole diventare un progetto. Esportabile, magari. L’appuntamento è sabato alle 11, in piazza Verdi. Tutti in bicicletta, e forniti di 1 euro. Per poi mollare la due ruote, fare una manciata di passi e andare a pagare il bollettino della municipale alle poste lì davanti. Annunciato un centinaio di pedalatori-benefattori. «Perché non c’entro più io, spiega la Varesano, il problema non è la multa in sé, è solo lo spunto. L’emergenza reale sono gli stalli: a Trieste semplicemente non ci sono. O meglio, da quanto mi risulta ci sono, sono stati ordinati dal Comune, ma sono bloccati dalla Soprintendenza. Ora, capisco che certe zone siano da proteggere, ma provate ad andare fuori dalla stazione centrale: bici rotte ovunque, e senza stalli. Perché? Cosa c’è lì da tutelare?». E siccome il nodo parcheggi è un problema parecchio diffuso in Italia, quello che spera Antonella - e l’associazione Ulisse Fiab, di cui è un’iscritta e che sta seguendo da vicino il progetto piste ciclabili a Trieste - è che proprio dalla nostra città possa partire un movimento che faccia capire che un posto sulle nostre strade se lo meritano pure le biciclette. Il che significa posteggi e mai più pali, strade sicure e non autostrade, piste ciclabili realizzate e non solo promesse (leggi il progetto del Comune del tracciato a “pi greco”, 85 km di viabilità dalle Rive alle vie Giulia e Cumano), e un pizzico di buonsenso e pazienza da parte di chi si muove con il motore, inquinando. Tutti. «Sabato può partecipare chiunque: ciclisti, famiglie, consiglieri comunali, esponenti della giunta, è l’invito della Varesano. Avremo anche un banchetto mobile, nel senso che porteremo una bici con un tavolino per chi volesse iscriversi a Ulisse. Ah, lo dico in anticipo: non servono permessi per questo...». Insomma, ecco le istruzioni per l’uso: ritrovo in piazza Verdi, con 1 euro in tasca. Bici incolonnate «modello asburgico», e poi tutti in posta a colpi di un euro a pagare la multa. E povero quell’impiegato che si ritroverà sabato mattina a contare 84 monetine...

Donatella Tretjak
 

 

Giunta, scivolone sulla Tares - Il regolamento sulle sanzioni è risultato illegittimo: Cosolini costretto a ritirarlo
L’amministrazione Cosolini batte in ritirata sulla Tares. E in aula rimedia una figura non propriamente da ricordare. Una figuraccia. L’opposizione, il Pdl in questo caso con il vicecapogruppo Claudio Giacomelli, prova l’affondo e va a segno. Istantanee dal Consiglio comunale dell’altra sera. Il sindaco Roberto Cosolini, quando è ormai sera tardi, decide così - non senza fastidi - di ritirare la delibera relativa al Regolamento comunale sul tributo sui rifiuti e sui servizi destinato a rimpiazzare la Tarsu. Ri-ti-ra-ta. «L’è tutto da rifare» avrebbe detto il compianto Gino Bartali, fuoriclasse del pedale, con quella sua indimenticabile parlata toscana. E in effetti l’iter, ora, è da rifare. Dall’inizio, dal passaggio in giunta sino all’approdo in Consiglio comunale passando per i pareri delle circoscrizioni e per la tappa in commissione. L’ennesimo boccone amaro per la gestione cosoliniana dell’ultimo periodo: prima del “caso Tares”, in aula l’amministrazione era stata costretta in maggio a rimangiarsi (per ripartire) il Regolamento del canone di occupazione di spazi e aree pubbliche (il problema qui si era avuto sui pareri tecnici degli uffici sugli emendamenti) e prim’ancora la delibera delle tariffe degli impianti sportivi. Ritirate. L’altro ieri, il nuovo stop. Tutto in meno di un mese. Per il primo cittadino, già alle prese con i mal di pancia di Sel in maggioranza (non ultimo il voto contrario dei vendoliani proprio sul Piano economico e finanziario del Servizio gestione dei rifiuti urbani) e dell’ex Idv Paolo Bassi e con la prospettiva di quella che sul Piano del traffico si annuncia come una nuova battaglia in aula, una battuta d’arresto di cui volentieri avrebbe fatto a meno. Ma cos’è successo martedì sera nell’aula di Palazzo Cheba? Sono passate da un po’ le 22, quando Claudio Giacomelli del Pdl prende la parola, per chiedere al segretario generale Filomena Falabella una verifica sulla delibera al “capitolo” sulle sanzioni. «Nel Regolamento proposto si prevedeva come sanzione per dichiarazione omessa o infedele, rispetto all’immobile - spiega lo stesso pidiellino - e al numero di persone che vi abitano, una cifra rispettivamente dal 100% al 200% e dal 50% al 100% del tributo dovuto, con un minimo di 50 euro. Mentre la legge nazionale del 2011 si riferisce invece, per la quantificazione, al tributo non versato». Su queste discrepanze ha eccepito Giacomelli. «Un inghippo - rileva l’esponente del Pdl - non solo formale, ma sostanziale: se un contribuente chiamato a pagare 120 euro di Tares ne avesse versati solo 100, con il Regolamento approdato in aula la sanzione sarebbe stata infatti calcolata sul totale di 120. Mentre le norme prevedono invece lo sia sul non versato, cioè, nell’esempio in questione, sui 20 euro». Una differenza di base di 100 euro. Falabella, al rientro in aula, ha spiegato che il Regolamento, se approvato, sarebbe dovuto necessariamente passare per una modifica in seconda battuta. A quel punto, imbufalito, Cosolini ha deciso: meglio ripresentare il tutto sostituendo quel “dovuto” con “non versato”. Anche se questo costerà un nuovo valzer burocratico a partire dall’adozione della delibera corretta in giunta. L’approvazione «deve avvenire prima di quella del bilancio di previsione 2013, a sua volta da approvare entro il 31 luglio - fa il punto l’assessore al Bilancio, Matteo Montesano -. Poi, regolamento e tariffe della Tares vanno comunicati al ministero entro 30 giorni dal termine dell’approvazione del bilancio stesso. Cioè non oltre i successivi 30 giorni». Intanto, il Regolamento sulla Tares ad oggi non c’è e la delibera che definisce le tariffe è stata a sua volta congelata (non può essere votata senza il via libera al Regolamento). Il tutto mentre il Piano economico e finanziario sul servizio è stato già licenziato dal Consiglio.
Matteo Unterweger

 

“Sabati ecologici”, 300 metri cubi di rifiuti raccolti nei CENTRI ITINERANTI
Buoni risultati per i Sabati ecologici: sono stati recuperati in totale 300 metri cubi di rifiuti. Questo il dato fornito da AcegasAps al termine dell’ultimo appuntamento, tenuto sabato scorso nell’area di parcheggio della Rotonda del Boschetto, con l’iniziativa “Sabati ecologici” voluta dal Comune e da AcegasAps «per migliorare la raccolta differenziata e contrastare l’ancora diffuso fenomeno dell’abbandono indiscriminato di rifiuti ingombranti sulla pubblica via». I “Sabati ecologici” hanno proposto per i primi tre sabati di giugno l’allestimento di centri di raccolta itineranti in tre zone della città: nella sede della Protezione vivile in Località Santa Croce; nell’area di parcheggio nei pressi della Risiera di San Sabba; e infine nell’area di parcheggio della Rotonda del Boschetto. «Grazie alla grande partecipazione dei triestini - si legge in una nota di AcegasAps - i risultati dell’iniziativa sono stati molto soddisfacenti». I 300 metri cubi sono stati totalizzati tra ingombranti misti (mobilio, materassi, legno, ferro...), frigoriferi, grandi elettrodomestici, inerti, ramaglie e scarti da giardini, piccoli elettrodomestici, monitor e televisioni, pneumatici, pitture e vernici. E ancora bombolette spray, olio da cucina, olio motore, oltre a batterie per autotrazione, lastre di vetro, lampade al neon. AcegasAps ricorda che i quattro centri di raccolta permanenti in servizio nel territorio di Trieste sono situati a San Giacomo, in via Carbonara 3 (tel. e fax 040.772688, aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19 e domenica dalle 8 alle 13); a Roiano in via Valmartinaga 10 (tel. e fax 40.4526337, aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19); a Opicina, in Strada per Vienna 84/a, (tel 040.212368, aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19); e in Campo Marzio, via Giulio Cesare 10, aperto dal lunedì al sabato dalle 6 alle 18.
 

 

Più di quattrocento treni soppressi in tre mesi - IL CALVARIO DEI PENDOLARI
TRIESTE Oltre 400 treni soppressi in tre mesi, dal 10 marzo all’8 giugno. Praticamente una media di almeno 130 convogli cancellati in 30 giorni. È l’allarme lanciato ieri dal Comitato dei pendolari del Friuli Venezia Giulia, che sul proprio blog ha pubblicato la lista nera dei disservizi ferroviari. «Il monitoraggio è stato effettuato quotidianamente – spiega la portavoce Cristina Sartor -, tramite il sito delle Ferrovie "Viaggiatreno”, che permette di verificare in tempo reale quali treni stanno circolando, quali sono in ritardo e quali invece sono stati cancellati». Fra le linee maggiormente coinvolte, la Trieste – Udine e la Trieste – Venezia, in buona sostanza gli assi principali su cui ogni giorno fa affidamento la gran parte dei pendolari. «La situazione sta diventando insostenibile – incalza Sartor -, non sappiamo neppure se la causa delle soppressioni dipenda dalla vetustà dei treni o piuttosto dalla mancanza di personale. Di certo questa situazione ci rende penosa la vita, quando invece avremmo solo bisogno di un trasporto affidabile e puntuale». Un tema caro anche al Comitato lavoratori e utenti dei servizi pendolari, che ieri, mentre a palazzo si riuniva la Commissione trasporti, si è presentato in piazza Oberdan, sotto la loggia del Consiglio, con una piccola delegazione di pensionati, studenti e impiegati. Fra loro anche il coordinatore per i trasporti di Legambiente Fvg, Andrea Wehrenfennig., seppur «a titolo personale». «Chiediamo un’inversione di rotta nella politica regionale dei trasporti – afferma il pensionato Dario Visintini -. L’uso individuale dei mezzi di trasporto comporta devastanti conseguenze per l’uomo e per l’ambiente. La necessaria revisione dei piani di trasporto locale e delle infrastrutture deve dare la priorità ai cittadini». Tra le varie istanze, si chiede la pubblicazione, sul sito della Regione, dei dati relativi all'afflusso dei mezzi pubblici, un bando di gara per il Trasporto pubblico locale non al massimo ribasso e la completa integrazione tariffaria tra treni, autobus e corriere, con tanto di tessera regionale da utilizzare su tutti i mezzi pubblici. E ancora, trasporti a chiamata nelle aree poco servite e nelle ore notturne. Istanze che sono state prese in considerazione dall’assessore Mariagrazia Santoro, seppur con le dovute premesse: «Anche se non ancora in maniera formale - puntualizza - le competenze su trasporti, mobilità e infrastrutture sono in capo alla presidente Deborah Serracchiani. Non appena si è insediata, questa giunta ha comunque preso atto del forte disagio percepito dagli utenti del trasporto locale, in primis dai pendolari. Stiamo vagliando forme di mitigazione per dare risposte in tempi brevi. E per quanto riguarda le legittime istanze mosse in piazza dal Comitato, esse verranno presentate alla presidente per valutarle nel merito e dare risposte adeguate».
Elena Placitelli

 

 

Di nuovo a migliaia i gamberi nel torrente della Val Rosandra
Bressi: decimate dalle estati calde le trote che li falcidiavano Ok il ritorno della specie, l’acqua è in buone condizioni
Per le trote erano un cibo prelibato soprattutto quelli che avevano pochi giorni di vita: piccoli, croccanti e saporiti. Ma alla fine i gamberi d’acqua dolce (nome scientifico Austropotamobius pallipes) hanno vinto la loro battaglia e sono tornati a popolare in forze il torrente Rosandra dove di recente sono stati anche ripetutamente fotografati. «Non si erano mai estinti del tutto - spiega Nicola Bressi, direttore dei Civici musei scientifici - ma la loro popolazione negli anni più recenti si era estremamente ridotta proprio perché falcidiata dalle trote che erano state artificialmente immesse nel torrente, non si sa bene da chi. Alla lunga però a perdere sono state proprie le trote a propria volta decimate dalle estati calde e secche, in particolare quella del 2003, ma anche quella del 2012: il Rosandra si asciuga quasi completamente e nelle poche pozze che rimangono questo pesce non riesce a vivere anche perché a essere immessa non era stata la trota marmorata, caratteristica appunto dei bacini fluviali adriatici, bensì quella appenninica». L’unico pesce rimasto a popolare il Rosandra è così la sanguinerola, di piccola taglia, che prende il nome dalla colorazione rosso sangue che assume il ventre del maschio. «Ma questa nuova proliferazione del gambero, che del resto si può trovare anche nell’alto corso del rio Ospo, è una notizia positiva - specifica Bressi - anche perché significa che l’acqua è in buone condizioni. È una sorta di astice in miniatura, anche se con una colorazione grigio marrone, nuota a colpi di coda e va all’indietro con un’andatura caratteristica, a gambero appunto. Le femmine trattengono sotto il ventre i piccoli per un po’ di tempo anche quando le uova sono già schiuse e ne danno alla luce un centinaio alla volta. Presto i gamberi si nutrono da soli, sono predatori e vanno a caccia di vermi, piccoli insetti e girini». L’Austropotamobius può raggiungere i 12 centimetri di lunghezza e i 90 grammi di peso e i maschi sono più grandi delle femmine. Nella seconda metà del Novecento in molti bacini le popolazioni di questo gambero, presente in gran parte d’Europa - dall’Inghilterra alla Dalmazia, dalla Liguria al Portogallo - si sono ridotte o sono addirittura scomparse. La sottospecie italiana è considerata a forte rischio di estinzione e il fatto che sia tornata a popolare il Rosandra è considerato dai naturalisti in modo estremamente positivo. (s.m.)
 

 

AGRICOLTURA Sit in e proteste contro gli Ogm

Da Roma al Friuli Venezia Giulia, dopo la semina pordenonese di mais transgenico, fioccano le levate di scudi. Oggi alle 14.30, in piazza Montecitorio, scenderà in piazza la “Task force no Ogm” in difesa del made in Italia. Sempre oggi ma alle 11, davanti al Palazzo della Regione di via Sabadini, ci sarà un sit in creativo - replica locale della manifestazione nazionale - organizzato da Aiab, Legambiente, Wwf, Slow food e altre associazioni. L’obiettivo della mobilitazione è «salvare ambiente ed cibo italiano dal pericolo di contaminazione da Organismi geneticamente modificati».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 19 giugno 2013

 

 

Rigassificatore, dialogo ambientalisti - Ue - DOPO IL PRESSING FAVOREVOLE DI PASSERA
È in navigazione verso le coste toscane quello che sarà il terzo impianto in Italia
«L’elenco dei progetti delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario non è stato ancora approvato ed è quindi suscettibile di modifiche». È la risposta che i funzionari della Direzione generale Energia di Bruxelles hanno dato a Wwf e Legambiente del Friuli Venezia Giulia preoccupati dopo che «il ministro Passera ma non solo - si legge in una nota delle associazioni ambientaliste - aveva agito da scatenato supporter del progetto». In effetti, evidentemente su input di Passera, Paola Arbia dirigente della Divisione relazioni comunitarie del ministero aveva inviato una lettera a Monika Zsigri, direttore generale per l’Energia della Commissione europea per ribattere ai rilievi fatti dalla Slovenia contro l’inserimento dell’impianto di Zaule tra gli impianti europei strategici. «Wwf e Legambiente, saputo dell’iniziativa del Mise - prosegue la nota - hanno informato la Direzione Energia di Bruxelles sulle svariate problematiche ambientali e di sicurezza del progetto omesse o sottovalutate nelle procedure seguite dai competenti organi italiani, così come sui contenziosi legali tuttora in corso e sulle crescenti opposizioni della cittadinanza e degli enti locali. Le due organizzazioni hanno potuto così rendersi conto che quasi nulla di tutto ciò era noto a Bruxelles, poiché il Mise aveva deliberatamente omesso di informare la Commissione europea, senza essere minimamente contrastato dal Ministero dell’Ambiente». Wwf e Legambiente concludono auspicando che «il nuovo Governo e in particolare i ministri dello Sviluppo economico, Zanonato e dell’Ambiente, Orlando non proseguano nell’opera di appoggio (e nell’omissione di informazioni) e marchino perciò una netta distanza rispetto a quanto fatto dai loro predecessori». Il primo passo in questa direzione dovrebbe essere la richiesta che il rigassificatore di Zaule non venga inserito nell’elenco delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario. E frattanto arriverà in Italia a metà luglio il terminal di rigassificazione Fsru Toscana che il 2 giugno, trainato da due rimorchiatori ha lasciato il cantiere navale di Drydocks world Dubai e che sarà posizionato a 22 chilometri dalla costa toscana tra Livorno e Pisa. Dopo il suo arrivo il terminal sarà dapprima collegato alle sei ancore già installate, poi alla condotta sottomarina per il trasporto del gas rigassificato già completata da Snam Rete Gas. L’inizio dell’attività avverrà nell’ultimo trimestre dell’anno. Fsru Toscana sarà il terzo rigassificatore italiano dopo quelli di La Spezia e Rovigo.
Silvio Maranzana

 

 

«Parcheggi salati? Ma 22.300 restano liberi» - PIANO TRAFFICO » LA STRENUA DIFESA DELLA SUA IDEATRICE
L’assessore Marchigiani «Un prelievo di 1700 su 24mila stalli. Favorevole alla prima mezz’ora dI sosta gratuita»
BORGO TERESIANO Per 30 euro al mese hanno il posto garantito, quei soldi nella zona rossa sarebbero bastati per pagare appena 21 ore
LA FILOSOFIA DEL PROGETTO Non è stato studiato per fare cassa, non vogliamo vessare la gente e non è immodificabile. Abbiamo sempre ascoltato tutti
Di reazioni, richieste e proteste si accende ogni momento una lucetta nuova sulla mappa della città. I nuovi 1700 parcheggi a pagamento previsti nel Piano del traffico che oggi inizia il suo percorso in Consiglio comunale sono sotto accusa da destra, e questo si capisce, ma anche da parti della sinistra che governa il Municipio. Più calmi adesso gli abitanti del borgo Teresiano: i 30 euro al mese nella ex Zona a traffico limitato li hanno infine accettati. Per quella cifra possono parcheggiare tutto il giorno e tutti i giorni, ma se lasciano lo spazio qualcun altro potrà fermarsi in centro. «Con quei soldi avrebbero pagato, nella “zona rossa” dove si trovano, 21 ore di sosta, ne hanno invece 321, tanto è cosa favorevole che adesso molti ci chiedono le stesse condizioni...». L’assessore all’Urbanistica, alla mobilità e al traffico Elena Marchigiani passa al contrattacco: «No, non è un piano per fare cassa coi parcheggi. No, non è un piano per vessare la gente in tempi di crisi. No, non è un piano immodificabile». Vera e propria attivista delle consultazioni a largo raggio, porta il suo Piano del traffico in aula disposta adesso ma anche a posteriori non solo ad accogliere emendamenti dell’opposizione (o magari della maggioranza, come si legge qui sotto), ma anche ad ascoltare gli ulteriori rilievi che pur dopo sequenze infinite di dialoghi incrociati continuano a emergere. «Se al Bivio di Miramare - dice - si vedrà che gli interessi dei cittadini ad avere la riviera tutta a libera sosta è prevalente sugli interessi collettivi (favorire anche i turisti che non hanno dove fermarsi), allora lo faremo. Ma, prima, un po’ di conti: i parcheggi liberi nelle aree di città in cui il Piano prevede l’istituzione del pedaggio - prosegue l’assessore - sono 24 mila. Non certo pochi. Adesso a pagamento ce ne sono 1100. Se ne aggiungono 1700. Arriviamo dunque a 2800 (poco più del 10%) con 23.300 liberi. E dei 2800 ben 1200 sono a tariffa agevolata per residenti». Qual è lo spirito dell’operazione? Rivendicare il diritto di suolo, pareggiare le condizioni degli abitanti (certi con macchina in strada come se la strada fosse di loro proprietà, altri già costretti a sborsare alte cifre per il parcheggio), aiutare i commercianti sveltendo il flusso dei potenziali clienti? «Un combinato di tutto questo» secondo Marchigiani. Dall’incrocio esce però la natura prevalente dell’azione di governo: movimentare, in effetti, le zone commerciali ampliando per contro quelle pedonali. E si scopre che un’altra novità “facilitatrice” potrebbe essere introdotta molto facilmente. Le circoscrizioni dell’altipiano (a Opicina e Basovizza arrivano stalli a 0.60 euro all’ora) hanno infatti chiesto che la prima mezz’ora di sosta sia gratuita. Un compromesso che all’assessore pare «un’idea ottima, se la si volesse estendere anche alla città io sarei assolutamente d’accordo. Si aiuta così il commercio, con ricambio di soste davanti ai negozi e maggiore accessibilità. Chi si fermasse un’ora e mezza pagherebbe solo 0.60 euro. E i residenti, la sera, avrebbero il posto a disposizione per sè». Anche in zone più di periferia, che si sono dichiarate a vocazione meno intensamente commerciale, il Comune è disposto a rivedere le decisioni. Per esempio in via Settefontane «dove è stato notato che le necessità del commercio sono meno pressanti e il cittadino prevale». Insomma Marchigiani “apre” a successive modificazioni. Anche dopo, a piano approvato. «La mediazione - avverte - si può trovare ancora, il test non finisce qui, è un processo in divenire, per migliorare la qualità complessiva della vita. La cosa importante è ampliare le zone pedonali, rivitalizzare ampie parti di città: ci sono sempre più richieste in questo senso. Un tratto di via con quattro posti in più o in meno a pagamento conta davvero poco. Possiamo limare». Il compromesso finale è conservare la fisionomia del progetto senza essere autoritari, e rispondere ai piccoli interessi senza cedere sui principi. Con punto di domanda finale: perché mai le moto dilagano in una moltiplicazione infinita di parcheggi e tutti gratuiti? Perché non far pagare anche a loro? Marchigiani ironizza: «Si può morire per molto meno... Lascio la decisione alle democratiche scelte del Consiglio comunale».
Gabriella Ziani

 

Terza circoscrizione: tutti contro il Pgtu meno il capo del Pd
Avranno pure mero ruolo consultivo, ma anche i parlamentini di quartiere, talvolta, possono lanciare segnali politici pesanti. Fa specie la spaccatura di maggioranza, causa sempre Piano del traffico, in Terza circoscrizione. Un ordine del giorno del Pdl contro il «mancato coinvolgimento nell’adozione finale del Piano», per quegli stalli blu al Bivio, è passato infatti all’unanimità. All’unanimità tranne uno: Giancarlo Ressani, il capogruppo del Pd, rimasto solo mentre colleghi di partito e schieramento hanno votato col centrodestra. L’estensore dell’ordine del giorno, il capogruppo del Pdl Michele Babuder, sottolinea appunto il «consenso pressoché unanime poiché, seppur la circoscrizione sia stata interpellata nel corso della redazione della bozza del nuovo Pgtu ed alcune osservazioni dell’ente siano anche state recepite dalla giunta, il parlamentino rionale non ha potuto conoscere né esprimersi sulla bozza definitiva». «Babuder - spiega Ressani - l’ha presentato come fosse un documento tecnico, in cui si chiede la ridiscussione, in realtà l’ordine del giorno ha una valenza assolutamente politica poiché vuole veicolare il messaggio che non c’è stata partecipazione, il che non è vero visto che abbiamo fatto otto o nove incontri con l’assessore Marchigiani, cui poi spetta il lavoro di sintesi. È facile dire di no, più difficile portare a termine un Piano del traffico, se lo ricorda il centrodestra, che peraltro non adottò alcun processo partecipativo».

(pi.ra.)
 

Federazione della sinistra pronta a dire no
Furlanic e Andolina: contrari se non passano i nostri emendamenti. Un’Altra Trieste: valuteremo in aula
Il no è secco, articolato, motivato. I due consiglieri comunali della Federazione della sinistra, il capogruppo Marino Andolina e Iztok Furlanic (quest’ultimo anche presidente del Consiglio comunale), ieri hanno bocciato il Piano del traffico «perché va a incidere negativamente sulla vita dei cittadini». E hanno preannunciato che in aula voteranno no - nonostante la FdS sostenga la maggioranza - «se non saranno accolti, almeno nella sostanza, i nostri 11 emendamenti». «Il trasporto pubblico – ha sintetizzato Furlanic - ha già subìto un taglio di 500mila chilometri quest'anno e ancor più drastico sarà quello del 2014; la bicicletta non può essere la soluzione. Un piano che limita la possibilità di parcheggiare liberamente nelle periferie per favorire i gestori privati non potrà mai trovare il nostro sì e non può far parte di un progetto presentato da una giunta di centrosinistra». Per recuperare i due voti, la maggioranza dovrà correggere il piano e «dedicare i nuovi introiti derivanti dai parcheggi a pagamento al trasporto pubblico. Non vorremmo trovarci – ha continuato Furlanic - con autobus strapieni che passano troppo raramente». Infine una proposta inedita: la vignetta per le due ruote. «Proponiamo un bollino – così Furlanic – dal costo di 10/15 euro all’anno, senza il quale i possessori di due ruote non potranno parcheggiare in centro». L'obiettivo per la FdS è di disincentivare l'uso del mezzo privato a favore del pubblico, con un centro cittadino «da dividere in tre zone, così che ciascuno possa godere dell'agevolazione nel pagamento degli stalli solo per la propria area di residenza». Andolina ha sottolineato di «essere d'accordo sull'ampliamento delle aree pedonali, però per gli anziani come me le annunciate novità porteranno a modifiche nelle abitudini di vita e un progetto di questo tipo, adottato in assenza di una motivazione sufficiente, non è accettabile, sembra piuttosto un pretesto per aumentare gli introiti del Comune». Il consigliere circoscrizionale Peter Behrens ha spiegato che «favorire il trasporto pubblico quando esso tende a scomparire significa mettere in ulteriore difficoltà chi lo deve utilizzare per forza». Paolo Geri, della Terza circoscrizione, ha ricordato che «da tempo proponiamo soluzioni alternative a Marchigiani, senza ottenere risposte». Sempre ieri si sono espressi gli esponenti di Un’Altra Trieste, dicendosi pronti alla discussione in aula, dove valuteranno di volta in volta come votare sui singoli punti «perché non abbiamo preconcetti». «Nel tempo abbiamo ottenuto significativi risultati su questi temi - ha detto Alessia Rosolen - e diamo atto all'assessore Marchigiani di avere avuto il coraggio di mettere mano a un problema che le giunte precedenti avevano sempre avuto paura di sfiorare. Presenteremo numerosi emendamenti, frutto delle richieste del territorio». «Non siamo per un no pregiudiziale - ha detto Bandelli - ma i nostri emendamenti sono vincolanti». Li hanno illustrati alcuni consiglieri circoscrizionali: si va dal no alla zona a traffico limitato in via di Roiano all’opposizione all'inversione del senso di marcia di via Madonnina.

Ugo Salvini
 

SEGNALAZIONI - La via Nordio è rinata da quando è diventata una zona a traffico limitato - IL DIBATTITO SULLA ZTL
Sono un imprenditore e nel 2005 ho acquistato un locale commerciale dove esercito la mia attività. Via Nordio si trovava come si può vedere dalla prima foto. Dal 2008 siamo diventati Ztl (zona a traffico limitato ad alta pedonalizzazione) in pratica possono accedere i veicoli per carico e scarico merci e i veicoli dei disabili. Come potete vedere dalla seconda foto la via è cambiata in meglio, si sono persi alcuni parcheggi liberi ma è aumentata la qualità della vita. Tutti i negozi hanno ripreso vita e sono stati affittati o venduti e anche gli appartamenti hanno aumentato di valore.

Giorgio Calcara
 

 

Comune, i “rifiuti” di Sel e Bassi mettono a rischio la maggioranza
Sel chiede un nuovo chiarimento politico. Il capogruppo: «Non escludo la nostra uscita dalla giunta»

Il sindaco Cosolini: «Capisco Sossi ma non Bassi che deve decidersi se stare dentro o fuori»
Piovono “rifiuti” dalla maggioranza sulla giunta comunale. Tre rifiuti da Sel e uno dal gruppo misto dove è approdato Bassi dopo il dissolvimento dell’Italia dei valori. “Rifiuti” è il termine corretto visto che si tratta del voto sul piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2013 che prevede un aumento del 10% della Tares, la tassa sulle “scovazze” che prende il posto della Tarsu. Un aumento che in realtà è un anticipo che il Comune verserà ad AcegasAps per far decollare la raccolta differenziata che a Trieste resta lontana dalla soglia europea. Il piano è stato approvato all’una di notte con 21 voti a favore e 15 contrari. Tra i contrari c’è una fetta di maggioranza: Sel in blocco e un pezzo di quello che reste dell’Idv. Tanto basta per farne un caso politico. Nessuno vuole parlare di crisi per ora anche se ormai c’è più di una catenella ai servizi sociali a dividere il centrosinistra da Sinistra ecologia e libertà. Tra il partito di Vendola e la giunta i rapporti sono logorati da tempo anche se l’assessore di Sel, Umberto Laureni, resta fisso al suo posto. «Votano contro solo quando sanno di non fare danni alla maggioranza» fa notare Everest Bertoli, capogruppo del Pdl. Un gioco delle parti. Il chiarimento è comunque avviato. Oggi si riunisce il direttivo provinciale di Sel e lunedì si terrà l’incontro di maggioranza del centrosinistra. «Diciamo che c’è una dialettica molto forte con questa giunta, ma non parliamo di crisi o uscita dalla maggioranza. Per ora mi fermo qua. Siamo dialettici» mette le mani avanti il coordinatore provinciale di Sel Fulvio Vallon. «Siamo in difficoltà, ma tentiamo di tenere una posizione dialettica. Noi vogliamo incontrare al più preso il nuovo segretario del Pd. Bisogna mettere in chiaro un po’ di cose a partire dai programmi. Non escludo a priori l’uscita alla maggioranza. A quel punto anche Laureni dovrà trarne le conseguenze» spinge Marino Sossi, capogruppo comunale, uno dei tre che ha votato contro. Tuttavia c’è ancora uno spazio dialettico prima di arrivare a tanto. Da Hegel in poi la dialettica è tutto. L’ex sindacalista della della Cgil non arriva a dire che era più a sinistra l’amministrazione di Dipiazza, ma non manca di far notare che all’epoca non c’era la “catenella” al welfare. «E il partito che deve decidere. Io resto uno della vecchia guardia. Ero nel Pci quando c’era Berlinguer. E, tanto per essere chiari, sulla pagine Facebook ha postato una sua frase: «Io sono comunista. Da giovane ho fatto una scelta di vita: stare dalla parte dei più deboli, degli sfruttati, dei diseredati, degli emarginati. E lo farò fino alla fine della mia vita». Le catenelle sono avvisate. E anche il sindaco che per ora sta a guardare senza agitarsi più di tanto. «Sel dice che la maggioranza non è una caserma. Sono d’accordo. Ma vale per tutti. Capisco il malumore di Sossi. Marino ha maturato una diffidenza storica nei confronti di Acegas. Ma credo possa essere superata» assicura il primo cittadino. Del resto il piano dei rifiuti trova l’appoggio dell’assessore Laureni, espressione di Sel. «Ho preso atto che c’è questa differenza di posizione, ma è così sconvolgente. Sel è favorevole alla differenziata. Io ho fiducia nel piano approvato. Il partito non condivide questa cambiale in bianco data da Acegas. E forse non ha tutti i torti visto il passato di Acegas» dice l’assessore. Non sarà però il “caro scovazze” ad archiviare la maggioranza di centrosinistra. Per ora. L’unico problema, in tono minore, riguarda l’ex dipietrista Paolo Bassi. «Deve decidersi se sta dentro o fuori la maggioranza» tuona il sindaco. «Il suo atteggiamento è incomprensibile. Ieri ha votato una pregiudiziale assieme al Movimento 5 Stelle». La scelta di Bassi non cambierà comunque i rapporti di forza della maggioranza. «Io e Sossi siamo amici. Capisco il suo mal di pancia. Ma troveremo un rimedio» dice il sindaco. Forse basta una salto in farmacia. Ce n’è una proprio sotto il Municipio.
Fabio Dorigo

 

Waldy Catalano: «Tre milioni dati all’AcegasAps a piè di lista»
«Tre milioni all'Acegas a piè di lista...». Waldy Catalano (nella foto con Laureni), responsabile lavoro di Sel ed ex segretario della Cgil, offre la sintesi sulla nuova “tassa delle scovazze”. «Una maggioranza di "strucabotoni" in Consiglio comunale - scrive sul suo profilo Facebook - ha approvato un aumento del 10% della tassa sui rifiuti (ora Tares) a fronte di un piano di incremento della raccolta differenziata dei rifiuti, presentato da Acegas. Piano con gravi lacune in merito alla giustificazione di tale aumento, così come sul raggiungimento degli obiettivi. Acegas ha chiesto e ottenuto tale cifra in anticipo (“no ste rider”), quale precondizione per avviare l'incremento della raccolta differenziata richiesto dal Comune». Geniale. «E desso tutti sti schei, tra l'altro, va in una società in cui el comun de trieste conta sempre meno. Geniale» commenta Enrico Maria Milic. (fa.do.)
 

«Meno lavoro per AcegasAps ma costi più alti per i triestini» - IL PDL
L’aumento della Tares è «ingiustificato e rischia di mettere sul lastrico decine di piccole aziende locali, oltre che provocare ulteriori disagi per i cittadini più anziani». Il Pdl si è espresso con forte critica ieri sul Piano rifiuti 2013 presentato dalla giunta Cosolini. Per il capogruppo Everest Bertoli «la Tares è un capriccio da 3 milioni. La giunta, già decisa una raffica di aumenti, ora alza del 10% la Tares a carico dei triestini per la differenziata e per il 2014 ci sarà un ulteriore aumento per arrivare al 20%». «L'umido sarà portato in un deposito provvisorio – ha detto Piero Camber - da dove 600 autotreni l'anno al prezzo di 89 euro più Iva a tonnellata saranno portati a Maniago. Spariranno 800 piccoli cassonetti surrogati da 275 tre volte più grandi. Perciò il lavoro per AcegasAps calerà ma noi pagheremo di più. E sarà meno agevole per tutti raggiungere i cassonetti nuovi, mentre il tasso di remunerazione per AcegasAps sarà del 12,07». Paolo Rovis ha sottolineato che «bisognerebbe spazzare di più le strade e abbiamo presentato un emendamento, ovviamente bocciato». Maurizio Bucci ha parlato dell’inceneritore: «L’impianto ha tre linee di lavoro che produce energia. Se l’umido sarà trasferito fuori città dovremmo assumerci l'onere di accogliere immondizie che arrivano da altre città per mantenere gli attuali livelli di produzione. Si spinge una differenziata per l'umido che oggi è un lusso». Per Manuela Declich «i cassonetti caleranno con disagio per i cittadini, soprattutto i più anziani». «Nel 2012 il Comune ha superato i 121 milioni d’incasso fra tasse, tributi e imposte – ha rilevato Claudio Giacomelli - nel 2011 erano stati 96 milioni. Nel 2013 supereremo i 130, cifra mai vista in città. Il Comune evidentemente non ha tagliato le spese». (u.s.)
 

SEGNALAZIONI - RIFIUTI - Diritti e doveri

Alcune forze politiche si schierano contro l’aumento dell’imposta per la raccolta dei rifiuti invocando la crisi che già colpisce pesantemente le risorse delle famiglie. Quegli stessi paiono però non domandarsi quale sia la causa della scarsa percentuale di raccolta differenziata che a Trieste si raccoglie. La colpa può essere forse del governo della città? Dei soliti politici? Ebbene no, purtroppo in questo caso è solo colpa di tutti coloro che non si prendono cura di differenziare i rifiuti. Eppure non si dirà che è un compito gravoso! Naturalmente, per la noncuranza e pigrizia di tanti pagano tutti e per chi è in maggiori difficoltà l’aumento previsto pesa di più. C’è quindi anche un aspetto di equità in questo dovere. Mi pare che i cittadini siano molto più inclini a conoscere i propri diritti che i propri doveri: ne è causa anche una certa politica che parla molto di diritti, ma dei doveri non fa cenno. Ma si è sempre in tempo per cominciare. La faccenda della differenziata viene proprio utile allo scopo: è un dovere differenziare a tutela dell’ambiente e affinché tutti si paghi di meno. Se non si riesce a convincere i cittadini con le campagne di sensibilizzazione, ben vengano le riduzioni tariffarie per coloro che differenziano: le aspettiamo, soprattutto perché potranno convincere anche i più riottosi che differenziare è non solo utile, ma anche conveniente.

Caterina Dolcher

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 18 giugno 2013

 

 

Gli stalli per le biciclette: mai arrivato l’ok definitivo - LA BUROCRAZIA
Una delle questioni in campo tra Comune e Soprintendenza ai beni architettonici ha un titolo a prima vista minimale: stalli per biciclette. Però è da 6 mesi (7 considerando i colloqui preliminari) che non si arriva al punto. «Stiamo ancora lavorando - spiega l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani -, adesso ci è stato chiesto di produrre dei veri e propri “rendering” su come si situeranno questi sostegni per bici nei luoghi che abbiamo indicato. È un lavoro cospicuo. Lo stiamo finendo. E speriamo di arrivare a un accordo...». Il Comune vuole favorire le biciclette, e ha anche interpellato tutte le categorie economiche prima di dare il via al progetto. Ha concordato con negozianti e altri la tipologia di stallo più adatta e sicura. Trovato l’assenso, è stato scelto il modello. E il 18 gennaio l’incartamento è arrivato alla soprintendente Maria Giulia Picchione. Che ha chiesto integrazioni e altri chiarimenti. L’autorizzazione per i supporti è arrivata ad aprile. Ma non c’è ancora l’assenso sulla mappa. Dove si possono allestire i park per due ruote? Il progetto prevede che esercenti, o uffici, possano creare il proprio punto fisso di sosta, e in tal senso ci sarà un bando al quale gli interessati dovrebbero rispondere. Non pagherebbero l’uso di suolo pubblico, ma in cambio dovrebbero regalare due stalli al Comune per le aree di sua pertinenza. Con targhetta del donatore, una sorta di sponsorizzazione. E qui cominciano i nuovi problemi: è necessario trovare uno schema di autorizzazione che non costringa in seguito i privati a ulteriori tortuose lungaggini autorizzative solo per parcheggiare una bici di passaggio. Quanti mesi ancora per veder finita la storia?

(g. z.)
 

«Nuove strisce blu? Un salasso per la gente» - PDL ALL’ATTACCO
Sull’aumento del numero dei parcheggi a pagamento decisi dalla giunta sarà battaglia, sia in consiglio comunale, sia nei rioni «dove sono già iniziate raccolte di firme per opporsi a questa scellerata proposta dell’esecutivo». Ad annunciarlo è stato ieri il consigliere comunale del Pdl, Paolo Rovis, accompagnato da due consiglieri circoscrizionali dello stesso partito, Lucrezia Chermaz e Cristian Puntaferro. «Oggi i parcheggi a pagamento portano nelle casse del Comune circa 2,5 milioni di euro all'anno. Se entrerà in vigore la proposta dell’assessore Elena Marchigiani – ha aggiunto - tale cifra sarà raddoppiata. Il tutto a carico dei cittadini, per i quali questa novità si tradurrà in un autentico salasso. Come Pdl ci opporremo in consiglio comunale fin subito. Le scelte – ha concluso Rovis - sono fatte per mettere in difficoltà i piccoli commercianti ed esercenti. Questo succede quando a fare gli assessori sono persone che non hanno alcuna esperienza di contatto col territorio». Com’è noto la proposta della giunta riguarda nuovi parcheggi “blu” a Miramare, a Roiano, nel Borgo Teresiano e in quello Giuseppino, oltre che in vari punti della periferia. «A Miramare – ha sottolineato Lucrezia Chermaz - si andrebbe a penalizzare attività, come gli stabilimenti balneari, già in difficoltà. Raccolte di firme per protestare sono iniziate subito. Lo stesso discorso vale per quanto concerne la via Settefontane – ha incalzato Cristian Puntaferro - dove é già difficilissimo trovare posto per le automobili. Va a finire che avere un mezzo privato diventerà un lusso che molti non potranno sopportare». Contrari alla proposta della giunta si sono dichiarati, a nome dei loro colleghi del rione, due commercianti di via Settefontane, Graziella Malisa e Donato Piccioli: «La crisi é pesante – hanno ribadito - se aggiungiamo i balzelli sui parcheggi moriremo come attività. Speriamo che l'amministrazione cambi idea».

Ugo Salvini
 

 

«Plastica “usa e getta” riciclabile» - INDICAZIONI DI ACEGASAPS
Piatti e bicchieri monouso nella «differenziata degli imballaggi»
«Piatti e bicchieri monouso in plastica sono riciclabili e da conferire nella raccolta differenziata degli imballaggi in plastica». Lo puntualizza in una nota, volta proprio a fare «maggiore chiarezza sulla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica», AcegasAps, che vale dal primo maggio 2012. «Dallo scorso anno - si legge nella nota stampa - piatti e bicchieri “usa e getta” possono avere nuova vita ed essere riciclati assieme a bottiglie di acqua minerale o bibite, flaconi e barattoli per prodotti alimentari, per l’igiene personale o di prodotti per le pulizie senza i simboli di sostanze pericolose, vaschette per alimenti anche in polistirolo, vasetti dello yogurt, vaschette porta uova, sacchetti per cibi surgelati, film di imballaggio e tutti gli altri imballaggi in plastica, assieme ai quali devono essere conferiti». Occhio però: «La raccolta differenziata della plastica riguarda solo gli imballaggi», quindi «solo bicchieri e piatti “monouso”, mentre piatti e bicchieri in plastica dura che possono essere utilizzati in modo duraturo devono continuare ad essere gettati nei contenitori per i rifiuti indifferenziati. Stessa destinazione anche per le posate in plastica e i bastoncini per mescolare le bevande calde poiché non possono essere considerati imballaggi. Analogamente non sono considerati imballaggi e dunque non vanno gettati nella plastica giocattoli, strumenti da cucina, cd o dvd con relative custodie, accendini, penne, appendiabiti e altri oggetti in plastica, che devono essere conferiti assieme ai rifiuti indifferenziati. Piatti e bicchieri in materiali compostabili, come mater-bi o Pla, invece, devono essere conferiti nei contenitori per la raccolta dei rifiuti organici».

 

Aula in subbuglio sulla Tares Sel e Bassi pronti a dire “no”
Consiglio comunale proseguito sino a notte fonda per il voto sulla gestione del servizio rifiuti urbani. Aumento dei costi del 10%: la maggioranza si divide
Un emendamento per decidere. Per capire se votare con o contro la propria maggioranza. Il gruppo di Sel - composto dai consiglieri Marino Sossi, Daniela Gerin e Mario Reali - più l’ex Idv oggi nel Gruppo misto Paolo Bassi a ieri sera in Consiglio comunale erano pronti a esprimersi contro il Piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2013 presentato dalla giunta Cosolini. In pratica, contro il prospettato aumento del 10% (rispetto allo scorso anno) delle risorse che il Comune verserà nelle casse di AcegasAps, divenuta come noto parte del Gruppo Hera, per il lavoro in questione. Incremento che si tradurrà per i cittadini in bollette per la Tares più costose, mediamente del 10%, rispetto alla vecchia Tarsu. Sel e Bassi hanno presentato un emendamento chiedendo, in sintesi, di limare il provvedimento, fermandosi al +3%. La proposta della giunta, in termini assoluti, è di pagare ad AcegasAps per il servizio 28 milioni e 978mila euro più Iva. «Vedremo come andrà il voto sul nostro emendamento e ci regoleremo di conseguenza», ha chiarito una volta di più Sossi. Sindaco Cosolini e alleati di centrosinistra avvisati. Ma, in ogni caso, garantiti dai numeri: anche con il voto contrario dei vendoliani e di Bassi, maggioranza a 21 contro 19 (ipotizzando un’opposizione compattamente per il “no” con i suoi 15 elementi presenti, unico assente Roberto Antonione). I lavori in Consiglio si sono protratti sino a notte fonda, le votazioni pure, nonostante la seduta si fosse aperta poco dopo le 17 di ieri pomeriggio. Sospesa quasi subito per un’oretta, peraltro, dopo un’articolata pregiudiziale grillina targata Paolo Menis, cui gli uffici - attraverso il segretario generale Filomena Falabella - hanno ritenuto di rispondere assicurando di aver predisposto documenti sufficientemente esaustivi. L’assessore all’Ambiente Umberto Laureni ha promesso all’assemblea «un impegno molto forte» da parte del Comune «a verificare i risultati e qualsiasi mancanza» nell’ambito del servizio di AcegasAps. Critiche dall’opposizione: «Sulla base delle tabelle ministeriali - le parole di Paolo Rovis del Pdl -, per alcuni soggetti come le banche la tassa sui rifiuti diminuirà, ma per altri, e mi riferisco a bar, ristoranti o ai botteghini di frutta e verdura l’incremento sarà del 300-400% rispetto al 2012. A questo massacro, la giunta aggiunge un ulteriore aumento». Così il suo collega di partito Claudio Giacomelli: «In un biennio quest’amministrazione farà pagare ai cittadini 250 milioni di euro di tributi». Mentre Paolo Bassi dalla maggioranza: «Questo piano non ci fornisce tutti gli elementi per giudicare se il servizio sia adeguato o meno». Poi ancora Sossi ha ricordato il protocollo siglato dai sindaci nell’operazione AcegasAps-Hera e che parla di «misure volte all’abbattimento delle tariffe e all’incremento occupazionale». Critico anche Lobianco del Fli («scelta non coerente con i tempi») mentre Giovanni Maria Coloni del Pd ha espresso «fiducia a giunta e tecnici».
Matteo Unterweger

 

 

Mare più pulito ma la Croazia ci batte - La qualita' dei nostri mari
Migliora la qualità delle acque soprattutto in Adriatico. Il Veneto “al top”
ROMA Migliora la qualità delle acque italiane, soprattutto in Adriatico. Ma quelle croate, nella fattispecie dalmate, ma anche istriane, sono ancora inavvicinabili. E sulla sponda italiana il Veneto e la Romagna, con il 100% di acque conformi a un livello eccelletente sono sopra il Friuli Venezia Giulia. Nel complesso “bollino blù” di qualità alle acque italiane: i mari, ma anche i fiumi e i laghi del Belpaese, sono infatti promossi nella maggioranza dei casi a pieni voti per salubrità ai fini della balneazione. Il 96,6% delle acque di balneazione è risultato infatti a norma nel 2012, con un incremento del 4,7% rispetto al 2011. Il dato emerge dal Rapporto 2013 del ministero della Salute sulla qualità delle acque di balneazione presentato dal ministro Beatrice Lorenzin. Nonostante il dato positivo, nella classifica l’Italia resta però dietro paesi come Croazia, Grecia e Portogallo. Il Rapporto ha anche censito la presenza di 61 punti di balneazione non conformi e si basa sui dati forniti dalle Regioni su 5509 punti di balneazione, di cui 4880 costieri e il resto lacustri o fluviali (rappresentano più di un quarto di tutti quelli registrati in Europa). La classificazione delle acque è definita sulla base delle concentrazioni di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli come riportato nella nuova Direttiva Ue del 2006. I dati sono più che positivi: la percentuale di acque di qualità “eccellente” sulla base delle analisi è l’85,1%, mentre il 10,9% è “buona” o “sufficiente”. Il nostro Paese si piazza così al di sopra della media europea, ma risulta tuttavia dietro a Cipro e Lussemburgo, che hanno il 100% di punti di balneazione eccellenti, e anche dietro Malta, Croazia, Germania, Grecia e Portogallo. Va però precisato, rilevano gli esperti, che l’Italia ha un’estensione costiera tra le maggiori, con circa 8000 km di coste. Quanto alla classifica regionale, due sono le Regioni che hanno il 100% di acque conformi ad un livello “eccellente”, ovvero Emilia Romagna e Veneto, mentre i punti di balneazione peggiori sono per le zone costiere quelli dell’Abruzzo (la percentuale di conformità è dell’84.75%) e per le zone interne quelli del Lazio (sono conformi per il 75%). «Non solo c’è stato un miglioramento, ma siamo praticamente tra i primi in Europa per la balneabilità delle acque marine e anche per lo stato delle acque interne», ha commentato Lorenzin.
 

Carcassa di un delfino morto sulla spiaggia di Miramare
Il decesso risalirebbe a due settimane fa: era ormai senza coda e con la pelle a brandelli La marea l’ha portato dalle acque slovene. Altro esemplare trovato senza vita a Umago
Un delfino morto, probabilmente da due settimane, è stato trovato ieri sulla spiaggetta delle Scuderie all’interno della Riserva Marina di Miramare. Era in uno stato pietoso, senza un pezzo di coda e con la pelle a brandelli, segno che nel lungo periodo in cui è rimasto morto in mare è stato mangiato da altri pesci. Almeno questa è la spiegazione che danno i biologi marini dell’Area protetta. I quali hanno subito allertato i vigili urbani, il servizio sanitario e veterinario dell’Azienda sanitaria triestina. Da una prima analisi risulta essere un tursiope, o delfino dal naso a bottiglia (come viene definito), un cetaceo odontoceto cioè appartenente alla famiglia dei Delfinidi. Si tratta del mammifero più studiato, e più conosciuto, e quello più utilizzato nei delfinari per la grande abilità di questo esemplare di compiere acrobazie fuori dall’acqua. Utilizzato anche perché è una specie di delfini che sopporta più di altri la cattività. Delfini cioè che vengono “addestrati” per lo spettacolo e che attirano la curiosità dei bambini, e non solo. Il delfino trovato esanime era di oltre due metri di lunghezza. Aveva ben poco del suo aspetto originale: il lungo periodo in cui è rimasto morto in mare lo aveva cambiato notevolmente: la coda era quasi sparita e la pelle era a brandelli. Secondo i biologi della Riserva marina era probabilmente morto da un paio di settimane, la marea poi lo aveva trasportato in uno dei più bei posti marini d’Italia. Probabilmente è arrivato da una zona al largo della Slovenia, dove esiste una popolazione stanziale di delfini. Secondo gli studiosi non esistono, comunque, delfini legati a un’area di mare così ristretta ma animali che si muovono in un areale più ampio (golfo di Trieste, Croazia settentrionale) che comprende anche le acque slovene. E proprio nei pressi di Umago è stata trovata nei giorni scorsi un’altra carcassa di delfino morto. In mattinata, dopo la denuncia, l’intervento immediato dei vigili urbani e del Servizio sanitario e veterinario che hanno poi prelevato un campione per l’esame del Dna del delfino. Una volta terminate queste pratiche “burocratiche” il cetaceo, o meglio quello che è rimasto, è stato ritirato dal Servizio di smaltimento speciale. E ieri mattina, proprio mentre erano in atto i soccorsi al delfino morto, si sono rivisti per pochissimo tempo tempo Gergios e Armani (chiamati così per la loro “eleganza”), i due delfini della specie Tursiops truncatus, che da qualche giorno frequentano le acque prossime alle falesie di Duino. Si sono fatti vedere per pochissimo tempo. Una semplice apparizione, una toccata e fuga per riprendere la via verso Barcola. I due esemplari sono molto conosciuti dai ricercatori che da anni ormai si occupano di fotografare, catalogare e registrare i comportamenti dei cetacei che popolano le acque del Golfo di Trieste. Secondo quanto hanno potuto documentare i ricercatori dell’Area protetta, si tratta di una coppia di adulti di medie dimensioni che sono stati osservati per la prima volta agli inizi di maggio nelle acque slovene al largo di Pirano e successivamente nei pressi dell’Area marina protetta di Miramare. Una settimana fa si sono fatti vivi al largo del castello di Miramare prima di spostarsi verso quello di Duino. Sono dunque diventati due star, ogni loro comparsata attira l’attenzione di studiosi o di semplici curiosi, intenti a prendere la tintarella.
Ferdinando Viola

 

I biologi ai diportisti: restare con le barche ad almeno 200 metri
Una segnalazione e un invito che arrivano dall’Area marina protetta di Miramare: i diportisti che dovessero incontrare i delfini o altri cetacei durante le uscite in barca devono di mantenersi ad almeno 200 metri dagli animali, non devono cercare di avvicinarli ma osservarli senza disturbare, se possibile anche spegnendo eventualmente il motore per evitare rumori eccessivi. I biologi dell’Area protetta chiedono poi di segnalare eventuali avvistamenti, meglio se la segnalazione è corredata da fotografie da riportare all’Amp di Miramare (numero di telefono 040224143, e-mail info@riservamarinamiramare.it, sito internet www.facebook.com/AMP Miramare) o alla Capitaneria di Porto di Trieste (numero di telefono 040676611).
 

Tavola della Pace - Quattro deputati dicono no agli F-35

Serena Pellegrino (Sel), Giorgio Zanin (Pd) Aris Prodani e Walter Rizzetto (M5s) sono i primi quattro deputati del Friuli Venezia Giulia che hanno aderito alla campagna “No F-35” promossa in tutta Italia affinché la Camera voti la cancellazione del programma per la costruzione e l’acquisto dei «costosissimi cacciabombardieri». A darne notizia è la Tavola della pace del Friuli Venezia Giulia che, con Alessandro Capuzzo, invita tutti gli altri deputati regionali a sottoscrivere all’appello ricordando che «gli ordigni nucleari stoccati ad Aviano potranno essere trasportati proprio dagli F-35».

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 17 giugno 2013

 

 

L’isola di Cherso “scatena” la guerra contro i cinghiali
Decisa l’installazione di un maxi-recinto elettrificato per fermare le incursioni che distruggono le greggi ovine
IL pastore elettronico Potrebbe consentire un rilancio dei caseifici locali
CHERSO L’idea è venuta ai responsabili della Cooperativa agricola di Cherso e si propone di limitare la dannosa attività dei cinghiali che in quest’isola quarnerina distruggono colture e uccidono ogni anno centinaia di agnelli, per cibarsi delle loro interiora. Nelle prossime settimane sarà installato il cosiddetto pastore elettrico, un recinto che – grazie all’elettricità – terrà lontani i cinghiali da un’area di 250 ettari, situata nelle vicinanze della statale Faresina–Lussingrande, tra l’incrocio per lo scalo traghetti di Smergo e la chiesa di San Salvatore. Questa zona adibita a pascolo e teatro di quotidiane scorribande da parte degli irsuti animali (specie alloctona per Cherso) è stata visitata nei giorni scorsi da rappresentanti della ditta austriaca BiopharmVet, che fornirà la recinzione. «Il progetto comporterà un investimento di circa 100 mila kune (13 mila e 390 euro) – è quanto puntualizzato dal direttore della cooperativa, Mateo Feraric – e ci attendiamo un supporto finanziario della Regione quarnerino – montana. Crediamo che il cosiddetto pastore elettrico ci garantirà una maggior tutela dai cinghiali, permettendo ai pastori la ripresa della produzione di formaggio ovino». Giova ricordare che agli inizi degli anni 80 del secolo scorso l’isola di Cherso aveva ben sette caseifici dislocati in altrettante piccole località, con il formaggio ovino di Cherso che era molto apprezzato e ricercato. Attualmente la produzione è modesta e riguarda un esiguo numero di isolani. Visto però che la rivitalizzazione dell’olivicoltura a Cherso ha dato risultati molto significativi, alla cooperativa agricola di Cherso intendono dare una scossa alla produzione di formaggi che potrebbe regalare grosse soddisfazioni agli isolani. «Per farlo – ha aggiunto Feraric – dobbiamo affrancarci dal problema dei cinghiali, che esiste da ormai trent’anni, causato da un’errata politica nei confronti del turismo venatorio a Cherso. Invito i sindaci di Cherso e Lussino, Kristijan Jurjako e Gari Cappelli, ad essere più concreti nel risolvere la pluridecennale questione, che ha quasi distrutto l’ovinicoltura sull’isola». Intanto gli esperti hanno constatato che i danni agli agnelli sono minori durante la stagione della raccolta delle olive. Nei mesi in questione, a portarsi negli oliveti è un elevato numero di persone la cui presenza incute paura ai cinghiali e vede quest’ultimi evitare tali aree. Ogni anno nel gregge della cooperativa nascono circa 2 mila agnelli, di cui 200–300 vengono puntualmente fatti a pezzi dai cinghiali.
Andrea Marsanich

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 16 giugno 2013

 

 

«Arvedi intende salvare la siderurgia a Servola»
Il sindaco conferma: manifestazione d’interesse trasmessa al commissario Se le trattative andranno in porto, salvi pressoché tutti i posti di lavoro
La conferma arriva direttamente dal sindaco Roberto Cosolini: «Il cavalier Giovanni Arvedi ha presentato una manifestazione d’interesse per acquisire la Ferriera di Servola che è già stata inoltrata al commissario del Gruppo Lucchini, Piero Nardi». Il core business del gruppo cremonese Arvedi è costituito da attività siderurgiche primarie e di trasformazione con 4 aziende situate nel Nord Italia, volumi di circa 3,2 milioni di tonnellate, un fatturato consolidato di 2.345 milioni di euro nel 2011 e 2.529 dipendenti. È stato Francesco Rosato, ex direttore a Servola e oggi consulente del Comune per la riconversione dell’area, ad aver “intercettato” l’interesse di Arvedi e ora dà alcune anticipazioni: «È in corso una due diligence sui costi della gestione economica del ciclo a caldo che presuppone il mantenimento dell’altoforno con interventi per la riduzione delle emissioni nell’ambiente a carico del compratore. La ghisa invece potrebbe essere importata con dismissione della cokeria. Ma il progetto di Arvedi - precisa Rosato - prevede anche lo sviluppo di attività logistica con l’utilizzo del terminal dove il Gruppo farebbe arrivare migliaia di tonnellate di rottami di ferro da trasportare poi nelle acciaierie in Lombardia. Sono però in corso ancora valutazioni sul mercato della ghisa e soprattutto va risolta la prosecuzione del Chip 6». Un equilibrio economico sarebbe infatti raggiungibile solo se la Ferriera potrà continuare a vendere i gas refusi alla centrale Elettra se a propria volta questa potrà continuare a beneficiare degli sconti governativi previsti dal Cip6. Il passaggio di mano potrebbe avvenire senza soluzione di continuità poiché il piano prevede un contratto d’affitto d’azienda nell’attesa che siano definiti prezzi e modi per la vendita. Ma c’è anche dell’altro. «Una seconda manifestazione d’interesse è già stata inoltrata al commissario - aggiunge Rosato - ed è stata avanzata da Siemens ferroviaria che vorrebbe insediarsi nelle officine di Servola per eseguire manutenzione di materiale ferroviario anche per conto terzi». Questo secondo caso comporterebbe ricadute molto inferiori sul versante occupazionale, ma se entrambe le proposte si concretizzassero, pressoché tutti i posti di lavoro sarebbero salvi. C’è anche una società austriaca che intende impiantare un’attività metalmeccanica, ma in questo caso la trattativa si è momentaneamente fermata sul nodo bonifica. Entro giugno il piano di Rosato sarà definito e già ai primi di luglio il futuro di Servola potrebbe essere chiaro».
Silvio Maranzana

 

Gli abitanti non ci stanno: «Ma questa non è riconversione»
«No, non ci siamo proprio - sbotta Alda Sancin, presidente dell’associazione “No smog” che da anni si batte contro l’inquinamento a Servola - riconversione significa chiudere la Ferriera e aprire una fabbrica di caramelle o cioccolatini». Gli abitanti del rione non vorrebbero nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di una prosecuzione dell’attività siderurgica. «Forse - specifica Sancin - sarebbe accettabile soltanto radere al suolo la fabbrica, bonificare tutta l’area e ricostruire uno stabilimento secondo i criteri più innovativi, come avviene ad esempio in Germania. Ma a dirla tutta, nemmeno questo sarebbe accettabile poiché ammesso e non concesso che esista una siderurgia pulita, questa deve essere fatta chilometri fuori dalla città e non a 150 metri dai condominii come invece accade a Servola».

(s.m.)
 

 

«La Tares? Costa troppo a Trieste» - PRESA DI POSIZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Menis e Patuanelli bocciano il piano AcegasAps: «Da riformulare»
Tares, no grazie. «Tasso di remunerazione del capitale spropositato, scarso miglioramento della raccolta differenziata e aumento del 10% dei costi del servizio» Il Movimento 5 Stelle boccia il piano economico finanziario presentato da AcegasAps. I consiglieri comunali Paolo Menis e Stefano Patuanelli mettono le mani avanti. Dopo il rinvio di qualche giorno fa, infatti, lunedì andranno all'esame del Consiglio comunale di Trieste due delibere relative al costo di gestione dei rifiuti e alle collegate tariffe della nuova Tares, il tributo che deve coprire integralmente i costi del servizio svolto da AcegasAps. «Il piano economico finanziario presentato da AcegasAps - attaccano i consiglieri del M5S, è carente sotto il profilo dei dati e delle informazioni, prevede un tasso di remunerazione del capitale spropositato (12%), ipotizza uno scarso aumento della raccolta differenziata che passerebbe dal 28 al 30% e - ciliegina sulla torta - presenta un aumento del 10% dei costi del servizio. E quindi? «Per questi motivi chiederemo al Consiglio comunale di non approvare questo piano economico finanziario e di chiedere ad AcegasAps di riformularlo», spiegano Menis e Patuanelli che rilanciano: «Come avviene anche per il servizio idrico, sappiamo che la remunerazione del capitale investito non è un costo per il gestore e non dovrebbe venir caricata sulle spalle dei cittadini. Su questa posta, tuttavia prevista dalla legge, AcegasAps ci chiede per quest'anno 2,8 milioni calcolato sulla base di un tasso di remunerazione del 12%. È un tasso irreale che la giunta comunale non può accettare supinamente. Dimezzandolo il risparmio per i cittadini ammonterebbe a 1,4 milioni».
 

 

Cozze mediterranee al piombo
Allarme del rapporto ambiente dell’Onu: c’è anche Trieste. L’Ogs: «Concentrazioni nell’area portuale»
TRIESTE Erosione delle coste, inquinamento da metalli pesanti e rifiuti, specie invasive, pesca eccessiva: sono queste le grandi minacce con cui il Mar Mediterraneo e anche l’Italia devono fare i conti. Specie d’estate, quando milioni di turisti si riversano sulle spiagge. A fare il punto sullo stato di salute dell’ambiente del “Mare Nostrum”, fra le 25 aree del mondo al top per ricchezza di biodiversità, è un rapporto dell’Unep/Map, il braccio per il Mediterraneo del programma Onu per l’ambiente. Secondo il rapporto, circa un quarto delle coste del bacino soffre del fenomeno dell’erosione, incluse alcune aree di grande valore ecologico, come il Mar Ligure, la costa tirrenica dell’Italia e il Delta del Po. Sono 1.500 i km delle coste europee del Mediterraneo trasformati in coste “artificiali”, in aree come la Sardegna, i mari Adriatico e Ionico: 1.237 km dei quali occupati solo dai porti dell’Ue. Sul fronte inquinamento, il quadro non è confortante: il 37% degli insediamenti costieri con oltre duemila abitanti nel Mediterraneo non dispone di un impianto di trattamento dei reflui e il problema interessa anche l’Italia, in particolare la Sicilia. Un fattore preoccupante è poi la presenza di tracce di metalli pesanti, specie piombo e mercurio, nei sedimenti costieri e nella tipica cozza mediterranea (Mytilus galloprovincialis). Il piombo è stato rilevato nei mitili dove i sedimenti sono contaminati, in genere vicino a scarichi industriali, portuali e urbani, anche lungo la costa occidentale dell’Italia, fra il Golfo di Genova e Napoli, oltre che sulla costa Nord della Sicilia (Palermo) e nella parte meridionale della Sardegna (Portoscuso). Nel Mar Adriatico, livelli elevati di piombo sono stati registrati nella laguna di Venezia e nelle aree dove si riversa il Po, oltre che nel Golfo di Trieste. Qui la situazione è molto differente da zona a zona. In quella portuale il piombo è sicuramente presente nei sedimenti ma ci sono aree del nostro golfo assolutamente incontaminate. Da un punto di vista biologico, come spiega la dottoressa Marina Cabrini dell’Ogs la situazione non è così allarmante. «La quantità della catena trofica è molto simile da noi come in Slovenia e Croazia. È diminuito il plancton - spiega - si pensa anche per la diminuzione della concentrazione di fosfati nei detersivi. Non è diminuito il pesce anche se non si assiste più a fenomeni di acque colorate così come avvenne nel 1984 a Barcola, sulla riviera triestina, dove sembrava di essere di fronte a un prato inglese». Questo però non significa che non ci sia inquinamento. La tendenza generale comunque sembra sia quella della diminuzione delle concentrazioni di metalli pesanti. La spazzatura costituisce una minaccia importante anche per le specie marine del Mediterraneo, con la plastica in pole position. A livello mondiale la stima è che i rifiuti in mare ogni anno uccidano oltre un milione di uccelli marini e 100.000 mammiferi e tartarughe. Nel Mediterraneo particolarmente colpite sono le tartarughe marine, che scambiano la plastica per la loro preda e le meduse.
Mauro Manzin

 

Le meduse aumentano a causa del caldo e diventano predatrici dei pesci appena nati
Aumentano le meduse, non solo nel Mediterraneo, diventando predatori e dei pesci appena nati, di cui sono diventate ghiotte. Il fenomeno non è legato solo al caldo estivo ma dipende anche dalla sovra-pesca che riduce la competizione con gli altri esseri marini e da altri fattori. A dirlo uno dei massimi esperti mondiali, Ferdinando Boero, docente di biologia marina all’università del Salento e ricercatore del Cnr, sintetizzando un recente studio sulle meduse della Fao di cui lui stesso è autore. «Le meduse mangiano uova e larve dei pesci nutrendosene fino allo stadio giovanile - afferma Boero - e creando una rivalità all’inizio del ciclo biologico». Poi, il problema della sovra-pesca: «Con lo sfruttamento degli stock ittici c’è sempre meno competizione, meno pesci e meno competizione per le meduse che aumentano. Dobbiamo - suggerisce l’esperto - considerarlo nei modelli di studio della pesca».
 

 

Riparte la sfida degli Ogm - Semina pubblica a Vivaro
Fidenato mette a dimora il mais transgenico nel suo campo pordenonese Imponente schieramento delle forze dell’ordine. Mini-protesta di dissidenti
DAI GRILLINI A COLDIRETTI Da più fronti partono critiche all’agricoltore “ribelle”
VIVARO Polizia, carabinieri, vigili urbani. E anche la celere di Padova. Un deterrente tanto inevitabile quanto inutile. Si temevano proteste. Si ipotizzavano manifestazioni di dissenso. Si temevano addirittura provocazioni e scontri. Previsioni smentite. Tutto è filato liscio con buona pace delle forze dell’ordine e, soprattutto, di Giorgio Fidenato destinato a passare alla storia come il primo agricoltore che ha seminato mais transgenico in Italia, sfidando anche una recente decisione del nostro Parlamento. La “vittoria” di Fidenato. Forte, infatti, del decreto di dissequestro del tribunale di Pordenone che fa presagire una sentenza di assoluzione per la semina di mais Ogm risalente ormai all’aprile 2010, ieri Fidenato ha messo a dimora le sementi “incriminate” nel campo antistante la caserma Forgiarini. In quello stesso terreno che nell’agosto di tre anni fa fu preso d’assalto dai disobbedienti proprio quando le pannocchie erano pronte per essere raccolte. E ieri mattina, prima della semina sui tremila metri quadrati di supeficie, erano in molti a scommettere che le piante non arriveranno a maturazione. Probabilmente, ne è consapevole anche lo stesso Fidenato, che comunque è andato all’incasso di un successo sicuramente simbolico, ma di certo insperato fino a poche settimane fa. Nessuna protesta. Nessuno garantisce l’“incolumità” di quella semina per i prossimi mesi. «Quelle pannocchie non saranno mai raccolte», sentenzia un agricoltore. Era questo uno degli argomenti più gettonati tra quanti hanno assistito alla semina. Fidenato non ci pensa. Comunque vada, per lui è un successo anche perché ha potuto realizzare il suo sogno senza contrasti. Nessuna protesta organizzata, si diceva. Solanto alcuni dissidenti, qualche esponenti del M5S tra i quali la consigliera regionale Eleonora Frattolin e l’immancabile Graziano Garzit, ex presidente dell’Aprobio e agricoltore biodionamico. Imponente la presenza delle forze dell’ordine, tra cui Polizia di Stato in assetto antisommossa - sul posto anche il questore di Pordenone, Sergio Cianchi - e Carabinieri del Comando provinciale. Le forze dell’ordine temevano la presenza di no-global e movimenti ambientalisti che, invece, non sono arrivati. Attacco alla Coldiretti. Dura la presa di posizione di Garzit secondo cui quanto avvenuto ieri a Vivario «è la fase finale di un disastro annunciato. In 50 anni di monocoltura i nostri terreni hanno perso il 3/4 per cento di sostanza organica. Colpa della monocoltura e delle sirene come quella degli Ogm». «Balle - è la secca replica di Fidenato che in questa battaglia, oltre che dall’Associazione agricoltori federati, di cui è presidente, è spalleggiato dal Movimento Libertario, ieri presente con il presidente bergamasco Leonardo Facco – perché qui in molti barano. Credo sia doveroso ripetere che su 800 mila ettari di terreni coltivati a mais, in Italia vengono utilizzati 800 mila chilogrammi di antiparassitari. Un’enormità. Uno scandalo. Ma queste cose la Coldiretti le nasconde e non le dice. E non le dicono neppure i media quando affrontano questo problema». «In Regione - è il commento della consigliera regionale del M5S, Frattolin – spingeremo affinché venga applicata la clausola di salvaguardia approvata di recente dal Senato. È vero che c’è la sentenza europea cui Fidenato si sta aggrappando, ma è altrettanto assodato che in Italia vige la legge 5 del 2005 che prevede l’autorizzazione nazionale per la semina degli Ogm. Oggi siamo qui soltanto per manifestare il nostro sacrosanto dissenso». La Frattolin parla mentre Fidenato sale sul trattore per dare il via alla semina che si è svolta davanti a duecento persone, tra cui soprattutto sostenitori dell’iniziativa e, come detto, pochi dissidenti che si sono limitati a esporre alcuni striscioni tra i quali campeggiava la scritta provocatoria “Pianta canapa - più posti di lavoro, più soluzioni ambientali. Questa è una soluzione innovativa. No Ogm”. «Nel mondo – ha affermato Fidenato, dopo la semina delle sementi transgeniche e parlando da un palco improvvisato sopra un carro – c’è spazio per tutti».
Domenico Pecile

 

 

“Invasati”, tutti pazzi per i fiori - Torna il mercatino del verde orto botanico
Torna “Invasati, tutti pazzi per i fiori”. Secondo appuntamento dunque, all’Orto botanico di via Marchesetti 2 (sul colle di San Luigi), dalle 10 alle 19, con l’atteso mercatino del giardinaggio e orticoltura. L’iniziativa è promossa dai musei scientifici del Comune di Trieste ed è stata ideata per essere soprattutto un momento di incontro, confronto e scambio di esperienze e di materiali fra giardinieri non professionisti, appassionati e dilettanti. Così, all’interno dell’Orto botanico, ogni partecipante (ricordiamolo, esclusivamente privati e onlus) potrà esporre e proporre in scambio o in vendita piante o parti di esse, talee, semi, bulbi, rizomi, terricci, vasi nonché libri di giardinaggio. Insomma: il giardino, il terrazzo, la casa sono invasi da piante e fiori? Amici e parenti sono saturi delle nostre piante? I nostri fiori sono particolari e bellissimi e vorreste condividerli con altri appassionati giardinieri? I vostri pomodori sono i più dolci del mondo? Allora è proprio il momento di partecipare a “Invasati”. O quanto meno di buttarci un occhio, per curiosità (o magari per “invidia” per chi ha il pollice funesto). A dir la verità, l’appuntamento si ripeterà ancora la terza domenica di settembre, sempre accompagnato da eventi collaterali che offriranno altrettante occasioni d’intrattenimento al pubblico che vorrà partecipare alla manifestazione. Intanto, però, ecco il programma di oggi a partire da questa mattina: dalle 10 alle 12 si farà attività teorico-pratica sulla “Fertilità del suolo: cura e gestione” (a cura di Marco Valecic); invece dalle 11 alle 12 letture al femminile del gruppo Le Voci (a cura dell’associazione Luna e l’Altra). Passiamo al pomeriggio: dalle 16 alle 17 un appuntamento per i bambini dai 3 agli 8 anni con le “Letture a tutta natura” (a cura del servizio biblioteche civiche con i volontari del progetto “Nati per leggere”); e subito dopo, alle 17, musica dal vivo grazie agli allievi della Glasbena matica. Infine, l’evento clou, quello del mercatino: dalle 10 alle 19 c’è l’interessantissimo e divertentissimo “SemeBaratto” dove si scambieranno semi particolari, locali e preziosi che chiunque potrà portare e barattare con altre varietà. All’Orto botanico di via Carlo de’ Marchesetti 2 si può arrivare con autobus diretti della linea 26 oppure con i bus 6, 9 e 35 con fermata nella piazza Volontari Giuliani, salendo poi a piedi lungo l’ottocentesca Scala San Luigi e Campo San Luigi (o scendendo alla fermata successiva di via Margherita e salendo poi a piedi per Scala Margherita, via Pindemonte, Bosco Biasoletto). Per ulteriori informazioni sui prossimi appuntamenti della manifestazione si può telefonare allo 040-360.068, o inviare una mail alla casella di posta elettronica ortobotanico@comune.trieste.it. Il biglietto d’ingresso all’Orto botanico, per l’occasione e per l’intera giornata, sarà di 2 euro.
 

 

Sgonico, definito il programma di “Trieste Sight”
Definito ormai il programma di "Trieste on Sight-esperimenti di cittadinanza»: la kermesse si terrà dal 21 al 23 giugno all'ostello Amis di Campo Sacro nel comune di Sgonico sul carso triestino, organizzato da Arci Servizio Civile Trieste, in collaborazione con il Comune di Trieste e il patrocinio della Regione, della Provincia e del Comune di Sgonico. Si tratta di tre giorni di concerti, mostre, workshop, campeggio, area di benessere, dibattiti, libri, ambiente, cavalli e bici, arte, spazio bambini e molto altro.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 15 giugno 2013

 

 

Dal centro alle periferie: i nuovi stalli blu - PIANO DEL TRAFFICO »LA “MAPPA”
La bozza del documento urbanistico prevede l’istituzione di ulteriori 1.700 parcheggi a pagamento in superficie. Ecco dove
Ad oggi sono vie lungo le quali si parcheggia senza dover sborsare un centesimo. Fra qualche mese, a Piano del traffico approvato, diverranno invece passo dopo passo colorate di blu. Blu come il colore degli stalli a pagamento, destinati a passare dagli attuali 1.115 a 2.781 nel territorio comunale. Un destino messo nero su bianco dagli uffici municipali su indicazione della giunta Cosolini e che dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale, con sedute già programmate per mercoledì, giovedì e venerdì prossimi dopo l’iter in Commissione. L’assemblea di palazzo Cheba potrebbe dunque anche apportare dei cambiamenti al Piano che prospetta nuovi parcheggi a pagamento in superficie in centro, nelle periferie e nelle frazioni dell’Altipiano. Le novità sono riassunte nel grafico qui a fianco. Zona viola Qualcosa, comunque, rimarrà immutato sotto il profilo dello status. Come ad esempio in via del Teatro romano e via Punta del forno, dove la zona viola resterà tale. Con la sua tariffa pronta però a passare da 1,65 euro all’ora a 1,70 (gli adeguamenti tariffari scatteranno a loro volta con l’entrata in vigore del Piano). Ma di viola si tingeranno pure gli stalli sino a via dell’Orologio e via del Mercato vecchio, oggi colorati di rosso proprio come il vicino tratto di via Cadorna, che a sua volta diverrà completamente a tariffa rossa sino a piazza Venezia mentre oggi lo è solo per il tratto fino a via Boccardi e da lì a via Venezian vige invece la gialla. Zona rossa Borgo Teresiano e proprio Borgo Giuseppino, dove gli stalli blu sono destinati a passare rispettivamente da 236 a 355 e da 155 a 999, sono le aree in cui il rosso diventerà il colore dominante per gli spazi parcheggio. Nel primo caso, allargandosi pure a largo Panfili (oggi “giallo”) e oltre, mentre nel secondo arrivando a lambire Campo Marzio e ad abbracciare in salita largo Papa Giovanni XXIII e dintorni. Cambierà volto, dal punto di vista tariffario, anche l’area ex Bianchi cioè piazzale Straulino e Rode: zona rossa come su buona parte delle Rive nella parte interna, non quella sul mare. Zona gialla Nei punti cittadini leggermente più defilati rispetto al cuore del centro storico, la tariffa gialla si espanderà a macchia di leopardo fra via del Coroneo (nelle vicinanze del Tribunale), via Carducci, via San Francesco e pure in via San Michele. Ma nell’abbondanza di aggiunte, ecco alcune conferme: come per la zona attorno all’Ospedale Maggiore, sotto Foro Ulpiano, o a San Giusto in via Capitolina che partendo da piazza della Cattedrale vede allungarsi la porzione di stalli gialli sino a via del Monte. Sulle mappe del Comune, viene colorata di uguale tinta pure la stessa piazza della Cattedrale. Ma in merito l’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani assicura: «No, è un errore. Nella piazza non ci saranno parcheggi a pagamento». E, in questa calata di stalli da utilizzare a suon di inserimenti di monetine negli appositi erogatori di ticket, ci sono anche delle eccezioni: ridiventano “gratis” gli spazi di piazza Oberdan, via Beccaria, via San Lazzaro e via San Maurizio (questa in ossequio al prospettato status di zona a elevata pedonalità). Oltre a piazza Ponterosso, oggetto di riqualificazione. Zona blu Invariata, in prospettiva, la tariffa da 60 centesimi all’ora nelle zone blu, che il Comune intende creare anche a Opicina, Prosecco e Basovizza, e ancora a Chiarbola, San Giacomo, in via Combi, a San Giovanni e pure fra bivio e Parco di Miramare (prima dell’area park al servizio dei turisti diretti proprio a Miramare). Ampliamento blu, inoltre, a Roiano, dove la zona a pagamento già esiste in largo Roiano.
Matteo Unterweger

 

 

«Il forfait sarà vantaggioso per i residenti»
L’assessore Marchigiani difende i contenuti del Pgtu. «Un lavoro nel segno della partecipazione»

«Ci sono le tariffe agevolate per i residenti». Elena Marchigiani non si stanca di ripeterlo. L’assessore comunale alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, che in questo periodo la bozza del Piano generale del traffico urbano (Pgtu) se la sogna probabilmente anche di notte, ribadisce il concetto e la scelta del Comune: garantire, quando il Piano entrerà in vigore, la possibilità ai residenti di Borgo Teresiano e Borgo Giuseppino di parcheggiare nei circa 1.200 stalli della zona rossa a fronte di un forfait mensile da 30 euro. «Attualmente - ragiona Marchigiani - un residente nelle zone oggi a tariffa rossa da 1,40 euro all’ora spende per 21 ore di parcheggio 29,40 euro. Cioè sostanzialmente quello che pagherà per il forfait, che gli darà però la possibilità di posteggiare l’auto su questi stalli per 12 ore da moltiplicare per 26 giorni. Cioè per 312 ore». Altro punto su cui si sofferma l’assessore: «Per le zone blu, che saranno sistemate in punti connotati dalla presenza di vari esercizi commerciali, le circoscrizioni hanno proposto di istituire per la prima mezz’ora la sosta gratis negli stalli in questione. Una proposta che credo potrà essere approvata. Vorrei sottolineare l’importanza della partecipazione nell’iter per l’approvazione di questo Piano». E sul tema, i consiglieri circoscrizionali del Pdl Roberto Dubs e Alberto Polacco tornano all’attacco: «In che termini è stato applicato l’articolo 7 del Codice della Strada che consente l’estensione degli stalli a pagamento solo in aree di particolare pregio urbanistico? Come si può ritenere via Combi, Sant’Andrea e San Giacomo zone di particolare pregio urbanistico e di chiara valenza turistica?».

(m.u.)
 

 

Battaglia sulla Tares Sel prende le distanze dagli aumenti previsti
Lunedì il dibattito in Comune sulla tassa per i rifiuti Ritocchi del 10%: l’opposizione, Sossi e Bassi contrari
Slitta a lunedì in Consiglio comunale la “guerra delle scovazze”, che però va a toccare la tasca di tutti i cittadini. E rischia di aprirsi ancor di più la ferita all’interno del centrosinistra che contraddistingue i rapporti in particolare tra il Pd e Sel. Se l’altra sera sulla mozione del centrodestra (tra i firmatari c’era anche Piero Camber del Pdl, omesso nella cronaca di ieri) contro l’utilizzo delle maestre nei centri estivi di luglio e agosto, Marino Sossi di Sel si era astenuto anziché opporsi, stavolta è lui stesso, spalleggiato anche da Paolo Bassi del Gruppo misto, a proporre una mozione che va contro l’indirizzo della giunta (al cui interno Sel ha anche un proprio rappresentante: Umberto Laureni). «Nell’ambito dei quasi 29 milioni di euro che il Comune dà a Acegas per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti - spiega Sossi - vi è anche una quota di un milione e 300mila euro che dovranno servire per incominciare la raccolta dell’umido, e in particolare per l’acquisto delle attrezzature, dei camion, dei contenitori di una raccolta che però non è ancora partita. Questi soldi però andranno a gravare sui cittadini e sulle imprese che in media si vedranno aumentare la Tares, rispetto a quanto era la vecchia Tarsu, del 10%. Noi chiediamo invece che gli aumenti siano contenuti nella misura massima del 3% e che questi ulteriori soldi ad Acegas vengano dati dopo che si sarà verificato che la raccolta dell’umido effettivamente funzionerà. Acegas non è certo un’azienda esangue e inoltre non ha fatto le assunzioni di personale che aveva promesso di fare». «Il nostro obiettivo - specifica l’assessore al Bilancio, Matteo Montesano - è di arrivare entro il 2014 a una quota di differenziata del 40% sul totale, oggi siamo ancora fermi al 28%. Quando però avremo raggiunto lo scopo, caleranno le spese per il conferimento dei rifiuti al termovalorizzatore e di conseguenza potranno anche esserci riduzioni sulla tassa. Meglio dunque proiettarci in questa direzione per avere benefici più avanti. Inoltre stiamo approntando dei meccanismi premiali per i cittadini che effettivamente contribuiranno alla raccolta differenziata. Potrebbe essere un sistema di bollini da caricare sulla tessera sanitaria, comunque un meccanismo che stiamo approntando e che consentirà di pagare una tassa più bassa». «In realtà - sostiene Everest Bertoli, capogruppo del Pdl - sono 3 i milioni in più che il Comune verserà ad Acegas. Noi voteremo contro poiché è assurdo che in un periodo di gravissima crisi come questa si continuino a gravare i cittadini di nuove tasse o di tasse aumentate e poi va rilevato che la delibera con il regolamento che la giunta aveva preparato non includeva la raccolta dell’umido: una grave dimenticanza».
Silvio Maranzana

 

Chi, oltre all’ambiente, guadagna con la differenziata? - LA LETTERA DEL GIORNO di Pino Podgornik
L’assessore Laureni ha tracciato la strada per la futura raccolta differenziata: 2014 raccolta anche dell’umido e in seguito quella del porta a porta. Mettendo in risalto la complessità di tale operazione con la promessa di premiare chi si comporta bene (cosa vuol dire comportarsi bene?) senza punire oltre misura il cittadino(vuol dire forse che finora siamo stati puniti?). L’approccio per esporre il problema dell’immondizia mi pare positivo, solamente vorrei sapere, e credo come me tutti i triestini, cosa vuol dire premiare e non punire. Dovrebbe spiegarsi meglio e mettere sul tavolo esempi concreti, e non solo parole, per come favorire il cittadino in termine di risparmio. Non ho mai creduto alla generosità spicciola, e tanto meno quando ci sono in ballo soldi pubblici. Mi ricordo delle promesse di anni fa, quando eravamo agli albori della differenziata: minor esborso pecuniario. E invece anno dopo anno l’odiata tariffa aumentava con un picco da un anno all’altro del 27% (vero sindaco Dipiazza?). Quindi basta promesse, ma proposte concrete! Ora la nostra differenziata è al 28% e i parametri europei prevedono una percentuale del 65%. Mi pare utopistica l’idea di giungere a questo strabiliante risultato in pochi anni, forse in 2 lustri (10 anni) potremo arrivare a tal percentuale. Vogliono rivedere le tariffe ed accomunare i metri quadrati e i componenti della famiglia? Mi pare più che corretto. Perchè un nucleo familiare di una o due persone deve pagare come uno di 4 o 5? Più componenti uguale a più immondizie, mi pare logico. Dovrebbe esserci un aumento medio del 10%, ma non parlano mai di calare la tariffa con le vendite della carta, del vetro, delle lattine e della plastica? Ricordiamoci bene che con poche bottiglie di plastica si fa un “pile” (di marca) di decine di euro. Ho una curiosità decennale: a chi vanno i proventi dell’attuale raccolta differenziata della carta ecc. ecc.? Non mi dicano i politici che l’ambiente è il solo beneficiario. Per me, potrebbe essere il primo a ottenere vantaggi, ma i secondi sono sicuramente certi imprenditori. Sarebbe interessante sapere quanto pagano le materie recuperate con la nostra (almeno la mia) raccolta; questi soldi dovrebbero essere dati come rimborso al contribuente tartassato e mai premiato. Sono gradite risposte soddisfacenti e subitanee, altrimenti: riciclata, no grazie! 
 

 

Ferriera, spuntano acquirenti L’altoforno potrebbe restare
Compratori stimolati dai fondi Bei accessibili per modernizzare gli impianti La pista più accreditata riporta ad Arvedi. Sindacalisti convocati ma “muti”
La Ferriera dopo la Ferriera. L’altoforno in attività, così come la macchina a colare e l’intero reparto a caldo, fatta eccezione probabilmente per la cokeria, per diversi anni ancora. E la produzione della ghisa che non si ferma. Un’ipotesi che certamente creerà sollievo nei dipendenti e nelle loro famiglie, ma che potrebbe creare nuovi timori a molti abitanti di Servola e dei rioni vicini starebbe prendendo corpo. I rappresentanti dei lavoratori hanno le bocche cucite, ma le voci all’interno dello stabilimento girano da giorni: almeno un compratore con intenzioni più che serie avrebbe bussato all’uscio della Lucchini con lo scopo specifico di mantenere la produzione siderurgica a Trieste. E c’è di più: dalla direzione dell’azienda sarebbe in partenza la convocazione ai rappresentanti di fabbrica per un incontro da tenersi mercoledì prossimo: all’ordine del giorno comunicazioni su possibili acquirenti. I sindacalisti si limitano ad affermare: «Continuiamo a spingere affinché tutti gli impianti siano mantenuti in produzione finché non sarà pronta un’alternativa che non lasci a casa nemmeno un lavoratore». E si tratta di 800 persone: quasi 500 della Ferriera e oltre 300 dell’indotto. Lo stesso Francesco Semino direttore agli Affari generali del Gruppo Lucchini, alla domanda: «È confermato che Servola chiuderà?», non conferma. Nelle ultime settimane il panorama, piatto fino a poco fa, è decisamente mutato sia con il varo del decreto che inserisce Trieste nelle aree di crisi industriale complessa che con l’action plan sulla siderurgia dell’Unione europea. «Il piano - ha dichiarato il vicecommissario Antonio Tajani - presenta molti aspetti che possono essere applicati dai singoli Stati e in Italia, in particolare nel caso dell’Ilva e in quelli di Trieste e di Piombino. Lo Stato potrebbe ad esempio intervenire con i fondi Bei (Banca europea per gli investimenti) per la tutela della salute dei lavoratori o attraverso aiuti finalizzati alla riqualificazione ambientale e all’occupazione». La Bei potrebbe prendere in considerazione le richieste di finanziamento a lungo termine per progetti volti ad assicurare la conformità degli impianti alle direttive sulle emissioni industriali con le migliori tecnologie possibili. Si tratterebbe della cosiddetta «siderurgia pulita», un’ipotesi di riconversione caldeggiata in particolare dalla Fiom al Tavolo della Regione che era coordinato dall’attuale deputato Sandra Savino. «Tutto questo - ha commentato Francesco Semino in un incontro a Piombino - visto che siamo alla ricerca di nuovi investitori, non può che aumentare l’interesse per la nostra azienda». Le illazioni danno come il più accreditato tra gli acquirenti il gruppo Arvedi. Già nell'estate 2007 il gruppo di Cremona che produce laminati, tubi e nastri di acciaio aveva pensato a uno sviluppo dell'area servolana anche in chiave di logistica ed energia ventilando la possibilità della presentazione di un progetto industriale in grado comunque di segnare una svolta ambientale e di travalicare anche le date del 2013 e del 2015. Le trattative si erano però interrotte nello stesso autunno in attesa di un «chiarimento ambientale». Altre piste, che sembrebbero però avere ben minore consistenza, porterebbero rispettivamente alla friulana Danieli e a un gruppo austriaco. I sindacalisti confermano solo un’assemblea all’interno dello stabilimento venerdì prossimo con la presenza di rappresentanti nazionali.
Silvio Maranzana

 

Rinvio di 3 mesi per il Piano del commissario
E frattanto il commissario straordinario del Gruppo Lucchini Piero Nardi (foto) ha chiesto al ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato una proroga di tre mesi per la presentazione del nuovo Piano industriale del gruppo. Il Piano doveva essere presentato a giugno, ma evidentemente i fatti nuovi avvenuti in queste ultime settimane hanno scombussolato i progetti sia per quanto riguarda Trieste che Piombino. Oltretutto era trapelato che la prima ipotesi prevedeva per Servola la chiusura in tempi molto brevi, sebbene legata ai progetti di riconversione per l’area che comunque non si sarebbero concretizzati in tempi utili. Ora però l’ipotesi della chiusura potrebbe cadere. Il ministro però, come hanno fatto sapere ieri dalla Lucchini, non ha ancora risposto riguardo alla richiesta di proroga avanzata da Nardi.
 

 

Al Revoltella - L’inquinamento atmosferico e del cibo

Alle 15.45, all’auditorium del Museo Revoltella, convegno su “Ambiente e salute: inquinamento atmosferico e delle catene alimentari, interferenze sul genoma umano e rischi per la salute”. Con Ernesto Burgio, pediatra, e Pierluigi Barbieri, chimico.

 

 

Horti in mercato

Alle 10, al mercato coperto di via Carducci 36, torna “Horti in Mercato”. Un luogo per informarsi sulle iniziative in corso, sui posti da coltivare o per offrire il proprio orto. Un luogo dove fare incontri tematici sui temi dell’orto. Per informazioni ci vediamo al banchetto oppure via mail orticomunitrieste@gmail.com, cell. 328/7908116 .

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 14 giugno 2013

 

 

RIGASSIFICATORE DI TRIESTE-ZAULE - WWF E LEGAMBIENTE A BRUXELLES: “GRAVI ILLEGITTIMITÀ NELLE VALUTAZIONI SUL PROGETTO”
Le associazioni hanno avviato un dialogo con la direzione energia di Bruxelles, finora poco informata sulle svariate problematiche ambientali e di sicurezza del progetto, chiedendone lo stralcio dall’elenco di quelli di interesse comunitario.
Poco o nulla si sa a Bruxelles sui problemi sollevati dal progetto del rigassificatore, proposto da GasNatural nel sito di Trieste-Zaule. Questo perché le informazioni giunte ai competenti organi comunitari (Direzione generale energia, in particolare) sono quelle del Ministero italiano per lo Sviluppo Economico che, con il ministro Passera ma non solo, ha agito in realtà da scatenato supporter del progetto e della società proponente.
Se n’è avuta una prova con il tentativo di inserire il progetto di Zaule nell’elenco delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario. Tentativo dovuto alla tenace opera di lobbying del MISE, che ha stupito gli stessi funzionari europei.
WWF e Legambiente, saputo dell’iniziativa del MISE, hanno informato la DG energia di Bruxelles sullo stato del progetto e sulle svariate problematiche ambientali e di sicurezza, omesse o sottovalutate nelle procedure seguite dai competenti organi italiani, così come sui contenziosi legali tuttora in corso e sulle crescenti opposizioni della cittadinanza e degli enti locali, manifestatesi in svariate occasioni. Le due associazioni hanno così potuto rendersi conto che quasi nulla di tutto ciò era noto a Bruxelles, poiché il MISE aveva deliberatamente omesso di informare la Commissione Europea, senza essere minimamente contrastato dal Ministero dell’ambiente.
WWF e Legambiente hanno perciò fornito alla DG energia della Commissione un’ampia documentazione, tradotta anche in inglese, sia sulle numerose violazioni di Direttive europee sull’ambiente e la sicurezza, riscontrate nel progetto e nei processi valutativi finora svolti, sia sulle azioni legali pendenti (in particolare contro il decreto VIA del 2009), sia sulle posizioni contrarie al progetto da parte di tutti gli enti locali (Comuni, Provincia e Regione), sia infine sulle varie manifestazioni di piazza contro il progetto di GasNatural svoltesi a Trieste dal 2006 al 2012.
I funzionari della Commissione hanno ringraziato le associazioni per le informazioni fornite, fino ad allora ignote a Bruxelles, esprimendo sorpresa per la posizione totalmente ed acriticamente favorevole al progetto da parte del MISE. E’ stato assicurato che quanto fornito dagli ambientalisti sarà attentamente valutato dai competenti organi comunitari, i quali peraltro hanno limitati poteri di intervento nei confronti dei Governi nazionali. E’ stato anche precisato che l’elenco dei progetti delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario non è stato ancora approvato ed è quindi suscettibile di modifiche.
WWF e Legambiente hanno inviato la medesima documentazione anche ai membri delle Commissioni ambiente ed energia del Parlamento Europeo, riscontrando in particolare l’interesse del gruppo parlamentare dei Verdi.
Le due associazioni auspicano che il nuovo Governo, ed in particolare i ministri dello Sviluppo Economico, Zanonato, e dell’ambiente, Orlando, non proseguano nell’opera di appoggio (e nell’omissione di informazioni) relativa al progetto del rigassificatore proposto da GasNatural, e marchino perciò una netta distanza rispetto a quanto fatto dai loro predecessori, Clini e (soprattutto) Passera. Il primo passo concreto in questa direzione dovrà essere naturalmente l’eliminazione del progetto di Trieste-Zaule dall’elenco delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario.

WWF FVG - LEGAMBIENTE FVG

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 14 giugno 2013

 

Mobilitazione in Slovenia, firme contro il rigassificatore
Un’associazione ambientalista attacca sia la politica italiana sia i partiti di Lubiana: «Non fanno abbastanza per impedire che l’impianto di Zaule possa entrare nella lista europea delle priorità infrastrutturali»
In Slovenia l’associazione ambientalista Alpe-Adria Green (Aag) ha cominciato a raccogliere firme per una petizione con cui impedire l’inclusione del rigassificatore di Zaule - progettato dalla spagnola Gas Natural - nella lista dei progetti prioritari di interesse comune (Pci).
Vojko Bernard, presidente di Aag, ha dichiarato in una conferenza stampa a Capodistria, che nonostante il governo italiano abbia momentaneamente accantonato l’idea del rigassificatore, un’inclusione dello stesso nella lista europea significherebbe un via libera di fatto alla costruzione sia del terminale on-shore che di quello off-shore.
Bernard ha espresso in merito anche una critica verso la politica slovena imputandole di non interessata abbastanza al tema dei rigassificatori nel golfo triestino. «È evidente come la Slovenia, ovvero i partiti, siano indifferenti al destino di questo lembo dell’Adriatico e alla sicurezza degli abitanti di questa zona» ha concluso Bernard.
 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 14 giugno 2013

 

 

Svelato lo studio sismologico francese sulla zona di Krško - WWF e Legambiente: “Si pronuncino OGS e gli uffici regionali competenti”
Dopo la richiesta inviata ai ministeri croati e sloveni, Lubiana ha pubblicato lo studio sul proprio sito. “Ora – affermano le associazioni - tocca agli enti preposti analizzarlo e divulgarne al pubblico contenuti e valutazioni”.
Il Governo sloveno ha finalmente divulgato lo studio sismologico sull’area di Krško, redatto dall’IRSN (Istituto per la Radioprotezione e la Sicurezza Nucleare) francese, studio inizialmente “secretato” dalla società Gen Energija che gestisce la centrale nucleare. Lo annunciano WWF e Legambiente, che dopo aver appreso la notizia della secretazione – e delle conseguenti polemiche in Slovenia e Croazia – si erano rivolte ai competenti ministeri sloveni e croati, chiedendo la diffusione dello studio, per metterlo a disposizione della comunità scientifica internazionale.
Si era appreso infatti che lo studio, svolto dall’istituto francese in vista del progetto per la costruzione di una seconda centrale nucleare a Krško, accanto a quella esistente, era giunto a conclusioni negative, per l’elevata sismicità della zona. Da ciò la decisione iniziale di tenerne riservato il contenuto, come aveva riferito anche la stampa italiana.
Le due associazioni ambientaliste alla fine dello scorso mese di aprile si erano perciò rivolte direttamente ai Ministeri dell’ambiente e dell’economia di Slovenia e Croazia, chiedendo che lo studio venisse divulgato, perché le conseguenze ambientali di un incidente alla centrale nucleare inevitabilmente coinvolgerebbero anche il territorio italiano ed i suoi abitanti.
Alla fine di maggio rispondeva il Ministero sloveno delle infrastrutture e della pianificazione territoriale – Direttorato per l’energia, rendendo disponibile nel proprio sito web lo studio francese ed altri documenti geologici sull’area di Krško.
WWF e Legambiente hanno quindi segnalato ciò all’OGS – Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica, al Servizio geologico e alla Protezione civile della Regione Friuli Venezia Giulia, chiedendo a questi enti di analizzare la documentazione fornita e di divulgare al pubblico le proprie valutazioni in merito.
Una nota nello stesso senso è stata inviata anche alla Presidente della Regione, Debora Serracchiani, ed agli assessori regionali all’ambiente ed energia, Sara Vito, e alla protezione civile, Paolo Panontin.
“E’ necessario – osservano i presidenti regionali di WWF e Legambiente, Roberto Pizzutti ed Elia Mioni – che su una questione tanto rilevante si apra un approfondito dibattito scientifico ed i cittadini siano adeguatamente informati, poiché l’elevata sismicità della zona di Krško solleva rilevantissimi problemi di sicurezza non soltanto in rapporto al progetto della nuova centrale nucleare, ma anche per quella esistente. Se si pensa che Krško dista circa 130 km in linea d’aria dal territorio italiano - Chernobyl oltre 1.300 km - è del tutto evidente che un grave incidente alla centrale sloveno-croata, magari causato da un evento sismico, implicherebbe conseguenze potenzialmente catastrofiche anche per l’Italia, a cominciare dal Friuli Venezia Giulia.”
Le due associazioni ricordano di essersi opposte in varie occasioni, ad esempio in sede di osservazioni per la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) sul Piano Energetico della Slovenia, alla costruzione di una nuova centrale nucleare a Krško e di aver chiesto anche la chiusura della centrale esistente, che si vorrebbe invece mantenere in funzione fino al 2043, quando l’impianto avrà raggiunto i 60 anni di età.
WWF FVG - LEGAMBIENTE FVG

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 14 giugno 2013

 

 

In arrivo 1.700 nuovi posti “blu” - PIANO DEL TRAFFICO » LA MAPPA DEI PARCHEGGI
Posteggi esterni a pagamento da 1.115 a 2.781: 1.200 dedicati ai residenti del centro a prezzi politici

PARCHEGGI A PAGAMENTO IN SUPERFICIE: LE PREVISIONI DEL NUOVO PIANO DEL TRAFFICO

Un progetto (il Piano del traffico) per due rivoluzioni: i nuovi sensi di marcia (via Madonnina in discesa, giusto per dirne una) ma anche (anche e soprattutto, a questo punto, visti i numeri) i nuovi parcheggi a pagamento in superficie (al netto di quelli disponibili negli impianti coperti) sparsi tra centro e periferie. Posti blu che - stando alle proiezioni generali, subordinate poi agli aggiustamenti dei piani «di dettaglio» - a Trieste sono destinati a salire, nel loro complesso, da 1.115 a 2.781. Gli stalli a cielo aperto non liberi, dunque, più che raddoppiano in una botta sola. Anche se, grosso modo, restano la metà dei 5mila e più - come fanno sapere dal gestore locale Aps Holding - che già esistono ad esempio a Padova, città analoga per numero di abitanti (poco più di 200mila) benché non altrettanto analoga per conformazione ed estensione di suolo e asfalto (che lì è decisamente maggiore). È ad ogni modo una proliferazione davanti alla quale parte delle opposizioni, in primis il Pdl, grida già alla forzatura politica di cui faranno le spese «le tasche delle famiglie». Ciò mentre l’amministrazione Cosolini - per bocca dell’assessore competente, Elena Marchigiani - ribatte invitando a guardare «oltre la mera numerologia» e sostenendo che una fetta di quegli stalli, nell’ordine delle 1.200 unità, pari al 43%, è concepita per venire incontro con «tariffe forfettarie agevolate» proprio ai residenti delle zone centrali. Ma, dibattito politico a parte, quello del nuovo Piano del traffico sarà comunque un parto gemellare, tra la revisione radicale della viabilità e il nuovo corso dei parcheggi in superficie. E la nascita è ormai vicina. Questo parto - sotto forma di esame del Consiglio comunale per la definitiva approvazione - è calendarizzato a partire da mercoledì prossimo (sono previste tre serate consecutive fino a venerdì 21, potrebbero bastare come anche no) e costituisce l’ultimo atto di una gestazione iniziata nel febbraio del 2012, col primo passaggio in giunta Cosolini. Se però la rivoluzione dell’assetto viario era già ben che nota, la novità dei parcheggi a raso a pagamento ha assunto ufficialmente una dimensione in queste ultime ore, mercoledì pomeriggio, nell’ultima delle commissioni consiliari propedeutiche al voto dell’aula. Lì l’assessore Marchigiani - «su nostra insistenza nei giorni precedenti», puntualizza Everest Bertoli da capogruppo del Pdl - ha dispensato ai commissari una relazione sulla «sosta». Tale relazione - premettendo che a Trieste ci sono circa 40mila posti auto totali, di cui 26mila in superficie - conferma le voci della vigilia: gli stalli blu a raso aumenteranno, e di parecchio, di circa 1.700 unità. Spariranno i 250 gratuiti per residenti nelle Ztl, finora - si legge - «l’unica agevolazione rivolta ai residenti», quantificati in 1.500 nuclei familiari, per un rapporto di un parcheggio ogni sei famiglie. Nel poderoso incremento di posti a pagamento, la relazione stima in 1.200 quelli «ricompresi nella fascia rossa del centro storico», corrispondenti a un bacino di residenti di 2.600 nuclei. Il rapporto parcheggio-famiglie diventa così di uno a due, poco meno, ma viene introdotto un forfait, ancorché politico: «un canone annuale di 360 euro che consente la sosta su tutte le aree a pagamento gestite da Amt (Esatto, ndr). Trenta euro al mese senza garanzia di un posto. Che diventano 62 euro e mezzo, sempre al mese, con garanzia di “posto fisso” per i residenti delle zone attorno al Silos, al Maggiore e al Giulia, ovvero tre impianti non più a cielo aperto, non più pubblici, perché sono quelli in concessione a Saba Italia.
Piero Rauber

 

La novità pure nei rioni e sul Carso - Individuate vie «a tolleranza zero»: i divieti di sosta saranno pesantemente puniti
Ma il cielo, pardon l’asfalto, è sempre più blu. E quindi sempre meno bianco, meno ricco di posti liberi, gratuiti. La fredda matematica, in assenza di cifre esatte, induce a pensare che il saldo negativo di stalli liberi in città possa aggirarsi sulle 2mila unità, considerando i quasi 1.800 che da gratuiti diventano a pagamento e i 302 in meno (ma alcuni di questi nascono già blu, quindi la stima non può che essere grossolana) citati dalla relazione allegata al Piano del traffico. «Potrebbero essere molti di più posto che il nuovo Piano del traffico prevede la creazione di nuove corsie preferenziali per i mezzi pubblici ad esempio», incalza sempre Bertoli. Meno posti bianchi, ma anche meno posti pirata, se è vero che una relazione tecnico-introduttiva individua alcune strade in cui entrerà in vigore il pugno di ferro. Si chiamano «assi a tolleranza zero» sui quali, letteralmente, «la sosta abusiva non può essere tollerata». Il divieto di sosta sarà dunque punito senza nemmeno mezzo occhio chiuso, da parte dei vigili, in via Oriani, largo Barriera, via del Bosco, via Cicerone, via Coroneo, via Polonio, via Gatteri, corso cavour, via Carducci (tra piazza Goldoni e via Battisti), via Galatti, via Milano, via valdirivo, via Rittmeyer, via Pauliana e piazza Libertà. Tutte strade centrali. Ma la rivoluzione, come si nota nella tabella in alto, si farà anche un po’ più in là. Nuovi stalli blu sono previsti infatti a San Vito (137), verso San Giusto (da 31 a 104), e ancora tra San Giacomo, via Settefontane, Chiarbola e San Giovanni (da 30 a 222), tra Roiano e Barcola (da 44 a 109), e fin sull’altopiano: si pagherà il parcheggio, e sarà un esercizio inedito, persino a Opicina (165), Basovizza e Prosecco (70 per borgo).

(pi.ra.)
 

Il Pdl: l’auto così diventa un lusso La replica: la città un diritto di tutti - LE REAZIONI
La relazione tecnico-introduttiva del Piano del traffico annuncia - come già riportato di recente dal Piccolo - un aumento delle tariffe orarie, con una maggiorazione fino al 50% dalla terza ora di sosta. «Se molti si aspettavano come priorità del Piano del traffico le problematiche del traffico o la qualità dell’aria - scrive in una nota Everest Bertoli - ne resterà deluso. La vera priorità che l’amministrazione Cosolini sta portando avanti è quella dell’introduzione di un ennesimo balzello, da Opicina a Prosecco, dal Borgo Teresiano al Giuseppino, da Miramare a San Giacomo, da San Giovanni a via Fabio Severo, da via Carpison a San Francesco, da via San Michele a via Combi, da via Settefontane a via San Marco passando quindi per piazza Perugino. Un filo “rosso” collega e accomuna tutti i rioni triestini: i parcheggi a pagamento su strada. Il loro aumento è semplicemente spaventoso, quasi il 250% in più. Se a questo aggiungiamo anche l’aumento delle tariffe orarie, il quadro per le tasche delle famiglie triestine è davvero da film horror, da “profondo rosso”. Ci avevano promesso un piano di sinistra e non sono venuti meno al loro impegno. La macchina è un lusso. Chi la vuole deve pagare». «Ci tengo a premettere - ecco la replica dell’assessore Elena Marchigiani - che l’esatto calcolo per via è demandato a successivi progetti esecutivi particolareggiati: i numeri potranno variare a seconda delle esigenze di un maggior numero di posti per disabili piuttosto che di aree di carico/scarico merci nelle zone più commerciali. È chiaro che i dati, se non contestualizzati e presi in termini assoluti, possono far saltare sulla sedia. Invito però ad esaminare la questione in termini relativi, tenendo cioè presente dei 1.200 posti sui quali sono previste forti agevolazioni per i residenti, quelle forti agevolazioni che non esistevano in epoca precedente, quando vigeva il pensiero unico, il codice binario del parcheggio sì, parcheggio no. La nostra scelta è frutto di un lavoro equilibrato e partecipato, tanto che per esempio abbiamo trasformato, ascoltando i residenti, la prima idea delle cinque ore gratuite, e poi via con 60 centesimi l’ora, in un forfait da 30 euro al mese. Siamo all’interno di una precisa strategia politica che ha come obiettivo il miglioramento della vivibilità cittadina, dirottando nei contenitori chi viene da fuori. Per me non c’è solo il diritto al parcheggio, ma c’è soprattutto quello di poter accedere ai servizi della città. Lo spazio pubblico è un diritto di tutti, non è area di parcheggio di pochi».

(pi.ra.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 13 giugno 2013

 

 

La giungla della differenziata, com’è difficile essere ecologici - LA LETTERA DEL GIORNO di Laura Piccini
Il dilemma differenziazione. Dove lo butto? Ho partecipato a una recente festa scolastica, organizzata all’insegna dell’ecologia, nella quale ci si prefiggeva di differenziare i rifiuti: principalmente piatti e bicchieri - comprati per l’occasione rigorosamente ecologici -, altre vettovaglie in carta, plastica e alluminio, bottiglie di plastica, tappi, nonché resti di cibo. È stato fatto il possibile per preparare contenitori ben distinti: indifferenziata, carta ecartone, plastica e poi lattine e vetro. Più due raccoglitori a parte: per i piatti in mater-bi (in pratica biodegradabili, e da conferire nell’umido quindi, come da istruzioni reperite da Acegas il giorno prima) e un contenitore per i bicchieri di plastica ecologici, che avevano una sigla sconosciuta e dei quali veramente non sapevamo al momento che fare. Ho dovuto constatare che la maggior parte dei partecipanti alla festa ha avuto grosse difficoltà a differenziare correttamente i rifiuti. Un po’ per disinteresse - e questo ovviamente non depone a favore del senso civico dei cittadini della nostra città - ma anche per scarsa conoscenza, il che portava a molti dubbi su come differenziare correttamente. Alcuni esempi: le posate e i bicchieri in plastica (non ecologici), dove vengono buttati? Nella plastica o nell’indifferenziata? A molti forse il quesito sembrerà sciocco, per logica andrebbero nella plastica. Ma l’Acegas conferma che questi rifiuti vanno nell’indifferenziata. Il cartone della pizza, i tovaglioli di carta usati, i vassoi di carta sporchi di cibo: vanno gettati nel contenitore della carta? Acegas dice di no: “Non conferire carta unta di grassi e oli, salviette e fazzoletti, carta oleata e plastificata”. Naturalmente, se una persona queste cose non le conosce prima, ha inevitabili difficoltà ad agire correttamente. Il risultato della giornata è stato il seguente: alcuni di noi “presidiavano” i contenitori, ci facevamo consegnare i rifiuti per poterli differenziare correttamente. Vi posso assicurare che è stato difficile convincere qualcuno che le posate in plastica andavano nell’indifferenziata! Alla fine della giornata i piatti in mater-bi e i bicchieri in plastica ecologica sono stati portati al deposito di rifiuti di Opicina, il resto è finito correttamente nei vari cassonetti. I tappi sono stati raccolti a parte, così come il pane avanzato, che un volontario si è portato via per le galline. Insomma, un successo, ma ottenuto con fatica. Dal sito Acegas si può trovare con una certa facilità la scheda “Come conferire i rifiuti”, assieme a un glossario sui principali simboli riportati sulle confezioni, che però non è di facilissima lettura. Risulta quasi illeggibile una volta stampato. Se si vuole che aumenti la percentuale di raccolta differenziata, secondo me il cittadino va informato meglio e di più. Il depliant “Come conferire i rifiuti” deve essere ripensato in termini grafici più semplici e chiari, anche per i nostri concittadini stranieri, e distribuito casa per casa. Non guasterebbero anche degli inserti pubblicitari su quotidiani locali o a mezzo cartellone, un po’ sullo stile della recente, bella iniziativa di Acegas per conferire gli ingombranti nei giorni di sabato alle varie aree preposte. 

 

ACEGASAPS - In tanti al Sabato ecologico

Un’ottantina di metri cubi di rifiuti ingombranti sono stati raccolti nel corso del “Sabato ecologico” al centro di raccolta allestito nell’area parcheggio della Risiera di San Sabba, grazie - commenta AcegasAps promotore dell’iniziativa con il Comune - a una notevole partecipazione dei triestini. Obiettivo dei Sabati ecologici è quello di migliorare la raccolta differenziata e contrastare l’abbandono indiscriminato di rifiuti ingombranti sulla pubblica via. Prossimo appuntamento sabato 15 giugno nell’area di parcheggio della Rotonda del Boschetto, dove si trova la sede della Sesta circoscrizione, sempre dalle 9 alle 17.

 

 

 

 

GREEN STYLE.it - MERCOLEDI', 12 giugno 2013

 

 

Detrazione 50% fotovoltaico: come ottenerla
Con gli incentivi del Quinto Conto Energia ormai esauriti, diventa ancora più allettante la prospettiva di godere della detrazione del 50% sull’acquisto dei pannelli fotovoltaici, recentemente rinnovata dal Consiglio dei Ministri. Ma come fare per ottenere l’agevolazione?

Ecco un promemoria della procedura da seguire:
1.Nel caso in cui le norme sulle condizioni di sicurezza nei cantieri lo prevedano, prima di iniziare i lavori di installazione dell’impianto occorre inviare, con raccomandata A.R., una comunicazione preventiva all’Azienda Sanitaria Locale competente;
2.Fondamentale, inoltre, che le spese per l’acquisto e l’installazione dei pannelli fotovoltaici siano pagate con bonifico bancario o postale, che devono contenere la causale del versamento, il Codice Fiscale dell’utente che effettua il pagamento e il Codice Fiscale (o numero di partita Iva) di chi lo riceve;
3.Al momento della dichiarazione dei redditi, poi, bisogna indicare i dati catastali identificativi dell’immobile e, se i lavori sono effettuati dal detentore, gli estremi di registrazione dell’atto che ne costituisce titolo e gli altri dati richiesti per il controllo della detrazione. Non è più previsto, invece, l’invio obbligatorio della comunicazione di inizio lavori.
Una volta richiesta la detrazione, infine, occorre conservare una serie di documenti:
◦abilitazioni amministrative relative alla tipologia di lavori da realizzare (concessione, autorizzazione o comunicazione di inizio lavori) o, se non previste, una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà in cui sia indicata la data di inizio dei lavori e sia indicato che gli interventi di ristrutturazione realizzati rientrano tra quelli incentivati;
◦domanda di accatastamento se l’immobile non è ancora censito;
◦ricevute di pagamento dell’Imu, se dovuta;
◦per gli interventi riguardanti parti comuni di edifici residenziali: delibera di approvazione dell’esecuzione dei lavori e tabella millesimale di ripartizione dei costi;
◦comunicazione preventiva trasmessa all’ASL (se obbligatoria);
◦fatture e ricevute fiscali relative alle spese sostenute;
◦ricevute dei bonifici di pagamento.
È importante in ogni caso ricordare che per la detrazione del 50% viene riconosciuta solo in caso di pannelli fotovoltaici installati per soddisfare bisogni energetici per uso domestico. Non è possibile godere del bonus se è previsto un utilizzo commerciale dell’energia prodotta, cioè se l’impianto abbia potenza superiore a 20 kw o se, “pur avendo potenza non superiore a 20 kw, non sia posto a servizio dell’abitazione”.
 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 12 giugno 2013

 

 

Vito sbarra la porta al rigassificatore «Nessun dietro front»
L’assessore all’Ambiente: «Va seguito l’indirizzo del territorio» E nella sua Direzione e all’Arpa prepara il valzer dei dirigenti
TRIESTE Dal piano energetico a una revisione della legge sul carburante, dalla mappa sui rischi idrogeologici, al monitoraggio sui siti industriali più critici come la Ferriera di Trieste. Nel mezzo l’ipotesi di un ricambio della dirigenza all’interno dell’assessorato. Parla Sara Vito, da poco alla guida dell’Ambiente nella giunta Serracchiani. L’assessore conferma il no al rigassificatore e la contrarierà all’allargamento della centrale di Krsko in Slovenia. «La partita del nucleare non interessa questa amministrazione». E sulla possibile riapertura della discarica di Cormons ribadisce: «Non è un punto del nostro programma». Assessore, quali sono le priorità che si è data? Abbiamo una serie di sfide che si presentano, alle quali dobbiamo dare risposte. In particolare una nuova programmazione a 360 gradi, a cominciare dal piano dell’energia, delle acque e delle immissioni. Ma anche il rischio idrogeologico, uno strumento innovativo di cui ci doteremo per avere una mappatura delle criticità. Cercherò inoltre di migliorare il dialogo con il ministero e le altre Regioni che hanno buone esperienze nel settore e che possiamo prendere come esempio. Il ministro Orlando ha promosso un tavolo con tutti gli assessori all’Ambiente d’Italia, sarà un importante momento di confronto. Lavorerà anche su un ricambio dei dirigenti del suo assessorato? Il ragionamento è aperto. Arpa compresa? Sull’Arpa, per ora non abbiamo fatto nessun ragionamento. Ma incontrerò a breve i responsabili anche per la parte progettuale. Entrando nel merito delle priorità in cosa consisterà il piano energetico? Un nuovo strumento programmatorio che ci consentirà di capire in che direzione va la regione e qual è la nostra idea di sviluppo. Su questo abbiamo un piano innovativo in linea con le politiche Ue. Confermato il no al rigassificatore a Trieste? Come ha detto la Serracchiani no al rigassificatore, si segue l’indirizzo del territorio. E l’ipotesi allargamento della centrale di Krsko in Slovenia? Non è sicuramente la partita del nucleare a interessare questa amministrazione, anche perché c’è stato un referendum in cui i cittadini avevano espresso il proprio pensiero in maniera chiara. Lei ha annunciato modifiche alla legge per gli sconti sul carburante, cosa modificherà? Un argomento molto sentito dalla popolazione, sulla normativa apriremo un ragionamento assieme all’assessore Peroni per la parte finanziaria. Vedremo se si può migliorare la norma. Per la Ferriera, oltre all’inserimento dello stabilimento tra le crisi industriali complesse in Italia, cosa si farà sul fronte ambientale? Stiamo lavorando per dare attuazione all’accordo di programma e l’Arpa ha fatto un’elaborazione di dati. È un tema annoso, se ne parla da tanti anni. Io ho due grandi obiettivi: la tutela della salute e dei posti di lavoro. In tema di rifiuti Trieste continua a registrare dati lontani dalle aspettative: sulla raccolta differenziata è al 29%, ben lontana dall’atteso 40%. Il discorso dei rifiuti rientra in un piano regionale, che dobbiamo rivedere. Un documento che va completato, ma la partita vera è ridurli e incentivare la raccolta differenziata per raggiungere buoni obiettivi. La discarica di Pecol dei Lupi di Cormons si riapre? Nel programma elettorale noi abbiamo scritto che non siamo a favore delle discariche, non sono un punto del nostro programma. Vi state ponendo il problema dell’impatto ambientale di grandi opere come la Palmanova-Manzano e la Gemona-Sequals? Un argomento che riguarda le infrastrutture e che segue la presidente Serracchiani in prima persona. L’attenzione sarà globale.
Gianpaolo Sarti

 

 

DOMANI - Piano del traffico in Consiglio comunale

È convocato per domani con inizio alle 18.30 il Consiglio comunale. All’ordine del giorno tra le altre delibere l’approvazione del Piano generale del traffico, l’approvazione delle aliquote Imu 2013, e quella del Piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani. La fase deliberativa inizierà alle 19 dopo quella dedicata alle domande di attualità.

 

 

 

 

Primorski Dnenvik - MARTEDI', 11 giugno 2013

 

 

Questione slovena nel processo per la “Pulizia” della Val Rosandra.
Il funzionario del comune di San Dorligo della Valle - Dolina ottiene l'annullamento dell'atto di comparizione a causa delle mancata traduzione completa dei documenti.

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 11 giugno 2013

 

 

“Pulizia” della Val Rosandra - Processo rinviato
Rinviato al 23 settembre il processo sullo scempio della Val Rosandra in sono imputati l’ex vicepresidente della Giunta regionale Luca Ciriani, il direttore regionale della Protezione civile, Guglielmo Berlasso, i funzionari Cristina Trocca e Adriano Morettin e Mitja Lovriha, caposervizio dell’area ambiente di San Dorligo. Tutti accusati a vario titolo di distruzione dell’habitat di un sito protetto, oltre che della violazione del decreto legislativo in materia ambientale, e per la contravvenzione relativa, quest’ultima «cancellata» dal pm Antonio Miggiani dopo l’eccezione dell’impossibilità della sussistenza della doppia accusa sollevata dalle difese. Il giudice Marco Casavecchia ha accolto anche l’eccezione preliminare sollevata dall’avvocato Luca De Pauli per Berlasso e Trocca sul mancato rispetto del termine a comparire. Il processo è stato quindi aggiornato per una nuova udienza fissata al 23 settembre. Nel frattempo è stata stralciata su richiesta del difensore Andrea Frassini la posizione di Mitja Lovriha per la mancata traduzione in sloveno di alcuni atti richiamati nell’avviso di conclusione delle indagini e nel capo di imputazione.
 

 

Savino: umido porta a porta costi forti a carico dei cittadini - LA PARLAMENTARE PDL SUI RIFIUTI
Da Sandra Savino, parlamentare Pdl e coordinatore provinciale del partito, netto no ai «costi inaccettabili» caricati «sulla schiena dei cittadini» per la raccolta differenziata dei rifiuti, quella dell’umido soprattutto, annunciata in tutta la città a partire dal 2014. «La questione non è solo quella di contestare l’ennesimo aumento dell’imposizione fiscale proveniente dal Comune - attacca Savino - quanto quella di prendere atto di un oggettivo fallimento di quelle che erano state le promesse del centrosinistra in campagna elettorale e, in secondo luogo, di contrastare una serie di obiettivi che appaiono, per i costi che comportano, a dir poco improbabili, come ad esempio la raccolta porta a porta». Savino poi punzecchia l’assessore comunale Umberto Laureni: «Ricordo le parole ingenerose e sprezzanti che fra l’altro proprio l’attuale assessore all’ambiente rivolgeva in tema di raccolta differenziata all’amministrazione precedente, salvo oggi ritrovarsi con una tassa lievitata e con la percentuale della raccolta differenziata sotto il 30%». Certificato il fallimento, prosegue Savino, non è il caso di perseverare. «Nonostante questa lezione - continua la parlamentare - adesso si parla, da parte dell’amministrazione comunale, di raccolta porta a porta dell’umido, ignorando forse che in una città di quasi 200mila abitanti con la morfologia di Trieste questo tipo di scelta porterebbe a un imponente aumento dei costi, che ricadrebbero sulla schiena dei cittadini già abbondantemente spremuti da tutte le altre tasse. Quindi, come già evidenziato dai consiglieri comunali del Pdl, questa della giunta municipale è una è una proposta irricevibile, in contraddizione con il buon senso e con i tempi che stiamo attraversando».
 

 

Impiantisti ok anche senza scuola
Il governo corregge il decreto Monti. Confartigianato: «Salve tante imprese»
Fatta la legge, se ne fa un’altra per cancellare la precedente. Ma con questo provvedimento gli impiantisti dell’”energia verde” sono salvi: potranno continuare a lavorare anche senza essere in possesso del titolo di studio, e perfino senza formazione. A Trieste son contenti: decine e decine di imprese il cui titolare non aveva fatto scuole professionali, ma semplicemente “imparato il mestiere”, avrebbero dovuto chiudere l’azienda se questa estate fosse entrato in vigore il decreto legge del governo Monti. Il severissimo Monti non aveva fatto una cosa sbagliata, sono norme richieste dalla Ue, su cui spesso l’Italia è in deplorevole ritardo, ma la norma era così “tranchant” che non aveva tenuto conto delle conseguenze reali, avrebbe tagliato fuori dal lavoro schiere di installatori impedendo loro di lavorare coi pannelli fotovoltaici, uno dei pochi settori (incentivati) che non conosce crisi. E così Confartigianato ha fatto partire una protesta durissima, che è sfociata nel decreto legge 63 dello scorso 4 giugno. Entro il 31 ottobre però le Regioni dovranno attivare comunque programmi di formazione per chi installa impianti a fonti rinnovabili e fare una lista di fornitori di formazione. «Sono stati rimessi in gioco tutti gli impiantisti già operanti sul mercato indipendentemente dal titolo di studio - rimarca Enrico Eva, direttore di Confartigianato a Trieste -, e un tanto è stato fatto per evitare che i lavori attualmente in corso subissero dei seri contraccolpi civilistici, e conseguentemente per evitare il “fallimento” a catena di parecchie imprese del settore per mancanza di requisiti. Magari dopo 30 anni di attività».
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 10 giugno 2013

 

 

Rifiuti, su i costi del servizio In bolletta il 10% in più - AMBIENTE»LE CIFRE
L’aumento arriverà con il saldo di novembre e corrisponde a quanto dovuto dal Comune ad Acegas. Raccolta dell’umido per tutti a partire dal 2014
LE RAGIONI DELLA SPESA Più soldi per lo spazzamento, da ampliare anche la raccolta del verde dai giardini privati. Delibera giovedì in aula
IL DIBATTITO CONSILIARE La critica del Pdl: più quattrini da sborsare, sono scelte politiche che non condividiamo. M5S: numeri non chiari
Il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti è destinato a cambiare nei prossimi due anni. Costerà il 10% in più: il primo aumento già a novembre in bolletta con il “saldo” 2013. Ci sono parametri europei da rispettare e questo comporterà diversi “mal di pancia” ai triestini. Un “assaggio” si è avuto venerdì quando la delibera di giunta contenente il Piano economico finanziario del servizio di igiene urbana per il 2013 - con i vari allegati - è stata presentata ai componenti della Seconda e Terza commissione consiliare, presente l’assessore al Bilancio, Matteo Montesano. Il Piano non è piaciuto all’opposizione, mentre da parte della maggioranza non ha ricevuto particolari applausi. E giovedì la delibera va in Consiglio: i cambiamenti in teoria sono possibili ma nel concreto (quasi) irrealizzabili. Al di la delle buone intenzioni e delle belle parole di Montesano l’accordo tra Comune e Agegas (ma ormai Hera) è blindato. E non c’è più tempo per modificarlo. Due le novità: l’aumento del costo del servizio che pagheranno tutti i triestini, e l’introduzione della raccolta dell’umido per tutti nel 2014; per arrivare negli anni successivi al “porta a porta”. Una rivoluzione per Trieste. Quest’anno il Comune di Trieste pagherà all’Acegas Aps 28.978.000 milioni, il 10% in più rispetto al 2012. L’incremento è dovuto ai nuovi costi dello spazzamento, all’ampliamento delle raccolte differenziate dedicate al verde (sfalci e ramaglie dei giardini privati) e all’umido (quest’anno ancora solo per le grandi utenze), agli investimenti per l’avvio dal primo trimestre del 2014 della raccolta dell’umido per tutti, e alla nuova modalità di copertura dei costi generali della Società. Alle spese sono legati gli obiettivi che Comune e Acegas prevedono per il 2013 e, in prospettiva, per il 2014. Il primo è incrementare la raccolta differenziata arrivando al 30,4% contro il 28,4% dell’anno scorso con la conseguente diminuzione dei rifiuti trasportati a termovalorizzazione del 2% (da 68.388 tonnellate del 2012 a 67mila di quest'’anno). «Siamo molto lontani - ha sottolineato Montesano - dalla normativa europea che invita ad arrivare entro quest’anno al 65%. Obiettivo irraggiungibile anche nel prossimo anno, ma siamo in ottima posizione per l’altro obiettivo, cioè nella non produzione dei rifiuti». Ma l’altra novità riguarda la raccolta dell’umido che dal primo trimestre del 2014 interesserà tutta la città, non solo le grandi utenze. Non sarà ancora “un porta a porta”: verranno posizionati degli appositi contenitori in varie zone della città. Questo il percorso individuato da Comune e Acegas. Nei prossimi mesi sarà avviata la realizzazione “di una stazione di trasferenza” come burocraticamente e scritto nel Piano, un luogo cioè dove depositare l’umido: la “stazione” è stata individuata in via Calcina, nella zona industriale Ovest di Trieste, vicino al termovalorizzatore. Da qui poi l’umido, con camion e contenitori appositi, verrà trasportato nell’inceneritore di Maniago. Nel frattempo saranno acquistati mezzi e contenitori necessari per questo tipo di raccolta. Saranno tolti circa 800 contenitori per la raccolta indifferenziata di piccola volumetria (1100 litri) e contemporaneamente saranno posizionati nuovi contenitori di grande volumetria (3.200 litri). Molte le voci contrarie, soprattutto dall’opposizione. Il Pdl con Maurizio Bucci, Claudio Giacomelli e Paolo Rovis: «Hera, e non più Acegas è una società che offre dei servizi. Le scelte e gli obiettivi le fa il Comune. L’aumento del costo e la raccolta dell’umido sono scelte politiche che ha fatto la maggioranza che noi non condividiamo». Paolo Menis (Cinquestelle): «Alcuni numeri della delibera non sono chiari. Chiarisca l’assessore Laureni». Molti dubbi anche da parte della maggioranza: Marino Sossi ha chiesto di rivedere il piano industriale di Acegas. Giovedì ultimo round in Consiglio, quello decisivo.
Ferdinando Viola

 

Da Tarsu a Tares: famiglie numerose penalizzate
L’anno scorso era Tarsu la tassa comunale sull’immondizia, quest’anno si chiama Tares il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi. Tocca all’assessore comunale al Bilancio Matteo Montesano (foto) far quadrare i conti. Ora infatti non si pagherà più soltanto in relazione ai metri quadrati della propria abitazione, ma anche in rapporto al numero dei componenti della famiglia o comunque di chi nell’abitazione ci vive. La tassa cioè è calibrata sulla “produzione” di rifiuti. Quanto ciò sarà “salato” lo si scoprirà appena a novembre quando arriverà il saldo. Sono già arrivati gli avvisi per gli acconti che da pagare entro il 31 maggio e il 31 luglio. E sono uguali all’anno scorso. Il saldo di novembre sarà più salato per l’aumento del 10 per cento del servizio.
 

«Necessario arrivare al porta a porta»
Laureni: investimenti indispensabili, dobbiamo raggiungere i parametri previsti dall’Ue
Hanno più volte chiesto la sua presenza, ma l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni era “introvabile”: «Non mi ero imboscato, stavo seguendo un’altra riunione. Ma c’era Montesano, l’assessore giusto perchè si parlava soprattutto di numeri». La delibera che conteneva il Piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2013, presentato alla Seconda e Terza commissione consiliare, non prevedeva la presenza dell’assessore all’Ambiente. «Ne parleremo giovedì in Consiglio - aggiunge Laureni - e prima ancora incontrerò le varie componenti consiliari. So che c’è delusione nella maggioranza e molte critiche da parte della minoranza». «L’aumento dei costi - sottolinea ancora - è dovuto anche agli investimenti fatti per l’avvio della raccolta dell’umido il prossimo anno. Capisco le proteste, l’umido ha costi alti e non porta utili. Noi però dobbiamo arrivare alla fine del 2014 al 40-41% della raccolta differenziata complessiva, umido compreso. Ce la possiamo fare perchè l’obiettivo previsto dalle norme europee è il 65%». Un prendere o lasciare dunque la delibera... «No, sui costi e sugli obiettivi, e in particolare sulla raccolta dell’umido, approfondiremo tutti gli aspetti. Giovedì in Consiglio sentiremo le proposte che arriveranno dall’aula. Bisogna arrivare al porta a porta nei prossimi anni e raggiungere così il 65% complessivo. Non è facile in una città così complessa come Trieste. Ma dobbiamo fare insieme tutti gli sforzi. Premiando chi si comporta bene, non sempre e solo punire».

(fe. vi.)
 

 

Energia - Vito rilancia lo sviluppo sostenibile

«La vera sfida consiste nel pensare ad un modello di sviluppo sostenibile che con coraggio veda la Regione protagonista di scelte innovative». Lo ha affermato l’assessore all’Ambiente Sara Vito intervenendo al convegno “Ripensare l'idroelettrico: energia rinnovabile o energia da rinnovare?”, promosso da Legambiente.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 9 giugno 2013

 

 

Progetto Cava Faccanoni - Undici anni per riempirla - ANCHE IL VERDE DA RIPRISTINARE
Una boccata d’ossigeno per le imprese edili, la medicazione di una “ferita” sul bastione carsico, un nuovo parco pubblico. Tutto questo potrebbe produrre l’intervento innescato da una delibera della giunta comunale per la “rinaturalizzazione” morfologica e naturalistica della Cava Faccanoni. Entro due settimane il Comune emetterà il bando per individuare il costruttore e gestore dell’impianto per il trattamento (selezione e triturazione) degli inerti oltre che delle terre e rocce da scavo che potranno essere conferiti nella cava. Starà al concessionario fare i progetti definitivo ed esecutivo oltre a tutte le procedure per mettere il sito in attività presumibilmente all’inizio dell’autunno 2014. Poi, secondo una stima ottimistica, ci vorranno undici anni per colmare e riportare a livello la cava e riconfigurare il versante collinare dato che saranno necessari un milione e 500mila metri cubi di materiale. L’ultimo strato dovrà recare il ripristino del verde, ma spetterà a una futura giunta comunale, che non sarà nemmeno la prossima, stabilire nel dettaglio cosa fare in quell’area che a quel momento sarà completamente recuperata. L’impegno di spesa previsto è di 3 milioni e 600mila euro che il gestore ammortizzerà incassando gli oneri dovuti da ogni camion che conferirà il materiale di scarto. Anche al Comune comunque spetterà un chip. I dettagli del prospettato intervento sono stati illustrati ieri dall’assesssore comunale ai Lavori pubblici Andrea Dapretto affiancato dall’ingegnere progettista Fredi Luchesi e dai dirigenti comunali Giovanni Svara e Elisabetta Gamba. I primi a trarre giovamento dall’opera dovrebbero però essere i costruttori e l’edilizia in generale che sta attraversando un momento di fortissima crisi. Infatti Donatello Cividin, presidente dell’Ance, presente all’incontro, ha espresso grande soddisfazione per la possibilità di avere «dopo quarant’anni e più, un sito (guai a chiamarlo discarica) dove portare i materiali di scavo delle varie opere edilizie senza doversi recare in provincia di Gorizia o addirittura in Friuli con spese non indifferenti di gasolio, considerato oltretutto che i camion partono pieni, ma tornano vuoti». Anche quella di Cava Faccanoni è come tante a Trieste una questione annosa e mai risolta. È stato ricordato un progetto addirittura del 1974 che puntava e realizzare un residence universitario. «L’ipotesi finale più verosimile potrebbe essere la realizzazione di un parco aperto alla cittadinanza - ha specificato Dapretto - certamente non vi sarà alcuna speculazione immobiliare». Come hanno spiegato i tecnici, i materiali di conferimento saranno esaminati (e respinti se non in regola) e quindi, attraverso le attrezzature dell’impianto, ripuliti e resi adatti per una «delicata opera di rinaturalizzazione del sito».
Silvio Maranzana

 

Saranno riversati materiali di scavo dagli edili
Il progetto preliminare già realizzato dall’ingegner Fredi Luchesi viene posto a base della gara che sta per essere bandita del Comune per Cava Faccanoni. Ma il Comune era di fronte anche a un’alternativa: puntare sul conferimento di solo terre e rocce da scavo, ma ciò avrebbe implicato tempi molto lunghi soprattutto per il fatto che non sono in fase di realizzazione molte grandi opere e il rischio conseguente che la gara andasse deserta, oppure includere anche gli inerti associandoli a impianti per il trattamento che potranno ad esempio triturare materiali di demolizione: è stata scelta quest’ultima opzione.
 

 

“Liberate” le acque della Sacchetta - Pulizia dei fondali: riemersi motorini, fornelli da campeggio, pali e anche un wc
Scalette, vasi, bottiglie, ferraglia, pneumatici, pali e segnali stradali. Ma anche biciclette, motorini, seggiolini e fornelli da campeggio. E proprio per non farsi mancare nulla, una porta da pallanuoto e un wc. Non stiamo parlando della merce in esposizione in un fornitissimo centro commerciale, ma di una incredibile serie di oggetti che sono stati restituiti dal mare grazie all’iniziativa di pulizia dei fondali che ha interessato lo specchio d’acqua della Sacchetta, l’ultimo tratto di mare delle Rive triestine, andata in scena ieri mattina. L’occasione è stata quella della giornata internazionale per la conservazione del mare, il “World Ocean Day”, e ha visto per protagonisti un centinaio di volontari appartenenti alla Società Triestina Sport del Mare e alla Lega Navale Italiana, cui si è aggiunto il supporto dei professionisti del Circolo Sommozzatori Trieste. La “missione” è iniziata alle 10 precise, con il briefing di coordinamento tra tutti gli addetti ai lavori, ed è continuata attraverso una doppia fase di intervento, davanti all’immancabile folla di curiosi. Da una parte una trentina di sommozzatori che a turno si sono adoperati per liberare i fondali dall’inquinamento antropico provocato dai più disparati oggetti finiti in mare. Dall’altra parte, a terra, un gruppo di altrettanti volontari appartenenti alle due società organizzatrici dell’evento, che hanno provveduto a raccogliere tutto il materiale riaffiorato per poi accatastarlo in un apposito container adibito allo smaltimento dei rifiuti. «È stata una giornata speciale, un’iniziativa che possiamo archiviare con grande soddisfazione, condita dal successo di partecipanti e di pubblico - ha commentato Guido Benci, presidente della Triestina Sport del Mare -. Il messaggio è che il mare è una risorsa estremamente importante da rispettare, in modo particolare in una città di grande tradizione marinara: auspichiamo maggior attenzione da parte di tutti in questo senso». La giornata mondiale degli Oceani è nata nel 1992 ed è poi stata riconosciuta ufficialmente dall’Onu: la filosofia di base è la salvaguardia delle grandi distese d’acqua del pianeta, minacciate dall’inquinamento. «Quello della pulizia dei fondali è un progetto che la nostra società porta avanti in proprio già da una decina d’anni e che qui abbiamo deciso di ampliare - precisa Paolo Scubini, presidente della Lega Navale -. Il tema del rispetto per l’ambiente in generale e quello della cura del mare in particolare fanno parte del nostro statuto e dunque del nostro dna. Una iniziativa che vogliamo riproporre anche in futuro con ulteriori novità».

Pierpaolo Pitich
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 8 giugno 2013

 

 

«Ma via XXX Ottobre resterà nel traffico» - LA PROTESTA
La “Notte bianca” scontenta i rappresentanti del “Comitato dei 500”, gruppo sorto spontaneamente un paio di mesi fa per chiedere la pedonalizzazione del tratto di via XXX Ottobre compreso fra le vie Valdirivo e Milano, che però nel nuovo Piano traffico in via di elaborazione sembra destinato a rimanere luogo di transito per moto e autoveicoli. Pubblici esercenti, commercianti e residenti della zona vorrebbero trasformata quell’area in piccola oasi in mezzo al Borgo Teresiano, in grado di ospitare sedie e tavolini. A maggior ragione in un’occasione come stasera. Partiti con molto entusiasmo, approdando lo scorso aprile con la loro proposta nell’aula della giunta comunale, quelli del Comitato si ritrovano con il nulla di fatto. Le 500 firme raccolte a sostegno della loro richiesta sembrano non trovare accoglimento nemmeno in occasione della serata di oggui. «Confidavamo in un esperimento – dice Margaux Iozsa, prima firmataria della petizione – soprattutto alla luce del fatto che altri tratti di via XXX Ottobre, come quello che porta in piazza Oberdan, o l’altro che sfocia in piazza Sant’Antonio Nuovo, stasera saranno pedonalizzati. Inoltre i colleghi esercenti le cui attività si affacciano su quelle strade – aggiunge – sono stati avvisati per tempo dall’amministrazione e hanno così potuto prepararsi per cogliere al volo questa opportunità. Noi invece ci sentiamo dimenticati. Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con l’assessore Elena Marchigiani – conclude Margaux – ma all’ultimo momento, a giochi oramai fatti, perciò ci dovremo rassegnare a una situazione che ci penalizza». «Quel tratto di via XXX Ottobre è nevralgico – ribatte Marchigiani – perché collega due arterie di grande traffico: una, via Valdirivo, in cui si convoglia la circolazione in direzione Rive; l’altra, via Milano, che va in direzione opposta. Bisogna anche pensare ai portatori di handicap, ai tassisti, alle esigenze di tutte le categorie perciò un nodo di collegamento ci deve essere. Del resto il Piano traffico cui stiamo lavorando non prevede la pedonalizzazione di quel pezzo di via XXX Ottobre, e lo potrà eventualmente diventare solo dopo precisa e attenta analisi tecnica. Capisco l’importanza delle 500 firme, che peraltro non mi sono mai arrivate ufficialmente – conclude Marchigiani – ma non possiamo modificare uno studio a ogni richiesta».

Ugo Salvini
 

 

Agricoltura - Gli ambientalisti dicono no agli Ogm

Una lettera al vicepresidente Bolzonello per sollecitare maggiore chiarezza di comunicazione circa l'illegalità in Regione di semine Ogm. A firmarla i rappresentanti di Wwf, Legambiente e Associazione italiana agricoltura biologica all’indomani del dissequestro delle sementi Ogm di proprietà di Giorgio Fidenato autorizzato dai giudici. «Tale dissequestro - continuano gli ambietalisti - può far intendere che ora la loro semina è legale, mentre, come l'assessore ha dichiarato dopo la revoca del regolamento attuativo, nella nostra regione il divieto previsto dalla legge 5/11 è ancora in vigore».

 

 

 

 

 

NEXTVILLE.it - VENERDI', 7 giugno 2013

 

 

Detrazioni 50% e 65%: ecco cosa cambia
Sono in vigore da ieri 6 giugno 2013 le modifiche al meccanismo delle detrazioni fiscali introdotte con il Dl 63/2013 di recepimento della direttiva 2010/31/Ue sulla prestazione energetica nell'edilizia.
Prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale circolavano diverse bozze del decreto legge, creando confusione e allarmi spesso ingiustificati tra gli operatori del settore. Ora, dal momento che abbiamo a disposizione il testo definitivo (fatta eccezione per le eventuali modifiche che arriveranno in fase di conversione in Legge del Dl), possiamo tentare di fare un po’ di chiarezza.
Proroga del 50% ed estensione ai mobili da arredo
L’articolo 16 del Dl 63/2013 aggiunge altri sei mesi di tempo alla scadenza naturale delle detrazioni del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia. Si potrà quindi usufruire di questa detrazione per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2013. Inoltre, fino alla stessa data, si potrà includere tra le spese detraibili l'acquisto di mobili per l'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione, per un massimo di 10 mila euro (in pratica si concede un bonus di 5.000 euro).
A partire dal 1° gennaio 2014 la percentuale del 50% tornerà al “normale” 36%. Ricordiamo infatti che Decreto legge 201/2011 (convertito in Legge 214/2011) ha reso stabile il 36%, inserendolo nel Dpr 917/1986 (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).
Proroga differenziata per il 55% e aumento della percentuale detraibile
L’articolo 14 del Dl 63/2013 prevede che, a partire dal 6 giugno 2013 (data di entrata in vigore del decreto legge) e fino al 31 dicembre 2013, le spese per interventi di efficientamento energetico potranno beneficiare di una percentuale di detrazione del 65% anziché del 55%.
Sono escluse dall’accesso alle detrazioni le spese (detraibili comunque con il 55% fino al 30 giugno 2013) sostenute per:
• gli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza;
• gli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con impianti geotermici a bassa entalpia;
• la sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria.
L’esclusione di queste tre tipologie di interventi è dovuta al fatto che esse sono già incentivate dal Conto termico (Dm sviluppo 28 dicembre 2012).
L’articolo 14 del Dl 63/2013 prevede una percentuale di detrazione del 65% anche per interventi di efficientamento energetico “relativi a parti comuni degli edifici condominiali … o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio”. In questo caso, per beneficiare del 65% c’è tempo fino al 30 giugno 2014.
Per ulteriori approfondimenti, vi consigliamo di consultare le pagine del nostro sito, prontamente aggiornate alle ultime novità.
Riferimenti
• Detrazioni fiscali del 65% (ex 55%) per interventi di efficienza energetica su edifici esistenti
in Nextville (Incentivi e Bandi)
• Detrazioni fiscali 50% (ex 36%) per ristrutturazioni edilizie
in Nextville (Incentivi e Bandi)
• Dl 4 giugno 2013, n. 63 Recepimento direttiva 2010/31/Ue sulla prestazione energetica in edilizia e proroga detrazioni fiscali del 55% e 50% per efficientamento energetico e ristrutturazioni degli edifici
in Nextville (Osservatorio di normativa energetica)
• Conto termico: gli incentivi per l'efficienza energetica e le rinnovabili termiche
in Nextville (Gestione incentivi)
Filippo Franchetto
 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 7 giugno 2013

 

 

Gas a Veglia, tornano gli sceicchi
Visita di una delegazione del Qatar al sito di Castemuschio. Ma è forte anche l’interesse statunitense
FIUME Si rifà sotto il Qatar per la costruzione del rigassificatore a Castelmuschio (Omisalj), nell’isola di Veglia. In questi giorni una delegazione economica del ricchissimo emirato arabo è stata a Castelmuschio, visitando il sito dove dovrebbe sorgere il terminal metanifero che, a differenza del defunto progetto di Zaule, nel Quarnero incontra i favori delle municipalità locali, come pure delle autorità statali croate. La rappresentanza era composta da esponenti di tre compagnie energetiche, la Qatar Petroleum, la Qatargas-a e la Qatar Electricity & Water Company. Ad attendere gli ospiti esponenti del governo croato, della Regione quarnerino–montana e il direttore di LNG Croazia, Jurica Medun. Dopo la visita, nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali, ma già l’arrivo sull’isola altoadriatica sta a significare che il Qatar guarda con attenzione al rigassificatore, alla sua costruzione (affare da un miliardo di euro) e gestione. Come noto, settimane fa era stata diffusa la notizia che l’ Emirato non era più interessato al megaimpianto isolano e ne sarebbe stata prova il mancato arrivo a Fiume – a inizio maggio – delle massime autorità qatariote, che avrebbero dovuto assistere all’inaugurazione della moschea. Da fonti ufficiose del ministero dell’Economia croato, si è venuto comunque a sapere che la delegazione quatariota ha voluto conoscere da vicino il progetto vegliota, facendo da apripista ad una delegazione a livello ministeriale che dovrebbe visitare la Croazia nei prossimi mesi, per tentare di arrivare all’intesa finale con Zagabria. Gli operatori economici qatarioti hanno fatto tappa anche nella centrale termoelettrica di Urinj, negli immediati dintorni di Fiume. L’impianto sarà prossimamente sottoposto a lavori di ristrutturazione ed entro il 2017, così l’Azienda elettrica croata, utilizzerà il metano. La termocentrale fiumana, spesso chiamata in causa per l’inquinamento prodotto, passerà da una potenza di 320 a 600 megawatt. Produrrà corrente elettrica a costi ridotti e con minori danni per l’ambiente quarnerino. Tornando al rigassificatore vegliota, al ministero croato dell’Economia hanno confermato che il Qatar non è l’unico interessato all’investimento. Vi è in gioco anche la compagnia statunitense ExxonMobil, che ha già fatto sapere di ambire allo sfruttamento di giacimenti petroliferi e metaniferi in Adriatico.
Andrea Marsanich

 

 

TRIESTE ON SIGHT

Arci servizio civile, nell’ambito dell’iniziativa “Trieste on sight”, organizza al polo di aggregazione giovanile Toti, in via della Cattedrale la Festa della musica, un festival “speciale”, che si articolerà dalle 18 alle 23. Tutti i concerti in programma verranno aperti dalle più interessanti realtà musicali emergenti del territorio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 6 giugno 2013

 

 

Gnl, Ue possibilista «ma non a Zaule»
La Ue, per bocca del commissario all’Ambiente, che è uno sloveno, Janez Potocnik, si dice ancora possibilista sul progetto del rigassificatore triestino, ma nel contempo ci mette un bel freno, quanto meno nella sua collocazione originaria di Zaule, e lo fa sulla base della sospensione del decreto di Via disposto dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, a fronte del parere espresso dall’Autorità portuale e da tutti gli enti triestini, secondo cui l’impianto di Gas Natural impedirebbe lo sviluppo del porto. Sospendendo l’autorizzazione ambientale (concessa nel 2009), in cui era stata data un’indicazione precisa: o Gas Natural trova una collocazione diversa per il rigassificatore, o l’Autorità portuale rivede i piani di sviluppo dei traffici. Le due cose insieme sono incompatibili. Ma in Europa sono state prese in considerazione pure le opposizioni di natura ambientale e in materia di sicurezza che sono state espresse in questi anni da amministrazioni locali, associazioni ambientaliste e gruppi di studio specifici. Nonché naturalmente dalla Slovenia. A farsi interprete del problema l’eurodeputato veneto Andrea Zanoni (Idv, iscritto nel Parlamento europeo all’Alleanza dei democratici e liberali per l’Europa animalista e ambientalista e membro della commissione Ambiente). Zanoni ha interessato il commissario Ue all’Ambiente. Che è, appunto, lo sloveno Janez Potocnik. Il quale ha detto che «la Commissione continuerà a seguire attentamente gli sviluppi del caso per assicurare il pieno rispetto delle disposizioni del diritto Ue». Ma si profila tuttavia uno snodo politico estremamente rilevante. Entro la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo l’Europa stilerà l’elenco dei progetti di interesse comune nell’ambito della predisposizione della rete energetica Ten-E. E Potocnik ha avvertito: «Il progetto di Zaule potrebbe esservi incluso. Ma l’effettiva inclusione sarà subordinata ad esempio all’esito della ricerca di un nuovo sito per il progetto o di un’altra soluzione al problema ambientale, nonché alle relative comunicazioni alla Commissione nei tempi prestabiliti». Era in vista del piano energetico europeo che l’ex ministro allo Sviluppo, Corrado Passera, era andato a Bruxelles poco prima che il governo Monti decadesse dalle sue funzioni, proprio per raccomandare l’inclusione dell’impianto triestino. Potocnik, interprete anche della fortissima opposizione slovena, ma soprattutto citando il decreto Clini, dice che valgono le indicazioni del ministero italiano: o si cambia posto, o cambiano le condizioni. E comunque in fretta, in tempo per l’inclusione nel piano energetico. «Il tentativo di inserire il rigassificatore di Zaule - commenta Zanoni - fra le 13 infrastrutture energetiche prioritarie del Piano per una rete energetica europea integrata costituisce un goffo e maldestro tentativo di bypassare le opposizioni italiane e slovene nonché la normativa comunitaria. Fortunatamente il commissario ha rimesso le cose a posto frenando l’irruenza sospetta dell’allora ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera».
 

 

La Giornata dell’ambiente saluta - PALACHIARBOLA
Giornata mondiale dell’ambiente dalle 10 PalaChiarbola
Ultimo appuntamento a chiusura della Giornata mondiale dell’ambiente istituita dall’Onu (nella foto, uno spettacolo teatrale sul riciclo), e quest’anno promossa per la prima volta anche a Trieste a cura del Comune, della Provincia e dall’Ass. L’evento, dedicato a bambini, ragazzi ed educatori, si terrà al PalaChiarbola dove, alle 10, avrà luogo la premiazione delle scuole vincitrici di un concorso nell’ambito del Progetto di Agenda 21, coordinato dall’Azienda sanitaria in collaborazione con Comune e Querciambiente Eco–Space, che ha visto la “costruzione” di originali contenitori per la differenziata ideati e realizzati dagli stessi ragazzi (oggetti messi in mostra nei giorni scorsi alla Camera di commercio). A premiare i giovani, gli assessori comunali all’Educazione Antonella Grim e all’Ambiente Umberto Laureni, il “Nobel” Filippo Giorgi e uno staff di animatori di Zelig.

 

 

 

 

GREEN STYLE.it - MERCOLEDI', 5 giugno 2013

 

 

Detrazione 50% ristrutturazioni edilizie, le novità
Oltre all’ecobonus per le riqualificazioni energetiche, il Consiglio dei ministri ha recentemente varato una proroga della detrazione fiscale per le ristrutturazioni generiche, che a questo punto rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2013 (prima dell’intervento del Governo Letta, la misura era in scadenza il 30 giugno).

In attesa della pubblicazione del Decreto in Gazzetta Ufficiale, vediamo quali sono le principali novità:
Aliquota detraibile
La percentuale di spesa detraibile resta fissata al 50%. Era stato il Governo Monti a portare l’aliquota a questo livello, innalzando la precedente quota che era stabilita al 36% della spesa sostenuta dal contribuente.
Il tetto di spesa
Anche in questo caso, nessun cambiamento: la spesa massima su cui calcolare la detrazione resta di 96.000 euro. Il massimo credito di imposta di cui può godere il contribuente, quindi, è pari a 48.000 euro (il 50% di 96.000). Prima delle novità introdotte nella precedente legislatura, il tetto di spesa era esattamente della metà.
Incentivi anche per il fotovoltaico
Lo sconto Irpef per le ristrutturazioni edilizie vale per tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per quanto riguarda le seguenti voci:
◦progettazione, consulenza, perizie;
◦esecuzione dei lavori;
◦acquisto dei materiali;
◦messa in regola degli impianti elettrici e degli impianti a metano;
◦relazione di conformità dei lavori;
◦imposte e altri costi burocratici (Iva, imposta di bollo, concessioni, autorizzazioni, denuncia di inizio lavori);
◦oneri di urbanizzazione.
La principale novità riguarda la possibilità di detrarre la spesa sostenuta per l’acquisto di cucine e altri mobili in muratura destinati all’abitazione da ristrutturare. Come già previsto in passato, il bonus è disponibile anche per chi acquista pannelli fotovoltaici per la propria abitazione ma rinuncia agli incentivi del Quinto Conto Energia.
Possono godere della detrazione tutte le persone fisiche che hanno ristrutturato, entro il 31 dicembre 2012, un immobile di cui sono proprietari, affittuari o usufruttuari, oppure coloro che acquistano un immobile ristrutturato da imprese di costruzione o cooperative entro il 30 giugno 2013 (ma la ristrutturazione dev’essere conclusa sempre entro il 31 dicembre 2012).
La durata delle rate
A differenza dell’ecobonus del 65%, che può essere riscattato solo in 10 rate annuali, la detrazione Irpef del 50% viene “spalmata” su periodi diversi a seconda della tipologia di contribuente che ne usufruisce. Più nel dettaglio, lo sconto può essere recuperato in:
◦10 anni per tutti i contribuenti con meno di 75 anni di età;
◦5 anni per i contribuenti con meno di 80 anni;
◦3 anni per i contribuenti con più di 80 anni.
Le altre novità
Rispetto a quanto previsto finora, il nuovo provvedimento prevede la decadenza dell’obbligo di trasmettere la comunicazione di inizio lavori al Centro operativo di Pescara. Occorre comunque conservare le fatture o le ricevute fiscali relative alle spese detraibili, nonché le ricevute dei bonifici come attestazioni dei pagamenti.
 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 5 giugno 2013

 

 

Riduzione di Co2, primo passo al Carciotti
Con un grado in meno di riscaldamento, consumi di metano scesi del 4%. Sinergia fra i vari enti
Abbassare del 20% le emissioni di Co2 a Trieste entro il 2020, coinvolgendo tutti i grandi consumatori di carburanti e riscaldamento. È l’obiettivo del progetto europeo “Piano di azione per l’energia sostenibile” sottoposto al “Patto dei sindaci” che anche Roberto Cosolini ha firmato nel giugno dello scorso anno e che per il Comune ha portato a due primi risultati: fare l’inventario di tutte le emissioni in città, misurare quanto una correzione nell’uso dei combustibili può portare di buono (un grado in meno di riscaldamento a palazzo Carciotti ha determinato il 4% in meno di consumo di metano) e convogliare tutti gli enti del territorio ai medesimi impegni, cosa che è avvenuta ieri sotto la guida degli assessori Umberto Laureni (Ambiente), Elena Marchigiani (Urbanistica), Andrea Dapretto (Lavori pubblici), Edi Kraus (Sviluppo, assente per convalescenza). Hanno partecipato («con grande convincimento» dice Laureni) Regione, Provincia, Acegas-Hera, Trieste Trasporti, Ater, Azienda sanitaria, Azienda ospedaliero-universitaria, Università, Area di ricerca, Ezit e Autorità portuale. Nel frattempo il Comune ha chiesto a Bruxelles una proroga per la presentazione del progetto finale, che scade altrimenti a fine mese. Perché manca il voto del Consiglio comunale. Per determinare la quantità di Co2 prodotta sul territorio è stata fatta una analisi che però fa base sui dati del 2001. Dai quali si ricava una quantità totale di emissioni pari a 928.425 tonnellate di anidride carbonica “sparata” nella nostra aria. Dati molto vecchi, non si sa se in 12 anni le cose sono migliorate o peggiorate, in tutti i casi Trieste si impegna entro il 2020 a calare di almeno 185.685 tonnellate la quantità di Co2. Che cosa c’è da fare? Riqualificare edifici e impianti, installare misure di risparmio energetico, pianificare la mobilità, sensibilizzare l’opinione pubblica (i privati), produrre energia da fonti rinnovabili. «Il primo esperimento è stato sugli uffici di palazzo Carciotti - spiega Laureni - e dal prossimo anno sarà esteso ad altri 41 edifici comunali». Gli altri enti dovranno fare altrettanto, ricordando che il Porto (grande inquinatore) aveva già firmato con l’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, un progetto per abbattere le emissioni delle navi che, ferme in rada, devono tuttavia tenere i motori accesi. Previsto un sistema di alimentazione elettrica, ma ieri non se ne è parlato nel dettaglio.

(g. z.)
 

 

Sito inquinato, Edison deve pagare 5 anni dopo
Il Tar conferma l’ordine della conferenza dei servizi del 2008 sulla messa in sicurezza delle acque di falda
Causa vecchia, oneri nuovi. Edison Spa - da titolare di una striscia Ezit sul mare a Sud del Canale navigabile, verso Muggia, ai confini del comprensorio dell’ex raffineria Aquila, dunque in perimetro Sin, il Sito inquinato d’interesse nazionale - si ritrova chiamata oggi, a cinque anni dall’emissione di un ordine mai eseguito e anzi contestato in sede giudiziaria, alla «messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda» che ricadono nella propria striscia. Vige infatti - secondo una recentissima sentenza del Tar, il Tribunale amministrativo regionale - il principio che a intervenire in via d’urgenza, per evitare che un dato inquinamento si propaghi, debbano essere i proprietari o gestori di un’area in quanto «soggetti obbligati», a prescindere che dell’inquinamento siano pure i «soggetti responsabili» o meno, fatta però salva poi la facoltà di questi di tentare di rivalersi in sede civile su quelli che considerano, al contrario, i veri responsabili. La sentenza in questione data 31 maggio 2013 e rigetta il ricorso presentato nel 2009 dagli avvocati Nicola Bassi, Simona Viola, Mario Bucello e Giovanni Borgna proprio per conto di Edison contro i ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e del Lavoro, la Regione, il Comune di Muggia e l’Istituto superiore di Sanità. Tale ricorso, in particolare, impugnava, chiedendone l’annullamento, di una decisione presa in una delle innumerevoli conferenze dei servizi sul Sin tenutesi negli anni al Ministero dell’Ambiente, nella fattispecie quella del 18 giugno del 2008: nell’occasione, al punto 5 del verbale, era stato imposto appunto a Edison - anche alla luce di quattro rilevamenti Arpa per altrettanti sforamenti dei limiti di legge di Mtbe (metil-ter-butil etere) - «non solo di continuare a monitorare le acque di falda ma altresì di adottare misure di messa in sicurezza di emergenza». Davanti a quest’ordine Edison, come detto, aveva optato per la battaglia legale, sulla scia di una precedente vinta nel 2005 sempre in sede di giustizia amministrativa, quando era stato «rilevato che la ricorrente non era responsabile dell’inquinamento della falda», desumendo, tra le altre cose, come l’inquinamento derivasse dalla striscia di terra a monte rispetto alla sua, cioè dall’area ex Silone divenuta Shell. La Silone-Shell si era a sua volta costituita a giudizio (con gli avvocati Antonella Capria, Teodora Marocco, Francesco Schizzerotto e Massimiliano Bellavista) ma il Tar ne ha stralciato la posizione giacché, si legge nella sentenza, «se con essa si intende sostenere la responsabilità della Silone sarà in altra sede che le dovrà essere espressamente richiesta la rifusione delle spese di messa in sicurezza». Il Tar, insomma, in questo caso bada alla sostanza, a quelli che ritiene essere i doveri del titolare di un’area in un dato momento, non dei suoi predecessori né dei vicini di casa, perché quella è, eventualmente, altra materia. «Le prescrizioni impartite alla ricorrente - recita la sentenza - non sono conseguenti a una qualche responsabilità ambientale ad essa attribuita. Se si considera che le predette misure tendono alla messa in sicurezza d’emergenza delle aree è logico che tale premessa non faccia cenno a “soggetti responsabili” ma a “soggetti obbligati”. Tale attività prescinde quindi da ogni addebito di responsabilità nei confronti del soggetto onerato». Il pronunciamento si chiude con la condanna di Edison al pagamento di 4mila euro di spese processuali al Ministero dell’Ambiente e di altri 2mila all’Istituto superiore di sanità.

(pi.ra.)
 

 

“Aula Blu”: arriva la barca-scuola
Oggi, per la Giornata mondiale dell’Ambiente, due mini-crociere da piazza Unità
Oggi e domani anche Trieste celebrerà per la prima volta la Giornata mondiale dell’Ambiente istituita dall’Onu, con iniziative congiunte di Comune, Provincia e Azienda sanitaria, in collaborazione con AcegasAps, Arpa, Larea, Ufficio scolastico regionale, Wwf area marina di Miramare, Camera di Commercio, Querciambiente-Ecospace, Slow Food, Unicef, Museo della bora, Edilmaster, Descò, Cir-food. Protagonisti in prima linea saranno bambini e ragazzi, educatori e comitati di genitori, con laboratori, letture verdi, mostre e piccoli mercatini “in tema” organizzati appunto nelle scuole. Nei luoghi pubblici le principali manifestazioni prenderanno avvio alle 10, nella Sala matrimoni di piazza Unità, con la cerimonia conclusiva del Premio Julius Kugy 2013 che, indetto annualmente dalla Provincia e rivolto alle scuole, ha affrontato il tema delle “tre erre: riuso, riciclo, recupero”. Nel pomeriggio, la sede centrale sarà ancora piazza Unità, dove, tra le 15 e le 18, si svolgerà il curioso laboratorio di riciclo creativo intitolato “Il giardino di Piazza Grande” che punterà a ricreare, con l’impegno dei bambini e dei ragazzi dei Ricreatori - ma aperto a tutti i cittadini che vorranno cimentarvisi - nientemeno che le antiche aiuole della piazza di fine ‘800 rifatte con plastiche e altri materiali. Contemporaneamente si svolgeranno anche un “percorso di educazione alla mobilità” con la polizia locale per bambini dai 4 ai 10 anni, una “sfilata in piazza con eco-abiti”, anch’essa piuttosto curiosa vista la fattura degli abiti con materiali di riciclo (a cura di Querciambiente), nonché, tempo permettendo, due “mini crociere nel Golfo” in partenza sempre da piazza Unità con il catamarano didattico “Aula Blu”, a cura del Wwf - Area marina protetta di Miramare. Questa con “Aula Blu”, e con il suo referente, il professor Pino Ferraro dell’Istituto Bergamas,, sarà una vera e propria lezione all’aria aperta e in mezzo al mare: un’uscita sul campo per familiarizzare con gli strumenti di navigazione, monitorare le condizioni meteo-marine, interpretare il paesaggio, osservare da vicino, da questo autentico laboratorio galleggiante, gli animali marini. Oggi pomeriggio “Aula Blu” sarà perciò ormeggiata alla Scala Reale davanti a piazza Unità per accogliere a bordo ragazzi e studenti ma anche, per quanto possibile, tutti i curiosi e i cittadini interessati. Alle 15.30 e alle 16.30 partiranno le due mini-crociere gratuite e aperte a tutti. Non sono previste prenotazioni, ma i posti naturalmente saranno limitati

(040-224147 ; gianna@riservamarinamiramare.it ).
 

 

 

 

GREEN STYLE.it - MARTEDI', 4 giugno 2013

 

 

Detrazione 65% efficienza: cosa cambia
Il Consiglio dei ministri ha prorogato la detrazione fiscale prevista per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, la cui scadenza era prevista inizialmente per il 30 giugno, innalzando l’aliquota dall’attuale 55% al 65%. Vediamo in dettaglio cosa cambia e cosa c’è da sapere per usufruire dell’agevolazione.
Le scadenze
Il nuovo ecobonus sarà in vigore dal 1 luglio al 31 dicembre 2013 per gli interventi di riqualificazione effettuati da privati. La scadenza è fissata invece al 30 giugno 2014 per i lavori di ristrutturazione attuati da condomini e che riguardino almeno il 25% della superficie dell’involucro. Secondo uno studio Cna-Cresme, il decreto che introduce le proroghe potrebbe determinare un aumento del 4,3% delle richieste di detrazione.
L’aliquota
Il decreto prevede una detrazione dell’imposta lorda per una quota pari al 65% degli importi a carico del contribuente (inizialmente era circolata la voce di un possibile aumento fino al 75%). Contrariamente a quanto richiesto da diverse associazioni di settore, che speravano di vedere dimezzati i tempi di recupero del bonus, il credito potrà essere riscattato dai contribuenti in 10 quote annuali di pari importo, esattamente come accade adesso con il 55%.
Gli interventi incentivati
Queste sono le misure di efficientamento interessate dalla nuova versione dell’ecobonus:
◦Solare termico (in alternativa alla detrazione del 65%, il solare termico può usufruire degli incentivi del Conto Energia Termico);
◦Impianti di climatizzazione alimentati da caldaie a condensazione;
◦Interventi di isolamento termico di muri esterni e sottotetti;
◦Riqualificazione energetica generale degli immobili;
◦Interventi sulle parti comuni degli edifici (in questo caso il bonus resta in vigore fino al 30 giugno 2014).
Gli interventi esclusi
La proroga dell’agevolazione non vale per gli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza e impianti geotermici a bassa entalpia, nonché per la sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria.
La scelta del Consiglio dei ministri, infatti, è stata quella di concentrare la misura sugli interventi strutturali a carico dell’involucro edilizio, giudicati più “idonei a ridurre stabilmente il fabbisogno di energia”. La decisione di escludere le pompe di calore ha già determinato la reazione delle associazioni di settore, convinte che il Conto Energia Termico non sia sufficiente come mezzo di incentivazione di questa tecnologie.
I limiti di detrazione
Se l’aliquota cresce, diminuiscono invece i tetti di spesa detraibile fissati per ciascun tipo di intervento. Nel dettaglio, i limiti diventano:
◦92.307,69 per il solare termico;
◦46.153,84 per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaia a condensazione;
◦92.307,69 per le strutture opache verticali (pareti isolanti o cappotti), quelle orizzontali (coperture e pavimenti) e le finestre comprensive di infissi;
◦153.846,15 euro per la riqualificazione energetica generale degli edifici.
La copertura economica
L’ecobonus costerà allo Stato 200 milioni l’anno per i prossimi 10 anni. Le somme necessarie a finanziarlo saranno in parte recuperate dall’aumento dell’Iva e in parte – per quanto riguarda gli interventi realizzati dai condomini – dal Fondo Rotativo per Kyoto.
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 4 giugno 2013

 

 

Il futuro della Tav innesca lo scontro tra Lega e Sel
TRIESTE Prima il botta e risposta tra Serracchiani e Mainardi, ora lo scontro a distanza tra Lega e Sel. Al centro delle schermaglie, ancora una volta, il progetto dell’Alta velocità ferroviaria. Progetto sul quale, denuncia il Carroccio, stanno emergendo le prime, evidenti tensioni all’interno della maggioranza. «La Tav è una priorità per la presidente Serracchiani - afferma il segretario Matteo Piasente - . Per il capogruppo di Sel Giulio Lauri, invece, è un progetto insostenibile economicamente e sbagliato concettualmente. La maggioranza in Regione si è già spaccata?». «È bastato che il commissario Mainardi sfiorasse l’argomento per scatenare reazioni opposte - continua Piasente -. Serracchiani e Lauri abbiano dato interpretazioni molto diverse alle parole del commissario Mainardi. La storia a sinistra si ripete: Illy aveva la palla al piede di Rifondazione Comunista con Antonaz e Franzil, Serracchiani ha Lauri e il gruppo di Sel. C’è poi un’ulteriore elemento di divisione: la lista dei Cittadini, con un capogruppo, Paviotti, sicuramente distante dalle posizioni di Lauri. Una storia che si ripete: ciclicamente - conclude Piasente - le coalizioni di centrosinistra si scontrano sui grandi temi, a iniziare dalle infrastrutture». Immediata la replica dell’esponente di Sel. «La Lega dovrebbe avere rispetto per le preoccupazioni e le richieste del territorio - contrattacca - e dovrebbe essere interessata alla volontà di quei Comuni che, per la Tav, chiedono di valutare innanzitutto l'opzione zero, cioè il potenziamento della linea esistente per i treni a 200 all'ora anziché una nuova linea ad alta velocità a 300 all'ora. Piasente si confronti sulle proposte di oggi, scoprirà che non ci sono differenze fra le richieste avanzate dalla Presidente Serracchiani a Mainardi ed al governo e quello che sostiene Sinistra ecologia libertà».
 

In salvo i collegamenti con Milano e Villaco
La giunta stanzia 2,7 milioni per prorogare i servizi su rotaia verso il capoluogo lombardo e l’Austria
TRIESTE Anche quest'anno la Regione pagherà 2 milioni di euro per garantire i collegamenti ferroviari da Trieste e Udine con Milano e Roma. Nel corso dell'ultima seduta di giunta, su proposta dell'assessore alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro, l'esecutivo regionale ha approvato la delibera che “prenota” la somma di 2 milioni di euro per la proroga 2013 dei collegamenti ferroviari. Si tratta di fatto di una riproposizione di quanto già fatto negli ultimi anni dopo che con la legge finanziaria 2010 è stata autorizzata la spesa (il tetto massimo indicato dalla legge è di 3 milioni) per avere questi collegamenti ferroviari. La delibera conferma infatti, anche per l'anno in corso, il proseguimento della convenzione tra la Regione e la divisione Passeggeri di Trenitalia. Sottoscritta il 9 dicembre 2010 (e poi sempre prorogata), la convenzione impegna Trenitalia, a fronte di una compensazione economica da parte della Regione, ad assicurare, il prolungamento da Mestre fino a Trieste di una coppia di treni diretti da e verso Milano e il prolungamento fino a Udine di una coppia di collegamenti diretti da e verso Roma. È stato confermato, in virtù di una delibera approvata negli scorsi giorni dalla giunta regionale, sempre su proposta dell'assessore alle Infrastrutture Santoro, e che prende atto dei contenuti di una convenzione condivisa con le Ferrovie Udine Cividale, anche il proseguimento sino a dicembre 2013 del collegamento tra Udine e la città austriaca di Villaco. Sviluppatosi dal giugno 2012, il servizio ferroviario tra il capoluogo friulano e la carinziana Villaco, (che attraversa Gemona, Venzone, Carnia, Pontebba, Ugovizza, Tarvisio Bosco Verde, Thoerl-Magler, Arnoldstein, Villach Warmbad e Villach Westbf) è frutto della collaborazione tra le Regioni Friuli Venezia Giulia e Carinzia, della FUC-Ferrovie Udine Cividale, di Trenitalia e delle Ferrovie austriache/OBB, nell'ambito del progetto Ue “Micotra- Miglioramento dei collegamenti transfrontalieri di trasporto pubblico”. Per il proseguimento del servizio ferroviario (da Udine a Tarvisio Bosco Verde) la Regione Friuli Venezia Giulia ha stanziato con la legge finanziaria 2013 risorse pari a 659 mila euro, mentre nella tratta da Tarvisio a Villaco la copertura finanziaria è assicurata dai partner del Land della Carinzia.

(r.u.)
 

 

Progetto Punta Olmi giunta contraria: «Troppo cemento»
MUGGIA La genesi del nuovo Piano regolatore, a Muggia, si intreccia con alcuni propositi di investimento già avanzati sul territorio. Dopo le analisi e la fase partecipativa, dovrebbe arrivare a stretto giro di posta il via libera della giunta ai progettisti del Comune e dello studio di San Vendemiano per il disegno della bozza. Ecco la “roadmap”: i tecnici avranno 60 giorni di tempo per completare il lavoro, che dovrà essere avallato entro 45 giorni, cui se ne aggiungeranno 15 per eventuali integrazioni e modifiche. Dopodiché ci vorrà il parere tecnico ambientale della Regione, che verrà rilasciato entro ulteriori 60 giorni. Seguirà l’adozione del documento, che rimarrà comunque aperto a osservazioni ed opposizioni da parte dei consiglieri comunali e dei portatori d’interesse (proprietari di particelle) per un periodo di tempo ancora non definito. Il nuovo Prg, dunque, verrà approvato soltanto nei primi mesi del 2014. Eppure, quello che può apparire come un lunghissimo iter si configura per alcuni come una corsa contro il tempo. È il caso delle cosiddette “Muje turistiche”, costanti interlocutori della “squadra” di Nerio Nesladek. Questi potrebbero essere costretti a rivedere (al ribasso) le proprie ambizioni in seguito all’avvento di una variante maggiormente orientata all’ambientalismo e alla conservazione del suolo, come a più riprese annunciato. «È una gara a chi arriva primo», ammette il vicesindaco e assessore alla pianificazione territoriale, Laura Marzi. In ballo c’è soprattutto il Piano attuativo comunale di iniziativa privata “Punta Olmi”. Sull’area verde, affacciata al mare, esiste da tempo una consistente proposta turistica della famiglia Sandali: si era parlato di 90 mila metri cubi di alberghi e case vacanze, oltre a campi da golf e parcheggi. Il piano particolareggiato, curato dall’architetto Giovarruscio, è tornato in pista alcuni giorni fa, con alcuni ritocchi (riduzione della quota volumetrica alberghiera a 50 mila metri cubi). Avvenuta la pubblicazione dell’iniziativa sul Bur e sul sito internet del Comune di Muggia, si è aperta la procedura di Valutazione ambientale strategica: durerà almeno 180 giorni, e i primi 60 saranno dedicati ai rilievi di tutti i soggetti interessati, pubblici e privati. Entro il 20 luglio, quindi, anche i cittadini potranno dire la loro sulle “carte” disponibili in rete. L’amministrazione, dal canto suo, mantiene una posizione ferma: «Non accetteremo questo intervento, le cui proporzioni sono state ridotte ma rimangono decisamente fuori dai parametri che abbiamo indicato nelle direttive del prossimo Prg», afferma Marzi. La vicesindaco non vuole parlare di cubature, ma si dice fiduciosa su un’adozione della variante che “anticipi” la conclusione della Vas su punta Olmi: «Riusciremo sicuramente a porre le nostre condizioni, fermo restando che l’opzione zero non ci appartiene». No alla cementificazione di punta Olmi; sì al «riutilizzo e alla ristrutturazione degli immobili esistenti: penso alla casa dell’Arciduca e al bagno della polizia, sui quali stiamo ragionando».

Davide Ciullo
 

 

Sabati ecologici: rifiuti raccolti a Santa Croce
Ottimo risultato per il primo appuntamento dei “Sabati Ecologici”, che propongono dei “centri di raccolta itineranti” voluti dal Comune di Trieste e da AcegasAps, per migliorare la raccolta differenziata e contrastare l’ancora diffuso fenomeno dell’abbandono indiscriminato di rifiuti ingombranti sulla pubblica via. Sabato scorso, infatti, notevole è stata la risposta dei cittadini che, tra 9 e le 17 alla sede della Protezione Civile in località Santa Croce hanno conferito un centinaio di metri cubi di rifiuti: 60 mc di ingombranti misti (mobilio, materassi, legno, ferro, ecc.), 15 mc di frigoriferi, 10 mc di grandi elettrodomestici (cucine economiche, lavatrici ecc.), 2 mc di inerti, 5 mc ramaglie e scarti da giardini, 2 mc di piccoli elettrodomestici (pc, radio, ecd.), 2 mc monitor e televisioni, 2 mc di pneumatici, 1 mc pitture e vernici, 2 fustini di olio da cucina e olio motore, oltre a batterie per autotrazione, lastre di vetro, lampade al neon. Il prossimo appuntamento è per sabato 8 giugno nell’area di parcheggio presso la Risiera di San Sabba con accesso da via Rio Primario. Il conferimento è sempre previsto dalle 9 e le 17.
 

 

Risorse in calo, tagli al Centro servizi volontariato - L’ANNUNCIO DEL NEOPRESIDENTE
TRIESTE I tagli alle spese condizionano tutti i settori, anche quelli che avrebbero maggior bisogno di risorse, come il mondo del volontariato. Oggi però non si possono fare eccezioni, perciò anche il Centro interprovinciale servizi volontariato del Fvg dovrà tener conto di questa dura realtà. Ne è consapevole Sergio Silvestre, appena eletto alla presidenza del Centro, con quattro voti contro l’unica preferenza che è invece andata all’altro candidato, il triestino Pierpaolo Gregori. Napoletano di nascita ma residente ad Azzano Decimo da più di 30 anni, Silvestre, che rimarrà in carica fino al 2016, sarà chiamato a far quadrare «un bilancio – spiega - che si preannuncia caratterizzato da un netto taglio delle risorse sulle quali abbiamo finora potuto far conto, garantendo al contempo i necessari servizi alle circa 1.500 organizzazioni che fanno volontariato in regione». Il Centro interprovinciale servizi di volontariato Friuli Venezia Giulia (Csv-Fvg) è un'associazione di associazioni, senza fini di lucro, nata nel 2000, anno nel quale il Comitato di gestione del Fondo speciale per il volontariato deliberò di istituire il Centro servizi. Il sostegno finanziario arriva dalle Fondazioni bancarie grazie alla legge 266/91. Ma in un momento di crisi come questo, le risorse a disposizioni sono sempre più risicate. «Abbiamo davanti a noi una scadenza importante, quella del 31 dicembre. Entro quella data – precisa Silvestre – il Comitato di gestione del fondo speciale dovrà decidere se rinnovare l’incarico al Csv-Fvg anche per il prossimo triennio. La sfida, quindi, è apportare tutte le necessarie riduzioni. Punteremo soprattutto all’eliminazione delle spese correnti, per quanto possibile, coinvolgendo le varie associazioni».

(u.s.)
 

 

GRADO - Il fascino delle oasi in tredici scatti - Aironi, cigni e fenicotteri nel calendario delle tedesca Schuff Thomann
GRADO L’oasi della Valle Cavanata a Fossalon, la splendida laguna di Grado e l’oasi faunistica della Cona che, per competenza territoriale, vede interessati i Comuni di Grado, San Canzian d’Isonzo e Staranzano, sono in questi ultimi anni diventate un veicolo di promozione turistica di prim’ordine. A godere dei panorami offerti da questi “gioelli” non sono, infatti, solamente gli appassionati di birdwatching o gli amanti della natura in senso stretto, ma anche visitatori alla ricerca di vacanze in grado di offrire, oltre alla spiaggia, piste ciclabili, cultura enogastronomica e paesaggi suggestivi. Requisiti che a Grado proprio non mancano. Perché allora non promuovere il turismo anche attraverso un calendario fotografico capace di immortalare le bellezze naturalistiche delle oasi e della laguna? L’idea è della fotografa naturalistica Margitta Schuff Thomann, tedesca di nascita ma gradese d’adozione, che, anticipando i tempi, propone sin d’ora un calendario di grande formato con 13 immagini, compresa la copertina (si possono fare anche singoli quadretti), di uccelli e ambiente a dir poco spettacolari. Troviamo così fenicotteri, aironi bianchi e rossi, il cigno reale, il pettirosso, il martin pescatore, le rondini, i gruccioni e la volpoca. Tutte immagini scattate fra la Laguna di Grado, la Valle Cavanata e l’Isola della Cona.

(an.bo.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 3 giugno 2013

 

 

«Ferriera, un retroporto dedicato alla logistica»
Zanonato: l’inserimento di Trieste nel decreto sulle aree di crisi permette di immaginare a Servola anche attività diverse rispetto al passato
«Per risolvere il problema della Ferriera di Servola penso alla possibilità di realizzare in quell’area nuove attività logistiche di retroporto». Secondo il ministro alle attività produttive Flavio Zanonato, che ieri ha rappresentato il Governo alle celebrazioni del 2 giugno al Sacrario di Redipuglia, non ci sono altre strade per il futuro dell’area siderurgica. «Abbiamo avviato un percorso con il governatore Debora Serracchiani e il sindaco di Trieste Roberto Cosolini che ho incontrato anche oggi - ha spiegato il ministro - la Ferriera fa parte del gruppo Lucchini e in un primo momento era previsto un decreto che prevedeva soltanto Piombino nel sistema delle aree di crisi complesse. Ora c’è anche Trieste e si può intervenire anche per cose diverse dalla precedente attività produttiva in modo tale da continuare a utilizzare imprese e lavoratori in nuove attività per il futuro». Lo stesso governatore Serracchiani, a margine, sul nodo Ferriera ha confermato: «Il grosso problema ci è stato risolto, salvo sorprese il decreto dovrebbe passare, poi dovremo affrontare il resto delle questioni: infrastrutturazione, bonifiche e riqualificazione. Non è solo un problema di risorse, ma anche di priorità». Sempre sul tema della logistica il ministro Zanonato, facendo capire appoggiare la linea di Serracchiani che ha ribadito di voler puntare a «un’unica Autorità portuale per il sistema dei porti» per sviluppare le potenzialità in questo settore della regione-cerniera con il Centro-Europa, ha confermato di voler seguire da vicino le nuove direttive giunte dalla Commissione europea dei trasporti. Una strategia che mette Trieste tra i 20 porti prioritari della Ue destinati a “godere” di una nuova politica di semplificazione burocratica e di autonomia finanziaria che permetteranno di aumentare traffici e liberare risorse finanziarie da destinare a nuove infrastrutture. Una scelta della Ue per liberare i porti del Nord ormai intasati e a rischio paralisi. «Il potenziamento delle infrastrutture dei porti, compreso quello di Trieste, fa parte della politica della Ue che noi condividiamo - ha spiegato Zanonato - perchè la logistica è una delle chiavi dello sviluppo economico. La realizzazione di tutta una serie di opere pubbliche, oltre a portare lavoro, renderà più efficienti i trasporti garantendo costi più bassi e soprattutto tempi più rapidi per i viaggi delle merci». Ma secondo il ministro non basterà questo, bisognerà pensare anche a risolvere il problema della lentezza delle procedure e della burocrazia: «Entro giugno presenterò un decreto di semplificazione burocratica - ha annunciato - ed è un punto di estrema importanza. Spesso si confonde questo tema con il fatto che non ci si voglia prendere delle responsabilità. C’è un pezzo di burocrazia che si risolve semplificando le norme vecchie, un altro spostando la responsabilità dal pubblico al soggetto che vuole intervenire. Non si può arrivare a un punto in cui il pubblico autorizza una cosa che non controlla: serve un cambio culturale e di mentalità».
Giulio Garau

 

 

Serracchiani ribatte a Mainardi sull’Alta velocità
TRIESTE Lui, il commissario straordinario per la tratta Venezia-Trieste della Tav Bortolo Mainardi, le rinfaccia di «cadere dalle nuvole» e di dimenticare la concretezza del progetto dell’Alta velocità? Lei, Debora Serracchiani, ribatte per le rime, ricordando le perplessità espresse dallo stesso Mainardi, in passato, sulla fattibilità dell’opera. «È stato proprio il commissario, nell’agosto 2012, sottolineando i costi “eccessivi e inaccettabili” dal punto di vista economico e ambientale della Tav Mestre-Trieste, a dire “no alla Tav e sì al potenziamento dell’attuale linea - replica Serracchiani -. Nessuno ha detto che la Tav non si può fare qui. Io invece ho sempre ribadito che per il Friuli Venezia Giulia è fondamentale avere collegamenti ferroviari veloci ed efficienti, per i passeggeri e per le merci, e che la tratta Venezia-Trieste rientra tra le priorità su cui intervenire subito. La Regione condivide in linea di principio l’opzione del quadruplicamento della linea, ma soprattutto il potenziamento immediato della linea esistente, a partire dall’intervento puntuale sui colli di bottiglia. Proprio per questo vorremmo conoscere in dettaglio il progetto di quadruplicamento della linea Trieste-Venezia, e magari cominciare un confronto sugli investimenti immediati necessari per i potenziamenti». Secondo Serracchiani «serve molta chiarezza quando si parla di questo argomento: il progetto cui si riferisce il commissario Mainardi risale al 2010 ed è ancora in attesa dell’esito della valutazione d’impatto ambientale, e non ha nulla a che vedere con il quadruplicamento della linea esistente, di cui lo stesso Mainardi è fautore». Sulla stessa linea Giulio Lauri di Sel. «Nella posizione del commissario c'è ancora molta confusione, presente probabilmente anche nel governo. Bisogna dire con chiarezza che il progetto della Tav, per il quale purtroppo sono già stati spesi molti milioni di euro, viene definitivamente accantonato».
 

 

Il M5S dice no alle grandi opere - L’INTERVENTO
Bianchi: «Pericolose per la saluta dei cittadini e dell’ambiente»
TRIESTE Un attacco deciso contro le grandi opere - dal rigassificatore agli elettrodotti - e ad un “sistema” che vorrebbe imporle dall’alto senza coinvolgere adeguatamente i cittadini. A sferrarlo ieri la capogruppo del Movimento 5 Stelle Elena Bianchi. «Le scelte relative alle grandi infrastrutture, a partire dai maxi elettrodotti - ha affermato Bianchi a Palmanova -, sono figlie di un modello di sviluppo vecchio che non tiene conto delle attuali tendenze del mercato. Oltre a essere un pericolo per la salute dei cittadini, andrebbero infatti a deturpare irrimediabilmente un territorio che, se giustamente valorizzato, contribuirebbe a rendere la nostra regione un gioiello ancor più pregiato di quanto già non sia». Il richiamo, quindi, è una maggior attenzione al territorio. La stessa invocata anche da un’altra esponente del gruppo “grillino”, la consigliera Ilaria Dal Zovo, che incalza la giunta Serracchiani sull’annoso problema delle bonifiche nella laguna di Grado e Marano. «L’esecutivo Serracchiani deve predisporre il prima possibile il Piano di gestione, fermo dal 2007, per difendere la natura e contrastare gli insediamenti speculativi - afferma Dal Zovo -. Sulla Laguna di Marano e Grado incombono problemi, vecchi e nuovi, di capitale importanza: la pesca, la coltura dei molluschi, il turismo, i dragaggi dei canali, la bonifica dei siti inquinati e la previsione di diversi insediamenti speculativi. È indispensabile pertanto - conclude -, disporre il prima possibile di un adeguato Piano di gestione che guidi i processi decisionali».
 

 

Fogne abusive nel Fugnan il Comune dice basta
Dopo le segnalazioni da parte di Goletta Verde oggi finalmente il via ai lavori per la bonifica del torrente che inquina le acque del porto di Muggia
MUGGIA Stop alle immissioni irregolari all’interno del torrente Fugnan. Dopo le segnalazioni giunte la scorsa estate da parte di Goletta Verde, riguardo al materiale inquinato da colibatteri fecali, indicatori di presenza di scarichi fognari attivi di natura residenziale, con particolare riguardo per la foce del torrente muggesano, partiranno oggi i lavori promossi dall’amministrazione Nesladek per mettere mano alle infiltrazioni abusive che stanno contraddistinguendo il corso d’acqua. «Dalla verifica svolta con grande efficienza dalla sezione operativa di AcegasAps, è emerso un elemento significativo ed esplicativo della situazione in essere: sono state, infatti, individuate condotte fognarie impropriamente riversanti il loro contenuto all'interno del corso d’acqua», ha spiegato il Comune. Il lavoro di Acegas è stato completato con l'analisi delle acque alle varie altezze dell'asta torrentizia che hanno confermato l'inquinamento crescente subito dopo le varie immissioni irregolari e con la stesura di una stima sommaria dei costi di ripristino che porterà ad una spesa di circa 35mila euro. Ottenuta quindi una mappatura completa, e approfittando di alcune economie sui lavori in corso lungo strada per Fontanella, si è resa concreta la possibilità di intervento grazie ad un’intesa con AcegaAps, che si è resa disponibile a far eseguire tali lavori alla ditta operante, la Mari e Mazzaroli. In passato l'amministrazione aveva richiesto ad AcegasAps una videoispezione del tratto interrato del torrente – il tratto, cioè, che passando da via Forti scende su via XXV Aprile per poi passare su via Mazzini, via Roma e sfociare accanto al lastrico Caliterna. Da lì la conferma delle immissioni irregolari. L’intervento interesserà vari punti del torrente fino alla foce. Il Comune ha già anticipato che si impegnerà per creare meno disagi possibili alla circolazione stradale nei tratti interessati dalle operazioni. I tempi previsti per il completamento sono di circa un mese salvo ordinanze di chiusura e meteo permettendo. «L’amministrazione si è impegnata sin da subito con l’obiettivo di giungere al superamento della problematica ambientale legata al corso d’acqua Fugnan - ha commentato l’assessore all’Ambiente Fabio Longo -. Con questo intervento dovremmo avere sanato quasi definitivamente il problema, anche se il condizionale è purtroppo d'obbligo poiché lo stesso è oggetto di infiltrazioni da impianti privati di smaltimento malfunzionanti che risultano di difficile/impossibile individuazione». Insomma: la guerra agli scarichi abusivi non sarà facile da vincere.
Riccardo Tosques

 

 

SEGNALAZIONI - Traffico - Sì alla pedonalizzazione

Ho un’attività commerciale vicino a largo Barriera ma non sono tra i 17 operatori che si sono messi a disposizione dei contrari al nuovo Piano del traffico, diventando punto di raccolta delle firme per contestare la pedonalizzazione di alcune vie della zona. Anzi, io sarei disposta a raccogliere firme per sostenere l’iniziativa del Comune, che a mio parere va a favore dei negozi, della viabilità e della riqualificazione della zona. Va a favore di abitanti e di tutti i negozi, in quanto l’effetto fa sì che i benefici ricadano anche nell’area che circoscrive quella limitrofa al traffico vera e propria. Ricordo la levata di scudi contro la pedonalizzazione, anni fa, di piazza della Borsa e di via San Nicolò che, secondo i detrattori, avrebbe portato alla desertificazione della zona: è avvenuto esattamente il contrario. Certo, qualsiasi cambiamento in questa città del “no se pol” porta a una prima reazione di ingiustificata paura davanti al ribaltamento di abitudini consolidate nel tempo. Ma forse è ora di cambiare pagina.

Susanna Gallinotti

 

 

Letture, animazioni e mostre: Giornata dedicata all’ambiente - MERCOLEDÌ
Anche Trieste celebrerà mercoledì per la prima volta la Giornata mondiale dell’Ambiente istituita dall’Onu. Nutrita la serie di manifestazioni che si protrarranno anche giovedì, con la partecipazione di vari enti locali nell’intento di sottolineare l’impegno del territorio per la tutela del bene comune. Bambini e ragazzi di scuole e servizi educativi cittadini saranno in piazza con laboratori, “letture verdi”, mostre, mercatini e passeggiate, per dichiarare «guerra agli sprechi e allo spregio della natura» e lanciare un chiaro messaggio agli adulti. Molti gli appuntamenti, in gran parte coordinati dalle équipe educative e scolastiche della due giorni promossa da Comune, Provincia e Ass con il supporto di varie realtà. In calendario tra l’altro mercoledì alle 10 nella Sala matrimoni di piazza Unità la cerimonia conclusiva del Premio Julius Kugy per le scuole dedicato quest’anno alle “Tre erre: riuso, riciclo, recupero, insieme per aiutare l’ambiente”. Nel pomeriggio in piazza Unità tra le 15 e le 18, il laboratorio di riciclo creativo “Il giardino di Piazza Grande” che punterà a ricreare le antiche aiuole della piazza di fine ‘800 con plastiche e altri materiali. In contemporanea un percorso di educazione alla mobilità con la Polizia Locale per bambini dai 4 ai 10 anni, una sfilata in piazza con eco-abiti e - tempo permettendo - una mini crociera nel Golfo con il catamarano didattico Aula Blu, a cura del Wwf-Area Marina Protetta di Miramare. Inoltre, sempre mercoledì, animazioni e iniziative in molte scuole e servizi educativi cittadini. Alle 18 al Miela la cerimonia di consegna degli attestati di Slow Food alle scuole partecipanti, che sono riuscire a far qualificare Trieste come la città più virtuosa per gli orti scolastici. Contestualmente verranno presentati i progetti ambientali didattici per il prossimo anno scolastico. Giovedì alle 10 al PalaChiarbola la premiazione delle scuole vincitrici nell’ambito del progetto di Agenda 21 per la raccolta differenziata.
 

 

SGONICO Trieste on sight

Dal 21 al 23 giugno avrà luogo, a Campo Sacro (nel comune di Sgonico) l’«esperienza di cittadinanza» Trieste on sight: tre giorni di concerti, mostre, workshop, area benessere, dibattiti, editoria, ambiente, equitazione e bike, arte, spazio, bambini, infogiovani e installazioni artistiche. Info: Arci Servizio civile 040-761683 - 040-761683 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 2 giugno 2013

 

 

Barriera senza automobili - Ok da cittadini e negozianti
Prove di pedonalizzazione, successo fino alla pioggia del pomeriggio L’assessore Marchigiani: «Così ridiamo vita e decoro alle aree degradate»
Stavolta nemmeno la pioggia che nel pomeriggio non ha potuto fare a meno di tornare, è riuscita a rovinare le “Prove di pedonalizzazione” sperimentate dal Comune che a differenza di quanto accaduto tre settimane fa nell’area attorno al viale XX settembre, ieri nella zona tra largo Barriera e l’ospedale Maggiore hanno registrato grande successo e approvazione sia da parte dei cittadini che dei commercianti. I tavolini all’aperto dei caffé che da qualche tempo tappezzano anche settori di largo Barriera e il gazebo con le panche allestito dall’associazione ciclista Ulisse Fiab hanno contribuito a ravvivare un’atmosfera che con l’avanzare della mattinata si faceva sempre più movimentata. In via Foschiatti discreto via vai nei molti locali pubblici, mentre un cartellone che pubblicizzava sconti del 10% e la domenica di apertura in un negozio poteva campeggiare in mezzo alla strada. Sembrava addirittura architettonicamente interessante la prospettiva di via San Maurizio sgombra di automobili. Soltanto la via Fonderia, breve e pressoché priva di punti commerciali appariva deserta, abitata unicamente dalla pattuglia della polizia locale in bicicletta costituita di recente. Clima ancora più vivace nelle pur strette via della Sorgente e delle Erbette dove già molto presto erano pronti gli apertivi offerti da due locali, erano visibili una piccola mostra con oggetti di antiquariato e modernariato e una rassegna di quadri e all’aperto, mentre una profumeria e un fornitore di parrucchieri ed estetiste presentavano nuove fragranze e offrivano trattamenti di make-up. Più tardi la giornata è proseguita con letture colorate per bambini dai 3 agli 8 anni e con un concertino di musica jazz. Favorevoli, a parte qualche rara eccezione, i commenti dei commercianti. «È andata benissimo - la considerazione della signora Renata, titolare della profumeria Guerin - l’affluenza della gente è stata cospicua e continua con grande curiosità per le applicazioni di make-up che abbiamo potuto effettuare all’esterno almeno fino al primo pomeriggio, finché non è purtroppo arrivata la pioggia. Credo comunque che in prospettiva le pedonalizzazione di quest’area offrirà migliori opportunità ai negozi della zona e a noi in particolare soprattutto se ci permetteranno ancora di effettuare dimostrazioni e attività all’esterno». Grande soddisfazione anche alla storica Osteria ai maestri. «Molti clienti e certamente più del solito - ha affermato la titolare, Micaela - chiudere quest’area al traffico non sarà affatto male, anzi spero che lo facciano a breve e prima del previsto perché anche noi non potremmo che risentirne in modo positivo. Ma a beneficiarne sarà senz’altro tutta la zona che godrà di maggior decoro». Sorridevano già al mattino in largo Barriera l’assessore alla mobilità Elena Marchigiani e il vicesindaco Fabiana Martini. «Da quest’area mi è stata consegnata una petizione che chiedeva la pedonalizzazione corredata da ben 1.100 firme - ha commentato Marchigiani - Con i commercianti abbiamo avviato una trattativa per far sì che in certe fasce orarie possano entrare per ritirare la merce comprata anche i semplici cittadini. Fatto salvo questo, credo che le novità possano favorire tutti».
Silvio Maranzana

 

Oggi si replica con il mercatino - stessa zona
Le “prove di pedonalizzazione” nella stessa area continueranno anche oggi dalle 10 alle 19 per cui rimangono in vigore tutti i divieti di sosta. Numerosi anche gli eventi previsti. Dalle 8.30 alle 13 in largo Barriera, Campagna amica Trieste, mercatino agricolo a cura di Coldiretti. In via delle Erbette e in via della Sorgente invece dalle 10.30 Art plen air con esibizioni di artisti all’opera. Il pubblico è invitato a partecipare colorando e dipingendo con gli artisti. Ancora, esposizione di oggetti di antiquariato-modernariato, abbigliamento vintage etnico e cose d’altri tempi. Dalle 10 alle 16 Nails bar e prove di make-up con un omaggio per tutti i clienti. Locali aperti dalle 10 alle 18.
 

E i ciclisti chiedono vie a 30 all’ora
“Vivi la strada” è la denominazione che l’amministrazione comunale ha dato alla sperimentazione che precede l’entrata in vigore del nuovo Piano del traffico. «La creazione di nuove zone pedonali e di zone a traffico limitato è stata progettata anche per ridare decoro a zone oggi degradate - ha spiegato l’assessore alla Mobilità, Elena Marchigiani - Anche con lo scopo di far rivivere negozi e locali che oggi stanno soffrendo». Si tratta anche di far rientrare nel perimetro del centro cittadino aree come quelle del Viale XX settembre, o ancor più di largo Barriera, che oggi sembrano essere state spinte in periferia. Ma si tratta anche di ridare decoro, vivibilità e di ridurre l’inquinamento «e a questo scopo - ha aggiunto Marchigiani - si è pensato di limitare il corso Saba alla circolazione soltanto dei mezzi pubblici». Ma in questo quadro rientra anche l’iniziativa di trasformare la bicicletta per i triestini «da mezzo di divertimento e di scampagnate sul Carso a normale mezzo di locomozione per gli spostamenti in centro e nelle periferie della città», come affermano i responsabili di Ulisse Fiab che in collaborazione con la polizia locale ieri in largo Barriera hanno tenuto la lezione gratuita e aperta a tutti sul tema della sicurezza e della positiva convivenza tra gli utenti della strada: ciclisti e pedoni accanto a automobilisti e motociclisti. «Perché sembrerà incredibile - hanno spiegato - ma non sono le salite e nemmeno la bora che fanno sì che in città le biciclette sebbene aumentate negli ultimi anni siano ancora molto poche, bensì la questione della sicurezza, il timore cioé di subire incidenti stradali». Da qui anche la proposta di applicare su qualche via cittadina il limite di velocità di 30 chilometri all’ora.

(s.m.)
 

 

Ussai (5 Stelle): «La Regione rilevi le centraline di Elettra»
Alcune centraline di rilevamento della qualità dell’aria non sono di proprietà dell’Arpa. Le stazioni in via Pitacco e in via Svevo e a Muggia sono di proprietà di Elettra Produzione srl, società che opera nello stabilimento della Ferriera di Servola. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Ussai con un’interrogazione alla giunta Serracchiani chiede se non sia opportuno acquisirle. «L’impianto rappresenta una delle principali fonti di alterazione ambientale nella provincia di Trieste - sostiene il consigliere -. Più volte nel corso degli anni si sono verificate difformità fra i dati forniti dalle centraline gestite da Elettra e quelli provenienti dalle stazioni Arpa, collocate anche a breve distanza, come hanno messo in evidenza anche alcune indagini della Procura. Per questo - aggiunge Ussai - ho depositato un’interrogazione a risposta scritta, all’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito e al direttore dell’Arpa Lionello Barbina, per sapere se ritengono opportuno procedere all’acquisizione pubblica immediata di tutte le stazioni private di rilevamento della qualità dell’aria site in regione. Un provvedimento che dovrebbe riguardare, in particolare, le centraline che si trovano nelle vicinanze della Ferriera di Servola».
 

 

Mainardi “bacchetta” la presidente sulla Tav
Il commissario straordinario: «Non può cadere dalle nuvole, Alta velocità confermata anche in Fvg»
TRIESTE «La presidente Debora Serracchiani non può cadere dalle nuvole, la Tav si fa anche in Friuli Venezia Giulia. E per realizzare l’Alta Velocità per passeggeri e Alta Capacità per le merci, per quanto riguarda la tratta da Venezia a Ronchi di mia competenza, si sta lavorando a tracciati diversi da quelli finora progettati». Bortolo Mainardi, commissario straordinario per la linea AV-AC Venezia- Trieste, ribatte alle dichiarazioni della governatrice. L’ex europarlamentare, esprimendo forti perplessità in relazione alla costruzione dell’opera in regione, aveva annunciato l’avvio di una accordo con il governo per chiedere risorse (500 milioni di euro) utili ad ammodernare la rete ferroviaria esistente. In particolare i “colli di bottiglia” di Trieste-Mestre, del bivio San Polo a Monfalcone, della Udine-Cervignano e di Campo Marzio. «Premesso che io penso che abbiamo bisogno di Tav – chiariva la presidente –, registro che da una parte non c’è ancora il finanziamento statale, dall’altra c’è un commissario per il progetto che ci dice che tra Venezia e Trieste non ci sarà l’opera, ma la quadruplicazione dell’esistente. Quindi, nell’ipotesi in cui il governo faccia scelte diverse rispetto all’Alta velocità in Fvg, come pare, Roma si deve assumere l’impegno di togliere i colli di bottiglia così possiamo avere treni veloci». Parole a cui Mainardi risponde a stretto giro di posta. «Nessuno ha detto che la Tav non si può fare qui – osserva il commissario – i Corridoi sono confermati. Non è vero che non ci sono i progetti per la nuova linea AV-AC Venezia –Trieste, ci sono dal dicembre del 2010, costati circa 22 milioni di euro e di cui circa 6 milioni provengono da contributi Ue. Chiariamoci una volta per tutte – osserva– non soltanto il governo italiano , ma è sopratutto l’Unione Europea che ha programmato i Corridoi numero 3 Mediterraneo e 1 Baltico-Adriatico». I quali, ricorda il commissario, «passando da Venezia arrivano a Trieste e poi da Udine per Vienna fino a Helsinki». Mainardi ha scritto un mese fa alla presidente dandole la propria disponibilità a illustrare lo stato dell’iter procedurale sulla tratta AV-AC fino a Ronchi. Anche perché, ci tiene a sottolineare il commissario, il governo italiano conferma l’importanza strategica dei Corridoi e quindi anche della tratta in regione e al momento si sta pensando a tracciati diversi da quelli già progettati; ipotesi che non farebbero che confermare il corridoio sulla linea ferroviaria attuale. «Ma prima riqualificando l’esistente – puntualizza Mainardi – collegando l’aeroporto, superando la stazione di Mestre e quadruplicando il bivio S.Polo-Monfalcone». E ancora, «raddoppiando Palmanova-Udine ed eliminando i circa 30 passaggi a livello. E poi – conclude – pensare al quadruplicamento come realizzato sulla Mestre-Padova». (g.s.)
 

 

Sorpresa, sono quattro i baby-falconi nati nell’area del Rilke
Lo zoologo Perco: da una coppia anche cinque uova ma è rarissimo che sopravvivano in numero così elevato
Li avevamo lasciati in tre, a lisciarsi le penne e attendere col becco all'insù la preda catturata da mamma o papà. E invece la natura quest'anno si è fatta letteralmente in quattro sfornando dapprima Rainer, poi Maria, quindi Rilke e infine Andrea: l'ultimo arrivato della prolifica covata, inizialmente sfuggito all'osservazione degli esperti, che nei giorni scorsi avevano contato solo tre pulcini. I baby falconi pellegrini, venuti alla luce questa primavera nell'area del sentiero Rilke, di proprietà dei principi della Torre e Tasso, sono stati ribattezzati così da Fabio Perco, zoologo e consulente dell'area protetta, e Maurizio Rozza, consigliere comunale e maresciallo della Polizia ambientale territoriale. I due nei giorni scorsi sono riusciti a immortalare, con un potente obiettivo e mantenendosi a debita distanza per non arrecare alcun disturbo, il vivace quartetto. Che, come noto, nella “palestra” della riserva naturale regionale si sta cimentando in una privatissima scuola di volo, sotto il vigile controllo dei genitori. Tre dei nomi affibbiati ai baby falconi rappresentano naturalmente l'omaggio al poeta delle Elegie duinesi, mentre il quarto appellativo, Andrea, è stato suggerito da Rozza per la sua versatilità: nome tra i più diffusi al mondo, perché declinato al femminile e maschile, «si presta al caso nostro – dice - poiché al momento non è ancora possibile stabilire con esattezza il sesso dei quattro piccoli». «Si tratta di una covata eccezionale – chiarisce dal suo canto Perco – perché se è vero che una coppia di Pellegrini può arrivare a produrre quattro o cinque uova, è ben raro che ne escano e poi sopravvivano addirittura quattro individui. Ora i giovani falconi dovrebbero avere un mese, al massimo un mese e mezzo di vita. E sono i genitori a nutrirli, portando loro il cibo da una a tre volte al giorno». I piccoli in fase di crescita stanno completando l'apprendistato per afferrare la patente di volo, che li porterà a diventare abili e forti al pari degli altri adulti, noti per le spettacolari picchiate a oltre 300 chilometri orari sulla preda. «I giovani falconi – racconta il consulente della riserva - erano posati su un torrione roccioso, a distanza uno dall'altro. Utilizzando il teleobiettivo, solo in un caso si è riusciti a cogliere due soggetti insieme nella medesima foto. Che si tratti di giovani è evidente per il mantello brunastro, il petto barrato e, in generale, il disegno a macchie verticali delle parti inferiori. Gli adulti infatti già dopo il secondo anno di vita possiedono il classico mantello superiore color ardesia, il petto bianco e delle barre orizzontali sulle parti inferiori». I baby rapaci invece presentano su molte penne, in particolare quelle caudali, il tipico largo bordo chiaro. «Volano già molto bene – prosegue Perco -, anche con vento sostenuto. Ancora difficile identificarne il sesso, nonostante le dimensioni siano ormai prossime a quelle dei soggetti adulti, in cui le femmine appaiono nettamente più grandi dei maschi». Di qui l'ambiguità dei nomi attribuiti: Rainer, Maria, Rilke e Andrea. L'incubazione delle uova (da tre a cinque) dura di norma poco più di un mese e l'involo avviene a circa 40-45 giorni di vita. Le uova schiudono a distanza di 24 ore o più l'una dall'altra. Il primo insediamento riproduttivo fu accertato alla riserva Rilke nel 1987, in coincidenza con l'ordinanza di divieto di arrampicata. Il Pellegrino continuò a prosperare fino al 1992, anno di nidificazione mancata per l'arrivo in zona del gufo reale. Ma dal 2009 la situazione è cambiata. Ultima nota: nell'area del castello si è di recente riprodotto con successo anche l'edredone (Somateria mollissima), anatra marina nordica molto appariscente e un tempo rarissima nel Mediterraneo. Nutrendosi di molluschi, gli esemplari frequentano assiduamente le coste rocciose e i galleggianti delle mitilicolture.
Tiziana Carpinelli

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 1 giugno 2013

 

 

Riconversione di Servola è corsa contro il tempo
Sindacalisti irremovibili: «La Ferriera non si chiude finché non c’è l’alternativa»

Il sindaco Cosolini: «La squadra delle istituzioni adesso è più solida e motivata»
Innescare una gara contro il tempo per preparare il progetto di riconversione che deve essere presentato entro tre mesi dalla conversione in legge del decreto sulle crisi industriali complesse e poi stoppare ogni tentativo di chiusura dello stabilimento finché il progetto non verrà portato concretamente a termine, cioé fino al 2017. «Questa è ora la nostra battaglia - afferma Franco Palman (Uilm), storico componente delle Rsu della Ferriera di Servola - ma non deve essere la battaglia del sindacato, deve essere la battaglia dell’intera città». L’inserimento in extremis di Trieste nel decreto che già riguardava Piombino, è stato accolto con sollievo e giudicato un passo indispensabile per costruirsi un futuro anche dagli oltre 800 lavoratori (quasi 500 della Ferriera e oltre 300 dell’indotto), ma il suo valore è esclusivamente propedeutico poiché di per sè non è foriero né di contenuti né di forti finanziamenti. Umberto Salvaneschi, segretario interprovinciale di Fim-Cisl tratteggia i prossimi appuntamenti decisivi: convocazione a Roma nella prima settimana di giugno per un’anticipazione da parte del commissario Piero Nardi del suo piano per la Lucchini che dovrà essere presentato il 22 giugno, varo il 5 giugno a Bruxelles da parte della Commissione europea dell’action plan per la siderurgia, riconvocazione da parte della nuova giunta regionale del Tavolo che dovrà portare all’Accordo di programma sulla riconversione, conclusioni a fine giugno dell’operazione di scouting su nuovi investitori avviata da Francesco Rosato come advisor del sindaco Cosolini. «È molto probabile - sostiene Palman - che Nardi sia partito prevedendo per Servola la chiusura quasi immediata, probabilmente entro il 2013, ma dopo questo atto del governo che sostanzialmente equipara Trieste a Piombino non può essere così. È notorio che l’azienda continua a perdere, ma è da anni che succede, la ghisa si vende ancora e bisogna tirare avanti finché non c’è l’alternativa. I lavoratori devono uscire da una parte ed entrare dall’altro. Non è detto che ciò non si possa fare gradualmente: nell’area dell’ex acciaieria, ad esempio, si potrebbe situare qualche nuovo insediamento industriale fin da subito». «Bisogna preparare il futuro con tutti gli impianti di Servola in produzione - ammonisce Salvaneschi - non possiamo permettere di far scendere l’incidenza dell’industria sul Pil provinciale dall’attuale misero 10% al 7% come accadrebbe se si chiudesse la Ferriera». «Chiediamo venga convocato al più presto il tavolo della Regione - afferma Matteo Cernigoi dell’Ugl - i lavoratori della Ferriera sono allo stremo delle forze: già alla precedente giunta l’Ugl aveva proposto una via d’uscita, ci auguriamo che il nuovo governo del Fvg possa finalmente ascoltarci». E Sandra Savino, deputato del Pdl ringrazia i presidenti delle Commissioni Lavori pubblici e Ambiente, Giuseppe Marinello e Altero Matteoli per aver ascoltato le sue insistenze e aver inserito Trieste nelle aree di crisi complessa. «La strada per il rilancio industriale e occupazionale del sito di Servola è ancora lunga e difficile - conclude il sindaco Roberto Cosolini - ma la “squadra” delle istituzioni appare ora più solida e motivata».
Silvio Maranzana

 

«Nessuna proposta negli ultimi due mesi»
«Rispetto a fine marzo, in questi ultimi mesi per Servola non si sono aggiunte manifestazioni di interesse. Comunque il mio lavoro prosegue fino a fine giugno». Questa dichiarazione fatta ieri da Francesco Rosato che sta lavorando al progetto di riconversione come consulente del Comune, non fa accendere grandi entusiasmi. Anche perché Rosato aggiunge: «Logicamente tutti i potenziali investitori pretendono che la bonifica del sito sia fatta preventivamente, non a spese loro». Dalle consultazioni dei mesi scorsi è emerso l’interesse di un’azienda austriaca che si occupa di laminazione a freddo per il capannone dell’ex acciaieria, di una joint venture italo-straniera per un service per l’industria ferroviaria e di un’azienda di produzione che per il trasporto della merce prodotta vorrebbe utilizzare la banchina.
 

 

Tram in coma, per i binari neanche un euro in bilancio
Raccolta di firme e appelli dai cittadini “tagliati fuori”. Il Comune: solo ipotesi per trovare i soldi. Trieste trasporti: la linea non muore, se funziona la teniamo
«Anziani malandati, mamme con carrozzine o con bambini in braccio arrancano lungo la salita carichi di borse della spesa, studenti con zaini pesantissimi, chi può è costretto in barba a qualsiasi economia a usare l’auto, ma non si sa dove posteggiare e adesso una via è chiusa per lavori Acegas, e pochi possono permettersi di appesantire il proprio bilancio con una spesa fissa per taxi». Chi sono questi derelitti, che alla lettera accompagnano una lista di 58 firme? Quelli che gli altri considerano la “top class” immersa nel verde di Scorcola, protetta da ville con giardino e allietata da alberi, fiori e canto di uccelli nonché se capita da splendida vista sul golfo. E invece no, questi sono gli orfani del tram, dallo scorso settembre casa loro (non “coperta” dalla linea 2 del bus sostitutivo) è un eremo diventato scomodo. Per loro, per i tragitti piazza Dalmazia-Opicina, ma anche per i turisti deprivati di un pezzo forte della città, la domanda va posta: che ne è del tram fermo per restauri, con ampi tratti di binario da rifare? Che ne è dei soldi che mancano per fare i lavori? Che cosa medita Trieste Trasporti per questa linea problematica e costosa, mentre deve tagliare linee del bus causa drastico calo di finanziamenti regionali? I cittadini parlano di “diritto alla mobilità” («cosa direbbe un qualsiasi mortale dell’emisfero ricco se all’improvviso gli dicessero che da domani l’energia elettrica non arriverà più?» è la domanda a effetto), reclamano di aver comprato anni addietro casa in zona perché era “servita” e forse di doverla un giorno svendere se il tram (ormai anche “bene culturale” assieme al suo tracciato) non farà degno ritorno. «È il Comune che non può chiudere il suo bilancio e dunque non può spendere i soldi del restauro della linea - risponde l’assessore provinciale Vittorio Zollia -, e pure la Provincia ha i suoi problemi, speriamo risolti entro giugno. Stiamo valutando di istituire dei buoni-taxi per i residenti, ma i soldi sono pochi, è un problema reale». «Lo so che ci sono tanti problemi - afferma Edi Kraus, assessore comunale allo Sviluppo economico -, ne ho parlato con la circoscrizione, il costo per la sostituzione delle tratte di binario è superiore ai 680 mila euro previsti. A oggi nel bilancio questi soldi non ci sono, non sono scritti». E allora è chiaro: il tram non sarà mai più attivo, e non solo per questa estate. «Non dico questo - ribatte Kraus -, i lavori alla funicolare sono in corso, e vorremmo risolvere almeno in parte i disagi dei cittadini, l’autobus 2 non copre le loro necessità e neanche quelle dei turisti. Stiamo studiando come trovare soldi, valuteremo con la Regione». Serracchiani aveva già promesso interessamento. Più rassicuranti notizie arrivano da Trieste Trasporti, che però non ha poteri sui binari: «Certo che terremo attivo il tram quando riprenderà a funzionare - assicura l’amministratore delegato Cosimo Paparo -, ci costa di più la linea sostitutiva di bus, perché fa più chilometri: la clientela apprezza il tram, il numero di passeggeri è soddisfacente, è un mezzo attrattivo e stiamo studiando tariffe differenziate per residenti e turisti. Ora che è fermo - prosegue Paparo - non solo il personale è rimasto in azienda, ma si sta occupando molto di manutenzione straordinaria alle vetture, anche al loro interno. Abbiamo investito 100 mila euro. Noi speriamo solo che il Comune trovi molto presto le risorse per riattivare la linea».
Gabriella Ziani

 

 

Elezioni CSV - Silvestre neo-presidente del Centro Volontariato

Sergio Silvestre è il nuovo presidente del Centro Servizi Volontariato regionale. Ad eleggerlo il Consiglio direttivo riunitosi giovedì. Silvestre, attivo da anni nel campo del volontariato anche a livello nazionale, sarà affiancato nella sua nuova attività dal vice Gianpiero Licinio, appena riconfermato a capo dell’associazione Tetraplegici.

 

 

Tre giorni con “Terrafest 2013” per la sostenibilità permanente - SAN DORLIGO DELLA VALLE
Una manifestazione per celebrare la natura, con laboratori, incontri ed escursioni all'aria aperta. Dal 7 al 9 giugno torna Terrafest, giunta alla quarta edizione, in programma sul Monte Celo, a San Dorligo della Valle. «Terrafest 2013, dal titolo “sostenibilità permanente”, metterà l'accento sulle soluzioni emergenti nei settori rurali e urbani per una gestione sostenibile, tradizionale e olistica delle risorse locali – spiegano gli organizzatori - con particolare interesse a stimolare i processi di apprendimento, il concetto di miglioramento dell'ambiente sociale e l'interazione con le realtà produttive». Il programma si aprirà venerdì alle 10 con laboratori di pratiche sostenibili, camminate, escursioni e un pranzo con scampagnata. I partecipanti potranno imparare a preparare la lisciva, una sorta di detersivo naturale, ma anche mantenere al meglio le piante da balcone e d'appartamento, conoscere e curare gli animali da cortile, e scoprire le erbe selvatiche commestibili. Alle 19.30 spazio allo spettacolo “La siora del zogo”. Sabato dalle 10 “Transition day”, forum di discussione aperto agli iscritti, e ancora l'esposizione e la vendita di prodotti locali, alcuni in arrivo dalla vicina Slovenia. Alle 18 “Dialoghi in cerchio”, appuntamento educativo per famiglie sulla vita ecosostenibile e alle 19 lo spettacolo “Anime in formAzione”. Domenica si inizia alle 11, con un laboratorio di intonaco ecologico, seguito dall'attività didattica dedicata ai semi e poi si prosegue con la “Cucina pirolitica”, l'”Economia della felicità”, per finire in serata con il gruppo folkloristico sloveno “Kulturno Drustvo Na Borjaci” con favole e racconti legati alla vita agricola e del bosco. Terrafest si ispira alla tradizione orale della agricoltura, trasmissione nel tempo della memoria, spesso non scritte, di eventi sociali o storici, di usanze, di valori, di credenze e pratiche condivise, di costumi, di superstizioni e leggende, che ogni generazione, dopo aver appreso, conservato, modificato dalla precedente, trasmette alle generazioni successive. La manifestazione è aperta a tutti e negli anni scorsi ha registrando grande successo tra le famiglie, triestine e non solo. Chi desidera partecipare o ricevere informazioni sulla tre giorni di eventi può contattare il numero 3271233889 o le mail thecircle@zoho.com e
info@cesnet.it.

Micol Brusaferro

 

 

 

 

KYOTO CLUB - VENERDI', 31 maggio 2013

 

Confermate detrazioni efficienza energetica, dal 55 salgono al 65%
Sale al 65% dall'attuale 55% la detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e viene prorogata fino a fine anno e per 12 mesi per i soli interventi sui condomini. La detrazione al 50% sulle ristrutturazioni semplici è estesa fino a dicembre ed allargata a mobili e adeguamenti antisismici nelle zone a rischio.

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 31 maggio 2013

 

 

Dalle grandi opere alle opere utili, a cominciare dalla viabilità.
Positiva assunzione di impegni della Presidente Serracchiani per superare progetti contestati. Abrogare le leggi che hanno aiutato un’illusione ideologica
Il dibattito appena concluso dal Consiglio regionale sulle linee programmatiche della Presidente Serracchiani consegna un valore formale ad alcuni impegni dichiarati nella campagna elettorale.
Fra questi Legambiente FVG vuole sottolineare, con soddisfazione, quelli relativi alla sospensione delle procedure per il collegamento autostradale Cimpello-Sequals-Gemona e per il collegamento Manzano – Palmanova, che l’associazione ha contestato in questi anni, insieme a comitati ed enti locali, con osservazioni, convegni e varie iniziative. Altrettanto vale per la volontà di rivisitazione della variante di Dignano.
Al di là degli strumenti e delle motivazioni amministrative che consentiranno, ci si augura, di rinunciare a questi progetti, auspicabilmente senza ripetere le storie infinite del Ponte sullo Stretto che muore e rinasce ad ogni cambio di governo e continua a costare milioni senza che un mattone sia stato posato, resta la decisione di rinunciare a scelte progettuali e priorità che sembravano fare la differenza fra declino e futuro per la Regione.
A questo vanno aggiunte le dichiarazioni del commissario straordinario per la TAV Mestre-Trieste, Bortolo Mainardi, rese recentemente a conclusione dell’incontro con i Sindaci della Bassa friulana, per cui l’unica via praticabile nel futuro è il potenziamento dell’attuale tratta Venezia-Trieste e la TAV non è più all’orizzonte delle cose praticabili e realistiche. Un altro equivoco, ed una sbagliata e strumentale interpretazione di cosa sia un corridoio europeo di mobilità, fonte di conflitti per un decennio è così finito nel nulla.
Legambiente FVG si augura che stia finendo il tempo di questi “grandi progetti” di opere pubbliche gettate con demagogia e violenza sopra il territorio e le comunità locali. Che si apra un tempo nel quale sia possibile discutere per decidere quali siano le opere pubbliche prioritarie ed in grado di creare crescita sostenibile ed occupazione. Che ci sia l’applicazione delle procedure partecipative previste dalle direttive comunitarie e dal buon senso, per evitare – come nel caso della TAV – scontri ideologici e per ascoltare le parti sociali e le comunità locali, utilizzando anche l’opzione zero o la possibilità di cambiare strada cammin facendo.
Oltre alle scelte giuntali ed amministrative servono, infine, anche decisioni legislative.
Legambiente invita, in particolare, ad abrogare quelle norme che hanno, negli anni passati, subordinato la pianificazione generale del territorio regionale alle scelte di creare corsie privilegiate per le grandi opere di viabilità. Non sono servite, come la moltiplicazione dei commissari, ad accelerare quasi niente e possono sempre costituire una tentazione per le scorciatoie.
Legambiente FVG onlus
 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 31 maggio 2013

 

 

Ferriera inserita in extremis nel decreto sulle aree di crisi
L’impianto di Servola con un emendamento va in coda al decreto Piombino sulla siderurgia. A legge approvata, tre mesi di tempo per il progetto
Un treno preso in extremis: il Governo ha inserito, attraverso un proprio emendamento, anche Trieste nel decreto relativo alle aree di crisi della siderurgia (decreto su Piombino). Ora tocca alle istituzioni pubbliche e private (Comune, Provincia, Regione, Porto, aziende e naturalmente Lucchini), fare la loro parte. In fretta perchè c’è poco tempo per definire il processo di riconversione e di riqualificazione dell’intera area della Ferriera: una volta approvata la legge, entro tre (più uno) mesi deve essere presentato il progetto, entro 9 approvato e nel giro di tre anni portato concretamente a termine. Pena la decadenza. Si è già perso troppo tempo. Ci sono finanziamenti milionari e ammortizzatori sociali che hanno un termine preciso. Conti alla mano, se la (peggiore) politica non ci si mette di mezzo, nel 2017 Servola cambierà completamente volto. A parte i commenti positivi di tutti alla decisione del Governo, il punto fondamentale ora resta il riutilizzo di quell’area. Rimane la posizione della Fiom, diversa dalle altre organizzazioni sindacali, ribadita anche ieri dal segretario Stefano Borini: «In mancanza di un progetto vero si deve comunque pensare alla siderurgia puntando anche sugli aiuti europei». Mentre tutte le forze politiche, che hanno tergiversato parecchio prima di chiedere lo stato di crisi, sono orientate a una riconversione e una riqualificazione che vada d’accordo con l’ambiente. «Una buona notizia - sottolinea il sindaco Roberto Cosolini -. Il ministro Zanonato aveva assunto questo impegno il 10 maggio all'incontro promosso dalla presidente Serracchiani a Trieste. Questo evidenza come finalmente le istituzioni riescano a marciare con efficacia, tempestività e coesione per affrontate la situazione della Ferriera. Da sindaco in passato, avevo più volte evidenziato la necessità di questo cambio di passo assumendo, tra l'altro, l'iniziativa di incaricare l'ingegnere Francesco Rosato per un supporto tecnico al nostro lavoro. La strada per il rilancio industriale e occupazionale del sito di Servola è ancora lungo e difficile ma la “squadra” delle istituzioni appare più solida e motivata. Ci sono delle manifestazioni di interesse. Oggi bisogna accelerare su progetti organici». «Abbiamo qualche strumento in più - afferma Ettore Rosato (Pd) - che dobbiamo usare bene. Bisogna che le istituzioni pubbliche e private seguano una sola strada. Non partiamo da zero. Dobbiamo andare avanti con un progetto che veda in quell’area la logistica e nuove imprese. E soprattutto trovare imprenditori pronti a investire». Per l’assessore e vicepresidente regionale Bruno Bolzonello la decisione del Governo rispecchia quanto la presidente Serracchiani aveva chiesto al ministro Zanonato: «Ora al lavoro, la Ferriera non è un problema solo di Trieste ma di tutta la Regione». Soddisfazione anche dalla parlamentare Sandra Savino (Pdl): «Il provvedimento rimedia a un grave errore compiuto dal governo Monti, che aveva escluso la Ferriera di Servola da un intervento nazionale finalizzato alla riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale. Si tratta di un segnale incoraggiante».I parlamentari M5S del Friuli Venezia Giulia cantano vittoria. Per il senatore grillino Lorenzo Battista «è stato recepito l'emendamento e l'ordine del giorno che avevo presentato. Spero che questo sia il primo passo per le bonifiche e la riconversione della Ferriera di Servola». «Inizia un percorso importante per Trieste che dimostra la volontà del Governo di andare in una certa direzione - aggiunge il deputato 5 Stelle Aris Prodani -. Ora dobbiamo mantenere alta l'attenzione per favorire la soluzione alla grave crisi lavorativa ed occupazionale di Servola».
Ferdinando Viola

 

 

Vie pedonali, ora in largo Barriera
Continuano i test del Comune: traffico vietato, animazione, musica ed eventi
Continuano le “prove di pedonalizzazione” delle aree interessate dal provvedimento disposto nel nuovo Piano generale del traffico. Tra gli obiettivi prioritari del Comune vi è infatti una considerevole estensione delle aree pedonali e delle zone a traffico limitato ad alta valenza pedonale, promuovendo la mobilità pedonale e ciclabile. È proprio per sensibilizzare la cittadinanza, dopo la “prova" partita l'11 maggio con le cosiddette “ali del viale XX Settembre” (vie Crispi, Nordio, del Toro), sabato e domenica l’esperimento si effettuerà nell'ambito contiguo a largo Barriera (vie della Sorgente, Erbette, Foschiatti, San Maurizio, Fonderia). A parte le vie della Sorgente ed Erbette che verranno trasformate in zone pedonali “pure”, per tutte le altre strade interessate dalle prove si prevede la trasformazione in zone a traffico limitato a elevata valenza pedonale. «Sono due diverse tipologie di zone - precisa l'assessore Marchigiani – con caratteristiche differenti, per dare risposta a esigenze differenti. Nelle zone pedonali la circolazione è vietata a tutti i veicoli a eccezione di quelli in servizio di emergenza, delle biciclette e dei possessori di accessi carrabili all’interno delle stesse. Nelle Ztl a elevata valenza pedonale, invece, tali restrizioni vengono in parte “ammorbidite” per consentire anche l'accesso (oltre alle tipologie ammesse nelle zone pedonali) anche dei veicoli a servizio di persone con limitate capacità motorie, dei veicoli del trasporto pubblico collettivo (laddove sono previste corsie riservate), dei taxi e dei veicoli a servizio di carico e scarico delle merci». «Quando si opera in aree con attività commerciali di grana più minuta e con una più frequente necessità di trasporto merci – continua Marchigiani – occorre tenere presenti queste necessità. Un Piano del traffico non può essere un mero disegno fatto a tavolino. Il mio obiettivo non è stravolgere le caratteristiche commerciali delle zone, piuttosto di aiutare, con una riqualificazione dello spazio della strada, tali attività affinché possano godere di un maggiore flusso di persone». La pedonalizzare comporta l'eliminazione di posti-auto in strada, quindi con il Park Saba Italia è stata predisposta un'offerta scontata. Per “Vivi la Strada!” sono previste tantissime iniziative nelle vie della zona, come esposizioni di opere d’arte, oggetti di antiquariato e modernariato, lezioni di sicurezza stradale, cosmesi, alimentazione, aperitivi, prove di make-up, animazioni di profumeria, letture per bambini da 3 a 8 anni, musica, jazz e negozi conm orario continuato. Per agevolare pulizia e allestimento, lungo le vie interessate la chiusura al traffico veicolare e alla sosta sarà predisposta e dalle 9 di sabato alle 19 di domenica.
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 30 maggio 2013

 

 

Vie pedonali l’esperimento nel weekend - ZONA BARRIERA
Prove di pedonalizzazione sabato dalle 10 alle 23 e domenica dalle 10 alle 19 nell’ambito del nuovo Piano del traffico, con l’iniziativa del Comune “Vivilastrada”. Via le auto nell'ambito contiguo a Largo Barriera (vie della Sorgente, Erbette, Foschiatti, San Maurizio, Fonderia), numerose le iniziative di animazione in programma nelle due giornate. A parte le vie della Sorgente ed Erbette che verranno trasformate in zone pedonali “pure”, per tutte le altre strade interessate dalle prove di pedonalizzazione si prevede la trasformazione in zone a traffico limitato a elevata valenza pedonale. In una nota, intanto, l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani interviene sulle 164 firme raccolte contro la pedonalizzazione di via Crispi e limitrofe. «Le pedonalizzazioni nell’area ai lati del Viale porteranno via nemmeno un centinaio di posti liberi (non certo i 400 cui si fa riferimento)», precisa l’assessore, scrivendo che «per le vie in questione si prevede la trasformazione di zona a traffico limitato a elevata pedonalità: saranno quindi consentite le aree di carico e scarico; i residenti che abbiano un garage nell’area potranno ovviamente entrare; potranno entrare taxi e persone con diversa abilità». Proprio «per facilitare i residenti nell’accesso a un posto auto garantito a un prezzo modico e fortemente calmierato rispetto a quello attuale 62,50 euro al mese» il Comune ha poi siglato un accordo con Saba Italia per il contenitore di via della Pietà.
 

 

Rete idrica, ogni giorno persi 60mila metri cubi d’acqua
Il direttore strategie e sviluppo di AcegasAps

Enrico Altran: «Dispersioni dovute alla vetustà delle condotte. Varato piano innovativo per contenere le fuoriuscite»
Un progetto innovativo di monitoraggio e risanamento dell’intera rete idrica provinciale mirato al contenimento delle dispersioni d’acqua e al tempo stesso al risparmio di energia elettrica, una delle voci che incidono maggiormente nelle tariffe a carico dell’utente. È questa la scommessa che AcegasAps sta portando avanti da qualche tempo e che viene denominata “Distrettualizzazione della rete di distribuzione”: in pratica si tratta di un procedimento che consiste nell’isolare determinati tratti della rete idrica, sui quali vengono fissati dei dispositivi elettronici in grado di stabilire la quantità di acqua che entra ed esce dalle condotte, al fine di realizzare degli interventi per abbassarne nei punti critici la pressione, che poi è la variabile strettamente collegata alle dispersioni idriche. Un progetto pianificato nell’arco di quattro anni e già inserito in una domanda di finanziamenti comunitari nell’ambito del progetto transfrontaliero Ipa Adriatico. «In un primo momento l’idea era quella di intervenire contemporaneamente con la sostituzione delle condotte sia sulla rete gas sia su quella dell’acqua, ma poi abbiamo constatato che l’operazione si presentava troppo invasiva e portava con sé pesanti ripercussioni su traffico e viabilità oltre che sulle realtà economiche e commerciali della città», spiega Enrico Altran, direttore strategie e sviluppo AcegasAps. «Dunque è stato cambiato l’approccio in corso d’opera, attraverso microscavi che definirei “chirurgici” e che consentono di abbassare la pressione dell’acqua e di limitare le perdite, che peraltro in questo modo vengono più facilmente individuate: tutto questo comporta non solo il risanamento della rete idrica, ma anche il contenimento degli oneri di esercizio e un importante risparmio di energia elettrica che non può che portare effetti benefici sulle bollette a carico del consumatore». Lo stato di salute della rete idrica provinciale non è certo dei migliori, in quanto la maggior parte delle condotte in essere risale agli anni Venti ed in alcuni casi ha superato il secolo di vita. Per la statistica sono 1.100 i chilometri complessivi di condotte, 100 dei quali riguardano la rete primaria. La dispersione è piuttosto alta e si aggira sul 40 per cento, peraltro in linea con la media nazionale. Questo significa che su un trasporto giornaliero in città di 150mila metri cubi d’acqua, sono 60mila quelli che riguardano le dispersioni idriche: dati che, rapportati su scala annuale, parlano di oltre 21 milioni di metri cubi d’acqua di perdite su circa 54 milioni complessivi. «Le dispersioni idriche dipendono sia dalla vetustà delle condotte ma anche dalla particolare morfologia del nostro territorio - continua Altran -. Con questo progetto innovativo, già partito in alcune zone dell’Altipiano, le più problematiche sul fronte della maggior pressione dell’acqua, ci proponiamo nei prossimi quattro anni di monitorare e risanare gran parte delle rete, cercando di risolvere il problema delle dispersioni nell’ordine di grandezza del 12 per cento». Parallelamente AcegasAps, già da alcuni anni, ha introdotto, per quel che riguarda le condotte private, la cosiddetta polizza per le perdite occulte, quelle cioè non visibili, causate da fatti accidentali o fortuiti, quali corrosione o gelo. In questo caso è l’assicurazione a coprire il maggior costo del consumo d’acqua imputabile alla dispersione che aveva fatto lievitare l’importo della bolletta dell’utente, a carico del quale rimane comunque la riparazione del guasto. Sono circa una ventina ogni mese in città i casi segnalati di perdite occulte, mentre i costi annuali della polizza sono di 2 euro e 92 centesimi per uso domestico e di 6 euro e 57 centesimi per altri usi.
Pierpaolo Pitich

 

 

Scempio in Val Rosandra - Diecimila firme all’Ue - CONSEGNATE
Andrea Zanoni, eurodeputato dell’Italia dei Valori e membro della Commissione ambiente, salute e sicurezza alimentare al Parlamento europeo, insieme a Massimiliano Morelli e Alessandro Severi del Comitato per la difesa della Val Rosandra, ha consegnato 9.603 firme alla presidente della Commissione petizioni dell’Europarlamento Erminia Mazzoni raccolte per chiedere un intervento sul disboscamento sull'alveo del torrente Rosandra. «È stato rovinato uno dei siti Natura 2000 più belli del Friuli Venezia Giulia. Questo scempio deve essere un monito affinché simili disastri non avvengano più» ha commentato Zanoni, famoso anche per le sue campagne animaliste. «La natura è unica e dobbiamo preservarla. Lo sviluppo economico deve rispettare questo equilibrio» ha affermato Morelli. «Abbiamo raccolto quasi 10mila firme per condannare questo disastro di fronte all'Europa e affinché la zona venga ristabilita» ha aggiunto Severi. «La Commissione europea ha già chiesto alle autorità italiane di fornire chiarimenti sul disboscamento» fa sapere Zanoni. Probabile un’infrazione a carico dell’Italia.
 

 

Servola - Iniziative ambientali del Circolo Miani

Il Circolo Ercole Miani domani nella sede di via Valmaura 77 organizza alle 12 una conferenza stampa con i portavoce dei Comitati di quartiere e di “Servola Respira”, per illustrate le nuove iniziative organizzate per sottolineare l’insostenibilità di una situazione che colpisce la salute e la qualità della vita di decine di migliaia di persone.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 29 maggio 2013

 

 

Piano del traffico di sinistra? Il Pdl: «Ci sono solo testi fatti bene o male» - IL CASO
«Nessun preconcetto o pregiudizio nei confronti del Piano del Traffico anche se, oggi )ieri, ndr) in commissione, l’assessore (Elena Marchigiani, ndr) ha dichiarato che si tratta di “un piano di sinistra”. Non esistono piani di destra o sinistra, cara assessore, ma esistono piani fatti bene o male». Lo scrive il capogruppo del Pdl Everest Bertoli in una nota. «Stiamo esaminando dettagliatamente il Pgtu - aggiunge - e ascolteremo cittadini, categorie e associazioni per cogliere le proposte migliorative. Il gruppo del Pdl è intenzionato a proporre una serie di emendamenti migliorativi che, se saranno accolti, sicuramente vedranno un voto favorevole da parte nostra». I capigruppo di circoscrizione, sempre del Pdl, Roberto Dubs e Alberto Polacco vanno giù duro: «Se confermato quanto appreso, ovvero che l’assessore Marchigiani ha affermato che il Piano del traffico è un piano di sinistra, siamo di fronte ad un’affermazione gravissima. Dare una connotazione politica così forte ad una progettualità che tocca tutti i cittadini è ascrivibile solo a chi dimostra per l’ennesima volta di confondere i triestini con gli studenti di un’aula universitaria e la scrivania dell’assessorato con una cattedra».
 

Via Crispi pedonale, 164 firme per il “no”
Consegnata al Comune una petizione contro le novità previste per la zona dal nuovo Piano traffico
Il nuovo Piano del traffico continua a infiammare gli animi dei triestini. Da ultimo, ecco le 164 firme raccolte contro la pedonalizzazione di via Crispi e delle strade attigue. Nell’arco di qualche giorno la petizione ha fatto il giro dei negozi riuscendo a muovere consensi in controtendenza, visto che mai come in questo momento la limitazione al traffico veicolare viene percepita come assai utile sia al giro dei clienti sia alla qualità di vita degli abitanti. E invece sono almeno due i motivi che hanno spinto verso l’ok la petizione, consegnata proprio ieri negli uffici comunali. Innanzitutto la perdita, da parte dei residenti, dei parcheggi gratuiti finora disponibili lungo le vie aperte al traffico: almeno 400, secondo i conti degli abitanti. In secondo luogo, la sensazione dei firmatari che l'amministrazione voglia favorire, con questa operazione, gli interessi di Saba Italia Spa, proprietaria del parcheggio di via Pietà. Andiamo con ordine. Il nuovo Piano prevede la pedonalizzazione di via Crispi, fino all’intersezione di via Timeus, e delle vie attigue (San Zaccaria, del Toro, Nordio, San Maurizio, Fonderia e Foschiatti). Secondo la promotrice della petizione, Cristiana Berritta, «oltre a comportare l’eliminazione di stalli stimabili in 400 unità, questa operazione non prevede il diritto di carico e scarico per i residenti, né prezzi calmierati come si è invece stabilito per i Borghi Teresiano e Giuseppino, ove i residenti pagheranno 30 euro al mese per parcheggiare nel loro quartiere». Ecco il nodo più dolente: «L’accordo raggiunto con Saba Italia Spa – si legge nella nota - oltre a prevedere un costo mensile di 62,50 euro, verrà applicato solo ai residenti che abitano entro 250 metri dal parcheggio di via Pietà, il che esclude le vie Crispi, San Zaccaria, del Toro, Nordio e Slataper. Chi risiede qui non solo perderà i parcheggi liberi (il cui diritto è sancito dal Codice della Strada) ma dovrà anche pagare prezzo pieno in quello che diventerà l’unico parcheggio disponibile della zona». Da qui lo sprone al Comune a rivedere il Piano affinché «la pedonalizzazione non violi i diritti dei residenti a poter accedere alle proprie abitazioni, ad avere parcheggi gratuiti o a prezzi calmierati». «Altrimenti – chiosa l’abitante - la pedonalizzazione diventa utile a risanare le casse di Saba Spa. Nulla che debba comunque aver a che fare con l’interesse pubblico di un Comune».

Elena Placitelli
 

 

Kranjska Gora dice no a “South Stream”
Prime difficoltà per il megaprogetto di South Stream in Slovenia, un affare, lo ricordiamo, da 30 miliardi di euro targati Gazprom. Il tracciato previsto nel tratto sloveno dovrebbe passare attraverso la valle di Kranjska Gora per poi giungere in Italia a Tarvisio. Ebbene la popolazione della valle sta fortemente osteggiando tale tracciato. Il sindaco di Kranjska Gora, Jure Žerjav e il suo vice Jože Zupancic porteranno davanti al consiglio comunale la proposta di indire un referendum popolare proprio sul passaggio del metanodotto attraverso la valle che ospita, lo ricordiamo, un importante appuntamento di Coppa del mondo di sci alpino nonché nella vicina Planica una tappa, sempre della Coppa del mondo, di salto con gli sci. Il rischio è che la società Plinovodi che gestirà il tratto sloveno di South Stream se ne infischi dell’esito (scontato) del referendum per cui al Comune temono di gettare i soldi (per il referendum) nel cestino. La popolazione potrebbe togliere il proprio veto solamente se il metanodotto transitasse lungo la loro valle molto in profondità. «Ma mi sembra - spiega il sindaco - che così non sarà». Analoghe difficoltà il progetto le sta incontrando anche in Bulgaria.

(m. man.)
 

 

SEGNALAZIONI - Energia - Il nucleare non basta

Ben vengano, come si augura il tecnico Vardabasso, nuovi approfondimenti scientifici, ricerca e confronti pubblici su un tema, l’energia, così importante, strategico, direi vitale, per il presente ed ancor più per il futuro; anche per chiarire posizioni tanto convinte quanto superficiali, come quella dello stesso Vardabasso, secondo il quale la crisi dell’economia e dei posti di lavoro, in Italia, sarebbe da imputare alla mancanza del nucleare, mentre ci sono paesi che ne dispongono, in crisi ancor più grave, come ad esempio la Spagna; per chiarire se effettivamente il sentito problema del caro energia (elettrica) sia da imputare alla mancanza del nucleare e come mai un Paese a noi vicino, come l’Austria, facendone a meno, mantenga tariffe più basse; e come mai, anche nel caso delle forniture di acqua e gas, in Italia, le bollette siano comunque spesso più care che altrove. Di argomenti da chiarire, quindi, ce ne sarebbero molti; statistiche serie (come i piani energetici nazionale e regionale, base imprescindibile per una seria pianificazione di fabbisogno e strategia), investimenti nella ricerca sulle tecnologie (anche per ridurre gli sprechi), sostenibilità ambientale e razionalizzazione, dovrebbero essere effettivamente una priorità, in un paese che, invece, con la nota lungimiranza che contraddistingue la classe dirigente, pubblica e privata, continua ad aspettare, in balìa degli eventi, vittima della sua stessa decadenza socio-economico-culturale e preda degli sciacalli.

Lorenzo Tissini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 28 maggio 2013

 

 

Battaglia su Porto Vecchio in Consiglio
Presentate quattro mozioni, passa quella della maggioranza che vuole un nuovo soggetto giuridico pubblico
A svolgere la regìa dell’intera operazione di recupero e riutilizzo del Porto Vecchio sia un soggetto giuridico pubblico da costituire per questo scopo. È questo il punto fondante della mozione della maggioranza di centrosinistra approvata ieri sera dal Consiglio comunale con 25 voti favorevoli e 9 contrari. Sull’annosissimo tema del Porto Vecchio la battaglia si è combattuta fino a tarda sera incentrata su addirittura un poker di mozioni, perlopiù contrapposte, presentate dai gruppi politici apparsi ancora una volta su questo argomento più spaccati della città stessa. Gli altri due punti conclusivi del documento di maggioranza impegnano il sindaco e la giunta a promuovere la concertazione tra tutti gli enti coinvolti «a favorire interventi di investimento per integrare l’area negli interessi generali di Trieste» e, pur salvaguardando le attività portuali che ancora si svolgono quali l’Adriaterminal, «ad adottare tutti gli atti necessari per l’auspicato spostamento anche parziale del Punto franco dall’area del Porto Vecchio». Ma la mozione è finita sotto gli strali del Pdl che ha ritrovato una verve dialettica che negli ultimi tempi aveva perso. «Non è un’area sottoposta alla volontà del Comune», ha esordito Paolo Rovis. «In sostanza il documento del Pd si esprime a favore della ricerca di un investitore unico - ha aggiunto Maurizio Bucci - ma le istituzioni si sono già espresse a favore di una portualità allargata; affermare che quell’area non deve essere porto, ma città, è dire una cosa fuori dal tempo». «Tutti i progetti globali sono falliti - ha concluso Piero Camber - oggi si torna giustamente allo spezzatino perché l’idea di un unico nuovo grande quartiere cittadino è franata» E ha concluso anche con l’affondo contro il nuovo soggetto giuridico: «Non farebbe altro che allungare i tempi». Pietro Faraguna del Pd ha contrattaccato: «Sono politici i vincoli che impediscono lo sviluppo dell’area che non può più essere portuale. Per questo il Punto franco è un ostacolo». Inaspettatamente in appoggio a questa tesi è arrivato Roberto De Gioia della Lega Nord: «Da vent’anni il Porto Vecchio non è più porto, va sottratto all’Autorità portuale, ma temo che lì non si muoverà nulla finchè il sindaco non sarà anche presidente del porto come prevede la città metropolitana». Invano Marino Sossi (Sel) ha evidenziato la necessità di trovare un punto di sintesi, mentre il suo partito a propria volta ha presentato una mozione che è passata e che impegna il Consiglio a delegare alla terza commissione un’operazione di approfondimento di tutti gli aspetti che riguardano il Punto franco e più in generale il Porto Vecchio. Il Movimento 5 stelle da parte sua con un documento, che però è stato bocciato, ha chiesto di fare pressioni sul Governo affinché finalmente emetta il decreto attuativo per quel che concerne il regime di Punto franco. Non è passata la mozione del centrodestra che chiedeva che venisse fatta piena chiarezza giuridica sulle prerogative del Punto franco e che chiedeva al sindaco di valutare le richieste di spostamento dell’area franca valutandone gli effetti economici per la città.
Silvio Maranzana

 

 

Piano del traffico: i privilegi di pochi, l’interesse dei più - LA LETTERA DEL GIORNO di Antonella Varesano
Sono la signora che il 22 maggio ha preso la multa di 84 euro in via Filzi 1. Ho 53 anni, mi chiamo Antonella Varesano e non è mia intenzione restare anonima (per questo ho postato personalmente la mia bici su Fb), è la multa ad essere anonima non io. Ringrazio tutti i ciclisti per la solidarietà in rete e principalmente ringrazio l’associazione Ulisse Fiab di Trieste, di cui faccio parte dal 2000, per il sostegno, l’impegno e l’aiuto nei confronti di chi come me ha deciso di fare della bici uno stile di vita. Cari triestini, andare in bici non è semplice... ci sono tante salite, si prende spesso la pioggia, i pesi sono un bel problema e quando, su un leggero falsopiano, una macchina ci costringe a frenare, dimenticando di fare un atto di gentilezza per lasciarci passare, ci sentiamo ridicoli e abbattuti a dover riprendere la pedalata... eppure al di là di questi stereotipi ogni ciclista ama la propria bicicletta e questo, lo so, è difficile da spiegare. Un ciclista non agisce contro la legge perché è parte di una comunità di cui rispetta le regole e di cui vuole elevare la qualità della vita, ma se queste regole non sono coniugate con il buon senso e si vede costretto a legare la bici a un palo (dal 1984 a oggi mi hanno rubato 3 bici) per la mancanza di stalli in zona, che cosa accade? L’accanimento specifico di quella giornata nel dare la multa alla mia bici devo ancora capirlo... non intralciava il passaggio anzi nei pali intorno 6 bici erano legate senza multa, che cosa aveva la mia di diverso proprio non lo so. Sì certo un errore si può fare, mi rendo conto, 84 euro però in questi periodi di crisi di lavoro sembrano una provocazione, un accanimento, se volete uno scherzo... la sanzione equipara infatti il mio veicolo a due ruote a un Suv! Spero che il dialogo, già intrapreso dal nostro vicesindaco Fabiana Martini con l’Ulisse Fiab, continui in modo proficuo e colgo l’occasione per chiederle pubblicamente un incontro sui temi a noi cari: la collocazione degli stalli, che per problemi della Sovrintendenza e non del Comune sono chiusi in un magazzino da mesi; l’avvio di proposte per regolamentare le sanzioni del Codice stradale riguardo le biciclette magari cercando di equipararle ai mezzi a 2 ruote come sono e non alle automobili; favorire il dialogo tra ciclisti, esercenti e pedoni che spesso richiedono l’intervento dei vigili e vedono la bici come un ostacolo invece di un alleato. Il coinvolgimento di consiglieri di tutte le parti politiche per far sì che il piano del traffico in discussione in questi giorni mantenga nella sua stesura finale le attenzioni alla ciclabilità al momento previste, senza che queste strumentalizzino il tema. Attendo poi, con interesse, l’incontro sulla sicurezza promosso da Ulisse-Fiab in collaborazione con i vigili urbani di sabato 1 giugno, dove potremo pacatamente discutere delle sorti della mia multa, che nel rispetto delle regole, dichiaro da subito di voler pagare. Un saluto a tutti i ciclisti amici del pianeta!
 

SEGNALAZIONI - TRAFFICO Privilegi e diritti

Sono una cittadina residente nella zona di Via Carducci, quella interessata dal nuovo Piano del traffico, nell’ambito del quale – in via sperimentale - il Comune sta organizzando alcuni week end di pedonalizzazione di alcune vie, coinvolgendo alcuni operatori in un interessante programma di animazione. Non si è neppure realizzata ancora (anche a causa del maltempo) la fase sperimentale della pedonalizzazione che già gli alfieri del No se pol (o meglio del No se devi) sono entrati in azione, attivando addirittura una petizione per opporsi al progetto, coinvolgendo 17 attività economiche che fungono da punti di raccolta delle firme, anche se poco hanno a che fare con la problematiche, o quando addirittura ne potrebbero essere i primi beneficiari. E qua sta il problema: un Consiglio comunale (eletto dai cittadini) vara un nuovo Piano del traffico, lo sottopone al parere delle Circoscrizioni (elette dai cittadini) e a una numerosa serie di soggetti a vario titolo interessati, ne riscontra l’approvazione e subito un’altra parte di cittadini si ribella contestando le decisioni, innescando una conflittualità senza fine. Solo che le contestazioni nascono come sempre dalla volontà di conservare piccoli vantaggi personali, in una visione gretta ed egoistica della convivenza cittadina, senza nemmeno sforzarsi di intuire che il mondo va in un’altra direzione, che reclama cambiamenti di atteggiamenti e di visioni, in una ottica di migliorare la socialità cittadina in una visione globale, che guarda sia all’aspetto residenziale che all’habitat in cui si sviluppano le attività economiche. E qui, in questa area, parliamo di attività economiche che sono effettivamente “di servizio” ai residenti e che con la loro presenza presidiano un’atmosfera di vitalità, proprio quando il panorama cittadino è rattristato da una serie crescente di insegne di chiusura. Dimenticando questo, pensando solo al problema di dove parcheggiare l’auto (la propria, ovviamente, non quella degli altri), allarmandosi per rumori assordanti generati dall’afflusso di chi sa quante migliaia di persone con un ottimismo tutto strumentale e assolutamente non realistico), inventando l’impossibilità perfino di accedere alle proprie abitazioni con bagagli pesanti (così tacciando di ignoranza chi ha progettato il Piano, che ovviamente si sarà preoccupato di questo aspetto, se non altro dovendo prevedere sempre la possibilità di accesso per i mezzi di soccorso), ebbene dimenticando tutto questo ci sono persone che raccolgono firme per presentare una petizione di opposizione al nuovo Piano del traffico, confermando il permanere nella nostra città di una larga fascia di benpensanti senza pensieri, che se ne infischiano del futuro della propria città e di come va organizzata modernamente la sua vivibilità guardando agli interessi complessivi, alla logistica della viabilità, al contenimento delle emissioni nocive, ad una immagine di pulizia e di efficienza quanto mai necessaria in questa area centrale che ho citato. Vivendo in quella zona, non ho mai notato iniziative così solerti per denunciare invece la trascuratezza della pulizia delle strade, diventate spesso vere discariche, mentre proprio alcuni (e pochi) commercianti dell’area provvedevano in proprio alla pulizia per difendere un decoro che evidentemente agli innamorati del No se devi risultava indifferente, abbagliati solo dalla possibilità di parcheggiare sotto casa, magari lasciando ferma l’auto per settimane. Io mi auguro che l’iniziativa del Comune e dell’assessore competente vada avanti, così come saggiamente è stata impostata e plaudo – alla fine - anche all’iniziativa per la petizione di opposizione, perché consente di identificare gli operatori che si prestano ad appoggiare una posizione di retroguardia (miopi perfino di fronte ai propri interessi aziendali) e domani di conoscere anche i nomi dei cittadini firmatari, per vedere quanti si prestano pretestuosamente, senza magari aver nessun interesse diretto, ad alimentare una conflittualità solo per il gusto di opporsi a chi fa qualche cosa, a chi capisce che solo cambiando le cose si può imboccare la strada del miglioramento.

Mirsada Reparati

 

SEGNALAZIONI - Trasporti Ma le piste dove sono?

Di piste ciclabili si parla molto, ma dopo due anni esatti da quando si è insediata l’attuale giunta comunale non si è visto nulla di concreto. Peggio, è stata dimezzata l’unica pista ciclabile urbana esistente nel comune, quella che dalla Stazione portava a Barcola. Ora ci sono solamente due monconi a senso unico, dal cavalcavia verso la stazione e dal cavalcavia verso Barcola. Le norme tecniche infatti impongono giustamente delle dimensioni minime per tali manufatti e non c’erano i requisiti per una pista bidirezionale. In questi tratti c’è l’obbligo per i ciclisti di percorrere la pista ciclabile, percorso in verità pieno di asperità causate dalle radici degli alberi che hanno sollevato l’asfalto. Sarebbe tanto più semplice trasformare la pista ciclabile - cioè a corsie separate per pedoni e bici - in pista ciclopedonale, vale a dire bici e pedoni insieme, in modo che gli appassionati della bici da strada possano sfrecciare lungo viale Miramare nelle corsie delle auto, cosa che peraltro devono fare comunque viaggiando nell’altra direzione, e venendo in questo caso a cadere l’obbligo di percorrenza della pista, obbligo che sussiste solo in presenza delle piste ciclabili, cioè a corsie distinte dai pedoni. Le famiglie con i bambini potrebbero viaggiare sicure dalla stazione a Barcola in entrambe le direzioni, con tutta sicurezza per i pochi pedoni. Del resto anche l’altra pista esistente, la ciclopedonale delle Rive, vede i ciclisti fare lo slalom tra i pedoni, in questo caso numericamente ben presenti, spesso pure contrariati dal passaggio delle biciclette perché convinti di trovarsi su un marciapiede, con il Comune che fa di tutto per aumentare i rischi, posizionando una struttura pubblicitaria proprio nel punto più stretto, di fronte il Salone degli Incanti, lasciando solo ottanta centimetri per il passaggio di biciclette e pedoni in entrambi i sensi, tra cassonetti e chioschi del bus. L’amministrazione comunale non ha compreso che la bici è un mezzo di trasporto per andare a lavorare, e non solamente per fare scampagnate la domenica, i ciclisti hanno tutto il diritto di viaggiare veloci, ma senza rischiare di uccidere un pedone. Sulle Rive il viaggiare in strada comporta il rischio concreto di finire schiacciati da uno dei numerosi Tir che le percorrono, vista la larghezza limitata delle corsie, oppure di finire con le ruote nelle caditoie dell’acqua, argutamente posizionate con larghe aperture longitudinali al senso di marcia. Chissà quanti anni serviranno ancora per avere delle vere piste ciclabili in centro, e non solo vaghi progetti solamente di facciata.

Giampaolo Bressan
 

 

Parcheggi selvaggi a Bioest, multe a raffica
Automobilisti imbufaliti ma qualche macchina nell’area dell’ex Opp era posteggiata sulle aiuole
Raffica di multe a Bioest. Una sanzione sul parabrezza, l’amara sorpresa dei visitatori di ritorno dalla fiera andata in scena sabato e domenica nel parco di San Giovanni. Non trovando parcheggio all’arrivo, hanno approfittato delle aiuole tra gli alberi, ai margini della stradina che taglia verticalmente il verde giardino dell’ex Opp. Una scelta discutibile, se non altro alla fiera che fa dell’ambientalismo il suo manifesto. «Per un evento così importante chiuderanno un occhio», avrà immaginato qualcuno, non prima di aver girovagato in lungo e in largo in cerca di un posteggio. Ma il pensiero troppo ottimistico non ha incontrato la clemenza dei vigili che, penna e taccuino, hanno punito i trasgressori senza tanto tergiversare. E alla fine sono fioccate le proteste. Qualcuno lamenta un non meglio precisato “ordine di ripristino” che i vigili avrebbero scritto sulla multa, forse per invitare l’automobilista a sistemare l’erba schiacciata dalle ruote. «Mi sono trovato appiccicato al parabrezza una multa di 40 euro – tuona Giovanni Bon -, ma non è tanto il danno economico, quanto la consapevolezza che gli interventi punitivi potrebbero essere sostituiti più efficacemente da altri accorgimenti». E giù l’elenco: «Eccezion fatta per gli espositori, il transito delle auto al parco potevano anche chiuderlo, se solo avessero istituito una navetta per permettere a tutti di spostarsi agilmente all'interno del parco. A maggior ragione se la fiera è frequentata da anziani, famiglie con bambini e visitatori che giungono fin dalla Slovenia. Non solo: perché non intensificare i collegamenti dei bus dal centro città agli ingressi, in alto e in basso, del parco, agevolando l’afflusso degli anziani, dei bambini, delle persone disabili o comunque prive di mezzi propri?» A dirsi scandalizzata anche un’altra visitatrice, di nome Laura: «Quando sono arrivata non c’era più posto per parcheggiare e ognuno si sistemava come poteva. Il fatto che i vigili siano arrivati solo dopo, lascia pensare a una manovra costruita appositamente per fare cassa». Agli occhi degli organizzatori, l’episodio merita invece di essere ridimensionato: «Solo alcune auto sono state multate – mette le mani avanti Tiziana Cimolino di Bioest -. Ognuno può dire la sua, ma gli automobilisti sanzionati avevano lasciato il mezzo sull’erba o comunque dove il passaggio del bus era ostacolato. L’afflusso è stato buono, soprattutto domenica, grazie al bel tempo, e ogni padiglione è dotato di un certo numero di stalli. Parlare solo di multe – chiosa – non è il miglior modo per descrivere la fiera, organizzata in un parco non ancora ben valorizzato. Grande il successo che ha per esempio avuto il tema dell'anno, incentrato sulla nascita e il bambino».

Elena Placitelli
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 27 maggio 2013

 

 

Un corso di “permacultura” per le città del domani - ORGANIZZATO DA BIOEST DAL GRUPPO “DECRESCITA FELICE”
MUGGIA Il corso di orticoltura ecologica organizzato a Muggia dal gruppo “Decrescita Felice” insieme a Bioest, denominato “Assicurati un raccolto”, è giunto al tema della permacultura. Le tre lezioni teorico- pratiche sull’ampio argomento si sono svolte però non nel comune rivierasco ma a Trieste, nel comprensorio di San Giovanni, per tre giorni, dal 24 maggio a ieri. Il docente era d’eccezione: Mattia Pantaleoni, proveniente dall’accademia nazionale della permacultura, progettista e consulente. In cosa sono consistiti gli incontri? Lo spiega Jacopo Rothenaisler, presidente dell’associazione ambientalista Impronta Muggia: «La permacultura è un metodo integrato per progettare sistemi equilibrati, sostenibili ed estetici. L’obiettivo è seguire l’insegnamento della natura: applicando principi e strategie proprie di questo metodo è possibile ripristinare l’equilibrio dei sistemi che stanno alla base della nostra vita». In Italia si è iniziato a parlare di permacultura nel 2000: il concetto riunisce spunti provenienti da aree molto diverse quali l’architettura, la biologia, la zootecnia. «Tutti gli amministratori pubblici – sottolinea Rothenaisler – dovrebbero seguire un corso di questo tipo, perché su tali basi si può costruire un sistema grande quanto il proprio balcone, giardino, quartiere o addirittura come la propria città». Attraverso determinate tecniche, secondo gli esperti in materia, una comunità sarebbe in grado – a lungo termine – di assicurarsi l’autosufficienza per quanto riguarda la produzione di cibo ed energia in loco. Di qui la definizione di resilienza, cioè la capacità della comunità di resistere ad un evento traumatico che rischia di metterla in ginocchio ed affamarla. «È opportuno iniziare ad intraprendere questa strada: comunque la si pensi, questo è il secolo in cui esauriremo il petrolio», sostiene Rothenaisler. Apprendimento attivo, principi etici, osservazione sul campo, pianificazione: il corso comprendeva tutto questo, ed altro ancora.

Davide Ciullo

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 26 maggio 2013

 

 

Nel Pdl chiarimenti a muso duro Si riparte dal no al Piano traffico
Toni a tratti molto accesi nella riunione-fiume del coordinamento.

Di Rovis l’intervento più critico mentre il “caso revisori” del Comune ha fatto alzare la tensione tra Marini e il duo Bertoli-Giacomelli
Se le sono cantate per tre ore e mezza, perché tanto è durato l’altra sera il coordinamento provinciale del Pdl riconvocato dopo quasi un anno. Pochi, però, confessano d’aver sentito acuti e voci grosse una sopra l’altra, nonostante l’assolo di Paolo Rovis, criticissimo verso la gestione delle più recenti campagne elettorali (presumibilmente anche perché scottato dalla sua esclusione dalle liste per le regionali), e nonostante i coltelli volati durante la discussione sul “caso revisori” (Giamporcaro fuori dal collegio comunale e Mazzi dentro col Pdl che si è fatto beffare da un accordo sotterraneo tra Un’altra Trieste, Lega e franchi tiratori del centrosinistra) tra Bruno Marini da una parte e Everest Bertoli e Claudio Giacomelli, il capogruppo e il suo vice in Municipio, dall’altra. Ma, ora che hanno finito di cantarsele, nel partito la musica è cambiata, si è fatta più armoniosa di com’era negli ultimi mesi, prima di quelle tre ore e mezza. E qui sì che tutti si affannano a sottolinearlo. A giurare, appunto, che la musica è cambiata. In meglio. La seduta spiritica del Pdl, dunque, è servita a qualcosa. I berluscones hanno battuto un colpo, e probabilmente sono pronti, adesso, a batterne più d’uno. Bersagli: Roberto Cosolini e l’amministrazione comunale di centrosinistra. Perché è a Palazzo Cheba - fanno capire un po’ tutti - che va ingaggiata la vera lotta politica. I bisbigli della vigilia - che raccontavano di un ticket Sandra Savino - Piero Tononi, ovvero coordinatrice e vice vicario, preparati a dare una scossa ai consiglieri comunali nella prospettiva di un’opposizione più cattiva - si sono tradotti alla fine in un breve comunicato di resoconto della serata, nel quale, guarda caso, si parte dal Piano del traffico. Materia comunale, fino a prova contraria. Il coordinamento (come si legge a lato, ndr) ha deciso infatti di convocare prossimamente una «riunione allargata» di consiglieri comunali e circoscrizionali per imbastire insieme una strategia per combattere il documento fin qui redatto dall’amministrazione Cosolini e prossimo al vaglio dello stesso Consiglio comunale. Tutto, o quasi, è passato appunto per un comunicato. Metodo mutuato evidentemente dal Pd, dove son maestri nel chiudersi a riccio per poi parlare con una voce sola quando i temi sul tavolo scottano. «È stato un momento di chiarimenti importante, dove si è fatta politica seria, anche nelle migliori famiglie può capitare di mandarsi a quel paese», riferisce Piero Camber, il solo dei big con Sergio Dressi - oltre al fratello Giulio, che nemmeno c’era ma non è una novità, questa, ai coordinamenti - a non aver preso la parola, così almeno raccontano i dietro le quinte. «È stata una riunione lunga, proficua e serena, in cui il coordinamento ha espresso apprezzamento per il lavoro dei consiglieri comunali, invitando tutti i colleghi a prendere esempio da noi», aggiunge dal canto suo Bertoli. «Non sono autorizzato a parlare», la chiude subito Rovis, il quale poi, nel pomeriggio, s’affida a mente fredda a un comunicato personale, annunciato peraltro ai colleghi, per smentire le voci che lo vorrebbero in partenza dal Pdl, destinazione Fratelli d’Italia. «La mia stima per Crosetto - scrive Rovis - è cosa nota fin da quando si opponeva in Parlamento ai devastanti provvedimenti del governo Monti. Tuttavia, sono da sempre convinto che le battaglie per affermare idee e proposte si combattono lealmente all’interno del proprio partito. Continuerò a portare il mio contributo di proposte e idee. Consapevole che potrei, talvolta, risultare scomodo». «Ma chi ricerca silenzi e oziosa comodità si trovi un intimo salotto vellutato, non un partito di grande rappresentanza popolare», il messaggio di Rovis, che - si dice - abbia avuto il fegato di portare dentro il coordinamento, sotto forma di critica, le malizie che circolano a proposito di un Pdl “impegnato” a perdere le regionali pur di non far diventare Dipiazza vicegovernatore. «Il mio intervento - si limita a dire Marini - è stato in parte volutamente provocatorio perché preferisco un coordinamento lungo, aspro e schietto, piuttosto che un coordinamento cloroformizzato. Siamo un grande partito, e in un grande partito ci sono più punti di vista. Non siamo mica il Partito liberale di Maurizio Facchettin». Ovvero lo storico fedelissimo di Antonione. Il nemico che stava in casa e che ora, quello sì, è fuori. @PierRaub
Piero Rauber

 

 

Fareambiente «Risparmio energetico

Contributi da prorogare» FareAmbiente chiede la proroga degli incentivi pubblici per l’efficientamento energetico nei progetti di ristrutturazione edilizia. Al momento In Fruli Venezia Giulia il 60% degli edifici ricade nella classe “G”, ovvero la meno efficiente.

 

 

Un anno di impegno nella difesa della natura con il bando dell’Arci - PER I RAGAZZI
Un’opportunità, una bella opportunità per tutti i ragazzi, su cui davvero farci un pensierino. Scade il prossimo 10 giugno il termine per presentare la domanda all’Arci servizio civile, la più grande associazione italiana dedicata esclusivamente al servizio civile, che mette a disposizione dei giovani l’opportunità di dedicare un anno a favore di un impegno nell’ambito della promozione di una cultura di pace e solidarietà, di educazione e promozione culturale e alla pratica sportiva, di salvaguardia e tutela dell’ambiente. Anche nella nostra città sono davvero tanti i ragazzi che ogni anno aderiscono, riuscendo a conciliare l’attività svolta con lo studio. Perché l’esperienza vale, e in nessun caso si può parlare di anno “perso”. Lo scorso 13 maggio, in particolare, è uscito il bando Servizio civile solidale rivolto a giovani esclusivamente di 16-17 anni, che ha visto l’Arci del Friuli Venezia Giulia partecipare con tre progetti a Trieste, per un totale di diciotto posti. Tutti i giovani interessati possono presentare la domanda direttamente alla sede locale, con l’inizio del servizio che prenderà il via a luglio. L’impegno richiesto ai ragazzi? È di trecento sessanta ore distribuite nell’arco dell’intero anno scolastico, compatibile naturalmente con lo studio in classe. Tra l’altro, è previsto un riconoscimento economico: si tratta di 892 euro e 38 centesimi, che di questi tempi possono sempre far comodo. Qualsiasi informazione si può ricevere direttamente alla sede dell’Arci di via Fabio Severo 31, al seguente numero telefonico: 040-761683 . Oppure c’è il sito www.arciserviziocivilefvg.org, oppure ancora si può scrivere una mail a trieste@arciserviziocivile.it. Ricordiamo che gli ambiti di impiego dei ragazzi sono: educazione e promozione culturale, educazione alla pratica sportiva, difesa ecologica, tutela e incremento del patrimonio forestale, tutela e salvaguardia del patrimonio storico, artistico, culturale e ambientale, politiche della pace e diritti umani. Ultima annotazione: sul sito Internet di riferimento si possono trovare anche i dettagli sui singoli progetti e le iniziative avviate in città e in regione.

Micol Brusaferro
 

 

Estate sopra e sotto l’acqua per scoprire la biodiversità - EVENTI»A MIRAMARE
Da giugno a settembre l’Area marina protetta di Miramare propone una serie di appuntamenti per grandi e piccoli: sea watching, laboratori tattili e trekking
L’Area marina protetta del Wwf di Miramare si prepara a un’estate ricca di eventi e prima di annunciare i dettagli dei singoli appuntamenti ricorda agli appassionati del mare le iniziative per la bella stagione, tra conferme e novità. Dalla fine della scuola fino a settembre, l’Area e il suo centro visite all’interno del parco di Miramare cambieranno orario, per aprire al pubblico ogni giorno e offrire attività eco-ricreative sia sul promontorio di Grignano e sia nelle acque protette sotto il castello. Non mancherà il consueto appuntamento con il sea watching per grandi e per bambini, che prevedono escursioni in mare con maschera, pinne e snorkel, organizzato anche nell’ambito dei centri estivi settimanali diurni o residenziali, che accompagneranno i ragazzini dagli otto anni in su alla scoperta della biodiversità marina del golfo di Trieste attraverso uscite, giochi sul mare, fotografie subacquee volute anche per valorizzare l’importanza di conservare la natura e fruire del mare in modo sostenibile. Per gli “snorkeller” più esigenti il mese di agosto sarà dedicato ad approfondire, in quattro appuntamenti a cadenza settimanale, le peculiarità di alcune famiglie di organismi marini che vivono nelle acque di Trieste. Si comincerà con incontri teorici con le guide del Wwf, per proseguire con un’uscita in mare per osservare da vicino le bellezze del mondo sommerso. Anche i subacquei (muniti di brevetto) sono i benvenuti alla riserva dove, sempre accompagnati dallo staff, potranno scegliere tra escursioni da terra, dalla barca e ancora al tramonto, nella suggestiva atmosfera del crepuscolo. Ai più piccoli invece, non ancora in grado di utilizzare la maschera e il tubo, Miramare dedica una giornata alla settimana, per tutta l’estate. Il lunedì infatti sarà il giorno delle “Impronte nel mare”, un appuntamento di avvicinamento all’acqua tra laboratori tattili e piccole e grandi scoperte nell’acqua bassa della spiaggia protetta di Miramare, pensato per i piccoli dai 5 anni in su. La vera novità dell’estate infine, pensata per i più avventurosi, sarà il “Trekking con le pinne”, veri e propri percorsi naturalistici a piedi, lungo la costiera, per scoprire il meglio della natura carsica e mediterranea, accompagnati da una guida naturalistica, fino a scendere e concludere la giornata osservando i fondali. Tutti i programmi aggiornati e i dettagli delle attività, sono disponibili sul sito www.riservamarinamiramare.it o sulla pagina Facebook della Riserva, ma è anche possibile ricevere notizie aggiornate via mail scrivendo a promozione@riservamarinamiramare.it.
Micol Brusaferro

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 25 maggio 2013

 

 

Grado promuove a metà il “villaggio” di Zamparini - Il progetto Vivere in laguna illustrato durante l’incontro organizzato da Il Piccolo

La Regione chiede garanzie, mentre il Comune strappa 11 milioni dalla proprietà
GRADO Il progetto “Vivere in Laguna” da 800 milioni di euro un sogno per “pochi intimi” o una reale opportunità per la comunità di Grado e la scommessa turistica del Friuli Venezia Giulia? Su questo interrogativo di fondo ieri pomeriggio, all’Auditorium Biagio Marin, si è sviluppata la tavola rotonda organizzata da “Il Piccolo”, in collaborazione con NordestEuropa editore, moderata dal direttore della testata giornalistica Paolo Possamai. E alla sequela di garanzie su uno sviluppo turistico in grado di portare Grado a livelli internazionali espresse dall’imprenditore Maurizio Zamparini e di un piano a misura di ambiente e d’avanguardia tecnologica, si sono fatte avanti chiare richieste di “compensazione”. Il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, chiamato dal pubblico per le conclusioni lo ha evidenziato: «Il rilancio economico-produttivo ed il mantenimento dei posti di lavoro è un obiettivo centrale. Il turismo attuale è superato, mostra i segni dell’incapacità ad aumentare le presenze. Se il progetto Zamparini rimarrà un investimento separato dal contesto di sviluppo per Grado, non ci interessa. Se vuole avere gambe va inserito in un quadro di riqualificazione generale, in una cornice come minimo regionale». Incipit della serata all’insegna della polemica. Il direttore Possamai non aveva neppure iniziato a illustrare scopo e modalità della tavola rotonda che è stato interrotto: «È una presentazione “a scatola chiusa”, privata di dibattito». Possamai ha sottolineato con determinazione: «La tavola rotonda si propone di presentare il progetto, dando la parola a esponenti istituzionali, imprenditoriali, sindacali. Ascoltiamo di cosa si tratta. Mi auguro che possa essere l’inizio di una serie di approfondimenti. Un piano di tale portata va reso pubblico e devono essere palesi gli interessi soggettivi e collettivi». I “dissidenti” (rappresentanti di Liber@, ndr) hanno lasciato l’auditorium. Il progetto è stato tratteggiato da due esperti, Emanuele Boscolo, docente di diritto amministrativo dell’università di Como, e l’architetto David Palterer. Boscolo ha evidenziato il modello urbanistico frutto del partenariato tra privato e pubblico. Ha parlato dell’accordo sottoscritto nel 2009 tra il Gruppo Zamparini e il Comune di Grado, per il quale «la cura dell’interesse pubblico non viene meno». La “cifra” di questa alleanza, ha concluso, è la convergenza tra istanza pubblica e privata. Palterer ha evidenziato il ruolo dell’architettura che «non può ignorare la memoria stratificata» del territorio di Grado e l’esatta comprensione del luogo dove si va ad operare. Il presidente regionale di Legambiente, Elia Mioni, lo ha premesso: «Non sono contro questo progetto per posizione precostituita. Tuttavia, non riesco a percepire tra queste immagini di fiori, natura e rispetto dell’ambiente l’effettiva portata di questo ampliamento urbano. Il problema è il rapporto tra questo imponente progetto, non l’unico sul tappeto, e gli effetti in termini di raddoppio della popolazione e delle volumetrie. Mi chiedo perchè invece non puntare sul recupero dell’esistente?». «Abbiamo un centro fino a Città Giardino ormai edificato. Difficile pensare a micro-interventi privati. Valle Cavarera rappresenta uno sviluppo per il futuro». E alla domanda a proposito del “rapporto di forza” tra pubblico e privato, ha risposto: «Non verrà detto “sì” a tutto. Non siamo qui per promuovere il piano-Zamparini, nè speculazioni. In questo momento di crisi economica, guardiamo allo sviluppo turistico e a nuovi posti di lavoro. Abbiamo strappato 11 milioni di euro alla proprietà. Abbiano ottenuto 54 appartamenti che saranno dati in affitto agevolato ai gradesi. E non si tratta di case popolari. Maricchio poi ha scandito: «Valle Cavarera non sarà una Milano 2. Abbiamo l’obbligo di vigilare. Del resto si tratta di un terreno rimasto edificabile da 35 anni: dove eravamo prima?». Il progetto Zamparini prevede 1.000 nuovi posti di lavoro. Il segretario regionale della Cisl, Giovanni Fania ha osservato: «La disoccupazione in regione è ai massimi storici. È necessario un serio ragionamento sul futuro. Il turismo può diventare importante, ma dev’essere compatibile con la qualità della vita dei residenti e dell’ambiente. Tuttavia la regione non può permettersi oggi di dire “no” a tutto. La prospettiva di mille posti di lavoro è una speranza per un’occupazione seria e stabile soprattutto per i giovani». Il presidente di Confindustria di Udine, Adriano Luci, ha fatto riferimento al progetto di turismo industriale integrato: «Questo progetto - ha detto - può dare sviluppo a Grado e a tutta la regione. All’imprenditore va permesso di operare, ma non può prescindere dal rispetto delle regole, dall’etica e dalla passione, che qui mi sembra stata espressa». «Sono gradese d’adozione, conosco profondamente questo territorio. È stato l’amore per la mia terra e i miei ricordi a farmi scendere in campo. Ma sono 8 anni che sto cercando di tradurre in realtà questo sogno per l’Isola. Il progetto è stato modificato: più verde, più piste ciclabili, le terme all’avanguardia. Voglio portare a Grado i turisti internazionali». Da Possamai una domanda diretta: a fronte di 800 milioni di euro, qual è il business-plan di questa operazione? E Zamparini: «Ci sono sacche di liquidità spaventose nel mondo. Sono in contatto con imprenditori molto importanti, li porterò a Grado quando l’iter del progetto sarà concluso. Però spiegatemelo: dove lo mettete il rischio di impresa che ho affrontato e sto affrontando?».
Laura Borsani

 

 

SEGNALAZIONI - CONCONELLO Obiettivo strategico

In relazione all’articolo del 13 maggio scorso, nel quale si dava notizia dell’esposto denuncia del signor Mario Galli nei confronti dell’Amministrazione comunale accusata di omissione d’atti d’ufficio per non aver ancora attuato la rimozione e lo spostamento delle antenne di Conconello, voglio precisare che l’amministrazione, che condivide in pieno i contenuti e le preoccupazioni del signor Galli, vuole risolvere in modo definitivo il problema delle antenne situate a Conconello. Gli assessorati all’ambiente e all’urbanistica sono infatti fortemente impegnati nell’avviare la procedura di delocalizzazione di tutte le antenne dell’abitato di Conconello nel nuovo sito posto sul Monte Belvedere nella zona “Z3b”, così come individuata dalla Variante n. 97/2007 del Piano regolatore generale comunale. Sull’argomento, nel corso dell’ultimo anno, sono state indette dal Comune di Trieste delle Conferenze di servizi istruttorie che, per la prima volta, hanno visti riuniti attorno ad un unico tavolo tutti i Ministeri competenti, la Regione Fvg, l’Arpa-Fvg, gli altri enti interessati alla problematica nonché i soggetti proponenti. In quella sede sono state affrontate le diverse problematiche sollevate dal progetto unitario presentato dai proponenti per il nuovo sito, quanto la zona prescelta è sottoposta a vincoli di varia natura (paesaggistico, idrogeologico, Zps, Sic, Natura 2000). Per tale motivo i tempi entro cui potrà avvenire lo spostamento non sono ancora quantificabili. Per quanto riguarda la situazione attuale si conferma che il Comune ha richiesto all’Arpa misure del campo elettrico in banda stretta per meglio definire i contributi delle diverse emittenti (che negli anni hanno in molti casi cambiato ragione sociale e/o punto di trasmissione), e procedere, se del caso, verso quelle risultate maggiormente responsabili. A prescindere dall’esito di tali misure, in nome di quel principio di massima precauzione che deve essere adottato anche (e soprattutto) nei confronti dell’inquinamento elettromagnetico e la scelta del Comune resta comunque quella di delocalizzare tutte le emittenti presenti nell’abitato di Conconello, e ciò potrà avvenire una volta che si siano realizzate le nuove infrastrutture sul monte Belvedere. Per questa amministrazione comunale si tratta di un obiettivo strategico per il quale, rassicuri il signor Galli, si sta lavorando con grande impegno.

Umberto Laureni (Assessore all’Ambiente Comune di Trieste)

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 24 maggio 2013

 

 

Nuovo Piano traffico, parcheggi più cari - URBANISTICA »SOSTA A PAGAMENTO
Previsti incrementi delle tariffe orarie negli stalli in superficie: dai 5 centesimi in più della zona viola ai 20 della gialla
il balzello aggiuntivo Prospettato anche un ulteriore aumento del 50% dalla terza ora in poi, confermato il forfait mensile per i residenti
Aumenterà sì le zone pedonali, ma farà salire anche le tariffe per la sosta a pagamento in superficie. Il Piano del traffico continua a muovere i passi che lo porteranno, fra giugno e luglio, all’approvazione in Consiglio comunale e, con le varie novità in chiave viabilistica e urbanistica, propone pure una revisione tariffaria per gli stalli blu a cielo aperto. L’ha confermato ieri mattina l’assessore alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico del Comune, Elena Marchigiani, a margine della presentazione dell’accordo con Saba Italia di cui si riferisce nell’articolo a fianco. Parcheggiare l’automobile a pagamento all’aperto, una volta che il Piano avrà completato pure le tappe della sua fase attuativa, costerà di più. Nella zona viola, la centralissima (oggi interessa gli stalli di via del Teatro romano e via Punta del forno, ma in futuro si amplierà a via dell’Orologio e via del Mercato Vecchio) e per questo anche la più onerosa per l’utenza, si passerà da 1,65 euro all’ora a 1,70. Saltino da cinque centesimi. Nella zona rossa, il cui ticket orario attuale prevede l’esborso di un euro e 40 centesimi, il balzello sarà da 0,10: con cifra finale di 1,50 euro all’ora. Di rosso vestiti sono attualmente gli spazi di via Cadorna (da via Boccardi a via del Mercato vecchio), via del Mercato Vecchio, piazza Ponterosso, e nel Borgo Teresiano via Machiavelli, via Torrebianca e trasversali. Da Piano la zona rossa si estenderà ancora lungo il Borgo Giuseppino e in quello Teresiano. Più marcato ancora l’aumento per la zona gialla, destinata - nelle intenzioni dell’amministrazione Cosolini - a vedere la sua tariffa passare dall’odierno costo di un euro all’ora all’1,20 previsto. Naturalmente, anche questi cambiamenti, come tutto il Piano del traffico, saranno oggetto di discussione e di votazione in sede di Consiglio comunale. “Gialli” sono oggi gli stalli attorno a largo Panfili, nell’area di largo Barriera Vecchia e sul colle di San Giusto: secondo la bozza del Pgtu questa tinta andrà a interessare le aree subito all’esterno del perimetro del centro storico. Nessuna variazione, infine, per la zona blu, vigente in largo Roiano con i suoi 60 centesimi all’ora. La stessa, da nuovo Piano del traffico, sarà sistemata in punti caratterizzati dalla presenza di varie attività commerciali nelle zone di Roiano, Chiarbola, San Giovanni, Miramare, Basovizza, Prosecco e Opicina. «E stiamo valutando la proposta giunta dalle circoscrizioni di consentire la sosta gratuita per la prima mezz’ora nelle zone blu - ricorda Marchigiani -, proprio in modo da favorire gli acquisti “mordi e fuggi” nei negozi». Non è finita. Perché nell’ambito di questa revisione, entra un ulteriore nuovo dettaglio. Il Comune sta pensando infatti, di applicare nelle zone viola, rossa e gialla (esclusa dunque la sola blu), una maggiorazione del 50% della tariffa a partire dalla terza ora di sosta in poi. Ciò significa, ad esempio, che per la zona viola si andranno a pagare - nel caso di approvazione degli adeguamenti - 2,55 euro dopo averne sborsati già 3,40 per le due ore precedenti (1,70 più 1,70). Conto totale per tre ore di parcheggio negli stalli più costosi della città: 5,95 euro. Una pizza. Effetto 50% per la terza ora in zona rossa: due euro e 25 centesimi. E in zona gialla: 1,80. Il Comune spinge sul minor uso dei mezzi in centro e anche sull’utilizzo dei parcheggi in struttura. Va inoltre ricordato infine che il Piano del traffico prevede l’introduzione del forfait mensile da 30 euro riservato ai residenti per la sosta nelle aree a pagamento del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino.
Matteo Unterweger

 

Accordo Comune-Saba Italia - Nei contenitori invece arrivano le agevolazioni per i residenti
Si pagherà la cifra di 750 euro all’anno per sistemare l’auto dentro le strutture di via della Pietà, del Silos e di via Giulia.

L’offerta entrerà in vigore con l’attuazione del Pgtu
Accordo fra Comune e Saba Italia per garantire ai residenti tariffe agevolate nei parcheggi in struttura che la società in questione gestisce. Si partirà con il park di via della Pietà vicino all’Ospedale Maggiore, seguiranno a ruota quelli del Silos (a fianco della stazione ferroviaria) e di via Giulia (subito dopo il centro commerciale). L’offerta sarà riservata ai residenti in un’area definita da un raggio di 250 metri nelle vicinanze dei diversi contenitori. Potranno sistemare la loro automobile al coperto per 750 euro all’anno. Cioè poco più di 62 euro al mese. «Due euro al giorno, mentre oggi la tariffa è di un euro e cinquanta centesimi all’ora. Si punta a favorire l’utilizzo delle strutture per migliorare la vivibilità e la sicurezza delle strade e degli spazi della zona», ha sintetizzato l’assessore Elena Marchigiani, presentando l’operazione. «L’introduzione di questi prezzi agevolati - ha continuato la responsabile della Pianificazione urbana nella giunta Cosolini - avverrà contestualmente all’attuazione del Piano del traffico». Scatteranno cioè via via che le novità previste dallo strumento urbanistico entreranno concretamente in vigore. La presentazione della convenzione si è tenuta non a caso in via Nordio, all’angolo con via Crispi, punti destinati a tramutarsi in zone a traffico limitato a elevata pedonalità e relativamente vicini al parcheggio di via della Pietà. «Le ali di viale XX settembre e le vie del Borgo Teresiano saranno tra le prime a partire con le novità del Pgtu, perché nelle stesse non vi è promiscuità con il trasporto pubblico locale», è stata la puntualizzazione di Marchigiani. Che ha confermato inoltre come fra gli obiettivi del Piano vi sia anche quello di dare un aiuto alle attività economiche, cioè a negozi ed esercizi pubblici. Dal canto suo, Giulio Torres, responsabile territoriale di Saba Italia, nell’osservare come quello del Piano del traffico sia un tema delicato, ha sottolineato l’importanza di armonizzarlo «con interventi sulla sosta che lo rendano praticabile». E in questo senso vanno lette le sperimentazioni in essere, avviate contestualmente ai test pedonali programmati dal Comune da maggio in poi (sin qui una sola giornata, con il secondo weekend rinviato per maltempo all’1 e 2 giugno). Proprio nei primi due finesettimana di giugno, sempre in concomitanza con le prove di pedonalizzazione calendarizzate (rispettivamente nella zona attorno a largo Barriera e poi tra via Mazzini, corso Italia e la parte alta del Borgo Teresiano), Saba Italia proporrà nuovamente la tessera prepagata di 165 ore al costo di 40 euro, ovvero 0,24 euro l’ora, e la tariffa giornaliera da 7 euro per il sabato e la domenica.

(m.u.)
 

Trasporto ecologico bocciato: bici multata in via Filzi
Era agganciata a un palo, non dava fastidio a nessuno eppure la proprietaria dovrà pagare 84 euro. I vigili urbani: «Un errore, come sanzionare il vento»
Era lì, sola, innocua. Agganciata a un palo sul marciapiede di via Filzi. Osservava il traffico, in attesa della sua proprietaria. Non disturbava: non era sulle strisce, non impediva il passaggio. Timida e discreta, era lì, mercoledì. Non chiedeva niente a nessuno, anzi: orgogliosa della sua ecologicità, guardava di sottecchi gli “altri”: macchine, motorini, quad... Quanto inquinamento. Lei no, lei è la protagonista della mobilità sostenibile, quella stessa mobilità su cui intende puntare il Comune con i suoi 85 chilometri di nuove piste ciclabili. Un bell’incremento, visti i 5 attuali. Eppure vallo a spiegare che la bici fa bene, e fa bene a tutti: a chi pedala e a chi usa i pedali, perché un pizzico di inquinamento lo respira pure lo scontroso automobilista triestino. Ma niente da fare: quella due ruote non passa inosservata, pure se lì non dà fastidio a nessuno. Quasi a nessuno: perché passa la polizia municipale, solerte, anche troppo. Multa le autovetture vicine. E seppure la povera bici sia agganciata stretta stretta al suo palo, attaccata o quasi al cordolo del marciapiede, l’integerrimo vigile inesorabilmente stacca dal suo blocchetto il foglio delle sanzioni: 84 euro di multa. Per divieto di sosta. Questo sì che è scrupolo. Lo stesso che ha mosso la mano di chi ha sanzionato e “giustamente” allontanato da piazza Unità, a dicembre, l’ippotrainato San Nicolò, “catturato” mentre distribuiva cioccolata calda e dolciumi ai bimbi. Così la foto della bici multata, una delle tante a dir la verità, ha fatto il giro di Facebook e la sua proprietaria, Lella Varesano, si è arrabbiata parecchio. Ma il buonsenso, dov’è finito? «Comprendo lo stupore, è stato un errore», ammette il vicecomandante della polizia municipale Luciano Momic. «Secondo il codice della strada la bici è un veicolo, quindi sul marciapiede non può starci a meno che non ci sia la rastrelliera. D’altra parte, però, se vogliamo avere una città a misura di pedone e non abbiamo le rastrelliere, bisogna essere tolleranti. In più, visto che la bici non era targata e nemmeno c’era accanto la sua proprietaria, è stato come sanzionare il vento. Non potrà mai andare a buon fine quella multa. A quel punto, se la bici avesse dato davvero fastidio, se ostacolava i pedoni, o i disabili, o le carrozzine, meglio rimuoverla». «Non vorrei che questo episodio disorientasse i triestini: l’amministrazione comunale ha dimostrato con i fatti di voler promuovere la ciclabilità e la pedonalità», aggiunge Fabiana Martini, vicesindaco e assessore alla Polizia urbana. «È stato un malinteso, io per prima non ho difficoltà ad ammettere che qualche volta in bici infrango la legge: è vero, mancano gli stalli e allora si sopperisce con altri sistemi». Già: in fin dei conti, se multiamo quattro ruote, due ruote e quattro zampe, cosa rimane di ecologico e sostenibile?
Donatella Tretjak

 

 

«Acquario, tagliata l’erba spuntano i pescatori»
Per il consigliere del Pdl Gretti «bisognava dare priorità alla ciclabile dell’Ospo»

Il Comune di Muggia: «Pulizia obbligata, troppi ratti. Chi va lì sa che è inquinato»
MUGGIA A cosa serve lo sfalcio del verde di un sito inquinato interdetto al pubblico? È il quesito che diversi muggesani si sono posti in questi giorni dopo aver visto l’intervento effettuato all’interno del terrapieno Acquario. E anche se l’estate tarda ad arrivare, l’area, notoriamente inquinata, è di nuovo presa d’assalto dai pescatori. Torna dunque a far discutere Acquario, croce (molto) e delizia (molto meno, almeno per ora) del territorio muggesano, area in cui sono stati riscontrati quantitativi di elementi inquinanti quali ferro, piombo, cadmio, manganese, mercurio e arsenico, ben oltre i limiti di legge. Sulla recente opera di pulizia effettuata da parte dell’amministrazione comunale che ha rimosso le erbacce presenti, è intervenuto il consigliere comunale del Pdl Christian Gretti. «Le priorità sono alla base di una corretta gestione della manutenzione territoriale, per cui ci chiediamo a cosa serva lo sfalcio del verde di un sito interdetto al pubblico quando, ad esempio, sulla nuova pista ciclabile dell’Ospo la natura sta prendendo il sopravvento sulle corsie di marcia», chiede l’esponente del centrodestra. La risposta da parte della Giunta Nesladek non è tardata ad arrivare. «Siamo dovuti intervenire per effettuare una pulizia del terrapieno a causa della presenza di ratti e nidi di rettili non ben identificati, quindi abbiamo voluto tutelare le abitazioni site davanti al terrapieno», spiega l’assessore alla Promozione della città Stefano Decolle. Da qui la spiegazione sulle modalità dell’intervento: «Gli operatori comunali che sono intervenuti nell’area, su disposizione dell’amministrazione, hanno operato all’interno del mezzo meccanico e hanno lavorato per non più di un’ora e mezzo al giorno proprio per tutelare la propria incolumità». E sulla presenza dei pescatori? «Il sito Acquario risulta delimitato molto chiaramente, recintato sul lato strada e interdetto sugli altri lati con appositi dissuasori e cartelli - spiega Decolle -. È stata data ampia pubblicità sul tipo e concentrazione degli inquinanti presenti e su come avviene la possibile contaminazione. Infine, sono state date indicazioni alla polizia municipale di effettuare la vigilanza sul sito: a fronte di un luogo in cui non è possibile entrare per sbaglio chi vi accede lo fa consapevole del rischio a cui si espone». Evidentemente i branzini di notevoli dimensioni che pare vengano pescati nell’area valgono più di qualsiasi possibile sanzione. E più della propria salute.
Riccardo Tosques

 

 

Escursione notturna in cima al Lanaro declamando versi - TREKKING e poesia
Nessuna velleità di compiere un’impresa. Alla base della “Notte dei camminanti”, iniziativa organizzata dall’associazione di promozione sociale La Corte, c’è la volontà di dare nuove prospettive al semplice del camminare. L’associazione, in quasi un anno di attività, ha fatto dell’outdoor education una propria bandiera, riconoscendo nelle attività all’aria aperta una forte valenza educativa. «Niente di epocale – chiarisce il vicepresidente dell’associazione Riccardo Taddei - , non si tratta di fare il primo passo sulla luna, bensì di sfruttarla quando è piena per fare una camminata sotto il suo bagliore». Nella notte fra domani e domenica, infatti, La Corte accoglierà tutte le persone che, intenzionate a fare un’esperienza diversa, inizieranno a muoversi a piedi per raggiungere i 544 metri della vetta del Monte Lanaro, partendo dall’ex Opp di San Giovanni, teatro della 20.a edizione del Bioest, fiera a vocazione naturale. Con il sottotitolo “dal tramonto all’alba”, la camminata porterà i partecipanti a coprire 19 chilometri di strade e carrarecce, con 700 metri di dislivello in salita e 500 metri in discesa. «Invitiamo ogni persona a portare con sé una poesia – continua Taddei - , un brano scritto di proprio pugno o l’estratto di un testo noto. Sarà l’occasione per esaltare le suggestioni che la notte» Prima di raggiungere il Lanaro, dalla cui cima attendere insieme la nascita del nuovo giorno, la variegata comitiva effettuerà alcune tappe, «per accogliere nuovi compagni di viaggio, leggere qualche brano e consumare insieme qualche genere di conforto». La partenza è prevista alle 20, orario in cui il sole scende a ovest e colora di rosso la città. La prima sosta è fissata a Trebiciano, attorno alle 22.30. Da qui, superato l’Abisso, si proseguirà sul sentiero Cai numero 3, raggiungendo la dolina dei Druidi, a Fernetti, e, successivamente, il Monte Orsario. La Rocca di Monrupino, posta a 418 metri sopra il mare, sarà l’ultima tappa prima dell’ascesa finale, dove fermarsi in caso di brutto tempo, vicino alla strada e a un centro abitato. «La partecipazione è gratuita – precisa Taddei - . Solo ai minorenni, per ragioni assicurative, verrà richiesto il tesseramento associativo. Consigliamo ’abbigliamento adatto, una coperta e generi di conforto».

Luca Saviano

 

 

Acqua, sostenibilità e conflitti - TAVOLA ROTONDA
Oggi alle 16 alla Sissa in via Bonomea 265 Sessione organizzata dagli studenti del master in comunicazione
Acqua, una risorsa da rispettare: se ne parla oggi alla Sissa alle 16 nell’aula 005 della sede di via Bonomea 265. Guerre per l’acqua, ma anche per preservare questo bene. Una tavola rotonda alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati, gratuita e aperta al pubblico, approfondirà il tema da più punti di visita insieme ad alcuni esperti internazionali. L’accesso all’acqua è importante e si aggiunge a una lista si problematiche: lo sfruttamento economico, la responsabilità sull’inquinamento e la tutela dell’ambiente. Di tutto questo si parlerà nella sessione tematica organizzata dagli studenti del master di comunicazione della scienza della Sissa con Luca Martinelli, del mensile Altraeconomia, Maria Rusca che lavora per l’Unesco e Daniel Gustavo Nieto Yàbar dell’Istituto nazionale di oceanografia. Modera Vincenzo Belluomo.
 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 23 maggio 2013

 

 

La detrazione al 55% per l’efficienza energetica verrà confermata dal Governo Letta.

La notizia tanto attesa trova conferma nelle parole del ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, che dal palco di Confindustria assicura la presenza del bonus fiscale anche per l’intero 2013. Rinviata quindi l’attuale scadenza prevista per il 30 giugno.
L’intesa sulla detrazione fiscale al 55% sugli interventi di efficientamento degli immobili è stata raggiunta dal responsabile allo Sviluppo Economico insieme con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Come ha affermato lo stesso Zanonato:
Con il ministro dell’Economia ho concordato la conferma, almeno per tutto il 2013, della detrazione fiscale del 55% per gli interventi di efficienza energetica negli edifici.
C’è però attenzione per quanto riguarda le “rimodulazioni” ipotizzate da Zanonato nel proseguo del suo discorso e che sembrano preludere a nuovi assetti per quanto riguarda i bonus fiscali:
Alcune rimodulazioni potranno essere introdotte per ridurne il costo diretto sul bilancio dello Stato e intensificarne l’efficacia sulle tecnologie più avanzate, eliminando inoltre alcune sovrapposizioni con altre forme di incentivazione pubblica.
Occorre infine dare stabilità a questo strumento anche per evitare pericolosi rallentamenti nella tabella di marcia verso gli obiettivi europei al 2020.
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 23 maggio 2013

 

 

Piano traffico, via i bus da piazza Tommaseo
Tecnicamente accoglibile per il Comune la richiesta della Comunità greco orientale

Mezzi pubblici, l’ultima parola alla Provincia. Pista ciclabile lungo via Mazzini
Lo spostamento in altra sede del capolinea degli autobus 10 e 17 (e della 4, che lì sosta nelle ore serali e nei giorni festivi) in conseguenza della pedonalizzazione di piazza Tommaseo anche nel tratto antistante via San Nicolò. E poi, altro tema, la creazione di una pista ciclabile lungo via Mazzini, che il nuovo Piano del traffico prospetta riservata ai pedoni. Sono queste due richieste giunte al Comune sotto forma di osservazioni da parte di cittadini, e mirate a integrare la bozza del nuovo strumento urbanistico che il Municipio punta a portare all’approvazione in Consiglio comunale fra giugno e luglio. Entrambe le istanze sono state giudicate tecnicamente ammissibili dagli uffici comunali. Per la questione autobus e piazza Tommaseo, però, l’ultima parola spetterà alla Provincia, che ha la competenza sul trasporto pubblico locale. A inviare questa richiesta - ha fatto sapere ieri l’assessore comunale con delega alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, Elena Marchigiani - è stata la Comunità greco orientale, la cui chiesa di San Nicolò e Santissima Trinità si trova proprio in Riva III Novembre e si affaccia su piazza Tommaseo. Davanti al luogo di culto (nel palazzo vi è anche la sede della Comunità), oggi si fermano per lo stop “lungo” gli autobus. Varie, poi, le osservazioni che chiedono la realizzazione di uno spazio ad hoc per le biciclette in via Mazzini. Sono le ultime novità emerse dall’iter che il Piano del traffico targato amministrazione Cosolini sta affrontando in Sesta commissione consiliare (chiamata a valutare 274 osservazioni in tutto, di cui 230 tecnicamente accoglibili), riunitasi anche ieri. Prossimo appuntamento in programma: venerdì alle 10 in sala giunta. «Rispetto alle indicazioni contenute nel Pgtu - fa il punto l’assessore Marchigiani - sono soluzioni fattibili. Ma in particolare su quanto concerne i possibili spostamenti di capolinea degli autobus, la competenza è della Provincia. Che sul tema ha quindi l’ultima parola assieme alla Trieste trasporti». E sull’ipotesi di un eventuale ritorno del capolinea della 10 in piazza Venezia, l’esponente della giunta Cosolini, osserva: «Abbiamo valutato la possibilità, un comitato di cittadini l’ha proposto, ed è stato effettuato un sopralluogo con Provincia, Trieste trasporti e AcegasAps. C’è un vincolo: la pavimentazione con i masegni è inidonea a sopportare il carico degli autobus in sosta lì. Altre possibilità sono al vaglio, la logica è di continuare a operare per la migliore fruizione dell’area di piazza Venezia. E per trovare una soluzione alla richiesta del comitato». «Lo spostamento dei capolinea dalla zona antistante la chiesa della Comunità greco orientale - dice dal canto suo Vittorio Zollia, assessore provinciale a Trasporti e infrastrutture - è alla nostra attenzione. Posto che sul trasporto pubblico locale, il Piano del traffico fornisce indicazioni di tipo generale ed è poi la fase attuativa a definirle in base anche a chilometraggio e costi. Se potremo, certamente effettueremo lo spostamento». Sempre su piazza Tommaseo, anche il presidente della Sesta commissione del Comune, Mario Ravalico (Pd), ritiene l’osservazione «più che accoglibile. Per due motivi: è necessario riqualificare quell’area in chiave di zona pedonale visto il suo pregio paesaggistico e architettonico, anche per la presenza della chiesa. E inoltre l’ubicazione del capolinea lì è un po’ “disgraziata” per i cittadini: non c’è una pensilina e specie in inverno - conclude - si aspetta l’autobus senza riparo dalla pioggia e dalle raffiche di bora».
Matteo Unterweger

 

Marchigiani: «Al lavoro anche per il commercio»
«Le esigenze di commercianti ed esercenti sono all’attenzione del Comune di Trieste. E nel dettaglio, siamo al lavoro nell’ambito del nuovo Piano del traffico anche sulla definizione delle zone dove sistemare le aree per il carico e lo scarico merci. Lavoro questo che sarà completato nel corso della fase attuativa del Piano». L’assessore comunale Elena Marchigiani rassicura così il mondo locale del commercio e degli esercizi pubblici dopo le richieste indirizzatele da più parti di attenzione per le attività economiche disseminate nelle varie zone del centro cittadino. Marchigiani, peraltro, ha sottolineato nelle scorse settimane come l’incremento delle zone pedonali previsto dal Pgtu (+44% rispetto all’attuale situazione) sia stato pensato anche per dare un aiuto proprio al mondo del commercio e degli esercizi pubblici.

(m.u.)
 

 

«Servola tra le aree di crisi, iter a buon punto»
Cosolini a Roma da Zanonato: «Alta l’attenzione del ministro, si potrà accelerare sulla riconversione»
il monito del deputato Savino (Pdl): sul futuro della Ferriera e dei lavoratori è necessaria una unità di intenti che comprenda anche le forze sindacali
La procedura per l'inserimento di Trieste nelle aree di crisi complesse, «anche grazie all'interessamento dell'amministrazione regionale, sta evolvendo secondo gli impegni concordati nella recente riunione tenutasi a Trieste il passato 10 maggio». Lo assicura il Comune dopo l’incontro che ieri il sindaco Roberto Cosolini, accompagnato dal consulente per la riconversione Francesco Rosato, ha avuto a Roma con il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. All'ordine del giorno c’era proprio la questione dello stabilimento siderurgico di Servola. Durante il colloquio (nel quale si è anche parlato dei processi di rinnovamento sostenibile delle città, tra cui Trieste, nell’ambito dei progetti smart cities) è stato fatto il punto sulla procedura. «L'attenzione del ministro verso il problema della Ferriera è decisamente alta - conferma il sindaco - il che, pur nella assoluta complessità e difficoltà della situazione di crisi, fa sì che tutte le istituzioni interessate possano procedere in modo coordinato e accelerato, con l’obiettivo di una riconversione strategica per il futuro industriale e occupazionale di Trieste». Il 10 maggio scorso Zanonato aveva assicurato la volontà di inserire «anche Trieste nel decreto sulle aree di crisi industriale complessa già fatto per Piombino che sta per essere discusso in commissione al Senato. Se ciò non sarà possibile - aveva aggiunto il ministro - faremo un nuovo decreto ad hoc per la Ferriera di Servola». Sempre ieri intanto il senatore grillino Lorenzo Battista ha presentato in Senato un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto-legge 43 del 2013 «che ha come obiettivo quello di riconoscere l'area industriale di Trieste come area di crisi industriale complessa». Battista giudica «estremamente urgente accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico della Ferriera: solo attraverso operazioni di bonifica sostenibili possiamo rilanciare il settore produttivo, fornendo al contempo ai lavoratori impegnati nell'area prospettive occupazionali durature». Da ricordare che intanto si è evidenziata in questi giorni una spaccatura a livello sindacale tra Fiom da una parte e Fim e Uilm dall’altra, con la Fiom che insiste sulla siderurgia pulita mentre le altre sigle sono pronte a parlare anche di riconversione sottolineando (come ha fatto Franco Palman della Uilm) come la battaglia vera sia quella per il lavoro. «Sul tema del futuro della Ferriera di Servola e dei lavoratori dello stabilimento è necessaria un’unità d’intenti che comprenda anche le forze sindacali»: con queste parole interviene il deputato del Pdl Sandra Savino. «È opportuno fissare la priorità - continua Savino - che non può che essere quella di avviare un piano indirizzato a garantire lavoro e reddito a chi oggi a Servola è dipendente della Lucchini e del suo indotto». Secondo il deputato pidiellino «questo obiettivo va perseguito accanto a quello della tutela della salute pubblica e quindi alla scelta di una soluzione sì produttiva, ma allo steso tempo che abbia un impatto sostenibile sull’ambiente».
 

 

«Le antenne saranno spostate da Conconello» - DOPO L’ESPOSTO-DENUNCIA DI UN CITTADINO
Laureni: obiettivo strategico del Comune, nuove strutture sul monte Belvedere
«La scelta del Comune resta comunque quella di delocalizzare tutte le emittenti presenti nell’abitato di Conconello, e ciò potrà avvenire una volta che si siano realizzate le nuove infrastrutture sul monte Belvedere. Per questa amministrazione comunale si tratta di un obiettivo strategico». A parlare è l’assessore comunale all’ambiente Umberto Laureni, che risponde in questi termini all’esposto-denuncia annunciato qualche settimana fa da Mario Galli, un abitante di Conconello. Galli ha deciso di agire dopo che altri abitanti avevano formalmente inviato al sindaco la richiesta di indicare i tempi previsti per la delocalizzazione delle antenne dal centro abitato. Ricevendo però soltanto «risposte interlocutorie» dall’assessore Laureni, aveva precisato Galli. Ora dunque arriva la risposta da parte del Comune accusato di omissione d’atti d’ufficio per non aver ancora attuato la rimozione e lo spostamento delle antenne di Conconello. L’amministrazione, «che condivide in pieno i contenuti e le preoccupazioni del signor Galli - precisa Laureni - vuole risolvere in modo definitivo il problema delle antenne situate a Conconello. Gli assessorati all’ambiente e all’urbanistica sono infatti fortemente impegnati nell’avviare la procedura di delocalizzazione di tutte le antenne dell’abitato di Conconello nel nuovo sito sul Monte Belvedere nella zona “Z3b”, così come individuata dalla variante 97/2007 al Piano regolatore generale». Sul tema nell’ultimo anno il Comune ha indetto due Conferenze di servizi istruttorie «che per la prima volta hanno visti riuniti attorno ad un unico tavolo tutti i ministeri competenti, la Regione, l’Arpa, gli altri enti interessati alla problematica e i soggetti proponenti». A quel tavolo sono state affrontate le diverse problematiche sollevate dal progetto unitario presentato dai proponenti per il nuovo sito, «in quanto la zona prescelta è sottoposta a vincoli di varia natura. Per questo motivo - aggiunge Laureni - i tempi entro cui potrà avvenire lo spostamento non sono ancora quantificabili». Quanto alla situazione attuale, il Comune conferma di avere richiesto all’Arpa «misure del campo elettrico in banda stretta per meglio definire i contributi delle diverse emittenti e procedere, se del caso, verso quelle risultate maggiormente responsabili». A prescindere dall’esito di queste misurazioni, «in nome di quel principio di massima precauzione che deve essere adottato anche (e soprattutto) nei confronti dell’inquinamento elettromagnetico, la scelta del Comune resta comunque quella di delocalizzare tutte le emittenti nell’abitato di Conconello», ribadisce Laureni. Un obiettivo al quale «si sta lavorando con grande impegno».
 

 

Come vivere in modo naturale seguendo i consigli di Bioest - FIERA
Torna per la sua ventesima edizione Bioest, la fiera dei prodotti naturali, delle associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato che anche quest’anno si terrà nella verde cornice del Parco di San Giovanni sabato 25 e domenica 26 maggio. Tema di quest’anno, ma filo conduttore di Bioest da sempre, sarà la “rivoluzione commestibile” che può rendere un insediamento urbano una “edible city”: gli oltre 80 tra artigiani e piccoli produttori che prenderanno parte alla fiera, provenienti dall’Italia ma anche dall’estero, sono rigorosamente dediti al biologico e al biocompatibile, per promuovere ancora una volta l’idea di consumo consapevole e sostenibile. La fiera, presentata ieri presso la sede della Provincia, è organizzata dall’associazione Bioest e prende spunto, spiegano gli organizzatori Tiziana Cimolino, Sergio Senni e Andrea Starz, dalle fiere paesane o meglio ancora dall’agorà, luogo del commercio e dello scambio, ma anche della discussione e del confronto. Proprio per questo a tutti gli espositori è richiesto non tanto di vendere, ma soprattutto di presentare le proprie attività, spiegando quali sono i materiali impiegati e in cosa consiste la lavorazione. Ma il segreto di Bioest, come sottolinea Igor Dolenc, vicepresidente della Provincia, che sostiene l’iniziativa mettendo a disposizione gli spazi del Parco di San Giovanni, è “la preziosa rete di collaborazioni tra associazioni che gli organizzatori hanno saputo creare intorno a questa fiera”: sono ben 50 le associazioni di volontariato e ambientaliste coinvolte, che animeranno la manifestazione con tanti appuntamenti a tema, dai laboratori per bambini all’apicoltura, con l’assaggio del miele prodotto dalle api che vivono nel Parco, dal giro in carrozza con cavalli e asini all’incontro dedicato alle mamma interessate a saperne di più sul parto naturale, fino all’assaggio di piatti realizzati da un “biocuoco” con sementi antiche. Non mancherà la musica, con le percussioni africane dei Mamaya, l’ethno folk dei Tiresia’s Folk Bruch, i Benandanti e le loro musiche dal mondo, il cantautore Adriano Doronzo con Max Cernecca, le “musiche d’altri luoghi” proposte da Irene Brigitte e Giovanni Settimo, il reggae con influenze blues dei Bush Doctors. Ma ci saranno anche momenti di danza, con il corpo di ballo della scuola di danze greche della Comunità Greco-Orientale e Officine Artistiche, che proporrà uno spettacolo di danza e percussioni africane. E poi teatro, con lo spettacolo a cura di Laboraquae “La Siora del Zogo”, passeggiate per conoscere le erbe del Parco, conferenze, laboratori di yoga, meditazione, Tai Chi, canti e tecniche di riequilibrio energetico, mini corsi di massaggio. Tra le conferenze si segnala quella dedicata alla “nuova agricoltura: bio, sociale e solidale” organizzata dai GAS triestini con la partecipazione di Luca Martinelli (Altraeconomia), e quella sulla “Permacultura”, con Matteo Pantaleoni, una filosofia di progettazione per accostarsi alla terra in modo sostenibile. Per il programma complessivo della manifestazione, che prevede un intero weekend d’iniziative, sarà utile consultare il sito bioest.org.

Giulia Basso
 

 

 

 

Leonardo - RAI3 - MERCOLEDI', 22 maggio 2013

 

 

Piccoli impianti nelle stazioni di servizio per ritrasformare in gas il metano liquefatto ed erogarlo.

E autocisterne che dovranno rifornire questi minirigassificatori. (vedi il servizio)

La novità è recente, diluita all'interno di una circolare del Ministero degli Interni che, dando per scontata l'autorizzazione, parla delle prescrizioni tecniche per il trasporto e lo stoccaggio diffuso del metano liquido sul territorio nazionale. Ma l'ipotesi di una deregulation del settore in un territorio, come quello italiano, già congestionato di impianti pericolosi, allarma gli stessi sindacati dei vigili del fuoco, che da anni denunciano difficoltà a esercitare i loro controlli. E scatena le proteste dei comitati che si battono contro i rigassificatori di ogni dimensione. Anima del no, il professore triestino Marino Valle, uno dei massimi esperti di serbatoi criogenici, quelli, cioè, dove il gas è tenuto in fase liquida da temperature che arrivano a 162 gradi sottozero. Valle sostiene che il cedimento di uno di questi termos, anche di soli 100 metri cubi, come previsto dalla circolare, può provocare un disastro. E queste immagini, prese da Internet, che mostrano un'autocisterna tamponata in Cina mentre trasportava 20 tonnellate di metano liquido, confermano i timori. La rottura del contenitore causa il passaggio di stato del fluido che diventa gas, dilatandosi di quasi 600 volte. Nel filmato si vede chiaramente che la nube si espande per una trentina di secondi, rendendo praticamente ciechi tutti coloro che ne sono investiti, e poi, attinta da un qualsiasi innesco - un mozzicone, una scintilla - esplode e polverizza ogni cosa intorno e al suo interno. Uno scenario, secondo Valle, che le distanze di sicurezza previste per gli impianti dei distributori - una trentina di metri dalle abitazioni e l'impossibilità di prevenire gli incidenti delle cisterne circolanti su strada - rendono ora possibile e probabile a fronte dell'innovazione introdotta in un contesto di traffico già congestionato e caratterizzato da gravi incidenti. E la recente tragedia di Livorno, con i suoi 33 morti, è lì a ricordarlo, anche se in quel caso si trattava "solo" di gpl.

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 22 maggio 2013

 

 

Ferriera, sindacati spaccati sul futuro dello stabilimento
Uilm contro Fiom: un errore parlare di siderurgia a tutti i costi, la lotta da fare è per la garanzia del lavoro. Fim: disponibili a discutere di riconversione
La posizione della failms «Guardare a un futuro non meglio identificato non serve, bisogna affrontare l’emergenza: la situazione è disperata
«Basta con le stupide ideologie di qualcuno. Il primo problema è salvaguardare i livelli occupazionali e di garantire la continuità retributiva di quanti lavorano in Ferriera». La dichiarazione formale a sancire la spaccatura del fronte sindacale sul tema Servola, con Fiom-Cgil da una parte e Fim-Cisl e Uilm-Uil dall'altra, è arrivata ieri per bocca di Franco Palman, esponente delle Rsu della Ferriera. «So che le mie parole saranno pesanti - ha esordito l’esponente Uilm - ma ora basta. Oggi a questo tavolo manca una sigla - ha detto alludendo alla Fiom - e noi vogliamo fare chiarezza. Parlare di siderurgia a tutti i costi, come fa qualcuno (Gianni Venturi, coordinatore nazionale Fiom per la siderurgia, a Trieste lunedì, ndr) è un errore: bisogna dedicarsi a una lotta per la garanzia del lavoro». Per Antonio Rodar, segretario provinciale Uilm, «bisogna arrivare a un accordo di programma per affrontare il tema delle aree inserite nelle crisi complesse, per non trasformare la Ferriera in un pezzo del museo di storia industriale del Paese. Occorre rispondere subito ai lavoratori ripensando a quell'area come elemento industriale, assicurando la continuità dei salari per i lavoratori. E non dimentichiamo la Sertubi che per la Duferco rappresentava un'azienda in perdita, mentre per il gruppo indiano che l’ha rilevata è stata un'opportunità diventata strategica sul piano commerciale. Sarà prioritario garantire continuità lavorativa anche a quell'area». Umberto Salvaneschi, segretario provinciale della Fim, ha toccato un altro tasto molto delicato. «Chiediamo per quale ragione Trieste non è stata inserita nel novero delle aree di crisi industriale complessa, ciò che oggi ci obbliga a rincorrere per cercare un percorso di rientro. I politici che dovevano occuparsi del problema dov'erano? La riconversione della Ferriera è un tema su cui da tempo siamo disponibili a discutere. Perché non si riesce a farlo? Con la cancellazione della Ferriera il Pil locale scenderebbe sotto il livello di guardia, perciò bisogna restare nella realtà e trovare una soluzione in base allo status quo. Per noi non è una soluzione la progressiva riduzione dei posti di lavoro e lo stesso assessore comunale Umberto Laureni ha verificato che l'inquinamento è in calo, perciò si può procedere con la cantierizzazione di progetti validi». Salvaneschi ha poi voluto fare un parallelo con Piombino, altro polo siderurgico in difficoltà: «In Toscana l'industria è difesa da tutti i politici, a Trieste non è così». Tema questo ripreso da Cristian Prella, esponente delle Rsu di Servola e segretario della sigla autonoma Failms: «Stiamo cercando di sensibilizzare i politici perché la situazione è disperata. Oggi dobbiamo affrontare l'emergenza. Parlare di cosa si potrà fare in un futuro non meglio identificato non serve, bisogna guardare all'oggi. Stiamo offrendo una possibilità alla politica locale che potrebbe rilanciare Trieste. Senza Ferriera, la città sarà diversa». Pronta la replica di Stefano Borini, segretario della Fiom locale: «Rispetto le opinioni di tutti perché questa è la democrazia, ma evidentemente qualcuno non vuole vedere la realtà. In Austria, a Linz, si è attuato con successo un processo di riconversione di uno stabilimento siderurgico a impatto ambientale zero. Noi contiamo di poterlo replicare a Trieste. Spiace per chi non ci crede, ma ci confronteremo».
Ugo Salvini

 

 

Salviamo il Mediterraneo dall’inquinamento
Da oggi per tre giorni, all’Università di Trieste, con tecnici di vari Paesi, si studia come limitare le emissioni industriali
L’Università di Trieste studia come ridurre l’inquinamento del Mediterraneo. A partire da oggi, per tre giorni fino a venerdì, il Dipartimento di Ingegneria e Architettura di piazzale Europa sarà la sede di “Horizon 2020”, un corso sponsorizzato dalla Comunità europea che vede l’Università di Atene impegnata a creare nei paesi affacciati al Mediterraneo le condizioni per abbattere i livelli di inquinamento. Nell’edificio C1, il personale tecnico dei ministeri di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Palestina e Tunisia apprenderà le tecniche per dotarsi di strumenti necessari a monitorare le emissioni industriali dei loro territori tentando di avvicinarsi ai limiti imposti dall’Ue. Una legge europea già impone ad ogni Paese membro di far dichiarare alle aziende che usano determinanti inquinanti qual è il livello delle loro emissioni. E ora con questo progetto - diversi partner coinvolti, tra cui l’Agenzia di protezione ambientale dell’Onu (Unep), l’Unesco e il Wwf - si chiede anche ai Paesi non membri dell’Unione europea di provare a fare lo stesso. Come? Insegnando ai partecipanti come implementare i data base necessari a monitorare le emissioni di materiale inquinante, che poi verranno forniti alle aziende coinvolte. Buona parte delle lezioni saranno tenute dal professore Maurizio Fermeglia, ingegnere chimico direttore della Scuola di dottorato in nanotecnologie di Trieste (nonché candidato rettore per il post- Peroni), che ha spinto perché l’iniziativa facesse tappa a Trieste: «Prima di arrivare a ridurre i livelli di inquinamento del Mediterraneo – spiega - è necessario capire qual è lo stato attuale , coinvolgendo dunque anche tutti quei Paesi che non fanno parte dell’Europa: agire solo dal versante europeo sarebbe pressoché inutile. Ecco perché fornire anche agli altri Paesi affacciati al Mediterraneo lo stesso strumento di monitoraggio, che verrà poi distribuito a ognuna delle aziende comprese in una lista stilata in base al tipo di produzione». I settori coinvolti vanno dall’estrazione del petrolio alla produzione di energia mediante centrali elettriche e a gas, dalla produzione di fertilizzanti, alle aziende chimiche. Alle ditte coinvolte verrà fornito un supporto informatico disponibile in rete e libero (open source), per facilitarne la dotazione. Le sostanze inquinanti di cui spiegare il tipo di utilizzo e il livello di smaltimento sono anch’esse inserite in una lista in cui troviamo ad esempio ammoniaca, benzene e atrazina. «In sostanza – riprende Fermeglia – illustreremo ai partecipanti il funzionamento del sistema informatico e le metodologie per fare in modo che ogni azienda possa prevedere qual è il livello di inquinanti emessi con la loro produzione. Per riuscire ad abbattere il livello di inquinamento del Mediterraneo entro il 2020, capire qual è il carico di emissioni di un determinato Paese è un passaggio obbligatorio». «Se negli Stati Uniti o nel Nord Europa - conclude il docente - il processo è facile perché il metodo adottato è lo stesso in tutti i Paesi, nell’area del Mediterraneo è più difficile perché insistono sistemi politici diversi. Ci sono casi, come la Turchia, interessata a entrare in Europa e dunque ad omologarsi, ma per ottenere un risultato davvero concreto bisogna coinvolgere fin da subito tutti i Paesi affacciati al Mediterraneo, altrimenti le misure adottate comunque dall’Europa resteranno sterili».
Elena Placitelli

 

 

“Trieste on Sight” con musica e teatro - SGONICO
Questo il programma di "Trieste on Sight- esperimenti di cittadinanza" che si terrà dal 21 al 23 giugno 2013 all'Ostello Amis di Campo Sacro (Sgonico). Venerdì 21 giugno: Festa della musica con band emergenti e Radio Fragola DjSet. Sabato 22 Orkestrada Circus (pizziganfolk) Authentics (ska & reggae). Domenica Chiriké (america latina) teatro. E ancora sabato ore 20 “La bicicletta di Bashir” di e con Gianni Calastri (Teatro di Nascosto). Sabato e domenica poi “La piccola festa del vento e della fantasia”. Domenica 23 alle 10 pedalata ecologica per i sentieri del Carso, puliamo una dolina.
 

 

NATURA - Conferenza naturalistica

Oggi alle 17.45 nella Sala Baroncini Sergio Dolce terrà la conferenza Un naturalista sulle Alpi Giulie seguita dal film La foresta di Tarvisio; organizza il Circolo Amici del dialetto triestino insieme all’associazione Italia-Austria. Ingresso libero. La fauna delle Giulie denota un alto livello di biodiversità con grandi mammiferi (cervo, capriolo e stambecco sul gruppo del Montasio) e di piccola taglia come gatto selvatico e lepre alpina, mustelidi come donnola, martora, faina; è confermata la presenza dell’orso bruno e della lince. Fra gli uccelli rapaci c’è l’aquila reale, l’astore, la poiana e molti altri; i tetraonidi sono presenti col gallo cedrone, la pernice bianca e la coturnice, simbolo del Parco Naturale delle Alpi. In tutto sono stati censiti un centinaio di uccelli in gran parte nidificanti. I rettili vivono in zone assolate ma mai a grandi altezze; gli anfibi tra cui la salamandra, il rospo comune e smeraldino e la rana verde prediligono le zone umide nei fondovalle.
 

 

Palmer: «Dovremo cambiare insieme al clima»
Oggi, alla Sissa, il celebre meteorologo inglese spiegherà temperature, precipitazioni, effetto serra
TRIESTE Dai fondamenti della meccanica quantistica agli eventi caotici dei cambiamenti climatici. È la traiettoria singolare di Timothy N. Palmer, il climatologo inglese che oggi, alle 17.30, nell'aula magna della Sissa, sarà protagonista della nona Sciama Lecture. Un appuntamento pressoché annuale che la Sissa e la Oxford University portano avanti dal 2002 in memoria di Dennis Sciama, il grande cosmologo teorico che ha lasciato dietro di sé una straordinaria discendenza di allievi tra Cambridge, Oxford e appunto Trieste, dove è stato responsabile del settore di astrofisica della Sissa dal 1982 fin quasi alla vigilia della morte, avvenuta nel 1999. Sessant'anni, docente alla Oxford University, presidente della Royal Meteorological Society, Tim Palmer è coinvolto in prima persona nell'Ipcc, il panel internazionale di esperti che pubblica i periodici inquietanti rapporti sullo stato del clima. Dice: «Il prossimo rapporto, il quinto, verrà diffuso alla fine di quest'anno. Io sono il “review editor”, il revisore, del capitolo dedicato ai cambiamenti climatici in tempi brevi, dell'ordine di dieci-trent'anni, sia antropici sia naturali». Come va inteso il recente annuncio della stazione delle Hawaii, sulla sommità del Mauna Loa, che la percentuale di anidride carbonica nell'atmosfera ha raggiunto 400 parti per milione, la più elevata in tempi storici di cui abbiamo traccia? «Non è un punto critico, ma è il segnale che è importante fare il possibile per limitare la concentrazione di anidride carbonica prodotta dall'impiego dei combustibili fossili, responsabile dell'effetto serra. Al tempo stesso, dovremo anche decidere come adattarci ai cambiamenti climatici attuali e futuri. Non si tratta solo di un aumento delle temperature medie, ma anche di cambiamenti nel regime delle precipitazioni. E per conoscere come evolverà la situazione avremo bisogno di computer più potenti di quelli attuali». Spiega Tim Palmer: «Simulare e prevedere il clima che verrà presenta enormi difficoltà. Il clima è un sistema molto complesso, servono computer estremamente potenti per risolvere le equazioni che lo descrivono. Un esempio: non siamo ancora in grado di simulare l'effetto delle formazioni nuvolose nei modelli climatici globali». Palmer ha cominciato la sua carriera scientifica con Dennis Sciama («uno scienziato appassionato, un comunicatore superbo», ricorda) occupandosi di problemi di meccanica quantistica, che oggi sembra offrire una descrizione della realtà fisica apparentemente intoccabile. Ma è davvero così? «Io credo fortemente che vi sia qualcosa d'altro al di là della meccanica quantistica. Qualcosa di deterministico. La conoscenza dei sistemi dinamici non-lineari che ho acquisito attraverso gli studi sul clima mi ha suggerito nuove prospettive con cui affrontare questo annoso problema della fisica. Ne parlerò nella conferenza alla Sissa».
Fabio Pagan

 

 

L’energia è troppo cara e le fabbriche chiudono - L’INTERVENTO DI GIANFRANCO VARDABASSO
Mi riferisco all’articolo apparso sul Piccolo dal titolo: "II problema vero è il costo dell’energia", dove un industriale di Bergamo lamenta gli alti costi dell’energia in Italia. Egli paga l’energia elettrica a 0,255 €/kWh mentre il costo in altri paesi d’Europa, come ad esempio in Francia è di 0,16- 0,18 €/kWh. Sul costo di un singolo kWh, trattandosi di piccoli numeri non vi si fa caso, ma la differenza è deI40%!Una cosa è mettere in conto 100.000 € di energia altro è 140.000. Poco tempo fa, ascoltando un’intervista televisiva ad un lavoratore dell’Alcoa, fabbrica che ha chiuso i battenti in Sardegna, questi annoverava tra i meriti pregressi degli operai di quella azienda quello di aver compattamente votato contro il nucleare, ai tempi del referendum. Probabilmente si potrà dire lo stesso di quelli della Bridgestone di Bari, e molti altri. Evidentemente quel lavoratore non si rendeva conto di quel che diceva. Ora, se ben capisco, le maestranze, di entrambe queste industrie, rischiano il licenziamento perché le loro fabbriche chiudono. Ma perché chiudono? In entrambi i casi la proprietà annovera, tra le varie cause, principalmente quella degli eccessivi costi dell’energia in Italia. Purtroppo ciò che dicono è vero. L’energia nel nostro paese costa dal 25 al 40% in più rispetto alla maggior parte dei paesi europei che si sono dotati di centrali nucleari. Anzi la compriamo a maggior prezzo da questi. La perdita del posto di lavoro, è cosa drammatica, rischia di rovinare famiglie intere, mi metto nei loro panni e rabbrividisco. Ma quei signori che ai tempi del referendum blateravano sulla competitività dell’eolico, del geotermico e altre soluzioni futuristiche, e che hanno convinto i più a seguirli, dove sono? Ai cancelli dell’Alcoa o della Bridgestone non si sono visti. I sindacati indicano nella proprietà i “criminali” che cinicamente chiudono l’industria. Devono ricordare però che anche loro si sono schierati contro il nucleare. Sotto l’emozione del momento, (Cernobyl e Fukushima) per ben due volte abbiamo abbandonato questa strada. Ora non dobbiamo troppo stupirci, visto che le multinazionali non sono delle onlus, ma mirano al profitto, che scelgano le soluzioni che reputano più convenienti, dove cioè l’energia costa di meno. Leggo che è di questi giorni l’inaugurazione di una centrale a pannelli fotovoltaici della potenzialità di 60 Megawatt in Emilia. Ciò sembrerebbe un trionfo dell’antinucleare. Ma si faccia attenzione, il dato come presentato è fuorviante: il parametro indica solo la potenzialità massima dell’impianto che, se si raggiungerà, sarà probabilmente solo il giorno di ferragosto alle 14.00, sempre che non piova. Una centrale solare come è intuitivo è inattiva di notte, cala molto il suo rendimento se il cielo è coperto, come accade per lo più d’inverno, proprio quando la richiesta di energia è massima. Una centrale nucleare può operare invece quasi costantemente, giorno e notte, alla massima potenzialità. Si sarà notato che nei dibattiti politici non compaiono quasi mai tecnici. Chissà perché questi vengono così poco consultati? Eppure su queste questioni dovrebbero essere i più ascoltati. Molti di noi si sono fatti ammaliare dalle soluzioni alternative proposte da oratori sicuramente in buona fede ma che parlavano più con l’emozione del momento che con competenza tecnica ed economica. Il risultato è questo: le nostre fabbriche chiudono. Qualcuno vorrà essere così onesto da spiegare anche agli operai deII’Alcoa e della Bridgestone il perché.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 21 maggio 2013

 

 

Piste ciclabili, in progetto 85 km
Tracciato a “pi greco” dalle Rive alle vie Giulia e Cumano. Marchigiani: fondi già stanziati dalla Regione
Trieste entro la fine dell’anno potrebbe avere 85 chilometri di piste ciclabili. È questo l’annuncio dato ieri dall’assessore comunale all’urbanistica Elena Marchigiani: «Un incremento notevole – ha precisato – considerando che oggi ne abbiamo solo 15». Dei nuovi 85 chilometri, 64 avrebbero carattere turistico, 21 funzione di collegamento urbano. Trieste potrebbe perciò diventare una città-simbolo nell’ambito della cosiddetta “Mobilità dolce”. «Una modalità, quella dell’utilizzo della bicicletta – ha ripreso la Marchigiani – che si inserisce in un nuovo concetto di uso della città che tiene conto delle esigenze delle categorie più deboli sotto questo profilo, vale a dire i bambini, gli anziani, i portatori di handicap, cioè tutti coloro che si muovo lentamente». Per la realizzazione del progetto devono concretizzarsi però due condizioni: che la Conferenza dei servizi, in programma venerdì prossimo, approvi la scelta e che si superi, a livello nazionale, l’attuale blocco rappresentato dal patto di stabilità. Nel dettaglio, Trieste sarebbe attraversata da un enorme tracciato a forma di “pi greco”, costituito da un asse costiero che va da viale Miramare ai Campi Elisi, e da due elementi perpendicolari a esso e paralleli fra loro che entrano nel tessuto urbano. Uno arriva a San Giovanni lungo via Giulia, l’altro giunge in via Cumano dopo avere attraversato viale D’Annunzio. Il progetto non incontrerebbe nemmeno problemi di finanziamenti «perché la Regione ha già stanziato 258mila dei 344mila euro necessari per l’opera, la quale – ha continuato Marchigiani – rientra nella più generale discussione che dovrebbe portarci a dotare la città del nuovo Piano regolatore entro novembre». Un ulteriore vantaggio sarebbe rappresentato dal fatto che alle piste ciclabili si farebbe spazio senza intaccare la quantità di parcheggi attualmente disponibile per automobili, scooter e motociclette, anzi. «Da uno studio fatto – ha sottolineato l’assessore – il totale degli stalli delle zone interessate destinati alle vetture, che attualmente sono 496, salirebbero a 508, quelli per moto e scooter aumenterebbero da 121 a 136, mentre per i disabili si avrebbero 15 posti in luogo dei 13 esistenti allo stato attuale. Trieste terminal passeggeri e Sovrintendenza – ha proseguito Marchigiani – hanno già espresso parere favorevole, perciò siamo ottimisti. Puntiamo a un utilizzo dello spazio pubblico che sia aperto e sicuro per tutti, anche per chi si muove più lentamente come pedoni e ciclisti». Luca Mastropasqua, presidente della sezione di Trieste di Ulisse Fiab, l’associazione che promuove l’uso delle biciclette, ha ricordato che «Trieste è inserita nel progetto europeo “Eurovelo”, che prevede una rete continentale per ciclisti sia turisti sia residenti. Il prossimo primo giugno – ha aggiunto – organizzeremo una mattinata dedicata all'insegnamento del corretto uso in città delle biciclette, con la presenza dei vigili urbani, in largo Barriera».

Ugo Salvini
 

 

Il futuro della Ferriera: «Niente riconversione ma siderurgia pulita»
Un convegno della Fiom per rilanciare la produzione prendendo come esempio il modello di Linz
IL PROGETTO DEI SINDACATI Borini: di fronte al fatto che non c’è alcun piano definitivo per Servola noi poniamo, allora, una questione industriale
«Un Paese che non fa il ferro è una Paese arretrato. Non ci sono cetrioli (surrogato vegetale, ndr)che tengano». Tonino Pantuso, della Rsu della Ferriera di Servola, sintetizza con poche colorite parole la posizione della Fiom sull’impianto siderurgico di Servola. Ferriera era, Ferriera è e Ferriera sarà. Riconversione? No, grazie. La Fiom nazionale rilancia sulla siderurgia per l’impianto di Servola. E lo fa dopo le ultime uscite del ministro allo Sviluppo economico, Flavio Zanonato che, oltre ad essere un fan del nucleare. è anche un sostenitore dell’acciaio made in Italy. «Noi siamo qui convinti che la questione della Ferriera di Servola e del polo siderurgico triestino fa parte di una questione strategica nazionale» chiarisce Gianni Venturi, coordinatore nazionale della Fiom Cgil per la siderurgia arrivato a Trieste per sostenere la tesi siderurgica sul «futuro dei lavoratori del polo siderurgico triestino Ferriera - Sertubi». «Riqualificazione e non riconversione» come precisa con pignoleria nominalistica Stefano Borini, segretario provinciale della Fiom. «Di fronte al fatto che non c’è alcun progetto definitivo su Servola, alle visioni di una riconversione logistica dell’area noi poniamo una questione industriale. Trieste non può essere esclusa aprioristicamente da un piano nazionale ed europeo della siderurgia». A partire dall’inserimento di Trieste, promesso dal ministro, nel decreto di Piombino come area di crisi complessa. «Nessuno si salva da solo - ripete più volte Venturi -: La vicenda di Trieste deve stare dentro la questione della siderurgia italiana. Serve al più presto un tavolo nazionale su questo. Il sistema regge solo se offre un ciclo integrato dell’acciaio. E l’unico posto in Italia dove si fanno i pani di ghisa è Trieste». La siderurgia di cui parla la Fiom ha poco o nulla a che vedere con quella che si fa attualmente a Servola. La sfida sul mercato globale si vince solo puntando sulla qualità e sull’ecosostenibilità. Anche perché, come ricorda il responsabile nazionale della Fiom, in Europa c’è una sovracapacità produttiva di acciaio pari a 50 milioni di tonnellate, l’intera produzione della Germania che è il maggiore produttore europeo (subito dopo c’è l’Italia). «La siderurgia e l’ambiente possono coesistere», assicura la Fiom. Esiste una siderurgia pulita e neppure a troppi chilometri di distanza. Silvia, ricercatrice al Sincrotone («È passata dai fotoni al coke» dice Borini), racconta del caso di Linz, in Austria, dove un impianto siderurgico funziona in pieno centro città e convive con scuole e campi sportivi attorno. «La Ferriera di oggi è nociva per tutti, abitanti di Servola e lavoratori, Ma Linz ci dimostra che si possono ridurre le emissioni del 90% ottenendo inoltre un risparmio energetico sulla produzione». È il modello da studiare a cui eventualmente ispirarsi. Il problema è il tempo che, nel caso di Trieste, non è una variabile indifferente. È piuttosto una corsa contro il tempo. «L’azienda è ormai tecnicamente fallita e gli enti locali non hanno le idee chiare su cosa vogliono» spiega il segretario provinciale della Cgil Adriano Sincovich. Trieste non sa cosa vuol fare da grande. Neppure l’Italia. Solo che bisogna scegliere in fretta. «Abbiamo sei mesi di tempo. Non di più» dice Borini.
Fabio Dorigo

 

«Inserire Servola nell’area di crisi complessa» - INTERROGAZIONE DEI GRILLINI
I deputati Prodani e Rizzetto chiedono al ministro Zanonato di attivare le procedure Ue
Un’interrogazione al ministro dello sviluppo economico Zanonato è stata presentata dai deputati Aris Prodani e Walter Rizzetto (M5S) sul futuro della Ferriera Lucchini di Servola. «Vogliamo sapere - spiegano i parlamentari del Friuli Venezia Giulia - se il ministro intenda riferire sull’esito della tavola rotonda di alto livello sull’acciaio tenutasi recentemente a Bruxelles, che ha visto la partecipazione anche del sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani ha assicurato che la Ferriera di Servola sarà inclusa nel prossimo Piano Ue per la siderurgia». Ricordando che il 5 giugno prossimo la Commissione europea approverà l’action plan sulla siderurgia, che interessa anche il gruppo Lucchini, Prodani e Rizzetto chiedono se il ministro Zanonato «intenda attivarsi per avviare le procedure in corso per l’effettivo inserimento dello stabilimento nell’area di crisi complessa, favorendo così la soluzione a una grave crisi lavorativa e occupazionale in grado di minare il tessuto produttivo di Trieste».
 

 

MUGGIA - Cigui: «Dal nuovo Prg più slancio all’economia»
Il referente dell’omonima lista pungola l’amministrazione su due fronti: turismo e urbanistica
MUGGIA Se dovesse attribuire un voto ai primi diciotto mesi di Nesladek-bis, sarebbe sei meno. Tradotto in giudizio: «L’alunno ha le capacità, ma non si applica a sufficienza». Paolo Cigui, ristoratore e referente dell’omonima lista civica, non è tenero con l’amministrazione di centrosinistra di Muggia. «Troppo poco è stato fatto – afferma secco – sui temi cruciali per il futuro della città: turismo, commercio, economia». Le motivazioni per cui oggi la Lista Cigui critica il governo della cittadina, stringi stringi, sono le medesime che aveva addotto al mancato appoggio alla coalizione rivelatasi vincente alle comunali del 2011. Configuratasi come “lista ombra”, attiva nella quotidianità ma avulsa dalla bagarre elettorale, non aveva riscontrato nel programma di Nerio Nesladek una progettualità a medio e lungo periodo; e non la ritrova nemmeno oggi. «La politica – dichiara Cigui – dovrebbe fornire vitalità alle amministrazioni, far girare a mille un motore potente come quello del Comune di Muggia, il quale invece rimane fermo su marce basse». La nuova squadra, secondo il capolista – che dice di guardare con interesse alla visione politica di Renzi – «pur mostrando interessanti potenzialità e individualità, ha dato vita sinora a pochi progetti». «Sono state profuse molte energie, ma non si è concretizzato nulla», precisa Cigui. Ogni riferimento al progetto Pisus è tutt’altro che “puramente casuale”. Punto cardine dell’analisi dell’imprenditore: il turismo, vero e proprio volano per la crescita economica. «Le bellezze paesaggistiche come la nostra costa non vengono valorizzate e promosse nel migliore dei modi. Non c’è più cura dei sentieri: penso al sito archeologico del Castelliere, ma anche al disboscamento selvaggio dell’Arciduca durante l’estate scorsa». Come fare, in tempi di bilanci assai avari? «Si devono trovare formule di cooperazione tra pubblico e privato: la regia di settori tanto importanti può essere delegata soltanto in parte alle associazioni, che hanno tanta buona volontà, ma difettano dell’opportunità politica per risolvere i problemi. La sensazione è che vengano abbandonate a se stesse, con molte incombenze che rimangono a loro carico», segnala Cigui. «Se riuscissimo a trattenere a Muggia soltanto una minima parte di quei 10 milioni di turisti che nel 2012 hanno visitato il Friuli Venezia Giulia, tutto il territorio ne trarrebbe linfa vitale; ma c’è bisogno di fare vera “accoglienza”». Da questo punto di vista, il ristoratore ripone speranze nel nuovo Piano regolatore, che dovrebbe vedere la luce entro l’anno. Positiva, fa notare, l’apertura dimostrata dalla giunta nei confronti della partecipazione di varie categorie di cittadini. Sarà tuttavia necessario, nel prossimo futuro, venire incontro alle esigenze dei privati anche attraverso una semplificazione dei regolamenti urbanistici: «Occorre allentare i legacci burocratici e razionalizzare l’archivio delle pratiche, riunendolo in un’unica sede e informatizzandolo: tutto questo si può fare», sostiene Cigui. L’esponente della “lista ombra” riserva il suo ultimo appunto allo sport, lanciando una sorta di allarme: «La gestione attuale penalizza economicamente quelle realtà che rilanciano i settori giovanili, privilegiando viceversa un’unica prima squadra. L’attività sportiva andrebbe incentivata in considerazione delle sue positive ricadute sociali e culturali, soprattutto sui più piccoli».

Davide Ciullo
 

 

“Puliamo una dolina”, iscrizioni avanti tutta
PROSECCO L'utilizzo delle doline carsiche quali discariche abusive è un fenomeno purtroppo molto diffuso. ”Puliamo una Dolina” - iniziativa del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste in collaborazione con l’associazione Monte Analogo e la Commissione Grotte E. Boegan - vuole portare una luce nel buio e segnalare in modo puntuale e dettagliato le situazioni di rischio e indicare le possibili soluzioni. L’iniziativa si propone di bonificare almeno in parte le discariche abusive in una dolina, in ogni caso di documentarle, valutarne il grado di pericolosità e di individuare i possibili rimedi, proponendoli poi all’opinione pubblica e alle Amministrazioni Locali. Si farà la pulizia di una dolina carsica, in un'area tra Prosecco, Rupinpiccolo e Borgo Grotta Gigante. “Puliamo una Dolina” verrà proposta dal 21 al 23 giugno 2013, nell’ambito dell’iniziativa “Trieste on sight – esperienze di cittadinanza” promossa da Arci servizio civile (una tre giorni di concerti, mostre, workshop e dibattiti all’Ostello Amis di Campo Sacro-Prosecco), grazie al lavoro di sinergia del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, l’Associazione Monte Analogo, la Commissione Grotte E. Boegan di Trieste e in collaborazione con il Gruppo Comunale Volontari Protezione Civile Comune di Trieste. Le iscrizioni al camp, che prevede la possibilità di pernottamento in tenda o in ostello, sono aperte all’Arci servizio civile di via F.Severo 31 a Trieste (tel. +39 040 761683 +39 3409943166 www.arciserviziocivilefvg.org – trieste@arciserviziocivile.it )
 

 

ALLE 11-  Bioest, si presenta l’edizione 2013

Oggi alle 11 a palazzo Galatti, sede della Provincia di Trieste, il vicepresidente provinciale, Igor Dolenc, presenta l’edizione 2013 di Bioest, insieme a Tiziana Cimolino, Sergio Senni e Andrea Starz, organizzatori della rassegna. Bioest si svolge sabato 25 e domenica 26 maggio all’interno del parco di San Giovanni.

 

 

Come vivere a spreco zero: le “ricette” di Andrea Segrè - Incontro a Prepotto
Il libro di un eco-economista Andrea Segrè “Vivere a spreco zero” pubblicato da Marsilio editore sarà protagonista di un incontro stasera a Duino Aurisina. Alle 21 all’Azienda agricola Zidarich, località Prepotto 23, per il ciclo di incontri “Trieste ritorna al futuro tra Europa e Nordest”, organizzato dal “Piccolo” con NordestEuropa editore e GreenWeek, l’autore Segrè ne parlerà con il sindaco di Trieste Roberto Cosolini; coordinerà il direttore del “Piccolo” Paolo Possamai.I posti in sala sono limitati: per avere garanzia di accesso è sufficiente confermare la propria presenza scrivendo a segreteria@veneziegreen.it o al numero 0498757589, int. 18. «Il concetto stesso di spreco zero porta a una nuova visione nel rapporto fra ecologia ed economia – spiega Segrè - dove la seconda è parte integrante e quindi declinazione conseguente della prima. Spreco zero è anche il leit motiv della nostra campagna europea “Un anno contro lo spreco”, da alcuni mesi attiva capillarmente sul territorio grazie a uno strumento che si chiama Carta Spreco Zero, sottoscritto da centinaia di sindaci come quelli di Padova, Milano, Napoli, Torino, Venezie, Trieste, Bologna e altri. La Carta impegna i primi cittadini a misure concrete di abbattimento degli sprechi sul territorio amministrato». Ieri a Padova si è tenuto un grande forum con 1000 sindaci italiani e ed europei. La “Carta a Spreco Zero” nasce da un’idea di Andrea Segrè e Last Minute Market e ha avuto come primi firmatari, lo scorso anno durante la prima edizione di Trieste Next, salone europeo della ricerca scientifica, il sindaco Roberto Cosolini, il governatore del Veneto Luca Zaia e l’allora governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo. Ecco l’elenco dei Comuni firmatari della provincia di Trieste: Duino Aurisina, Monrupino, Muggia, Sgonico, Trieste. Per la provincia di Gorizia: Farra d’Isonzo, Gorizia, Grado, San Canzian d’Isonzo. É partita dunque la “Green Week delle Venezie”, settimana dedicata ai temi della sostenibilità nel Nord Est. La manifestazione, promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione, tra gli altri, del Comune di Trieste, del Polo Tecnologico di Pordenone e, come media partner de “Il Piccolo”, si inserisce nelle iniziative di sostegno della candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019. Nel suo saggio “Vivere a spreco zero” Segrè annota: «Questo è un auspicio semplice e necessario. Un verbo e due parole messe in fila per enunciare una piccola rivoluzione, non solo grammaticale. Una visione che si traduce in azione e prefigura la via d’uscita da una crisi economica, ecologica, etica, estetica, che non solo sembra senza fine ma è anche estrema nelle sue profonde e crescenti disuguaglianze. Questa volta – racconta Segrè – volevo calarmi nella realtà e nelle dinamiche più vive dello spreco: grazie a un’indagine dell’Osservatorio Waste Watcher, da qualche settimana attivo nell’ambito di Last Minute Market, sappiamo che il 42 per cento del totale degli sprechi, ovvero ben 76 kg pro capite per anno, si materializza all’interno delle mura domestiche: si tratta, in peso, del 25 per cento della spesa».
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 20 maggio 2013

 

 

Mandracchio pulito, in azione i sub
MUGGIA Copertoni, vecchie reti da pesca e altri manufatti. È il bottino raccolto durante l’operazione di pulizia del mandraccio organizzata dall’associazione sportiva dilettantistica Diportisti Muggia in collaborazione con l’associazione sportiva dilettantistica Scuba Tortuga e con il Comune di Muggia. L’operazione di pulizia dello specchio acqueo del mandracchio ha seguito l’appuntamento “Puliamo Muggia”, la giornata di volontariato ambientale all’insegna della partecipazione attiva nel prendersi cura della propria città svoltasi domenica 5 maggio. La pulizia a terra da parte della comunità era stata accompagnata, anche in quell’occasione, da un’azione a mare realizzatasi in una pulizia sottocosta del lungomare muggesano. Nella pulizia del mandracchio è intervenuto un gruppo di subacquei coordinati dalla Scuba Tortuga di Muggia, realtà che ha già collaborato alla pulizia nei fondali del Canale Ponterosso a Trieste. Questi due appuntamenti, non sono stati soltanto un momento di raccolta dei tanti rifiuti che sporcano il territorio muggesano, ma anche un gesto concreto ed un input a non dimenticare che la città è la vera casa di ognuno. E domenica prossima la sezione muggesana degli scout faranno un’operazione di gardening, piantando alcuni fiori in varie zone pubbliche del territorio.
Riccardo Tosques

 

 

IN COMUNE - Pista ciclabile sulle Rive

Si presenta il progetto Questa mattina alle 12, nella Sala Riunioni del Municipio, si terrà la presentazione del “Progetto di pista ciclabile Rive”, legato al nuovo riassetto urbanistico generale pensato dall’esecutivo Cosolini per il territorio cittadino. Interverrà l’assessore comunale alla Pianificazione Urbana, Mobilità e Traffico, Elena Marchigiani.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 19 maggio 2013

 

 

Gli sceicchi “mollano” il rigassificatore di Veglia
Il Qatar, dopo aver manifestato interesse, si sfila dal progetto di Castelmuschio Il governo croato avvia contatti con la ExxonMobil per le ricerche in Adriatico
FIUME A fare scattare l’allarme è stato il mancato arrivo a Fiume – benché annunciato – di una delegazione di imprenditori del Qatar, i cui componenti avrebbero dovuto assistere nei giorni scorsi all’inaugurazione del centro islamico. I solitamente bene informati, mass media locali in testa, hanno collegato l’assenza ad una qualche forma di disimpegno dei qatarioti nei riguardi del rigassificatore di Castelmuschio (Omisalj), nell’isola di Veglia, progetto che vede o vedrebbe in prima fila l’emiro del Qatar, al-Thani. Nei mesi e negli anni scorsi le massime autorità qatariote avevano manifestato uno spiccato interesse verso il terminal metanifero isolano, dicendosi pronti non solo a far giungere a Veglia il metano dell’emirato, ma anche a costruire il megaimpianto nordadriatico, investimento che dovrebbe ammontare a circa un miliardo di euro. Sollecitato dai giornalisti a spiegare a che punto sia il progetto le trattative croato – qatariote, il ministro dell’Economia croato, Ivan Vrdoljak, non si è tirato indietro. «Posso confermare ufficialmente che i colloqui con le autorità dell’emirato sono ancora in piedi. Nei mesi a venire sapremo qualcosa di concreto e la direzione in cui muoverci. Il progetto non è in pericolo e non appena avremo individuato l’investitore interessato alla costruzione, passeremo alla realizzazione del rigassificatore». Dalle parole di Vrdoljak si è capito che Zagabria non punta le sue chance unicamente sul Qatar, lasciando le porte aperte anche ad altri potenziali investitori. Proprio in questo senso va rilevato l’interesse dell’americana ExxonMobil, confermato da uno dei più stretti collaboratori di Vrdoljak, Ante Ramljak. «La compagnia statunitense vorrebbe impegnarsi in lavori di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi nelle acque adriatiche. Ci ha fatto sapere che ambisce anche all’approntamento del rigassificatore vegliota». Ramljak ha ripetute le parole espresse recentemente a Fiume dal vice ministro dell’Economia, Alen Leveric, che soffermandosi sul piano governativo di investimenti, aveva reso noto che l’ExxonMobil si era fatta avanti per la realizzazione dell’infrastruttura Lng a Veglia. I contatti dunque tra Zagabria e Doha in relazione al rigassificatore sono ancora vivi, ma intanto gli americani stanno alla finestra e con tante ambizioni. Anche in Croazia c’è la volontà di non dipendere troppo dal metano russo e dai continui dissapori in questo campo tra Mosca e l’Ucraina. Il terminal Lng permetterebbe all’ex repubblica jugoslava l’agognata autonomia energetica.
Andrea Marsanich

 

Da Zara a Sebenico arriva il metano - LA NUOVA INFRASTRUTTURA
Inaugurato il troncone che parte da Benkovac e arriva a Dugopolje Il plauso del ministro
SPALATO La Dalmazia a metano. Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia croato, Ivan Vrdoljak, ha inaugurato il segmento di gasdotto Benkovac–Dugopolje, quarta e penultima fase della metanizzazione in questa regione adriatica. Il troncone inaugurato da Vrdoljak ha una lunghezza di 96 chilometri e mezzo ed allaccia Benkovac, nell’ entroterra di Zara, e Dugopolje, piccola località alle spalle di Spalato. I lavori di costruzione, durati un anno e mezzo, sono venuti a costare 278 milioni di kune, circa 36 milioni e 730 mila euro. Grazie all’infrastruttura, così il ministro nel corso della cerimonia, si creano i presupposti per erogare metano (estratto dai giacimenti sottomarini al largo di Pola) alle utenze domestiche e industriali delle regioni di Zara, Sebenico e Spalato. «Il metano avrà un’importanza eccezionale per i dalmati – ha aggiunto Vrdoljak – perché permetterà non solo il riscaldamento durante la stagione invernale, ma anche il lavoro dei climatizzatori nel corso dell’estate». Dopo essere giunto a Dugopolje, il metanodotto finirà la sua “corsa” a Spalato, opera che dovrebbe essere completata entro un massimo di dodici mesi. All’inizio del 2014, le prime utenze della contea spalatina potrebbero cominciare ad utilizzare il gas. Intervenendo all’inaugurazione, Marin Zovko, direttore generale di Plinacro (principale distributore di gas in Croazia), ha precisato che il metanodotto Bosiljevo–Spalato comporterà investimenti per un totale di un miliardo e 115 milioni di kune, che al cambio fanno 152 milioni di euro. «Questo gasdotto – parole di Zovko – attraversa sei regioni croate, ha una lunghezza di 290 chilometri e la sua costruzione è stata finanziata al 50 per cento da Plinacro, mentre per l’altra metà si è ricorso a prestiti concessi dalla Banca europea per gli Investimenti». Da aggiungere che a Fiume è stata inaugurata la nuova stazione di rifornimento di gas naturale, situata in via Milutin Barac (ex Pioppi) e venuta a costare poco meno di un milione e 200 mila euro. Il distributore rifornirà i nuovi autobus della municipalizzata fiumana Autotrolej (entrati ieri in servizio) e i cittadini che utilizzano vetture a gas. I pullman dell’Autotrolej alimentati a gas naturale compresso sono di colore verde e blu.

(a.m.)
 

Serracchiani accelera sul piano energetico
L’aveva annunciato in campagna elettorale e ora, da neo governatrice, è pronta a mantenere la promessa. Quella di dotare al più presto il Fvg di un Piano energetico adeguato ai fabbisogni del territorio. Uno strumento, ha ribadito ieri Debora Serracchiani, indispensabile sia per tutelare l’ambiente sia per dare giuste risposte al mondo produttivo e economico. «Nei nostri primi impegni - ha annunciato la governatrice, intervenendo ad “Eos”, il salone sul tema della sostenibilità ambientale e del carbon footprint in corso alla Fiera di Udine - abbiamo messo entro l’anno il piano energetico regionale, al quale sono collegati anche il piano dei rifiuti e il piano straordinario che riguarda l’idrogeologico e l’utilizzo delle acque». «Il piano energetico, che dovrà tener conto dei nostri fabbisogni - ha continuato Serracchiani - significa naturalmente anche rivedere il sistema delle infrastrutture elettriche, cercare di abbattere il costo dell’energia per le nostre imprese e anche guardare con attenzione all’efficientamento energetico, visto che In Italia si sprecano circa 6 mld di euro l’anno in energia utilizzata male».
 

 

Nre Research ospite a Bruxelles - Presentata l’innovativa tecnologia che recupera materiali riciclabili
AZIENDA TRIESTINA DALLA COMMISSIONE EUROPEA
La Nre Research, società triestina insediata nel comprensorio di Area Science Park e che è operativa nel settore energia e ambiente, ha partecipato a Bruxelles, presso la Commissione europea, alla tavola rotonda organizzata dal Joint Research Centre (Jrc) “Scientific support to Key Enabling Technologies (KETs) and Innovative SMEs”. Un incontro dedicato alla presentazione delle tecnologie chiave per il futuro e al loro ruolo nelle politiche di sviluppo dell’Europa: Nre Research ha preso parte all’evento in qualità di relatore sul tema dell’energia, con Ana Eremija, responsabile di Nre per le politiche europee, accompagnata all’incontro anche dall’ad Pietro Nider e dal responsabile finanziario Marco Pieri. Eremija ha illustrato l’innovativa tecnologia dell’impianto “Waste & CO2 Buster plant” messa a punto dalla società per il trattamento dei rifiuti solidi urbani, attraverso il sistema di recupero idro-meccanico dei materiali riciclabili con digestione anaerobica multifase. Durante la presentazione sono stati rimarcati i benefici che questa tecnologia può rendere in termini di minori costi ambientali ed economici.
 

 

Bonifiche ancora in stallo L’Ezit aspetta la Regione
Un anno è trascorso dalla firma dell’accordo di programma con Clini, ma nulla è stato fatto. L’Ente zona industriale non può agire senza un incarico formale
Dodici imprese hanno risposto al bando dell’Ezit che vuole sondare 200 metri quadrati in una zona della Valle delle Noghere per capire se i residui di idrocarburi che affiorano sul terreno sono il segnale di un inquinamento più profondo o no. I lavori saranno assegnati dopo che due dei candidati avranno fornito i chiarimenti documentali che mancano. Ma questo è niente: l’Ezit da tempo sta facendo i suoi passi sulla via della bonifica del famoso Sito inquinato nazionale, e ha anche avuto l’approvazione dal ministero dell’Ambiente per il progetto di analisi completa del Sin. Ha fatto tutto quel che poteva, in collaborazione con l’Arpa, dopo che l’efficacissima azione dell’ex ministro Corrado Clini aveva portato aria nuova a Trieste, e soprattutto sbloccato in via definitiva la terribile questione del Sin triestino che dura irrisolta dal 2001. Tanto che il 25 maggio dello scorso anno tutti gli enti territoriali avevano firmato (pieni di felicità dopo 11 anni di battaglie e tormenti) un accordo di programma di estrema chiarezza, che definiva obiettivi e compiti di ciascuno (Regione, Provincia, Ezit, Autorità portuale, Comune, Arpa, ministero, privati), assegnava le risorse, e a ogni paragrafo raccomandava tempi brevi e celerità di esecuzione. Per poter rendere presto usabili le aree industriali. Da quando è stato varato il governo Letta, Clini è rientrato al ministero dell’Ambiente come direttore generale della Divisione per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia, e a Trieste intanto a distanza di un anno non si è messo mano a niente. Perché la Regione non ha mai inviato a Ezit la delega ad agire. «Dovremmo firmare una convenzione con le aziende insediate che non hanno già fatto la bonifica per conto proprio - spiega Paolo De Alti, il direttore -, ma non possiamo prendere l’iniziativa senza un formale incarico dalla Regione, né potremmo invadere la proprietà privata per i sondaggi dei terreni senza una formale delega a farlo. Tecnicamente invece potremmo cominciare a lavorare domani mattina. Anche i soldi ci sono, 10 milioni assegnati già nel 2001 dal ministero alla Regione, e 5 milioni per questo primo lotto che comprende anche l’analisi di rischio». Come si sa, per legge se il rischio per la salute è basso, un medio inquinamento non impedisce di usare i terreni per uso industriale. Passata dunque la felicità, e felicitatisi tutti con l’ottimo ed efficacissimo ministro, le carte firmate sono tornate a stare in cassetto: prima l’attesa che la Corte dei conti ratificasse l’accordo, e questo è accaduto a settembre 2012 (comunque quattro mesi dopo) e poi niente, come se nulla fosse mai accaduto. E intanto è nato il lamento nuovo, perché Trieste è scesa all’8% del Pil di industria, un livello considerato al di sotto del limite di sopravvivenza di ogni economia. Senza menzionare un altro determinante aspetto della questione: qui ci sono lavori urgenti da fare e soldi pronti da spendere, tutti gridano alla crisi e al declino, ma basta una sola inerzia e ogni cosa resta lettera morta all’infinito.
Gabriella Ziani

 

Top secret i nomi di due aziende pronte a insediarsi
Una start up in ambito tecnologico avanzato uscita da Area science center di Trieste e una ditta di logistica di Monza. I nomi? Top secret. Si tratta delle due nuove aziende che recentemente hanno chiesto di insediarsi a Trieste nell’ambito dell’Ente zona industriale. Una novità annunciata dal presidente dell’Ezit Dario Bruni (nella foto). Sempre in tema di Sito di interesse nazionale, tra le aree che devono essere ancora bonificate vi è anche quella di fronte allo stabilimento di Pasta Zara: per 40mila metri quadrati sui 100mila complessivi dell’area in questione ha già avanzato una manifestazione d’interesse la Camera di commercio. Che lì vorrebbe insediare il Polo logistico, includendovi anche la collocazione del nuovo Mercato ortofrutticolo, la cui sede attuale è quella di Campo Marzio.
 

 

Dietrofront sul Porto Vecchio a “spicchi”
Monassi (Authority): «Meglio piccole concessioni, ma se c’è anche chi vuole tutta l’area deciderà il Comitato portuale»
«Lo spezzatino non è un feticcio». La frase, che si riferisce al Porto Vecchio, viene pronunciata dalla presidente dell’Authority Marina Monassi e alcuni la interpretano come un mezzo dietrofront. «È vero che preferirei dare piccole concessioni - precisa la presidente - ma se veramente si farà avanti anche un investitore che chiederà tutta l’area (esclusa logicamente la zona Greensisam, l’Adriaterminal e la parte museale) prospetterò l’alternativa al Comitato portuale e sarà il Comitato a decidere». Per presentare le manifestazioni d’interesse, in base al bando di avviso esplorativo firmato solo qualche giorno fa, c’è tempo fino al 23 luglio. «Già una decina di soggetti interessati si sono fatti avanti - ha confidato la presidente - in particolare per quanto concerne il Molo Terzo». Il 10 luglio è fissata al Tar l’udienza di Portocittà che chiede che la concessione sia dichiarata nulla (in particolare per la persistenza del Punto franco) e finché la causa non sarà chiusa nuove concessioni non potranno essere date. Coloro che avranno inviato le manifestazioni saranno poi invitati alle procedure di gara che dunque si presume non conterrà delimitazioni sugli spazi. Ma la battaglia, ammesso che si faccia avanti anche un ipotetico concessionario unico, esploderà ben prima, anzi è già in atto. La sede finale naturale e designata sarà dunque il Comitato portuale di cui va dato atto alla presidente di averlo reso completamente trasparente con l’apertura ai mezzi d’informazione di tutte le sedute. «Le piccole concessioni, soprattutto se non precedute da un disegno strategico entro cui vadano a collocarsi come tessere di un mosaico - ha commentato il sindaco Roberto Cosolini - non possono valorizzare e recuperare zone oggi non appetibili da un punto di vista imprenditoriale. Rischiamo di rimanere sideralmente lontani da quelle lungimiranti operazioni di trasformazione fatte con alto tasso strategico e forte professionalità che hanno rivitalizzato il waterfront di tante città del mondo». É una posizione che vede concorde anche la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. «La scelta del concessionario unico - afferma - è essenziale non solo per avere una visione strategica complessiva di sviluppo, ma anche affinché vengano realizzati con una certa speditezza i sottoservizi, le infrastrutture, le opere di viabilità necessari a tutto il comprensorio. Se un investitore ha in concessione tutta l’area fa preventivamente questo, come intendeva farlo Portocittà, ma non si può certo chiederlo a un piccolo singolo concessionario». Esattamente opposta invece è l’opinione di Guido Valenzin, presidente degli spedizionieri del porto che nella sua relazione annuale agli iscritti, ha strigliato le amministrazioni locali attaccandole, così come anche la precedente presidenza dell’Authority, proprio per quanto riguarda il Porto Vecchio. «È un dato di fatto - ha affermato Valenzin - che progetti di riuso di aree significative del Porto Vecchio che tenevano conto dei vincoli esistenti (Sovrintendenza beni architettonici, regime doganale di Punto franco, beni demaniali marittimi) sono stati scartati da chi aveva altri obiettivi e non ha concluso nulla. Questo voler fare “quello che si vuole” invece di “quello che si può fare subito” ci ha portato alla situazione di stallo attuale che si scontra ormai con la grave crisi finanziaria e del credito in atto: a questo punto non possiamo continuare a illuderci che soggetti privati possano sopportare il peso finanziario di un progetto di riutilizzo complessivo dell’area». Ma è un discorso che può essere anche rovesciato: ci fosse stata un minimo di volontà politica comune di spostare il Punto franco, quel soggetto c’era già.
Silvio Maranzana

 

I grillini: «Ora i benefici del punto franco»
«Il Governo emani immediatamente il decreto ministeriale, dimenticato per 19 anni, per rendere effettivi i vantaggi doganali» dei punti franchi del porto di Trieste. A chiederlo, con una mozione alla Camera, sono i deputati del Movimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia Aris Prodani e Walter Rizzetto, per i quali la mancanza di questo decreto sta «causando incertezza sull’applicazione della normativa di agevolazione riservata ai punti franchi triestini». Sulla questione è intervenuto anche il consigliere comunale triestino M5S Paolo Menis, chiedendo «perchè in tutti questi anni nessun parlamentare triestino ha mosso un dito» e annunciando per lunedì sera «una mozione analoga nel consiglio comunale». Sul fronte del punto franco la città resta politicamente divisa. C’è chi ne chiede l’abolizione o meglio lo spostamento e chi vuole appena cercare di attivare lo strumento.
 

Ma Italia Nostra sposa lo “spezzatino”
«No a speculazioni sul terrapieno di Barcola, sì a restauri leggeri e a spazi per gli spedizionieri»
«Il Punto Franco va mantenuto all'interno del Porto Vecchio, dove sono necessari restauri leggeri e soprattutto non s'ha da fare la speculazione edilizia sul terrapieno di Barcola». L'opinione è quella di Italia Nostra (sezione di Trieste) che, dunque, dà pubblicamente pieno appoggio alla proposta di “spezzatino” da parte dell'Autorità portuale per le concessioni in Porto Vecchio, dopo che l'attuale concessionaria (Maltauro, Rizzani De Eccher, Intesa San Paolo e Sinloc) ha deciso di ritirarsi e di chiedere l'annullamento della gara. L'area in questione, secondo Italia Nostra, è unitaria urbanisticamente e culturalmente, ma non omogenea dal punto di vista del riuso. Come conviene, quindi, procedere? «Con restauri leggeri, come avvenuto a Stoccolma oppure ad Amburgo - rispondono Giulia Giacomich e Marcello Perna, rispettivamente ex e attuale presidente della sezione triestina dell'associazione. E, tanto per essere precisi, tocca all'ingegner Roberto Sasco, segretario provinciale Udc, spiegare più nel dettaglio cosa si potrebbe fare in Porto Vecchio, seguendo la cosiddetta “variante Barduzzi” al Piano regolatore: «Il problema di un porto con un Punto Franco non è la possibilità di entrarci, ma cosa farci dentro. Secondo noi l'area di Greensisam è collegata alla città e ha una destinazione direzionale, l'Adriaterminal deve continuare ad operare come attività portuale. Va sviluppata l'offerta culturale – continua Sasco – con il Polo museale, vanno rimessi i rimorchiatori, va sviluppata la nautica da diporto e non importa se si dice che ci sono troppi posti barca. Vanno messi a disposizione spazi per gli spedizionieri e soprattutto non sposiamo la speculazione di villette vista mare sul terrapieno di Barcola: lì si dovrebbero fare attività ludiche, verde pubblico e balneazione. A Trieste servono posti di lavoro e questo è un ottimo modo per ottenerli». Ma Portocittà (cioè i costruttori Maltauro e De Eccher, non proprio gli ultimi arrivati nel loro settore) sostiene che non si possano realizzare attività economiche redditizie nei vecchi magazzini sottoposti a vincolo. È una società di incompetenti o di persone in malafede? «Noi non vogliamo andare contro Portocittà – risponde il presidente Perna – ma diciamo che stanno facendo la loro politica, che noi non condividiamo». «Da quando Portocittà ha discusso la concessione è cambiato il mondo – rincara la dose Sasco – oggi le prospettive sono diverse. Non servono più megainterventi firmati da architetti star. E comunque il Punto Franco va mantenuto per sfruttarne le opportunità».

Riccardo Coretti
 

 

Green Week, sindaci in trincea per combattere gli sprechi - L’INIZIATIVA DI ANDREA SEGRÈ
Sono 5 i sindaci triestini e 4 i goriziani che hanno finora sottoscritto la Carta a Spreco Zero e che saranno domani al Teatro Verdi di Padova per il primo Forum dei sindaci a Spreco Zero. Sono attesi mille sindaci provenienti da tutta Italia e 40 studiosi del progetto europeo Fusions. «Le adesioni stanno crescendo quotidianamente – afferma la coordinatrice della Green Weeek delle Venezie, Viviana Cattelan –. E proprio nei giorni scorsi abbiamo ricevuto adesioni di Comuni importanti come quella del sindaco di Milano Giuliano Pisapia o di piccoli Comuni come Castellavazzo (Belluno)». La “Carta a Spreco Zero” nasce da un’idea di Andrea Segrè e Last Minute Market e ha avuto come primi firmatari, lo scorso anno durante la prima edizione di Trieste Next, salone europeo della ricerca scientifica, il sindaco Roberto Cosolini, il governatore del Veneto Luca Zaia e l’allora governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo. Ecco l’elenco dei Comuni firmatari della provincia di Trieste: Duino Aurisina, Monrupino, Muggia, Sgonico, Trieste. Per la provincia di Gorizia: Farra d’Isonzo, Gorizia, Grado, San Canzian d’Isonzo. Domani, quindi inizia la “Green Week delle Venezie”, settimana dedicata ai temi della sostenibilità nel Nord Est. La manifestazione, promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione, tra gli altri, del Comune di Trieste, del Polo Tecnologico di Pordenone e, come media partner de “Il Piccolo”, si inserisce nelle iniziative di sostegno della candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019. Durante il forum di domani al Teatro Verdi di Padova ci sarà anche il “pranzo a spreco zero”: ciò che non verrà consumato sarà portato alle mense popolari. Il Forum potrà essere seguito in live streaming su www.lanuovaecologia.it o su www.veneziegreen.it. Nel corso della settimana “green” saranno anche premiate le esperienze imprenditoriali virtuose in tema di sprechi. Il premio Radical Green, promosso dal Polo Tecnologico di Pordenone e da Nordesteuropa Editore, verrà consegnato alle 10 best practices delle Venezie. Tra i numerosi eventi previsti fino al 26 maggio che si occuperanno dei vari temi legati alla sostenibilità (acqua, rifiuti, sviluppo economico, turismo), quello della cittadinanza attiva e sostenibile sarà ospitato a Trieste dove sarà presentato il nuovo libro di Andrea Segrè, “Vivere a Spreco Zero. Una rivoluzione alla portata di tutti” (Marsilio Editore). La presentazione si terrà martedì, con inizio alle 21, all’azienda agricola Zidarich a Duino Aurisina (Località Prepotto 23). All’incontro, coordinato dal direttore de “Il Piccolo” Paolo Possamai, sarà presente anche il primo cittadino di Trieste Cosolini. La Green Week si concluderà domenica 26 maggio con una grande festa in un luogo incantato della Val di Sella, nel comune di Borgo Valsugana dove si trova Arte Sella: è prevista l’inaugurazione di due nuove opere. In questa occasione il violoncellista Mario Brunello, direttore artistico musicale, racconterà ai visitatori il suo legame con Arte Sella.
 

 

Trebiciano non vuole antenne - Petizioni consegnata al sindaco cosolini
Raccolte 400 firme su 500 abitanti. «Troppo vicine alle scuole»
TRIESTE Quasi 400 firme, su circa 500 residenti. E’ il risultato ragguardevole ottenuto dalla petizione lanciata dagli abitanti di Trebiciano (ed abbracciata anche da alcuni borghi circostanti) contro l’installazione di una nuova antenna Telecom nel centro del paese, a poche centinaia di metri dalla scuola dell’infanzia e da quella elementare. “Antenne a Trebiciano? Non se ne sente la necessità!” si legge nel testo della petizione, presentata al Comune di Trieste una ventina di giorni fa. I cittadini non si sono limitati ad opporsi alla costruzione di un nuovo ripetitore, ma hanno richiesto anche la rimozione del traliccio Vodafone realizzato recentemente nel paesino. «Si è giunti a questa conclusione dopo animati confronti su chi fosse a favore, una sparuta minoranza, e chi contro», si spiega nell’esposto. «La raccolta di firme ha coinvolto tutta la comunità, molto sensibile a questo tema che riguarda la salute di residenti, bambini, ragazzi e operatori dell’asilo e della scuola elementare; l’opposizione a nuove antenne a Trebiciano è stata quasi unanime». Il benessere prima di tutto, insomma. Ma «si è riscontrata una particolare sensibilità anche per la conservazione di questo angolo di Carso, già devastato da interventi fatti in passato quali discarica, oleodotto, elettrodotto, autostrada, Area di Ricerca». «Firmando la petizione, la comunità di Trebiciano ha espresso chiaramente la volontà di non subire ulteriori servitù e spera, anzi ne è certa, che questa volontà possa essere recepita dalla sensibilità del Sindaco Roberto Cosolini e dei suoi collaboratori». Altrimenti, come fa presagire l’ostinazione sin qui dimostrata dai residenti, si andrebbe probabilmente incontro a nuove proteste. La mobilitazione era iniziata a marzo, quando a Trebiciano e dintorni si era sparsa la voce della richiesta inoltrata al Comune dalla Telecom. La Comunella locale, raggruppamento di varie realtà associative, aveva proposto di erigere l’antenna nel cortile del “Ljudski Dom” (Casa del popolo), al fine di incassare i proventi dell’affitto del terreno e finanziare così le molteplici attività – sportive, culturali, ricreative – presenti a Trebiciano. Il dissenso dei cittadini è stato intransigente: prima gli appelli («Non vendiamo la nostra salute per 900 euro al mese»), poi le firme, raccolte di casa in casa da dodici volontari. Ora, il Comune avrà 45 giorni di tempo per verificare l’autenticità delle sottoscrizioni ed altrettanti per incontrare eventualmente il primo firmatario, avviando una discussione in merito. A settembre, probabilmente, arriverà un responso.

Davide Ciullo

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 18 maggio 2013

 

 

Marchigiani sul Piano traffico: «Più 44% di zone pedonali» - LA BOZZA IN COMMISSIONE
«Uno degli obiettivi generali del nuovo Piano è supportare le forme di mobilità “dolce”, ossia pedonale e ciclabile», lo sottolinea Elena Marchigiani, assessore comunale a Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, riguardo al nuovo Piano generale del traffico urbano, attualmente all’esame delle commissioni consiliari. «Sostenere la mobilità “dolce” - prosegue Marchigiani - significa minor traffico, permettendo a chi può farlo di muoversi a piedi e in bicicletta in sicurezza, minor inquinamento sia atmosferico sia acustico, recupero degli spazi pubblici urbani, in una parola miglior vivibilità di quartieri e rioni. Significa anche maggiori occasioni di riqualificazione commerciale di parti per certi versi dimenticate della città, nelle quali le attività economiche oggi versano in uno stato di grave sofferenza. Significa ampliare il circuito delle mete turistiche. Significa costruire le occasioni per ricominciare a vivere le strade come spazi a disposizione di tutti, non solo delle automobili». Nel concreto, il Piano propone un ampliamento delle aree e dei percorsi pedonali basato sui collegamenti con i principali impianti di parcheggio a corona del Borgo Teresiano e sull’individuazione di aree che possono essere soggette a una buona fruibilità pedonale nelle periferie. «Nello specifico - aggiunge l’assessore -, nelle zone centrali della città, il Piano propone l’incremento delle aree pedonali esistenti, +44%, nell’ottica di individuare una vasta zona utilizzabile quasi esclusivamente dai pedoni, ma che sia al tempo stesso ben servita dai mezzi pubblici. Così, l’area compresa tra il Canale di Ponterosso e piazza Unità viene per gran parte pedonalizzata; i principali interventi riguardano via Mazzini e via Imbriani». Altri interventi di pedonalità riguardano poi l’area attorno a largo Barriera: via della Sorgente (e la vicina via delle Erbette), «una zona caratterizzata dalla fitta presenza di un tessuto commerciale ancora vivace, ma che necessita di essere ulteriormente supportato, e che vede altresì la presenza di locali caratteristici noti e ben frequentati. In queste vie la circolazione sarà vietata a tutti i veicoli - illustra Marchigiani -, a eccezione di quelli in servizio di emergenza e delle biciclette». Sostenere la mobilità dolce significa anche tenere conto delle esigenze delle persone con diversa abilità e - nel contempo - dare risposta alle necessità degli esercizi commerciali, ricorda l’esponente della giunta Cosolini: «Per dare risposte efficaci a queste domande ed esigenze, nel Piano sono state introdotte le Ztl a elevata valenza pedonale, incrementate del 150%». Nelle Ztl a elevata valenza pedonale è consentito l’accesso ad alcune categorie e servizi: carico/scarico delle merci, veicoli al servizio dei disabili, trasporto pubblico collettivo e individuale. Queste zone sono previste dal Piano nelle cosiddette “ali del viale XX Settembre”: vie San Zaccaria, del Toro, Nordio, Paduina (nel tratto tra il Viale e via Crispi) e su via Crispi (tra via Carducci e via Timeus), nonché nelle vie Foschiatti, San Maurizio e della Fonderia. «Particolare attenzione è stata inoltre rivolta anche a garantire agevolazioni ai residenti nelle aree e zone direttamente interessate dagli interventi di pedonalizzazione - conclude Marchigiani -: sia attraverso le agevolazioni tariffarie previste per la sosta in strada nei Borghi Teresiano e Giuseppino, un euro al giorno, sia tramite la previsione di tariffe agevolate all’interno dei principali impianti di parcheggio, cioè Silos, via della Pietà e via Giulia, per un ammontare mensile di circa 60 euro». A proposito di pedonalizzazioni, la prossima “prova” è in programma l’1 e il 2 giugno, nelle vie Foschiatti, San Maurizio, Fonderia, Sorgente, Erbette. Nel fine settimana successivo, in occasione della Notte bianca dell’8 giugno, ci si sposterà invece nel cuore della città, con via Mazzini, via Imbriani, corso Italia chiuse al traffico nelle ore serali e con esse anche via XXX Ottobre, via Torrebianca e via del Lavatoio.

 

 

La carica dei mille sindaci “in lotta” contro gli sprechi
TRIESTE Lunedì inizia la “Green Week delle Venezie”, settimana dedicata ai temi della sostenibilità nel Nord Est. La manifestazione, promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione, tra gli altri, del Comune di Trieste, del Polo Tecnologico di Pordenone e, come media partner, de “Il Piccolo”, si inserisce nelle iniziative di sostegno della candidatura di Venezia con i l Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019. La Green Week si aprirà ufficialmente lunedì al Teatro Verdi di Padova, alla presenza di mille sindaci da tutta Italia per il primo forum dei “Sindaci a spreco zero”. L’iniziativa nasce a seguito del lancio della “Carta a Spreco Zero”, sottoscritta in prima battuta durante Trieste Next dal sindaco di Trieste Roberto Cosolini, dal governatore del Veneto Luca Zaia e dall'allora presidente del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo; il documento ha visto già la firma di oltre 300 sindaci italiani. Durante il forum di lunedì ci sarà anche il “pranzo a spreco zero”: ciò che non verrà consumato sarà portato alle mense popolari. Il Forum potrà essere seguito in live streaming su www.lanuovaecologia.it o su www.veneziegreen.it. Nel corso della settimana “green” saranno anche premiate le esperienze imprenditoriali virtuose in tema di sprechi. Il premio Radical Green, promosso dal Polo Tecnologico di Pordenone e da Nordesteuropa Editore, verrà consegnato alle 10 best practices delle Venezie. Tra i numerosi eventi previsti fino al 26 maggio che si occuperanno dei vari temi legati alla sostenibilità (acqua, rifiuti, sviluppo economico, turismo), quello della cittadinanza attiva e sostenibile sarà ospitato a Trieste dove sarà presentato il nuovo libro di Andrea Segrè, “Vivere a Spreco Zero”. La presentazione si terrà martedi’, con inizio alle ore 21, presso l’azienda agricola Zidarich. Al dibattito, organizzato in collaborazione con il quotidiano “Il Piccolo”, sarà presente anche il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.

(r.u.)
 

 

Ripuliamo il Carso, l’iniziativa di Nord Est 4x4 e Acegas
TRIESTE L’Associazione sportiva dilettantistica Nord Est 4x4, assieme al Comune di Trieste e con la collaborazione fornita da AcegasAps, nei due ultimi fine settimana di maggio, (a partire da oggi e domani a seguire sabato 25 e domenica 26 maggio) realizzerà un’azione di recupero e pulizia del Carso. I volontari del Club, adeguatamente preparati per quest’iniziativa, si cimenteranno nel recupero dei materiali che si trovano in più punti del Carso, consentendo così ai mezzi di AcegasAps di effettuare la raccolta. Il materiale caricato sui camion, verrà diviso per tipologia in modo da poter differenziare i rifiuti, con il doppio risultato di recupero e riciclo. Nell’area “ex Polveriera” di via Brigata Casale, concessa in locazione dal Comune di Trieste, la Nord Est 4X4 utilizza un’ampia zona adibita a campo scuola per i corsi di guida tenuti dagli istruttori della Scuola Nazionale di Fuoristrada UISP-CNAU, corsi che sono rivolti ai rappresentanti delle forze dell’ordine e naturalmente a tutti coloro che intendono avvicinarsi al mondo dell’off-road. Negli anni passati e fino al 2012 il Club ha organizzato il Raduno “Alle Porte dell’Est”, calamitando l’attenzione di diverse centinaia di appassionati, valorizzando e facendo conoscere ai partecipanti la realtà locale, le tradizioni, la cultura e l’offerta turistica del territorio. Anche quest’anno il team organizzativo del Club si è attivato per realizzare il prossimo raduno “Alle Porte dell'Est”, manifestazione che è stata programmata per il prossimo 10 novembre. E proprio nella fase ricognitiva al raduno si è potuto costatare quanti siano i rifiuti e i materiali di vario genere, depositati o abbandonati da persone incivili lungo i sentieri del Carso. Da qui è partita l’operazione “Carso Pulito” che inizierà oggi e domani, per ripetersi poi anche nell’ultimo fine settimana di maggio (sabato 25 e domenica 26).
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 17 maggio 2013

 

 

Tav, ratifica trattato in 15 giorni
Accelerazione sull’accordo internazionale italo-francese per la linea ad altà velocità Torino-Lione
TORINO La Tav Torino-Lione accelera. Entro «le prossime due settimane», ha assicurato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, la ratifica del trattato siglato dai governi di Italia e Francia approderà in Parlamento. La questione sarà discussa nel Consiglio dei ministri del 24 maggio. Ieri si è insediata a Roma la task force sulla Tav, voluta dallo stesso Lupi. L’organismo definirà le “opere di riqualificazione” della Valle di Susa e coordinerà la comunicazione di tutte le istituzioni pubbliche coinvolte. Nel frattempo il governo rimarca il «fermo impegno» di «seguire con la massima attenzione - ha precisato il sottosegretario Rocco Girlanda - il regolare adempimento delle prescrizioni connesse alla realizzazione» del cunicolo esplorativo di La Maddalena, il tunnel geognostico che da alcuni mesi si sta scavando a Chiomonte. «Allo stato attuale - ha detto Girlanda, rispondendo in Senato ad un’interpellanza di Marco Scibona (M5S) - la società Ltf (Lyon Turin Ferroviaire, ndr) ha inoltrato al ministero dell’Ambiente le tavole progettuali relative a 68 prescrizioni che hanno consentito l’inizio dei lavori del cunicolo esplorativo di La Maddalena». Dal movimento No Tav arriva un sarcastico commento all’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Torino per l’assalto di due notti fa al cantiere: «A meno che un compressore sia considerato un operaio del cantiere, un macchinario annerito è un pò poco per giustificare un tentato omicidio». Nei prossimi giorni il ministro Lupi visiterà il cantiere di Chiomonte e incontrerà i sindaci della Valle di Susa. Lunedì, invece, si terrà a Torino la prima riunione della task force, di cui fanno parte il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, i sindaci dei tre Comuni direttamente interessati dai cantieri della nuova ferrovia (Susa, Bussoleno e Chiomonte) e il commissario di governo Mario Virano. «I primi obiettivi - spiega Barbara Bonino, assessore ai Trasporti della Regione Piemonte - sono quelli di portare al Cipe un cronoprogramma di interventi e relative risorse, necessarie ad avere la copertura sia in termini di cassa che di competenza». Allo studio anche una finestra normativa «che consenta agli enti locali interessati dai lavori di uscire dal patto di stabilità». Tra i compiti della task force «ci sarà anche l’ascolto degli enti locali. Manterremo - dice ancora Bonino - un confronto costante con tutti i Comuni, a prescindere dal loro inserimento all’interno dei gruppi di lavoro». Nel frattempo si è appreso che sono 123, fra il 2010 e il 2012, i fascicoli aperti dalla Procura di Torino per reati commessi a margine di iniziative del movimento No Tav. Il dato si riferisce ai procedimenti “contro noti”. Le iscrizioni nel registro degli indagati sono state in tutto 707. Alcune persone sono state chiamate in causa in più procedimenti.
 

Accordo sul progetto alternativo della Tav
I sindaci trovano l’intesa per l’ammodernamento della rete esistente. Critiche al senatore Sonego
TORVISCOSA Via libera dei sindaci della regione allo studio di fattibilità che prevede il riammodernamento e il potenziamento della linea ferroviaria esistente, abbandonando il progetto della nuova linea Alta velocità/ Alta capacità Venezia–Trieste del 2010. Il commissario straordinario per la Venezia–Trieste, Bortolo Mainardi, alla fine è riuscito a mettere d’accordo i sindaci del Fvg per la redazione di uno studio di fattibilità che preveda la saturazione e l’ammodernamento della linea ferroviaria esistente: costo 380 milioni di euro per circa 50 chilometri, a fronte dei 4,7 miliardi di euro del progetto del 2010 del tracciato Alta velocità/Alta capacità che dovrebbe attraversare il Friuli Venezia Giulia. Successivamente si provvederà alla sua quadruplicazione. Resta però la “perplessità” espressa in merito dagli amministratori di Latisana, Palazzolo, Muzzana, che ritengono incompatibile con la struttura urbana dei loro paesi questo progetto in quanto l’attuale linea attraversa zone a forte concentrazione abitativa. Questi Comuni avevano siglato un protocollo con la Regione Fvg, che prevedeva delle compensazioni al passaggio del tracciato parallelo all’autostrada A4 Venezia–Trieste. Decisamente favorevoli Torviscosa, Cervignano, Palmanova, Bagnaria, Villa Vicentina, Ruda, Fiumicello, Gonars, Porpetto, Teor, Pocenia, e Ronchis, ma anche San Canzian, Turriaco e Castions di Strada. Mainardi, nell’incontro con gli amministratori dei 17 comuni coinvolti dal tracciato, si è presentato con piglio deciso e, dopo aver spiegato quanto fatto in Veneto, ha subito messo in tavola le sue carte. Ha infatti proposto due opzioni: andare avanti con il progetto di Rfi del 2010 o, come seconda opzione, riammodernare la linea ferroviaria esistente oggi utilizzata al 40% delle sue possibilità pensando già al suo quadruplicamento in vista dello sviluppo dei traffici futuri, ma anche in relazione al progetto del Corridoio 1, meglio conosciuto come l’Adriatico Baltico. Ha però chiesto ai sindaci una risposta decisa entro la fine della discussione, «per uscire con le idee chiare dall’incontro», risposta che alla fine ha ottenuto. Ad aprire l’incontro il sindaco di Torviscosa Roberto Fasan, che ha sottolineato l’inopportunità dell’uscita del senatore Ludovico Sonego, che sulla stampa ha affermato che il commissario non serve e non ha titoli per convocare i sindaci. «Sonego – ha detto – afferma che tutto deve essere risolto in chiave politica, se questo significa tagliare fuori i sindaci, ebbene noi non ci stiamo». Fasan, esprimendo parere favorevole, ha chiesto però il mantenimento degli interventi di mitigazione al rumore lungo il tracciato della linea ferroviaria.

(f.a.)
 

 

«Il petrolio di Trieste alimenta un terzo del mercato tedesco»
Ulrike Andres, presidente di Tal e ad di Siot: «Nel terminal più sbarchi per rifornire la raffineria di Karlsruhe»
I länder più ricchi - Coperto il 100% di Baviera e Baden Wuerttemberg - No al gas in porto La baia di Muggia non è adatta per questi progetti
TRIESTE Un terzo della Germania verrà approvvigionato dal petrolio sbarcato nel terminal Siot di Trieste. Il gruppo Tal, gestore del più importante oleodotto europeo con 42 milioni di tonnellate all’anno, sta mantenendo l’impegno assunto alla fine del 2012: aumentare il flusso di greggio che arriva nelle “pipelines” del porto giuliano e che viene poi inoltrato verso Austria, Cechia, Germania. L’obiettivo strategico di questa “offensiva” petrolifera è soprattutto una città tedesca nel Land del Baden-Wuerttemberg: Karlsruhe, che ospita un importante impianto di raffinazione, in passato solo parzialmente raggiunto dal greggio adriatico. L’Austria è già “coperta” per il 90%, la Cechia lo sarà al 50% rispetto al precedente 30%. I numeri del primo quadrimestre 2013 confermano la volontà di Tal: da gennaio ad aprile sono già affluiti 13,3 milioni di tonnellate, con una crescita del 36% rispetto all’analogo periodo del 2012. Ulrike Andres, nella duplice qualità di presidente della Tal e di amministratore delegato della Siot, è protagonista di questo cambio di velocità. Austriaca, sposata e madre di due figli, una carriera manageriale nel gas e nel petrolio, un biennio di presidenza dell’Aegpl (European association of liquified gas companies)a Bruxelles, Ulrike Andres è buona conoscitrice del business energetico. Tant’è che l’hanno messa a capo del Consorzio energia di Trieste. Presidente, quali fattori hanno determinato la maggiore competitività dell’approdo triestino? Il primo fattore è che il terminal di Marsiglia non alimenta più gli impianti di Karlsruhe, dove si è scelto di puntare completamente su Trieste, ritenuta più veloce ed efficiente. Questa decisione comporta che un Land importante come il Baden-Wuerttemberg venga approvvigionato al 100% dal greggio sbarcato in Adriatico. Laddove si consideri che la Baviera era già servita al 100%, si comprende come un terzo della Germania dipenda dal petrolio veicolato dal Tal. Ma questo è solo un aspetto della nostra strategia di crescita nell’Europa centro-orientale: infatti contiamo di portare al 50% la quota detenuta nella Repubblica Ceca. Questo rafforza le ragioni dell’investimento su Trieste. Dal 1967 la nostra presenza a Trieste è forte e costante. Rappresentiamo il 75% del traffico portuale, abbiamo un centinaio di dipendenti diretti cui s’aggiungono 500 posti nell’indotto. Ogni nave significa, tra tasse e servizi, 75 mila euro. Ogni anno 70 milioni di euro vengono conferiti dalla Siot al sistema economico italiano. L’obiettivo è incrementare il traffico del 20%, portando 500 navi. Trieste supererà Marsiglia e diventerà il primo porto petrolifero del Mediterraneo, mentre in Europa solo Rotterdam movimenta volumi maggiori. Non temete la concorrenza di alternative energetiche al petrolio? Perlomeno per altri vent’anni il petrolio non avrà forte concorrenza, soprattutto per quanto riguarda i mezzi di trasporto. Anche se, indubbiamente, il mercato dell’energia sta cambiando: si trova gas in abbondanza e questo giova al prezzo. Si comincia a estrarre davanti alle coste della Croazia, Stati Uniti e Qatar sono già importanti esportatori. Grandi gasdotti, come “Nabucco” e “South Stream”, riforniranno l’Europa occidentale, che spero sappia diversificare i mercati di acquisto e non commetta l’errore nel quale era caduta l’Ucraina. Ma è anche vero che vengono scoperti, per esempio negli Usa e in Canada, nuovi giacimenti di petrolio: l’approvvigionamento si manterrà su buoni livelli, il prezzo non dovrebbe subire grandi scostamenti, nonostante i maggiori costi dovuti all’estrazione sottomarina. A proposito di gas,cosa pensa riguardo l’eventuale realizzazione di un rigassificatore vicino al vostro terminal? Dubito che Trieste sia il luogo più adatto per operazioni di questo tipo. Basta osservare le caratteristiche e le dimensioni della baia di Muggia. Penso che sarebbe più opportuno un impianto “offshore”. E comunque un eventuale rigassificatore non dovrà in alcun modo condizionare il movimento delle petroliere dirette al terminal Siot. Vorrei, inoltre, vedere il progetto di Snam sulla “sea-line”: ritengo che tutte questi proposte dovrebbero essere vagliate contestualmente. Però Trieste ha bisogno di nuove leve di sviluppo. Chiuderà anche la Ferriera... Certo, ma la leva esiste già ed è il porto. Mi pare che Trieste abbia un po’ perso i contatti con l’Europa centro-orientale, che preferisce utilizzare le banchine di Amburgo. Quando parlo di porto, mi riferisco al traffico commerciale, non alle gasiere ... Mi sembra che proprio dal punto di vista portuale la vicina Capodistria si muova più velocemente di Trieste, questo mi fa un po’ male.
Massimo Greco

 

 

«Traffici in Alto Adriatico: prospettive di forte crescita» - LO STUDIO PRESENTATO IN COMUNE
I traffici nei porti dell’Alto Adriatico sono destinati a crescere a tal punto che nel 2015 si giungerà alla saturazione della capacità portuale esistente e nel 2030 di quella in fase di realizzazione. Questo è il dato più nuovo, e più ottimista, portato dal docente dell’Università di Trieste Romeo Danielis e dal consigliere dell’Aiom (Agenzia imprenditoriale operatori marittimi) Danilo Stevanato alla riunione della Terza commissione del Consiglio comunale sulla portualità. Nel complesso, però, il quadro tracciato dai tecnici ai consiglieri non è dei più esaltanti. Il professor Danielis ha presentato uno studio realizzato in base a dati del 2007 sul sistema portuale regionale, ovvero la struttura e il retroterra economico dei tre hub del Friuli Venezia Giulia. Sollecitato più volte dai consiglieri, Danielis ha assicurato che, pur fondandosi su informazioni antecedenti alla crisi, lo studio è ancora attuale: «Il sistema delle aziende che operano in ambito portuale non è sostanzialmente mutata». Secondo i tecnici dell’Università le aziende legate ai porti nel 2007 erano circa 480, «il 50% delle quali si occupano di attività portuali in senso stretto». Di queste 433 operanti a Trieste, anche se nella maggior parte dei casi si trattava di aziende multilocalizzate, magari con sedi o filiali in aree non portuali, come la Lombardia o la Svizzera. Il 41,9%, inoltre, lavorava principalmente al di fuori dei confini fisici dei porti: «Un segno del carattere “regionalizzato” di queste realtà - ha detto Danielis -, articolate sul territorio». Lo studio stabiliva inoltre a quota ottomila il numero di addetti del sistema marittimo e portuale regionale, inseriti in un indotto più ampio di 19mila. Principali datori di lavoro: gli enti pubblici come, ad esempio, le autorità portuali. Stevanato ha presentato i risultati del suo studio, parallelo a quello dell’ateneo ma successivo di un anno, che ha portato a risultati affini. Il consigliere Aiom ha presentato anche le previsioni scritte in testa all’articolo. Al termine della presentazione è seguita una discussione tra i consiglieri. Paolo Rovis del Pdl ha rilevato: «Secondo i dati presentati, il movimento merci nel porto di Trieste fra il 1967 e il 2011 è passato da 8,6 a 13 milioni di tonnellate. Neanche raddoppiato in cinquant’anni. Il peso della portualità nell’economia regionale è ormai inferiore a quella dell’artigianato. Possiamo davvero vedere nel porto il futuro del territorio?». Il consigliere grillino Paolo Menis ha risposto con una riflessione: «Per rispondere dovremmo disporre di un’analisi comparativa con i sistemi portuali delle altre regioni, che tenga conto anche degli investimenti fatti a Trieste e altrove nel corso dei decenni». Per Un’altra Trieste Franco Bandelli ha rilevato come nei porti nord-europei esistano ancora compagnie portuali pubbliche, a differenza che in Italia: «Là è un sistema che funziona. Se il pubblico potesse agire così anche da noi, sarebbe un miracolo».

(g.tom.)
 

 

Tajani: «La Ferriera inserita nel piano Ue per la siderurgia»
L’annuncio del vicepresidente della Commissione europea Serracchiani a Roma: «Sarà area industriale complessa»
L’Unione europea prende misure concrete per risolvere il caso della Ferriera di Servola. Infatti il nuovo Piano Ue per la siderurgia che verrà presentato a inizio giugno «riguarderà sicuramente anche Trieste». Lo ha assicurato il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani al termine dell’incontro della tavola rotonda di Alto livello sull’Acciaio tenutasi a Bruxelles, dove per l’Italia ha partecipato il sottosegretario allo sviluppo economico Claudio De Vincenti. Il presidente della Regione Debora Serracchiani aveva infatti chiesto la scorsa settimana a Tajani di inserire la Ferriera di Trieste nel piano per la siderurgia in preparazione a Bruxelles. «Si tratta di un piano-ombrello sotto cui gli stati membri possono agire con azioni concrete» per gli impianti nazionali, ha spiegato il commissario Ue, sottolineando di avere già parlato del caso del sito triestino anche con il precedente governatore. «Faremo tutto il possibile con il governo italiano - ha assicurato Tajani - perché il sito di Trieste continui a produrre acciaio e a dare occupazione ai suoi lavoratori». Secondo Tajani «la ristrutturazione può sostenere il progresso economico e sociale, ma - ha sottolineato - si devono anticipare i cambiamenti strutturali», e questo è fattibile «se le aziende prendono misure correttive e se le autorità pubbliche aiutano a creare le condizioni giuste». Due temi centrali del piano per l’Italia, ha fatto presente il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. E proprio il sottosegretario ha incontrato ieri a Roma la presidente Serracchiani. «Con De Vincenti abbiamo affrontato la parte operativa di quel processo che deve portare al riconoscimento della Ferriera di Servola come area industriale di crisi complessa - ha spiegato Serracchiani al termine dell’incontro con l’esponente del governo -, a seguito degli impegni presi a Trieste dal ministro Zanonato». Riferendosi alle parole del vicepresidente della Commissione Ue, Serracchiani ha sostenuto che «soluzioni per la Ferriera di Servola sono possibili solo con l’impegno congiunto a livello europeo, nazionale e locale». La neo eletta presidente della Regione ha poi ripercorso i precedenti della questione in sede europea: «In una risoluzione dello scorso dicembre – ha ricordato Serracchiani - il Parlamento europeo si è pronunciato sulla crisi dell’industria siderurgica Ue invitando la Commissione a monitorare da vicino gli sviluppi futuri in alcuni stabilimenti, tra i quali anche Trieste, la cui integrità è a rischio, per assicurare la competitività del settore siderurgico europeo e i livelli occupazionali». Ora, ha auspicato Serracchiani, non resta che sperare che le promesse di Tajani vengano presto tradotte in pratica: «Accolgo dunque con speranza l’annuncio del Commissario Tajani, che - ha concluso - ho già invitato a Trieste per un sopralluogo alla Ferriera e un incontro con i portatori d’interesse».
Giovanni Tomasin

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 16 maggio 2013

 

 

Nuovo bando su Porto Vecchio mentre pende il giudizio del Tar
La presidente dell’Authority Monassi firma l’avviso esplorativo per raccogliere nuove manifestazioni di interesse: «Meglio se più concessioni a soggetti diversi». La querelle legale con Portocittà è in corso
Riparte da zero la riqualificazione del Porto Vecchio. La presidente dell’Authority Marina Monassi ha firmato l’altra sera il bando di avviso esplorativo volto a ottenere nuove manifestazioni d’interesse per gli insediamenti nell’area. Sarà affisso oggi o domani all’Albo pretorio del Comune e prevede come termine per l’invio delle presentazioni la data del 23 luglio. Tutto ciò mentre è ancora pendente il ricorso al Tar di Portocittà, la società costituita da Maltauro, Rizzani de Eccher, Sinloc e Banca Intesa, che ha chiesto che l’atto di concessione venga dichiarato nullo. L’udienza doveva essere fissata ai primi di luglio, ma potrebbe anche slittare. «I legali delle due controparti stanno trattando - conferma infatti Enrico Maltauro, amministratore delegato del Gruppo - ma per definire la nostra uscita. Le condizioni ostative infatti (il Punto franco in primis, ndr) sono sempre le medesime per cui non vedo spiragli per un nostro rientro. Quanto all’avviso per nuove manifestazioni d’interesse non intendo commentare e comunque non ci vedo nulla di scandaloso». «Non potevo perdere tempo - spiega Monassi - del resto è Portocittà stessa a chiedere che la sua concessione venga annullata. In pendenza di giudizio non posso dare le concessioni, ma nessuno mi impedisce di raccogliere nuove manifestazioni d’interesse, alcune delle quali del resto sono già arrivate e riguardano in particolare soprattutto il Molo Terzo». In realtà la questione Porto Vecchio riparte, ma con una filosofia molto diversa rispetto al passato e che sta già scatenando polemiche. «Chiaro che se arriva il sultano del Brunei e stando nelle regole riempie il Porto Vecchio d’oro sono disposta anche a dare una concessione unica - spiega infatti Monassi - ma non è il metodo che prediligo. Preferisco dare più concessioni a soggetti diversi: la ritengo la strada più giusta e più rapida». E su questo metodo definito “spezzatino” piovono subito gli strali del sindaco Roberto Cosolini: «Sono fermamente contrario a questo modo di procedere. Dubito che le piccole concessioni, soprattutto se non precedute da un disegno strategico entro cui vadano a collocarsi come le tessere di un mosaico, possano valorizzare e recuperare zone oggi non appetibili da un punto di vista imprenditoriale. Non dubito che alcune manifestazioni di interesse arriveranno, ma si concentreranno su alcune aree qua e là a macchia di leopardo e lasceranno tanti altri siti nell’attuale degrado. Quello che mi preoccupa - conclude il sindaco - è che rischiamo di rimanere sideralmente lontani da quelle lungimiranti operazioni di trasformazione fatte con alto tasso strategico e forte professionalità che hanno rivitalizzato il watefront di tante città del mondo».
Silvio Maranzana

 

La soluzione “a spezzatino” non piace al sindaco - Diversità di vedute
L’atto firmato dalla presidente Monassi, e di cui l’Authority non ha comunicato i dettagli, è un avviso esplorativo affinché soggetti interessati esprimano il proprio interesse a partecipare alla gara sulla riqualificazione del Porto Vecchio che verrà indetta successivamente. Come tale, non è stato discusso in nessuna seduta del Comitato portuale al quale invece la stessa presidente aveva puntualmente riferito del procedere del contenzioso con Portocittà. Causa che non impedisce ora a Monassi di pubblicizzare l’avviso, ma che invece l’aveva sconsigliata di prendere parte a un’audizione dinanzi al Consiglio comunale sul futuro dello stesso Porto Vecchio e che era stata disertata anche dagli stessi responsabili di Portocittà. Per quanto riguarda l’antico scalo triestino, si tratta dell’ennesima ripartenza dopo le funeree esperienze passate che portavano i nomi di Polis 1, Polis 2, Bonifiche, Trieste futura, Trieste expo, Portocittà e forse altri ancora. Ma questa ripartenza evidenzia subito una divaricazione: da un lato il procedimento che prevede l’assegnazione di numerose piccole concessioni “a spezzatino” privilegiato dalla presidente dell’Authority, dall’altro l’esigenza di un concessionario unico preferito dal sindaco.
 

Un ente per i punti franchi o perderemo tutti i benefici - L’INTERVENTO DI FRANCESCA TREVISAN (avvocato)
È impressionante la moltitudine di persone che intervengono nella materia e la serie infinita dei dibattiti che si succedono sul tema del "Porto Franco sì - Porto Franco no", del Territorio extradoganale, del Territorio internazionale e vantaggi e svantaggi del regime obbligatorio previsto dal Trattato di Pace, nonchè delle facoltà di scegliere da parte dell'operatore il regime che gli è più favorevole, eccetera. Mi sono di nuovo imbattuta sul Piccolo nel resoconto di un incontro avvenuto con professori, rappresentanti degli spedizionieri ed ex responsabili del Terminal contenitori. La pervicacia nel perseguire un suicidio economico è prerogativa di questa città, che si avvita sul problema della scelta, non capendo che quest'ultima è sottratta alla disponibilità locale, e che l'unica scelta legittima è quella di operare immediatamente "secundum legem". Ma aggiungo che questo teatrino su una risorsa economica già sperimentata con successo nel passato non è un fatto isolato; purtroppo l'inizio di tale situazione si dipana attraverso l'inadempimento dello Stato italiano di un obbligo formalmente vincolante della costituzione del free port, a cui lo Stato italiano avrebbe dovuto conferire banchine, attrezzature, magazzini e territorio, in ottemperanza all'assolvimento del debito di guerra italiano nei confronti delle potenze vincitrici in credito di tale obbligazione. Con magnifica previsione giuridica l'Associazione italiana di diritto marittimo (Aidim) aveva, negli anni '95, proposto una bozza di legge sulla costituzione del Porto franco di Trieste come Ente territoriale pubblico con potestà normativa, nell'ambito del quale avrebbero dovuto venir esercitate le consuetudini internazionali sulle prerogative dei porti franchi, nei limiti e con i vincoli dell'Allegato 8° nei punti da 1 a 20. La costituzione di questo ente avrebbe sottratto la materia del contendere agli opinionisti, ai miglioristi, ai politici, agli speculatori, ai concessionari sostenitori della portualità allargata e, sicuramente, il Porto franco di Trieste avrebbe potuto operare proficuamente con l'ausilio esterno del contributo obbligatorio dello Stato italiano a mantenerlo allineato ai porti franchi internazionali e competitivo con gli stessi. Sono favole i raffronti con le situazioni di altri porti franchi europei, perchè questi ultimi sono frutto delle rispettive decisioni nazionali e, pertanto, modificabili dalle stesse e assoggettati al Trattato di Roma del 1957. Il Porto Franco di Trieste non è operazione autonoma nè dello Stato italiano, nè della Comunità europea, ma è dipeso dall'esito disastroso, per l' Italia ed in particolare per Trieste e della Venezia Giulia, della 2.a guerra mondiale, per cui è stata imposta come riparazione e sanzione di guerra la costituzione del Porto Franco e l'obbligo dell'Italia, vinta per quanto considerata cobelligerante, di mantenerlo al servizio delle bandiere di tutto il mondo, senza, fra l'altro, la possibilità di esigere tasse per i servizi in esso compiuti. Ricordo ancora che la proposta di legge avanzata dall'Aidim prevedeva per necessità commerciali l'allargamento del regime di porto franco a tutto l'insediamento urbano, costituendo, in tal maniera, legittimamente "Trieste città franca". Altro che il mendicare, alcuni lustri fa, con il cappello in mano alla matrigna Comunità Europea la possibilità di costituire un centro finanziario off shore, o sognare un impossibile Territorio Libero. Ma, mi domando, come fanno delle persone dotate di buon senso, preposte alla guida politica ed economica di una città dotata di economia asfittica, colpita da un regresso demografico preoccupante, in cui nulla decolla, a continuare a dissertare su un oggetto impossibile, ingannando i cittadini amministrati? Il Porto Franco di Trieste, una volta legittimamente costituito, non potrebbe dar adito ad alcuno spostamento di aree perchè l'atto costitutivo del Free Port prevede in maniera inderogabile, per il regime del diritto internazionale, il mantenimento dei due punti franchi "Vecchio e Nuovo" nelle superfici del 1939, aree su cui insisterebbe il Free Port stesso. Spostarli con o senza la costituzione dell'Ente significherebbe perdere tutte le opportunità che le potenze vincitrici hanno offerto ad una nazione vinta ma considerata, in virtù della resistenza partigiana, considerata quale cobelligerante.
 

 

Carso: “Puliamo una dolina” Ecologia, musica, workshop
Sono aperte le iscrizioni all'iniziativa “Puliamo una dolina”, in programma dal 21 al 23 giugno, una tre giorni di concerti, mostre, workshop e dibattiti all’ostello Amis di Campo Sacro a Prosecco, organizzata dal Circolo VerdeAzzurro della Legambiente di Trieste, in collaborazione con l’associazione Monte Analogo e la Commissione grotte E. Boegan, con Arci Servizio civile, e rivolta ai ragazzi. «L'utilizzo delle doline carsiche come discariche abusive è un fenomeno purtroppo molto diffuso. I danni provocati all'ambiente carsico e alle risorse idriche profonde sono incalcolabili. “Puliamo una dolina” - spiegano i promotori - vuole portare una luce nel buio e segnalare in modo puntuale e dettagliato le situazioni di rischio e indicare le possibili soluzioni. L’iniziativa si propone di bonificare almeno in parte le discariche abusive in una dolina, in ogni caso di documentarle, valutarne il grado di pericolosità e di individuare i possibili rimedi, proponendoli poi all’opinione pubblica e alle amministrazioni locali». L'operazione di sgombero dei rifiuti verrà effettuata in un'area tra Prosecco, Rupinpiccolo e Borgo Grotta Gigante. Si comincia venerdì 21 giugno alle 19 con un incontro, seguito dalla presentazione e inaugurazione della mostra fotografica “Il Carso classico, l’acqua e l’uomo” e un evento in ricordo dello speleologo Franco Tiralongo. Alle 20 “Speleo Award 2013”, rassegna video. Sabato 22 giugno al via la pulizia vera e propria, dalle 9 alle 18, che proseguirà anche domenica. Chi desidera aderire o ricevere semplicemente informazioni può contattare l'Arci Servizio civile ai numeri 040-761683 o 3409943166, via mail a trieste@arciserviziocivile.it. L'iniziativa è realizzata nell’ambito di “Trieste on sight – esperienze di cittadinanza”. «“Trieste on sight” comprende appuntamenti nelle vie e nelle piazze, in strutture istituzionali e in aree non convenzionali della città e vedrà il progetto “terminale” proprio a Prosecco – sottolineano gli organizzatori - in quanto si tratta di un camp, dove i giovani avranno a disposizione a costi convenzionati la possibilità di soggiornare in campeggio o in ostello. Più di una rassegna, di un festival o di un semplice insieme di iniziative, “Trieste on sight” vuole manifestare concretamente lo spirito, l’entusiasmo e i talenti di una città in trasformazione, in cui i giovani sono i protagonisti». “Puliamo una dolina” gode del patrocinio di Regione, Provincia e Comune di Trieste, con la collaborazione del Gruppo comunale volontari Protezione civile.

Micol Brusaferro
 

 

Trieste nella top 10 delle idee verdi - La Green Week delle Venezie premia Epoca per la “casa ecologica” di via Giustinelli
C’è anche Epoca - la società di sviluppo immobiliare di Alessandro Beltrame e il suo team triestino, promotrice di Panorama Giustinelli, noto ai più per essere l’innovativo progetto di “casa ecologica” in zona San Vito - tra le dieci imprese selezionate per la prima edizione del Premio Radical Green, ideato nell’ambito della Green Week delle Venezie (20-26 maggio 2013) tesa appunto a sostenere le migliori “pratiche green” delle Venezie. La cerimonia di premiazione è in programma martedì 21 maggio, a partire dalle 17, presso il Polo Tecnologico di Pordenone. «Il Premio nasce dalla constatazione che più che mai in questo periodo è necessario scommettere sull’innovazione, sulla conoscenza e sull’identità di un territorio», sottolinea Filiberto Zovico, direttore della Green Week delle Venezie. «La scelta di premiare dieci tra le migliori esperienze di sostenibilità da una parte sottolinea le eccellenze del nostro territorio e dall’altra sostiene la qualità e la forza del Made in Italy anche nei prodotti green», aggiunge il responsabile del Premio Radical Green, promosso dallo stesso Polo Tecnologico di Pordenone e da Nordesteuropa Editore, con Bcc Pordenonese, Officinae Verdi, in collaborazione con Distretto del Mobile, Distretto Comet e Unione Industriali di Pordenone. Ad aprire il Premio un convegno, promosso da eAmbiente, su come si sviluppa l’impronta green di un prodotto. Seguirà, quindi, la cerimonia di premiazione: a consegnare i premi Michelangelo Agrusti, presidente dell’Unione Industriali Pordenone, Sergio Bolzonello, vicepresidente della Regione, e Giovanni Pavan, presidente della Camera di Commercio di Pordenone. Beltrame e il suo team - si legge in una nota stampa inviata dagli organizzatori - «sono sicuri che Panorama Giustinelli sia destinato a diventare un caso di eccellenza: hanno voluto riunire in un unico progetto il meglio dell’innovazione in tema di “abitare”», tra cui la «domotica avanzata». Panorama Giustinelli è un passo avanti verso nuovi scenari urbani in cui convivono legno e cemento armato, in cui l’aria, la luce, il suolo parlano tra loro per produrre energia, in cui un contenitore storico fa da paravento ad uno ad alto tasso tecnologico. La Green Week è promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione dei comuni di Padova, Trieste, Schio, Trebaseleghe, Castellavazzo, con il Consorzio Contarina, eAmbiente, Il Polo Tecnologico di Pordenone, Arte Sella, Confindustria Veneto, Confartigianato e Cna Vicenza. Tra i media partner anche Il Piccolo.
 

 

A Santa Croce torna il “Sabato ecologico” - ALTIPIANO OVEST
ALTIPIANO OVEST Dopo il successo dello scorso anno, l’AcegasAps ripropone l’iniziativa del “Sabato ecologico” che prevede la raccolta differenziata sul territorio dell’Altipiano Ovest e nelle circoscrizioni sesta e settima. «È una notizia importante – afferma per il primo parlamentino il presidente Roberto Cattaruzza – che va incontro alle richieste dei nostri residenti. L’anno scorso il punto di raccolta dei rifiuti ingombranti e differenti era stato individuato a Prosecco; quest’anno – continua il presidente – abbiamo chiesto all’AcegasAps di individuarlo nell’area di Santa Croce». Per ragioni di incompatibilità ai criteri di raccolta è stato scartato il sito posto nei pressi del campo sportivo. Ora la circoscrizione è stata invitata a suggerirne uno nuovo. «Riteniamo che il cortile dell’ex ricreatorio di Santa Croce, oggi sede provinciale della Protezione civile, abbia i requisiti funzionali richiesti dai tecnici dell’ex municipalizzata – sostiene Cattaruzza – perché ampio, accessibile e dotato di fondo completamente pavimentato». Il “Sabato ecologico” a Santa Croce è previsto sabato 1 giugno. L’orario di apertura per portarvi i rifiuti è dalle 9 alle 17. Una volta definita l’area in accordo con i capi zona dell’AcegasAps, questa provvederà alla posa di un numero di contenitori di volumetria idonea alle varie tipologie di rifiuti. Sarà garantita la presenza di un addetto dell’azienda che presidierà l’area e informerà l’utenza sull’iniziativa e le recenti novità sulla raccolta differenziata. AcegasAps provvederà inoltre a preparare delle brochure che verranno trasmesse alle circoscrizione in formato pdf in modo da poter essere diffuse sul territorio. Per informazioni, la mail della circoscrizione di Altipiano Ovest è Primacircoscrizione@comune.trieste.it, e il telefono è lo 040-225956 .

Maurizio Lozei
 

 

“Adottiamo la piazza” Festa a San Giovanni - Sabato il rione si “riprende” lo spazio in vista dell’estate

Prove generali di adozione di una piazza – quella dei Volontari Giuliani, per la precisione – in vista di quella stagione estiva dove trovare spazi ricreativi per l’infanzia diventa un autentico problema dopo la chiusura dell’anno scolastico. Archiviata positivamente la Festa di Primavera, la Pro Loco di San Giovanni Cologna assieme a diverse associazioni torna nel cuore di via Giulia, in piazza dei Volontari Giuliani, per l’organizzazione di un pomeriggio dedicato a grandi e piccini. L’appuntamento per la Festa di maggio è per sabato 18 maggio, con inizio alle 16. «Sono invitati non solo i residenti ma tutti i cittadini – spiega Luciano Ferluga, portavoce della Pro Loco - per verificare come si possa lavorare insieme per l’adozione di una piazza giardino che possiede spazi e numeri per favorire il dialogo tra la gente e offrire delle risposte ai bisogni della comunità. Tra le iniziative previste, la richiesta ai più piccoli di immaginare e disegnare “il giardino dei loro sogni”, pieno di fiori, piante e giochi. La festa di maggio della Pro Loco sarà un nuova occasione per consentire agli intervenuti di ragionare sulle questioni relative alla mobilità sostenibile, al nuovo Piano del Traffico, alle modalità di “pedibus” e di piste ciclabili destinate a promuovere stili di vita per una cultura della salute e della vivibilità». Il programma della manifestazione è molto articolato. Accanto ai giochi e ai disegni dei più piccoli, l’ampia piazza verrà animata da una esposizione di prodotti orticoli provenienti dagli orti di San Giovanni e dintorni, con assaggi di prodotti naturali. È prevista pure l’esposizione di piante da giardino e da balcone e di una serie di attrezzi necessari alla cura di orti e campagna. La cultura del verde sarà ulteriormente promossa con informazioni sugli insetticidi naturali: la pratica del compostaggio del terreno verrà approfondita dai volontari di Legambiente. La Riserva marina di Miramare metterà a disposizione materiali sull’educazione e la tutela ambientale. In tempi di crisi cresce l’arte del baratto; così anche in piazza Volontari Giuliani verranno allestiti dei banchetti riservati allo scambio e ricambio di libri, a cura della stessa Pro Loco e di “Trieste Altruista”. Alle 17.30 spettacolo teatrale curato dai gruppi dell’”Armonia” e “Quei de Scala Santa”. Seguirà alle 18.30 la presentazione del libro “Civico orto botanico e bosco del Farneto”. A concludere musica e danze al calar del sole. Per informazioni il telefono è 338/2118453 , la mail prolocosgc@libero.it

Maurizio Lozei

 

 

piano regolatore
Incontro pubblico sul piano regolatore allo Sportello ambiente del Multiculturaenter di via XXX Ottobre 8/a alle 19.30. Info: 338/2118553.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 15 maggio 2013

 

 

La Bandiera blu ritorna a sventolare a Grado e Lignano - le bandiere blu 2013
Le due spiagge nell’elenco delle perle turistiche del Paese Tra i punti di forza la qualità del mare e i servizi agli ospiti
GRADO Grado e Lignano si confermano tra le “perle” del turismo balneare dell’Italia, ottenendo ancora una volta la Bandiera Blu assegnato dalla Fondazione per l’educazione ambientale. Un riconoscimento prestigioso che, ha spiegato il presidente fondazione Claudio Mazza, va a premiare «due località con tradizioni culturali legate in particolar modo all’accoglienza e all’attenzione ambientale». Per Grado si tratta della 24.a bandiera ottenuta su 27 edizioni che, unitamente alla località di Moneglia in Liguria, fa dell’Isola del Sole la migliore in Italia in fatto di numero di vessilli conquistati. Lignano isserà, invece, il prestigioso vessillo blu per il 23.o anno. Soddisfatti, naturalmente, gli amministratori comunali e gli operatori di Grado e di Lignano. E altrettanto soddisfatte le centinaia di migliaia di turisti che frequentano ogni anno le due spiagge del Friuli Venezia Giulia. La Bandiera Blu, infatti, ha molti significati e certifica diversi requisiti: dalla perfetta balneabilità delle acque (la verifica avviene tramite le analisi degli ultimi 4 anni effettuati dalle aziende sanitarie o dalle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente), alla validità del “sistema” spiaggia (intesa sia in termini di strutture e attrezzature e sia di vivibilità e sicurezza), fino ad arrivare al massimo rispetto in campo ambientale e alla promozione di questi valori soprattutto verso il pubblico dei più giovani. Vale a dire coloro che, in futuro, amministreranno le città o in ogni caso potranno continuare a usufruire del mare, della sabbia, persino dell’aria. Di rilievo la presenza del depuratore, la raccolta differenziata e la valorizzazione della aree naturalistiche. L’esempio sono la Valle Cavanata e il Caneo per Grado e l’oasi di Marano ma anche le splendide lagune di Grado e Marano. Per quanto riguarda Grado punti di favore sono stati anche le due spiagge per i cani, il servizio di salvataggio anche con l’utilizzo di “bagnini” a quatto zampe cani e soprattutto l’eliminazione delle barriere architettoniche, tanto che nelle spiagge può accedere senza difficoltà anche chi ha problemi di deambulazione. Nella spiaggia principale gestita dalla Git, tra l’altro, vigono delle agevolazioni notevoli, con la totale gratuità per l’accompagnatore. Un parametro nuovo che verrà tenuto in maggior considerazione in futuro è poi quello legato alle politiche energetiche comunali. «Anche quest’anno – ha aggiunto il presidente della federazione Claudio Mazza – la nostra campagna, portata avanti da tante località, è risultata positiva tanto che il numero dei riconoscimenti è aumentato. Grazie anche al miglioramento continuo dimostrato da tante spiagge. A qualcuno abbiamo inviato, invece, la segnalazione diretta su alcuni punti deboli che vanno risolti, pena l’esclusione». Le località italiane che potranno far sventolare la Bandiera Blu sono attualmente 135 (l’anno scorso erano 131). Ma, nell’elenco, sono state inserite nove nuove realtà – tra queste citiamo Francavilla al Mare, Fermo e Carrara -, a fronte dell’eliminazione di altre. Va detto, fra l’altro che le 135 località riconosciute meritevoli rappresentano complessivamente 248 spiagge (2 in più del 2012), che a loro volta corrispondono a circa il 10 per cento delle spiagge premiate a livello internazionale. Come curiosità va segnalato l’ingresso nell’elenco delle Bandiere Blu fra del Trentino Alto Adige con il Lido della località lacustre di Levico Terme. Rispetto al 2012 scompaiono invece dalla lista Marina di Gioiosa Jonica in Calabria e Pozzallo in Sicilia. Complessivamente la regione che detiene il maggio numero di località con la Bandiera Blu è la Liguria con ben 20; a seguire ci sono le Marche con 18 e la Toscana con 17. A conclusione della cerimonia svoltasi ieri nella sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il presidente della Fee Italia, Claudio Mazza, ha ricordato a quanti hanno la responsabilità di amministrare e di portare sviluppo a un territorio, la scelta obbligata di puntare per il futuro sul turismo sostenibile».
Antonio Boemo

 

In Friuli Venezia Giulia premiati undici approdi
GRADO Garantire la qualità e la quantità dei servizi erogati ma nel pieno contesto della compatibilità ambientale è la linea di fondo che da un po’ di anni a questa parte ha indotto la Fee ad assegnare la Bandiera Blu anche agli approdi. Il Friuli Venezia Giulia riconferma gli 11 approdi premiati lo scorso anno. Bandiere Blu che vanno a riconoscere i porti e gli approdi di tutta la costa. Per il secondo anno consecutivo l’unico approdo a non figurare nell’elenco dei premiati del Friuli Venezia Giulia – in precedenza lo era stato - è quello di Marina di Aquileia. Premiati invece l’approdo della Lega Navale Italiana di Trieste e, per la provincia di Gorizia, Porto San Vito di Grado e l’Hannibal di Monfalcone. Ben più numerosi, invece, gli approdi friulani riconosciuti meritevoli di far sventolare la Bandiera Blu. Quattro sono di Lignano Sabbiadoro: Marina Uno, Marina di Punta Verde, Marina Punta Faro e Darsena Porto Vecchio. Aprilia Marittima ne conta, invece, tre: Marina Punta Gabbiani, Marina Aprilia Marittima e Marina Capo Nord. Uno, infine, va a San Giorgio di Nogaro con destinazione Marina Sant’Andrea. Da evidenziare il fatto che come numero complessivo di approdi premiati il Friuli Venezia Giulia segue solamente la Liguria che ne conta 15. Nettamente staccata al terzo posto la Sardegna con 8 approdi seguita dalle Marche con 7 approdi. Il Veneto ne conta solamente 5 alla pari della Toscana e della Campania. Solo due, quelli dell’Emilia Romagna e del Lazio mentre un solo approdo a testa è stato riconosciuto meritevole in Basilicata, Puglia e Abruzzo.Complessivamente quest’anno in Italia sono stati premiati con la Bandiera Blu 62 approdi, che hanno dalla loro non solo le indispensabili strutture a terra ma anche delle ulteriori attrezzature e servizi destinati alla miglior accoglienza dei diportisti.

(an.bo.)
 

 

Univillage, gran finale fra musica e diritti
Si conclude oggi all’ateneo triestino la “tre giorni” che ha visto alternarsi dibattiti, workshop e spettacoli
Giornata di chiusura oggi per Univillage, la tre giorni di “musica, spazi e diritti” in scena per il terzo anno di fila all’Università degli studi di Trieste. Spazi urbani abbandonati, occupazioni di case sfitte, rapporti con la mafia e diritto di accesso all’acqua sono soltanto alcuni dei temi di cui si parla da due giorni nei vari edifici di piazzale Europa. E anche per la giornata odierna, diversi sono gli argomenti con cui il festival (promosso dal circolo Arci della Casa dello studente e dalla Lista di sinistra) si avvia alla conclusione. Con un finale tutto danzante, dalle 20 nel piazzale interno dell’ateneo, animato dall’alternative rock dei Welcome Coffe, il turbolento folk dei Figli di Puff, il collaudatissimo funk dei Gang Band e i Rockers Dub Master al servizio dei Dubwise’n’Jungle. Oggi si inizia con il workshop dell’associazione BloopersLab, impegnata a far fare i primi passi nella produzione audiovisiva. Di mattina le lezioni nell’aula 2B dell’H3, poi si impara sul campo filmando il festival. Nel primo pomeriggio, appuntamento in aula 1B dell’H3 con la proiezione di “Voci nel buio”, il celebre film su Rozzol Melara girato dal triestino Rodolfo Bisatti. Alle 15.30 (al secondo piano di Matematica) il workshop della Sinaptica Laptop Orchestra, che vede il gruppo di studenti del Conservatorio Tartini illustrare la percezione visiva dei suoni. Alle 16 nell’aula 1C dell’H3 si parla del diritto degli omosessuali a vedersi riconoscere la genitorialità, nell’incontro “Genitori gay: dignità negata”, con il Circolo Arcobaleno Arcigay-Arcilesbica. Di seguito Mathieu Scialino dei Comitati per l’acqua promuove la petizione “Ice” per il diritto dell’accesso all’acqua in tutti i Paesi dell’Unione Europea (http://www.acquapubblica.eu/ ). Alle 17, nel giardino di Economia e commercio, i membri di Ascia parleranno poi della legalizzazione di canapa e cannabis, e a seguire si racconteranno le “Storie di precariato”, in collaborazione con Nidil Cgil e ConsorzioScenico. E tanti sono stati gli argomenti di discussione nei primi due giorni di festival. L’abbandono degli spazi urbani di Trieste è stato uno dei temi più gettonati. Partecipi le associazioni e i gruppi portatori di diverse pratiche di valorizzazione, dall’occupazione all’autorecupero, dall’acquisto al censimento di spazi sfitti. Invitati a parlarne Marco Barbariol (Manifetso), Riccardo Bermani, (Ca’ Tron di Venezia), Lorenzo Trapani (R.d.C. Bologna), Asia-Usb, il gruppo anarchico Germinal e l’associazione Kallipolis. E gli “Spazi pieni di Nulla” sono stati anche oggetto di un workshop fotografico coordinato da Vanja Macovaz e Giulia Bellemo. L’arte della fotografia è poi servita alla padovana Claudia Guido per ripercorrere “Licenza di tortura”, la mostra che immortala i familiari di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi e Riccardo Rasman, solo per ricordare alcune delle undici vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine. Ieri si è poi tornati a parlare di mafia con Libera, di violenza contro le donne con il Goap e di partecipazione dei detenuti con la Duemilauno. Protagonisti ieri sera infine gli attori del ConsorzioScenico, alle prese con “Bilal”, tratto dal romanzo che ha reso famoso il giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti per aver ripercorso di nascosto il tragitto di un immigrato dall'Africa all’Italia.
Elena Placitelli

 

 

Battere lo spreco e cambiare rotta con Andrea Segrè - SOCIETA'
Il nuovo libro del docente triestino a Bologna propone una rivoluzione alla portata di tutti
Un nuovo libro di Andrea Segrè, intitolato “Vivere a spreco zero”, esxce pubblicato da Marsilio editore. Anticipiamo il capitolo intitolato “Durare” per gentile concessione. di ANDREA SEGRÈ Che mondo è quello in cui viviamo? E quanto può durare? Un mondo che deve mantenere la sua musica – la vita – allungando le note e la loro risonanza come si fa con il pedale del pianoforte (sustain in inglese). La chiave, dunque, è la sostenibilità (meglio ancora il francese durabilité): durare, mantenersi nel tempo, di generazione in generazione, essere capaci di adottare una visione-azione di lungo periodo, sia in campo economico sia ecologico, per tenere conto dei diritti di chi verrà dopo di noi e delle conseguenze future delle nostre azioni odierne. Le risorse naturali con le quali soddisfi amo i nostri bisogni fondamentali – il suolo, l’acqua, l’energia – non sono infinite e neppure scarse, come sostiene qualcuno. Se dobbiamo consumarle – ci servono per vivere – dobbiamo anche consentire il loro rigenerarsi nel tempo, che altro non è se non il compimento della sostenibilità. La società sostenibile deve, dunque, rinnovarsi continuamente. Rinnovare, ossia ricercare e sperimentare senza posa nuovi prodotti, processi, tecnologie. Ma a che scopo, per andare dove e come? È questo il punto da definire e da cui avviare un percorso non solo per guardare oltre, altrove nel tempo e nello spazio, ma anche per comprendere il presente, ciò che succede intorno a noi. È l’obiettivo di questo libro: raccontare una realtà a prima vista lontana e irraggiungibile ma che, a ben vedere, mettendo nero su bianco una serie di esperienze e una gamma di azioni concrete, è già viva e operante. Per poter compiere questo esercizio, quello che propongo, paradossalmente, è di andare alla fi ne del percorso, cominciando a riflettere su un fenomeno assai negativo nella percezione comune: lo spreco. Di cibo, di acqua, di tempo, di vite, di risorse: c’è sempre qualcosa, o qualcuno, che si spreca. La stessa parola «spreco» contiene in sé una lettura risolutiva. Basta dividerla in due e aggiungere un meno e un più al punto giusto, andando ad accrescere l’«-eco», la parte positiva. Dobbiamo ridurre l’eccesso, il surplus, il troppo e far crescere la casa (eco), quella grande (natura) e piccola (uomo). Lo «zero» numera, al minimo, l’obiettivo. Che in questo modo diventa il più alto, pur essendo il più basso in assoluto. Vivere a spreco zero si gioca, dunque, fra due sostantivi che sono la base dello stare al mondo: sostenibilità e rinnovabilità, ovvero durare e rigenerare. Una società fatta di donne e uomini che, nella riduzione al minimo assoluto dello spreco, dello sperpero, del surplus, dell’eccedenza, dell’inutile, del di più, vive (sta al mondo, appunto) per durare nel tempo rinnovandosi continuamente. Un’altra utopia? Sì, se vogliamo, ma nell’accezione positiva del termine: non «utopismo», dunque, ma un orizzonte. L’orizzonte è irraggiungibile. Cammino due passi e di due passi si sposta. Mi avvicino di dieci e di altrettanti si allontana. E allora, potrebbe chiedersi legittimamente qualcuno, a cosa serve l’utopia? A continuare a camminare6. Verde. Il colore della natura, delle forze equilibrate, della speranza, dell’incontro fra sistema economico e risorse naturali. In natura non esistono disoccupati e neppure rifiuti: tutti svolgono un ruolo e gli scarti degli uni diventano materie prime per gli altri, in un sistema a cascata in cui nulla va sprecato.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 14 maggio 2013

 

 

Presentata la mappa delle piste antincendio - A SUPPORTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
È una rete di 558 km di sentieri che permette a uomini e mezzi di inoltrarsi nei boschi
Sono ben 558 i chilometri di sentieri e piste che attraversano il territorio rurale della provincia di Trieste finalmente catalogati e messi in rete, con l’obiettivo di rendere più sicuro e agevole il compito di chi è chiamato a spegnere gli incendi. A completare questo imponente lavoro sono stati i componenti del Gruppo comunale dei Volontari della Protezione civile e antincendio boschivo, 54 persone in tutto. «Lo scorso anno – ha precisato il coordinatore del Gruppo, Bruno Tribuson, nel corso della presentazione del prezioso documento informatico, avvenuta alla presenza del vicesindaco, Fabiana Martini e del comandante della Polizia locale, Sergio Abbate – abbiamo effettuato ben 33 interventi per un totale di 1.200 ore. Quando dobbiamo operare, la velocità di esecuzione è fondamentale – ha aggiunto – perciò la conoscenza del territorio, dei percorsi, la loro ampiezza, la possibilità di muoversi con autobotti o altri mezzi indispensabili per lo spegnimento, sono decisivi per ottenere un buon risultato. La redazione di una mappa molto dettagliata e funzionale, con una puntuale divisione dei sentieri e delle piste in base alla loro percorribilità – ha concluso – rappresenta un passo in avanti per una maggiore sicurezza di tutti». Formalmente il documento predisposto si chiama “Censimento delle piste forestali della provincia di Trieste a fini antincendio boschivo e realizzazione di una cartografia tematica”. Il primo strumento del genere vide la luce già negli anni ’90, e si trattava di un supporto cartaceo, basato sulle conoscenze dell’epoca. Dal 2008 tutto è cambiato grazie alla tecnologia, in particolare i palmari, gli I Pad, il sistema gps. «Nel settembre 2011 – ha ricordato Tribuson – abbiamo iniziato un lavoro di mappatura totale che si è concluso in questi giorni ma che necessiterà di progressivi aggiornamenti. Il territorio – ha sottolineato - cambia continuamente. Una pista poco battuta viene cancellata nel tempo dalla natura stessa. Una piccola può diventare invece grande in virtù di un attraversamento piu frequente». Shaula Martinolli, componente del Gruppo ed esperta in materia, ha evidenziato la «collaborazione con l'Università, in particolare con il Dipartimento di matematica e geoscienze», precisando che «da quest'anno la guida è bilingue ed è utile anche nell’attività di ricerca persone disperse». Nel corso dell’appuntamento è stato anche specificato che «esistono protocolli di collaborazione con i volontari sloveni, realizzati dalla Protezione civile della Regione, perché gli incendi non conoscono confini».

Ugo Salvini
 

 

Ecco perchè l’amianto è così pericoloso e nocivo per l’uomo
Un’equipe di ricercatori di Elettra, dell’Ospedale Burlo Garofolo e dell’Università di Trieste, fa luce sui meccanismi alla base della tossicità dell’amianto. Frutto di un’innovativa analisi su campioni di tessuto polmonare provenienti da pazienti esposti all’amianto, gli ultimi risultati ottenuti dal gruppo triestino, in collaborazione con ricercatori del sincrotrone francese Esrf e dell’Università di Udine, mettono in luce il ruolo fondamentale del ferro nello sviluppo del mesotelioma e conquistano le pagine di Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Amianto e mesotelioma pleurico sono termini drammaticamente legati. Il primo è un minerale ampiamente utilizzato in edilizia fino a pochi anni fa per il suo basso costo e la sua eccezionale resistenza al calore. Il secondo, un tumore particolarmente aggressivo della pleura (la parete interna del torace che riveste i polmoni) che ha nell’esposizione all’amianto il suo principale fattore di rischio. La pericolosità dell’amianto è infatti legata alla sua struttura fisica: le sue microscopiche fibre sono facilmente inalabili e possono depositarsi nei polmoni causando diverse malattie fra cui l’asbestosi (presenza di cicatrici nel tessuto polmonare), il tumore al polmone e, appunto, il mesotelioma. I meccanismi precisi che spieghino la potenza cancerogena dell’amianto, non sono tuttavia del tutto chiari, anche se la tendenza delle fibre – già riscontrata in diversi studi - ad assorbire il ferro circostante alterandone l’omeostasi, ovvero l’equilibrio, sembra essere una caratteristica fondamentale alla base della loro tossicità. «Indice inequivocabile dell’esposizione all’amianto – spiega Clara Rizzardi, medico dell’Università di Trieste - è la formazione dei cosiddetti corpi dell’amianto, o corpi dell’asbesto nel tessuto polmonare. Strutture, queste, che nascono dalla deposizione attorno alle fibre d’amianto di ferro libero, proteine che trasportano il ferro, mucopolisaccaridi e altri materiali». «Un tentativo - prosegue - dei macrofagi polmonari (cellule deputate alla difesa del tessuto) di isolare l’intruso avvolgendolo con una sorta di conchiglia ma, d’altra parte, un enorme serbatoio di ferro che, in quantità eccessiva e se liberato, può risultare tossico per il Dna cellulare». Per far luce su questi meccanismi, gli autori dell’articolo hanno condotto una serie di analisi su campioni di tessuto polmonare conservati all’ospedale di Monfalcone e provenienti da pazienti esposti all’amianto. «Grazie a una combinazione di tecniche basate sulla luce di sincrotrone (la microscopia e la spettroscopia a raggi X) in grado di fotografare in una sorta di mappa chimica la distribuzione degli elementi presenti – spiega Alessandra Gianoncelli di Elettra – abbiamo evidenziato importanti correlazioni fra la morfologia e la chimica dei corpi dell’asbesto e del tessuto polmonare circostante».
 

 

Triestino trasforma lo spreco zero in business
L’imprenditore Jacopo Muzina ha inventato il primo sito italiano di spesa last minute di alimentari e casalinghi
Ottimizzare gli scarti per evitare gli sprechi, traendone anzi vantaggio: questa è la formula vincente di risparmio alimentare ideata, in tempi di crisi, dal giovane imprenditore triestino Jacopo Muzina. È nato così www.LastMarketPrice.com, primo sito internet social e-commerce italiano per la spesa last minute di alimentari e casalinghi, vicini alla data di scadenza o provenienti da rotazioni di magazzino, oppure di merce impacchettata in confezioni danneggiate o con cambi di etichette. Un nuovo modo di fare la spesa, con un “clic” in direzione risparmio, da cui sia consumatore che produttore traggono beneficio. Ambedue infatti rileveranno una diminuzione di costi, perché il primo pagherà di meno il prodotto e il secondo non dovrà affrontare l’ingombro di merce inutilizzata in magazzino. Con un ringraziamento da Madre Natura per lo spreco evitato. «Operando nel mercato agro-alimentare - racconta infatti Muzina - mi ero trovato con merce ferma in magazzino, che non aveva rotazione e non era scaduta. Le uniche due soluzioni erano vendere direttamente la merce al consumatore o aspettare che scadesse e poi smaltirla con ulteriori costi». Qual era la scelta giusta? LastMarket Price, iniziata un anno e mezzo fa. Dopo la vincita del premio “Ripartiamo dalle Idee”, promosso da Armando Testa, Corriere della Sera, Bocconi e Intesa Sanpaolo per lanciare nuove startup, Muzina, in collaborazione con la Bocconi, ha rivoluzionato da gennaio la piattaforma, inizialmente in versione di prova, traducendola in business funzionante. Grazie alla divertente ed efficace grafica disegnata dall’agenzia Testa, che ha anche promosso sul Corriere la pubblicità “Drizza le orecchie alla Spesa” con il sito protagonista, l’utente può navigare con semplici funzioni adatte a tutti. Ogni prodotto dispone infatti di tutte le informazioni necessarie, tra cui l’Application GeoBarg, scaricabile gratuitamente da Apple Store, che geolocalizza tutti gli annunci di prodotti più vicini all’utente nell’arco di 100 chilometri. Ma in che modo funziona questo sito? I venditori, cioè produttori, grossisti e operatori di mercato si devono registrare e hanno così l’opportunità di promuovere il prodotto attraverso aste last-minute o di dare alla merce un prezzo fissato o di proporre entrambi i sistemi, esattamente come funzionano gli altri siti di aste sul web. Dall’altra parte dello schermo i compratori possono essere di qualsiasi tipo: privati, mense, associazioni benefiche, esercenti, trader e società di catering. Il venditore può invece avvalersi di “Soluzioni su misura” di LastMarketPrice, che invita produttori e grossisti a richiedere un’analisi ad hoc per poi valutare assieme qual è la soluzione migliore per gestire il magazzino. «Finora i riscontri sono interessanti sia in termini di visualizzazioni che di utilizzo», afferma Muzina, che ha già in mente gli obiettivi futuri: internazionalizzare la piattaforma, aprendosi al mercato globale, così “il consumatore risparmia e il pianeta è salvo”.

Benedetta Moro
 

 

SEGNALAZIONI - Differenziata Isole ecologiche e deroghe

Gentile signora Cossu, la ringrazio per la testimonianza e per il suo impegno nel conferimento dei rifiuti in modo differenziato nonostante le difficoltà riscontrate. Effettivamente in alcune zone della città le isole ecologiche non sono previste. Queste infatti sono composte, nella quasi totalità dei casi, dai grandi contenitori (da 2400 - 3200 litri) che vengono svuotati con il sistema a operatore unico (mono-operatore). Le zone prive di isole ecologiche sono essenzialmente quelle servite dai contenitori più piccoli (da 240 a 1100 litri), nelle quali salvo rare eccezioni, non si è giudicato conveniente o tecnicamente possibile in talune situazioni, collocare contenitori per la raccolta differenziata. In questi casi in sostanza il costo di vuotatura sarebbe spropositato rispetto ai risultati ottenibili in termini di materiale raccolto (e questo a discapito di tutti). Ad ogni buon conto c’è da dire che quasi il 90 % della popolazione è servita da un’isola ecologica completa, ovvero ne ha una a disposizione entro 300 metri dalla propria abitazione. Inoltre ci sono anche numerosi contenitori per carta, plastica o vetro/lattine collocati singolarmente. Come esposto nell’articolo che ha letto sul quotidiano “Il Piccolo”, i risultati sono inferiori alle aspettative e questo nonostante la copertura del territorio, come sopra evidenziato, sia decisamente notevole. Lei purtroppo rientra tra quel 10 % dei cittadini che hanno delle scomodità nel conferimento in modo differenziato dei propri rifiuti. A tal proposito le rammento (anche se sono sicuro che grazie all’impegno dimostrato non ne vorrà tener conto…) che, ai sensi del vigente regolamento di Nettezza urbana, chi non ha un’isola ecologica a disposizione entro 300 metri dalla propria abitazione è esentato dall’obbligo di conferimento in modo differenziato dei rifiuti. Relativamente alla sua proposta di collocare un’isola ecologica presso ogni fermata bus, non ritengo che questa sia utile in quanto sono pochi i cittadini che trasportano i propri rifiuti con i mezzi pubblici, mentre i contenitori vengono di norma collocati il più vicino possibile ai luoghi di produzione. Per quanto concerne le isole ecologiche di Barcola, premesso che quelle a monte servono oltre che le case anche i locali della zona, mi risulta che ce ne siano a sufficienza anche lato mare. Con riferimento alla Sua segnalazione dei contenitori per la differenziata spesso pieni alla Rotonda del Boschetto, provvederemo senz’altro a girarla all’Acegas-Aps affinchè vi ponga rimedio.

Umberto Laureni Assessore all’Ambiente Comune di Trieste

 

 

Dibattito -  Il nuovo Piano regolatore

Al Multicultura Center di via Valdirivo 30, giovedì alle 19.30 con ingresso libero incontro sul tema “Il Piano regolatore incombe. Cosa sappiamo e cosa vorremmo sapere dal nuovo Piano regolatore attualmente in elaborazione da parte del Comune di Trieste.” Vengono auspicati apporti informativi e suggerimenti in materia.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 13 maggio 2013

 

 

Esposto sulle antenne di Conconello
Mai avvenuto l’annunciato spostamento a monte Belvedere. E un cittadino denuncia
Il Comune non ordina lo spostamento delle antenne di Conconello. E ora arriva l’esposto denuncia da parte di un abitante del piccolo centro riguardo al quale il Comune nello scorso 2011 aveva annunciato la rimozione e lo spostamento dei tralicci da Conconello a monte Belvedere. A firmare l’esposto è Mario Galli. Lo ha fatto dopo che altri abitanti avevano formalmente inviato al sindaco, per due volte a distanza di un anno, la richiesta dell’indicazione dei tempi previsti per la delocalizzazione delle emittenti dal centro abitato, «ma ho ricevuto dall’assessore all’Ambiente - afferma - soltanto risposte interlocutorie, senza previsioni di tempi e senza che risulti deliberato nessun provvedimento di effetto pratico ed immediato. Trattandosi di materia inerente la tutela della pubblica salute, per la quale la nostra legislazione prevede la doverosità e l’indifferibilità dei relativi procedimenti amministrativi, per questo è stata presentata alla Procura una denuncia per omissione di atti di ufficio». Spiega: «La legge attribuisce senza equivoci ai Comuni le responsabilità relative alla vigilanza e al controllo sugli impianti radiotelevisivi del territorio, allo scopo di garantire il rispetto dei limiti di esposizione dei campi elettromagnetici e delle misure di cautela, precisando che gli impianti che superano o concorrono a superare i limiti e i valori stabiliti devono essere dismessi e trasferiti». In pratica, secondo Galli «il concetto che siano fuori legge tutti gli impianti che concorrono a superare i limiti evidentemente non è stato recepito dal Comune di Trieste, che sostiene di dover prima individuare chi sfora per poter intervenire e continua pertanto a richiedere all’Arpa l’esecuzione delle laboriosissime e costosissime misure di campo elettrico in banda stretta, che determinano per ogni punto il contributo delle singole emittenti». Ma in realtà è stato invece dimostrato dalle precedenti misurazioni come nell’abitato di Conconello nessuna delle emittenti singolarmente superi i valori di legge ma tutte insieme concorrano a superarli, con effetti di reciproca interazione che determinano localizzate situazioni di intensità di campo elettromagnetico particolarmente elevate. L’Arpa inoltre ha risposto al Comune in varie occasioni che prima di procedere a una nuova campagna di misure in banda stretta era necessario eseguire la rimozione delle emittenti abusive, situate oltretutto in una zona di vincolo ambientale e paesaggistico. Il risultato è che nel punto di Trieste dal quale si gode uno dei panorami mozzafiato, il livello di inquinamento elettromagnetico è molto elevato. Nel corso di un incontro con i rappresentanti della passata amministrazione comunale alcuni cittadini avevano presentato alla Commissione trasparenza il lungo elenco di vittime dell’inquinamento elettromagnetico. Ma i tralicci sono rimasti dove sono. E ora è arrivato l’esposto denuncia.

(c.b.)
 

Antenne a Santa Barbara - La società non demorde
Il Comune di Muggia ha ricevuto la documentazione supplementare richiesta Forse presto una nuova conferenza dei servizi ma gli abitanti restano contrari
DUINO AURISINA Andrà in porto il progetto di installazione di un nuovo traliccio sul monte Castellier, contro il quale gli abitanti di Santa Barbara si battono da mesi? È ancora presto per dirlo, ma qualcosa si sta muovendo. Gli uffici del Comune di Muggia hanno ricevuto la documentazione supplementare che avevano richiesto alla società veneta proponente (proprietaria di tre emittenti radiofoniche, una delle quali possiede due frequenze); qualora le informazioni fornite siano soddisfacenti, dovrà essere convocata entro tre mesi una nuova Conferenza dei servizi, che includerà l’Arpa, l’Azienda per i servizi sanitari, la Regione e il ministero dello Sviluppo economico. Da lì uscirà il verdetto. L’assessore muggesano all’ambiente, Fabio Longo, svela un retroscena che potrebbe rivelarsi decisivo: «Esiste una divergenza di vedute sostanziale tra i tecnici ministeriali e quelli regionali: i primi vorrebbero dare il proprio parere dopo aver misurato le emissioni elettromagnetiche a opera finita, mentre la Regione punta a convincerli a esprimersi prima, sulla base dei documenti acquisiti dalla Conferenza». Il dicastero, infatti, è tenuto ad accertarsi – in seguito ad accordi internazionali – che le nuove antenne non producano interferenze nella vicinissima Slovenia. Qualora queste si registrassero, il traliccio resterebbe inattivo. Viceversa, il Comune di Muggia è pronto a sposare l’altra linea: se la società non fornisce adeguate garanzie, non si costruisce nulla. Ecco perché, annuncia Longo, al privato verrà fatto sottoscrivere un documento che vincoli l’installazione dell’impianto al rispetto di un parametro che riguarda le emissioni. «Abbiamo adottato il principio di precauzione contenuto in una risoluzione del Consiglio europeo, che impone di non superare la soglia di 0,6 volt/ metro». Il valore corrisponde a un decimo di quello indicato dalla legislazione italiana, di manica molto più larga (limite di 20 volt/metro, soglia di attenzione di 6). In ogni caso, l’ultima parola spetta al ministero. Alessandro Drole, membro del comitato anti-antenne di Santa Barbara, commenta: «Il Comune sta cercando di coordinare le istanze dei residenti secondo un’ottica di male minore che non può soddisfarci, anche se siamo consapevoli che la legge non consente grandi margini di manovra né a noi né alla stessa amministrazione. E poi rendiamoci conto che il parco archeologico del castelliere di Elleri, frequentato anche dalle scolaresche, ha una valenza culturale e didattica che soccomberebbe al presunto “interesse pubblico” di cui si fa portatrice la società privata interessata a costruirvi un’antenna». Pertanto, conclude Drole, «intendiamo sollecitare la Soprintendenza e i ministeri competenti a intervenire per difendere questo patrimonio, oltre alla nostra salute, evitando peraltro antipatici contenziosi di interferenze con i vicini sloveni».
Davide Ciullo

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 12 maggio 2013

 

 

Traffico, piove sulle prove - Zone pedonali senza pedoni
Il maltempo ha caratterizzato la chiusura dell’area tra il Viale e Barriera L’assessore Marchigiani: «Strada giusta, miglioreremo l’arredo urbano»
Prove di desertificazione. La pioggia forte e incessante ha creato ieri mattina un effetto shock sui test per il nuovo Piano del traffico che proprio domani incomincia il proprio iter in Consiglio comunale con l’illustrazione in Commissione. La momentanea eliminazione dei veicoli dalle vie Crispi, Toro, Nordio e San Zaccaria ha sortito la perversa equazione di eliminare dalla stessa zona anche i pedoni che pure, nonostante il tempo inclemente, erano numerosi in circolazione. «Non passiamo per questa via che è deserta, passiamo di là che almeno c’è movimento», la frase testuale detta da un uomo che ha così convinto la moglie a saltare via Nordio. Ne è uscita esaltata la mentalità sbagliata, che ieri dato il maltempo aveva qualche scusante in più, che una buona parte dei triestini conserva e che proprio questo Piano del traffico si prefigge di cambiare: arrivare con l’auto fin davanti al negozio o al bar di destinazione. Di conseguenza tutti si sono concentrati dove le macchine potevano arrivare e lungo la via Ginnastica e la via Carducci si sono formate code probabilmente più lunghe dei sabati normali e si sono ripetute le soste vietate o in seconda fila. Agenti della polizia locale scesi da tre macchine vigilavano all’incrocio di via Carducci dove pure erano state posizionate anche le transenne per impedire la svolta in via Crispi. Poco più su a tentare di consolare i commercianti ed esercenti perlomeno interdetti davanti ai propri negozi e ai propri locali, a loro volta deserti, il coraggioso assessore alla mobilità Elena Marchigiani. «Purtroppo non sono l’assessore che decide il meteo, o forse è meglio perché altrimenti sarei assediata dai postulanti, ma sono ottimista: questa è la strada giusta anche le nuvole prima o poi si apriranno». È accaduto parzialmente qualche ora più tardi tanto che, dopo l’annullamento e il rinvio alla settimana prossima della presentazione del corso BeneinBici e della rivista Bc-Amici della bicicletta, sono stati offerti i previsti aperitivi e in via Nordio nel pomeriggio si è svolta la manifestazione “Nati per leggere” e le letture con i bambini. «Le preoccupazioni dei commercianti - ha commentato Marchigiani - sono legate soprattutto ai timori sulle operazioni di carico e scarico, ma li ho rassicurati che si potranno fare perché previste. L’ideale sarebbe procedere poi alla ripavimentazione dell’area, ma sono operazioni dai costi improponibili in questo periodo. Però inseriremo nuovi elementi di arredo, panchine e con il regolamento sui dehors anche i locali potranno contribuire all’attrattività dell’area e quindi useremo una serie di nuove colorazioni: un modo più innovativo e meno costoso di abbellire la città». «Marchigiani gioca al piccolo urbanista sulla pelle di cittadini e commercianti - ha lamentato il consigliere circoscrizionale del Pdl Roberto Dubs - Trieste non è la cavia su cui sperimentare le teorie degli architetti urbanisti radical chic». Ma il prossimo week-end le sperimentazioni continuano. Sabato 18 dalle 10 alle 23 e domenica 19 dalle 10 alle 19 sarà la volta delle vie Foschiatti, San Maurizio, Fonderia, Sorgente, Erbette e di largo Barriera.
Silvio Maranzana

 

Sorridono i residenti: «Ora si respira»
Se i commercianti hanno alcune perplessità, alcuni residenti vedono più di buon occhio l’idea di vedere le vie dove abitano chiuse al traffico. «Gli immobili subirebbero una rivalutazione – osserva Dina Paoletich, residente in via Crispi – senza tener conto che anche l’aria che respiriamo aprendo le finestre sarebbe più respirabile». Felici le mamme per i loro bambini: «Scendere lungo via Crispi con il passeggino è impossibile, – evidenzia Sonia Smillovich – se spariscono le macchine sarà più semplice». La zona transennata ieri mattina, causa anche la pioggia, non era molto frequentata. Anzi, tranne i vigili urbani, i frequentatori di qualche bar e i tecnici del Comune, tra quelle viuzze non circolava anima viva. Forse con una bella giornata di sole e qualche genere di intrattenimento un po’ di curiosità avrebbe potuto richiamare in zona i passanti del viale o della vicina via Carducci. Ma la pioggia ha rovinato l’esperimento, va ripetuto con il bel tempo. «Purtroppo nelle laterali di viale XX Settembre – spiega Alessandro Gasparini, residente della zona – il commercio non esiste più. Quindi mi chiedo se non fosse stato più opportuno creare box auto e lasciare libertà di traffico». Qualcuno ieri ha evocato tutti i Santi del Paradiso facendo decine di giri tra una via e l’altra prima di trovare parcheggio: «Qui è già drammatico trovare un buco dove sistemare la macchina – valuta Giulia Colussi – se ora ci chiudono anche queste vie siamo a posto». Una zona da sempre congestionata e chi non ha un box deve girare a lungo o rassegnarsi a prendere una multa per divieto di sosta.

(l.t.)
 

Negozianti delusi: «Dimezzati gli incassi»
Unica voce contraria Fulvio Benussi del Menarosti: «Così si fanno risplendere zone in difficoltà»
«In un normale sabato di cattivo tempo solitamente incassiamo il doppio. Tragga l’amministrazione le sue conclusioni». La responsabile del grande negozio all’angolo tra via Crispi e via del Toro, “Coiffure Service”, non vede di buon occhio l’esperimento avviato ieri dal Comune. E come lei neppure la proprietaria del locale Ferdi, Monica Campanella: «Oggi incassi dimezzati – osserva – con un minor passaggio dei clienti abituati a ordinare vassoi di tartine e poi a passare velocemente qui davanti in macchina a ritirare la merce». «O viene fatta una vera pedonalizzazione come in via San Nicolò o in via Cassa di Risparmio con pavimentazione nuova e arredi – valuta Claudio Ellero del salone di acconciature di via del Toro, “Claudio Hair Style” – o non serve a nulla. La zona va resa bella, accogliente, piacevole da percorrere a passeggio altrimenti perché dovrebbero passare di qua?». Perplesso Giovanni Cottur dell’omonimo negozio di via Crispi, punto di riferimenti degli amanti delle due ruote. «Se l’idea e quella solo di chiudere al traffico senza una reale riqualificazione di almeno di via Crispi e di una bella asfaltatura delle vie parallele – avverte – sono contrario». Favorevole invece Fulvio Benussi del ristorante Menarosti secondo il quale «è ormai provato che la pedonalizzazione fa risplendere zone in difficoltà o poco vissute. Dunque – aggiunge il ristoratore – ben venga il via libera del Comune alla chiusura al traffico di alcune vie». Quello che va anche evidenziato è che la parte bassa di via Crispi, quella più vicina a via Carducci e alla risistemata via Muratti, ha il manto stradale e i marciapiedi completamente dissestati, rattoppati. «Non sono contrario alle pedonalizzazioni – dice Claudio Allegretto dell’ottica di via del Toro – ma temo forti ripercussioni sul traffico e sulle possibilità di parcheggio». «Qui i clienti sono abituati a passare in macchina – spiega la titolare di Ferdi - e per la mia attività l’idea di dover limitare l’arrivo dei mezzi per caricare e scaricare la merce davanti al locale e al laboratorio sarebbe un disastro». A monitorare l’andamento della mattinata anche il consigliere comunale del Pdl, Paolo Rovis. «Trovo sia un provvedimento senza senso – valuta l’ex assessore al turismo – senza tener conto che la prova di oggi, visto che le previsioni meteorologiche avvertivano da tempo di una giornata un po’ piovosa, forse andava rinviata».

Laura Tonero
 

Nuovo piano del traffico, addio parcheggi gratis in tante vie - LA LETTERA DEL GIORNO di Cristiana Berritta
Il piano del traffico in fase di approvazione prevede la trasformazione delle vie San Zaccaria, del Toro, Nordio, San Maurizio, Fonderia e Foschiatti in Z.T.L. (zona a traffico limitato) mentre via Sorgente verrà pedonalizzata. Questo cambiamento comporterà la perdita totale dei posti auto gratuiti esistenti sulle citate vie, posti già cronicamente carenti per i residenti. In questi giorni verrà fatta una prova di pedonalizzazione, e già in tal caso i vari divieti di sosta hanno reso impossibile trovare parcheggio a chi abita in zona. Chiedo al sindaco ed all’assessore competente cosa intendono fare per risolvere questo grave problema dato che, ad oggi, non ho letto alcuna notizia in merito all’intenzione di quantomeno calmierare i prezzi dei parcheggi a pagamento per i residenti in loco, come è invece stato previsto per il Borgo Teresiano, distante solo pochi metri dalla zona di cui parlo. Mi domando: il Comune ha fatto il conto dei parcheggi che si perderebbero (stiamo parlando di centinaia di posti)? Il parcheggio vicino all’Ospedale Maggiore ha una capienza adeguata a coprire la pletora di posti che verranno cancellati con un tratto di penna? Uso la macchina raramente, mi muovo a piedi o con i mezzi pubblici nonostante gli ultimi tagli abbiano reso eufemisticamente affollate le linee, ma a volte devo spostarla e quando succede la tempistica per trovare parcheggio varia da mezz’ora a due ore e mezza, con buona pace del risparmio e della lotta all’inquinamento. L’articolo 7 del Codice della Strada sancisce il dovere del Comune, ove abbia creato parcheggi a pagamento, di riservare nella stessa zona o in una nelle immediate vicinanze un’area adeguata di parcheggi gratuiti: cosa intende fare il Comune per rispettare il dettato normativo ed i diritti dei residenti? 
 

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti / 1 I perché del fallimento

Intervengo in merito alla nota di Lucia Sirocco, presidente di Legambiente, comparsa sulle Segnalazioni del 5 maggio, e relativa alla raccolta dei rifiuti a Trieste. Prima di tutto una precisazione. Nelle mie dichiarazioni diffuse a mezzo stampa, dopo aver detto che sono profondamente insoddisfatto della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti della città, ho affermato di non ravvisare colpe specifiche nelle azioni di Comune e Acegas-Aps in quanto ci stiamo muovendo all’interno di un piano che è stato adottato e pubblicizzato. Del piano risultano già attuate le piazzole ecologiche, la raccolta dei cartoni per gli esercizi commerciali, del verde per le case con giardino e dell’umido per le grandi utenze. Poiché questo piano non ha fino ad ora ottenuto i risultati previsti in termini di differenziata e non ha determinato nessun salto nella qualità percepita del servizio offerto ai cittadini, ho confermato che stiamo facendo con Acegas-Aps una profonda riflessione sui motivi di questo fallimento. Solo con questa analisi autocritica avrà senso procedere con ulteriori fasi di raccolta differenziata, tra le quali la prima sarà proprio quella dell’umido, grazie alla quale dovremmo superare la percentuale del 40%. Le problematiche e le scelte collegate al Termovalorizzatore di via Errera richiederebbero un discorso complessivo e articolato, mi limito a ricordare che nella città di Padova, citata dalla Sirocco come esempio positivo, c’è l’inceneritore, e che i comportamenti cosiddetti virtuosi di molti comuni si basano sul conferimento in altra sede (anche all’estero) della frazione indifferenziata. E tornando al nostro caso, per la frazione indifferenziata (sperabilmente in fase di riduzione ma sempre consistente) cosa propone Legambiente? Di aprire una discarica, andando contro tutti i moderni orientamenti dei Paesi più avanzati a livello ambientale? Oppure di conferirla in una discarica o a un inceneritore al di fuori del territorio del comune? Oppure ancora di adottare, in una città ventosa come Trieste, i sacchetti per la raccolta porta a porta, come fatto con successo in altre realtà del Friuli Venezia Giulia o del Veneto? Si rassicuri la presidente Sirocco: i diversi problemi sollevati dalla gestione dei rifiuti a Trieste sono ben tenuti presenti dall’amministrazione comunale, sia in termini di qualità del servizio sia ponendo precise garanzie di risultato nelle future azioni di raccolta differenziata. Il confronto con Acegas-Aps è in corso e toccherà molti possibili interventi, dalla logica (finalmente!) dei meccanismi premiati per i cittadini virtuosi, a una rinnovata campagna di sensibilizzazione dei cittadini e delle categorie economiche, fino alla scelta di segnalare i responsabili di comportamenti scorretti, individuati con una vigilanza che è già in essere ma che dovrà essere maggiormente vissuta come una minaccia concreta. Sarà cura di questa amministrazione, una volta individuate sia le azioni correttive di una situazione che io per primo giudico insoddisfacente sia le nuove (onerose) fasi di raccolta differenziata, organizzare una riunione con le associazioni ambientaliste per un concreto confronto, visto che gli obiettivi sono comuni e ci vedono dalla stessa parte della barricata.

Umberto Laureni (assessore Ambiente, Energia, Riqualificazione ambientale dei siti inquinati, Agricoltura e pesca del Comune di Trieste)

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti / 2 Programmazione insufficiente

Abbiamo letto con tanta attenzione l’ennesimo richiamo di Legambiente sul fatto che la raccolta differenziata a Trieste non decolla, anzi ci pone agli ultimi posti a livello di Friuli Venezia Giulia, la nostra associazione è reduce da un incontro e sull’ambito della pulizia complessiva e la raccolta differenziata con l’assessore comunale all’ambiente Laureni. Abbiamo posto il problema che anche secondo noi pieni di speranza attendevamo la nuova giunta, ma nulla si è ancora notato in miglioramento, ci sono diversi problemi, ma abbiamo anche rilevato molta assenza di educazione civica nei cittadini. Però è proprio quando ciò capita, che, l’istituzione al di là della repressione a volta controproducente è però anche tanto difficile da realizzarsi. In antecedente ci era stato assicurato che si erano preparati 20 agenti preposti a questo compito, ma se ciò è vero, non si sono mai visti. Vi indicheremmo alcuni fatti che concorrono sicuramente ad aggravare il tutto: la programmazione della pulizia a vie o rioni non coincide con il servizio di asporto del contenuto dei cassonetti che spesso a causa di un’unica presenza nel mezzo, quando fuoriesce nessuno raccoglie e viene sparpagliato per tutta la strada. A volte le persone trovano i cassonetti già pieni e quindi non ritornano a casa con l’immondizia e non cercano nemmeno un altro cassonetto, ma depositano il loro sacchetto a terra, tanto ci sarà sempre qualche fesso che lo porta via. Noi a fronte di tutto ciò e di altre caratteristiche come ad esempio i cassonetti che si aprono con la bora o sono mal ancorati e ce li ritroviamo in mezzo alla strada con il pericolo di un incidente, abbiamo ripresentato all’assessore la nostra proposta, che non l’ha rifiutata, ma ha semplicemente constatato che ci vuole buona volontà e determinazione per applicarla. In sintesi noi abbiamo affermato che sarebbe importante coinvolgere di più la gente con un’azione di responsabilizzazione, che però possa produrre a risultati qualche vantaggio economico, ad esempio ponendo da rione a rione sperimentalmente degli obiettivi. Senza repressione si potrebbe raggiungere migliori risultati di oggi, poiché ognuno sentirebbe di dover diventare parte di una comunità educante nei confronti degli altri richiamandoli civilmente all’importanza di ottenere degli sconti.

Vincenzo Cutazzo (vicepresidente Lega Consumatori)

 

 

Mense scolastiche: declassato il menu - Via il cibo biologico - COMUNE » I TAGLI ALLA SPESA
Un provvedimento necessario per esigenze di bilancio L’assessore Grim: «Spero sia una soluzione temporanea»
Si fa un gran parlare dei ristoranti pieni, che in Italia sarebbero il simbolo di una crisi che non c’è. La crisi, però, diventa all’improvviso una realtà ben più concreta quando va a colpire anche il menu servito ai bambini nelle scuole. Succede a Trieste, dove il Comune ha deciso di rinunciare ai prodotti biologici e solidali nelle mense scolastiche per far quadrare il bilancio. La misura è stata annunciata ufficialmente nei giorni scorsi tramite una comunicazione del dirigente d’area Enrico Conte ai presidi degli istituti coinvolti. «Con la presente - vi si legge - si comunica che, in conseguenza degli obblighi cui è tenuta l’amministrazione comunale per rispettare la normativa in materia di Patto di stabilità interno per le Regioni a statuto speciale, si è reso necessario contenere la spesa relativa all’appalto per il servizio di mensa scolastica». Da qui la scelta di tagliare i cibi biologici: «I vincoli imposti al Bilancio di previsione 2013 che verrà approvato dal Consiglio comunale entro maggio - prosegue Conte - hanno reso necessario ridurre alcune delle prestazioni contrattuali degli appalti in oggetto, tramite la sostituzione con prodotti convenzionali dei prodotti attualmente forniti come biologici ed equo solidali». Il dirigente d’area garantisce comunque che i prodotti sostitutivi saranno «d’alta qualità» e che la variazione resterà in vigore dal primo aprile al 31 dicembre del 2013. «Appunto, la prima cosa che va detta è che si tratta di una misura temporanea». L’assessore comunale all’Educazione Antonella Grim mette le mani avanti: «Purtroppo si è resa necessaria una manovra temporanea, anche noi dobbiamo contribuire al pareggio di bilancio. Ne abbiamo parlato anche in giunta e speriamo di riuscire ad anticipare il termine della sospensione a settembre. In tal caso, visto che in estate i ragazzi non vanno a scuola, le ripercussioni sarebbero minime. Faremo tutto il possibile per farcela». Secondo l’assessore la rinuncia al piatto “bio” era l’unica via perseguibile per la riduzione delle spese: «Tutte le aree sono chiamate a razionalizzare e non ho voluto toccare in nessun modo il numero di pasti erogati con l’appalto mensa. Questa era l’unica manovra che potevamo fare». Ma la qualità del prodotto sarà comunque accettabile, assicura il Comune: «Il livello rimane molto buono - dice Grim -. Non c’è nessuna preoccupazione dal punto di vista della salute dei bambini e del valore nutrizionale. Il nuovo menu è stato sottoposto anche al parere della dietista che segue l’assessorato». L’appalto mensa del Comune vale 9 milioni di euro l’anno, una cifra notevole, e il taglio del biologico in questa seconda metà del 2013 dovrebbe portare a un risparmio di 180mila euro. «Non è facile contribuire al bilancio e al contempo mantenere tutti i servizi - dice Grim -. A dire il vero stiamo riuscendo a incrementarli: a settembre apriremo un nuovo servizio mensa e un servizio di nido. Si tratta di un piccolo miracolo». La rinuncia al “bio” non va letta, sottolinea l’assessore, come un retrocedere del Comune «dalle scelte fatte in direzione della sostenibilità ambientale e dell’educazione alimentare». Il taglio riguarderà tutti le strutture scolastiche dipendenti dal Comune: primarie e secondarie di primo grado, scuole dell’infanzia statali, nidi e scuole dell'infanzia comunali. A queste si aggiunge il servizio di integrazione scolastica nei ricreatori.
Giovanni Tomasin

 

 

Fare Ambiente FVG «Energia: preoccupano le scelte della Croazia»

«Chiediamo che il Governo, la Regione puntino a trattare in un contesto unitario allargato con i paesi vicini tutta la strategia energetica» dichiara Giorgio Cecco coordinatore regionale di Fare Ambiente a margine della notizia che la Croazia sta avviando l'iter per la liberalizzazione della ricerca ed estrazione delle risorse naturali come il metano ed il petrolio.
 

 

INZIATIVA AMBIENTALISTA - Ritorna a giugno “Puliamo una dolina”

“Puliamo una dolina”, iniziativa del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, riguarderà un'area tra Prosecco, Rupinpiccolo e Borgo Grotta Gigante. Verrà proposta dal 21 al 23 giugno 2013, nell’ambito di “Trieste on Sight“ promossa da ArcI Servizio Civile (una tre giorni di concerti, mostre dibattiti all’Ostello AMIS di Campo Sacro-Prosecco).
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 11 maggio 2013

 

 

Zanonato: «Un decreto per Servola»
Il ministro dello Sviluppo economico in città: «Trieste tra le aree di crisi complessa per riconvertire la Ferriera»
«Inseriremo anche Trieste nel decreto sulle aree di crisi industriale complessa già fatto per Piombino che sta per essere discusso in commissione al Senato. Se ciò non sarà possibile faremo un nuovo decreto ad hoc per la Ferriera di Servola». Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato è arrivato ieri a Trieste per rassicurare la presidente della Regione Debora Serracchiani, il sindaco Roberto Cosolini oltre alle autorità locali, i parlamentari e i rappresentanti dei lavoratori. Per qualche verso, il ministro è entrato anche nel dettaglio: «La cokeria deve essere sicuramente chiusa e l’area bonificata, ma gli operai potranno lavorare nelle operazioni di bonifica e poi essere coinvolti nelle nuove attività che si insedieranno su quel sito. Per l’altoforno la problematica è più complessa, per la ghisa infatti vi sarebbe anche una certa richiesta, ma i prezzi sono fuori mercato. Il decreto per Trieste semplificherà le procedure, creerà una sinergia con i privati, darà strumenti normativi e programmatici, potrà favorire spostamenti e nuovi insediamenti produttivi, permetterà il riutilizzo dei lavoratori, ma anche un più facile accesso agli ammortizzatori sociali, potrebbe anche portare alla nomina di un commissario ad hoc». Particolare quest’ultimo che ha innescato un largo sorriso di Debora Serracchiani intenzionata ad abolire il commissario per la Terza corsia. E la presidente ha sottolineato la celerità con cui il ministro Zanonato ha accolto il suo invito seguendo del resto alla venuta a Trieste del responsabile dell’Ambiente, Andrea Orlando, mobilitati dopo che era sembrata paradossale l’esclusione di Trieste dal decreto per Piombino. Serracchiani, vista l’esperienza da parlamentare europeo, ha anche informato di aver scritto una lettera al vicecommissario europeo Antonio Tajani chiedendogli che Servola sia uno dei siti italiani che rientreranno nel Piano europeo sulla crisi della siderurgia. «Chiederemo fondi per la riconversione anche all’Europa - ha detto il ministro - e comunque il governo cercherà di dare una mano per la bonifica, si potrebbe anche togliere un pezzo di investimenti dal Patto di stabilità, però è logico che la soluzione ottimale sarebbe che ci pensasse l’imprenditore che subentrerà». Finalmente sembra si stia cominciando a stringere i tempi perché il commissario straordinario del Gruppo Lucchini, Piero Nardi, presente all’incontro assieme al direttore Affari generali del gruppo Francesco Semino, ha confermato che lo stabilimento di Servola non arriverà al 2015. Il 22 giugno Nardi presenterà il piano industriale di riconversione per la Lucchini (che per Servola dovrebbe appunto prevedere lo stop della produzione), mentre già il 5 giugno Tajani illustrerà l’action plan europeo e, ancora, già entro le prossime due settimane il governo dovrebbe convocare un tavolo unico di crisi nazionale. A tutto ciò si aggiunge l’Accordo di programma preparato nel corso di una serie di incontri convocati dalla precedente giunta regionale e che sta per essere integrato con una serie di rilievi fatti dai rappresentanti sindacali. Questo accordo include i primi contenuti da inserire nella cornice normativa e procedurale che dovrebbe venire appunto dal decreto. L’operazione di scouting fatta da Francesco Rosato, consulente del Comune per la riconversione di Servola ha già prodotto una serie di contatti con imprenditori, in particolare austriaci, che hanno manifestato interesse per l’insediamento nell’area nello specifico per quanto riguarda attività di manutenzione e service per l’industria ferroviaria e attività metallurgiche di trasformazione secondaria cioè esclusivamente con ciclo a freddo sia nell’ambito dei minerali non ferrosi come rame e alluminio, che degli acciai. L’intervento di Zanonato non ha però convinto il Movimento 5 stelle. «Esprimiamo forte preoccupazione per l’incertezza manifestata dal ministro per quanto riguarda l’inserimento della Ferriera fra le aree in situazione di crisi industriale complessa - hanno detto i parlamentari del M5S Aris Prodani, Walter Rizzetto e Lorenzo Battista -. Zanonato ha detto infatti che se il Governo non riuscisse a modificare il decreto in essere per lo stabilimento di Piombino con un emendamento per la Ferriera, solo allora sarà costretto a fare un nuovo decreto per la situazione triestina. Ha invocato inoltre la necessità di approfondimenti senza indicare le tempistiche per affrontare una situazione che riteniamo assolutamente urgente».
Silvio Maranzana

 

«Siderurgia europea in crisi globale» - concorrenza
«L’entrata nel mercato di produttori di ghisa e di acciaio di aree del mondo dove i costi sono decisamente più bassi hanno via via messo in crisi le nostre aziende. La situazione richiede quindi un intervento articolato». Lo ha detto il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato, secondo cui «la situazione che stanno attraversando la Ferriera di Trieste e lo stabilimento di Piombino è in qualche modo emblematica di una situazione che coinvolge tutta la siderurgia europea. A giugno ci sarà un tavolo in cui si affronterà questa partita con il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani». «Si parlerà - ha aggiunto - di tutta la siderurgia e del momento che attraversa l’Italia, che abbiamo già conosciuto anche con la vicenda dell’Ilva». Secondo Zanonato, a Trieste oltre a fornire una certa preoccupazione la questione ambientale collegata all’attività della Ferriera, va considerato che gli stessi macchinari all’interno della Ferriera di Servola sono obsoleti e in sostanza superati.
 

 

Porto Vecchio, facile spostare il Punto franco
L’audizione degli esperti Borruso e Stevanato in Terza commissione del Consiglio comunale
«Il Punto Franco dal Porto Vecchio si può spostare, va spostato e si può farlo semplicemente con un dpr o con un decreto interministeriale». Sono state queste alcune delle risposte che Giacomo Borruso docente di Economia dei trasporti all’università e Danilo Stevanato consigliere dell’Aiom (Agenzia imprenditoriale operatori marittimi) hanno dato ieri mattina ai componenti della Terza commissione, quella dedicata alle politiche economiche, del Consiglio comunale riunitasi sotto la presidenza di Marco Toncelli e alla presenza dell’assessore alle attività produttive Edi Kraus. «La trasferibilità è assodata - ha affermato Borruso - perché la zona franca è un regime delle merci e non del territorio». «Il porto è qualcosa di vivo - ha aggiunto Stevanato - qui si restringe, lì si allarga». E i siti dove poter trasferire l’area franca sono stati ribaditi dagli stessi consiglieri: il terminal di Fernetti, la zona delle Noghere, quella della Ferriera di Servola dove anche il particolare regime doganale potrebbe costituire un attrattore per nuovi investitori nell’ambito della riconversione. A queste Borruso ha aggiunto ancora l’ex Aquila. Ma il Porto Vecchio non è più idoneo a essere porto? Stevanato ha ricordato che all’Adriaterminal le operazioni che vengono fatte proficuamente sono quelle di transhippment, non essendoci più validi collegamenti stradali e ferroviari e che in futuro si potrebbe al massimo pensare di far arrivare traghetti passeggeri che hanno poco pescaggio. Non è sembrato però di questo avviso Ampelio Zanzottera, intervenuto come rappresentante degli spedizionieri e dei terminalisti: «I traffici dal Porto Franco Vecchio sono stati cacciati via - ha affermato - e non sono state accolte nemmeno attività in ambito cantieristico. C’era un cantiere che costruisce yacht che intendeva insediarsi. Fa arrivare gli scafi dalla Cina per cui il regime di Punto Franco gli calzava a pennello: ebbene, la sua domanda è stata respinta». Una cosa è apparsa chiara anche negli interventi dei consiglieri: nessuno vuole abolire le aree franche in Porto Nuovo, «perché i vantaggi indubbiamente ci sono, anche se minori rispetto al passato e inferiori a come qualcuno vorrebbe far credere e mai è stato emanato lo specifico regolamento». La questione dunque si pone esclusivamente per il Porto Vecchio dove sono falliti tutti i progetti di rilancio dell’area che hanno preceduto l’ultimo, quello di Portocittà. E Borruso li ha ricordati: Polis 1, con la fuga di Generali a Mogliano Veneto, Polis 2, Bonifiche, Trieste futura, Trieste expo, senza contare il progetto del Centro offshore.

(s.m.)
 

 

Bus, 2 milioni di passeggeri in meno - Trieste Trasporti, le cifre del bilancio
Presentati i dati del bilancio 2012 della Trieste trasporti. Calo di utenti dovuto a risparmi o più furbetti?
A Trieste quando si parla di autobus i numeri sono sempre di dimensione pazzesca (ogni giorno i bus trasportano 200 mila cittadini, praticamente l’intera città) ma il bilancio 2012 di Trieste Trasporti, approvato lo scorso 23 aprile e presentato ieri, ne ha anche di inediti, a partire dal fatto che il minore finanziamento regionale di 2,2 milioni (il 4,2%) di euro ha già fatto “tagliare” da marzo in qua secondo il piano della Provincia 400 mila chilometri circa di percorrenza, e tuttora sarebbero da tagliare ancora 200 mila e non si sa come fare e dunque il piano definitivo sarà (forse) pronto appena per il varo dell’orario estivo che parte il 9 giugno. A seguire un’altra novità il cui significato è ancora da esplorare: tra 2011 e 2012 si è registrato un calo di ben 2 milioni di passeggeri (il 2,8%), passati da 70 milioni e 130 mila a 68 milioni e 143 mila (arrotondando). L’azienda del trasporto locale presume che la crisi costringa a risparmiare anche sui biglietti del bus (in crollo gli abbonamenti alla “rete”), ma teme che si tratti invece della moltiplicazione dei “furbetti” che, per crisi o per altro, non pagano la corsa. Ieri nella sede di via dei Lavoratori il bilancio è stato illustrato dal presidente Giovanni Longo e dall’amministratore delegato Cosimo Paparo, e commentato da Adriano Del Prete (presidente dell’Amt in liquidazione che è uno dei soci, partecipata del Comune) e dall’assessore al Bilancio, Matteo Montesano. Il Cda al completo, fra l’altro, in sintesi con l’approvazione del bilancio è stato per intero riconfermato in attesa della gara regionale per il trasporto pubblico che dovrebbe avviarsi nel 2015. La cifra più significativa comunque è quella dell’utile: 3,9 milioni abbondanti dopo le imposte, frutto della vendita dei bus che per contratto vengono ogni anno sostituiti con altri nuovi di zecca. I soci (Amt al 60% e Arriva Italia al 40%) percepiranno un sostanzioso dividendo, di 110 euro per azione, per un totale di 3.740.000 euro. Perché dunque, dovendo tanto tagliare a causa dei minori introiti, Trieste Trasporti distribuisce gli utili e non colma invece con questi le perdite, salvando il servizio? «Non è possibile - hanno spiegato Longo e di seguito Montesano direttamente - perché quei soldi servono al Comune, vanno alla spesa corrente, servono per pagare servizi essenziali, e in questo 2013 sono indispensabili per raggiungere il pareggio di bilancio». Dunque a ulteriori tagli gli utenti «si dovranno rassegnare» anche se per l’estate le linee 6 e 36 verranno assicurate per intero. Intanto anche i dipendenti (calati in un anno da 832 a 824, tutti fra i conducenti passati da 611 a 603) continuano a protestare per la riorganizzazione, ma l’azienda da un lato dice che «in altre regioni va ma molto peggio con tagli fino al 10%» e dall’altro espone le cifre del Premio di risultato distribuite, in ugual misura, nel 2011 e 2012, pari a 1,4 milioni di euro, «il che significa - ha precisato Paparo - 2800 euro per un manutentore, 2200 per un autista, 2000 per un impiegato, cioé una mensilità in più oltre alle 14 normali».
Gabriella Ziani

 

“Portoghesi”, due multe all’ora - In un anno elevate 12mila sanzioni. Il parco mezzi è il più giovane d’Italia
Gli autobus triestini sono «i più giovani d’Europa», anche nel 2012 ne sono stati acquistati 33 nuovi (per 9.397.000 euro). Hanno in media un’età inferiore ai 4 anni, con ottime ricadute sul minore inquinamento, sull’esistenza di pedane (il 99,6%) e di aria condizionata (il 100%). «In Italia la media è di 12 anni - hanno detto ieri i vertici di Trieste Trasporti - e in Europa di 6,7». Questa flotta di 273 mezzi nel 2012 ha percorso oltre 13 milioni di chilometri. Ognuno dei 603 autisti ha guidato per 22 mila. A una velocità media però che non supera i 14,7 km all’ora, «perché il traffico e le soste selvagge non consentono miglioramenti». In calo, è ovvio, i dati del tram, fermo da mesi per restauro (dai 23.603 chilometri del 2011 ai 16.460 del 2012), mentre cala anche il numero di passeggeri del trasporto marittimo: da 80.675 a 70.914. Persi 9.759 utenti con un tracollo soprattutto nella tratta più frequentata, la Trieste-Muggia, passata da 64.784 paganti a 56.496 (-8.288). Sarà che anche qui aumentano i “portoghesi”? Usando le norme del nuovo contratto perfino gli autisti potrebbero essere chiamati a far da controllori, mentre è già in azione personale di controllo “in borghese”. La media finora è di due multe all’ora, e di 12 mila euro di sanzioni all’anno. Ma che la crisi invece ci sia in ogni “voce” di bilancio è detto perfino nel calo della pubblicità sulle fiancate: 300 mila euro incassati nel 2012, il 10-15% in meno rispetto al 2011 e la tendenza resta negativa.

(g. z.)
 

Aree pedonali tra Viale e Barriera, test al via
Si parte oggi dalle vie Crispi, del Toro, Nordio e San Zaccaria. Iniziative collaterali e promozioni-parcheggio
Oggi c’è il primo appuntamento con “Vivi la strada. Prove di pedonalizzazione”, l’iniziativa del Comune per favorire una nuova cultura dell’abitare la città, promuovendo la mobilità pedonale e ciclabile nell’ambito del percorso che porterà all’approvazione del Piano del traffico. Le prove di pedonalizzazione inizieranno nelle zone limitrofe a viale XX settembre e largo Barriera. Oggi appunto, dalle 10 alle 23, sarà pedonale l’area delle vie Crispi, del Toro, Nordio e San Zaccaria. Dalle 10.30 alle 12, in via Crispi, a cura di Ulisse Fiab, si terrà la presentazione del corso “Beneinbici” e della rivista Bc - Amici della bicicletta (www.rivistabc.com). Alle 12, in via del Toro, sarà offerto un aperitivo dal ristorante Menarosti, mentre dalle 17 alle 19, in via Nordio, angolo viale XX Settembre, ci sarà l’appuntamento con “Nati per leggere”e le letture floreali per bambini da tre a otto anni, e ancora “Una fiaba tira l’altra” e il Laboratorio creativo con la fiorista Cecilia, che aiuterà i bambini a preparare un mazzetto di fiori speciali per la festa della mamma. Infine alle 19, sempre in via Nordio, l’aperitivo poetico offerto dai negozi della zona. L’iniziativa è organizzata dal Comune (aree Città e territorio, Polizia locale, Risorse economiche e Sviluppo economico, Cultura e sport, Educazione) con la collaborazione di IV e V Circoscrizione, Associazione Le Ali del Viale, Coldiretti, Confcommercio, Cut Centro Universitario Teatrale, Fipe, Saba, Ulisse, Ures, esercizi e attività commerciali della zona. Per agevolare i lavori di pulizia a cura di AcegasAps e l’allestimento delle iniziative promosse dai pubblici esercizi, lungo le vie interessate dalle prove di pedonalizzazione la chiusura al traffico veicolare e alla sosta sarà predisposta dalle 8.30 alle 23. In previsione di nuove agevolazioni successive all’approvazione del nuovo Piano del traffico - si legge in una nota del Comune - nelle giornate dell'11 e 12 maggio, per il parcheggio dell'Ospedale Maggiore, Saba Italia offre la possibilità di acquistare una tessera prepagata di 165 ore, con validità di 45 giorni, al costo di 40 euro (0,24 euro all'ora), o un’altra sempre di 165 ore, ma con validità di tre mesi, al costo di 45 euro (0,27 euro all'ora). In entrambi i casi le tessere consentono l’utilizzo più volte al giorno, di volta in volta, pagando solo le ore effettivamente utilizzate. Chi non fosse interessato a tale offerta, nelle sole giornate dell'11 e 12 maggio, la tariffa massima per un intero giorno di sosta continuativa presso il parcheggio sarà fissata a 7 euro (chi sosterà meno ore, per un ammontare complessivo inferiore a 7 euro, pagherà invece la tariffa oraria standard). Prossimi appuntamenti con le prove di pedonalizzazione sabato 18 e domenica 19.
 

Muggia inaugura con “BimbimBici” la ciclabile dell’Ospo
Il nuovo tratto di pista porta da Rabuiese verso i laghetti delle Noghere. Progetto in collaborazione con la Slovenia
MUGGIA «Un piccolo grande passo per permettere agli amanti delle biciclette di attraversare in grande serenità il nostro territorio». Loredana Rossi, assessore ai Lavori pubblici, è entusiasta. Dopo circa dieci mesi di lavori domani alle 10.45 s’inaugurerà il nuovo tratto della ciclovia Rio Ospo-Laghetti delle Noghere. Il tracciato, sito nell’area di Rabuiese e lungo poco meno di due chilometri, collega l’ex provinciale alla strada che porta ai laghetti e prosegue fino al confine con il territorio appartenente al Comune di San Dorligo della Valle. Ma l’amministrazione Nesladek non nasconde la propria aspirazione. «Con un ulteriore tratto di 500 metri la strada si allaccerebbe alla Parenzana ed è proprio questo il nostro obbiettivo», confessa la Rossi. L’infrastruttura della ciclabile del Rio Ospo è stata realizzata dal Comune di Muggia nell’ambito del progetto Carso-Kras, finanziato nell’ambito del Programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali, per un totale complessivo pari a 130 mila euro. All’inaugurazione in programma sulla strada per i laghetti delle Noghere (sullo slargo in fondo alla strada) prenderanno parte il sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, e il rappresentante del Comune di Sesana, lead partner del progetto strategico per la gestione sostenibile delle risorse naturali e coesione territoriale. Ma oltre al Comune di Sesana al progetto collaborano i seguenti partner: Comuni di Divaccia, Comeno, Erpelle-Kozina, Miren-Kostanjevica, Agenzia di sviluppo territoriale del Carso e Brkini, Istituto per le foreste della Slovenia, Gal Carso, Comuni di Trieste, Monrupino, Duino Aurisina, Province di Trieste e Gorizia, Direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali–Servizio del corpo forestale regionale. Poco prima dell’inaugurazione, il luogo della cerimonia verrà raggiunto dai giovanissimi ciclisti (bambini dai 4 anni in su e accompagnatori) aderenti alla manifestazione nazionale denominata “BimbimBici 2013”, organizzata da Ulisse Fiab, dall’associazione sportiva dilettantistica Viaggiare Slow e dai Donatori di sangue Trieste, in collaborazione con il Comune di Muggia. Poiché il punto di ritrovo dei partecipanti, dal quale partirà la manifestazione per farvi ritorno alle 13–13.30 circa, sarà il piazzale Caliterna (ritrovo alle 9.30, la partecipazione per bimbi e ragazzi è del tutto gratuita; info su www.ulisse-bici.org e www.viaggiareslow.it), nella giornata di domani dalle 7 alle 18 sarà istituito il divieto di sosta con rimozione forzata per tutti i veicoli, eccetto per i veicoli di soccorso e emergenza, su tutta l’area del lastrico. “BimbimBici” è una manifestazione nazionale promossa da dalla Federazione italiana amici della bicicletta tesa a promuovere la mobilità sostenibile e a diffondere l’uso della bicicletta tra i giovani e giovanissimi. La manifestazione si concretizzerà in una allegra pedalata in sicurezza lungo le vie cittadine e nel territorio urbano, che si svolge ogni anno nel mese di maggio ed è rivolta principalmente a bambini e ragazzi, ma è aperta a tutti i cittadini. L’evento è una vera e propria occasione di festa e di rivincita per tutti quegli utenti deboli delle strade che vivono quotidianamente la città come luogo riservato ad utenti forti (in primo luogo gli automobilisti). A conclusione dell’evento in programma, dalle 11.15 alle 12 si terrà una visita guidata al biotopo naturale dei laghetti delle Noghere. «La manifestazione dei “BimbimBici” darà ovviamente un tocco suggestivo in più all’inaugurazione della ciclabile - sottolinea l’assessore Rossi - così come la visita ai laghetti. Ora confidiamo nel bel tempo in modo tale che questa sia davvero una festa per tutti». Realizzata nei termini previsti l’opera si presenta ora come un’ulteriore trampolino di lancio per allacciarsi alla ciclabile sorta sulla vecchia Parenzana, per fare così di Muggia il nuovo centro del cicloturismo italiano e internazionale alle porte dell’Istria.
Riccardo Tosques

 

SEGNALAZIONI - Biciclette - Impariamo dall’Olanda

Seguendo in televisione le recenti corse ciclistiche che si sono svolte in Belgio e Olanda, ho provato una grande invidia verso tutti coloro che pedalano su quelle bellissime piste ciclabili posizionate in molti casi su entrambi i lati della strada, lunghe decine e decine di chilometri. Si vedono famiglie con bambini e sono molto rispettate dagli altri utenti del traffico normale. In attesa di vedere anche nella nostra città e in periferia qualcosa del genere, pregherei chi di competenza provvedere almeno a riassestare certe nostre strade, come per esempio il tratto della provinciale 1 che va da Opicina a Basovizza. Ci sono dei tratti veramente pericolosi, non solo per le biciclette, ma anche per gli scooter.

Vincenzo Tauceri

 

 

Pescherecci, l’olio di frittura sarà il nuovo carburante
Dopo uno studio finanziato dalla Regione, le barche dei pescatori per risparmiare hanno ottenuto l’ok per usare il nuovo carburante.

Lascerà solo un odore di patatine
Il salso che ti entra nelle narici, il profumo iodato degli scogli sferzati dalla bora, quel sentore di mare che chiudi gli occhi, respiri a fondo, e dici: «Sono a Trieste». Scordatevelo. Se va come dicono, chiuderete gli occhi e direte: «Sono da McDonald’s». Magari qualche marmocchio sarà anche contento, ma i vecchi lupi di mare? La faccenda sta in questi termini. I responsabili delle cooperative di pescatori, guidati da quel geniaccio di Guido Doz, uno che riuscirebbe a vendere perfino il ghiaccio agli esquimesi, hanno letto da qualche parte che l’olio esausto delle friggitrici usate nelle sagre (e Dio solo sa quante se ne fanno a Trieste ogni estate) può diventare un ottimo - e convenientissimo - carburante per i motori dei pescherecci. Non è uno scherzo, il comunicato è ufficiale e ben documentato. Dunque: gli scarti di frittura delle sagre, opportunamente trasformati in biodiesel, potranno alimentare i motori dei pescherecci della flottiglia triestina aderenti alla Associazione generale delle cooperative italiane del settore agro-ittico (così la definizione ufficiale), più brevenmente Agci-Agrital. Dopo uno studio finanziato dalla Regione - dice il comunicato dell’intraprendente presidente Doz - alcuni pescatori si stanno preparando a diventare produttori e utilizzatori di biocarburanti provenienti da sagre, ristoranti, ittiturismi, trattorie e friggitorie. L’idea è geniale: il peschereccio esce con lampare e saccaleva, pesca calamari e sardoni, porta il tutto alla sagra del rione e con l’olio usato per venderti il fritto misto ci manda avanti la barca per la pescata successiva. Le prime prove sui pescherecci sono state effettuate utilizzando gli scarti di olii provenienti dalla festa del pesce di campi Elisi e trasformati in biodiesel da un impianto chimico di una ditta specializzata. Il risparmio, se le cose vanno in porto, sarà notevole: la flottiglia triestina consuma 400mila litri di gasolio all’anno. Se si pensa che negli ultimi anni il gasolio per la pesca è passato dai 0,39 euro al litro agli attuali 0,80 il risparmio sarebbe evidente perché, tolti i 10mila euro per la costruzione dell’impianto di trasformazione, si spenderebbero solo 12 centesimi al litro per il trattamento. Uguale: trecentomila euro all’anno di risparmio sui 400mila attuali. Il 75 per cento. Doz si è offerto di provare il biodiesel sulla sua barca e assicura che i motori non hanno avuto problemi: «Sono state ridotte le emissioni di gas - scrive di suo pugno - e dagli scarichi usciva un leggero odore di patatine fritte». Unico problema: in Italia, quando trovi un modo per non pagare le tasse, il fisco si allerta subito. Ma anche a questo Guido Doz ha pensato già. «Bisogna ancora verificare l’iter da affrontare con l’Agenzia delle Dogane di Trieste - ammette - ma credo che non ci saranno problemi visto che i carburanti e lubrificanti per la pesca sono esenti da Iva e accise». Tiè. Insomma, il vecchio detto secondo il quale “il pesce nuota tre volte: nell’acqua, nell’olio, nel vino” andrà rivisto. Perché anche l’acqua avrà un retrogusto di fritolìn. Il vino, speriamo, no. E dopo il “tocio” a Barcola doccia con la varechina.
Livio Missio

 

 

Commercio equo oltre il 2015: il Comune c’è
«Creare un contesto globale basato sulla giustizia, l’equità e lo sviluppo sostenibile, in cui ogni persona possa vivere nel rispetto dei diritti umani e soddisfare il proprio potenziale di vita senza povertà. E basato sui tre pilastri dello sviluppo sostenibile: sociale, ambientale, economico, per assicurare che tutti mettano in campo politiche coerenti con lo sviluppo. Supportare iniziative finalizzate a uno sviluppo sostenibile tra governi, autorità locali, imprese e cittadini/consumatori». Sono questi gli indirizzi della Dichiarazione della Campagna internazionale “Commercio Equo oltre il 2015” firmata ieri in municipio dal sindaco Roberto Cosolini, alla presenza del vicesindaco Fabiana Martini e dei rappresentanti di “Botteghe del Mondo”, Marija Besdnjak e Paolo Albanese, presidenti rispettivamente di Senza Confini-Brez Meja e dell’associazione Mosaico. Dichiarazione che rientra negli “Obiettivi del Millennio dopo il 2015” e che sarà inviata, insieme alle altre raccolte nelle pubbliche amministrazioni e società civili, dal Movimento globale del Commercio Equo e Solidale, ai leader dei governi mondiali che s’incontreranno a New York nel settembre 2013, nell’ambito dell’Assemblea delle Nazioni Unite per definire il quadro globale futuro delle politiche di sviluppo. In sostanza, con la sottoscrizione della Dichiarazione, ci si impegna ad avviare all’interno dell’ente e sul territorio comunale un processo di informazione e di formazione per sensibilizzare la cittadinanza al Commercio Equo e Solidale, per mezzo di azioni e iniziative concrete.
 

 

Programma tutto natura per i giovani del Fai - Presentata la ricca agenda di iniziative da maggio a novembre
È dedicata all’Alma mater declinata in una variopinta tavolozza di colori e sapori, la rassegna “Ritorno alla Terra” 2013 promossa dal Fai Giovani Fvg, la falange della young generation – soci tra i 18 e i 40 anni - del Fondo Ambiente Italiano, il sodalizio impegnato nella tutela del patrimonio ambientale del Belpaese. Filo conduttore degli appuntamenti che da questo mese e fino a novembre proporrà una ricca cornucopia di eventi, madre natura a tutto tondo. Prodotti agroalimentari, ambiente, escursioni fuori porta ma anche alla scoperta dei tesori architettonici cittadini, degustazioni, pellicole a tema, laboratori per bambini e, ciliegina sulla (bio)torta, anche una maratona: questa in sintesi la ricetta work in progress confezionata dai soci del gruppo giovani per sostenere con iniziative culturali, sportive e sociali il Fai. Giovedì 16 maggio debutto “sotto terra”: alle 19.30, infatti (appuntamento 15 minuti prima difronte al civico 11 di via Fabio Severo, prenotazioni entro il 13 allo 040.3476081) si va in perlustrazione dell’affascinante “Kleine Berlin”, la rete di gallerie sotterranee costruite durante la seconda Guerra Mondiale che fungeva da rifugio antiaereo per civili – la parte italiana – e da deposito quella tedesca. Aperitivo “al fresco” il 21 giugno per celebrare il solstizio d’estate in un giardino pubblico cittadino. È richiesto il dress code bianco e la serata promette atmosfere rilassate, stuzzichini e bevande naturali. Sempre a giugno, visita guidata, riservata ai soci, alla scoperta di un gioiellino liberty non accessibile al pubblico, ovvero il neo restaurato oratorio in stile Secession viennese della Ss. Trinità del palazzo vescovile di via Cavana. A luglio in collaborazione con la Cappella Underground, proiezione in anteprima nazionale di una pellicola sul patrimonio agroalimentare. Attorno a metà settembre con la riapertura delle scuole, laboratorio di “arte vegetale” per bambini, per imparare a creare opere d’arte con patate, carote e tuberi-stampino, intinti nei colori. Seguiti nel percorso vegetal-didattico ospitato all’istituto Nordio dal docente di decorazione Romano Schnabl. La farina e la sua lavorazione sarà al centro della visita a fine settembre al Mulino Moras di Trivignano Udinese, una delle rare aziende ancora in attività. Happening tra sport, cultura e divertimento: ritorna il 13 ottobre, la domenica della Barcolana, la “FaiMarathon”, la kermesse aperta a famiglie, sportivi, giovani, bambini e – come precisano – anche ai cani, per scoprire passeggiando, correndo o pedalando il territorio del Friuli Venezia Giulia. Chiude a novembre la rassegna, l’incontro dedicato a una delle storiche eccellenze del territorio, il caffè. Dettagli e informazioni al numero 040.3476081 oppure visitando il profilo Facebook del Gruppo Fai Giovani Fvg.

Patrizia Piccione

 

 

Come conoscere le erbe selvatiche, gemme del Carso - SLOW FOOD
L'associazione Slow food organizza incontri che mettono il cibo al centro dei propri interessi. Fine prioritario, appunto, porre all'attenzione quei prodotti che sottintendono alla filosofia del "buono, pulito, giusto", che permette a coloro che vi si avvicinano, una conoscenza approfondita, all'opposto del fast food, cioè del mangiare veloce e fine a se stesso. Dopo i recenti incontri aventi per tema il tè e il caffè a breve, ben quattro appuntamenti sulle "tecniche di cucina" che si svolgeranno in un locale di Basovizza dal 16 al 21 maggio. Fra le iniziative svolte dal Convivium di Trieste, ora una nuova simpatica proposta della rete giovani della Condotta triestina. Oggi alle 9.30, ritrovo in piazza Oberdan, per l’iniziativa "Gemme preziose". Si tratta di un itinerario lungo i sentieri del Carso alla scoperta delle erbe spontanee commestibili. L'ingrediente segreto della ricetta culinaria si cela dove meno te lo aspetti, il trucco sta nel riconoscerlo, affermano gli organizzatori. Nascoste, profumate, amarognole o dolcissime, le erbe commestibili crescono in maniera selvatica nel nostro altipiano. La passeggiata naturalistica alla loro scoperta, avverrà con la preziosa assistenza di Francesca, che sarà la guida professionale al rinvenimento di quelle edibili e più aromatiche. Il Carso sorprenderà gli escursionisti che accetteranno la gustosa proposta, assistendo a una lezione di cucina completamente al di fuori del consueto. Itinerario e altre informazioni utili possono essere viste in www.facebook.com/ oppure nella pagina internet www.slowfoodtriestegiovane.it Gli organizzatori hanno individuato recentemente il percorso più adatto a soddisfare al meglio ogni curiosità sull'argomento e permettere di cogliere le "Gemme più preziose" della vegetazione, da cui il nome dell'evento. Il luogo di inizio della camminata dovrà essere raggiunto autonomamente, anche se vi è la possibilità di aggregarsi a coloro che metteranno a disposizione il proprio mezzo. Per chi volesse, la mattinata verrà conclusa con un pranzo in una tipica osmiza carsolina. La partecipazione è aperta a soci e non, che avranno così la possibilità di aderire al sodalizio.

Gianni Pistrini
 

 

SEGNALAZIONI - rifiuti Multe e disservizi

Ciclicamente il problema dei rifiuti e del loro riciclaggio torna e riguarda tutti noi ed il nostro ospitale pianeta. Ho letto, senza troppo stupore, che la nostra provincia è all’ultimo posto in regione ed anche quella di Padova (Acegas come noi) ci surclassa abbondantemente doppiandoci. Credo che ciò non sia dovuto all’evidente recessione economica, eventualmente dovrebbe essere il contrario, ma anche crocefiggere solo il cittadino, mi pare ingiusto ed eccessivo. È troppo facile per l’Acegas ed il Comune incolpare qualcuno per nascondere le proprie colpe, ma così è purtroppo. Le multe per la mancata raccolta differenziata sono pesanti, vanno dai 150 ai 500 euro, ma per poterle staccare, i servizi delle Municipalizzate dovrebbero essere al top, con un’offerta completa che va dal cassonetto fino alla sua vuotatura. Così spesso non è. Sintetizzo l’accaduto. Ho visto un signore, piuttosto contrariato (mi sono accorto poi del perché), con un sacchetto stracolmo di materiale plastico, che invece di depositarlo nel cassonetto della differenziata, lo gettava in quello delle normali immondizie. Doveva essere multato se visto da un solerte vigile urbano? In questo caso credo proprio di no ! Il perché è presto detto : il cassonetto per la raccolta della plastica era strapieno e circondato inoltre da decine di sacchetti di plastica per terra. Succede talvolta anche per la carta e per il vetro. Questo spiacevole e fastidioso vedere si potrebbe evitare con una semplice raccomandazione agli operatori ecologici che giornalmente rimuovono le immondizie: segnalare sempre i luoghi dove i cassonetti della differenziata sono pieni . Semplice no?

Pino Podgornik

 

 

PULIZIA DEL BOSCO

Habitat-Microaree, oggi viene organizzata la terza edizione di Differenziamoci, una giornata dedicata alla pulizia della zona boschiva sul retro delle case Ater di via Forti a Borgo S. Sergio. Ritrovo ore 9.30 davanti al bar Flaminio in via Forti n. 36. Attrezzatura da portare: guanti, carriole, pale e tanta buona volontà. In caso di maltempo l’evento si svolgerà lo stesso.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 10 maggio 2013

 

 

CAMPAGNA INTERNAZIONALE - Adesione del Municipio a“Commercioequo”
Oggi alle11.30 in Municipio si terrà la presentazione dell’ adesione del Comune di Trieste alla Campagna internazionale “Commercioequo oltre il 2015–Fair trade beyond”, che coinvolge enti, pubbliche amministrazioni e organizzazioni della società civile.

 

 

Come evitare lo spreco alimentare - GIOVANI IMPRENDITORI
Oggi la conferenza di Jacopo Muzina Il suo progetto ha già vinto un premio
“Non si butta via il cibo!” A risolvere il problema degli alimenti sprecati quotidianamente nel mondo ci ha pensato Jacopo Muzina, giovane imprenditore triestino: per non gettare via inutilmente i prodotti vicini alla scadenza, ha creato www.LastMarketPrice.com, il primo sito internet social e-commerce italiano per la spesa last minute di prodotti di tipo alimentare o per la casa, di bevande e cosmesi, che sono vicini alla scadenza o che provengono da rotazioni di magazzino; oppure merce impacchettata in confezioni danneggiate. Lo slogan? “Così il consumatore risparmia e il pianeta è salvo”. Il progetto ha vinto nel 2012 il premio “Ripartiamo dalle Idee”. Oggi a Venezia, in occasione della “Digital week”, promossa dall’Università Cà Foscari, Muzina interverrà alle 11 (Cà Giustinian de’ Vescovi, Dorsoduro 3246) all’evento “I-Food: il mondo digitale visto dall’ottica food&beverage”.
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 9 maggio 2013

 

 

Amianto alla Grandi Motori Il pm: manager da processare
Chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo a carico di 4 dirigenti in carica tra il ’71 e il 2000.

L’inchiesta riguarda i decessi per mesotelioma di 8 ex dipendenti
Sono soltanto i vertici della Grandi Motori ex Italcantieri - così sostiene il pm Matteo Tripani, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio - i responsabili dei decessi di otto dipendenti, che avevano lavorato lì tra il 1971 e il 2000, causati dall’esposizione all’amianto mentre costruivano i motori per le navi nello stabilimento triestino. Conoscevano fin dagli anni Sessanta la pericolosità dell’amianto e nulla hanno fatto per impedire che venisse utilizzato, e neppure hanno informato i lavoratori sulla pericolosità per la loro salute. Si tratta di Alberto Guglielmotti, residente a Torino, direttore generale della Gmt tra il 1970 e il 1977, di Manlio Lippi, che risiede a Monfalcone ed è stato dal 1977 al 1984 presidente e amministratore delegato della società, di Enrico Bocchini, residente a Cesena e presidente del Cda di Fincantieri dopo l'incorporazione della Gmt nella stessa (operazione datata 1984), e infine dell’ex presidente di Confindustria Trieste Corrado Antonini, che dal 1984 in poi in Fincantieri ha ricoperto vari ruoli di vertice: direttore generale e amministratore delegato prima e poi, dal 1994, presidente. Il sostituto procuratore Tripani li accusa appunto, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, ma anche di una serie di violazioni riguardanti la prevenzione negli ambienti di lavoro. L’udienza davanti al gip Laura Barresi è stata fissata per venerdì 24 maggio. In particolare il pm Tripani contesta ai quattro ex dirigenti e manager di non aver adottato all’ epoca - nel periodo cioè fra il 1971 e il 2000 all’interno dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra - le misure utili a garantire la tutela della salute dei lavoratori e in particolare quelle relative all’utilizzo delle mascherine con gli appositi filtri, alla sistemazione dell’amianto in ambienti separati e alla dotazione negli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili per l’aspirazione. Nell’indagine il pm si è avvalso della consulenza del medico del lavoro Pietro Gino Barbieri, di Brescia, e dell'igienista industriale Patrizia Legittimo, di Firenze, la cui opera si è sommata a quella portata avanti parallelamente dall’Azienda sanitaria di Trieste con il Dipartimento di prevenzione diretto da Valentino Patussi. La morte degli otto lavoratori è avvenuta per mesotelioma pleurico, tumore che ha un tempo di latenza molto lungo. Secondo il pm Tripani la loro malattia sarebbe derivata proprio dall’esposizione all’ amianto e dai mancati accorgimenti di sicurezza che invece i dirigenti del periodo 1971-2000 dello stabilimento - in qualità di legali rappresentanti di Gmt fino al 1984 e di Fincantieri da lì in poi - avrebbero dovuto garantire. L'inchiesta era partita sulla base di una segnalazione dell'Azienda sanitaria.
Corrado Barbacini

 

Dal saldatore al carpentiere: morti di lavoro - NOMI E MANSIONI
Otto morti per l’amianto, otto storie di sofferenza e di lavoro. Silvio Ianderca, classe 1932, è morto nel 2008. Aveva lavorato all’officina. Giuseppe Jugovaz era nato nel 1948. È morto nel 2006. Era saldatore. Dario Fano avrebbe oggi 73 anni. L’amianto lo ha ucciso nel 2010. Lavorava come carpentiere. Lucio Taboga, classe 1936, aveva prestato servizio anche lui nell’officina. È morto nel 2011. E poi ancora altri due saldatori, Marcello Bembi e Aldo Melon. Uno morto nel 2009, l’altro nel 2008. Infine Roberto Zanolla e Antonio Giurco, entrambi classe 1927. Il primo aggiustatore, il secondo impiegato.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 8 maggio 2013

 

 

Test pedonali al via fra Viale e Barriera
Questo sabato e poi nel weekend del 18 e 19 maggio anticipazioni di Piano del traffico condite da animazioni e iniziative
Marchigiani spiega: «In estate altre prove nel Borgo Teresiano»
Primo appuntamento nelle vie Crispi, Nordio, del Toro e San Zaccaria
Il centro cosiddetto di serie B al centro dell’attenzione cittadina. Le prove di quella pedonalizzazione che sarà il fulcro del nuovo Piano del traffico adottato la scorsa settimana dalla giunta comunale partono da quell’area, più o meno compresa tra il viale XX settembre e largo Barriera, che negli ultimi decenni è gradatamente scivolata fuori dagli itinerari dello shopping e della movida. Per due sabati di fila, l’11 e il 18 maggio e per una domenica, il 19, in quest’area verranno fatte le prime “prove di pedonalizzazione” accompagnate da una serie di eventi e attività di animazione con lo scopo appunto di rivitalizzare una zona da dove allo stesso Comune sono giunte segnalazioni di negozi e locali in difficoltà. Il calendario delle chiusure e degli happening è stato presentato ieri dall’assessore alla Mobilità e traffico Elena Marchigiani che a margine ha ribadito che sarà proprio in quest’area, forse già prima del prossimo autunno che partiranno le pedonalizzazioni definitive per estendersi poi l’anno prossimo nella zona clou, quella di via Mazzini e corso Italia. Dunque, sabato 11 dalle 10 alle 23 saranno pedonalizzate le vie Crispi, del Toro, Nordio e San Zaccaria. Sabato 18 dalle 10 alle 23 e domenica 19 dalle 10 alle 19 sarà invece la volta delle vie Foschiatti, San Maurizio, Fonderia, Sorgente, Erbette e largo Barriera. Per agevolare i lavori di pulizia a cura di Acegas-Aps e l’allestimento delle varie iniziative lungo queste vie però la chiusura al traffico dei veicoli e alla sosta scatterà già alle 8.30 di sabato 11 e rimarrà in vigore fino alle 23, mentre nel week-end successivo entrerà in vigore alle 9 di sabato 18 maggio per proseguire senza soluzione di continuità fino alle 19 di domenica 19. Molte le iniziative previste per favorire le passeggiate e qualche acquisto. Sabato 11 in via Crispi dalle 10.30 alle 12 presentazione del corso BeneinBici e della rivista Bc-Amici della bicicletta a cura di Ulisse Fiab, alle 12 in via del Toro aperitivo offerto dal ristorante Menarosti. Sempre in via Nordio dalle 17 alle 19 “Nati per leggere”, letture con i bambini a cura dell’area Cultura e sport del Comune e del laboratorio arte floreale Bibidibobidibu e alle 19 aperitivo poetico offerto dai negozi di via Nordio. Sabato 18 invece in largo Barriera dalle 10.30 alle 12 prima lezione gratuita del corso BeneinBici a cura di Ulisse Fiab e della Polizia locale, alle 18 Flash-mob intermezzo da Il gabbiano di Anton Cechov a cura del Centro universitario teatrale e dalle 17 alle 19 ancora “Nati per leggere”. Domenica 19 invece in largo Barriera, Campagna amica triestina: un mercatino agricolo a cura della Coldiretti. In occasione delle prove di pedonalizzazione e in prospettiva del nuovo Piano del traffico, Saba Italia ha varato tariffe agevolate per il parcheggio dell’Ospedale maggiore. «I test di pedonalizzazione - ha annunciato l’assessore Marchigiani - proseguiranno nel corso dell’estate spostandosi nell’area del Borgo Teresiano e non soltanto in via Mazzini in occasione della Notte bianca e della Notte dei saldi e poi a settembre in occasione della Giornata della mobilità coinvolgeranno nuovamente largo Barriera oltre a via Settefontane».
Silvio Maranzana

 

Il documento in commissione
Sul Piano del traffico che dovrebbe essere approvato dal Consiglio comunale prima dell’estate sono state convocate una serie di sedute della Sesta commissione consiliare dal suo presidente Mario Ravalico d’intesa con lo stesso presidente del Consiglio comunale. Questo il calendario che è stato fissato: lunedì 13 maggio il Piano verrà illustrato a partire dalle 9 nell’aula del Consiglio comunale, mentre il giorno dopo sempre alle 9 e nella stessa sede proseguirà l’illustrazione e vi sarà anche la discussione. L’esame delle osservazioni verrà fatto nel corso di due sedute che si terranno nella sala comunale di via Capitelli 8, mercoledì 15 alle 9 e venerdì 17 ancora alle 9. Le due riunioni dedicate alle osservazioni si chiuderanno alle 11. Il presidente Ravalico ricorda che «i 25 allegati costituenti parte integrante e sostanziale della proposta di deliberazione sono disponibili nel supporto informatico (cd-rom) che viene consegnato a ciascun componente della Commissione e a tutti i capigruppo tramite le segreterie di maggioranza e di opposizione consiliare, mentre le osservazioni vengono consegnate anche in forma cartacea».
 

 

Zanonato: «Trieste nelle aree di crisi»
«Trieste ha tutti i requisiti per venir inserita nel decreto del governo sulle crisi di area industriale complessa». Lo ha ribadito il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ai 27 sindacalisti e operai triestini che ieri a Roma hanno partecipato alla manifestazione nazionale dei lavoratori del Gruppo Lucchini in amministrazione controllata da dicembre di cui fa parte anche la Ferriera. Lo stesso Zanonato ha confermato la sua presenza a Trieste venerdì pomeriggio per fare il punto sulla riconversione di Servola. Un corteo si è snodato dietro lo striscione «Siderurgia sì! Sicurezza sì» contro il rischio di chiusura degli stabilimenti di Piombino, Trieste, Condove (Torino) e Lecco. Una delegazione unitaria di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm ha incontrato alla Camera la presidente Laura Boldrini che si è impegnata a sollecitare il governo ad aprire entro giugno un tavolo di confronto con le imprese e i sindacati per il rilancio del settore dell’acciaio utilizzando anche i fondi europei per produrre nel rispetto dell’ambiente e della salute dei lavoratori. Lo ha detto il leader della Fiom Maurizio Landini al termine dell’incontro avuto con Boldrini. «Apprezziamo - sottolinea il segretario Fim-Cisl di Trieste Gorizia Umberto Salvaneschi - l’impegno che Boldrini ha assunto di costituire quanto prima un tavolo nazionale sulla siderurgia per rilanciare il comparto, salvaguardare e creare nuova occupazione. Ora però crediamo che anche le istituzioni del territorio, anche regionale, del Friuli Venezia Giulia debbano attivarsi per recuperare il troppo tempo che si è perso su questa partita».
 

 

SEGNALAZIONI - ALTA VELOCITA' - Soluzioni europee

Nella nota “Porto Vecchio – La soluzione ferrovia” (segnalazione, 25 aprile) il signor Sergio Callegari ricorda tra l’altro una mia dichiarazione nella quale, a Suo dire, avrei auspicato “che le merci nella futura alta velocità passassero prima per Divaccia, poi per Capodistria, per arrivare infine a Trieste”. Assolutamente non era questo il senso della mia dichiarazione il cui contenuto, per corretta informazione, riporto qui di seguito. All’inizio del 2010 era stata proposta dallo staff di progettazione una nuova ipotesi di tracciato per la linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità genericamente definita Trieste-Divaccia. Il percorso ipotizzato da Villa Opicina prosegue per Divaccia e da lì raggiunge Capodistria; qui entravo nel merito proponendo che nel tratto verso Capodistria, lungo la valle del Risano, venisse realizzata una biforcazione che da un lato si dirigesse verso Capodistria e dall’altro rientrasse in Italia (in zona Rabuiese) per attestarsi nell’area del Porto nuovo. I principali risultati positivi di questa possibile soluzione consisterebbero nel collegamento di Trieste con la rete ad alta velocità/alta capacità, nell’eliminazione di lavori devastanti nel sottosuolo triestino, previsti nelle ipotesi precedenti e nella tutela della Val Rosandra che non verrebbe interessata in alcun modo dai lavori. All’eventuale obiezione che con questo tracciato le merci da e per il porto di Trieste dovrebbero percorrere un tratto in territorio sloveno, dico solo che le problematiche, anche di carattere tariffario, del momento attuale si affrontano e si risolvono in un quadro europeo, molto diverso dal contesto nel quale abbiamo vissuto in queste terre nel ventesimo secolo. Sarebbe molto pericoloso per il futuro di Trieste non rendersene conto.

Mario Ravalico consigliere comunale Pd

 

 

Multicultura Center - Conferenza sul verde e sugli orti comuni

Il Multicultura center organizza domani dalle 18.30 al suo Sportello ambiente di via XXX Ottobre un incontro pubblico sul tema degli orti comuni, dedicato a chi vuole un orto, lo vuole condividere, ama il verde e i prodotti naturali, e magari vuole coltivare da sè le verdure da portare in tavola. Per informazioni, telefonare al numero 338.2118453.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 7 maggio 2013

 

 

Ferriera, emissioni in calo «Servola meno inquinata»
L’assessore Laureni: «L’azienda ha rispettato le prescrizioni del sindaco Gli abitanti in zona a rischio sono passati da oltre mille a qualche decina»
Erano più di mille appena un anno fa, adesso si sono ridotte a qualche decina soltanto. Sono le persone esposte in modo pericoloso alle emissioni di benzopirene dalla cokeria della Ferriera di Servola. «La Lucchini ha effettivamente messo in atto quanto chiesto dall’ordinanza del sindaco il 12 ottobre con le nuove prescrizioni - ha annunciato ieri in una conferenza stampa l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni - e l’area dove si verificano gli sforamenti del tetto di un nanogrammo per metrocubo di benzopirene si è fortemente ristretta nel giro di qualche mese: nei primi bimestri del 2012 comprendeva buona parte del rione di Servola e qualche zona di Valmaura coinvolgendo anche più delle mille persone che avevamo stimato. Già da fine 2012 è limitata a un paio di case soltanto di via Pitacco». Per stimare l’area “inquinata” l’Arpa (ieri presente con i tecnici Fulvio Daris e Fulvio Stel) ha utilizzato la catena modellistica “Callmet-Callpuff” raccomandata dall’Agenzia nazionale statunitense per l’ambiente. «Si evince - viene rilevato nella relazione che l’Arpa in data 29 aprile ha inviato al Comune - come l’area con concentrazioni uguali o superiori a un nanogrammo per metrocubo si sia notevolmente ridotta passando dai primi quattro bimestri agli ultimi due. In base alle informazioni attualmente disponibili, derivanti sia dalla rete di monitoraggio che dalle simulazioni numeriche, questa riduzione nelle concentrazioni sembra essere ascrivibile non solo a peculiarità meteorologiche, quanto a un’effettiva riduzione delle emissioni derivanti dalla cokeria. In particolare, il rapporto osservato tra le concentrazioni previste, con emissione stimata costante per l’intero anno, e quelle osservate presso la stazione posta a San Lorenzo in Selva risultano più che dimezzate passando dai primi quattro bimestri agli ultimi due. Queste considerazioni sembrano confermate dall’andamento delle concentrazioni di benzene, anch’esso inquinante emesso dai processi industriali associati alla cokeria dello stabilimento siderurgico. Le concentrazioni di benzene rilevate presso la stazione di San Lorenzo in Selva hanno iniziato a diminuire in maniera sistematica a partire dalla seconda metà del 2012 raggiungendo valori confrontabili con quelli del 2009 dopo due anni di valori particolarmente elevati». A dire il vero, gli ultimi dati disponibili si riferiscono a gennaio 2013. In via San Lorenzo in Selva la concentrazione di benzopirene era effettivamente molto bassa (0,6), ma raggiungeva i 3,4 nanogrammi per metrocubo in via Pitacco.
Silvio Maranzana

 

Ma persistono incidenti e malessere della gente - LE REAZIONI
La riduzione delle emissioni di benzopirene dalla cokeria non rende però meno drammatica la questione dell’inquinamento legato alla Ferriera di Servola. «Le lamentele degli abitanti continuano in maniera incessante - ha affermato l’assessore Laureni - e in particolare le segnalazioni di malfunzionamenti e di emissioni che vengono fatte alla polizia locale. E poi anche recentemente si sono verificati eventi incidentali di una certa gravità». Di particolare allarme quanto accaduto all’interno dello stabilimento il 24 aprile. Quel giorno si è verificata una violenta deflagrazione in un elettrofiltro per la decatramazione che si trova alla sommità di un silo all’interno della cokeria che ha mandato in frantumi i vetri di alcuni fabbricati e ha provocato un botto uditosi in mezza città. Solo per fortuna nessun operaio era in quel momento nei pressi. La Lucchini ha dovuto inattivare il filtro con una procedura laboriosa e non priva di qualche rischio e la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta. «Si è trattato di un evento imprevedibile? - ha chiesto retoricamente Laureni -. No, era un’eventualità conosciuta e l’azienda doveva essere attrezzata per impedire che si verificasse. Per questo persiste il timore che non venga tenuto al massimo il livello delle manutenzioni e che, soprattutto in questa fase travagliata della vita dell’azienda, vi siano possibili difficoltà gestionali nello stabilimento». Eventi come questo, ma anche il fatto che le centraline registrano la media delle emissioni al massimo nell’arco di una giornata e non i picchi che si concentrano in pochi minuti, fanno sì che «nonostante il calo delle emissioni - ha specificato l’assessore - la persistenza degli imbrattamenti, dei cattivi odori e la situazione di frustrazione psicologica che si è creata nel rione di Servola e non solo abbiano provocato negli abitanti una situazione di disagio psicofisico che deve essere considerato come una reale patologia». E lo hanno dimostrato anche due interventi nel corso della stessa conferenza stampa di ieri. Il primo di Luigi Pastore, dipendente della Ferriera oltre che sindacalista, che ha ribadito di essersi ammalato lavorandovi all’interno «perché i primi a non vedere la propria salute tutelata - ha ribadito - sono proprio gli operai». E poi quello di Alda Sancin, presidente dell’associazione ambientalista “No smog”, che ha posto soprattutto un quesito: «Chi controlla che l’azienda metta effettivamente in atto le prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale?». Laureni, che ha annunciato che tra un mese il Comune emetterà altre prescrizioni da aggiungere all’Aia in vigore e che scadrà nel febbraio 2014, ha ammesso che «i controlli pubblici per il rispetto dell’Aia sono obiettivamente inefficaci». Anche Giorgio Cecco di Fareambiente rileva che «i dati sul benzopirene non attenuano la preoccupazione per la salute pubblica».

(s.m.)
 

Oggi sciopero nello stabilimento e manifestazione a Roma
Otto ore di sciopero oggi alla Ferriera di Servola, indetto da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm e Failms, come conferma Franco Palman (foto) delle Rsu. «Il futuro della Lucchini e della siderurgia italiana non può più attendere». Con questo slogan anche una delegazione di lavoratori triestini parteciperà alla manifestazione dei dipendenti del Gruppo Lucchini questa mattina a Roma. Dalle 10.30 a piazza Santi Apostoli si terrà un presidio e una rappresentanza sindacale sarà ricevuta dal presidente della Camera, Laura Boldrini. L’iniziativa, spiegano i sindacati in una nota, è stata assunta contro «lo smantellamento della produzione di acciaio a ciclo integrale», per «l’eco-innovazione dei processi e delle produzioni siderurgiche» e per «dare un futuro» agli stabilimenti del Gruppo che ha stabilimenti, per l’appunto, a Piombino, Trieste, Condove (Torino) e Lecco.
 

 

MUGGIA - I due comitati insieme contro le antenne abusive
MUGGIA «Non è mai esistita una guerra tra rioni: la solidarietà nel contrastare il proliferare di antenne abusive (e non) è perfettamente viva nei due comitati, anche senza l'auspicio della giunta Nesladek». Il comitato antiantenne di Santa Barbara fa chiarezza sulla situazione attuale e sui progetti futuri per evitare che in tutto il territorio vengano installate nuove antenne anche se attualmente “non c'è nessun accordo con il comitato di Chiampore per la delocalizzazione delle antenne a Muggia”. Il comitato di Santa Barbara ha sempre sostenuto e ribadisce la necessità di salvaguardare la salute pubblica mediante «l’eliminazione degli impianti che superano i limiti di legge con le loro emissioni, e non mediante la delocalizzazione degli impianti abusivi e quelli più inquinanti in zone maggiormente isolate come affermato da Claudio Poropat, uno dei referenti di Chiampore», spiega il Comitato. Allo stesso tempo non vi è alcuno dubbio da parte del Comitato di Santa Barbara sulla necessità di intervenire «urgentemente e decisamente su Chiampore, il più bel colle di Muggia, ora rovinato sia esteticamente che sanitariamente». Ma per fare ciò si ritiene che il problema «vada risolto e non semplicemente trasferito in altre zone del territorio» senza tener conto delle loro peculiarità storiche, naturalistiche e paesaggistiche. Oggi infatti si propone da parte di un ente privato la realizzazione di un traliccio alto ben 30 metri su Monte Castellier di Santa Barbara, nelle immediate vicinanze di un'area archeologica per la valorizzazione della quale sono stati già investiti circa ben 600mila euro di denaro pubblico che sono stati impiegati per consolidare la fruizione del sito ai turisti scolaresche e semplici cittadini. Da qui i dubbi del Comitato di Santa Barbara: «Quale insegnante vorrà mai tenere una lezione ai suoi alunni sotto un traliccio di 30 metri incombente sulle loro teste? Quale sensazione avranno i turisti? Di certo non quella di una politica coerente e di una grande attenzione delle istituzioni preposte: se Muggia vuole dotarsi di prerogative turistiche, non ci sembra questo il modo di dimostrarlo». Il Comitato di Santa Barbara ha poi espresso la convinzione che sia molto difficili il controllo dell'inquinamento da elettrosmog provocato dalle antenne sulla popolazione, anche se le stesse vengono dislocate in zone isolate come preposto, a causa della limitata estensione del territorio muggesano, unita all'alto tasso della sua urbanizzazione. E poi la stoccata alle istituzioni: «Dispiace constatare che, nonostante i numerosi rilevamenti effettuati dall'Arpa confermino sforamenti nelle emissioni di antenne (oltretutto abusive), non vi sia tutt'oggi un tangibile interessamento nè da parte della stessa, nè da parte dell'Ass del territorio riguardo la salute dei cittadini: viene tristemente spontaneo pensare che l'opinabile concetto della "pubblica utilità" di antenne prevalga sulla salute degli abitanti». Insomma, «a stare tra due fuochi non è il Comune ma i cittadini, costretti da interessi privati a subire decisioni che riguardano la salute della collettività».

Riccardo Tosques
 

 

Incontro Orti Comuni a Trieste

Incontro pubblico presso lo Sportello ambiente del Multicultura center di via XXX Ottobre 8/a dalle 18.30, giovedì con ingresso libero. Il tema: Orti comuni a Trieste. L’incontro intende rispondere ai seguenti quesiti: hai un orto da condividere? Ti piace il verde? Ti piacciono i prodotti naturali? coltivare da te le verdure da portare a tavola.

 

 

Ogm, una risorsa fra mito e realtà
Morgante: «Si tratta di una tecnologia che non è stata presentata correttamente al pubblico»
Possiede una solida esperienza sugli Ogm, costruita fra l’Italia e gli Stati Uniti, dove ha vissuto molte delle polemiche sorte attorno alle modifiche dell’ingegneria genetica. Direttore un gruppo di ricerca statunitense che ha studiato approfonditamente il genoma del mais, oggi, Michele Morgante, ordinario all’Università di Udine, guida un team di scienziati che studiano il genoma di vite, pesco e agrumi. I primi prodotti agroalimentari geneticamente modificati hanno iniziato a diffondersi più di 25 anni fa. Quali erano i sentimenti e le aspettative dei ricercatori, all’epoca? Se vogliamo essere precisi, i primi prodotti geneticamente modificati li ha fatti la natura stessa, riassortendo in modo casuale i geni nelle piante. L’uomo, con la mutagenesi con radiazioni ionizzanti prima e l’ingegneria genetica poi, ha velocizzato un processo che continua ancora oggi a verificarsi spontaneamente. Quanto alle aspettative: forse sono state eccessive, tanto è vero che – dopo 25 anni – non siamo riusciti a modificare caratteri agronomici complessi come la resistenza alla siccità o la maggiore produttività, ma solo caratteri semplici quali la tolleranza a un erbicida o la resistenza a un insetto. Che cosa è cambiato, dunque, in questi anni? Abbiamo più geni di un tempo, e abbiamo affinato le tecnologie di laboratorio, eliminando la selezione con antibiotico che, giustamente, preoccupava l’opinione pubblica. Ma in termini di prodotti effettivamente disponibili non sono stati fatti passi da gigante. Qual è la differenza tra quel che fa la natura quotidianamente riassortendo i geni a caso, e quel che fa l’uomo in laboratorio? La natura è più fantasiosa dell’uomo e i genomi delle piante sono assai dinamici e variabili. Il genoma del mais, per esempio, è un esempio di innovazione, dal momento che questa pianta produce da sé, di generazione in generazione, nuove proteine di fusione (ricombinanti). L’uomo, quando modifica, procede con i piedi di piombo. Una virtù degli Ogm e un loro limite. La virtù: oggi possiamo introdurre modifiche molto precise, e controllare gli effetti sull’intero genoma. Il limite: è una tecnologia che non è mai stata presentata correttamente al pubblico, ma sempre con argomenti di parte. Gli Ogm sono una risorsa o l’ennesimo strumento di profitto per le multinazionali? Direi che sono una risorsa per l’agricoltura del futuro. Non possiamo pensare che si continui a coltivare come in passato.
Cristina Serra

 

Organismi viventi nati trent’anni fa in Europa
Il 19 maggio del 1983 sulla rivista “Nature” il primo articolo che trattava l’argomento
Compiranno trent’anni il 19 maggio, e per celebrare questa data la rivista Nature ha deciso di dedicar loro un numero monografico, ricco di dati, commenti e informazioni storiche. Vale la pena ricordare che sono nati ufficialmente in Europa: il primo articolo uscito su Nature (il 19 maggio 1983, appunto) in cui si descrive la metodica usata per trasferire un gene chimerico, cioè misto, in cellule vegetali è firmato da ricercatori belgi di Gent e tedeschi di Colonia. Gli Ogm a uso agroalimentare, cioè gli organismi geneticamente modificati usati in agricoltura, sono ormai più che adulti, sia per come si sono evolute le tecnologie che li producono, che per le conoscenze emerse sui genomi in questi decenni. E tuttavia sono ancora sospesi in un limbo etico, pur non essendo né buoni, né cattivi. Il grande pubblico, infatti, ha ormai accolto del tutto le biotecnologie a uso medico: le biotecnologie “buone” che producono farmaci come l’insulina (approvata nel 1982 e oggi prodotta pressoché solo con l’ingegneria genetica), antitumorali, vaccini e ormoni. Questo stesso pubblico continua, invece, a essere profondamente diviso sulle biotecnologie vegetali, quelle “cattive” che producono gli Ogm, dei quali teme gli effetti sulla salute e sull’ambiente. Un Ogm, tanto per capirci, è un organismo vivente (vegetale o animale) nel cui Dna è stato inserito un gene proveniente da un organismo diverso (vegetale o animale), sì da far produrre al primo una nuova proteina, o da far comparire una caratteristica prima assente. Inizialmente, e con una certa ingenuità, gli scienziati si erano illusi di poter dotare a piacere ogni varietà di pianta di caratteristiche diverse. Non è stato così, e a oggi sono praticamente solo due i caratteri nuovi usati, caratteri piuttosto semplici quali la tolleranza a un erbicida e la resistenza ad alcuni parassiti. Tuttavia, la diffusione che gli Ogm hanno avuto dall’inizio della loro storia fa riflettere: nel 2009, l’85 per cento del granturco coltivato negli Stati Uniti era geneticamente modificato. Altrettanto valeva per il 90 per cento del cotone prodotto in USA, Australia, Sud Africa. Mentre nel 2011, erano almeno 14,5 i milioni di agricoltori che, in 25 paesi del mondo, coltivavano piante gm (cotone, granturco, soia, una varietà di colza chiamata canola, alfalfa, papaia e pochi altri). Da qualche anno, inoltre, anche in alcuni paesi africani un numero sempre maggiore di contadini sta optando per le biotecnologie verdi (con un incremento annuo medio del 12-18 per cento).

(cri.s)

 

Oggi al Revoltella di scena il genoma - l’incontro
“Ogm, tra mito e realtà”, è il primo incontro, domani alle 18 al Museo Revoltella, del ciclo “Science & the City”. Ospite il docente all’Università di Udine Michele Morgante. Noto a livello internazionale per le sue attività nel campo delle biotecnologie agrarie, fondatore e direttore scientifico dell’Istituto di genomica applicata, Morgante ha partecipato in prima linea al progetto di sequenziamento del genoma della vite, e più recentemente del pesco e degli agrumi. Con lui dialogherà con Vittorio Venturi dell’Icgeb, esperto di modificazioni genetiche. A condurre l’incontro sarà la giornalista scientifica Cristina Serra.
 

 

Nel catino di San Dorligo c’è anche il “sito inquinato” della Siot - la lettera del giorno di Boris Gombac
Il rigassificatore non si farà perché in contrasto con lo sviluppo del porto. Così hanno sentenziato Marina Monassi, presidente dell’Autorità portuale, e Ulrike Andres, presidente e amministratore delegato della Siot nonché presidente della Tal. D’un tratto hanno riscoperto la zona franca del porto di Trieste e la possibilità di avere vantaggi tali da incrementare l’afflusso di nuovi arrivi di petrolio con un cospicuo aumento di attracchi al molo petroli, così da superare i 40 milioni di tonnellate annue, limite difficilmente sostenibile per le attuali strutture. Una pensata speculare alla cartolarizzazione inserita nei bilanci dello Stato a copertura di spese certe in previsione di possibili futuri introiti... L’odore acre di zolfo che impregna l’aria nel catino di San Dorligo della Valle per il direttore della Siot non rappresenta un pericolo per la salute della cittadinanza, né tantomeno la vicinanza dei serbatoi alle case e ai capannoni dell’adiacente zona industriale e artigianale con la presenza di industrie alimentari – sempre più rare – rappresenta un fattore di preoccupazione. L’installazione dei 32 serbatoi della Siot era incompatibile con il territorio sin dall’inizio, come lo è incompatibile oggi. Si profila pertanto la necessità di una loro riduzione, con lo smantellamento iniziale di quelli ubicati vicino ai centri abitati di Lacotisce e Mattonaia e alle arterie stradali, con una progressiva diminuzione delle superfici operative che portino a una capacità di stoccaggio in funzione dei sette serbatoi di Lentig-Ingolstadt, così da non confondere lo stoccaggio con l’aggiotaggio. La presenza della Siot pone seri interrogativi sulla necessità di bonificare il terreno alla luce delle riserve mondiali di greggio e alle fonti energetiche alternative, e questo è compito degli attuali amministratori ma ancor di più di coloro che il prossimo anno, con il rinnovo del consiglio comunale, andranno a sostituire l’attuale giunta. Non vorremmo trovarci fra trent’anni ad affrontare il problema delle bonifiche dei siti inquinati con la Siot in chiusura. In quest’ottica, le dichiarazioni rilasciate dalla signora Andres sull’operato della Siot nel rispetto dell’ambiente e a garanzia dei massimi livelli di sicurezza andrebbero interpretate come impegno della Tal a iniziare una seria programmazione di riduzione delle capacità operative della tank farm, soprattutto per la sua ubicazione in un territorio sempre più urbanizzato e accessibile solo dal lato mare. Tale realtà rappresenta per la popolazione locale un pericolo pari alla presenza del rigassificatore nel golfo di Muggia. L’impegno della Siot però non si ferma alle sole previsioni di un futuro aumento del numero di attracchi delle petroliere nel golfo di Muggia perché la società si è impegnata a garantire, a fronte degli aumenti relativi alle tasse portuali e dei diritti marittimi, il mantenimento dei piani di sviluppo dei traffici concernenti i prodotti petroliferi al fine di coprire l’aumento degli stessi per 550 mila euro. Una solidarietà prorompente tra imprenditori, un esempio di sinergie tra Autorità portuale e utenza, da esibire quale modello di integrazione operativa che andrà verificato a fine anno, quando lo spauracchio del rigassificatore sarà metabolizzato dall’opinione pubblica. Insomma: siamo davanti a una gestione inaccettabile del porto franco, frutto di scelte inadeguate e contraddittorie che potrebbero preludere a vanificare la riesumazione dell’Allegato VIII del Trattato di pace di Parigi del 1947, garante in materia di generale libertà di acceso, transito e uguaglianza di trattamento nel godimento delle franchigie, soprattutto se certe scelte vanno a intaccare l’approvvigionamento energetico alternativo.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 6 maggio 2013

 

 

Ferriera, dopo Orlando in campo Zanonato: «Assomiglia all’Ilva»
Il neoministro allo Sviluppo economico è atteso qui venerdì e prospetta un possibile inserimento tra le «crisi complesse»
Lo pensavano in molti. Da mesi. E lui, ora ministro, l’ha detto: «La Ferriera di Trieste assomiglia all’Ilva per i vari problemi che la coinvolgono e che sono gli stessi che si riscontrano a Piombino». Flavio Zanonato, nominato dal premier Letta responsabile dello Sviluppo economico a Palazzo Chigi, con ogni probabilità sarà a Trieste venerdì prossimo; manca solo la conferma. Lo ha chiamato la nuova presidente della Regione Debora Serracchiani. Dopo aver trascinato l’altro giorno in città il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, anche lui un volto inedito nell’esecutivo delle larghe intese, la governatrice sta cercando di giocare questa carta anche con l’ormai ex sindaco di Padova. Che Roberto Cosolini conosce bene, vista la partecipazione comune in AcegasAps. In ballo qui, adesso, c’è un fatto di non poco conto: la possibilità di inserire lo stabilimento siderurgico triestino nell’elenco nazionale delle “crisi complesse”. Il precedente governo, in pratica, se n’era dimenticato. Ora per la fabbrica della Lucchini si prospetterebbe una svolta: Zanonato si presenta a Trieste paragonando la Ferriera all’Ilva. Con tutto ciò che ne potrebbbe conseguire, in termini di responsabilità che Roma dovrebbe assumersi in vista di un inserimento dell’area tra i casi più problematici che investono il Paese. Di più: il ministro ha anche fatto sapere «di essersi sempre tenuto in contatto», in queste prime giornate da ministro, «con la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e con il sindaco di Trieste Roberto Cosolini per capire quale possa essere lo sblocco della situazione. C’è il problema - ha ricordato ancora Zanonato - di vedere se si riesce a riconoscere uno stato di crisi complessa. Assomiglia all’Ilva - ha ribadito - e spero che lo sia negli aspetti positivi e cioè che sia un’azienda produttiva». Una risposta potrebbe arrivare proprio venerdì, con la vista del ministro. Ma l’aria (di cambiamento) che tira a Servola e dintorni si era fatta sentire già sabato scorso con la visita nel capoluogo del collega dell’Ambiente Andrea Orlando. A nemmeno ventiquattr’ore dalla presentazione della nuova giunta, Serracchiani si era presentata in Regione davanti ai giornalisti per chiedere al governo che sia emanato «un provvedimento per inserire il sito (della Lucchini, ndr), analogamente a quanto accaduto a Piombino, tra le crisi industriali». Al fianco della presidente c’era proprio Orlando. Che aveva affermato: «Il modello di Piombino è quello giusto e occorrerà trovare lo strumento normativo più opportuno». Per poi aggiungere che «i problemi ambientali e quelli produttivi non devono entrare in corto circuito». Per questo «agiamo nel rispetto delle indicazioni del precedente ministro sul cronoprogramma per il risanamento». Il ministro ha accolto la richiesta di Serracchiani sull’ipotesi di inserire la Ferriera tra le crisi nazionali, dichiarando che la possibilità «va presa seriamente in considerazione. Va deciso il rango normativo». Il pressing della Regione e del Comune potrebbe portare a uno sblocco del caso Ferriera, sempre più «simile» a quanto è accaduto a Taranto?
Gianpaolo Sarti

 

Cosolini lo aspetta: «È l’occasione per accelerare»

Cosolini nutre una certa attesa nella visita del ministro. «Sarà l’occasione per mettere a punto le procedure necessarie per le cosiddette aree di crisi complessa - spiega il sindaco - e credo che ne abbiamo tutti i titoli». Inoltre, aggiunge il primo cittadino, «vogliamo aggiornare il ministro sul fatto che siamo a buon punto per i contenuti dell’accordo di programma. Entro maggio vogliamo la convocazione congiunta con i ministeri di Sviluppo economico e Ambiente per definire il percorso dell’accordo». E davanti a una crisi «irreversibile, con il lavoro dell’ingegner Rosato riusciamo a evitare che scatti la logica dei due tempi: il risanamento e la riconversione, mentre noi creiamo appunto le condizioni affiché le attività si mettano subito in moto».

(g.s.)
 

 

Come assicurarsi un raccolto - Prima iniziativa del circolo Decrescita nella campagna muggesana
MUGGIA La messa a dimora di 15 viti, l’accatastamento di legname, la creazione di due bancali per il sinergico. È stato un fine settimana di lavoro per il circolo della Decrescita Felice di Muggia riunitosi per dar vita concretamente alla riscoperta del lavoro biologico e del contatto con la terra attraverso il motto “Assicurati un raccolto”. La nascita di questo approccio all’agricoltura risale al 2 Febbraio 2012, giorno in cui al Caffè del Teatro “Verdi” si è costituito di fatto l'associazione di promozione sociale della Decrescita Felice. Come previsto dallo statuto si è poi istituito un Gruppo di Acquisto Solidale (Gas). Il lavoro da parte del team ha visto una crescente attività orticola. Lo scorso aprile erano stati impiantati patate, fagioli, piselli, cipolla e aglio a dimora. E anche qualche vite. Ma il Gas muggesano non è soltanto agricoltura. Nell’oratorio Parrocchiale di San Giovanni recentemente è stato allestito un Mercatino dei prodotti selezionati dai Gruppi di Acquisto Solidale di Trieste e Muggia. In vendita scarpe, magliette, polo, sciarpe e borse. In quel caso la cooperativa sociale Polis aveva effettuato una vendita straordinaria di pane biologico, fatto con grano coltivato in regione. Tornando ai corsi di orticoltura ecologica questi erano stati anticipati anche da lezioni teoriche e pratiche. Tra le attività portate avanti si ricorda la distribuzione delle arance in cui conoscere il produttore, «significa avere la tracciabilità del prodotto perché il passaggio produttore-consumatore è diretto». Fondamentale quindi «evitare passaggi intermedi, produttore - commerciante - grossista - grande distribuzione organizzata» significa «poter acquistare al giusto prezzo per chi ha lavorato la terra». L’operato del Gruppo di Acquisto Solidale ha visto durante questi mesi un incremento dei propri affiliati e simpatizzanti con una notevole presenza di under 18 che assieme ai propri genitori hanno contribuito al lavoro della realizzazione della pergola dell’associazione. In attesa a breve di vederne i frutti concreti.
 

 

Solidarietà, volontari in assemblea - TRIESTEALTRUISTA
Assemblea di TriesteAltruista alle 17.30 Info al 3355945470
Alle 17.30, nella sede dei soci di Banca Etica di via Donizetti 5, assemblea ordinaria dell’associazione TriesteAltruista. Il 2012 ha visto i volontari di TriesteAltruista impegnati a consolidare l’associazione a Trieste ed è riuscita farsi conoscere attraverso i suoi progetti pubblicati sul sito e su Facebook. Progetti che hanno coinvolto oltre 350 persone, dimostrando così che azioni “altruiste” possono essere portate a termine anche da chi non ha molto tempo libero. Anche l’anno 2013 dovrà essere un anno che vedrà l’associazione impegnata a promuovere nuove iniziative che riescano a coinvolgere sempre più cittadini e a moltiplicare nuovi progetti di “servizio”. L’invito va in particolare ai soci fondatori e a chi aveva iniziato questa avventura e che per motivi diversi non ha potuto partecipare più assiduamente alle attività ma che in questa occasione può far reincontrare tutti, magari per una semplice conclusiva bicchierata.
 

 

 

 

CURIOSITY ALTERBLOG - DOMENICA, 5 maggio 2013

 

 

LA SCONVOLGENTE VERITA’ SULLA RAFFINAZIONE DELLA FARINA BIANCA RAFFINATA

Se non hai mai sentito parlare di alimentazione naturale, quello che leggerete potrebbe davvero sorprendervi, ed è probabile che vada ad intaccare delle convinzioni profonde sul cibo che ci portiamo dietro dalla nascita, e che la nostra tradizione italiana non ci aiuta di certo a smussare.
Per farina bianca raffinata intendo la farina che abitualmente è presente sulle nostre tavole sotto forma di pane, pasta e dolci.
Questo tipo di prodotto industriale che non ha quasi più niente di naturale è stato privato di 2 parti fondamentali del seme del grano: La crusca all’esterno ed il germe all’interno (l’embrione).
Una dieta basata principalmente su questo prodotto è la causa principale di malnutrizione, costipazione, stanchezza e numerose malattie croniche.
Se ci pensi bene si tratta di un prodotto abbastanza recente, il pane comune infatti fino a poco tempo fa esisteva esclusivamente in forma integrale.
Solo negli ultimi 50 – 60 anni è stato introdotto il pane bianco, simbolo di un progresso economico e tecnologico che non ha tenuto conto della salute degli esseri umani.
Un grano troppo impoverito
Negli anni ’50 inoltre il frumento è stato vittima di profonde trasformazioni genetiche da parte dei più grandi agronomi italiani. La ricerca genetica, di un frumento che garantisse grosse produzioni e resistentissimo agli eventi esterni, ha creato un grano troppo impoverito, quasi completamente privo di sostanze nutritive.
Farine arricchite
Addirittura sono nate delle farine arricchite proprio per soccorrere alla mancanza di questi nutrienti. Quindi le grosse industrie di raffinazione del grano aggiungono 4-5 vitamine e minerali inorganici, pensando così di compensare le 15-20 o più sostanze che si trovano nella crusca e nel germe. (senza considerare le fibre…)
Ma vediamo su cosa influisce il consumo eccessivo di farina bianca:
Più prodotti raffinati una persona mangia più insulina deve essere prodotta dall’organismo.
L’insulina favorisce il deposito di grasso, il passaggio ad un rapido aumento di peso e di trigliceridi elevati, che può portare a malattie cardiache. Nel tempo, il pancreas diventa così carico di lavoro che la produzione di insulina si blocca, e ipoglicemia (poco zucchero nel sangue) o diabete vengono a galla.
Non è un caso che il diabete sia una delle malattie più diffuse negli ultimi decenni. Ci sono bambini che nascono già diabetici negli Usa a causa degli errori alimentari dei loro genitori e in Italia la percentuale di celiachia e intolleranza al glutine (presente nel frumento) cresce ogni anno del 10 %.
Inoltre la farina di grano raffinata è il combustibile che alimenta le infezioni e gli alti livelli di zucchero nel sangue creando un terreno fertile per batteri dannosi ed un conseguente indebolimento del sistema immunitario.
Ma non è tutto qui, purtroppo la situazione è anche peggio
Perché il colore del pane bianco è così bianco,
quando la farina di grano da cui è stato prelevato non lo è?
Il motivo è semplice: la farina usata per fare il pane bianco è sbiancata chimicamente, proprio come quando usi la candeggina per sbiancare i tuoi vestiti.
Così, quando mangi il pane bianco, mangi anche i residui chimici degli sbiancanti.
I mulini industriali usano prodotti chimici differenti per lo sbiancamento, ma sono tutti abbastanza nocivi.
Eccone alcuni: l’ossido di azoto, di cloro e nitrosyl e perossido di benzoile miscelato con sali chimici vari.
Un agente sbiancante, l’ossido di cloro, combinato con le proteine qualunque siano, ancora rimaste nella farina, produce allossana.
L’allossana è velenosa, ed è stata utilizzata per produrre il diabete in animali da laboratorio. L’ossido di cloro serve anche ad allungare la durata di conservazione della farina, ma non è propriamente salutare.
Inoltre, nel processo di produzione di farina bianca, la metà degli acidi grassi insaturi, che sono ad alto valore alimentare, si perdono nel processo di fresatura , e praticamente tutta la vitamina E è perduta con la rimozione di germe di grano e crusca.
Come risultato, il resto della farina del pane bianco che si acquista, contiene solo proteine di scarsa qualità e amido modificato.
Ma non è tutto per quanto riguarda la perdita di sostanze nutritive.
Circa il 50% di tutto il calcio, il 70% di fosforo, l’80% di ferro, il 98% di magnesio, il 75% di manganese, il 50% di potassio, e il 65% del rame vengono distrutti.
Se questo non fosse abbastanza grave, circa l’80% di tiamina, il 60% di riboflavina, il 75% di niacina, il 50% di acido pantotenico, e circa il 50% di piridossina sono inoltre persi.
E non è ancora finita…
Gli zuccheri semplici e i carboidrati raffinati (farina bianca, pasta, lavorati, cibi devitalizzati, etc..) richiedono poco metabolismo ed entrano nel flusso sanguigno rapidamente.
improvviso aumento di zuccher
Il pancreas, l’organo che regola la quantità di insulina che viene rilasciata nel sangue, è indaffarato dall’ improvviso aumento di zuccheri.
Il risultato di tutto questo è una forte diminuzione della glicemia (solitamente entro un’ora), e una conseguente sensazione di letargia, confusione mentale, debolezza e senso falso di “fame!
Tutti questi problemi portano una forte acidità
che considero una delle cause principali di ogni malattia.
Come se non bastasse, questo fa in modo che lo zucchero causi l’aumento di peso, non solo a causa del suo innaturale contenuto calorico, ma in realtà perché altera il metabolismo!
Che cosa significa ciò?
Ecco cosa significa: se due gruppi di persone sono alimentate con lo stesso numero esatto di calorie, ma un gruppo prende le sue calorie dello zucchero e da prodotti raffinati, mentre l’altro gruppo consuma le calorie sotto forma di cereali integrali, frutta e verdure, il primo gruppo aumenta di peso, mentre l’altro no.
Questa constatazione ci viene da studi pubblicati da parte del Ministero della Salute degli USA
Farina bianca ”arricchita”
Come abbiamo visto quindi poche sostanze nutritive sintetiche sono aggiunte nuovamente alla farina bianca che viene poi chiamata “arricchita”.
In realtà non c’è stato alcun reale “arricchimento” del prodotto originale, ma l’inganno e la distruzione della vita di una delle tante creazioni perfette che troviamo in natura.
I ratti di laboratorio di solito muoiono in una settimana-dieci giorni,
quando sottoposti ad una dieta a farina bianca raffinata.
Ultimo avvertimento:
Falsi cereali integrali
Non lasciarti ingannare da prodotti che vengono pubblicizzati come cereali integrali, ma effettivamente non lo sono. Possono avere una qualche quantità di cereali integrali all’interno, ma ci possono essere un sacco di altri ingredienti inutili e malsani.
Per esempio, se il pane è morbido, è molto difficile che sia davvero integrale. Assicurati di leggere tutti gli ingredienti con cura su tutti i prodotti che compri.
Se hai ancora la tendenza a mangiare cereali, acquista soprattutto cereali integrali in chicchi, ce ne sono di innumerevoli qualità e tutti buonissimi.
da altrainformazione.it
 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 5 maggio 2013

 

 

Rifiuti, senza il porta a porta la differenziata rimane un flop
L’INTERVENTO DI LUCIA SIROCCO - presidente Circolo Verdazzurro Legambiente - Trieste
Ragioniamo sui dati della raccolta differenziata. Dunque: nel 2010 il 20,09%, nel 2011 il 24,05, nel 2012 il 28,72 e nei primi tre mesi del 2013 il 29,31%. In questi numeri - divulgati di recente sui media - il drammatico flop della raccolta differenziata dei rifiuti urbani a Trieste. Mentre a Padova, dove il servizio di raccolta e smaltimento è gestito da Acegas-Aps come a Trieste, si arriva al 45% e al 75% dov’è attiva la raccolta porta a porta. Imbarazzante soprattutto il confronto con il resto del Friuli Venezia Giulia: nel 2011, come si evince dai dati dell’Arpa, la raccolta differenziata in provincia di Gorizia raggiungeva il 59,51%, il 59,89 in quella di Udine, il 73,95 in quella di Pordenone. Media regionale: 55,80%, bassa proprio per colpa di Trieste… Ma se nelle altre province della Regione le cose vanno molto meglio, non dipenderà forse anche dal fatto che lì non ci sono inceneritori? È utile inoltre ricordare che l’obiettivo minimo di raccolta differenziata, prescritto dalle direttive europee, è (ormai era...) il 65%, da raggiungere entro la fine del 2012! Stupisce dunque un pochino, di fronte all’eloquenza dei numeri, l’affermazione dell’assessore comunale all’Ambiente Laureni riportata dalla stampa, secondo cui nel flop della raccolta differenziata a Trieste «non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas». Ma di chi sarebbero allora, di grazia, le colpe? Ricordando che di Acegas, oltretutto, il Comune di Trieste è da sempre l’azionista di maggioranza, cioè il padrone? Sembra si tenti di scaricare le responsabilità del clamoroso e imbarazzante fallimento su non meglio precisati deficit di informazione e sulla pigrizia dei cittadini. Il Comune, con notevole battage mediatico, aveva peraltro stabilito severe sanzioni pecuniarie (da 150 a 500 euro) a carico di chi smaltisce scorrettamente e non differenzia i rifiuti: quante multe sono state effettivamente comminate? Esiste davvero un sistema di controllo che permetta di individuare i trasgressori? Oppure tutto si risolve alla maniera delle grida manzoniane ? Va rimarcato il fatto che solo con una seria raccolta differenziata anche della frazione organica (l’umido, insomma) dei rifiuti urbani, gli obiettivi prescritti dalle norme possono essere raggiunti. Questa frazione, composta in gran parte di acqua, pesa infatti per circa il 40% sul totale dei rifiuti. E del resto è alquanto irrazionale che anche l’umido finisca nell’inceneritore, il quale si ritrova così a “bruciare” l’acqua! Legambiente lo segnala da molti anni e del resto i dati di cui abbiamo parlato prima sui risultati raggiunti nelle altre province, lo dimostrano. Basterebbe copiare. Come basterebbe copiare il metodo della raccolta porta a porta, anche questo propugnato da anni dalla nostra associazione e adottato con successo in moltissime realtà del Friuli Venezia Giulia e del resto d’Italia, senza incaponirsi con le sole isole ecologiche, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti. Poi, certo, anche serie campagne informative, l’applicazione (reale, però...) di sanzioni, sono utili e anzi indispensabili a raggiungere gli obiettivi europei. Come indispensabile, anzi doverosa, appare l’adozione di una tariffa anch’essa “differenziata”, per premiare chi produce meno rifiuti e li differenzia correttamente, e penalizzi invece chi non lo fa: utopia? A Trieste sembrerebbe di sì. Se ai tempi dell’amministrazione Dipiazza, pervicacemente ostile alla raccolta differenziata, le sollecitazioni degli ambientalisti cadevano sistematicamente nel vuoto, con la nuova amministrazione (in carica ormai da due anni) ci si attendeva un atteggiamento diverso. Che invece, alla prova dei fatti, finora non c’è stato. Non è troppo tardi, però, per rimediare. Proponiamo perciò al sindaco e all’assessore competente di aprire un confronto serio, riunendo attorno a un tavolo i soggetti interessati (Acegas-Aps, associazioni ambientaliste, categorie economiche) con l’obiettivo di stilare un programma concreto che consenta di raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalle direttive europee. Niente di stratosferico. Basterebbe copiare i buoni esempi di altre città, con orografia comparabile alla nostra.
 

 

Il valore del Boschetto nelle pagine di un libro
Presentato in Comune un volume che ha lo scopo di far riscoprire ai triestini gli spazi verdi
Un volume agile e ricco di cenni storici e di dettagliate schede su tutte le principali “presenze” botaniche, ma anche di importanti richiami alla fauna, nonché corredato di piantine e di descrizioni di percorsi e sentieri dei due più preziosi polmoni verdi che Trieste possiede pur in ambito urbano e a pochi passi dalla città: tutto questo c’è nelle oltre 100 pagine – fresche di stampa – della pubblicazione “Civico Orto Botanico e Bosco Farneto – Percorsi naturalistici”, edita con i contributi del Comune di Trieste e del Comitato promotore delle Giornate dell’Agricoltura, pesca e forestazione, e coordinata dalla naturalista e medico per l'ambiente, Tiziana Cimolino. Il volume è stato presentato in Municipio dall’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, autore anche di una “intensa” e personalissima prefazione, il vicesindaco di Dolina-San Dorligo della Valle Antonio Ghersinich in rappresentanza del Comitato promotore delle Giornate dell’Agricoltura con il direttore tecnico Gaia Tamaro, la coordinatrice del progetto Tiziana Cimolino, Nicola Bressi direttore dei Civici musei scientifici di Trieste, Fabio Tercovich del Centro didattico naturalistico di Basovizza del Corpo forestale regionale e da rappresentanti di Legambiente, Bioest e della Pro Loco di San Giovanni-Cologna che hanno collaborato per la riuscita dell’iniziativa. L’obiettivo di questo libro è di far riscoprire a tutti i cittadini l'Orto Botanico e il Bosco Farneto (più comunemente noto come “Boschetto”), spazi verdi urbani che rappresentano per molti cittadini l'unica occasione per venir a contatto con la natura. Spazi che per la loro peculiarità e unicità devono essere tutelati e rispettati, ma prima di tutto conosciuti e amati. Oltre all’aspetto di ricerca e classificazione sistematica, l’Orto Botanico assume anche il ruolo di conservazione, coltivazione e riproduzione di piante officinali, tessili e alimentari, varietà orticole locali, flora spontanea ed endemica, piante acquatiche e palustri, piante succulente. Il parco urbano si estende per circa 100 ettari (di cui 80 oggi risanati). «Il volume - ha detto Laureni - sarà divulgato nelle scuole, e poi nelle sedi museali e fra le associazioni naturalistiche e ambientalistiche cittadine che potranno anche utilizzarlo come utilissimo supporto alle loro attività. Intendiamo anche trarne, appena possibile, una seconda edizione e, nel frattempo e quanto prima, pubblicarne i testi anche nella Retecivica del Comune affinchè siano accessibili a tutti».
 

 

Orlando stoppa Berlusconi e porta la Ferriera a Roma
Il titolare dell’Ambiente: «Il Cav abbia il senso della misura sulla Convenzione» E poi promette di inserire Servola nell’elenco nazionale delle crisi complesse
TRIESTE Da Palazzo Chigi un altro no alla nomina di Berlusconi alla presidenza della Convenzione per le riforme. L’altolà è del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, primo esponente del nuovo governo Letta ad approdare in Friuli Venezia Giulia per affrontare tutta una serie di annose questioni, già in cima all’agenda della neo presidente della Regione Debora Serracchiani. Dal «caso» Trieste, con i nodi rigassificatore, Ferriera e Porto oltre che i progetti sulla centrale di Krško, alla vicenda della Caffaro. La governatrice, a pochi giorni dal sua elezione e a nemmeno ventiquattr’ore dalla nomina della giunta, ha strappato la prima promessa a Roma: inserire lo stabilimento siderurgico della Lucchini nell’elenco nazionale delle crisi complesse. Ancora in stand-by il piano regolatore del Porto. Il no al Cav La giornata del ministro comincia con l’appuntamento nel palazzo del Governo dal prefetto Garufi. Orlando è accompagnato da Serracchiani che si porta appresso buona parte del suo nuovo esecutivo e parlamentari eletti in Fvg, oltre che i sindaci di Trieste e Muggia, Cosolini e Nesladek, la presidente della Provincia Poropat, la presidente dell’Autorità portuale Monassi, il commissario straordinario del Gruppo Lucchini, Nardi, e sindacati. Una prima visita ufficiale per la giunta che culmina con la conferenza stampa di rito e le dichiarazioni sull’ipotesi di affidare all’ex premier Berlusconi la presidenza per la Convenzione delle riforme. «È importante che ognuno abbia il senso della misura - commenta l’esponente del governo Letta - alcune proposte non corrispondono all’esigenza di una pacificazione». Una doccia fredda che segue lo stop di Renzi e Fassina. «È una scelta che competete al Parlamento - chiarisce Orlando, augurandosi che l’organismo suggerito dai saggi incaricati da Napolitano «sia guidato da una persona in grado di unire le forze politiche». La centrale di Krško Se sul nucleare il ministro ricorda «che c’è già stato un referendum», Serracchiani coglie la palla al balzo per ribadire la posizione contraria della Regione a un progetto di raddoppio della centrale slovena di Krško: «Non se ne parla». La saga rigassificatore e Porto Il ministro conferma la sospensione delle procedure per il rigassificatore nel golfo di Trieste, «un atto doveroso», già comunicata dall’ex ministro Clini pochi giorni fa. Anche perché «sarà difficile trovare un equilibrio» tra le esigenze di approvvigionamento energetico e quelle portuali della città. «In un corridoio come quello di Trieste non ci può passare di tutto, bisogna decidere», afferma il ministro. Tuttavia «le decisioni non vanno prese separatamente ma costruite attorno ad un tavolo con gli altri Paesi interessati». Ma, ripete la governatrice, «questo è un mare nel quale bisogna implementare la portualità». Entro l’estate il ministro ritornerà nel capoluogo per coinvolgere nelle scelte Regione e Paesi dell’Alto Adriatico. Tutto fermo sul fronte del Porto. «Il piano regolatore è ancora in fase istruttoria - spiega in conferenza stampa un funzionario del ministro - l’Autorità portuale deve inviarci altre integrazioni per la definizione totale di impatto e rapporto ambientale». Ferriera crisi nazionale «Il modello di Piombino è quello giusto e occorrerà trovare lo strumento normativo più opportuno», osserva Orlando. Ma i problemi ambientali e quelli produttivi «non devono entrare in corto circuito». Per questo «agiamo nel rispetto delle indicazioni del precedente ministro sul cronoprogramma per il risanamento». La Regione ha chiesto al ministro Orlando e al ministro per lo Sviluppo economico Zanonanto (che sarà in Fvg nei prossimi giorni), che sia emanato un provvedimento per inserire il sito, analogamente a quanto accaduto a Piombino, tra le «crisi industriali». Orlando dichiara che la richiesta «va presa seriamente in considerazione. Va deciso il rango normativo». La Caffaro La bonifica del sito inquinato di Torviscosa, che ha coniugato «risanamento dell’ambiente e rilancio produttivo e dell’ occupazione, è una delle pochissime amministrazioni straordinarie conclusasi con successo: un caso che qualifica una regione virtuosa come il Fvg». È il giudizio condiviso da Serracchiani e Orlando al termine del sopralluogo alla Caffaro con la visita dell’area su cui sorgerà un nuovo impianto per la produzione di cloro-soda su iniziativa di Halo Industry, società nata da Bracco, Gruppo Bertolini e Friulia. La presidente e il ministro confermano «il massimo impegno» per completare le ultime procedure ambientali mancanti necessarie alla costruzione del nuovo impianto.

Gianpaolo Sarti

 

Decisioni «condivise» sul rigassificatore nel golfo. Il porto di Trieste resta in stand by - I nodi
La Regione sollecita il governo a inserire la Ferriera tra le crisi industriali nazionali. «La richiesta va presa seriamente in considerazione. Va deciso il rango normativo», dichiara Orlando. Orlando conferma la sospensione delle procedure per il rigassificatore nel golfo di Trieste, tuttavia ritiene che le decisioni vadano condivise « con gli altri Paesi interessati». Porto ancora in stand-by. «Il piano regolatore è in fase istruttoria - spiega un funzionario ministeriale - l’Authority e deve inviare altre integrazioni ambientali». Serracchiani e Orlando confermano l’impegno a completare le procedure ambientali necessarie alla costruzione del nuovo impianto di cloro-soda alla Caffaro.
 

 

Diecimila in piazza: stop alle auto - CORTEO A MILANO - Maxi manifestazione di cittadini per una nuova mobilità urbana
MILANO Sono più di diecimila le persone che ieri pomeriggio hanno preso parte alla manifestazione «L’Italia cambia strada», promossa da una rete di associazioni riunite sotto la sigla «Mobilità nuova». L’invito al corteo, partito dalla Stazione centrale, hanno aderito migliaia di cittadini decisi a imprimere una svolta. Pedoni, pendolari e ciclisti hanno sfilato in corteo fino a piazza del Duomo per protestare contro il dominio delle auto. Presente anche il neosottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti Erasmo D’Angelis, che ha scelto la manifestazione per il suo debutto. In occasione dell’evento è iniziata anche la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che vincoli almeno tre quarti delle risorse statali e locali diponibili per il settore trasporti a opere pubbliche che favoriscano lo sviluppo del trasporto collettivo e individuale non motorizzato. «Oggi - si legge nel comunicato diffuso dalla Rete per la Mobilità nuova, «il 75% delle risorse pubbliche del settore vengono impiegate per soddisfare il 2,8% della domanda di mobilità (questa è infatti la quota di spostamenti quotidiani superiori ai 50 chilometri)». Agli interventi nelle aree urbane, al pendolarismo, al trasporto pubblico locale, alla ciclabilità e al trasporto individuale non motorizzato «vengono lasciate le briciole». La Rete per la Mobilità nuova riunisce 150 associazioni, tra cui Libera, Slow Food, Legambiente, Touring club italiano, Coldiretti, Salvaiciclisti, Fiab, Uisp e Genitori anti smog.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 4 maggio 2013

 

 

LEGAMBIENTE - «Amore per le bici e trasporto pubblico in calo pure in città»
Trasporto pubblico al palo anche a Trieste, almeno stando alla “fotografia” delle eco-performance delle città scattata da Legambiente con l’indagine “Ecosistema Urbano”. Che mostra un Paese fortemente indietro nel trasformare le sue città in “Smart City”: poche isole pedonali e piste ciclabili in crescita ma ancora lontane anni luce dagli standard europei, nonostante la ritrovata passione degli italiani per le due ruote. «La mobilità alternativa nel Belpaese - affermano gli ambientalisti - si scontra con disservizi e carenze infrastrutturali. Il risultato è il crescente ricorso all’auto che inquina l’aria dei centri urbani». Dalla ricerca, giunta alla 20.a edizione, emerge un trasporto pubblico che non decolla e anzi perde passeggeri, con 83 viaggi all’anno per abitante fatti sugli autobus nel 2011 contro i 97 del 1994. Tra le grandi città, se Roma nel 2003 vantava 499 viaggi per abitante all’anno, oggi arriva appena a 519 viaggi. Così come Milano, che da 404 viaggi del 2003 si attesta a 456. Il trend è addirittura in calo a Catania, Palermo e Trieste, mentre migliorano Firenze e Padova. La conseguenza è il maggiore ricorso all’auto, anche se sul fronte delle polveri sottili il quadro non è a tinte fosche.
 

 

Pronto il piano che fotografa l’inquinamento
Il passaggio in giunta comunale a metà mese. Per la prima volta definite quantità e responsabilità
Non abbiamo speranze concrete per la Ferriera, ma avremo un piano-città contro l’inquinamento che per la prima volta rende noti, e mette nel mirino, i distinti inquinamenti industriali (e non solo) di Trieste. È il lavoro che l’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni, assieme all’Arpa e all’Azienda sanitaria, ha fatto nell’arco di 10 mesi, da quando nel maggio 2012 promosse la prima conferenza su “Come sta Trieste?”. Molti esperti tecnici e sanitari vi parteciparono e dissero cose anche mai sentite, e perfino assai allarmanti: per esempio, furono sciorinate notizie niente affatto rassicuranti sulle conseguenze per la salute dei cittadini a carico dei vari agenti inquinanti di cui è accertata la presenza a Trieste. Il piano, che diventerà una delibera di Giunta a metà mese, «definisce tutte le azioni da adottare da parte dell’amministrazione - spiega Laureni -, a partire naturalmente dai disegni maggiori, il Piano regolatore e il Piano del traffico, dove sono già inserite misure concrete per accentuare i processi di pedonalizzazione e facilitare l’uso alternativo delle biciclette». Ma la vera novità sarà che per la prima volta, sulla scorta del “Piano dell’aria” realizzato dall’Arpa, verranno rese note le quantità di “sporco” che producono sia le aziende ciascuna per la sua parte, e sia il traffico di automobili, il riscaldamento, e gli altri agenti di emissione. Non solo la Ferriera. Inoltre questo documento di programmazione prenderà impegni circa l’inquinamento acustico urbano e l’inquinamento da antenne. «Vogliamo normare in modo serio la grande partita dell’inquinamento atmosferico» dice l’assessore. Per adesso però non rende noti in anticipo i contenuti di questo indice di capitoli, perché aspetta, per ufficializzarli, che il documento intero venga approvato dalla Giunta comunale. Contenendo provvedimenti di natura tecnica, «potrebbe bastare una delibera di Giunta senza che diventi una delibera di Consiglio comunale». E assessori e sindaco si prevede che possano affrontare l’argomento o nella seduta del 13 maggio o in quella successiva del 17.

(g. z.)
 

 

Lotta ai cinghiali: la Provincia propone reti e recinti - DANNI AD AGRICOLTORI E ALLEVATORI DEL CARSO
TRIESTE Quasi un migliaio di capi abbattuti in tutta la provincia nel 2012, il doppio rispetto l’anno precedente. Eppure i cinghiali continuano a imperversare da Duino sino al Breg sandorlighese. A rimetterci agricoltori ed allevatori. «Sulla questione si discute tanto, ma nessuno riesce a trovare il bandolo della matassa. L’anno scorso – afferma Benjamin Zidarich, viticoltore di Prepotto – mi hanno ripulito diverse vigne. In un ettaro vitato, ho raccolto solo quattro cassette d’uva. E non li fermi nemmeno con recinzioni o muretti. E’ un problema serio che si somma alle altre difficoltà quotidiane che siamo chiamati a affrontare, dalla siccità al mercato in sofferenza. Qualcuno deve prendersene carico». Dall’altra parte della provincia la situazione non è diversa. «Scavano tra gli olivi buche di mezzo metro – spiega Rado Kocjancic – e arrivano addirittura a divellere alcune piante. L’anno scorso ho provato a contenerli con il “pastore elettrico” (recinzioni per animali elettriche), ma senza risultato. Potrebbe essere una soluzione predisporre delle reti di tipo edilizio, ma vi sono contro indicazioni dal punto di vista paesaggistico». «Ho rinunciato a denunciare i danni subiti – afferma Andrej Ferfoglia, viticoltore e operatore agrituristico dell’alta collina roianese – visto che i risarcimenti sono irrisori. Sicuramente diversi cinghiali sono stati abbattuti dalla guardie provinciali, ma i piani in deroga non sono stati sufficienti». «Il problema c’è – interviene per la Coldiretti il direttore provinciale Ivo Bozzato – e specialmente nel comprensorio triestino si fa sentire con particolare insistenza. Nonostante gli abbattimenti, la popolazione di cinghiali appare consistente e agguerrita. Nella provincia di Gorizia si è cercato di porre rimedio chiedendo all’Ispra di permettere la caccia a tutte le ore del giorno e della notte così come da tempo si pratica nella vicina Slovenia». «Stiamo monitorando con grande attenzione questa criticità – afferma Igor Dolenc assessore all’Agricoltura – concordando con le amministrazioni comunali di lavorare sulla prevenzione. Che in spiccioli significa la posa in opera di dissuasori, reti e recinti per respingere questi animali. Da anni poi segnaliamo la necessità che la Regione predisponga finalmente un Piano Faunistico che ponga obiettivi e misure, uno strumento fondamentale per definire la gestione della fauna selvatica».

Maurizio Lozei
 

 

La pulizia di Muggia inizia da Porto San Rocco
Domani l’iniziativa del Comune : all’opera i volontari che raccoglieranno i rifiuti a terra e lungo la costa
MUGGIA Una domenica al servizio della propria città, da volontari, per migliorarne l’aspetto e la vivibilità, a beneficio dell’intera comunità. Il Comune di Muggia ha lanciato un’iniziativa che sta già raccogliendo consensi e adesioni: “Puliamo Muggia”, in programma domani domenica, sarà un’azione collettiva “simbolica, ma anche estremamente concreta, mirata a promuovere l’attenzione verso il proprio territorio”. Il lavoro a terra sarà accompagnato da un’azione “a mare”, e precisamente una pulizia sottocosta del lungomare muggesano. La giornata avrà inizio alle 9 a Porto San Rocco, punto di ritrovo dei volontari che saranno poi distribuiti nelle diverse aree di intervento, sotto il coordinamento della squadra rivierasca della Protezione civile. Attorno alle 13.30 si concluderà la pulizia a terra, con l’organizzazione del trasporto dei rifiuti raccolti negli appositi contenitori forniti da Italspurghi Ecologia, società che gestisce il servizio di nettezza urbana a Muggia. All’opera di sensibilizzazione della cittadinanza al rispetto dell’ambiente, per quanto riguarda l’abbandono dei rifiuti nelle acque, parteciperanno una decina di subacquei coordinati dall’Asd Scuba Tortuga di Muggia, realtà che ha già collaborato alla pulizia dei fondali del Canale Ponterosso, a Trieste. Il gruppo sarà costituito in maggioranza dagli allievi agenti della Scuola di polizia “V. Raiola”, che concluderanno il proprio corso con un’immersione decisamente unica nel suo genere. «La mobilitazione per “Puliamo Muggia”– commenta l’assessore alla cura e alla promozione della città, Stefano Decolle – non può prescindere dalla responsabilizzazione di ciascuno di noi nella quotidianità. Nella giornata di domenica ci occuperemo principalmente delle zone a mare, attraverso gesti concreti che favoriscano la valorizzazione della costa, ma l’impegno vero è quello che si esprime tutti i giorni nel preoccuparsi del proprio ambiente». «Ci auguriamo un’ampia partecipazione dei cittadini, che rafforzi un messaggio condiviso di tutela del territorio, per una città pulita che non accetta gesti di inciviltà», è l’appello di Decolle. Il pensiero, in questo caso, corre ai recenti episodi di abbandono di mobili e oggetti inutilizzati nei pressi di cassonetti delle immondizie. A tal proposito, piazza Marconi ricorda che esiste un servizio di smaltimento dei rifiuti ingombranti a domicilio. “Puliamo Muggia” avrà un seguito l’11 maggio, quando l’associazione Acat sistemerà i bordi della Parenzana nel tratto vicino al confine di Rabuiese. La propria partecipazione si può comunicare all’Ufficio relazioni con il pubblico oppure alla Consulta Giovani del Comune di Muggia.

Davide Ciullo
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 3 maggio 2013

 

 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore Nessuno dorma

Trieste dovrebbe dormire sogni tranquilli: il ministro dell’Ambiente Clini, qualche giorno prima di passare la mano, ha scoperto l’esistenza delle direttive internazionali Imo sulla sicurezza del traffico marittimo in prossimità di rigassificatori e, coerentemente, ha bloccato il rilascio della Via per il rigassificatore. Ma se le direttive Imo, secondo il ministro, hanno (avrebbero) impatti significativi sul traffico portuale di Trieste nel caso dell’impianto off-shore, non si capisce come non possano non averli nel caso dell’impianto di Zaule che pure ha ottenuto la Via dallo stesso ministero. Si dirà che il ministro ha provvisoriamente sospeso la Via rilasciato al progetto di Zaule, ma è difficile immaginare quale sostanziale modifica possa esser introdotta nel progetto per renderlo definitivamente omologabile. E se il ministro Clini, in un tardivo soprassalto di resipiscenza, s’è ricordato delle norme Imo, che dire della locale capitaneria di porto che non ha ancora fatto proprie le stesse direttive recepite dalla capitaneria di Chioggia per il rigassificatore di Porto Viro, quasi che Trieste e Chioggia si trovino agli antipodi? E che dire dei pareri espressi dalla direzione regionale dei vigili del fuoco, quando è di tutta evidenza che, nel caso di Zaule, ci si trovi di fronte a un impianto a rischio d’incidente rilevante? Se poi vogliamo sorvolare (in quanto materia da aula giudiziaria) sugli esiti di certi tavoli tecnici regionali ove, a quanto sembra, si verbalizzano, “falsificandoli”, i pareri espressi dai rappresentanti delle comunità locali, non è possibile passare sotto silenzio la sicumera con cui il ministro dello Sviluppo Passera ha sempre sostenuto la realizzazione di un rigassificatore a Trieste, quasi fosse una sorta di postulato, avulso da una seria riflessione sulle tecnologie proposte per la realizzazione dell’impianto. Quindi, a fronte dell’endemica cialtronaggine, per non parlar d’altro, delle strutture pubbliche di gestione del territorio, è bene, forse, che a Trieste nessun dorma e si mantenga una vigile attenzione affinché, nell’indifferenza generale, non passino progetti destinati a immiserire le già scarse risorse dell’economia cittadina.

Aurelio Slataper

 

 

il volume - Presentazione del libro sull’Orto botanico

Oggi alle 10.30, nella Sala giunta municipale, si terrà la conferenza stampa di presentazione del volume “Civico Orto Botanico e Bosco Farneto – Percorsi naturalistici”, realizzato con il contributo del Comune di Trieste e del Comitato promotore Pripravljalni Odbor.

 

 

COSTRUIRE UNA NUOVASOCIETA'
Presentazione del libro di Bruno Giorgolo “Riferimenti universali per costruire una nuova società” alle 18, in via Donizetti 5/a, al Circolo di Legambiente. Il libro sarà presentato da Lucia Sirocco, presidente del circolo di Legambiente Trieste con la partecipazione dell’autore (Bruno Giorgolo) e di Annamaria Alberti coofondatrice del Movimento universalista di cui il testo funge da manifesto.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 1 maggio 2013

 

 

Ferriera esclusa dalle “crisi complesse”
Il decreto del governo Monti beneficia solo Piombino. Savino: «Gravissimo». Rigassificatore, il neoministro Orlando presto a Trieste
Trieste, la Ferriera di Servola, la bonifica, il miraggio della trasformazione di una fabbrica agonizzante che inquina e forse potrebbe chiudere già quest’anno, e che va avanti fra un incidente e l’altro non saranno finanziati dallo Stato nell’ambito del programma sulle “crisi complesse”. Il governo Monti, nelle sue ultime ore, ha “stoppato” il rigassificatore ma anche escluso Servola da un provvedimento che, invece, ha concesso solo a Piombino «per lo sviluppo urgente del suo porto», per «risolvere gravi situazioni d’inquinamento» e «le criticità ambientali», per «garantire uno sviluppo sostenibile» e non da ultimo per garantire « il mantenimento e il potenziamento dei livelli occupazionali dell’area siderurgica». Questo è successo nonostante da tutti i “tavoli” ministeriali fosse venuta nei mesi scorsi esplicita rassicurazione che la crisi del gruppo Lucchini sarebba stata inclusa per intero, Piombino e Trieste, fra le “crisi complesse”, magari con l’Ilva di Taranto. Lo aveva chiesto la Regione: ultima “chance” di fretta quando le cose per la Ferriera avevano cominciato a precipitare davvero. Il decreto 43 del Consiglio dei ministri è stato pubblicato il 26 aprile, in vigore dal 27: «Riconoscimento dell’area industriale di Piombino come area di crisi industriale complessa e disposizioni necessarie al suo rilancio». Il presidente della Regione Toscana viene nominato commissario per un anno, tutti gli enti firmeranno un accordo di programma entro 30 giorni, gli investimenti di Stato, Regione e Comune fino al limite di 40,7 milioni di euro saranno esclusi per il 2013 dal patto di stabilità. Reagisce con durezza, da Roma dove si varava il governo Letta, la neosenatrice Pdl Sandra Savino, fino all’inizio di marzo assessore regionale alle Finanze con una delega di fatto raccolta in corsa a gestire la spinosissima questione della Ferriera. Con numerose puntate al ministero. Dove aveva chiesto appunto l’inclusione di Trieste nelle “crisi complesse”. «Ultimo atto del governo dei tecnici? Aver escluso la Ferriera - commenta annunciando un’interrogazione al neoministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato, già informato dei fatti e in attesa del “dossier” -, se non si pone rimedio a questo grave danno inferto alla città e alla regione le conseguenze sarebbero deleterie per la riconversione dello stabilimento: mancanza di accesso a fondi statali e nessuna possibilità di utilizzare strumenti normativi di vantaggio, il che renderebbe gli enti locali isolati e senza mezzi. Eppure erano stati presi precisi impegni. Chiederò, con gli altri parlamentari triestini, ragione di ciò al ministro». Il successore allo Sviluppo economico del tecnico Corrado Passera, il Pd padovano Flavio Zanonato, ha già detto che se ne occuperà. Il deputato del Pd Ettore Rosato commenta: «Disattenzione che va sistemata, è il brutto regalo dell’ultimo governo nazionale e dell’ultimo governo regionale». E la nuova presidente della Regione, Debora Serracchiani, si trova subito sul tavolo anche il caso Ferriera. «Non ci rassegniamo al fatto compiuto - scrive Serracchiani -, né a che Trieste subisca un colpo così ingiusto e pesante. Ho già parlato personalmente col nuovo ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato, per metterlo al corrente, e gli ho inviato una nota ufficiale chiedendogli che la Ferriera di Trieste sia riconosciuta quale area di crisi industriale complessa. Questa esclusione - aggiunge - decisa nell’ultimo Consiglio dei ministri del governo Monti è anche l’ultimo regalo avvelenato che ci viene consegnato dal passato. Dobbiamo purtroppo constatare che presso il precedente governo non sono stati fatti i dovuti passi istituzionali e politici, e questo è il risultato». Del caso si occupa subito il neoministro all’Ambiente Andrea Orlando, successore di Corrado Clini. Parte immediatamente per un giro italiano nei luoghi di crisi ambientale. Va subito a Piombino. Dove spiegherà i vantaggi del nuovo decreto. Immediatamente dopo arriverà a Trieste. Ma non già per la Ferriera. «Il ministro incontrerà le autorità di Trieste per esaminare i temi ambientali legati alle strategie energetiche italiane e dell’Alto Adriatico». Insomma, si parlerà di rigassificatore. E così, mentre il commissario straordinario della Lucchini ha da mesi avvertito che forse la Ferriera non durerà oltre il 2013, il principale sperato paracadute viene tolto da sotto i piedi. Non c’è ancora il rigassificatore (e nessuno in realtà lo voleva) ma non c’è neanche l’aiutino di Stato (che volevano invece tutti).
Gabriella Ziani

 

 

Meno scaramucce e pensiamo a sbloccare il Prg del Porto - LA LETTERA DEL GIORNO di Fulvio Zonta
Cortese signor Callegari, sono il relatore nell’audizione alla VI Commissione Consiliare tenuta lo scorso 15 aprile. Avevo trattato le criticità di operare in una struttura vetusta e logora che a mio giudizio produrrebbe extracosti fuori mercato rispetto a quelli offerti da una moderna logistica. Alle sue osservazioni apparse sul giornale il 25 aprile le porgo queste contro deduzioni: la Galleria di Circonvallazione serve principalmente per collegare Trieste Campo Marzio alla linea per Venezia, Tarvisio e Villa Opicina; la Galleria di Diramazione che collega Trieste Scalo alla Galleria di Circonvallazione non ha un profilo P/C 410 sufficiente a contenere i treni RoLa ovvero i Tir non passano; lo stesso dicasi per l’altra Galleria di Diramazione all’uscita e delle seguenti verso Aquilinia che potrebbe essere l’impianto adatto a ricevere questo tipo di treni; l’adeguamento delle sagome e dei binari non è cosa che si faccia a buon mercato; in uscita da Trieste Scalo verso Trieste C.M. c’è un’asperità che riduce la prestazione a 970 tonn. che corrispondono a 16 carri ultrabassi. Si dovrebbe aggiungere anche il costo di un mini bus navetta per gli autisti. Tenga conto che i treni per Salzburg attualmente hanno 21 carri più la carrozza; le operazioni di manovra che lei propone sono onerose e difficilmente assorbibili da una percorrenza così breve; dal 2005 si usano rampe metalliche mobili al posto di quelle vetuste e fisse in cemento armato; i carri ultrabassi sono tra i più costosi e delicati presenti sul mercato, necessitano di raggi di curvatura di almeno 150 mt. ( specialmente sui deviatoi), hanno pure altre limitazioni ; tra operazioni di carico, estrazione dei materiali, prova freno, visita tecnica, sgancio locomotiva all’arrivo e scarico i tempi morti per i camionisti sarebbero elevati; in generale un treno completo si paga vuoto per pieno e dunque il costo della tratta per unità di carico trasportata sarebbe elevato se non si raggiungessero percentuali di riempimento elevate. È evidente che tale costo il camionista lo dovrebbe ribaltare sul committente; in galleria usando la trazione diesel è necessario attendere 30’ prima di far transitare un altro treno; secondo i dati Adriafer il solo porto produce 300 treni al mese dunque almeno 10/12 al giorno ai quali si aggiungono i traffici del chimico, quelli di grano e quelli stagionali e si prevedono aumenti dei volumi nei prossimi mesi ; non ricordo che i Consiglieri del M5S abbiano confutato le tesi esposte, ma solo richiesto due precisazioni. Lei cita l’esempio del traffico RoLa Trieste-Salzburg. È stato un progetto molto complesso con uno studio durato 18 mesi. E’ uscito un prodotto che, Le assicuro, più governatori hanno invidiato ad Illy e cercato d’imitare. Dal febbraio 2005 è stato un successo di Trieste che ha dimostrato di essere una “Xe pol City” dove tutti hanno lavorato nella medesima direzione. Dall’ Agenzia delle Dogane ad Alpe Adria ed Oekombi, dalla Guardia di Finanza alla Regione Autonoma FVG, all’A.P. passando per i vettori RCA, Trenitalia, RFI, fino a Samer Shipping & Co, Un Ro-Ro, Adriafer: tutti con il medesimo obiettivo. Se ho dimenticato qualcuno me ne scuso. Ma il successo è stato anche frutto della particolare nicchia in cui si operava che, invece, è mancata in altre esperienze similari fallite in breve tempo od abortite prima di arrivare sul mercato. Personalmente auspico si replichino altri casi di successo per far crescere il porto e la città. Pochi giorni fa un trafiletto su Il Piccolo segnalava che i dragaggi nel porto di Venezia si sono conclusi al costo di 250 milioni di euro. Se smettessimo di sfinirci in scaramucce da retroguardia e mutuassimo dalla città lagunare l'opera di lobbing forse potremmo vedere realizzata la Piattaforma Logistica (300 mln) e magari approvato il Piano Regolatore del Porto, che sembra giacere tranquillo in qualche cassetto romano da anni. Nel frattempo potremmo invece chiederci: “Cui prodest?” Spero di essere stato esauriente riuscendo a scalfire le sue certezze.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 30 aprile 2013

 

 

Dal Ministero dello sviluppo altro “no” al rigassificatore
Negata l’autorizzazione all’impianto di Zaule sulla scorta della sospensione già decretata per 6 mesi. Ultimo atto di Passera che deve piegarsi a Clini
All’ultimo minuto prima di chiudere l’ufficio, quando la lista dei nuovi ministri del governo Letta era forse già scritta, il ministero dello Sviluppo economico retto da Corrado Passera ha sospeso l’autorizzazione già concessa al rigassificatore di Gas Natural. Un secondo stop dopo quello, di 6 mesi, decretato dal ministero dell’Ambiente e controfirmato dal ministero dei Beni culturali. Questo ne è la diretta conseguenza e rimanda l’esame del problema altrettanto a fra 6 mesi. A quella data o si sarà trovata un’altra collocazione all’impianto per non impedire lo sviluppo dei traffici in porto (come dimostrato dall’Autorità portuale che ha dato determinante parere negativo all’insediamento), oppure al contrario il porto tornerà sui propri passi ridimensionando il piano industriale di ampliamento, e riaprendo così la porta alle navi gasiere. Se nessuna di queste condizioni alternative verrà soddisfatta, il rigassificatore si troverà definitivamente espulso dalla baia di Muggia per manifesta impossibilità. Un colpo di scena dopo l’altro, dunque, proprio nell’attimo in cui si chiude l’esperienza del governo Monti, con l’evidente dissenso tra i due ministri: Clini disposto ad ascoltare i “no” del territorio e della Slovenia, con coraggiosi atti conseguenti, e Passera incrollabilmente deciso a insediare il rigassificatore a Trieste, anche in ultimo con una sortita a Bruxelles per far inserire il progetto nel piano strategico europeo. Ma è stato Clini a condurre la partita. Prima riaprendo la procedura di Valutazione d’impatto ambientale già concessa nel 2009, alla luce dei nuovi dati previsionali del porto, quindi negando di fatto l’autorizzazione, anche se “pro tempore”, per lasciare spazio all’esame delle due opzioni: o meno porto, o un altro posto (ma quale?). Non solo, Clini subito dopo ha dato semaforo rosso anche al secondo rigassificatore, quello al largo di Fossalon proposto dalla tedesca E.On. E questo lascia a Trieste nel suo breve ma intenso periodo da ministro, oltre alla soluzione del “dramma bonifiche” e a un percorso avviato per la bonifica della Ferriera. Intanto non solo allo Sviluppo economico c’è adesso Flavio Zanonato, l’ex sindaco Pd di Padova, ma è cambiata anche la guida della Regione, con la Pd Debora Serracchiani contraria, mentre il governatore Pdl Renzo Tondo era stato favorevole, salvo poi assecondare in ultimo il vertice del porto. La nota spedita a Trieste comunica l’avvenuta «sospensione del procedimento di autorizzazione alla costruzione ed esercizio del terminale di rigassificazione di Gnl localizzato nel posto di Trieste, località Zaule, in attesa della realizzazione delle condizioni risolutive della sospensione di efficacia previste dal decreto di sospensione del 18 aprile 2013».
Gabriella Ziani

 

«Faremo una nuova riflessione» - LAURENI
La notizia è arrivata inattesa (e gradita) all’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni: sospesa anche dallo Sviluppo economico l’autorizzazione al rigassificatore. «Il ministero - è il commento - ha preso atto del precedente decreto del ministero dell’Ambiente. Atto estremamente importante. Se non si troveranno altri siti, o non si modificherà il piano industriale del porto, credo che la sospensione diventerà definitiva». E adesso? Sei mesi di tempo. «Faremo una riflessione con gli enti locali, con l’Autorità portuale che è l’elemento decisivo. Con la Regione e col governo dove in pochi giorni il quadro è completamente cambiato. Parleremo coi nuovi ministri, col nuovo governatore. Comincia per Trieste un lavoro molto duro».
 

Serracchiani: in questo mare solo portualità
Che si apra una prospettiva completamente nuova sul caso eclatante del rigassificatore di Trieste lo ha già messo in chiaro, sulla scorta degli ultimi decreti del ministro dell’Ambiente Clini, che ha coinvolto nei processi decisionali anche il governo sloveno, la neopresidente del Friuli Venezia Giulia. Appena eletta, Debora Serracchiani ha toccato il tema affermando: «Per quanto mi riguarda il rigassificatore non è previsto, questo è un mare nel quale bisogna implementare la portualità attraverso strategie anche con i porti degli Stati vicini». Inoltre Serracchiani ha anche messo in guardia dalla possibilità che, a insediare un rigassificatore, sia la vicinissima Capodistria: «Il nostro governo - ha detto - deve vigilare».
 

 

Piano traffico, 522 stalli in più per motocicli
Ok della giunta comunale alla bozza del documento. Prende il via l’iter consiliare per arrivare sino all’approvazione
Cinquecentoventidue. Tanti sono gli stalli in più per motorini, scooter e moto che il nuovo Piano del traffico promette di sistemare in diversi punti della città. La bozza del documento destinato a cambiare faccia all’assetto urbanistico e di viabilità del centro cittadino è passata ieri in giunta. Dalla prossima settimana inizierà il percorso in commissione, che potrebbe esaurirsi nell’arco del mese di maggio. Questo è «l’auspicio» dell’assessore comunale alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico Elena Marchigiani, posto che «il Consiglio è sovrano», ricorda subito l’esponente dell’esecutivo Cosolini. E al termine dell’esame da parte della Sesta commissione consiliare, il Piano del traffico approderà nell’aula municipale per la discussione e la votazione finale. L’iter per l’approvazione del documento, la cui versione ultima è un risultato che Marchigiani definisce «corale», partecipato, oltre che completo delle controdeduzioni ai pareri delle sette circoscrizioni e alle osservazioni dei cittadini (circa 660 in tutto, ma di queste molte coincidenti come tema e richieste: sono 280 quelle dai contenuti effettivamente non ripetuti), è dunque cominciato ufficialmente. Gli stalli Come accennato, in città vi sarà un incremento del numero di stalli riservati ai mezzi a due ruote. Rispetto alla situazione attuale? «Il totale previsto è di circa 500 posti in più rispetto all’esistente», assicura Marchigiani. Nel dettaglio: 25 se ne aggiungeranno nelle aree fra borgo Teresiano, borgo Giuseppino e la zona di San Giusto, altri 84 distribuiti tra via Carducci, via Fabio Severo, via Battisti e le vie collegate e infine ulteriori 413 attorno all’ospedale Maggiore, fra viale XX Settembre, via Rossetti, via Pascoli e via Oriani. Altri ancora? Ma gli spazi dove parcheggiare motorini o scooter potrebbero aumentare ancora, qualora il Comune dovesse individuare dei punti lungo le strade cittadine dove eliminare aree di divieto di sosta. Un’opzione in grado di assicurare un duplice risultato: da un lato aumentando l’offerta di parcheggi, dall’altro andando a «eliminare casi di sosta veicolare abusiva», specifica nuovamente Marchigiani. Che aggiunge come il provvedimento sia di conseguenza utile anche «a migliorare la fluidità della circolazione». L’analisi «La sosta per i motorini necessita ovviamente di una riorganizzazione - spiega l’assessore Marchigiani -, a causa principalmente delle nuove aree pedonali in progetto e di altri interventi di riqualificazione urbana. Ciò non toglie - continua - che obiettivo del Piano non è assolutamente quello di penalizzare questo tipo di mezzo, bensì di trovare per i motocicli una nuova localizzazione, comunque prossima alle aree centrali e compatibile con i nuovi interventi previsti dal documento». Nell’estate scorsa l’associazione motociclisti aveva espresso le proprie preoccupazione per una serie di interventi previsti dal Piano del traffico e per il collegato venir meno di 300 stalli (fra via Santa Caterina, in particolare, via Imbriani nel tratto tra corso Italia e via Mazzini, e infine via Foschiatti e via San Maurizio). Marchigiani assicura nuovamente: «Il saldo sarà di 500 parcheggi per motocicli in più nelle vie più centrali». Gli interventi effettuati Negli ultimi mesi, il Municipio ha già provveduto a istituire nuove aree di parcheggio per i veicoli a due ruote, in media con una quindicina di spazi per ciascuna. Sono state piazzate in singoli tratti di via Canova, via Locchi, via d’Azeglio, via del Mercato vecchio, via del Molino a vento, via Settefontane, via Vittoria, piazza Tommaseo, via dei Lavoratori, via Giulia, via Rossetti, via Oriani, via Manna, via Reni, via del Ronco, via San Francesco, via Fabio Severo e vicolo del Castagneto. Le tariffe per residenti Confermata nel documento approvato dalla giunta Cosolini l’introduzione del forfait mensile per i residenti per la sosta nelle aree a pagamento (le esistenti e quelle che invece verranno istituite) del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino. Trenta euro al mese, il costo fissato.
Matteo Unterweger

 

 

Obiettivo, migliorare l’efficienza energetica
Incontri organizzati dall’Area Science Park il 17 maggio a Udine, iscrizioni on-line entro oggi
Incontri diretti in cui discutere di sviluppo, ricerca e business nel settore delle tecnologie per l'efficienza energetica degli edifici. È questo il fulcro centrale del “technology dating” in programma a Udine venerdì 17 maggio nell'ambito della fiera Eos - Exposition of Sustainability (17-20 maggio). L'appuntamento, promosso da Area Science Park, partner dalla rete Enterprise Europe Network, in collaborazione con Marie - Mediterranean Building Rethinking For Energy Efficiency Improvement, progetto europeo che rappresenta la risposta delle regioni dell'Europa Mediterranea al miglioramento dell'efficienza energetica del patrimonio immobiliare, vedrà imprenditori e ricercatori scambiarsi esperienze e punti di vista con l'obiettivo di gettare le basi di future collaborazioni. Il “technology dating” è strutturato in incontri “one to one” di 20 minuti ciascuno. Ogni azienda o gruppo di ricerca iscritto sceglie chi incontrare in base alle proprie esigenze e ai propri interessi di business. Al momento sono 60 gli iscritti, provenienti da Italia, Croazia, Slovenia, Spagna e Francia. Sono attesi partecipanti anche da Austria, Croazia, Bulgaria, paesi partner della rete Een che hanno aderito all'iniziativa. Presenti anche centri di ricerca, agenzie internazionali e grandi gruppi come lo sloveno Petrol che, oltre a lavorare nel settore oil&gas, si occupa di energie rinnovabili. Iscrizioni all’evento entro oggi. Per gli iscritti al “technology dating” Area Science Park, in collaborazione con la Camera di Commercio di Udine, organizza giovedì 16 maggio due “company visit” in altrettanti importanti realtà del territorio: Pilosio Spa, azienda leader nella produzione di attrezzature per il mondo dell'edilizia e delle costruzioni, e Zero Energy Home by Le Ville Plus, uno "smart green building" progettato e realizzato in partnership con l'Università di Trento. La partecipazione a entrambe le giornate è gratuita, registrazione sul sito: www.b2match.eu/energy-efficient-buildings. Chi fosse interessato, avrà inoltre la possibilità di prendere parte il 17 maggio - sempre nell'ambito della Fiera Eos - a un convegno internazionale, organizzato dal progetto “Marie”.
 

 

Gli ambientalisti: «Lo studio francese su Krsko va reso pubblico»
La secretazione dello studio francese sulla centrale di Krško (nella foto) non piace a Legambiente e al Wwf. Le associazioni ambientaliste, infatti, chiedono ai ministeri sloveni e croati, nonché al governo italiano e alla Regione Friuli Venezia Giulia, di attivarsi per divulgare lo studio sulla sicurezza nucleare «evidenzia un elevato rischio sismico nella zona di Krško». La centrale nucleare, di proprietà al 50% di Slovenia e Croazia, aveva commissionato il progetto di raddoppio della medesima. Il progetto, inserito nel Piano energetico della Repubblica di Slovenia, prevede di costruire accanto all’esistente centrale da 690 MW (entrata in funzione nel 1983) una nuova da 1.600 mw. «È inaccettabile – dicono i presidenti regionali di Wwf e Legambiente, Roberto Pizzutti ed Elia Mioni – che un documento di tale importanza non venga messo a disposizione di tutti gli interessati. Tra i quali interessati ci sono ovviamente anche i cittadini del Friuli Venezia Giulia (Trieste dista 139 km in linea d’aria da Krško, Gorizia 146)».
 

 

“TRIESTE ON SIGHT” - Quando un tweet avvicina i cittadini al potere
Dibattito al Mib su democrazia e partecipazione tra istituzioni, terzo settore e studenti
Per coinvolgere i giovani nella vita pubblica e renderli cittadini attivi e consapevoli un tweet non basta, ma aiuta. È l’idea alla base di “Trieste on sight”, l’incontro-dibattito promosso da Arci Servizio Civile con l’area Educazione del Comune, che ieri al Mib ha riunito i principali esponenti della vita pubblica cittadina, istituzioni e terzo settore, per discutere di cittadinanza, democrazia e solidarietà insieme a un centinaio di studenti delle superiori, chiamati a dire la loro a colpi di 150 caratteri sotto l’hashtag “triesteonsight13”. «In questo 2013, anno europeo dei cittadini - ha ricordato l’assessore Antonella Grim - il Comune si sta adoperando per portare avanti una serie d’iniziative che aiutino a riflettere sul significato della cittadinanza europea. E proprio in quest’occasione la Consulta giovanile chiede, come primo atto, la reintroduzione dell’ora di educazione civica nelle scuole: è importante formare dei cittadini attivi, che aiutino con il loro personale contributo le istituzioni a fare il proprio lavoro». Per il sindaco Cosolini, che con il vicesindaco Fabiana Martini contribuisce all’incontro con il tweet personale, «mezzi come le assemblee partecipate e i social network aiutano a rompere il muro tra governati e governanti. I cittadini non devono limitarsi ad esprimersi soltanto in sede elettorale e i governanti devono dimostrare di servire la comunità e non un esercizio del potere che si limiti all’accumulo di privilegi personali. Solo così i cittadini si potranno riavvicinare alla politica». L’incontro, a cui hanno partecipato anche associazioni impegnate nel sociale, come l’Ics, Libera e Rime, ha fornito anche l’occasione per ribadire il valore di un’esperienza come quella del servizio civile, che, ha sottolineato Nora Rodriguez, dell’Arci Servizio Civile nazionale, «in questi ultimi anni ha subito tagli consistenti al budget a disposizione e aprirà a maggio il bando per 18mila giovani a livello nazionale, a fronte di una richiesta in continuo aumento». Il programma di “Trieste on sight”, ricorda Giuliano Gelci, dell’Arci Servizio Civile Fvg, proseguirà con la festa della musica, una rassegna di gruppi emergenti in calendario per il 31 maggio e il 7 e il 14 giugno dalle 18 alle 23 presso il Centro di aggregazione giovanile “Toti”, e si chiuderà all’ostello di Campo Sacro con una tre giorni di concerti, mostre, workshop e dibattiti. Per chi volesse soggiornare lì, all’interno dell’ostello o con la propria tenda, è possibile prenotarsi scrivendo a trieste@arciserviziocivile.it o telefonando allo 040 761683oppure al 340 9943166 .

Giulia Basso
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 29 aprile 2013

 

 

Legambiente: differenziata, il flop non è colpa dei triestini
Non si scarichino le colpe del flop della raccolta differenziata sulla pigrizia dei triestini. Eppoi, «se nelle altre province della regione le cose vanno molto meglio, non dipenderà forse anche dal fatto che lì non ci sono inceneritori?». Il monito e la domanda portano la firma del Circolo verdeazzurro Legambiente di Trieste, per mano del presidente, l’architetto Lucia Sirocco, che ha inviato una lettera aperta al sindaco Roberto Cosolini e all’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, dal quale è arrivata proprio negli ultimi giorni l’ammissione via Piccolo di tale flop. «Nel 2010 il 20,09%, nel 2011 il 24,05, nel 2012 il 28,72. Nei primi tre mesi del 2013 il 29,31%. In questi numeri divulgati di recente - scrive Sirocco - il drammatico flop della raccolta differenziata dei rifiuti urbani a Trieste. Mentre a Padova, dove il servizio di raccolta e smaltimento è gestito da AcegasAps, come a Trieste, si arriva al 45%, ed al 75% dov’è attiva la raccolta “porta a porta”. Imbarazzante soprattutto il confronto con il resto del Friuli Venezia Giulia: nel 2011, come si evince dai dati dell’Arpa, la raccolta differenziata in provincia di Gorizia raggiungeva il 59,51%, il 59,89 in quella di Udine, il 73,95 in quella di Pordenone. Media regionale: 55,80%, bassa proprio per colpa di Trieste». «È utile ricordare - incalza la dirigente di Legambiente - che l’obiettivo minimo di raccolta differenziata, prescritto dalle direttive europee, è, ormai era…, il 65%, da raggiungere entro la fine del 2012. Stupisce dunque un pochino, di fronte all’eloquenza dei numeri, l’affermazione dell’assessore Laureni, secondo cui nel flop della raccolta differenziata a Trieste “non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas”. Ma di chi sarebbero allora, di grazia, le colpe? Ricordando che di Acegas, oltretutto, il Comune di Trieste è da sempre l’azionista di maggioranza, cioè il padrone?». «Sembra - chiude Sirocco - si tenti di scaricare le responsabilità del clamoroso ed imbarazzante fallimento su non meglio precisati deficit di informazione e sulla pigrizia dei cittadini. Il Comune, con notevole battage mediatico, aveva peraltro stabilito severe sanzioni pecuniarie, da 150 a 500 Euro, a carico di chi smaltisce scorrettamente e non differenzia i rifiuti: quante multe sono state effettivamente comminate? Esiste davvero un sistema di controllo che permetta di individuare i trasgressori? Oppure tutto si risolve alla maniera delle gride manzoniane?».
 

 

«Ferriera, la Lucchini tiri fuori tutte le carte sull’ultimo scoppio»
Il Comune, con l’assessore all’Ambiente Laureni, reclama «una relazione molto dettagliata». La Provincia aspetta l’Arpa
«Il Comune chiederà una relazione molto dettagliata a proposito dell’incidente, i vertici della Ferriera sono già stati avvisati». L’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni non è intenzionato a lasciare che quanto avvenuto mercoledì scorso alla Ferriera di Servola finisca nel dimenticatoio. Da qui la scelta del Comune di rivolgersi direttamente alla Lucchini per avere spiegazioni, un’iniziativa che va ad affiancarsi all’indagine aperta dall’autorità giudiziaria per chiarire le cause dello scoppio che ha inquietato tutta la città. «Abbiamo a che fare con un problema che si articola su tre livelli - spiega l’assessore Laureni -: in primis si tratta di capire con precisione che cosa è successo. A grandi linee lo sappiamo già, ma l’azienda deve spiegare per filo e per segno la dinamica dell’incidente». Il secondo punto è comunque quello che interessa di più la pubblica amministrazione: «Vogliamo capire perché è successo», dice Laureni calcando l’accento sul «perché». «All’origine ci sarà stato un errore, ci sarà stato qualche altro fattore, lo vedremo: l’importante è sapere per quale motivo tutto ciò è avvenuto e fare in modo che non si ripeta mai più». Il terzo punto su cui Laureni si sofferma è la fase immediatamente successiva allo scoppio: «Ci interessa anche capire come hanno funzionato i servizi di intervento d’emergenza - dice -. Possiamo già dire che il riscontro è stato positivo: certo, i cittadini si sono preoccupati, ma i soccorsi sono stati efficaci ed immediati. Eventi di questo tipo capitano, è importante sapere che quando succede tutti gli operatori sono pronti a farvi fronte». Per intanto l’omologo di Laureni in Provincia, l’assessore all’Ambiente Vittorio Zollia, assicura che anche l’ente provinciale è pronto a fare la sua parte: «Noi partecipiamo sempre con i nostri tecnici alle istruttorie che vengono avviate in questi casi. Un incidente simile deve essere valutato da diversi punti di vista: quello della sicurezza sul lavoro così come quello ambientale. Va detto che su quest’ultimo punto la Provincia ha voce in capitolo relativa, perché l’Aia la rilascia la Regione». Al momento, spiega Zollia, l’Arpa non ha ancora richiesto alla Provincia di partecipare a un’istruttoria: «È un procedimento che si avvia di routine in caso di incidenti - afferma - e se dovesse venire attivato i nostri tecnici saranno ovviamente presenti. Vedo inoltre che la Procura ha ritenuto opportuno avviare un’indagine al riguardo: sono convinto che si arriverà a un chiarimento completo dell’episodio». L’esplosione, lo ricordiamo, è scattata all’interno di un filtro per la decatramazione collocato sulla cima di un silo all’interno della cokeria della Ferriera. A pochi minuti dalla deflagrazione i pompieri sono intervenuti in forze domando le fiamme e avviando il raffreddamento dell’area, volto a evitare nuove e potenzialmente pericolose esplosioni. Sul posto sono anche intervenuti gli esperti del nucleo Nbcr (nucleare biologico chimico radiologico) dei vigili del fuoco, incaricati di verificare l’eventuale fuoruscita di sostanze pericolose.
Giovanni Tomasin

 

 

«La Regione punti sull’eco-sviluppo» - FAREAMBIENTE
«Auspichiamo che nelle scelte della neoeletta governatrice Serracchiani ci sia una seria politica ambientale e di sviluppo sostenibile per la nostra Regione», dichiara il coordinatore regionale di FareAmbiente Giorgio Cecco, triestino di orbita Pdl, che invita la nuova presidente del Friuli Venezia Giulia a «lavorare per la valorizzazione e tutela ragionevole, reale e non fondamentalista, per far partire la ripresa economica, con un adeguato piano energetico e con un’ottimizzazione delle risorse, puntando ad un incremento dell’industria verde, alla difesa dei prodotti tipici e di qualità, nonché di un turismo responsabile».
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 28 aprile 2013

 

 

«Via Madonna del mare ad alta pedonabilità» - LA MEDIAZIONE
Lo ribadisce l’assessore Marchigiani intervenendo sulla “guerra” di petizioni fra cittadini
Via Madonna del Mare diventerà una strada ad alta pedonabilità. Lo ribadisce l’assessore Elena Marchigiani, che getta acqua sul fuoco nella guerra tra le due petizoni contrapposte presentate dai cittadini. Quella che l’amministrazione ha intenzione di portare domani in giunta, dove si comincia a discutere del nuovo piano del traffico, è dunque una soluzione salva capre e cavoli, per mediare tra il partito dei favorevoli alla pedonalizzazione della via e la fazione dei contrari. «Entrambe le posizioni hanno una loro ratio – afferma Marchigiani -. Quel tratto di strada è di difficile vivibilità, a causa dei marciapiedi troppo stretti e nonostante la vicinanza delle scuole. Il nodo si inserisce nella riorganizzazione viaria dell’area intera, che prevede di introdurre il senso unico in discesa in via San Michele. A quel punto, tenendo conto delle esigenze dei commercianti e dei residenti, pensiamo di chiudere l’accesso delle auto su via Madonna del Mare, lasciando però il passaggio in salita ai disabili, alla linea bus numero 24, alle ambulanze, ai taxi e ai necessari mezzi di pulizia. Questa variazione al piano del traffico e le altre già deliberate, insieme alle 270 osservazioni presentate, verranno analizzate dalle commissioni e trasmesse al Consiglio per l’approvazione finale. Tenendo prima conto del passaggio sul bilancio – chiosa – l’intenzione è di portare il nuovo piano del traffico in Consiglio a giugno e di approvarlo a luglio». A mediare tra le fazioni dei cittadini il presidente della IV Circoscrizione comunale, Luca Bressan: «Abbiamo avanzato una proposta assumendoci il ruolo di mediatori tra due aspettative dei cittadini, legittime entrambe – commenta Bressan -, che chiedevano sia una maggiore pedonabilità della via, vista la sua conformazione, sia il mantenimento dell’attuale percorso della linea 24. Da qui la nostra proposta, per permettere il transito ad autobus, taxi e mezzi di soccorso. Spero venga tenuta in dovuta considerazione dal Consiglio comunale».

Elena Placitelli
 

SEGNALAZIONI - CITTA' - Traffico e posteggio

Il Comitato “dei 500”, abitanti ed esercenti del Borgo Teresiano, ha illustrato il suo obiettivo: pedonalizzare il tratto di via XXX Ottobre fra le vie Milano e Valdirivo, anticipando e arricchendo lo stesso Piano del traffico che il Comune sta “studiando” da circa due anni (!) e che viene così anticipato a spizzico con una marea di interventi di questo tipo, senza un quadro di riferimento generale se non quello di strozzare spietatamente il traffico veicolare. Motivo? Questo tratto, come tutti gli altri che sono già stati condannati, non sarebbe “funzionale” al traffico; anzi, andrebbe sicuramente a riqualificare la zona con panchine, piantine e lampioncini con il contributo (spero) degli stessi commercianti (cinesi) per non pesare sul “buco” di una dozzina di milioni nel bilancio comunale, visto che a forza di multe per divieto di sosta, sempre più esteso, non si riesce a superare i 5/6 milioni annui. Come si è già ampiamente dimostrato in questi anni, la cieca limitazione del traffico invece di lievitarlo lo fa morire, il commercio! Prova ne sia la catena ininterrotta di chiusure di negozi uno dopo l’altro proprio in centro, ancor prima della comparsa conclamata della famigerata crisi. Per non parlare del fastidioso ed esponenziale aggravarsi delle condizioni di traffico sui pochi assi ancora accessibili. Se parliamo di bar e di dehors il discorso cambia, come pure delle quattro “signore” che fanno shopping a tempo perso e lo struscio con le borse griffate sotto braccio. Ma non è con questo principio e una “oasi” che si risolvono i problemi della disoccupazione e della sopravvivenza non solo dei negozi del centro, ma nemmeno e a maggior ragione dell’intera città che, ricordo, è Trieste, non il paese delle meraviglie o di Bengodi, dove ci si continua a lamentare delle macchine “abusivamente” in sosta. Dove si dovrebbero mettere, “legittimamente”? Sui tetti delle case? Che si provi piuttosto a creare parcheggi adeguati e in posti strategici, come proposto e promesso per decenni; non a casa del diavolo, sotto terra o sotto il mare a prezzi usurai o a favore di società di lucro che sfruttano, con delega della pubblica amministrazione, il terreno - sopra e sotto - che apparteneva da sempre all’intera comunità: quella dei triestini che sono 200.000 ricordo, non 500! A meno che non si voglia far scomparire anche quelli, sostituendoli con amici, amanti delle isole e oasi. Ma che vadano nei paradisi tropicali, soprattutto quelli fiscali, quelli cioè che permettono loro gli “happy hour” senza l’angoscia di cercarsi un posto di lavoro per l’indomani. Altro che un parcheggio! Altro che panchine per pensionati o vandali “writers” o fontane tipo Giano bifronte o cascatelle come in piazza Goldoni o Vittorio Veneto, ideali per la doccia ai passanti, con il concorso della bora. Ah, dimenticavo: ma siamo a Trieste...

Bruno Benevol

 

 

Impegno e partecipazione (e anche tanta musica) con “Trieste on sight” - IL PROGETTO PER I RAGAZZI DELLE SUPERIORI
Prove tecniche di convivenza, impegno e partecipazione. Si chiama “Trieste on sight–Esperimenti di cittadinanza” ed è il progetto targato assessorato all’Educazione e ricerca del Comune di Trieste, in collaborazione con Arci Servizio civile, un percorso riservato agli studenti delle scuole superiori della provincia e che punta alla realizzazione, su vari versanti sociali, di opere e contributi che parlino di reale “consapevolezza civica”. Un quadro teorico ancora da definire e che prevede di prendere forma nel primo incontro previsto all’interno di “Trieste on sight”, quello di domani alle 10 nella sede del Mib del Ferdinandeo, teatro di una sorta di “puntata zero” dal carattere introduttivo. Corposo il quadro dei relatori attesi: assieme al sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, l’appuntamento al Mib vede la partecipazione anche dell’assessore comunale Antonella Grim, del vicesindaco Fabiana Martini, Nora Rodriguez e Gaia Tomassini dell’Arci e, ancora, Caterina Conti (Consulta giovanile di Trieste) Gianfranco Schiavone (Consorzio italiano di solidarietà), Carolina Stera (associazione Responsabilità impegno memoria educazione) e Milena Radovancev del Comitato “Italia sono anche io”. Si parte in questo modo, con il supporto del Centro servizi volontariato, di ManifesTSo 2020 e della Consulta giovanile di Trieste, dando subito modo ai ragazzi di interagire con la task–force di relatori, fruendo anche delle modalità tweet in tempo reale. In giugno “Trieste on sight” preannuncia la seconda tappa, sulla carta incentrata su aspetti meno virtuali e molto più utili. Le giornate sono quelle dal 21 al 23 giugno, la sede è l’ostello Amis di Prosecco, teatro di una possibile piccola “Woodstock” giovanile, dove animare finalmente l’azione all’insegna della “cittadinanza partecipativa” con opere di pulizia, rassegne, musica, sport e mostre. “Trieste on sight” si avvale inoltre del sostegno logistico del polo comunale di aggregazione Toti, entrato nel progetto anche con l’allestimento della “Festa della musica” (31 maggio, 7 e 14 giugno), la fase di selezione per la vetrina all’ostello di Prosecco. Informazioni: Arci tel. 040–761683 , Toti 040–3485818 .

(f. c.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 27 aprile 2013

 

 

Ferriera, la pista della scarsa manutenzione
Le relazioni tecniche sullo scoppio di mercoledì inserite nel fascicolo d’indagine aperto da tempo a carico del direttore Bonacina
Le relazioni dei vigili del fuoco, dei tecnici dell’Arpa e degli esperti della Procura, a proposito dell’esplosione avvenuta mercoledì alla Ferriera, sono da ieri parte integrante del corposo fascicolo d’indagine per il quale, dallo scorso mese di novembre, è indagato per reati ambientali dal pm Antonio Miggiani il direttore dello stabilimento Giuseppe Bonacina. L’inchiesta fa ovviamente riferimento a svariati episodi oggetto di segnalazione e denuncia. La causa di quanto accaduto mercoledì sarebbe stata individuata nella rottura di alcuni pezzi della valvola dell’impianto di decatramazione, forse anche dovuta a scarsa manutenzione. Si è rotta, in particolare, una flangia di tenuta nel serbatoio dell’impianto. A seguito dell’innesco è scoppiato un incendio che ha coinvolto l’area limitrofa. L’impianto è collocato a valle dei bariletti della cokeria. A seguito del guasto sono entrate in funzione le fiaccole della cokeria che hanno lo scopo di smaltire in sicurezza il gas nel momento in cui, proprio per un’emergenza, com’è accaduto nell’occasione, non risulta possibile far effettuare al gas stesso il normale percorso. Ma questo gas è particolarmente ricco di sostanze inquinanti già sotto monitoraggio. E la prova indiretta delle conseguenze di tale scoppio, secondo gli accertamenti disposti dal pm Miggiani, sta nel fatto che tra le 13 e le 14 di mercoledì è stato registrato un picco nella centralina di rilevazione di San Lorenzo in Selva. La situazione di inquinamento - così risulta - si è protratta per meno di due ore. Infatti alle 16, secondo i dati dell’Arpa, c’è stato il cessato allarme. Il magistrato sta valutando se quanto accaduto poteva effettivamente costituire un pericolo non solo per l'ambiente a causa della fuoriuscita del gas di cokeria ma anche per le persone che potevano essere nella zona. L'esplosione - è stato accertato - è stata talmente fragorosa e violenta che a causa dell'onda d’urto sono andati distrutti i vetri delle finestre delle costruzioni vicine. Altra prova indiretta è il fatto che il boato è stato udito in tutta la città. Quanto accaduto è ritenuto dalla Procura uno dei tanti cosiddetti episodi eclatanti relativi al superamento delle concentrazioni di sostanze inquinanti registrate dalle centraline di monitoraggio. Nell’indagine del pm Miggiani vengono interfacciati i dati rilevati dalle centraline con gli episodi di guasti o incidenti come avvenuto mercoledì, con gli esposti, le segnalazioni di disservizio provenienti dalla Lucchini e i dati forniti dalla stessa azienda relativamente a quanto previsto dall’Autorizzazione integrata ambientale. Dagli accertamenti disposti sempre dal pm Miggiani è anche emerso che le fiamme sono state spente entro la serata di mercoledì dopo il semaforo verde rappresentato proprio dalla progressiva e consistente diminuzione di sostanze inquinanti nell’aria.
Corrado Barbacini

 

 

«Roma dica no al rigassificatore di Capodistria»

«Il nostro governo deve impegnarsi anche rispetto alla possibilità che il rigassificatore sia realizzato dalla Slovenia di fronte al porto di Capodistria». Lo ha dichiarato la presidente della Regione Debora Serracchiani a margine del convegno regionale della Cisl. La governatrice, in particolare, si è soffermata sull’arresto imposto al Via (Valutazione di impatto ambientale) da palazzo Chigi anche per il secondo rigassificatore nel golfo di Trieste. Lo stop al progetto off shore (una piattaforma di 273 metri) è arrivato l’altro ieri dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini con un decreto. «Per quanto mi riguarda - ha proseguito ancora la governatrice del Friuli Venezia Giulia - l’impianto non è previsto. Questo è un mare nel quale bisogna implementare la portualità - ha concluso Serracchiani - attraverso strategie anche con i porti degli Stati vicini».

 

 

“Trieste on sight”: per essere nuovi cittadini consapevoli - STUDENTI DELLE SUPERIORI AL MIB
“Trieste on sight - Esperimenti di cittadinanza” è il titolo dell’incontro-dibattito che si terrà a Trieste lunedì, con inizio alle 10, al Mib di Largo Caduti di Nasiriya 1, con la partecipazione di un centinaio di ragazzi delle scuole superiori della provincia, promosso dall’Arci Servizio civile regionale in collaborazione con l’area Educazione del Comune e col patrocinio di Regione e Provincia. L’evento - si legge in una nota dell’amministrazione comunale - è anche «un momento di confronto con esponenti delle istituzioni e del terzo settore, rappresentando un tassello fondamentale all’interno di un percorso di sensibilizzazione degli studenti delle scuole superiori nell’anno europeo della cittadinanza». All’incontro interverranno il sindaco Roberto Cosolini, il vicesindaco Fabiana Martini, l’assessore all’Educazione Antonella Grim, Nora Rodriguez e Gaia Tommasini dell’Arci Servizio civile nazionale e regionale, Caterina Conti della Consulta giovanile, Gianfranco Schiavone del Consorzio italiano solidarietà, Alda Krosi del Comitato L’Italia sono anch’io, Marina Osenda di Libera, Giulia Mari dell’Associazione Rime.
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 26 aprile 2013

 

 

Rigassificatore off-shore: un’altra bocciatura di Clini
Dopo aver stoppato l’impianto di Zaule, finisce nel mirino il progetto dei tedeschi E.On. (al largo di Fossalon): mancano i dati sull’estensione della zona di sicurezza
Fuori due. Dopo aver sospeso per sei mesi l’efficacia della Valutazione d’impatto ambientale (Via) sul rigassificatore di Zaule, negli ultimi spiccioli del suo mandato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha stoppato anche il rigassificatore off shore previsto nel golfo di Trieste il cui progetto era stato ripreso dalla tedesca E.On. Un decreto dello stesso Clini, reso noto nel giorno della Liberazione, stabilisce infatti che non è possibile rilasciare la Via sull’impianto (una piattaforma lunga 273 metri e larga 109) che sarebbe dovuto sorgere una manciata di km. al largo di Fossalon. Una retromarcia sorprendente se si pensa che il ministero aveva già valutato favorevolmente la Via nell’ottobre 2010 subordinandola comunque a una prescrizione: il nulla osta nell’ambito della Valutazione ambientale strategica (Vas) transfrontaliera, una decisione che coinvolge anche Slovenia e Croazia che però non si sono mai pronunciate ufficialmente. Ed è soprattutto qui che infatti sta il problema. «Allo stato degli atti - ha spiegato Clini - non è rilasciabile la Valutazione d’impatto ambientale in quanto mancano i dati sulle conseguenze dell’istituzione della fascia di sicurezza attorno all’impianto». Quest’area infatti potrebbe estendersi anche alla Slovenia «e potrebbe condizionare in modo rilevante il traffico marittimo nel porto di Trieste e nel golfo», In altre parole, osserva Clini, «non sono disponibili i dati relativi all’estensione della zona di sicurezza attorno al rigassificatore, come la cosiddetta safe zone, la separation zone e il corridoio di sicurezza, anche in relazione con le direttive dell’Imo, International maritime organization». A tal proposito Clini cita l’esempio di un altro rigassificatore, uno degli unici due che sono attualmente funzionanti in Italia, e cioé quello al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, in prossimità del delta del Po, per il quale la capitaneria di porto di Chioggia ha stabilito, sulla base delle direttive Imo, prescrizioni di sicurezza che se applicate al progetto offshore di Trieste, «avrebbero impatti significativi sul traffico portuale di Trieste e sulle acque territoriali dei Paesi vicini». Secondo il ministro Clini, l’impianto proposto dalla E.On «va visto in una chiave complessiva insieme con altri progetti simili in corso in Slovenia e in Croazia». È per questa ragione che ha scritto una lettera al ministro dell’Ambiente sloveno Dejan Zidan affinché si considerino «le problematiche ambientali dell’Alto Adriatico in un contesto unitario e allargato che tenga conto anche della necessità di approvvigionamento e di diversificazione energetica dei Paesi rivieraschi». Il sindaco Roberto Cosolini ha accolto con soddisfazione quest’ulteriore decisione del ministro italiano. «È da tempi non sospetti - ha rimarcato il sindaco - che vado dicendo in accordo anche con le altre amministrazioni provinciali che il sistema dell’energia in quest’area va affrontato nell’ambito di un tavolo trilaterale con la presenza di Italia, Slovenia e Croazia per esaminare congiuntamente le questioni dell’approvigionamento e della compatibilità ambientale, fatto salvo comunque che non si vada a intralciare lo sviluppo dei traffici portuali di Trieste».
Silvio Maranzana

 

 

Via senza auto, guerra di petizioni - L’ipotesi di pedonalizzare via Madonna del Mare divide residenti e commercianti
Guerra delle petizioni sulla pedonalizzazione di via Madonna del Mare. Abitanti divisi in due fazioni contrapposte, in vista del nuovo Piano del traffico che contempla variazioni all'accesso della strada di congiunzione tra le vie San Michele e Venezian: da una parte il partito dei "no" alla chiusura del traffico, dall'altra i sostenitori. Entrambe le correnti hanno preso forma di sottoscrizioni, consegnate all'amministrazione. A mediare tra i due litiganti, il presidente della IV Circoscrizione Luca Bressan, impegnato a formulare una soluzione alternativa da porre all'attenzione dell'assessore Elena Marchigiani. Ma finché il nuovo Piano non verrà approvato dal Consiglio comunale, ogni fazione tira acqua al suo mulino. Portavoce del partito contrario alla pedonalizzazione, la presidente del Comitato Città vivibile Marina Della Torre. Ha consegnato una petizione firmata da 750 tra residenti e abitanti. «Sappiamo - inizia - che non tutti sono d'accordo con noi ma ci sono tanti buoni motivi per resistere alla pedonalizzazione della via. In primo luogo, se il breve tratto della strada fosse chiuso alle auto, gli esercenti della zona metterebbero tutti i tavoli all'esterno: dopo la lotta contro gli schiamazzi dell'Etnoblog, ci ritroveremo un'altra volta a non dormire per colpa di musica e rumori». «Non è l'unica ragione per cui crediamo che in via Madonna del Mare - continua - il transito delle auto vada mantenuto: se non fosse così, i commercianti locali, compresa la ferramenta di via Venezian e la farmacia di via Cavana, si troverebbero tutto a un tratto in un vicolo cieco, a rischio calo di vendite. Non è forse andata così al frutta e verdura all'angolo tra via Cavana e piazza Hortis? Da quando la zona è diventata pedonale i clienti, se non sono calati, rischiano la multa per mettere in auto la spesa. La pedonalizzazione di via Madonna del Mare avrebbe dunque senso solo se Cittavecchia fosse servita di parcheggi a buon prezzo. Altrimenti sarebbe la rovina: con il poco tempo a loro disposizione, i clienti hanno bisogno di lasciare davanti al negozio lo scooter o l'auto. In alternativa comincerebbero a servirsi in altre zone». Orientamento opposto quello che i titolari del Bar Knulp, Fausto Vilevich e Massimo Vecchiet, portano avanti con altri commercianti e residenti. «Di petizioni ne abbiamo presentate due – puntualizza Vilevich -: la prima solo insieme ai commercianti (Retrobottega, Sinfonia in due note, Tavernetta e Salumare), la seconda firmata da 250 cittadini tra residenti e clienti. Sarebbe ipocrita dire che la pedonalizzazione non ci interessa per la possibilità di mettere i tavolini fuori. Bisogna comunque ricordare che questo progetto l'abbiamo anche condiviso con l'associazione "Ulisse" dei ciclisti urbani, per la convinzione sia che non si può contemplare il traffico in una città che vuole diventare davvero turistica e vivibile, sia che le voci delle persone non possono essere paragonate agli scarichi delle auto».
Elena Placitelli

 

 

L’esplosione in Ferriera sotto inchiesta
Il pm Miggiani accerterà le cause dell’incidente e i reali pericoli per operai e cittadini. Il rapporto dei pompieri in Procura - Guai in serie
Un fascicolo sull’esplosione e l’incendio che si sono verificati l’altro giorno nel reparto cokeria della Ferriera di Servola è stato aperto dal pm Antonio Miggiani. Il magistrato che oggi riceverà la relazione dei vigili del fuoco sta infatti valutando se quanto accaduto poteva effettivamente costituire un pericolo non solo per l’ambiente a causa della fuoriuscita del gas di cokeria ma anche per le persone che potevano essere nella zona. L’esplosione - è stato accertato - è stata talmente fragorosa e violenta che a causa dell’onda d’urto sono andati distrutti i vetri delle finestre delle costruzioni vicine. Prova indiretta è il fatto che il boato sia stato udito in tutta la città. Non solo: il pm Miggiani verificherà, tramite l’Arpa, se quanto accaduto sia anche dipeso da una carenza di manutenzione dell’impianto stesso. La deflagrazione - così hanno accertato i vigili del fuoco nella prima ricostruzione - è avvenuta in particolare all'interno di un filtro per la decatramazione che si trova alla sommità di un silo all'interno della cokeria stessa. I pompieri, subito intervenuti con sette “partenze”, hanno spento le fiamme e poi, con non poche difficoltà tecniche, sono iniziate le operazioni di raffreddamento dell’impianto per evitare una nuova e ancor più devastante esplosione. Sul posto sono anche intervenuti gli esperti del nucleo Nbcr (nucleare biologico chimico radiologico) dei pompieri che hanno il compito di appurare eventuali fuoriuscite dal silos di sostanze pericolose o dannose per la salute. A questo punto i tecnici della Lucchini hanno agito direttamente sul filtro inattivandolo con l’azoto. Una procedura complessa e soprattutto non priva di rischi. La fortuna, come detto, è stata che al momento dell'esplosione nessun operaio si trovava in prossimità della cisterna. Su quanto accaduto è intervenuto il deputato del Movimento 5 Stelle Aris Prodani. «L’esplosione avvenuta all'interno dello stabilimento della Ferriera di Servola dimostra una volta per tutte che non possiamo più attendere i tempi dei tavoli di concertazione indicati dalla politica. La situazione sta degenerando sotto i nostri occhi», ha dichiarato il parlamentare. Ha aggiunto: «Deve esserci una risposta immediata da parte dell'azienda. E se la Lucchini non fornisce garanzie immediate in merito alla sicurezza dei lavoratori dello stabilimento e della popolazione, devono essere gli amministratori locali a prendere in mano la situazione con decisione per evitare che gli incidenti si ripetano. A questo punto prima ancora della questione ambientale è prioritario il tema della sicurezza. Per questo vogliamo sapere subito se le certificazioni di sicurezza siano scadute o meno». Dello stesso tenore sono state fin da subito le reazioni sindacali. «L’importante è capire come e perché è successo», ha dichiarato Franco Palman, sindacalista della Uil e rappresentante della Rsu in Ferriera. Assieme a Luigi Isaia della Fiom ha partecipato a un incontro subito convocato con i vertici dello stabilimento. «Dobbiamo affrontare il problema della sicurezza. Nei prossimi giorni avvieremo una serie di riflessioni proprio per trovare una soluzione», ha spiegato Palman. Poi ha aggiunto che «chiederemo un intervento definitivo per mettere in sicurezza la struttura all’interno della cokeria»
Corrado Barbacini

 

A marzo in tilt il nastro trasportatore
L'ultimo, di quella che sembra ormai essere diventata una catena infinita di guasti e rotture, si è verificato l’altra mattina. Con inquietante regolarità si ripetono guasti, incidenti e problemi alla Ferriera. Appena un mese fa ad andare in tilt era stato il nastro trasportatore che funge da collegamento per l'alimentazione della cokeria. Un problema definito dall'ufficio stampa nell’occasione come «normalissimo inconveniente di manutenzione ordinaria» che era stato risolto comunque in poche ore dai tecnici dello stabilimento di Servola. Avevano ripristinato il funzionamento del nastro trasportatore già nella tarda mattinata.
 

I segreti dell’efficienza energetica degli edifici
Incontro promosso da Area Science Park nell’ambito di “Eos”, la fiera sulla sostenibilità ambientale
Incontri diretti in cui discutere di sviluppo, ricerca e business nel settore delle tecnologie per l'efficienza energetica degli edifici. È questo il fulcro centrale del technology dating in programma a Udine venerdì 17 maggio 2013 nell'ambito della fiera Eos - Exposition of Sustainability (17-20 maggio). L'appuntamento, promosso Area Science Park, partner dalla rete Enterprise Europe Network, in collaborazione con Marie - Mediterranean Building Rethinking For Energy Efficiency Improvement, progetto europeo che rappresenta la risposta delle regioni dell'Europa Mediterranea al miglioramento dell'efficienza energetica del patrimonio immobiliare, vedrà imprenditori e ricercatori scambiarsi esperienze e punti di vista con l'obiettivo di gettare le basi di future collaborazioni. Il technology dating è strutturato in incontri one to one di circa 20 minuti ciascuno. Ogni azienda o gruppo di ricerca iscritto sceglie chi incontrare in base alle proprie esigenze e ai propri interessi di business. Al momento sono 60 gli iscritti, provenienti da Italia, Croazia, Slovenia, Spagna e Francia. Sono attesi partecipanti anche da Austria, Croazia, Bulgaria, paesi partner della rete Een che hanno aderito all'iniziativa. Presenti anche centri di ricerca, agenzie internazionali e grandi gruppi come lo sloveno Petrol che, oltre a lavorare nel settore oil&gas, si occupa di energie rinnovabili. Iscrizioni all’evento entro il 30 aprile. Per gli iscritti al technology dating Area Science Park, in collaborazione con l'Azienda speciale della Camera di Commercio di Udine, organizza giovedì 16 maggio due company visit presso altrettanti importanti realtà del territorio: Pilosio Spa, azienda leader nella produzione di attrezzature per il mondo dell'edilizia e delle costruzioni, e Zero Energy Home by Le Ville Plus, uno "smart green building" progettato e realizzato in partnership con l'Università di Trento. La partecipazione a entrambe le giornate è gratuita, previa registrazione sul sito: www.b2match.eu/energy-efficient-buildings. Chi fosse interessato, avrà inoltre la possibilità di prendere parte il 17 maggio - sempre nell'ambito della Fiera Eos - a un convegno internazionale, organizzato dal progetto “Marie”, focalizzato su pre commercial procurement e appalti per soluzioni innovative come strumenti di sostegno all'innovazione del settore dell'efficienza energetica degli edifici.
 

 

La “verde” Trieste ha solo 23 parchi - Censiti i giardini in un libro a cura della Regione. Miramare appare ancora bella, manca il castello di Duino
Ci scopriamo verdi, e qui non c’entrano per un attimo umori e tristezze politiche, o attacchi di bile per come va il mondo. Siamo proprio verdi di clorofilla, e in questa stagione straordinariamente fioriti. La Regione ha appena pubblicato un libro magnifico che per la prima volta presenta un censimento di parchi e giardini pubblici e privati del territorio, provincia per provincia, frutto del progetto scientifico, sulla base di indicazioni ministeriali, realizzato dal Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali, con la collaborazione di “Rotary per la regione”, Associazione dimore storiche friulane, Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Fvg e l’ufficio stampa regionale: “I parchi e i giardini storici del Friuli Venezia Giulia, un patrimonio che si svela” contiene le schede tecniche e storiche (con molte foto) di 152 parchi e giardini di 90 Comuni, e ne censisce 351 in 109 Comuni, un “work in progress” che potrà accrescersi se arriveranno nuove segnalazioni. Immediatamente, e anche sulla scorta del testo introduttivo di Francesca Venuto, si soppesano le differenze di Trieste rispetto al resto del territorio, “verdissima” per importanti e numerosi parchi pubblici, frutto di una storia prettamente urbana caratterizzata dalle immense fortune dei mercanti ottocenteschi ma non solo, e poverissima (forse anche per alcune mancate evidenze) di parchi privati degni di tal nome. Al contrario l’Udinese occupa i due terzi del volume, la sua tradizione in parte nobiliare “veneta” e in parte originata da ricchezze fondiarie ha lasciato sul campo decine e decine di ville circondate da ettari di verde disegnato nei secoli secondo la moda del momento, a tutt’oggi di proprietà privata. I numeri di sintesi di questo volume già lo dicono: a Trieste 23 parchi e giardini segnalati come tali (altri 12 solamente censiti), e a Udine 80. A Pordenone 25 e a Gorizia altrettanti. E mentre incombe la disperazione collettiva per lo stato degradato in cui è finito il parco più famoso, quello di Miramare, si scopre in questo libro che le foto relative sono antecedenti al disastro: tutto è verde e fiorito mentre da un pezzo non è più così. Per contro, c’è una macroscopica mancanza: assente del tutto (se non per qualche foto nelle pagine introduttive) lo splendido parco del castello di Duino. Come mai? All’epoca della campagna fotografica la proprietà dei Torre e Tasso era in pessime condizioni a causa dei nubifragi invernali. Non si poteva dedicargli una meritata scheda, con foto altrettanto vecchie? In ogni caso i triestini dovrebbero sentirsi ricchi per la dovizia di parchi pubblici urbani: Orto botanico, Basevi, Sartorio (con statue, padiglione, pozzo, serra, stagno), Passeggio Sant’Andrea, piazza Hortis, piazza Libertà, piazzale Rosmini, villa Bazzoni (dell’Istituto di fisica, prossimo a passare al Comune), villa Necker (delle Forze armate), villa Cosulich, villa Engelmann, villa Tripcovich (privato, con colonnati, pergolato, serre, terrazze e viali), giardino pubblico de Tommasini, San Michele, parco della Rimembranza, Parco di San Giovanni (18 ettari, con 5000 varietà di rose), villa Revoltella (con cedri e cipresso dell’Arizona), Farneto, villa Giulia, Stavropulos (del Comune ma abbandonato). Fra i censiti ma non descritti appaiono (tra pubblici e strettamente privati) villa Geiringer, villa Margherita, villa Sigmund, villa di Salita Trenovia, villa Della Zonca, villa Carignani, villa Holt, casa Marussich. C’è lavoro per giardinieri.
Gabriella Ziani

 

Un patrimonio realizzato nell’Ottocento - STORIA
A chi si deve il patrimonio di parchi oggi pubblici a Trieste? A partire dal ’700 e in maniera prorompente nell’800 alle ricchezze indotte dal porto e dall’emporio internazionale: «Gli esponenti delle diverse comunità etnico-religiose qui stabilitisi - scrive Francesca Venuto nel suo saggio sulla storia del giardino in Fvg che introduce il volume edito dalla Regione - cominciarono ad acquisire terreni e immobili negli immediati contorni urbani per erigere, corredandole di giardini di delizia, ville di svago e riposo». Fra gli esempi più eclatanti, la “Mont Bijoux” del governatore della città Pompeo Brigido e villa Sartorio. Poi ci fu l’occupazione francese, ma anche in quei pochi anni avvenne qualcosa, «in accordo con il mito democratico della “promenade” si diede impulso alla sistemazione di aree verdi, come le piazze alberate e i passeggi». Nacquero Sant’Andrea, Farneto e anche l’attuale viale. In più s’era formata una squadra di studiosi specialmente dediti alle scienze naturali, e da qui presero vita prima l’Orto botanico di via Marchesetti (tuttora affascinante per rarità di piante e fioritura di peonie proprio in questa stagione) e il Giardino pubblico, che non per niente è rimasto intitolato allo studioso e “creatore” Muzio de Tommasini. Ma poi ci fu anche il commerciante e studioso vicentino Nicola Bottacin , fondatore a Trieste della Società di orticoltura, che attorno alla sua villa di gusto nordico a San Giovanni (oggi bed & breakfast) creò un pittoresco giardino con padiglioni e vegetazione, da cui presero spunto non solo Pasquale Revoltella per la sua villa oggi elegante parco pubblico, ma anche Massimiliano d’Asburgo per creare il parco di Miramare. Al quale, a catena, s’ispirò poi il castello di Duino secondo il gusto di Marie von Thurn und Taxis che su quella rocca fiorita ospitò come si sa Rilke e D’Annunzio. E anche Domenico Rossetti fu cultore, creatore e scrittore di piante e giardini, in un’epoca in cui la ricchezza e la cultura erano all’apice.

(g. z.)
 

A Farneto l’area più estesa - curiosità
Non ci sono a Trieste principesche proprietà fiorite, perché sul mare non crescono rose, ma in compenso oltre all’enorme parco di San Giovanni la città può vantare il parco più esteso di tutto il Friuli Venezia Giulia: è il parco Farneto, di cui il censimento e il volume della Regione segnalano questo record, con i suoi 91 ettari e mezzo. Documentato già nel 1533, e arrivato a possedere nel 1785 ben 32.984 querce che anche proteggevano la città dalla bora, si arricchì a inizio ’800 del passeggio alberato di congiunzione alla città voluto da Domenico Rossetti, e più tardi del palazzo del Ferdinandeo. Ristrutturato nel 2000 con viali e sentieri, è segnalato anche per i suoi percorsi naturalistici e storici.
 

Tra Horti Tergestini e «Fiori dappertutto» - Il Comune, con alcuni partner, ha varato un ricco programma di valorizzazione - GLI APPUNTAMENTI
Non è tutta storia, però. Trieste, che vuole ricostruirsi come identità “di mare”, sta puntando molto sulla tradizione di terra. Già l’altra estate ci fu una brillante idea per il museo Sartorio, quest’anno vige un intero programma (del Comune con molti partner) intitolato “In primavera a Trieste” (fino al 30 maggio), mentre il progetto “Orti urbani”, che su Retecivica ha un suo sito dedicato, prosegue con un intenso programma di appuntamenti in varie parti della città e a Muggia, dove esperti spiegano i segreti del coltivare. Senza dire che un’altra volta il tripudio floreale del parco di San Giovanni “Horti tergestini” ha offerto la scorsa settimana conferenze e novità in tema, oltre che rarità floreali, e che le fiere di viale XX Settembre hanno sempre grande successo. C’è bisogno di natura, e il Museo Revoltella (fino al 30 maggio) offre un percorso ragionato attraverso i suoi pittori alla scoperta di “Fiori dappertutto”. Al sesto piano ha allestito la mostra di artisti moderni sempre sullo stesso tema (“Primavere ribelli”). Restano ancora tre occasioni per seguire poi il ciclo “I giovedì della primavera”, conferenze al Museo Revoltella che il 2, 9 e 16 maggio saranno dedicate rispettivamente a “www.Il cercarose”, “Api a vista” e “L’arte del fitorimedio” dopo che già sono stati presentati libri di sicuro interesse. Stretta la collaborazione col Parco di San Giovanni, ormai giardino “cult”, s’inserisce nel programma fino al 30 maggio “Fioriture al Roseto”, invito ad ammirare le 5000 varietà di rose, ma ora anche una straordinaria serie di 5000 tulipani. Dal 1.o al 30 maggio quattro serate a tema “Rose, libri, musica, vino”, titolo che dice già tutto. Non da ultimo, all’Orto botanico di via Marchesetti fino al 30 maggio visite per la fioritura della collezione di peonie, mentre il 10 maggio prende il via la nuova edizione di “Invasati, tutti pazzi per i fiori”, con conferenze alle 10, installazioni “al femminile” alle 16, musica con la Glasbena matica alle 17. Si tratta del mercatino per appassionati: si possono vendere e scambiare piante, semi, bulbi, terricci e libri. Per il mercatino bisogna sottoscrivere una domanda, scaricabile dal sito del Comune.

(g. z.)
 

 

Solo un volto nuovo in Consiglio comunale
Dipiazza lascia il posto all’ispettore Cannataro. Il Pd Ukmar mette in lista d’attesa Tiziana Cimolino
Il Consiglio comunale di Trieste esce praticamente quasi indenne dalle elezioni regionali. Resta imbottito di ex consiglieri regionali o di aspiranti tali. Solo il Pdl vanta tra le fila gli ex di Piazza Oberdan Piero Camber e Maurizio Bucci oltre ai consiglieri mancati Everest Bertoli e Claudio Giacomelli. C’è poi l’ex Alessia Rosolen a cui, dopo il flop di Un’Altra Regione, resta uno scranno comunale da condividere con Franco Bandelli. Tra gli ex di lusso di qualche legislatura fa c’è anche Roberto De Gioia (Lega Nord). Il salto di qualità è invece riuscito all’ex sindaco Roberto Dipiazza che lascia senza rimpianto il suo posto all’ex ispettore di polizia Alfredo Cannataro. «Penso che si debba fare bene una cosa alla volta», ha già fatto sapere Dipiazza a cui in realtà il ruolo di consigliere comunale è sempre andato stretto. Una noia mortale. «Questa giunta comunale sta portando avanti le cose già definite durante il mio mandato» ripete ad ogni occasione. Meglio quindi lasciare al poliziotto in pensione dal 1989 Cannataro, padre fondatore del Sap (sindacato autonomo di polizia) il divertimento dell’aula comunale. Cannataro approda in Consiglio con il titolo di ufficiale al merito della Repubblica ottenuto il 17 maggio 2012 . A piazza Oberdan il primo cittadino Dipiazza troverà, invece, il fenomeno Emiliano Edera che, “dimesso” dalla giunta Cosolini con la scusa delle regionali, è riuscito nell’impresa con la nuova casacca dei Cittadini per il presidente dopo aver indossato quella dell’Italia dei valori di Dipietro e della Lista di Primo Rovis (due volte eletto in Consiglio comunale). L’assessore più negato del Comune di Trieste è riuscito a ottenere 810 preferenze, più di Gianni Torrenti primo dei non eletti nelle liste del Pd. Misteri della politica. Il Pd vanta l’altro consigliere comunale eletto in Regione: il vicecapogruppo Stefano Ukmar, rappresentate della minoranza slovena. A differenza di Dipiazza e dello statuto del partito (che prevede l’incompatibilità delle due cariche) Ukmar non lascerà subito il posto in consiglio comunale. «Visto che ho seguito tutte le vicende del piano regolatore vorrei rimanere fino alla sua adozione. Fino a novembre. In modo anche di approvare il bilancio e il piano del traffico» spiega il vicecapogruppo del Pd che poi, per prevenire ovvie critiche, aggiunte: «Lascerò comunque le commissioni. Mi limiterò soltanto al gettone del Consiglio comunale che poi intendo devolvere». La prima dei non eletti del Pd Tiziana Cimolino, medico di base e coordinatrice del Forum per l’acqua, dovrà aspettare altri 9 mesi. Lista d’attesa lunga quanto una gravidanza. «Ho già parlato con lei», assicura Ukmar. Ma è d’accordo? «Credo di sì». Ma in Regione cosa andrà a fare Ukmar? «Non ne ho la più pallida idea. Aspetto che qualcuno mi contatti».

(fa.do.)
 

 

Negli stagni a “caccia” di rane Ma è soltanto per salvarle - EVENTI»L’INIZIATIVA
Domani si celebra la Giornata internazionale per la conservazione degli anfibi I Tutori stagni organizzano visite guidate e giochi: appuntamento a Ponziana
Domani verrà celebrata la quinta Giornata internazionale dedicata alla conservazione degli anfibi e alla sensibilizzazione sul tema. La manifestazione, che s’intitola “Save the frogs!”, ovvero “Salva le rane!”, è un evento internazionale promosso e coordinato in Italia dalla Societas Herpetologica Italica. In diverse sedi del Bel Paese saranno organizzate conferenze e congressi dedicati proprio allo studio e alla conoscenza di questi animali. Accanto agli approfondimenti didattici sono previsti diversi momenti ricreativi, visite guidate e passeggiate serali alla scoperta di rane, rospi e altri anfibi. «Sono azioni utili a far comprendere l’importanza di questi animali per l’equilibrio degli ecosistemi – spiega Gaia Fior per il gruppo dei Tutori stagni e zone umide del Friuli Venezia giulia che partecipa alla giornata. Nel contempo l’iniziativa permetterà di far conoscere le minacce che stanno causando il loro declino su scala globale». L’obiettivo dell’associazione Save the frogs e di tutti i gruppi e le realtà di studiosi e ambientalisti che aderiscono a questa giornata è quello di proteggere le popolazioni di anfibi e i loro habitat naturali. Per farlo, non vi è modo più appropriato che diffondere conoscenza e esperienze sulla loro vita e sulle loro funzioni in natura. I Tutori stagni e zone umide hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa e promuovono nella loro sede di Ponziana, situata nei pressi dell’infopoint Rodolfo Crasso della pista ciclabile Cottur di via Orlandini, una giornata dedicata alla conoscenza sul tema riservata sia ai più piccoli che agli adulti. Il programma prevede una serie di giochi in tema “anfibio” per bambini e ragazzi; i partecipanti riceveranno il patentino del piccolo tutore degli stagni. Agli adulti invece verrà offerta una dettagliata spiegazione riguardante i diversi stagni presenti lungo la pista ciclabile, e verrà effettuata una visita a quello più vicino all’infopoint. Oltre alla presentazione fotografica delle diverse attività del gruppo e dei diversi habitat provinciali, è prevista la proiezione di alcuni video documentari che documentano il salvataggio dei rospi a San Dorligo della valle. I volontari dell’associazione saranno presenti domani all’infopoint ponzianino dalle tre del pomeriggio sino al tramonto. Per chui volesse maggiori informazioni, c’è anche il sito all’indirizzo wwww.tutoristagni.it, e l’email info@tutoristagni.it.
Maurizio Lozei

 

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti - L’insuccesso della differenziata

Ogni tanto leggo sul Piccolo varie ipotesi sul perché non funziona la raccolta differenziata. L’ultima è di oggi: «Sono molto poco soddisfatto di quello che stiamo facendo, anzi sono decisamente deluso - afferma Umberto Laureni, assessore all’Ambiente -. Qualcosa evidentemente non funziona, in primis nell’informazione al cittadino. Non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas, ma una riflessione va fatta. Il servizio ci costa ma i risultati non sono per niente buoni». Laureni incontrerà nei prossimi giorni i vertici dell’Acegas: «C’è comunque la necessità e la volontà da parte nostra di migliorare e rendere più usufruibile quello che è già stato fatto». Alla base (finora) dell’insuccesso c’è forse la poca informazione, oltre che una certa ritrosia al cambiamento. Molti triestini non sanno, ad esempio, come avviene la raccolta dei rifiuti. Il Comune ha ricordato più volte che esistono le “isole ecologiche stradali”... Le motivazioni sono anche altre, alcuni esempi: nei rioni di Longera e Sottolongera (dove abito), e in altre molte zone, non esistono contenitori per la raccolta differenziata e pertanto chi vuole fare la raccolta differenziata deve portare le borse con carta vetro e plastica in autobus superaffollati tra la gente che sbuffa per le borse, ma poi scende alla fermata della Rotonda del Boschetto e trova quasi sempre i contenitori della raccolta differenziata tutti pieni e quindi o si fa una salutare passeggiata con le borse fino ai prossimi contenitori oppure butta tutto nell’indifferenziata. Ebbene sì, sostenete che le isole ecologiche ci sono, per chi ha l’auto possono bastare, ma chi va in autobus dovrebbe aver la possibilità di poter trovare a ogni fermata del bus un’isola ecologica. Inoltre, dovrebbero esistere solo isole ecologiche: i triestini sono per loro natura pigri, e quindi se hanno sotto casa un cassonetto per l’indifferenziata difficilmente faranno 100 metri a piedi per utilizzare quelli per la differenziata. E poi mi chiedo: come mai in viale Miramare (tra il Cedas e il bivio) ci sono più isole ecologiche che case? Se sono pensate per i bagnanti estivi, almeno metteteli lato mare, altrimenti chi sarebbe quel pazzo che attraversa la strada in costume per gettare una lattina di birra nella differenziata? Scusate per lo sfogo, ma quando ci vuole, ci vuole.

Adriana Cossu

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 25 aprile 2013

 

 

Ferriera, esplosione e fiamme in cokeria
Il botto all’ora di pranzo è stato percepito da mezza città. La deflagrazione in un filtro per la decatramazione. Nessun ferito
Il sibilo del gas che esce dalla valvola e poi l’esplosione e l’incendio. È successo ieri alla Ferriera di Servola. E solo per miracolo nessun operaio è rimato ferito o peggio ustionato. L’ennesimo incidente si è verificato attorno alle 13.30. Dopo il boato, che è stato distintamente udito in tutta la zona di Servola, ma anche in centro città, dalle ciminiere della cokeria si sono levate alte lingue di fuoco. È stata emergenza. Infatti in pochi minuti sono giunte nello stabilimento ben sette partenze dei vigili del fuoco. I pompieri (una ventina) assieme al personale della Lucchini hanno messo l’area in sicurezza. Prima che potessero verificarsi altri pericolosi problemi causati dal gas da cokeria ottenuto per distillazione secca di alcuni tipi di litantrace. La litantrace viene distillata per produrre coke metallurgico, il gas risultante è usato come combustibile, come reagente o come fonte di idrogeno. La composizione è molto simile a quella del gas di città, ma con un contenuto di idrogeno più alto. E quindi più pericoloso. La deflagrazione - così hanno accertato i vigili del fuoco - è avvenuta in particolare all’interno di un filtro per la decatramazione che si trova alla sommità di un silo all’interno della cokeria stessa. I pompieri hanno spento le fiamme e poi, con non poche difficoltà tecniche, hanno raffreddato l’impianto. A questo punto i tecnici della Lucchini hanno agito direttamente sul filtro inattivandolo con l’azoto. Una procedura questa non certo semplice e soprattutto non priva di rischi. La fortuna è stata che al momento dell’esplosione nessun operaio si trovava in prossimità della cisterna silo. «L’importante è capire come e perché è successo», ha dichiarato Franco Palman, sindacalista della Uil e rappresentante della Rsu in Ferriera. Assieme a Luigi Isaia, della Fiom ha partecipato attorno alle 15 a un incontro con i vertici dello stabilimento. «Dobbiamo affrontare il problema della sicurezza. Nei prossimi giorni avvieremo una serie di riflessioni», ha aggiunto Palman. Poi ha spiegato che «chiederemo un intervento definitivo». Dal canto suo in una nota l’azienda minimizzando ha rilevato che quanto accaduto «può succedere secondo la casistica prevista dalle procedure». In pratica l’esplosione e l’incendio si sono verificate, secondo la ricostruzione resa nota dall’ufficio stampa della Lucchini «in fase di riavvio post manutenzioni. Infatti si è subito attivato il dispositivo di sicurezza (con l’accensione delle torce a batteria) e il principio d’incendio è stato immediatamente domato». Ma poteva scapparci il morto.
Corrado Barbacini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 24 aprile 2013

 

 

È IL FERRO IL RESPONSABILE DELLA TOSSICITà DELL’AMIANTO - STUDIO PUBBLICATO ALL’ESTERO
Ricerca di Sincrotrone, Sissa, “Burlo” e Università di Trieste: il metallo è prodotto per autodifesa dal corpo
Un’equipe di ricercatori del Laboratorio di luce di sincrotrone Elettra, dell’Ospedale Burlo Garofolo e dell’Università di Trieste ha “fatto luce” sui meccanismi alla base della tossicità dell’amianto. Frutto di un’innovativa analisi su campioni di tessuto polmonare provenienti da pazienti esposti all’amianto, gli ultimi risultati ottenuti dal gruppo triestino, in collaborazione con ricercatori del Sincrotrone francese Esrf e dell’Università di Udine, mettono in luce il ruolo fondamentale del ferro nello sviluppo del mesotelioma. Il risultato dello studio ha conquistato le pagine di “Scientific Reports”, rivista del gruppo “Nature”. Amianto e mesotelioma pleurico sono termini drammaticamente legati: il primo è un minerale ampiamente utilizzato in edilizia fino a pochi anni fa per il suo basso costo e la sua eccezionale resistenza al calore; il secondo, un tumore particolarmente aggressivo della pleura (la parete interna del torace che riveste i polmoni) che ha nell’esposizione all’amianto il suo principale fattore di rischio. La pericolosità dell’amianto è infatti legata alla sua struttura fisica: le sue microscopiche fibre sono facilmente inalabili e possono depositarsi nei polmoni causando diverse malattie fra cui l’asbestosi (presenza di cicatrici nel tessuto polmonare), il tumore al polmone e, appunto, il mesotelioma. «Indice inequivocabile dell’esposizione all’amianto - spiega Clara Rizzardi, medico dell’Università di Trieste - è la formazione dei cosiddetti corpi dell’amianto o corpi dell’asbesto nel tessuto polmonare. Strutture, queste, che nascono dalla deposizione attorno alle fibre d’amianto di ferro libero, proteine che trasportano il ferro, mucopolisaccaridi e altri materiali. È un tentativo dei macrofagi polmonari (cellule deputate alla difesa del tessuto) di isolare l’intruso avvolgendolo con una sorta di conchiglia ma, d’altra parte, un enorme serbatoio di ferro che, in quantità eccessiva e se liberato, può risultare tossico per il Dna cellulare». Condotte analisi su campioni di tessuto polmonare conservati all’Ospedale di Monfalcone, di pazienti esposti all’amianto. «Grazie a tecniche con luce di sincrotrone - spiega Alessandra Gianoncelli di ”Elettra” - abbiamo evidenziato importanti correlazioni fra la morfologia e la chimica dei corpi dell’asbesto e del tessuto polmonare circostante». Il primo oggetto d’osservazione è stato proprio il ferro.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 23 aprile 2013

 

 

Il “rifiuto” della differenziata - La raccolta sotto il 30% - AMBIENTE » RISULTATI MODESTI
Il Comune si era prefisso di arrivare al 40% in questo periodo, Padova è al 45 e al 70 con il porta a porta.

Laureni: «Sono deluso, rivedremo i piani con Acegas»
Così non va. La raccolta differenziata a Trieste non decolla. E non per colpa di Comune e Acegas, la mente e le “braccia” del servizio rifiuti. Nei primi mesi del 2013 è arrivata a poco più del 29%, molto al di sotto delle aspettative dell’amministrazione comunale che puntava al 40%, se non di più. Sotto questo aspetto Trieste è in coda nella classifica dei comuni “virtuosi”, a differenza di altre classifiche relative alla qualità della vita nelle quali la città è sempre ai primi posti. Ecco dunque i dati che fanno piangere Comune, Acegas, ambientalisti e molti triestini di buona volontà. Nel 2010 la differenziata era al 20,09%; nel 2011 al 24,05%, nel 2012 al 28,72%. Nei nei primi tre mesi di quest'anno è al 29,31%. Una crescita lenta dunque che non accontenta le attese e i desideri degli amministratori. In molti altri comuni non solo del Friuli Venezia Giulia ha raggiunto ben altri risultati. A Padova ad esempio, visto che il servizio è sempre gestito da Acegas, la raccolta nei bidoni su strada arriva al 45%, il porta a porta invece è al 75%. «Sono molto poco soddisfatto di quello che stiamo facendo, anzi sono decisamente deluso - afferma Umberto Laureni, assessore all’Ambiente -. Qualcosa evidentemente non funziona, in primis nell’informazione al cittadino. Non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas, ma una riflessione va fatta. Il servizio ci costa ma i risultati non sono per niente buoni». Laureni incontrerà nei prossimi giorni i vertici dell’Acegas: «C’è comunque la necessità e la volontà da parte nostra di migliorare e rendere più usufruibile quello che è già stato fatto». Alla base (finora) dell’insuccesso c’è forse la poca informazione, oltre che una certa ritrosia al cambiamento. Molti triestini non sanno, ad esempio, come avviene raccolta dei rifiuti. Il Comune ha ricordato più volte che esistono le “isole ecologiche stradali” destinate al conferimento dei rifiuti non riciclabili, della carta, della plastica, del vetro e delle lattine; i centri di raccolta per il conferimento dei rifiuti ingombranti, pericolosi, elettrici, inerti, legno, metalli, materassi, mobili, suppellettili, ecc.; il prelievo a domicilio dei rifiuti ingombranti; la raccolta porta a porta del “verde” dei giardini privati; la raccolta degli imballaggi in cartone, presso alcuni punti, dedicato alle attività commerciali; la raccolta del rifiuto “umido” riservato a ristoranti, mense, supermercati, ecc. E soprattutto che questi servizi non comportano altri pagamenti rispetto alla normale tassazione. «È certo - afferma l’ingegnere Paolo Dal Maso, dirigente dell’Acegas - la differenziata ha avuto un leggero incremento, il dato odierno del 29,31% potrebbe essere migliore nei prossimi mesi. Ne discuteremo con il Comune. Sono loro la mente, noi siamo il braccio operativo». Ma qualcosa che non va c’è sicuramente. «Certamente, ad esempio - sottolinea ancora Dal Maso - la raccolta dei cartoni degli esercizi commerciali: raccogliamo ancora poche quantità di materiale che poi invece troviamo buttate sui marciapiedi, vicino ai cassonetti che impediscono il versamento dei rifiuti normali. O come la raccolta del verde. Lo vediamo purtroppo anche in questi giorni. Al servizio hanno aderito 1500 persone alle quali abbiamo dato un contenitore dove depositare l’erba tagliata del giardino. Basta una telefonata e noi passiamo a ritirarlo. Succede invece di vedere sacchi di erba buttati per la strada o nei cassonetti. Stesso discorso per l’umido introdotto lo scorso luglio e che riguarda mense, ristoranti, case di riposo. Anche in questo caso abbiamo avuto poche adesioni sebbene il servizio sia gratuito». Insomma si tratta di pigrizia dei triestini o della mancanza di informazioni? Esiste poi un regolamento comunale che prevede l’obbligo di conferire “in modo opportunamente separato e secondo le modalità definite dal gestore del servizio”, i rifiuti: chi sgarra viene punito con una sanzione di 100 euro. Il conferimento di rifiuti indifferenziati nei contenitori per la raccolta differenziata viene sanzionato con 150 euro. Il conferimento nei contenitori stradali di rifiuti pericolosi, speciali non assimilati, ingombranti, elettrici ed elettronici, liquidi, inerti, parti di veicoli, comporta una sanzione di 500 euro. Alla fine della giostra, una domanda: le multe vengono veramente comminate?
Ferdinando Viola

 

 

Trasporto locale con più treni veloci e bus
Il Piano regionale passa nell’ultima seduta di giunta: per conseguire gli obiettivi ritenuti sufficienti i 140 milioni del 2010
TRIESTE Più treni (e più veloci) e più autobus (se non calano le risorse) nel futuro del trasporto pubblico locale: questo è l'obiettivo del piano regionale approvato nell'ultima seduta della Giunta regionale prima delle elezioni. Quasi 200 pagine, più gli allegati, che fanno il punto della situazione (l'anno di riferimento è il 2010) e tracciano gli scenari per il futuro dei collegamenti. FERROVIA L'obiettivo è quello di incrementare i 3,28 milioni di chilometri all'anno, a cui si aggiungono 1,2 milioni di chilometri “concorrenti” con il Veneto e 2,3 milioni di competenza statale. Si punta ad aggiungere 300 mila chilometri regionali e 1 milione complessivi, portando a casa le competenze della tratta Trieste–Udine–Venezia (oggi di competenza dello Stato) e con esse le risorse che ammonterebbero a oltre 11 milioni di euro. Ma c'è anche da razionalizzare il servizio, garantendo orari che si armonizzino meglio con l'alta velocità a Mestre (per arrivare a Roma da Trieste e Udine oggi si attende nella stazione veneziana circa un'ora) ma anche con la rete di bus extraurbani per raggiungere località più piccole. E c'è la volontà di avere dei treni regionali veloci (quindi con poche fermate intermedie) tra i principali nodi regionali (Trieste–Udine in particolare) e collegamenti migliori con gli Stati confinanti, in particolare con l'Austria (Trieste–Villach coordinata con i tre per Vienna, Klagenfurt e Salisburgo) mentre per la Slovenia c'è da raggiungere la connessione tra i sistemi ferroviari. GOMMA Il servizio, extraurbano e urbano, viene considerato buono così com'è (o com'era, visto che il piano si riferisce a un periodo precedente ai tagli apportati alle linee urbane) e quindi non necessiterebbe di particolari revisioni. Si prevede comunque un aumento dei chilometri aggiungendo ai complessivi 42 milioni circa 1,7 milioni di km, di cui 810 mila extraurbani e 950 mila di urbani: di questi 350 mila interesserebbero Trieste, 300 mila Udine, 200 mila Pordenone, e 100 mila distribuiti tra Gorizia e Monfalcone. Per migliorare il servizio viene ipotizzata la possibilità di incrementare le corse su prenotazione (con l'istituzione anche di un numero verde) oltre alla tariffazione integrata (che riguarderebbe anche la ferrovia) con bigliettazione elettronica. Un investimento, quest'ultimo, che ammonterebbe a 13-14 milioni di euro più 1,5 milioni all'anno di costi di gestione. SERVIZI MARITTIMI Dalle attuali 52 miglia marittime all'anno di rotte per via mare, si punta ad arrivare ad un +25%, aggiungendo 13 miglia marittime. In particolare il piano si prefigge di prolungare la linea Trieste–Barcola–Grignano–Sistiana fino a Monfalcone e di portare fino a Lignano la Trieste–Grado. In previsione si parla anche di una linea che unisca il capoluogo regionale a Capodistria. Ad oggi il servizio via mare viene considerato inefficace per la copertura. LE RISORSE Secondo il piano, le risorse stanziate nel 2010, pari a oltre 140 milioni di euro, sono sufficienti per garantire i servizi previsti dal documento. In particolare per i servizi ferroviari l'efficientamento e l'aumento del traffico previsto bastano per coprire l'aumento dei costi previsto (che comunque non arriva al milione di euro) per raggiungere gli obiettivi. Quindi, anche nel caso di riduzione delle risorse (nel caso peggiore si parla di un complessivo -20%), sarebbe possibile migliorare il trasporto sui binari secondo le indicazioni del piano. Discorso diverso per quanto riguarda il trasporto locale su gomma: in questo caso l'eventuale “stallo” delle risorse al 2010 basterebbe per avere i servizi previsti dal piano regionale. Nel caso di finanziamenti in calo, invece, si dovrebbe procedere, come peraltro già si è fatto nel 2013, a ridurre le corse.
Roberto Urizio

 

Tra le ipotesi una tariffa differenziata per i non residenti sul tram di Opicina
Tariffa differenziata per i turisti che usano il tram di Opicina? Ipotesi prevista dal Piano regionale del Tpl. Nel tentativo di raggiungere l'obiettivo del 35% nel rapporto tra i ricavi da traffico e i costi operativi, si parla anche dell'ipotesi di un “ticket” turistico per utilizzare la tramvia da piazza Oberdan a Opicina. «L’atteso incremento dei ricavi da traffico derivante dalle ragionevoli previsioni di crescita della domanda per diversione modale dal trasporto privato e in parte dai meccanismi di aggiornamento delle tariffe, unito alla crescita dell’efficienza e produttività prevista dal Piano – è scritto nel documento - rendono perseguibile il raggiungimento dell’obiettivo del 35% del rapporto ricavi da traffico/costi operativi nell’ambito della durata dell’affidamento. Sarà quindi valutata l’applicazione di tariffe differenziate per non residenti per il Tram di Opicina», ipotesi estendibile anche «per i servizi marittimi sulle direttrici di maggior interesse turistico».(r.u.)
 

Senza fermate dieci stazioni “minori” - Sulla Monfalcone-Udine restano escluse Redipuglia, Mossa, Capriva: le meno usate dall’utenza
Le altre linee interessate Sulla Monfalcone-Latisana “saltate” Muzzana e Palazzolo sullo Stella. Sulla Cervignano-Udine 5 le strutture eliminate
TRIESTE Dieci piccole stazioni rimarrebbero senza treni. Il nuovo assetto dei servizi ferroviari previsto dal Piano regionale del Tpl prevede treni regionali veloci su alcune tratte (in particolare tra Trieste e Udine), riducendo quindi le fermate intermedie. In questo modo restano fuori, sulla tratta Cervignano–Udine, le stazioni di Strassoldo, Sevegliano, S. Maria La Longa, S. Stefano Udinese e Lumignacco, sulla Monfalcone-Latisana, non vengono servite le fermate di Muzzana del Turgnano e Palazzolo dello Stella mentre sulla Monfalcone–Udine restano escluse Redipuglia, Mossa e Capriva. Queste fermate, si sottolinea, sono quelle meno utilizzate dagli utenti. «Si tratta – viene specificato nel piano – di un’esclusione temporanea, poiché si prevede che, al variare delle condizioni di contesto meglio precisate nel seguito, le fermate inizialmente non servite vengano reintegrate nel sistema». In ogni caso le località che non verranno più raggiunte dai treni saranno servite «da un insieme di corse automobilistiche configurate in modo tale da poter svolgere, con pari o superiore livello qualitativo, le stesse funzioni del servizio ferroviario temporaneamente sospeso». L'esclusione delle piccole stazioni è dettata, per quelle collocata sulla tratta Cervignano–Udine, da motivi di capacità della linea che non consentono di prevedere un servizio di treni regionali veloci e nello stesso tempo capillari. Per quanto concerne Muzzana e Palazzolo, la presenza su quella linea di due servizi veloci ogni di fatto “satura” la linea impedendo che passino altri treni; le tre stazioni isontine, invece, risultano già poco utilizzate attualmente e «non si è ritenuto opportuno portare a sistema tali fermate inserendole nel servizio di tipo regionale; si è evitato così di associare a questo servizio un tempo di percorrenza eccessivamente lungo e quindi penalizzante per l’utenza diretta a Buttrio, Manzano e S. Giovanni per motivi di lavoro». Le fermate inizialmente escluse dal servizio, si legge ancora nel piano, «verranno reintegrate subordinatamente a realizzazione di interventi infrastrutturali volti ad aumentare la capacità della tratta Cervignano–Udine e al miglioramento delle prestazioni del materiale rotabile, tale da consentire l’inserimento di ulteriori fermate senza un significativo aumento dei tempi di percorrenza». (r.u.)
 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 22 aprile 2013

 

 

«Dialogo in costruzione con la Soprintendenza» - GLI ASSESSORI DAPRETTO E MARCHIGIANI
La responsabile della Pianificazione urbana in Comune: «Due i temi principali che stiamo affrontando assieme.

Cioè il Regolamento sui dehors e la questione degli stalli per le biciclette»
«Stiamo consolidando un atteggiamento più proficuo per entrambe le parti e dopo il riavvio degli incontri stiamo affrontando vari argomenti. Spero che la situazione si normalizzi». È il commento dell’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto in merito ai tanti procedimenti concernenti la sua area di competenza che devono passare al vaglio della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia. «Certo - continua - come tutti si rendono conto data la situazione economica il settore delle opere pubbliche è parzialmente in stallo ma stiamo affinando i progetti». Dapretto cita l’esempio dell’ex Meccanografico: «Il nostro progetto, evidentemente, non era stato apprezzato. Così abbiamo apportato alcune modifiche da proporre alla Soprintendenza per l’approvazione». Nei mesi scorsi vi erano state frizioni, anche cospicue, tra operatori pubblici e privati e la soprintendente regionale Maria Giulia Picchione. Con il presidente Fvg degli imprenditori edili (Ance) Valerio Pontarolo ad accusare che solo il 30% delle pratiche veniva evaso, a fronte di un 90% rivendicato dalla soprintendente stessa. Ora l’aria sembra essere mutata e la collaborazione, almeno quella con l’amministrazione pubblica, avviata in maniera propositiva, mentre il presidente provinciale dell’Ance Donatello Cividin non ha riscontro di nuove lamentele dal settore privato. «C’è una corretta collaborazione tra enti pubblici, come deve essere - specifica Dapretto -. Con tale spirito stiamo affrontando temi quali gli stalli per le biciclette e altri di arredo urbano». In merito interviene l’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani: «Con la Soprintendenza stiamo costruendo un dialogo, un rapporto fertile». «Sono due i temi principali che stiamo affrontando insieme alla Soprintendenza - racconta -: il Regolamento per i dehors, gli spazi esterni dei pubblici esercizi, e gli stalli per le bici. Il Regolamento è in discussione, per giungere a stenderne uno condiviso nei principi. Per la mobilità sostenibile abbiamo invece proposto un progetto sia per le ubicazioni attuali che per altre, nuove e meno centrali, per le “due ruote” a pedali. Anche l’arredo urbano sarà studiato: un elemento di riqualificazione importante». Nessuna novità invece, finora, per i chioschi di Barcola. I titolari avevano affidato a un professionista un progetto di allargamento degli stessi per dotarli di servizi igienici riservati al pubblico. Sulla zona c’è il vincolo paesaggistico ma ancora nulla si sa sui passi compiuti dal progetto.

(p.p.g.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 21 aprile 2013

 

 

Da piazza Oberdan a Barriera il centrocittà da riconquistare
Negozi e locali in crisi perché la movida è limitata tra Ponterosso e Cavana L’assessore Marchigiani: «Con le nuove pedonalizzazioni la zona rivivrà»
Recuperare un’ampia zona della città che nel giro di vent’anni da centro è divenuta periferia: è l’impegno che si prendono amministratori pubblici e responsabili delle categorie economiche. La zona è quella che va dal Borgo Teresiano fino a Barriera Vecchia e che include antichi fulcri della socialità e del commercio triestini quali piazza Oberdan, via Carducci e via Battisti, che di giorno continuano a essere trafficati grazie alla presenza del palazzo di giustizia, degli studi professionali, di banche e del Consiglio regionale, ma che dopo le sette, otto di sera si desertificano e che comunque non sono più meta delle passeggiate e dello shopping dei triestini, né tantomeno delle visite dei turisti. Il fallimento della libreria Fenice ha una delle principali cause in questa tendenza. Ma senza interventi immediati i casi critici rischiano di estendersi a tappeto in tutta la zona. «È vero - afferma Bruno Vesnaver, presidente provinciale della Fipe (pubblici esercizi) - la principale morìa di locali negli ultimi anni si è registrata proprio in quell’area, fatta eccezione per il Viale dove resistono gelaterie e locali per giovani. Ciò perché la movida triestina si è spostata tutta nell’area tra il canale di Ponterosso, piazza della Borsa, piazza Unità e Cavana coinvolgendo d’estate anche tutte le Rive fino alla stazione Rogers. Sull’altro versante invece già in via San Lazzaro e in via Imbriani si incomincia a sentire aria di crisi». Riconquistare al centro storico un’area che comunque mantiene forti pregi architettonici è una delle linee base del Piano del traffico che tra qualche mese verrà approvato dal Consiglio comunale. «Un primo tassello importante - spiega l’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani - è stata la posa della passerella Joyce sul canale che ha rimesso appunto in comunicazione la zona di piazza della Borsa con il Borgo Teresiano. Sempre su questo versante con i fondi Pisus saranno allargati i marciapiedi di via XXX Ottobre che verrà pedonalizzata. Proprio attraverso piazza Oberdan l’area pedonale del centro sarà così collegata al park di Foro Ulpiano. Se la nuova giunta regionale ci sbloccherà i fondi già stanziati, procederemo anche alla riqualificazione di via Trento e largo Panfili arricchendo anche l’arredo urbano». Altrettanto importanti però sono gli interventi previsti dall’altro capo. «Molte vie attorno al Viale XX settembre quali via Crispi, via Nordio, via del Toro, via della Sorgente, via Fonderia e via San Maurizio saranno trasformate in vie ad alta pedonabilità, percorribili solo da taxi, disabili e mezzi di carico e scarico. In questo modo - conclude Marchigiani - contiamo di rivitalizzare anche via Battisti e una parte di via Carducci che non possiamo logicamente chiudere al traffico».
Silvio Maranzana

 

il commercio - «Attrarre clienti con eventi e musica»

È stata soprattutto la pedonalizzazione, partita gradualmente proprio da via San Nicolò, piazza Unità e dalle sponde del Canale a provocare lo spostamento del centro cittadino di Trieste. Oltre agli interventi urbanistici cosa fare per recuperare e ricentralizzare le vecchie aree? «Esercenti e commercianti - afferma Vesnaver - dovrebbero consorziarsi, creare ad esempio serate bianche con locali tutti contemporaneamente aperti e concertini». Concorda Franco Rigutti, vicepresidente di Confcommercio: «Non si può sempre appellarsi alle pubbliche amministrazioni, i commercianti devono anche autotassarsi per creare eventi. Poi indubbiamente le autorità devono stoppare la realizzazione di nuovi centri commerciali».

(s.m.)
 

Via Battisti si ribella: dimenticati dal Comune
Isolati, dimenticati, abbandonati. È questo lo stato d’animo dei commercianti triestini che operano nell’area immediatamente adiacente a quella del centro storico: una zona che gravita intorno a via Battisti e limitrofe e che da qualche tempo si trova nella situazione paradossale di essere sempre più emarginata e periferica rispetto al cuore della città, pur trovandosi in realtà a poca distanza dalle vie centrali. L’immagine che ne deriva è dunque quella di una città spaccata in due e dove le distanze rischiano di venir ulteriormente amplificate dalle direttive contenute nel nuovo piano comunale del traffico che - è questo il timore dei commercianti - andrebbe a privilegiare, in termini di pedonalizzazione e non solo, le aree del centro a scapito di quelle confinanti. «Le istituzioni in generale non ne azzeccano una - tuona Flavio Marocchi, titolare del pastificio “Mariabologna”, un secolo di storia alle spalle -. Per loro esiste solo piazza Unità e dintorni. Un tempo via Battisti era considerata un’arteria importante, adesso invece è sporca e trascurata, trattata insomma peggio di una zona periferica». Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Cella, proprietario dell’omonima oreficeria: «Questa è già un’area difficile, trafficata, dove le automobili non riescono a fermarsi: con i cambiamenti annunciati la situazione sarà destinata a peggiorare. Ci vorrebbe più cura per l’arredo urbano e più illuminazione: la gente qui non passa più, la zona è buia e pericolosa». Stesso stato d’animo anche per Loredana Pulsador, del negozio di abbigliamento “La Mosca Bianca” di largo Santorio: «Nel corso degli anni ci si è dimenticati di questa parte della città che andrebbe invece rivitalizzata. Qui fuori, solo per fare un esempio, al posto dei bottini della spazzatura, si potrebbe creare un’isola pedonale con tavolini e sedie all’aperto». Si affida a una metafora che fotografa bene la situazione Gianluca Tombacco, titolare della storica “Enoteca Bischoff”: «Ci sentiamo come figli di un dio minore. Bisogna riavvicinare le persone a questa zona che ormai è diventata pura periferia, dimenticata da tutti e dove, di sera, non transita anima viva». Per Mauro Carletti, del negozio sportivo “Il Campione”, serve un cambio di strategia: «Ci sentiamo tagliati fuori. È come se ci fossero due città che viaggiano a velocità diverse. Le iniziative che coinvolgono i negozi del centro storico, come la notte dei saldi, devono essere allargate anche ad altre realtà, altrimenti non se ne esce». Pensieri condivisi anche da Valentina Cesca, che conduce il negozio di articoli da regalo in via San Francesco: «Ci troviamo nel limbo tra il centro cittadino e la periferia. Serve sicuramente più cura per quest’area che si presenta troppo trascurata. Una soluzione può essere quella di aumentare e regolamentare i parcheggi, oppure rivoluzionare tutto e creare un megacentro pedonale sulla scia di quanto fatto in altre città europee, come ad esempio Vienna».

Pierpaolo Pitich
 

«E ora un progetto per il Mercato coperto»
Sopralluogo del Comune alla struttura di via Carducci. Cosolini: «Pensiamo a come valorizzarlo»
Obiettivo rilancio. Questa l’intenzione del Comune per il Mercato coperto di via Carducci, limiti imposti dal Patto di stabilità permettendo: i vertici del Municipio hanno effettuato ieri mattina un sopralluogo sul posto. Il sindaco Roberto Cosolini, presenti anche gli assessori ai Lavori pubblici Andrea Dapretto, allo Sviluppo economico Edi Kraus e all’Ambiente Umberto Laureni - fa sapere una nota dell’amministrazione comunale -, si è soffermato in via Carducci a lungo per riscontrare le eventuali criticità all’interno della struttura. Gli amministratori hanno incontrato e ascoltato i numerosi operatori che hanno la loro attività commerciale dentro il mercato. Sono stati in tal modo valutati i più immediati e necessari interventi di manutenzione in una sede - è stato detto - che avrebbe notevoli potenzialità da sviluppare anche nel medio termine. L’assessore allo Sviluppo Economico Edi Kraus, annunciando la convocazione a breve della competente Commissione con gli operatori, ha evidenziato come questo sia un primo importante passo per renderli partecipi delle future iniziative. In un’ottica di lavoro condiviso insieme per un proficuo rilancio dello storico Mercato coperto della città, la cui sede si trova per l’appunto nell’edificio di via Carducci, progettato da Camillo Jona nel 1935 e inaugurato il 28 ottobre 1936 alla presenza del duca D’Aosta. Così Roberto Cosolini dopo il sopralluogo: «La struttura è molto bella - le parole del sindaco - e va tenuto conto che fra i cittadini c’è un ritorno, per quel che concerne i modi di consumo da parte della gente, all’acquisto in strutture come i mercati, e vi è un’attenzione alla “naturalità” dei prodotti, come quelli a chilometro zero. Dunque, al di là di alcuni interventi di manutenzione necessari nell’immediato, ritengo si possa costruire un progetto per valorizzare la struttura». Un progetto che, almeno per il momento, dovrà tenere conto di una serie di paletti: «Di questi tempi, devo aggiungere che va tenuto conto ovvviamente dei limiti imposti dal Patto di stabilità. Il mercato - conclude Cosolini - è comunque vivace. Di pubblico che vi accede ce n’è, e potrebbe essercene ancora di più. Rifletteremo su come fare».
 

 

Banca Etica: un antidoto alla finanza malata - IL RISPARMIO IN TEMPI DI CRISI - i numeri di Banca Etica
MILANO La scoppio della bolla finanziaria sta mettendo in luce gli eccessi raggiunti negli anni del boom da uomini d’affari e istituzioni che avevano perso qualsiasi contatto con l’economia reale, con ricadute molto negative per i risparmiatori. Di positivo nel marasma che si è venuto a creare c’è una maggiore consapevolezza del passato nelle scelte di investimento e la crescita di un fenomeno a lungo marginale nel nostro Paese come la finanza etica, con riferimento non tanto agli interventi di microfinanza a sostegno delle comunità più povere, ma agli investimenti in prodotti finanziari specializzati in strumenti e società che fanno dell’etica l’asse portante del loro business. In quest’ambito rientrano, ad esempio, i fondi comuni che scelgono i titoli in portafoglio escludendo i produttori di armi e privilegiando le aziende che tutelano l’ambiente nei cicli di produzione, per fare un esempio. Così come le aziende quotate che redigono il bilancio ambientale e lo fanno certificare da enti terzi. Esistono anche diversi indici internazionali che possono aiutare l’investitore nelle scelte, il più importante dei quali è Sri, redatto dal Nyse (la Borsa di New York). Secondo uno studio di Vigeo, società francese specializzata nel settore, i fondi socialmente responsabili presenti nel solo mercato europeo ammontavano a quota 900 a fine 2011, un dato che verosimilmente è cresciuto negli ultimi mesi. Alla stessa data le 14 banche aderenti al network Global Alliance for Banking on Values gestivano risparmi che superano i 26 miliardi di dollari e servivano oltre 10 milioni di clienti in 20 Paesi. Quanto ai rendimenti di azioni e fondi comuni etici, le analisi sono discordanti fortemente influenzate dai periodi storici analizzati. Destinare i propri risparmi al settore non significa automaticamente avere maggiori possibilità di guadagno: di certo c’è che gli investimenti etici sono tendenzialmente meno volatili degli altri perché la responsabilità sociale d’impresa, il rispetto dell’ambiente e il rifiuto della speculazione spingono a una minore assunzione di rischi. La realtà italiana più importante su questo versante è la Banca Popolare Etica, che nelle politiche di raccolta e impiego dei risparmi si attiene a quattro principi base: un tasso di interesse che non segue pedissequamente quello di mercato, ma compreso tra zero e un massimale fissato dall’istituto di credito; una gestione trasparente della liquidità, che consente al risparmiatore di conoscere i diversi passaggi del denaro; una politica degli impieghi rivolta a valorizzare le persone. A fine febbraio Banca Etica ha raggiunto un capitale sociale di 43,06 milioni di euro, con 38.095 soci e 805,9 milioni di risparmio. Presente nelle principali città italiane, l’istituto di credito ha una filiale anche a Trieste (via del Coroneo 31/2), che conta 1.241 soci, di cui 1.106 persone fisiche e 135 persone giuridiche, con un capitale sociale di 1,09 milioni di euro, raccolta di risparmi per 19,6 milioni e finanziamenti concessi per 7,9 milioni. Banca Etica non può essere classificata semplicemente come un istituto di credito, ma la sua funzione si estende anche al campo sociale.
Luigi Dell’Olio

 

Banca Etica - Un manifesto per lo sviluppo
L’ultima iniziativa di Banca Etica è il manifesto “Cambiamo la finanza per cambiare l'Italia!” che contiene cinque proposte al prossimo governo. Si parte dal contrasto alla speculazione finanziaria, con le risorse della Tobin Tax drenate verso welfare e ambiente, per proseguire con azioni di contrasto ai paradisi fiscali, promozione dell’azionariato popolare (con la proposta di ridurre la tassazione sui piccoli risparmi in modo da non penalizzare le esperienze di democrazia economica e azionariato diffuso), separazione tra banche commerciali al servizio dell’economia reale e istituti specializzati nel trading,
 

 

DOMANI - Efficienza energetica: ricercatori Ogs su Rai 3

Tre ricercatori dell'Ogs animeranno la puntata di Geoscienza di domani su Rai 3 (17.10). Michela Vellico, Alessandro Pavan e Rita Blanos parleranno del progetto europeo Energy City per una valutazione innovativa dell'efficienza energetica degli edifici.
 

 

FAReaMBIENTE «Un Tavolo del Mare per l’Alto Adriatico»

«La prossima amministrazione regionale attivi un Tavolo del Mare visto l’allarme lanciato anche da uno studio internazionale sul fatto che gran parte dei mari che circondano l’Italia è a rischio ed in particolare l’Alto Adriatico». La richiesta è del coordinatore di FareAmbiente Giorgio Cecco alla vigilia delle elezioni regionali.
 

 

SEGNALAZIONI - Ambiente Il progetto del Comune

Nella sua segnalazione del 15 aprile scorso il dottor Barbieri analizzava lo stato delle conoscenze e dei controlli dell’inquinamento industriale di Trieste, traendone una serie di giudizi ampiamente condivisibili. Barbieri chiedeva anche quale seguito abbia avuto l’impegno del Comune di Trieste ad “attivare una ricognizione delle criticitità ambientali dell’area Triestina, mirata ad identificare priorità e azioni”, impegno assunto a valle della “Conferenza sulla salute della città” del maggio 2012. Lo rassicuro. A giorni verrà reso pubblico il documento programmatico con le azioni per migliorare le diverse criticità ambientali di Trieste (inquinamento atmosferico, stili di vita, problematiche della città, dal traffico ai rifiuti) così come individuate in un proficuo confronto tra il Comune, la Provincia, l’Arpa, l’Azienda sanitaria e gli altri enti pubblici eventi competenza in materia. Si tratta di uno strumento operativo e di governo, nel quale grande risalto viene dato alla comunicazione verso e con i cittadini, che si spera trovi piena adesione politica da parte delle Amministrazioni che hanno partecipato alla sua elaborazione.

Umberto Laureni

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 20 aprile 2013

 

 

Muggia, il 27 aprile parte il car-pooling per i giovani
Si tratta di un progetto pilota finanziato dalla Provincia: lo scopo è creare una rete di volontari che accompagnino i ragazzi a casa in automobile dopo le 22
MUGGIA Mancano meno di dieci giorni all’avvio del progetto pilota Trasporto solidale a Muggia, finanziato dalla Provincia di Trieste e sostenuto dal Comune rivierasco. La data di partenza potrebbe essere sabato 27 aprile. L’associazione ExisT, cui è stata affidata la regia del sistema, attende di formalizzare l’adesione degli autisti per dare il via ai trasporti notturni che permetteranno ai ragazzi muggesani di ritorno da Trieste di rincasare gratuitamente e in sicurezza. L’iniziativa, infatti, si rivolge alla fascia d’età 13-25 e in particolare a coloro i quali, tutti i sabati sera, arrivano a Muggia con l’ultimo autobus numero 20, quello delle 00.15. Dalle 22 in poi, nella cittadina, i mezzi pubblici che collegano il centro ai borghi periferici non sono più attivi, e – stando a quanto affermano gli amministratori – quel servizio non è potenziabile. Si è deciso dunque di dare una mano in modo diverso a tutti i genitori che si vedono costretti a recarsi in piazzale Foschiatti con i propri mezzi per riaccompagnare i figli a casa. L’obiettivo del Trasporto solidale è creare una rete di car-pooling, sistema di mobilità alternativa che si avvale di mezzi di trasporto privato condivisi, per consentire agli accompagnatori-candidati di avvicendarsi in una pratica turnazione e al contempo limitare il numero di vetture impiegate, promuovendo la socialità e la solidarietà tra i muggesani. Ogni sabato, dunque, sarà un diverso autista a “recuperare” i giovani alla stazione delle autocorriere, per poi ricondurli alle rispettive abitazioni seguendo un percorso che potrà essere concordato sul momento. Per incentivare la partecipazione dei genitori interessati, e più in generale dei volontari che vorranno entrare a far parte degli accompagnatori “designati”, il Comune di Muggia indirà un bando di gara per l’individuazione di sponsor che possano mettere a disposizione dei premi: si aspetta soltanto l’ufficializzazione del numero del primo gruppo di autisti e fruitori dei passaggi. «Sarà sufficiente registrarsi gratuitamente al servizio, nella sezione Trasporto solidale sul sito exist-youth.eu, per avere la possibilità di inviare un sms al numero della segreteria che organizzerà settimanalmente gli “equipaggi”: la richiesta di ricevere il passaggio dovrà essere inoltrata entro il pomeriggio del giorno precedente, dunque entro ogni venerdì», precisa Mattia Vinzi, responsabile del coordinamento del progetto per l’associazione. «E per accelerare le “iscrizioni” degli autisti, nei prossimi giorni intensificheremo la campagna informativa a Muggia», annuncia Vinzi. Il modulo di adesione e il regolamento sono disponibili anche allo sportello InformaMuggia di piazza Marconi, tutti i martedì pomeriggio. Roberta Tarlao, assessore provinciale alle Politiche giovanili, è in attesa di un primo riscontro: «Se l’iniziativa dovesse riscuotere il successo che auspichiamo, estenderemo il servizio di trasporto solidale anche ad altri comuni del Carso triestino», aveva dichiarato in sede di presentazione del progetto.
Davide Ciullo

 

 

Ecosistemi marini a rischio Allarme rosso in Adriatico
Un’indagine internazionale voluta dall’Ue sceglie le aree da tutelare entro il 2020

In serio pericolo anche la costa sud della Sicilia e altre zone del Mediterraneo
TRIESTE La natura presenta il conto. Ed è decisamente salato. Gran parte dei mari che circondano l’Italia sono a rischio e hanno la necessità assoluta di essere messi sotto tutela entro il 2020. L’alternativa è il loro graduale degrado. E sarebbe un vero atto di autolesionismo, considerato che il nostro paese può ancora contare su un tesoro nascosto sotto i suoi mari. L’allarme è stato lanciato da uno studio internazionale pubblicato dalla rivista Plos One che suggerisce come i mari prossimi alle coste siciliane, il Nord Adriatico e il Nord Tirreno, assieme ad altre aree del Mediterraneo, siano «di particolare interesse conservazionistico». In altre parole devono essere protetti, pena la perdita delle loro caratteristiche, l’alterazione dell’ecoambiente, la sparizione della fauna. «Il fatto che ampi tratti delle coste italiane emergano dalle analisi è il segno che la loro importanza da un punto di vista della conservazione è ampiamente riconosciuta - commenta Simonetta Fraschetti dell’Università del Salento, Unità Operativa del Consorzio Interuniversitario per le Scienze del mare (Conisma), che ha rappresentato l’Italia nel team di 12 paesi - dall’altro lato però indica che ancora c’è molto da fare, e non c’è più molto tempo, considerate le scadenze europee, visto che le pressioni crescono mentre l’interesse verso l’ambiente sembra scemare in tempi critici da un punto di vista economico». L’input della tutela è partito da Bruxelles. L’Europa, spiega l’esperta, sta chiedendo ai singoli Stati che entro il 2020 venga posto sotto regime di tutela il 10 % dei loro mari. Per lo studio sono state sovrapposte 18 proposte di conservazione del mare avanzate da parte di diverse organizzazioni ambientaliste per individuare le aree prioritarie in termini di protezione in base a vari criteri, dalla pesca alla biodiversità alla presenza di impatti particolarmente forti. Notazione interessante sull’Italia, dove la “priorità nella priorità” è rappresentata dall’alto Adriatico, e quindi indicativamente il tratto di mare che va dalle foci del Po al golfo di Trieste. «Quest’area è particolarmente soggetta ad ogni tipo di pressione da parte dell’uomo - conferma Fraschetti - ma è anche di particolare importanza funzionale per tutto il Mediterraneo tanto da essere considerata un’area chiave per il bacino posta dalla stessa Unione Europea fra le sue preoccupazioni principali». «Nell’ambito dell’Alto Adriatico - racconta il direttore della Riserva marina di Miramare, Maurizio Spoto - sarebbe importante sensibilizzare il nuovo governo regionale a ripristinare la politica per le aree protette, con un adeguato rifinanziamento. Queste, infatti, sono luoghi di sviluppo anche dal punto di vista turistico. Sarebbe un passo avanti importante, ma vedo che la spending review sulla conservazione sta facendo veramente poco.... Per quanto ci riguarda - continua Spoto - cerchiamo di collaborare in network con altre aree marine protette, che sono fonti di finanziamento anche con aspetti occupazionali non trascurabili». In piena sintonia con questa linea anche la Fraschetta, che vede nella protezione dell’ambiente marino anche un ritorno economico. «Ormai è dimostrato da diversi studi che le aree marine protette ben gestite sono una risorsa per l’economia - sottolinea -. I benefici andrebbero a un gran numero di figure professionali, a cominciare dagli stessi pescatori». Alcuni progetti, tra l’altro, esistono già. «Assieme all’Ogs - annota un altro ricercatore della Riserva, Saul Ciriaco - ci stiamo muovendo sulla protezione delle trezze, nell’ambito di un progetto Intereg. Si tratta di zone di fango piazzate nel mezzo di un’area rocciosa, che creano un’importante discontinuità rispetto al piattume del fondo e un ottimo substrato per la riproduzione degli organismi. Esiste una proposta di sito di interesse comunitario per le trezze, già vagliato dalla Regione, su segnalazione dell’Ogs e dell’Università di Trieste, che parte da quelle davanti a Grado. Comunque un inizio».
Furio Baldassi

 

E Greenpeace difende la piccola pesca artigianale - CAMPAGNA EUROPEA DELL’ARCTIC SUNRISE
CAPODISTRIA Nell’ambito della tournée europea di Greenpeace a favore della pesca sostenibile, la nave Arctic Sunrise ha fatto tappa in questi giorni a Capodistria. Mercoledì e giovedì gli attivisti dell’associazione ambientalista internazionale hanno organizzato sulla nave una serie di incontri con i pescatori e con i media per sensibilizzare l’opinione pubblica su come viene e come invece, a loro giudizio, dovrebbe essere gestito il settore pesca nell’Unione europea. Promuovere la piccola pesca artigianale e limitare la pesca su scala industriale, hanno spiegato gli attivisti di Greenpeace, non e’ un capriccio bensì una necessità. Dal punto di vista economico, meno del 20 per cento dei pescatori europei copre l’80 per cento delle quote di pescato, e per l’80 per cento dei pescatori che operano a livello artigianale diventa sempre piu’ difficile sopravvivere sul mercato. Si tratta di un problema di sopravvivenza che riguarda tutti: oggi si pesca più di quelle che sono le capacità riproduttive del patrimonio ittico, che va lentamente ma inesorabilmente scomparendo. E’ indispensabile, secondo Greenpeace, cambiare le politiche e limitare dagli attuali 5 milioni a 3,5 milioni di tonnellate il pescato annuo delle flotte europee. Sarebbe una quantità sufficiente per soddisfare comunque buona parte delle esigenze del mercato, e nello stesso tempo permetterebbe la riproduzione dei banchi, con benefici negli anni. La situazione slovena, in questo contesto, è specifica. Per i pescatori, che già hanno ridotto il pescato annuo dalle 6 mila tonnellate del 1990 alle sole 317 tonnellate del 2012, è ancora più importante che a livello europeo ci sia maggiore sostegno per la pesca artigianale e sotto costa, altrimenti per questa attività non ci sarà futuro. Pertanto, da Lubiana verso Bruxelles partirà una richiesta per ottenere eccezioni nell’ambito della strategia europea. La tournée a favore della pesca sostenibile ha avuto inizio in Romanua ed è proseguita in Bulgaria, Grecia, Croazia e Slovenia. Oggi la Arctic Sunrise lascia Capodistria e parte verso Trapani. L’iniziativa di Greenpeace coincide con le fasi finali della stesura e dell’approvazione della strategia europea per la pesca per il periodo 2014-2020. L’Arctic Sunrise, nei tre giorni di permanenza a Capodistria, è stata anche visitata dal pubblico.

Franco Babich

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 19 aprile 2013

 

 

Campagna “Mobilità Nuova FVG: al centro le persone”
Oggi venerdì 19 aprile si è chiusa ufficialmente la raccolta delle adesioni da parte dei candidati su temi della campagna ““Mobilità Nuova FVG: al centro le persone” lanciata in vista delle elezioni regionali 2013.
Le associazioni promotrici della campagna ricordano ancora una volta quanto siano necessari profondi cambiamenti nelle scelte e nelle politiche riguardanti la mobilità quotidiana delle persone, sia in Regione Friuli Venezia Giulia che in Italia.
La petizione nella sua versione on-line (www.change.org/mobifvg)  e su carta ha raccolto più di 2000 adesioni di cittadini che chiedono ai candidati un cambiamento a favore di una Mobilità Nuova: un forte incremento della mobilità collettiva, pedonale e in bicicletta, per un recupero di salute e socialità, nella convinzione che l’attuale modello di mobilità presenti limiti forti e ricadute negative sulla nostra qualità della vita.
Ben 51 candidati hanno raccolto il nostro appello e hanno pubblicamente dichiarato quali impegni intendono assumersi. Fra questi vi sono tre candidati alla carica di presidente: Bandelli, Galluccio e Serracchiani con l’unica negativa eccezione di Renzo Tondo, governatore uscente al quale sembra non essere interessati i temi della mobilità nuova.
Tra i candidati consiglieri aderenti spicca l’adesione della lista M5S che con 16 candidati è la forza politica che ha maggiormente prestato attenzione alla campagna. Segue a ruota SEL con 12 candidati. Hanno poi aderito candidati di PD (8), Cittadini per Debora Serracchiani (7) Lega Nord (2) IDV(2) e Altra regione (1).
Spiace molto per la quasi totale assenza (a parte due candidati della Lega Nord) del centrodestra che ha del tutto ignorato la campagna nonostante i ripetuti inviti fatti a molti candidati. Sarebbe stato e sarà auspicabile che su temi di buon senso quali la promozione della sicurezza sulle strade, di stili di vita sani, del turismo sostenibile e della mobilità nuova si trovino delle convergenze trasversali. Ricordiamo a tutti che la campagna non termina qui ma entra in una nuova fase. Appena noto il risultato elettorale e la composizione del nuovo consiglio le associazioni proponenti avranno cura di contattare chi tra i 51 candidati sarà stato eletto per ricordare loro quanto si sono impegnati a fare ed iniziare congiuntamente un percorso per la realizzazione degli impegni presi.
Vorremmo anche continuare il dialogo con i candidati non eletti e con tutte le forze politiche che hanno a cuore un modello di mobilità che metta al centro della progettazione delle infrastrutture del nostro paese non più la circolazione delle auto, ma i bisogni delle persone e quindi destinando maggiori risorse per gli spostamenti a piedi e in bici, per il trasporto pubblico locale e per il trasporto ferroviario regionale.
Ricordiamo infine che il 4 maggio a Milano si terrà la manifestazione nazionale indetta dalla Rete per la Mobilità Nuova (che aggrega più di 120 associazioni). E’ all’interno di questa iniziativa che la nostra campagna regionale si è mossa e si muoverà per promuovere sempre più la mobilita nuova. Maggiori info sulla rete e sulla manifestazione su http://www.mobilitanuova.it/
Le associazioni promotrici della campagna:
FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Legambiente, ISDE - associazione italiana medici per l’ambiente, ACP -Associazione Culturale Pediatri, WWF, U.N.I.Vo.C. - Unione Nazionale Volontari pro Ciechi e AIFVS - Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada.
Riferimenti:
Andrea Wehrenfennig, cell. 3887219510

Stefano Cozzini, cell. 3200709983 http://www.mobilitanuovafvg.it info@mobilitanuovafvg.it

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 19 aprile 2013

 

 

«Trasporti penalizzati da Tondo» - “OFFENSIVA” DEL CAPOGRUPPO SOSSI
Sel presenterà un esposto alla Procura sui gas dell’inceneritore
Rivedere il sistema del trasporto pubblico in città, «penalizzato da Tondo», e sottoporre l’inceneritore a «controlli della Procura della Repubblica, perché il rischio inquinamento è elevato». Forte accelerazione di Sel su questi fronti ieri, con l’intervento del capogruppo in Consiglio comunale Marino Sossi, accompagnato da Dora Zappia, del coordinamento del partito. «Renzo Tondo – ha ricordato Sossi – ha ridotto di 2,2 milioni di euro le risorse regionali per la Trieste Trasporti. L’azienda e la Provincia hanno deciso di tagliare le linee e i percorsi per 571mila chilometri, in modo da far fronte a questa riduzione di fondi, senza tener conto delle esigenze della gente e di chi a gennaio ha sottoscritto un abbonamento annuale». «Utili e progetti di acquisto per nuovi mezzi hanno invece superato indenni la scure della giunta regionale. Il Comune – ha aggiunto Sossi, capogruppo di Sel, partito di maggioranza in piazza dell’Unità d’Italia – non può invitare i triestini a lasciare a casa le automobili se non si organizza un buon servizio di trasporto pubblico». «Auspichiamo che la prossima maggioranza regionale – ha concluso – affronti in maniera diversa la distribuzione delle risorse sul territorio, perché Trieste, unica città ad avere una vera rete di trasporto pubblico urbano, è la più penalizzata». Sull’inceneritore, Sossi ha ricordato che «l’impianto nacque per bruciare anche rifiuti provenienti da fuori città. Tutto questo però non può diventare un facile espediente per riversare nell’aria scorie di ogni tipo». «Perciò – ha ripreso Sossi – presenteremo un esposto affinché la Procura della Repubblica vada a fondo nella verifica delle emissioni, aspetto su cui sono anche da chiarire le eventuali responsabilità della dirigenza dell'AcegasAps».
Ugo Salvini

 

 

E adesso la Parenzana ha la sua guida - Oggi la presentazione a Muggia: nel volume informazioni pratiche e tante curiosità
Uccisa e risorta. Morta per lentezza, resuscitata per lentezza. Sembra che la Storia si sia presa gioco della Parenzana, o forse è questa stessa linea ferroviaria a essersi “vendicata” della Storia. Perché dal 1902 al 1935 il treno a scartamento ridotto che univa Trieste a Parenzo è stato il padrone assoluto di quell’Istria interna che soffriva non poco di un certo isolamento, e che con quei binari cercava il riscatto sociale, economico. Storico, anche. Ma era lento, quel trenino. Troppo lento. Così, con lo sviluppo della gomma, con la concorrenza delle corriere, non ci fu scampo. E il treno venne pensionato. Trent’anni di gloria e tanti ricordi che l’hanno aiutato a restare in vita nella memoria della gente. Poi i progetti, i fondi europei, e alla fine Italia, Slovenia e Croazia ne hanno fatto una ciclovia (perfetta anche per chi ama il trekking). Solo che bisogna sapere che esiste, la ciclovia. E magari ben oltre i confini sloveni, croati, e di Trieste o di Muggia, punto di partenza della pista. Problema risolto: oggi alle 18, in piazza Marconi a Muggia, verrà presentata la guida “Ciclovia della Parenzana-Da Trieste a Parenzo lungo l’ex linea ferroviaria” firmata da Donatella Tretjak e Guido Barella, giornalisti del Piccolo, assieme a Fabrizio Masi ed Emiliano Lucchetta (Ediciclo Editore, 140 pagg, 15 euro). Una guida per scoprire il percorso con tutte le “info” del caso (ristoranti, agriturismo, meccanici, bancomat, farmacie...), cartine e tante curiosità per conoscere o approfondire quello che da Muggia a Parenzo l’Istria può offrire: gastronomia, arte e architettura, natura, eventi. E tante storie: da quelle dei piccoli traffici di confine (uno su tutti: i jeans, che fecero la fortuna di molti commercianti triestini) all’affondamento del Rex davanti a Semedella, dall’imperturbabile casa slovena oltre il confine con la Croazia al ricordo di Tomizza, alla “scoperta” dei tartufi di Levade. Con un unico obiettivo: far innamorare i lettori dell’Istria. E domenica alle 9.30, con partenza da piazza Marconi, l’associazione ViaggiareSlow organizza la “Parenzana for dummies”, per principianti insomma: una passeggiata a pedali per tutta la famiglia di 32 km fino a Sicciole (info su www.viaggiareslow.it).
 

 

INQUINAMENTO E SALUTE

Oggi alle 17 nella sala Acli via san Francesco 4/1 scala “A”, la Lega consumatori organizza un incontro di informazione con il dottor Marijan Nabergoj e sul tema: Inquinamento dell’aria e conseguenze sulla nostra salute.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 18 aprile 2013

 

 

Sportello ambiente

Oggi incontro alle 18, con la giornalista Daniela Mosetti, presso lo sportello ambiente, al Multicultura center, via XXX Ottobre 8/a, a cura del Coordinamento Cittadini in Rete Trieste dice no al rigassificatore.

 

 

“Parenzana” grande amore tutti in bici da Muggia a Sicciole
Domenica la pedalata di 32 chilometri lungo il tracciato dell’antica ferrovia fino all’oasi naturale delle Saline dove c’è la festa in occasione del patrono
L'appuntamento è domenica alle 9.30 in piazza Marconi, a Muggia, muniti di casco protettivo, borracce alla mano, bicicletta propria e buon umore. Ad organizzarlo è l'associazione Viaggiare Slow, con l'intento di far conoscere il tracciato della ex ferrovia Parenzana, oggi ciclabile, arrivando fino alle saline di Sicciole, subito dopo Portorose. L'invito è aperto a tutti. Non è indispensabile avere una mountain bike: il percorso si snoda per 32 chilometri quasi interamente asfaltati, è facile e accessibile anche a famiglie con bambini (che possono partecipare con la propria bicicletta purché abbiano compiuto almeno 8 anni). È previsto che la carovana a due ruote proceda a ritmi lenti, con pause per permettere a tutti di godersi il tragitto e apprezzare il paesaggio. Una volta arrivati a destinazione, chi non ha voglia di tornare pedalando avrà a disposizione, fino a esaurimento posti, un servizio di trasporto che riporterà partecipanti e biciclette a Muggia (il costo è di 10 euro, è consigliata la prenotazione). L'iscrizione alla manifestazione, intitolata simpaticamente “Parenzana for dummies” - ovvero “per principianti” - ha un costo di 5 euro, comprensivi di assicurazione, gadget e rinfresco finale all'arrivo, previsto alle 12.30 circa nella splendida cornice delle saline proclamate monumento culturale d’importanza nazionale. Negli oltre sei chilometri quadrati di area, fulcro nel XIII secolo di un vero e proprio impero dell'oro bianco, ci sono un museo e un ricco patrimonio naturale. Considerazione che vale anche per l'area protetta della Val Stagnon (www.skocjanski-zatok.org), una delle prime tappe della pedalata. Questa piccola oasi naturale s'incontra prima di arrivare a Capodistria - dopo aver costeggiato il Rio Ospo, superato il confine di Rabuiese e attraversato Scoffie e Decani - ed è un intreccio di habitat salmastri e acqua dolce che arriva fino all’area di Bertocchi. I prati umidi e le praterie palustri, i canneti e gli isolotti sono importanti per la nidificazione e l’alimentazione di centinaia di diverse specie rare di volatili. E di piante, come le alofite, presenti in terra slovena soltanto qui e nelle saline di Strugnano e di Sicciole, tappe successive del percorso ciclabile. Proseguendo verso Capodistria, si passa di fronte alla vecchia stazione ferroviaria, ai piedi di Semedella, che oggi è un negozio di fiori. Si imbocca quindi il lungomare asfaltato che porta a Isola, dove fino a pochi mesi fa si poteva visitare un curioso museo della Parenzana, messo su da un appassionato operaio della Mehano, azienda della cittadina che costruiva proprio modelli di treni (oggi delocalizzata in Cina). Josip Mihelic, che dal 2012 ha deciso di auto-pensionarsi per la sua attività volontaria di curatore e gestore, su richiesta dell'ente del turismo locale, è ancora disponibile ad aprire ai visitatori le stanzette dove ha allestito modellini di treni e curiose foto d'epoca, binari originali della Parenzana e una mappa luminosa che indica il percorso. Attraversate le due gallerie che portano a Strugnano, poi a Portorose, Santa Lucia, oltrepassati il promontorio e il campeggio, si raggiungono infine le Saline di Sicciole, dove questo fine settimana è in corso anche la Festa dei Salinai, manifestazione celebrata ogni anno in concomitanza con il patrono di Pirano, San Giorgio. Già da domani sono in programma diversi eventi organizzati per celebrare le tradizioni locali legate al sale.
Cristina Favento

 

Domani la guida della ciclovia di Viaggiare Slow
Per chi fosse interessato ad approfondire il percorso, domani alle 18, nel sotto portico di piazza Marconi, a Muggia, sarà presentata la guida “La Parenzana in bicicletta. Da Trieste a Parenzo lungo la ex ferrovia istriana”, pubblicata da Ediciclo editore e scritta da Donatella Tretjak, Guido Barella, Emiliano Lucchetta e Fabrizio Masi, tutti membri dell'associazione Viaggiare Slow che organizza la biciclettata di domenica. Ci si può iscrivere, a Trieste, presso TheArtPhotoGallery (V. Diaz 22) e, a Muggia, presso La Rambla Viaggi (Corso Puccini 21/b). Per informazioni: info@viaggiareslow.it; tel. 339 4150 897 , www.viaggiareslow.it. Per informazioni sul Museo Parenzana, contattare l'Ufficio del turismo locale: www.izola.eu, tel. 00386-56401050 .
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 17 aprile 2013

 

 

Sul dopo-Ferriera quasi rissa tra sindacalisti e istituzioni
Al Tavolo sulla riconversione Regione, Comune e Provincia accusati di immobilismo dalle Rsu

Pronta la bozza dell’Accordo di programma ma va appena discussa e approvata dal governo
Giunge fino al limite della spaccatura il fronte creato quasi un anno fa tra istituzioni e rappresentanti dei lavoratori per guidare il processo di riconversione dell’area di Servola. Nell’ultima riunione prima delle elezioni del Tavolo presieduto dalla Regione, Roberto Cecchini (Ugl) e Luigi Pastore (Failms) delle rsu della Ferriera alzano il tiro delle critiche: «Voi politici non avete fatto nulla per dieci anni», «Cosa dovremmo dire ai lavoratori dal momento che non esiste alcuna ipotesi concreta di rioccupazione? Voi li state prendendo in giro», «Guadagnate 12mila euro al mese e gli operai, quelli che hanno un lavoro, ne prendono 1.200». Angela Brandi assessore al Lavoro si alza per andarsene, Sandra Savino oggi deputato del Pdl urla: «Fuori da questa sala chi è venuto qui per fare comizi». Anche il sindaco Roberto Cosolini perde il suo aplomb e poi chiede: «Se rompiamo, da domani chi sarà il vostro interlocutore?». Sul Tavolo “plana” finalmente per opera della dirigente del servizio Pianificazione dalla Regione, Maria Pia Turinetti la bozza dell’Accordo di programma che dovrà appena essere trattato con i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. Nel frattempo sarà cambiata la giunta regionale, anche se non è escluso che sia nuovamente guidata da Renzo Tondo, e sarà presumibilmente cambiato il governo. La bozza logicamente non dice né quando chiuderà la Ferriera, né quanti lavoratori potranno essere riassorbiti, da chi, come, quando e perché. «È un documento di pianificazione», precisa Francesco Rosato, consulente del Comune. La precisazione non fa contento nemmeno Adriano Sincovich, segretario provinciale della Cgil: «Se aveste agito più velocemente, già oggi avremmo chiuso il cerchio. Nella nostra nota vi daremo le condizioni per andare avanti». Franco Palman (Uilm) non trae deduzioni ottimistiche: «Gran parte dei lavoratori finirà in un limbo, qui il punto principale sono le risorse umane». E Cristian Prella (Failms) bacchetta ancora i politici: «Quali pressioni avete fatto sull’azienda affinché assicuri la continuità produttiva finchè non ci sarà l’alternativa?». La proposta, definita condivisa da Regione, Provincia e Comune prevede due Accordi di programma separati. Il primo a breve-medio termine con la suddivisione del sito in un’area di 65mila metri quadrati a fianco dello Scalo Legnami che andrà ad ampliare la Piattaforma logistica di cui l’Autorità portuale dovrebbe a breve appaltare il primo lotto e l’area rimanente destinata ad attività logistico-industriali. In questa prima fase si definisce l’intervento di riparazione dei terreni e delle acque da approvare in deroga alle procedure di bonifica, si definiscono gli obiettivi di reindustrializzazione e sviluppo economico-produttivo, si individuano gli obblighi dei responsabili dell’inquinamento e dei proprietari del sito, si definiscono le azioni che le pubbliche amministrazioni si impegnano a finanziare, si costituiscono consorzi per l’attuazione di questi obblighi. «Nell’accordo - ha precisato l’assessore Brandi - sarà inserito il Piano sociale con la cassa integrazione straordinaria e poi la cassa per le aziende in procedura concorsuale (incentivi, lavori socialmente utili, formazione)».
Silvio Maranzana

 

Una ditta austriaca punta all’ex acciaieria, poi un service ferroviario
«Gli imprenditori entreranno in gioco solo se questa prima fase si metterà in movimento», ha ammonito il sindaco Roberto Cosolini. Francesco Rosato, ex direttore della Ferriera, ora consulente del Comune per la riconversione ha precisato che esistono già tre progetti specifici di reindustrializzazione. A margine ha specificato quanto già accennato qualche settimana fa. Nel capannone dell’ex acciaieria potrebbe insediarsi un’azienda austriaca che si occupa di lavori di laminazione a freddo. Per occupare le officine della Ferriera potrebbe venir creata una joint venture tra una ditta italiana e una straniera per costituire un service per l’impresa ferroviaria. Il retrobanchina potrebbe essere occupato da un’azienda di produzione che potrebbe poi utilizzare il terminal per il trasporto della merce prodotta.
 

 

«Via XXX Ottobre pedonale fra le vie Milano e Valdirivo» - LA PROPOSTA DEL COMITATO “DEI 500”
Pedonalizzare anche il tratto di via XXX Ottobre fra le vie Milano e Valdirivo. Questo l’obiettivo del Comitato “dei 500”, formato da mezzo migliaio di cittadini che vivono e lavorano in quell’area, intenzionati a perfezionare il progetto del Comune, che per il momento prevede la pedonalizzazione della via limitatamente al tratto che va da piazza Oberdan a via Milano. «Si tratterebbe – hanno spiegato ieri Margaux Iozsa e Stefano Bizjiak, promotori del Comitato – di una miglioria rispetto a quanto previsto dal nuovo Piano del traffico e per diversi motivi. Innanzitutto – hanno precisato – quel tratto della via XXX Ottobre non è funzionale al traffico. In secondo luogo – hanno aggiunto Iozsa e Bizjiak – gli utenti deboli potrebbero così avere a disposizione una via che porta dal centro cittadino a piazza Oberdan e viceversa, evitando la rumorosa e trafficata via Carducci. Infine, riqualificando la zona con panchine e arredo urbano, si otterrebbe un ottimo risultato. Va anche ricordato – hanno concluso - che la via XXX Ottobre è una delle poche con tutti i fori commerciali ancora occupati da attività». L’idea del Comitato è stata subito accolta dai consiglieri comunali del Pdl, Paolo Rovis e Claudio Giacomelli, che l’hanno tradotta in una mozione «da trasformare in emendamento – hanno annunciato – se non dovesse essere accolta subito dalla giunta, per essere discussa in sede di dibattito in Consiglio sul nuovo Piano del traffico». La proposta è sostenuta anche dai consiglieri circoscrizionali del Pdl Alberto Polacco, che opera nel Quarto parlamentino, competente per territorio, e Lucrezia Chermaz della Terza circoscrizione. «Considerando che il Piano prevede la trasformazione in “percorso pedonale privilegiato” anche del tratto di via XXX Ottobre fra via Valdirivo e piazza Sant’Antonio Nuovo – hanno ripreso Iozsa e Bizjiak – approvando la nostra proposta, l’area diventerebbe una splendida oasi pedonale». Come auspicano anche gli operatori commerciali e gli esercenti di piazza Sant’Antonio, naturale prolungamento del percorso pedonale che parte da piazza Oberdan, irritati dal fatto che «ci sono sempre troppi mezzi abusivamente parcheggiati nelle zone della piazza che sarebbero invece riservate ai pedoni e che circondano la fontana situata al centro».

Ugo Salvini
 

 

Confronto - Gli ambientalisti incalzano i candidati.

Tre dei quattro candidati alla presidenza della Regione hanno risposto alle 10 domande poste dalle associazioni ambientaliste Aiab-Fvg, Cai, Isde, Legambiente e Wwf. I quesiti hanno affrontato temi cari ai sodalizi: dall’ambiente all’ agricoltura fino alla salute. L’unico a non inviare le proprie risposte è stato il candidato del centrodestra Renzo Tondo. Hanno raccolto l’invito al confronto invece Saverio Galluccio, Franco Bandelli e Debora Serracchiani. Le risposte verranno ora pubblicate sui siti delle associazioni, pronte a verificare che il vincitore delle elezioni tenga fede agli impegni presi.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 16 aprile 2013

 

 

Pisus aiuta anche le imprese: 1,2 milioni - MOBILITÀ » I PROGETTI - le cifre
Contributi alle Pmi. E, grazie a fondi europei e comunali, lavori da oltre 6 milioni dalla biblioteca civica a via XXX Ottobre
Un centro storico tirato a lucido, rimesso a nuovo e, l’assessore Elena Marchigiani lo ribadisce più volte, finalmente all’altezza «delle grandi città contemporanee». Nelle intenzioni del Comune sarà questo il risultato dei 5 milioni e 700mila euro per progetti Pisus che Trieste è riuscita a ottenere dalla Regione e che provengono dai fondi europei Por-Fesr. Il progetto “Trieste Attiva” è stato presentato ieri dagli assessori Elena Marchigiani, Andrea Dapretto ed Edi Kraus: «Come previsto dal bando - hanno spiegato -, il lavoro si articolerà su tre direttrici: la qualificazione urbana, il miglioramento dell’offerta culturale e la promozione dell’imprenditorialità nel centro città». Dal bike sharing ai pannelli fotovoltaici sul tetto della pescheria, dal marchio di promozione turistica cittadino ai contributi per le piccole imprese, gli interventi vanno a 360 gradi. Ce n’è anche per la Camera di commercio, che con Pisus ottiene dei contributi per la messa a norma e in sicurezza della propria sede. Gli interventi sul centro città Ampio è lo spazio per la mobilità sostenibile. In città è prevista la costruzione di venti stazioni per un servizio pubblico di biciclette, il bike sharing. Dieci di esse verranno realizzate grazie ai fondi del Ministero dell’ambiente, le altre dieci saranno finanziate al 71,85% tramite Pisus e per la restante percentuale dal Comune per un totale di 390mila euro. La riqualificazione di via Duca d’Aosta con percorsi pedonali costerà 90mila euro (anche in questo caso 71,85% Por). L’integrazione della rete pedonale e ciclabile di via XXX Ottobre costerà invece 900mila euro (73,85% Por): «Sarà un cardine del rilancio del Borgo Teresiano», dice Marchigiani. Un altro punto che servirà a rendere più percorribile la città a turisti e non solo è il recupero del percorso pedonale di collegamento tra il giardino San Michele e San Giusto attraverso campagna Prandi: un lavoro da 169mila euro, al 39,71% fondi Por. L’ampliamento della rete wi-fi con il collegamento a fibra ottica costerà 425mila euro, di cui 305mila dal Por. Recupero di edifici La riqualificazione del piano terra di Palazzo Biserini, sede della biblioteca civica, è forse il fiore all’occhiello dell’intervento: due milioni e mezzo di euro coperti al 76,45% con Pisus. L’intervento si collegherà al rifacimento dell’antistante piazza Hortis, «i cui spazi diverranno una prosecuzione della biblioteca», spiega l’assessore Andrea Dapretto (200mila euro al 71,85% Por). Mezzo milione di euro (al solito 71,85% Por) servirà invece a coprire di pannelli fotovoltaici il palazzo della Pescheria. Gli interventi per la Camera di commercio saranno pagati in parte con Pisus e in parte dalla Cciaa stessa: la messa a norma dell’ascensore dell’edificio di piazza della Borsa costerà 140mila euro (61,39% dal Por); la messa a norma dell’entrata dell’edificio di via San Nicolò costerà 23mila 138 euro, al 75% coperti da Pisus. Il sistema di videosorveglianza della sede della Cciaa costerà 79mila 860 euro e sarà pagato al 35,87% con fondi Pisus. Promozione La certificazione dell’offerta museale, il coordinamento tra musei pubblici e privati e l’istitutzione di percorsi culturali tematici vale 190mila euro, al 71,85% Por. Il percorso per bambini e ragazzi da piazza Cavana costerà invece 45mila euro. Circa 900mila euro verranno invece investiti in varie operazioni di marketing territoriale: «Si tratterà di capire quali sono i mercati a cui Trieste deve rivolgere la propria proposta turistica - spiega Kraus - e di stabilirvi una presenza. Verrà elaborato anche un marchio identificativo del turismo a Trieste». Un milione e 200mila euro (100% Por) verranno investiti in contributi a fondo perduto per le piccole medie imprese cittadine. Quasi dieci milioni in risorse La soddisfazione della giunta è palpabile: «Il Piano Città finanziato dal Ministero delle Infrastrutture ha ottenuto 4 milioni che, sommati al Pisus, portano a 9 milioni 700mila euro le risorse esterne ottenute per merito e capacità». L’iter di lavori sarà avviato dopo la stipula di una convenzione con la Regione per l’erogazione dei fondi.
Giovanni Tomasin

 

Nuovi parcheggi “a rotazione” per disabili
Sono quelli personalizzati che vengono revocati: non più liberi ma riservati a tutta la categoria

Novità per quanto riguarda i parcheggi per disabili. La giunta comunale, nel corso della riunione di ieri, ha approvato una delibera che, come recita un comunicato del Comune, «punta a migliorare la mobilità delle persone invalide, favorendo la possibilità di parcheggio per le loro automobili». In pratica i parcheggi personalizzati per disabili (quelli individuati da linee gialle e il cartello con indicata la targa del mezzo della persona con difficoltà) che dovessero eventualmente venire revocati (cosa che accade quando mutano le situazioni per il disabile-beneficiario), non saranno più riutilizzati come spazi di libero parcheggio ma saranno destinati a parcheggi generici per disabili. Salvo impedimenti di carattere tecnico, le classiche righe gialle personalizzate, che dovessero eventualmente venire revocate, resteranno sempre e comunque a beneficio delle persone disabili, non più però ad esclusivo uso di uno specifico mezzo ma a generica disposizione di tutti i mezzi dei disabili che ne hanno diritto. «Questo provvedimento - specifica la nota diramata dal Comune - punta di fatto a migliorare la mobilità delle persone invalide, favorendo non solo la loro facilità di parcheggio in prossimità delle proprie abitazioni, ma più in generale di migliorare la loro possibilità di spostamento in ambito urbano». Attualmente le sanzioni per chi posteggia il proprio veicolo a motore negli stalli riservati ai disabili senza averne diritto sono di 84 euro per le auto e 40 per ciclomotori e motocicli. Al conducente vengono poi decurtati due punti dalla patente di guida. Si ricorda che possono usufruire degli appositi spazi anche i veicoli che sono temporaneamente al servizio del disabile, purché siano dotati nell’occasione del contrassegno numerato, rilasciato dall’amministrazione comunale. Non sono validi i generici simboli di disabilità.

 

«Una nuova mobilità a favore delle persone» - APPELLO DI UN GRUPPO DI ASSOCIAZIONI
Le associazioni promotrici della campagna “Mobilità Nuova Fvg: al centro le persone”, che sono la Federazione italiana amici della bicicletta, Legambiente, Associazione italiana medici per l’ambiente, Associazione culturale pediatri, Wwf, Unione nazionale volontari pro ciechi e Associazione italiana familiari e vittime della strada, ritengono che «siano necessari profondi cambiamenti nelle scelte e nelle politiche riguardanti la mobilità quotidiana delle persone, sia in Regione che in Italia». «Vediamo che grandi risorse economiche e tutta l’attenzione della politica sostengono un modello invivibile di mobilità motorizzata. Anche gli spostamenti brevi si fanno in auto e in motorino, il trasporto pubblico viene colpito dai tagli ma non vengono tagliati gli investimenti nelle grandi opere - prosegue una nota dei referenti della associazioni, che sul tema ieri hanno organizzato una conferenza stampa -. Ricordiamo anche il costo enorme del modello attuale di mobilità: nel decennio 2001-2010 in Italia 55.171 persone sono decedute, 3.115.850 sono rimaste ferite in 2.208.778 incidenti e circa 300 miliardi di euro sono stati i costi sociali associati. Vogliamo invece che al centro delle politiche e della spesa pubblica vengano messi gli interessi concreti dei cittadini». Con la petizione on-line (www.change.org/mobifvg) lanciata in vista delle elezioni regionali 2013 i cittadini chiedono ai candidati «un cambiamento a favore di una Mobilità Nuova: un forte incremento della mobilità collettiva, pedonale e in bicicletta, per un recupero di salute e socialità». Finora oltre 1680 cittadini della regione hanno sottoscritto la petizione. L’invito a impegnarsi su questi temi è stato accolto da una quarantina di candidati consiglieri e ben tre candidati presidente su quattro (Galluccio, Bandelli e Serracchiani) ma non dall’attuale presidente Tondo».
 

 

«Ferriera, risposte oggi o è scontro»
Dal Tavolo della Regione i sindacalisti attendono l’Accordo per la riconversione
«La Regione ci aveva promesso per il 4 aprile la bozza dell’Accordo di programma per la riconversione dell’area di Servola, ci convocano ora con preavviso di poche ore a una manciata di giorni dalle elezioni per un incontro che sa di bluff elettorale. Ma se non avremo le risposte concrete che attendiamo da mesi se non da anni, un minuto dopo la fine della riunione, alzeremo il livello dello scontro». I sindacalisti della Ferriera per esprimere la loro rabbia scelgono piazza della Borsa e piazzano provocatoriamente un tavolo proprio in mezzo ai gazebi dei partiti. L’appuntamento a cui fanno subito riferimento è per questo pomeriggio alle 15 nel palazzo della Giunta regionale di piazza Unità di cui hanno avuto conferma appena ieri mattina. Tiziano Scozzi (Fiom-Cgil), Franco Palman (Uilm), Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) e Cristian Prella (Failms) sono sulla medesima lunghezza d’onda: «Non abbiamo nessuna notizia dell’Accordo di programma, il decreto per inserire Trieste tra le aree di crisi industriale complessa è fermo alla Corte dei conti, non esiste alcuna certezza nemmeno per gli ammortizzatori sociali». «Il lavoro fatto dalle istituzioni risulta completamente sterile», ha accusato Prella, Salvaneschi ha illustrato quanto sia lunga un’operazione di riconversione («su cui pare impegnarsi solo il consulente del Comune, Francesco Rosato») e di conseguenza Scozzi ha ammonito: «È indispensabile che la Ferriera rimanga attiva a pieno regime almeno per tre o quattro anni perché si trovi un’alternativa». I lavoratori hanno invitato i loro rappresentanti a verificare l’inserimento nell’Accordo di programma di cinque punti: progetto di riconversione di tutta l’area con mantenimento dei livelli retributivi per i lavoratori di Ferriera, indotto e Sertubi; mantenimento in esercizio degli impianti per poter accedere ai contributi Ue; riqualificazione dell’area con attività siderurgiche di nuova realizzazione e generazione sostenibile per l’ambiente; certezza di ammortizzatori sociali e di forme di integrazione economica; definizione di soggetti, risorse pubbliche e private che saranno a disposizione. E chiedono 9 mesi per la definizione del progetto e 36 per la sua realizzazione. «Finora la protesta è stata colorita, ma civile - ha ammonito Palman - ma se continueranno questi giochi meschini della politica, la situazione esploderà». (s.m.)
 

 

Per un futuro sempre più verde negli edifici
Oggi e domani all’Area di ricerca il progetto europeo per migliorare l’efficienza energetica
Parola d’ordine: efficienza energetica negli edifici. Obiettivo: costruire e garantire a tutti un futuro sempre più green, in cui la capacità di innovare, inventare e anche riadattare quanto già esistente è fondamentale. È proprio su questa scia che nasce il progetto europeo Emilie-Enhancing Mediterranean Initiatives Leading Smes to innovation in building energy efficiency technologies, che prende ufficialmente il via oggi e domani a Trieste, all’Area di ricerca. Il progetto, finanziato dal programma di cooperazione transnazionale “Mediterraneo”, vuole supportare il potenziale di sviluppo e le capacità di innovazione delle piccole e medie imprese nell’ambito dell’efficienza energetica degli edifici a livello transazionale, per contribuire attivamente a crescita, competitività e occupazione dell’area del Mediterraneo. “Emilie” intende sostenere l’innovazione attraverso la diffusione di nuove tecnologie e prodotti nel settore dell’efficienza energetica degli edifici nel settore terziario. Il progetto mira da una parte a individuare, testare e diffondere nuovi prodotti e tecnologie, dall’altra intende sviluppare una pluralità di azioni a sostegno delle piccole e medie imprese che ne rafforzino la competitività e l’innovazione di prodotto e di processo. Imprese e centri di ricerca coinvolti organizzeranno workshop tecnici mirati alla presentazione di nuove tecnologie mappate a livello europeo e mondiale e testate nei vari paesi partecipanti. I workshop saranno rivolti sia a imprese che a amministrazioni regionali e locali che si occupano della gestione del patrimonio immobiliare pubblico e più precisamente di appalti di ristrutturazione o di nuova edificazione. Saranno inoltre realizzate azioni pilota, una in ogni Paese. Sono laboratori/impianti dimostrativi aperti alle imprese. Il progetto che sarà realizzato in Italia è un impianto di “solar cooling”, una tecnologia che consiste nell’abbinamento tra pannelli solari termici e una macchina frigorifera, che permette di produrre freddo, sotto forma di acqua refrigerata o di aria condizionata, a partire da una sorgente di calore. Il “solar cooling” sfrutta il fatto che le ore della giornata (estiva) in cui c’è la maggiore richiesta di freddo per il condizionamento degli edifici, coincidono con la massima disponibilità di radiazione solare. “Emilie” nasce sulla scia del Mediterranean Building Rethinking For Energy Efficiency Improvement, progetto strategico finanziato dal Programma europeo di cooperazione transazionale “Med” che rappresenta la risposta delle regioni del sud Europa al miglioramento dell'efficienza energetica del patrimonio immobiliare.
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 15 aprile 2013

 

 

Ferriera, la Lucchini si ribella ma perde al Tar
L’azienda aveva presentato ricorso di fronte alle prescrizioni della Regione sugli scarichi a mare
COSA DICE LA SENTENZA La proprietaria dell’impianto di Servola dovrà anche versare 3mila euro. Legittimo il comportamento di Fvg
La lettera inviata dalla Regione alla Lucchini era secca e perentoria: a Servola dovete attenervi alle prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale e contenere i cumuli di carbone all’interno delle aree destinate assicurando la pulizia delle strade interne ed evitando ogni versamento a mare di acque potenzialmente inquinate. Ma la Lucchini anziché prendere atto e obbedire all’intimazione si è rivolta al Tar spiegando che l’autorizzazione integrata ambientale prevede la realizzazione di un impianto di depurazione per gli scarichi che coinvolgono le acque meteoriche e che la prescrizione è una violazione anche perché non sussistono gli elementi dell’urgenza. Ma giudici del Tar (presidente Umberto Zuballi, consiglieri Enzo Di Sciascio e Oria Settesoldi) hanno dato torto alla Lucchini (rappresentata dagli avvocati Giovanni Borgna e Guido Barzasi) che dovrà anche pagare 3mila euro di spese e di conseguenza confermato la legittimità del comportamento della Regione che era presente in aula con l’avvocato Gianna Di Danieli. Nelle motivazioni viene sottolineato il principio secondo il quale «l’attività economica (della Lucchini, ndr) non possa svolgersi che nel pieno rispetto delle normative di tutela ambientale e in particolare di quelle specifiche per le lavorazioni in questione. La diffida - si legge - va quindi inquadrata in quelle attività amministrative che implicano un rapporto non solo di controllo ma in ultima analisi di continua collaborazione tra il pubblico e il privato, al fine di tutelare l’ambiente e la salute in piena e concreta applicazione dei principi europei e costituzionali». In questo senso nell’ atto (che porta la data dello scorso 4 aprile) viene rilevato «come non siano state ancora realizzate, in quanto non autorizzate dal Comune, le opere riguardanti l’impianto di depurazione delle acque e le relative vasche» e che «l’unica misura provvisoria già realizzata consiste in un muro di contenimento dell’acqua piovana, il quale intende evitare il contatto tra il mare e l’acqua meteorica che sia filtrata attraverso i cumuli di carbone». I giudici infatti osservano che l’Arpa aveva verificato un accumulo di carbone sulla strada che divide il parco e la banchina».

(c.b.)
 

 

SEGNALAZIONI - AMBIENTE Poche ricerche

L’inquinamento ambientale nuoce alla salute e la contaminazione nelle aree industriali rappresenta un ostacolo per le riconversioni produttive. L’identificazione e la rimozione degli elementi di pericolosità prioritari richiede chiarezza di visione, determinazione e tempismo. Purtroppo, il cambio di cinque assessori all’Ambiente nella giunta del presidente Tondo (Lenna, De Anna, Ciriani, Savino e adesso Fabbro) mostra confusione e una evidente sottovalutazione di questi temi. Recentemente, per poca fiducia, si è generato allarme anche per i rifiuti che arrivano al termovalorizzatore da fuori Trieste. Siamo in grado di rasserenare credibilmente gli animi? Conosciamo forse le ricadute sul territorio di diossine e metalli pesanti che tradizionalmente venivano associate all’incenerimento dei rifiuti? Auspicabilmente, gli impatti saranno contenuti o trascurabili, ma debbono esser misurati, perché i cittadini hanno diritto di sapere e possibilmente di essere rassicurati. Così non è. Ad oggi, inoltre, non risultano ancora pubblicati studi che valutino relazioni tra patologie e fattori ambientali per le aree triestine più critiche, che tutti vorremmo tranquillizzanti. Le lentezze nella realizzazione di azioni appropriate, anche di semplice coordinamento delle risorse esistenti, colpiscono chi presta attenzione a questi temi, indicando la necessità di riforme profonde nel governo ambientale ai vari livelli delle amministrazioni locali, regionali e comunali. L’assessore comunale Laureni nel maggio 2012 ha intrapreso una meritoria iniziativa, attivando una ricognizione delle criticità ambientali dell'area triestina, mirata a identificare priorità ed azioni, e se ne stanno attendendo gli esiti.

Pierluigi Barbieri

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 14 aprile 2013

 

 

Clini: «Andavano considerati Comitato portuale e Regione» - Intervento del ministro
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini interviene per rettificare affermazioni avanzate dal geologo Antonio Stefanon nell’ambito del dibattito pubblico che da tempo vede al centro il progetto di rigassificatore da costruire (o meno) nel Golfo di Trieste. «Stefanon nel suo intervento ha scritto diverse bizzarre inesattezze che i lettori del “Piccolo”, abituati a essere informati con correttezza, non meritano» inizia il ministro. «Non v’è alcun rigassificatore ligure a Rossignano. Potrebbe essere utile al geologo - continua il ministro - sapere che invece ce n’è uno a Panigaglia, nella Baia della Spezia. Non appare in alcun atlante questa località Rossignano. C’è un progetto non realizzato per un rigassificatore a Rosignano Marittimo (Rosignano, con una esse). Ma Rosignano Marittimo non è in Liguria bensì a Sud di Livorno (in Toscana)». «Il metano - precisa il titolare dell’Ambiente - arriva in Italia non solo dalla Russia, ma anche da Libia, Olanda e Algeria. Non v’è alcun metanodotto che origina in Tunisia». Smentendo quanto riportato da Stefanon. «I rigassificatori non sono “preferibilmente progettati” al largo» aggiunge. «Infine, Stefanon scrive, con pari cognizione di causa, delle “tardive decisioni” del ministro uscente, che sono io. Non sono decisioni “tardive”. Il geologo forse si è accorto solamente ora dei molti mesi di dibattito sul progetto di Zaule che mi hanno coinvolto e i molti atti condotti dal ministero» precisa. Poi, nella lettera per i lettori del “Piccolo”, una puntualizzazione: «Il ministro dell’Ambiente è tuttora nel pieno delle sue funzioni, e quando il 10 dicembre scorso l’Autorità portuale ha presentato i dati sullo sviluppo dell’attività marittima, il ministro aveva il dovere di assumere le iniziative conseguenti, anche tenendo conto delle posizioni espresse in modo chiaro e formale dal Comitato portuale e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia». «Forse qualcuno sperava che me ne andassi prima che la Commissione Via del ministero concludesse il lavoro» conclude Corrado Clini.
 

 

Tutela del Carso, incontro transfrontaliero - SGONICO
SGONICO Utilizzare risorse finanziarie europee per rilanciare il territorio in chiave turistica, economica e occupazionale. È il punto di partenza dal quale partirà il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (Gect), la persona giuridica composta dai Comuni italo-sloveni nell’ambito del progetto strategico "Carso-Kras", finanziato dal Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali. Nella sala consigliare di Sgonico il sindaco Mirko Sardoc ha ospitato i rappresentanti di altre sei realtà amministrative: Fulvia Premolin (Dolina), Nerio Nesladek (Muggia), Vladimir Kukanja (Duino Aurisina), Marko Pisani (Monrupino), Davorin Tercon (Sesana), Emil Grmek (Comeno). Assenti (giustificati) i Comuni di Trieste, Divaccia e Hrpelje-Kozina. In quello che di fatto è stato il quinto incontro valido per il forum dei sindaci dei Comuni del Carso sono emerse le diverse questioni che le varie amministrazioni comunali devono affrontare, su tutti le problematicche di carattere logistico sul Carso e i loro "effetti su macro-micro livelli di vita" quali infrastrutture ferroviarie, viabilità, sviluppo delle infrastrutture economiche e tutela delle fonti energetiche ecocompatibili e rinnovabili. Tra i punti critici anche le aree protette Natura 2000 e le altre direttive europee nell'ambito della tutela dell'ambiente naturalistico. Il primo cittadino di Dolina Premolin ha messo in risalto l'ottima sinergia con i comuni istriani sloveni e croati. E su tale punto il sindaco muggesano Nesladek, ribadendo l'estesa contrarietà al rigassificatore, ha auspicato un allargamento del Gect alla fascia costiera slovena, in attesa dell'entrata dell'Ue della Croazia.

(r.t.)
 

 

Parola d’ordine: sostenibile Il rispetto della natura al Lis - progetto italo-sloveno
Kit didattici per le scuole, giochi interattivi, una mostra multimediale, transfrontaliera e itinerante dedicata alle energie rinnovabili, alla riduzione dei consumi idrici e al riciclo dei rifiuti. All’Immaginario scientifico va di moda il “verde”. Naturalmente sostenibile e adatto a scuole e famiglie. La primavera “ecologica” al Science centre porta molte novità a cominciare dall’apertura, da oggi al 9 giugno, della mostra multimediale “Ear-Energia Acqua e Riciclo” allestita nella sezione Kaleido nell’ambito del progetto transfrontaliero italo-sloveno Tessi (Teaching sustainability across Slovenia and Italy) sui temi dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti. Parole d’ordine, sostenibilità e risparmio energetico. L’esposizione è concepita per essere itinerante e “viaggerà” tra Trieste, Lubiana, Ferrara e Nova Gorica gettando un ponte tra studenti italiani e sloveni impegnati sui temi della sostenibilità ambientale. Il progetto – finanziato dal programma di cooperazione Italia-Slovenia e che vede coinvolti oltre a Immaginario e Area Science Park (che ne è coordinatore) anche le università di Ferrara, Nova Gorica e Slovenski E-Forum – si rivolge in prima battuta alle scuole superiori attraverso l’utilizzo di un kit didattico in italiano e sloveno e un concorso che premia istituti e studenti che riescono a ottenere i maggiori benefici ambientali. L’obiettivo? Promuovere azioni quotidiane concrete per rispettare e salvaguardare l’ambiente. La mostra permetterà di vivere un’esperienza multimediale, immersiva e interattiva, alla scoperta del risparmio energetico attraverso l’utilizzo delle energie rinnovabili, della riduzione dei consumi idrici e del riciclo dei rifiuti. Presenta 20 oggetti di uso comune visti attraverso la lente dei costi energetici e in termini di acqua impiegata durante la loro vita, dalla produzione allo smaltimento. Il kit - elaborato dall’Immaginario nell’ambito del progetto – verrà distribuito a 300 classi italiane e slovene e sarà lo strumento di sessioni sperimentali di gioco che gli studenti potranno svolgere sotto la guida di insegnanti preventivamente formati. Conterrà un multimetro ambientale polifunzione, un pannello fotovoltaico policristallino, un misuratore di energia, un termometro digitale, una serie di tubi e di microrubinetti e altri accessori e sarà corredato da un libretto interamente dedicato a esperimenti semplici, da svolgere in classe con materiali di facile reperibilità. Insomma, un piccolo “laboratorio in scatola” per esperienze pratiche, nella filosofia del Lis, sul tema dell’energia, dell’acqua e del riciclo. Sarà alla base di speciali incontri che l’Immaginario offrirà alle scuole secondarie di secondo grado del territorio. A disposizione del pubblico ci saranno anche due postazioni multimediali con giochi interattivi. Il primo, dedicato al risparmio energetico, invita a testare le proprie conoscenze sui consumi domestici, nei trasporti e nel campo industriale. Il secondo propone un quiz sui temi dei consumi e della gestione delle acque: 3 minuti per rispondere correttamente a 15 domande (via via più difficili). «Come dire che, - conclude il direttore dell’Immaginario scientifico, Fabio Carniello - per acquisire una cittadinanza sostenibile, non si devono fare errori perché non c’è tempo da perdere». Info su www.tessischool.eu e www.immaginarioscientifico.it. Oggi l’Immaginario rimarrà aperto dalle 10 alle 20.

Gianfranco Terzoli
 

 

Horti Tergestini, gli appuntamenti - SAN GIOVANNI
Horti Tergestini dalle 9 al tramonto Info su www.hortitergestini.it
Seconda e ultima giornata di Horti Tergestini (nella foto) oggi, al parco di San Giovanni (dalle 9 al tramonto). Nell’occasione, l’università apre i musei. Come il Museo nazionale dell’Antartide, che sarà aperto dalle 11 alle 16 con visita guidata alle 15. Dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 il pubblico potrà visitare anche il Museo di Mineralogia e Petrografia, che di norma è visitabile solo su prenotazione. “Seguendo il filo rosso” con il laboratorio “Colori in gioco, laboratori con l’arte” (dalle 10 alle 12), è invece la proposta del Mini Mu Parco dei bambini San Giovanni (via Weiss 15). “Passeggiate nel parco tra storia e arte” sarà infine il tema delle visite guidate gratuite nel parco previste alle 11 e alle 16 con ritrovo quindici minuti prima della partenza di fronte alla scalinata della chiesa del Buon Pastore.
 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - SABATO, 13 aprile 2013

 

 

Sulla campagna “Mobilità Nuova FVG: al centro le persone” - sabato 13 aprile, ore 11.30, Caffè San Marco, via Battisti 18, Trieste
Le associazioni promotrici della campagna “Mobilità Nuova FVG: al centro le persone”, che sono la FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Legambiente, ISDE - Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, ACP - Associazione Culturale Pediatri, WWF, U.N.I.Vo.C. - Unione Nazionale Volontari pro Ciechi e AIFVS - Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, ritengono che siano necessari profondi cambiamenti nelle scelte e nelle politiche riguardanti la mobilità quotidiana delle persone, sia in Regione Friuli Venezia Giulia che in Italia.
Vediamo che grandi risorse economiche e tutta l’attenzione della politica sostengono un modello invivibile di mobilità motorizzata (anche gli spostamenti brevi si fanno in auto e in motorino, il trasporto pubblico viene colpito dai tagli ma non vengono tagliati gli investimenti nelle grandi opere).
Ricordiamo anche il costo enorme del modello attuale di mobilità: nel DECENNIO 2001-2010 IN ITALIA 55.171 PERSONE SONO DECEDUTE, 3.115.850 SONO RIMASTE FERITE, IN 2.208.778 INCIDENTI E CIRCA 300 MILIARDI DI EURO SONO STATI I COSTI SOCIALI associati.
Vogliamo invece che al centro delle politiche e della spesa pubblica vengano messi gli interessi concreti dei cittadini che ogni giorno vanno al lavoro o a scuola (i pendolari), e di tutti quelli che nell’attuale sistema di mobilità costituiscono la cosiddetta “utenza non motorizzata” (ciclisti, pedoni, bambini, anziani), mentre sono questi i modi di muoversi che riducono l’inquinamento da traffico e i consumi di energia fossile, migliorano le nostri condizioni di salute (obesità, patologie cardiovascolari e respiratorie, ecc.), favoriscono la socializzazione dei bambini (pedibus) e degli anziani, nonché la sicurezza sociale. Ad esempio la sicurezza sulle strade aumenterà se aumenteranno le zone a 30 km/h, i percorsi e le piste ciclabili.
Con la petizione on-line (www.change.org/mobifvg) lanciata in vista delle elezioni regionali 2013 i cittadini chiedono ai candidati un cambiamento a favore di una Mobilità Nuova: un forte incremento della mobilità collettiva, pedonale e in bicicletta, per un recupero di salute e socialità, nella convinzione che l’attuale modello di mobilità presenti limiti forti e ricadute negative sulla nostra qualità della vita.
Finora oltre 1680 cittadini della regione hanno sottoscritto la petizione mentre l’invito rivolto ai candidati Presidenti e Consiglieri di dichiarare il proprio impegno a realizzare una serie di obiettivi concreti se verranno eletti è stato accolto da una quarantina di candidati consiglieri e ben 3 candidati Presidente su 4 (Galluccio, Bandelli e Serracchiani) ma non l’attuale presidente Tondo.
Durante la conferenza stampa di oggi sono intervenuti i seguenti candidati, che hanno sottoscritto gli impegni per la mobilità nuova: Rita Auriemma (SEL), Roberto Crucil (Cittadini per Serracchiani), Fulvio Di Cosmo (indipendente M5Stelle), Laura Marcucci (PD), Gian Carlo Murkovic (Cittadini per Serracchiani) e Jacopo Zanardi (Movimento 5Stelle).
I candidati che non avessero ancora preso i loro impegni lo possono fare su: http://www.mobilitanuovafvg.it sottoscrivendo alcune o tutte le proposte concretamente realizzabili sui temi della campagna: Sicurezza sulle strade, Trasporto Pubblico, Mobilità urbana, Turismo sostenibile, Pedonalità, Ciclabilità e promozione del trasporto collettivo.
Gli impegni riguardanti la sicurezza sulle strade comprendono proposte molto concrete: la Regione deve promuovere con apposite linee guida le zone 30, rifinanziare i percorsi casa-scuola, dare particolare attenzione alla sicurezza di pedoni e ciclisti, bambini e anziani nelle sue campagne di informazione ed educazione stradale.
Per la mobilità urbana – come ha sottolineato Stefano Cozzini di Ulisse-FIAB – proponiamo una nuova legge regionale sulla ciclabilità, finanziamenti per l’intermodalità degli spostamenti (bici-trasporto pubblico, parcheggi bici) oltre a misure per favorire il car sharing e istituire delle centrali di mobilità che diano informazioni ai cittadini su tutte le opportunità di spostamento, compresi i bike sharing e il car pooling. L’obiettivo è quello di riequilibrare i modi di spostarsi in città (ora in Italia domina l’automobile) in modo che le quote di spostamenti a piedi, in bici e coi mezzi pubblici insieme superino la quota degli spostamenti in auto e in motorino.
Nell’ambito del trasporto pubblico – ha ricordato Andrea Wehrenfennig di Legambiente – al primo posto sta la richiesta di revocare i recenti tagli, che danneggiano i cittadini e in alcuni casi li obbligano a usare l’auto, poi si richiede alla Regione di creare i servizi di trasporto a chiamata e offrire una tessera unica regionale, dando anche agli utenti un’informazione unitaria grazie alle nuove tecnologie. Chiediamo inoltre di recuperare la linea Gemona-Sacile e bloccare ulteriori dismissioni della rete ferroviaria da parte di RFI.
Per finanziare questa nuova mobilità in un periodo di crisi – ha detto Dario Predonzan del WWF – abbiamo proposto ai candidati di impegnarsi ad utilizzare gli ingenti finanziamenti ora sprecati – anche dalla Regione – in progetti di grandi opere infrastrutturali inutili e dannose, I cittadini hanno diritto a un buon servizio di trasporto pubblico e la politica deve dare la priorità ai bisogni dei cittadini.
Per il turismo sostenibile si chiede di incentivare l’offerta destinata al turismo scolastico, di completare la rete delle ciclovie a livello regionale per usi turistici, di promuovere tutte le forme di mobilità dolce nella promozione del turismo in Regione.
Infine, la rappresentante di ISDE (Medici per l’ambiente), Alessandra Lepore, ha ricordato le proposte per favorire la mobilità nuova anche come forma di prevenzione primaria per la salute, la socialità e la sicurezza, diffondendo i pedibus e le modalità di percorso casa-lavoro in bici, il trasporto pubblico e il car pooling, modalità che porterebbero indubbi vantaggi anche dal punto di vista economico.
La Regione dovrebbe impegnarsi anche nelle campagne internazionali, come la Settimana Europea della Mobilità sostenibile.
Del resto la campagna "Mobilità Nuova FVG: al centro le persone" è stata inserita fra le campagne per la mobilità urbana riconosciute dalla Commissione Europea e pubblicizzate sul sito dotherightmix.eu
La campagna si inserisce in un grande movimento per la Mobilità Nuova a livello nazionale, che segnerà la sua presenza con una grande manifestazione a Milano il 4 maggio 2013 “L’Italia cambia strada: pedali, pedoni e pendolari per una mobilità nuova” e si collega ad altre iniziative in regione, come la biciclettata che si terrà a Udine nel pomeriggio del 13 aprile per la sicurezza sulle strade e la mobilità sostenibile.
Le associazioni promotrici della campagna:
FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Legambiente, ISDE - associazione italiana medici per l’ambiente, ACP -Associazione Culturale Pediatri, WWF, U.N.I.Vo.C. - Unione Nazionale Volontari pro Ciechi e AIFVS - Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada.
Riferimenti:
Andrea Wehrenfennig, cell. 3887219510
Stefano Cozzini, cell. 3200709983
http://www.mobilitanuovafvg.it info@mobilitanuovafvg.it
 

 

IL PICCOLO - SABATO, 13 aprile 2013

 

 

Fondi Pisus, Muggia rimane all’asciutto Persi 4 milioni di euro
Il sindaco Nesladek: «Ma il Piano di sviluppo andrà avanti» «È una bocciatura politica» accusa il segretario del Pd Tomini
MUGGIA Qualcuno ci è rimasto male. I più, però, se l’aspettavano. L’esclusione di Muggia dalla pioggia di finanziamenti milionari per la realizzazione di Pisus (acronimo che sta per Piano integrato di sviluppo urbano sostenibile) sta già offrendo le prime reazioni al vetriolo. Una storia con esito negativo scontato, dicono dal Pd; bocciatura di stampo tecnico, e non politico, replica il Pdl. Rimane il fatto che i 4 milioni e mezzo di euro provenienti da fondi europei, a Muggia, non arriveranno. Anche se la giunta Nesladek promette battaglia per avere giustizia e preannuncia che la “rivoluzione urbana2 della cittadina, in un modo, oppure nell’altro, proseguirà. PROGETTO La riqualificazione del piazzale della stazione delle autocorriere, la costruzione della nuova biblioteca, il nuovo volto del piazzale ex Alto Adriatico. Erano i tre capisaldi del progetto dell’amministrazione Nesladek. Un progetto maturato circa quattro anni fa e poi esposto alla popolazione nell’estate 2011. Apprezzamenti e contrarietà erano affiorati in tempo brevissimo. Una petizione popolare con oltre 1000 firme contrarie aveva di fatto bocciato l’idea di rivoluzionare la cittadina. MAGGIORANZA «Una storia di cui si poteva già immaginare il finale. È solo una mossa elettorale da parte di chi governa questa triste Regione. Oltremodo vergognoso aver dato poche settimane di tempo per preparare il progetto e tenere a bagno maria i vari enti locali per la decisione finale». Fulvio Tomini, segretario locale Pd, non ha affatto digerito la bocciatura di Muggia. «Dal punto di vista del commercio non può che essere considerato in modo negativo il non vedersi aggiudicato il finanziamento. Erano previsti ben 700 mila euro per le piccole e medie imprese, che in un momento di crisi quale quello attuale rappresentano una cifra indiscutibilmente importante, specie se considerato che per l’80% erano coperti dal Progetto europeo», spiega l’assessore al Commercio Stefano Decolle. «Nonostante si metta sempre l’accento sul ruolo e il valore delle piccole comunità, non si evincono azioni strategicamente significative. Ancora una volta si punta sulle città capoluogo, con l’eccezione di Tarvisio, a discapito dei Comuni diversamente maggiori». OPPOSIZIONE «La Regione ha privilegiato la qualità e la sostenibilità dei progetti che prevedevano il maggior impatto e ritorno per i territori interessati, a prescindere dalle amministrazioni che li hanno proposti. Infatti, il piano di valutazione è stato tecnico e non politico». Claudio Grizon, consigliere comunale Pdl, rigetta le accuse che Muggia sia stata “condannata” in quanto retta da un’amministrazione di centrosinistra. «Quello redatto dalla giunta non è mai stato il nostro progetto per rilanciare Muggia ma nessuno può dire che la Regione ha voluto penalizzare la nostra cittadina: 19 milioni di euro per 15 richiedenti erano comunque pochi. Il fatto politicamente rilevante però è che è stato bocciato il progetto con cui la giunta Nesladek avrebbe voluto caratterizzare il suo ultimo mandato». Per Daniele Mosetti, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, si tratta di «un ultimo posto nella graduatoria che fa stridere i denti ricordando il grande lavoro svolto dalle associazioni, dai singoli cittadini, dagli uffici pubblici e non fa che riflettere l’incapacità della giunta Nesladek a gestire un bando così importante per il nostro Comune che doveva esser il trampolino di lancio per una riqualificazione della cittadina». FUTURO A delineare il futuro di tutti i progetti ideati dal centrosinistra è il sindaco di Muggia, Nerio Nesladek. «Il piano di sviluppo non si chiude di certo con questo bando. Credendo tuttora nella validità del progetto, non si può che restare amareggiati nel constatare, con oltre 200 progetti giudicati dalla commissione regionale, di essere stati inseriti nei quindici Comuni della graduatoria ma non finanziati. Specie se, come sembrerebbe, i fondi ci sono. Per questo abbracciamo, insieme a Ronchi dei Legionari e Gradisca, la protesta guidata dal Comune di Monfalcone». Insomma: non finisce qui.
Riccardo Tosques

 

E i commercianti festeggiano: «Non c’era condivisione»
Sfuma Pisus, ma i muggesani non si disperano. Dispiace per la mancata erogazione dei contributi, ma una riqualificazione dei punti nevralgici della cittadina – dicono – è ugualmente fattibile, e decisamente urgente. «Gli amministratori devono sedersi attorno a un tavolo con noi e metter mano alla nostra Muggia» è l’antifona che risuona dalle testimonianze dell’associazionismo e delle categorie, «con o senza Pisus». Per qualcuno, e non da oggi, è persino meglio senza. Tra questi c’è Jacopo Rothenaisler, presidente dell’associazione ambientalista Impronta Muggia, tra i fautori del “referendum consultivo” contro il progetto, indetto un anno fa. Il suo giudizio è rimasto immutato: «Pisus era innanzitutto quello che è stato “nascosto” alla gente: la maggior parte della spesa riguardava l’eliminazione della biblioteca e della sala convegni, che oggi fanno parte del Centro culturale Millo, e la conseguente trasformazione di quegli spazi in uffici comunali». Insomma, per Rothenaisler il Piano integrato di sviluppo urbano sostenibile ruotava attorno al raddoppio della superficie attualmente a disposizione dei dipendenti del Comune: altri 600 metri quadrati di uffici. «Spendere più di 11 miliardi delle vecchie lire, nelle contingenze attuali, per fornire alla città nulla che già non abbia in dotazione, progettare di abbattere un intero immobile (la sede dei vigili, ndr) per costruire ex novo una nuova biblioteca più piccola dell’attuale: in tempi “normali” questo programma sarebbe stato archiviato come inutile». La chiosa di Rothenaisler è ancor più “ruvida”: «Pisus dimostra, ed è una constatazione amara, che l’apparato politico/amministrativo del nostro Comune non si occupa dei bisogni dei cittadini». Andrea Spagnoletto, presidente della Pro Loco, la pensa in maniera sostanzialmente diversa: «Mi ero già espresso in merito: Pisus conteneva cose buone, altre meno buone ed alcune completamente inutili». Tra queste, alcuni mesi fa, aveva citato il riassetto della stazione degli autobus e la riconversione del piazzale ex Alto Adriatico in deposito delle corriere. «Brucia invece aver perso un finanziamento tanto cospicuo, soprattutto per quelle parti che riguardavano il miglioramento dell’ingresso a Muggia e le possibili sovvenzioni (che erano state quantificate in un milione di euro, ndr) per i nostri commercianti». La Pro Loco auspica che gli sforzi compiuti dagli uffici tecnici di piazza Marconi e da tutti i portatori d’interesse, per mettere a punto un piano che facesse del bene a Muggia, non vadano perduti. La palla passa quindi in mano alla giunta Nesladek, che a più riprese aveva annunciato l’intenzione di recepire alcuni punti di Pisus nella nuova variante al Piano regolatore, a prescindere dal responso della Regione sui finanziamenti europei. E i commercianti di piazzale Foschiatti, quelli che avevano raccolto quasi 1.200 firme contro lo smantellamento del deposito degli autobus, come accolgono la novella? Cristina Pranzo, fioraia, vicepresidente di ViviMuggia, se la cava con una battuta: «Peccato, ma per fortuna». «Forse il Comune si era visto costretto ad agire in fretta, per non perdere il treno dei contributi: adesso c’è tempo per fare le cose con calma e in maniera condivisa, perché un intervento di risistemazione del piazzale è necessario», commenta l’imprenditrice. La famiglia Tognetti, che gestisce il bar all’interno della stazione delle autocorriere, si dice «felicissima: almeno potremo mantenere il nostro lavoro». La riqualificazione? «Iniziamo dai servizi igienici, che sono inagibili». La voce fuori dal coro proviene da un’altra commerciante della zona: «A me Pisus piaceva; ora, però, rendiamo questi spazi un luogo di aggregazione, fruibile da tutti».

Davide Ciullo
 

 

I palombari del Giglio ospiti di Mare Nordest - SI PARTE CON LA PULIZIA DI PONTEROSSO
Tra i vari appuntamenti in programma tra oggi e domani per la seconda edizione di Mare Nordest c’è pure la partecipazione del gruppo di sommozzatori - i tre triestini Alessandro Damico, Pierpaolo Vergerio, Paolo Monfreda e i due gradesi Yuri Bean e Giorgio Marchionne – che si collegheranno in diretta dalla Micoperi 30, la piattaforma da 120 metri agganciata alla nave Costa Concordia nelle operazioni di recupero al largo dell'isola del Giglio. La due giorni della manifestazione dedicata al mare Adriatico come punto di incontro, organizzata dalla “Trieste sommersa diving”, offre un programma ricco di eventi. Si parte con la pulizia del canale di Ponterosso questa mattina alle 11. Una ventina di sub sarà impegnata a ripulire i fondali e, grazie alle sofisticate tecnologie messe in campo dall’Area marina di Miramare affiliata al Wwf, un robot invierà su due schermi le immagini dei sommozzatori in azione. Poco più in là un centinaio di bambini andranno in visita all'Aquario marino e parteciperanno al concorso di disegno “Pulire il mare con un tocco di colore”, che sarà premiato (domani in Stazione marittima) da Patrizia Maiorca, la figlia del grande campione Enzo. Sempre nel pomeriggio di oggi davanti alla Vecchia Diga ci sarà la gara di fotografia subacquea “Trofeo Moreno Genzo” alla quale parteciperanno 25 divers provenienti anche dalla Slovenia, Austria e Croazia. Dalle 15 inizieranno gli incontri divulgativi in Stazione marittima. Si parlerà di cetacei, di sicurezza in mare e di squali bianchi. Domani ancora alla Stazione marittima al mattino gli appuntamenti dedicati al mare e il collegamento in diretta con i palombari che lavorano nelle acque davanti all'isola del Giglio per recuperare la Concordia. Gli incontri si concluderanno pomeriggio con le premiazioni del concorso dedicato ai più piccoli e del Trofeo Genzo e l'intervento di Patrizia Maiorca.
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 12 aprile 2013

 

 

Progetti Pisus pronti al via: arrivati i fondi dalla Regione
Oltre 5 milioni e mezzo destinati agli interventi di sviluppo urbano sostenibile

L’assessore Marchigiani: «Possiamo cominciare subito. Ci blocca il Patto di stabilità»
I soldi ci sono. I progetti pure. L’unico ostacolo è ora rappresentato da Patto di stabilità. La Regione ha messo a disposizione del Comune di Trieste 5 milioni e 600 mila euro per la realizzazione dei Pisus, i Piani di sviluppo urbano sostenibile. Finanziamenti attesi da tempo che sono arrivati alla vigilia delle elezioni. Dei Pisus a Trieste se ne parla dal 2009. Dopo la pubblicazione delle linee guida da parte della Regione, il Comune di Trieste ha messo insieme un gruppo di lavoro composto da funzionari e da un consulente esterno per la progettazione integrata territoriale. L’obiettivo è stato quello di incrementare l’attrattiva del centro storico della città dal punto turistico-culturale stimolandone lo sviluppo economico attraverso l’utilizzo delle sue risorse “sostenibili” da un punto di vista ambientale. Ed eccoli dunque i progetti integrati la cui realizzazione «potrebbe partire già domani». Si tratta di progetti tra loro comunicanti attraverso i percorsi ciclo-pedonali e il servizio biciclette pubbliche I quali prevedono prevedono le riqualificazione delle vie Duca d’Aosta, XXX Ottobre e Ghega e il tratto tra piazza Venezia e piazza Hortis. L’estensione del servizio gratuito “wi fi” in città permette poi di fornire una quantità e una qualità di informazioni per agevolare così l’accesso ai luoghi del commercio e del turismo anche da parte delle persone diversamente abili, come gli ipovedenti che possono usufruire dei contenuti audio sia in italiano che in altre lingue. E poi l’intervento sui musei pubblici attraverso la loro certificazione in termini di qualità mettendoli in connessione con quei privati attraverso un tavolo di coordinamento istituzionale. Ancora l’intervento di riqualificazione del piano terra della biblioteca civica che, già interessata dalla sperimentazione dell’emeroteca vedrà ampliare in essa questa attività a beneficio dei ragazzi creando, con il giardino di piazza Hortis, un’unica area dove persone di ogni età troveranno spazi, strumenti e stimoli culturali pubblici e gratuiti. Altro progetto che va a integrarsi con gli altri e l’installazione di una guaina fotovoltaica sul tetto del Salone degli Incanti, contenitore cardine rispetto alla proposta culturale e scientifica della città, cui si affiancherà il recupero dell’ex Magazzino Vini realizzando così un ulteriore polo di attrazione per l’area fronte mare in zona Pisus. Per sostenete la crescita delle presenze turistiche il Comune prevede la realizzazione di un piano di marketing territoriale e una conseguente promozione turistica della città sia a livello nazionale che internazionale grazie all’apporto della Cciaa (beneficiaria del progetto) e delle antenne all’estero attivate tramite la rete di Unioncamere. Il sistema camerale supporterà sia l’attrazione degli investimenti, oltre alla promozione turistica, sia l’internazionalizzazione delle imprese triestine. Allo stesso tempo è prevista la promozione di un centro commerciale diffuso utile ad agevolare l’insediamento di servizi alle persone e alle imprese dell’area di riferimento. «Per questi progetti già maturi abbiamo 9.600.000 euro, i 5.600.000 dei Pisus e il resto di Trieste Attiva - afferma l’assessore Elena Marchigiani -. Siamo pronti a partire, ci potrebbe fermare solo il Patto di stabilità. In questi mesi abbiamo fatto un buon lavoro in coordinamento con i vari altri assessorati. E questo dimostra come la Regione abbia voluto premiare le nostre idee. E in questa nostra attività abbiamo avuto partner come la Camera di Commercio la Bic».
Ferdinando Viola

 

Piano per stimolare l’attrattiva turistica del territorio
I Pisus sono dei Piani di sviluppo urbano sostenibile promossi dall'Amministrazione regionale al fine di sostenere la realizzazione di interventi volti ad aumentare l'attrattività del territorio urbano, stimolandone lo sviluppo attraverso un efficiente utilizzo delle risorse. La Regione ha inserito 15 Comuni nella graduatoria per ottenere i finanziamenti: Tarvisio, Trieste, Pordenone, Gorizia, Maniago, Udine, Latisana, San Vito al Tagliamento, Cividale, Manzano, Gradisca d'Isonzo, Monfalcone, Codroipo, Sacile e Muggia. Solo per i primi quattro (Tarvisio, Trieste, Pordenone, Gorizia) sono arrivati i soldi: si divideranno i 18,85 milioni di euro. A Trieste sono toccati 5milioni e 600 mila euro, a Tarvisio la somma maggiore, 6 milioni di euro; il resto tra Pordenone e Gorizia.
 

 

Tornano gli “Horti tergestini” la mostra-mercato del verde
Piante speciali, fiori coloratissimi, tante rarità, piccoli e grandi segreti per curare ortensie, rose, bonsai o garofani, e un ospite speciale, il garden designer Daniele Altieri, in arrivo dall'Inghilterra. Domani e domenica il parco di San Giovanni ospita l'ottava edizione di Horti Tergestini, la mostra-mercato dedicata a tutto ciò che riguarda il verde e il giardinaggio, in programma ogni giorno, come tradizione, dalle 9 al tramonto, arricchita da un ampio calendario di incontri, conferenze e laboratori. L'inaugurazione ufficiale si terrà sabato alle 10. «Possiamo contare su molte particolarità, puntiamo sulla qualità degli espositori, per attirare sia i tanti appassionati del settore, sia i collezionisti – spiegano gli organizzatori – ricordiamo la presenza di Roberto Taddei, titolare del più blasonato vivaio di ortensie d'Italia. Inoltre la nostra terra è buona per gli ulivi, piante bellissime che si possono coltivare anche in vaso, ma che non amano la solitudine. Giuliano Foligna dei Vivai Facchini di Fano, che nel 2009 ottennero il premio ‘Mérites de Courson”, ci svelerà tutti i trucchi per la loro riuscita. Un fiore che di vista conosciamo tutti è il garofanino. Tanti, come potremo constatare grazie alla collezione di Alessandro Magagnini, che li definisce piante facili per posti difficili, difficili come un tetto da inverdire. Di questo ci parlerà Maurizio Crasso, che lavora per una ditta triestina che realizza tetti verdi in giro per tutta Europa. Ma Horti Tergestini offrirà anche una panoramica sugli arredi da giardino e sull'abbigliamento e gli accessori per dedicarsi alla cura delle piante». Ospite d'onore sarà quest'anno il garden designer Daniele Altieri, un “cervello in fuga”, che da Capriva del Friuli si è trasferito per lavoro in Gran Bretagna, con impegni anche in Giappone. Dopo l'inaugurazione interverrà sull'argomento “Seminare un sogno: Le avventure di un paesaggista in Inghilterra", raccontando come un biologo possa lasciare tutto per seguire un sogno e realizzarlo, con grande successo e una buona dose di creatività. Spazio anche ai più giovani. Nell'ambito del progetto OrtiTrieste del Comune sono previsti laboratori ludico-didattici non stop: il gioca-orto, il seme-baratto, il riconoscimento del canto degli uccelli e non solo. Novità dell'edizione 2013 il concorso fotografico “L'albero del cuore”, aperto a tutti. Non mancheranno le occasioni di “apprendistato” sulle orchidee, sui bonsai, sul compostaggio, sulle “erbacce” commestibili, sugli orti sociali urbani. Il programma completo di tutti gli incontri è consultabile sul sito www.hortitergestini.it. L'ingresso alla manifestazione è gratuito. L’evento è promosso e organizzato da Comune, Provincia, Camera di commercio, Ass “Triestina”, Agricola Monte San Pantaleone, Cooperativa sociale onlus – Associazione orticola del Friuli Venezia Giulia “Tra Fiori e Piante” Onlus. La Provincia di Trieste in particolare ricorda la presenza di uno stand dedicato a Carsiana e attività dedicate ai più piccoli al Mini Mu. Continua inoltre la collaborazione coi musei universitari e con la Lipu.

Micol Brusaferro
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 11 aprile 2013

 

 

Il gas italiano “scalderà” Capodistria
La rete metanifera sarà collegata al metanodotto San Dorligo-Ospo-Litorale. In futuro rifornirà anche Isola e Pirano
TRIESTE Il gas metano che scorrerà nella futura rete che rifornirà Capodistria giungerà dall’Italia e, più precisamente, da San Dorligo della Valle da dove la Snam Rete Gas farà partire un nuovo gasdotto lungo quattro chilometri in direzione di Ospo. Qui l’infrastruttura sotterranea si aggancerà con quella del Litorale sloveno. La Istrabenz plini che ha la concessione per la fornitura di gas a Capodistria ha firmato un accordo con la società Plinovodi che si è impegnata di realizzare nell’arco di tre anni il gasdotto che collegherà Ospo al capoluogo del Litorale. Il progetto non era fin qui decollato perché la Slovenia era incerta se far arrivare il metano a Capodistria da Aidussina oppure da Ospo. A sbloccare l’empasse ci ha pensato proprio l’Italia che lo scorso anno ha avvisato il Ministero dell’economia sloveno della decisione della Snam di costruire il gasdotto San Dorligo della Valle-Ospo. Qualsiasi dubbio a Lubiana è caduto e la scelta, dunque, è caduta su Ospo. «La traccia del gasdotto Ospo-Capodistria è già definita - ha dichiarato alle Primorske Novice il presidente della Istrabenz plini, Zorko Cerkvenik - ed è stato anche deciso il punto in cui l’infrastruttura attraverserà il confine tra Italia e Slovenia». Il gasdotto alimenterà così la rete di fornitura locale per Capodistria che la Istrabenz plini sta realizzando nel capoluogo del Litorale da alcuni anni. Finora sono pronti 15 chilometri della rete. Inizialmente la Snam Rete Gas aveva calcolato circa 2,5 milioni di euro di costi aggiuntivi per realizzare l’intero collegamento da San Dorligo della Valle. In seguito però le parti si sono accordate affinché ciascuna società realizzasse la propria parte di tracciato senza costi aggiuntivi. Successivamente la rete metanifera sarà estesa anche a Isola e Pirano. Gli utenti dovranno pagare l’uso della rete di base ma il gestore sarà libero. Gli esperti calcolano che ciascun utente con il metano risparmierà circa il 30% di energia.
Mauro Manzin

 

Le tardive decisioni di un ministro uscente - L’INTERVENTO DI ANTONIO STEFANON - Geologo marino
Grazie Clini! Ci voleva proprio un ministro dell’Ambiente con le valigie già pronte ad assicurare al rigassificatore triestino il tempo per un ripensamento ed una migliore ricollocazione? A mio avviso era difficile che la portualità triestina potesse individuare dove far attraccare le navi gassiere moderne, in continua espansione sia come numero che come dimensioni, che stanno superando i 300 metri in lunghezza e le 100mila tonnellate di stazza. Il fabbisogno di energia elettrica dell’Italia è attualmente fornito al 50% dal metano, di cui circa il 10% è dato dal nuovissimo rigassificatore nei pressi del delta del Po, ad una decina di miglia da riva che produce circa 8 miliardi di metri cubi all’anno. Escludendo quello ligure a Rossignano, in grado di accettare solo navi di dimensioni modeste, il gas che ci arriva a completare il nostro fabbisogno energetico proviene da gasdotti che nascono in Russia ed in Tunisia. È da loro che praticamente dipende la nostra sicurezza energetica, che potrebbe essere messa in crisi non da motivi tecnici ma politici. Poiché i paesi fornitori via mare. A differenza del gas Gpl – più pesante dell’aria – che alimenta molte autovetture, il metano è un gas naturale più leggero e che all’aperto sale e si disperde naturalmente, e non può dare origine a disastri. È per questo che l’incidente di Viareggio del 2009 probabilmente avrebbe avuto minori conseguenze se invece di Gpl si fosse trattato di metano. Le navi gassiere che lo portano lo mantengono liquido a ben -162 gradi centigradi ma a pressione ambiente. I rigassificatori lo accolgono e lo immagazzinano liquido per poi trasferirlo a terra come gas in pressione ai vari metanodotti. Non essendo tossico è considerato un gas “verde” e come tale benvenuto anche nell’autotrazione. Data la dimensione delle navi che lo trasportano, è determinante, la localizzazione dei pontili d’ormeggio che – per motivi tecnici – sono necessariamente un tutt’uno col rigassificatore. Pertanto essi sono preferibilmente progettati e costruiti non a riva ma al largo, come quello del delta del Po, già riconosciuto come il miglior rigassificatore al mondo costruito in cemento armato. Trieste è addossata ai monti, e la sua portualità risente della mancanza di nuovo spazio a riva. Ma il mare si allarga solo a qualche miglio più ad ovest, già a cominciare dalla foce dell’Isonzo. Prima di dire che il golfo di Trieste, inizio naturale del traffico con i paesi del nord-est non può ospitare un rigassificatore, seguiamo il ministro Clini e ripensiamoci bene sulla sua ricollocazione. Le idee e le proposte potrebbero essere già pronte.

 

Incontro sul rigassificatore

Oggi, incontro alle 18, con il biologo Federico Grim, al Multicultura Center, via XXX Ottobre 8/a, a cura del Coordinamento Cittadini in rete - Trieste dice no al rigassificatore.

 

SEGNALAZIONI - Energia - I triestini fra due fuochi

La notizia riportata dal Piccolo diceva: il raddoppio della centrale nucleare di Krsko (Krsko2) viene bocciato dall’Istituto nucleare francese il quale asserisce che: ”il terreno dove viene costruita è a rischio sisma”. Ma ecco, come per incanto entrare in gioco le parti interessate alla sua costruzione, dove il direttore generale della società Gen Energije che gestisce la centrale per conto dello Stato Sloveno ha dato l’ordine di “secretare” (ma perché?) la relazione francese inviandola all’analisi degli esperti e dei tecnici sloveni dell’Agenzia che si occupa della sicurezza del paese. È sicuramente giusto fare una verifica con controlli incrociati se le parti a contendere useranno la stessa matematica, le stesse formule e gli stessi metodi di ricerca, “altrimenti”, ognuno avrà i conti “giusti” ma difformi uno dall’altro. Detto questo, non bisogna dimenticare che Krsko (quella in attività) dista da Trieste solo 100 Km. E spero,che questa notizia non passi inosservata ai vari comitati antinucleare e ambientalisti. Abitando a Muggia, mi viene in mente che tutto questo ambaradan abbia una stretta analogia con le relazioni (inesatte) presentate dalla spagnola Gas Natural alle autorità competenti italiane, per la costruzione di un rigassificatore nel sito di Zaule nella baia di Muggia, contro il parere negativo dei cittadini, delle autorità di Trieste e provincia e dagli ambientalisti. Comunque la buona notizia di questi giorni è, che, il Ministro per l’Ambiente Clini ha sospeso con un decreto per 6 mesi l’efficacia della VIA e invita Gas Natural a trovare un altro sito (speriamo bene). Certamente in questo caso, ”la breve” distanza che separa Trieste e provincia dalla centrale nucleare di Krsko (quella in attività) e il rigassificatore in casa nostra mi fa pensare per gli abitanti di Trieste e provincia e, mi si lasci passare il termine, di essere tra due fuochi: uno nemico e uno amico, dove, noi che abitiamo nel “mezzo” potremmo rimetterci la pelle.

Piero Robba

 

 

SEGNALAZIONI - Trasporti - I dubbi sulla Tav

Rispondo all’interessante lettera di Luigi Bianchi sulla necessità della TAV. Se chiedessero a me come investitore di co-finanziare quest’opera rifiuterei perché dubito della sua utilità, e quindi della sua remuneratività. Il tarffico sulla linea ferroviara Torino-Modane è intorno ai 10 milioni di tonnellate, metà del suo potenziale, ed è in calo dal 1995. Il traffico su gomma non aumenta da molti anni e i trafori del Monte Bianco e del Frèjus sono utilizzati intorno al 35% delle proprie potenzialità (ricordo che il traforo del Monte Bianco è rimasto chiuso per 3 anni per i lavori di ammodernamento seguiti all’incidente del 1999 senza creare particolari disagi). Magari sbaglio a non investire... e allora è giusto che chi ha più fiuto di me scommetta il proprio obolo e ne ricavi lauti guadagni. Luigi Bianchi ad esempio farebbe bene a investire i propri risparmi in quell’impresa. Ma il problema è che Luigi Bianchi e i gli altri sostenitori del progetto non pensano affatto a investire i soldi propri, ciò che vogliono sono i soldi miei e degli altri inermi contribuenti. Se i fatti ci dicono che il traffico non è il problema, resta il discorso dell’inquinamento dovuto al traffico su gomma. Ebbene, se anche si annientasse il traffico di mezzi pesanti attraverso il Frèjus e sulla Torino-Bardonecchia (2300 veicoli al giorno) avremmo un meno 5% di camion sulle autostrade piemontesi e meno 2% in termini di traffico generico (camion + automobili). E se anche le autostrade rappresentassero metà del traffico complessivo avremmo una riduzione di emissioni del 1% in Piemonte, probabilmente di meno dello 0,1% a livello nazionale. Ricordo per contro che la costruzione di un opera di tali dimensioni e la modifica permanente della Val di Susa non sono operazioni a zero impatto ambientale. Siamo veramente sicuri che ne valga la pena?

Claudio Petrachi

 

 

Dipiazza: «Sdemanializzare Porto Vecchio» - INTERVENTO DELL’EX SINDACO IN CONSIGLIO COMUNALE
«Sbagliato pensare che l’antico scalo possa tornare competitivo ospitando traffici»
Sull’annosa questione del Porto Vecchio interviene l’ex sindaco e oggi consiglie comunale e candidato al Consiglio regionale Roberto Dipiazza. «Una storia infinita, quella del Porto Vecchio - afferma Dipiazza - che parte da una visione sbagliata della competitività dell’antico scalo, che rincorre da decenni progetti onerosi nel tentativo di collegarlo al Porto Nuovo. Ho voluto ricordare alcune tappe di questa triste storia proprio in Consiglio comunale e che ora riassumo perché hanno dell’incredibile. All’inizio degli anni Sessanta vengono realizzati i “collegamenti di cintura”: un doppio binario, tutto in galleria, che dal ponte in ferro di viale Miramare arriva a Trieste e passa sotto tutta la città. Successivamente, si decide di realizzare l’Adriaterminal in Porto Vecchio anziché in Porto Nuovo unica area idonea allo sviluppo dei traffici portuali, sia per la profondità del mare che per il collegamento diretto con la Grande Viabilità e la rete ferroviaria. Nel 2001 – ed ero appena stato eletto sindaco – viene proposto di realizzare un tubone sottomarino per collegare Porto Vecchio e Porto Nuovo: con le risorse stanziate solo per la fase progettuale decido invece di rifare le Rive di Trieste, risolvendo il problema della viabilità cittadina. Si pensa poi ad un altro tubone sotterraneo che da Prosecco scenda in Porto Vecchio, sotto i pastini, fino alla Costiera. Infine, la candidatura di Trieste all’Expo, con l’area del Porto Vecchio totalmente da riconvertire per l’occasione (e per fortuna perdemmo, considerando i risultati disastrosi per Saragozza)». «La storia - continua l’ex sindaco – sembrava giungere a un lieto fine con l’aggiudicarsi (a seguito di una gara pubblica indetta dal presidente dell’Autorità Portuale di allora, Claudio Boniciolli) della concessione alla società Portocittà che si impegnava, con oltre un miliardo di investimenti, a riconvertire 44 ettari di territorio. Molteplici le funzioni che dovevano insediarsi in Porto Vecchio, tra le quali alberghi, negozi, spazi espostivi e formativi, due porti turistici per ospitare oltre 360 imbarcazioni da diporto. Emblematico fu l’abbattimento del muro in viale Miramare, con l’apertura della bretella che collega facilmente Barcola a piazza Libertà, momento al quale partecipai con entusiasmo ed emozione (in occasione dell'inaugurazione del Magazzino 26)». «Come per ogni storia, c'è una morale - conclude l’ex sindaco - questa preziosissima area va in primo luogo sdemanializzata per far sì che i progetti (di Portocittà o di nuovi investitori) possano essere subito bancabili, altrimenti si continuerà a sbagliare visione per il nostro futuro».
 

 

«C’è il Trattato del ’47» - MA I “GRILLINI” INSISTONO
«Vincoli giuridici a sostegno del Punto franco»
Di parere completamente opposto a quello dell’ex sindaco Roberto Dipiazza, quello espresso sul Porto Vecchio dai consiglieri comunali del Movimento 5 stelle Paolo Menis e Stefano Patuanelli. «Sulla questione Porto Vecchio le istituzioni, sindaco e presidente della Provincia in primis - affermano Menis e Patuanelli - si ostinano a non capire che i punti fondamentali sono prima di tutto giuridici e si concretizzano nel chiedersi se, come e dove sia possibile spostare il Punto franco internazionale, e se così, chi può farlo e in quali tempi». «L’altra sera nell’aula del Consiglio - sostengono i consiglieri “grillini” - fatta eccezione per il nostro gruppo consiliare, si è negata la vigenza del trattato di pace che regolamenta il Punto franco nel Porto Vecchio, quando anche la stessa Portocittà ha basato il suo ricorso al Tar sull'esistenza del documento firmato a Parigi nel 1947. In questo contesto è inutile fare voli pindarici - concludono i due consiglieri di M5S - su come possa venir trasformata quell'area che, per inciso, vedrà comunque come primo problema quello della presenza di vincoli architettonici che ne limiteranno le possibili trasformazioni. Un dato è certo: finora si è perseguita la strada sbagliata, come dimostrano le concessioni rilasciate a Greensisam e a Portocittà».
 

 

Rifiuti riciclati, Rosato a processo
L’attuale consulente del Comune comparirà il primo luglio: smaltiva illegalmente le scorie della Ferriera
Ferriera: una montagna di rifiuti pericolosi sono stati smaltiti in modo illegale. Secondo il pm Pietro Montrone una responsabilità che si esplica nel riciclaggio delle scorie e nella gestione di due discariche abusive all’interno dello stabilimento va attribuita all’ingegner Francesco Rosato, già direttore e attuale consulente del Comune per le dismissioni e la riconversione dello stesso stabilimento siderurgico. Ieri il giudice Luigi Dainotti lo ha rinviato a giudizio accogliendo le richieste del pm Pietro Montrone. Rosato è accusato assieme a Vincenzo D’Auria, già responsabile del settore ecologia di Servola, Walter Palcini, dipendente della ditta Refitalia e di Alessio Comper, dipendente della società Sativa di Trento, di aver a vario titolo, ceduto, rivenduto e trasportato, o comunque gestito abusivamente ingenti quantità di rifiuti pericolosi proprio della Ferriera. Si tratta di almeno 10mila tonnellate di veleni usciti dalla Ferriera di Servola tra il 2007 e il 2008 che, secondo le indagini dei carabinieri del Noe, in realtà erano finiti in discariche non autorizzate e non idonee a Trento, Montecchio Precalcino (Vicenza) e Piombino (Livorno). L’udienza dibattimentale è stata fissata per il prossimo 1 luglio. Rosato era finito agli arresti domiciliari nel febbraio del 2011. Era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare del gip di Grosseto. A mandarlo libero dopo 24 giorni era stato il Riesame di Firenze che aveva accolto il ricorso dei difensori, gli avvocati Giovanni Borgna e Michele Bontempi. L'inchiesta, inizialmente della Procura di Grosseto, porta la data del febbraio 2010. Era scattata proprio con l'arresto dello stesso Rosato e degli altri funzionari. Poi era stata trasferita per competenza territoriale a quella di Trento e infine è approdata a Trieste. Asse portante erano state appunto le intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri del Noe che all'epoca avevano permesso alla Procura di Grosseto di individuare una fitta rete di rapporti sommersi per effettuare gli smaltimenti di rifiuti pericolosi in modo facile e soprattutto senza grossi costi economici. All'inizio l'attenzione era stata puntata su “Refitalia”, la ditta incaricata della gestione dei rifiuti dell'impianto siderurgico di Servola. Poi il faro si era acceso direttamente agli allora vertici della Ferriera di Servola. E proprio a Servola erano finiti sotto la lente degli investigatori i registri delle spedizioni dei rifiuti che, appunto, secondo l’accusa, erano stati falsificati. Un lifting alla bolla di accompagnamento e agli altri documenti che era servito, sempre secondo l’accusa, per declassare i rifiuti stessi col risultato che l’azienda committente otteneva uno sconto rilevante e la ditta che si occupava dello smaltimento riusciva a eliminare senza troppe grane i rifiuti velenosi in siti non adeguati. Sotto la lente del Noe era finita anche la vasca delle dimensioni di 100 metri quadri e profonda 10 metri che si trova all’impianto di depurazione della Ferriera. Una “piscina” in cui venivano mixati rifiuti normali con quelli pericolosi.
Corrado Barbacini

 

L’ingegnere sta studiando un percorso per la riconversione di Servola
Francesco Rosato , ex direttore della Ferriera è dallo scorso mese di dicembre l’advisor scelto dal sindaco per mettere a punto la strategia di riconversione dello stabilimento siderurgico. Il suo incarico che prevede un compenso di 47mila euro è quello di predisporre un progetto e magari attrarre nuovi investitori per la riconversione dell'area di Servola per la quale dovrà essere posta particolare attenzione oltre che per il reinserimento dei lavoratori, anche per la salvaguardia ambientale. Quella stessa tutela ambientale che la stessa Ferriera guidata da Rosato è stata accusata di non aver osservato. Per la quale l’ex direttore è stato rinviato a giudizio. Nei giorni scorsi Rosato ha annunciato che «c'è un industriale straniero interessato a impiantare un'azienda per la lavorazione a freddo dei metalli sull'area di Servola e impiegherebbe numerose decine di lavoratori locali».
 

 

“PerCorsi”, quando l’orto diviene necessità e divertimento - PROGETTO ITALO-SLOVENO SUL CARSO
Due grandi “njive” (particelle agricole) condivise dai carsolini con i cittadini saranno il palcoscenico di un 2013 di socialità, divertimento ed esperienza della nostra campagna. Partono questo fine settimana a Pliskovica (poco oltre Duttogliano, in Slovenia), su una superficie di terra più ampia e per il terzo anno consecutivo, i nuovi “perCorsi pratici” di Cibo. Sì che fanno incontrare i cittadini con i luoghi, le case, i campi e la cultura del Carso. L’obiettivo sociale di fondo è sviluppare l’amore per la campagna carsolina, fonte pratica di vita, benessere e, per molti, anche di identità. Su una “njiva” di 2.200 metri quadri si terrà il “perCorso dell’orto aromatico”, dove ogni gruppo di partecipanti gestirà 100 metri quadri e riceverà 10 lezioni pratiche sul campo, centrate sulla gestione e sul design di un orto fatto di salvia, lavanda, santoreggia, timo e rosmarino. Il corso parte domenica alle 9, all’apicoltura Petelin di Pliskovica. Su un’altra “njiva” nei pressi di Pliskovica si terrà il “perCorso di orticoltura di base”, dove ogni gruppo di partecipanti gestirà 150 metri quadri e riceverà 11 lezioni pratiche sulla cura di patate, fagioli, piselli, cipolle, zucche e grano saraceno. Tutti i “perCorsi” dureranno fino all’autunno. Questo è il terzo anno consecutivo dei “perCorsi” e nei due anni precedenti sono passati oltre 140 iscritti. E per la prima volta, i partner sono tanti e importanti: si tratta di Slow Food Trieste, La bottega del mondo, l’ente Pepa s’Krasa, per lo sviluppo sostenibile del Carso, l’Orto di Margot, e il Knulp. Per gli interessati ai “perCorsi” ecco i riferimenti: sito Internet www.cibo.si, mail a editor@cibo.si, per il “PerCorso dell’orto aromatico” Katrina Danforth 3496161356 e Tanja Godnic ( +386 31 267 529 ) e per quello di orticoltura Andrea Passerini 3396960622.
 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MERCOLEDI', 10 aprile 2013

Approvato il Piano di Governo del Territorio. L’iter è stato uguale dall’inizio alla fine: nessuna condivisione, nessuna trasparenza, nessun risultato.
Il disinteresse per temi come il consumo di suolo, la tutela del territorio, la programmazione del futuro, sono evidenti di fronte al modo burocratico e quasi carbonaro con il quale l'assessore Riccardi sta procedendo verso l'approvazione del Piano di Governo del Territorio.
Al momento si sa di un parere dato a maggioranza dalla IV commissione consiliare e di una legge omnibus che sancisce che il PGT, ancorchè approvato, non entrerà in vigore prima di 18 mesi!
Insomma quella che doveva essere una riforma epocale per la corretta gestione di tutto il sistema Regione si riduce a una proposta incerta, non condivisa con le parti sociali, e approvata quando ormai la Giunta regionale è in disarmo, e la stessa maggioranza nemmeno ne parla.
Quale eredità lascierà alla prossima Giunta e alla comunità regionale? Sarebbe stato meglio interrompere i lavori alcuni mesi fa, in modo da consentire una più approfondita e condivisa conclusione dei lavori nella prossima legislatura.
Ora rimangono irrisolti i nodi da tempo denunciati. L'assenza di alcun contenuto paesaggistico o di alcun rapporto con il mai nato piano paesaggistico; una indefinita proposta di divisione del territorio in Sistemi Territoriali Locali che ha ricevuto il parere negativo del Consiglio delle Autonomie locali; una confusa proposta di Carta dei Valori che dovrebbe essere lo strumento di tutela principale del territorio e che invece rischia di essere uno strumento debole ed inefficace.
Un'altra occasione sprecata, per poter dire di aver approvato un piano che in realtà è ancora da terminare. Con questi metodi non si fa pianificazione e programmazione, e quindi non si fa neppure sviluppo, men che meno sostenibile.
Legambiente FVG
 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 10 aprile 2013

 

 

DUINO AURISINA - Mozione anti Tav in Consiglio
Oggi in aula il documento di Walter Ulcigrai (Lista Kukanja)
La nuova linea ad alta capacità ferroviaria, in gran parte interrata, che da Aurisina dovrebbe attraversare il territorio carsico comunale, quello di Sgonico, Monrupino e Sesana, sarà al centro del dibattito durante il Consiglio comunale di oggi, dalle 9. Il consigliere della Lista Kukanja, Walter Ulcigrai, presenterà una mozione affinché la massima assise possa esprimere la “preoccupazione per il metodo antidemocratico con cui la decisione (di predisporre la nuova linea, ndr), lesiva degli interessi delle comunità interessate e in spregio delle determinazioni legittime delle stesse, è stata assunta”. Ulcigrai sottolinea «l'assoluta assenza di un progetto economico e finanziario che supporti in maniera seria il rapporto tra i costi di costruzione di tale infrastruttura - un miliardo di euro, parrebbe - e i benefici nei tempi di percorrenza dei treni nella tratta, di circa 4 minuti». Altresì rimarcando il perdurare di una gravissima crisi economica che attraversa e coinvolge in maniera profonda tutte le popolazioni. Perciò il Consiglio comunale di Duino Aurisina sarà chiamato a ritenere “ingiustificata” la costruzione di una nuova infrastruttura a servizio del traffico merci. E, “nella certezza che lo sviluppo del traffico ferroviario resta la principale alternativa allo smisurato aumento del numero degli autotreni che circolano sulle strade”, a proporre di “sviluppare, nei tempi più brevi e con la condivisione delle amministrazioni e delle collettività interessate, un progetto serio e finanziariamente percorribile, di ammodernamento della linea ferroviaria esistente”. La mozione di Ulcigrai impegna infine sindaco e amministrazione a intraprendere in tutte le sedi ritenute opportune ogni azione necessaria a impedire iniziative estemporanee, non condivise con gli enti interessati dall'opera: gli unici referenti degli interessi delle collettività rappresentate.

(ti. ca.)
 

 

Camminata dalla Sacchetta in Porto Vecchio
Carlo Genzo dell’Associazione: «Una passeggiata simbolica attraverso il cuore economico della città»
Prendere decisioni per il futuro della città, che siano «concrete e ragionevoli. Superando contrasti e interessi di parte, partendo innanzitutto dall’utilizzo del Porto Vecchio». Carlo Genzo, membro del direttivo di CamminaTrieste, associazione che da più di vent’anni si batte per una diversa e più naturale modalità di approccio al vivere quotidiano, partendo dalla primaria necessità di ridare spazio ai pedoni e combattendo lo strapotere delle automobili, ha sintetizzato così il pensiero del gruppo da lui rappresentato ieri mattina. L'occasione era rappresentata dalla simbolica passeggiata che lui stesso e una ventina di soci hanno compiuto di prima mattina dalla Sacchetta al Porto Vecchio. Un lento attraversamento delle Rive a significare che «si tratta di un’area - ha spiegato Genzo - che ha sempre costituito il cuore del potenziale economico della città e che andrebbe rivalutata, lasciando da parte inutili diatribe e difese di interessi che con Trieste e il suo futuro poco hanno a che fare». Parlando del Porto Vecchio, l’esponente di CamminaTrieste ha ricordato che «esso è stato per mezzo secolo lo strumento capace di dare lustro e fama alla città a livello internazionale, oltre che la possibilità di prosperare sul piano economico, conservando lo status giuridico di porto franco al di fuori della cinta doganale, dapprima sotto l’amministrazione austriaca e poi sotto quella italiana. Il tutto - ha precisato Genzo - assieme ad altri quattro punti franchi della città e riconfermato dal Trattato di pace del ’47. Dopo il trasferimento dei traffici nel Porto nuovo negli anni ’70 - ha aggiunto - è iniziato un declino del Porto Vecchio, ma ciò che fa impressione è soprattutto l’abbandono e il silenzio che lo caratterizzano oggi. Il riutilizzo di quell’area - ha continuato - è fondamentale per il futuro sviluppo di Trieste, attanagliata, come l’intero Paese, da una crisi economica di notevole gravità. Se abbiamo frecce al nostro arco - ha fatto intendere Genzo - è giusto utilizzarle. Più volte sono state formulate concrete proposte per il riuso di tutti gli ambienti del Porto Vecchio - ha concluso - fra l'altro in buona parte vincolati dalla Soprintendenza, in quanto esempi assai importanti di architettura emporiale e industriale. Certo è che la permanenza del Porto Franco pone pure evidenti limiti ad attività di attività di riconversione dell'area». La passeggiata di ieri mattina ha visto l’adesione dello Spi-Cgil, l’organizzazione della sigla sindacale che si occupa dei pensionati e dell’Auser Pino, Burlo e San Giacomo. Ugo Salvini
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 9 aprile 2013

 

 

Clini: «Meglio un rigassificatore assieme a Slovenia e Croazia» - ENERGIA»L’IMPIANTO DI ZAULE
Il ministro spiega il congelamento della Via: «Non potevo firmare contro lo sviluppo del porto

Ma non abbiamo chiuso le porte a Gas Natural: ha sei mesi di tempo per cambiare ubicazione»
«In sei mesi Gas Natural avrà tutto il tempo per valutare e proporre per il rigassificatore di Trieste un’ubicazione alternativa a Zaule o in subordine l’Autorità portuale potrebbe riesaminare e riequilibrare le previsioni dei suoi traffici. Ma la presentazione del progetto di un impianto off shore al quale possano concorrere anche Slovenia e Croazia sarebbe auspicabile». Un paio di giorni dopo la firma del decreto con il quale ha temporaneamente sospeso l’efficacia della Valutazione d’impatto ambientale (Via) rilasciata nel luglio 2009 alla società catalana, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini fa il punto sul tormentato iter del più discusso impianto mai progettato sul territorio triestino. Ministro Clini, le conclusioni della Commissione incaricata del supplemento istruttorio sulla Via al rigassificatore di Zaule non ci sono o comunque non paiono nette e inequivocabili. Non è vero, le conclusioni ci sono e sono molto chiare. Si afferma che a fronte del tipo d’incremento di traffico portuale previsto la realizzazione di un rigassificatore in quella localizzazione non è possibile. Di conseguenza il via libera a quell’ubicazione sarebbe andato a pregiudicare i piani di sviluppo del porto e più estensivamente della città per cui ho ritenuto di non poterlo dare. Ciò però non significa una bocciatura del progetto? Così com’era doveroso sentire il parere delle amministrazioni locali, ho ritenuto altrettanto giusto che l’impresa potesse proporre un’ubicazione alternativa per il rigassificatore, appurato definitivamente che quella di Zaule non va bene. Ma se la proposta sarà fatta, non si renderebbe anche necessario modificare il Piano regolatore del porto la cui istruttoria è già in fase avanzata per l’approvazione? Non necessariamente, potrebbe essere individuata un’area che non vada a interferire con lo sviluppo del porto e comunque poi la valutazione su quali strumenti andare a modificare spetterebbe alle autorità competenti e alle amministrazioni locali. Quanto a Zaule, l’unico modo per mantenere quell’ubicazione, è modificare le strategie di sviluppo da parte dell’Autorità portuale. Ora la procedura perlomeno slitta di sei mesi o comunque il ministero dello Sviluppo economico (il ministro Passera è dichiaratamente favorevole a Zaule) potrebbe convocare anticipatamente la Conferenza dei servizi per l’Autorizzazione unica? Mi pare logico che non possa accadere. Sostanzialmente dunque passate la “grana” al prossimo governo? Non passiamo nulla al prossimo governo perché comunque non deve trattarsi di una decisione politica. Semplicemente dopo le posizioni contrarie delle amministrazioni locali e della Regione, non potevo essere io ad assumere una decisione che sarebbe andata comunque ad incidere sui piani di sviluppo della città. A livello ipotetico è stata avanzata in alternativa l’idea di un rigassificatore off shore realizzato con la compartecipazione di Italia, Slovenia e Croazia. Le sembra fattibile? Non so se esiste un’ipotesi concreta di questo tipo. Dico però che non vi è dubbio che le scelte di insediamenti energetici devono essere il risultato di valutazioni condivise. E soprattutto in questo caso, quando sono in gioco tre Paesi dell’Unione europea che si dividono lo spazio di un mare piccolo, ma in posizione altamente strategica. Se vi sono proposte in questo senso siamo pronti a valutarle. Non è ancora accaduto? Io stesso in un recente incontro bilaterale del governo italiano con quello sloveno ho auspicato la possibilità di collaborazioni di questo tipo perché un impianto del genere risulterebbe estremamente utile all’Italia: non si tratta solo di non dipendere dal gas russo, ma soprattutto di pianificare gli approvigionamenti energetici per uno sviluppo sostenibile.
Silvio Maranzana

 

Il naufragio della Costa tra i casi affrontati - IL PERSONAGGIO
Corrado Clini, medico nato a Latina il 17 luglio 1947, è dal 16 novembre 2011 ministro dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare del governo Monti, dopo essere stato per ben vent’anni, dal 1991 al 2011 direttore generale dello stesso ministero dell’Ambiente, nell’ultimo periodo quando sottosegretario del medesimo dicatesro era il triestino Roberto Menia. Il 30 gennaio 2012 si è dimesso dalla carica di presidente di Area science park di Trieste la cui nomina è espressa dal governo, carica dalla quale si era già sospeso al momento della sua nomina a ministro. Dal 2003 al 2008 è stato anche vicedirettore dell’Agenzia europea dell’Ambiente. Laureato in Medicina all'università di Parma nel 1972, si è specializzato in Medicina del Lavoro a Padova e in Igiene e Sanità pubblica ad Ancona. A Parma fu molto attivo nel Movimento studentesco. Nel febbraio 1969 partecipò alla protesta per la chiusura dei manicomi e all’occupazione della casa di cura di Colorno. Aderì poi al “Movimento politico dei Lavoratori”, piccolo partito fondato nel 1971 da Livio Labor per i cristiani del dissenso, di cui per qualche tempo fu il principale esponente della città. Alle dimissioni del Governo Monti, Clini ha annunciato che non si sarebbe candidato in quanto impegnato ad affrontare problemi pressanti come il caso Ilva, il naufragio della Costa Concordia e l'emergenza rifiuti a Roma e ha proposto un'Agenda Verde di impegni per il Governo che sarebbe succeduto.
 

«Punto franco, siete voi che non concordate»
Il problema non è il governo, per spostarlo dal Porto Vecchio servono istituzioni locali allineate
Dopo aver dato il contributo decisivo per la soluzione delle questione delle bonifiche nel Sito di interesse nazionale della zona industriale di Trieste con la firma il 25 maggio 2012 dell’Accordo di programma che sta per essere attuato, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini non solo ha momentaneamente “stoppato” il rigassificatore di Zaule, ma si è anche impegnato nella questione della riconversione dell’area di Servola. La Ferriera (500 dipendenti più altri 300 dell’indotto) a breve chiuderà. Cosa si sta facendo per la riconversione dell’area e la salvaguardia dell’occupazione? Il governo è impegnato nel progetto di bonifica. A breve convocheremo la Conferenza dei servizi finalizzata alla messa in sicurezza e alla bonifica dell’area. La Regione ha un Tavolo aperto per definire l’Accordo di programma per la riconversione che poi dovrà essere condiviso e sottoscritto dallo stesso governo Certo, si tratta di un altro passaggio fondamentale per porre le basi per una reindustrializzazione di quel sito. La siderurgia pulita esiste? Sarebbe possibile impiantarla a Trieste? La siderurgia pulita esiste, ma purtroppo il problema non è se esista o meno. Bensì se ha o no un mercato. Sono queste le valutazioni che andranno fatte e che potrebbero frenare un insediamento industriale di questo tipo a Trieste. Da cosa partire dunque? Noi abbiamo già espresso l’esigenza che l’Autorità portuale possa essere messa nelle condizioni di poter insediare fin da ora qualche attività nell’area del Demanio, quella che è di sua competenza e che non è più occupata dalle attività della Lucchini. È da qui che deve partire la riconversione del sito. La stessa Authority ha affermato che una zona franca nell’area della Ferriera potrebbe essere un incentivo determinante per attrarre investitori. Condivide questa opinione? Non entro in questo argomento che mi sembra stia completamente nell’ambito delle competenze portuali. Ma serve l’avvallo del governo per spostare lì una parte di Punto Franco dal Porto Vecchio? Non credo sia questo il problema. La questione è che per fare lo spostamento serve che tutti in ambito locale siano favorevoli, e non mi pare sia così.

(s.m.)
 

 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore - Un continuo scaricabarile

L’“Autonomia responsabile” ampiamente proclamata in questi giorni di campagna elettorale non sembra essere stata la linea d’indirizzo seguita dalla giunta regionale nella faccenda del rigassificatore. È stato fatto di tutto per fare sì che le decisioni scomode venissero prese da altri, il più lontano da qui, a Roma o Bruxelles. Dopo un inconsueto “supplemento di istruttoria Via”, neanche il ministero dell’Ambiente se l’è sentita di prendere una posizione netta in merito alla fattibilità del progetto di Gas Natural. Saranno altri ad esprimersi, forse il Ministro stesso oppure funzionari di altri dicasteri. Resta il fatto che una parola pesante già l'ha espressa la nostra Autorità portuale, con la nota presa di posizione sulle interferenze tra impianto e traffici portuali. L’art. 18 della legge che disciplina l’ordinamento e le attività portuali (L. 84-94, aggiornata L. 24.12.2007, n. 247) indica che la gestione dei terminali marittimi è affidata mediante concessione ad imprese private autorizzate ad eseguire le operazioni portuali, previo un rigoroso controllo preventivo dei programmi e delle effettive potenzialità operative delle imprese che richiedono l'impiego esclusivo degli spazi demaniali. In tal senso il comma 6 di detto articolo impone all’Autorità portuale di accertare la sussistenza, in capo alle imprese richiedenti, di un programma “volto all’incremento dei traffici ed alla produttività del porto” preventivamente al rilascio della concessione. L’incremento del traffico di gasiere non andrà certamente nel senso di un aumento della produttività del porto, questo è certo. C’è da augurarsi che quanto espresso così chiaramente nei documenti di approfondimento dell’Autorità Portuale non venga smentito e smontato da qui in avanti. Il porto serve a Trieste, il rigassificatore agli spagnoli.

Carlo Franzosini

 

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti - I medicinali nell’indifferenziata

In relazione alla nota del signor Aldo Ricci comparsa sulla rubrica "Segnalazioni" del 28 marzo scorso e relativa allo smaltimento dei medicinali scaduti, si conferma quanto gli è stato detto in farmacia e cioè che essi vanno smaltiti nel cassonetto dell'indifferenziata. Non risponde invece alla realtà la parte della risposta secondo cui "a Trieste non c'è raccolta differenziata, tutto va a finire nell'inceneritore!". Si tratta di una vera e propria leggenda metropolitana, che persiste ed è difficile da estirpare nonostante tutte le rassicurazioni e le dimostrazioni fornite, ed è probabile che, nel caso specifico, si sia trattato di una incomprensione. Risponde invece al vero che la città di Trieste ha una percentuale di raccolta differenziata molto bassa, per motivazioni di vario tipo su cui molto è stato detto e scritto e a cui l'amministrazione comunale dovrà far fronte sia con nuove tipologie di raccolta sia con nuovi e più efficaci momenti di informazione e sensibilizzazione. Sperando di avere risposto alle osservazioni del sig. Ricci, non resta che complimentarsi per il suo senso civico con l’auspicio che l’esperienza citata non faccia venir venga meno il suo impegno nell’attuare la raccolta differenziata.

Umberto Laureni - assessore all'Ambiente, Energia, Riqualificazione siti inquinati, Agricoltura e Pesca del Comune di Trieste

 

 

MUGGIA - Dossi e vie a 30 all’ora Il Piano mobilità diventa sostenibile
Il futuro della viabilità a Muggia potrebbero essere anche le “zone 30” e i dossi artificiali che fungono da dissuasori di velocità. In ciò consiste la mobilità sostenibile menzionata più volte nel programma del Partito democratico e ampiamente condivisa all’interno della maggioranza nel Consiglio comunale. La cittadina rivierasca si presta a fungere da modello di un “ribaltamento” delle gerarchie di utilizzo delle strade a favore delle categorie più deboli: pedoni e ciclisti, bambini e anziani. Troppi morti e feriti sulle strade, traffico insopportabile, inquinamento ambientale e acustico, negozi e altri servizi sempre più lontani da casa, costi per muoversi sempre più alti: sono alcuni dei punti deboli dell’attuale modello vigente in Italia, elencati nella campagna “Mobilità nuova Fvg” promossa da Legambiente, Wwf e dagli Amici della bicicletta (Fiab), dai Medici per l’ambiente (Isde) e dall’Associazione vittime della strada (Aifvs), tra gli altri. «Chiediamo ai futuri amministratori del Friuli Venezia Giulia di creare una mobilità nuova, collettiva, pedonale e in bicicletta per un recupero di salute e socialità, per mettere al centro le persone e migliorare la nostra qualità della vita», si legge sul sito web della petizione, alla quale la candidata del centrosinistra, Debora Serracchiani, ha già aderito. Limitazione della velocità a 30 chilometri orari in determinate aree, messa in sicurezza dei percorsi casa-scuola, corsie riservate ai ciclisti, azioni di sensibilizzazione rivolte agli automobilisti e agli altri fruitori della strada sono alcuni dei punti formulati nella campagna. «L’adozione di un Piano mobilità non è obbligatorio per una cittadina delle dimensioni di Muggia, ma sono tutti provvedimenti che vorremmo recepire nel Piano regolatore», dichiara il consigliere comunale del Pd Marco Finocchiaro, coordinatore del gruppo Territorio e ambiente e già autore di numerose mozioni in merito. Si tratta di capire dove potrebbero sorgere i dissuasori, e di che tipo debbano essere. Infatti, stando alle indicazioni della Prefettura, i dossi artificiali possono essere posti in opera soltanto nelle strade residenziali – che non siano “itinerari di attraversamento del centro abitato, percorsi da veicoli di soccorso, di polizia o da linee di trasporto pubblico” – mentre altri sistemi di rallentamento della velocità (ad effetto ottico, acustico o vibratorio) sono installabili ovunque. L’intenzione della maggioranza sarebbe mettere a punto una “tavola” aggiuntiva da allegare al Prg, nella quale le “zone 30” e quelle residenziali (queste ultime con eventuali dossi) siano chiaramente indicate. Un progetto di riqualificazione sostanziale riguarda via S. Giovanni, dove potrebbero essere adottati sia il limite a 30, sia gli attraversamenti pedonali rialzati. La piccola rivoluzione interesserebbe il centro, ma anche tutte le altre strade in prossimità delle scuole. «Si può fare, ma sarebbe opportuna anche una legge regionale che agevoli queste iniziative e distribuisca delle risorse per la loro attuazione», dichiara Finocchiaro. «Peraltro – fa notare il consigliere – sono decisamente meno dispendiose rispetto alla creazione delle piste ciclopedonali, le quali verranno fatte, ma sugli assi principali di ingresso e uscita da Muggia».

Davide Ciullo
 

 

Trebiciano, 320 firme per dire no alle antenne Telecom
TREBICIANO Dodici volontari che casa per casa hanno raccolto 320 firme. E non è ancora finita. Prosegue a pieno ritmo la protesta dei residenti di Trebiciano, in lotta contro il progetto dell’installazione di un traliccio Telecom. «Noi non vogliamo nessuna antenna», tuona Roberta Pohlen che da tre anni ha scelto di trasferirsi nella verde frazione dell’altipiano. «La nostra petizione è giunta dopo un incontro con i cittadini e con un testo concordato che in sostanza dice a chiare lettere che qui non vogliamo antenne», spiega Laura Piccini, una delle promotrici più attive del Comitato dei residenti antiantenne di Trebiciano. La sottoscrizione, alla quale manca ancora la sottoscrizione dei genitori della scuola dell’infanzia e di quella primaria, dovrebbe essere consegnata entro la fine di questa settimana all’ufficio protocollo del Comune di Trieste. La decisione di ricorrere a una sorta di consultazione popolare è giunta dopo la notizia che la Telecom avrebbe inoltrato al Comune la richiesta di installare un traliccio nel centro del borgo a circa 200 metri dalla scuola dell’infanzia e a 350 da quella elementare, fatto che ha scatenato l’ira dei residenti contrari all’antenna sia per motivi paesaggistici - «e pensare che solo per cambiare il colore del proprio cancello, in base alle norme attuali estremamente restrittive, bisogna fare decine di richieste», ricorda un residente -, sia per motivi legati al timore di ripercussione contro la propria salute. Ma oltre alla Telecom, chi sarebbe interessato alla realizzazione di un’antenna a Trebiciano? A quanto pare la Comunella, in quanto beneficiaria del canone (ancora sconosciuta la cifra) che verrebbe imposto a Telecom per occupare il suolo di proprietà dell’ente. La Comunella però pare non aver fatto i conti con i residenti di Trebiciano che a breve consegneranno il loro dissenso alla giunta Cosolini. Qui di nuove antenne non se ne se sente proprio il bisogno. Anzi.

Riccardo Tosques
 

 

SEGNALAZIONI - verde pubblico Il giardino di via Cereria

Siamo due appartenenti al Comitato per la tutela del giardino di via Cereria. Giorni fa, su un quotidiano, è apparso un articolo molto bello: riguardava il legame tra guarigione da malattie severe ed esposizione dei malati al verde, fiori e piante. Già Ippocrate aveva studiato questo e per curare toglieva il malato dalla propria casa e lo portava in un ambito nuovo, naturale, verde, con uno scopo terapeutico e benefico. Si è visto da queste ricerche condotte in ospedali americani di varie città che le persone in ospedale con la stanza affacciata al parco guariscono prima con meno antidolorifici e con umore migliore. Ce ne rendiamo conto da soli, se ci ascoltiamo. A questo punto sorge una domanda: quando potrà il giardino di via Cereria essere aperto e fruibile? Quando potremo sederci sotto un ciliegio? Quando potranno i bambini della scuola Colonna accedere con pochi passi al prato, al sole del giardino?

Lorena Buttò e Pietro Da Dalt

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 8 aprile 2013

 

 

Da luglio stop al Cip6 - Ferriera di Servola vicina alla chiusura
La centrale Elettra rinuncia agli incentivi successivi I sindacati: «È il segnale che la fine si sta avvicinando»
Il fantasma della chiusura della Ferriera di Servola rischia di materializzarsi nel 2013. Secondo fonti sindacali nei giorni scorsi si è infatti aggiunto un altro elemento che avvalora questa minaccia. «Abbiamo saputo - riferisce Franco Palman, rappresentante del consiglio di fabbrica e componente della segreteria provinciale della Uilm - che i responsabili della centrale Elettra hanno chiesto al ministero dello sviluppo economico la risoluzione anticipata della convenzione Cip6 e questo per noi, sebbene sia prevista in argomento anche l’acquisizione del parere del commissario della Lucchini che ancora non è stato dato, è un segnale estremamente preoccupante». E del resto lo stesso commissario Piero Nardi al tavolo svoltosi a Roma nel gennaio scorso era stato esplicito affermando che «alla luce della riduzione degli incentivi Cip6 (in seguito a un pronunciamento del Consiglio di Stato, ndr.), il termine del 2015 sarà certamente anticipato». Il Cip6 prevede sconti anche «per gli impianti alimentati da combustibili di processo o residui o recuperi di energia». Ne può usufruire la centrale Elettra, che alcuni anni fa è stata venduta dalla Lucchini ad alcuni fondi di investimento inglesi, perché produce energia con i gas refusi che produce la Ferriera che a propria volta trae profitti da questa vendita. Il fatto è che i costi di questi incentintivi vengono finanziati mediante un sovrapprezzo del 6-7% del costo dell’energia elettrica che viene addebitato direttamente ai consumatori finali sulle bollette. È il motivo per cui alcuni settori politici e in particolare Rifondazione comunista attraverso il suo segretario provinciale Antonio Saulle ha chiesto «che quei soldi che alla fin fine sono soldi pubblici vengano utilizzati per dare un futuro lavorativo diverso ai 500 lavoratori della Ferriera e agli altri 300 dell’indotto. Perché è follia che le aziende incassino i soldi e contemporaneamente mettano la gente in strada». Secondo il calcolo di Rifondazione in ballo ci sarebbero 18 milioni: 12 per il 2013 e altri 6 per il primo semestre del 2014. In realtà la richiesta di risoluzione anticipata della convenzione implica il versamento da parte del ministero di un corrispettivo comunque inferiore a quelli che sarebbero stati gli incentivi effettivamente ottenuti. Da notizie sindacali però Elettra avrebbe approfittato della proroga al 31 marzo per le istanze di risoluzione per poter avere la liquidazione del quantum rinunciando agli incentivi a partire dalla data del primo luglio 2013. Il che farebbe temere una possibile graduale cessazione dell’attività della Ferriera già a partire da quest’estate.
Silvio Maranzana

 

Siderurgia: il 5 giugno Bruxelles vara il piano - LUCCHINI COINVOLTA
Il 5 giugno la Commissione europea varerà l’action plan per la siderurgia. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il commissario europeo all’industria Antonio Tajani dicendosi pronto a usare tutta la forza politica della commissione per dare risposte concrete al comparto con l’obiettivo di riportare al 20% del Pil europeo entro il 2020, a partire proprio dall’acciaio, la produzione manifatturiera, quella stessa produzione che nel Pil triestino è scesa sotto la soglia del 10%. Fortemente interessata all’action plan europeo è proprio la Lucchini che intende chiudere Servola. Ma a giugno lo stesso commissario del gruppo Piero Nardi presenterà il piano industriale sul futuro della Lucchini. Quanto a Trieste, attende ancora che sia firmato il decreto che la annovera tra le aree di crisi industriale complessa, mentre in Regione, seppure negli ultimi spiccioli di consiliatura, dovrà tornare a riunirsi il tavolo che le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali per ultimare la bozza di accordo di programma per la riconversione dell’area di Servola da sottoporre poi allo stesso governo nazionale, ammesso che ce ne sia uno. (s.m.)
 

 

Rigassificatore, il Tavolo tecnico a Edi Kraus: «Incontriamoci» - DOPO LE PAROLE DELL’ASSESSORE
«Il Tavolo tecnico transazionale si mette a disposizione dell’assessore Edi Kraus proponendo un incontro». Così, in una nota, Adriano Bevilacqua della Uil-Vigili del fuoco, tra i fondatori del gruppo di docenti e tecnici del Ttt, dopo la presa di posizione dell’assessore comunale alle Attività economiche seguita alla netta frenata del ministero sul progetto del rigassificatore che Gas Natural vorrebbe costruire a Zaule. Kraus ha bocciato eventuali nuove localizzazioni, auspicando che un analogo stop riguardi anche i progetti relativi alle acque che bagnano le vicine Slovenia e Croazia. «I lavori scientifici, sviluppati dai componenti del Ttt autonomamente, sono stati ampiamente illustrati ai governi sloveno e croato, a Regione, Provincia di Trieste e Comuni di Trieste, Muggia e San Dorligo della Valle - prosegue la nota -. Nell’interesse superiore per lo sviluppo energetico ed economico dell’Alto Adriatico, auspichiamo che i lavori prodotti dal Tavolo vengano ora valorizzati».
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 7 aprile 2013

 

 

Kraus: «Stop ai rigassificatori anche in Slovenia e Croazia»
L’assessore dopo il decreto del ministro Clini: «Un’altra localizzazione alternativa a Zaule? Non se ne parla».

E lancia «un patto sulle infrastrutture» fra i tre Paesi
«Localizzazioni alternative non sono nemmeno da prendere in considerazione». Edi Kraus, che pure si era detto personalmente favorevole al rigassificatore ora taglia la testa al toro: «Cosa cambierebbe - commenta - spostarlo due km più in qua o cinque più in là? Non verrebbero certamente meno né la contrarietà né la perplessità chiaramente manifestate da tutte le amministrazioni locali». Secondo l’assessore che ha in mano le deleghe di tutti i settori economici cittadini, sono dunque inutili i 180 giorni di tempo che l’assessore all’Ambiente Corrado Clini ha dato a Gas Natural per proporre un’ubicazione diversa rispetto a Zaule. Ma Kraus che è anche imprenditore e fa parte della componente etnica slovena di Trieste va oltre, partendo dal presupposto che il primo luglio anche la Croazia entrerà nell’Unione europea. «La stessa contrarietà a livello di popolazione esiste - afferma - sia in Slovenia nei confronti di un progettato rigassificatore a Capodistria che in Croazia rispetto all’impianto ipotizzato sull’isola di Veglia. Approfittando del fatto che tutti e tre questi Paesi sono in fase di spending review, hanno popolazioni che dimostrano sensibilità ambientale, ma soprattutto fanno ormai parte integrante dell’Europa, concordiamo uno stop comune di tutti i nuovi impianti e inauguriamo una nuova era di sinergie». Ma in questo senso l’invito di Kraus va oltre i rigassificatori. «È un ragionamento che andrebbe esteso alle grandi opere estremamente dispendiose e fortememte impattanti. E allora diciamo congiuntamente stop sia alla Trieste-Divaccia che alla Capodistria-Divaccia, così come alla costruzione di nuovi terminal portuali. Consideriamo Trieste, Capodistria e Fiume un unico gate sfruttando al massimo per vantaggio reciproco le infrastrutture già esistenti eppure in alcuni casi sottoutilizzate». E per la necessità di una nuova collaborazione con Slovenia e Croazia anche in campo energetico sotto l’ombrello dell’Unione europea si sbilancia anche la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, pur se con un approccio meno drastico da quello ora assunto da Kraus. «Si proponga la realizzazione di un unico terminal di rigassificazione, evidentemente in mezzo al mare - propone - da realizzarsi congiuntamente dai tre Paesi, che possa recare vantaggio a tutti e tre e che non crei situazioni di allarme ambientale». E quanto alla decisione del ministro Clini di sospendere per sei mesi l’efficacia della Valutazione d’impatto ambientale, parla di «decisione giusta, in coerenza con la posizione assunta anche dalla Provincia di contrarietà a un impianto ubicato a Zaule anche perché strozza lo sviluppo dei traffici portuali sui quali da sempre Trieste punta». Sulla decisione di Clini, pareri diversi dentro Sel. La deputata Susanna Pellegrino rileva che la mozione e l’interpellanza promosse da Sel con il Pd e il M5S «hanno messo a nudo le problematiche del rigassificatore di Trieste», mentre per Giulio Lauri «quella di Clini più che uno stop sembra solo una pausa elettorale. Più che uno sospensione - commenta - ci aspettavamo una revisione netta del parere già espresso». Anche Mario Marin (Idv) rileva che «piuttosto che ricercare un nuovo sito adatto a un vecchio progetto ormai superato sarebbe meglio valutare altre soluzioni».
Silvio Maranzana

 

Il biologo: «Serviva solo agli spagnoli»
«L’“Autonomia responsabile” ampiamente proclamata in questi giorni di campagna elettorale non sembra essere stata la linea d’indirizzo della giunta regionale per il rigassificatore. È stato fatto di tutto affinché le decisioni scomode venissero prese da altri, il più lontano da qui, a Roma o Bruxelles». È questo il commento di Carlo Franzosini (foto), biologo marino a Miramare. «Ma dopo un inconsueto “supplemento di istruttoria Via” - commenta Franzosini - neanche il Ministero dell’Ambiente se l’è sentita di prendere una posizione netta. Saranno altri ad esprimersi, forse il ministro stesso oppure funzionari di altri dicasteri. Resta il fatto che una parola pesante già l’ha espressa l’Autorità portuale con la nota presa di posizione sulle interferenze tra impianto e traffici. Il porto serve a Trieste, il rigassificatore agli spagnoli».
 

 

In marcia, è la domenica di Vivicittà - SPORT PER TUTTI
Si parte alle 10.30 da piazza della Borsa. Con un occhio all’ambiente
Si parte. Questa è la domenica di Vivicittà, la manifestazione non competitiva dell’Unione italiana sport per tutti (Uisp), in programma nelle vie del centro. Una trentesima edizione all’insegna della solidarietà e dell’impegno a favore dell’ambiente. Lo slogan, infatti, è di quelli espliciti: “Riduco-riuso-riciclo”, per sensibilizzare coloro che vi parteciperanno al problema della sovrabbondante produzione di rifiuti. Ancora: ci sarà un banchetto con tutte le magliette delle scorse edizioni e con una piccola offerta si potranno avere magliette storiche. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza all’Ong della Uisp chiamata “Peace games” che in questo periodo sta proponendo in Palestina attività ricreative, educative e sportive dedicate alle donne e alle adolescenti nel campo profughi di Shu’fat. La partenza della marcia è fissata alle 10.30 da piazza della Borsa (il ritrovo però è prima, alle 10). Il circuito comprende alcune vie interne di Trieste, la nuova e discussa passerella sul canale, le Rive, passeggio Sant’Andrea, viale Romolo Gessi. L’omaggio di quest’anno per i partecipanti sarà una sacca personalizzata alla manifestazione. Il costo dell’iscrizione è di 5 euro e sarà possibile iscriversi fino alla partenza, in piazza della Borsa, dalle 8.30 alle 10.30. Come ogni anno saranno premiati i gruppi più numerosi. La manifestazione beneficia del patrocinio della Regione e della Provincia. Per tutte le informazioni si può consultare il sito della Uisp, che è www.uisp.trieste.it.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 6 aprile 2013

 

 

Clini “sospende” il rigassificatore per 6 mesi
Con un decreto il ministro blocca l’efficacia della Via rilasciata nel luglio 2009 e invita Gas Natural a trovare un nuovo sito
Se non è una battuta d’arresto decisiva, forse anche definitiva, quanto meglio ci assomiglia parecchio. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha rifissato in un sol colpo i termini di tempo e anche di contenuto per il progetto del rigassificatore proposto da Gas Natural. L’altro pomeriggio a Roma ha infatti firmato il decreto con cui è stata sospesa per sei mesi l’efficacia della Valutazione di impatto ambientale (Via) rilasciata nel luglio del 2009 alla società iberica relativamente all’impianto che la stessa vorrebbe costruire nella zona di Zaule. Una frenata netta, secca, quella sancita da Clini. Il decreto stabilisce nel contempo in 180 giorni il tempo a disposizione del proponente per l’individuazione di una nuova localizzazione compatibile con il nuovo Piano regolatore portuale. E quindi con tutto quello che lo stesso prevede in termini di sviluppo e di conseguenza con la crescita dei traffici portuali prospettata dall’Autorità portuale e recepita - con delibera - dalla Regione. Gas Natural Rigassificazione Italia deve insomma trovare un altro sito, alternativo a quello di Zaule, per portare avanti il proprio progetto. Una sorta di missione impossibile, pare di capire, se si pensa alla sottolineata incompatibilità fra l’attività futura del porto triestino e il passaggio in golfo delle navi gasiere. Il decreto prevede anche una seconda possibile soluzione, da definire nei 180 giorni: la rideterminazione da parte dell’Authority delle sue previsioni di sviluppo del porto, in modo da creare le condizioni per la presenza del rigassificatore. Significherebbe cioè, come spiega il ministro Clini, «modificare il Piano regolatore portuale (il cui iter di approvazione è peraltro ancora in corso, ndr) in modo da renderlo compatibile con il progetto del terminale». Il che vorrebbe dire innestare la retromarcia su: costruzione della piattaforma logistica, raddoppio del Molo Settimo, realizzazione del terminal ro-ro a Muggia. Difficile ipotizzare stravolgimenti del genere. «Quando si prende una strada, si va avanti», ha sintetizzato ieri Marina Monassi, presidente dell’Autorità portuale. Giusto per mettere Gas Natural sull’avviso. Il decreto ha recepito il parere espresso l’altro giorno dalla Commissione Via del Ministero dell’Ambiente a conclusione dell’istruttoria supplementare sul progetto, «effettuata sulla base del rapporto dell’Autorità portuale di Trieste del dicembre 2012 sui programmi di sviluppo dello scalo - si legge in una nota del ministero -. Durante l’istruttoria, la Commissione Via ha anche acquisito i pareri contrari al progetto presentati dal Comitato portuale e dalla Regione Friuli Venezia Giulia». Il documento è stato inviato al ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, per la controfirma come previsto dall’iter. Dal momento della sigla di Ornaghi scatteranno i 180 giorni a disposizione di Gas Natural. Si finirà, presumibilmente, a ottobre e con un altro governo in carica. La decisione definitiva spetterà quindi al prossimo esecutivo. Con buona pace del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, convinto sostenitore del rigassificatore. Del decreto firmato da Clini, Passera è stato informato con una lettera inviatagli dal ministero dell’Ambiente. Chissà come l’avrà presa. Di certo diversamente dagli enti locali, che invece hanno a più riprese e compattamente professato in via ufficiale la loro contrarietà all’insediamento. «Il nuovo decreto – riassume il ministro Clini – sospende l’efficacia della Via rilasciata nel luglio del 2009 e rinvia alla Gas Natural e all’Autorità portuale la decisione di provvedere entro sei mesi a individuare per l’impianto una localizzazione alternativa compatibile con il Piano regolatore portuale, oppure a modificare il Piano regolatore in modo da renderlo compatibile con il progetto del terminale». «Il provvedimento - aggiunge una nota del ministero - prende atto delle mutate situazioni del traffico marittimo a Trieste e delle prospettive di potenziamento delle attività previste dal Piano regolatore portuale. Il rigassificatore, se realizzato con le modalità progettate dalla Gas Natural, non appare compatibile con il traffico portuale attuale e soprattutto con gli sviluppi futuri». Cosa accadrà alla fine se, trascorsi i 180 giorni, Gas Natural non troverà un sito alternativo o se l’Autorità portuale non modificherà Piano regolatore e prospettive di sviluppo? O gli spagnoli rinunceranno al progetto o la Via del 2009 - si sussurra da Roma - verrà revocata definitivamente. Qualora invece una nuova localizzazione dovesse essere individuata, la procedura di valutazione si riaprirà dall’inizio.
Matteo Unterweger

 

«Decisivo il contributo degli enti locali»
Il provvedimento accolto favorevolmente dai sindaci di Trieste e Muggia
«La decisione di Clini è un buon segnale di attenzione al contributo dato dagli enti locali sulle criticità che presenta il progetto di Gas Natural». Il sindaco Roberto Cosolini approva l’iniziativa del ministro di sospendere l’efficacia del Via anche se «modificare il piano regolatore portuale per renderlo compatibile con il progetto del terminale sarebbe un errore»: «É meglio che il Prp concluda il suo iter per il bene della città». Ma esclusa ormai Zaule, si può trovare una localizzazione diversa per il rigassificatore? «Gas Natural presenti un altro progetto - aggiunge Cosolini - che escluda criticità su ambiente, sicurezza e movimentazione navi. E poi vediamo. Ribadisco: ci sono atti ufficiali del Comune e della Provincia che dimostrano l’incompatibilità di un rigassificatore nel porto di Trieste». Sulla stessa linea anche il sindaco di Muggia, Nerio Nesladek: «La decisione del ministro Corrado Clini, che ha fatto sicuramente un buon lavoro, è un passo in avanti, e spero decisivo, per sancire la fine del rigassificatore a Trieste. Avevamo ragione noi, e io ho ripetuto più volte che l’impianto era incompatibile con i traffici attuali e con quelli previsti in futuro. Ora ci sono davanti a noi sei mesi di tempo per chiedere fortemente che non si faccia a Zaule e neppure in un altro posto del porto. Qui non c’è alternativa al rigassificatore». Nesladek lancia un appello: «Auspico un confronto trilaterale con Italia, Slovenia e Croazia per discutere e decidere sulle politiche ambientali ed energetiche del Nord Adriatico». Sel ha presentato in Parlamento una mozione e un’interpellanza - con l’appoggio di Pd e 5 Stelle - sugli aspetti problematici nel progetto del rigassificatore di Zaule, nonché nelle procedure per la sua autorizzazione. «A fronte di un no ormai chiaro e unanime - sottolineano la deputato Serena Pellegrino e Stefano Bertuzzi candidato alle regionali - bisogna comunque vigilare se è vero che il ministro per lo Sviluppo economico Passera, sta cercando ugualmente di forzare la mano a livello europeo, provando a inserire il rigassificatore tra le infrastrutture energetiche prioritarie, permettendogli dunque di usufruire di garanzie e agevolazioni anche in caso di mancato funzionamento, con un costo notevole per i contribuenti». «Il ministro Clini rinunci una volta per tutte all’idea di realizzare un rigassificatore a Trieste». Lo afferma il capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale, Alessandro Corazza. «La città - aggiunge Corazza - non è compatibile con tale impianto per ragioni ambientali, di sicurezza e di opportunità turistica, vero settore nel quale la Regione dovrebbe impiegare le proprie risorse economiche. L’Italia dei Valori ha chiesto più volte, in varie sedi, di rielaborare e aggiornare il Piano energetico nazionale e regionale».

(fe.vi.)
 

Monassi: «Mi godo questo momento...» - Esulta l’AP
«Quando il ministro Clini fa una cosa, la fa bene, seriamente». Marina Monassi, che sulla sua non partecipazione al prossimo Consiglio comunale sul Porto vecchio preferisce non rilasciare dichiarazioni, spende più di una parola invece sul decreto ministeriale che stoppa il progetto del rigassificatore di Zaule. «Mi godo questo momento...», dice, senza nascondere un sorriso che si percepisce nitidamente anche al telefono. «Il ministro ha colto i contenuti delle nostre previsioni - prosegue la presidente dell’Autorità portuale -, lasciando all’Authority il compito di incontrare Gas Natural per vedere se sia possibile l’inserimento in altre zone di un eventuale terminale. E io mi rivedrò con tutti», annuncia Monassi. Che ricorda poi: «Lo sviluppo del porto sarebbe stato pregiudicato...», riferendosi all’ipotetica costruzione dell’impianto e richiamando una volta di più l’incompatibilità fra rigassificatore e sviluppo dei traffici portuali. Con gli spagnoli di Gas Natural, Monassi si incontrerà, certo, ma «una delocalizzazione del progetto - osserva - non mi pare facile...».

(m.u.)
 

Muggia: alle regionali centrosinistra unito «No al rigassificatore»
MUGGIA Giovedì è stato Serracchiani-day per i comitati provinciali del centrosinistra. I candidati di Muggia e San Dorligo della valle alle prossime elezioni regionali si sono riuniti nella cittadina istroveneta per presentare il proprio programma e supportare la candidatura dell’europarlamentare democratica alla presidenza del Friuli Venezia Giulia. Idee, riflessioni, proposte sono legate dal filo rosso dell’ecologia e della valorizzazione dell’ambiente per creare indotto turistico e occupazionale. Roberta Tarlao (lista Cittadini per Debora Serracchiani presidente), assessore provinciale classe 1974, parte da una “conditio” imprescindibile, cioè la battaglia al rigassificatore: «Sia quello di Gas Natural, sia la versione di Endesa presentano tecnologie superate e sono soltanto strumenti a disposizione delle società proponenti per fare cassa». La pensa allo stesso modo Laura Marcucci (Partito democratico), 31 anni: «Dobbiamo riappropriarci del territorio in chiave transfrontaliera, intensificare il trasporto urbano ed extraurbano, e soprattutto liberare risorse: ormai i Comuni della nostra provincia sono costretti ad aumentare le tasse senza poter garantire i servizi». Per Norma Vidulich (Sinistra ecologia libertà), classe 1952, lo sviluppo può nascere direttamente dai patrimoni culturali e naturalistici: «Musei, siti archeologici e parchi creano lavoro: sarebbe una crescita soprattutto a beneficio dei giovani». Rita Auriemma (Sel), 49 anni, è d’accordo: «Muggia può essere un vero e proprio ecomuseo, dove mettere a sistema i vari aspetti di una biodiversità ricchissima». La sensibilità è alta anche sul tema dell’impiego delle risorse. Tarlao abolirebbe in toto i rimborsi elettorali, Auriemma riformerebbe radicalmente un «sistema perverso». Marcucci fa appello a una maggior sobrietà anche durante la campagna elettorale e vorrebbe reintrodurre i controlli applicati dalla giunta Illy: «Con Tondo siamo passati da un sistema codificato a uno clientelare». Tarlao cita ad esempio i finanziamenti “a parrocchia”, denunciando contestualmente il taglio dei contributi al trasporto pubblico locale e la mancanza del criterio di vetustà nell’assegnazione dei fondi per la ristrutturazione delle scuole, fortemente penalizzante per tutta la provincia. Vidulich lancia l’allarme: «Bloccati dal patto di stabilità, i Comuni non riescono più a pagare nemmeno i lavori di manutenzione già assegnati». Tutte le candidate concordano sull’urgenza di una nuova contrattazione tra Stato e regioni, improntata a una maggiore equità. Marcucci attacca: «La verità è che questa amministrazione ha voluto “castigare” i comuni e la provincia dove ha trionfato il centrosinistra». Un ulteriore riferimento all’attualità consiste nella negazione dei contributi a Trieste Next. A proposito del recupero di risorse, bocciata senza appelli la Macroregione di Roberto Maroni, che secondo Tarlao «fagociterebbe e annullerebbe la nostra specialità, che già fatichiamo a far valere», così come la proposta leghista di trattenere il 75% delle tasse pagate in Lombardia sul suolo regionale: «Ci dicano piuttosto come spenderebbero quei soldi», provoca Marcucci. Nella mattinata di giovedì, inoltre, Debora Serracchiani ha visitato Muggia per una nuova passerella elettorale con una delegazione provinciale del Partito democratico, intrattenendosi con cittadini ed esercenti.

Davide Ciullo
 

 

Diminuire i servizi di trasporto è un atto irresponsabile - LA LETTERA DEL GIORNO di Sergio Tremul (Presidente del Coped Camminatrieste)
Ogni giorno assistiamo a interventi sul Piccolo in merito ai servizi sul trasporto pubblico locale a Trieste e provincia. Bisogna ricordare che il servizio non è solo la linea 6, pur con le ragionevoli osservazioni e proposte avanzate dagli utenti in relazione a modifiche di linee e percorsi. Bisogna precisare anche che le linee 29, 9 , 20, 21 sono frequentatissime dagli utenti per non dire di tutti i servizi esistenti nell'ambito della provincia che andrebbero semmai potenziati. La logica della riduzione dei servizi si concretizza con il taglio imposto dalla Regione, che, per il trasporto pubblico locale non ha fatto molto. La Provincia di Trieste e la Trieste Trasporti hanno subito passivamente tale orientamento. Si tratta ora di affrontare nel suo complesso la situazione del settore cercando un orientamento univoco e Camminatrieste ha avanzato numerose proposte come contributo, ottenendo un silenzio assordante. La vera questione ora, è come affrontare la situazione dei servizi pubblici locali, la sfida dell'innovazione. Questo quadro potrebbe essere ulteriormente completato dalla direttiva comunitaria relativa all'aggiudicazione dei contratti di concessione, proposte dal Parlamento e dal Consiglio Europeo al momento ancora in fase di discussione. Bisogna affrontare questi servizi anche nel contesto delle città e per i diritti dovuti all'utenza. Nella nostra Regione le leggi di richiamo del settore ci sono, e assieme bisogna muoversi in questo contesto per dare soluzione a delle necessità dovute. Diminuire i servizi pubblici è un atto di irresponsabilità che deve essere superato. Una protesta su una linea non fa una forza, un intervento a favore del trasporto pubblico locale e per tutti i servizi pubblici ne fa una ragione. Per queste cose è necessaria la mobilitazione dei cittadini e delle Istituzioni a difesa di questi diritti che riguardano tutte le città dell'Europa. Bisogna partire con il piede giusto se vogliamo avere dei risultati positivi. Ma che cosa è una città? Per quanto interessa qui, è un centro dove le relazioni umane si possono intensificare, dove i rapporti sociali e culturali sono potenzialmente più facili, dove gli scambi economici finiscono con l’essere, almeno in parte, anche culturali e umani. Nella città sono disponibili i servizi collettivi come in nessun altro luogo. Chi la abita e la frequenta deve essere in grado di usare tutti questi servizi, raggiungibili velocemente qualunque sia la loro eventuale lontananza. È cioè necessario che il cittadino goda di una “mobilità” non svilita dalla insufficienza dei mezzi pubblici, da percorsi tormentati e da un traffico che lo ferma e frusta i suoi tentativi di essere parte viva della città. Su queste direttrici intende camminare Coped – Camminatrieste nei prossimi mesi e avanza proposta di un tavolo comune ai vari livelli interessati per dare maggiore respiro alle nostre città e garantire all'utenza servizi sempre migliori.
 

 

Il Wwf boccia il nuovo Piano faunistico
Gravemente incompleto e non in linea con le indicazioni contenute nella legge regionale e nazionale. Così il Wwf considera il progetto preliminare del Piano faunistico regionale approvato dalla giunta. «Il progetto - afferma l’associazione ambientalista - si occupa solo di specie cacciabili e non di tutte le specie faunistiche, tanto meno di quelle di interesse comunitario, contravvenendo così alle specifiche disposizioni della legge regionale 6/2008. In particolare, mentre dedica significativamente 130 pagine alla valutazione dei trofei degli ungulati, non una pagina è dedicata ai programmi specifici di conservazione relativi a specie di fauna selvatica in difficoltà. Questa lacuna rende di fatto il Piano un mero piano venatorio, contravvenendo lo spirito della stessa legge». In secondo luogo, per il Ewf il Piano appare incompleto perchè «i criteri per l’individuazione dei territori assoggettati a gestione faunistica e per la determinazione dello sforzo di caccia sono datati o non rispondenti ai requisiti previsti dalle leggi e dai documenti tecnici di gestione faunistica».
 

 

Istat: Trieste “capoluogo” del verde
Secondo un report la combinazione di parchi e aree tutelate è la più alta del Nordest
Una città ricca di verde di qualità. Trieste è l’unico capoluogo provinciale del Nordest in cui le percentuali di verde urbano e di aree naturali protette sono al contempo superiori alla media nazionale: così dice il nuovo rapporto Istat sul verde urbano, basato sui dati del 2011. Secondo lo studio del centro statistico il verde urbano corrisponde al 4,7% del territorio comunale triestino: la media nazionale è ferma al 2,7%. Il dato equivale a poco meno di 20 metri quadrati per abitante. Il verde cittadino è composto per oltre il 77% dal cosiddetto “verde storico”, ovvero la aree tutelate dalla legislazione sui Beni culturali. Insomma, un verde “di qualità”, presente a Trieste in una delle percentuali più alte d’Italia. Per il resto si tratta al 5,2% di “verde attrezzato” (aree adibite a piccoli parchi e giardini di quartiere con giochi per bambini), al 2,9% di arredo urbano, allo 0,9% di aree sportive all’aperto e al 6,3% di giardini scolastici. Il restante 7% corrisponde ad altri tipi di verde. Nel resto della regione soltanto Pordenone dispone di una maggiore percentuale di verde urbano (8,9%), ma di una fetta minore di verde storico. Queste le valutazioni degli analisti di Istat sulla peculiarità di Trieste e delle altre 11 città con caratteristiche simili: «Le 11 città che mostrano al contempo incidenza delle superfici di verde urbano e delle aree naturali protette superiori alla media nazionale (il 9,5 % dei capoluoghi) sono in maggioranza centri urbani di medio-grandi dimensioni, e in sei casi si tratta di grandi comuni: Genova, Trieste, Roma, Napoli, Palermo e Cagliari. In molti importanti centri metropolitani, infatti, le aree urbane includono ampie superfici a verde urbano e aree naturali protette, disegnando contesti in cui pur in corrispondenza di un rilevante peso dell’antropizzazione (tranne Mantova, sono tutte realtà dove si rilevano tra le più elevate densità di popolazione a livello nazionale) si è operato per preservare le dotazioni di verde grazie a interventi di tutela e protezione». A livello nazionale Lodi e Matera sono le città in cui tutte le componenti considerate presentano densità superiori alla media dei comuni capoluogo. «Si tratta di realtà territoriali molto diverse - spiega Istat -: alla componente rurale si somma nel caso del capoluogo lucano l’assetto territoriale del verde urbano (15,8%); nel caso del poco esteso comune di Lodi, aree protette che coprono oltre il 35% della superficie complessiva, si completano con un 5% di superficie destinata a verde urbano».

(g.tom.)
 

 

In corsa con Vivicittà: solidarietà e ambiente - Il via domenica mattina alle 10.30 da piazza della Borsa

Sarà un’edizione all’insegna della solidarietà e dell’impegno a favore dell’ambiente quella di domenica prossima per “Vivicittà”, la manifestazione non competitiva dell'Unione italiana sport per tutti (Uisp), in programma nella mattinata nelle vie del centro. Per celebrare la 30.a edizione (“Vivicittà” nacque nel 1983), gli organizzatori di Trieste hanno voluto caratterizzare l’appuntamento con due iniziative del tutto particolari. Innanzitutto il richiamo alle tematiche dell’ambiente, con uno slogan molto esplicito: “Riduco-riuso-riciclo”, “per sensibilizzare i partecipanti – spiegano i responsabili dell’Uisp di Trieste - al problema della sovrabbondante produzione di rifiuti”. In parallelo, in via sperimentale, sarà avviata la Certificazione dell’Impegno ambientale. Un tema molto interessante per una città che da poco più di un anno ha iniziato a promuovere la raccolta differenziata. Sempre per festeggiare la 30.a edizione anche la seconda delle iniziative speciali di quest’anno. Per ricordare quelle passate ci sarà un banchetto con tutte le magliette delle scorse edizioni e con una piccola offerta si potranno avere magliette storiche. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza all'Ong dell'Uisp chiamata “Peace games” che proprio in questo periodo sta proponendo in Palestina attività ricreative, educative e sportive dedicate alle donne e alle adolescenti nel Campo Profughi di Shu'fat. La partenza della marcia è fissata per le 10.30 di domenica da piazza della Borsa (ritrovo alle 10). «Vivicittà è partita nel 1983 – ribadiscono gli organizzatori - e da allora non si è più fermata. La corsa più grande del mondo continua a essere la protagonista dello sport per tutti – sottolineano - coinvolgendo atleti, sportivi della domenica, famiglie e bambini desiderosi solo di trascorrere un po' di tempo all'aria aperta lungo le vie cittadine e senza fretta». “Vivicittà” presta inoltre attenzione a diversi temi sociali: i diritti umani, il rispetto ambientale, l’uguaglianza sociale, la solidarietà internazionale tra i popoli, la mobilità pedonale, perché la libertà di muoversi non sia un privilegio di pochi ma dell'intera cittadinanza. Il circuito di domenica prossima comprende alcune vie interne di Trieste, la nuova e discussa passerella sul canale, le Rive, il Passeggio sant'Andrea, viale Romolo Gessi. L’omaggio di quest’anno per i partecipanti sarà anch’esso nuovo: una sacca personalizzata alla manifestazione. Il costo dell’iscrizione è di 5 euro a persona e sarà possibile iscriversi fino a sabato compreso presso gli uffici dell'Uisp, in via Beccaria 6, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17, domenica alla partenza in piazza della Borsa, dalle 8.30 alle 10.30. Come ogni anno saranno premiati i gruppi più numerosi. La manifestazione beneficia del patrocinio della Regione e della Provincia. Per tutte le informazioni si può consultare il sito www.uisp.trieste.it.

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 5 aprile 2013

 

 

Rigassificatore, supplemento Via pilatesco - La Commissione non dà un parere netto, la Regione vota contro, alla fine deciderà Passera
E alla fine sul rigassificatore si è sostanzialmente lavata le mani anche la Commissione incaricata del supplemento di Via dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini. La risoluzione finale, approvata a grande maggioranza, da un lato evidenzia l’impossibilità di prendere in esame ubicazioni alternative perché si tratterebbe di rifare il Piano regolatore del porto (ma comunque la Via del 2009 aveva identificato Zaule come sito migliore), dall’altra concorda sul fatto che, se confermate le ipotesi di crescita del traffico navale prospettate dall’Autorità portuale, in concomitanza con l’afflusso delle navi gasiere effettivamente si supererebbe l’indice d’impegno del canale Sud dello scalo triestino. Quasi un colpo al cerchio e uno alla botte e comunque una posizione non nettamente avversa all’impianto di Gas Natural tanto che l’ingegner Daniele Tirelli che nell’ambito della cinquantina di esperti della Commissione rappresentava la Regione Friuli Venezia Giulia, ha espresso un voto contrario alla risoluzione stessa. «Se anche la si intende come una posizione contraria, ma non è chiaro che sia così tantoché la definizione “lavarsi le mani” mi sembra appropriata - ha commentato Tirelli - a parere mio e della Regione non è stata sufficientemente contraria. Per rispettare dunque il parere della giunta regionale che a propria volta aveva raccolto le nette opposizioni della Provincia, dei Comuni e dell’Autorità portuale, mi sono sentito in dovere di votare contro». La sintesi spetterà dunque allo stesso ministro Clini che dovrà poi trasmettere il parere al Ministero dello sviluppo economico il quale riconvocherà la Conferenza dei servizi chiamata a rilasciare l’Autorizzazione unica. Tutto ciò ben sapendo come il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera più di una volta si sia dichiarato estremamente favorevole all’impianto di Zaule. A margine va anche rilevato, e lo ha fatto lo stesso Tirelli, come il secondo dei quesiti posti dal ministro e cioè la compatibilità o meno con la crescita del traffico portuale non sia in prima istanza materia del Ministero dell’Ambiente e quindi sia solo marginalmente competenza di una Commissione che valuta l’impatto ambientale. E frattanto i deputati Serena Pellegrino, Luigi Lacquaniti, Claudio Fava e Michele Piras di Sel, Walter Rizzetto e Aris Prodani di M5S e Tamara Blazina del Pd hanno presentato un’interpellanza al governo sul mancato uso delle lingue italiana e slovena nel progetto di Gas Natural che è stato redatto in alcune parti soltanto nelle lingue inglese e spagnola e nonostante ciò è stato ammesso alla procedura di Via e quindi a quella autorizzativa. Il Consiglio comunale di Trieste ha invece approvato all’unanimità una mozione che impegna il sindaco a chiedere al presidente del Consiglio la convocazione della Conferenza nazionale sull’energia offrendo la città di Trieste come sede. Il presidente del Comitato “Nucleare e ragione” Pierluigi Todaro in una nota sottolinea come la predisposizione di un Piano energetico nazionale abbia importanti risvolti sulla città di Trieste recentemente fatta oggetto di progetti strategici in campo energetico non condivisi dalla popolazione».
Silvio Maranzana

 

Carnevale, Palio dei rioni fuori stagione - Domenica il centro sarà invaso dalle maschere. Sfilata al via alle 15, scattano una serie di divieti
Il centro di Trieste domenica sarà invaso da maschere e coriandoli anche se siamo ad aprile. E’ in programma la sfilata dei gruppi rionali, valida per la conquista del Palio Carnevale, rinviata a febbraio a causa del maltempo. Sarà la 22.a edizione del Corso mascherato, che prenderà il via alle 15 da piazza Oberdan (ritrovo dei partecipanti un’ora prima) e si snoderà sul tradizionale percorso lungo piazza Oberdan, vie Carducci e Gallina, piazza Goldoni, corso Italia, piazza della Borsa, via Punta del Forno, Capo di piazza e piazza dell’Unità d’Italia, dove seguiranno le premiazioni con intrattenimento musicale. Sul percorso scatteranno i divieti di sosta e fermata fin dalle 8 del mattino e di transito dalle 14.30, con la presenza sul posto dei vigili urbani per gestire la situazione del traffico. Alcune linee del trasporto pubblico subiranno variazioni del normale percorso. Otto i rioni che si contenderanno il “Palio” 2013: oltre a Chiarbola, detentore, sfileranno l’esordiente Barcola, Borgo San Sergio, Cologna, Roiano, San Giovanni, Servola, Valmaura. E' prevista la partecipazione di rappresentanze e carri del Carnevale di Muggia e del Carnevale del Carso. «Puntiamo a fare rete – spiega il presidente del Comitato organizzatore del Carnevale di Trieste, Roberto De Gioia – in vista dell’appuntamento con il Carnevale europeo che sarà a Trieste il prossimo anno». Tornando all’appuntamento di domenica, De Gioia ha sottolineato che «sarebbe stato un peccato, per quanti hanno lavorato, per le mamme che hanno cucito, per i bambini, per chi ha profuso energie allestire un carro, per le stessa bande, sciupare l'occasione di vivere una giornata di festa e allegria». Per i gruppi autonomi non appartenenti ai rioni, le coppie e la maschere singole le iscrizioni, gratuite, vanno fatte o rinnovate da chi si era iscritto a febbraio nella saletta matrimoni del Comune di piazza dell’Unità oggi e domani (orario 10-12 e 15-18). E’ aperto intanto, allo Sportello ambiente di via XXX ottobre 8, dalle 10 alle 21, il laboratorio per la creazione di un carro allegorico intitolato «no al rigassificatore». Gli organizzatori forniranno materiale utile per il travestimento a chi ne sia sprovvisto.

Ugo Salvini
 

 

Perché Porto Vecchio non può più funzionare come scalo - La lettera del giorno di Roberto Barocchi (presidente dell’associazione Triestebella)
Nel 1995 partecipai alla prima riunione della Commissione per la revisione del piano regolatore del Porto, in qualità di direttore del Servizio dell pianificazione territoriale regionale. In quella riunione dissi che il Porto Vecchio, non più adatto a sostenere le moderne attività commerciali, doveva divenire una parte della città con nuove funzioni. Calò un gelo. Non fui più chiamato. Ma le cose cambiarono e nel 2002, divenuto presidente di Legambiente Trieste, organizzammo assieme a Italia Nostra e WWF un affollato convegno sul futuro del Porto Vecchio. Il nuovo presidente del Porto, avv. Maresca, ci aiutò fornendoci gratuitamente una sala della Stazione Marittima. In quell’occasione presentammo delle proposte che volli chiamare “Le 14 tesi sul Porto Vecchio e il futuro di Trieste”, per significare che le propugnavamo con forza, memore delle 95 tesi che Martin Lutero aveva nel ‘500 affisso coraggiosamente sulla porta di una chiesa. Con queste tesi noi proponevamo che il Porto Vecchio venisse recuperato per divenire un nuovo centro direzionale, chiamato Porto della cultura e della scienza. Ascoltata la lettura delle tesi, il sindaco Dipiazza disse “Le firmo!”, venne al tavolo e le firmò. Da allora, però, nonostante tanti piani e progetti, siamo al punto di partenza. Ma perchè il Porto Vecchio deve essere riconvertito? Oggi non siamo più ai tempi in cui i camalli portavano i sacchi e le balle con le carriole e le stivavano nei piani dei magazzini e le sessolotte rinsaccavano le granaglie. Un porto moderno é fatto di grandi piazzali dove si accatastano i container. Il Porto Vecchio poi é collegato con la ferrovia, ma non con l’autostrada e oggi, volenti o nolenti, gran parte delle merci viaggia su gomma. È poi assurdo che la città abbia due porti che la stringono come una morsa lasciandole verso il mare la stretta finestra delle Rive. Una volta i due porti erano collegati dal treno delle Rive che procedeva a passo d’uomo, oggi non può più essere così: occorre un unico plesso portuale ben integrato e ben collegato con la viabilità. Mantenere l’uso commerciale del Porto Vecchio sarebbe come pretendere che le merci viaggino ancora sui carri a cavalli. Invece questo luogo di grande valore storico può assumere funzioni culturali, didattiche, scientifiche, museali, ricreative, di nautica da diporto, come é avvenuto in altre città, quali Londra e Amburgo. Quanti anni o generazioni dovranno ancora passare prima che ciò accada anche a Trieste?
 

SEGNALAZIONI - Porto Vecchio / 2 Il Porto Franco vero freno

”In conclusione, o si libera il Porto Vecchio dal Punto Franco oppure tale area è destinata a rimanere un corpo morto attaccato alla città come lo è stato da tanti decenni a questa parte.” È difficile non essere d’accordo con Giorgio Marangoni, quando afferma che il Porto Franco è il vero freno al futuro del Porto Vecchio (Il Piccolo del 23 marzo). La situazione era già chiara nel 1978, quando la percentuale di traffico ferroviario appannaggio del Pfv era largamente inferiore alle due cifre. Così come era evidente nel 1988, anno di pubblicazione dello studio Conetti–Longobardi, in cui si dava risposta a tutti gli interrogativi che l’Autorità Portuale pone oggi nuovamente ad un’ulteriore commissione di studio. L’origine della liquidazione del Pfv è legata all’incendio del Silos di Trieste Centrale (1994), occasione colta dalle FS per liberarsi dello storico impianto (poi ceduto alla Coop) anziché provvedere all’adeguamento funzionale alle nuove esigenze del traffico. Ma il colpo di grazia è del 2005, quando le FS colgono l’occasione del pensionamento dell’ultimo caposcalo di Trieste Centrale per disabilitare definitivamente dal servizio merci il Pfv: senza ferrovia un punto franco può ancora qualificarsi porto? Le cause occasionali vanno ricondotte tuttavia al lavoro preparatorio delle FS, che passa attraverso: la chiusura del Compartimento di Trieste (da sempre strumento essenziale per i traffici merci internazionali, anche quando era limitato al solo TLT); la localizzazione della centrale cargo del Nordest a Venezia (dove il traffico viaggiatori ha sempre assunto maggiore importanza) anziché a Trieste (dove il primato era appannaggio del settore merci); la chiusura delle agenzie commerciali merci di Trieste, Udine, Monaco di Baviera e Vienna (senza le quali la promozione del traffico e la vendita del prodotto treno diventano velleitarie). Tutti atti che hanno preparato il ritiro dal mercato merci del Gruppo FS nei traffici orientali, rinunciando al recupero di quelli perduti in conseguenza del conflitto nella ex-Jugoslavia e trascurando lo sviluppo reso possibile dal superamento dei confini e dallo sfruttamento delle nuove infrastrutture (Scalo di smistamento di Cervignano e raddoppio della Pontebbana, la più moderna linea di valico del Paese), giungendo a considerare non strategiche le linee orientali di collegamento con l’Europa (via Tarvisio, Gorizia e Trieste Opicina). Dopo 25 anni dallo studio Conetti–Longobardi non sono necessari ulteriori studi. È giunto il momento dei fatti. È necessario cogliere pertanto l’opportunità di spostare il punto franco da una realtà da tempo non operativa sull’intera area della linea Transalpina che parte da Trieste Campo Marzio, il che consentirebbe di far confinare il Porto di Trieste con la Slovenia, ottenendo concreti vantaggi sotto l’aspetto della gestione operativa e della valenza tariffaria e commerciale. Regione, Provincia e Comune dovrebbero avere un’unica parola, nel Capoluogo e nella Capitale, per ottenere quello spostamento che solo può consentire lo sviluppo dei traffici offerto dal regime di punto franco. Non mancano gli studi. Manca una visione unitaria. Trieste ed il Friuli Venezia Giulia hanno bisogno di fatti: il vero freno del Porto di Trieste è il mancato spostamento del Porto Franco.

Luigi Bianchi

 

SEGNALAZIONI - Porto Vecchio / 3 I fantasmi del passato

Mentre imperversa la discussione su come riutilizzare il Porto Vecchio non sarebbe male fare due passi lungo la strada che porta al Magazzino 26. Osservare il pesante degrado, i magazzini devastati, l’abbandono, le rive vuote. Forse basterebbe questo per rispondersi al perché il sindaco non ha spostato la Biblioteca Civica. Qualcuno potrebbe dirci quanti mercantili hanno attraccato negli ultimi dieci anni e magari come sono state portate via le merci, ricordandosi che 10.000 tonn. devono transitare per le rive su oltre 400 camion passando 800 volte davanti a Piazza Unità prima di imboccare la grande viabilità, oppure caricate su 12 treni: saremmo disposti ad accettare simile viavai quando già oggi turbano i 20 camion giornalieri che movimentano il terreno asportato da S. Giusto? È pur vero che i binari esistono, ma qualcuno si è premurato di controllare lo stato dell’armamento dopo decenni d’incuria e senza manutenzione? Basta passare per Viale Miramare e notare la vegetazione che è cresciuta tra le traversine in legno. Potremmo organizzare dei treni navetta con camion tipo RoLa? Servirebbero i carri più costosi, delicati, lenti e difficili da reperire sul mercato, due locomotive elettriche per trainarne 25, lunghe manovre di introduzione ed estrazione in Porto Vecchio e Porto Nuovo, due viaggi di mini bus per gli autisti, tre cambi di trazione, il tutto per portare poco più di 1/3 di merce rispetto alla massa trainata. Ovvero l’antitesi della moderna logistica ed a costi esorbitanti. In quale altra città europea si acconsente che un simile scempio perduri con il mancato utilizzo di una zona tanto appetibile? Da un decennio c’è un piano di sviluppo: che cosa aspettiamo ad attuarlo? Crediamo che a breve l’Adria Terminal sarà pieno di merci da spedire in tutta Europa? Che avremo file di industriali in attesa di iniziare chissà quale nuova impresa con il pantano nel quale stiamo affondando? Dal 1948 il mondo è cambiato, la logistica si è trasformata a velocità supersonica e noi continuiamo a crogiolarci con i fantasmi dell’Impero Austro Ungarico o con le prerogative che ci serberebbe l’Allegato VIII. Per intanto un senatore del M5S afferma che non vuole la speculazione. Pensa di aprire la sede di una ONG, oppure che l’Ater costruirà palazzi popolari? Orientativamente con che risorse? Ha sentito il sindaco che parla della scarsità di finanziamenti? Ha visto le buche nelle strade perché da troppo si è temporeggiato sull’asfaltatura? E l’altro parlamentare che negli Anni 90 non fu convinto dal Progetto Polis di Fiat e Generali. Avete letto bene, Generali & Fiat non due anonimi con una start up "grampa e scampa". Si demonizza tutto confondendo la ricerca del giusto ritorno economico con la più bieca speculazione. Origini politiche diverse, portano a simili discorsi demagogici e privi di pragmatismo. Per lo sviluppo portuale l’ex assessore regionale alle finanze guarda agli spazi delle Ferriera. Sarebbe interessante esponesse il costo per risanare l’area, la fonte dei finanziamenti, in quanto tempo realizzerebbe l’opera. Senza "project financing", o "business plan" solo poche parole semplici e chiare. Tutte risposte immagino facili, visto il suo cursus honorum. Con l’occasione sarebbe bene capire la ratio che ha convinto l’Autorità Portuale ad acquistare le aree di Prosecco? Forse un giorno potremmo ammirare i container stivati in quinta fila esposti d’inverno alla bora a 130 km/h ed i manovratori d’inverno in lotta con gli scambi ghiacciati? Ma qualcuno ha misurato i binari e visto se possono tenere treni da 750 metri, ovvero lunghi come i nuovi moduli europei auspicano? Oppure fatto il conto di quante locomotive servirebbero per portare un treno da 1600 tonnellate a Prosecco? Mentre il piano regolatore portuale dorme sereno a Roma e “Costruisci la tua piattaforma logistica” diventerà il prossimo war game della nuova Play Station4, c’è chi finanzia (oltre 100.000 euro) una ricerca sul flusso fluviale e chi propone un gruppo di lavoro per valorizzare il Porto Vecchio.

Fulvio Zonta

 

SEGNALAZIONI - Porto Vecchio / 4 Rispettare i trattati

Interessante la lettera di Fabio Dominicini su Il Piccolo del 21 marzo. In essa colui che scrive punta l’indice accusatore su un passato di “volontà di smantellamento sistematico e scientifico” del porto non a caso chiamato negli ultimi anni “vecchio”! Tra le righe si può comprendere quali siano gli esecutori di quel malsano lasciar andare ma non si leggono i nomi dei mandanti! Si vede che non desideravano entrare nei libri della storia... oppure, chissà, son tuttora viventi? Altra lettera interessante è quella di Massimo Giardina pubblicata il giorno prima. Interessante perché disquisisce, per quanto riguarda il porto di Trieste, sulle teorie di porto emporio e porto di transito, tacciando il primo di “amodernità”. Io penso che l’errore stia proprio nelle teorie di insegnamento che vanno a generalizzare anche ciò che invece è specialità. Lo ha scoperto, anche se in ritardo, la Maltauro che ha ben capito che la teoria cattedratica che pur l’aveva fatta siglare quel contratto, aveva invece un carattere del tutto particolare e di diritto internazionale. Privatizzare non vuol dire cercare di risolvere l’annoso dubbio se la nave va dove c’è la merce o la merce va dove c’è la nave, ma vuol dire farsi forza degli strumenti e non solo fisici di cui si dispone e metterli al servizio di una città agendo sul port marketing e sul marketing del territorio in modo da non lasciare che un porto tanto importante quale quello di Trieste rifiorisca di sole erbe. Sono convinto che dalle righe che seguono si potrà derivare che il porto di Amburgo citato nella lettera del signor Giardina non ha proprio lo stesso carisma del nostro. Cari signori, io credo che perdiate continuamente di vista che un trattato di diritto internazionale qual è un trattato di pace è ben superiore e vincolante rispetto a trattati bilaterali. E per Triste ne abbiamo avuti due di Trattati di pace e di diversa astrazione. Qualcuno sta dicendo, siamo alle solite... ebbene no! E vi spiego anche ciò che pochi sanno... e chi sa e sapeva preferisce “non sapere”. Il trattato di pace di Parigi del 1919 assicurava la continuazione e la sopravvivenza delle zone franche esistenti tra le quali vi era anche Trieste. Il Trattato di pace del 1947 confermava appieno la specialità del Porto Franco di Trieste; per non parlare poi, addirittura, del Trattato di Roma della Comunità Europea che nel 1957 la ribadiva. Non ultimo il Testo unico della legge doganale italiana del 1973, stabiliva che per i Punti franchi del porto di Trieste si applicassero le norme più favorevoli, richiamandosi proprio all’allegato VIII del trattato di pace. La stessa Italia è andata quindi a riconoscerne le specificità. Non solo ma vi è anche la riconferma nella legge di riordino della portualità nr. 84 del 1994 dove si richiama proprio alla specificità del porto di Trieste. Trieste ha perso negli ultimi 40 anni tutti “i treni” preferendo la vita di pensionati perché più governabile.

Diego Sivini

 

SEGNALAZIONI - Porto Vecchio / 5 Progetto sciagurato

Sono piuttosto sgomento nel leggere sul Piccolo le infelici affermazioni di molti nostri politici che, a braccetto da destra a sinistra, hanno appoggiato lo sciagurato progetto di Porto Città. Non capisco, o forse è meglio che non capisca, la tigna con la quale queste persone (che per decenni hanno “sgovernato” Trieste, contribuendo a ridurre nell’attuale stato pietoso la sua economia) si affannano ancora a difendere una delle più spregiudicate speculazioni edilizie mai tentate da queste parti e pure a danno di una zona portuale pregiatissima che qualunque altra città di mare ci invidierebbe! Ma la cosa che mi lascia maggiormente perplesso sono i numerosi editoriali e interventi di presunti “esperti”, molti dei quali a favore della morte definitiva delle attività portuali e industriali nel sito del Punto Franco Nord. Questi accampano argomentazioni e spiegazioni a dir poco bizzarre: c’è poco spazio, non c’è più la ferrovia, non ci sono i moli adatti… a volte mi domando se non parlino del porticciolo del Cedas! Premesso che siamo tutti d’accordo che i porti non sono più quelli di una volta e le tecnologie e modalità di imbarco e sbarco delle merci sono cambiate, affermare che il Porto Vecchio non abbia spazi mi sembra un’affermazione quanto meno avventata. Nessuno vuole trasformare il Porto Vecchio in un nuovo Molo VII ma è anche vero che si potrebbero acquisire nuove tipologie di merci da sbarcare e imbarcare oggi quasi o del tutto assenti sui moli di Trieste. Un semplice esempio può essere dato dal lucroso traffico di automobili e altri automezzi di nuova costruzione (molto diffuso nel porto di Capodistria) con il vantaggio che a differenza di quest’ultimo si potrebbero trasformare alcuni dei magazzini in enormi rimesse, stoccando al chiuso migliaia di autoveicoli invece di lasciarli all’aperto alle intemperie sotto provvisorie reti anti-grandine, un lusso che ben pochi porti si possono permettere! Sull’argomento ferrovie sarebbe poi da stendere un velo pietosissimo su quanto scritto e sentito in questi ultimi tempi dai volponi della nostra politica locale. La ferrovia a servizio del Porto Vecchio esiste ancora, c'è infatti uno scalo merci di notevoli dimensioni nei pressi di Trieste Centrale che potrebbe venir riattivato in tempi relativamente brevi.

Davide Raseni

 

 

Val Rosandra: Xydias al fianco di Bandelli
«Secondo noi non c’è una giustificazione umana possibile». Non hanno avuto peli sulla lingua Spiro Xidyas e Franco Bandelli nel definire l’altra mattina lo scempio della Val Rosandra. «A un anno da quell’intervento Un’altra Regione vuole lanciare un messaggio forte alla cittadinanza, affinché nessuno dimentichi», così Bandelli in una conferenza stampa con Paolo Silvari, consigliere circoscrizionale, e con l’ospite d’eccezione: Spiro Dalla Porta-Xydias, per l’appunto, scrittore, alpinista e cantore della Valle. A introdurre la conferenza stampa è stato lo stesso Bandelli: «Siamo di fronte all’arroganza del potere di un assessore che non vuole ammettere di aver sbagliato e che, nonostante tutto, continua ad essere il vicepresidente della giunta regionale. Perché un cittadino qualunque quando sbaglia paga, e lui no?». A prendere la parola, come si diceva, anche Spiro Xidyas, il quale ha sottolineato l’importanza turistica e naturalistica della zona, lasciandosi andare ad un breve racconto del suo rapporto con la Valle, a partire dagli inizi del secolo scorso fino ad oggi. La Val Rosandra, è stato ricordato, è un territorio fatto per essere vissuto anche da chi ama lo sport, per chi lo pratica come professionista o da semplice amante da vita sana e a contatto con la natura, «una palestra a cielo aperto».
 

 

Escursione podistica per la tutela degli stagni carsici - DOMENICA 7 APRILE
Per iniziativa dell’Associazione tutori stagni viene organizzata per la giornata di domenica 7 aprile un’escursione podistica lungo la pista ciclabile “Giordano Cottur”. Partenza dall’info point “Rodolfo Crasso” di via Orlandini sino al rione di Altura, con ritrovo e partenza alle 10. La partecipazione è gratuita e aperta a tutta la cittadinanza. Gli organizzatori sottolineano il fatto che si tratta di una proposta che l’associazione ha ideato per permettere anche a chi non utilizza la bicicletta di conoscere e apprezzare la nuova pista ciclo-pedonale. La passeggiata offrirà l’occasione per fare delle soste in prossimità di alcuni stagni prossimi alla pista, specchi d’acqua purtroppo soggetti a inquinamento. I volontari l’associazione hanno già effettuato un significativo intervento di pulizia straordinaria per lo stagno situato nei pressi del ponte di via Alpi Giulie, curando l’asporto di rifiuti diversi, tra i quali alcuni di grosse dimensioni, frutto dell’inciviltà di alcuni cittadini. L’escursione sarà infatti anche una buona occasione per completare la pulizia dei siti e il ripristino dei piccoli ma importanti corsi d’acqua. I Tutori stagni, che come associazione sono stati fondati nell’aprile del 2011, si dedicano alla tutela delle specie vegetali e animali selvatiche autoctone che vivono e si riproducono nelle zone umide d’acqua dolce e salmastra, e di quegli ambienti e della cultura e delle tradizioni a esse collegate. L’associazione è impegnata in numerose azioni relative a biologia, ecologia, zoologia, botanica, microbiologia, monitoraggio dei siti, metodi e tecniche di ripristino delle zone umide minori. I Tutori Stagni saranno presenti anche alla manifestazione “Horti Tergestini” in programma i prossimi 13 e 14 aprile, con un banchetto informativo su stagni e anfibi. In questa occasione verranno pubblicizzate le prossime uscite guidate organizzate dal gruppo. La prima è programmata nella serata (ore 18.30) del 14 aprile, a conclusione degli Horti Tergestini. Per contatti e informazioni, la mail è info@tutoristagni.it , il sito www.tutoristagni.it , la pagina Facebook: Tutori Stagni Fvg.

Maurizio Lozei

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 4 aprile 2013

 

 

RIGASSIFICATORE DI ZAULE - Wwf e Legambiente contro Passera
«Vuole inserire il progetto tra quelli d’interesse comunitario»
Ennesina presa di posizione contro il progetto del rigassificatore nel Golfo di Trieste, dopo gli avvertimenti lanciati dall’europarlamentare Andrea Zanoni e dai deputati di Sel e Pd. «Il rigassificatore di Trieste-Zaule, proposto da GasNatural, va cancellato dall’elenco dei Progetti di interesse comunitario» riprendono il presidente regionale del Wwf Friuli Venezia Giulia, Roberto Pizzutti e la presidente del circolo Legambiente di Trieste, Lucia Sirocco. I due hanno inviato in merito una petizione alla Commissione europea – Direzione generale energia. Il documento si riferisce all’operazione attuata dal Ministero dello sviluppo economico, «che sta cercando di fare inserire il progetto della multinazionale spagnola nell’elenco dei Progetti di interesse comunitario, che dovrebbero far parte di un futuro regolamento sulle reti infrastrutturali transeuropee (intese come elettrodotti, oleodotti, gasdotti e terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto. «Risulta che il tentativo - si legge in una nota dei due esponenti ambientalisti -, promosso per impulso del ministro dello Sviluppo e infrastrutture Corrado Passera, sia sostenuto da forti pressioni sugli organismi europei, pressioni che allo scopo di controbattere in particolare le obiezioni avanzate dal governo sloveno sul progetto del rigassificatore di Zaule, occultano le numerose criticità ed opposizioni esistenti, sia da parte di enti locali, sia da parte di Ong e tecnici indipendenti, rilevate in parte anche dallo stesso Ministero dell’ambiente». La nota di Wwf e Legambiente ricorda perciò che il progetto di GasNatural fa parte di un gruppo di progetti di infrastrutture energetiche per l’area triestina, «la cui valutazione ambientale procede però in modo separato e scoordinato l’una dall’altra, per di più in assenza di un Piano energetico nazionale (il che ha permesso di evitare l’effettuazione di una Valutazione ambientale strategica complessiva).

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE - Una mozione al governo

È stata presentata nei giorni scorsi, alla Camera dei Deputati, una mozione fortemente voluta dai Deputati Serena Pelegrino e Ferdinando Aiello (Sel), eletti rispettivamente per il Friuli Venezia Giulia e la Calabria, e firmata dal Capogruppo Sel Gennaro Migliore e dai deputati Sel Celeste Costantino e dal deputato Pd Ernesto Magorno. Hanno collaborato alla stesura del documento, ognuno per le proprie competenze scientifiche, i professori di chiara fama Giorgio Trincas, Radoslav Nabergoj e Marino Valle, fornendo la propria esperienza scientifica maturata dopo oltre tre anni di analisi e studi nel Tavolo tecnico rigassificatori Trieste. Nella mozione si chiedono “Misure idonee ed urgenti al fine di congelare le procedure autorizzative per i rigassificatori on-shore insistenti sul suolo nazionale”. Prendendo ad esempio i progetti dei rigassificatori di Gioia Tauro e Trieste e le gravi anomalie procedurali in questi iscritte, (anomalie che avrebbero dovuto richiedere l’immediato annullamento delle procedure Via), i professori evidenziano che allo stato attuale, in assenza di un piano energetico nazionale e vista la diminuita richiesta di prodotto sul mercato, non si giustifica economicamente la costruzione di nuovi impianti. «Da anni sono disponibili soluzioni tecniche alternative al problema della rigassificazione di gas naturale liquefatto, per quanto attiene la fornitura diversificata di metano dallo “spot market” il gas va rigassificato in mezzo al mare, in acque internazionali, utilizzando soluzioni di pressoché nullo impatto ambientale e che abbiano come utenza i servizi energetici e le popolazioni croate, italiane e slovene dell’Alto Adriatico. per risolvere il problema di un rifornimento flessibile e diversificato devono essere applicate soluzioni impiantistiche da allocare in mare aperto che abbiano come requisiti primari di essere invisibili da terra, di essere lontane da città, aree industriali e centri turistici; di essere sicure, pulite, efficienti, economiche». Si chiede al governo di invitare con urgenza il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare a fronte delle gravi carenze evidenziate e delle sostanziali modifiche riscontrate - a revocare immediatamente, agendo in base al principio dell’autotutela amministrativa, le autorizzazioni concesse, riesaminando tutti i pareri acquisiti durante tali procedure, che recano un tal numero di prescrizioni e condizioni da configurarsi quali valutazioni negative sul progetto e quindi tali da porsi come pronunciamenti negativi sulla loro realizzabilità; a chiedere la revisione completa di tutta la progettazione e la rinnovazione integrale della procedura Via, viste le gravi carenze evidenziate e le sostanziali modifiche riscontrate posizionando le apparecchiature di processo dell’impianto in maniera diversa rispetto al progetto preliminare, rendendo così il progetto definitivo un elaborato sostanzialmente diverso dal progetto che era stato a suo tempo autorizzato; a subordinare ogni e qualsiasi ulteriore decisione in merito ad un piano energetico nazionale; a predisporre in tempi ristretti un piano energetico nazionale che sia adeguato alle esigenze del Paese e armonizzato, nel caso di Trieste, con quelle dei paesi europei immediatamente confinanti; a predisporre una norma che vincoli i funzionari preposti alle procedura di valutazione di impatto ambientale ai principi dell’etica della sicurezza, stabilendo i parametri di quale debba essere il rischio accettabile per un insediamento antropico sul territorio in funzione del modello si sviluppo sociale, economico ed ambientale che gli enti preposti al controllo amministrativo del territorio si saranno dati.

Adriano Bevilacqua

 

INCONTRO SUL RIGASSIFICATORE

Oggi, Rigassificatore Day, incontro alle ore 18, con il medico, Tiziana Cimolino, Isde, presso lo sportello ambiente, al Multicultura center, via XXX Ottobre 8/a, a cura del Coordinamento Cittadini in Rete - Trieste dice no al rigassificatore. Seguirà una riflessione sulle iniziative da intraprendere in opposizione al progetto di costruzione dei rigassificatori nel Golfo di trieste. Info: 338-2118453 triestedicenoalrigassificatore@hotmail.it.

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MERCOLEDI', 3 aprile 2013

 

 

RIGASSIFICATORE DI TRIESTE - WWF E LEGAMBIENTE ALLA COMMISSIONE EUROPEA: “Cancellare zaule dall’elenco dei Progetti di Interesse Comunitario”
Il Ministero dello Sviluppo economico sta esercitando pressioni sugli organismi europei affinché il progetto di Zaule venga inserito nella rete di infrastrutture dell'UE.

La reazione delle associazioni.
Il rigassificatore di Trieste-Zaule, proposto da GasNatural, va cancellato dall’elenco dei Progetti di Interesse Comunitario. Questa la conclusione di una nota che il presidente regionale del WWF Friuli Venezia Giulia, Roberto Pizzutti e la presidente del circolo Legambiente di Trieste, Lucia Sirocco, hanno inviato alla Commissione Europea – Direzione generale Energia.
Il documento si riferisce all’operazione attuata dal Ministero dello Sviluppo Economico, che sta cercando di far inserire il progetto della multinazionale spagnola nell’elenco dei Progetti di Interesse Comunitario, che dovrebbero far parte di un futuro regolamento sulle reti infrastrutturali trans europee (intese come elettrodotti, oleodotti, gasdotti e terminali di rigassificazione del GNL).
Risulta che il tentativo, promosso per impulso del ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture Corrado Passera, sia sostenuto da forti pressioni sugli organismi europei, pressioni che – allo scopo di controbattere in particolare le obiezioni avanzate dal Governo sloveno sul progetto del rigassificatore di Zaule - occultano le numerose criticità ed opposizioni esistenti, sia da parte di enti locali, sia da parte di ONG e tecnici indipendenti, rilevate in parte anche dallo stesso Ministero dell’ambiente.
La nota di WWF e Legambiente ricorda perciò che il progetto di GasNatural fa parte di un gruppo di progetti di infrastrutture energetiche per l’area triestina, la cui valutazione ambientale procede però in modo separato e scoordinato l’una dall’altra, per di più in assenza di un Piano Energetico Nazionale (il che ha permesso di evitare l’effettuazione di una Valutazione Ambientale Strategica complessiva). Di questi progetti, soltanto quello del rigassificatore di Zaule ha concluso positivamente la procedura VIA nel 2009, mentre per gli altri (gasdotto Trieste-Grado-Villesse di SNAM Rete Gas, rigassificatore off shore nel Golfo di Trieste di E.On, centrale elettrica a ciclo combinato da 400 MW di Lucchini Energia) le valutazioni sono ancora in corso.
Le due associazioni ambientaliste rilevano inoltre che la VIA del 2009 sul progetto di GasNatural è gravemente viziata da molte irregolarità (in palese violazione delle Direttive europee in materia), tanto che contro il relativo decreto dei ministri Prestigiacomo e Bondi è stato impugnato al TAR sia dagli ambientalisti, sia dai Comuni di Muggia, Dolina e Capodistria, ai quali si è affiancato di recente anche il Comune di Trieste. L’opposizione degli enti locali è stata del resto ribadita più volte, anche di recente, nelle fasi di valutazione del progetto successive alla VIA.
Lo stesso Ministero dell’ambiente, rilevano WWF e Legambiente, ha poi riconosciuto l’esigenza di un “supplemento di istruttoria” sulla VIA del 2009, anche in base a nuovi elementi sulle interferenze del progetto con le attività del Porto di Trieste. Le associazioni avevano del resto segnalato più volte, ribadendole nel dicembre 2012, le molte ragioni che dovrebbero indurre ad annullare il decreto Prestigiacomo-Bondi.
Suscita perplessità anche la totale assenza di informazione sulla procedura di evidenza pubblica europea, per la selezione dei Progetti di Interesse Comunitario da inserire nella rete di infrastrutture dell'UE. Procedura aperta sino al 20 settembre 2012, ma di cui nessuna delle ONG locali (e forse non solo queste) era al corrente.
“E’ stupefacente – concludono Pizzutti e Sirocco – che un progetto incredibilmente carente e dagli impatti ambientali estremamente negativi, come quello di GasNatural, venga sostenuto a livello europeo da un ministro del Governo italiano, fornendo agli organi comunitari informazioni lacunose e fuorvianti ed ignorando sia le documentatissime obiezioni disponibili da anni, sia le riserve manifestate da un altro ministero dello stesso Governo.”
La nota di WWF e Legambiente è stata inviata anche ai parlamentari europei, ai ministeri italiani competenti e ad una serie di altri organismi interessati.

WWF - LEGAMBIENTE

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 3 aprile 2013

 

 

Via libera in commissione al Piano del territorio
TRIESTE Aree edificabili, utilizzo del suolo, pianificazione urbana, zone residenziali e industriali, energia e ambiente. Ieri il Consiglio regionale, alle battute finali di questa legislatura, si è riunito in Quarta Commissione per assegnare parere positivo al Piano di governo del territorio (Pgt) del Friuli Venezia Giulia predisposto dalla giunta. Previsto dalla legge regionale sulla riforma della pianificazione territoriale in Fvg, il Pgi era stato bocciato a fine settembre dal Consiglio delle Autonomie locali (Cal) ed è quindi tornato al vaglio della Commissione che ha dovuto integrare il documento con tutti i rilevi avanzati finora. L’iter istituzionale, con il via libera di ieri, è dunque concluso. «Chi si troverà a governare la Regione nei prossimi anni – osserva il presidente della Commissione, Alessandro Colautti (Pdl) – potrà disporre di un piano, comunque modificabile, che ha già effettuato l’intero percorso propedeutico, anche grazie a una norma inserita nella legge “omnibus” (votata recentemente dall’aula, ndr). Senza questo provvedimento – chiarisce il consigliere – il piano, che entrerà in vigore non prima del 2015, non potrebbe agganciarsi a nulla. La norma – precisa ancora Colautti – consente ora di passare alla parte operativa del piano: c’è un anno e mezzo per ragionarci sopra». Il documento è suddiviso in due parti: la prima, denominata “Carta dei valori” traccia sostanzialmente le linee guida su temi ambientali e storici del Friuli Venezia Giulia; una sorta di “carta di identità” dell’intera regione. L’altra parte è di tipo programmatico e definisce, a livello generale, le aree edificabili e residenziali, di riuso e quelle dimesse. E, ancora, le zone adibite a industria e artigianato, la pianificazione urbana e i “corridoi” energetici. Spetterà ai singoli Comuni entrare nel merito dei settori individuando i criteri operativi, secondo i livelli di pianificazione per area vasta.

(g.s.)
 

Comune di Duino Aurisina - Incontri pubblici sul Piano regolatore

Il Comune di Duino Aurisina organizza degli incontri pubblici prima dell’approvazione della variante al Piano regolatore. Il calendario (ore 20): oggi al centro sportivo di Visogliano; domani alla Casa della pietra di Aurisina. Lunedì alla trattoria “Da Pino” di Medeazza, martedì 9 aprile, a Duino (sede dei cori), e mercoledì 10 alla Casa “Skerk” di San Pelagio.

 

 

Verso un futuro ecologico per le navi
Dal 2015 scattano nuovi obblighi, un progetto realizzato nella nostra regione
Dal 2015 scatta l'obbligo per le navi di ridurre le emissioni inquinanti. Lo prevedono le normative dell’International Maritime Organization. Inizialmente per accedere nelle zone Eca (Emission Controlled Area), che comprendono Mar Baltico e coste statunitensi, ma dal 2020 in tutto il mondo. L’industria navale deve dunque affrontare la sfida per un futuro più ecologico. Per un trasporto marittimo all’insegna della sostenibilità ambientale, in Friuli Venezia Giulia otto partner, tra cui Area Science Park e Università di Udine e Trieste, coordinati da Wärtsilä Italia, hanno dato vita al progetto NGShip, per realizzare una nave ecologica, a gas naturale liquefatto (Gnl). «Considerato che la densità energetica per metro cubo di gas è molto bassa, motivo per cui il gas fa fatica ad affermarsi nel campo dell’autotrazione, perché servirebbero serbatoi molto grandi, l’utilizzo del gas liquido è molto vantaggioso. Procura vantaggi ambientali ed economici» spiega Rodolfo Taccani dell'Università di Trieste. E in effetti, dallo studio di fattibilità di un impianto a gas naturale liquefatto per una nave da carico di medie dimensioni, è emerso che è in grado di eliminare totalmente l'emissione in atmosfera di ossidi di zolfo e particolato e di ridurre del 25% le emissioni di CO2 e dell'85% gli ossidi d'azoto. Ma non solo. L’obiettivo di salvaguardare l'ambiente si sposa anche con l’intento di tagliare il costo del rifornimento delle navi legato ai carburanti tradizionali, a base di olio combustibile. «Il suo costo infatti è inferiore ed è destinato a scendere ulteriormente». Quindi, grazie all'utilizzo del Gnl è possibile ridurre i costi di gestione della nave: «Abbiamo calcolato che il risparmio può arrivare a 70 milioni di euro nell’arco di vita di una nave, che mediamente si stima di 20 anni» precisa Taccani. NGShip, in pratica, prevede l'installazione all’interno dello scafo di un serbatoio a pressione atmosferica in grado di consentire lo stoccaggio di grandi quantitativi di gas liquido per garantire la propulsione della nave. E per la produzione di energia elettrica, l’utilizzo del metano in forma gassosa (il Boil Off Gas) attraverso una cella a combustibile. In altre parole il gas viene convogliato direttamente all’interno della cella a combustile che produce energia elettrica in grado di soddisfare i fabbisogni energetici della nave, sia durante la navigazione che la permanenza in porto. E, rilasciando in atmosfera prevalentemente acqua e calore, si riducono al minimo le emissioni inquinanti. «Grazie all’utilizzo del gas, dunque, è possibile realizzare navi non solo economicamente più vantaggiose ma anche in grado di contribuire alla salvaguardia del pianeta» commenta l'ingegnere Yves Bui della Wärtsilä Italia e coordinatore del progetto NGShip, che aggiunge: «Impianti propulsivi di questo tipo possono essere installati su diverse tipologie di navi: navi cisterna, rinfusiere, porta container ma anche navi da crociera. E ora, su questo fronte, stiamo definendo i primi accordi commerciali».

Simona Regina
 

 

Lezioni di agricoltura ecologica - MARINO VOCCI PRESENTA FRANCESCO BONINI
Domani sera al Knulp in via Madonna del Mare 7 Come coltivare la terra con semenze antiche
Domani alle 18.30 da Knulp, Marino Vocci di Slow Food presenta il contadino Francesco Bonini, 35enne friulano, esperto di semenze antiche e che gestisce due ettari di terra in maniera ecologica, permettendogli di essere autosufficiente per oltre il 65% del cibo che consuma. Quella di giovedì è anche l'occasione per presentare un corso gestito da Bonini, coltivatore in zona di Pordenone ma che terrà da aprile in Carso un “percorso di agricoltura ecologica”. Il corso darà in affidamento 150 metri quadri di terra per gruppo di partecipanti e 11 lezioni pratiche tra aprile e ottobre. L'obiettivo per i corsisti sarà infatti, assieme a imparare a prendersi in cura degli appezzamenti di terra, anche apprendere la coltivazione di alcune piante alimentari tipiche. Per gli interessati al perCorso: Andrea Passerini +39 339 6960622 Web: www.cibo.si - editor@cibo.si
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 2 aprile 2013

 

 

TAV - Il sogno europeo che si infrange a Nordest
Viaggio lungo il tracciato del Corridoio V tra cantieri fermi e binari inesistenti. I rebus della linea interrata a Trieste e del “niet” sloveno
Strada in salita - Sul progetto dell’Alta velocità ferroviaria pesa la disorganizzazione dei porti e dei terminal intermodali
Gli ostacoli in FVG - Costi alti, tempi lunghi e il pericolo di un deturpamento del paesaggio in un’area che deve fare i conti anche con la “tratta balneare”
TRIESTE Immaginavano di trovarsi in stazioni gremite, convogli zeppi e cantieri crepitanti. «Tutto pronto per accogliere l’arrivo dell’ospite senza il quale la festa non poteva avere inizio: la Tav». Invece? «Invece in alcuni tratti non c’era nemmeno uno scheletro di rotaia…». Un “Binario morto”, come sentenzia il titolo del libro-reportage di Andrea De Benedetti e Luca Rastello, edito da Chiarelettere. «Allora a cosa serve il Corridoio 5?», si sono chiesti i due giornalisti percorrendo per la prima volta l’intero itinerario Lisbona-Kiev. Un viaggio in cui hanno verificato lo stato di avanzamento dei progetti e dei lavori per la costruzione di un’infrastruttura che, nei piani Ue, dovrebbe mettere in comunicazione l’Europa occidentale con quella orientale per garantire promettenti sbocchi di mercato. Ma di fatto la Tav non esisterà mai perché i binari ad alta velocità hanno spese di mantenimento che inciderebbero pesantemente anche sul costo del trasporto merci. E i Paesi, inoltre, non la vogliono. Le stesse linee interne esistenti sarebbero in perdita. La Tav «interessa a pochi – è l’analisi – e non per la sua portata globale, ma per le ricadute a brevissimo termine sull’economia locale». L’inchiesta andrebbe a sfatare una “leggenda metropolitana” o, meglio, ferroviaria, ripetuta recentemente dal ministro Passera, secondo cui la tratta Torino-Lione «pone l’Italia al centro dell’asse verticale e di quello orizzontale» dei traffici europei. È così? Un interrogativo in cui finisce, inevitabilmente, il nodo sulla Val di Susa. E quel pezzettino fantasma che (non) collega Trieste alla Slovenia. Il viaggio lungo l’asse Ovest-Est del continente comincia, naturalmente, dal Portogallo. Che, di per sé, è già una porta chiusa. Visto che, documentano De Benedetti e Rastello, con i suoi 16,7 miliardi di disavanzo accumulato tra il 2000 e il 2010 per gli enti statali che si occupano di trasporto, «il Paese non ha alcuna intenzione né possibilità di assumere impegni per nuove opere». Il corridoio rimarrebbe senza ingresso principale. La Spagna, tappa successiva del reportage, è arrivata alla conclusione che l’alta velocità (l’Ave) che corre ad esempio tra Madrid-Siviglia e Madrid e Andalusia e Madrid- Barcellona è sottoutilizzata: non si recuperano nemmeno i costi d’investimento. Ecco il tunnel della Torino-Lione, un “accanimento”, lo definisce Sergio Bologna, esperto mondiale di logistica e consulente di Commissione europea e vari ministeri. Un accanimento perché l’80% delle merci che entrano in Italia o ne escono su rotaia transita dai valichi di Svizzera e Austria. «Dimostriamo di non essere capaci di agganciarci a infrastrutture esistenti, realizzate da altri – osserva Bologna – ma non ci facciamo problemi a chiedere all’Europa ulteriori capitali per la Torino-Lione…». Su tutto, mette in luce il libro, grava il tema dei nodi: la disorganizzazione di porti, terminal intermodali e magazzini che crea congestione. «La velocità – è il ragionamento – senza una gestione logica “crea ingorgo”». Il viaggio continua ancora in Italia tra Torino, Milano e Brescia, con le previsioni su Pil, traffici in caduta, indagini su appalti, espropri e la fioritura di frecce rosse e bianche a fronte dei tagli ai collegamenti regionali. Per approdare a Mestre, con Veneto e Fvg alle prese con il progetto di “alta velocità balneare”. Da Jesolo a Monfalcone con la linea interrata sotto il Carso fino a raggiungere lo snodo di Divaccia in Slovenia. Costi alti, tempi lunghi, paesaggio deturpato. «Il progetto naufraga – ripercorrono De Benedetti e Rastello –. Trieste rifiuta il passaggio della linea interrata e Unicredit si tira indietro dall’idea di triplicare Monfalcone. Poi? Poi “il corridoio scompare”». Non esistono treni per la Slovenia: soppressi dal dicembre 2011. «Il Piano delle infrastrutture sloveno esclude sia il tratto della Trieste-Divaccia sia il collegamento tra i porti di Capodistria e di Trieste», ricordano i giornalisti. Per raggiungere Lubiana e continuare in treno verso l’Ucraina, si sa, bisogna prendere la corriera.
Gianpaolo Sarti

 

Reportage nel cuore del vecchio continente
“Binario morto, alla scoperta del Corridoio 5 e dell’alta velocità che non c’è” (Chiarelettere, pag. 224 euro 12,90), è il libro-reportage in cui due giornalisti, Andrea De Benedetti e Luca Rastello, hanno riportato i loro “appunti di viaggio” dopo aver percorso il lungo e in largo il tragitto che collega le città di Lisbona e Kiev. Punto di partenza e stazione di arrivo, appunto, di uno dei corridoi europei attraversati da convogli ad alta velocità. Andrea De Benedetti si occupa prevalentemente di sport, società e cultura per le testate “GQ”, “Guerin Sportivo”, “il manifesto”. Il suo ultimo lavoro è “Val più la pratica. Piccola grammatica immorale della lingua italiana”. Luca Rastello, cronista del quotidiano “La Repubblica” e scrittore, nella sua carriera ha diretto “Narcomafie” e “L’Indice” e ha lavorato per “Diario”. Ha pubblicato il reportage sui Balcani “La guerra in casa”, il romanzo “Piove all’insù”, il saggio “La frontiera addosso” e il libro testimonianza “Io sono il mercato. Metodi e stile del perfetto narcotrafficante”.
 

TRASPORTI E AMBIENTE - Gabrovec (Us): “no” alla galleria per l’Alta velocità in Carso
DUINO AURISINA A Duino Aurisina il primo “no” alla realizzazione di una galleria sotterranea dell'Alta velocità che attraversi il Carso viene da Igor Gabrovec, che considerata la proposta come “l'ultima trovata di Italferr”, ulteriormente stigmatizzando il progetto come un autentico “paradosso”. In primis perché comporterebbe un eccessivo esborso di denaro pubblico e poi perché sarebbe preferibile ammodernare, semmai, il tracciato esistente che conduce a Divaccia. I sindaci del Carso triestino si sono da poco visti recapitare la documentazione relativa a una nuova proposta progettuale che vedrebbe la costruzione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità, perlopiù sotterrane, a collegamento tra la vecchia stazione di Aurisina e Divaccia, passando attraverso – o meglio sotto - i comuni di Sgonico e Monrupino. «Un progetto – sottolinea il consigliere regionale Gabrovec, candidato della Slovenska skupnost alle prossime regionali – che costerebbe da solo circa 50 milioni di euro. Per un'ipotesi progettuale che, se realizzata, di euro ne divorerebbe qualche miliardo. In tempi come questi - prosegue - è una follia, soprattutto se si pensa che con cifre ben inferiori potremmo rimodernare la linea ferroviaria esistente». A detta di Gabrovec la linea Aurisina- Opicina-Sesana-Divaccia è “assolutamente sotto utilizzata”, cosa che negli ultimi anni “ha portato all’abbandono e al completo degrado anche delle due stazioni di Aurisina, Prosecco e Opicina”. «Piuttosto recuperiamo i manufatti esistenti, risparmiamo all’ambiente e alla popolazione ulteriori scempi, e mi riferisco alle conseguenze dello scavo di gallerie chilometriche in prossimità di centri abitati o sotto il Carso, peraltro protetto da normative europee, e altresì miliardi di euro dei contribuenti. E forse resterebbe finalmente qualche briciola anche per dotare la ferrovia, così come il tratto dell'autostrada contiguo ai centri urbani, di barriere fonoassorbenti e altre opere di mitigazione acustica e visiva”.

(Ti. Ca.)
 

 

FareAmbiente: «Più parcheggi per le due ruote»
Bene il nuovo piano del traffico ma si riveda la distribuzione dei parcheggi per moto e motorini. Questo il giudizio di Giorgio Cecco, coordinatore regionale di FareAmbiente. Secondo Cecco, va bene sperimentare le varie soluzioni predisposte, anche per ottimizzare e portare a fasi e in maniera graduale le modifiche alla viabilità: «Ma attenzione a non posticipare troppo la fase esecutiva, – fa presente il coordinatore del movimento ecologista – vista la situazione attuale non certo ottimale, sotto molti aspetti». Il movimento auspica che si presti attenzione alle osservazioni sui parcheggi per i motocicli. «Nello specifico abbiamo evidenziato e condiviso le preoccupazioni dei motociclisti: si prevede un incremento degli stalli, però concentrati praticamente tutti sulle zone Ospedale, Tribunale o nel semicentro, escludendo proprio le aree più critiche e più penalizzate, ovvero quelle del centro storico, eliminando di fatto centinaia e centinaia di posti». FareAmbiente chiede una modifica nel numero di stalli in questa zona, «che è il cuore operativo e commerciale della città, utilizzando aree integrate con le nuove zone pedonali e linee viarie, ottimizzando la fluidità, considerando la negativa alternativa dell’automobile. Spesso chi usa il mezzo a due ruote lo fa per necessità e di fatto, non utilizzando l’automobile, aiuta la viabilità cittadina e non va penalizzato».
 

 

Legambiente “interroga” i candidati sul raddoppio di Krsko
TRIESTE Non solo terza corsia della A4 e rigassificatore a Trieste. I candidati alla presidenza della Regione dovranno pronunciarsi anche su un altro tema “caldo”in materia di ambiente: il raddoppio della centrale nucleare di Krsko, in Slovenia. A chiederlo sono gli esponenti di Legambiente che, all’indomani della “bacciatura” del progetto da parte dell’Istituto francese per la sicurezza nucleare, incalzano su questo argomento gli aspiranti governatori. «Il report francese - osservano gli ambientalisti - conferma come l’area di Krsko sia sensibile ai movimenti tellurici. Il previsto raddoppio, quindi, mondo ambientalista, presenta elementi di forte pericolosità anche per il Fvg, che dista 100 km in linea d’aria da Krsko. Legambiente pertanto chiede ai candidati alla presidenza della Regione di esprimersi chiaramente contro questo progetto, peraltro già bocciato dall’Austria, tenuto conto di quanto successo poco più di un anno fa a Fukushima, in Giappone, e degli esiti dei referendum sul nucleare svoltisi in Italia». Sul tema interviene anche il candidato consigliere di Sel Giulio Lauri: «L’analisi dell’Istituto per la sicurezza nucleare francese smentisce nettamente le convinzioni di Tondo che, ripetutamente, si è detto favorevole alla costruzione della nuova centrale, ventilando addirittura un sostegno economico da parte della nostra Regione, senza peraltro spiegare a che titolo, e sulla base di quali informazioni o consulenze, si esprimesse in tal senso. Ora gli esperti francesi mettono nero su bianco la pericolosità del progetto. Tondo, quindi, ci ha messo di fronte all’ennesimo caso di supponenza politica e di spregio dell’opinione pubblica. Oggi però - conclude Lauri - il governatore uscente deve delle spiegazioni ai cittadini: con quale senso di responsabilità espone le popolazioni del Friuli Venezia Giulia ad un simile rischio sismico?».
 

 

Antenne a Muggia: verso un accordo Chiampore-S. Barbara
I due comitati spontanei si dicono pronti a sottoscrivere un “patto di solidarietà” promosso dal Comune
MUGGIA Non sarà una “guerra tra rioni” il processo decisionale che porterà alla delocalizzazione delle antenne a Muggia. Lo assicurano tutti: i comitati spontanei di Chiampore e Santa Barbara, costretti dalla normativa vigente a passarsi vicendevolmente la patata bollente, e anche l’amministrazione comunale, che ha il delicato compito di far convergere le istanze verso un interesse più generale. La strada verso quel “patto di solidarietà” tra cittadini più volte auspicato dalla giunta Nesladek è tortuosa e piena di asperità, ma percorribile. Le buone intenzioni, almeno, ci sono. La vicenda è nota: a Chiampore ci sono troppi tralicci, alcuni dei quali abusivi. La necessità di “delocalizzare”, e cioè semplicemente di spostare altrove gli impianti, è diretta conseguenza dei massicci sforamenti registrati in quella frazione, dove l’inquinamento elettromagnetico – secondo dati Arpa – tocca punte di 22,74 volt/metro su una soglia di attenzione di 6: valori superiori di quasi dieci volte ai limiti imposti dalla legislazione europea, nettamente più restrittiva rispetto a quella italiana. «I rilevamenti del 2005 registravano 46 sforamenti rispetto ai 6 volt/metro che costituiscono il valore di attenzione da non superare nei centri abitati – spiega Claudio Poropat, uno dei referenti del comitato antiantenne di Chiampore – e la situazione attuale rende ancor più urgente una delocalizzazione degli impianti abusivi e di quelli più inquinanti in zone maggiormente isolate». Nel 2011 il comitato aveva avviato una larga petizione, raccogliendo 350 firme in poche settimane, impedendo l’installazione di nuovi tralicci a Chiampore e indicando tre luoghi alternativi: il Bosco della Luna, l’area che sovrasta Punta Ronco e quella sottostante il Castelliere di Elleri. Proprio il monte Castellier, nei pressi di Santa Barbara, è oggi il principale candidato. A tal proposito si è già svolta una Conferenza dei servizi che include, oltre al Comune di Muggia, l’Arpa, l’Asl e il Ministero dello sviluppo economico; tuttavia, parallelamente, si sono levate le proteste dei residenti di quest’altra zona, fortemente decisi a non “ereditare” le antenne di Chiampore. «Ma i rapporti sono positivi e costruttivi», puntualizza Poropat: «È normale che gli interessi “localissimi” non coincidano, ma c’è collaborazione». Lo conferma Alessandro Drole, membro del comitato di Santa Barbara: «È imminente un nuovo incontro tra noi, i cittadini di Chiampore e il Comune di Muggia; quest’ultimo ha richiesto un supplemento di documentazione alla società proponente la nuova antenna radiotelevisiva, prima di convocare una nuova Conferenza dei servizi». I residenti non si arrenderanno, giura Drole; e potrebbero, a loro volta, impegnarsi in atti eclatanti come petizioni e “class action”. Stretto tra i due fuochi c’è proprio il Comune: «Ci siamo fatti promotori di un percorso condiviso – dichiara l’assessore all’ambiente, Fabio Longo – poiché riteniamo che il problema dell’inquinamento elettromagnetico investa l’intera comunità, e con tutta la comunità vada discusso». La prossima Conferenza sul monte Castellier, fa sapere Longo, non è ancora stata calendarizzata: «Vediamo i documenti e poi ne discuteremo: la norma statale menziona il limite di 20 volt/metro, ma i tribunali civili di mezza Italia stanno applicando i parametri comunitari, che impongono lo 0,6, da ridurre nel medio termine allo 0,2». La disposizione – contenuta nella risoluzione 1815 del maggio 2011 da parte del Consiglio europeo – si riferisce alla telefonia mobile, ma Longo non ha dubbi: «È un principio di precauzione applicabile anche alle antenne radio e tv». «La situazione è delicata – ammette l’assessore – ma faremo fronte comune, e andremo a fondo sulla questione».
Davide Ciullo

 

 

“Pala in groppa, tutti in grotta” - E l’Abisso di Padriciano risorge - EVENTI»L’INIZIATIVA
A organizzare le pulizie di primavera i volontari del Club alpino triestino: in tre fine settimana via passeggini, pneumatici, bombole arrugginite e... una Vespa
Passeggini sgangherati, pneumatici, bombole arrugginite, bidoni e addirittura la carcassa di una Vespa rossa. Il tutto adagiato su strati e strati di plastica, bottiglie, lattine e rifiuti di tutti i generi. Non è l’immagine di una discarica a cielo aperto in una megalopoli sudamericana, bensì la triste situazione che da decenni affligge l’Abisso di Padriciano. Una grotta verticale a tre pozzi profonda 107 metri, diventata nel tempo un vero e proprio immondezzaio sotterraneo. A fare le pulizie di primavera per ridare dignità alla formazione ipogea, i volontari della sezione di speleologia del Cat, il Club alpino triestino. Che in circa tre fine settimana tra aprile e maggio – con il consenso del proprietario del terreno e il coinvolgimento di Comune, corpo forestale e Acegas per lo smaltimento dei rifiuti - armati di corde, paranchi, sacchi robusti, pale, maschere, attrezzi e collegamento telefonico, si caleranno sul fondo per le operazioni di sgombro dei detriti. “Pala in groppa... e tutti in grotta”, questo il nome del progetto di bonifica che vedrà impegnati per sei giornate gli speleologi volontari del Cat. «Ci saranno le squadre che scenderanno a turno sul fondo per smistare e differenziare i rifiuti, smontare quelli più voluminosi e riempire i sacchi. Mentre i gruppi all’esterno saranno invece incaricati di recuperare i sacchi fatti salire in superficie con un sistema di paranchi, portarli in strada, dove verranno in seguito raccolti dall’Acegas», spiega il responsabile di “Pala in groppa” Sergio Vianello, iniziativa che si ispira al progetto nazionale di bonifica e recupero del patrimonio ambientale sotterraneo “Puliamo il buio”. Visitando il sito www.puliamoilbuio.it alla sezione Cra (cavità a rischio ambientale) stilata dalla Società speleologica italiana dove sono censite per regione tutte le grotte in pericolo, si scopre che su un totale di 445 cavità in pericolo, il Friuli Venezia Giulia, ma soprattutto il Carso, detiene il poco lusinghiero record di 197 cavità a rischio. Pozzi, abissi, caverne e voragini diventate discariche underground, oppure non più accessibili poiché ostruite dai più disparati materiali, alcune addirittura distrutte e altre persino “scomparse”. «E se portare in superficie detriti e immondizia per dare una bella ripulita – aggiunge Vianello - è relativamente semplice, più spinosa invece la questione della bonifica delle grotte trasformate in contenitori per lo smaltimento di sostanze tossiche inquinanti». Situazioni “velenose”, in cui bisogna intervenire con ditte specializzate a costi elevati. Si parte il 20 aprile: chi può dare la propria disponibilità può scrivere una mail a viagio@tin.it.
Patrizia Piccione

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 31 marzo 2013

 

 

Piano traffico, test in serie - Si parte con le “ali” del Viale - VIABILITÀ »LE STRATEGIE DEL COMUNE
Prima prova di nuove pedonalizzazioni per zone nel weekend dell’11 e 12 maggio

Via Mazzini off-limits e corso Italia chiuso ai privati il 15 giugno e anche il 6 luglio
l’iter consiliare - La giunta punta ad avviare la discussione sulla bozza nelle commissioni subito dopo le elezioni regionali del 21-22 aprile
la doppia anticipazione - Le date scelte per riproporre le simulazioni già effettuate in centro coincidono con le due notti dello shopping
Nuove prove di Piano del traffico in vista. Si partirà a colpi di weekend, nel mese di maggio. Ma in calendario l’amministrazione comunale ha anche delle date in giugno, luglio e settembre. Occasioni per sperimentare quello che, entro l’anno e “per fasi”, dovrebbe iniziare ad essere il nuovo assetto della viabilità cittadina, posto che il via libera dovrà arrivare dal Consiglio comunale al termine dell’iter consiliare. Percorso, questo, che la giunta Cosolini ha in mente di avviare nell’immediato post-elezioni regionali del 21 e 22 aprile. In commissione e infine in aula arriverà la proposta finale dell’esecutivo, completa delle controdeduzioni a pareri delle circoscrizioni e osservazioni dei cittadini. È scontato che vi saranno poi alcuni aggiustamenti e modifiche da emendamenti. I primi test Intanto, dopo le “prove” del settembre e del dicembre scorsi, test parziali organizzati attorno alla costante della chiusura al traffico di via Mazzini, tramutata - come vuole il Piano del traffico disegnato dal Comune - in nuova isola pedonale, il Municipio ha in programma un’altra serie di simulazioni, in diverse zone della città. E sempre in prospettiva della futura attuazione del Pgtu, che avverrà «per fasi, gradualmente», ricorda l’assessore comunale con delega a Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, Elena Marchigiani. È proprio la stessa componente della giunta Cosolini a svelare come «dopo Pasqua» sia «in programma un incontro fra Comune, esercenti e rappresentanti della Quarta e Quinta circoscrizione per definire alcune prove di Piano del traffico». L’ufficializzazione delle data non c’è ancora, evidentemente. Tuttavia le intenzioni sono note e Marchigiani non ne fa mistero: si inizierà dalle «ali di viale XX Settembre, sul lato verso via Ginnastica» che saranno rese pedonali nel weekend dell’11 e 12 maggio. Si tratta di via San Zaccaria, via del Toro, via Nordio e via Paduina (sino a via Crispi). Nel successivo finesettimana, operazione pedonale attorno a largo Barriera vecchia, con via della Sorgente, via Foschiatti, via San Maurizio e via della Fonderia. Altre prove La chiusura alla circolazione veicolare di via Mazzini e la limitazione per corso Italia al solo transito di bus, taxi e mezzi autorizzati con a bordo persone diversamente abili tornerà nuovamente e momentaneamente d’attualità in giugno. Il 15, per la precisione, un sabato, quando - e questa è un’ulteriore anticipazione che arriva da Marchigiani - a Trieste si terrà la “Notte bianca” 2013. Discorso identico per il 6 luglio, un altro sabato, data della “Notte dei saldi”, evento serale della giornata che darà il via al periodo estivo delle vendite di fine stagione. In entrambe le due giornate simili variazioni viabilistiche interesseranno inoltre il borgo Teresiano, nella parte alta, quella attorno a via XXX Ottobre. Settimana della mobilità Altra opportunità e altro test in settembre, quando dal 16 al 22 anche a Trieste saranno attivate iniziative nell’ambito della Settimana europea della mobilità sostenibile: sabato 21 sarà la volta della pedonalizzazione del tratto basso di via Settefontane, che da piazza Perugino conduce in direzione Barriera. Elevata pedonalità Nel nuovo Piano del traffico si prevede l’istituzione di alcune “Zone a traffico limitato ad elevata valenza pedonale” (con transito consentito solamente a bus, taxi, veicoli autorizzati con diversamente abili a bordo e mezzi autorizzati al carico e scarico merci per le attività degli esercizi pubblici). Questo dovrebbe diventare lo status proprio delle “ali” di viale XX Settembre e delle vie intorno a largo Barriera vecchia. Ma l’amministrazione pare intenzionata - sulla base dei suggerimenti raccolti dalle osservazioni e dai pareri ricevuti - a valutare l’applicazione di questo tipo di limitazione al traffico anche a via Madonna del mare (lungo la quale il Municipio pensa di continuare a garantire solo il passaggio dell’autobus della linea 24, tema che sarà comunque oggetto di confronto con Provincia e Trieste trasporti) e al tratto di viale XX Settembre davanti al teatro Rossetti.
Matteo Unterweger

 

Marchigiani spiega: «Sì alle mediazioni se migliorative»
«La volontà dell’amministrazione comunale è quella di trovare delle mediazioni, venendo incontro alle istanze pervenute - fa il punto l’assessore con delega alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, Elena Marchigiani -. Ci sono infatti alcune osservazioni rispetto alla bozza del Piano del traffico sulle quali si può lavorare, per il perfezionamento e l’adeguamento dello strumento». Posto che la filosofia di base, l’impronta politica, da cui è partito il Piano stesso ovviamente non muterà: priorità a pedoni, biciclette e trasporto pubblico, con il traffico privato da ridurre. Dalle circoscrizioni, la bozza del Piano aveva incassato tre pareri favorevoli (I, II e VI) e quattro contrari (III, IV, V e VII), oltre che ricevuto varie osservazioni.

(m.u.)
 

Borgo Teresiano, limite di trenta all’ora
Allo studio la possibilità di trasformare in centro oltre 400 parcheggi da gratuiti a pagamento
Borgo Teresiano e borgo Giuseppino. Oltre a sistemarvi gli stalli a pagamento dove i residenti potranno parcheggiare al costo di un euro al giorno, il Comune sta ipotizzando di tramutare queste stesse aree in due “zone 30”, ovvero imponendovi all’interno «il limite di velocità di trenta chilometri all’ora per i mezzi in transito», spiega l’assessore comunale Elena Marchigiani. La bozza del Piano del traffico prevede per le due zone in questione la trasformazione di oltre 400 parcheggi da gratuiti a spazi a pagamento: nel borgo Giuseppino, lungo le vie Lazzaretto vecchio, Cadorna, Diaz e dell’Università e nel borgo Teresiano in via della Geppa, via Galatti e via Trento. E, sempre a proposito di parcheggi a pagamento in superficie, anche recependo i pareri giunti dalle circoscrizioni (in particolare quelli della Seconda e della Quinta), l’amministrazione Cosolini sta pensando di istituire, in una serie di punti del territorio comunale più periferici e dove però nel contempo c’è un tessuto commerciale comunque radicato e consolidato, le zone tariffarie blu (da 0,60 euro all’ora) con la possibilità di parcheggiare gratuitamente per la prima mezzora di sosta. Un modo per agevolare i cittadini che magari si fermano per pochi minuti ad acquistare, per esempio, il pane, e anche gli stessi commercianti, dai quali i clienti in auto potrebbero così recarsi con maggiore tranquillità. Anche gli altri provvedimenti di ampliamento delle zone pedonali e di limitazione alla circolazione veicolare in centro previsti dal Piano sono pensati, dal Comune, sia per garantire una maggiore vivibilità degli spazi urbani ai cittadini sia per favorire il lavoro di esercenti pubblici e commercianti.

(m.u.)
 

 

«Il porto investe sull’area nuova Lasci ad altri usi quella antica»
Per il sindaco Cosolini il Piano triennale delle opere e il Prg dicono oggi la stessa cosa: «Il Punto franco serve solo in zona di commerci.

Il progetto di Byrne perfetto ma tardivo»
«Parlino i documenti, e taccia il resto». Dopo che in Comitato portuale è stato approvato (all’unanimità) il nuovo Piano triennale delle opere in porto, e dopo che l’architetto Goncalo Byrne ha rivelato al nostro giornale il progetto che l’uscente Portocittà lo aveva, forse troppo tardi, incaricato di preparare per Porto vecchio, il sindaco Roberto Cosolini ritiene che si sia scritta una nuova pagina sulla rovente questione, e che tutti la debbano leggere e intendere per quel che dice. «Il piano industriale del porto - afferma Cosolini -, da tutti approvato, prevede investimenti nella piattaforma logistica, a Campo Marzio per la rete ferroviaria, poi l’ampliamento del Molo VII e il terminal ro-ro alla ex Aquila, ma non prevede alcun investimento su Porto vecchio: ed è giusto e totalmente logico che qualsiasi possibilità di sviluppo del porto riguardi l’area a Sud-Est. Il Piano regolatore e il Piano di sviluppo sono in questo senso perfettamente in linea. Pertanto - prosegue il sindaco tornando sulla nota insormontabile questione che ha infine fatto scappare i concessionari - nessuno mette in discussione che il Punto franco sia una risorsa per il porto, ma è un messaggio sbagliato e mistificante continuare a dire che l’utilità “per il porto” ha qualche cosa che spartire con il Porto vecchio, dove è dimostrato da decenni invece che non si può fare attività portuale. È un discorso che dunque non sta in piedi». Richiamando anche lo sciopero dei portuali preoccupati per il proprio futuro, Cosolini invita a «mettere il Punto franco dove serve», ma su Porto vecchio ad ascoltare piuttosto quella che definisce la «lucida analisi dell’architetto Byrne, che ha chiaramente tracciato una possibile visione del riuso complessivo dell’area, di grande valenza urbanistica, ambientale e economico-sociale: con genio e con buon senso - aggiunge - Byrne, forse chiamato troppo tardi per poter dare un disegno organico ancora utile a Portocittà, ha fatto “tabula rasa” di qualsiasi tentativo di mettere in relazione sviluppo con speculazione, e ha confermato che questa per Trieste è una grande operazione di respiro europeo». La coerenza poi tra le destinazioni d’uso dettate dal Piano regolatore di Porto vecchio (perfettamente vigente) e i Piani di sviluppo portuali appena emessi portano il sindaco a un’esclamazione: «Il tam-tam sul cortocircuito Porto franco-Porto vecchio-sviluppo del porto è mistificante, e dunque è un grande paradosso in una città “ferma” com’è Trieste. I concessionari di Portocittà possono avere avuto dei limiti, e aver forse fatto degli errori, ma non facciamo adesso coincidere il loro disimpegno con il “de profundis” per un progetto su Porto vecchio. Lo dico come sindaco: Trieste non se lo può veramente permettere».
Gabriella Ziani

 

L’11 aprile in Regione si discute il caso Comune-Greensisam - OPERE E ONERI
L’11 aprile in Regione si farà forse luce su un’altra questione controversa all’interno di Porto vecchio, che di nuovo oppone il Comune all’Autorità portuale, ma anche alla Regione stessa che si è offerta di mediare. Tema del contendere stavolta è Greensisam, il concessionario dei primi 5 magazzini di Porto vecchio cui manca, a 12 anni dalla firma della concessione, il “via libera” definitivo alla possibilità tecnica di aprire i cantieri. Il Comune intende l’area come “privata” e vuol chiedere dunque gli oneri di urbanizzazione emanando un permesso a costruire. Greensisam, Regione e Autorità portuale leggono i terreni come ancora demaniali ancorché in concessione, dunque esenti da obblighi economici verso l’ente locale. L’Autorità portuale, in mezzo alla “querelle”, ha già detto che pagherà in proprio le opere d’infrastruttura (i progetti però sono ormai persi: li avrebbe dovuti realizzare Portocittà anche per i “vicini”, e adesso ha mollato). Dunque la questione potrebbe essere solo di principio e l’11 aprile di questo si parlerà in Regione. Cosolini a questo punto intende esigere solo la formalità giuridica, e se sarà l’Autorità portuale a realizzare le infrastrutture il Comune non chiederà oneri di urbanizzazione, cioé soldi.

(g. z.)
 

SEGNALAZIONI - PORTO VECCHIO - Anni persi per scelte sbagliate

Torno a scrivere, dopo la risposta del direttore alla mia “replica” all’intervista con l’architetto Goncalo Byrne, proposta dal Piccolo il 27 marzo nelle pagine della cultura. Credo che l’architetto Byrne non conosca tutto il percorso di questa città per la rivalorizzazione del patrimonio del porto vecchio... e non credo che abbia letto tuta la letteratura sul tema del riuso degli ultimi quarant'anni, e penso sia giusto che senta altre voci e non faccia gli errori degli altri architetti. La replica è nel rispetto del lavoro di questo architetto che non deve andare verso il nulla, come è già successo in passato, e per informarlo su quello che è stato fatto e che si sta portando avanti. Quando il direttore Possamai sostiene che “se il punto franco implica un valore e non un ostacolo, non si capisce come mai il Porto Vecchio sia in rovina, mentre dovrebbe pullulare di attività economiche”, rispondo che abbiamo perso troppi anni proprio perché sono state fatte scelte sbagliate, perché la politica ha deciso la dismissione totale del distretto portuale storico! Sono stati impediti insediamenti di attività economiche e sono state di fatto bloccate le concessioni per aspettare un riuso impossibile. Questo è il principale errore. Lasciare vuoti e all’abbandono questi spazi ha portato all’estremo degrado. Ad Amburgo La Speicherstadt non è mai stata abbandonata e ancora oggi si usano i magazzini anche non restaurati. Il direttore scrive poi che, “ponendo pure che il Porto Vecchio fosse attraente per chi esercita attività portuale e terminalistica, sfugge attraverso quali modalità le merci potrebbero arrivare e ripartire da un luogo che è completamente incluso nel contesto urbano”. Il direttore chiede: «Forse che qualcuno immagina un via-vai di camion sulle rive o in viale Miramare?» Rispondo che questo è un riferimento a merci non unitizzate, esistono diverse tipologie di merci (esempio Attività Adriaterminal) e comunque le attività economiche e insediative possono riguardare anche altri settori, come spiega bene la variante Barduzzi. Inoltre la portualità “allargata” mette in campo più possibilità e comunque tuttora il porto vecchio viene richiesto per attività di deposito (vedi ad esempio il magazzino 19 e spazi antistanti). Il problema sta nell’individuare quali sono spazi e magazzini sono ancora utilizzabili per attività portuali/commerciali e/o deposito, così come prevedere altre funzioni compatibili. È un errore affrontare il progetto di riuso soltanto per la creazione di un Waterfront (ormai concetto obsoleto). Quanto al fatto che secondo il direttore "già oggi scandaloso, per una città preziosa quale Trieste, che vi siano i tir nel pieno del nucleo storico", osservo che bisogna tener conto della configurazione urbana di Trieste e delle scelte di una viabilità stretta non adatta al traffico veicolare pesante (bisogna sviluppare una viabilità interportuale e gli spazi retroportuali – vedi nuovo Prp). Questa è una città porto e come città porto deve svilupparsi e non devono disturbarci i Tir (che comunque non attraversano la città storica ma purtroppo le Rive). Mi meraviglierei invece dell’assenza dei Tir, che per fortuna dimostrano un certo traffico e attività del nostro porto e non solo. La cancellazione del Punto franco dallo scalo storico di Amburgo è il risultato di un processo (durato più di trent'anni). Ad Amburgo hanno agito intelligentemente, intanto non hanno mai abbandonato gli edifici storici, sono stati recentemente tutti allocati attraverso un’agenzia della stessa Autorità portuale (Hhla Immobilien), hanno creato l’Hafencity (il nuovo quartiere su spazi bonificati e ricostruiti secondo progettazioni alternative, tanto che è stata definita la Città ecologica più importante del mondo). Sono arrivati a questa scelta dopo un lungo e serio lavoro. Inoltre le progettazioni sono state affidate a molti architetti (famosi e non, anche giovani). Interventi articolati, non certo partoriti dalle parole di politici, che hanno permesso la maturazione delle scelte e che comunque hanno lasciano spazio a tutto. Esiste ancora oggi per esempio nella Speicherstadt, il più grande traffico mondiale dei tappeti persiani e di altre attività economiche (come anche sedi delle più importanti compagnie di navigazione, Teatri, Musei eccetera). A Fiume, che ha sicuramente un patrimonio ridotto, ma non meno importante, stanno lavorando per il riuso ma evidentemente non hanno ancora trovato una strada compatibile con il porto franco (non a caso Trieste e Fiume sono legate da uno stesso destino portuale). A Lubecca, differentemente, si è già affrontato il problema della riqualificazione, ma non si è ancora sicuri dell’abbandono del porto Franco. Il direttore del “Piccolo” scrive poi nella sua replica che “se l’architetto Caroli dai ballatoi del magazzino 26 sbirciasse verso il magazzino dirimpetto, potrebbe vedere le balle di fieno delle vacche là tenute dal concessionario Prioglio fino a nemmeno 5 anni fa; mi chiedo se abbia in mente di riportare le mucche in Porto Vecchio”. Certamente conosco i magazzini 24/25 e le balle di fieno. Qualcuno in passato ne desiderava l’abbattimento. Ma nessuno vuol tornare indietro. Mi sembra che la cessazione delle vecchie concessioni, così come la liberazione degli specchi acquei antistanti, faccia parte di un nuovo piano di sviluppo e Porto città stava lavorando per nuove funzioni. Mi sembra anche che l’Autorità portuale abbia mantenuto i patti. È chiaro che se si vogliono fare soltanto investimenti privati (con edifici bancabili) si perde tempo perché non è questa la strada giusta. Purtroppo anche qui la politica spesso ha fatto promesse impossibili. Questo bisogna valutarlo soltanto alla luce di nuove concessioni “non totalitarie” ma differenziate a seconda della diversità prestazionale degli edifici e degli spazi. Finora almeno dall’ultimo decennio del secolo scorso) non ne è stata data possibilità, non si accettavano le richieste perché si dava spazio a un unico processo. Oggi bisogna fare una riflessione su questo e procedere diversamente. Le opinioni di Byrne sono rispettabili, ma noi non vogliamo replicare i modelli di altri Waterfront, forse bisognerebbe illustrare i progetti e le intenzioni di altri architetti illustri che non sono state accettate dalla città e che ci hanno fatto perdere tempo. Non possiamo continuamente riprendere vecchi discorsi che hanno portato verso il nulla. Bisogna invece, per il bene di Trieste, cambiare direzione. Concludo richiamando il pensiero finale del direttore: «Sarò lietissimo se, tra 10 o 20 anni, Porto Vecchio sarà tornato a essere altro da un relitto, ma i presagi sono infausti: dopo la cacciata di Generali e l’Expo mancato, ecco che il fallimento con cui facciamo i conti oggi non credo rappresenti un fattore di accreditamento per investitori chiamati a una operazione titanica. Di sicuro, queste vicende finiranno nei libri di storia e chi ha amministrato il porto ne avrà parte e responsabilità». Ebbene, sicuramente i progetti devastanti del patrimonio storico non potevano essere accettati e comunque le responsabilità stanno in più luoghi. Soprattutto non bisogna individuare soltanto “investitori” ma ricercare percorsi e iter procedurali che coinvolgano più soggetti. La Centrale idrodinamica, la sottostazione elettrica, il magazzino 26, l’hangar 1, il magazzino delle idee, la palazzina ex direzione, la stazione marittima sono la prova di procedimenti differenti e vincenti e questi interventi non sono stati certamente resi possibili per merito di imprenditori privati. Mi sembra comunque, che in meno di dieci anni, non siamo stati fermi e credo che ora si apriranno nuove opportunità. Cerchiamo di lavorare per il porto vecchio e non per la politica, forse basteranno meno di dieci anni.

Antonella Caroli

 

Non ho molto da aggiungere, se non proporre telegraficamente alcune note: a) circa l’efficacia della gestione di Porto Vecchio basta guardare quel relitto urbano, poiché parla da sè; quanto a chi lo ha gestito, salvo il breve interludio di Claudio Boniciolli, vi è un filo di continuità che aiuta a illuminare le responsabilità b) chi parlava di off-shore e Borse merci, di imprese innovative hi-tech e di aziende interessate a lavorare merci in Porto Vecchio per via dei vantaggi doganali, sono in auge pure oggi; organizzano meeting e viaggi all’estero, workshop e simposi, ma di fatti manco l’ombra; segnalo che l’ultima impresa arrivata a Trieste si chiama Pasta Zara, correva l’anno di grazia 2003 c) all’architetto Caroli, che ha intrecciato i propri percorsi con illustri associazioni come Italia Nostra, manifesto tutto il mio raccapriccio quando dichiara che i Tir sulle Rive sono fisiologici. Chissà che ne pensa Italia Nostra? d) il tempo è galantuomo, sarei felice di essere smentito ma temo che tra 10 e anche 20 anni il Porto Vecchio sarà anche più preda della sfacelo

Paolo Possamai

 

 

Krško 2, una centrale a rischio sisma
Bocciato dall’Isitituto per la sicurezza nucleare francese il raddoppio dell’impianto: una scossa e sarebbe catastrofe
TRIESTE La Slovenia sta puntando molto sul raddoppio della centrale nucleare di Krško i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2015 (crisi permettendo) e scommette anche sull’interessamento di investitori stranieri nel progetto. Tutto si sta svolgendo in gran silenzio, se ne parla poco e quando lo si fa è una questione di sussurri. Come quelli che sono giunti in questi giorni dalla Croazia (padrona per il 50% dell’impianto nucleare attuale) e riportati dal quotidiano di Zagabria Jutarnji List. Ebbene lo studio realizzato dall’Istituto francese per la sicurezza nucleare e radiologica proprio in vista della costruzione della cosiddetta centrale di Krško 2 (1600 megawatt di potenza pari a tre volte dell’impianto già esistente) fornisce un risultato inequivocabile: la zona di Krško che sarebbe interessata dalla costruzione risulta essere molto sensibile ai movimenti tellurici, per cui, concludono gli specialisti francesi, il progetto di costruzione di Krško 2 andrebbe fermato. La relazione francese ha creato grosso disappunto, nervosismo e imbarazzo in Slovenia al punto che Martin Novšak, il direttore della società Gen Energija che gestisce la centrale per conto dello Stato sloveno, ha immediatamente dato l’ordine di secretare la relazione inviandola immediatamente all’analisi degli esperti e dei tecnici sloveni dell’agenzia che si occupa della sicurezza nucleare del Paese. La Gen Energija è la società capofila per il progetto di Krško due e ha dato vita a un consorzio con di quattro società per approntare lo studio di fattibilità del raddoppio della centrale nucleare esistente. L’Istituto francese per la sicurezza nucleare è una di questa e già a fine gennaio ha consegnato la sua relazione in cui, lo ripetiamo, si scrive molto chiaramente che in caso di terremoto, visto il terreno particolarmente sensibile su cui andrebbe a sussistere la centrale, si avrebbero conseguenze disastrose e ha quindi consigliato di bloccare il progetto. Se della sicurezza di Krško è direttamente interessata la regione Friuli-Venezia Giulia (dista a 100 km di distanza in linea d’aria dall’impianto in Slovenia) ma anche l’intero Nordest, figuriamoci la sensibilità che un simile tema esercita sulla Croazia e sulla capitale Zagabria che dista solo 5 chilometri da Krško. Ma gli altri soci del consorzio guidato da Gen Energija si dissociano dal punto di vista francese. L’Agenzia slovena per la sicurezza nucleare sostiene, secondo fonti riservate, che essendoci punti di vista così difformi sull’argomento bisognerà effettuare ulteriori studi prima di trarre una conclusione definitiva. La Slovenia sostiene che la relazione francese non parla di conseguenze disastrose, ad esempio, in relazione alla centrale già esistente e visto che la nuova sorgerebbe su un’area praticamente adiacente a quella interessata dall’impianto in funzione la cosa deve essere ulteriormente approfondita. Di diverso avviso Hrvoje Perhari„, il rappresentante croato nel consiglio di amministrazione della centrale nucleare, il quale sostiene che la relazione francese parla anche degli attuali rischi e pericoli inerenti a Krško 1 e il tutto è in fase di approfondimento. Davor Grgi„, presidente della Società nucleare croata, è pienamente a conoscenza della situazione e dichiara allo Jutranji: «Non è pensabile che la relazione francese si preoccupi solo della nuova centrale nucleare e non esamini anche lo stato della sicurezza di quella già esistente». Per ora il governo croato sul progetto di Krško 2 non prende posizione mentre l’Austria ha già dato il proprio parere negativo al raddoppio. I lavori di costruzione di Krško 2 dovrebbero partire nel 2015 e durare 4 anni. L’impianto avrà una “durata” di 60 anni, mentre Krško uno avrebbe ancora 20 anni di “sopravvivenza”.
Mauro Manzin

 

 

Telefonini e dispositivi Wi-Fi: rischio salute
Indagine aperta dalla competente autorità Usa sui possibili effetti negativi delle radiazioni
ROMA La Federal Communications Commission, l’autorità che in Usa si occupa delle telecomunicazioni, ha aperto un’indagine sui possibili effetti delle radiazioni di cellulari e dispositivi Wi-Fi. Lo ha annunciato la stessa commissione con un comunicato, in cui specifica che il risultato potrebbe portare ad una revisione dei limiti imposti attualmente. «La Commissione - si legge nel documento pubblicato sul sito - cercherà commenti e pareri dalle altre agenzie e da esperti di salute sulla eventuale necessità di aggiornare gli standard e i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici dei dispositivi mobili, in particolare per quello che riguarda i bambini». L’ultima revisione degli standard risale al 1996, molto prima che l’uso del telefonino diventasse così diffuso. Nel mondo si contano circa 5 miliardi di dispositivi, circa 100 milioni solo in Italia, quasi due a testa. Fino a questo momento non ci sono state ricerche conclusive sui rischi da cellulare, anche se diversi studi hanno trovato una possibile correlazione con alcuni tumori della testa. L’Oms nel 2011 ha però inserito i campi magnetici fra le sostanze che potrebbero essere cancerogene, e anche l’agenzia Europea per l’Ambiente lo scorso 22 gennaio ha lanciato l’allarme. «Anche se non esiste chiarezza scientifica sulla relazione tra l’utilizzo del cellulare e tumori al cervello, da studi e ricerche è sempre più solida l’evidenza di questo legame», ha spiegato Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’Aea. Il rapporto dell’Aea ricorda il caso dell’ultima sentenza della Cassazione in Italia lo scorso ottobre, che ha riconosciuto «un ruolo almeno concausale» all’uso massiccio del cellulare (cioè diverse ore al giorno per un lungo periodo di anni), ad un manager malato di un tumore all’orecchio. Nel rapporto dell’organismo europeo è quella degli adolescenti che viene definita come la categoria a rischio, sia perchè l’organismo è più vulnerabile sia per l’utilizzo scorretto, che li porta ad esempio a dormire con il cellulare sotto al cuscino. Secondo alcuni studi il cellulare può rallentare lo sviluppo cognitivo dei teenager, perchè ha un impatto maggiore su una corteccia cerebrale più sottile e una testa più piccola, dove il cervello continua a svilupparsi fino ai 20 anni. «Bando quindi alle stazioni Wi-Fi e a cellulari accesi nella stessa stanza in cui si dorme e largo all’uso degli auricolari», sostiene il direttore dell’Aea.
 

 

Konrad, 20 anni di informazione e lotta nel nome dell’ambiente - La rivista festeggia
Porta il nome di un uomo, Konrad, perché vuole ricordare l’etologo austriaco, che di cognome faceva Lorenz, al quale, nel 1973, fu assegnato il Nobel per la medicina e la fisiologia quale riconoscimento per i suoi importanti studi compiuti sul comportamento degli animali. Ma da vent’anni esatti per i triestini rappresenta molto di più: è il mensile che, riportando le parole del suo primo direttore, Graziano Benedetti, «fornisce informazione alternativa sugli argomenti ambientalisti. Funzione ancora necessaria – aggiunge Benedetti nel suo articolo di saluto, pubblicato sul numero del ventennale, in distribuzione in questi giorni – perché le testate tradizionali spesso tralasciano o non prendono in considerazione i continui, circostanziati interventi degli ambientalisti sui più gravi e urgenti casi di scempio perpetrato o progettato all’ambiente naturale». “Konrad” è dunque una sorta di sentinella, di faro puntato sui sempre più frequenti attentati all’equilibrio ambientale. Una presenza che è punto di riferimento per quanti amano la natura e vogliono difenderla. «Sabato prossimo, il 6 aprile – annuncia il direttore editoriale di oggi, Roberto Valerio, che collabora a stretto contatto con il direttore responsabile, Dario Predonzan, noto soprattutto come esponente del Wwf – festeggeremo questo primo ventennio del nostro mensile, perché era l’aprile del 1993 quando cominciammo l’avventura editoriale che continua ancora oggi e che per noi è un imprescindibile impegno». Una quarantina di pagine, ovviamente stampate su carta riciclata, con foto a colori e su argomenti che possono essere i più vari, purché legati e collegati alle problematiche ambientali. Sul numero del ventennale si parla anche di attualità politica ed economica, come la nuova “(H)era di Acegas-Aps”, delle baracche abusive alle foci dell’Isonzo, di alimentazione, di medicina naturale, di salute. Ci sono le interviste ai candidati alla presidenza della Regione, ovviamente messi sotto pressione su argomenti che riguardano l’ambiente e la natura. Insomma, tutto ciò che può fornire informazione per un vivere più sano e semplice, rispettoso della natura, del mondo nel quale viviamo. Ma non manca lo spazio per un sorriso, con spiritose vignette. «Sono stati vent’anni di fatiche ma anche di soddisfazioni – riprende Valerio – che intendiamo proseguire». Ad aiutare direttore responsabile ed editoriale un nutrito gruppo di collaboratori, alcuni con ruoli pubblici di rilievo, come per esempio Lino Santoro, esponente triestino di Legambiente, in prima fila nella lotta al rigassificatore, o lo stesso Graziano Benedetti, il presidente del Wwf isontino, Claudio Siniscalchi, il matematico Giorgio Dendi, Miriam Kornfeind, della Comunità di San Martino al campo. «Ci ritroviamo una volta al mese – spiega Valerio – per decidere cosa pubblicare nel numero successivo e poi via, ad approfondire notizie, cercare foto, spunti da proporre per una riflessione sempre seria e ragionata, sottraendo tempo alla vita privata, perché siamo volontari». E si spazia anche sul territorio dell’Isontino e del Friuli, «perché la natura non conosce confini». «I costi di stampa li copriamo con le inserzioni pubblicitarie – si legge in testata – ma Konrad non esisterebbe se chi collabora non lo facesse a titolo gratuito».

Ugo Salvini
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 30 marzo 2013

 

 

Rigassificatore, Cosolini conferma la fiducia a Kraus - La dichiarazione
Il sindaco: «Sul progetto di Gas Natural c’è libertà d’opinione. La giunta è contraria»

L’assessore: «Non cambio idea, ma visto che tutti gli enti locali sono negativi...»
«Non abbiamo parlato di basket» assicura Roberto Cosolini. E questa è già una notizia. Il sindaco ha visto giovedì il nuovo assessore allo Sviluppo Economico, l’imprenditore sloveno Edi Kraus appena rientrato da un viaggio di affari Shangai. Era il primo incontro dopo la dichiarazione bomba del nuovo assessore sulla bontà industriale del progetto di rigassificatore di Zaule di Gas Natural. Entrambi, sindaco e nuovo assessore, si sono trovati d’accordo nel definire la vicenda «una tempesta in un bicchiere d’acqua». Un fraintendimento. Complice forse il fuso orario cinese. «L’equivoco è nato perché il 90 per cento delle persone guardano i titoli dei giornali e non leggono l’articolo», spiega il neo assessore allo Sviluppo economico. «Non fatemi delle polemiche inutili che poi la gente mi salta addosso senza motivo» si premura stavolta l’imprenditore sloveno. Una volta basta e avanza, insomma. «Non c’era niente da chiarire. La linea del Comune sul progetto di Gas Natural a Zaule non cambia. Ma non si può neppure impedire alle persone di esprimere un’opinione solo perché diventato assessore del Comune. C’è un eccesso di rigidità su queste cose che non condivido», taglia via il sindaco che conferma la fiducia piena nell’assessore tecnico. «Giovedì pomeriggio abbiamo avuto solo uno scambio di idee sulle cose da fare e ci siamo messi subito al lavoro», aggiunge Cosolini. «Ci siamo visti e andiamo avanti», conferma Kraus. E pensare che qualcuno nella maggioranza (Sinistra ecologia e libertà, per fare un nome) si era persino spinto a chiedere le dimissioni prima ancora della nomina ufficiale (avvenuta il 25 marzo). L’accettazione di Kraus, visto che era in viaggio in Cina, è arrivata solo il 28 marzo, giovedì scorso. «Io non potevo certo andare contro la giunta comunale, provinciale e regionale che si sono espresse in modo negativo. Prima cosa non ne ho la forza. Seconda cosa non sono così presuntuoso da dire che il mio parere deve essere più forte di tutti gli altri», prova a spiegare l’imprenditore sloveno. Ma perché allora tirare fuori il rigassificatore? «La mia intenzione era di parlare di un modello. Punto e basta - aggiunge Kraus -. Era un ragionamento di come si potrebbero attrarre dei capitali stranieri da investire nell’industria. Nient’altro. Evidentemente ci sono anche degli altri sistemi per attirare i capitali. Bisogno poi vedere nel tempo come si può fare e come». Con il progetto di Gas Natural, evidentemente, sarebbe stato tutto più facile portare soldi a Trieste. Ma, visto che nessuno lo vuole, tentiamo altre strade». Archiviato il caso rigassificatore c’è solo da lavorare. «Il primo tavolo da verificare sarà la problematica della Ferriera», dichiara Kraus che, su invito di Cosolini, si è già visto giovedì con l’ingegner Francesco Rosato, l’ex direttore di Servola diventato consulente del Comune, che l’ha aggiornato sullo stato delle cose. «Inoltre ci siamo incontrati anche con i sindacati della Ferriera che avevano chiesto un approfondimento sul primo report di Rosato» aggiunge il primo cittadino che rivedrà Kraus martedì mattina. E al di là della Ferriera? «C’è l’ordinaria amministrazione. Piano piano prenderemo in mano tutte le tematiche più importanti che riguardano lo sviluppo economico di Trieste... Devo prima conoscere gli uffici e il personale con il quale collaborerò nei prossimi tre anni», annuncia l’assessore Kraus che, fa capire, ha tutta l’intenzione di portare a termine il mandato. Si vedrà con il predecessore Fabio Omero? «Spero di fare una chiacchierata con lui dopo Pasqua. L’ho già incontrato un paio di volte» dice Kraus. Sicuramente non parleranno di basket.
Fabio Dorigo

 

Quelle royalties da dividersi con Lubiana
«Un rigassificatore potrebbe dare gas a prezzi concorrenziali attirando aziende a Trieste, potrebbe favorire l’insediamento di una centrale elettrica a gas, generare vapore da vendere all’industria, creare una catena del freddo per aziende alimentari e farmaceutiche. Sarebbe certo un valore aggiunto, uno strumento per attrarre investimenti. Non so se la localizzazione di Zaule sia quella ideale, ma di certo un rigassificatore sarebbe utile e non capisco nemmeno l’atteggiamento della Slovenia che si è messa subito contro e continua a dipendere dal gas russo. Anche Lubiana farebbe meglio a ragionare e magari a pensare di dividersi le royalties con Trieste». Così parlò l’assessore Edi Kraus nell’intervista rilasciata al Piccolo e pubblicata il 24 marzo.
 

«La vecchia politica pro impianto di Zaule»
L’attacco di Alessia Rosolen e Franco Bandelli (Un’Altra Trieste) a chi sponsorizza il terminale
Un duro attacco al neo assessore comunale Edi Kraus, che aveva manifestato disponibilità alla realizzazione del rigassificatore di Zaule. «Qui non si parla dell’istituzione di un senso unico o del regolamento di un giardino pubblico, ma della politica energetica dei prossimi 50 anni». Altrettanta decisione nel rivendicare l’autonomia di Trieste. «Stiamo perdendo il treno, a causa dell’immobilismo della Regione, mentre la vicina Slovenia corre». Su questi due fronti si è articolata ieri la conferenza stampa di cui sono stati protagonisti Franco Bandelli, candidato presidente della giunta di piazza dell’Unità d’Italia e Alessia Rosolen, consigliere uscente e candidata al consiglio regionale, esponenti del movimento “Un’Altra Regione”. «L’esternazione di Kraus – hanno commentato – è il risultato della vecchia politica, per la proposta, per il rinnovamento, per dare risposte concrete, sta per arrivare Un’altra Regione». «La crisi non aspetta – hanno detto cambiando tema – e mentre la Regione Sardegna ha deliberato il regime doganale di Zona franca e Capodistria, a quanto pare, non sarà da meno, qui siamo fermi. Quando arriverà il nostro turno – si sono chiesti Bandelli e Rosolen - e quanti altri treni vogliamo perdere? Quanto dobbiamo aspettare per rivendicare la nostra autonomia? Oltre un anno fa – ha spiegato Rosolen – avevo sollecitato la giunta Tondo affinché desse l’avvio all’iter previsto dalla legge n.122 del 2010 e dalla legge n.183 del 2011 che istituiscono le cosiddette ‘Zone a burocrazia zero’. Si tratta – ha precisato – di reali strumenti di sviluppo e crescita, nonché di mezzi per potenziare la capacità di attrazione della nostra Regione, con il fine di promuoverne la capacità di concorrenza con le aree più vicine. La giunta Tondo – ha accusato la consigliera uscente - non ha saputo snellire le procedure che troppo spesso imbrigliano lo spirito imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia. Chiediamo – ha concluso Rosolen – l’istituzione di queste zone anche in Friuli Venezia Giulia». Bandelli si è soffermato sul tema dell’energia, che ha definito «un altro capitolo nero di questa giunta. Nel programma di Tondo – ha sottolineato - non c’è un solo accenno al rigassificatore o sull’approvazione di una legge regionale sull’energia».
 

 

Energia rinnovabile, 57mila posti a rischio - CONFARTIGIANATO
Una direttiva europea impone nuovi requisiti agli addetti nel fotovoltaico e nelle biomasse
ROMA Dal primo agosto potrebbero trovarsi senza lavoro molti dei 57.000 installatori di impianti che operano nel settore dell’energia da fonti rinnovabili: fotovoltaico, a biomasse, solare termico, pompe di calore e geotermia. È quanto si legge in una nota di Confartigianato. «È il destino che li attende in base al decreto legislativo 28/11 - spiega l’associazione - che recepisce una direttiva europea e impone, quale requisito per poter effettuare interventi di installazione nel settore delle rinnovabili, percorsi di qualificazione professionale per i responsabili tecnici delle aziende (titolari e dipendenti)». «Ma, mentre per i laureati e i diplomati agli istituti tecnici la legge non prevede obblighi di formazione, e per i diplomati di scuola professionale impone un corso di 80 ore - sottolinea Confartigianato - non c’è alcun riferimento a titolari e dipendenti in possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo e dell’esperienza maturata in anni di lavoro. In pratica a questi imprenditori si nega sia il riconoscimento delle competenze acquisite sia la possibilità di svolgere corsi di aggiornamento professionale». «Si tratta di una disposizione assurda, inaccettabile e discriminatoria - denuncia il presidente di Confartigianato Impianti, Giovanni Barzaghi - che impedisce di lavorare a migliaia di imprenditori che da anni svolgono con competenza la propria attività». «Soprattutto in questo momento di crisi - aggiunge Luca Falco, delegato all’energia di Confartigianato - una norma come questa si abbatte come una mannaia sulle imprese e sui lavoratori del settore installazione impianti. Tutto il contrario di quanto servirebbe sia per favorire l’occupazione sia per contribuire a sviluppare il settore delle energie rinnovabili». Confartigianato Impianti è intervenuta presso il Ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare la modifica della legge «che - sottolinea il presidente Barzaghi - presenta profili di incostituzionalità poichè crea una barriera ingiustificata all’attività imprenditoriale, finendo per estromettere dal mercato migliaia di aziende.
 

 

Piazza Volontari Giuliani - Festa di Primavera con 25 associazioni

Grande partecipazione alla Festa di Primavera in piazza Volontari Giuliani. Ben 25 le associazioni riunitesi nel giardino, con omaggi floreali, dolci in regalo. I numerosi ragazzi si sono divertiti con i classici giochi di gruppo e di Pasqua con Amiscout, Andandes, Orizzonti dell’Est e dell’Ovest. Momenti di narrazione in lingue straniere e banchetti ambientalisti.

 

 

SEGNALAZIONI - RIFIUTI Lo smaltimento dei medicinali

In riferimento alla segnalazione pubblicata in data odierna dal vostro quotidiano, a firma del signor Aldo Ricci (“Rifiuti – il problema dei medicinali”), l’Ordine dei farmacisti informa che, a seguito di una propria richiesta inoltrata agli inizi di marzo 2011, il Comune di Trieste comunicava che i medicinali scaduti provenienti dalle civili abitazioni dei privati cittadini sono definiti “rifiuti urbani” - ad eccezione di una particolare classe, quella dei farmaci citotossici e citostatici- e che, a norma di legge, possono essere smaltiti assieme a tutti gli altri rifiuti prodotti dai cittadini. Considerando il fatto che il Comune di Trieste non conferiva, nel marzo del 2011 i rifiuti ad una discarica, dove i medicinali avrebbero potuto contaminare l'ambiente, ma utilizzava un impianto di termodistruzione moderno ed adeguato, risultava inutile la raccolta differenziata domestica dei medicinali scaduti in quanto questi, una volta conferiti nei cassonetti, finivano direttamente nell'inceneritore non contaminando l'ambiente circostante. Per quanto indicato dal Comune di Trieste allo scrivente Ordine, è sufficiente, quindi, attenersi alle medesime norme che regolano il conferimento degli altri rifiuti urbani, ovvero utilizzare sacchetti per le immondizie da depositare all'interno dei cassonetti stradali, a cura dei cittadini. Rimane inteso che l’Ordine professionale è sempre a disposizione del Comune di Trieste (e di quelli della nostra Provincia) per monitorare la situazione ed intervenire qualora le modalità di smaltimento dei rifiuti urbani dovessero essere modificate.

Marcello Milani

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 29 marzo 2013

 

 

Rigassificatore: con Kraus in Comune si cambia la rotta? - la lettera del giorno di Lucia Sirocco
C’era proprio bisogno di andarselo a cercare in Confindustria il nuovo assessore comunale allo Sviluppo economico? La domanda sorge spontanea leggendo l’intervista all’assessore Edi Kraus pubblicata sul Piccolo qualche giorno fa. Intervista nella quale Kraus si dichiara favorevole al rigassificatore «pur rispettando (bontà sua!) il parere della maggioranza dei cittadini che mi sembra contraria». Una maggioranza di cui fa parte anche il sindaco che lo ha nominato ed è certo più informata e consapevole del signor Kraus, il quale invece trascura (come spesso i vertici di Confindustria sono usi fare...) ogni considerazione di ordine ambientale, per ribadire i soliti slogan – privi di contenuto e di rapporto con la realtà – sempre ripetuti dai sostenitori del progetto di Gas Natural. Eccolo quindi dire che il «rigassificatore potrebbe dare gas a prezzi concorrenziali attirando aziende a Trieste», anche se non si capisce perché e come ciò dovrebbe avvenire (col rigassificatore di Porto Viro, signor Kraus, non è avvenuto!) visti gli introiti garantiti ai gestori di questi impianti anche se non dovessero rigassificare nulla, pagati - tra l’altro - con il denaro che deriva dalle bollette a carico dei consumatori. Il neoassessore continua citando il fatto che il rigassificatore «potrebbe favorire l’insediamento di una centrale elettrica a gas» (ma signor Kraus, ne abbiamo già una) e che potrebbe poi «generare vapore da vendere all’industria» (peccato che un rigassificatore non generi affatto vapore, ma solo acqua fredda, la quale fa danni all’ambiente marino), «creare una catena del freddo per aziende alimentari e farmaceutiche» (lo sosteneva anche Gas Natural, senza però mai riuscire a dimostrare l’interesse concreto di qualcuno. Nell’ampio dibattito svoltosi sull’argomento almeno dal 2006 in poi (e che dev’essere sfuggito al signor Kraus), sono emersi piuttosto gli ostacoli che la presenza del rigassificatore genererebbe alle altre attività economiche. A cominciare dai traffici nel porto di Trieste, come la stessa Autorità portuale ha di recente riconosciuto. Senza dimenticare il turismo e la pesca, che certo verrebbero danneggiati dall’impatto negativo sull’ambiente marino, legato allo scarico in mare di ingentissime quantità di acque fredde e di cloro, con i conseguenti impatti negativi sulle catene alimentari marine. Perché è questo il concetto che il signor Kraus fa fatica a comprendere: il rispetto o il degrado dell’ambiente sono strettamente correlati allo sviluppo dell’economia di un’area, ovvero al suo declino. Un approccio moderno, e non ottocentesco, ai problemi economici, suggerirebbe di tenerne conto. Concludiamo con una domanda al sindaco Cosolini, che tutti ricordiamo lo scorso dicembre in prima fila nella manifestazione in piazza Unità reggere lo striscione contro il rigassificatore: l’ingresso in giunta del neoassessore prelude forse anche a una “correzione di rotta” nella posizione del Comune di Trieste, finora fermo nell’opporsi al progetto di Gas Natural?
 

 

SEGNALAZIONI - Porto Vecchio - Si inizi dal recupero di quello che c’è

È doveroso intervenire, prima di ricominciare da capo con i soliti esempi di waterfront, con la rivendicazione di densità abitativa all’interno dell’area di Porto Vecchio, perché non si spopoli l’area nelle ore notturne e così via: lo sappiamo a memoria. Troppe volte abbiamo sentito questi discorsi e mi sia consentito di esprimere il mio dissenso da queste analisi, per il bene della città e le troppe distorsioni che da troppo tempo pullulano su Porto Vecchio e sul suo riuso. Credo che di dibattiti e di illustri architetti la città ne sia stufa. Forse non si conoscono abbastanza la storia e le vicende di Porto Vecchio per riprendere strade abbandonate e che finora non hanno vinto. Ci sono ancora casi in Europa, come il vecchio porto di Lubecca e di Fiume, dove vige ancora il porto franco, che attendono un processo di rivitalizzazione. A Lubecca già da tempo (dal 2000) i magazzini storici vengono utilizzati comunque. Certamente il nostro complesso monumentale è unico al mondo per la sua estensione e ricchezza per quanto riguarda il patrimonio di archeologia industriale, comprensivo anche di attrezzature elettromeccaniche (come gli scalandroni della Stazione marittima che oggi si trovano davanti al Magazzino 21, come l’Ursus, “il gigante del porto”, come la gru idraulica davanti al Magazzino 6) e soprattutto di impianti come la centrale idrodinamica con i suoi macchinari originari e la sottostazione elettrica di riconversione. Oggi la centrale idrodinamica ( così come il Magazzino 26), restaurata per merito non certo dei politici, è diventata il fulcro di attività espositive e di attrazione dei giovani, più di 15.000 visitatori dal giorno della sua inaugurazione (18 giugno 2012). Non bisogna riprendere discorsi perdenti e che non potranno dare futuro al distretto portuale storico di Trieste. Mi spiace che Portocittà, che è stata accolta con ampia collaborazione di molti, abbia poi chiuso le porte del Magazzino 26. Nonostante la Biennale diffusa (2011), che aveva dato impulso all’apertura degli spazi e della bretella che porta da largo Santos a viale Miramare, la fondazione di un comitato internazionale sul Porto Vecchio, e di un gruppo locale e nazionale di supporto che hanno seguito costantemente il percorso intrapreso e l’azione di diffusione in Europa (grazie a Italia Nostra), non si capisce perché si è persa la collaborazione e il percorso comune. Forse per intenzioni totalitarie che non lasciavano spazio a “idee differenti”, ma sempre della città. Forse perché si dà sempre una lettura politica ai fatti. Forse perché non si è ancora perso il vizio di strumentalizzare il porto. Spesso chi parla non ha studiato abbastanza, perché quando si ha consapevolezza delle questioni in essere si trovano soluzioni possibili. Perché si insiste sulla sdemanializzazione e sul porto franco quando si può agire anche in altro modo? Certo non c’è spazio per chi vorrebbe un waterfront su modelli estranei al nostro contesto e per chi pensa e si illude, ancora oggi, che basta togliere un cancello per trovare investitori. Noi non abbiamo bisogno di lezioni, sappiamo bene come andare avanti a cominciare da normative speciali per il restauro dei magazzini, insediare attività compatibili con la portualità, il commercio, il turismo culturale e i giovani. Bisogna conoscere gli iter procedurali, saper intervenire appropriatamente e al momento giusto, bisogna ammettere i propri errori e riprendere il discorso su Porto Vecchio alla luce degli eventi attuali, per non perdere tempo come si è sempre fatto dagli anni Settanta in poi. Ancora una volta si sbaglia l’approccio (troppo privatistico): non si inizia dai nuovi interventi, ma si comincia dal recupero dei magazzini storici, se un solo gruppo non ha la possibilità di intervenire sull’intero patrimonio si devono cercare sinergie con altri soggetti pronti a intervenire anche subito. Perché sono state escluse tutte le dichiarazioni di interesse? Sono forse lasciate nel cassetto? Non si poteva accelerare il progetto su tutta l’area invece che concentrarsi su poche? Chi ha scelto e deciso quella lunga procedura terminata con l’assentimento a un unico concessionario nel novembre 2010? Perché a tre anni avanzati dall’approvazione definitiva della variante Barduzzi (2007)? Prima di attaccare i vertici attuali dell’Autorità portuale bisogna conoscere il passato e i protagonisti del dibattito su Porto Vecchio che si è articolato in mille forme. Oggi si permettono tutti di intervenire e pontificare sul riuso. Possiamo dire che soltanto una decina di persone (professionisti e personaggi di cultura), l’associazione Italia Nostra, la stessa Autorità portuale e il ministero dei Beni culturali (con il Magazzino 26, l’hangar 1, e - nel gennaio 2004 - il polo museale) hanno dato il via al recupero (vedi anche l’iter della variante). Noi tutti abbiamo le idee chiare, siamo sempre pronti e stiamo già lavorando per il bene del porto e della città. Direi che è ora di finirla con i proselitismi e del pronunciamento di verità che stanno da una parte sola e che scelgono le strade sbagliate. Portocittà avrebbe dovuto valorizzare i contributi locali e non farsi incantare dalle false promesse.

Antonella Caroli (ex segretario generale Autorità portuale di Trieste)

 

Non sono riuscito a comprendere - e ovviamente è un mio limite - quale sia la tesi di fondo di questa “replica” all’intervista con l’architetto Goncalo Byrne, proposta dal nostro giornale il 27 marzo nelle pagine della cultura. Ma mi permetto di osservare alcune questioni, che per semplicità elenco di seguito: a) se il punto franco implica un valore e non un ostacolo, non capisco come mai il Porto Vecchio sia in rovina, mentre dovrebbe pullulare di attività economiche; b) ponendo pure che il Porto Vecchio fosse attraente per chi esercita attività portuale e terminalistica, mi sfugge attraverso quali modalità le merci potrebbero arrivare e ripartire da un luogo che è completamente incluso nel contesto urbano; forse che qualcuno immagina un via-vai di camion sulle rive o in viale Miramare? Forse che non è già oggi scandaloso, per una città preziosa quale Trieste, che vi siano i tir nel pieno del nucleo storico? c) Caroli cita Lubecca e Fiume, ma certamente ha presente che assai di frequente il caso di Trieste è stato affratellato a quello di Amburgo, che di recente ha cancellato il punto franco dal suo scalo storico; d) se l’architetto Caroli dai ballatoi del magazzino 26 sbirciasse verso il magazzino dirimpetto, potrebbe vedere le balle di fieno delle vacche là tenute dal concessionario Prioglio fino a nemmeno 5 anni fa; mi chiedo se abbia in mente di riportare le mucche in Porto Vecchio, dal momento che non trovo alcuna proposta concreta; e) concordo sulla necessità di evitare slogan e discorsi vaghi e generici, difatti di off-shore e di attrarre aziende per la lavorazione di merci in esenzione doganale, ma anche di calamitare imprese innovative high-tech di profilo internazionale o di borse merci, vi è chi discute da decenni e nulla nei fatti combina; f) non mi interessa qui analizzare le colpe di Portocittà o dell’Autorità portuale, l’intervista a Byrne proponeva il punto di vista di un architetto certo competente e di evidente equilibrio; g) sarò lietissimo se, tra 10 o 20 anni, Porto Vecchio sarà tornato a essere altro da un relitto, ma i presagi sono infausti: dopo la cacciata di Generali e l’Expo mancato, ecco che il fallimento con cui facciamo i conti oggi non credo rappresenti un fattore di accreditamento per investitori chiamati a una operazione titanica. Di sicuro, queste vicende finiranno nei libri di storia e chi ha amministrato il porto ne avrà parte e responsabilità.

(p.pos.)

 

 

Rete della telefonia mobile e sviluppo: vertice in Comune
Vertice in Municipio sulla telefonia mobile e tematiche connesse. Su iniziativa dell’assessore all’Ambiente del Comune, Umberto Laureni, alla presenza dei dirigenti dell’Area Città e Territorio e dell’Arpa-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, si è tenuto un incontro con tutti i gestori di telefonia mobile, nel corso del quale sono state trattate le problematiche relative alla collocazione sul territorio comunale di impianti di telefonia mobile e alla riconfigurazione di quelli esistenti, in funzione dei piani di sviluppo della rete, al fine di poter fruire della nuova tecnologia di trasmissione dati (Long Term Evolution) sempre più utilizzata dai cittadini. Laureni, fermi restando il ruolo del Comune in materia di tutela della cittadinanza dall’esposizione ai campi elettromagnetici e la piena disponibilità al confronto con tutte le forze sociali interessate, ha ribadito la scelta dell’amministrazione di porre in essere e valorizzare ogni forma di collaborazione con i gestori e con l’Arpa, allo scopo di risolvere le problematiche già esistenti e di prevenire quelle associate all’evoluzione tecnologica della rete di telefonia mobile.

 

 

Banca Etica - Alle 18 in via Donizetti, 5/a

“Banca Etica al servizio dell’economia civile e i rapporti con i temi ambientali” è il titolo dell’incontro con Enrico Trevisiol, responsabile della filiale di Trieste di Banca Popolare Etica, che si terrà nella sede di Legambiente, in via Donizetti 5/a, con inizio alle 18. L’incontro è promosso dal circolo Verdeazzurro Legambiente ed ha lo scopo di illustrare le finalità ed il funzionamento di questo istituto bancario.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 28 marzo 2013

 

 

Rigassificatore, due “no” da Strasburgo e Camera - Interrogazioni dell’eurodeputato Zanoni e di sel-pd
Ancora due prese di posizione, di fonte diversa ma convergenti sulla sostanza, a sfavore del progetto del rigassificatore da costruire nelle acque del golfo di Trieste.

«La Commissione europea accerti la possibile violazione da parte del progetto delle direttive europee sugli incidenti rilevanti, sulla procedura di Valutazione d’impatto ambientale (Via), di Valutazione ambientale strategica (Vas)». Lo chiede con un’interrogazione Andrea Zanoni, eurodeputato di Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Alde) e membro della Commissione ambiente all’Europarlamento. «Ho chiesto anche se e con quali procedure il rigassificatore può essere inserito e finanziato dall’Ue tra le infrastrutture energetiche prioritarie, nonostante le opposizioni succitate», specifica l’eurodeputato di Treviso, noto animalista e ambientalista. Zanoni infatti teme “colpi di mano” di funzionari del Ministero italiano a Strasburgo per includere Zaule tra i progetti che, essendo classificati «prioritari», bypassino le opposizioni italiana e slovena. «Il progetto di rigassificatore di gas naturale liquefatto proposto dalla multinazionale Gas Natural Fenosa attraverso la Gas Natural Rigassificazione Italia Spa a Zaule - specifica Zanoni - è accusato di costituire un potenziale danno ambientale, portuale e un rischio d’incidenti catastrofici sia dagli abitanti della zona, Ong ambientaliste e autorità locali, che dalla Repubblica di Slovenia. Il problema è già all’attenzione del Parlamento europeo con le petizioni di Greenaction Transnational e di Alpe Adria Green». Attualmente il Ministero dell’Ambiente italiano ha in corso una nuova procedura di Via ai sensi della direttiva 2011/92/Ue. «Nonostante tale procedura di valutazione non sia ancora conclusa - accusa l’europerlamentare veneto - il ministro italiano dello Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera, ha dichiarato alla stampa che il rigassificazione si deve fare a tutti i costi». Frattanto martedì scorso è stata presentata alla Camera una mozione, voluta dai deputati Serena Pelegrino e Ferdinando Aiello (Sel), eletti rispettivamente per il Friuli Venezia Giulia e la Calabria, e firmata dal capogruppo Sel Gennaro Migliore e dai deputati Sel Celeste Costantino e Pd Ernesto Magorno. Nell’istanza si chiedono «misure idonee e urgenti al fine di congelare le procedure autorizzative per i rigassificatori on-shore insistenti sul suolo nazionale». La mozione si basa su studi dei «professori di chiara fama» Giorgio Trincas, Radoslav Nabergoj e Marino Valle. «Gli esperti - si legge in una nota dei firmatari - evidenziano che allo stato attuale, in assenza di un piano energetico nazionale e vista la diminuita richiesta di prodotto sul mercato, non si giustifica economicamente la costruzione di nuovi impianti. Da anni sono disponibili soluzioni tecniche alternative. Il gas va rigassificato in mezzo al mare, in acque internazionali, utilizzando soluzioni di pressoché nullo impatto ambientale».
 

 

Ferriera e rifiuti L’udienza Rosato slitta al 10 aprile
È stata rinviata dal giudice Luigi Dainotti al prossimo 10 aprile l’udienza per la decisione relativa al rinvio a giudizio dell’ ex direttore della Ferriera Francesco Rosato, attuale consulente del Comune per le dismissioni e la riconversione dello stabilimento. In quell’occasione ci saranno la discussione e le eventuali repliche dei difensori, gli avvocati Giovanni Borgna e Michele Bontempi. Sotto accusa oltre a Rosato anche Vincenzo D’Auria, già responsabile del settore ecologia, e Walter Palcini, dipendente della ditta Refitalia. Secondo il pm Pietro Montrone hanno a vario titolo ceduto, rivenduto e trasportato, o comunque gestito abusivamente ingenti quantità di rifiuti pericolosi proprio della Ferriera. Rosato era stato raggiunto nel 2011 da un’ordinanza di custodia cautelare del gip di Grosseto ed era rimasto “ristretto” agli arresti domiciliari per 24 giorni. A mandarlo libero era stato il Riesame di Firenze. In particolare l’ex direttore della Ferriera è accusato di aver consentito la miscelazione dei rifiuti e di falso ideologico, collegato all’uso di analisi chimico-fisiche che per il pm sono state vistosamente taroccate nei dati finali in modo da abbassare il valore inquinante dei rifiuti e i relativi costi di smaltimento. Lunedì scorso Rosato è stato assolto dal giudice Paolo Vascotto in un altro processo di inquinamento riguardante il suo ruolo di direttore della Ferriera. In particolare era accusato dal pm Maddalena Chergia del superamento dei limiti di legge relativi all’autorizzazione per il funzionamento e l’attività dello scarico dello stabilimento di Servola.

(c.b.)

 

Piazza Perugino, tra i rifiuti abusivi spunta pure l’eternit
Dopo elettrodomestici, mobili e intere camere gettate vicino ai bidoni delle immondizie, da qualche giorno in via Luciani, a pochi passi da piazza Perugino, è stata abbandonata sul marciapiede una tettoia in eternit. A segnalare i rifiuti, sistemati di notte, alcuni cittadini preoccupati, tanto più che da un paio di giorni il materiale è stato isolato con un nastro, ma non è stato ancora rimosso. La copertura, spezzata in vari punti, è stata accatastata a ridosso di una casa circa una settimana fa, proprio davanti ai contenitori delle immondizie che si trovano all'incrocio con via Matteotti. Con la bora, soffiata nelle giornate di maltempo, alcuni pezzi sono finiti anche sotto le automobili parcheggiate. «Capita in continuazione - spiega un residente - lasciano qualsiasi cosa perché è una strada un po' defilata, passano probabilmente di notte e scaricano. Abbiamo visto un po' di tutto in questi mesi, mobilio, televisori, lampadari, materassi e anche passeggini o carrozzine. Forse andrebbe posizionata qualche telecamera, visto che proprio in questo punto sembra una discarica a cielo aperto, e le persone andrebbero sanzionate, soprattutto quando si tratta di scarti come questa tettoia che, a quanto pare, sembra un rifiuto che andava smaltito in modo adeguato». Ma è in tutta la zona che prosegue l'abitudine poco educata di lasciare rifiuti ingombranti sui marciapiedi, invece di destinarli ai grandi centri di raccolta. Segnalazioni sono già arrivate in passato, ma senza alcuna soluzione. Sempre su via Luciani, accanto alla tettoia, nei giorni scorsi sono stati lasciati persino un'aspirapolvere, con una serie di sacchetti pieni, volati poi sulla strada portati dal vento, e ancora un intero armadio e scarti di materiale edile. Qualche via più in su, in una trasversale di via Revoltella, fa bella mostra un letto matrimoniale, appoggiato su un muro, sempre nei pressi di alcuni bidoni di immondizie, mentre nella vicina via Ghirlandaio c'è chi ha lasciato quel che resta di una vecchia cucina. Su via Gambini sono apparsi nei mesi scorsi anche una lavatrice e qualche materasso. Per quanto riguarda i rifiuti ingombranti si può fare riferimento ai servizi di recupero e ai centri raccolta dell'AcegasAps: le giornate e gli orari sono consultabili sul sito www.gruppo.acegas-aps.it. Sono situati in via Carbonara 3, via Valmartinaga 10, strada per Vienna 84/a, in via Giulio Cesare 10 e a Duino.

Micol Brusaferro
 

In piazza Unità - Presidio di Greenaction contro i rifiuti speciali

Si terrà alle 17, in piazza Unità, il presidio di Greenaction Transnational “Liberiamo Trieste dai rifiuti italiani”. Cinquantamila tonnellate di rifiuti speciali - fa sapere Greenaction - in arrivo dalla Campania e dal Veneto finiscono all’inceneritore di via Errera: per questo andrebbero verificate non solo le emissioni in atmosfera ma anche la loro presenza nel suolo.

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti - Il problema dei medicinali

Recentemente ho dovuto fare una cernita nella cassettina dei medicinali che nel tempo è diventato un “cassettone” poiché con l’avanzare dell’età e degli acciacchi le prescrizioni variano ed aumentano tanto che ci si ritrova con scatole di medicinali smezzate, altre scadute, altre ancora buone ed intonse ma non usufruibili perché sostituite. A questo punto bisogna eliminarle, ma dove? Mi sono rivolto in farmacia e mi è stato detto che potevo gettarle nel cassonetto degli scarti non recuperabili in quanto... “a Trieste non c’è raccolta differenziata, tutto va a finire nell’inceneritore!”. Sono rimasto allibito poiché in famiglia da quando è stata proposta la raccolta differenziata l’abbiamo sempre seguita con attenzione massima: carta con carta, plastica con plastica, vetro con vetro e così via. Mi sono sentito cretino e tradito e ciò nonostante avessi già sentito questa voce inquietante, se vera. Poi si aprono i cassettini della memoria: Trieste ha un livello bassissimo di “differenziata” e allora dov’è la civilissima Trieste? Rientra anche questo nel fatidico “no se pol?” e allora uno comincia ad arrabbiarsi perché si accorge di essere preso in giro! Pago un sacco di soldi di tassa specifica, devo dividere i rifiuti, perdere un sacco di tempo e portarli all’”isola” più vicina e poi tutto si annulla, se è vero è pazzesco e truffaldino. Signori del Comune, signori dell’Acega c’è qualcuno che si degna di darmi una risposta? Ancora una cosa, su un foglietto informativo di un medicinale, dopo la prima vicenda, ho trovato scritto che ... “i medicinali non più utilizzati vanno consegnati in farmacia!”. Siamo in piena confusione, sarebbe opportuno che l’associazione Farmacisti informasse i propri aderenti sui comportamenti più consoni.

Aldo Ricci

 

 

San Dorligo, repulisti del verde esuberante: ordine del sindaco
SAN DORLIGO DELLA VALLE Con l’arrivo della primavera e la rapida crescita di cespugli e arbusti, si rende necessaria un’attenta manutenzione delle diverse sedi stradali. A tale proposito il Comune di San Dorligo ha da poco emesso una ordinanza che regola la manutenzione della vegetazione lungo le direttrici pubbliche. Lo ha annunciato il sindaco Fulvia Premolin in un incontro pubblico sui temi della gestione del verde urbano e del paesaggio organizzato a Domio dalle associazioni Triestebella, Italia Nostra, Legambiente e Tra fiori e piante. L’ordinanza comunale prevede la pulizia del verde in eccesso in caso di occultamento della segnaletica stradale, l’invasione della pavimentazione, la compromissione della sicurezza di circolazione. Al patrimonio verde di proprietà comunale appartengono le alberature di strade municipali e dei parchi. Su questo argomento il tecnico dei giardini Giorgio Valvason ha illustrato come piantare correttamente un albero e soprattutto come procedere in caso di potatura, partendo dal presupposto che un albero sano non dovrebbe essere comunque potato. È stato notato come spesso le potature vengano effettuate con metodi impropri, con il risultato di rovinare gli alberi non solo esteticamente, ma di aumentarne la precarietà e, pertanto, di favorirne l’eventuale caduta. Alberi e arbusti possono essere utilizzati per risanamenti e migliorie paesaggistiche e strutturali. A tale proposito Giuliano Sauli, presidente dell’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica, ha documentato diversi esempi di rinverdimento di cave, importanti arterie stradali e coperture di edifici. Con l’aiuto di documentazioni storiche, Sauli ha illustrato poi la trasformazione del paesaggio nel versante a valle della Val Rosandra e del ciglione carsico compreso nei comuni di Dolina e di Muggia. La serie di interventi è stata conclusa dall’agronomo Paolo Parmegiani, con l’osservazione di come il verde coltivato, oltre a creare reddito, risulti parte integrante di un paesaggio reale fonte di benessere per tutta la comunità.

Maurizio Lozei

 

 

 

 

ATTO CAMERA, mozione 1/00012 - MERCOLEDI', 27 marzo 2013

 

 

Parlamentari SEL, 5Stelle e PD presentano alla Camera una mozione contro il progetto del rigassificatore di Zaule

Nella sostanza di chiede di revocare tutte le autorizzazioni concesse di chiedere la revisione completa di tutta la progettazione.

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 27 marzo 2013

 

 

MUGGIA - Prg: anche da Marzi (Sel) un secco no ai grillini
Il vicesindaco respinge le proposte sul riutilizzo a fini turistici delle zone inquinate
MUGGIA Dai vertici del Comune di Muggia arriva un altro “niet” alle proposte avanzate dal Movimento 5 stelle durante la fase partecipativa di redazione della nuova variante al Piano regolatore. Stavolta, a respingere i contributi dei grillini è Sinistra ecologia libertà, rappresentata a piazza Marconi da Laura Marzi, vicesindaco e assessore alla pianificazione territoriale: «L’idea di una riconversione turistica della zona Teseco, ad Aquilinia, ci trova nettamente contrari». Il giudizio, lapidario, deriva dalle medesime ragioni già espresse dal sindaco Nesladek e dal gruppo consiliare del Partito democratico: anzitutto l’area è inquinata, e quindi non adatta a fini ricreativi e ambientalistici, e per di più essa rappresenta una potenziale risorsa occupazionale per il territorio. No al parco acquatico, no alla spiaggia, no al ponte girevole sul canale navigabile, che nel disegno del Movimento fungerebbe da bretella di collegamento dei percorsi ciclopedonali muggesani e triestini. Per Sel, come per il Pd, le zone Ezit ed ex Aquila devono rimanere industriali. «Siamo naturalmente sensibili alla difesa dell’ambiente, contrari al consumo del suolo, ma anche consapevoli del fatto che è necessario dare delle risposte alla questione fondamentale del lavoro», argomenta Marzi. La partita più importante del Prg di Muggia si gioca proprio su questo delicato crinale: l’urgenza di conciliare lo sviluppo industriale e la protezione del contesto naturalistico, istanza irrinunciabile per i partiti di maggioranza del Consiglio comunale rivierasco. «Governiamo insieme, e dunque le nostre visioni sono abbastanza affini a quelle del Pd», spiega Marzi. Tra le priorità dell’agenda di Sel vi sono da sempre la lotta alle speculazioni edilizie, da realizzarsi evidentemente tramite politiche edilizie piuttosto stringenti, la salvaguardia dei terreni agricoli e il recupero delle reti viarie per i pedoni e i ciclisti. «Ma – prosegue Marzi – non possiamo limitarci a questo, così come non possiamo immaginare di reagire alla crisi soltanto con il turismo locale: la disoccupazione è grave, e occorre affrontarla incentivando le attività portuali e di logistica». Le linee guida sono quelle di Nesladek: lavorazione delle merci in transito, eventuale spostamento di parte della zona franca, collegamento con il porto di Capodistria, magari la trasformazione della piana delle Noghere in una moderna zona di distribuzione agroalimentare. “Ricette” che non possono prescindere da un contrasto incondizionato al rigassificatore di Zaule, come sottolinea la vicesindaco: «Le dichiarazioni di apertura al progetto da parte del neo-assessore allo sviluppo economico della giunta Cosolini, Edi Kraus, sono molto gravi». Laura Marzi conferma l’intenzione della giunta di recepire il progetto Pisus anche nell’eventualità della mancata approvazione dei finanziamenti regionali, con lavori da eseguire a tranche negli anni. E per quanto riguarda lo sviluppo della costa: «Non siamo per l’opzione zero, crediamo in uno sviluppo che passi per il recupero e la valorizzazione dell’esistente, per l’agriturismo e per lo “slow tourism”». Intanto, anche l’opposizione si prepara a formulare la propria proposta sul nuovo Prg: Claudio Grizon informa che sono in corso riunioni tra il coordinamento e il gruppo consiliare del Pdl.

Davide Ciullo

 

 

Una linea di lido con pista per bici tra Barcola e città
La sagoma lasciata dalla storia sulla città resta impressa nelle pietre ma non di meno nei vuoti. E il vago concetto di “fascino straordinario” che tanto di frequente viene chiamato in causa per Trieste, ha a che fare con il dato ambientale, geografico, topografico, con architetture di standard elevato e estesamente diffuso. Una sorta di matrice che rende coerente il volto urbano e che ha tratti di straordinarietà, in particolare, nell’opera di Matteo Pertsch. Ma non è in questione “solo” l’edificato: il fascino di Trieste ha a che vedere in primis con ciò che precede e attornia l’architettura, ossia con i vuoti urbani configurati in forma di viali, Rive, piazze (di frequente abitate da monumenti e fontane, come si conviene a una capitale). Nel gioco dei vuoti Trieste ha uno dei suoi sigilli identitari. La porosità urbana come specchio della porosità sociale che ha reso metropolitana, inclusiva e multi-etnica Trieste appunto da Maria Teresa in avanti. La riflessione di Gonçalo Byrne su Porto Vecchio – per quanto possa apparire stravagante in chi pratica il mestiere di costruire – parte appunto dal tema dei vuoti urbani e dal loro senso, dalle loro possibili nuove funzioni mirando a «un fortissimo investimento nella riqualificazione dello spazio pubblico». Porto Vecchio catalizza al suo perimetro traghetti, pullman, treni, autobus. Ma nel corpo dell’antico scalo l’architetto portoghese dice che occorrerebbe «privilegiare la mobilità dolce, riducendo al minimo anche la velocità delle auto, di sicuro senza usare mai il fronte affacciato al mare per parcheggiare la auto». Byrne non affonda il colpo, ma è evidente che allude allo sfacelo delle Rive ridotte a tangenziale percorsa da camion e ai parcheggi sistemati a bordo d’acqua. La fascia urbana più preziosa assegnata alle funzioni meno nobili. E un muro di lamiere che separa Trieste dal suo tesoro incommensurabile: il mare. Sulla linea di costa Byrne, invece, pensa a una pista ciclabile continua da Miramare alla città, dentro al terrapieno di Barcola e dentro a Porto Vecchio, dove attrezzare magari «una linea di lido come a Barcellonetta». Perché in Porto Vecchio andrà considerato un mix di funzioni, un ciclo di vita che tenga dentro lavoro legato al mare, residenza, ricerca, uffici. Tema complesso, perché concretamente per esempio i magazzini di stoccaggio, con i loro 40 metri di profondità e le loro finestre piccole, sono di ardua adattabilità alle moderne esigenze di residenza o di ufficio. Tant’è che Byrne dice che «non è affatto semplice trovare risposta alla domanda relativa alla vita interna che potranno accogliere i vecchi magazzini. Non possiamo chiudere la questione in una immagine nostalgica». Accanto ai magazzini ottocenteschi, per i quali è fin troppo ovvio parlare di filologico restauro, andrebbero poi «previste con una certa densità nuove residenze, con intensità che potrebbe essere anche inferiore a quanto previsto dal Piano regolatore. Funzione che mi interessa per assicurare all’area un ciclo di vita nell’arco dell’intera giornata». Tasto dolente dell’intera operazione, l’edificazione di nuove residenze sul terrapieno di Barcola. Tasto dolente e insieme punto di leva formidabile per gli oppositori al progetto. Ma Byrne replica che «il progetto deve andare in direzione di una sostenibilità durevole» e che ormai in architettura «non si fa più nulla senza il prefisso eco, parametro della ragionevolezza di una città capace di evolvere guardando alla qualità ambientale e di vita dei suoi abitanti. Nessuno parla più in Occidente, di modelli stile Shanghai o Dubai, ma di pezzi di città dove la qualità viene sedimentata e fondata su sostenibilità economica, sociale e ambientale». Byrne non appare granché sorpreso delle tensioni esistenti a Trieste tra le differenti fazioni che interpretano Porto Vecchio in letture differenti e anzi antitetiche. Ricorda, rifacendosi alla sua esperienza diretta, che pure a Lisbona il recupero del fronte d’acqua si è giocato su un «continuo conflitto e confronto» tra chi reggeva il governo della città e la locale Autorità portuale. «Ma infine anche a Trieste occorre un luogo dove il privato investitore, la città tramite i suoi rappresentanti democratici, l’Autorità portuale dialoghino e mettano insieme le esigenze di tutti» aggiunge l’architetto. Che lascia sospeso il suo stupore dinanzi all’inconsapevolezza con cui Trieste vive lo stallo su Porto Vecchio. E sottolinea che «è indispensabile un master plan, che definisca l'assetto urbanistico. E poi un piano economico finanziario che proietti la fattibilità dell’intervento lungo la linea del tempo, poiché i costi di recupero sono importantissimi. Una gestione del procedimento dove va ricercata la convergenza: questo è il segreto di tutte le grandi operazioni immobiliari. Il recupero di Barcellona, per esempio, dipende dalla convergenza in sede politica, rispetto alle riflessioni proposte da tecnici, storici, giuristi e articolate da investitori». Mentre Byrne richiama la necessità di un solido master plan, che rifletta in chiave unitaria su una partita urbanistica propriamente di valenza europea, l’Autorità portuale provincialisticamente vagheggia lo spezzettamento di questo impareggiabile unicum in una gassosa nuvola di concessioni.

Paolo Possamai

 

Byrne: «Trieste non chiuda il suo cuore dietro un muro»
«Dovreste interrogarvi sul fatto che questo è l'ultimo porto antico di impianto monumentale da recuperare in Europa. Una opportunità immensa di rifondare la centralità e il destino di Trieste. Una opportunità grande quanto la responsabilità storica di saperla cogliere». Gonçalo Byrne non ha l’attitudine, lo stile, nemmeno il tono di voce del polemista o dell’archistar militante. Soppesa le parole, il suo periodare in italiano è elegante quanto efficace. Senza eccessi, persuaso che la forza delle cose basta a interrogare intelligenze e coscienze. Chissà se basta, però, nella Trieste carica di decenni di disillusioni, di incanti e verità tradite. Ma l’architetto portoghese, che qualche mese fa è stato incaricato dal concessionario Portocittà di studiare il Porto Vecchio di Trieste e ne stava immaginando il futuro possibile, ancora rifiuta l’idea – anzi: la realtà – che il processo sia già abortito e che non sarà chiamato a redigere alcun progetto. Portocittà, infatti, chiede al Tar di dichiarare la “nullità” del contratto con l’Autorità portuale. Un fallimento ancora, sorta di ulteriore pietra miliare di una strada che conduce al baratro. Ma Byrne prova comunque a ragionare, a discutere degli argomenti che hanno generato la rottura del contratto e, soprattutto, prova a illuminare la boa che Trieste ha dinanzi alla sua rotta storica: sulla boa sta scritto “Porto Vecchio”. Prendiamo in esame da principio la questione del Punto franco, che secondo Portocittà va spostato perché impedisce la realizzazione di qualsivoglia progetto di recupero urbano e che, invece, a parere dell’Autorità portuale è una peculiarità triestina da salvaguardare. «Il Punto franco esiste in altre città di mare – dice Byrne - ma non nei centri cittadini. Difficile tenere attività di portualità pesante nel tessuto urbano perché implica lo spostamento di camion e treni, oltre che attività di dogana e l’esclusione sostanziale dalla città. L’isola di Madeira per esempio ha un punto franco, ma non sta mica a Funchal ossia nella città storica. Il Punto franco è funzionale alla manipolazione di merce, ma come si fa a pensare che sia possibile in pieno centro città? Non sarebbe più semplice e sensato spostare il Punto franco nel porto nuovo? Ma chi può essere così fuori dalla storia da pensare di sequestrare ancora il porto antico di Trieste, da tenerlo chiuso rispetto alla città? Il Punto franco per propria pretende un recinto chiuso. Possibile che Trieste non abbia altri spazi diversi da Porto vecchio dove mettere il punto franco?». Va da sé che Byrne pone domande retoriche, che a suo avviso dovrebbero avere una risposta semplicissima. Tanto più in una città che è piena di contenitori vuoti e di aree senza destinazione alcuna. Ma nella città di Penelope, nulla è semplice e tutto sempre ritorna da capo come in un infinito e allucinato gioco dell’oca. E che importa se nel frattempo la città sta franando e negando la sua storia e il suo destino possibile? Byrne legge il caso-Trieste come una sorta di fotogramma. Fotogramma prezioso e a suo modo unico, ma tuttavia frammento di un film. Un quadro di una galleria che tiene dentro nella lettura di Byrne, oltre ai casi celebri e più citati di Amburgo o Genova, anche le vicende di recupero di water-front concepite per Ile de Nantes, Vancouver, Buenos Aires, Auckland. E ovviamente chiama in causa altri casi come Lisbona e Barcellona, in cui ha avuto parte diretta. Al grande architetto portoghese interessa rimarcare come «l’economia sia oggi essenzialmente un fenomeno urbano», poiché se è vero che «i grandi centri di produzione economica sono le aree metropolitane», ecco che la fascia costiera da Marsiglia a Valencia configura un arco urbano, così come il segmento chiamato Bos-Wash (Boston-Washington). Ma qui viene la sottolineatura e il parallelo con Trieste: tutti i casi di recupero di water front sopra detti comportano «il dispiegamento di potenzialità del motore urbano e la generazione di una interna capacità di attrazione economica». Solo chi non vuol vedere, dunque, può pensare di tenere il motore racchiuso tra mura. Tale è la condizione, anzi lo status giuridico del Porto Vecchio triestino finché permane il regime di Punto franco, poiché - per dirla con Byrne - l’antico scalo triestino è stato per forza di cose isolato dalla città, con una vita sua tipica delle fabbriche. Trieste e Porto Vecchio sono stati sempre separati da un muro. Ma partecipano della medesima straordinaria potenza di storicità e di identità. «Qui e lì si respira una eccezionale esperienza urbana di ambito europeo – dice Byrne - una delle più importanti tra ‘700 e '800. A me pare che il piano del borgo Teresiano sia molto simile, nella sua impronta illuministica e nella sua porosità urbana, alla Lisbona immaginata dal marchese di Pombal per la ricostruzione della città distrutta dal terremoto del 1755. Ebbene, la connessione tra Porto vecchio e Borgo Teresiano è già scritta nelle mappe della città, poiché il sistema di vuoti lasciati fino a oggi entro lo scalo ha una fortissima continuità con la trama della città storica. Ovvio che le scale sono diverse, perché la rete delle strade e degli slarghi era determinata dalle esigenze delle attività industriali. Ma quel che emerge dalla lettura urbanistica è una predisposizione incredibile in chiave di riuso a fini urbani». Byrne ha conosciuto da vicino il caso di Lisbona poiché per motivi professionali e di docenza ne ha approfondito il ridisegno della fascia portuale. Ma l’architetto portoghese ha lavorato anche al recupero della linea d'acqua a Lagos (in Algarve); per 3-4 anni ha fatto parte della giuria che, per conto del Comune, discuteva con i progettisti gli elaborati per il water front di Barcellona; ha studiato il recupero dei magazzini più vecchi del porto di Buenos Aires; attualmente sta predisponendo il piano urbanistico di Algeri. Dentro a questo excursus di straordinaria ricchezza, le vicende dell’organismo urbano di Trieste, fatto di due parti sin qua separate e però già perfettamente intrinsecamente interconnesse, l’hanno appassionato. Dice che la storia di Porto Vecchio «ha potenzialità straordinarie se non uniche». E poiché «nessuno può presumere di possedere il passepartout di un fenomeno tanto complesso come una città», e poiché «occorre sempre ascoltare e non pensare di avere l’unica chiave interpretativa», Goncalo Byrne ha deciso di dedicare proprio al Porto Vecchio, e in particolare all’area in concessione a Adriaterminal, il corso che tiene al Politecnico di Milano. Vuole ascoltare e parlare con i giovani che seguiranno il corso di uno dei luoghi urbani “più affascinanti e derelitti” dell’Europa di oggi. Il workshop inizia a aprile. Oltre che per architetti, urbanisti e storici vi sarebbe materia anche per psichiatri. Agli uni e agli altri, potremmo sottoporre un tema ulteriore: come mai tanti sigilli identitari di Trieste - dalla rovina di tanti palazzi di Pertsch, ai monumenti itineranti, fino alle fontane private tutte dell'acqua, fino appunto al Porto Vecchio - sono stati occultati o vilipesi?

PAOLO POSSAMAI

 

Idee nel rispetto del paesaggio e dell'innovazione
Gonçalo Byrne, nato a Alcobaça nel 1941, laureato alla facoltà di architettura di Lisbona nel 1968, ha avuto un’importante carriera accademica come professore ospite in molte università europee (Venezia, Losanna, Napoli, Lovanio University, Barcellona, Graz, Pamplona, Coimbra, Alghero) e statunitensi (Harvard in America). Alcuni suoi lavori sono stati presentati in esposizioni a New York, Trevi, Lubiana, Messina, Lucca, Como, San Marino, Lisbona, Oporto, Milano, Venezia e Vicenza. La ricerca incessante di una relazione appropriata tra rispetto per il territorio, la sua storia e le esigenze di trasformazione caratterizza l’opera di Gonçalo Byrne. Nel suo lavoro si fondono i tratti più caratteristici di una cultura progettuale che ha saputo far tesoro delle più significative esperienze compiute dall'architettura contemporanea, senza tradire la tradizione ed i contesti locali. Rigore formale, intuito, soluzioni commisurate alle esigenze, semplicità esecutiva hanno contribuito all’affermazione dell’architettura di Byrne.

 

 

 

 

TriestePrima.it - MARTEDI', 26 marzo 2013

 

 

PRESENTATA OGGI AL PARLAMENTO UNA MOZIONE PER "CONGELARE" IL RIGASSIFICATORE

Roma: Parlamentari SEL e PD chiedono, assumendo l’esperienza dei Professori Giorgio Trincas, Marino Valle e Radoslav Nabergoj, di congelare le procedure autorizzative per i rigassificatori on-shore insistenti sul territorio nazionale.
E’ stata presentata stamane, alla Camera dei Deputati, una mozione fortemente voluta dai Deputati Serena Pelegrino e Ferdinando Aiello (SEL), eletti rispettivamente per il Friuli Venezia Giulia e la Calabria, e firmata dal Capogruppo SEL Gennaro Migliore e dai deputati SEL Celeste Costantino e dal deputato PD Ernesto Magorno.
Hanno collaborato alla stesura del documento, ognuno per le proprie competenze scientifiche, i professori di chiara fama Giorgio Trincas, Radoslav Nabergoj e Marino Valle, fornendo la propria esperienza scientifica maturata dopo oltre tre anni di analisi e studi nel Tavolo Tecnico Rigassificatori Trieste.
Nella Mozione si chiedono “Misure idonee ed urgenti al fine di congelare le procedure autorizzative per i rigassificatori on-shore insistenti sul suolo nazionale”. Prendendo ad esempio i progetti dei rigassificatori di Gioia Tauro e Trieste e le gravi anomalie procedurali in questi iscritte, (anomalie che avrebbero dovuto richiedere l’immediato annullamento delle procedure VIA), i Professori evidenziano che allo stato attuale, in assenza di un piano energetico nazionale e vista la diminuita richiesta di prodotto sul mercato, non si giustifica economicamente la costruzione di nuovi impianti.
“Da anni sono disponibili soluzioni tecniche alternative al problema della rigassificazione di gas naturale liquefatto, per quanto attiene la fornitura diversificata di metano dallo ‘spot market’ il gas va rigassificato in mezzo al mare, in acque internazionali, utilizzando soluzioni di pressoché nullo impatto ambientale e che abbiano come utenza i servizi energetici e le popolazioni croate, italiane e slovene dell’Alto Adriatico. per risolvere il problema di un rifornimento flessibile e diversificato devono essere applicate soluzioni impiantistiche da allocare in mare aperto che abbiano come requisiti primari di essere invisibili da terra, di essere lontane da città, aree industriali e centri turistici; di essere sicure, pulite, efficienti, economiche”.
Si chiede al governo di in invitare con urgenza il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare a fronte delle gravi carenze evidenziate e delle sostanziali modifiche riscontrate - a revocare immediatamente, agendo in base al principio dell’autotutela amministrativa, le autorizzazioni concesse, riesaminando in tutti i pareri acquisiti durante tali procedure, che recano un tal numero di prescrizioni e condizioni da configurarsi quali valutazioni negative sul progetto e quindi tali da porsi come pronunciamenti negativi sulla loro realizzabilità;
a chiedere la revisione completa di tutta la progettazione e la rinnovazione integrale della procedura VIA, viste le gravi carenze evidenziate e le sostanziali modifiche riscontrate posizionando le apparecchiature di processo dell’impianto in maniera diversa rispetto al progetto preliminare, rendendo così il progetto definitivo un elaborato sostanzialmente diverso dal progetto che era stato a suo tempo autorizzato;
a subordinare ogni e qualsiasi ulteriore decisione in merito ad un piano energetico nazionale;
a predisporre in tempi ristretti un piano energetico nazionale che sia adeguato alle esigenze del Paese e armonizzato, nel caso di Trieste, con quelle dei paesi europei immediatamente confinanti;
a predisporre una norma che vincoli i funzionari preposti alle procedura di valutazione di impatto ambientale ai principi dell’etica della sicurezza, stabilendo i parametri di quale debba essere il rischio accettabile per un insediamento antropico sul territorio in funzione del modello si sviluppo sociale, economico ed ambientale che gli Enti preposti al controllo amministrativo del territorio si saranno dati.
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 26 marzo 2013

 

 

Il Pd bacchetta Edi Kraus «I nuovi parlino meno»
Caso rigassificatore, il consiglio al neoassessore del segretario Russo. Decarli: chi è in conflitto si autoesclude. Nesladek: parole stupefacenti e inaccettabili
Poche parole ne scatenano una valanga. No, non può un assessore freschissimo di nomina parlare del più e del meno, anche se il sindaco lo scusa. «Sì al rigassificatore», quando la battaglia conclamata e concorde è per il no? Parole di frattura politica che pesano uscendo dalla bocca del prescelto per lo Sviluppo economico, l’imprenditore Edi Kraus. L’alleato di maggioranza Sel ha già minacciato di chiederne le dimissioni prima ancora che entri in Municipio. E pur essendo il Pd l’anima più massiccia di questa coalizione, e il partito che produce il sindaco, l’appena eletto senatore Francesco Russo che ne è il segretario provinciale non fa, nemmeno lui, un solidale e veloce saltino sopra quelle parole: «Consiglio bonariamente ai neoassessori di esternare meno - dice infatti Russo da Roma -, di attendere, e di entrare, prima di parlare, in sintonia con gli indirizzi del centrosinistra, della Giunta e del sindaco. Diciamo che quello di Kraus è stato uno scivolone comunicativo. Penso che sarà recuperato e che la sintonia con Cosolini sarà poi totale, la linea del Pd certo non cambia sul rigassificatore. Non nascondo - aggiunge il senatore Pd spostando lo sguardo sul grande “ribaltone” in Giunta - che la città guarda con molta attenzione alle nuove scelte del sindaco, con l’attesa che aiutino la città a riprendersi dalla crisi. Questo “turn over” di assessori si spiega nell’ottica del miglioramento, per aumentare i giri di una Giunta che forse erano troppo lenti». Ma, a proposito, che lettura dare alla sostituzione di cinque assessori su dieci in soli due anni di governo? E di un Pd che perde proprio l’assessore del Pd, Fabio Omero, predecessore appunto di Kraus? Russo: «Sono scelte che spettano al sindaco, i partiti non ci hanno messo né becco né bocca. Ci confronteremo nei prossimi giorni con Cosolini. E la prova di questa serenità e di questo distacco è che non rivendichiamo l’uscita dalla Giunta di un assessore Pd: noi siamo a disposizione. Peraltro il “turn over” - prosegue Russo - non mi scandalizza, dall’elezione del sindaco la situazione politica e quella della città sono cambiate in modo inimmaginabile, e dunque ci sta un cambio di passo con volti nuovi (anche sindaci precedenti, in epoche più stabili, hanno fatto cambi). So che molti avrebbero preferito in Giunta qualche figura più giovane, e più orientata al territorio, ma io - conclude il segretario - lascio parlare i fatti». Dall’area della maggioranza sale il biasimo severo di Roberto Decarli, capogruppo di Trieste cambia con Cosolini, che smorza la bocciatura solo spostandola sul piano dell’irrealtà: «Un assessore non può in alcun modo agire e comportarsi in conflitto con le decisioni prese dal sindaco, dalla Giunta, ma soprattutto dalla maggioranza del Consiglio comunale, se così fosse di fatto l’assessore in questione si autoescluderebbe da questa amministrazione - scrive Decarli -, quindi queste dichiarazioni di Kraus non mi preoccupano, sono state fatte più dall’imprenditore, anche se avrebbe dovuto avere un po’ più di attenzione sull’argomento, dato che è ormai membro di Giunta. Ma chi vuole strumentalizzare il tema stia tranquillo, perché io sono tranquillo». Non è affatto tranquillo però il sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, il primo a scendere in battaglia assoluta contro il rigassificatore: «Dichiarazioni inaccettabili, stupefacenti quelle dell’assessore, fatte oltretutto con la superficialità di chi non conosce il problema, ignoranza che non ci si può aspettare da una persona con le sue responsabilità. «Dirò di più - prosegue Nesladek irritato -, affermazioni anche preoccupanti, se Kraus dimostra di non conoscere nemmeno quanto è stato fatto in tanti anni. Sono assolutamente convinto che non è questa la posizione di Cosolini, e finché un tanto rimane graniticamente certo, mi dispiace solo di dover contestare un collega. Che tra l’altro ha però una delega non da poco, com’è quella allo Sviluppo economico. Ma deve essere ben chiaro che ha parlato a titolo personale. Rimangono ugualmente parole inopportune, ma non sposteranno di un millimetro le posizioni istituzionali, che devono restare ferme su una linea ben tracciata».
Gabriella Ziani

 

“Tavolo tecnico”: «Sirovich parla a titolo personale»
«Il Tavolo tecnico rigassificatori non è un gruppo ambientalista o un partito politico, è nato per esaminare scientificamente i possibili rischi costituiti dai rigassificatori: il geologo Livio Sirovich, che si è spontaneamente dimesso dal Ttr il 15 febbraio 2012, parla pertanto a titolo personale». Lo afferma Adriano Bevilacqua, della Uil-Vigili del fuoco del Fvg, tra i fondatori del gruppo di docenti e tecnici “analisti” dei progetti di Gas Natural. Sirovich (candidato consigliere regionale di Sel) ha espresso forti critiche alle dichiarazioni di Edi Kraus sul rigassificatore e Bevilacqua scinde le posizioni : «Sirovich ha prevalentemente analizzato il progetto di bonifica del sito del rigassificatore. Il Tavolo ha sempre collaborato con tutte le pubbliche amministrazioni del territorio, con la Slovenia e la Croazia, e tutte le segreterie dei partiti politici, fornendo esclusivamente informazioni scientifiche».
 

Per Rovis (Pdl) un’opinione non fa scandalo
Ma dal centrodestra Marini e Declich attaccano: da piangere, da ridere. I grillini: dov’è la competenza?
Un paladino al suo fianco il nuovo assessore Kraus, reo di non odiare il rigassificatore, lo trova. Sta nel centrodestra, nella figura di un suo predecessore allo Sviluppo economico della Giunta Dipiazza. Paolo Rovis (Pdl): «Non condivido l’opinione del neoassessore ma non mi scandalizza, come non mi scandalizza alcuna legittima opinione personale: trovo stucchevoli e degni di miglior causa gli attacchi che subisce da settori della “sua” maggioranza. Contro il progetto di Gas Natural si è già espresso con atti ufficiali l’intero Consiglio comunale, la questione per il Comune è perciò chiusa. In mezzo a tanta quotidiana finzione - aggiunge Rovis - apprezzo l’onestà intellettuale e la sincerità di Kraus, avere una posizione minoritaria (peraltro condivisa dagli industriali e da parte dei sindacati) non implica la compressione del diritto di esprimerla». Altro centrodestra invece non perde l’occasione per attaccare: «Forse per il gelo, Cosolini e Kraus non hanno avuto il tempo di confrontarsi sull’aspetto più importante: i programmi - affermano dal Pdl Bruno Marini, candidato consigliere regionale, e Manuela Declich, consigliere comunale -. Ormai il discorso sul rigassificatore, a livello locale e regionale, è morto e sepolto, Ma il nuovo assessore Kraus evidentemente non lo sa, o non gli interessa, costringendo il povero Cosolini ad arrampicarsi sugli specchi dicendo che il suo assessore parlava di rigassificatori in generale. Siamo alle barzellette, se non fossimo in drammatica crisi ci sarebbe solo da ridere, invece o si piange o si fa una considerazione seria: il sindaco ha completamente perso il suo ruolo di garante dell’unità dell’indirizzo politico della sua coalizione, ma quel che più sconcerta, anche della sua Giunta». Dall’Idv decide di parlare Mario Marin, coordinatore provinciale e candidato consigliere regionale: «Quel progetto è cassato, ma se concordiamo con Cosolini che la coalizione non è una caserma, è altrettanto vero che gli accordi politici che determinano l’appartenenza a una coalizione devono avere valenza assoluta. Né siamo d’accordo che la linea per garantire la miglior scelta delle persone sia la lontananza dai partiti, le persone scelte devono garantire competenza ma anche rispetto per le promesse politiche. Confidiamo che il nuovo assessore Kraus possa fugare rapidamente le preoccupazioni fatte nascere a tutti». In campo grillino si mette in dubbio la competenza. «La posizione del Comune fortunatamente è stata già espressa - commenta il neodeputato Aris Prodani -, sono parole che forse non influiranno (ci mancherebbe) ma che comunque non dimostrano compattezza. Kraus ha magnificato le “royalty” per il territorio? Ma quali? Io c’ero alla riunione alla Camera di commercio, dove la stessa Gas Natural ha detto: “Non abbiamo mai parlato di royalty”. Speriamo sia un passo falso dettato da ... da non so cosa in realtà». «Ma il nuovo membro della Giunta - incalzano dal M5S i consiglieri comunali Paolo Menis e Stefano Patuanelli - sa che il territorio si è già espresso? Sa di che cosa parla? Qual è la sua competenza sui rigassificatori? Cosolini tenta un’imbarazzata difesa d’ufficio sostenendo l’assessore parlava a titolo personale. Ma l’intervista era all’assessore, non all’imprenditore. Chiederemo chiarimenti in Consiglio. Certo che - concludono i grillini - tra l’atteggiamento del ministro Passera e le dichiarazioni del neoassessore la nostra preoccupazione sale».

(g. z.)
 

Giovedì - No al rigassificatore, incontro al Multicultura

Giovedì “Rigassificatore Day”: incontro alle 18 con il chimico ambientale Lino Santoro allo sportello ambiente, al Multicultura center, via XXX Ottobre 8/a, a cura del Coordinamento Cittadini in Rete – Trieste dice no al rigassificatore. Seguirà una riflessione sulle iniziative da intraprendere in opposizione al progetto rigassificatore nel golfo.

 

 

Il porto di Trieste e la regione vittime dei governi e di Tondo - L’INTERVENTO DI LUIGI BIANCHI
Per Trieste e il Friuli Venezia Giulia il 2013 non ha recato novità in termini di mobilità e logistica: la musica non è cambiata, sia per i viaggiatori che per gli spedizionieri. Soppressioni e gravi perturbazioni del traffico viaggiatori sono ormai pratica quotidiana, mentre proseguono chiusure di scali merci e di raccordi industriali; anche lo scalo di smistamento di Cervignano (unico al Nordest dei cinque nodi della rete merci nazionale) ha chiuso i battenti, nel silenzio delle autorità e del mondo economico. Ma il Fvg non è isolato nello scadimento del servizio ferroviario: anche le altre regioni sono colpite dal deterioramento del traffico metropolitano e nazionale fuori dall’alta velocità. Tutti sono vittime delle decisioni – nella Capitale – di scaricare sulle regioni l’onere del servizio ferroviario senza lavorare per l’integrazione. All’origine della deriva della rotaia nazionale sta la scelta di contratti di programma regionali, decretando la separazione fra traffico metropolitano, nazionale ed internazionale: una vera e propria regressione culturale (fuori dalla visione europea dei trasporti), in senso contrario all’obiettivo di passare dal coordinamento all’integrazione. Ormai il Gruppo Fs ha deciso di concentrare l’attenzione sulla sola alta velocità, rinunciando a sfruttare le sinergie con tutta la rete per fornire offerte credibili – a valenza commerciale – di relazioni dirette di tutti i capoluoghi con la capitale, come sempre avvenuto dalla nascita delle Fs, e come suggerisce una sana visione commerciale di marketing. Per il Fvg, in questo quadro di regressione, c’è un’ulteriore penalizzazione: il Gruppo Fs ha decretato non strategiche le relazioni internazionali con Austria (Tarvisio Udine Venezia) e Slovenia (Trieste-Opicina Ronchi-Aeroporto Venezia) relegandole a linee regionali per eleggere Venezia Mestre a capolinea del Nord Est. Si tratta del ritorno alla progetto “ T-Rami secchi “ degli anni ’60 (oggi promosso a metropolitana che unisce l’Italia), risalente all’Europa divisa dalla Cortina di ferro, che non prevedeva i corridoi europei, lanciati da Delors come strumento dell’unificazione ferroviaria continentale, in funzione di mobilità e logistica europee. La nostra Regione, in definitiva, è vittima dell’attuazione di un progetto datato, fuori dalla visione dell’integrazione europea: caduti i confini, realizzata la nuova Pontebbana (la più moderna linea di valico del Paese), che avrebbe consentito di migliorare in termini di velocità commerciale le relazioni internazionali viaggiatori e in termini di capacità e regolarità quelle merci, la risposta del Gruppo Fs è stata la progressiva eliminazione dei residui collegamenti viaggiatori con Austria e Slovenia, seguita dal ritiro dal mercato merci per limitare l’attenzione ai soli treni completi, trascurando porti e raccordi industriali. Ma il Fvg non è vittima solo della Capitale. Anche l’amministrazione regionale ha le sue responsabilità. La Giunta Tondo-Riccardi ha accettato passivamente la cancellazione del finanziamento alla cosiddetta Metropolitana leggera (in realtà progetto per la rivitalizzazione del nodo ferroviario di Trieste ai fini del traffico portuale e del servizio viaggiatori regionale), che torna d’attualità come base per lo sviluppo del progetto Adria-A per il servizio metropolitano transfrontaliero; ha ottenuto lo sganciamento della terza corsia dal tracciato dell’alta velocità che avrebbe consentito notevoli risparmi; ha accettato di pagare alle Fs la relazione Udine-Roma fuori dal contratto di programma; ha annullato la gara ferro-gomma per il servizio viaggiatori regionale; ha pure assecondato le Fs nella liquidazione di Alpe-Adria, strumento commerciale essenziale per il Porto di Trieste e per la logistica regionale. Ci sono precise responsabilità, nella capitale e nel capoluogo, a livello politico, amministrativo e aziendale. L’unica speranza è che il nuovo governo metta gli uomini giusti al posto giusto, al fine di recuperare una politica dei trasporti informata ai criteri di coordinamento ed integrazione in una visione europea di mobilità e logistica: i confini sono caduti da tempo, è giunto il momento di recuperare una politica di sviluppo dei traffici transfrontalieri (oggi monopolizzati dalla gomma) nelle aree metropolitane, sia per le merci che per i passeggeri. Solo così sarà possibile una rivisitazione dei servizi viaggiatori nell’area metropolitana ed il recupero dei traffici merci perduti a seguito del conflitto nella ex-Jugoslavia. C’è largo spazio per una seria politica di sviluppo per cargo e passeggeri.
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 25 marzo 2013

 

 

Rigassificatore, il caso Kraus Sel: «Chiarisca o si dimetta»
Terremoto nella maggioranza dopo le dichiarazioni del nuovo assessore allo Sviluppo economico (peraltro non ancora insediato). La difesa di Cosolini
Esordio alla grande per il nuovo assessore allo Sviluppo economico della giunta Cosolini, Edi Kraus. Non è nemmeno entrato nella sala ovale e già è al centro di tutte le attenzioni: qualcuno della maggioranza comunale è pronto a chiederne le dimissioni. Diventa celebre in poche ore, l’imprenditore Kraus, per aver affermato come prima cosa che il rigassificatore sarebbe una buona opportunità economica per Trieste. Proprio adesso che il fronte del “no” (di cui il Comune è la pattuglia di testa) si è incredibilmente compattato, dopo il fondamentale parere negativo dell’Autorità portuale, asseverato perfino dalla Regione. Sel con la sua segreteria provinciale si dice “esterrefatta” e guida la rivolta, chiedendo «una ferma e dettagliata precisazione da parte della Giunta comunale, in seguito alla quale si riserva di valutare - dice la nota del partito che esprime l’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni - le più opportune azioni da intraprendere, compresa, in caso di mancata smentita del neoassessore, la richiesta di dimissioni dello stesso». Per Laureni sono solo «considerazioni personali», per il sindaco «la classica tempesta triestina in un bicchier d’acqua», ma Sel dice che le considerazioni dell’assessore «contrastano in modo stridente con tutta la condotta fin qui tenuta in merito dalla Giunta Cosolini», giudica le affermazioni di Kraus sui benefici che l’impianto avrebbe per Trieste di «disarmante superficialità», nota l’assenza di «una parola sulla sicurezza della città, sul futuro inquinamento del mare e sulle conseguenze negative sui traffici portuali: l’assessore Kraus dimentica che la città è un porto». Laureni non commenta Sel, ma prende le distanze da Kraus: «È una legittima opinione personale, nettamente contraria è l’opinione della Giunta, che poggia su quattro delibere approvate e un ricorso al Tar. A ultima riprova, proprio nello stesso giorno in cui avveniva la nomina di Kraus - prosegue Laureni - il sindaco ha firmato un nuovo documento in risposta al ministero dell’Ambiente che chiedeva un parere sui documenti inviati dall’Autorità portuale, per completare il nuovo procedimento di Via. La risposta al ministero è che l’Autorità portuale ha perfettamente ragione, che è noto come ci sia in Italia un generale minor fabbisogno di gas, che l’Italia non ha ancora un piano dell’energia su cui far base, e che anche gli Usa pensano di dirottare quantitativi di gas in Europa. Piuttosto - è l’opinione dell’assessore - dobbiamo subito formalmente intervenire a Bruxelles dove il ministro Passera sta cercando di far passare come “strategico” l’impianto di Zaule: discutibili passi in avanti da parte di un governo dimissionario, non si può agire con un colpo di mano». Il sindaco Roberto Cosolini prima di tutto quieta la platea, difende il neonominato e ne prende però le distanze: «È la classica tempesta in un bicchier d’acqua, Kraus dice che “in generale” i rigassificatori servono, prende atto che la città è contraria, e riconosce che esistono dubbi sulla eventuale collocazione dell’impianto. Peraltro nella sua bella intervista ha messo a fuoco i nodi dello sviluppo di Trieste e le sue criticità: far esplodere tempeste su una posizione personale è come non voler vedere il resto». Ma poi Cosolini tira fuori le unghie di fronte alla minaccia di Sel, e così anche marca più nettamente la presa di distanza dalle “opinioni personali”: «Qualcuno - afferma -, quando non ha voluto ascoltare il sindaco, ha detto che una coalizione non è una caserma. Oggi a mia volta ricordo lo stesso concetto. Si può esprimere un punto di vista, senza che questo cambi la linea del Comune. Noto - conclude il sindaco -, che tutti chiedono assessori autonomi, esperti, competenti, con un “pedigree” il meno possibile segnato dall’appartenenza politica. Ma poi, non appena proprio per questo esprimono un punto di vista, tutti pronti a gridare “aiuto, aiuto”».
Gabriella Ziani

 

Attese a giorni le valutazioni del ministero
E mentre il tema infiamma di nuovo il contesto politico, il progetto del rigassificatore di Gas Natural sta per concludere a Roma l’ultimo atto autorizzativo, quel supplemento d’istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale voluta dal ministro ora uscente dell’Ambiente, Corrado Clini. È possibile che questa stessa settimana l’iter si concluda con un parere tecnico definitivo. Ad arricchire il fascicolo sono arrivati il “pesante” parere negativo dell’Autorità portuale, supportato da un voto del Comitato portuale, cui si è aggiunta una nota di merito della Regione, dapprima favorevole, che ora ha preso nota di questa presa di posizione: «Il rigassificatore nella Baia di Zaule sarebbe d’impedimento allo sviluppo del porto e dei suoi traffici».
 

«Il “no” già espresso da atti formali in aula»
Coloni: «Pd e centrosinistra nettamente contrari». Bandelli: «Dal Consiglio parere negativo»
Nemmeno il Pd tace sul caso rigassificatore gradito al neoassessore Edi Kraus, «a scanso di equivoci» come subito scrive il capogruppo in Consiglio comunale Giovanni Maria Coloni: «Il Pd ribadisce e conferma la posizione nettamente contraria sul progetto di rigassificatore a Zaule, che Pd e maggioranza hanno espresso più e più volte sia in atti formali (linee programmatiche, deliberazioni consiliari, mozioni) e sia anche in altre modalità». Coloni cita le criticità messe da tempo a verbale: «Tutela ambientale, traffico marittimo, inadeguatezza del sito di Zaule, indeterminatezza di eventuali benefici economici». Sgombrato il rischio di equivoci, Coloni esprime invece «disappunto» sul ministro uscente Passera che «non sembra tener conto del parere contrario espresso dalle amministrazioni locali e anzi in “zona Cesarini” del suo mandato si prende anche la briga di rivolgersi all’Unione europea». Il capogruppo Pd peraltro apprezza tutte le altre considerazioni di Edi Kraus «su porto, bonifiche, Ferriera: riflessioni molto significative e interessanti che potranno sicuramente essere - scrive Coloni quasi a voler scansare ulteriori fughe in avanti - oggetto di prossimi approfondimenti e di costruttivo confronto con le forze politiche e sociali della città». «Vorremmo ricordare al sig. Kraus - è l’opinione di Franco Bandelli, consigliere comunale di Un’Altra Trieste e candidato presidente della Regione - che il Consiglio comunale ha espresso parere negativo all’unanimità (tranne l’astenuto Michele Lobianco e l’assente Roberto Dipiazza) su questo ecomostro. Che cosa ne pensa Cosolini che ha voluto Kraus in Giunta? Che cosa ne pensa la candidata del centrosinistra Debora Serracchiani che in più occasioni ha detto no all’impianto? Noi continueremo a opporci in tutti i modi». Dura pur nella forma cortese è la reazione di Livio Sirovich, geologo, scrittore, candidato consigliere regionale con Sel, membro del Tavolo tecnico rigassificatori della Uil vigili del fuoco: «Assessore Kraus, la vorrei pregare di spiegare su quali documenti progettuali, analisi tecniche, pareri di esperti lei basi le sue opinioni sul rigassificatore: io ho studiato quasi tutti i documenti - scrive Sirovich -, le sue opinioni non hanno attinenza con la realtà dell’opera proposta. Il rigassificatore condizionerebbe negativamente i destini economici della città, per ragioni di sicurezza, di ambiente, di sviluppo del porto. Piano regolatore, raddoppio del molo VII, terminal traghetti alle Noghere nascerebbero morti. Sono rimasto particolarmente colpito - prosegue - dalla totale assenza di accenni alla sicurezza, mi chiedo se conosce le relazioni tecniche dei 25 docenti e ricercatori raccolti nel Tavolo tecnico». Infine Sirovich contesta anche l’invito a essere favorevole che Kraus ha rivolto alla Slovenia: «Ho interloquito a fondo col ministro sloveno all’Ambiente e con il suo staff, e anche con quello croato, e non ho rilevato la carenza di ragionamenti che lei sottolinea. Infine mi permetto di dire - chiude Sirovich - che lei ha il dovere di dirci da chi, quando e come ha saputo che ci sarebbero delle “royalty” da spartire. A me non risulta, e comunque non cancellerebbero affatto le terribili carenze del progetto».

(g. z.)
 

 

Legambiente incalza i big della politica

Avviare un dibattito pubblico sui costi della terza corsia autostradale. Rivedere il Piano regionale delle infrastrutture. Eliminare i progetti delle “strade inutili”. Sono alcune delle sollecitazioni lanciate da Legambiente ai protagonisti della campagna elettorale per il voto di aprile. «Ai candidati - affermano i vertici dell’associazione ambientalista - chiediamo che, se eletti, si impegnino ad avviare una vera procedura aperta alla società regionale, e non solo “al Palazzo”, di conoscenza dei costi, di chi paga, e di cosa si taglia anche a causa degli impegni per la terza corsia».

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 24 marzo 2013

 

 

Kraus: «Rigassificatore, perché no?»
La ricetta dell’assessore allo sviluppo economico: meno grandi progetti, più investitori stranieri
Con il gruppo Aquafil di Arco di Trento nel 1993-1994 ha privatizzato l’industria chimico tessile Julon di Lubiana in quello che è stato e rimane ancora oggi il più importante investimento italiano in Slovenia. I 100 milioni di euro investiti hanno portato nel 2012 a un fatturato di 225 milioni in un’azienda che ha 520 dipendenti. Ma come direttore generale della Julon guida anche altri due impianti in Slovenia e precisamente a Celje (170 dipendenti) e a Senozece (30 dipendenti) e un altro in Croazia, a Oroslavje (280 dipendenti). Sono alcune credenziali del triestino Edi Kraus, l’imprenditore (nel gruppo Aquafil ha anche investito) e manager al quale il sindaco Roberto Cosolini ha affidato la delega più delicata, quella allo Sviluppo economico, in anni in cui di sviluppo a Trieste, ma anche altrove, se ne vede ben poco. Da un architetto insegnante qual è Fabio Omero la distanza è profonda e lo si vede subito da una questione capitale, il rigassificatore sul quale Kraus si dice, senza remore «favorevole, pur rispettando il parere della maggioranza dei cittadini che mi sembra contraria». Assessore Kraus, com’è nata l’intesa con Cosolini e l’affidamento dell’assessorato? Antica amicizia nata con il basket che ci ha fatti incontrare e scontrare già con le squadre giovanili. Io sono stato giocatore e poi presidente, il più giovane presidente italiano di serie B, dello Jadran, la seconda squadra triestina, ma sono stato anche consigliere della Federbasket regionale. Ma le ha fatto un bell’assist con questo incarico cruciale per il futuro della città, ma improbo? Il momento è drammatico perché la crisi generale ha investito da ultimo anche il terziario su cui si basa gran parte dell’economia cittadina. L’edilizia è ferma e le mini-imprese che hanno portato i piccoli imprenditori a rischiare sono in estrema difficoltà tanto da non poter più pagare gli stipendi ai pochi dipendenti. Perdipiù, trattandosi appunto di aziende piccole, non fanno notizia, eppure costituiscono una rete molto ampia nel tessuto economico cittadino. Anche l’industria sta franando. Dopo la Sertubi sta per chiudere la Ferriera di Servola. Che fare? Bisogna avere fiducia nell’operazione di scouting che sta facendo Francesco Rosato. Certo l’ipotesi logistica non sarebbe sufficiente. É l’industria che fornisce valore aggiunto e alla fine risulta trainante anche per il settore dei servizi che altrimenti a propria volta si deprime. Ma per fare industria bisogna fare investimenti e ragionare a lungo termine. Trieste anche storicamente è stata una città a vocazione puramente mercantile per cui gli industriali bisogna attirarli da fuori dal momento che grandi capitali di rischio oggi a Trieste esistono meno di sempre. Porto Vecchio potrebbe essere l’occasione del rilancio? Innanzitutto bisogna avere chiaro se la città vuole una riconciliazione con il mare, ma questo mi pare già scontato. Poi però il problema va affrontato diversamente: non è l’intervistato di turno, me compreso, che deve dire cosa fare. Ma bisogna vedere cosa consentono o no di fare innanzitutto i Piani regolatori. Quindi la prospettiva va ribaltata: qui si è partiti dall’aspetto della progettazione architettonica, ma è invece la sostenibilità economica dell’investimento che va valutata. Esistono società internazionali specializzate che possono valutare il ritorno economico, è a queste che bisogna affidarsi. C’è un’altra questione ancora: il ritorno economico non può certamente essere garantito dal settore pubblico, bisogna allora puntare sui privati. Ma per attrarli deve essere offerta massima libertà all’interno del sito, il che tradotto significa che perlomeno bisogna spostare il Punto franco e allora sì tutta l’area potrà divenire polo di attrazione. Il rigassificatore invece non può aiutare l’economia triestina? Al contrario, e parlo anche da imprenditore di un settore che si occupa anche di energia. Adesso tutti fanno a gara ad essere contrari e a parlare di bomba ecologica, ma bisogna parlare con maggiore cognizione di causa e fare un ragionamento di più largo respiro. Un rigassificatore potrebbe dare gas a prezzi concorrenziali attirando aziende a Trieste, potrebbe favorire l’insediamento di una centrale elettrica a gas, generare vapore da vendere all’industria, creare una catena del freddo per aziende alimentari e farmaceutiche. Sarebbe certo un valore aggiunto, uno strumento per attrarre investimenti. Non so se la localizzazione di Zaule sia quella ideale, ma di certo un rigassificatore sarebbe utile e non capisco nemmeno l’atteggiamento della Slovenia che si è messa subito contro e continua a dipendere dal gas russo. Anche Lubiana farebbe meglio a ragionare e magari a pensare di dividersi le royalties con Trieste. L’unico problema che sembra potersi avviare a soluzione è quello del sito inquinato e delle bonifiche? Sì, ho avuto questa sensazione anche negli incontri con la giunta di Confindustria Trieste di cui faccio parte. Il problema non è più questo, bensì fornire agli imprenditori qualche vantaggio in più. C’è anche la questione della concorrenza slovena con una fiscalità più ridotta e il costo del lavoro inferiore. È un falso problema. L’imprenditore quando fa un investimento deve pensare al lungo periodo. Ormai la programmazione e la robotizzazione fanno sì che il costo del personale non incida in modo sostanziale. Poi c’è la massa critica: ad esempio se le navi arrivano in massa si abbattono i costi fissi ed è addirittura più conveniente servirsi del porto di Trieste che di quello di Capodistria. Cosa fare dunque per risollevarsi? Lasciar perdere i grandi progetti come l’ex Corridoio quinto e darsi subito da fare per attrarre capitali dall’estero. Trieste è stata grande quando ha saputo invogliare imprenditori stranieri. Ci sono le condizioni: un primo arrivo importante può innescare sbarchi a catena e ridare fiducia alla città intera.
Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 23 marzo 2013

 

 

Rigassificatore, pressing di Passera sull’Ue a Bruxelles
Braccio di ferro con l’Ambiente che però Clini nega Il caso denunciato da Nesladek in Comitato portuale
Un blitz a Bruxelles del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera per calare dall’alto il rigassificatore di Zaule. Voci diffusesi ieri in città parlavano addirittura di uno scambio vivace di opinioni sull’argomento con il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, quest’ultimo nelle vesti di “frenatore”. Clini al telefono ha negato l’episodio: «Non mi risulta assolutamente. Per il rigassificatore di Trieste è ancora in corso il supplemento di Valutazione d’impatto ambientale. Non appena, a breve, sarà concluso, darò informazioni». La posizione completamente favorevole di Passera all’impianto triestino non è certo un mistero. Già il 22 luglio scorso il ministro in un’intervista al Piccolo aveva dichiarato che «l’impianto va fatto, al più presto e a tutti i costi». Gli ultimi sviluppi della questione sono stati portati all’attenzione del Comitato portuale ieri mattina dal sindaco di Muggia Nerio Nesladek: «Da fonti istituzionali slovene ai massimi livelli - ha riferito - ho appreso che il Ministero italiano dello sviluppo economico sta tentando un’azione di lobby nell’ambito dell’Unione europea per far inserire il rigassificatore di Zaule tra gli impianti strategici e presumibilmente per ottenere per la sua realizzazione anche finanziamenti comunitari. Come comune di Muggia mi faccio promotore di raccogliere tutte le delibere contrarie approvate da tutti gli enti locali che invierò a Bruxelles». In effetti sul web è anche reperibile la lettera con la quale Paola Arbia, dirigente della Divisione relazioni comunitarie e mercato interno dell’Energia, ribatte ai rilievi fatti dalla Slovenia contro l’inserimento del rigassificatore triestino nella lista delle infrastrutture energetiche prioritarie per il post 2020 che verranno contemplate dal “Piano per una rete energetica integrata” che è in corso di elaborazione a Bruxelles. Paola Arbia invia la propria comunicazione, evidentemente su input del ministro Passera, all’ungherese Monika Zsigri che è il direttore generale per l’Energia della Commissione europea. Il Piano viene elaborato da funzionari europei per gruppi di Stati e per il caso triestino a essere chiamati in causa sarebbero Italia, Slovenia, Croazia, Austria e Ungheria. Nei rilievi che Arbia fa alla Slovenia, il fatto che non sarebbero stati esplicitati quali criteri previsti dal regolamento Ten-E non sarebbero stati rispettati dal progetto, come Lubiana obbietta, e che non viene portato alcun elemento tale da richiedere una rielaborazione del progetto. La lettera si conclude dicendo che il rigassificatore di Zaule è totalmente nel territorio italiano per cui l’approvazione della Slovenia non è richiesta ai fini della sua inclusione tra gli impianti strategici.
Silvio Maranzana

 

«Forse la settimana prossima il verdetto»
«È possibile che gli esiti del supplemento di Via sul rigassificatore di Zaule si conoscano già la settimana prossima». Lo ha riferito ieri al Comitato portuale l’ingegner Eric Marcone dell’Authority. «Ci sono stati chiesti eventuali ultime controdeduzioni da inviare al ministero nel giro di 48 ore - ha detto Marcone - dopodiché l’istruttoria sarà chiusa». «Ci siamo mossi di nuovo con il Ministero dell’Ambiente e stiamo facendo pressioni», ha aggiunto la presidente dell’Authority, Marina Monassi.
 

 

Porto, opere per 387 milioni ma molti da reperire
Approvato l’aggiornamento del Piano industriale, servono finanziatori per il Molo Settimo e il terminal Ro-ro alle Noghere
Opere per complessivi 387 milioni di euro sono previste dal Piano industriale di rilancio pluriennale 2011-2018 il cui aggiornamento è stato approvato ieri all’unanimità dal Comitato portuale. Lavori per 34 milioni e 833mila euro sono compresi nell’aggiornamento per l’anno 2012 e tra le opere già avviate vi sono la bonifica di parte dei terreni dell’area ex Esso, la caratterizzazione dell’area marino-costiera interna al Sin, il potenziamento dell’ex Arsenale San Marco e il Polo museale in Porto Vecchio. In programmazione anche il potenziamento dell’equipment al Molo Settimo e un raccordo stradale tra Porto nuovo e Scalo Legnami. Altri fondi serviranno tra l’altro per la progettazione dell’ampliamento della banchina Nord del Molo Settimo, dell’allungamento del molo Bersaglieri della Stazione marittima e dei lavori di risistemazione delle aree, recentemente acquisite, dell’ex stazione di Prosecco. Per gli interventi di grande infrastrutturazione la maggior parte dei finanziamenti risultano però ancora da acquisire. Questi interventi riguardano il terminal Ro-ro alle Noghere, l’allungamento del Molo Settimo e del Molo Bersaglieri, un nuovo Magazzino frigo al Molo Quinto, il nuovo Terminal ferroviario di Campo Marzio. Il Programma delle opere, secondo quanto risulta dal documento dell’Authority, grazie all’aumento dei traffici e all’aggiornamento dei diritti marittimi potrà essere integralmente realizzato entro il 2018 senza alcun ricorso a finanziamento esterni (mutui) con l’esclusione però dell’allungamento del Molo Settimo e del terminal Ro-ro alle Noghere, che del resto sono i due interventi maggiori, per complessivi 239,5 milioni di euro per i quali si prevede l’intervento dello Stato o di un altro finanziatore. La Piattaforma logistica per la quale dopo Pasqua verranno fatti gli inviti per esplicitare le offerte ai soggetti che hanno inviato la manifestazione d’interesse, è già computata finanziariamente e non è stata inserita nel piano delle Opere da realizzare. La spesa dunque è così ripartita: 129,7 milioni dell’Autorità portuale, 15,2 milioni di finanziamenti specifici, 2,7 milioni dai concessionari e 239,5 milioni da reperire. «Il decreto ministeriale del gennaio scorso - ha commentato Marina Monassi - ci impone di aumentare le tasse portuali. Non possiamo esimerci, ma compenseremo i costi sotenuti dagli operatori realizzando a nostre spese le opere di infrastrutturazione portuale che si renderanno necessarie».

(s.m.)
 

Authority al contrattacco per chiedere i danni a Portocittà - PREPARA LA MEMORIA PER L’AVVOCATURA DELLO STATO
Per il Piano regolatore il mese prossimo al ministero gli ultimi elaborati, poi deve pronunciarsi anche Lubiana
L’Autorità portuale sta redigendo una memoria che verrà utilizzata dall’Avvocatura distrettuale dello Stato per chiedere i danni a Portocittà, la società che ha presentato ricorso al Tar affinché sia dichiarata nulla, a causa dell’insistenza del Punto franco, la concessione sul Porto Vecchio. Portocittà, a propria volta, ha chiesto la restituzione dei canoni già pagati e la rifusione delle spese già sostenute (a suo dire una decina di milioni di euro). Lo ha reso noto nell’ambito del Comitato portuale la stessa Authority che ha anche diffuso una nota in cui si ricorda che la variante per il Porto Vecchio è già stata adottata dal Comitato portuale nel 2005 e approvata dalla Regione con pubblicazione sul Bur il 10 ottobre 2007. «Si configura - viene sottolineato - in un ampliamento della destinazione d’uso consentita del Porto Vecchio, cioé della funzione portuale-commerciale, in quanto prevede l’insediamento anche di altre funzioni complementari o comunque di supporto allo sviluppo della funzione portuale-commerciale (artigianale di servizio, nautica da diporto, attività produttive legate alla nautica, diportistica a carattere sporuivo, direzionale, espositiva, formazione-ricerca, servizi alle attività scolastiche e universitarie, balneare, ricettiva, parcheggio, attività a carattere associativo-ricreativo). «Il nuovo Piano regolatore portuale - si fa rilevare - per quanto riguarda il Porto Vecchio non fa altro che confermare i contenuti e le disposizioni della Variante già vigente senza introdurre alcuna modifica. Pertanto il lungo iter di approvazione che il nuovo Piano regolatore sta compiendo non può in alcun modo costituire freno all’attuazione degli interventi in Porto vecchio». E rispondendo a una domanda del sindaco Roberto Cosolini, la presidente Marina Monassi e il direttore tecnico Eric Marcone hanno fatto il punto sull’inter del Piano regolatore generale del porto. «Ad aprile - ha specificato Marcone - consegneremo gli elaborati definitivi suppllettivi richiesti dal Ministero dell’Ambiente alla Commisssione per la Via-Vas che poi trasmetterà il Piano alla Slovenia per la necessaria valutazione transfrontaliera che dovrebbe presumibilmente chiudersi entro fine anno. A quel punto non mancherà che il via libera da parte della Regione che però non prevede ulteriori valutazione tecniche».

(s.m.)
 

Il Porto Franco vero freno del futuro di Porto Vecchio - l’opinione di GIORGIO MARANGONI (Segretario regionale Federmar Cisal)
Sorprende che ancora al giorno d’oggi coloro che intervengono sul futuro del Porto Vecchio si addentrino in elucubrazioni di vario genere, tutte sì pertinenti ma secondarie rispetto al problema di fondo, ossia l’esistenza del Punto Franco che copre quell’area. Perché, fin tanto che il Porto Vecchio sarà sottoposto a tale regime doganale e quindi, tra l’altro, alla limitazione dell’accesso delle persone, ben difficilmente si riuscirà a trovare soggetti disposti ad investire capitali per iniziative in quella sede. La riprova? È di questi giorni la rinuncia alla concessione settantennale già acquisita da parte della PortoCittà, la quale, aldilà delle prese di posizione o giustificazioni di questa o di quella istituzione e di quello che si pontifica in giro, se ne va proprio in quanto non è stata risolta la questione Punto Franco, sul cui stallo gravano precise e pesanti responsabilità sia istituzionali sia politiche. Qualche anno addietro, Boniciolli, da Presidente dell’Autorità Portuale, aveva tentato di superare l’ostacolo proponendo di trasferire il Punto Franco a Fernetti, trovando però su tale ipotesi, nonostante il parere favorevole degli altri soggetti interessati (Regione, Provincia e Comune di Muggia), una insormontabile ed inspiegabile resistenza da parte della Camera di Commercio e del suo Presidente, Paoletti. Non se ne fece nulla ed oggi, davanti all’abbandono di PortoCittà, riprende la solita solfa sulla destinazione d’uso del Porto Vecchio, tra chi lo vuole ancora adibito all’attività portuale con relativo Punto Franco e chi invece propugna il suo “ritorno alla città” attraverso una serie di progetti da realizzare. I primi, a dire il vero, non dimostrano molta dimestichezza e conoscenza di cosa significhi e richieda oggi l’attività portuale: alti fondali, ampi spazi, infrastrutture viarie e ferroviarie estese ed efficienti. Esiste tutto questo in Porto Vecchio? No, senza contare le inevitabili ed infinite difficoltà e vertenze che sorgerebbero, qualora si procedesse, per l’abbattimento di magazzini coperti da vincolo, ma che così, come sono strutturati, non servono allo stoccaggio ed alla movimentazione delle merci. Costi di realizzazione? Pazzeschi per i tempi che corrono, il che sarebbe come dire “scusate, abbiamo scherzato”. Quanto al Punto Franco, il cui pregio è di consentire la lavorazione delle materie e l’esportazione dei prodotti finiti in esenzione doganale, che senso ha mantenerlo allo stato attuale quando ormai è diventata una prassi comune quella degli imprenditori italiani che vanno ad impiantare i loro stabilimenti in altri paesi sia europei che extraeuropei a condizioni, compresa la manodopera, di gran lunga migliori e più convenienti di quelle che potrebbero trovare in Porto Vecchio, per l’appunto. Quanto ai secondi, non necessitano né referendum né ulteriori verifiche: già da tempo, infatti, le istituzioni con il Piano Regolatore ed i cittadini di Trieste hanno delineato il destino del Porto Vecchio in un futuro ed in progetti al servizio della città. Il rischio è che nell’ampiezza delle iniziative prevalga quella componente incline ad assecondare la speculazione edilizia, il che non è da escludere tenuto conto dei sostegni politici ed economici che il partito dei costruttori gode e può mettere in campo. Tuttavia, bisogna andare avanti, evitando che ciò accada. In conclusione, o si libera il Porto Vecchio dal vincolo del Punto Franco oppure tale area è destinata a rimanere un corpo morto attaccato alla città come lo è stato da tanti decenni a questa parte.
 

 

Muggia, questa sera castello al buio per un’ora - L’iniziativa è stata adottata per celebrare “L’ora della Terra”, appuntamento del Wwf
Intanto il Comune procede alla sistemazione dell’illuminazione pubblica con i nuovi led
MUGGIA Un'ora senza luci per celebrare “L'ora della Terra”. Come da tradizione oggi dalle 20.30 alle 21.30 il Castello di Muggia spegnerà le luci partecipando al classico appuntamento globale promosso da Wwf. «Saranno sessanta minuti simbolici per ricordare a ciascuno di noi l’importanza della salvaguardia del nostro pianeta sulla strada della sostenibilità a partire dal nostro piccolo», ha dichiarato l’assessore all'Ambiente Fabio Longo. «L’Amministrazione è sempre stata attenta alle problematiche ambientalistiche ed anche quest’anno non poteva che aderire a questa iniziativa che non è solo un forte segnale di interesse per il futuro del pianeta e un’adesione ad un’azione globalmente condivisa contro i cambiamenti climatici, ma anche un momento propositivo che evidenzia la valenza dell’impegno concreto a partire dai piccoli gesti», ha aggiunto l'esponente della giunta Nesladek. E il discorso della luce rimane uno dei più importanti all'interno della cittadina rivierasca. Poco tempo fa i residenti di Stramare avevano evidenziato la carenza di illuminazione in un'area lunga circa 100 metri costellata da abitazioni private e negozi. «Stiamo monitorando tutte le situazioni possibili sia per l'incremento di nuovi pali e la sostituzione di vecchie tecnologie con led e altre novità destinate al risparmio», ha spiegato il Comune. Dal Municipio sono state poi sciorinate le cifre che hanno contraddistinto l'implementazione dei punti luce nel territorio. Dal 2000 i punti luce gestiti da Acegas sono passati da 1000 a 1817, dal 2008 a oggi sono stati sostituiti i vecchi punti luce con led per un totale di 1007 ripartiti tra Acegas ed EnelSole. «I lavori per l'installazione dei punti luce vanno di pari passo con le nuove energie – aggiunge il Comune – e non bisogna mai dimenticare che nel 2012 il costo della bolletta per l'energia elettrica è stato di 300mila euro, cifra considerevole che deve far ricordare i costi dell'illuminazione, visto anche negli ultimi 5 anni il costo dell'energia elettrica ha subito un incremento del 40%, che solo per il 2012 è stata del 24%». Tenendo conto poi che Muggia ha oltre 50 km di strade e 2800 punti luce complessivi, il Comune ha infine voluto rimarcare le modalità per le segnalazioni dell'illuminazione pubblica. «In caso di guasti o interruzione della fornitura o segnalazioni di pericolo, per velocizzare la soluzione, ricordiamo ai cittadini che la via più rapida non è contattare il Comune bensì il numero verde Acegas 800.15152, indicando poi il numero del palo o/e la via interessata». L'amministrazione Nesladek ha poi evidenziato come circa due settimane fa sia stato ripristinato il palo della luce abbattuto la scorsa estate da un camion bulgaro in zona Mandracchio. «L'assicurazione ha tardato un po' a pagare i danni – concludono dal Municipio - ma fortunatamente la situazione è tornata alla normalità».

Riccardo Tosques
 

 

Festa di Primavera

Oggi si svolgerà in piazza Volontari Giuliani la Festa di primavera per grandi e piccini: dalle 14.30 giochi animazioni, spazi di interculturalità e animazioni didattiche, il ritorno del verde e delle rondini; a cura di varie associazioni con il coordinamento della proloco San Giovanni Cologna. Info 338-2118453

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 22 marzo 2013

 

 

«Rigassificatore pericoloso» - Secondo il geologo Sirovich è spinto da interessi economici
Documentazione insufficiente, analisi superficiali, gravi zone d’ombra nell’iter di approvazione. Il geologo Livio Sirovich non ha usato mezzi termini ieri, parlando in un pubblico incontro, della procedura che sta portando all’approvazione del progetto per la costruzione del rigassificatore di Zaule. «Il progetto – ha sottolineato - è basato su studi inattendibili, insufficienti e inadeguati. Per esempio – ha ricordato - ci sono traduzioni dallo spagnolo all'italiano inattendibili, che stravolgono le conclusioni». Sirovich non l’ha detto, ma dal complesso delle sue valutazioni sembra sia in atto una sorta di congiura pur di veder edificata un’opera definita dal relatore «pericolosissima». «E ciò che sconcerta – ha detto ancora – è che anche i vigili del fuoco, ai quali ci siamo rivolti per ottenere risposte circa i rischi per la città in conseguenza di un’esplosione che purtroppo rientra nella casistica dei rigassificatori, stanno ritardando, senza ragione apparente, il loro parere». Sirovich ha fatto capire che «esistono forti interessi economici che vanno oltre queste perplessità. Nel novembre del 2012 – ha concluso - il Comitato tecnico ha elaborato il nulla osta di fattibilità, ultimo passaggio prima dell'inizio dei lavori, pur in presenza di assoluta carenza di analisi per esempio nella simulazione degli incidenti». Il geologo ha ricordato che «il gas liquido tali casi esce alla potenza di 80 atmosfere, si raffredda ed esplode. Poi c'è la propagazione del calore causata dal movimento migratorio delle parti più calde e infine la formazione di una nuvola, che si muove col vento e poi, a contatto con l'ossigeno, può esplodere».

(u.s.)
 

 

Ciriani a giudizio il 10 giugno: non lascio
L’assessore regionale sarà processato dopo le elezioni per lo scempio compiuto in Val Rosandra
La data è quella del 10 giugno. È stato fissato per le 12.30 di quel giorno il processo sullo scempio della val Rosandra che vedrà sul banco degli imputati - davanti al giudice Marco Casavecchia - l’assessore regionale alla sanità Luca Ciriani ma all’epoca all’ambiente (candidato nelle liste del Pdl nella circoscrizione di Pordenone alle regionali), il direttore regionale della Protezione civile Guglielmo Berlasso, i funzionari Cristina Trocca e Adriano Morettin e Mitja Lovriha, caposervizio dell’area ambiente e lavori pubblici. A fissare la data del processo è stato lo stesso giudice Casavecchia che ha preso atto della citazione diretta del pm Antonio Miggiani, il magistrato titolare del fascicolo. Si esprimerà nei prossimi giorni il gip Luigi Dainotti al quale il pm Miggiani ha chiesto l’archiviazione delle posizioni di Fulvia Premolin e Antonio Ghersinich rispettivamente sindaco e vice di San Dorligo e di Luca Bombardier, titolare della ditta specializzata, i cui dipendenti, in forza di un contratto con la Protezione civile tra il 24 e il 25 marzo dello scorso anno, un sito ecologicamente protetto della provincia di Trieste. All’atto della citazione il pm Miggiani si appresta a indicare anche le cosiddette parti offese. Si tratta della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di San Dorligo e della Provincia di Trieste. Sarà anche valutata la costituzione di parte civile del Wwf nazionale. Infatti l’operazione Alvei puliti era finita poi sotto la lente della procura proprio dopo un esposto del Wwf in cui si parlava di danni ambientali irreparabili provocati con la scusa dell'urgenza. Intanto il vicepresidente regionale Ciriani annunciando che non ritirerà la sua candidatura a consigliere regionale nelle file del Pdl per la circoscrizione di Pordenone, ha dichiarato: «Non capisco perchè dovrei fare un passo indietro. Noi abbiamo agito come in tante altre occasioni per la pulizia degli alvei. Adesso si ricorda questo, ma si dimentica che fino a qualche mese fa gli alvei rischiavano di scoppiare, di creare immensi danni». «Le procedure sono state rispettate», chiosa il difensore Caterina Belletti. Dello stesso tenore la dichiarazione dell’avvocato Luca Ponti per conto del direttore della protezione civile Berlasso: «Dimostrerò l’assoluta estraneità del mio assistito nel corso del processo».

(c.b.)
 

 

Duino, stop nei paesi ad altre cementificazioni
Nuove tendenza in campo urbanistico al vaglio della Seconda commissione Nessun salasso-Imu a chi rinuncia all’edificabilità del proprio terreno
DUINO AURISINA Azzeramento del salasso-Imu per i cittadini che hanno chiesto e quindi otterranno di non vedere più classificato il proprio terreno come edificabile e stop a ulteriori cementificazioni nei paesi: gli ambiti a progettazione unitaria, nelle intenzioni della giunta comunale, andranno cancellati. Queste sono solo due delle proposte che la maggioranza Kukanja vuole portare avanti in sede di approvazione della Variante 27, in aula il prossimo Consiglio comunale. Proposte che però, a sentire il consigliere Maurizio Rozza, presidente della Seconda commissione consiliare, avranno immediate ricadute positive, in primis per i giovani imprenditori agricoli. Ora, infatti, il costo di terreni agricoli prossimi a zone edificabili, ovvero ai margini del paese come per esempio a Santa Croce, ha raggiunto apici siderali: 30 euro a metro quadrato, quando il prezzo corrente non supera i 5-6 euro, considerato che gli appezzamenti in zone carsiche necessitano di miglioramenti fondiari. Non solo, l'eliminazione di taluni ambiti a progettazione unitaria le cui prescrizioni sono troppo vincolanti potrebbe servire a sbloccare situazioni di stallo. «È il caso – ancora Rozza - di un'area a Santa Croce che prevede tra i vincoli l'edificazione di un parcheggio in un’ex dolina: i costi dell'opera non valgono l'intervento. Si preannuncia dunque come una seduta “calda” l'odierna Seconda commissione. Non solo per il tema - si affronterà appunto la Variante 27 al Prgc, adottata nel 2011 dal precedente esecutivo di centrodestra e ora in approvazione dall'attuale maggioranza di centrosinistra -, ma anche per la partecipazione, pare, di alcuni esponenti del costituendo M5s di Duino Aurisina. Che pur non sedendo nella massima assise ha ottenuto alle ultime elezioni una pioggia di voti, superando alla Camera perfino il Pd (1.599 preferenze versus 1.537). I grillini annunciano infatti guerra aperta soprattutto su due fronti: la trasparenza e le questioni ambientali. Punto focale dell'odierna seduta sarà, secondo Rozza (Gruppo misto), capire «cosa vogliamo fare da grandi», cioè iniziare a considerare un nuovo sviluppo del territorio e «immaginarlo come sarà tra 20-30 anni». Insomma trasformazioni di rilievo, se non stravolgimenti, dello spirito della “27”, almeno così come concepito dal centrodestra, che però aveva sempre motivato la modifica al Prgc «esclusivamente per dare una risposta concreta ai cittadini rimasti esclusi dalla “24-25” di costruire una casa, per i propri figli, accanto alla loro». L'allora capogruppo del Pd e oggi vicesindaco Massimo Veronese aveva invece all'epoca criticato la «lottizzazione selvaggia». Le nuove proposte saranno presto esposte alla cittadinanza con incontri nelle frazioni.
Tiziana Carpinelli

 

 

In soccorso al pianeta: pronte quindici ricette - CONFERENZE»STAZIONE ROGERS
Domenica primo incontro: relatore l’antropologa Lucilla Spini
Quindici incontri domenicali per discutere della tutela del nostro pianeta nelle sue infinite sfaccettature. È l’idea alla base di “Gaia, che passione”, il corposo programma di conferenze organizzate da Stazione Rogers per il 2013, che partiranno domenica e proseguiranno, dopo la pausa estiva, fino al prossimo dicembre. Un’iniziativa, quella di Stazione Rogers, che è stata messa in piedi, racconta il presidente Gianni Torrenti, contando sulla rete di relazioni interpersonali sviluppate con i singoli relatori degli incontri in programma, che hanno acconsentito a partecipare a costo quasi nullo, accontentandosi spesso di un rimborso spese forfettario. «È un impegno etico prima di tutto – sottolinea anche la vicepresidente Gigetta Tamaro -: nonostante i tagli alla cultura noi andiamo avanti, mettendoci tutta la passione che possediamo, perché siamo davvero convinti che del nostro pianeta non si parli mai abbastanza». I dialoghi tra discipline dedicati a Gaia saranno suddivisi in cinque momenti tematici: il sistema vivente, la “riflessione sui comportamenti”, la “ricerca delle buone pratiche”, il rapporto tra l’architettura e il territorio che la ospita e la “riconciliazione” con il nostro pianeta. Primo appuntamento domenica alle 11 con l’antropologa, esperta di conservazione della biodiversità e di politiche ambientali internazionali, Lucilla Spini, che parlerà de “L’anno internazionale dell’acqua. Etica e cooperazione alla biodiversità.” Seguirà, il 7 aprile, l’incontro con l’esperta di comunicazione Lella Varesano e con l’attrice e regista Barbara Della Polla. Con lo scienziato Filippo Giorgi, vincitore con Al Gore del Premio Nobel per la pace 2007, si discuterà invece il 14 aprile. Il sociologo Khaled Fouad Allam sarà ospite di Stazione Rogers il 5 maggio, per raccontare al pubblico cosa significhi “essere giovani a Tunisi e al Cairo”. Il 19 maggio sarà la volta della psicoterapeuta e psicanalista Silvia Amati, che proporrà un dialogo sul “perché accettiamo l’inaccettabile”. Con Cosimo Monteleone si discuterà invece, il 2 giugno, dell’architetto americano F.L. Wright. Seguirà, il 9 giugno, un dialogo con Mateo Kries, direttore del Vitra Design Museum. Gli incontri proseguiranno con Antonella Gallo, Federica Zanco Fehlbaum, Benno Albrecht, Mauro Giacca, Franco Rotelli, Maria Grazia Cogliati Dezza, Pippo Ciorra e Paolo Rumiz, che chiuderà il ciclo il prossimo 17 novembre. Il calendario completo di “Gaia che passione” è disponibile sul sito web di Stazione Rogers, stazionerogers.eu.

Giulia Basso
 

 

ORTI URBANI

Oggi dalle ore 17 alle 19, il Comune di Trieste organizza un seminario pubblico sul tema degli orti urbani, presso la scuola Morpurgo di Scala Campi Elisi 4 (accesso carrabile da via Carli angolo via Locchi), presente l’architetto Anna Nisi del Servizio Spazi Aperti e Verdi Pubblici, che esporrà – attraverso il “diario dell’orto” – le tecniche per creare un orto sociale urbano.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 21 marzo 2013

 

 

Val Rosandra devastata, Ciriani a giudizio - IL CASO » CHIUSA L’INCHIESTA
Citazione diretta per l’assessore regionale , il direttore della Protezione civile Berlasso e tre funzionari
FULVIA PREMOLIN Il pm Miggiani ha chiesto l’archiviazione per il sindaco di San Dorligo e per il suo vice Ghersinich e per il titolare della ditta
COSA RISCHIANO Per questo genere di reati il codice penale prevede fino a 18 mesi di arresto o nella migliore delle ipotesi una pesante sanzione
L’assessore regionale alla sanità Luca Ciriani (candidato del Pdl nella circoscrizione di Pordenone alle regionali), il direttore regionale della Protezione civile Guglielmo Berlasso, i funzionari Cristina Trocca e Adriano Morettin e Mitja Lovriha, caposervizio dell’area ambiente e lavori pubblici di San Dorligo, compariranno davanti al giudice per rispondere dello scempio della Val Rosandra compiuto tra il 24 e il 25 marzo dello scorso anno. Lo ha disposto il pm Antonio Miggiani che li ha citati direttamente chiedendo al giudice la fissazione dell’udienza al più presto possibile. Lo stesso pm ha indicato al gip Luigi Dainotti che vanno archiviate le posizioni di Fulvia Premolin e Antonio Ghersinich, rispettivamente sindaco e vice di San Dorligo e di Luca Bombardier, titolare della ditta specializzata i cui dipendenti, in forza di un contratto con la Protezione civile, hanno raso al suolo una delle tra le zone ecologicamente protette della provincia di Trieste. Ma - è bene chiarirlo - il giudice Dainotti non si è ancora espresso e ha chiesto al pm l’intero fascicolo sulla devastazione del sito protetto. Secondo il pm Miggiani, Premolin e Ghersinich sarebbero stati presi in contropiede dalla Regione e dalla Protezione civile e non avrebbero avuto nemmeno il potere di fermare quella che ironicamente era stata chiamata la calata degli Unni su San Dorligo. Una calata avvenuta alla presenza dell’assessore Ciriani (allora aveva la delega all’ambiente) giunto in elicottero per vedere dall’alto l’effetto della motosega selvaggia. Siamo dunque all’ultimo atto istruttorio dell’inchiesta innescata da un esposto del Wwf nazionale in cui si parlava di danni ambientali irreparabili provocati con la scusa dell’urgenza. Le proteste avevano invaso il web e gli “esposti” presentati alla Procura anche dai vertici regionali di Lega Ambiente e da numerose persone indignate per la devastazione, avevano avuto il merito di richiamare l'attenzione degli inquirenti su quanto era accaduto in quell'area protetta. Erano state anche chieste le dimissioni di Luca Ciriani che oltre alla carica di vicepresidente della Regione aveva anche il ruolo di assessore all'Ambiente. Ai cinque indagati (che dopo la notifica del decreto di fissazione assumeranno la veste di imputati) il pm contesta due ipotesi di reato definite dagli articoli 733 e 734 del codice penale. La prima - per chi distrugge un habitat all'interno di un sito protetto o lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione - prevede la pena dell'arresto fino a 18 mesi e un’ammenda non inferiore a tremila euro. La seconda ipotesi di reato contestata dalla Procura di Trieste ai politici, agli amministratori e ai tecnici che hanno agito in Val Rosandra prevede come sanzione solo una pena pecuniaria peraltro piuttosto “salata” per chi ha distrutto o deturpato le "bellezze naturali" di luoghi protetti. In testa alla lista, come detto, c’è il nome dell’assessore Ciriani. Che firmando il decreto del 16 marzo 2012 aveva autorizzato l'operazione “alvei puliti”, facendolo secondo l'accusa «in mancanza di urgenza e dello stato di emergenza e pertanto utilizzando impropriamente e illegittimamente i poteri della Protezione civile». «Normale manutenzione», aveva infatti dichiarato Ciriani durante un’ intervista al Tg3 regionale. A definire il quadro dell'accusa erano state le perizie del biologo Dario Gasparo e del professor Ezio Todini, docente di idrologia e costruzioni dell'Università di Bologna. I due consulenti del pm avevano parlato di danno ambientale importante perché ha riguardato un ambiente comunitario. L'intervento era stato effettuato - a seguito di una serie di sopralluoghi promossi dal Comune, dalla Protezione civile e dalla Comunella - per pulire l'alveo del torrente. Scopo dichiarato, mettere in sicurezza in caso di piene o di eventuali inondazioni, le vite e i beni del residenti. In totale si erano riversati nella valle 200 “volontari” da tutta la regione. E alla fine era rimasta solo desolazione.
Corrado Barbacini

 

Le perizie: «Deturpato il paesaggio»
«Se il taglio degli alberi avesse riguardato un terreno privato credo, che con quello che è successo, sarebbe già stata sequestrata l'area. Il danno è grave come hanno rilevato esperti di chiara fama come Dario Gasparo, Livio Poldini e Nicola Bressi. Addirittura è stato sbagliato anche il periodo per effettuare quel tipo di intervento», aveva dichiarato subito dopo l’operazione Alvei Puliti l’avvocato Alessandro Giadrossi, presidente del Wwf di Trieste che aveva presentato l’esposto. Aveva aggiunto «L'intervento della Protezione civile regionale è stato ingiustificato ed errato. È avvenuta la distruzione della vegetazione ripariale con deturpamento dei suoi valori paesaggistici e alterazione ambientale di un'area tutelata naturalisticamente e paesaggisticamente. Sono stati tagliati molti alberi anche di grandi dimensioni ed è stato compromesso l'habitat della “foresta a galleria” che garantiva ombreggiamento e ossigenazione alle specie ivi presenti, con disturbo all'avifauna quale picchio rosso maggiore, picchio verde, ballerina bianca e gialla, merlo acquaiolo».
 

 

Piazza Volontari Giuliani, festa anti-smog - Sabato (replica il 13 aprile) pulizie, addobbi e laboratori artistici su iniziativa “dal basso” dei residenti
Una piazza-giardino da strappare alle grinfie dell’inquinamento, delle auto e dell’incuria. È una vera e propria oasi nel caos trafficato di via Giulia quella piazza Volontari Giuliani che residenti e associazioni del territorio intendono rivitalizzare e riproporre quale spazio di incontro e aggregazione. Punto di partenza, l’organizzazione della manifestazione “Festa di primavera - cittadini e associazioni in movimento” che si terrà in due date diverse, sabato 23 marzo e sabato 13 aprile. «Mentre le circoscrizioni paiono assopite e il Comune rimane alla finestra, la gente si rimbocca le maniche e ritorna in strada per dare nuovo valore a una piazza giardino che già qualche anno fa venne salvata dall’edificazione di un mega-parcheggio. Quest’area verde cittadina merita un destino migliore - afferma Luciano Ferluga, coordinatore della “Pro Loco Amici rione di San Giovanni Cologna”, tra gli animatori dell’iniziativa - così come lo meritano i triestini, con particolare riguardo a quelli che qui risiedono. In primavera si risveglia la natura con i suoi fiori e i suoi colori. Noi vogliamo partire da qui e ridare dignità alla piazza per farla diventare la nostra “agorà” e ritrovarci per fare delle cose e scambiare delle idee. Non è possibile continuare a vivere con le auto che sgommano sull’uscio di casa. E, non ce ne voglia nessuno, specialmente gli animali, non siamo disponibili a continuare a fare lo slalom tra i bisognini di quadrupedi mal gestiti». La Festa della primavera in piazza Volontari Giuliani avrà carattere di spontaneità e gentilezza: pulire l’area e le aiuole, l’impianto di fiori, addobbi sugli alberi, laboratori e letture animate, attività ludico-artistiche, relazioni e approfondimenti sull’opera di volontari ambientalisti e tanto altro ancora, all’insegna della fantasia e della voglia di stare assieme. «Le adesioni sono tante - spiega la signora Fabia Bellese - e ognuno ci metterà del proprio per rendere migliore la piazza, perché tutti sono mossi dalla voglia di avere luoghi più belli e vivibili». Anche alcune associazioni ambientaliste avrebbero già dichiarato la propria disponibilità a partecipare all’evento. Il programma della manifestazione sarà ancora oggetto di implementazione; organizzatori, associazioni e residenti si sono incontrati per ulteriori dettagli proprio in questi giorni nel piccolo centro di aggregazione rionale di via S. Cilino 40/2. «Per la rinascita di piazza Volontari Giuliani - riprende Ferluga - un’ispirazione giunge certamente dalla bella esperienza maturata dall’associazione “AnDanDes” nell’utilizzo del giardino pubblico di via San Michele. È importante però che gli amministratori capiscano che la Festa di primavera non vuole essere una manifestazione una tantum. I residenti desiderano riappropriarsi degli spazi pubblici senza soffrire i tempi burocratici degli enti all’insegna di una semplice progettazione partecipata. Non è più tempo di calare progetti dall’alto senza interpellare i cittadini contribuenti».

Maurizio Lozei
 

 

Incontro sul piano traffico e Prg - il confronto
Il Piano regolatore, su cui i passi sono da muovere in fretta perché a novembre scadono le salvaguardie, e il Piano del traffico che ha un iter di uguale complessità, sono stati al centro delle consultazioni di ieri pomeriggio tra le forze di maggioranza e il sindaco. Posta la consegna del silenzio, si sa comunque che è stata affrontata più in concreto la questione di quale azione mettere in campo concretamente e presto su Porto vecchio, dopo l’annunciata decisione di Cosolini di avviare una consultazione pubblica della città circa il futuro di quell’area tormentata, su cui pende adesso il ritiro dei concessionari di Portocittà. Si sarebbe ieri parlato non di un referendum che non è nelle dirette potestà comunali indire, ma appunto delle modalità di una ampia consultazione con le categorie economiche, e non solo, di Trieste. La domanda di base per il Comune è sempre quella, però: «Porto, oppure città?». Sul Piano regolatore il cronoprogramma prevede che fra poche settimane il documento urbanistico venga discusso nelle commissioni, in vista dell’atto di adozione che obbligatoriamente deve avvenire entro l’anno. Altrettanto per il Piano del traffico: fra un paio di settimane la discussione in commissione, di seguito nuovi incontri con le circoscrizioni, cui spetterà poi di esprimere un nuovo e definitivo parere. Restano da sciogliere alcuni degli ultimi problemi sollevati da cittadini o da quartieri, dopo che molte delle osservazioni arrivate nell’ampia fase di consultazione erano state già accolte.
 

 

La lunga storia dello smantellamento di Porto Vecchio - la lettera del giorno di Fabio Dominicini
L’opinione espressa su Il Piccolo il 16 marzo dai due eletti al Parlamento e Senato, Rosato e Russo, sicuramente non dobbiamo considerarla un dogma. Tuttavia sono perfettamente in linea con il loro pensiero quando affermano: “No alla residenzialità in Porto Vecchio! Ne abbiamo di appartamenti sfitti a Trieste.... con una popolazione in continuo calo! I due eletti non fanno altro che confermare quanto in questi ultimi anni, sia il Comitato portuale, sia il Consiglio comunale, hanno votato e cioè la Variante del Porto Vecchio ed il Piano regolatore generale del Porto. In entrambe le delibere non era prevista, anzi era vietata, la residenzialità e tutti, istituzioni e concessionari, ne erano perfettamente al corrente. Sono anche d’accordo che negli ultimi 40 anni non si è fatto alcunchè in Porto Vecchio, ma è doveroso precisarne le ragioni e ve lo dice uno che per oltre 50 anni ha lavorato con il Porto Vecchio. Dall’inizio degli anni ’70 (allora politicamente imperavano la quintuplice all’Ente Porto/Magazzini Generali ed il Pci nella Compagnia portuale), quando ancora banchine e magazzini erano in piena attività di navi e merci, è iniziato lo smantellamento sistematico e scientifico. I “capi hangar“ per esempio avevano ricevuto tacite disposizioni di non effettuare più riparazioni, ripristini e manutenzioni, non si cambiavano neppure le lampadine bruciate e se si guastavano le gru (ancora a pressione idrica) venivano definitivamente “scartate“. Il raccordo ferroviario fu disabilitato e le stazioni di confine furono avvisate che lo scalo ferroviario del Porto Vecchio era cancellato e quindi non si potevano più inoltrare convogli. Di dragaggi per il mantenimento di adeguati fondali neppure parlarne! Praticamente si era dato inizio ad un subdolo programma che precludeva l’inizio di una gigantesca speculazione edilizia. Tralasciamo entrare in argomento che tale disegno ha poi provocato una lotta muro contro muro fra i fautori della speculazione ed i strenui difensori delle attività portuali, che si è protratta per decenni senza vincitori, né vinti, ma arrecando solamente danno a tutti. Probabilmente gli eletti Rosato e Russo sono troppo giovani per conoscere nei particolari questi avvenimenti, ma possono prender nota che l’immobilismo di 40 anni ha avuto origine in questo modo. Ad altra puntata il commento sul referendum popolare proposto dal sindaco Cosolini.
 

 

Rigassificatore Il ricercatore contrario

Oggi incontro alle 18 con il ricercatore scientifico in ambito geologico-sismico Livio Sirovich allo Sportello ambiente del Multicultura center di via XXX Ottobre 8/a, a cura del Coordinamento cittadini in Rete – Trieste dice no al rigassificatore. Seguirà una riflessione sulle iniziative da prendere contro il progetto di costruzione dei rigassificatori nel Golfo.

 

 

Quale ambiente ci sarà nel 2020? Convegno aperto alle scuole - SISSA
La scienza progredisce a ritmo vertiginoso, la tecnologia oramai fa parte del vivere quotidiano, gli sviluppi della biologia e della medicina stanno contribuendo a migliorare e ad allungare la vita delle persone. Tutto questo però comporta un prezzo in termini di consumo energetico e d’inquinamento. L’ambiente di conseguenza soffre, perché in parallelo aumentano i consumi. Al centro di questa rivoluzione c’è l’uomo, chiamato a governare questo processo, cercando un equlibrio nella sostenibilità. Di tutto questo si parlerà oggi, a partire dalle 9, nella sede della Scuola internazionale di Studi avanzati, in via Beirut 2, nell’ambito di un convegno intitolato “Uomo, tecnologia, scienza e ambiente 2020”, organizzato di concerto fra il Centro di Fisica teorica, la stessa Sissa, la fondazione per il progresso e la libertà delle scienze, il Lions club Trieste host. «Le domande – spiegano gli organizzatori – sono: quale sarà la vita fra una decina d’anni? Come si farà a conciliare crescita e sostenibilità, rispetto per l’ambiente?» Per dibattere del tema, cercando risposte adeguate, interverranno i professori Giuseppe O. Longo del Dipartimento di elettrotecnica, elettronica e informatica dell’Università di Trieste, Gianni Dal Maso, ordinario di Calcolo delle variazioni e vice direttore della Sissa, l’ingegner Bruno Murari, inventore del microchip che ha fatto la fortuna dell’iphone, Roberto Siagri, presidente e amministratore delegato della Eurotech e l’ingegner Carlo Poloni della Esteco. All’appuntamento sono stati invitati a partecipare gli studenti delle classi terze, quarte e quinte delle scuole superiori della città di ogni indirizzo. E’ prevista la presenza di circa mezzo migliaio di partecipanti.

(u. s.)
 

 

Nuova cultura dell’ambiente

Una nuova cultura dell’ambiente: è il tema di un convegno in programma oggi dalle 17 alle 19 nell’Aula magna dell’Associazione Italo-Americana di via Roma 13. Relatori: Gianpaolo Dabbeni, docente di lingue e letterature straniere (Trieste) e Tiziana Brecevic, amministratore Anaci (Trieste).

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 20 marzo 2013

 

 

Un industriale straniero si fa avanti per Servola
Si occupa di metallurgia a freddo e può assorbire numerose decine di lavoratori Sono indicazioni contenute nel report di Francesco Rosato, advisor del Comune
«C’è un industriale straniero interessato a impiantare un’azienda per la lavorazione a freddo dei metalli sull’area di Servola. Impiegherebbe numerose decine di lavoratori locali». Francesco Rosato, ex direttore della Ferriera e ora advisor scelto dal sindaco per mettere a punto la strategia di riconversione, si lascia sfuggire qualche prima novità del suo lavoro di scouting. Ieri ha illustrato la prima parte del suo report ai rappresentanti della Regione e della Provincia. «Non ho detto quasi nulla in più rispetto all’anticipazione del report fatto la settimana scorsa al Tavolo ufficiale - riferisce ora - si tratta dei riscontri di una prima fase di lavoro, il mio incarico è di sei mesi, terminerà appena a giugno per cui conto di arricchirlo. Lunedì mi confronterò con gli stessi rappresentanti dei lavoratori e in base alle loro domande potrò fornire ulteriori dettagli». Il timore dei sindacati è che per rimpiazzare i 500 posti di lavoro della Ferriera, e i 300 dell’indotto, senza contare i 200 della Sertubi, venga ricavato unicamente un terminal portuale in grado di assorbire un numero minimo di persone. «Credo che non sarà così - ribatte Rosato - contatti concreti e specifici vi sono stati sia con imprenditori italiani che stranieri per attività di tipo industriale. I campi d’applicazione sono quelli che ho già annunciato: aziende per la manutenzione e i service dell’industria ferroviaria, attività metallurgiche di trasformazione secondaria a freddo di materiali non ferrosi quali rame e alluminio e di trasformazioni sempre a freddo di acciai, e poi aree direzionali. L’opportunità migliore - specifica l’advisor del Comune - sembra venire proprio da questo industriale straniero: l’interessamento c’è, ma certo la trattativa è appena da fare». E comunque Rosato ribadisce che per attuare la riconversione «vi sarà bisogno di un forte contributo di risorse pubbliche». Per tentare di ottenerle, com’è stato ribadito anche ieri dalle istituzioni, è indispensabile completare entro i primi di aprile la bozza di Accordo di programma, che dovrà contenere anche un piano sociale di ammortizzatori per coprire i tempi morti tra la chiusura della Ferriera e il funzionamento a regime delle nuove attività, e che poi verrà sottoposto al governo anche se al momento non si sa bene quale. È già stato definito che per completare questa bozza il Tavolo in Regione si riconvocherà ai primi di aprile. Per inserire Trieste tra le città fruitrici di una tranche di finanziamenti è necessario che il decreto che la annovererà tra le aree di crisi industriale complessa, già varato dal governo uscente, venga avallato dalla Corte dei conti dov’è invece attualmente ancora fermo. L’Accordo di programma assieme al percorso di risanamento ambientale, secondo quanto lo stesso Rosato ha già illustrato, va a costituire le due condizioni esterne per attuare la riconversione. Priorità operativa da affrontare sarà il decommissioning degli impianti che includerà anche la rimozione delle scorie e dei materiali e potrà protrarsi per 18-24 mesi. Passata questa fase, le aree retrostanti alla banchina (30-40 mila metri quadrati) saranno utilizzabili subito dopo la messa in sicurezza per lo stoccaggio e le lavorazioni di merci che arriveranno via mare. Nel retrobanchina le prima cantierazioni potrebbero avvenire già tra 6 o 9 mesi. L’area complessiva sarà suddivisa in 7-8 zone utilizzabili a stralci.
Silvio Maranzana

 

 

Il mito del Porto Franco e l’esempio di Amburgo - L’INTERVENTO DI MASSIMO GIARDINA
Leggo sul Piccolo l’intervista al neosenatore aderente al Movimento 5 stelle Lorenzo Battista. Il senatore Battista sostiene nella sua intervista che «Porto Vecchio può dare molti posti di lavoro». Purtroppo le cose non stanno così, o almeno la creazione del lavoro cui il senatore si riferisce, non può avvenire con le attività da lui pensate. L’idea che il Porto Vecchio può generare posti di lavoro nasce da un concetto di porto-emporio che ormai è quasi impossibile da vedere in qualsiasi parte del mondo. Banalmente, con riferimenti qualunquistici e approssimativi, si vuole ipotizzare un’attività di manipolazione delle merci all’interno dell’ambito portuale; ma le produzioni non avvengono più da almeno cinquant’anni all’interno dei porti, bensì sono svolte in aree ben distanti dalle banchine. I porti emporio sono stati trasformati in porti di transito, dove l’elemento fondamentale è la velocità. Un porto è più efficiente quanto più velocemente svolge le operazioni portuali. Inoltre, se una volta all’interno dei porti il fattore produttivo fondamentale era il lavoro, adesso, ai giorni nostri, tutti i sistemi portuali esistenti al mondo sono influenzati dai capitali investiti nell’attività. La legge 84/94 di riforma portuale ha avuto il merito di aprire un settore strategico per l’economia italiana al mondo privato. Gradatamente, però in modo particolarmente lento a Trieste, si è passati da una portualità di natura pubblica, dove le inefficienze e i costi di gestione erano diventati ormai insostenibili ad una gestione estremamente più efficiente basata sulla logica della concorrenza e dell’apertura ai mercati derivante della globalizzazione. Molti porti, anche italiani, ma soprattutto europei hanno saputo approfittare delle occasioni che dalla fine degli anni ottanta fino ai primi anni di questo secolo si sono presentati all’interno dell’industria portuale. Trieste, o meglio la portualità triestina, non è riuscita a godere appieno delle possibilità che si son presentate in quegli anni. Sicuramente tante sono le cause per cui non si è riusciti ad avere un vantaggio dalla situazione che si era creata, ma il motivo fondamentale dell’assenza del porto di Trieste dal panorama mondiale del trasporto marittimo va ricercata principalmente nel mantenimento di queste posizioni ormai superate a favore di una strutturazione del mercato basata su logiche globali e non risalenti ai tempi di Carlo V e alla patente di Porto Franco del 1719. Un’ultima considerazione in merito al progetto Polis riesumato dal neo-senatore. L’accostamento fatto risulta sbagliato in quanto Fiat e Generali, quando avevano proposto il progetto avevano studiato il modo per risolvere il problema del Porto Franco come dimostra il lavoro del tempo redatto dal professor Conetti. Una cosa però è sicura: progetto Polis e Punti Franchi sono tra loro inconciliabili, credo che il senatore dovrà farsi un po’ di chiarezza sul tema. Infine una riflessione. Ad Amburgo dal primo gennaio di quest’anno la zona franca è stata sospesa. Poiché in quel porto sull’estuario di un fiume si movimentano più di 8 milioni di Teu si può ipotizzare che la zona franca non serviva a nulla? * Ricercatore universitario dipartimento di Scienze economiche Università di Trieste
 

SEGNALAZIONI - PORTO VECCHIO/1 L’alibi dei vincoli

Finalmente sta iniziando a venire fuori la verità sull’“affare Porto Vecchio”. Dopo gli interventi del senatore Battista si accodano altre dichiarazioni: oggi tutti sono contrari alla speculazione edilizia, alla costruzione di appartamenti e villette in Porto Vecchio. Oggi è contrario anche chi, non molto tempo fa, ha proposto alla Camera una legge per sdemanializzare le aree del Punto Franco Vecchio (anzi, di tutto il porto), che, se approvata, avrebbe spalancato le porte alla speculazione immobiliare e alla costruzione di appartamenti e villette. Oggi si afferma che nel Porto Vecchio “vanno collocati edifici pubblici, musei, istituzioni scientifiche e culturali e imprese ad alta tecnologia” e non appartamenti e villette. Condivido totalmente questa affermazione, ma, stando con i piedi saldamente a terra, mi chiedo: dove si trovano i soldi? Chi metterà i soldi necessari per il recupero e la trasformazione dei magazzini da destinare a edifici pubblici, musei, eccetera? Non vedo la fila di benefattori, privati o pubblici. E, a mio parere, è chiaro che musei, istituzioni scientifiche e culturali, eccetera, possano stare senza problemi nel Porto Franco (ci stanno anche in altre zone franche del mondo). Per inciso, sinceramente, non ho capito perché il Comune di Trieste abbia rinunciato a spostare la Biblioteca Civica al magazzino 26. Mi chiedo se prima di assumere questa decisione il Comune abbia chiesto all’Autorità portuale, alla Dogana, alla Capitaneria di Porto, se e quali problemi ci sarebbero stati per il pubblico ad accedere a una biblioteca posta nell’ambito del Punto Franco Nord). Incomincia ad emergere che il vero problema sono i vincoli della Sovrintendenza che rendono insopportabilmente costoso e antieconomico il recupero e il riuso dei magazzini del Punto Franco Nord. Ma questo non si può dire perché questi vincoli sono stati lo strumento usato per motivare l’impossibilità a riutilizzare, almeno in parte, aree del Punto Franco Nord per attività portuali. Da ultimo, è opportuno chiarire che per ricollegare il Punto Franco Nord alla rete ferroviaria è sufficiente che RFI ripristini uno scambio in Stazione Trieste centrale; tutti gli altri binari necessari sono ancora al loro posto. Un tanto per chiarezza di informazione ai cittadini di Trieste, la maggioranza dei quali sembrerebbe (dal recente sondaggio de Il Piccolo) più interessati ad avere posti di lavoro che a poter passeggiare in riva al mare dalla Sacchetta a Miramare.

Ampelio Zanzottera

 

SEGNALAZIONI - PORTO VECCHIO/2 - Referendum inutile

Seguo da decenni con attenzione la complessa vicenda del Porto Franco di Trieste e ho letto nel quotidiano “Il Piccolo” di data 17 marzo la proposta del sindaco, Roberto Cosolini, di indire un referendum della cittadinanza sul Porto di Trieste, ovvero dovrebbe essere chiesto ai cittadini la loro opinione sulla possibilità di urbanizzarlo (“riappropriamoci del porto” è uno slogan alquanto obsoleto !) oppure mantenerlo con le funzioni sue proprie ed aperto “agli usi pubblici del mare”. Faccio presente che, da un punto di vista giuridico e nella fattispecie de quo di diritto internazionale, è completamente ininfluente l’esito dei desiderata dei cittadini i a seguito di detto referendum, in quanto il Porto Franco Internazionale di Trieste è sanzionato da Trattato Internazionale e, dacché io sappia, nessuno Stato, oggetto di trattato, può unilateralmente modificarlo mediante referendum nè tanto meno mediante un referendum di una città relativamente piccola e consuetudinariamente inascoltata da parte del Governo centrale. Aggiungo e penso che la maggioranza delle persone di buon senso preferiscano una città economicamente ricca ed aperta ai traffici internazionali, come lo ha dimostrato Trieste stessa costruita sulla base di intraprese marittime e commerciali quanto più ampie e vaste all'epoca, piuttosto che godere di una passeggiata sulle rive, estremamente gradevole, ma che non comporta alcune ricchezza per la città ed anzi rappresenta l'immagine di un crepuscolo irreversibile per una città, che non avendo alcuna possibilità di espansione nell'entroterra, può e deve puntare tutta la sua futura ricchezza sul rinnovamento della sua emporialità marittima.

Francesca Trevisan

 

SEGNALAZIONI - PORTO VECCHIO/3 - Togliamo lacci e lacciuoli

Se siamo consapevoli che ormai la possibilità di poter ottenere finanziamenti pubblici per far rivivere il Porto Vecchio non esiste, poiché detti finanziamenti sono ormai purtroppo da diverso tempo ridotti al lumicino, e che un futuro emporiale non sia più proponibile sia per gli irremovibili vincoli sugli immobili che per la mancanza di collegamenti gomma/rotaia adeguati per supportare le notevoli esigenze della Portualità del terzo millennio per immaginare quindi un futuro per quest’area penso che non ci rimane che un’unica via “togliere i lacci e lacciuoli” che incombono sulla libera fruizione dell’area per consentire il suo possibile riuso in chiave Cittadina. Riuso in chiave cittadina perseguibile soltanto se chiaramente nel rispetto e la tutela dell'aspetto esteriore degli immobili presenti nel variegato Complesso Emporiale, quest'area dovrebbe essere liberata da vincoli sia di Punto Franco che Demaniali. Punto Franco che potrebbe essere opportunamente trasferito in altri siti posti a Est del nostro frontemare e magari all’occorrenza anche ampliato andando, sia a recuperare ampi spazi al mare che modificando la destinazione d’uso a fini portali di alcuni siti industriali dismessi o in via di probabile prossima dismissione, le aree che si andrebbero a recuperate a Est sarebbero certamente molto più adeguate sia per dimensioni che per le caratteristiche/potenzialità dei collegamenti gomma/rotaia disponibili attuali/futuri, elementi questi assolutamente indispensabili per consentire al nostro Scalo di poter incrementare le sue potenzialità e metterlo realmente nella condizione di essere in grado di assecondare le notevoli crescenti esigenze dei flussi merceologici e dei vettori che l'Armamento sta mettendo in linea sulle rotte internazionali. Soltanto se liberata da lacci e lacciuoli l’area del Porto Vecchio sarebbe realmente fruibile e si creerebbero le condizioni minimali per sperare di poter generare nuovi e significativi stimoli ed interessi tra i potenziali investitori/imprenditori privati, per far si possa intraprendere un percorso che la porti a divenire una parte integrale della Città e per consentire quindi che questo nostro gioiello immobiliare ereditato dal passato possa finalmente un bel giorno lasciate alle spalle le deleterie e spesso strumentali contrapposizioni del passato ritornare a pulsare giorno e notte, per generare nuove economie e lavoro per il nostro territorio. Parte integrale cella Città in cui sia consentito l'insediamento di tutte le attività normalmente previste nel resto dell'area urbana Triestina, siano esse - museali - congressuali - artigianali - manifatturiere - alberghiere - abitative - Istituzionali - commerciali - ricreative - parchi tematici - aree espositive –, immaginando pure anche il possibile ulteriore sviluppo di attività marinare con la realizzazione di una moderna Stazione Marittima, soluzione questa che ci consentirebbe di sfruttare una nostra straordinaria opportunità “poter riunire in un unico ambito logistico funzionale” le varie tipologie di trasporto legate alla mobilità delle persone "Stazione Ferroviaria - Stazione Autocorriere - Terminal Crociere" ed il tutto adeguatamente supportato da notevoli aree a disposizione sia per poter gestire adeguatamente la logistica che da destinare a parcheggi d'interscambio per i turisti in transito.

Giuliano Brunello Zanitti

 

SEGNALAZIONI - PORTO VECCHIO/4 - Le colpe di Rossetti

Fa specie leggere la risposta data da Giorgio Rossetti al neo senatore Battista sulla questione del Porto Franco di Trieste. In primis si nota l’arroganza con cui il Rossetti invita il senatore Battista ad informarsi meglio presupponendosi lui si informatissimo sulla questione in oggetto. Quando poi afferma da quale articolo dell’allegato VIII del Memorandum di Londra il senatore Battista deduca ci possano essere delle agevolazioni sulle attività portuali dimostra quanto poco abbia invece lui studiato l’argomento e quanto poco prenda in considerazione le forme di protesta e i movimenti che si stanno creando intorno alla questione del porto franco internazionale di Trieste. Quello che lascia ancora più sconcertati è la morale finale della sua considerazione e cioè che la logica che ispira questi movimenti è : non pagare le tasse. Il rilancio delle attività portuali, la creazione di posti di lavoro, l’attrattività di un porto franco che sfrutti al massimo le sue peculiarità non sfiorano minimamente la mente di Rossetti. Concludo sempre più convinto che siano proprio personaggi come Rossetti che hanno ridotto Trieste e il suo porto nelle condizioni che oggi tutti noi conosciamo.

Geremia Liguori consigliere comunale Sel - Muggia

 

Porto Vecchio: uno stallo superabile, basta che “se vol” - La lettera del giorno di Sergio Callegari
Ho letto sul Piccolo un interessante intervento su Porto Vecchio del sindaco Roberto Cosolini. Data la situazione di stallo con l'uscita di Portocittà dal programma di rinnovamento del Porto Vecchio occorre stabilire cosa vogliono farne i cittadini e per questo occorre un referendum popolare. Bene, indiciamolo! E poi coi risultati del voto crede di combinare qualcosa? Supponiamo che il voto sia: facciamo il Porto Vecchio area privata commerciale. A Roma cosa crede che ci dicano: sì, fate pure? Intanto c'è un trattato internazionale che vi stabilisce il porto franco. In quell'area ci puoi andare solo se vi lavori e con un tesserino, perché i doganieri la controllano. Bisogna togliere il porto franco dunque e non basta una decisione del prefetto o del sindaco o dell'Autorità portuale. Ci vuole una decisione ministeriale e probabilmente pure a livello europeo. Questo si doveva fare già agli inizi del 1990 quando si capì che là non c'era più futuro a meno che fossero fatti rilevanti lavori di scopo. E infatti si costruì l'Adria Terminal e si pensò di interrare tutte le aree tra i moli. Se ne interrò uno ma non si andò oltre, perché si capì che era difficile collegare il tutto all'autostrada del Carso. Da qui cominciò il suo declino. Ora mi domando: vale la pena manifestare la volontà popolare in questo caso? Nel 1978 a Trieste furono raccolte 65mila firme per introdurre qui una zona franca integrale dal movimento politico Lista per Trieste. Furono depositate sul tavolo del Presidente Pertini, il socialista più amato dal popolo italiano, perché venissero discusse in Parlamento. Non lo furono mai perché Pertini (il beneamato) non se ne curò affatto. Cosolini crede che ora le cose siano differenti? Io sono certo che i nostri politici a Roma, sia di destra che di sinistra, abbiano difeso gli interessi della città. Ma volere non significa potere e noi ci siamo sempre scontrati con poteri più forti di noi. Ora supponiamo che a Roma ci dicano di sì, che si può fare. Se a Maneschi dopo 16 anni di progetti, carte, modifiche ancora non si concede di iniziare i suoi lavori, quanto ci vorrà a Portocittà (o chi per loro) per costruire club velici, alberghi, foresterie, residenze di lusso eccetera? Me lo dice Cosolini? Allora lasciamo che resti porto e che possa lavorare, perché per me si può! Nel suo dire rilevo alcune inesattezze : Il Porto Vecchio è sempre collegato alla ferrovia per cui non occorre ripristinare nulla. Le banchine non sono da rifare , vanno bene così. Circa i magazzini tutelati dalle Belle Arti, il progetto In.Co. del 1983 prevedeva di mantenere le facciate intatte (pregevoli, diceva) ma demolire tutti i solai interpiano perché sostenuti da troppe colonne che ostacolano il traffico di deposito e porvi a pianterreno scaffalature metalliche atte a supportare le merci palettizzate. Cosa mai fatta! Ci sarebbe però da fare un po' di dragaggio, questo sì! Col rifacimento delle Rive, volute dal sindaco Dipiazza non si può più permettere il transito di camion, pena la paralisi del traffico cittadino. Però a nessuno di lorsignori è venuto in mente che per detto traffico interportuale si può usare la ferrovia, sfruttando la galleria di circonvallazione. I Tir si trasferiscono in Porto Nuovo via ferrovia e da qui alla Grande viabilità e viceversa. Invece di spendere una marea di soldi per formare un porto al posto delle vecchia ferriera occorrono molto meno qui per accogliere in riva i traghetti per la Grecia, Albania e Turchia. Questo “se pol se se vol”!
 

 

Centrale A2a: sì alla mozione Rozza (Sel)
DUINO-AURISINA Sulla questione della centrale termoelettrica A2a, l'esponente della maggioranza Maurizio Rozza, di recente fuoriuscito da Sel e ora confluito nel Gruppo misto, ma sempre saldamente alla presidenza della Seconda commissione consiliare (Ambiente e territorio), ha incassato un primo importante risultato. Passata ai voti del Consiglio, la mozione da lui presentata sul punto ha infatti dato mandato al sindaco Vladimir Kukanja di “promuovere e attivare, anche attraverso la collaborazione con le altre amministrazioni dell’area interessata dagli impatti, tutte le azioni atte alla salvaguardia della salute dei cittadini, alla tutela dell’ambiente e al rispetto del protocollo sottoscritto nel 2004”, che prevedeva la metanizzazione dei gruppi dell'impianto A2a. Rozza aveva sottolineato come “centrali alimentate al pari di quella monfalconese hanno impatti pesanti in termini di emissioni di Co2 e di inquinanti: sia per la tipologia di alimentazione che per la potenza, tra i più inquinanti d'Italia e d'Europa”. Il consigliere inoltre aveva puntato l'indice contro l'effetto cumulativo con le emissioni degli scarichi dei veicoli che transitano sulla A4 a ridosso dei centri abitati. E il passo successivo, ora, è misurare queste situazioni: «Faremo incontri con i cittadini – dice Rozza - e chiederemo ad Apa un monitoraggio decente. La scelta del carbone – prosegue - è indecente. I costi sociali supereranno di gran lunga i benefici occupazionali. E in una seria analisi costi-benefici questo non può non emergere». Quanto al monitoraggio, l'esponente del Gruppo misto, rileva che «se Arpa non è disponibile o non riesce a effettuarlo, bisognerà trovare un altro soggetto disponibile a monitorare. Mi pare comunque che nell'ambito dell'università di Trieste ci siano risorse ottime. E indipendenti. Quello che io chiedo – propone dunque Rozza - è un monitoraggio che indaghi da subito l'inquinamento di aria e suolo a partire dalla fascia territoriale che risulta abitata ai bordi dell'autostrada, con particolare riguardo alle località di San Giovanni di Duino, Duino, Aurisina e Sistiana».

(Ti. Ca.)
 

 

Appello ambientalista all’Unione europea contro la centrale a carbone “Fianona 3”
È nato l’Appello per l’Istria, un’iniziativa finalizzata a sensibilizzare l’Europa contro il progetto della centrale elettrica a carbone Fianona 3 ritenuta devastante per l’ambiente. Ne sono promotori il deputato laburista istriano Nansi Tireli e l’ex deputato dietino Dino Debeljuh. «Visto che in Croazia le iniziative e proteste contro il progetto di Fianona 3 non hanno avuto esito - hanno spiegato i promotori ai giornalisti - non ci rimane che sensibilizzare l’opinione pubblica europea, tenuto conto che l’inquinamento atmosferico non conosce confini». I due hanno invitato i cittadini non solo croati ma anche di Italia, Germania, Austria e del resto d’Europa ad alzare la voce contro il progetto alla quale il governo croato non intende rinunciare. «Allo stesso tempo - hanno aggiunto Tireli e Debeljuh - mandiamo a dire ai potenziali investitori che in Istria e in Croazia non sono i benvenuti».

(p.r.)
 

 

Incontro contro il rigassificatore

Domani alle 18 incontro con il ricercatore scientifico Livio Sirovich al Multicultura center di via XXX Ottobre 8/a, a cura del Coordinamento cittadini in Rete – Trieste dice no al rigassificatore. Seguirà una riflessione sulle iniziative da intraprendere in opposizione al progetto nel Golfo.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - MARTEDI', 19 marzo 2013

 

 

Detrazioni IRPEF 50% fotovoltaico, conferma dall’Agenzia delle Entrate
Dopo aver risposto ad un consulente, confermando che è possibile usufruire delle detrazioni fiscali per l’installazione di un impianto fotovoltaico, l’Agenzia delle Entrate ha ribadito questa possibilità anche in una risposta ufficiale a Confindustria ANIE. Secondo l’Agenzia l’installazione del fotovoltaico è a tutti gli effetti una ristrutturazione edilizia, tanto quando i lavori di rifacimento degli impianti elettrici, termici e idraulici, per tanto si può detrarre il 50% della spesa dal computo dell’IRPEF.
L’Agenzia, però, ricorda che la detrazione non è compatibile con gli incentivi del Quinto Conto Energia, mentre lo è con il ritiro dedicato e lo scambio sul posto. Maria Antonietta Portaluri, direttore generale di ANIE, spiega perché la scelta di non chiedere gli incentivi e di usufruire delle detrazioni fiscali possa essere vantaggiosa:
Peraltro il contribuente che intende beneficiare della detrazione non dovrà produrre particolare documentazione che attesti il risparmio energetico, in quanto, anche in base alle indicazioni del MISE, la realizzazione dell’impianto a fonte rinnovabile comporta in sé un miglioramento della prestazione energetica dell’edificio e quindi non è necessario produrre alcuna certificazione, con notevoli effetti quindi di semplificazione e riduzione di oneri.
Valerio Natalizia, presidente del Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane (GIFI), spiega invece perché questo pronunciamento sia importante per le aziende che producono i pannelli solari:
Il settore fotovoltaico ha richiesto e sollecitato questo pronunciamento e lo accoglie con estremo favore. Ha infatti il merito di fare chiarezza tra gli operatori e i cittadini, soprattutto in un momento in cui l’industria nazionale fotovoltaica già soffre i numerosi cambiamenti normativi intervenuti e il calo nella domanda per il conseguimento delle tariffe incentivanti del Conto energia.
A proposito di Quinto Conto Energia, proprio oggi si apre il secondo registro del GSE per gli impianti sopra i 12 KW. Un registro che probabilmente durerà anche meno del previsto perché siamo già quasi arrivati ai 6,7 miliardi di spesa annua per incentivi al fotovoltaico previsti dalla legge.
Ora, in un momento in cui tutti criticano gli incentivi e persino il presidente di Assoelettrica Chicco Testa ritiene che gli incentivi abbiano fatto male, più che bene, al fotovoltaico, è lecito fare una considerazione. ANIE ha fatto richiesta di chiarimenti ad ottobre 2012, cioè ben 5 mesi fa.
Se avesse avuto risposta subito, visto che molto spesso la detrazione è più conveniente degli incentivi, è assai probabile che oggi non ci troveremmo con un contatore fotovoltaico che segna già 6,6 miliardi di euro di spesa annua. Come si è spesso detto: ad ammazzare le rinnovabili in Italia è anche l’immancabile lentezza della burocrazia.
Peppe Croce (Fonte: ANIE)

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 19 marzo 2013

 

 

Da Duino al Carso un albergo diffuso con il nuovo Prg
Le linee guida della giunta Kukanja: interventi liberi nei centri storici ma stop al consumo del territorio
di Tiziana Carpinelli w DUINO AURISINA L'intero centro storico di un borgo antico che diventa un hotel orizzontale, con bed&breakfast, stanze rustiche o lussuose immerse in paesaggi intatti nella natura del Carso e della costa e tesori del passato. Ma con vista mare. Si può trapiantare il felice modello dell'albergo diffuso, che dal terremoto del 1976 ha fatto rinascere la Carnia e i paesi montani della nostra regione, sul litorale triestino? Secondo la giunta comunale di Duino Aurisina sì, l'idea è fattibile. Un po' casa e un po' pensione, una formula turistica ideale per chi non ama i soggiorni in hotel, la nuova soluzione in tema di ospitalità potrebbe diventare una realtà. Partendo infatti dalla necessità di rimettere mano al Piano regolatore, l'amministrazione Kukanja pensa di agevolare la nascita di questa nuova offerta sul territorio comunale, così offrendo la chance della creazione di nuove attività e posti di lavoro in loco. Lo spiega il vicesindaco e assessore all'Urbanistica Massimo Veronese, che contemporaneamente annuncia la necessità di “adottare una nuova variante generale”. Entro aprile, intanto, è fissata la discussione finale sulla variante 27, inserita all’interno del Puc (Piano unico comunale) che, nei mesi scorsi, ha dato vita a un serrato dibattito tra centrosinistra e opposizione. Adottata da quest'ultima nel precedente esecutivo Ret (espressione politica del centrodestra), dunque seguendo orientamenti propri, dovrà ora essere approvata dall'attuale maggioranza di centrosinistra, che in merito ha da sempre visioni differenti. Superato questo scoglio, però, si aprirà la grande riflessione sul Piano regolatore comunale. Lo ribadisce Veronese che detta l'agenda in tema di Urbanistica. «Il Comune di Duino Aurisina - spiega - necessita di una nuova variante generale: è dal 2000, infatti, che il territorio si trova a doversi confrontare con una quarantina di ambiti diversi, soltanto quattro o cinque dei quali sono stati effettivamente approvati nel corso di dodici lunghi anni. Non solo: di questi ultimi, un paio appena hanno poi registrato l'avvio dei cantieri, come per esempio è avvenuto alla Baia di Sistiana. Quindi – prosegue il vicesindaco Veronese – dopo la votazione della variante 27 si andrà entro l'anno a varare gli indirizzi per la nuova variante generale, che terrà conto di due linee guida essenziali. La prima: gli ambiti devono essere drasticamente ridotti, anche perché le diverse direttive regionali prevedono si arrivi entro il 2020 a un “consumo zero” del suolo e dunque alla non concessione di ulteriori cubature a scopo edificatorio, limitando lo sfruttamento ai soli spazi esistenti. E la seconda? «Stiamo pensando a una modifica della normativa sui centri storici - zona A – replica il vicesindaco di Duino Aurisina - e quindi a una loro liberalizzazione, anche seguendo metodologie innovative, magari con il supporto di un gruppo di lavoro e di ascolto. Penso alla necessità di trasformare stalle e fienili in abitazioni: oggi la normativa è piuttosto stringente e non concede alcuna flessibilità. Ciò consentirebbe di riconvertire tali strutture in stanze e b&b, creando una sorta di albergo diffuso, sul modello carnico». Che ne sarà, invece, della quarantina di ambiti? «Valuteremo di caso in caso – conclude Veronese - ma andranno eliminati per lasciare spazio a servizi, come pachi, pratiche scoperte sportive e posteggi, oppure a spazi verdi. Vedremo di borgo in borgo come affrontare il problema». Vi sono diverse criticità con le quali il Comune dovrà confrontarsi. Innanzitutto l'ambito A3, vale a a dire il piano particolareggiato della Cernizza, “rimasto sulla carta” e il piano particolareggiato del porto del Villaggio del pescatore. Ma prima si dovrà procedere alla votazione della Variante 27, tra meno di un mese.
 

SEGNALAZIONI - Ponterosso - Passerella stonata

La moderna passerella che sarà inaugurata sul Canal Grande é bella, ma come si rapporta con il luogo? Di norma, quando si inserisce un nuovo manufatto in un contesto antico, è bene che abbia forme moderne, belle di per sè, per significare che non entra in competizione con l’esistente, e anche perchè é giusto che ogni epoca abbia le sue forme architettoniche. Un’altra possibile soluzione consiste nel dare al nuovo elemento forme simili a quelle esistenti nel contesto antico (mimesi), ma in tal caso si rischia di ottenere uno spiacevole effetto di falso. Il ponte di Calatrava a Venezia é sicuramente bello e non stona affatto. Ma il ponte veneziano si trova isolato sull’ansa di un canale. Il caso di Trieste è diverso. Per fare un esempio, le Rive di Trieste sarebbero state più belle se fossero state sistemate secondo il progetto vincitore del concorso del 2002 che prevedeva lampioni ipermoderni, ma se oggi volessimo aggiungere un altro lampione a quelli finti antichi collocati dalla precedente amministrazione, dovrebbe avere la stessa forme degli esistenti, se no apparirebbe come “un zocolo e una scarpa”, insomma stonerebbe. La passerella forma con i due ponti esistenti e il parapetto di via S. Spiridione – Filzi una successione in cui é l’unico elemento moderno. Appare quindi un po’ stonata rispetto agli altri manufatti e oltretutto la sua forma e snellezza in confronto alla forma massiccia dei ponti le danno un aspetto di provvisorietà. In questo particolare caso meglio sarebbe stato darle un aspetto più simile a quello degli altri ponti, magari solo nei materiali: pietra e ferro, anche se probabilmente sarebbe costata di più. I progettisti, poi, non si sono accorti che i parapetti in vetro diventano opachi se sono sporchi, coperti di brina o battuti dal sole; in questi casi sono molto meno trasparenti delle ringhiere in ferro.

Roberto Barocchi presidente di Triestebella

 

 

Camminatrieste: «Bus, i tagli ledono l’interesse di tutti»
I bus e i servizi del Tpl, il Trasporto pubblico locale, rappresentano «conquiste volute da tutti» e i tagli appena operati sono a loro volta la testimonianza che oggi queste conquiste non sono più «sostenute sufficientemente». Lo denuncia in una nota firmata dal presidente, Sergio Tremul, il Coped-Camminatrieste, che si proclama «molto preoccupato per la situazione riguardante il taglio dei servizi pubblici in atto» in contrasto col «diritto che è alla base della Carta europea del Pedone. «I bus, nelle città, sono una necessità inderogabile per l’utenza», scrive Tremul. Necessità che «ora» è «negata da provvedimenti derivanti dalla crisi. I provvedimenti restrittivi a Trieste e nella Regione, ma anche nel Paese, danno un segnale inequivocabile» di una «tendenza pericolosa. Istituzioni che non avvertono questi passaggi sono destinate a uscire dalla scena perché non sanno reagire o non ne hanno voglia. La protesta è più che legittima e non potrà mancare in presenza del perdurare di una condizione contro l’interesse dei cittadini e la vivibilità delle città, Trieste compresa».
 

Autobus, modificate le linee ma non le pensiline per la gente - La lettera del giorno di Ronald Küchler
Leggo nell'articolo "Trasporto pubblico: le modifiche..." del 15 marzo/03/2013 le novità invero negative circa il servizio che Trieste Trasporti propone a partire da lunedì 18/03! Tra queste rilevo che viene spostata la fermata della linea 6, dall'attuale ubicazione, in Viale Miramare a fianco della Stazione, in comune con la linea 8 e con quelle dell'altopiano, al capolinea delle linee 20 e 21 che si trova in Piazza Libertà, in prossimità dell'imbocco della Via Ghega (dove una volta c'era la mensa comunale)! Provvedimento, a mio modesto avviso, assolutamente cervellotico per le ragioni che cerco di sintetizzare al massimo, confidando che sia sufficientemente conosciuta l'area di Piazza Libertà. 1) Attualmente le persone in attesa del bus potevano usufruire, in caso di maltempo, della comoda protezione offerta dalla pensilina della stazione ferroviaria. Nel nuovo sito alla data di oggi manca qualsiasi riparo dalle intemperie (ne sanno qualcosa coloro che oggi utilizzano le linee 20 e 21)! 2) Considerato che molti viaggiatori della linea 6 arrivano in città con il treno (per esempio i dipendenti degli uffici regionali di Via Giulia tra i quali quelli dei trasporti!), l'attuale posizione della fermata consente di effettuare con la massima comodità il trasbordo dalla rotaia alla gomma (percorso breve per spazio e tempo e, soprattutto, protetto). Da ieri devono: a) dirigersi verso le uscite della stazione su Piazza Libertà (dove sono ubicati i capolinea delle linee 17/ e 23; b) scendere nel sottopassaggio (e te lo raccomando, viste tutte le segnalazioni che sono state fatte negli anni!) c) uscire sul marciapiede delle fermate 1 e 19 (scala stretta e già trafficata con gli utenti delle altre linee); d) arrivare (finalmente) al marciapiede delle linee 20 e 21, magari in una giornata di bora e pioggia (che goduria!). È scontato che i più temerari attraverseranno la piazza dribblando il traffico automobilistico con rischio di finire diritti in ospedale piuttosto che alla meta designata! Nel tempo impiegato per compiere questo lungo tragitto (circa un centinaio di metri per circa 3 o 4 minuti non di corsa affannata) nel frattempo è già transitato il bus della linea 6 per cui si deve aggiungere l'intervallo di 15' (già previsto secondo i nuovi orari pubblicati) per il passaggio successivo. In totale circa 20' di maggior tempo di percorrenza per giungere alla meta. Potrebbe essere opportuno che Tt spieghi meglio le ragioni che hanno determinato questa scelta, che come ho evidenziato in premessa mi pare assolutamente in controtendenza all'uso del mezzo pubblico.

 

 

Legambiente - Nuovo esposto contro Edipower

Legambiente ha inviato in secondo esposto alla Procura di Tolmezzo per completare le informazioni e le valutazioni di Legambiente sul caso dello svaso del Lago di Sauris. Nel mirino i lavori eseguiti dalla Edipower, accusata di non aver saputo controllare il flusso fangoso dopo che questo ha superato i limiti previsti e ammessi.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 18 marzo 2013

 

 

Il “massacro” del paesaggio e i sì della Sovrintendenza
L’INTERVENTO DI BRUNO CAVICCHIOLI - presidente del Comitato per la salvaguardia del patrimonio urbano di Trieste
Nell’epoca della spending review ci sentiamo di dare un contributo di idee per eliminare parte degli sprechi del moloch statale: tra gli enti inutili da sopprimere crediamo si possano tranquillamente annoverare sia le Direzioni regionali ai Beni artistici e ambientali sia le derivate Soprintendenze e, di strada, anche il relativo ministero. Si tratta di organismi incapaci di operare per il fine per cui sono stati istituiti sia in Italia (con il massacro infinito del paesaggio e delle città storiche) e sia a Trieste. Per cui, che ci siano o no, è lo stesso. Ci riferiamo, ovviamente, alla distruzione sistematica e programmata delle pavimentazioni storiche che, all’inizio del ’900, facevano di Trieste la città più lastricata d’Europa con i suoi 73.857 metri di masegni e all’assalto delle vie e piazze cittadine e di edifici monumentali da parte di sedicenti architetti. Trieste, nei secoli scorsi, ha avuto la fortuna di godere dell’opera di progettisti quali Sommaruga, Geiringer, Fabiani, Zaninovich, Mosco, Fonda, Nordio, Berlam e così via che si sono ispirati allo Jugendstil, alla scuola wagneriana, agli stili neoclassico, rinascimentale, gotico, veneziano, fiorentino, lasciando in eredità a noi una città bellissima (fino a poco tempo fa) che amministratori scriteriati stanno riducendo a quello che sul Piccolo è stato mirabilmente definito un “patchwork” prodotto dall’insipienza e dalla mancanza di idee dei tecnici, ai quali sarebbe rischioso affidare la progettazione di un muretto a secco. Il primo responsabile di questo squallore è il Comune di Trieste che, sotto la guida di tre sindaci diversi, ha distrutto quello che era patrimonio della città e, probabilmente, dell’umanità. E il tutto è avvenuto – e avviene – in presenza di leggi per una volta chiarissime, particolarmente il decreto legislativo 42 del 2004. E siamo al paradosso: negli oramai 14 anni di lotta, il nostro Comitato ha sollecitato decine di volte gli organismi citati a porre fine allo scempio; Direzione regionale e Soprintendenza inviavano al sindaco ben cinque lettere (copie in nostro possesso) sollecitanti il rispetto della legge e la tutela dell’arredo urbano e poi, quest’ultima, approvava tranquillamente i progetti fantasiosi, che avrebbe dovuto bocciare, tesi a “riqualificare” aree che invece si sarebbe dovuto “restaurare” e basta. Né è servito il ricorso a tutti gli organi dello Stato; quando il ministero si è mosso è stata roba da ridere: invece di inviare un ispettore ha chiesto lumi al direttore regionale dell’epoca il quale rispondeva, ovviamente, che tutto andava bene. Del pari inutili i numerosi ricorsi alla procura e alla magistratura contabile per danno erariale. Avevamo nutrito molte speranze con l’avvento della nuova giunta, particolarmente quando vi erano stati inseriti gli architetti Marchigiani e Dapretto dimostratisi, purtroppo, fotocopie dei loro predecessori quando hanno affermato che «i masegni appena toccati si rompono, sono disuguali, ne è difficile la ricollocazione, sono pericolosi per i sottili tacchi delle signore, ostacolano la deambulazione dei disabili».... A novembre avevamo sollecitato una tavola rotonda al direttore Martines per chiarire, una volta per tutte, la valenza delle leggi di tutela; nel corso del successivo incontro, cui avevano partecipato Italia Nostra, Wwf, altre associazioni oltre all’assessore Dapretto, avevamo dimostrato che i masegni erano solidissimi se non trattati a colpi di benna, che in Slovenia e Croazia venivano accuratamente rimessi al loro posto, che erano in sintonia con la città e duravano dall’Ottocento, contrariamente alle piastrelle che si stanno sbriciolando sotto i piedi dei passanti e che, comunque, la legge li tutelava. Avevamo sollecitato la revisione del folle progetto di piazza Ponterosso e vie limitrofe dov’è previsto di tutto e di più tra cui un innaturale filare di alberelli che dividerebbe la piazza in due, privandola dell’originale armonia, confortati in questo anche dal parere di altri architetti tra cui Pirzio Biroli e Barocchi. Abbiamo assistito di recente al lievo dei masegni: non se ne è rotto alcuno. Caricati sui camion sono partiti, forse per i depositi comunali (non esiste un libro di carico/scarico), quindi è chiaro che si possono ricollocare. Di recente abbiamo sollecitato la Direzione regionale a chiarire in merito ai lastricati la valenza del Codice Urbani, pregato per la quarta volta il sindaco di poter visitare i depositi lapidei: non ci si è stato risposto e si procede con testarda tenacia alla distruzione vandalica di un bene unico della città. Siamo costretti a rivolgerci a Strasburgo e preparare il ricorso al Tar.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 17 marzo 2013

 

 

Servola, investitori contattati - Rosato illustra il report sulla riconversione a istituzioni e lavoratori
Ed è la riconversione dell’area di Servola che seguirà alla chiusura della Ferriera, l’ipotetico secondo driver dopo il Porto Vecchio per il rilancio industriale e commerciale della città. Martedì il Comune e in particolare il consulente Francesco Rosato illustrerà il proprio report che include anche un’operazione di scouting di possibili nuovi investitori, a Regione e Provincia. Un paio di giorni dopo, presumibilmente giovedì, il piano verrà discusso con i sindacati, i rappresentanti di fabbrica e un gruppo di lavoratori della Ferriera. «Quelle fatte da Rosato non sono ipotesi teoriche - commenta il sindaco Roberto Cosolini - ma risultati di contatti già avvenuti. Certo ora per trattare effettivamente con gli investitori bisogna creare le precondizioni che si sostanziano soprattutto nell’Accordo di programma che va sottoposto al governo uscente se non ci sarà un nuovo esecutivo». I contatti avvenuti riguardano industrie ferroviarie e di lavorazioni a freddo dei metalli. Alla Corte dei conti è frattanto ancora fermo il decreto che fa rientrare Servola nei casi di crisi industriale complessa rendendola destinataria di finanziamenti che comunque non saranno ingenti. Rosato anche al Tavolo di lunedì in Regione ha sottolineato invece come «serve un forte contributo di risorse pubbliche. E l’Autorità portuale in una nota ha precisato che la riconversione potrà avvenire attraverso un percorso su due livelli: «prima la messa in sicurezza che per le aree demanianiali potrà prevedere l’acquisizione da parte dell’Authority di risorse pubbliche, mentre per le aree in proprietà (della Lucchini, ndr.) sarà a carico del soggetto privato investitore con immediata fungibilità dell’esistente lay-out per le attività industriali-portuali; poi lo smantellamento degli impianti e la graduale bonifica da realizzarsi contestualmente al rifacimento o potenziamento della banchina e delle altre infrastrutture».

(s.m.)
 

 

Stabulario, via ai lavori Inutili gli ottomila “no”
Petizione del Comitato, anche dal Consiglio comunale mozione di contrarietà

La struttura universitaria realizzata con 480mila euro giunti da Roma e Regione
Scienza e cuore, un corpo a corpo. Ricerca e etica. Cittadini e leggi. Animaletti usati per la ricerca. L’Università, il ministero dell’Università, il Comune, la Regione. E un gruppo che si chiama “Comitato di liberi cittadini per la difesa degli animali” che aveva raccolto 8000 firme per ottenere che l’ateneo non ristrutturasse i suoi 500 metri quadrati di stabulario. Quella “stalla” per topi, ratti e altri animali su cui si fanno esperimenti prima di farli sull’uomo, prima di decidere se un farmaco o una tecnica sono utili e compatibili con le cure. La lotta è fra questi, ma per il Comitato una battaglia persa: i lavori si faranno, con i 480 mila euro arrivati in parte dal ministero e in parte dalla Regione. «Muri di tortura» li definisce il Comitato che aveva già ottenuto l’approvazione di una mozione contraria dal Comune di Trieste e una legge sulla “buona ricerca” dalla Regione per iniziativa nel 2010 dell’Udc Giorgio Venier Romano, presidente della Commissione sanità. «Gesto antidemocratico - aggiunge il Comitato - quello del rettore che lo scorso 7 marzo si è rifiutato di incontrarci chiedendo di spedire le firme per posta». «Io dialogo - è la secca risposta di Francesco Peroni -, ma non mi relaziono con il fanatismo, il confronto in questi casi è inutile». Il responsabile dello stabulario, il professore di Fisiologia Paolo Battaglini (Dipartimento di scienze della vita) risponde nel merito nell’intervista qui sotto. Tecnicamente, il delegato del rettore per l’edilizia universitaria Aurelio Marchionna fa la cronaca delle decisioni per un’opera da tempo inserita nel Piano triennale delle opere, relativa a quell’edificio “R” di via Valerio diventato un caso delicato: «Il progetto iniziale era di rifare l’edificio, ma ci vorrebbe il doppio dei soldi, perciò le sale interne verranno solo rivestite di un involucro che evita le infiltrazioni, mentre già abbiamo rimosso l’amianto. Avremo una situazione igienico-sanitaria ottimale. La progettazione esecutiva è in corso». Secondo Battaglini la struttura “ospita” qualche centinaio di topi e ratti, a volte «qualche ranocchia». Che, acquistati da ditte specializzate, dopo essere stati sperimentati restano come allevamento di nuovi esemplari. Il Comitato, che non vuole pagare «con soldi pubblici e dunque anche i nostri» quello che denomina “lager per animali”, e la Lav, hanno protestato per la presenza anche di «pulcini, conigli e opossum». Denunciando successive “eutanasie”, scagliandosi contro l’idea che «il 92% dei farmaci che superano i test sugli animali finiscono nel cestino», e anche contro il Comitato etico regionale istituito lo scorso dicembre sulla scorta della legge Venier Romano: «Ne facevano parte lo stesso Battaglini e il preside di Veterinaria di Udine, dunque in conflitto d’interessi». Usano lo stabulario i ricercatori di Farmacologia, Chimica, Medicina, ma lo spazio può essere anche affittato da esterni per progetti di ricerca «comunicati in regime di autocertificazione o esplicitamente autorizzati dal ministero della Salute», cui ogni 31 marzo devono essere inviati tutti i registri relativi alle attività svolte, che preventivamente passano invece attraverso il Comitato etico dell’ateneo, il cui parere è vincolante .
Gabriella Ziani

 

«Non possiamo ancora eliminarlo» - IL RESPONSABILE - Battaglini: chi contesta ha molte ragioni ma a oggi non c’è alternativa
Prof. Paolo Battaglini, stabulario contestato. Lei, il responsabile, come risponde? Dico che i contestatori hanno ragioni da vendere. Però lo usate e rinnovate? Eticamente: non dovrebbe esistere. Nessuno vuol far del male agli animali. La differenza è che “loro” dicono eliminiamo lo stabulario subito, “noi” rispondiamo che ancora non possiamo permettercelo. Per i prodotti cosmetici è già proibito il test su animali. Per la ricerca applicata, per testare pomate o altri farmaci si possono usare cellule umane, una cute artificiale. Se invece voglio sapere che cosa fanno cellule staminali inserite nella testa di una persona, devo saperlo prima. Lo abbiamo provato sui topi. Provocano tumore. Che devo fare, mi chiedo. Nessuna speranza allora? No, col tempo e con la ricerca si trovano buone azioni sostitutive. Tutte quelle alternative all’uso degli animali derivano peraltro dalle ricerche fatte proprio in laboratori come il nostro. Ma la sensibilità c’è, la componente emotiva c’è, ed è indiscutibile. Siamo tutti d’accordo, ma ancora non ce la facciamo senza... Perché è da ristrutturare lo stabulario dell’università? È in cemento armato ma le strutture interne che suddividono in maniera mobile gli ambienti sono fatiscenti. Per disinfestare dobbiamo usare prodotti troppo forti. C’è rischio di infezioni per gli animali. Sono delicati. Geneticamente modificati. L’ambiente dev’essere quello di una sala operatoria. E infatti rivestiremo le sale con uno speciale linoleum come quello delle sale operatorie. Avremmo voluto buttarlo giù e farlo nuovo, ma la seconda “tranche” di soldi dalla Regione non è arrivata. Quante “sale” ci sono? Una ventina. Le più critiche sono quelle che ospitano gli animali. Ne rifacciamo 6-7, vorremmo arrivare a 11-12. Quanti e quali animali? Ratti e topi, ogni tanto pulcini e ranocchie. Qualche centinaio. Li acquistiamo da ditte specializzate, privi di qualunque infezione, li allevano sterili se serve, poi dopo li alleviamo noi. Nati in cattività, non possono essere liberati in natura, trasportati, e così via. Sono trattati coi guanti, creda.

(g. z.)

 

 

Tecnologia e ambiente - Un convegno
Uomo, Tecnologia, Scienza, Ambiente 2020: è il tema di un convegno in programma giovedì dalle 9 in via Beirut 2 a Miramare, nell’aula della Sissa. Organizzato da Ictp, Sissa, Fondazione internazionale per il progresso e la libertà delle scienze, Lions club Trieste Host Distretto 108 TA 2, l’incontro è aperto al pubblico ma indirizzato soprattutto ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro e agli interessati a una visione di quello che potrà essere il futuro più prossimo. Sono state invitate a partecipare le classi terze, quarte e quinte delle scuole superiori cittadine. Questi alcuni degli argomenti trattati: i progressi della scienza e soprattutto della tecnologia è in costante accelerazione, i risultati sono sotto i nostri occhi, assistiamo a continui mutamenti, un’evoluzione che è diventata la normalità quotidiana. Computer sempre più potenti e diffuse reti di comunicazione hanno esteso a livello planetario le nostre possibilità d’informazione e di relazione interpersonale. Gli sviluppi della biologia e della medicina stanno contribuendo a qualità e durata della vita. E ancora, le ricerche in fisica e astrofisica ci consentono una crescente comprensione della natura e dell’universo. Dopo l’introduzione del giornalista scientifico Fabio Pagan e il saluto delle autorità, la prima relazione (alle 10) di Giuseppe O. Longo del Dipartimento di Elettrotecnica elettronica informatica dell’Università di Trieste. Poi Gianni Dal Maso (alle 10.30), ordinario di Calcolo delle variazioni e vicedirettore della Sissa. Alle 11.30 intervento di Bruno Murari, inventore del chip che fa “girare” la Wii; alle 12 Roberto Siagri, presidente e amministratore delegato Eurotech. L’ultimo intervento, prima di domande e conclusioni, di Carlo Poloni presidente Esteco.
 

 

CARICHE - Italia Nostra - Nuovo direttivo

L'assemblea dei soci della sezione triestina di Italia Nostra ha rinnovato, a scadenza triennale, la composizione del direttivo e le cariche. Il nuovo presidente è Marcello Perna, vice Franco Zubin e Giulia Giacomich. L'associazione ha in programma tra l’altro «la tutela della città storica contro le deformazioni della sua immagine e la tutela del comprensorio storico del Porto vecchio».

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 16 marzo 2013

 

 

Monassi contro Maltauro carte pronte per il divorzio
Martedì Portocittà ufficializzerà il ritiro, la parola andrà agli avvocati. L’Authority nomina una commissione internazionale per utilizzare al meglio il Punto franco
La via per il divorzio è stata tracciata. Marina Monassi, presidente dell’Autorità portuale e Enrico Maltauro, amministratore delegato di Portocittà, sono rimasti a colloquio per due ore giovedì pomeriggio alla Torre del Lloyd con l’obiettivo di delineare la exit strategy della società che nel 2010 aveva ottenuto la concessione per la trasformazione del Porto Vecchio. Un addio talmente certo che proprio ieri pomeriggio la stessa Authority ha diffuso una nota in cui annuncia che sta costituendo «una Commissione di esperti internazionali incaricata sia di analizzare e approfondire in tempi brevi le possibilità di sviluppare nuovi aspetti normativi del Porto franco di Trieste derivanti da una più completa attuazione delle prerogative stabilite dallo specifico Allegato VIII al Trattato di Parigi del 1947, sia di formulare in merito le necessarie proposte pratiche». Il nastro delle battaglie degli ultimi anni è stato dunque completamente riavvolto e comincia a girare nel verso diametralmente opposto rispetto a quelle che erano sembrate le speranze della maggior parte dei triestini compatti dapprima dietro un sindaco di centrodestra, Roberto Dipiazza e poi dietro uno di centrosinistra, Roberto Cosolini e che sognavano uno scalo antico trasformato nella più prestigiosa parte della Trieste del futuro. Ma è proprio l’esistenza della zona franca in tutta l’area del Porto Vecchio secondo Portocittà a non rendere bancabile il progetto ed è stato questo il motivo fondamentale che ha spinto il concessionario a prefigurare il proprio ritiro. Ora Monassi e Maltauro non parlano, ma le opposte posizioni traspaiono dai rispettivi staff. «Se anche c’era qualche possibilità di riannodare i fili, l’Authority ha dimostrato rigidità estrema nel non volerlo fare», l’accusa del concessionario. «La separazione è causata dalla loro infedeltà», la replica dalla Torre del Lloyd. La concessione era stata affidata dopo una gara quando ai vertici del porto sedeva Claudio Boniciolli. Martedì dunque, a meno che nel week-end non succeda la fine del mondo, i soci di Portocittà già convocati in assemblea per quella data sanciranno ufficialmente la rottura e nella giornata stessa la parola passerà ai rispettivi legali: l’avvocato Alfredo Biagini di Venezia per il concessionario e i legali dell’Avvocatura distrettuale dello Stato per l’Authority che a propria volta hanno già fissato un confronto. Difficile che si arrivi a una risoluzione consensuale del contratto senza passare per le aule della giustizia amministrativa e di quella civile. In ballo vi sono i 10 milioni già spesi e i canoni già versati da un lato e le penali dall’altro. Non solo, ma annesso vi è un ulteriore problema: Portocittà avrebbe dovuto fare le opere di infrastrutturazione anche per Greensisam, l’altro concessionario, che ha in carico in primi cinque magazzini e le aree adiacenti. Con la rivoluzione appena avvenuta anche nei ranghi dei deputati e dei senatori triestini, difficile che si torni a sentir parlare di spostamento del Punto franco. «I lavori della Commissione internazionale - spiega la nota dell’Autorità portuale - dovranno produrre progetti concreti che l’Authority, quale ente amministratore del Porto franco di Trieste, sottoporrà doverosamente alle istituzioni competenti di livello regionale, nazionale e internazionale». E riguardo al Punto franco, sottolinea che «la crisi di lavoro rende urgente sviluppare al massimo queste prerogative speciali del porto di Trieste al servizio della città, del Paese e della Comunità europea». Sui vantaggi di cui possono fruire le imprese di logistica e di produzione di beni e servizi a Trieste, avvalendosi del regime di Punto franco verrà anche redatto un manuale divulgativo sintetico.
Silvio Maranzana

 

«In Porto Vecchio da 40 anni nessuno fa nulla»
I parlamentari Pd replicano al M5S: lavoriamo assieme, anche noi contrari alla speculazione immobiliare
Ettore rosato Le agevolazioni previste dai trattati si possono spostare Pensare alla portualità non ha senso con i vincoli posti sui magazzini
Francesco Russo Giusto fare chiarezza legislativa sull’area, ma non culliamoci nelle favole: basta con l’alibi che ha permesso l’immobilismo
«Il Punto franco non è la soluzione, è il problema». I parlamentari triestini del Pd, il deputato Ettore Rosato e il senatore Francesco Russo, ribattono punto su punto (Punto franco su Punto franco) alla presa di posizione del Movimento 5 Stelle dopo l’intervista al senatore Lorenzo Battista sullo stato del Porto Vecchio. Il Porto di Amburgo, secondo porto container d’Europa, per esempio, ha deciso di sopprimere il Punto franco a partire dal primo gennaio. «Difficile pensare ai tedeschi come autolesionisti - attacca Rosato -. Dobbiamo fare l’interesse della città e l’interesse del Porto. Dobbiamo distinguere la difesa del Punto franco dal nodo del dove collocarlo. Noi siamo per la difesa del Punto franco. Il problema è dove collocarlo». Il Punto Franco Nord (come è chiamato il Porto Vecchio) è nel posto sbagliato. «In Porto Vecchio da 40 anni nessuno fa niente. A esclusione dell’Adria Terminal non c’è alcunn interesse a utilizzare quel pezzo di porto come punto franco visto che non è collegato con le infrastrutture ferroviarie. Inoltre non ha le moderne tipologie di portualità con i magazzini vincolati dalla Soprintendenza e le banchine inadeguate» spiega Rosato. «Se per 40 anni non è successo nulla ci sarà un motivo - aggiunge Russo -. Non possiamo cullarci nelle favole. E il Punto franco, mi spiace per il M5S, è un’alibi per decenni di immobilismo. Sono d’accordo con loro sulle necessità di fare chiarezza giuridica. Uscire dalla logica delle carte bollate. Ma detto questo i colleghi grillini devono decidere se stanno con chi ha bloccato la città per tutti questi anni o con chi vuole rompere questa spirare e aprirsi finalmente al futuro. Porto Vecchio è la chiave di volta per la rinascita di Trieste». Che fare allora? Su un punto (non franco) i parlamentari del Pd concordano con le posizioni dei 5 stelle: «Nessuna speculazione immobiliare. Niente seconde case. Su questo siamo perfettamente d’accordo. In quell’area, da restituire alla città, vanno collocati edifici pubblici, musei, istituzioni scientifiche e culturali e imprese ad alta tecnologia. Il recupero urbano è il contrario della speculazione edilizia. Non residenze, ma spazi pubblici. Dobbiamo lavorare assieme per una rinascita del chilometro oggi più prezioso che c’è oggi nel Mediterraneo», apre Rosato. Aggiunge Russo: «Dobbiamo lavorare assieme per il rilancio della città. I problemi di Trieste sono tali che non ha senso dividersi. Sottoscrivo il no totale e assoluto a ogni forma di speculazione immobiliare. Neppure noi vogliamo appartamenti in Porto Vecchio».

(fa.do.)
 

 

Antenna Telecom? «No, grazie» Comunella bocciata dalla gente - ASSEMBLEA A TREBICIANO
TREBICIANO Antenne? No, grazie. Né nel centro del paese, né nei dintorni: «ne abbiamo abbastanza». Gli abitanti di Trebiciano si opporranno all’installazione di un nuovo impianto Telecom per la telefonia mobile con una petizione popolare, che faranno valere dinanzi al Comune di Trieste. È questo il verdetto dell’animata assemblea tenuta giovedì sera in una gremita sala del “Ljudski dom”, la Casa del popolo del borgo carsico, dalle associazioni locali e da un centinaio di cittadini. Alcuni di essi sono giunti anche dai paesi vicini e sembrano fortemente intenzionati ad irrobustire le fila del dissenso, a giudicare dall’esasperazione che hanno espresso durante l’incontro. Ora si raccoglieranno le sottoscrizioni, ma di fatto è come se Trebiciano (insieme agli abitati circostanti) avesse già deciso: «Non venderemo la nostra salute per 900 euro al mese», è stata una frase ripetuta più volte, e a gran voce, dai partecipanti all’assemblea. È quella, infatti, la cifra approssimativa che sarebbe potuta entrare nelle casse della Comunella locale, antico raggruppamento di realtà associative e piccoli proprietari, qualora essa avesse messo a disposizione il cortile interno della Casa del popolo per l’insediamento della nuova antenna. La Comunella beneficia di un usufrutto su quel terreno, e di conseguenza avrebbe avuto diritto a riscuotere i proventi dell’affitto. Di qui, la proposta rivolta ai cittadini: visto che la legge impone ai concessionari di erigere ripetitori per garantire una buona copertura di segnale sul territorio, tanto vale “tenerci in casa” la nuova antenna e mettere quei soldi a disposizione del paese, sostenendo in tal modo le molteplici attività che trovano sede nella Casa del popolo (dallo sport al complesso bandistico, passando per i circoli culturali). Questa soluzione “di compromesso”, secondo la Comunella e il presidente della circoscrizione Altipiano est, Marco Milkovich, avrebbe trovato ragione anche in una distorsione della legislazione in materia, che permette alle società di telefonia mobile di accordarsi direttamente con i privati per l’individuazione dei siti dove far sorgere i tralicci. «Se oggi diciamo di no, domani potrebbero costruirne un altro dieci metri più in là», è stato fatto notare. E invece ha vinto la linea “intransigente”, anche perché il luogo in oggetto dista poco più di un centinaio di metri dalla scuola dell’infanzia e da quella elementare. Tuttavia, i rappresentanti delle associazioni hanno affermato di non voler ridurre la questione ad una mera disputa tra salute e denaro: «In linea di principio, siamo tutti contrari», hanno sottolineato. La proposta della petizione, dunque, ha riscosso un consenso pressoché unanime. I residenti sono convinti di poter bloccare l’iter, ma anche di riuscire a preservare altre zone circostanti da eventuali installazioni future, facendo leva sul vincolo ambientale che “copre” buona parte di esse: «Chiederemo al Comune di elaborare un piano antenne chiaro, che abbia l’obiettivo di difendere la salute dei cittadini». E la società calcistica “Primorec”? La banda “Viktor Parma”? Il circolo giovanile e la Comunella? «Faremo delle contribuzioni volontarie, pagheremo una quota per farle sopravvivere», annunciano. Ma dopo l’impianto della Vodafone, realizzato da poco in paese, di altre antenne non vogliono nemmeno sentir parlare.

Davide Ciullo

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 15 marzo 2013

 

 

Lucchini, sei settimane per capire il post-Ferriera - NIENTE INVESTITORI Semino: nessuna trattativa per il settore industriale
Il Gruppo commissiona uno studio a una società di Genova: l’obiettivo è verificare quanti operai e per quanto tempo impiegare nello smantellamento degli impianti
Sei settimane per verificare quanti operai potranno essere impiegati e per quanto tempo nello smontaggio degli impianti della Ferriera di Servola e quanto l’azienda potrà ricavare dalla vendita di parte di questi impianti e dei rottami. L’incarico, che dovrà essere completato in questo ristretto lasso di tempo, è stato commissionato dal commissario straordinario del Gruppo Lucchini Piero Nardi alla società d’ingegneria D’Appolonia di Genova. Lo ha comunicato ieri al Tavolo sulla riconversione il direttore Affari generali della Lucchini Francesco Semino (Nardi non è arrivato) mentre il palazzo della Regione di piazza Unità dove si svolgeva l’incontro, protetto da un cordone di poliziotti, era sotto assedio di un centinaio di dipendenti armati di fischietti, tamburi e bandiere. «Potrà essere questa la prima attività fonte di lavoro nel momento in cui la Ferriera chiuderà - ha detto Semino - ma per questa operazione di decommissioning abbiamo bisogno di sapere le ore-uomo necessarie, i costi associati e più in generale la manodopera e i mezzi indispensabili ai fini della dismissione oltre ai possibili ricavi ottenibili dalla vendita di alcune parti. I tempi sono abbastanza stretti». La Lucchini accelera dunque sulla chiusura di Servola il cui iter da ieri è sostanzialmente avviato e non ha rasserenato eccessivamente gli animi una nota diffusa nel pomeriggio dallo stesso Semino che ha precisato che «l’affidamento dell’incarico a D’Appolonia non significa voler anticipare i tempi di chiusura dello stabilimento di Trieste che restano quelli più volte comunicati e cioé entro il 2015. Lo studio - ha aggiunto - può essere un contributo alle istituzioni, un riferimento in più per capire se tale attività possa rappresentare un’opportunità occupazionale per i lavoratori». Ma quanto “ossigeno” ha ancora la Servola spa, per quanti mesi è ancora in grado di sopravvivere? Quali economie il Gruppo Lucchini in amministrazione straordinaria è in grado di mettere in campo per scongiurare una chiusura a breve, prima che qualsiasi alternativa sia all’orizzonte? Incalzato da Franco Palman (Uilm), Semino non ha delineato un orizzonte temporale. «Ci sono le risorse per la continuità produttiva in piena sicurezza - ha risposto - ma al momento non ho tempi da dare». Ma sul futuro, il rappresentante del Gruppo Lucchini ha detto anche qualcosa di più e che non fa presagire nulla di buono per il futuro. «Il bene reale che mettiamo a disposizione è la proprietà delle aree, anche se ai fini della riconversione sarà necessario un approfondimento di istruttoria con il Ministero dei Beni ambientali. Ma l’unico settore per il quale ci sono giunte manifestazioni di interesse riguarda la logistica, abbiamo avuto contatti reali soltanto per valorizzare questa funzione del comprensorio, non vi è mai stata alcuna possibilità di avviare una trattativa per attività di tipo industriale. Comunque vi sono due ambiti che potrebbero essere oggetto di sviluppi immediati, senza necessità di dover per forza attendere il 2015: il primo è appunto la banchina che non è saturata e dove possono venir aggiunti traffici, il secondo è il capannone dell’acciaieria dove può essere avviato un progetto di riutilizzo».
Silvio Maranzana

 

QUATTRO ORE DI SCIOPERO E UN CORTEO
É stata Angela Brandi, assessore al Lavoro della Giunta Tondo a presiedere il Tavolo sulla riconversione di Servola. Sandra Savino ex assessore a Programmazione e finanze nel frattempo eletta alla Camera dei deputati, ha voluto comunque presenziare all’incontro posticipando la sua partenza per Roma. Attorno al tavolo i rappresentanti di tutte e cinque le sigle sindacali che contano iscritti nello stabilimento: Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm, Ugl e Failms. Dopo un’assemblea di prima mattina, sono state proclamate quattro ore di sciopero e un corteo composto da un centinaio di lavoratori partito dalla Ferriera con bandiere e striscioni ha percorso le Rive per presidiare poi il palazzo della Regione. Presenti anche le Rsu della Sertubi e della Linde, società che tratta gas compressi e liquefatti e che opera accanto alla Ferriera. In piazza Unità Franco Palman (Uilm), Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) e Cristian Prella (Failms) hanno relazionato al megafono sull’esito poco soddisfacente dell’incontro.
 

«Logistica o industria? Serve unitarietà» - SINDACATI
«Il capannone dell’ex acciaieria di Servola potrebbe ora essere utilizzato anche per dei depositi». La frase pronunciata ieri al Tavolo sulla riconversione da Francesca Trampus, direttore sezione Demanio dell’Autorità portuale ha fatto sobbalzare i sindacalisti sulle sedie. «L’Autorità portuale deve chiarire la propria posizione - aveva intimato già in precedenza Stefano Borini (Fiom-Cgil) - perché controlla il 60% delle aree su cui insiste il comprensorio. Se intende utilizzare l’ex acciaieria a servizio dell’attività logistica crea tre nuovi posti di lavoro, se invece lì viene insediata una nuota attività produttiva i posti di lavoro che si creano sono almeno cento». «Lo logistica deve essere al servizio dell’industria», ha ammonito anche Marco Stolfa (Ugl). «Qual è la posizione dell’Autorità portuale? - aveva chiesto Adriano Sincovich (Cgil) - è indispensabile che Trieste abbia una posizione unitaria al tavolo nazionale». Il pericolo che la città si spacchi, com’è sua consuetudine anche sul binomio industria - logistica, c’è tutto e non l’ha fugato una nota che anche l’Autorità portuale (che aveva in progetto di trasferire sulla banchine di Servola parte del traffico di bramme di ferro che ora si svolge all’Adriaterminal, ndr.) ha diffuso nel pomeriggio ribadendo la propria posizione a favore «di una destinazione logistico-industriale». L’Authority si dice «disposta a valutare un piano industriale e un programma di attività, assistito da idonee e precise garanzie, finalizzato anche all’incremento dei traffici portuali e industriali, della produttività del comparto e dei relativi livelli occupazionali. In questo quadro - specifica l’Autorità portuale - si dovranno prendere in considerazione regimi di concessione per le aree demaniali e di locazione per quelle di proprietà / patrimonio a lungo termine (oltre i 50 anni) con ipotesi che garantiscano ai possibili soggetti interessati alla gestione indipendenza nello svolgimento delle operazioni logistico - industriali». L’Authority pensa in sostanza di destinare «una parte del complesso alla logistica e una parte retrostante ad attività di lavorazione industriale».

(s.m.)
 

 

Tagli ai bus, scatta la fase 2 - TRASPORTO PUBBLICO»LE MODIFICHE
Nuovi orari in vigore da lunedì. Soppressa la 36. Sparisce anche la 21 ma solo nei festivi
Autobus, si cambia ancora. Da lunedì entra in vigore la seconda tornata di cambiamenti nelle linee e negli orari dopo quella inaugurata per i soli giorni festivi il 17 febbraio. Sono modifiche che Trieste Trasporti definisce “sperimentali”, ma intanto bisogna prenderne nota. Nella tabella a fianco pubblichiamo oggi i nuovi orari in vigore nei giorni feriali. Seguiranno le modifiche dei giorni festivi e del sabato. I tagli. Il piano di riduzione, clamoroso per la sua portata in termini di chilometri all’anno, pari a 412 mila, si è imposto per il taglio dei finanziamenti da parte della Regione, che sulla provincia di Trieste pesano per oltre 2,3 milioni di euro. Il “taglio”, tradotto da euro a chilometri, era stato matematicamente calcolato in 582 mila. Ma la Provincia, cui è delegato il trasporto locale, ha rispolverato il principio secondo cui si fa “un po’ per uno”, e ha lasciato a Trieste Trasporti di assorbire al proprio interno il costo dei restanti 170 mila chilometri. Grignano. Certe linee vengono soppresse, altre diminuiscono la frequenza il che significa che alla pensilina si aspetterà per più minuti. La novità più sostanziosa che si stende sui giorni sia feriali che festivi è la soppressione della linea 36, quella famosissima “del mare”, che portava a Barcola e soprattutto a Miramare e a Grignano, e che fra l’entusiasmo dei bagnanti era stata qualche anno fa portata a coprire il tragitto fin da via Battisti, e non più solo dal capolinea di piazza Oberdan. Adesso la linea 36 sparisce. Il suo lavoro sarà assorbito dalla linea 6, in partenza da piazzale Gioberti a San Giovanni, che tocca Barcola ma da lunedì prosegue anche per Grignano. Con ritorno sul medesimo percorso. Fermate. In più c’è per il 6 una variazione di fermata in zona stazione centrale. Eliminata quella su viale Miramare (lato arrivi). E inaugurata invece una sosta nuova alla pensilina in mezzo a piazza Libertà, a fianco del capolinea dei bus 20 e 21. Muggia. Per chi abita a Muggia o la frequenta, non passerà inosservata la soppressione della linea 21, ma solo nei giorni festivi. È sostituita dal percorso della 20 (stazione centrale-Muggia), che coprirà anche Borgo San Sergio in sostituzione del bus cancellato. E farà nuove fermate sia sulla ex statale 55 (al centro commerciale Freetime) e sia al centro commerciale Arcobaleno dove le nuove soste sono due. L’attuale fermata delle linee 47 e 49/ invece, in località Farnei, verrà osservata solo in direzione Trieste. Chi va verso Muggia dovrà prestare attenzione. Valmaura. Anche la linea 19 (da via Puccini a stazione centrale) viene soppressa nei giorni festivi. E sarà sostituita dal percorso della linea 52 (circolare da e per piazzale Valmaura con percorso piazzale Cagni, vie Puccini, Zandonai, Giarizzole, Rossi, Miani). Si inaugura da lunedì una deviazione per via Mascgani, via Benussi, via Flavia, piazzale Cagni, Strada vecchia dell’Istria, piazzale Giarizzole. Le attese. Ma come si fa a ricalcolare chilometri, tempi, risparmi, percorrenze, tenendo salvaguardati i percorsi e le necessità (anche di lavoro) dei cittadini, che a Trieste usano l’autobus più che in ogni altra città del Friuli Venezia Giulia, con 70 milioni di utenti all’anno? Con metro e clessidra sono state diradate le corse, così da mettere in strada meno mezzi. I percorsi restano uguali. E così nei giorni solo feriali otto linee saranno meno frequenti. Chi dirada prima. Da lunedì è meglio tenere d’occhio i nuovi orari (pubblicati qui sopra) per le linee 1, 5, 37, 48 che saranno meno frequenti nell’arco d’orario da mezzogiorno alle 14.30. In certi casi si tratta di variazioni minime (per la 1 per esempio transito ogni 10 minuti invece che 8-9, per la 5 ogni 10 anziché ogni 8). In altri invece la tabella oraria si sentità di più. La linea 37 (da Largo Barriera a Cattinara, Altura, Borgo San Sergio, via Flavia, via Molino a vento e rientro in Barriera) già si aspettava l’autobus per un quarto d’ora. Ora si passa a 20 minuti. Lo stesso vale per la 48 (stesso percorso). Chi dirada dopo. Altre linee diradano il passaggio da metà pomeriggio a sera (17.30-20.30). È questo il caso della 11 (Ferdinandeo-piazza della Borsa) con 1 solo teorico minuto di attesa in più (da 7 a 8 minuti), della 22 fra Cattinara e stazione centrale (da 9 a 11 minuti) e della 29 (piazza Goldoni-Sottoservola) che passa a una frequenza di 8 minuti anziché di 6. Le motivazioni. Si chiederà certamente ogni interessato perché proprio la sua linea abituale sia stata colpita dai “tagli”. La risposta è stata data dalla Provincia. Ogni percorso è stato monitorato. Nei luoghi e nelle ore in cui è stato verificato un uso dell’autobus da parte di scarsi utenti, lì è arrivata la matita rossa. Per salvaguardare invece orari e linee di massiccio uso da parte di scuole e lavoratori.
Gabriella Ziani

 

Ore “morbide” e di punta: gli adeguamenti nel resto della regione
Quelle colpite si chiamano “ore morbide”. Appartengono nell’arco della giornata alle fasce di minore utilizzo del mezzo pubblico da parte dei cittadini. In tutta la regione le Province hanno dovuto adeguare il loro piano dei trasporti pubblici locali. Dappertutto dichiarando che sono state salvaguardate con attenzione le ore molto meno morbide, quelle “di punta”, e limati invece i percorsi extraurbani e i servizi stagionali (specialmente estivi) che magari in anni passati erano stati accresciuti per rispondere alla maggiore richiesta, o per invogliare la popolazione a servirsi del mezzo pubblico piuttosto che dell’automobile privata. Se Trieste sulla carta deve tagliare 582 mila chilometri (e ha già operato per oltre 400 mila), 300 mila sono caduti sulla provincia di Pordenone, e 700 mila sull’ampia provincia di Udine, corrispondenti a un minore finanziamento di di 1,7 milioni di euro, mentre per Trieste il taglio è di 2,3 abbondanti.
 

 

La Muggia che verrà sposando l’ambiente con traffici e turismo
Un centinaio di persone al Forum conclusivo sul nuovo Prg Adesso inizia il lavoro per comporre tutti gli interessi in gioco
MUGGIA Un centinaio di persone ha presenziato al Forum conclusivo della fase partecipativa relativa alla stesura del nuovo Piano regolatore di Muggia, tenutosi mercoledì scorso nel teatro Verdi di via san Giovanni. È stata l’occasione, dopo quasi due mesi di iter condiviso, per fare il punto sulle proposte raccolte durante le consultazioni con il pubblico e gli addetti ai lavori. La giunta Nesladek esprime soddisfazione, ma il vero lavoro – quello di “composizione” degli interessi in gioco – inizierà proprio ora. Alcuni numeri: 154 iscritti, tra cui 74 cittadini, 34 tra amministratori e tecnici, 15 realtà economiche; 528 i visitatori della mostra che ha ospitato per un mese gli elaborati realizzati dai funzionari del Comune e della Veneto Progetti durante la fase “preliminare” della variante, quella di analisi del territorio. Quattro macroscenari, 19 progetti strategici, innumerevoli idee. Ecco alcune delle principali, emerse nel corso dei molteplici tavoli operativi. Ambiente Tutti d’accordo sulla necessità di porre un deciso freno al consumo del suolo. Le priorità consistono nei boschi urbani (Arciduca, Zindis, Vignano, Monte d’Oro), da tutelare non soltanto per crearvi degli itinerari ma anche al fine di scongiurare i rischi di dissesto idrogeologico, e nella cosiddetta “rete ecologica”, contemplata come un’opportunità per il legnatico e per avviare un modello produttivo simile a quello delle Comunelle carsiche. I cittadini insistono sulla risistemazione della rete ciclabile, da realizzarsi attraverso un’assidua manutenzione e il collegamento della stessa tramite nuove bretelle. Abitare L’obiettivo di un’edilizia sostenibile è condiviso: i professionisti suggeriscono di favorire la ristrutturazione di edifici esistenti, anziché costruire ex novo, e caldeggiano l’introduzione di bonus per la riqualificazione energetica; i cittadini ribadiscono un irremovibile “no” alle antenne e agli ecomostri. Chi, a Muggia, sposerà la causa dell’edilizia sostenibile potrà probabilmente godere di incentivi sia volumetrici sia fiscali. Si sono registrate forti pressioni per un contenimento della residenza, oltre all’urgenza di ripristinare la rete fognaria e all’auspicio di un’implementazione della “cittadella dello sport”. Gli abitanti vorrebbero un centro città più “funzionale”. Mobilità I muggesani desiderano una strada costiera diversa: ciclabile, non invasa dai parcheggi, con aree adeguatamente attrezzate alla balneazione, locali e servizi. Bocciata a priori l’idea del senso unico, si spera di sbloccare il sito Acquario e di “riconquistare” il Bagno della Polizia. Cittadini e tecnici vorrebbero migliorare l’accesso alla cittadina, ma sulle modalità operative i punti di vista divergono: ad esempio, si è registrata incertezza sul parcheggio dei camper al molo Balota e su un’eventuale pedonalizzazione del “mandracchio”. Gli amministratori hanno annunciato l’istituzione delle “zone trenta” e una razionalizzazione dei parcheggi, soprattutto nel centro abitato. Sviluppo Si sono raccolte proposte diversificate, e suggestive, per il turismo costiero: dal parco verde di Punta Sottile e Punta Grossa, ideato dagli ambientalisti, ad una “via del mare” che offra attività a terra e in mezzo al golfo. Si giungerà intanto ad una mappatura delle zone di maggior pregio naturalistico, con la possibile apertura di nuovi sentieri. Con riferimento al porto e alla logistica, i due temi caldi saranno il terminal ro-ro e una riconversione delle attività che abbia una ricaduta economica locale. Ma laddove si prospettano grandi investimenti, ecco riproporsi un dilemma tuttora irrisolto: è possibile conciliare la conservazione del territorio e uno sviluppo turistico, per quanto all’insegna della sostenibilità?
Davide Ciullo

 

 

Val Rosandra, la situazione un anno dopo - INCONTRO AL CAFFÈ SAN MARCO
Si intitola “Lo scempio della Val Rosandra un anno dopo: azioni legali, situazione attuale e futuro della riserva» l’incontro pubblico in programma questo pomeriggio alle 17.30 al Caffè San Marco su organizzazione di alcune associazioni ambientaliste. Si parlerà delle azioni legali in corso (sulla vicenda è aperta anche un’inchiesta), e della conclusione della raccolta di firme per la petizione europea a sostegno della denuncia di infrazione e consegna delle firme a Bruxelles. La situazione attuale della Val Rosandra sarà illustrata in un video di Max Morelli. Previsti poi una relazione sulla ricerca condotta dagli studenti di Botanica Applicata dell'Università cittadina e un intervento del docente emerito di ecologia vegetale Livio Poldini sul futuro dell’area. A seguire la proiezione a cura dell’associazione Monte Analogo del film “Rosandra, principessa della Valle”.
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 14 marzo 2013

 

 

«Rigassificatore, la Regione non ha detto no»
Il Wwf: la delibera non esplicita il parere ma prende atto dei documenti dell’Autorità portuale
«Non esiste alcun “no” della giunta regionale al progetto del rigassificatore, proposto da Gas Natural nel sito di Trieste-Zaule». Lo scrive il Wwf, dopo aver esaminato il testo della delibera approvata pochi giorni fa dall’esecutivo Tondo. La quale, «intervenendo nello strano “supplemento istruttorio” inventato dal ministero dell’Ambiente sul decreto Via del 2009 - prosegue la nota dell’associazione ambientalista -, si limita a “prendere atto” del documento inviato dall’Autorità portuale al ministero l’11 febbraio 2013, in cui si evidenziano i problemi di compatibilità tra il rigassificatore e l’incremento previsto del traffico petrolifero al terminale Siot». Il che, prosegue la delibera, conferma «la sussistenza di forti criticità in merito alla coesistenza tra rigassificatore e previsioni di sviluppo del Porto». Nell’illustrare a parole il documento, la scorsa settimana, l’ormai ex assessore regionale Sandra Savino (neo-eletta in Parlamento) era stata piuttosto netta: «La Regione - aveva detto - ha rivalutato nell’ambito della Via la documentazione, integrandola con lo studio effettuato all’Autorità portuale sui traffici portuali. Gli uffici regionali del Servizio di valutazione impatto ambientale hanno acquisito i dati, analizzandoli. Alla luce di questi elementi, è emerso come le due cose (sviluppo del porto e rigassificatore, ndr) non possano coesistere. Di questo la Regione informerà ora il ministero». Nella delibera si cita il parere richiesto (ma non arrivato) alla Capitaneria di porto. Il Wwf lo rileva: «La giunta regionale si limita a considerare “rilevanti” gli elementi esposti dall’Autorità portuale, ma si guarda bene dall’esprimere un giudizio esplicito in merito, scaricando anzi sulla Capitaneria di Porto l’onere di pronunciarsi sugli aspetti relativi alla sicurezza, ma solo quella della navigazione. Stupisce che la delibera menzioni solo i pareri “interni” ricevuti da alcuni uffici regionali, ma non dedichi neppure un cenno alle osservazioni ricevute dal Wwf. Consegnate l’11 febbraio, mentre la relazione del Servizio Via, base della delibera, è datata 22 febbraio». «La giunta - aggiunge il Wwf - ha preferito appiattirsi sulla richiesta del ministero, limitata all’aspetto delle interferenze tra il progetto di Gas Natural e l’incremento previsto del traffico di petroliere. Ignorando le questioni segnalate dalle associazioni ambientaliste, sia le pesanti responsabilità ministeriali e della stessa Regione nell’averle sottovalutate o ignorate. Salvo poi cercare di spacciare mediaticamente il proprio “non parere” per un “no”. Evidenti le finalità elettoralistiche dell’operazione, dopo che per anni il governatore e vari esponenti della giunta regionale si erano espressi a favore». Oggi intanto è previsto alle 18 un incontro sul rigassificatore con il biologo dell’Area marina di Miramare Carlo Franzosini al Multicultura center di via XXX Ottobre 8/a.
 

 

Piano dei bus verso la fase 2 - Ma i sindacati non ci stanno - TRIESTE TRASPORTI
È atteso a breve il secondo capitolo della ristrutturazione del trasporto pubblico locale. Dopo la soppressione di molte linee nei giorni festivi arriverà l’accorpamento di tragitti anche nei giorni feriali. Un taglio complessivo di oltre 400 mila chilometri all’anno concordato tra Provincia e Trieste Trasporti a seguito del consistente taglio di finanziamenti regionali. Una residua quota di risparmi è stata lasciata però a carico dell’azienda, per non incidere oltre misura sul servizio ai cittadini. I sindacati però hanno protestato con forza, e tornano a far sentire le proprie ragioni. Hanno chiesto un incontro urgente al sindaco Cosolini, all’assessore allo Sviluppo, aziende partecipate e controllate Fabio Omero, alla presidente della Provincia Poropat e all’assessore a Pianificazione, viabilità, infrastrutture e trasporti Vittorio Zollia. Filt-Cgil, Uiltrasporti, Faisa-Cisal, Ugl, Autoferrotranvieri di Trieste Trasporti non accettano lo stato di cose e denunciano nuovamente: «Lavoratori costretti a fare straordinari, soppressione di ulteriori posti di lavoro nonostante la grave crisi occupazionale».

 

Fondi europei, 13 progetti slittano di un altro anno
Gli ex Pisus ricontrattati tra Stato e Regione lo scorso dicembre a causa dei ritardi Piste ciclabili, fotovoltaico al Salone degli incanti, marketing turistico in attesa
Tredici progetti per la città di cui faremo per la seconda volta in tempo a dimenticarci. E moltissimi miliardi di euro di fondi europei che non vengono spesi. Che lo Stato ha ricontrattato con Bruxelles. Rimodulando la quota di partecipazione finanziaria nazionale. Ridefinendo i progetti ritardatari di tutte le Regioni, la nostra compresa, che però ha siglato il nuovo profilo appena nel dicembre scorso. Adesso questa sezione di fondi europei, che fa parte della dotazione Por-Fesr 2007-2013, già denominata Pisus, è diventata “Piano di azione coesione” e negli atti parlamentari se ne trova una dettagliata (ancorché complicata) descrizione. Mentre tutti piangono giustamente la crisi, miliardi su miliardi di euro restano dunque congelati per l’incapacità di farseli dare: e la nostra Regione è fra quelle. I Pisus, presentati da 19 Comuni della regione, hanno avuto ben tre rinvii dei termini per il completamento dell’istruttoria. L’ultimo è fissato al 21 marzo. L’assessore allo Sviluppo (e ai progetti comunitari) Fabio Omero ormai per ricordarsi di quali cose il Comune voleva dotarsi con questi soldi, gli unici cui può accedere mentre il bilancio cede di 20 milioni in un anno, deve andare a ricercare il documento con la lista. L’unica cosa certa è che, se i soldi arrivano (in tutto erano inizialmente previsti 18 milioni su questo fronte), ci sarà uno slittamento di un anno per il completamento dei lavori. Non più dicembre 2014, ma dicembre 2015. Secondo paradosso. L’Europa dà i soldi ma lo Stato deve cofinanziare, e così a valle anche la Regione, e anche i Comuni. Ma essendo tutta l’impalcatura in stallo il Comune non può anticipare l’avvio delle opere per conto proprio. Dunque restano fermi anche i denari triestini già stanziati. Altro che patto di stabilità. Forti proteste sono già venute dal Comune di Muggia, cui appena adesso sono state richieste integrazioni di documenti. Omero invece non sa più nulla dell’istruttoria: «Non abbiamo nessuna notizia, tranne che probabilmente la fine lavori sarà prorogata al 2015. Ma arriveranno i soldi? E quando? Non sappiamo le scadenze. E per esempio per il piano di marketing turistico abbiamo in cassa il 70% della cifra che occorre, ma se partiamo a farci le cose da soli poi perdiamo il finanziamento». Oltre all’azione di marketing, con l’ideazione di un logo “Trieste”, il Comune aveva affidato agli ex Pisus la pista ciclabile tra le vie XXX Ottobre e Ghega, tra piazza Venezia e piazza Hortis, la ripavimentazione del giardino di quest’ultima piazza, la creazione di una “piazza coperta” nel cortile interno della Biblioteca civica (già sgomberato in previsione), il servizio di “bike sharing” nelle future aree pedonalizzate, ma anche un impianto fotovoltaico sul Salone degli incanti, e un percorso pedonale tra via San Michele a San Giusto nella cosiddetta “campagna Prandi”, più una ulteriore estensione del servizio gratuito “wi fi” per i collegamenti a Internet in città. E per finire, c’era anche l’attivazione del “centro commerciale diffuso”, con programmi di animazione cittadina a servizio delle piccole e medie imprese, e cioé del commercio. Nel frattempo bisognerebbe soprattutto prenotare i Por-Fesr 2014-2020. Omero: «Servono progetti presentati collettivamente dagli enti del territorio, una riunione l’abbiamo già fatta, ma ora attendiamo di essere convocati dall’assessore regionale De Anna. Il periodo elettorale certo non aiuta».
Gabriella Ziani

 

SEGNALAZIONI - FERROVIE - Metropolitana scomparsa

“La nostra immagine è cambiata”, secondo Mauro Moretti intervistato il 28 gennaio da La Repubblica. Ma le risposte date al Piccolo di Trieste tre giorni dopo confermano che la sostanza nelle FS non è cambiata: “Il porto non ci ha dato risposte... si va dove si fanno i soldi... se Trenitalia perde le gare regionali debbo licenziare il personale”. Giustamente Paolo Possamai il 4 febbraio su A&F di Repubblica commenta l’allergia di Moretti alla concorrenza nelle ferrovie: ”...ma scopriamo venti anni dopo l’annuncio delle gare che dobbiamo prevedere clausole che evitino pesanti disagi sociali?”. In realtà il Porto di Trieste ha risposto tre anni fa – Claudio Boniciolli presidente – dichiarando irricevibile il progetto presentato (tramite Trenitalia) dal concessionario del Molo VII che danneggia gli altri spedizionieri: Porto e Ferrovia devono garantire parità di trattamento a tutta l’utenza. Dal momento che le FS hanno riproposto il vecchio progetto (vendendolo come nuovo), i terminalisti hanno opportunamente suggerito gli adeguamenti atti a fornire la piena fruibilità dell’impianto a tutti i clienti, attuali e potenziali, del Porto di Trieste, che non sono solo Trenitalia-Cargo (interessata unicamente ai treni completi) e TMT (orientata esclusivamente ai container). La triste vicenda del Porto di Trieste è emblematica della ambigua situazione delle FS, dove sia rete che impresa rispondono ad un’unica regia (quella dell’ad massimo), in palese conflitto di interessi, viste le distinte missioni di RFI e di Trenitalia. L’ad di FS, anziché lanciare proclami, farebbe bene invece a tirare fuori dal cassetto la Metropolitana leggera (progetto per la rivitalizzazione del nodo ferroviario di Trieste ai fini del traffico portuale e del servizio viaggiatori), funzionale al progetto Adria-A dell’area metropolitana transfrontaliera giuliano-carsica; dovrebbe precisare se ha provveduto al rifinanziamento dell’opera (immediatamente cantierabile) cancellato all’atto del subentro in Regione di Tondo a Illy. Trieste e il Friuli Venezia Giulia hanno bisogno di fatti e non di parole, devono affrontare il presente e sono più interessati alla sostanza del servizio ferroviario (merci e viaggiatori) che all’immagine delle FS e del suo Amministratore delegato.

Luigi Bianchi

 

SEGNALAZIONI - SAN LUIGI - Pochi parcheggi

In relazione all’articolo “San Luigi, rimessi a posto strade e marciapiedi” di mercoledì 6 marzo vogliamo innanzitutto ringraziare l’amministrazione comunale e la circoscrizione competente per quanto fin qui svolto a seguito delle richieste dei residenti. Tuttavia rileviamo che gli interventi puntualmente elencati nell’articolo non riguardano il tratto basso di via Biasoletto (salvo la creazione di 2 o 3 posti macchina ) dove è situato nelle immediate vicinanze l’orto botanico, struttura pubblica priva di parcheggio, e dove la gran parte di coloro che si recano in città dall’altopiano vanno a lasciare il proprio veicolo. Siamo particolarmente preoccupati a fronte delle dichiarazioni dell’assessore Marchigiani che auspica “i triestini inizino ad abituarsi all’idea di lasciare l’auto nei parcheggi della prima periferia, finora sotto utilizzati, per raggiungere il centro con mezzi pubblici”. Riteniamo che non possa essere una drammatica assenza di parcheggi ad abituare gli automobilisti ad utilizzare i contenitori periferici spostandosi poi con gli autobus, perchè tutto ciò alla fine penalizza solo i residenti della zona senza ottenere alcun risultato in termini di “cambio di abitudini” di quei triestini che preferiscono il mezzo privato a quello pubblico. Ci auguriamo quindi che agli ottimi interventi già svolti ne seguano altri, questa volta nella parte bassa della suddetta via che resta in costante crisi.

Jacopo Burra - seguono 28 firme

 

 

Illuminazione pubblica rinnovata Si fa spazio la tecnologia Led
Oltre due milioni di investimento per il Comune, tecnici di AcegasAps al lavoro in sei zone tra centro e periferia.

Effetto “bianco” e con meno luce. Omero: è un’impressione, rispettati tutti i parametri
È un po’ come mettere a confronto una stampa di vecchia data e una foto digitale. La prima butta sul giallo. La seconda se ne esce bianchissima. Come gli scatti di ieri e di oggi, gli scorci notturni della città sono destinati a cambiare. E sempre perché la tecnologia galoppa. Quest’anno, dopo i primi mossi nel 2012, l’illuminazione pubblica a tecnologia Led di ultima generazione - che fa luce sulle strade consumando meno corrente, spendendo meno in manutenzione e riducendo il cosiddetto inquinamento luminoso messo al bando dalle normative europee - farà a Trieste nuovi, più convinti e più numerosi passi avanti. Là dove AcegasAps installerà nel corso del 2013 i nuovi Led - su mandato del Comune, cui compete un investimento mirato di oltre due milioni sui tre e mezzo programmati tra rinnovi e manutenzioni straordinarie della rete - al calar del sole si diffonderà un’illuminazione bianca al posto di quella gialla data dalle tradizionali luci al sodio. L’accelerazione, dopo i primi test compiuti due anni fa a Muggia, è incoraggiata dal fatto che proprio nel 2011 la tecnologia ha fatto passi da gigante. Gli effetti collaterali, come i costi di sostituzione e la tenuta, sono andati via via attenuandosi. Le diverse zone che i tecnici della multiutility e i responsabili dell’amministrazione cittadina hanno individuato e progettato nella cornice del piano 2012 di rinnovo dell’illuminazione pubblica, da realizzarsi appunto nel 2013, sono sostanzialmente sei, per un totale di 639 nuovi punti luce, di cui 431 proprio a Led. Si tratta anzitutto di Borgo San Nazario, alle porte di Prosecco, via dei Porta e poi Giardino Basevi a San Giacomo, per rendere fruibile e sicuro il transito tra via San Giacomo in Monte e il comprensorio scolastico di via Veronese. Per il resto si fa rotta su Borgo San Sergio, su via Fabio Severo, tra via Coroneo e via Cologna verso l’Università, e sulla soprastante via Valerio, tra l’imbocco dell’ex Opp e Cava Faccanoni. Questi ultimi tre interventi sono altrettanti “secondi lotti”, costituiscono cioè la prosecuzione di lavori di rinnovo dell’illuminazione pubblica già avviati. Nell’anno passato - durante il quale, in base al piano 2011, sono stati piazzati 529 nuovi punti luce di cui 315 a Led - AcegasAps ha operato su cinque fronti: Cattinara e Villa Engelman, eppoi soprattutto i tre “primi lotti” di Borgo San Sergio, di via Valerio, tra l’Università e l’Opp, e via Fabio Severo, tra piazza Dalmazia e via Coroneo. È stato quest’ultimo - completato a ridosso di fine anno - il lavoro più consistente e visibile: qui le vecchie tesate tra le case sono state sostituite da pali in acciaio con braccetti dotati di tirantino e corpi illuminanti integrati a Led. Il progetto - si legge in un comunicato della multiutility - ha richiesto la realizzazione di 1.600 metri di cunicolo sotterraneo, parzialmente su sedime di marciapiede a propria volta rinnovato, e la posa di 48 pali nuovi e 48 nuovi punti luce. Le novità, come è noto, non sono mai franche da critiche. Proprio da via Fabio Severo, nel tratto già oggetto della rivoluzione, sono piovute diverse segnalazioni sul Comune. «Di primo acchito - spiega l’assessore con delega alle partecipate Fabio Omero - la serie di Led dà l’impressione di illuminare meno di prima. Il fatto è che la luce, ora, si concentra verso il basso e non si riverbera sugli edifici circostanti, verso l’alto. Da un punto di vista strettamente tecnico, siamo in pieno nei parametri richiesti dal Codice della strada e, contemporaneamente, nelle rigide normative anti-inquinamento luminoso». C’è effettivamente un cono d’ombra, in via Fabio Severo, dovuto a una “campata” troppo lunga. Si rimedierà con un punto luce in più, promettono sia in Municipio che da Acegas. Cos’è in fondo un punto luce sui circa duecento che, finora, l’arrivo dei Led e il conseguente risparmio energetico già consentirebbero di aggiungere in città, ai 23mila esistenti, senza dover spendere un euro in più di corrente?

Piero Rauber
 

Anche i semafori in sostituzione, altri 21 entro agosto
Si vede molto meno. Ma vale lo stesso, dato che il Comune stima, a regime, cioè a rinnovo completato, un risparmio di corrente di 83mila euro l’anno. La tecnologia Led sta venendo in grande soccorso anche per tagliare i costi del funzionamento dei semafori. Da AcegasAps fanno sapere che 13 impianti completi sono già stati realizzati, e altri 21 saranno ultimati entro agosto di quest’anno. A quel punto il rinnovo avrà toccato le 650 lanterne a Led, pari al 45% del piano di sostituzione complessivo. Risparmi sì, investimenti zero. La possibilità di intervenire senza costi aggiuntivi - si legge in una nota del Comune - deriva da una attenta analisi effettuata da AcegasAps e dal Servizio mobilità sulle reali esigenze di rinnovo, evitando di sostituire gli arredi semaforici che sono ancora in ottime condizioni e/o di recente sostituzione e consentendo così di individuare una economia di spesa. «Questo piano - così l’assessore competente Elena Marchigiani - permette in concomitanza un risparmio energetico e ambientale, un risparmio economico in favore della collettività, ma anche un miglioramento tecnico, dato che offre l’opportunità di intervenire sulla risincronizzazione e sui tempi del giallo, là dove necessario, per venire incontro alle esigenze degli utenti della strada e migliorare le condizioni di sicurezza. In un momento di crisi, occorre cercare di ottenere, con ogni singola azione, una pluralità di risultati».

(pi.ra.)
 

 

Muggia: niente bilancio, niente cantieri
L’attività comunale paralizzata per l’incertezza finanziaria. Non si può spendere e molte imprese rischiano il crac
MUGGIA Il blocco di tutte le opere pubbliche e il fallimento di molte piccole e medie imprese che lavorano a queste opere. È lo spettro che a Muggia aleggia in attesa della delibera che la Regione dovrà rilasciare entro fine mese legata al nuovo di Patto di stabilità. Una situazione che attualmente sta bloccando centinaia di Comuni, in ostaggio in pratica delle decisioni dell'amministrazione Tondo. «Non possiamo approvare il bilancio perché non conosciamo ancora esattamente gli obblighi che ci imporrà il nuovo patto di stabilità cui dovranno sottostare tutti i Comuni della Regione che quindi si trovano, nella quasi totalità, nelle nostre condizioni», conferma preoccupato il sindaco muggesano Nerio Nesladek. La giunta regionale si è impegnata a rilasciare una delibera entro il 31 marzo che preciserà questi obblighi. Una notizia parzialmente positiva. «Siamo molto preoccupati per l'introduzione di queste nuove norme che potrebbero rappresentare il blocco di tutte le opere pubbliche e il fallimento di molte piccole e medie imprese che lavorano a queste opere – stigmatizza Nesladek -. E fa arrabbiare il fatto che queste opere verrebbero bloccate anche se, come noi e come altri Comuni, esistono già i finanziamenti per realizzarle». In pratica i soldi ci sono, ma le opere non si possono fare. Uno stop kafkiano che sta coinvolgendo tantissimi settori: dal sociale, allo sport, dal turismo ai lavori pubblici. «Questo è gravissimo, è uno stop a tutti gli sforzi per fare opere pubbliche e contemporaneamente rilanciare l'economia. Per noi tutto è ancora più grave in quanto molti finanziamenti (si pensi ad esempio alla risistemazione di via di Crevatini, quasi un milione di euro, ndr) ci derivano da progetti europei e perfino questi sono stati inseriti in questo scellerato patto». Secondo le stime raccolte dal sindaco di Muggia gli italiani sono i terzi contribuenti in Europa per i progetti transfrontalieri “e rischiamo di dover restituire i finanziamenti ricevuti che saranno poi utilizzati da altri Stati. Una beffa oltre al danno”. Ma ci sono ancora degli spiragli di apertura? «Siamo ancora in tempo per modificare questo patto sia con azioni che la Regione può assumere autonomamente, ad esempio la decisione di togliere i finanziamenti europei dal patto, sia con un confronto molto serrato e deciso con lo Stato che deve modificare le sue pretese”, ricorda Nesladek. Per il primo cittadino rivierasco “finora la Regione non ha mostrato sufficiente determinazione. Non è una questione politica. Tutti i sindaci, siano di centrodestra che di centrosinistra, concordano che la Regione deve confrontarsi con lo Stato e ottenere un ammorbidimento del patto». Altrimenti? «Altrimenti i Comuni imploderanno». Non è dello stesso avviso Claudio Grizon, coordinatore comunale del Pdl: «È inutile attaccare la Regione come fa Nesladek quando il patto di stabilità è un provvedimento nato in Europa a cui ogni singolo Stato deve sottostare. Il Partito democratico, di cui il sindaco di Muggia è un autorevole rappresentante locale, è stato il principale sostenitore del governo Monti che ha reso ancor più rigidi i parametri del Patto che Regioni, Province e Comuni devono rispettare. La Regione Fvg consapevole, della difficoltà del momento, ha reso disponibili ulteriori 90 milioni di euro rispetto alla Finanziaria che verranno ripartiti tra Comuni e Province. Quindi il vero problema, seppure confermo come il Comune di Muggia sia stra i più virtuosi del Fvg, poiché si è speso e investito poco negli anni precedenti, è che ora si andrà a spendere e investire ancor meno. Il tutto per rimanere nei parametri».
Riccardo Tosques

 

Il “sogno proibito” della Costa dei Barbari - BILANCIO / DUINO AURISINA
L’ente locale si può impegnare solo per dodicesimi e quindi addio ai progetti di largo respiro
DUINO AURISINA Patto di stabilità, che tradotto significa: un vero e proprio grattacapo per un comune di 8.600 anime come Duino Aurisina. Per il momento, infatti, la spending review ha costretto l'amministrazione Kukanja a “congelare” almeno due sogni nel cassetto: vedere l'avvio delle due riserve naturali delle Falesie e della Costa dei Barbari. Progetti lungamente accarezzati, autentici leit-motiv nell'ultima campagna elettorale per le amministrative. Lo afferma l'assessore al Bilancio, Lorenzo Corigliano: «È uno strumento diabolico, che paralizza gli investimenti in opere pubbliche». Si riferisce ai nuovi criteri del saldo di competenza mista, che obbligano per legge i Comuni a spendere risorse in opere e manutenzioni solo in caso di entrate accertate nell’anno relativo all’effettiva spesa (se un Comune deve spendere 100 nel 2013, 100 devono entrare in cassa tramite entrate in conto capitale, come contributi, finanziamenti o alienazione). «Non possiamo votare il bilancio - rammenta Corigliano - fintanto che la Regione non approverà il rapporto del saldo di competenza mista, atteso entro la fine di questo mese: solo a questa scadenza, infatti, il Comune sarà autorizzato, nell'arco di 60 giorni, a varare il documento economico». Si farà dunque maggio, ma con quali conseguenze? «Semplice – replica l'assessore - sarà trascorsa buona metà dell'anno, durante la quale l'ente locale avrà potuto impegnare solo un dodicesimo della spesa prevista per quel capitolo, sociale o legato alle opere pubbliche che sia». Insomma: un Comune quasi condannato all'ordinaria amministrazione. «Ogni mese facciamo i conti con risorse centellinate – sottolinea Corigliano – e questo vincola una nuova amministrazione, qual è la nostra, a compiere piccoli passi. Quelli essenziali». Gli esponenti dell'esecutivo di centrosinistra si sentono "penalizzati soprattutto sotto il profilo politico", poiché non possono compiere delle scelte: «Ogni assessore - spiega - aspira naturalmente a realizzare i propri progetti, con i quali si è impegnato verso l'elettorato. Insomma ha delle idee e desidera attuarle, ma per ognuna di queste c'è la necessità di una copertura economica. E se non si può redigere il bilancio, non si può concretizzare un bel niente. Per carità – conclude Corigliano – mi rendo conto che ogni piccolo Comune si trova nella medesima situazione, ma dubito che i 90 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione riescano a garantire una copertura sufficiente. Siamo comunque riusciti come maggioranza a dare una risposta su scelte in tema di Tares e Imu, con il varo di nuovi regolamenti che esprimono agevolazioni per le famiglie e per chi versa in situazione di disagio. Ma anche in tema di lavori di pubblica utilità, che hanno dato lavoro a chi è in mobilità. Purtroppo, non abbiamo le mani libere per fare ancora di più».

Tiziana Carpinelli

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MERCOLEDI', 13 marzo 2013

 

 

RIGASSIFICATORE DI TRIESTE - IL WWF: “NON ESISTE ALCUN “NO” DELLA GIUNTA REGIONALE AL PROGETTO DI GASNATURAL”
Lo afferma l’associazione dopo aver esaminato il testo della delibera di giunta. E denuncia: “Desaparecide le nostre osservazioni”.
Non esiste alcun “No” della Giunta regionale al progetto del rigassificatore, proposto da GasNatural nel sito di Trieste-Zaule. Lo afferma con forza il WWF, dopo aver esaminato il testo della delibera n. 352 del 6 marzo 2013 (scaricabile dal sito della Regione: www.regione.fvg.it).
La delibera, infatti, intervenendo nello strano “supplemento istruttorio” inventato dal ministero dell’ambiente sul decreto VIA del 2009, si limita a “prendere atto” del documento inviato dall’Autorità portuale di Trieste al Ministero dell’ambiente l’11 febbraio 2013, nel quale si evidenziano i problemi di compatibilità tra il rigassificatore e l’incremento previsto del traffico petrolifero al terminale SIOT.
Il che, prosegue la delibera, conferma ”la sussistenza di forti criticità in merito alla coesistenza tra rigassificatore e previsioni di sviluppo del Porto”. “Su questi aspetti – prosegue la delibera - pare fondamentale la valutazione della competente Capitaneria di Porto di Trieste preposto alla sicurezza della navigazione”. Capitaneria che era stata interpellata in proposito dalla Regione, senza alcun esito: a tutt'oggi, per quanto ci è dato sapere, questo è l'unico organo che ancora non ha fatto pervenire alcun parere in merito.
Tutto qui. La Giunta regionale si limita quindi a considerare “rilevanti” gli elementi esposti dall’Autorità portuale, ma si guarda bene dall’esprimere un giudizio esplicito in merito, scaricando anzi sulla Capitaneria di Porto l’onere di pronunciarsi sugli aspetti relativi alla sicurezza (ma solo quella della navigazione).
Stupisce che la delibera menzioni soltanto i pareri “interni” ricevuti da alcuni uffici regionali, ma non dedichi neppure un cenno alle osservazioni ricevute dal WWF. Eppure queste erano state consegnate l’11 febbraio scorso, mentre la relazione del Servizio VIA – che è la base della delibera – è datata 22 febbraio.
Il WWF segnalava (per l’ennesima volta) molte altre criticità, relative ad aspetti ambientali assai rilevanti, trascurati anche dal Ministero dell’ambiente nel decreto VIA ministeriale del 2009: ad esempio l’impatto sull’ecosistema marino dovuto allo scarico delle acque fredde e alla formazione di sostanze organo-clorurate tossiche. Ma anche l’utilizzo di dati fuorvianti e studi manipolati da parte di GasNatural, la mancata valutazione contestuale del gasdotto Trieste-Grado-Villesse (indispensabile al funzionamento del rigassificatore), le rilevanti modifiche del progetto intervenute dopo il decreto VIA ministeriale, ecc.
Tutti elementi, secondo il WWF, sufficienti a convincere sull’opportunità di annullare il decreto suddetto, come l’associazione insieme a Legambiente ha chiesto già lo scorso dicembre, in un articolato documento inviato ai ministeri competenti, alla Regione ed agli enti locali interessati.
In vece la Giunta regionale ha preferito appiattirsi pedissequamente sulla richiesta del Ministero dell’ambiente, limitata all’aspetto – rilevante ma non certo decisivo dal punto di vista del “supplemento istruttorio” sulla VIA – delle interferenze tra il progetto di GasNatural e l’incremento previsto del traffico di petroliere. Ignorando invece sia le questioni ambientali – note da tempo – segnalate dalle associazioni ambientaliste, sia le pesanti responsabilità ministeriali e della stessa Regione nell’averle sottovalutate o ignorate.
Salvo poi cercare di spacciare mediaticamente il proprio “non parere” (l’ultimo di una serie, cominciata con il non parere” sulla VIA del 2007) per un “No” al progetto. Evidenti le finalità elettoralistiche dell’operazione, dopo che per anni il presidente della Regione e vari esponenti della Giunta si erano espressi con molta enfasi (e non poca arroganza) a favore del progetto di GasNatural.
Le osservazioni del WWF sul “supplemento istruttorio” sono state comunque inviate anche ai ministeri competenti ed agli enti locali interessati, nonché alla Commissione europea, segnalando tra l’altro le tante anomalie di un procedimento amministrativo sul progetto di GasNatural, che contraddice principi fondamentali stabiliti dalla Direttive europee in materia di VIA, trasparenza e partecipazione nei processi valutativi.

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 13 marzo 2013

 

Rigassificatore, la schiuma sulla spiaggia di Boccasette - la lettera del giorno di Edvin Glavina
Nel dibattito ancora in corso in relazione al rigassificatore che si vorrebbe costruire a Zaule, mi permetto di portare una piccola testimonianza personale, relativa alle possibili conseguenze per l’ambiente. Una ventina d’anni fa in occasione di interventi di manutenzione sulle petroliere nel sud del Giappone (Shimonoseki), mi capitava di imbarcare a mezzo di elicottero passando sopra le piattaforme di rigassificazione, là esistenti, vari chilometri al largo dalla costa. Tutte le volte che le ho sorvolate ho notato che erano circondate da un’imponente chiazza bianca (presumibilmente tre volte l’impianto). All’apparenza si trattava di schiuma. Ho saputo che ci sono dubbi e polemiche in merito alle schiume comparse sul lido di Boccasette, sulla costa rodigina, in prossimità del rigassificatore di Porto Viro. Questo, come gli impianti giapponesi e come quello progettato a Trieste, è a circuito aperto, scarica cioè in mare l’acqua clorata (ma si trova comunque una dozzina di km al largo). Allego un’immagine significative della spiaggia di Boccasette. C’è da tenere presente che davanti al Giappone si spalanca l’Oceano Pacifico, con profondità anche di centinaia di metri. Il Nordadriatico è in una situazione molto diversa. Ammesso e non concesso che il rigassificatore porti dei vantaggi alla popolazione del Friuli-Venezia Giulia, i danni potenziali per la costa cittadina, e per Grado e Lignano potrebbero essere molto maggiori. Occorre tenerli presenti, visto che la partita non è chiusa: si dice che le autorità locali sono contro il progetto; ma è noto che l’ente decisore è quello ministeriale. 
 

 

Parcheggi, no di Nesladek al piano Impronta Muggia
Il sindaco smentisce con una nota di aver mai sposato le idee di Rothenaisler «È un progetto astratto, nessuno sgombero delle automobili dal centro»

MUGGIA Il piano parcheggi rivoluzionario, proposto da Impronta Muggia nell’alveo del nuovo Piano regolatore, non si farà. Nessuna “cancellazione” totale di posti macchina dal centro, nessuna navetta sostitutiva, nessuno scossone alla viabilità nella cittadina rivierasca. Così si apprende dalle dichiarazioni ufficiali del Comune di Muggia all’indomani della diffusione del piano studiato dagli ambientalisti che prevedeva, tra gli altri provvedimenti, lo “sgombero” delle automobili in sosta dal centro abitato e la pedonalizzazione dello stesso. Il sindaco, Nerio Nesladek, a quella proposta non vuole essere associato in alcun modo. E la motivazione è la seguente: «Appare, più che ambiziosa, decisamente astratta», nonostante rientri nel solco delle direttive di giunta che guidano il lavoro dei progettisti, nelle quali si parla esplicitamente di “mobilità sostenibile”, menzionando in particolare l’obiettivo di “ridurre quote significative di traffico privato, liberando il territorio dalla presenza invasiva delle auto, in termini di spazio e di inquinamento prodotto”. Il “disegno” di Impronta Muggia, che al momento è sul tavolo dei progettisti del Comune e della società di San Vendemiano incaricata della redazione della nuova variante, non vedrà mai la luce. O, perlomeno, non nella sua versione originale, così come elaborata e resa nota dal presidente dell’associazione, Jacopo Rothenaisler. L’ipotesi in oggetto, ha dichiarato Nesladek, «è solo una delle molteplici proposte pervenute all’amministrazione dalle diverse realtà del territorio che hanno preso parte alla fase partecipativa dell’iter relativo al nuovo Prg; parimenti a tutte le altre sarà oggetto di analisi e valutazione, nel rispetto delle direttive dell’amministrazione». Tuttavia, stando all’esame “preliminare” del sindaco, essa «presuppone costi che l’ente non è in grado di sostenere, e modalità operative non praticabili». Nesladek prosegue: «Per quanto la razionalizzazione dei parcheggi nel centro della cittadina sia uno dei nostri indirizzi, è impensabile togliere 462 posti auto pensando di risolvere la situazione con degli stalli “a famiglia” o delle navette circumnaviganti l’intera area abitata». In ciò consiste, in effetti, il piano parcheggi ideato da Impronta: principalmente, si sarebbero eliminati gli stalli attualmente esistenti in centro città (188), nella zona est (175) e nei pressi del porto (99), “liberando” dalle automobili in sosta una quindicina di vie e destinando a posti macchina per i residenti gli spazi in prossimità del cantiere Alto Adriatico, di via Battisti, dell’area ex Enel e del campetto in viale XXV Aprile, oltre al parcheggio Caliterna. Ma, sostiene Nesladek, «la fattibilità e la sostenibilità economica sono aspetti imprescindibili, anche per un ragionamento di questo tipo». «Di certo – puntualizza poi il sindaco – l’attuale piano parcheggi necessita di essere rivisto al fine di raggiungere la maggior condivisione possibile a beneficio dei residenti, ma anche delle attività commerciali, dei fruitori delle stesse e dei turisti». Gli obiettivi primari? «Incrementare la qualità urbana e la sicurezza stradale, per la convivenza di pedoni, biciclette e veicoli: ci concentreremo in particolare sulle “zone 30” e sui percorsi ciclopedonali urbani». Oggi, a partire dalle 16 al teatro Verdi di via san Giovanni, si svolgerà il Forum conclusivo sulla “fase partecipativa” di redazione del Prg. Sarà l’occasione per fare un primo, significativo punto della situazione.

Davide Ciullo

 

 

Wwf, a passeggio sul sentiero Rilke - DOMENICA - Due ore tra scorci di terra e di mare. Prenotazioni entro venerdì
Domenica sul Rilke sarà già primavera. Grazie alla Passeggiata naturalistica gratuita, sia in italiano che in lingua slovena, promossa dal Comune di Duino Aurisina in collaborazione con il Wwf Area Marina Protetta di Miramare “Primavera alle porte… sul sentiero Rilke”, che accompagnerà i visitatori in un percorso sul sentiero intitolato all'autore delle "Elegie Duinesi" per osservare la natura che si risveglia ai primi calori primaverili. Un viaggio di due ore sospesi tra specie carsiche caratteristiche e microcosmi di Mediterraneo, tra scorci di terra e di mare. Attraverso gli occhi esperti dell'ornitologo Paolo Utmar e della botanica specializzata in fisiologia vegetale Tadeja Savi, si potrà scoprire l’incredibile ricchezza di biodiversità di questo spettacolare tratto di costa, con una visita in lingua italiana e - per chi lo desiderasse e al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti - una in lingua slovena. La passeggiata, destinata ad adulti e famiglie, permetterà ai partecipanti di concentrarsi sugli aspetti morfologici della Riserva Naturale delle Falesie di Duino e di scoprire anche due diversi mondi animali. «Saremo in presenza della fauna caratteristica della falesia – spiega Utmar -, ma dato il periodo potremo anche ammirare alcune specie migratrici: in questi giorni per esempio sono state avvistate le prime rondini e non è escluso potersi imbattere nella visione di stormi di gru in rotta di migrazione. Il Rilke in questo senso rappresenta infatti un “balcone” privilegiato». Prenotazioni (entro venerdì e fino ad esaurimento dei posti disponibili) al 3339339060 (dalle 9 alle 18) oppure scrivendo a
carso@riservamarinamiramare.it.

Gianfranco Terzoli
 

 

SEGNALAZIONI - AMBIENTE - Differenziata impossibile

Alcuni giorni fa ho partecipato ad un incontro informativo sulla raccolta differenziata delle “scovaze” Il responsabile della Italspurghi , concessionaria della raccolta nel Comune di San Dorligo della Valle, ha esposto le modalità con cui i cittadini avrebbero dovuto differenziare le varie tipologie di rifiuti per raggiungere le percentuali imposte dall’Europa. Se non raggiungeremo la percentuale stabilita incorreremo in sanzioni e aumenti delle tasse per la raccolta dei rifiuti. Dall’esposizione delle modalità con cui il cittadino deve differenziare correttamente i rifiuti, mi sono reso conto della difficoltà ad attuare questo sistema lodevolissimo ma troppo macchinoso per ottenere risultati apprezzabili. Il Comune di San Dorligo della Valle ha distribuito a tutti i residenti un alfabeto dei rifiuti con le modalità di raccolta per ognuno di essi. Leggendolo attentamente si capisce benissimo che non tutta la plastica va inserita nei cassonetti prestabiliti perché ci sono diversi tipi di plastica che vanno ripartiti con modalità diverse, come ad esempio le cassette della verdura, bottiglie di acqua, i sondini, le siringhe usate, le posate e i piatti di plastica non vanno nello stesso contenitore. Questo vale anche per la carta che non andrà raccolta tutta assieme ma separata in base alla sua composizione chimica, come la separazione degli scontrini fiscali dai giornali, la carta assorbente da cucina o tovaglie e tovaglioli in carta dai vassoi in materiale cartaceo, i cristalli non vanno col vetro, ecc,ecc… Sono convinto che la raccolta differenziata con queste disposizioni è pura utopia. Chi fa la differenziazione dei rifiuti sono persone dotate di senso civico e buona educazione ma messe di fronte a tali incombenze saranno tentate anche loro a non farla più. Ho la sensazione che lo scopo di queste disposizioni sia quello di far naufragare un progetto lodevole per giustificare l’aumento delle tasse sulla raccolta dei rifiuti. A mio modesto parere, i rifiuti posso essere una fonte di enorme guadagno se riciclati in modo corretto. Ma per farlo, bisognerebbe prima di tutto ottenere la partecipazione spontanea dei cittadini non mettendoli in difficoltà con le diverse tipologie di rifiuti. Basterebbe imporre la divisione dei rifiuti umidi da tutti gli altri. Successivamente l’umido sarà trasformato in carburante e compost per l’agricoltura. Tutto il resto, dopo essere stato lavato, andrà ripartito da personale qualificato a cui si potrebbero aggiungere alcuni volontari attualmente detenuti per piccoli reati. Tutti sappiamo che la plastica è un derivato del petrolio ma forse non tutti sanno che da un chilo di plastica si ricava circa un litro di olio diesel, che una volta raffinato diventa benzina. In Giappone vendono già delle macchine poco più grandi di una lavatrice, che trasformano la plastica in carburante. E allora chiedo ai signori governanti: Invece di tassarci per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, perché non utilizzate le tecnologie esistenti per farci risparmiare se non arricchire, trasformando in oro un bene prezioso quali sono le scovaze?

Vito Tota

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MARTEDI', 12 marzo 2013

 

 

Lancio della  “Campagna Mobilità Nuova FVG: al centro le persone”.

Lanciata la prima fase della campagna “Mobilità Nuova FVG: al centro le persone” promossa da un gruppo di associazioni del FVG in vista delle prossime elezioni regionali del 21 aprile.

Si tratta di UNA PETIZIONE su web (www.change.org/mobifvg) rivolta a tutti i cittadini per chiedere ai candidati un cambiamento a favore di una Mobilità Nuova: un forte incremento della mobilità collettiva, pedonale e in bicicletta , per un recupero di salute e socialità, nella convinzione che l’attuale modello di mobilità presenti limiti forti e ricadute negative sulla nostra qualità della vita.

Coordinamenti e sedi regionali delle Associazioni promotrici (FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Legambiente, ISDE - associazione italiana medici per l’ambiente, ACP -Associazione Culturale Pediatri, WWF, U.N.I.Vo.C. - Unione Nazionale Volontari pro Ciechi e AIFVS - Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada) stanno preparando la seconda fase che prenderà il via il 21 marzo e sarà rivolta unicamente ai candidati a Presidente della Regione e consiglieri.

Sul sito www.mobilitanuovafvg.it ciascun candidato potrà sottoscrivere alcune o tutte le proposte concretamente realizzabili sui temi della campagna: Sicurezza sulle strade, Trasporto Pubblico, Mobilità urbana, Turismo sostenibile, Pedonalità, Ciclabilità e promozione del trasporto collettivo. Le sottoscrizioni  dei singoli candidati aderenti saranno visibili sul sito via via che giungeranno.

Ciò consentirà a tutti gli elettori di orientarsi consapevolmente al voto per quel che riguarda i temi sulla mobilità e gli impegni presi dai candidati.

Inoltre ad elezioni concluse, si potrà verificare quali saranno i consiglieri eletti che porteranno nei lavori del consiglio regionale le istanze di una mobilità nuova.

Riferimenti:

info@mobilitanuovafvg.it

www.mobilitanuovafvg.it

per contatti:

Lorenzo Colautti 328 4646449

Stefano Cozzini  320 0709983

 

 

IL Sole 24ORE - MARTEDI', 12 marzo 2013

Il Governo frena sui rigassificatori
Preme la crisi, si consuma di meno, si usa meno energia, si spera nella ripresa
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 12 marzo 2013

 

 

Rigassificatore: il modello di Rotterdam
Due esperti: «In Olanda il quartiere più vicino è al limite dal raggio di 4,4 km. Qui è tutta la città dentro i 4,4 km» (
i due grafici)
Perché un rigassificatore come quello proposto a Zaule da Gas Natural si può fare a Rotterdam ma non a Trieste? Sulla domanda «legittima» - posta tra l’altro da Gianfranco Badina, comandante marittimo ed ex professore al Nautico nonché meteorologo, in una lettera apparsa sulle Segnalazioni nell’ambito di un dibattito che si protrae da tempo - Livio Sirovich e Carlo Franzosini, il primo ricercatore in rischio sismico-geologico e il secondo biologo marino, intervengono ancora una volta. Lo fanno corredando il proprio ragionamento con due immagini elaborate da Sirovich (il copyright nel caso olandese è del Porto di Rotterdam) mirate a evidenziare le differenze. Ai due esperti sembra che «le immagini parlino da sole: a Rotterdam il più vicino quartiere residenziale si trova al limite dal raggio di 4,4 chilometri. A Trieste, dentro i 4,4 chilometri ricade quasi tutta la città, i quartieri popolari di piazzale Giarizzole sono a poche centinaia di metri». C’è poi il problema della via di fuga «che in caso di emergenza» - ed è una condizione indispensabile anche da quanto risulta dai documenti progettuali - «una gasiera deve potere imboccare da sola, senza rimorchiatori, verso il mare aperto». Secondo Badina, rilevano Sirovich e Franzosini, la permanenza delle gasiere all’ormeggio non porrebbe problemi al traffico di altre navi. Nel caso estremo, commentano i due esperti, in cui il canale di uscita fosse occupato da una petroliera che sta raggiungendo il pontile, la gasiera in fuga andrebbe a incagliarsi da qualche parte nella baia di Zaule. «Ma ribaltiamo la domanda: esiste un impianto al mondo, costruito in tempi recenti, che disti appena 400 metri o o poco più dalle abitazioni civili? Indipendentemente da quanto lunga sia la via di fuga, qui la gasiera incontra il centro di abitato (Muggia) lungo la via di fuga stessa dove rischia di arenarsi. A Rotterdam no, a Barcellona no, nella baia di Tokyo no», insistono i due esperti citando altri esempi di rigassificatori. Sirovich e Franzosini si soffermano infine sui concetti di pericolosità e rischio, laddove la prima consiste nella probabilità di un incidente, il secondo è rappresentato dalle conseguenze che l’incidente potrebbe causare: perdita di vite umane e danni materiali. Allora, se «la pericolosità a Trieste somiglierebbe a quelle di Rotterdam, Boston e Tokyo, viceversa il rischio a Trieste sarebbe molto più elevato a causa dell’estrema vicinanza a industrie pericolose e a centri densamente popolati, nonché per gli impedimenti alla fuga delle gasiere. Con il fatto che il pericolo intrinseco delle gasiere è basso, si nasconde il fatto che il rischio complessivo a Zaule è molto alto». Inutile anche, concludono i due, citare l’impianto di Tokyo come esempio di compatibilità mare-rigassificatori: «Quella baia è lunga 70 km e nel punto più stretto misura circa 9 km, ossia 13 volte la distanza tra la diga Rizzo e la riva del muggesano. E ha inoltre fondali più profondi». Una nuova puntata così si inserisce nel dibattito su cui a livello istituzionale pochi giorni fa la Regione ha contribuito con il proprio no definitivo, in attesa che il ministero dell’Ambiente si pronunci dopo il supplemento di istruttoria aperto in merito alla Valutazione d’impatto ambientale.
 

 

All’Europarlamento la strage dei cinghiali
L’avvelenamento degli 11 cinghiali dell’11 marzo scorso a pochi passi dall’Osservatorio astronomico di Basovizza approda all’Europarlamento. Il deputato Andrea Zanoni, vice presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli animali, ha affermato: «Chi ha compiuto questa strage è un delinquente senza scrupoli che mette a rischio anche cittadini, bambini e animali da compagnia. L’avvelenamento costituisce un doppio reato: configura sia il maltrattamento di animali sia l’uso di esche e bocconi avvelenati, che è vietato dalla Legge sulla caccia 157/92 e sanzionato penalmente». Per Zanoni chi ha compiuto la strage è «gentaglia criminale. Invito il Corpo forestale a compiere indagini minuziose. Con quei bocconi saranno di sicuro stati uccisi altri animali, difficili da recuperare perché più piccoli come tassi, volpi, rapaci». Aggiunge Zanoni: «Sodalizi e cittadini, vigilate. Chiunque sappia qualcosa, informi agli inquirenti. Se s’insiste, i risultati arrivano». Zanoni si riferisce alla multa di 15mila euro comminata a due uomini che nel 2010 avevano ucciso col veleno oltre 10 cani.
 

 

Battaglia dell’antenna a Trebiciano divisa fra i soldi e la salute
I genitori dei bambini dicono no: troppo vicina alle scuole Le associazioni: teniamola noi, così avremo i rimborsi
TREBICIANO Se la legge impone ai concessionari di telefonia di erigere nuovi ripetitori per garantire una buona copertura del segnale sul territorio, tanto vale che sia l’intera comunità locale, piuttosto che un singolo privato, a goderne i benefici in termini di riscossione di affitto per l’area interessata dalla realizzazione del nuovo impianto. Così ragionano le diverse realtà associazionistiche e parte della comunità della frazione di Trebiciano, dove a breve sorgerà una nuova antenna della Telecom. Di fronte alla notizia, sono già diversi i residenti preoccupati per il possibile impatto negativo che il nuovo ripetitore potrebbe causare alla salute delle persone, con particolare riguardo per i piccoli alunni delle centrali scuole d’infanzia e dell’obbligo. L’antenna infatti sorgerebbe davanti alle scuole. Per approfondire la questione e aprire un’ampia discussione sul tema, è stata organizzata per la giornata di giovedì 14 marzo, alle 20.30, un’assemblea pubblica nella Casa del Popolo (Ljudski dom) di Trebiciano. «È un modo di operare improntato alla trasparenza che nelle precedente amministrazione non trovava riscontro – sostiene Marco Milkovich, presidente della circoscrizione di Altipiano Est – e che evidenzia la volontà di rintracciare nella comunità un’ampia convergenza nella condivisione di una scelta non facile ma obbligata. È da questa realtà che dobbiamo partire – continua Milkovich. Abbiamo appreso con un certo anticipo che la Telecom deve realizzare una nuova antenna destinata a coprire l’abitato di Trebiciano, soprattutto nell’ottica del potenziamento alla nuova tecnologia di quarta generazione Lte. E dunque ritengo sia preferibile che, di fronte al presunto danno ambientale, la nostra comunità possa beneficiare di anche di qualche vantaggio economico». In buona sostanza il presidente ha cercato di favorire l’espressione dei diversi punti di vista in merito alla scomoda costruzione. Accanto alle preoccupazioni e ai timori dei singoli, è emerso anche il parere delle diverse realtà associazionistiche locali, espressione dell’intera comunità. Tra queste le società culturali e sportive “Primorec”, il complesso bandistico “Viktor Parma”, il circolo giovanile, il coro “Krasje”, la locale Comunella. Circoli e gruppi che hanno sede nella Casa del Popolo, struttura che assorbe ingenti contributi per gestione e manutenzione ora non più coperti dagli enti pubblici. «Perché dunque non ospitare la nuova antenna nel giardino della Casa del Popolo – riprende Milkovich – in modo da raccogliere quei proventi di locazione altrimenti destinati alle tasche di un privato? Si riuscirebbe così a attutire costi e spese nella gestione della Casa del Popolo a beneficio di tutti i residenti della frazione». Peccato che la sede da loro proposta disti a sua volta dal plesso scolastico non più di un centinaio di metri. In attesa del confronto di giovedì, circoscrizione e realtà locali hanno effettuato a sostegno delle proprie tesi delle misurazioni presso l’impianto Vodafone appena realizzato nel paese. Secondo quanto raccolto, le radiazioni emanate dall’antenna risulterebbero minime, inferiori a 1 volt/metro, rispetto a quelle tra i 10 e 23 volt/metro emesse dai cellulari che purtroppo anche i bambini utilizzano. Probabilmente pure quelli che frequentano l’elementare di Trebiciano. Una risposta indiretta - dicono - ai timori di coloro che nutrono forti preoccupazioni per la salute dei piccoli alunni causata dalla futura antenna. Come dire: male non fa anche se è vicina alle scuole, e se i diritti arrivano nelle nostre tasche, anzichè in quelle di qualche privato, tanto meglio. Ma quanto? Da precedenti casi si può ipotizzare un rimborso di mille euro al messe.
Maurizio Lozei

 

 

Il mare è abitato da troppe specie “aliene”
Le nostre acque contaminate da organismi e animali non autoctoni, complici navi e acquisti on-line
Anche il mare ha la sua forma di globalizzazione, a volte pregiata ma troppo spesso anche avvilita da “incursioni” che ne turbano equilibrio e stabilità. Questo il tema, dipinto tra scienza e costume sociale, al centro del secondo appuntamento della rassegna organizzata dall’associazione ambientalista “Mare Vivo” in collaborazione con il Gruppo Scupina 85, tappa a cura del ricercatore biologo Peter Schulze, del docente Guido Bressan e di Marino Vocci, andata in scena ieri nella Sala Visavì dell'Hotel Duchi. “Specie Aliene nei nostri mari” il titolo, molto colorato ma ben poco fantascientifico, scevro da un indirizzo extraterrestre, legato anzi a un quadro sin troppo attuale e reale dei mari che avvolgono l'Adriatico e il Mediterraneo, contaminati negli anni dal transito e dall'insediamento di organismi più propriamente definibili “specie non indigene”. Da dove arrivano? Dati alla mano, i viatici principali delle altre specie nel Mediterraneo sarebbero le acque di zavorra delle navi (“ballast waters”), l'acquacoltura, l'acquariologia, il fouling (incrostazioni che si annidano nelle chiglie delle navi o nelle prese di scarico) mentre la “casa madre” degli spostamenti ingrati sarebbe il Canale di Suez, la carovana marittima di prima classe dove viaggiano le specie che costituiscono circa il 50% del totale che approdano da queste parti. Più problema che risorsa quindi. Lo conferma il parere del ricercatore Peter Schulze. «Va precisato che non tutte le specie non indigene sono invasive, alcune si adattano, certo, ma il più delle volte – sottolinea il biologo triestino – le specie più diffuse ed evidenti risultano anche le più dannose». Il fenomeno ha dato vita a una mappa per quanto riguarda l'Italia. Le specie “aliene” contano la maggiore concentrazione nel Golfo di Venezia (una quarantina le tipologie presenti), poi a distanza figura il Golfo di Taranto (24 specie) mentre il “ bronzo” è per il Mar di Sicilia. È un problema che confonde legislazione, cultura e aspetti della bio–geografia. Al di là dei dati e delle ricerche, ieri nel corso della conferenza si è accennato molto al ricorso delle “politiche comuni”, appello non meglio identificato per una coesione di intenti, socio–politici e ambientali, per fare fronte a questa silenziosa invasione. «Sono necessarie campagne di sensibilizzazione per i cittadini – ha aggiunto Peter Schulze -: ad esempio, anche per quanto riguarda l'acquisto di specie esotiche marine on-line, che incluse sconsideratamente nell'ambiente potrebbero causare dei danni. Inoltre basta adottare normative di controllo per le navi». Prossima tappa della rassegna il 25 aprile, ancora con un focus sulla cultura marittima, da scoprire o reinventare.

Francesco Cardella
 

 

L’energia elettrica spiegata ai profani - DALLA A ALLA Z
Un utile libro-guida del triestino Sergio Fontanot, per 35 anni ingegnere dell’Enel
Generazione fotovoltaica, elettricità dalle biomasse, gestione delle reti, il gas naturale, ma anche l'Accordo di Kyoto o il mercato elettrico italiano. Sono tutti argomenti di estrema attualità e sempre più all'attenzione del singolo cittadino. Ma sono anche termini dei quali spesso non si conosce il significato o la portata nell'ambito delle politiche ambientali. Un libro, scritto in modo sufficientemente semplice tale da essere compreso anche dai poco esperti della materia, è disponibile da gennaio per le edizioni “21mo secolo”. Ed è un libro scritto da un triestino, Sergio Fontanot, che di “Energia elettrica, mercato, ambiente” - questo il titolo del volumetto – se ne intende. L'ingegner Fontanot, infatti, vanta dalla sua parte una carriera di 35 anni all'Enel, conclusa come responsabile della funzione commerciale alla Direzione distribuzione Triveneto. La formazione sui temi del nuovo mercato, dopo la laurea all'Università di Trieste (dove è stato anche docente dal 2003 al 2009), Sergio Fontanot la deve all'Universitaets Seminar der Wirtschaft di Colonia, in Germania, dove ha anche ricevuto l'onorificenza di Maestro del lavoro. Quella che viene definita “una guida per navigare informati” inizia con un richiamo ai concetti di energia e potenza per poi passare al capitolo sulle fonti energetiche e a quello sugli impianti di generazione elettrica industriale. Una specie di introduzione per poter poi spiegare i concetti che stanno alla base dei nuovi modi di produrre energia: quelli legati alle cosiddette “fonti rinnovabili”. Come funziona un generatore eolico? Come facciamo a ricavare energia elettrica dal sole attraverso i tanto nominati “impianti fotovoltaici”? Cos'è la produzione elettrica da biomasse? E la “risorsa” idrogeno, perchè non la sfruttiamo? Sono tutte domande alle quali il testo cerca di dare una risposta per quanto possibile semplice, sempre con un occhio a ciò che accade oggi nel mondo. Una parte consistente della guida è dedicata alle reti per il trasporto dell'energia, facendo riferimento ai consumi elettrici nazionali, all'Accordo di Kyoto e ai suoi meccanismi applicativi. Un capitolo spiega invece, il mercato elettrico italiano, le regole tariffarie, l'Autorità per l'Energia elettrica e i problemi di gestione: ancora temi che ci riguardano da vicino ma che spesso risultano alquanto sconosciuti. Nell'appendice del libro troviamo qualche pagina anche sul gas naturale, argomento “caldo” a Trieste e dintorni per la questione del rigassificatore di Zaule. In breve si può avere un'idea di cos'è il Gnl, come vine commercializzato, trasportato e utilizzato.

Riccardo Coretti
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 11 marzo 2013

 

 

Frenata sulla Capodistria-Divaccia: «Inutile il raddoppio»
TRIESTE «Contrordine compagni». Chi l’ha detto che il raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia sia così strategico per il futuro della Slovenia? A instillare il seme del dubbio è proprio il ministro delle Infrastrutture (del governo Janša in carica solo per l’ordinaria amministrazione) Zvonko Cernac. Nel corso di una sua visita a Pirano il ministro, infatti, ha dichiarato che bisogna seriamente ripensare se l’infrastruttura ferroviaria sia veramente utile a fronte degli 1,3 miliardi di euro che verrebbe a costare. Secondo il ministro per il porto di Capodistria sarebbe molto più importante velocizzare e aumentare la capacità della linea esistente fino a 130-150 treni al giorno. Con la modernizzazione entro il 2015 si raggiungerà la quota di 103 convogli ferroviari al giorno. C’è ancora tempo per pensarci su con attenzione, sostiene ancora Cernac, e il compito di svolgere le opportune valutazioni spetta agli esperti. Ma c’è di più. Secondo il responsabile delle infrastrutture, infatti, con la modernizzazione della linea attuale si riuscirebbe a garantire al porto di Capodistria il numero di convogli soddisfacente fino al 2020. Egli ha altresì ricordato che nell’attuale situazione economica per il raddoppio della Capodistria-Divaccia sarebbero garantiti non più di 52 milioni di euro i quali andrebbero perduti se non venissero convogliati su altri obiettivi infrastrutturali. In futuro, ha concluso Cernac, non bisognerà solo assicurare la realizzazione dei principali progetti infrastrutturali, ma sarà indispensabile costruirli «in modo razionale e in base alle necessità reali». Chiaro il messaggio lanciato al nuovo nascituro governo sloveno che comunque dovrà rimettere mano alle dissestate finanze dello Stato e decidere con oculatezza i futuri investimenti.

(m. man.)
 

 

Via le auto dal centro Muggia prepara il nuovo piano traffico
Le proposte di Impronta Muggia coincidono con quelle avanzate dal sindaco. Progettisti al lavoro: «Si può fare»
MUGGIA Potrebbe essere oggetto di una rivoluzione urbanistica, almeno per quanto riguarda i parcheggi e la mobilità, nel centro e in prossimità di esso. Dalla fase partecipativa dell’iter relativo al nuovo Piano regolatore è uscita una proposta che, se approvata, comporterebbe una significativa riorganizzazione degli spazi e dei flussi di traffico nella zona nevralgica della cittadina. I promotori sono gli ambientalisti, e in particolare l’associazione Impronta Muggia; il disegno, al momento, è sul tavolo dei progettisti del Comune e della società di San Vendemiano cui è affidata la redazione della prossima variante al Prg. Soltanto un’idea? Al momento sì, ma è un’idea che piace agli addetti ai lavori, anche perché si inserisce nel solco delle direttive emanate dalla giunta Nesladek tre anni fa. L’obiettivo è sgombrare il centro dalle automobili; lo strumento essenziale è il piano parcheggi, che gli ambientalisti propongono di modificare sostanzialmente. Come? Anzitutto eliminando gli stalli attualmente esistenti in centro città (188), nella zona est (175) e nei pressi del porto (99). In tal modo, si libererebbero strade che ora sono largamente adibite a soste, quali viale XXV Aprile (sul lato destro), via D’Annunzio (sul lato sinistro) e via Roma. In tutto, verrebbero “cancellati” 462 posti auto. Sarebbe un grosso problema, soprattutto per i residenti, già costretti sovente a lunghi giri “perlustrativi”; Impronta Muggia lo risolverebbe riservando uno stallo per ogni famiglia in prossimità del cantiere Alto Adriatico, in via Battisti e presso l’area ex Enel e il campetto (viale XXV Aprile), oltre al parcheggio Caliterna (interrato). Nei calcoli dell’associazione, si arriverebbe così ad un sostanziale pareggio. Rimarrebbero fuori le “seconde macchine” e i non residenti, per i quali occorrerebbe individuare delle zone da destinare a parcheggi ad alta rotazione. I cittadini che vivono nel centro storico sarebbero costretti a lasciare i propri mezzi alle porte della città, ma – stando al progetto di Impronta – troverebbero ad attenderli una navetta che percorrerebbe tutto il lungomare sino a Porto San Rocco, girando attorno all’intera area abitata. Il piano è ambizioso, ma essenziale ai fini della pedonalizzazione del centro, «dove abbiamo le scuole, il teatro, le strutture sportive e il giardino pubblico: praticamente l’intera vita della nostra comunità», spiega Jacopo Rothenaisler, presidente dell’associazione. «A Pirano funziona così – prosegue l’ambientalista – perché apprezzare l’ordine altrui e non provare a realizzarlo in casa nostra?». In questa cornice, senza automobili, Impronta Muggia suggerisce di allestire una corsia ciclopedonale che dal lungomare Venezia si congiunga a viale XXV Aprile e a via Mazzini, includendo via Roma, via Battisti e via D’Annunzio e completando il progetto di restituzione del centro abitato ai cittadini. «Stiamo vagliando le proposte e quella di Impronta è aderente alle linee guida, particolarmente innovative poiché pongono l’ambiente e il paesaggio al primo posto», dichiara l’architetto Pietro Cordara (Veneto progetti). Sulla prospettiva di rivoluzionare il piano parcheggi, Cordara esprime un cauto ottimismo: «Bisognerà valutare i costi e discutere coi privati; data l’estensione limitata del territorio muggesano, tuttavia, potrebbe essere realizzabile».
Davide Ciullo

Con una operazione assai discutibile oggi il Piccolo mi associa ad una proposta di Impronta Muggia (Rossini/Rotenheisler, credo con il placet del Movimento 5 Stelle di Muggia) che è molto strampalata oltre che insostenibile. Quelle non sono assolutamente le nostre proposte. Si parla di un fantasioso piano parcheggi che sta solo nella testa di qualcuno e nella voglia di qualche giornalista di "fare notizia" magari enfatizzando il ruolo di qualche vecchio amico e "compagno". Leggetelo quell'articolo, approvatelo o meno, ma sappiate che non è assolutamente quello che io penso. Dopo il ponte girevole sul canale navigabile, la spiaggia nella zona ex Aquila, questa è la terza proposta del nuovo che avanza. Se si può definire il capo di Impronta Muggia "il nuovo che avanza..."

Nerio Nesladek (sindaco di Muggia)

 

 

Pesce coniglio e noce di mare Adriatico sempre più “alieno” . Conferenza
Sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, inquinamento dei mari: chi più ne ha, più ne metta. Ma non è finita, perché adesso il nostro mare è sotto pressione per un nuovo attacco: quello delle “specie aliene”. Se ne parla nel secondo appuntamento di “Adriatico: una storia scritta sull’acqua”, conferenza promossa e organizzata dall’Associazione ambientalista Marevivo con la collaborazione del Gruppo 85. L’incontro si svolge questo pomeriggio alle 18, nella sala degli incontri del Vis a Vis-Grand hotel Duchi D’Aosta, in piazza dello Squero vecchio 1. Il ciclo di incontri affronta argomenti connessi all’economia, la natura, la cultura e il paesaggio del mondo del nostro mare Adriatico. Ma il titolo di questo appuntamento è, appunto, “Specie aliene nei nostri mari”, con l’introduzione di Guido Bressan, che è docente all’università di Trieste e già direttore del laboratorio di Biologia marina di Aurisina, e l’intervento del biologo Peter Schulze mentre Marino Vocci modererà l’incontro. La comparsa delle cosiddette specie aliene (cioè non autoctone) nel Mediterraneo e in particolare nelle acque che bagnano le nostre coste è un fenomeno che sta assumendo una rilevanza (purtroppo) sempre maggiore. Queste specie, che siano animali o vegetali, sono comunque altamente invasive. In pratica, stanno lentamente colonizzando le superfici acquee, in certi casi sostituendosi addirittura alle specie locali. Rappresentano, quindi, una delle più grandi minacce alla biodiversità del nostro pianeta. Ma non è finita: perché alcuni “alieni” causano danni anche alla pesca e altre ancora, direttamente, alla salute dell’uomo. Questo tipo di “invasori” si presenta con nomi fra i più curiosi, fra cui pesce coniglio, pesce flauto e noce di mare. Hanno attraversato il canale di Suez, viaggiato come “clandestini” nelle acque di zavorra dei natanti o sono state introdotte tramite l’acquacoltura. Alcune specie aliene possono non sopravvivere, sopravvivere solo in cattività con l’aiuto dell’uomo, oppure adattarsi in maniera eccellente al nuovo habitat. In questo caso prosperano e si riproducono entrando in competizione con le specie del luogo, o autoctone. Se la convivenza si fa eccessiva spesso ne risentono proprio quest’ultime, soccombendo. La conferenza di oggi pomeriggio illustrerà, con l’ausilio di immagini, le principali vie d’ingresso delle forme viventi nel nostro specchio d’acqua e tratterà alcuni casi di studio sia nel mar Mediterraneo che nell’Adriatico. La presenza delle specie estranee, che è un problema correlato alla globalizzazione, va esaminato dagli studiosi, ma dev’essere anche portato all’attenzione di tutti perché rappresenta un problema non meno rilevante della pesca eccessiva o, come si diceva all’inizio, dell’inquinamento dei mari.

Gianni Pistrini
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 10 marzo 2013

 

 

Pisus, dal sogno alla beffa - La Regione non risponde
Arrivata l’ennesima richiesta di integrazione di progetti già dettagliati e precisi che il Comune di Muggia aveva presentato quasi un anno fa per i finanziamenti
MUGGIA Doveva essere il trampolino di lancio per una riqualificazione della cittadina. È diventata oramai una barzelletta dai contorni prettamente politico-elettorali. Eppure la parola Pisus, acronimo per Piano integrato di sviluppo urbanistico sostenibile, aveva acceso come poche altre volte gli animi dei muggesani. La riqualificazione del piazzale della stazione delle autocorriere, la nuova biblioteca, il nuovo volto del piazzale ex Alto Adriatico, tutto passava per questo Piano integrato da 4 milioni e mezzo di euro, una cifra enorme, finanziata dall'Unione Europea attraverso la Regione. Dall'amministrazione Tondo, oramai, arrivano solamente delle inverosimili richieste di integrazioni al progetto consegnato quasi un anno fa dal Comune di Muggia. Le ultime, in ordine di tempo, riguardano la riproposizione degli stessi dati in pagine differenti, oppure l'inserimento dei progetti con l'Iva su tutti i fogli allegati. Ex novo sono poi state richieste le indicazioni catastali e tavolari sulle opere pubbliche già previste. Un magma di burocrazia che sta trascinando con sé tutta la buona fede di chi ha operato per questo progetto che, è corretto ricordarlo, sicuramente ha registrato anche tanti oppositori all'interno della stessa Muggia. «Pisus a questo punto potrebbe non farsi», aveva profetizzato l'assessore alla Promozione della città Stefano Decolle, tra i più strenui difensori della rinascita urbanistica della cittadina. E in Municipio oramai è da tempo non sospetto che la teoria del “non arriverà una risposta sino a poco prima alle elezioni” sta coinvolgendo il pensiero di tanti. Ora però c'è il rischio che bisognerà aspettare ben oltre la tornata elettorale regionale. Alla fine dello scorso settembre l'assessore regionale alle Attività produttive Federica Seganti aveva indicato come i giochi si sarebbero risolti entro metà ottobre. «Abbiamo ricevuto dei progetti particolarmente corposi, anche se a volte non del tutto omogenei tanto che in alcuni casi abbiamo dovuto chiedere delle integrazioni», ricordava l'esponente leghista. Inizialmente Muggia rientrava tra i “virtuosi”, con un progetto ben documentato. Fonti non ufficiali confermano che i progetti – più numerosi di quanto ci si potesse aspettare – sono molto diversificati tra loro. Alcuni risultano essere approssimativi e con diverse carenze. Altri, e tra questi rientra il Pisus muggesano, sono stati eseguiti in maniera impeccabile. «Ci teniamo a sottolineare che il Comune ha presentato tutta la documentazione impiegando tantissime ore di lavoro svolto internamente, senza affidarsi a ditte esterne come invece fatto da altre amministrazioni», spiegavano da Piazza Marconi. Ora invece dalla Regione continuano a giungere richieste di integrazioni. Muggia si adegua. Ma la pazienza e la fiducia stanno iniziando a venire meno.
Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 9 marzo 2013

 

 

Il nuovo piano del traffico studiato a misura di cittadino - L’INTERVENTO DI ELENA MARCHIGIANI *
Colgo l'occasione offertami da alcune segnalazioni apparse di recente sul Piccolo per fornire ulteriori informazioni su uno dei principali obiettivi del nuovo piano del traffico, in procinto di iniziare il proprio iter in consiglio comunale. Mi riferisco a un deciso cambiamento di rotta in tema di mobilità. Una nuova rotta, quindi, che intende convintamene favorire diverse forme di mobilità “dolce”. Per quanto riguarda il nuovo piano del traffico, la previsione è di applicare tali principi non solo alle aree prossime alle zone pedonali già esistenti nel centro storico. Tutto l'ambito compreso tra viale XX Settembre, via Carducci e l’area antistante l’Ospedale Maggiore fino a Largo Barriera è parimenti oggetto di grande attenzione, nell’ottica di estenderne e migliorarne la fruibilità da parte di pedoni e ciclisti. Si tratta, infatti, di una zona caratterizzata da una fitta presenza di attività commerciali di scala rionale, di locali caratteristici noti e ben frequentati da triestini e turisti che tuttavia non risultano adeguatamente valorizzati a causa della presenza spesso disordinata di veicoli in transito o in sosta. In particolare, per supportare il piccolo commercio e migliorare la qualità dell'ambiente di vita, il nuovo piano del traffico prevede la trasformazione di via della Sorgente e della vicina via delle Erbette in “area pedonale”. In tali vie la circolazione sarà quindi vietata a tutti i veicoli, a eccezione di quelli in servizio di emergenza. D'altra parte, la volontà di non creare particolare disagio alle persone con limitate o impedite capacità motorie porterà – in contemporanea all'istituzione della nuova area pedonale – all'individuazione di un numero adeguato di stalli riservati nelle zone immediatamente adiacenti. Se si parla di mobilità ”dolce” e di utenza debole, massima attenzione deve essere infatti rivolta a consentire l’accesso da parte di chi presenti difficoltà motorie. Per questo, in prossimità delle “aree pedonali”, sono state individuate altre tipologie di aree tese sempre a favorire la pedonalità, garantendo però allo stesso tempo l’ingresso delle persone con diversa abilità. Mi riferisco nello specifico alle “zone a traffico limitato ad elevata valenza pedonale” che, per funzione e componenti di traffico ammesse a circolare e sostare, consentono di tenere in debita considerazione le esigenze di uno spettro più ampio di categorie di utenti della strada. Zone siffatte sono previste nelle cosiddette “ali del viale”, ovvero nelle vie San Zaccaria, Toro, Nordio, Paduina (nel tratto tra il Viale e via Crispi) e sulla stessa via Crispi (nel tratto tra via Carducci e via Timeus), nonché nelle vie Foschiatti, San Maurizio e della Fonderia. Esse hanno lo scopo di garantire uno spazio principalmente interdetto alla circolazione dei veicoli. Uno spazio che verrà così restituito al servizio di pedoni e ciclisti, la cui riqualificazione potrà concorrere alla rivitalizzazione degli esercizi commerciali presenti in queste stesse vie, come ripetutamente richiesto. In tali zone la circolazione sarà vietata a tutti i veicoli, a eccezione di quelli in servizio di emergenza, dei mezzi delle forze dell’ordine, dei velocipedi, dei veicoli a servizio di persone con limitate o impedite capacità motorie (che possono effettuare la sosta nelle aree appositamente individuate e, al di fuori di tali aree, la fermata e la breve sosta per l’accompagnamento del disabile), dei taxi, dei veicoli a servizio del carico/scarico delle merci (regolamentato in termini di spazi e orari). Chiaramente, trattandosi appunto di zone in cui – consentitemi l’espressione – deve “vincere il pedone”, i veicoli autorizzati a circolare dovranno comunque adottare una velocità e un comportamento adeguati al rispetto della mobilità pedonale presente. A tal fine, la fase di attuazione del Piano del Traffico sarà accompagnata dall’individuazione di zone a velocità limitata (quelle che in gergo tecnico avvengono chiamate “zone 30”). L’impatto di queste scelte su attività economiche, qualità della vita e salute dei residenti non potrà che essere positivo. Ed è proprio nell’intento di rendere i cittadini ancora più consapevoli e partecipi di un simile cambiamento che entro l’amministrazione intende a breve organizzare alcune sperimentazioni in tema di pedonalità, proprio partendo da alcune delle zone qui richiamate. Zone non interessate dal transito dei bus, per le quali tali misure risultano quindi più facilmente e rapidamente attuabili. * Assessore alla Pianificazione urbana mobilità e traffico del Comune di Trieste
 

 

PUBBLICAZIONE - “Cittadini” e rigassificatore

Il gruppo regionale Cittadini-Libertà civica ha presentato la pubblicazione “Dal rigassificatore di Trieste all'elettrodotto del Friuli: le verità negate. Informativa ragionata sulla questione della strategia energetica regionale”. La pubblicazione - si legge in una nota - sarà distribuita gratuitamente nelle edicole, ed è scaricabile sul sito www.libertacivica.org.

 

 

TREBICIANO - Un’antenna Telecom? La Comunella: sì. Gli abitanti: no
Allarme antenne a Trebiciano. In questo caso, diversamente da quello muggesano, si parla di telefonia mobile, e non di antenne radiotelevisive. Ma tant’è: i residenti non ne vogliono sapere, e si sono già riuniti per concordare le modalità della protesta. Giovedì 14 marzo si ritroveranno nuovamente, all’interno della Casa del popolo del paesino carsico, alle 19.30. L’obiettivo dei promotori è raccogliere una rappresentanza di cittadini più ampia possibile, considerato che Trebiciano ne conta poco più di cinquecento; gli inviti saranno presto recapitati nelle cassette delle lettere. Da cosa derivano le perplessità? Presto detto: il traliccio, stando alla richiesta che Telecom avrebbe inoltrato al Comune di Trieste, dovrebbe venire a sorgere nel centro del borgo. Più precisamente, a cinque metri dalla strada principale, ma soprattutto a 200 (in linea d’aria) dalla scuola dell’infanzia e a 350 da quella elementare. Una prospettiva giudicata inaccettabile dalle famiglie che, peraltro, vivono in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico e affermano di essere abituate a fare i conti con le restrizioni che ciò comporta. Un’antenna, anche di medio voltaggio, sarebbe percepita in quella zona come una minaccia alla salute e un elemento di deturpamento del paesaggio. L’irritazione dei residenti è dovuta anche alle modalità con le quali sono venuti a conoscenza della vicenda. Anziché organizzare una sorta di “referendum”, a Trebiciano si sarebbero effettuate consultazioni private, all’oscuro di parte della popolazione. L’interlocutore del Comune, stando a quanto riferiscono i cittadini, sarebbe la Jus (“Comunella”) locale, una delle piccole organizzazioni territoriali d’antico insediamento disseminate nel territorio carsico provinciale, e beneficiarie di concessioni su alcuni terreni. Questa, di concerto con i funzionari comunali, avrebbe indicato la possibile zona d’installazione del nuovo ripetitore. Ma i cittadini sono pronti a costituirsi in un comitato, e si dicono convinti che l’opposizione sarà quasi unanime. In nessun paese del Carso triestino, sostengono, si è pensato di costruire un’antenna nelle immediate vicinanze del centro e delle scuole. Giovedì, forse, se ne saprà di più.

Davide Ciullo

 

 

Il verde pubblico

Per iniziativa di Triestebella, Italia Nostra, Legambiente e Trafioriepiante, alle ore 11 nella sala conferenze dell’hotel Sonia a Domio Giorgio Valvason parlerà delle buone pratiche di gestione del verde urbano: come piantare, come potare. Interverranno Paolo Parmegiani, agronomo e Giuliano Sauli, presidente nazionale Aipn.

 

 

Workshop ecologico

L’Arci dalle 9.30 alle 15 e domani dalle 9.30 alle 18 al Circolo Arci Officina in via Manzoni 9-11 organizza un laboratorio Ri.Pallet, workshop dedicato al materiale di recupero per eccellenza: il pallet di legno. Ingresso riservato ai soci Arci e con previa iscrizione, scrivendo a: trieste@arcitrieste.org.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 8 marzo 2013

 

 

Rigassificatore, il no della Regione - Parere definitivo della giunta Tondo: l’impianto è incompatibile con i traffici portuali
 Lo sviluppo del porto di Trieste esclude la presenza del rigassificatore. L’eventuale traffico delle gasiere non può integrarsi nello scenario complessivo che verrà nel golfo triestino. Dati, forniti dall’Autorità portuale, alla mano, le due cose «non possono coesistere». La Regione sposa la conclusione già messa nero su bianco dalla Torre del Lloyd e lo fa con un nuovo atto ufficiale, deliberato l’altro giorno dalla giunta. Un documento che approderà al più presto a Roma, posandosi sul tavolo del Ministero dell’Ambiente ed entrando così nel faldone inerente il supplemento di istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale. Integrazione formale aperta - nell’ambito dell’iter burocratico per l’autorizzazione unica all’opera - per volontà del ministro Corrado Clini alla fine dello scorso anno, decisione presa sulla base dei dati resi noti dall’Authority e considerata inoltre la posizione espressa compattamente dal territorio per il “no” al progetto. A proposito, il documento della Regione va a rafforzare la categorica contrarietà all’impianto proposto da Gas Natural ribadita a più riprese dai Comuni di Trieste, Muggia e San Dorligo della Valle e dalla Provincia. «La Regione - spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Sandra Savino - ha rivalutato nell’ambito della Via la documentazione, integrandola con lo studio effettuato all’Autorità portuale sui traffici portuali. L’analisi degli uffici regionali del Servizio di valutazione impatto ambientale ha acquisito i dati, analizzandoli. Alla luce di questi elementi, è emerso come le due cose (sviluppo del porto e rigassificatore, ndr) non possano coesistere. Di questo, la Regione informerà ora il ministero». L’assessore in carica ancora per una manciata di giorni prima dell’insediamento in Parlamento a Roma da neo-eletta senatrice, rivela un altro dettaglio contenuto nel documento regionale, laddove «il presidente Tondo auspica in prima battuta uno sviluppo portuale» per il golfo di Trieste. Un nuovo “no” pesante, dunque, al progetto del terminale di rigassificazione che la società spagnola Gas Natural vorrebbe costruire nella baia di Zaule. E per il quale la Via era stata concessa nel 2009 dall’allora governo Berlusconi, con il ministro Stefania Prestigiacomo. A dicembre Clini, ministro di quel governo dei tecnici in sella ancora per pochi giorni, aveva disposto la riapertura dell’istruttoria per integrazioni. Da ultimare in 45 giorni. Lunedì scorso lo stesso Clini ha preannunciato l’arrivo delle conclusioni della commissione nel giro di due settimane. In mezzo, rimane l’incognita del passaggio di consegne con la formazione del nuovo governo ancora in alto, altissimo mare. Dopo la pronuncia ministeriale sulla Via, l’iter proseguirà con il suo passaggio conclusivo: sarà a quel punto il Ministero dello Sviluppo economico a prendere, d’intesa con la Regione, la decisione sull’autorizzazione unica finale al progetto. E saranno presumibilmente non solo un altro governo nazionale ma anche un’altra giunta regionale (le elezioni per la Regione sono in calendario il 21 e 22 aprile prossimi) a dare l’ultima parola. Nella consapevolezza che il territorio si è già ampiamente espresso per il “no” al progetto.
Matteo Unterweger

 

 

«Il punto franco inibisce l’accesso al pubblico in porto»
Nelle motivazioni del ricorso al Tar i concessionari citano le rinunce della Biblioteca Civica e dell’Icgeb
«Oggetto impossibile». Questo era diventato per i soci di Portocittà il terreno vasto e difficile di Porto vecchio per il cui restauro complessivo, così da destinare 44 ettari ad attività non più portuali, ma «turistiche, economiche e culturali» (per ciò stesso rivolte al pubblico) avevano concorso al bando dell’Autorità portuale già nel 2008, vincendolo, e firmando la concessione di 70 anni nel novembre 2010. Una carta che oggi con un ricorso al Tar intendono farsi stracciare, «per nullità». Perché il Punto franco mai spostato «limita l’accesso del pubblico», con ciò non solo contraddicendo le previsioni di un Piano regolatore approvato già nel 2007 con queste diverse destinazioni “civili”, ma impedendo ai concessionari «la gestione economica dell’area attraverso la quale si sarebbero dovuti generare i flussi di cassa necessari per ammortizzare il capitale investito nella fase di riqualificazione». Questi sono alcuni dei punti salienti del ricorso che Portocittà ha depositato al Tar del Friuli Venezia Giulia. Ieri i soci hanno pubblicamente spiegato perché si sono sentiti chiudere in un “cul de sac”: «È mancata la logica consequenzialità tra gli atti in precedenza approvati e la “liberazione” dell’area, col Punto franco il progetto non ottiene finanziamenti, anche la Banca d’investimenti europea si è tirata indietro...». I concessionari lo avevano detto più volte ma ancora l’altro giorno in Comitato portuale molti hanno espresso “incredulità” di fronte a questa motivazione, mentre l’Autorità portuale ha sostenuto che il Punto franco non è in alcun modo d’impedimento. Ma Portocittà, con i suoi soci costruttori (Maltauro e Rizzani-de Eccher) e bancari (Sinloc, Banca Intesa e consociate) dopo due anni e mezzo è arrivata a conclusioni drammaticamente opposte e nel ricorso espone anche motivi giuridici che possano avvalorare la richiesta di “nullità” dell’atto concessorio: «È nullo per impossibilità giuridica dell’oggetto il contratto relativo a beni che per essere situati in una particolare zona possono avere solo una certa destinazione e non altra». A dimostrazione, la società cita il caso del Comune che ha dovuto rinunciare al trasferimento della Biblioteca civica, perché l’area è a rischio di chiusura al pubblico per il regime giuridico che vi persiste, e il caso dell’Icgeb, l’istituto scientifico che si occupa di biotecnologie e ingegneria genetica che ha tentato di trasferirsi nell’area, ma per gli stessi motivi ha dovuto rinunciare. Il ricorso lo esplicita: «Contrasto tra la tipologia di progetto da realizzare e la peculiare fattispecie giuridica interessante la zona». Non conta che il Punto franco fosse cosa nota nel 2010, ma che nel tempo «l’impossibilità» diventi «assoluta e definitiva». E chiedendo la “nullità” del contratto, si vuole anche la restituzione dei canoni fin qui pagati. Nonché la rifusione delle spese sostenute: «ingiustificato arricchimento di un soggetto a danno di un altro», «diminuzione patrimoniale subìta dall’esecutore della prestazione resa in virtù del contratto invalido». Portocittà sostiene che i suoi progetti «accresceranno il patrimonio dell’amministrazione con conseguente depauperamento dei ricorrenti».
Gabriella Ziani

 

«Una commissione tecnica internazionale» - LA CHIEDONO I “GRILLINI”
«Non c’è diversità di idee nel Movimento 5 stelle sul Porto vecchio: esiste un Punto franco internazionale e l’area è demaniale, questi sono vantaggi competitivi da sfruttare, altri invece vogliono eliminarli per farsi abbindolare da meri progetti speculativi come quello di Portocittà». Lo scrivono Paolo Menis e Stefano Patuanelli, consiglieri comunali del M5S: «Bisogna coinvolgere la popolazione e creare una commissione tecnica internazionale che crei il percorso per far riprendere le attività produttive».
 

Cronistoria di un progetto che era iniziato nel 2007 - TRA POLEMICHE INFINITE
Dall’approvazione del Piano regolatore alla scelta dei concessionari.

Le mostre e l’”off shore”, le risoluzioni parlamentari e i pareri dei ministri, i convegni e l’epilogo
Porto vecchio resta al palo, ma ha alle spalle una lunga e faticosa storia. Eccone gli ultimi capitoli. I precedenti. Falliti i tentativi di Polis (Assicurazioni Generali) e Trieste futura (prospettiva dell’Expo), le cose cambiano nel 2007: approvazione della variante di Piano regolatore dell’area. Destinazioni d’uso: porticcioli, nautica, alberghi, istituti scientifici, commercio. 2008. Parte il bando (Claudio Boniciolli all’Authority) per cercare un concessionario.Le risposte sono ben 42. 2009. Il 16 giugno è scelto il progetto di Maltauro, Rizzani-de Eccher, Sincloc, Banca Intesa. Nel novembre nasce la società Portocittà. 2010. Si firma la concessione, per 70 anni. Il termine dei lavori: 2020. In Comitato portuale il “sì” di tutti tranne Camera di commercio e Associazione agenti marittimi. 2011. In un convegno (Marina Monassi all’Authority) è presentato dal preside di Architettura Giovanni Fraziano un’ipotesi di progetto con case residenziali. È polemica: «Cambiare i progetti vuol dire bloccare tutto». La Soprintendenza dice che il Punto franco impedisce i previsti porticcioli. L’allora ministro Galan visita Porto vecchio: «Punto franco? Porto il caso a Roma». Il ministro degli Esteri, Frattini, certifica: «Il Punto franco si può spostare». A luglio si inaugura al Magazzino 26 la Biennale diffusa di Sgarbi. Euforia: «Si apre la città proibita». In ottobre Portocittà presenta il plastico con il Porto vecchio del futuro e si studiano idee per “non chiudere”. 2012. L’Autorità portuale organizza un convegno a Roma per pubblicizzare i vantaggi del Punto franco. La Camera di commercio allestisce progetti di “off shore” e Borsa merci in Zona franca per Porto vecchio. Al Magazzino 26 mostra su Nereo Rocco, ma tramonta il progetto del Comune di trasferire lì la Biblioteca civica: l’apertura è parziale e temporanea. I parlamentari triestini Rosato (Pd), Menia (Fli), Antonione (Misto) in accordo col sindaco ottengono una risoluzione del governo: «Il Punto franco si può spostare». Il centrodestra fa approvare in Senato un ordine del giorno per ottenere i regolamenti del Punto franco. Portocittà dà segni di malessere: «Punto franco, un ostacolo». Non passa in parlamento un ordine del giorno (Rosato) per la sdemanializzazione del Porto vecchio. 2013. Portocittà annuncia che se ne va.

(g. z.)
 

 

Discarica allo Scalo Legnami: tutti assolti
Imprenditori e artigiani erano accusati di aver scaricato rifiuti speciali falsificando le carte
Una costosa bolla di sapone. Questo si è rivelata per la stragrande maggioranza degli indagati l’inchiesta del pm Maddalena Chergia sullo smaltimento di rifiuti “speciali” nella maxi discarica dello Scalo legnami, abilitata ad accogliere e riciclare solo rifiuti non pericolosi, provenienti da scavi e demolizioni. «La contestazione mossa non è procedibile perché a seguito delle indagini svolte non sono emerse responsabilità», aveva scritto il pm Maddalena Chergia nella richiesta di archiviazione parziale presentata alla cancelleria del gip nel gennaio del 2010. Ieri il giudice Paolo Vascotto ha messo la parola fine assolvendo Diego Romanese e Cataldo Marinaro, titolari all’epoca della Isp Riciclati di Monfalcone. Ma anche Mario Leone, Damano Purger, Paolo Rosso, Demmi Avanzi, Paolo Marinig, Enrico Tiberio, Sebastiano Pugliafito, Cataldo Marinaro, Livio De Carli e Igor Comari. Erano difesi da una nutrita schiera di avvocati: Nereo Battello, Antonio Florean, Riccardo Cattarini, Alessandro Carbone, Andrea Frassini, Sergio Mameli, Luca Maria Ferrucci, Luigi Genovese e Alessandro Cuccagna. Nell’inchiesta è stato coinvolto anche l’imprenditore edile Raffaele Bruno. Nell’ottobre del 2010 è uscito indenne versando allo Stato un assegno circolare di 13 mila euro. Era accusato di aver trasportato in una discarica non autorizzata l'asfalto rimosso dalla pavimentazione delle rive di Trieste prima di avviarne il rifacimento su incarico del Comune. L'avvocato Riccardo Seibold aveva chiesto che il costruttore fosse ammesso all'oblazione come prevede la legge e l’allora presidente del gip Raffaele Morvay aveva accolto l'istanza. Così il reato è stato dichiarato estinto. I fatti risalgono al 2007. A denunciare quello che era stato definito uno scempio ambientale e che aveva riguardato un'area delle dimensioni di quattro campi di calcio, erano state le bollette di trasporto dei rifiuti che gli investigatori della Guardia di finanza e della Forestale avevano sequestrato nel corso delle indagini. Documenti che venivano di volta in volta compilati indicando che si trattava di rifiuti speciali e che poi, una volta giunti a destinazione, secondo le ipotesi d’accusa venivano corretti «degradandoli» a normali detriti di scavo, semplici materiali inerti. Un semplice “trucco” con penna e bianchetto che è consistito nella sostituzione di un numero di codice. In pratica dal centro città in pochi chilometri i rifiuti bituminosi cambiavano «targa» e diventavano calcinacci. Ma in realtà il processo ha dimostrato che non si era trattato di correzioni. Piuttosto di adeguamenti a normative che cambiavano con ritmi vorticosi. Insomma, nessun inquinamento, nessuno scempio. Tutti assolti.

(c.b.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 7 marzo 2013

 

 

«Punto franco, una muraglia» - I concessionari di Portocittà spiegano i motivi del ricorso. «Mancato il gioco di squadra»
Collasso di Porto vecchio: parlano i concessionari. Gli autori del clamoroso abbandono di un’epocale, mai realizzato, e per la terza volta fallito, recupero di 44 ettari oggi morti. Che cosa c’è dietro?, si chiedono alcuni. Anche se Portocittà ha parlato chiaro con ricorso al Tar. Chiedendo la nullità della concessione siglata nel 2010 a causa del persistere sull’area del regime di Punto franco. Al “forum” che si è svolto al Piccolo, all’indomani di un teso Comitato portuale in cui il “gran rifiuto” è stato messo a processo, hanno dato risposte Antonio Rigon (Banca Sinloc), presidente di Portocittà, Enrico Maltauro, amministratore delegato, Luca Fantin, direttore immobiliare del gruppo Rizzani-de Eccher. C’è un altro “vero” motivo per cui vi siete ritirati? MALTAURO: Partiamo dal ricorso: chiediamo la nullità della concessione. Non è un ritiro, un abbandono. Abbiamo constatato difficoltà insormontabili, esiste un Punto franco che impedisce alla società di sviluppare il progetto previsto dal Piano regolatore. Esiste una contraddizione fondamentale tra l’obiettivo della società, ma anche della comunità locale, e la possibilità pratica di realizzarlo. In queste condizioni il progetto non è bancabile, non può ottenere i finanziamenti. Ma firmando la concessione eravate al corrente della situazione, e nel documento non si citano condizioni vincolanti sul tema. MALTAURO: Certo che lo sapevamo. Ma siccome il Punto franco è in palese contrasto con la volontà politica di sviluppare il Porto vecchio facendolo diventare parte integrante della città, pensavamo che questa situazione sarebbe stata ovviamente superata. Invece si è verificato un “italico” conflitto di competenze. Il Porto da solo non poteva assumersi l’obbligo di togliere un vincolo che è di competenza del ministero degli Affari esteri. E voi vi siete fidati al buio? MALTAURO: Il nostro errore forse è stato un eccesso di imprenditorialità, di speranza e visione del futuro. Ci siamo fidati della logica, delle volontà espresse. Abbiamo messo tempo e denaro. Ma in termini normativi e istituzionali ora non vediamo uno sblocco. Chi ha mancato, in questa partita? MALTAURO: Ha mancato il sistema italiano. Il ministero degli Esteri, il presidente del Consiglio, il Demanio, il Porto: presenze scarse. Il Comune non ha le competenze, nonostante la sua buona volontà. Il Porto incide in modo non determinante. La Regione non è stata di ostacolo, ma neanche attiva, forse non è il suo ruolo. Come mai due così grandi aziende partono senza una “corazza” giuridica di protezione? Vi sarete ben consultati con dei legali... MALTAURO: Certo, ci siamo consultati. Ma ancora adesso vedo che in Comitato portuale si dicono parole in libertà. Tante concessioni e a piccoli clienti? “Morto un Papa se ne fa un altro”? L’assessore regionale Riccardi afferma che dovete “scoprire” altre vostre carte. MALTAURO: Guardi, quando le banche mi dicono che esistendo il Punto franco il progetto non è bancabile, non basta? Lo abbiamo scritto all’Autorità portuale il 18 dicembre. Perché il Comune non ha potuto traslocare al Magazzino 26 la Biblioteca civica? Perché l’area rischia di essere richiusa. Ho detto o no il mio sgomento quando è stata chiesta la sospensione solo per un altro anno? Però siete rimasti ad aspettare gli eventi? MALTAURO: Sì, ma dopo due anni e mezzo vediamo che si è alzata una muraglia. Abbiamo mandato una lettera che non era un documento di modesta entità. Indicava elementi significativi di tipo “ostativo”. E non si può sempre avere come risposta un “vedremo, faremo”, o qualche soluzione fantasiosa. Noi abbiamo fatto un’operazione-verità. In questi giorni vediamo che ognuno sta dicendo la sua, ma il nostro piccolo merito è questo: aver fatto l’operazione-verità. La vostra decisione arriva a pochi mesi dalla clausola che vi consente la rescissione. Se l’aveste presa un anno fa le cose sarebbero state diverse? MALTAURO: Sì, ma a nostro beneficio, Avremmo avuto meno spese. Abbiamo cercato invece in tutti i modi, anche con presenza proprio fisica, di sviluppare un approccio contrattuale, ragionieristico. Altrimenti non avremmo neanche firmato... Ma adesso è come se mi dicessero: “Perché non ti sposi più con quella signorina?”. E io dovrei rispondere: “Perché è morta”. Ma che cosa avevate ricavato dai pareri legali prima di firmare? Sapevate che anche a causa del Punto franco anni fa era, per esempio, saltato il progetto dell’Expo? MALTAURO: La giurisprudenza non è chiarissima. Però lo spostamento del Punto franco sì, è possibile, su questo avevamo più di un parere e del resto esistono anche dei fatti. Se Greensisam (il concessionario dei primi magazzini di Porto vecchio, ndr) ha ottenuto una sospensione di 90 anni, quanto dura la sua concessione, vuol dire che si può. La soluzione era quella. Contando sulla generale volontà espressa, stavamo in guardia, certo, ma fidando nella volontà politica. Pensando che le cose si sarebbero risolte in un tempo ragionevole. Per questo avevamo messo in conto l’apertura dei cantieri per novembre 2013. Nel frattempo: bonifica dei terreni, accordi con la Soprintendenza, progetti... Però avrete a un certo punto compreso che l’Autorità portuale attivamente promuoveva proprio il Punto franco, e tuttora lo difende? RIGON: Forse all’inizio non era così chiaro. Convocati dal prefetto prima della Biennale diffusa, lì si era parlato in altri termini. C’era un consenso massimo sulla “rimozione” dell’ostacolo. In quella sede neanche l’Ap aveva detto che il Punto franco deve rimanere. Ma poi furono esplicitamente propagandati l’”off shore”, la Borsa merci... MALTAURO: Esatto. E trovo anche bizzarro che su aree date in concessione si parli senza il concessionario. È come se dessi in affitto un appartamento e poi decidessi io chi bisogna invitare a cena. Dirò di più. Quel convegno, a Roma, per pubblicizzare il Punto franco, creò grande sconcerto non solo a noi, ma alla Bei (Banca europea d’investimenti), che noi avevamo invitato a Trieste per creare un fondo d’investimento strategico per questa città. A Roma la Bei sentì discorsi opposti. Una Dubai a Trieste? Discorsi proprio privi di ogni realismo. RIGON: Abbiamo cercato di vedere sempre la buona fede. Ma quando la Bei arrivò a Trieste, chiamammo tutti. Il sindaco venne all’incontro, l’Autorità portuale delegò, non so, un ragazzo. C’erano cose più importanti da fare si vede. E mai vi siete detti queste cose? Mai chiariti “de visu”? MALTAURO: Ci fu una riunione con Autorità portuale, sindaco, Pierluigi Maneschi (concessionario di Greensisam), per far partire una “road map”. La cosa poi decadde. Non ne è rimasto nulla? MALTAURO: Nulla. Chi avrebbe dovuto agire, e come? MALTAURO: Preso atto della richieste della Bei, si sarebbe dovuto far convergere una serie di atti amministrativi, che traducessero indirizzi pubblici e volontà di sviluppo dei concessionari. Se queste cose vengono poi trasformate in convegni sul Punto franco, o addirittura veniamo a sapere che in Senato si presentano proposte per formalizzare i regolamenti attuativi del Punto franco, allora è chiaro: sono certificati di morte per noi, e di vita per il Punto franco. E non siete subito passati al contrattacco, a protestare? MALTAURO: Ognuno ha il suo modo di attaccare. Noi concessionari siamo l’imbuto finale di un ventaglio di soggetti. Abbiamo portato grandi banche, Cassa depositi e prestiti, Intesa, Bei, ci abbiamo messo la faccia, la responsabilità personale, fisica e morale diretta: tutti a fare i furbi, a mestare? Evidentemente eravamo in buona fede e la confusione è dall’altra parte. Voi avete avuto l’impressione che anche l’ordine del giorno del Senato abbia avuto origine in Autorità portuale? MALTAURO: Sì, è la verità. RIGON: Un progetto così grande ha bisogno di coesione tra i vari soggetti istituzionali. Serve il gioco di squadra. Il risultato si è visto. Ci sono state persone di buona volontà (e, sottolineo, due sindaci, di
Gabriella Ziani

 

«Speculazioni edilizie? Ci abbiamo rimesso dieci milioni di euro»
Il presidente Rigon: «Si sono fatti avanti numerosi investitori Sono scappati per l’incertezza del quadro legislativo»
Avevate trovato investitori per Porto vecchio? MALTAURO: Tantissimi. Alberghi, attività commerciali, catene di supermercati, “marine”, yacht, case di cura, case di riposo, studentati, residenze turistiche e civili. L’Icgeb, istituto scientifico sotto l’egida delle Nazioni unite. Tutti meravigliati dalla bellezza, tutti fuggiti di fronte all’evidente difficoltà legislativa. Sul Punto franco non si ottiene neanche un mutuo dalle banche. RIGON: Tanti son venuti a vedere. Ma prima di firmare vogliono vedere il quadro autorizzativo. Dopo i “crac” finanziari del 2008 tutti sono diventati prudenti, anche di fronte a una prospettiva di alta redditività. Restano a guardare, da lontano. MALTAURO: Nel frattempo, in un mondo finanziario spaventosamente complesso, nell’ immobiliare sono nate migliaia di alternative d’investimento: tutto è in vendita.... Una parte di città vi ha accusato di essere speculatori, “cementieri”. Voi non avete mai esposto progetti, tranne un plastico “povero”, e così non avete dato il pallone all’avversario? MALTAURO No, il nostro progetto è totalmente rispondente al Piano regolatore. Non prevede mezzo metro cubo di più, noi anzi ne avremmo tolto qualcuno. Case di lusso? Non esistono. Per le bonifiche a Barcola abbiamo fatto l’analisi di rischio, abbiamo già pronti e approvati i progetti per i porticcioli, e quello per le infrastrutture. Accolgo con umiltà solo l’osservazione che tutto questo poteva essere comunicato meglio all’esterno. RIGON: C’è una parte monumentale da restaurare: ci rimetti e basta. Abbiamo portato qui i vertici nazionali dell’”housing sociale” (come fare residenze per studenti, trovando finanziamenti?), interessato “Fabrica”, Cassa depositi e prestiti, Fincantieri. Come presentare un progetto se ancora non c’è l’esecutore? È solo marketing, è prendere in giro le persone. Quanto avete speso? Se il ricorso al Tar viene accolto contate di recuperare tutto? MALTAURO: Comunque ci perdiamo. Abbiamo speso circa 10 milioni più l’investimento immateriale di lavoro. RIGON: Chiuderemo con perdite. Speriamo almeno di veder valorizzato ciò che lasciamo. Crediamo ci possa essere riconosciuto di essere stati messi in un “cul de sac”, speriamo di recuperare almeno i canoni di concessione pagati. Perché non avete accettato in società l’imprenditore veneto Francesco Fracasso? RIGON: Ottimo imprenditore: porte sempre aperte. Ma c’era già una tale confusione che le sue belle idee non avrebbero trovato un contesto, una controparte coesa. Ci ha portato idee per le quali serve un “sistema-città”. Siete o no rimasti stritolati in una morsa di conservazione tipicamente triestina? MALTAURO: Sì, credo sia corretto. Ma è una logica che faccio fatica a capire. Il denaro e tutto il resto si ha facendo, mai “non facendo”. Non mi spiego i fatti metafisici. Ora sareste disposti a ridiscutere la vostra uscita? MALTAURO: È prematuro parlarne. C’è una posizione tecnica da approfondire. C’è a breve una sentenza del Tar sul Punto franco (che chiede anche la nullità della concessione a Portocittà, ndr). Insomma è una pietra tombale per Trieste? Terzo progetto fallito su Porto vecchio. MALTAURO: Deve esserci un’evoluzione. Serve un organismo che rappresenti gli interessi della città: l’Icgeb sarebbe stato non speculazione, ma un alto dividendo sociale, fanno 40 convegni all’anno. Si potrebbero fare case per giovani artisti: a Berlino funziona. Ma vorrei dare una notizia... La dica. MALTAURO: Dal 1.o gennaio il porto di Amburgo non è più Punto franco. E muove 9 milioni di teu, e nessun imprenditore è scappato. Come hanno riqualificato il porto vecchio? Hanno deciso che non è più porto, spostato il Punto franco, creato un consiglio di amministrazione pubblico per la gestione, fatto un “masterplan” e assegnato i lotti da urbanizzare.... RIGON: Ci sono due vie d’uscita. Si possono anche assegnare i terreni a canoni bassi a chi mette su locali di scommesse. Non è nell’interesse pubblico, ed è incompatibile col nostro Dna. Ma si può fare. Se arrivano invece altri come noi, con la Banca d’investimenti europea, dovranno trovare una città coesa. Che magari dica anche no. Però lo dica subito.

(g. z.)
 

«Un parco da Punta Sottile a Punta Grossa»
Rothenaisler (Impronta Muggia): «Così si potrebbero ricevere fondi della Comunità europea»
MUGGIA Decine di proposte sono state avanzate durante le consultazioni organizzate nell’ambito della cosiddetta “fase partecipativa” di redazione del nuovo Piano regolatore di Muggia. Spetta ora ai progettisti, seguendo le direttive della giunta, mettere a punto la nuova variante; ma le indicazioni emerse dai tavoli operativi sono molto chiare. Tra le realtà più vivaci si sono confermate le associazioni ambientaliste, interessate a maggior ragione da un progetto che – è stato più volte affermato – dovrà imporre una netta decrescita del consumo del suolo. Per ritrarre il quadro attuale, Impronta Muggia sfodera dati impressionanti: se nel 1960 i due terzi del territorio (cioè 10 chilometri quadrati su 15) erano agricoli, oggi il terreno adibito a quelle attività è ridotto a pochi ettari; se allora esistevano a Muggia 2.070 edifici, nel 1991 sono diventati 5.330 e oggi sono ancor di più. Il presidente dell’associazione, Jacopo Rothenaisler, lancia l’allarme: «A parità di abitanti, che sono rimasti poco più di 13 mila, occupiamo il 300% del suolo che occupavamo negli anni Sessanta». Secondo l’ex sindaco, l’ambientalismo è oggi una necessità, prima ancora che una scelta. Per la fascia collinare muggesana, fa notare Rothenaisler, «l’urgenza principale non è più nemmeno salvaguardare il paesaggio: ci stiamo giocando la sicurezza». L’ambientalista si riferisce al fango e alla mota che invadono le strade e i cortili delle abitazioni, da Punta Sottile a Farnei, dopo ogni pioggia; e alle frane importanti che hanno già interessato la Strada per Lazzaretto. «Occorre introdurre una norma specifica di salvaguardia che impedisca in tutto il territorio collinare anche gli aumenti di volumetria previsti dal “piano casa” regionale – sostiene Rothenaisler – per far sì che quel territorio ridiventi agricolo, ripristinandone anche i percorsi storici, a beneficio della comunità». Gli studi di Impronta Muggia hanno rilevato che la zona ovest della riviera (nella foto, delimitata in rosso) è l’unica ad aver conservato spazio e verde relativamente incontaminati, in seguito ad una pianificazione turistica mai decollata. Gli ambientalisti propongono di tutelare il comprensorio trasformandolo in un parco naturalistico, che potrebbe non limitarsi a Punta Sottile ma estendersi sino a Punta Grossa, conglobando il territorio compreso tra San Bartolomeo ed Ancarano, incluse Barisoni e Chiampore. L’idea è realizzare un parco verde transfrontaliero, potendo in tal modo concorrere all’utilizzo di fondi comunitari. Anche perché «gli studi sulla viabilità dell’ingegner Novarin escludono che quella zona possa sopportare nuovi flussi di traffico, e ciò rende incomprensibile la progettazione degli interramenti da San Rocco a Punta Olmi e nell’area Acquario, con una previsione di più del 30% della superficie occupata da centinaia di posti macchina».

Davide Ciullo
 

L’ultima assemblea sulla variante al Prg di Muggia
MUGGIA Con l’incontro riservato ai cittadini, tenutosi giovedì scorso, si sono ufficialmente concluse le consultazioni organizzate dal Comune di Muggia sul nuovo Piano regolatore, che sta prendendo forma in maniera sempre più consistente. La data nella quale saranno rese note, con dovizia di particolari, le caratteristiche della nuova variante è mercoledì 13 marzo. Per quella data infatti la giunta guidata dal sindaco Nerio Nesladek e i progettisti danno appuntamento a tutti gli interessati al teatro Verdi di via san Giovanni, a partire dalle 16, per il Forum conclusivo. Intanto, si sono raccolte osservazioni e proposte: dai cittadini, ma anche dalle associazioni (culturali, ambientaliste, sportive), dai tecnici (dipendenti comunali e ordini professionali) e dalle realtà economiche (commercianti, ristoratori, investitori a vario titolo). Una “macchina partecipativa” messa in moto un mese fa, che ha coinvolto la bellezza di 160 iscritti ed ha consentito a tutta la cittadinanza di prendere visione degli elaborati messi a punto dai progettisti di San Vendemiano, che sono rimasti in esposizione sino a metà febbraio negli spazi allestiti dall’ente. Ora inizierà, per i vertici e per i professionisti del Comune e della ditta veneta, un certosino lavoro di “composizione” degli interessi in gioco, che dovranno essere conciliati ed integrati nel progetto di variante che discende dalle direttive espresse dalla giunta Nesladek tre anni fa. Non sarà facile trovare le convergenze, anche perché si è annunciato di voler porre un freno deciso al “consumo” del suolo, non volendo tuttavia rinunciare alla realizzazione della “vocazione turistica” della città. All’interno dei quattro scenari esaminati (l’ambiente, l’abitare, la mobilità e lo sviluppo) sono state avanzate, dai partecipanti ai tavoli tematici, decine di proposte ed istanze, anche configgenti tra di esse. «Bisognerà fare un’equilibratura – conferma l’architetto Alberto Menegante, del servizio comunale di pianificazione territoriale – ma su alcuni temi c’è condivisione: la necessità di migliorare la qualità urbana, dal punto di vista architettonico e funzionale; riorganizzare la mobilità, migliorando l’ingresso alla città e il collegamento delle piste ciclopedonali; valorizzare la costa, tutelando l’integrità dell’ambiente e scongiurando i rischi di dissesto idrogeologico». Muggia, dunque, è consapevole che la decisiva “partita del turismo” si giocherà tra Zindis e Punta Sottile; ma, assicura Menegante, «l’indirizzo prevalente è un turismo sostenibile, e non eccessivamente volumetrico». Lo conferma Laura Marzi, vicesindaco con delega all’urbanistica: «La ricerca di contributi per uno sviluppo della costa a fini turistici è certamente tra gli obiettivi dell’amministrazione, e trova ampio consenso; dovremo intervenire, però, nel rispetto della natura». Il vicesindaco Marzi esprime soddisfazione per la larga partecipazione, e fiducia sulla riuscita di un Piano regolatore che risponda alle esigenze e alle preferenze segnalate dalla comunità muggesana: «Molte di queste corrispondono alle linee guida che hanno ispirato il nostro lavoro», spiega. Il 13 marzo sarà tutto più chiaro.

(Da.. Ci.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 6 marzo 2013

 

 

«Rigassificatore, parere entro due settimane»
Clini: attendo il rapporto della commissione tecnica sull’istruttoria Già scaduto il termine di 45 giorni fissato dalla riapertura della Via
«Non sono in grado di dire nulla nel merito perché non ho ancora visto le conclusioni della commissione. Le aspetto in questi giorni. Ci vorranno meno di due settimane, credo: sulla base del rapporto che mi arriverà prenderò una decisione». Lo ha dichiarato ieri il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. La decisione da prendere riguarda la Via, la valutazione d’impatto ambientale. Il progetto su cui dare un giudizio è quello del rigassificatore di Zaule proposto da Gas Natural. È stato lo stesso Clini a riaprire alla fine dello scorso anno (la comunicazione è stata anticipata via fax alla Regione il 27 dicembre) la procedura istruttoria, stoppando così l’iter burocratico per l’autorizzazione unica all’opera. La Via a Gas Natural era già stata infatti concessa nel 2009 alla società spagnola (ministro allora era Stefania Prestigiacomo), ma sull’onda del deciso e più volte ribadito no degli enti locali, e soprattutto alla luce della ferma presa di posizione dell’Autorità portuale che da ultimo ha dichiarato incompatibile l’impianto e le sue gasiere con lo sviluppo degli altri traffici, l’iter è stato riaperto. Con un termine di 45 giorni per il supplemento istruttorio. I 45 giorni sono appunto scaduti. Ma come detto dal ministro Clini, una decisione è attesa a breve. Mentre Gas Natural al momento preferisce mantenere il silenzio, resta ovviamente difficile che sia il governo in carica a poter dire una parola definitiva sull’impianto. Se anche la procedura in corso si concludesse con un ok (ma alla luce di scenari che non sono più quelli di anni fa il parere potrebbe anche cambiare rispetto a quello positivo datato 2009, aveva già detto Clini nelle scorse settimane), potrebbe uscirne un’autorizzazione con una serie di prescrizioni più o meno pesanti (prescrizioni del resto già contenute nel documento datato 2009). In ogni caso dovrebbe essere poi il ministero dello Sviluppo economico, d’intesa con la Regione, a concedere o meno l’autorizzazione unica finale al progetto. Scenari mutati, si diceva. Tra i documenti “forti” all’esame dei tecnici ministeriali c’è infatti il no del Comitato portuale al rigassificatore, votato quasi all’unanimità e supportato da uno studio commissionato dall’Authority sulle prospettive di crescita del traffico portuale di qui al 2020. Uno studio che fa concludere alla Torre del Lloyd senza alcun dubbio come il traffico delle gasiere sia incompatibile con quello delle altre navi. Nel fascicolo del supplemento istruttorio si sono aggiunti da gennaio in poi i pareri di ribadita contrarietà dei Comuni di Muggia, San Dorligo, Trieste («Abbiamo riformulato le nostre osservazioni», commenta l’assesssore all’ambiente Umberto Laureni) e della Provincia. Mentre la Regione nella sua delibera di fine gennaio ha preferito prendere atto delle previsioni dell’Authority, sottolineando però come non siano suffragate - a oggi - da dati oggettivi. E invitando il ministero dell’Ambiente a considerare «la portata e il contenuto delle osservazioni» degli enti locali, fermi sul no come detto. A breve, comunque, si dovrebbe avere un altro tassello sulla vicenda. Una vicenda iniziata nel 2004, quando Gas Natural presentò il progetto, e protrattasi per anni tra posizioni politiche altalenanti fino al maturare del no dal territorio.
Paola Bolis

 

 

SERVIZIO CIVILE Arci, attivo il nuovo sito web

Arci Servizio Civile comunica che da questo mese è attivo il sito www.arciserviziocivilefvg.org «che permetterà una comunicazione più veloce e aggiornata avendo sempre come obiettivo principale quello di veicolare l’importanza della partecipazione attiva alla vita civica e quotidiana». Info: Arci Servizio Civile, via Fabio Severo 31, tel. 040 761683 begin_of_the_skype_highlighting 040 761683 GRATIS end_of_the_skype_highlighting - trieste@arciserviziocivile.it.

 

 

 

 

IL SOLE24ORE - MARTEDI', 5 marzo 2013

Rigassificatori, Trieste in attesa

Due settimane al massimo. L'esito del supplemento di Via  richiesto dal ministro Corrado Clini per il rigassificatore di Zaule si conoscerà entro 15 giorni.

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 5 marzo 2013

 

 

L’energia? La recuperiamo dai rifiuti
Impianto progettato dalla Nre Research, insediata in Area. Riuso meccanico: zero emissioni di fumi
Un impianto per il trattamento dei rifiuti solidi urbani, capace di “convertirli” per il 90% in energia. Lo ha progettato la società Nre Research, insediata all’interno del comprensorio di Area Science Park - nello specifico negli edifici di Elettra Sincrotrone scpa - e di recente invitata a un workshop riservato alle migliori realtà innovative italiane dal Ministero dell’Ambiente. Tre su un totale di 23, quelle partite dal territorio del Friuli Venezia Giulia: oltre a Nre Research, anche Its (Innovative technological systems) con base al polo di Gorizia, e CEnergy, spin-off dell’ateneo triestino. Presente anche Area con i suoi vertici. A Roma, gli “invitati” sono stati messi a contatto con un gruppo statunitense, integrato anche da partner italiani ed europei, che gestisce fondi di investimento ed è operativo proprio nel settore della green economy: Cleantech Group. L’eccellenza triestina è stata presentata e ora il dialogo è aperto, finalizzato a convincere gli investitori (tra cui Gdf Suez, Ikea GreenTech, Veolia, Carbon Trust, E.On, Telecom Italia) a puntare sulla proposta di Nre Research. In questo senso, un secondo appuntamento è già previsto per aprile, a Bilbao. Spiega Marco Pieri (a Roma assieme a Pietro Nider e Massimo Maffione per la Nre), responsabile del settore finanziario della società, costituita nel 2011 e attiva anche al fianco di un’azienda israeliana che si avvale di queste tecnologie: «L’impianto di Tel Aviv garantisce energia all’intero aeroporto della città. Noi operiamo nello sviluppo tecnologico per il trattamento dei rifiuti solidi urbani e per la “cattura” di anidride carbonica». Cosa propone Nre Research? «Il nostro progetto è di un impianto per il trattamento e recupero dei rifiuti, riciclo e riuso meccanico (non c’è combustione, ndr) senza emissione di alcun fumo e con un indice di recupero del 90% per tutti i materiali: solo il 10% di rifiuto va a finire in discarica. Ricordo peraltro che entro il 2020, su indicazione dell’Ue, devono essere dismessi gli attuali termovalorizzatori». E sul lavoro avviato, lo staff della società sta continuando a operare per apportarvi ulteriori migliorie: «Assieme all’Università di Trieste e all’Ogs stiamo procedendo a un’implementazione dell’impianto che consente di lavorare alla cattura di Co2 attraverso una coltura di alghe - aggiunge Pieri -, che si nutrono proprio di anidride carbonica e, una volta seccate, generano biocarburante e bioenergia. Un super-risparmio, anche sul fronte della raccolta differenziata, e margini di guadagno enormi. L’impianto è infatti basato sulla separazione del rifiuto in acqua in base al peso specifico. Poi vi sono altri percorsi di selezione: dei mega-phon dividono la carta dal nylon e dalla plastica leggera, calamite individuano i materiali ferrosi. Infine - conclude -, vi è anche una parte manuale di selezione».
Matteo Unterweger

 

Udine, impianto pilota di estrazione “verde”
La struttura, inaugurata al dipartimento di Scienze degli alimenti, utilizza fluidi supercritici
È stato inaugurato al dipartimento di Scienze degli alimenti dell’Università di Udine l’“impianto pilota di estrazione con fluidi in fase supercritica”. L’impianto, che si basa su una tecnologia verde, eco-compatibile e a basso impatto ambientale, è in grado di estrarre sostanze naturali da materiale vegetale anche costituito da scarti dell’industria agro-alimentare, ottenendo sostanze naturali purissime, i cosiddetti “nutraceutici”, il cui consumo contribuisce al mantenimento dello stato di salute e alla prevenzione di diverse patologie. L’acquisto dell’ impianto pilota, è stato parzialmente finanziato dal Progetto Ager bando 2009 per l’Enologia. Sarà utilizzato non soltanto dall’ateneo per l’attività di ricerca e didattica, ma anche messo a disposizione di aziende del territorio che, attraverso la collaborazione con l’Università di Udine potranno conoscere, valutare ed eventualmente adottare nei propri processi produttivi questa tecnologia innovativa. «Grazie a questo nuovo impianto – ha sottolineato il rettore Cristiana Compagno – l’Università di Udine potrà mettere a disposizione del tessuto imprenditoriale il più avanzato know-how delle “tecnologie verdi”, contribuendo così a un reale progresso tecnologico all’insegna della sostenibilità del sistema agro-alimentare». L’impianto pilota utilizza fluidi supercritici, che appartengono alla categoria dei solventi verdi, eco-efficienti, non tossici per l’uomo, perché non lasciano residui nocivi negli estratti, né dannosi per l’ambiente. «I fluidi supercritici – ha spiegato Carla Da Porto, responsabile dell’impianto e coordinatore scientifico del progetto Ager - sono una valida alternativa all’uso dei solventi organici, noti per cancerogenicità, tossicità ed emissione nell’ambiente di composti organici volatili (voc) e, non ultimo, per le onerose e complesse operazioni di smaltimento che richiedono dopo l’uso. L’anidride carbonica è il fluido supercritico più utilizzato in quanto raggiunge le condizioni critiche facilmente, è economica, sicura, non danneggia lo strato di ozono, non contamina prodotti e ambiente ed è riciclabile dopo il recupero dell’estratto». In particolare, «l’applicazione dei fluidi supercritici ai sottoprodotti dell’industria agro-alimentare – dice Da Porto - costituisce il primo passo per attivare la filosofia della bio-raffineria, ossia della trasformazione sostenibile di biomasse in una ampia gamma di bio-prodotti (alimenti, mangimi, prodotti chimici, materiali) e di bioenergia».
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 4 marzo 2013

 

 

Foreste e cambiamenti climatici - SALA BARONCINI
“Foreste e cambiamenti climatici” alle 17.30 Via Trento 8
Durante l’estate dell’anno scorso la siccità che interessò il Carso provocò la morte di un gran numero di alberi a causa della formazione di emboli gassosi nel sistema vascolare delle piante. Per assorbire l’anidride carbonica necessaria alla fotosintesi gli alberi sono costretti a perdere nell’atmosfera grandi quantità di acqua, che viene sostituita dall’acqua assorbita a livello del terreno e trasportata fino alle foglie attraverso la fittissima rete vascolare. Ma se il suolo diventa arido la tensione cui è sottoposta l’acqua nel sistema vascolare diventa via via più elevata, fino a portare alla rottura della colonna d’acqua nelle “tubature” della pianta. “Foreste e cambiamenti climatici: gli alberi rischiano di morire di sete?” è il titolo dell’incontro che Andrea Nardini terrà alle 17.30 nella sala Baroncini per conto di Italia Nostra, Legambiente, Trafioriepiante e Triestebella.
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 3 marzo 2013

 

 

Nuovo direttivo di Legambiente la Sirocco confermata al vertice
Rafforzare la base associativa, continuare l’impegno sull’urbanistica (in particolare sui nuovi piani regolatori di Trieste e Muggia), proseguire la battaglia contro il progetto del rigassificatore di GasNatural e contro la Tav sul Carso, valorizzando anche la collaborazione con altre associazioni. Queste le linee guida per l’attività del circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, decise dall’assemblea svoltasi nei giorni scorsi. Dopo l’approvazione del bilancio l’assemblea ha eletto il nuovo Direttivo del circolo, che rimarrà in carica per i prossimi tre anni ed è composto da: Lucia Sirocco (confermata presidente), Oscar Garcia Murga (vicepresidente), Ettore Calandra (segretario), Tiziana Cimolino e Paolo Calandra.
 

 

«Discarica di inerti alle porte della Val Rosandra»
«Come si fa a parlare al rifugio Premuda di migliore qualità della vita e di turismo consapevole senza chiedersi com'è possibile che la Provincia di Trieste ed il Comune di San Dorligo della Valle abbiamo deciso di autorizzare, alle porte della Riserva naturale regionale della Val Rosandra in località Sant'Antonio in Bosco, la realizzazione di un impianto di recupero di rifiuti inerti non pericolosi per una capacità annuale di 100mila tonnellate, pari a 66.670 mq destinati alla commercializzazione, per un transito gionaliero di 13 autotreni da 20 tonnellate. Attività in contrasto con il Prgc e le norme tecniche di attuazione che subordinano la zona interessata all'approvazione di un Prpc». Se lo chiede provocatoriamente Boris Gombac, capogruppo della lista di opposizione “Uniti nelle tradizioni” riferendosi alla recente visita del presidente della commissione ambiente del comune di Duino Aurisina, “che avrebbe dovuto indirizzare la sua sensibilità ambientalista per prevenire l’ennesima violenza su un fazzoletto di terra delimitato entro i confini del comune di San Dorligo”. «Maurizio Rozza - scrive Gombac in una nota - avrebbe potuto informarsi, prima di venir in trasferta in Val Rosandra, dal suo vicesindaco nonchè responsabile per l'urbanistica ed edilizia privata nel Comune di San Dorligo della Valle, Massimo Veronese, se il pensiero di Alexander Langer avesse avuto modo di influire su un diverso utilizzo del territorio per una migliore qualità della vita ed un turismo consapevole, prima che l'inchiesta sulla Val Rosandra assuma aspetti ancor più sconcertanti».
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 2 marzo 2013

 

 

Rosandra, bonifica dell’alveo verso il mare
Tornano le ruspe nel tratto verso la foce intasato da detriti e ramaglie. Nessun pericolo per il parco
SAN DORLIGO DELLA VALLE Le ruspe sono tornate in azione sul Rosandra. Questa volta però la riserva naturale regionale è stata risparmiata. Il Comune di San Dorligo ha infatti assegnato i lavori per il progetto degli interventi di sistemazione e pulizia dei torrenti Rosandra, Sant'Antonio e Dolina. L'intervento costato 800mila euro è stato approvato dalla Regione la quale, poi, ne ha affidato l'esecuzione al Comune con lo strumento della delegazione amministrativa. Con deliberazione della Giunta comunale è stato approvato il progetto esecutivo e sempre a cura del Comune è stata espletata poi la successiva gara d'appalto che ha visto l'assegnazione dei lavori alla Società industriale lavori Sauris (Sils) di Udine. I lavori hanno interessato la parte dei corsi dei torrenti sita vicino la Siot, in zona Mattonaia. Un'opera necessaria e richiesta dai residenti che ora dovrebbe protrarsi sino alla foce del Rosandra passando per Francovec. Contemporaneamente la Regione ha comunicato l'inizio dei lavori che interesseranno oltre al torrente Rosandra, anche il Rio Ospo dal confine di Stato al confine comunale oltre che il tratto terminale di un impluvio demaniale lungo la strada provinciale 23 di Baredi. I lavori poi si estenderanno coinvolgendo anche il torrente Rabuiese e rio San Sebastiano nel Comune di Muggia e potranno avere la durata di un anno, in funzione delle condizioni meteorologiche e logistiche. A seguito degli avveri eventi meteorici del settembre 2010, l'intera valle delle Noghere aveva sofferto di allagamenti e le arginature del Rio Ospo erano state interessate da un'importante onda di piena che ha trasportato ingenti quantità di materiale legnoso, ostruendo pericolosamente le sezioni idrauliche nei tratti di valle, mettendo in pericolo le attività industriali e viabilità presenti. «Preso atto che le strutture arginali del rio Ospo, nonché l'alveo, sono invase dalla vegetazione occludendo in parte la sezione idraulica dello stesso e compromettendo localmente la stabilità strutturale degli argini e delle opere esistenti - spiega la Regione - si ritiene prioritario avviare le operazioni di manutenzione ordinaria con la finalità di garantire l'adeguato livello di sicurezza da possibili tracimazioni delle acque o cedimenti degli argini». Il progetto di manutenzione è stato redatto dal Servizio difesa del suolo della direzione centrale ambiente, energia e politiche per la montagna per l'importo di euro 37 mila 814 euro. I lavori riguarderanno la pulizia degli argini lato fiume dell'alveo con operazioni di taglio e sfalcio pergarantire il buon regime idraulico delle sezioni con l'asporto delle piante vecchie e il ripristino degli degli argini.

Riccardo Tosques
 

 

SEGNALAZIONI - Ambiente - Bonifiche e impresa

È giusto, che i terreni da bonificare sia a Trieste che in provincia per dare spazio ad insediamenti industriali, magari che producano prodotti di nicchia, siano depurati prima possibile. Sono d’accordo con gli ambientalisti che fanno pressing verso il ministero dell’Ambiente affinchè risolva questo annoso problema. Ma, se non ci sono i soldi necessari per risolverlo e gli imprenditori vogliono insediarsi, e devono magari pagarsi la bonifica del terreno che vogliono occupare. A questo punto, preferiscono emigrare insediando le loro aziende all’estero (Slovenia – Austria ecc. ecc.) dove oltre i ben noti benefici fiscali non esiste il problema delle bonifiche. Ci sono nelle nostre zone, aree dove c’erano insediamenti industriali che hanno prodotto per più di 50 anni inquinando sicuramente fino al” centro della terra”, che nemmeno con la più fervida fantasia di Julies Verne con le sue macchine fantastiche, in un viaggio verso la massima profondità della terra, non troverebbe la zona dove il terreno non è inquinato. Se, questo insistere a voler giustamente bonificare a tutti i costi e i soldi non ci sono, e i lavori non si faranno forse mai , continueremo a perdere imprenditori, lavoro e occupazione. Una mia “personale considerazione”, per porre fine a questo annoso problema è di cementare tombando quelle aree, forse con una minor spesa e tempi più rapidi. Fare le cose semplici è complicato meglio farle difficili così non le fai più.

Piero Robba

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 1 marzo 2013

 

 

Adriatico e Ionio, insieme due eccellenze da Unesco - EVENTI»IL FORUM INTERNAZIONALE
Si apre domani alla Marittima la Biennale Habitat, che punta alla valorizzazione delle aree. In programma anche la Scuola di cucina e laboratori per i più piccoli
L’olio extravergine d’oliva inteso come “Filo d’oro della pace tra le culture adriatiche e ioniche del Mediterraneo” sarà il tema portante del VII Forum della Biennale Habitat, manifestazione internazionale itinerante per lo sviluppo economico sostenibile, la tutela e la valorizzazione dei territori della Macroregione adriatico-ionica con lo scopo di ottenere il riconoscimento per Adriatico e Ionio di patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, che si terrà domani alle 10 alla Marittima nell’ambito di “Olio Capitale”. All’incontro su “Extravergine: qualità senza confini”, organizzato in sinergia con Regione e Camera di commercio, interverranno i presidenti di Federparchi Europark, Giampiero Sammuri, e dell’Ilya Chamber of Commerce (Grecia), Konstantinos Nikoloutsos assieme ad altri esperti di vari Paesi dell’Adriatico. Dopo i saluti del presidente camerale, Antonio Paoletti, è previsto un confronto sui diversi aspetti della cultura dell’olio extravergine: salute, tecnologie ecosostenibili, agricoltura e tutela del paesaggio e delle aree protette, mercati d’oltreoceano. Ci sarà spazio pure per l’arte: Fedele Boffoli presenterà la clip poetica “Chronos” dedicata all’immortalità dell’anima e realizzata con immagini di ulivi antichi. «L’obiettivo – rivela la presidente di Biennale Habitat, Annika Patregnani - è la valorizzazione del “sistema Adriatico-Ionico”. La sua conoscenza verrà messa in rete con la prospettiva di realizzare un network delle eccellenze dei territori». Tra gli eventi collaterali si segnala la Scuola di cucina dove ai fornelli si susseguiranno noti chef di importanti ristoranti che, utilizzando gli extravergini presenti all’evento, terranno lezioni di cucina per il pubblico proponendo piatti che spazieranno tra le cucine moderna, antica e tradizionale. In cabina di regia, la Federazione italiana cuochi presieduta da Emilio Cuk (l’elenco completo degli eventi è sul sito www.oliocapitale.it). Sabato e domenica dalle 16 alle 17, per avvicinare i bimbi al mondo dell’olivo e dell’olio, si terrà l’iniziativa “Pianta il tuo olivo, crescerà con te”. Assistiti da un agronomo che spiegherà loro le caratteristiche dell’olivo, saranno i piccoli partecipanti under 12 a piantare un piccolo albero messo a disposizione dal Vivaio Trevisan in un vasetto che potranno portarsi a casa. L’Oil bar oggi, domani e domenica dalle 17 alle 19 con registrazioni in reception ospiterà “Impariamo l’arte dell’assaggio”, mini corsi di degustazione guidate con le spiegazioni degli assaggiatori dell’Ascoe.
Gianfranco Terzoli

 

 

San Dorligo, conferenza a difesa dei rospi
SAN DORLIGO DELLA VALLE Rane e rospi: come proteggerli. Il comune di San Dorligo della Valle, in qualità di Ente gestore della Riserva regionale naturale della Val Rosandra, in collaborazione con l’associazione tutori stagni e zone umide del Friuli Venezia Giulia, organizza per oggi, ore 18, una conferenza sul tema “Dolina e i suoi anfibi, scegliamo di proteggerli”, nel Centro Visite della Riserva Naturale della Val Rosandra a Bagnoli della Rosandra . Ogni anno tra febbraio e marzo, nelle campagne fra Dolina e Caresana, inizia la migrazione per migliaia di rospi e rane che si dirigono verso gli stagni a deporre le uova. «È un segno che alimenta ottimismo e speranza, significa infatti che questo piccolo territorio mantiene intatto il suo valore naturale» spiegano gli organizzatori. Purtroppo queste antiche rotte migratorie sono ormai interrotte da strade asfaltate e il traffico automobilistico causa ogni anno delle vere e proprie stragi di questi utili preziosi animali. Soprattutto durante quelle 3-4 ore che seguono il crepuscolo (fra le 18 e le 22) nelle sere umide o piovose, gli automobilisti che transitano su queste strade possono schiacciare in pochi minuti anche centinaia di animali che percorrono la carreggiata.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 28 febbraio 2013

 

 

«Ferriera, prima l’alternativa poi la chiusura»
Messe a punto in un incontro lavoratori-istituzioni le richieste da fare lunedì al commissario Nardi
«La chiusura della Ferriera di Servola va differita, attuata per comparti e comunque dopo che saranno pronte le alternative per la rioccupazione dei lavoratori». È quanto sindacalisti e rappresentanti delle istituzioni chiederanno al commissario straordinario della Lucchini Piero Nardi all’incontro previsto per le 17.30 di lunedì in Prefettura. Il piano industriale di Nardi sarà pronto a giugno, ma Francesco Semino, direttore degli Affari societari e generali di Lucchini ha anticipato quello che per la gestione commissariale sembra un assunto imprescindibile: vendita dei siti produttivi di Piombino, Lecco e Condove e chiusura di quello di Trieste. Chiusura sentenziata oltretutto, con il 2015 come termine massimo, dalle stesse istituzioni locali. Decine ieri in piazza Unità le braccia alzate dei lavoratori della Ferriera che chiedevano al Consiglio di fabbrica di partecipare al summit preparatorio in Prefettura al quale sono stati ammessi in quindici soltanto e dal quale sono stati esclusi per motivi non specificati gli stessi giornalisti. «La Regione non ha mai parlato di una chiusura tout court né intende accettarla - ha affermato l’assessore Sandra Savino eletta lunedì in Parlamento - stiamo preparando un accordo di programma per la riconversione ma è necessario negoziarlo con il governo che deve anche emanare il decreto che inserisce Servola tra le aree di crisi industriale complessa il che ci aprirà la strada a finanziamenti, incentivi e ammortizzatori. Non abbiamo tempo da perdere per cui è indispensabile che sia il governo uscente a convocare a Roma i Tavoli sulla Lucchini e sul Caso Trieste che aveva già promesso per metà febbraio.» «É necessario che ora le istituzioni facciano pressing corale sul governo affinché il decreto venga varato immediatamente», ha aggiunto Antonio Rodà, segretario provinciale Uilm. Perlomeno all’incontro di ieri le istituzioni hanno risposto coralmente: il Comune con il sindaco Roberto Cosolini, l’assessore Fabio Omero e il consulente Francesco Rosato, la Provincia con la presidente Maria Teresa Bassa Poropat e l’assessore Adele Pino, la Regione con la stessa Savino e la dirigente Maria Pia Turinetti, Confindustria, Autorità portuale e Ezit. Alla fine è spettato a Franco Palman (Uilm) relazionare ai lavoratori su quanto accaduto tentando di tenerli buoni almeno fino a lunedì. «La chiusura dovrà avvenire contestualmente alla riconversione - ha detto Palman - e fino all’ultimo dovranno essere salvaguardati in azienda i livelli di sicurezza.»

(s.m.)
 

SEGNALAZIONI -  Ferriera/1 - L’ambiente e la finanza

Di quale consulente ha bisogno il Comune di Trieste per affrontare sul serio il problema della Ferriera di Servola? Un problema, è bene ricordare, in primo luogo ambientale e sanitario: per i gravissimi fenomeni di inquinamento, da benzo(a)pirene, Pm10, diossine rilevati da anni e sempre negati dai dirigenti della Ferriera e della Lucchini; e per i danni sanitari che l’inquinamento produce non soltanto agli abitanti del rione circostante, ma all’intera città e agli altri centri, Muggia in primis. Sembrerebbe ovvio, in un Paese normale e in una città normale, per un Comune affrontare la questione partendo da questo. Invece, la determina del dirigente comunale, con la quale è stata affidata una consulenza a Francesco Rosato “per la valutazione e studio dell’insediamento industriale nell’area Ferriera di Servola”, non menziona alcun aspetto ambientale o sanitario. Secondo la convenzione allegata alla determina, infatti, si dovrebbe analizzare: la riqualificazione economica dell’area della Ferriera; le caratteristiche e i profili del personale impiegato per la riqualificazione e l’aggiornamento tecnico dello stesso; i possibili investimenti alternativi alla siderurgia; lo sviluppo di attività imprenditoriali connesse ad attività logistiche portuali; i possibili investitori nazionali o internazionali interessati all’area della Ferriera; i possibili programmi di parternariato pubblico-privato. Ci saremmo aspettati da questa amministrazione che l’incarico puntasse sulla salvaguardia dell’occupazione e sull’individuazione di attività compatibili con l’ambiente, invece le competenze che vengono richieste al consulente sono sostanzialmente di tipo imprenditoriale-finanziario, omettendo gravemente qualsiasi riferimento ai contenuti di tipo ambientale, anche se è verosimile il prescelto conosca perfettamente il tipo e la quantità delle emissioni inquinanti dell’impianto, essendone stato responsabile diretto per lungo tempo. Pensiamo che proprio dalla soluzione delle questioni ambientali bisognerebbe partire per risolvere finalmente il problema di questo stabilimento obsoleto e insostenibile da ogni punto di vista. La questione delle emissioni, ma ancora di più quella della bonifica del sito in cui la Ferriera sorge (e senza la quale - ricordiamolo - nessun’altra attività industriale o logistica potrà mai essere insediata), dovrebbero avere lo stesso spazio all’interno di un disciplinare d’incarico che vuole restituire ai cittadini un pezzo del loro passato industriale. Legambiente non può infine dimenticare che già in passato un consulente fu ingaggiato dal Comune (sindaco Riccardo Illy) per occuparsi del futuro produttivo della Ferriera, senza produrre - lo stiamo vivendo - alcun risultato, tant’è che lo stabilimento inquina come prima. Si trattava di Giovanni Gambardella, già amministratore delegato dell’Ilva di Taranto...

Lucia Sirocco - Presidente circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste
 

SEGNALAZIONI -  Ferriera/2 - Troppe idee, nessuna strategia

Mai come in queste ore sentiamo forte il dovere morale, personale e umano, di rivolgere (non solo a parole) il massimo della solidarietà alle maestranze tutte, alle loro famiglie, impegnate nella tortuosa e indecifrabile vicenda relativa alla Ferriera di Servola. Da mesi più di mille famiglie vivono nella totale incertezza, incandescente situazione quotidiana priva di qualsiasi prospettiva futura. Su tale tema la città è completamente spaccata in varie fazioni, orientata su varie opzioni, nessuna visione concreta (leggesi uno straccio minimo di programma concreto e immediato) nel breve, medio termine. Un appello forte, a tutti coloro i quali da oggi in poi rappresenteranno le massime istituzioni parlamentari: fate presto e bene, ovvero sappiate far massa critica, squadra coesa, abbiate la lungimiranza di dare a questo importante settore industriale cittadino una parvenza di futuro operativo per tutte le maestranze. Se corrispondesse al vero che - a chiusura della Ferriera - Servola tornerà a respirare, altrettanto è vero che, senza una prospettiva concreta relativa al futuro, Trieste soffocherà in maniera drammatica senza avere la possibilità di dare risposte concrete a questa forza lavoro massiccia. Troppe valigie in partenza alla ricerca di opportunità di lavoro vero, pochi posti di lavoro vero in arrivo. Ci stiamo davvero rendendo conto di dove stiamo andando a parare? Non è azzardato dire, in questo caso, “gradita risposta”.

Fulvio Chenda

 

 

Muggia, tornano le ruspe nel bosco dell’Arciduca
I lavori ordinati dalla Regione erano stati sospesi dopo le proteste della gente Il Comune: opera da terminare per la sicurezza, ma senza più danni ambientali
MUGGIA Massima sicurezza, minima invasività. Sarà questo il leit motiv dell'intervento di manutenzione nel bosco dell’Arciduca, lavori sospesi nel giugno dell'anno scorso in seguito alle proteste di residenti e ambientalisti. «I lavori necessitano ora di essere conclusi, non solo in vista della bella stagione e del rischio incendi ma anche nel rispetto delle esigenze dei vegetali e dell'habitat» spiega il Municipio. A meno di imprevisti le ruspe torneranno in azione entro il mese di marzo. Per prevenire gli incendi e limitarne i danni la Regione aveva predisposto nel 2012 un piano di risistemazione delle piste forestali regionali. Nel piano di difesa del patrimonio forestale dagli incendi si evidenzia che “ai fini dell'attuazione del Piano, si considerano opere e mezzi per la prevenzione ed estinzione degli incendi boschivi, la formazione di viali tagliafuoco e la costruzione di piste e sentieri per l' accesso e l' attraversamento delle zone boscate, nonché il loro miglioramento e manutenzione”. I viali tagliafuoco sono considerati dunque opere di prevenzione molto importanti per contenere gli incendi e rientrano in un piano generale regionale che prevede l’intervento urgente di Protezione civile per la sistemazione e l’adeguamento funzionale di piste forestali esistenti sul territorio di Muggia a salvaguardia della pubblica incolumità. La zona del Bosco dell’Arciduca rientra nelle zone previste dal Piano e, in tal senso, sarà oggetto di un intervento di manutenzione con particolare interessa per “lavori di ripristino e adeguamento funzionale ai fini antincendio della viabilità forestale”. A tale proposito si è svolto un incontro tra l’assessore alla Protezione civile Giorgio Kosic, il funzionario del Corpo forestale-Ispettorato agricoltura e foreste Gorizia-Trieste Valter De Monte, il reggente della sottosezione di Muggia del Cai-Società alpina delle Giulie Luciano Comelli e il coordinatore della squadra di Protezione Civile di Muggia Fabrizio Braico. In considerazione della valenza paesaggistica dell’area del Bosco dell'Arciduca si è concordato per un’azione che limiti gli interventi al minimo possibile compatibilmente con la sicurezza. L’intervento prevede, quindi, il ripristino della carreggiata col taglio della vegetazione (rami, sterpaglie, rovi ed erbe infestanti) per permettere interventi veloci e in condizioni di sicurezza di tutta l’area in caso di incendio. In questo scenario, grande disponibilità è stata quella dimostrata dalla squadra di Protezione Civile del Comune di Muggia, che si è offerta di prendersi cura del frequente sfalcio dei viali tagliafuoco nel loro margine esterno in modo da garantire lo stesso obiettivo riducendo, però, al minimo l’intervento di potatura. «Grazie al confronto tra i vari portatori di interesse che gravitano sull'area si è raggiunto come risultato un intervento che coniugherà salvaguardia del territorio, sicurezza e minima invasività - ha commentato l’assessore alla Protezione civile Giorgio Kosic -. Di questo non posso che ringraziare la disponibilità dei funzionari regionali e l'attaccamento alla tutela del territorio naturale muggesano di un'associazione quale la sezione Cai di Muggia e della squadra comunale di Protezione Civile e Aib».
Riccardo Tosques

 

 

Assemblea dei soci - Nuovo direttivo di CamminaTrieste

L’assemblea dei soci di CamminaTrieste ha confermato Margherita Hack presidente onorario dell’Associazione. Alla presidenza - si legge in una nota - è stato eletto Sergio Tremul, vicepresidenti sono stati nominati Luigi Bianchi ed Elisabetta Flego, amministratore Giovanni Macuglia. Nel direttivo Teresa Catalano, Daniele Furlan, Carlo Genzo, Renato Kneipp, Maria Glavina, Erica Sancin, Fabio Venturin.

 

 

Presentazione rivista konrad

Alle 18 allo sportello ambiente di via 30 Ottobre 8/A, presentazione pubblica del numero di febbraio di Konrad, nota rivista ambientalista. Nello stesso sportello si possono ancora ritirare i formulari per la raccolta firme sulla petizione popolare contro il rigassificatore, denominata “Trieste dice no al rigassificatore”. Verranno anche discusse le iniziative da intraprendere prossimamente in città su questo argomento. L’invito è divulgato dal Coordinamento “Cittadini e associazioni in rete Trieste dice no al rigassificatore” e da altre associazioni. Info: e-mail triestedicenoalrigassificatore@hotmail.it.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - MERCOLEDI', 27 febbraio 2013

 

 

Hub del gas, approvato il gasdotto Grecia-Albania-Italia
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al disegno di legge sulla ratifica dell’accordo Albania-Grecia-Italia del 13 febbraio, relativo al gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP). Il tubo, lungo circa 800 chilometri tra parte terrestre e marina, dovrebbe portare 10 miliardi di metri cubi l’anno di gas estratto in Azerbaigian. In teoria già a partire dal 2017.
Si tratta di un gasdotto quasi gemello, ma rivale, del collegamento ITGI (Interconnettore Turchia-Grecia-Italia). Con l’altro gasdotto il TAP non condivide solo una buona parte del tragitto (ITGI scavalca l’Albania, TAP no) e la portata di gas che è identica, ma anche i problemi.
Se il TAP dovrebbe avere come punto d’arrivo italiano la spiaggia di San Foca, in provincia di Lecce, l’ITGI dovrebbe arrivare nel golfo di Otranto, a pochi chilometri di distanza. In entrambi i casi, quindi, il gas entra in Italia dalla Puglia e viene immesso nella rete Snam e, in vista di entrambi i progetti, Snam aveva progettato il potenziamento della Rete Adriatica.
Ma la Rete Adriatica ha appena subito lo stop della Conferenza dei Servizi della Regione Abruzzo, che ha negato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) alla centrale di compressione del gas di Sulmona.
Vinca il TAP o vinca l’ITGI (quest’ultimo, tra l’altro, usufruisce di svariate decine di milioni di euro in contributi europei), il gas che arriverebbe in Italia non avrebbe dove andare. Alla faccia dell’hub del gas previsto dalla Strategia Energetica Nazionale del Governo Monti.
Ma c’è anche un altra recente novità nel panorama energetico, questa volta europeo, che rischia di far diventare il TAP assolutamente inutile: oltre all’inaugurazione del gasdotto Nord Stream (linea diretta del gas tra Russia e Germania, scavalcando Polonia e Ucraina), c’è la recente apertura della Germania allo shale gas.
Che segue a ruota l’altra apertura, da parte dell’Inghilterra, e i seri dubbi francesi sul fracking del gas di scisto. Nella presentazione sintetica del TAP, infatti, leggiamo che
È improbabile che il gas da scisti bituminosi diventi una delle principali fonti di energia in Europa nel prossimo futuro; l’unico modo di ottenere una fonte di approvvigionamento sicura e diversificata è il trasporto del gas mediante gasdotto da zone di produzione a media distanza come dal mar Caspio e poi da regioni ancora più lontane, come il Medio Oriente.
Ora, se Inghilterra, Germania e (forse) Francia aprono le porte allo shale gas l’UE sarà inondata di metano che ridurrà drasticamente la necessità di ricorrere all’importazione dall’estero. Ancor di più, anche se dovesse restare tutto in Italia il gas azero servirebbe a poco. Sempre dalla presentazione del TAP leggiamo che:
Due degli azionisti TAP – EGL e E.ON Ruhrgas – hanno investimenti significativi nella generazione di energia alimentata a gas in Italia. Per E.ON Italia, che al momento ha nel paese 1.400 dipendenti e vanta una capacità di generazione di 5,9 GW, il gasdotto rappresenta la possibilità di espandersi e offrire tariffe per gas ed elettricità più concorrenziali.
Nel contempo, gli impianti all’avanguardia a ciclo combinato di EGL Italia, che già forniscono 1.778 MW di elettricità in Italia, consentiranno all’azienda di avvantaggiarsi dell’intera catena produttiva.
Il problema, però, è che nel 2012 la quota del termoelettrico nel mix energetico nazionale è scesa del 6% a causa della crisi economica e, soprattutto, della concorrenza delle rinnovabili. Eolico e fotovoltaico in primis.
Ancor di più: se già così come siamo il gas in più non serve, se non abbiamo speranze di venderlo all’estero, si aggiunga anche il fatto che nella Strategia Energetica Nazionale di Corrado Passera si auspica il passaggio del gas estratto in Italia dall’attuale 10% al 14-15%.
Altro gas, quindi, che non serve a nulla. Vero è che la crisi prima o poi finirà e i consumi risaliranno di un po’, ma se un Governo mette nella stessa Strategia Energetica Nazionale due gasdotti gemelli e l’aumento delle estrazioni nazionali ci sono solo due possibili spiegazioni.
O non sa fare i conti, o il vero business non è il gas in sé ma l’infrastruttura, la grande opera: tubi da una parte e siti di stoccaggio dall’altra.

Peppe Croce - Fonte: Euractiv, TAP

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 27 febbraio 2013

 

 

Blitz degli operai della Ferriera alle Torri - MANIFESTAZIONE E OCCUPAZIONE SIMBOLICA
Protesta di un centinaio di dipendenti contro la chiusura, poi sono rientrati a Servola
Un’assemblea arrabbiata, la proclamazione seduta stante di un’ora di sciopero e la discesa in strada per bloccare a scopo dimostrativo il traffico davanti al centro commerciale delle Torri d’Europa prima di far ritorno all’interno dello stabilimento. Così nel primo pomeriggio di ieri gli operai della Ferriera di Servola hanno scaldato i muscoli «per quelle che saranno le plateali dimostrazioni dei prossimi giorni in cui la città imparerà a conoscerci», per usare le parole di Franco Palman, rappresentante di fabbrica e componente della segreteria provinciale della Uilm. «Ormai dentro la fabbrica la pazienza ha superato il limite - ha precisato il sindacalista - anche perché la questione della sicurezza è diventata estremamente delicata dal momento che la Lucchini non investe più nemmeno in questo settore». I dipendenti lo hanno nuovamente fatto rilevare ieri al direttore Giuseppe Bonacina durante un’occupazione simbolica della direzione. Piero Nardi, il commissario straordinario del Gruppo Lucchini incaricato dal governo ha frattanto confermato la propria presenza a Trieste per lunedì 4 marzo giornata in cui incontrerà alle 17.30 in Prefettura i rappresentanti dei lavoratori. Già stamattina alle 11 nel Palazzo del governo di piazza Unità sindacalisti e membri del consiglio di fabbrica avranno un nuovo confronto con i rappresentanti delle istituzioni locali: Regione, Provincia e Comune che gli operai accusano di non aver concluso nulla per la riconversione della Ferriera e il riassorbimento al lavoro dei dipendenti. Secondo quanto ha ribadito nei giorni scorsi il direttore degli affari societari e generali di Lucchini, Francesco Semino, il piano industriale del commissario che sarà pronto a giugno prevederà la vendita dei siti produttivi di Piombino, Lecco e Condove e invece la chiusura di Servola. L’incontro di oggi è stato indetto dal prefetto Francesca Adelaide Garufi che aveva già ricevuto i lavoratori nei giorni scorsi. La Regione doveva predisporre una bozza di Accordo di programma per la riconversione entro marzo. Lunedì però l’assessore regionale a Programmazione e finanze Sandra Savino che presiedeva l’apposito Tavolo è stata eletta deputato per conto del Pdl.

(s.m.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 26 febbraio 2013

 

 

Il Comune insiste e punta su “Ortinsieme”
Trieste fa un altro passo avanti nel processo innovativo di valorizzazione dei luoghi urbani verdi, contro il degrado e per la loro tutela: dopo il progetto sugli orti urbani “Urbi et Horti”, il Comune amplia il raggio d’azione e sostiene “Ortinsieme”, per confermarsi “città della qualità ambientale”. Il nuovo progetto si inserisce nell’ambito del Piano di zona 2013/2014 che prevede interventi di promozione della salute e di prevenzione della disabilità dell’anziano. “Ortinsieme” sarà presentato dall’associazione Bioest alla Regione per la richiesta di finanziamento. Da rilevare che, dopo la pubblicazione sul sito della Rete civica del Comune del portale www.orti.trieste.it (che contiene tutte le informazioni utili a diffondere la conoscenza e la condivisione delle iniziative in atto), ha preso il via un intenso programma di seminari pubblici sul tema dell’orticoltura/orticultura urbana per vivere nuove esperienze di condivisione e collaborazione, organizzati in collaborazione tra diversi servizi del Comune di Trieste, il progetto Urbi et Horti, Bioest, Aiab e altre associazioni. Gli incontri sono tenuti da esperti che raccontano come organizzare e come gestire piccoli orti biologici nel rispetto dell’ambiente e della natura, attraverso varie attività che si svolgono in diverse sedi (sala Millo, a Muggia; e a Trieste, all’auditorium della scuola Morpurgo; sala Villas del comprensorio ex Opp; sala incontri del museo di Storia naturale; Orto botanico, in via Marchesetti). Il calendario degli incontri è pubblicato sul sito www.ortitrieste.it.
 

 

«Valle Cavarera, Zamparini non ha il diritto di costruire»
Legambiente fa riferimento a una recente sentenza del Consiglio di Stato: «L’area interessata del progetto urbanistico non è a vocazione residenziale»
GRADO «Non esistono “diritti edificatori”, né “vocazioni edificatorie” di suoli non ancora edificati. Lo stabilisce una recente sentenza del Consiglio di Stato». Lo afferma Legambiente Fvg a seguito della delibera della giunta comunale di Grado che ha dichiarato conclusa la fase di consultazione relativa alla procedura di valutazione ambientale strategica (Vas) per Valle Cavarera riguardante il progetto “Vivere in laguna” del gruppo Zamparini. Legambiente spiega che la sentenza 6656/2012 del Consiglio di Stato «ribadisce che non sussiste alcun diritto a edificare su terreni ancora privi di urbanizzazioni facendo riferimento a interpretazioni delle leggi vigenti che, ignorate da tecnici e amministratori piegati al volere di imprenditori senza scrupoli, hanno contribuito al pesante e ingiustificato consumo di suolo». La presa di posizione è conseguente a quanto deciso dal Comune di Monteroni di Lecce, che nel nuovo Piano regolatore ha destinato a verde privato un’area precedentemente destinata a zona di completamento. Il proprietario del terreno ha fatto ricorso al Tar, che lo ha la ha respinto. S’è appellato quindi al Consiglio di Stato, che ha confermato la sentenza del Tar. «Un’analogia che ben si adatta alla situazione di Grado – dice Legambiente - dove aleggia il progetto “Zamparini city” che, se realizzato, riverserà sull’Isola un milione di metri cubi di cemento. Anche qui non c’è alcun diritto acquisito a edificare». Legambiente ricorda che nel convegno di Liber@ nell’ottobre 2011 aveva indicato la possibilità per il Comune di Grado di stabilire le direttive per un nuovo piano regolatore con effetto di salvaguardia sulle aree coinvolte e l’adozione dello strumento urbanistico conseguente. «Certo se, come accaduto a novembre 2011, il sindaco viene scoperto a recarsi a cena da Zamparini, che ha enormi interessi economici a Grado, ci sono poche speranze - affermano gli ambientalisti - che l’amministrazione possa essere disposta almeno a studiare questa via». Legambiente ricorda la denuncia presentata alla Commissione delle Comunità europee per una possibile infrazione del diritto comunitario, relativamente al fatto che la Variante 15, gestita con rapidità inconsueta dall’allora commissario straordinario Blarasin, sia stata dichiarata non sostanziale, per evitare che già in quella fase fosse attivata una procedura di Vas che avrebbe dovuto avviare una verifica completa e un dibattito pubblico. Gli ambientalisti riassumendo i problemi dell’«inutile e dannoso progetto» stigmatizzano l'esistenza di «un percorso amministrativo di dubbia correttezza».
Antonio Boemo

 

 

Speculazione conto vs finanza etica
Alle 18, alla sala conferenze del centro servizi volontariato, in galleria Fenice 2 (III piano), l’Accri organizza un incontro aperto al pubblico sul tema “Speculazione finanziaria versus finanza etica”. L’incontro, che tratta un tema di scottante attualità, sarà condotto da Alice Pesiri, di Banca Etica.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 25 febbraio 2013

 

 

Rigassificatore, ma perché a Rotterdam si può e qui no? - l’intervento di GIANFRANCO BADINA
Non so se rattristarmi o inorgoglirmi per le bordate inviatemi. Nonostante avessi fatto presente che nei riguardi del rigassificatore non fossi né favorevole né contrario e che, con il mio intervento volevo solamente confutare la tesi che la presenza di navi metaniere potessero ostacolare il traffico attuale o futuro del porto di Trieste, non sono stato capito. Sono rimasto amareggiato dalla tecnica messa in atto, per screditarmi, da Carlo Franzosini, Daniela Mosetti e Livio Sirovich. È un sistema usato normalmente dai politici e consiste nell’estrarre una frase da un contesto molto più lungo che spesso può apparire in contrasto con l’idea di base del costrutto. Nel mio caso è stata usata una frase tratta da un lungo ed articolato intervento, apparso in altra sede, che quindi i lettori del Piccolo non conoscono e non possono giudicare. Lo scenario raffigurava una nave metaniera, integra, che doveva abbandonare gli ormeggi per non essere coinvolta in un incidente avvenuto negli impianti a terra. Quindi nessuna perdita o pericolo di incendio a bordo. Dopo aver preso in esame tutta una serie di possibilità si accennava alla decisione estrema, in mancanza di altre alternative, di un incaglio volontario. Su tutti i trattati di navigazione è riportata la possibilità di tale manovra onde evitare una situazione di pericolo quasi certo e grave. Quindi nessuna nave in fiamme davanti a Muggia, per avvicinarsi alla quale bisogna invece dirige verso il canale delle petroliere. Complimenti! Agli stessi ricordo che la misurazione di una distanza può differire se non sono identici i punti di partenza e di arrivo. Nel caso in questione il punto di partenza è il centro di Hook of Holland, il Museo Atlantik e gli insediamenti a lui prossimi, o altro? Quello di arrivo è l’ormeggio 1, quello 2, i depositi a terra, o la nave in evoluzione davanti all’ormeggio? Sono stato accusato di non conoscere le distanze di sicurezza. È stato affermato che le normative internazionali impongono una distanza di rispetto di 3 miglia dalle navi gasiere e quindi la presenza di una metaniera nel Vallone di Muggia avrebbe bloccato totalmente il porto di Trieste per tutta la durata della permanenza della suddetta unità al terminale Gnl. Ora apprendo con soddisfazione che è dato per scontato che nel Beerkanaal di Rotterdam decine di navi transitano ogni giorno a poche centinaia di metri dal terminal di quel rigassificatore. A Trieste sono rare le navi che transitano all’altezza di Zaule e potrebbero in ogni caso, mantenere una opportuna distanza di sicurezza. Nella stessa segnalazione si afferma che le navi gasiere all’ormeggio presso il terminal “mantenengono una via di fuga diretta e rapida verso il mare aperto”. In realtà non è affatto così. Dopo aver abbandonato il Kleine Beerkanaal la metaniera deve percorrere le 6 miglia del canale compreso tra la diga foranea NoorderHoolfd e la costa fino al fanale Lage Vuurtoren Maasmond (dove transita tutto il traffico in arrivo e in partenza da Rotterdam). A questo punto ha raggiunto il Mare del Nord che però é poco profondo in prossimità della costa quindi deve procedere per altre 6 miglia lungo il Maasgeul fino alla Maas Centre Light Buoy e a da qui imboccare l’Eurogeul, lungo 25 miglia, e percorrerlo almeno in parte. Credo proprio che la situazione a Trieste sia migliore. In conclusione, quale era il risultato da verificare? Riesce il porto di Rotterdam a conciliare la presenza delle navi gasiere con il suo enorme traffico marittimo? I dati dicono di sì. E allora perché ciò non sarebbe possibile a Trieste in presenza di un traffico centinaia di volte meno intenso e più defilato? Se poi gli esempi di Rotterdam e della baia di Tokio non sono adeguati possiamo prendere in esame quello di Boston dove le navi metaniere transitano lungo il fiume Mystic a poche centinaia di metri dall’Aereoporto Logan e dai palazzi del centro città fino all’ormeggio di Everett posto a poco più di 600 metri dal quartiere di Charlestown. Per terminare vorrei porre una domande agli esperti: cosa può capitare agli abitanti dei rioni popolari di via Flavia e via Capodistria in caso di un incidente al possibile rigassificatore di Zaule? Io penso di saperlo perché quando ero imbarcato sulle gasiere, molti anni fa, facevamo degli esperimenti per conto della Chevron rilasciando in mare quantità sempre crescenti di metano liquido per registrarne gli effetti, ma desidererei una spiegazione scientifica.
 

 

 

 

IL SOLE 24 ORE - DOMENICA, 24 febbraio 2013

 

 

RIGASSIFICATORE - Trieste aspetta il "verdetto"

Sono gli ultimi giorni di attesa per la complessa vicenda del rigassificatore di Zaule, nel porto di Trieste, iniziata nel 2004 con la presentazione al ministero delle Attività produttive dell'istanza di avvio dell'iter autorizzativo. Il progetto dalla multinazionale spagnola Gas Natural prevede un investimento a capitale privato superiore ai 500 milioni per la costruzione di un terminale destinato a ricevere gas naturale liquefatto che, riportato allo stato gassoso, verrebbe immesso nella rete nazionale.

Il procedimento di Via, valutazione di impatto ambientale, si è concluso nel 2009 e a fine 2012 è arrivata l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale. Poi l'empasse con la richiesta di supplemento istruttorio firmata dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini, mentre il Mise ribadiva la strategicità dell'opera. La parola definitiva era attesa per la metà di febbraio, ma ancora non si hanno notizie. Nel frattempo è cresciuta l'opposizione: quella dell'Autorità portuale, per la quale il rigassificatore «non è compatibile con lo scalo triestino, che registra traffici navali movimento merci e passeggeri in continua crescita», ma anche delle associazioni ambientaliste. Alla fine di gennaio – mentre scorrevano i 45 giorni concessi dal ministero per il supplemento di Via – sette consiglieri regionali della circoscrizione triestina hanno rivolto un appello al presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor: «Oggi l'ultimissimo tratto dell'Adriatico è minacciato dal possibile insediamento di un rigassificatore, la cui presenza nuocerebbe pesantemente all'ecosistema marino. Tra Istria e Veneto, dove già il Po scarica il portato della pianura padana, c'è molta meno acqua di quanto si possa pensare...un'area dove esiste già un impianto di rigassificazione, quello di Porto Viro, l'unico in questa parte del Mediterraneo. È al largo, a ciclo aperto, con scarico in mare di acqua gelida e di pesanti quantità di cloroderivati, con schiume che si depositano sulla costa a 17 km di distanza». La Slovenia, dal canto suo, non nasconde l'irritazione: «È dal 2006 che il nostro Paese sta richiamando l'attenzione dell'Italia sugli effetti transfrontalieri negativi dei progetti per i terminali di rigassificazione. La Repubblica di Slovenia è del parere che l'analisi degli effetti che provocherebbe la costruzione del terminale Zaule non abbia raggiunto risultati soddisfacenti e che gli effetti transfrontalieri siano stati minimizzati o trascurati dal punto di vista della sicurezza generale, ambientale, turistico», scrive l'ambasciatore Iztok Mirošic. Entro pochi giorni si saprà se la decisione sarà favorevole o contraria: sullo sfondo resta la paventata richiesta di risarcimento danni da parte di Gas Natural, ma anche il deficit energetico e i costi della bolletta in una regione dove l'approvvigionamento costa in media il 30% in più rispetto al resto dell'Europa.
Barbara Ganz - Il Sole 24 Ore

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 24 febbraio 2013

 

 

Nel Piano traffico “zone 30” a misura di bici - INCONTRO CON L’ASSOCIAZIONE cicloturistica
Aree a velocità limitata e pista ciclabile tra i progetti del Comune discussi con Ulisse-Fiab
Mobilità urbana e uso della bici al centro dell’incontro tenuto tra il Comune - il sindaco Roberto Cosolini, il vicesindaco Fabiana Martini e l’assessore alla pianificazione urbana Elena Marchigiani – e una delegazione dell’associazione Ulisse-Fiab guidata dal presidente Luca Mastropasqua. Cosolini ha sottolineato come il piano del traffico e in generale l’azione del Comune siano volti a incrementare la mobilità sostenibile in città. Molti progetti però sono legati anche al confronto con altri enti. Ad esempio per la pista ciclabile lungo le Rive è in corso da tempo - ha ricordato il sindaco - un confronto con l’Autorità portuale. All’esame della Soprintendenza invece il progetto che il Comune ha redatto per collocare stalli per biciclette. Già questi primi provvedimenti assieme all’avvio del “bike sharing” (bici a noleggio) dovrebbero consentire di raggiungere a breve il primo dei traguardi fissati dall’associazione di utenti della bicicletta e fatto proprio dalla Giunta, quello cioè di «incrementare almeno del 5% annuo gli spostamenti urbani in bicicletta nei giorni feriali». Marchigiani ha ribadito di volere inserire nel Piano del traffico alcune aree a velocità massima per le auto di 30 km/h, in attuazione della campagna “Salvaiciclisti” cui il Comune ha aderito, in particolare all’interno dei “borghi storici” Teresiano e Giuseppino oltre che in alcuni specifici punti di rioni e periferie. Marchigiani ha accolto anche la proposta di redigere ogni anno un documento pubblico sullo “stato d’avanzamento” delle iniziative per il progressivo ampliamento della viabilità ciclabile, rilanciandola nella chiave di un periodico monitoraggio sulla viabilità cittadina e i suoi problemi, da realizzare in collaborazione tra Comune e associazioni. Prospettive e problemi, ha precisato l’assessore, dovranno venire costantemente riesaminati e aggiornati, oltre che essere oggetto di comunicazione sempre più diretta alla cittadinanza in varie occasioni, a partire dalla Settimana Europea della Mobilità. Il vicesindaco Martini ha sottolineato l’utilità di una o più campagne informative e ha ricordato l'attività sperimentale del “gruppo ciclomontato” della Polizia locale attivato lo scorso settembre: verrà nuovamente proposto con il ritorno della bella stagione. Il Comune sta inoltre attendendo l'esito dell'adesione al Progetto di mobilità “con biciclette a pedalata assistita” proposto dal ministero dei Trasporti. I rappresentanti di Ulisse-Fiab - recita una nota del Comune - hanno sottolineato i progetti da realizzare.
 

 

«Ponterosso, niente rispetto per la storia della piazza» - ITALIA NOSTRA E COSAPU SUL PROGETTO
Giacomich: invece di recuperare i masegni in buone condizioni si è deciso di sistemare le solite piastrelle sottili e fragili.

Gli alberi da posizionare non sono mai esistiti nell’area
Una modifica al progetto comunale di riqualificazione di piazza Ponterosso che «non rispetta l’integrità e l’immagine storica della piazza, anzi ne deforma l’identità». È la richiesta portata avanti dalla sezione triestina di Italia Nostra e dalle associazioni per la salvaguardia dell’ambiente e del territorio. Nello specifico, le associazioni puntano il dito sulla sostituzione dei masegni originali con l’arenaria e sulla sistemazione di un filare di sette alberi lungo via Roma, che andrebbe a separare visivamente le due parti della piazza. «Invece di recuperare i masegni storici che sono in buone condizioni e che riporterebbero l’antica dignità alla piazza, si è deciso di sistemare le solite piastrelle sottili e fragili, lasciando i masegni solo ai lati e intorno alla fontana», attacca Giulia Giacomich, presidente di Italia Nostra Trieste: «Gli alberi poi posizionati in quella direzione andrebbero a intaccare visivamente il concetto di piazza unica: il filare non è mai esistito storicamente nell’area e dunque non ha nessun senso che sia sistemato lì». Italia Nostra si appella all’articolo 9 della Costituzione sulla tutela del paesaggio e al Codice dei Beni culturali, né manca di rifilare una stoccata alla passerella pedonale che ha portato a «una deformazione prospettica e paesaggistica del Canale». Per Giacomich «il centro storico non dev’essere alterato nelle sue caratteristiche originarie e qualunque intervento deve essere giustificato da un’assoluta necessità. Diverso il discorso per la parte moderna della città, dove al contrario sono ammessi interventi di trasformazione nelle periferie, che spesso sono frutto di un’urbanistica priva di una visione globale». Concetti ripresi e ampliati da Bruno Cavicchioli, presidente di Cosapu (Comitato per la salvaguardia del patrimonio urbano), per il quale all’origine c’è un equivoco di fondo. «Nel caso di piazza Ponterosso non si tratta di una riqualificazione, ma del restauro di un bene che è tutelato - spiega Cavicchioli -. Da anni denunciamo lo sperpero del patrimonio della città: 200mila masegni sono andati distrutti, pari a oltre73 mila metri quadri. E pensare che Trieste ai primi del Novecento era la città più lastricata d’Europa». A sottolineare l’aspetto giuridico della questione l’avvocato Marcello Perna, del direttivo di Italia Nostra, secondo cui «tutto il sistema normativo di tutela dei beni culturali è incentrato sulla “ratio” di conservazione e preservazione del bene. Se dunque ogni amministrazione decide di trasformare i beni secondo i propri gusti, alla fine è inevitabile andare incontro ad un pasticcio che nulla ha a che vedere con la visione originale».

Pierpaolo Pitich

 

Costiera, il piano Semerani è riemerso dai cassetti
Costato 200mila euro e mai adottato, il lavoro dell’urbanista ridisegna la linea del Golfo che va da Duino fino a Muggia, con passeggiate a mare e funicolari

DUINO AURISINA «Non può esserci sviluppo di progetti sulla linea costiera senza l'integrazione con i piani triestini». Questo perché, condividendo i due territori un'ampia striscia di golfo, non può accadere che l'uno non sappia cosa fa l'altro. Quindi le due amministrazioni comunali di centrosinistra non solo possono, ma devono, correre in tandem. «E allora un buon punto di partenza – ha sottolineato il vicesindaco e assessore all'Urbanistica Massimo Veronese – è senz'altro rappresentato dal Piano particolareggiato della Costiera dell'architetto Semerani, che purtroppo finora non ha avuto seguito». Colpo di scena durante l'assemblea alla Casa della pietra. Quasi come un prestigiatore, il numero due di Duino Aurisina ha estratto dal cilindro un progetto rimasto per anni nel cassetto e che acceso dibattito aveva innescato a livello politico, soprattutto nel capoluogo. Si tratta infatti del corposo (200 pagine) “Piano territoriale regionale particolareggiato della costiera triestina e muggesana”, commissionato dalla Regione a Luciano Semerani nel 2000. Il lavoro (costato oltre 200mila euro) analizzava e ridisegnava l’intera fascia litoranea dalle Foci del Timavo al Lazzaretto, con l'obiettivo di stendere, per la prima volta, un piano valido e omogeneo per i Comuni di Duino Aurisina, Trieste e Muggia. Così definendo il livello di trasformabilità delle aree, le zone da vincolare e gli interventi di valorizzazione, altresì fornendo linee di indirizzo in materia di pianificazione e progettazione. Il piano, arricchito da una novantina di tavole, steso in collaborazione con undici professionisti, avrebbe dovuto essere adottato dai Comuni di Trieste, Muggia e Duino-Aurisina. Ma così non è stato. Tra le altre cose, prevedeva la realizzazione di un percorso pedonale a livello del mare da Sistiana a Grignano, la costruzione di alcune funicolari per agevolare il lavoro di agricoltori e viticoltori, il declassamento della strada a tipo turistico. Tradotto: drastico abbassamento dei volumi di traffico. E anche una pista ciclabile sul lato a mare. Ora, a quanto pare, si pensa di ripartire da lì per affrontare di nuovo la questione della Costiera. Come spiegato dal vicesindaco Massimo Veronese, i progetti sul litorale «devono essere integrati anche con il Comune di Trieste. Per questo – ha chiarito – abbiamo incontrato il suo assessore alla Pianificazione urbana, che in sede di nuova variante al Piano regolatore, ha voluto conoscere i progetti di Duino Aurisina sulla fascia costiera». Quanto ai progetti locali, l'amministrazione affronterà entro l'anno «la criticità dell'Ambito A3 della Cernizza: il piano particolareggiato, pur approvato, è rimasto per anni sulla carta. Credo – ha sottolineato Veronese – sia arrivato il momento di intervenire: si andrà a votare una variante e a rivedere il piano visto che non si è fatto nulla. Infine sarà da affrontare anche il piano particolareggiato del porto del Villaggio del Pescatore: c'è l'intenzione di portarlo quanto prima in Consiglio, ma il suo presupposto essenziale è la deliberazione della variante 27, che ad aprile andrà al voto. Abbiamo tutte le prescrizioni: manca solo l'intesa per la gestione turistica con il Demanio marittimo».

Tiziana Carpinelli

 

 

Legambiente attacca il Piano acque - STRUMENTO URBANISTICO
Sotto accusa la scarsa attenzione al patrimonio montano e alla laguna
TRIESTE Una moratoria delle concessioni idroelettriche e nuovi criteri per le procedure di assegnazione. Sono alcune delle richieste avanzate da Legambiente in relazione al Piano regionale di tutela delle acque depositate da Legambiente. Un piano, secondo gli ambientalisti, da rivedere ino modo sostanziale per non rischiare di compromettere il delicato patrimonio idrogeologico del Friuli Venezia Giulia. Di qui la decisione dell’associazione di far sentire la propria voce, portando dieci osservazioni all’attenzione della quarta commissione, attualmente impegnata a definire l’iter del piano. In primo piano, nel cahier de doleance stilato dagli ambientalisti, la questione dei prelievi idrici a scopi idroelettrici. «Questione - si legge in una nota - che sta assumendo le dimensioni di un vero e proprio attacco ingiustificato alle ultime risorse idriche ancora disponibili in montagna, senza che vi sia una ragionevole motivazione, diversa dalla speculazione privata, legata alla fruizione dei certificati verdi e dei bonus contributivi e amministrativi per chi vuole fare energia rinnovabile». Nelle osservazioni, infine, Legambiente rilancia il tema della salvaguardia della laguna di Grado e Marano - al quale il Piano delle acque dedicherebbe «un’attenzione generica e insufficiente con riguardo al tema dell’inquinamento da mercurio che appare fortemente sottovalutato” -, e alla delicata questione dei depuratori già esistenti sul territorio regionale.
 

 

«Ferriera, garanzie dal nuovo governo» - Fiom all’attacco: continuità produttiva da assicurare nel gruppo, infruttuoso il tavolo regionale
Riconvocare con urgenza il tavolo regionale sulla Ferriera per arrivare a un accordo di programma: un tavolo al quale però dovranno sedersi anche il Governo e l’azienda per garantire un futuro ai lavoratori di Servola. Parte da questa riflessione l’intervento di Stefano Borini, segretario provinciale della Fiom, che ha fatto il punto della situazione a quasi un anno di distanza dalla sigla del protocollo d’intesa. «In dodici mesi si è lavorato male e il bilancio del tavolo regionale è decisamente infruttuoso - attacca Borini -. Tutte le istituzioni locali hanno deciso di andare per la loro strada senza interloquire con Governo e azienda. Le preoccupazioni da noi manifestate a suo tempo si sono rivelate esatte, perché in un anno non è stato prodotto nulla di concreto. Serve cambiare passo e direzione: pur in una situazione generale preoccupante, non solo non si è intensificato il confronto, ma addirittura gli ultimi due incontri programmati sono saltati». Borini punta il dito in particolare contro la Regione che «non ha stanziato un euro sulla questione bonifiche, segno che Trieste è stata degradata da capoluogo a livello di risorse regionali». Per il segretario provinciale della Fiom non si può affrontare la questione fuori dal Gruppo Lucchini, in quanto si andrebbero a perdere le risorse economiche messe a disposizione a fine anno dall’Unione Europea a favore della siderurgia, e i benefici derivanti da una legge nazionale che prevede aiuti per le situazioni di crisi complesse. «Non ci si può permettere di rinunciare agli ammortizzatori sociali e a tutte le risorse economiche necessarie per intraprendere un percorso di riconversione - continua Borini - . Un percorso che non escluda la possibilità di insediamento delle attività siderurgiche di nuova generazione compatibili con la questione ambientale, sulla scia di quanto già accaduto in altri Paesi europei». Ma intanto i tempi stringono, il futuro della Ferriera è sempre più incerto e la situazione dell’intero comparto industriale è allarmante. «Negli ultimi dodici mesi questo territorio ha prodotto un autentico salasso - conclude Borini -. La città è in crisi in tutti i settori, dall’alimentare al metalmeccanico. I numeri sono impietosi: il Pil è crollato al 10 per cento e i disoccupati hanno raggiunto quota settemila. È ora di finirla con il rimpallo delle responsabilità. Il nuovo Governo dovrà affrontare da subito la questione Ferriera, garantendo la continuità produttiva all’interno del Gruppo Lucchini fino al completamento delle prospettive occupazionali. Da parte nostra saremo al fianco dei lavoratori riuniti nel Comitato di lotta per individuare una strategia comune omogenea».

Pierpaolo Pitich
 

 

Via libera serbo al gasdotto South Stream
Dopo l’inizio dei lavori sul fronte russo avanza il progetto Gazprom-Eni-Wintershell-Edf in direzione Slovenia e Italia
BELGRADO Dopo l’inizio dei lavori sul fronte russo, con la cerimonia della posa della prima pietra della stazione di compressione di Anapa il 7 dicembre, South Stream continua a fare passi avanti. Passi avanti ancora sulla carta, va detto, ma che fanno intuire che il progetto è attuale e sentito, soprattutto nei Paesi che saranno in futuro attraversati dal super-gasdotto di Gazprom, Eni, Wintershall ed Edf. A fare la parte del leone dal punto di vista dell’impegno realizzativo è al momento la Serbia, terza tappa nel passaggio del gas dalla Russia direzione Europa, via Mar Nero, Bulgaria, Serbia appunto, Ungheria, Slovenia e Italia. Serbia dove la commissione parlamentare per l’Economia, lo Sviluppo regionale, il Commercio, il Turismo ed l’Energia ha prima disegnato i contorni del passaggio di South Stream sul territorio serbo, mentre il Parlamento ha approvato il 20 febbraio la nuova legge che ha dichiarato di «interesse nazionale» il gasdotto russo. Una definizione che permetterà allo Stato di velocizzare la realizzazione di dello “Juzni Tok”, sostenendo anche i costi “extra” per l’esecuzione del progetto. «Circa 8.000 ettari di terreni dovranno essere espropriati» al più presto per posare le tubature, ha specificato l’agenzia di stampa serba Tanjug dopo che la commissione ha reso noto i dettagli del piano di espropri. Il tutto, a un costo salato per Belgrado, che dovrà sborsare ad agricoltori e proprietari terrieri circa 24 milioni di euro in indennizzi. Milioni pesanti per un Paese colpito dalla crisi e da un debito pubblico in crescita, ma il governo «ha riservato 75 milioni di euro dal bilancio» per le espropriazioni, ha assicurato il viceministro dell’Energia, Petar Stankovic. Stankovic che ha ricordato che anche il «partner russo», che controlla il 51% della joint-venture che realizzerà il tratto in Serbia, ha allocato lo stesso ammontare di risorse, di fatto raddoppiando il totale a disposizione. Espropriazioni che saranno “velocizzate” proprio grazie alla nuova legge che «accelera gli espropri» e semplifica i passaggi burocratici da compiere sul fronte appalti, ha aggiunto l’agenzia Tanjug. E che soprattutto conferisce «lo status di progetto d’interesse nazionale» a South Stream, avevano in precedenza previsto Alexey Miller, amministratore delegato di Gazprom, e Dusan Bajatovic, direttore generale dell’ente pubblico Srbijagas, partner del progetto in Serbia, annunciando allo stesso tempo che «i documenti ingegneristici» per la costruzione del gasdotto «stanno per essere predisposti». Segno che la “luce verde” diverrà presto reale, almeno per quanto riguarda la Serbia. Almeno in Serbia perché, nella vicina Bulgaria, crescono i dubbi sull’impatto ambientale di South Stream, che – da progetto -, dovrebbe penetrare nel territorio dopo la posa del tratto sotto il Mar Nero e della costruzione della stazione di pompaggio vicino a Varna, situata nei pressi della perla paesaggistica e naturale della spiaggia di Pasha Dere. Da qui le preoccupazioni degli ambientalisti locali. Ma Gazprom, con un comunicato, ha provato a tranquillizzarli, chiarendo che il gasdotto sarà interrato e che non metterà a rischio la natura e il turismo. «È anche importante notare», ha aggiunto Gazprom, che «South Stream trasporterà gas naturale, non petrolio o derivati, il combustibile più environment-friendly al mondo». Ma «le élite politiche» dei Balcani, Sofia inclusa, «hanno influenza limitata sull’implementazione del progetto» e tutto – malgrado le resistenze degli ecologisti – sembra procedere «secondo l’agenda russa», scrive l’istituto di analisi svizzero International Relations and Security Network.
Stefano Giantin

 

 

«Quattro cavalli nella neve senza un riparo»
In un terreno a Borgo Grotta Gigante. Denuncia dell’Enpa: il proprietario dà loro soltanto da mangiare
Senza un ricovero sotto al quale ripararsi dal freddo, dalla pioggia, dalla neve o dal sole cocente: soprattutto dal vento, che in questi giorni soffia a tratti fortissimo e tagliente. Così da tempo vivono quattro cavalli in un terreno a Borgo Grotta Gigante. A denunciare la situazione è l’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali sollecitato dalle segnalazioni di alcuni residenti della zona. «I cavalli non sono denutriti, non stanno male – osserva il presidente dell’ente animalista, Gianfranco Urso – ma è inevitabile che vedere quegli animali esposti alle intemperie urti la normale sensibilità di chi li vede». A chiamare l’Enpa sono stati alcuni residenti del complesso edilizio delle Girandole. Specialmente in questi giorni con la neve, il gelo e la bora in molti hanno segnalato quei quattro equini esposti al vento e il freddo. «La persona proprietaria del terreno viene a dare loro da mangiare – raccontano alcune persone che vivono a Borgo Grotta e che da tempo stanno monitorando lo stato degli animali – ma per il resto sono lì abbandonati a se stessi. Abbiamo avvisato l’Enpa e anche la Forestale». «Ci hanno riferito – continuano – che per una questione territoriale il problema è di competenza della sezione della Forestale di Duino Aurisina. Domani mattina ci premureremo di avvisare anche loro». Quei cavalli non sono da corsa, sono da lavoro, da compagnia. Lo stato in cui sono obbligati a passare le loro giornate ha lasciato perplesso il presidente dell’ente animalista di via Marchesetti. «Dopo avere visto di persona i cavalli e le condizioni nelle quali vengono tenuti – dichiara – ho segnalato il fatto all’Azienda sanitaria e a chi di competenza». «Nel terreno che ospita quegli animali c’è una sorta di tettoia dove sono sistemati degli attrezzi da lavoro – spiega Urso –: impossibile che lì quelle quattro bestie trovino un riparo». Pur non avendo in evidenza la segnalazione dell’Enpa, Corrado Abatangelo, responsabile della Struttura veterinaria dell’Azienda Sanitaria, sostiene invece non sussista nel caso specifico dei quattro cavalli di Borgo Grotta alcun presupposto per maltrattamento di animali. E per avvalorare la sua tesi perlomeno opinabile cita anche fattori burocratici, che come troppe volte cozzano contro il buon senso. «Quella sorta di tettoria è il massimo che la Forestale lasci costruire in quel luogo – osserva il veterinario – e quando soffia la bora verranno sistemate delle balle di fieno in modo da creare una sorta di riparo, di parete». Secondo Abatangelo quei quattro cavalli sono «meno infelici di quelli dell’ippodromo». Peccato che il vento sia davvero gelido in questi giorni.
Laura Tonero

 

 

Un orto dentro il parco

Alle 10.30 appuntamento al roseto dentro l’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni: l’incontro è aperto a tutti e in particolare per chi è interessato a creare e curare un orto dentro il parco di San Giovanni.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 23 febbraio 2013

 

 

Mappa degli edifici vuoti: oltre 900mila metri quadri
Primi risultati delle indagini fatte per il Piano regolatore: dalle case alle caserme Offerta in esubero, più di un alloggio ogni due abitanti. Spesso grande e vetusto
Coi suoi occhi ciechi e due brandelli rotti di tela attraverso i quali entrano pioggia e neve i piani alti di palazzo Ras in piazza Oberdan sono l’emblema di un fenomeno allarmante a Trieste di cui appena adesso si sta facendo la mappatura, con enormi e sconcertanti sorprese: i palazzi dismessi. Ma anche gli alloggi sfitti e la quantità sovrabbondante di appartamenti rispetto alla popolazione in drastico calo. Per 6,5 milioni palazzo Ras è stato acquistato nel 2010 dal fallimento Alikè, e ad aggiudicarsela è stata la Claren immobiliare che fa capo alla Veneto Banca con sportelli al pianterreno: erano previsti uffici e prestigiosi attici, e invece è rimasto solo il prestigioso palazzo con una fila di finestre chiuse da tavole di legno e un’altra fila spalancata. Il vero allarme viene dal patrimonio dismesso “segreto”, indagato coi questionari distribuiti dall’assessorato all’Urbanistica nelle fasi di consultazione per il nuovo Piano regolatore. I primi risultati sono stati elaborati, la mappatura è in evoluzione: «Escluse le grandi aree, e dunque solo in termini di edifici - dice l’assessore Elena Marchigiani - a Trieste abbiamo individuato 90 mila metri quadrati di edifici dismessi». Quasi il doppio di Campo Marzio più Fiera (51 mila metri). Siamo già a 140 mila in disuso e abbandono. «Cui vanno sommati i 240 mila metri quadrati delle caserme di Banne e di via Rossetti. Benché ancora del Demanio, sono pur sempre strutture del territorio». E la somma si alza a 380 mila metri quadrati. Con tutte le prudenze che la materia merita, ma in un’ottica di programmazione, nel computo entra il possibile futuro “vuoto” dell’area della Ferriera in chiusura: 349.460 metri quadrati. Siamo a 730 mila. Senza contare i 158 mila di magazzini vuoti in Porto vecchio, e i 48 mila da buttar giù e riedificare. Col che saliamo a 936 mila, poco distanti dunque da 1 milione di metri quadrati deserti. «Poi ci sono alloggi e negozi - prosegue Marchigiani -, dove abbiamo dati di diversa fonte, solo indicativi finché a settembre non avremo dall’Istat i definitivi del censimento 2011: dal censimento 2001 risultavano 7419 alloggi vuoti su 111.313 abitati. Secondo i dati 2011 dell’anagrafe invece le unità vuote sono 11 mila a fronte di 102 mila occupate». Il 10%. «Può esserci del “nero” non evidente - prosegue l’assessore -, comunque la città ha un patrimonio edilizio vetusto, con forte edificazione fra gli anni ’50 e ’70, e non ci sono soldi per i restauri». Ma c’è dell’altro a rendere critico il quadro: «A Trieste c’è più di un alloggio ogni due abitanti». Dunque una sovrabbondanza che stupisce. Non basta constatare che, anche se la popolazione cala, il numero di famiglie è in aumento perché sempre più piccole o composte da una sola persona. Infine, gli appartamenti sono anche grandi: «Il 40% ha più di 80 metri quadrati e ben il 20% oltre i 100». Marchigiani: «Incentivi? Impossibile. Col Piano regolatore potremo solo creare una normativa che aiuti i privati, e faciliti al massimo le trasformazioni davvero radicali che servono. Un intervento piccolo ma diffuso che potrebbe essere di immenso e veloce vantaggio anche per il settore edilizio tanto in crisi».
Gabriella Ziani

 

Favorire gli affitti con l’aiuto dell’Agenzia - il progetto
Un numero enorme di case vuote, e però tanta gente che cerca casa. Ma resta fuori dalle assegnazioni Ater (o deve aspettare anni) e non può pagare gli affitti al prezzo di mercato. Per questo in Comune si sta lavorando, assieme alla Fondazione CrTrieste che è uno degli enti di garanzia economica, per rivitalizzare l’«Agenzia per l’affitto», un’iniziativa varata nel 2009 tra Comune e Ater ma con la partecipazione dei Comuni di Muggia e San Dorligo, di associazioni di propritari di casa, di sindacati come Sunia, Sicet e Assocasa, con rappresentanze delle agenzie immobiliari, dell’associazione degli amministratori di condominio, e pure di fondazione Caccia Burlo e Acli. Il meccanismo di vicendevole convenienza attribuito sia all’inquilino a reddito basso e sia al proprietario di alloggio, con allegato un fondo di garanzia economica per morosità, sfratto e danneggiamento, sta per passare a una fase più strutturata. L’assessorato all’Urbanistica (Elena Marchigiani) e quello alle Politiche sociali (Laura Famulari) stanno ridiscutendo il protocollo d’intesa innanzitutto con la Fondazione CrTrieste. Per rendere il meccanismo, che ha nell’Ater un suo punto di riferimento e raccolta di domanda-offerta, più strutturato ed evidente. «Ci sono persone che hanno perso il lavoro, o separate, in grave difficoltà di fronte a un affitto alto, e altre che al contrario per vari motivi non danno in locazione l’alloggio di proprietà: farli incontrare di più risolverebbe i problemi degli uni e degli altri». Il regolamento attuale con i moduli per le domande e ogni indicazione utile si trova sul sito Retecivica del Comune, scegliendo “Sociale” dal menù di sinistra e di seguito “Agenzia per l’affitto”. Nella foto: l’edificio in abbandono di piazza Sansovino.

(g. z.)
 

«Chiuso», da via Madonnina a San Giovanni
La ricerca strada per strada è stata avviata dal gruppo di architetti di ManifeTs2020
In via Madonnina, triste salita di passaggio tra piazza Barriera vecchia e piazza Sansovino, il 60-70% di edifici, specie quelli commerciali fronte strada, sono vuoti. La stessa percentuale in via Settefontane. Via Crispi si avvia nella stessa direzione. In piazza Sansovino c’è da anni un intero enorme edificio di cinque piani completamente abbandonato e in decadenza. Nel parco di San Giovanni, pur così riqualificato, enormi padiglioni ex Opp e di grande valore architettonico sono ancora “morti”: quasi una decina, compreso quello adiacente il restaurato istituto Gregoretti, e poi quelli siglati “P”, e ”L”, l’ex casa dominicale, la ex chiesetta e così via. E anche nella nobile via Rossetti è saltato fuori un complesso di cinque piani di cui ben quattro sono rimasti vuoti da tempo. Sono i primi risultati del lavoro “strada per strada” intrapreso lo scorso novembre dal giovane gruppo di architetti dell’associazione ManifeTs2020 con finanziamento della Fondazione CrTrieste, convenzionati con il Comune per il parallelo lavoro di mappatura lanciato in vista del Piano regolatore. Racconta il vicepresidente Marco Svara: «A queste prime evidenze possiamo aggiungere la ex Sadoc di viale D’Annunzio vuota da anni, l’ex club Charlie di fronte alla cava Faccanoni, l’ex night club situato nei pressi della galleria di Grignano sulla costiera, e tante altre cose che “mapperemo” di qui in avanti, andando a piedi per ogni via abbiamo finora visto appena un quinto della città, e ogni volta abbiamo un collega che controlla i dati del catasto, che trova i proprietari pur nel rispetto della privacy». I motivi per i quali interi stabili restano inutilizzati sono i più vari, ma nella maggioranza dei casi sono andati “a esaurimento” senza che nessuno avesse la possibilità di restaurarli. «Da quando il nostro lavoro è diventato noto - prosegue Svara - succede il processo contrario, e cioé che sono i proprietari a contattare noi, a informarci di avere case inutilizzate e a dirci: “Vi racconto com’è andata...”. Per esempio, non ci sono i soldi per metterle a norma, manca una piccola cifra per dare avvio ai lavori, oppure i progetti sono bloccati dalla Soprintendenza, e anche quando ci sarebbero i soldi per la ristrutturazione questa non si può fare». In altri casi ancora il proprietario confessa che non sono le risorse il problema, manca però l’idea di che cosa fare del proprio immobile. Nel dubbio, niente: la situazione del mercato immobiliare è troppo incerta e anche complessa. E così i 9 dell’associazione, ma 22 “stipendiati” per il lavoro, che stanno comprando software sofisticati per poter mettere poi la mappa del «bello degradato» su Internet, in modo sperabilmente da creare incrocio tra domanda e offerta, si stanno rendendo già conto non solo del problema edilizio, ma anche di quello “umano” che c’è dietro.

(g. z.)
 

Controlli lungo la Cernizza no alle spiagge “private” - DUINO
DUINO AURISINA È ufficiale: con l'arrivo della bella stagione partiranno controlli capillari e severissimi, da parte della Polizia marittima, sugli accessi a mare e recinzioni abusive che secondo esponenti della maggioranza Kukanja e anche alcuni cittadini sarebbero stati rispettivamente ostruiti e innalzati negli ultimi trent'anni dai proprietari delle ville sulla Cernizza. Lo hanno confermato il vicesindaco di Duino Aurisina, Massimo Veronese, e il capogruppo di Sel, Maurizio Rozza, nel corso di un'affollata assemblea indetta dal partito di Vendola e da Ecodem, presente alla Casa della Pietra di Aurisina con il responsabile Saul Ciriaco. La notizia è emersa durante un vivace dibattito che ha affrontato alcuni dei progetti, tra i quali quelli della Costa dei Barbari e del Villaggio del Pescatore, relativi alla striscia di litorale che si affaccia sul golfo. «Proprio alla luce degli interventi sulla stampa e delle pubbliche denunce dell'amministrazione – ha spiegato il consigliere Rozza – la Polmare ci ha dato conferma del suo interessamento alla questione e che appurerà quanto prima, con i mezzi via mare, l'esistenza di costruzioni non conformi sul demanio marittimo o addirittura abusive». Si tratta, in buona sostanza, del secondo capitolo della già ribattezzata “guerra alle spiagge privatizzate”, che come fine ultimo ha la restituzione di piccoli arenili alla collettività, così regalando ai cittadini nuovi sbocchi al mare. Come infatti già rammentato lo scorso dicembre da Rozza, "il fronte mare deve restare, comunque e sempre, libero al transito". Ergo, secondo il presidente della Seconda commissione consiliare, tutte quelle recinzioni abusive, quegli scivoli non autorizzati, insomma quelle strutture tese a “privatizzare” un tratto di costa per impedirne la frequentazione dei bagnanti o dei natanti in approdo vanno rimosse. Insomma, stop alla spiaggia fai-da-te di chi, avendo preso casa sul mare, si è col tempo “appropriato” di un pezzo di lido: ora, come assicurato dalla Polizia, partiranno le verifiche vere e proprio per restituire, dal Villaggio del Pescatore a Marina d'Aurisina, una battigia realmente sgombera. Qualche cittadino, presente all'assemblea, ha infatti riferito di “scalette esistenti per garantire una via pubblica al mare che sono cancellate dai proprietari di ville per impedirne l'accesso alla spiaggia”. Spiaggia che in questo modo resterebbe raggiungibile solo ai fortunati proprietari di un'imbarcazione privata. Sempre per Rozza potrebbe essere interessante recuperare la spiaggia del Villaggio del Pescatore, oltre il pescaturismo, di fatto il primo esempio di macchia mediterranea nelle zone più settentrionali del Paese.

Tiziana Carpinelli
 

 

«Ferriera, chiusura già prevista» - LUCCHINI - Semino: «La scelta in merito al polo è chiara e nota da tempo»
«Vogliamo una risposta immediata sul nostro futuro», aveva dichiarato giovedì Franco Palman, esponente della Uilm al termine dell’incontro con il prefetto, i sindacalisti e una rappresentanza di 15 lavoratori della Ferriera di Servola. La richiesta di «risposta» era arrivata dopo che il direttore degli affari societari e generali di Lucchini Francesco Semino aveva dichiarato al Piccolo l’intenzione, da parte del commissario del Gruppo Piero Nardi, di procedere alla vendita in blocco di Lucchini escludendo Trieste. E proprio ieri la risposta - in realtà una conferma - è arrivata. Piombino, Condove in provincia di Torino, e Lecco: saranno questi tre i siti inseriti nella vendita in blocco della Lucchini. Semino lo ha riconfermato, durante una visita a un sito produttivo accanto a Nardi e a Giovanni Bajetti. Semino ha confermato così quanto già detto nei giorni scorsi: «La Ferriera di Servola non sarà inclusa nel pacchetto di aziende di cui è prevista la vendita in blocco. La scelta è abbastanza chiara - ha però precisato Semino - dato che è ormai di dominio pubblico da diverso tempo che è prevista la chiusura del sito entro il 2015, risulta quindi chiaro che difficilmente oggi un compratore riterrebbe attraente una proposta simile». «Quale sarà l'immediato futuro del sito - ha detto ancora Semino a Siderweb - verrà chiarito entro giugno, mese in cui scadranno i sei mesi concessi al commissario straordinario per la stesura di un nuovo piano industriale. Ribadisco che quando si parla di vendita in blocco della Lucchini ci si riferisce all'acciaieria di Piombino e poi ai siti produttivi di Lecco e di Condove in provincia di Torino».
 

 

Opicina chiede all’Att di creare un hub dal Carso alla città - ALTIPIANO OVEST

OPICINA Chi risiede nelle frazioni a est dell’Altipiano Carsico avverte la necessità di calibrare in modo diverso il servizio di trasporto pubblico. Lo sostiene la seconda circoscrizione che, sul tema, ha avuto modo di avanzare alcune proposte alla Giunta provinciale in un incontro organizzato dal parlamentino nella sede del centro civico di Opicina. Ai rappresentanti di Palazzo Galatti la circoscrizione ha esposto una serie di questioni ritenute prioritarie per lo sviluppo del comprensorio a est del Carso. Diverse le criticità evidenziate per il sistema viario, per il rilancio dell’agricoltura e della zootecnia, per tentare di dare risposta alla contrazione dei consumi e alla gravissima situazione dell’occupazione, problema che tocca in particolare la fascia giovanile. Dal presidente del parlamentino Marco Milkovich è stato inoltre posto l’accento sulla necessità di migliorare il trasporto pubblico. A fronte del nuovo taglio del servizio causato dal Patto di stabilità, la circoscrizione lancia una proposta per rivisitare e razionalizzare le linee che assicurano il trasporto lungo l’area di Altipiano Est. «La proposta parte dal presupposto che tutti i bus che collegano la città all’altipiano percorrono l’asse stradale “via Fabio Severo – via Coroneo – via Valerio. La nostra idea – continua Milkovich – è di creare lungo questo itinerario una o due super linee a alta frequenza con autobus snodati che concluderebbero il servizio facendo capolinea in corrispondenza dello spiazzo esistente allo svincolo esistente all’altezza dell’ex cava Faccanoni». In quella area – sostengono i consiglieri circoscrizionali – si potrebbe concretizzare un vero e proprio “hub”, sorta di nodo di smistamento da dove le diverse linee che collegano il centro al Carso, ovvero la 3, la 4, la 39 e la 51, ripartirebbero alla volta delle frazioni dell’altipiano. Per raggiungere questo obiettivo che consentirebbe un notevole risparmio chilometrico con l’abbattimento dei costi per il carburante, potrebbe essere più che un ipotesi il potenziamento e l’allungamento della corsa della 17 che attualmente fa capolinea di fronte all’entrata a monte dell’ex Opp. Alla Giunta provinciale è stato inoltre evidenziato la mancanza di un bus che colleghi le borgate di Altipiano Est con il comprensorio di Dolina e la zona industriale. Una carenza risolvibile con la creazione di una nuova linea, oppure di un collegamento tra l’ipotizzato nodo di Faccanoni e quello già esistente a Cattinara.

Maurizio Lozei

 

 

Proteste a Muggia contro le antenne di Santa Barbara
Manifestazione in via Roma dei residenti nella frazione Il Comune replica: «Niente è deciso ma la salute è di tutti»
MUGGIA Quando in ballo c'è la salute dei nostri figli, non c'è freddo né neve che possano fermarci». Spirito battagliero e ferreo. Ma sempre dai toni civili. Si sono presentati così oltre 70 cittadini muggesani che ieri mattina in via Roma hanno manifestato la loro preoccupazione e la loro rabbia per il progetto di un nuovo traliccio da istituirsi in località Santa Barbara. Rumorosi, muniti di cartelli e megafono, monitorati da Polizia municipale, Carabinieri, Ps e Digos, i manifestanti hanno scelto di dar voce alla loro protesta durante la riunione della Conferenza dei servizi (presenti Arpa, Asl, Ministero dello Sviluppo economico) capeggiata dal Comune di Muggia. «Ci era stato promesso un incontro pubblico per illustrarci per bene il progetto di questo nuovo traliccio per emittenti radiotelevisive alto 30 metri che dovrebbe sorgere sul Monte Castellier, a un centinaio di metri dalle abitazioni e in prossimità degli scavi archeologici di Elleri: la promessa però non è stata mantenuta», raccontano all'unisono alcuni membri del comitato spontaneo formatosi per dire no all'ennesima antenna nel territorio di Muggia. Ascoltando le voci dei cittadini si scopre che la notizia della possibile nascita del traliccio era emersa in modo informale ad inizio gennaio. Alcuni solerti residenti avevano poi deciso di scavare a fondo sulla vicenda scoprendo che la notizia era fondata. Una prima riunione era stata organizzata lo scorso 26 gennaio nella scuola di Santa Barbara alla presenza di circa 130 persone, tra cui l'assessore all'Ambiente Fabio Longo e il vicesindaco Laura Marzi. Da lì è partita una raccolta firme che ha coinvolto ben 370 persone. «A tutt'oggi noi non conosciamo i dettagli di questo progetto che pende sopra le nostre teste, anche se sappiamo che l'area interessata appartiene a un privato e che il contratto è in vigore già da due anni», racconta Roberto Canziani. «Temiamo che l'amministrazione comunale abbia deciso di non costruire più antenne a Chiampore per poterle installarle a Santa Barbara», racconta Mara Ciacchi. La salute è una valore di tutti, dividerci sarebbe una cosa subdola», apostrofano convinti Alessandro Drole e Donatella Di Candia. «Eppure è da due anni che esiste questo contratto di locazione, perché è emerso solamente adesso?» si chiede ancora la Ciacchi. Tra i cittadini in prima linea troviamo anche Emanuele Romano, candidato alle elezioni politiche nazionali nelle fila del Movimento 5 Stelle: «Nel Prgc è chiaramente scritto che a Santa Barbara non si possono installare antenne. Il Comune dovrebbe saperlo». Sulla delicata vicenda è subito intervenuto il Comune. «Preme innanzitutto chiarire che nulla è stato ancora deciso e che il progetto, giunto agli uffici comunali poco prima di Natale, è in attesa di essere approvato dalla Conferenza dei servizi di cui stamane (ieri, ndr) si è svolto un incontro non definitivo». Il Municipio evidenzia poi che «il tema della delocalizzazione delle antenne radiotelevisive non coinvolge, solo i cittadini di Chiampore e, nell’ipotesi del Monte Castellier, quelli di Santa Barbara, ma tutta la comunità: la salute è una priorità che il Comune vuole e deve garantire a tutti». Il territorio muggesano però, aggiunge il Comune «presenta delle caratteristiche che pongono degli evidenti limiti e che non offrono un gran numero di siti alternativi in possesso di tutti i requisiti necessari. Tra le alternative al vaglio il monte Castellier è effettivamente il luogo che sembra rispondere maggiormente a tutti i criteri richiesti, ma finché non si avranno i dati tecnici precisi che il Comune di Muggia ha richiesto, non è pensabile ogni altra riflessione».
Riccardo Tosques

 

 

Parola d’ordine: salviamo le rondini - CONFERENZE
“Liberi di volare” e Wwf pronti con una campagna di sensibilizzazione
Recuperare e salvaguardare rondini e rondoni (e non solo loro), specie in difficoltà a causa nostra. Così, l’associazione Liberi di volare ha organizzato questo pomeriggio alle 18 un incontro con Francesco Mezzatesta, del comitato scientifico del Wwf nazionale, per avviare una collaborazione. Liberi di volare, infatti, unica in Italia, si è già distinta per progetti di recupero e salvaguardia di specie, appunto, in difficoltà. L'incontro si terrà al Centro servizi volontariato di galleria Fenice 2. Tra gli scopi della collaborazione, quello di sostenere alcuni progetti come la conservazione dei siti di nidificazione di specie aviarie in forte calo a causa della urbanizzazione. E poi creare nuovi siti di nidificazione, secondo tecnologie all’avanguardia, nel campo dell’edilizia biocompatibile, già adottate in altri Paesi europei. Diverse specie di rondoni, pipistrelli, passeri e codirossi vivono nelle nostre città e dipendono, per riprodursi, dalle nostre case. Questi animali utili all’uomo sono protetti sia dalle leggi nazionali italiane che dalle normative dell’Ue. Liberi di volare lavorerà con Mezzatesta per una sensibilizzazione a carattere nazionale su questi temi, con il coinvolgimento di più realtà impegnate nella tutela dell’ambiente. Durante l’incontro, il rappresentante del Wwf illustrerà anche documenti inediti, elaborati dall’Unione tedesca degli Amici della terra, già tradotti in più lingue (compreso l’italiano) per la salvaguardia delle specie animali delle aree urbane.
 

 

Miramare con la bassa marea? Allora tutti a “caccia” di pesci - Laboratori
L’avete già visto Miramare con la neve? E “senza acqua”? Beh, questo fine settimana pare che il meteo dia più di qualche possibilità a chi se lo fosse perso senza fiocchi e senza “mare”. Perché gennaio e febbraio è il periodo, almeno qui nell’Alto Adriatico, della massima escursione del livello dell’acqua: cioè, tradotto in parole povere, il nostro mare “arretrerà” di 60 centimetri. Ma non “arretrano” molti animali: per questo, domani alle 14.30, il Wwf dell’Area marina protetta di Miramare dà appuntamento ad adulti e famiglie con bimbi con “Quello che il mare dimentica”, passeggiata guidata sulla spiaggia protetta della Riserva. Cosa si lascia alle spalle il mare quando si ritira dal bagnasciuga? Alghe, patelle, pomodori di mare e perfino pesci che riescono a resistere per qualche ora senz’acqua. La passeggiata lungo il bagnasciuga vi porterà a scoprire quanti e quali organismi hanno fatto della capacità di adattamento il loro punto di forza per sopravvivere in ambienti “estremi”. Insomma, i biologi del Wwf condurranno un’avventurosa visita guidata per scoprire, con la massima delicatezza e attenzione, quali organismi hanno deciso di rimanere “all’asciutto” sulla spiaggia aspettando il ritorno del mare. Ritrovo alle 14.30 al castelletto di Miramare. Portarsi scarpe comode. Se proprio il tempo non consentisse la visita, appuntamento rimandato a - presumibilmente - il 10 marzo. Invece, domani mattina alle 11, l’appuntamento è dedicato ai bambini, perché torna “mare.in.rima”, il laboratorio creativo tra immagini e parole per parlare di organismi non ancora incontrati durante il “Bestiario tattile”: non più squali, delfini e tartarughe (che reincontremo peraltro più avanti!) ma curiosi organismi meno conosciuti, minuscoli e quasi invisibili. Come alcune specie che nuotano semitrasparenti nelle acque del nostre mare. Chi sono e come vivono? Beh, lo scopriremo domenica, tenendo a mente che anche i più piccoli sono importanti nella catena alimentare. Ricordiamo anche che l’attività si svolge all’interno del castelletto di Miramare e dura un’ora e mezza circa. Ancora un’altra informazione per chi è appassionato delle attività del Wwf: si stanno già raccogliendo le prenotazioni per il mese di marzo per la visita guidata all’acquedotto Randaccio di San Giovanni di Duino. Un modo davvero particolare e suggestivo, per grandi e piccoli, per conoscere il lungo viaggio dell’acqua dalla sua captazione all’impianto dell’acquedotto, lungo le condotte fino a Trieste. Il prossimo appuntamento, in questo caso, è in programma sabato 30 marzo, alla mattina. Chi volesse maggiori informazioni o volesse prenotare la visita può telefonare al 3339339060, oppure può inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica carso@riservamarinamiramare.it. E marzo è anche il mese in cui si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (il 22) e l’Ora della Terra promossa dal Wwf in tutto il mondo (il 23).
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 22 febbraio 2013

 

 

Ferriera, i sindacati delusi sono sul piede di guerra - PER LA RIQUALIFICAZIONE NEGATA
«È il fallimento della politica. Se non riceveremo a giorni rassicurazioni si potrebbe assistere a un grosso schiaffo: non saremmo noi i colpevoli»
«Vogliamo una risposta immediata; sul nostro futuro il vuoto è totale. Questa è l’incoscienza della politica ma se questa stessa non interverrà adeguatamente, potrebbe subire un grosso schiaffo». Franco Palman, esponente della Uilm, va giù duro nel commentare il dopo-riunionre al termine dell’incontro di ieri tra il prefetto, i sindacalisti e una rappresentanza di 15 lavoratori della Ferriera di Servola. All’indomani delle notizie sulla scelta, ormai se non certa probabile, di chiudere anzichè riqualificare lo stabilimento siderurgico commissariato, gli animi sono comprensibilmente surriscaldati. «Dopo le dichiarazioni rilasciate dall’addeto stampa Francesco Semino - continua Palman - vogliamo assolutamente una risposta immediata, la prossima settimana: altrimenti a quel punto siamo “liberi tutti” ma di certo la responsabilità delle conseguenze, e sono certo al caso ce ne sarebbero, non potrebbero essere imputate a noi». Il rappresentante della Uilm evidenzia come nel Triestino a un 2012 già negativo stia seguendo un 2013 «devastante, con il 10% della produttività sul territorio»: «Ancora il 4 dicembre scorso, all’ultimo tavolo sul Protocollo d’intesa che dovrebbe dare vita all’Accordo di programma per la riqualificazione, la salvezza della fabbrica, si è assistito a un nulla di fatto. Ora la doccia fredda, gelata». «Non volevamo finora neppure considerare l’eventualità di rimanere con la sola opzione degli ammortizzatori sociali previsti per i lavoratori - conclude il sindacalista -, puntavamo a una qualche riconversione ma ora lo spettro sta diventando realtà. E monta la tensione, c’è molta rabbia, non c’è più fiducia nell’azienda». Posizioni e sentimenti codivisi da tutte le componenti sindacali. «Emerge - osserva Umberto Salvaneschi della Fim-Cisl - ciò che da tempo temevamo; la situazione è chiara in tutta la sua gravità. E con le elezioni incombenti e i tempi per la formazione del nuovo governo la nostra condizione si aggrava. Sembra di non avere alcun “paracadute” se non quelli sociali, non risolutivi». Per il rappresentante dei lavoratori «le dichiarazioni di questi giorni fatte dai responsabili dell’azienda, sia sul Gruppo Lucchini che su Trieste, sono in pieno contrasto con le precedenti. Entro martedì vogliamo chiarimenti; il commissario Piero Nardi deve venire qui a spiegare la sua linea».

(p.p.g.)
 

 

Orti sociali, corsi e incontri per futuri (e bravi) contadini - EVENTI»L’INIZIATIVA
Comune e associazioni promuovono fino a settembre una serie di approfondimenti dalle piante officinali all’organizzazione del suolo.

E si può diventare pure apicoltori
C’è il sito, e ci sono gli appuntamenti. A partire da oggi. Insomma, continuano a pieno regime le attività formative sul tema degli orti sociali urbani, di cui il Comune di Trieste da più di un anno si è fatto promotore. Il concetto è semplice: recuperare una tradizione, quella agricola, per ben nutrirsi e magari pure risparmiare. Nel nome della socialità. Così, dopo la pubblicazione su Internet del portale www.orti.trieste.it (che contiene tutte le informazioni utili a diffondere la conoscenza e la condivisione delle iniziative in atto), prende il via oggi un intenso programma di seminari pubblici sul tema orti e natura, organizzati in collaborazione tra il Comune di Trieste, il progetto Urbi et Horti, Bioest, Aiab e altre associazioni come Cittaviva. Gli incontri saranno tenuti da esperti che racconteranno come organizzare e gestire piccoli orti biologici nel rispetto dell’ambiente e della natura anche con visite e corsi all’aperto all’Orto botanico. Si parte, oggi, come detto: appuntamento dalle 17 alle 19, alla sala Millo di Muggia, con un seminario su “Introduzione all’agricoltura sostenibile: il suolo e la sua fertilità”. Stessa ora e stesso poso venerdì 1 marzo quando l’argomento sarà l’orto biologico mentre l’8 marzo (sempre a Muggia) si parlerà di quello biodinamico. E l’8 marzo, ore 17.19, appuntamento anche alla scuola Morpurgo di viale Campi Elisi con una conferenaza su “Agricoltura sostenibile e biologica, per noi e per l’ambiente-Il terreno e le sue funzioni”. Il 15 e il 22, invece, si dibatterà del fabbisogno delle piante, delel irrigazioni e del compostaggio e, a seguire, della preparazione di un orto, di come organizzare gli spazi, i materiali per l’irrigazione e gli attrezzi utili. E ad aprile, prima di Horti Tergestini, due incontri di nuovo alla sala Millo: il 5, dedicato a piante spontanee e officinali, e il 12 ecco l’introduzione all’apicoltura. Ad ogni modo, il calendario degli incontri (che proseguiranno fino a settembre) è pubblicato sul sito www.ortitrieste.it. Nello stesso sito si trova la scheda d’iscrizione per quanto riguarda i corsi organizzati dal Comune. L’accesso ai corsi è libero e gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili. Verrà però data priorità a chi abbia compilato la domanda di iscrizione all’interno della quale si potranno esprimere quesiti e richieste particolari su tematiche che potranno essere argomento di discussione o venire trattate più approfonditamente nei corsi stessi. Attività, incontri e seminari che si integreranno con altre importanti iniziative in programma in città, come Horti Tergestini (13-14 aprile) e Invasati (19 maggio, 16 giugno e 15 settembre).

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 21 febbraio 2013

 

 

«Ferriera: non si vende, si chiude» Il commissario cancella Servola
Il pr Semino anticipa le conclusioni del programma operativo di Nardi che sarà pronto a giugno

Si preannuncia bollente il confronto in città con i rappresentanti sindacali, previsto a inizio marzo
«La Ferriera di Servola non verrà venduta, sarà chiusa». Nel giorno in cui i duri della cokeria si mettono alla guida dell’ultima battaglia, dalla Lucchini commissariata esce per la prima volta la parola “chiusura” per Servola. «Il commissario Piero Nardi e il suo collaboratore Gianfranco Bajetti non rilasciano dichiarazioni, ma un po’ di chiarezza sulla situazione di Trieste posso farla io - dice inaspettatamente Francesco Semino che continua a gestire le relazioni pubbliche - quando il commissario sia al Ministero dello sviluppo economico che dinanzi al Consiglio comunale di Piombino ha affermato che la Lucchini non sarà venduta a spezzatino, smentendo le voci circolate fino ad allora, bensì verrà ceduta in blocco, si riferiva logicamente all’acciaieria di Piombino e poi ai siti produttivi di Lecco e di Condove in provincia di Torino. Ma non a Trieste: la Ferriera di Servola ha una storia completamente diversa ed è già stato deciso che non verrà venduta, bensì sarà chiusa». Soltanto poche ore prima, come riferiamo qui sotto, gli operai avevano insediato due affollati presidi di protesta davanti ai cancelli dello stabilmento: sia sulla via San Lorenzo in Selva che all’entrata dello Scalo Legnami con la parola d’ordine: «La Ferriera non chiuderà finché non sarà stato trovato un altro lavoro per tutti i dipendenti». È circolato anche l’annuncio, fatto dai sindacalisti, di un arrivo di Nardi a Trieste per i primi di marzo. E Semino conferma l’indiscrezione: «Probabilmente il commissario risponderà positivamente alla richiesta fatta dai sindacati attraverso il prefetto di Trieste anche se la data non è stata ancora fissata». Si prevede un confronto bollente dal momento che c’è il rischio che la Lucchini intenda sfilarsi completamente da qualsiasi responsabilità sul dopo-Ferriera a Trieste. Per questo il Mise aveva deciso di convocare entro metà febbraio - ma evidentemente lo farà, forse, appena il prossimo governo - due Tavoli separati: uno incentrato sul Gruppo Lucchini e l’altro solo su Servola. I sindacalisti avevano già subodorato il pericolo e avevano ammonito le controparti a non considerare Trieste disgiunta dal resto del Gruppo. Ma quando è prevista la chiusura di Servola? «Al momento non c’è una data - risponde Semino - e neanche è ancora noto il piano complessivo. È certo però che il commissario ha sei mesi per predisporre il programma operativo e il piano industriale per i quali dovrà rispondere al giudice e anche al comitato di sorveglianza. E i sei mesi scadranno a giugno». È possibile dunque che subito dopo giugno il commissario intenda far scattare il programma di dismissione della Ferriera. A fare da garante durante l’amministrazione straordinaria è stato nominato il Comitato di sorveglianza che è presieduto da Corrado Calabrò e di cui fanno parte anche Vincenzo Nastasi e Carlo Mirabile, mentre in rappresentanza delle banche spetta a Mps e Unicredit nominare un membro ciascuno. Da qualche settimana inoltre Nardi è affiancato da uno stretto collaboratore: si tratta appunto di Gianfranco Bajetti, ex manager Duferdofin-Ducor. E lo stesso Bajetti ha affermato nei giorni scorsi che «le potenzialità commerciali del gruppo sono rimaste intatte». Si è riferito in particolare a rotaie, vergelle e barre, prodotti che non escono da Servola ma che riguardano solo Piombino e Lecco. «Nel settore ferroviario in particolare - ha annunciato - 50mila tonnellate di materiale sono state esportate negli Emirati Arabi, mentre nell’ultimo semestre la Lucchini si è aggiudicata commesse per altre 300mila tonnellate, sempre nel campo delle infrastrutture ferroviarie».
Silvio Maranzana

 

 

Muggia: è partita la centrale a biomasse
L’impianto serve la scuola elementare De Amicis ma in futuro riscalderà anche il vicino asilo nido
MUGGIA La centrale a biomasse a servizio della scuola elementare "De Amicis" è entrata ufficialmente in funzione. “La conclusione di piccoli lavori di finitura permetterà la definitiva rimozione del cantiere, ma la struttura è operativa”, confermano dal Municipio. L’impianto, che in prospettiva coinvolgerà anche il vicino asilo nido "Iacchia", funziona a cippato (legno sminuzzato) ed ha una potenzialità di 360 Kw. Come noto il progetto ha incontrato e superato diverse problematiche dal suo nascere ad oggi. Inizialmente vinto dalla ditta Limes di Bassano del Grappa, è stato successivamente messo in discussione per presunti vizi di legittimità rilevati dalla Rti Cristoforetti Servizi Energia-Cpl Concordia Società Cooperativa di Trento, aggiudicatasi poi la nuova procedura con la Concordia di Concordia sulla Secchia di Modena. La realizzazione dell’impianto ha poi subito dei ritardi rispetto a quanto preventivato dall'amministrazione comunale dovuti al fatto che l'offerta presentata proponeva diverse modifiche sostanziali e migliorative rispetto al progetto originario quali, tra le altre, l'interramento completo dell'impianto, novità che ha permesso di recuperare superficie di gioco per i bambini, e la realizzazione di un sistema unificato di teleriscaldamento per il vicino asilo "Iacchia" oltre alla bonifica della centrale termica. «Molti più interventi, quindi, di quelli inizialmente previsti ma a tutto vantaggio dei giovani studenti», puntualizza il Comune. Un intervento all’insegna del risparmio energetico e dell’uso di fonti rinnovabili negli edifici pubblici, che si appoggerà alla caldaia esistente solo in caso di picchi di consumo o di manutenzioni della nuova caldaia o di qualsiasi altra problematica al fine di garantire come priorità il benessere dei piccoli muggesani. Con un importo contrattuale di circa 313mila euro l'impianto rientra dunque nell'ottica di risparmio energetico fortemente voluta dall’amministrazione Nesladek. E sempre in questo scenario rientra l’istallazione a costo zero, grazie al "Conto energia", di una serie di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica su tutti gli edifici comunali ove fosse possibile. Degli otto installati cinque si trovano proprio in edifici scolastici: la scuola “N.Sauro”, la scuola con lingua d'insegnamento slovena “A.Bubnic” e l’asilo “Iacchia”, l’asilo “Il Biancospino” e la scuola “A.Loreti”.

Riccardo Tosques
 

 

Meno bus significa disagi, inquinamento e disordine - la lettera del giorno - Carlo Genzo presidente CamminaTrieste
Quello che si temeva è purtroppo accaduto! Meno linee bus a Trieste, meno corse, con conseguenti attese più lunghe e veicoli più affollati. Nonostante l’evidente crisi economica, CamminaTrieste considera con molta preoccupazione queste modifiche, ritenendo che un efficiente e adeguato servizio di trasporto pubblico urbano sia essenziale per una città ordinata, meno inquinata e a misura umana, come dovrebbe essere Trieste. Un utilizzo adeguato del servizio di trasporto pubblico può ridurre la circolazione dei veicoli privati, diminuire l’inquinamento chimico dell’aria, limitare l’inquinamento acustico, e ridurre i rischi derivanti da incidenti sulla strada. Il trasporto pubblico urbano è un fondamentale servizio sociale, la cui importanza va valutata non solo in base al rendiconto economico dell’azienda. Un suo indebolimento vanificherebbe in buona misura anche le innovazioni che il Comune di Trieste intende adottare col nuovo piano generale del traffico urbano (Pgtu), che prevede, tra l’altro, l’introduzione di numerose corsie preferenziali per i bus nell’ambito cittadino. Va inoltre considerato l’aumento dei prezzi su biglietti e abbonamenti: i fruitori di questi ultimi risultano due volte danneggiati, sebbene frequentatori più assidui del servizio pubblico, in quanto costretti a sostenere costi maggiori per un servizio peggiore. A maggior ragione tale penalizzazione si ripercuote sugli abbonati annuali, avendo essi stipulato un contratto durante il corso del quale il servizio subisce una evidente riduzione. CamminaTrieste intende adoperarsi per introdurre correttivi alla manovra ora effettuata, che limitino il disagio alla popolazione, andando anche incontro ai detentori di abbonamenti per i quali dovrebbero essere previsti sconti adeguati, oltre a tariffe speciali per varie categorie, come studenti, giovani, lavoratori, anziani o nullatenenti. Con l’ampliamento della quota passeggeri con abbonamento si potrebbero forse limitare i danni della manovra restrittiva, incentivando il mezzo pubblico, migliorando così la mobilità e dello stato di salute della città.
 

 

Esposti e inchieste sulla diga di Sauris
Nel mirino l’operazione di svaso eseguita da Edipower che ha provocato la caduta a valle di montagne di detriti
Procura al lavoro Il magistrato Giancarlo Buonocore ha confermato l’apertura di un fascicolo sulla base delle segnalazioni degli ambientalisti
TRIESTE L’operazione di svaso della diga del Lumiei, comune di Sauris, è finita prima del previsto. Già domani Edipower chiuderà i cantieri, mentre i sindaci del territorio verificheranno l’esito dell’intervento. Ma, sin d’ora, sindaci ed ecologisti sono convinti che non tutto è andato seconda programma. Troppi detriti scesi a valle, al punto che in Regione, ieri la Conferenza dei servizi, si considera necessario un «ripristino ambientale». E c’è pure l’interessamento della Procura di Tolmezzo che, sollecitata da due esposti (uno di Wwf e Legambiente, che chiedono il vaglio delle ipotesi di reato di «disastro, uccisione di animali e lavori in alveo non autorizzati»,l'altro del Comune di Preone), ha aperto un’inchiesta. Era stato il nucleo idroelettrico udinese di Edipower a informare nel novembre scorso la Provincia e i Comuni di Sauris, Ampezzo e Socchieve dell’intenzione di procedere a pulizia e controllo dell’infrastruttura nei primi mesi dell’anno. La società aveva anticipato un’azione per la diminuzione del livello delle acque sino alla quota minima di regolazione, 905 metri, cui sarebbe poi seguita la procedura di svuotamento (di circa 1,2 milioni di metri cubi) sino alla base della diga mediante l’apertura dei bocchettoni. Dopo il ruscellamento del torrente Lumiei, così informava Edipower, i tecnici avrebbero infine provveduto con lance con acqua a forte pressione a rimuovere i sedimenti a fondo lago. Già a inizio febbraio, però, le associazione ambientaliste hanno voluto vederci chiaro. A entrare subito nel mirino, così scrive il Wwf in una nota di lunedì 11, è «la totale mancanza di trasparenza e partecipazione con cui è stato condotta un’operazione di tale portata». Operazione «che avrebbe richiesto l’evidenza pubblica di una valutazione di impatto ambientale». Gli ambientalisti, sospettando che il Lumiei, visto il colore assunto dalle acque, fosse usato come una discarica, e rilevando l’interessamento a valle pure del Tagliamento, hanno chiesto il piano di gestione delle operazioni di svaso del lago e le relative prescrizioni, oltre al dato preciso inerente la quantità totale di materiale da asportare e gli esiti, «forniti con cadenza quotidiana», dei monitoraggi biologici, chimici, fisici effettuati sulle acque e sul fango. Nei giorni successivi è pure arrivata la decisione di rivolgersi alla magistratura tolmezzina. Il procuratore Giancarlo Buonocore ha confermato l’apertura di un’indagine conoscitiva sulle operazioni gestite da Edipower. A occuparsene il sostituto Letizia Puppa in collaborazione con gli ufficiali di polizia giudiziaria del Corpo forestale regionale. La risposta della società? Secondo Edipower l’aumento dei solidi sospesi lungo il Lumiei e il Tagliamento si deve a portate d’acque provenienti da monte ben superiori ai livelli del periodo. Ma, a seguito dell’abbassamento delle temperature, la situazione sarebbe poi migliorata. Nell’attesa della verifica di autorizzazioni e lavori effettuati da parte della Procura, ieri in Regione si è tenuta la Conferenza dei servizi per l’aggiornamento degli enti interessati. Oltre ai funzionari di Palazzo erano presenti gli enti di controllo regionali, il referente del ministero delle Infrastrutture Santoro, i sindaci di Sauris, Ampezzo, Socchieve, Preone, Enemonzo e Villa Santina (questi ultimi tre inizialmente non coinvolti si sono ritrovati sui loro territorio il materiale fuoriuscito dalla diga), Edipower ed Ente Tutela Pesca. Chiuso il cantiere, si è deciso di effettuare domani un sopralluogo sulle aree oggetto dei lavori, in particolare sull'alveo del Tagliamento dove sono state realizzate le opere di sedimentazione del materiale fluitato. Martedì 5 marzo è inoltre riconvocata una nuova Conferenza per la condivisione dei piani d'intervento presentati da Edipower per le attività di ripristino ambientale.

Marco Ballico

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MERCOLEDI', 20 febbraio 2013

 

 

Rigassificatore di Trieste - Il WWF: “Nel “supplemento istruttorio” del ministro Clini è fuorviante considerare soltanto le interferenze con il traffico navale”.
L’associazione: “Si proceda all’azzeramento di tutte le procedure autorizzative in corso. Troppi i documenti pasticciati e illegittimi nella sostanza”.
Non può fondarsi soltanto sulle interferenze del rigassificatore, proposto a Trieste da GasNatural, con il traffico portuale il “supplemento istruttorio” deciso alla fine di dicembre dal Ministero dell’ambiente.
Lo scrive il WWF in un documento inviato ai ministeri competenti, alla Regione ed agli enti locali coinvolti (Comune e Provincia di Trieste), nonché alla Commissione Europea.
L’associazione ambientalista sottolinea l’anomalia di una procedura, come quella del “supplemento istruttorio”, che ha per oggetto un decreto del luglio 2009 (il VIA favorevole firmato dagli allora ministri Prestigiacomo e Bondi), sulla legittimità del quale sono state sollevate da più parti innumerevoli critiche. Tant’è vero che sono almeno sei i ricorsi e gli atti di intervento al TAR del Lazio per chiederne l’annullamento.
Il WWF ricorda le principali anomalie degli studi prodotti da GasNatural per quella procedura VIA, segnalate nelle osservazioni degli ambientalisti fin dal 2006-2007 e poi riprese nei ricorsi al TAR: l’insufficiente valutazione delle alternative tecnologiche e localizzative, le sommarie e contraddittorie le stime sull’impatto dello scarico di acqua fredda nella baia di Muggia, l’utilizzo di dati fuorvianti per la stima di alcuni impatti, mancata valutazione dell’immissione nell’ambiente di composti tossici, dovuta all’uso di cloro come anti-fouling, la mancata valutazione degli impatti complessivi del rigassificatore sull’ecosistema marino, ecc.
Tutti argomenti sui quali la Commissione VIA del ministero dell’ambiente ha preferito “sorvolare”, al punto che alcune osservazioni degli ambientalisti (come alcuni pareri dei Comuni) non sono neppure menzionate nel decreto VIA finale.
Vanno anche ricordate, aggiunge il WWF, le anomalie “strutturali” della procedura di valutazione sul progetto di GasNatural e attribuibili al Ministero dell’ambiente:
l’aver separato assurdamente la valutazione del rigassificatore da quella del gasdotto (ancorché i due impianti non possano funzionare l’uno in assenza dell’altro); l’aver accettato che la VIA sul rigassificatore e quelle sul gasdotto e sulla centrale elettrica da 400 MW di Lucchini Energia procedessero separatamente (benché si tratti di infrastrutture strettamente connesse l’una all’altra); l’aver omesso di imporre una nuova procedura VIA sul rigassificatore, dopo che erano emerse molte importanti modifiche del progetto rispetto a quello valutato nel 2006-2009 (spostamento dei serbatoi e del pontile di attracco delle metaniere, previsione di un nuovo elettrodotto da 132 kV, istituzione del SIC “Area marina di Miramare” (che imporrebbe una nuova valutazione di incidenza, in ossequio alla Direttiva europea in materia).
Non basta. Il WWF ricorda che gli approfondimenti ed il dibattito, svoltisi anche dopo il decreto VIA del 2009, hanno evidenziato le molte alternative, disponibili e già realizzate in vari Paesi, rispetto alla tecnologia che utilizza l’acqua di mare, scelta da GasNatural per il progetto di Trieste. Tra queste, le navi rigassificatrici, che possono funzionare anche a circuito chiuso, cioè producendo a bordo il calore necessario, senza produrre impatti negativi sull’ambiente marino.
Sono emersi infine, dall’esperienza dell’impianto off shore di Porto Viro, problemi rilevanti legati alla dispersione di cloro nell’aria, oltre che alla formazione di schiume imbrattanti, fenomeni anche in questo caso all’uso dell’acqua di mare come veicolo di calore per la rigassificazione.
Da ciò la conclusione dell’associazione ambientalista, che giudica riduttivo e pericoloso fondare il “supplemento istruttorio” sui soli aspetti relativi alle interferenze del progetto di GasNatural con l’incremento del traffico navale previsto dall’Autorità portuale di Trieste.
Ben più logico sarebbe, a giudizio del WWF, procedere all’azzeramento di tutte le procedure autorizzative in corso (per il gasdotto, la centrale elettrica, l’elettrodotto), nonché del decreto VIA del 2009 sul rigassificatore, come WWF e Legambiente avevano chiesto già nel dicembre 2012.
“Bisogna fare pulizia – conclude il presidente del WWF Friuli Venezia Giulia, Roberto Pizzutti – di un insieme di documenti amministrativi oltre modo pasticciati, della cui sostanziale illegittimità il ministero dell’ambiente deve finalmente prendere atto. Ed è anche ora che di questioni energetiche si cominci finalmente a ragionare in modo serio, non rincorrendo i progetti di qualche multinazionale, ma dotandosi di un Piano Energetico degno di questo nome, che dev’essere valutato in modo trasparente e partecipato, come prescrivono le Direttive europee”.
WWF-FVG

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 20 febbraio 2013

 

 

Duino, arriva in Consiglio la variante anti-cemento
Al via il dibattito sulle modifiche al piano regolatore volute dalla maggioranza Nessuna nuova zona di espansione edilizia e avvio del percorso ciclopedonale
DUINO AURISINA Atteso a giorni il parere di Arpa, si avvicina il capolinea del Consiglio comunale per la variante 27. Lo annuncia il vicesindaco e assessore all'Urbanistica, Massimo Veronese: «Arrivati a questo punto, l'amministrazione comunale ha intenzione di accelerare l'iter per arrivare a una discussione in aula ad aprile di queste modifiche al Piano regolatore di Duino Aurisina». In pratica se ne riparlerà tra due sedute di Consiglio (quella di febbraio si terrà la prossima settimana). Il confronto nella massima assise sarà comunque preceduto da «approfondimenti nella commissione consiliare competente», vale a dire la Seconda, presieduta dal consigliere Maurizio Rozza, nonché da «incontri pubblici coi cittadini presso ogni frazione coinvolta dall'iter, dunque tra le altre Malchina, Ceroglie, Precenicco e San Pelagio». In ballo, infatti, ci sono questioni molto importanti e, secondo quanto trapela, scelte “pesanti” per l'amministrazione. Che, secondo quanto riferito dal vicesindaco Veronese, ha la risoluta intenzione di evitare la creazione di nuove zone di espansione edilizia. «La variante 27 – spiega il numero due di Duino Aurisina – interverrà su tre versanti: il primo, quello relativo alle opere pubbliche, consentirà alla Provincia di Trieste di avviare finalmente i lavori di realizzazione del percorso ciclopedonale da Sistiana a Duino, così creando un nuovo collegamento ambientalmente sostenibile per la viabilità cittadina; il secondo, sui nuovi ambiti di progettazione unitaria, interesserà le aree di Slivia, Aurisina Santa Croce, Ceroglie e Visogliano; il terzo invece riguarderà i singoli terreni su cui costruire per esigenze familiari». «Ora – prosegue Veronese – mentre su quest'ultimo capitolo non ci sono veti di sorta, sugli ambiti di progettazione unitaria questa amministrazione la vede in maniera diametralmente opposta rispetto al precedente esecutivo Ret, favorevole a dare il la a iniziative edilizie in zone ampie del territorio purché vincolate a una realizzazione della rete di sottoservizi e strade interamente a carico del privato. Il nostro punto di vista è invece quello di mantenere la conservazione del suolo, anche in recepimento degli indirizzi della Regione, la quale aveva raccomandato a non cementificare ulteriormente il territorio di Duino Aurisina se l'operazione non è supportata da ragioni di espansioni demografiche, attualmente inesistenti». «Insomma – conclude Veronese – un conto è costruire una casa per motivi familiari, un conto è dare il via a interi complessi edilizi. Per questo è intenzione dell'amministrazione Kukanja eliminare gli ambiti di progettazione unitaria. Data la delicatezza del tema l'amministrazione condurrà in ogni frazione interessata delle riunioni per illustrare nel dettaglio progetti e orientamenti della giunta, in vista del Consiglio comunale di aprile». Si prospettano dibattiti corposi, alla luce delle costanti sollecitazioni dell'opposizione di centrodestra, nei mesi scorsi, a portare in aula la variante.
Tiziana Carpinelli

 

“Il futuro della costa”, dibattito alla Casa della Pietra di Aurisina
«Il futuro della costa» è il titolo dell'iniziativa pubblica programmata per domani alle 17 alla Casa della Pietra di Aurisina. Si tratta di una tappa importante del percorso partecipativo verso una pianificazione condivisa del territorio, punto cardine programmatico della nuova amministrazione comunale di Duino Aurisina. Verranno illustrati progetti e problematiche del tratto costiero che va dal Villaggio del Pescatore al confine con il Comune di Trieste, ma verranno soprattutto ascoltate le idee, le proposte e le critiche di cittadini e delle associazioni del territorio. Il dibattito sul futuro della costa alla Casa della Pietra è organizzato EcoDem e Sinistra ecologia e libertà. Parteciperanno tra gli altri il vicesindaco di Duino Aurisina Massimo Veronese e il consigliere di Sel Maurizio Rozza.
 

 

LISTA INGROIA - Ferrovie Nuova linea

Oggi alle 17.30 all’antico Caffè San Marco di via Battisti nel quadro della campagna elettorale della lista Ingroia - Rivoluzione Civile, Lino Santoro e Alessandro Capuzzo introdurranno, presenti alcuni candidati, per «una riflessione sul progetto di linea ferroviaria Capodistria-Divaccia, sulla base delle osservazioni pervenute dagli attivisti del Movimento NoTav di Val Susa, Claudio Cancelli e Luca Giunti». La nuova linea infatti«comporta dei problemi sul confine, nel muggesano e ancor più all'altezza di Bottazzo in Val Rosandra - si legge in una nota - biotopo alpino al livello del mare una parte del quale é Zona protetta di livello europeo».

 

 

L’esperienza di Basaglia raccontata con l’obiettivo
Le immagini di Claudio Ernè e Sergio Serra alla Fototeca

La lotta di Franco Basaglia, la sua pacifica rivoluzione che ha avuto come protagonista Trieste si racconta con le immagini, meglio che con le parole. Con il reportage “Morire di classe”, realizzato da Gianni Berengo Gardin insieme a Carla Cerati nel 1969, che racconta l’ospedale psichiatrico dall’interno delle quattro mura. Con il manifesto fotografato da Mark Edward Smith nel 1973, che recita “Marco Cavallo lotta per tutti gli esclusi”, con gli scatti di Neva Gasparo all’interno del Laboratorio P, quelli che documentano l’abbattimento dei cancelli e la festa popolare al passaggio del corteo di Marco Cavallo per la città. Ma anche con gli intensi primi piani di Basaglia realizzati da Claudio Ernè, che invitano a leggere tra le irregolarità di quel viso i pensieri di una mente non convenzionale. Di tutti questi scatti, che si possono rivedere sul web, all’indirizzo deistituzionalizzazione-trieste.it/archivioFoto/index.php, si parlerà nell’ambito dell’incontro “L’esperienza di Franco Basaglia attraverso l’obiettivo”, a cura di Claudio Ernè e Sergio Serra, in programma oggi alle 17.30, nella sala “Bobi Bazlen” di palazzo Gopcevich. L’appuntamento fa parte del ciclo di conversazioni “Interno con figure”. La funzione sociale della fotografia, che testimonia più di quanto possano osare le parole, che alza il velo su realtà scomode che si preferirebbero ignorate, la fotografia come mezzo per ricordare e far scoprire ai giovani quello che è accaduto 44 anni fa: saranno questi i temi esplorati da Claudio Ernè e Sergio Serra, insieme al ricordo e alla ricostruzione di un’esperienza storica, che Trieste deve sempre, con tenacia e orgoglio, ricordare. La fotografia servirà stavolta come lente per una riflessione sull’esperienza di Franco e Franca Basaglia, sulla storia del disagio mentale, sulle condizioni dei manicomi, su quanti hanno lavorato insieme negli anni dal 1969 al 1978, quando finalmente arrivò la prima conquista, con l’approvazione della legge 180/78. Nel 1969 fu proprio la forza delle immagini del reportage “Morire di classe”, che per la prima volta si insinuava all’interno dell’ospedale psichiatrico goriziano, fotografandone i pazienti, a catturare l’attenzione degli italiani e contribuire in modo fondamentale alla costruzione di quel movimento d’opinione che sfociò infine con l’approvazione della legge 180, dieci anni più tardi. Scrivono Francesco Parmegiani e Michele Zanetti nella biografia di Basaglia: «A Gorizia Basaglia è stato in grado di cominciare la ristrutturazione organizzativa dell’istituzione psichiatrica ponendo al centro, questo il dato fondamentale, la persona del malato; una ristrutturazione in cui ogni forma di violenza nei confronti dei ricoverati, contrabbandata fino ad allora come terapia, fosse abolita».

Giulia Basso

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 19 febbraio 2013

 

 

«Silenzio assenso di Tondo sul rigassificatore» - UN’ALTRA TRIESTE
Bandelli: «Non si parla più del progetto. Chiediamo alla Regione una posizione chiara»
«Il rigassificatore? Chi ne parla più. Sono mesi ormai che sul progetto di Gas Natural è calato il silenzio. Soprattutto da parte del presidente della Regione, Renzo Tondo». La denuncia arriva dagli esponenti di Un’altra Regione, e attuali consiglieri di Un’altra Trieste, Franco Bandelli e Alessia Rosolen. Che aggiungono: «Nelle ultime settimane il dibattito sul rigassificatore sembra essersi spento. Mancano pochi giorni alla fine del periodo dell’istruttoria supplementare Via, decisa da Clini a gennaio. Il tempo passa, Roma si muove e ci sembra che Tondo e i suoi stiano a guardare, in attesa del verdetto finale». Il dubbio, - «anzi qualcosa di più di un dubbio» - di Bandelli e Rosolen è che a Trieste succeda come a San Ferdinando in Calabria dove il “Decreto sviluppo” di Monti (passato al Senato nell’agosto del 2012 con 216 voti favorevoli, 33 contrari, 4 astenuti) ha di colpo accelerato l’iter dell’impianto locale di rigassificazione, bypassando le obiezioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che per ben due volte ne aveva bloccato la sua autorizzazione, vista la mancanza di un autorizzazione Vas e la natura sismica dell'area. «A questo punto - affermano gli esponenti di Un’altra Regione - siamo molto preoccupati per Trieste: a oggi tutto ciò che ha saputo fare la Regione è lasciare che sia Roma a decidere per il nostro territorio. In cinque anni di governo il presidente Tondo e la sua giunta, per quanto concerne il rigassificatore, non hanno mai agito attraverso atti amministrativi. Al contrario i Comuni, fra cui quello di Trieste, hanno preso chiara posizione. Ora tocca alla Regione. Soprattutto in prossimità delle elezioni regionali chiediamo a Tondo una chiara posizione in merito all’impianto voluto da Gas Natural. Se non parla il suo è silenzio assenso all’impianto». Come sottolineato nella mozione presentata a dicembre scorso dai capigruppo del Consiglio comunale, il rigassificatore fa parte di un progetto complessivo di polo energetico regionale, poiché è collegato ad altri impianti altamente a rischio: gasdotto (parte da Zaule e si collega a Villesse, attraversando tutto il golfo di Trieste), turbogas, elettrodotto (attraversa tutto il Carso e si collega all’elettrodotto aereo di Redipuglia), cabina di lancio (centrale a gas che gestisce la distribuzione di gas nella rete nazionale), impianti che interessano non solo Trieste, ma tutta l’area regionale. «Delle sue azioni, o meglio delle sue non azioni, - sottolinea Bandelli - Tondo dovrà dunque rispondere non solo agli elettori triestini, ma a quelli di tutta la regione. In Friuli non può dire facciamo il rigassificatore e non l’elettrodotto e a Trieste affermare l’esatto contrario. Sia più serio».

(fe. vi.)
 

 

Con “Pedibus” alla scuola Giotti si va camminando
Prosegue fino a venerdì la “Settimana promozionale Pedibus” in tutte le classi della scuola elementare Giotti dell’Istituto comprensivo Tiziana Weiss. L’obiettivo è coinvolgere insegnanti e genitori perché sempre più bambini assieme a mamma e papà vadano a scuola a piedi lasciando a casa l’auto. E oggi nuovo appuntamento con “Pedibus” (partenza alle 7.40, ritrovi: rotonda di Rozzol, capolinea del bus 18 in via Cumano, e scala Bonghi). A tutti gli alunni sono stati consegnati gli avvisi contenenti le informazioni per partecipare a questo evento che coinvolgerà per un’intera settimana bambini, genitori e insegnanti. Oggi e domani cammineranno con loro il vicesindaco di Trieste, gli assessori comunali ai Lavori pubblici, all’Educazione, all’Ambiente e alla Mobilità e Traffico, nonchè il presidente della VI Circoscrizione e altri consiglieri circoscrizionali.
 

 

Allarme a Borgo San Nazario, cinghiali davanti all’asilo
PROSECCO Che zampettino tra orti e giardini della periferia triestina grufolando in cerca di tuberi e altre radici non è certo una novità, ma destano certa inquietudine quelle segnalazioni che li danno ormai abitudinari frequentatori dei cassonetti per la raccolta delle immondizie situati davanti la scuola materna “Silvestri” di Borgo San Nazario. I cinghiali sono ormai di casa in quella contrada, nella vicina Prosecco e, inevitabilmente, in quei terrazzamenti e campagne coltivate sottostanti questa frazione e la contigua Contovello. Non è raro poi vederli attraversare in fila indiana, senza troppo scomporsi, quel tratto di via San Nazario che conduce alla Napoleonica, direttrice quotidianamente frequentata da centinaia di escursionisti. «È una situazione che giorno dopo giorno si sta rivelando sempre più pesante», scrive il presidente della circoscrizione di Altipiano Ovest, Roberto Cattaruzza, rivolgendosi direttamente al vicepresidente e assessore provinciale all’Agricoltura Igor Dolenc. «Nei nostri borghi la presenza del cinghiale è sempre più frequente – continua Cattaruzza – per nulla intimorito dalla presenza umana. Oltre ai gravi danni provocati a diversi impianti vitati dei nostri agricoltori, abbiamo raccolto le segnalazioni di diverse persone anziane che risiedono nella periferia di Prosecco, Borgo San Nazario e Contovello. Cittadini che non si fidano più di uscire di casa all’imbrunire, quando diversi grossi esemplari di suini selvatici iniziano una vera e propria “ronda” alla ricerca di cibo». Quel che più spaventa però è la comparsa di almeno cinque pelosi quattro zampe di fronte alla scuola materna di Borgo San Nazario, a qualche metro dalla principale arteria stradale. La presenza dei cinghiali, rincara Cattaruzza, sta mettendo in crisi la piccola ma vitale economia agricola locale che, faticosamente, cerca di reimpostare sul ciglione carsico una viticoltura di qualità. La situazione di disagio è stata evidenziata all’ente provinciale, al quale si chiede di rintracciare delle soluzioni adeguate, prima che si verifichino degli incidenti.

Maurizio Lozei
 

 

Alle Ferrovie servono solo Rfi e Trenitalia - l’intervento di LUIGI BIANCHI
Il confuso processo di passaggio delle Ferrovie dello Stato, da azienda autonoma a ente pubblico economico per approdare infine ad holding, ha prodotto un mostro, con un’unica regia, che è alla base della deriva della rotaia italiana. Ferrovie dello Stato italiane spa ha il 100% di otto società (Rfi, Trenitalia, Italferr, Ferservizi, Fs-Sistemi urbani, Fs-Logistica, Fercredit, Busitalia), e il 59,99% di due partecipate (“Grandi Stazioni”, con Benetton, Caltagirone, Pirelli e Sncf e “Centostazioni”, con Save dell’Aeroporto di Venezia, a cui sono stati assegnati gli impianti per 40 anni). Trenitalia, abbandonata la rete di vendita decentrata delle agenzie commerciali merci e viaggiatori nelle regioni e all’estero, ha istituito tre divisioni nazionali (Passeggeri nazionali ed internazionali, Passeggeri regionali, Cargo) e acquisito partecipazioni in società tedesche (Tx-Logistik per le merci e Netinera per i viaggiatori) e in una decina di società nazionali ed estere, in pratica limitando il suo campo d’azione alla sola Alta Velocità per il servizio viaggiatori e ai soli treni completi per quello merci. La proliferazione di tante società (tutte con consigli di amministrazione che vanno da 11 a 3 componenti e collegi sindacali da cinque a tre membri), lungi dal produrre l’aumento dei prodotti del traffico grazie a una gestione manageriale di stile privatistico e, soprattutto, dall’avviare la riconversione modale a favore della rotaia (obiettivi dell’impresa che dal 1905 ha la missione di promuovere “il trasporto di persone e cose”, garantendo all’economia nazionale la competitività della rotaia come contributo alla catena logistica italiana) ha prodotto il topolino del ritiro dal mercato, merci e viaggiatori, inventando la filosofia del servizio universale a carico dell’erario. No, l’economia del Paese non ha bisogno di tante società, che hanno finito per portare al grave deterioramento qualitativo del servizio ferroviario, peggioramento grave per i passeggeri e gravissimo per le merci, non avvertito dal grande pubblico dei viaggiatori, ma a cui sono molto sensibili spedizionieri, porti e imprese (tutte le imprese, perché i costi di trasporto incidono direttamente sull’unità prodotta). Per l’economia nazionale sono necessari, e sufficienti, due soli strumenti, con distinta responsabilità. 1- Un’azienda di Stato (sì, un’azienda autonoma come erano le Fs), in cui ricondurre tutte le attività di carattere infrastrutturale e di produzione dell’intera rete, anche quelle legate allo sfruttamento commerciale delle stazioni, che deve essere finalizzato alla valorizzazione e all’arricchimento dei servizi complementari per i viaggiatori, sganciandolo dalla sola logica speculativa rivolta al consumatore, introdotta da Grandi Stazioni e Centostazioni. 2- Una società di trasporti, in cui ricondurre tutte le attività commerciali (marketing, informazione, promozione, vendita, assistenza post-vendita), idonea a organizzare la vendita del prodotto treno, sia per le merci che per i viaggiatori, con una visione multimodale, tornando all’impostazione promozionale propria di un’impresa orientata al mercato, nazionale ed estero, quale l’aveva progettata Mauro Ferretti e portata a compimento da Giuseppe Pinna. Tutte le altre società e tutte le partecipate non servono: costituiscono solo un pesante fardello e un enorme spreco che il Paese non si può permettere. È ancora attuale la missione affidata nel 1905 da Giolitti alle Fs “Trasporto di persone e cose”? Rientra nella missione andare a Praga per risanare le stazioni della Repubblica Ceca quando si chiudono stazioni e linee della rete nazionale? Rientra nei compiti delle Fs utilizzare Italferr (società di progettazione ferroviaria) per operare sul mercato internazionale quando viene trascurata l’attività sugli impianti italiani? Rientra nell’interesse del Paese acquisire dalle Ferrovie Tedesche Db, con finanziamento pubblico, la partecipazione in Netinera (trasporto regionale in Germania) ”per consolidare la presenza sul mercato internazionale dove già opera con TX-Logistik nel trasporto merci”, quando il trasporto regionale italiano è stato ridotto come sanno bene non solo i pendolari ma tutti i viaggiatori? La stessa acquisizione, a carico dell’erario, di Tx-Logistik quale attinenza ha con l’obiettivo della riconversione modale a favore della rotaia?
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 18 febbraio 2013

 

 

«Tassa rifiuti, aumento folle e da ridurre»
A Trieste il 30% in più rispetto ai costi del servizio. Cosolini: «Se resta così, soldi per la differenziata»
È lecito che il Comune ci faccia pagare non il 100% dell’asporto rifiuti, ma il 130% della spesa, e solo per ragioni tecniche? Perché i triestini dovrebbero spendere solo per via delle circostanze una tassa invisibile, non prevista, non destinata ad alcunché? E cioé quello 0,30 euro per metro quadrato, imposto senza distinzioni dal governo con l’introduzione della Tares, di fronte al fatto che nel resto d’Italia i cittadini pagavano finora (per inadempienza dei Comuni) appena il 60-70% del costo? È questo che accadrà a Trieste, per ragioni bassamente tecniche, se non si troveranno soluzioni per abbassare la cifra. In sede tecnica, il Comune lo ha già detto: «La maggiorazione non si può evitare, il “di più” servirà a colmare i buchi di bilancio». Ma al sindaco Cosolini non sfugge che, politicamente, sarebbe un bell’abuso. «È un aumento folle - dice -, una percentuale enorme, cercheremo il modo per abbassare la cifra, se invece dovremo imporla, nessun euro intascato in più andrà a scopi diversi: saranno soldi investiti sulla raccolta differenziata». Oggi si terrà in Comune una riunione tra il sindaco, il nuovo assessore al Bilancio Matteo Montesano, e l’Ufficio tributi per capire se è possibile abbassare l’entità della precedente Tarsu, così da raggiungere il 100% della copertura dei costi con quel coefficiente di 0,30 euro per metro quadrato. Venerdì saranno a Trieste i vertici di AcegasAps e Hera, e ci sarà anche il nuovo direttore generale. «Se non sarà possibile far rientrare il livello del tributo, quel 30% in più - aggiunge Cosolini - non sarà dal Comune usato per scopi diversi che non siano i rifiuti, con l’avvio entro il 2013 della raccolta differenziata “porta a porta”, che dappertutto ha dei costi iniziali, e solo a regime produce risparmi e dunque minore tassazione per gli utenti». Dice il sindaco di non avere «nessuna intenzione» di far planare aumenti ingiustificati sui cittadini, «però questa norma non dipende da noi». Peraltro il bilancio 2013 è ancora da scrivere perché coi tagli si è arrivati al fondo ma i milioni di euro mancanti non sono coperti: «Stiamo ancora tentando di non aumentare l’Imu per quest’anno, e ancora attendiamo che la Regione decida su che cosa fare del patto di stabilità, da cui molte cose discendono». Anche AcegasAps non ha chiuso ancora il piano economico-finanziario, lo sta appunto ancora discutendo col Comune. Dalla cifra-base del costo del servizio discenderà la cifra-base da applicare al costo della Tares. A Lega Nord e Pdl che hanno accusato il governo Monti di aver introdotto la Tares rispondono infine i consiglieri Coloni (Pd), Decarli (Trieste cambia), Karlsen (Cittadini-libertà civica): «Basta campagna elettorale sulla testa dei cittadini. La tassa, su cui il Comune deve ancora compiere le scelte possibili per dare applicazione nel modo più equo possibile, è stata introdotta - scrivono i consiglieri di centrosinistra - da un parlamento uscente dove la maggioranza dei seggi era ed è detenuta proprio da Pdl-Lega Nord».

(g. z.)
 

 

Consiglio comunale sul rigassificatore - Monrupino
Gli impianti di rigassificazione progettati per Trieste: quello di Gas Natural a Zaule e quello di E.On in mezzo al golfo saranno argomento di discussione, in seguito alla presentazione di una mozione trasfrontaliera, anche nella prossima seduta del Consiglio comunale di Monrupino che si riunirà domani alle 18.30. Tra gli altri argomenti che verranno trattati, modifiche statutarie alla società per azioni Acquedotto del Carso, la conferma del Comitato promotore delle Giornate dell’agricoltura, pesca e forestazione e comunicazioni del sindaco.
 

 

Sempre scarsi i finanziamenti per il trasporto pubblico - intervento di SERGIO TREMUL (segretario Camminatrieste)
Il Parlamento europeo ha chiesto nel 2011 l’elaborazione di iniziative che promuovano gli spostamenti a piedi o in bicicletta
C’è una guerra di comunicati in questi giorni in merito alla situazione del trasporto pubblico locale e sue limitazioni al servizio. Non succederà niente e chi parla di tagli sarebbe meglio che parli in merito al servizio erogato secondo le leggi regionali vigenti. Nella nostra città e nelle città della regione, il servizio bus, anche se esistente in modo particolare a Trieste, non è stato mai trattato con la dovuta attenzione. Se la Regione intendesse farlo dovrebbe attuare il Piano regionale integrato dei Trasporti; questa potrebbe essere la finestra che si apre per dare a Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone quel tipo di servizio che meritano. Quando si parla di scarsità di finanziamenti, nel trasporto pubblico locale questi sono stati sempre scarsi. Quando si parla di “guerra di campanile Udine-Trieste”, si evita di raccontare le cose come stanno. Altro problema che va collegato al trasporto pubblico locale è una mobilità urbana sostenibile che significa un ordinamento delle città dove convivono trasporto pubblico locale, mezzi privati e pedoni nell'ambito possibile del territorio esistente. A questo riguardo, se rapportiamo la presenza di automobili e moto in città con l'occupazione di tanti posti non dovuti, significa che all'interno della mobilità bisogna trovare lo spazio possibile e non quello impossibile. In merito alle vittime della strada, alla sosta selvaggia e al traffico caotico, poniamo di seguito anche questa realtà. Nel 2012 in Italia 4.000 morti per incidenti stradali (diranno che sono diminuiti) e poi quanti feriti e invalidi. Nel 2013, gennaio, pirati della strada a volontà, a Trieste incidenti si verificano continuamente e la velocità è una delle prime cause. Esiste una storia delle vittime della strada presente in numerose pubblicazioni e riviste specializzate: nell'agosto 1896, una signora quarantacinquenne è stata la prima vittima della strada da veicolo a motore. Il medico legale disse: «Una cosa del genere non deve succedere mai più!». Ma successe ancora. Da allora circa 25 milioni di persone sono state uccise in incidenti stradali. Se gli indici attuali continueranno, si stima che un altro milione e 170 mila persone moriranno ogni anno - due persone per ogni minuto del giorno - e altre 10 milioni di persone saranno ferite o menomate. È un problema di tale grandezza che ha portato molti a considerare se gli inventori delle macchine a motore avevano un'idea di che cosa stavano per scatenare sul mondo. Nel XX secolo la morte per incidente stradale è diventato per il mondo occidentale un'epidemia. Le statistiche dipingono un quadro tetro, il 70% delle morti su strada avviene nei paesi in via di sviluppo, il 65% delle persone uccise sono pedoni. La maggior parte delle persone ferite o uccise negli incidenti stradali non sono occupanti dei veicoli: stavano camminando, andavano in bicicletta o su altri veicoli non motorizzati. Queste e tante altre considerazioni, che potrebbero essere documentate, danno un quadro di prospettiva gravissimo e che in particolare in Europa e nel nostro Paese, se non verranno prese misure necessarie, andremo incontro a seri problemi. Il 15 dicembre 2011, il Parlamento europeo ha chiesto la predisposizione di incentivi alla scelta di mezzi di trasporto e di mobilità sostenibili, fisicamente attivi, sicuri e salutari e l'elaborazione di iniziative che promuovono gli spostamenti a piedi e in bicicletta, soprattutto nei centri urbani, con il contestuale sviluppo di infrastrutture sicure per i pedoni e ciclisti. Questa è stata anche una linea di comportamento da oltre 20 anni da parte di Coped - Camminatrieste.

 

TROPPO LENTA LA DIFFUSIONE DELLE ELETTRICHE - NOI E L’AUTO - RUBRICA di GIORGIO CAPPEL
Correva l’anno 1978 quando pubblicavo su questo giornale uno dei miei primissimi articoli. Il titolo era “Il regno di Re Pistoncino” . Il riferimento era alle auto elettriche, già esistenti allora, anche se agli albori, pronosticando che non avrebbero avuto successo a breve perché le case automobilistiche avevano investito molto su nuovi motori endotermici (a pistoni), e quindi non erano favorevoli all’irruzione dei motori elettrici. Vedo che sono stato buon profeta, ma mi meraviglio che ai tempi nostri la diffusione, pur se significativamente iniziata, sia ancora tanto lenta ed il posseso di un’auto elettrica resti ancora un’eccezione. Indubbiamente uno dei problemi delle elettriche “pure” è quello della ricarica (si dovrebbe già pensare, almeno nelle rimesse condominiali, di predisporre una presa con contatore personalizzato), ma i motori ibridi già da tempo in commercio, potrebbero essere un’eccezionale via di mezzo. Non vi sono problemi di ricarica e si può recuperare energia in frenata. Non dimentichiamo che in tempi di crisi (a dire il vero li ricordiamo troppo spesso) sganciarci il più possibile dal petrolio non può che essere cosa buona e giusta. L’energia elettrica, infatti, viene ricavata anche da fonti rinnovabili e non solo dal petrolio o dal carbone. E questo non vale solo per l’Italia, ma per il mondo intero. Quello che non capisco è perché nessuno abbia mai pensato ai pannelli fotovoltaici da applicare sul tetto delle vetture elettriche di serie. Il costo, non certo modesto, verrebbe ammortizzato in poco tempo. Confido nel prossimo futuro e spero di essere ancora buon profeta, e questa volta in positivo. Ho sentito parlare di un imminente campionato mondiale di Formula 1 con vetture elettriche. Ritengo che questo aiuterebbe molto, a livello psicologico, per finalmente partire alla grande. Per finire ricordo che, oltre ai vantaggi ecologici globali sopra richiamati, la diffusione delle auto elettriche ridurrebbe di molto anche l’inquinamento puntuale, quell’odore caratteristico (puzza) che, pur se di impatto minore rispetto agli anni passati, sentiamo quando usciamo di casa (ovviamente in città).
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 17 febbraio 2013

 

 

«Ambiente, Servola è peggio di Taranto»
Nosmog: nel 2012 superato di quattro volte il limite di benzoapirene, dalle istituzioni nessuna decisione
«Il problema inquinamento a Servola ha raggiunto nel 2012 livelli record. Sul fronte del benzoapirene abbiamo superato di quattro volte il limite consentito: si può dunque affermare che, dati alla mano, la nostra situazione è peggiore di quella di Taranto». Non ha usato giri di parole Adriano Tasso, segretario dell’Associazione ambientalista Nosmog, che ieri ha fatto il punto sulla questione ambientale nell’affollato incontro pubblico cui hanno partecipato anche alcuni esponenti politici, e l’assessore comunale all’ambiente Umberto Laureni. Ventuno i protocolli elaborati da Nosmog negli ultimi 12 mesi, due gli esposti presentati alla Procura della Repubblica che portano il numero complessivo a quota 17. Eppure, sostiene ancora Tasso, «a un anno esatto dall’entrata in vigore della legge regionale sui limiti di benzoapirene, nulla è cambiato. Le istituzioni non hanno mai preso una decisione concreta e il sindaco in particolare si dimostra lento nell’attuare i provvedimenti necessari». Nel mirino dell’associazione c’è naturalmente la Ferriera, la cui situazione, precisa ancora Tasso, «è in questo momento estremamente pericolosa sul fronte ambientale: ci troviamo di fronte a una carenza di risorse di cui risentono gli aspetti della manutenzione e del controllo dell’impianto». L’associazione ha dunque deciso di portare avanti da sola la propria battaglia, rilevando i valori di inquinamento con risorse e strumenti personali. Da nove mesi sono attivi dieci punti di rilevazione della soglia del benzene nelle varie zone di Servola, che hanno già riscontrato valori superiori alla norma. Da un mese è stata installata una centralina per le polveri sottili, mentre è in fase di elaborazione un’analisi di eventuale presenza di diossine sul terreno. «Siamo stufi di non conoscere i dati reali sulla salute pubblica che vengono inspiegabilmente secretati - ha chiosato Tasso -. Non ci fidiamo più di nessuno: è ora di finirla che sulla questione ambientale ci sia un continuo frazionamento e nessun dialogo ai tavoli istituzionali. Sul rigassificatore ad esempio la Regione si è lavata le mani in modo vergognoso, scaricando le responsabilità sullo Stato». Tematiche alle quali Laureni ha risposto così: «Stiamo procedendo con un piano complessivo di risanamento, attraverso direttive che vanno nella direzione di un reale miglioramento ambientale. Servola vive una situazione particolare e paga soprattutto, a fronte di una legge che si basa sul lungo periodo, gli episodi acuti di inquinamento di breve durata». Pierpaolo Pitich
 

Fogar: «Laureni non ha mosso un dito, lasci l’assessorato» - IL PRESIDENTE DEL CIRCOLO MIANI
La richiesta di sollevamento dall’incarico dell’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni, ma anche l’invito ai triestini di disertare le urne in vista delle elezioni politiche, nonché un appello rivolto a tutti i cittadini per salvare il Circolo Miani. Non si fa mancare nulla Maurizio Fogar nella conferenza stampa indetta nella sede di via Valmaura, dove non risparmia bordate, rigorosamente bipartisan, alla classe politica locale. «Il bilancio dell’assessorato all’Ambiente è una sequenza di fallimenti - attacca Fogar -. Non mi riferisco solo al problema Ferriera, che rimane lo scandalo assoluto, ma anche a tutte le altre emergenze ambientali, per le quali nulla è stato fatto. Non solo Laureni non ha mosso un dito, ammettendo tra l’altro che è stato buttato via un anno in questo senso, ma non è stato nemmeno capace di mantenere le promesse che lui stesso aveva fatto, dimostrando tra l’altro di conoscere poco o nulla delle normative in questione. Per tutte queste ragioni è ora che l’assessore all’Ambiente se ne vada a casa il prima possibile per il bene della città». La risposta del diretto interessato non si è fatta attendere. «Fogar si trova a suo agio solo nel suo ambiente ed ha bisogno di un gruppo di sostegno - controbatte Laureni -. Usa la parola ma ha sempre disertato ogni confronto che gli avevo proposto. Con una battuta, diciamo che in questo senso ricorda un po’ Grillo e un po’ Berlusconi». Il presidente del Circolo Miani ha poi esortato al non voto i concittadini in vista delle elezioni per il Parlamento, puntando sulla delegittimazione della classe politica locale. «Non vogliamo avere più niente a che fare con questa gente, sia di destra che di sinistra, che non ha spessore, né idee, né tantomeno programmi - ha tuonato Fogar -. Da almeno quindici anni la situazione è sempre la stessa e non cambia mai. Non ha nessun senso andare a votare, tanto si è capito che si andrà verso l’ingovernabilità e tra un anno si dovrà tornare alle urne». Infine Fogar si è rivolto alla cittadinanza per un aiuto concreto al Circolo Miani che rischia lo sfratto da parte dell’Ater dalla sede di via Valmaura: «Dal 2007 non riceviamo contributi regionali e i nostri appelli alle istituzioni sono passati nell’indifferenza più totale - ha concluso Fogar -. Chiediamo a tutti di darci una mano in vista dell’udienza del 25 febbraio, affinché questa sede e questo Circolo possano rimanere un punto di riferimento a difesa dei diritti dei cittadini».

(p.p.)
 

 

Meno corse nei giorni festivi, scatta il piano
Finanziamenti regionali ridotti, la domenica spariscono varie linee: si risparmiano 410mila chilometri
ATTENZIONE ALLE NOVITÀ La tratta soppressa avrà il percorso inglobato in quella che resta attiva: la 34 accorpata alla 1, la 5 coprirà il tragitto della 18
attesi altri provvedimenti Il più ampio piano di riordino toccherà molte altre corse e sarà predisposto per scaglioni a partire dal mese di marzo
Da oggi scatta il nuovo piano dei trasporti locali, ridotto a causa del calo di finanziamento da parte della Regione: 6 milioni sul territorio regionale, quasi 2,4 per Trieste. Il risparmio si traduce in minori corse, meno bus in strada, soppressione e unificazione di linee, per un totale che dovrebbe essere di ben 582 mila chilometri all’anno. Dalle contrattazioni tra Provincia e Trieste Trasporti è uscita una modifica che tendenzialmente non influisce sulle più usate linee dei giorni feriali, ma prima di tutto “tocca” gli orari e le corse festive. E da oggi partono le novità. Con questa domenica infatti prende avvio la prima “tranche” del piano che prevede la soppressione nei giorni festivi di 39/ e 49/ (da Aurisina e da Muggia verso Cattinara). Nei giorni feriali la frequenza sarà ridotta. Ecco le linee che subiscono invece variazioni. L’autobus che viene soppresso avrà il suo percorso parzialmente inglobato in quello che resta attivo. Così la linea 1 ingloba la 34 che nei festivi sparisce. Percorso: da Stazione centrale a via Svevo. La 5 farà anche le veci della 18, andando da Roiano a via Cumano, e proseguendo poi per un tragitto che comprende anche piazza Ospitale, piazza Goldoni, via Mazzini, via Filzi e via Udine. Altrettanto soppressa la linea 16 da piazza Oberdan. Partirà dallo stesso capolinea (che è comune) solo la 15, che una volta arrivata a Campo Marzio allungherà la corsa fino ai Campi Elisi (zona Pam). Unificazione anche per la 30 (che rimane) e la 28 (che scompare): il percorso è da via Locchi a Stazione centrale. E altrettanto per la linea 41 che ingloba la 40: da Stazione centrale a Domio e Dolina, con alcune corse che prolungano fino alle frazioni di San Giuseppe, Sant’Antonio, Moccò, Prebenico, Caresana. Tolta quest’ultima linea che ha partenze più dilazionate, le altre partono con frequenza di 20 minuti. Con questi provvedimenti, ha spiegato la Provincia, il risparmio di chilometri ottenuto è di 410 mila. È stato demandato a Trieste Trasporti di trovare al proprio interno gli ulteriori tagli, equivalenti al costo dei 170 mila chilometri residui. Per le informazioni dettagliate, i nuovi tracciati sono sul sito www.triestetrasporti.it. Si può come sempre chiamare il numero verde 800.016675 (attivo nei feriali). Il più ampio piano di riordino, che toccherà molte altre linee, sarà organizzato per scaglioni, e comunque a partire da marzo.

(g. z.)
 

I sindacati: «E noi lavoreremo senza riposi» - LA PROTESTA
Le sigle: nessun esubero ma una riorganizzazione che colpisce anche i turni domenicali
«Non si può rispondere a questi tagli a catena Stato-Regione-Provincia con un calcolo tutto ragionieristico dei chilometri di percorrenza da tagliare, serve una visione strategica con un Piano urbano della mobilità. Prima di rendere operativa ogni ipotesi di riduzione del servizio di trasporto pubblico tutta la materia deve essere approfondita dal Consiglio comunale, anche in relazione al ruolo del Comune, azionista di riferimento di Trieste Trasporti». Questa è l’opinione del gruppo consiliare di Sel e della segreteria provinciale sul riordino del trasporto pubblico locale. Ma a protestare più di tutti sono i sindacati dei lavoratori, Cgil, Cisl, Uil, Faisa-Cisal e Ugl. A fronte del taglio di finanziamenti e chilometri di percorrenza Trieste Trasporti non ha messo in strada nessuno dei 36 “esuberi” di cui 26 tra i conducenti, che in totale sono circa 200. Ma ha rivoluzionato dicono tutte le sigle il loro lavoro incidendo fortemente sul giorno libero infrasettimanale (che sparisce), sulle ore straordinarie (mezz’ora in più al giorno, pagata, per 90 dipendenti) e soprattutto sulle domeniche, dove il turno più favorevole è di guidare l’autobus una volta sì e una volta no. Turno che hanno soprattutto gli assunti prima del 2005, i più anziani. «Gli altri che speravano di arrivarci, non lo avranno - dicono i sindacati -, alcuni lavoreranno 2 domeniche su 3, e i più giovani dovranno lavorare tutta la settimana. Da 79 giorni liberi complessivi ne restano solo 52. Pur restando dei bus fermi specie nei festivi, Trieste Trasporti fa lavorare di più, non di meno, 90 persone. Non è strano? Capitalizza questo lavoro, anche in vista della prossima gara europea per il rinnovo del contratto con la Regione, che sarà avviato a fine del 2014: ma grazie a questa turnazione l’azienda guadagna quasi 2500 giornate di riposi abbattuti, pari a quasi 600 mila euro di utili. Mentre ai lavoratori il contratto è scaduto da 6 anni e i contratti di secondo livello da 20...». Denunciato anche il non rispetto di un protocollo firmato proprio in Regione, secondo il quale nessuno avrebbe fatto “passi avanti” senza accordo. «Invece Trieste Trasporti telefona direttamente a casa ai conducenti per informarli del nuovo orario - dicono i sindacati -, e in questo modo sopravanza con comunicazioni dirette la concertazione sull’organizzazione del lavoro, che è obbligatoria». Dunque il piano è scattato, e la trattativa si è sospesa di fatto. I sindacati studiano che fare, a questo punto.

(g. z.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 16 febbraio 2013

 

 

Tares, la quota di maggiorazione servirà a coprire i tagli al bilancio
È stata istituita per coprire i costi di luce pubblica, a Trieste già a carico dei cittadini.

Ancora misteriose le cifre da pagare perché AcegasAps non ha presentato al Comune il suo conto economico
La maggiorazione che graverà sulla prossima Tares, ex Tarsu, tassa sui rifiuti, a Trieste non coprirà come la legge intendeva i costi di luce pubblica e altri servizi ma di fatto sarà una “supertassa” che tampona i tagli di bilancio subìti dal Comune. Perché da noi, perfettini e bravi, quei costi “invisibili” erano già stati addebitati da anni al cittadino. Con la Tarsu pagavamo il 95-97% di ogni costo, cosa che ora viene imposta a tutti i Comuni. Che infatti paventano terribili aumenti. La maggiorazione “servizi” è di indice 0,30 (aumentabile con voto del consiglio comunale a 0,40), quindi fatta base 100 la tassa di un appartamento o negozio, il costo sarà di 130. E il Comune, che però nel frattempo perde il 10% di addizionale, che all’utente verrà dunque risparmiata, si terrà quei soldi come guadagno. Di quanto sarà? Posto che la superficie tassabile (case, uffici, negozi, capannoni) è a Trieste di quasi 12,4 milioni di metri quadrati, per il Comune la maggiorazione vale almeno 3,7 milioni di incasso. Ieri la seconda commissione consiliare, presieduta dal Igor Svab (Pd), ha ricevuto le informazioni che da tempo (come ha sottolineato il leghista Maurizio Ferrara) cercava: come sarà questa Tares, in agenda per aprile e invece slittata a luglio? Sono pronti i calcoli? Ai consiglieri comunali ha dato risposte Donatella Di Candia del servizio Finanza, tributi, partecipazioni societarie e controllo qualità dei servizi, in luogo del direttore di area Vincenzo Di Maggio. E la prima risposta è no. Non si sa quanto ciascuno dovrà pagare. Ancora si aspetta che Acegas-Aps presenti il suo conto economico. È da questa base (costi del servizio) che discenderanno le cifre: sui metri quadrati, e sul numero di persone che abitano l’appartamento. Tassa più equa per Trieste, si era detto: pagherà di più chi produce più rifiuti. Ma anche i supermercati, finora era tassata solo l’area di carico e scarico, ora tutta la superficie. Pagheranno di più negozi di ortofrutta e similari. La legge prevede un premio fino al 20% per il cittadino che fa molta raccolta differenziata. Ma a Trieste non si sa come misurarla. «Prevedo che per fare cassa si porterà l’indice a 0,40, così dopo la stangata Imu di giugno ci sarà la stangata della Tares» ha sottolineato Piero Camber (Pdl), chiedendo notizie su sconti per le Ater. «Ogni sconto - ha risposto Di Candia - potrà essere deciso in sede politica dal consiglio comunale, ma per legge dovrà trovare copertura in altre voci, non sulla Tares». Così Carlo Grilli (Udc) si è speso per le famiglie numerose: «Dovrebbero pagare meno». Ma Iztok Furlanic (Federazione della sinistra) ha notato la prima contraddizione: «Deve pagare di più chi più sporca». E la seconda: «Un Comune che risparmia perché ha tutte le luci a led si tiene la maggiorazione?». Risposta tecnica: «La maggiorazione è fissa, non va secondo spesa. Servirà a coprire i tagli».
Gabriella Ziani

 

“Single”, meno spesa Ortofrutta e fiori i più tartassati - PRIME INDICAZIONI
«Perché una discoteca o un night-club devono avere un coefficiente Tares inferiore a una famiglia di 3 persone, dove il terzo magari è il neonato?». È la perplessità espressa ieri in commissione da Everest Bertoli, capogruppo Pdl. Ma molti consiglieri sono trasecolati su una scoperta: i coefficienti per calcolare la nuova tassa-rifiuti sono diversi per Nord, Centro e Sud Italia. Più alti a Nord, e decrescenti. Pagherà di meno, in casa, chi ha famiglia piccola. Per i “single” il coefficiente della parte variabile sarà da 0,6 a 1, per una famiglia con 6 o più persone balzerà a 3,4 salvo non sia scelta l’opzione massima di 4,1. Quanto alle categorie non domestiche, il coefficiente di produzione rifiuti più alto è assegnato a ortofrutta, pescherie, fiori e piante, pizza al taglio: da un minimo di 58,75 a un massimo di 92,55 (a discrezione dei Comuni). Per avere un paragone, le attività industriali con capannoni di produzione oscillano fra 3,13 e 7,53. Questo è il numero di chilogrammi di rifiuti prodotti per metro quadrato che si ipotizza categoria per categoria per definire la parte variabile della tassa. Quella “fissa” è più bassa, per ortofrutta e simili va da 7,17 a 11,29. Dalla somma arriverà il conto, che il Comune spedirà precompilato.

(g. z.)
 

 

Duino, allarme per le emissioni della centrale di Monfalcone
Una mozione del consigliere Sel Maurizio Rozza denuncia il pericolo esistente per la salute pubblica «È uno degli impianti più inquinanti d’Italia e d’Europa. I suoi fumi cadono a chilometri di distanza»
DUINO AURISINA La questione della centrale termoelettrica di Monfalcone, che da qualche mese agita assai le acque della politica isontina, finisce per diventare motivo di preoccupazione per la salute pubblica a Duino Aurisina, alla luce della prossimità dell'abitato all'impianto. Lo denuncia una recente mozione depositata in municipio dal consigliere di Sel Maurizio Rozza, esponente della maggioranza di centrosinistra e presidente della Seconda commissione. Nel suo documento, che probabilmente sarà inserito già all'ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale, a fine mese, Rozza chiede sia dato mandato al sindaco Vladimir Kukanja di «promuovere e attivare, anche attraverso la collaborazione con le altre amministrazioni dell’area interessata dagli impatti, tutte le azioni atte alla salvaguardia della salute dei cittadini, alla tutela dell’ambiente e al rispetto del protocollo sottoscritto nel 2004», che prevedeva la metanizzazione dei gruppi. Rozza si dice «allarmato» per la «mancanza di un piano energetico nazionale e regionale che dia indicazioni chiare sulle modalità di sviluppo della produzione energetica nel nostro paese» e sottolinea come «la centrale, entro marzo, in forza di una normativa europea, dovrebbe dismettere i gruppi alimentati ad olio combustibile, mentre il piano industriale presentato lo scorso novembre da A2a non è esaustivo nell'esplicitare le intenzioni della società nei riguardi dell'impianto di Monfalcone». «Centrali alimentate come quella monfalconese – spiega ancora il consigliere - hanno impatti pesanti in termini di emissioni di CO2 e di inquinanti. Quello di Monfalcone, sia per la tipologia di alimentazione che per la potenza, è uno degli impianti più inquinanti d'Italia e d'Europa. Per essere più precisi, lo studio redatto nel 2011 dalla EEA colloca quell'impianto tra i 662 più inquinanti d'Europa, i quali complessivamente contribuiscono per il 75% agli impatti ambientali totali. Per anni i sindaci dei comuni della Provincia di Trieste hanno totalmente ignorato gli impatti potenziali della centrale sui propri territori e sulle popolazioni che vi risiedono, quasi che il confine dell'ex dazio fornisse una barriera invalicabile alle problematiche che hanno origine oltre il Locovaz». «Esattamente lo stesso strano fenomeno psicosociale – aggiunge - che ha fatto sì che Trieste a tutt'oggi non abbia un piano di emergenza nucleare per i rischi intrinsechi alla presenza della centrale di Krsko, pur trovandosi nella prima fascia di rischio. Il confine di Stato doveva fermare gli atomi slavi sprovvisti di propusnica! In realtà la ciminiera di A2a dista da San Giovanni e dal Villaggio del Pescatore circa tre chilometri e mezzo. Gli stessi che distanziano l'impianto da Staranzano e San Canzian d'Isonzo, con la differenza che questi ultimi sono da anni impegnati sulla questione. Duino Aurisina, invece, si ritiene fuori dal problema». «I 150 metri di altezza del camino della centrale – conclude Rozza - fanno sì che alcuni degli inquinanti potenzialmente più pericolosi precipitino a chilometri di distanza. Certo, probabilmente i venti prevalenti ci graziano molto più dei comuni del mandamento, ma d'altra parte andrebbe considerato, e finalmente monitorato, l'effetto cumulativo con le emissioni degli scarichi dei veicoli che transitano sulla A4 a ridosso degli abitati di San Giovanni, Sistiana e Aurisina. E sommato al potenziale impatto di uno dei 662 impianti più "pesanti" d'Europa contribuisce a creare qualcosa di cui forse non occorrerà preoccuparsi, ma di cui certamente dobbiamo occuparci».
Tiziana Carpinelli

 

 

Rapotez: continuerò a chiedere giustizia
Arrestato nel 1955, torturato per giorni, a lungo in cella ingiustamente: «Non ho perdonato nessuno»
La storia di Luciano Rapotez è diventata, si può dire, un caso di scuola concreto per chi vuole occuparsi di reati legati alla tortura. Per questo è stata scelta dalla Camera penale di Trieste come argomento su cui ieri è stato costruito un dibattito in tema di diritti umani e ruolo del difensore nel processo penale. Questioni tra l'altro di grande attualità perché più volte l'Italia è finita sotto la lente di Amnesty international e della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha condannato il nostro Paese per le condizioni disumane delle persone carcerate. Ecco che le vicende passate da Rapotez sono un simbolo per portare avanti una battaglia di civiltà e utile strumento in materia deontologica per gli avvocati. Accusato ingiustamente di aver ucciso nel 1946 il gioielliere Giusto Trevisan, la fidanzata e la domestica, Rapotez, comunista ed ex partigiano, viene arrestato nel 1955 e barbaramente torturato dalla polizia per 5 giorni e 4 notti, senza né acqua né cibo, privato del sonno. Alla fine, stremato, è costretto a firmare un foglio in cui confessa di aver ucciso. Varca le porte del carcere dove resterà rinchiuso, seppur innocente, per tre anni: nel 1960 l'assoluzione definitiva per insufficienza di prove. Ancora oggi Rapotez, ultranovantenne, combatte la sua battaglia contro le ingiustizie, contro lo Stato che in questi 58 anni non ha mai riconosciuto le torture, né tantomeno lo ha risarcito. «Un caso complesso – lo ha definito l'avvocato Alessandro Giadrossi -dal carattere storico perché il movente era legato a un motivo politico, ma divenuto anche caso politico perché Rapotez fin da subito accusa i suoi aguzzini». La questione si inserisce anche nel percorso che ha portato alla Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo del 1948 e alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo del ’50, ha spiegato lo storico Marcello Flores d'Arcais: «Il rispetto e la dignità della persona trovarono all'epoca un posto nuovo. Il diritto a non essere torturati è inderogabile e non dovrebbe essere mai messo in discussione». Del resto, negli anni in cui Rapotez fu rinchiuso, Trieste viveva una storia travagliata: «Era una città difficile – ha detto la storica Gloria Nemec – profondamente frammentata dal punto di vista politico, nazionale e sociale. Una mano forte era calata negli ambienti cosiddetti slavocomunisti, aree da cui potevano venire forme di criminalità politica». Resta l'interrogativo su come può muoversi un avvocato su un terreno come quello della tortura. Per l'avvocato e senatore Nereo Battello la soluzione oggi è «battersi perché venga introdotto tempestivamente il reato di tortura e trattamento inumano e degradante». Rapotec ancora in prima fila nella sua battaglia non smette di dire: «Combatterò sempre per chiedere che sia fatta giustizia perché non ho perdonato nessuno».

Ivana Gherbaz
 

 

Tutela dell’ambiente, ci pensano i bambini
Nel protocollo “Emissione 0” gli impegni presi dagli alunni delle scuole Suvich, Mauro e Filzi-Grego
Duecento bambini e bambine, tre scuole e una missione comune: adottare buone pratiche per ridurre le emissioni di anidride carbonica e tutelare l’ambiente. I bambini fanno “verde” la scuola. E lo hanno già messo nero su bianco con un protocollo stilato e fatto firmare a classi, insegnanti, cuoche e addetti alla mensa, bidelli, genitori e Comune. Il documento si intitola “Scuola ad E@missione 0” e riassume gli impegni presi dagli alunni delle quinte dell’Istituto comprensivo San Giovanni (Suvich, Mauro e Filzi-Grego). Elaborato nell’ambito di un progetto partito lo scorso anno e finanziato dal bando “Progettazione e realizzazione di laboratori sull’educazione al Consumo consapevole” del Comune, è stato presentato ieri alla “Mauro” nella giornata “M’illumino di meno”, promossa dalla trasmissione Caterpillar di Radio Due. Insieme al biologo marino Franco Zuppa i bambini più grandi hanno presentato il protocollo ai compagni delle terze: sorta di lascito morale per trasmettere il valore dell’etica responsabile e del rispetto ambientale. «Il successo del progetto si vede tanto nell’adozione concreta di prassi virtuose quanto nel passaggio di testimone ai più piccoli - ha commentato l’assessore all’Educazione Antonella Grim - Obiettivo centrato, lo scambio di esperienze tra i ragazzi sulle buone abitudini e sull’attenzione ai consumi consentirà loro, crescendo, di diventare cittadini migliori». Sono stati i bambini a illustrare il testo del protocollo. Dopo aver appurato, annotando tutti i dati su specifiche schede, come in una sola settimana il totale degli studenti delle quinte avesse prodotto oltre 2 tonnellate di anidride carbonica («Un elefante pesa 2 tonnellate: abbiamo messo nell’aria un elefante di gas nocivi»), i ragazzi hanno avviato varie iniziative: pulizia del giardino scolastico, raccolta differenziata, sostituzione di succo e bevande con acqua del rubinetto. «Inoltre abbiamo proposto di fare il compostaggio nella mensa e acquistare bidoni per la raccolta della plastica». Attenzione poi a chiudere bene i rubinetti nei bagni, a spegnere le luci in classe, a consumare più frutta e verdura, a mangiare tutto quanto proposto dalle cuoche e utilizzare prodotti a km zero, ad andare a scuola a piedi, curare l’orto nel giardino della scuola... Tutto per raggiungere una riduzione dell’1% delle emissioni di Co2 e un aumento del 5% dei cespugli della scuola entro lfine anno scolastico. I bambini hanno anche raccontato come è cambiata la loro vita: «Ora sto attenta a risparmiare: spengo sempre le luci e non spreco la carta», spiega Emma; «Io giro a piedi e a casa ho impostato il computer per ridurre gli sprechi», continua Nicolò. E Matteo: «Ho ridotto l’uso dei giochi elettronici.. E alla scuola media chiederò sia fatta la raccolta differenziata».

Vanessa Maggi
 

 

Al rifugio Premuda la convention naturalistica di Sel - San Dorligo
SAN DORLIGO La mobilità sostenibile come via verso una migliore qualità della vita ed un turismo consapevole. Sarà sulla traccia del pensiero di Alexander Langer, uno dei fondatori dei movimenti politici ecologisti europei, che si svolgerà "Più lento, più profondo, più dolce", l'incontro previsto per domani alle 11.30 al rifugio "Mario Premuda". All’evento parteciperanno il presidente nazionale di FederTrek Paolo Piacentini, la candidata Sel al Senato Grazia Francescato, la candidata Sel alla Camera Serena Pellegrino e il presidente della Commissione Ambiente del Comune di Duino Aurisina Maurizio Rozza. L'incontro sarà l’occasione per ascoltare le istanze di operatori e appassionati del settore nonché per illustrare le priorità di Sinistra Ecologia Libertà per il governo nazionale e regionale. Il meeting naturalistico sarà preceduto da un breve trekking lungo la Via delle Acque, con sosta nel luogo dell’intervento “Alvei Puliti” operato dalla Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia nel marzo dello scorso anno tuttora sotto inchiesta da parte della magistratura. La passeggiata, aperta a tutti, partirà alle 9.30 dal Rifugio Premuda.

(ri.to.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 15 febbraio 2013

 

 

Festivi con meno bus: ecco la mappa - Si parte domenica - LA POLEMICA
Cancellate 2 linee, rivoluzionate altre 10 che diventano 5 con gli accorpamenti. Diventa stabile l’orario dell’estate
E adesso a che ora parto? Quando arrivo? Quanto dovrò aspettare l’autobus alla mia fermata? E quale autobus se alcuni sono soppressi? Le prime domande dei “clienti” sono queste, anche se il riassetto del trasporto pubblico locale sotto il peso di 410 mila chilometri effettivi di corse da tagliare per assorbire 2,36 milioni di euro in meno assegnati a Trieste parte cautamente col programma dei “festivi”. Da domenica si cambia: 10 linee “rivoluzionate”, 2 cancellate. Trieste Trasporti ha diffuso ieri il dettaglio dei nuovi percorsi. Entro domani provvederà a sostituire le tabelle orarie affisse alle fermate. Percorsi e anche orari in dettaglio sono pubblicati sul sito www.triestetrasporti.it. Il numero verde 800.016675 rimarrà attivo anche domani che è sabato dalle 8.30 alle 12.30. Per informazioni c’è poi la sede di via dei Lavoratori 2, Ufficio relazioni col pubblico. La novità principale scaturita dagli accordi fra Provincia e azienda è, come si sa, che nei giorni festivi di molte linee che hanno un percorso più o meno coincidente una ne salta. E in più vengono cancellate la “39/” (Aurisina-Cattinara) e la “49/” (Muggia-Cattinara) che finora la domenica facevano una sola corsa. I due bus avranno anche minore frequenza nei giorni feriali. L’autobus unico in parte recupera anche il percorso di quello soppresso. Chi ha buona consuetudine col mezzo pubblico, ma anche una ferrea memoria, potrebbe già da ora sapere a che ora si parte e ogni quanti minuti si sale, perché le variazioni sono fotocopia dell’orario in vigore d’estate. Unica eccezione: la fusione della linea 41 (che rimane) con la 40 (che di domenica sparisce) è una novità, sperimentata solo una volta all’anno per il 1.o maggio, e penalizzerà i tracciati per le frazioni carsiche di San Giuseppe, Sant’Antonio, Moccò, Prebenico e Caresana con partenza e arrivo alla Stazione centrale. In dettaglio, ecco che cosa accadrà da domenica 17, e poi di seguito in ogni giorno festivo. Da mettere a mente è quale linea viene soppressa, per non aspettare invano il numero che non arriverà. Vengono unificati i percorsi di 1 con 34, di 5 con 18, di 15 con 16, di 30 con 28, oltre appunto ai 40-41. Tra 1 e 34 prevale la 1. Parte dalla Stazione, fa il suo normale giro, poi integra con via Pirano, via Baiamonti, ponte Soncini, via della Pace, qui va sulle tracce della 34, e infine sulle vie Paisiello, della Pace, Baiamonti e Svevo. Da dove prosegue con il suo normale itinerario. La linea 5 la domenica “mangia” la 18. Partenza da Roiano, percorso normale fino a piazza Perugino, e poi si aggiungono viale D’Annunzio, piazza Foraggi, viale Ippodromo, via Cumano (al ritorno stesse tappe, fermando anche in piazza Goldoni, e vie Mazzini, Filzi, Udine, fino al rientro a Roiano). Chi la domenica vorrà andare in autobus fino ai Campi Elisi non troverà più, in piazza Oberdan, il bus 16. È inglobato nel 15. Con quale giro? Fino a Campo Marzio quello normale della linea 15, da Campo Marzio prosecuzione per le vie Franca, Colautti, e le altre tipiche della 16, e arrivo ai Campi Elisi zona Pam. Da dove si prosegue (percorso circolare) per raggiungere nuovamente piazza Oberdan. Così la linea 30 sopprime la 28 e in parte ne copre il tragitto, con partenza da via Locchi e giro allungato sulle vie Filzi, Commerciale, Giaggioli, e Commerciale, Rittmeyer, Ghega, Cellini, con arrivo in Stazione. Da Stazione, il percorso è quello consueto della 30. Arriviamo alla 41, che ingloba la 40. Parte dalla Stazione e fa il normale percorso fino a Domio, con alcune corse - specifica Trieste Trasporti - per San Giuseppe, Sant’Antonio e Moccò. Tocca Bagnoli e Dolina, e solo “alcune corse” proseguiranno fino alle frazioni di Prebenico e Caresana. Così anche nel percorso inverso. Molte altre modifiche sono nella tabella di “prosciugamento” delle corse, in certi casi si è deciso per un numero minore di mezzi su strada, che comporterà in alcune fasce orarie un intervallo di passaggio più lungo. Più attese, insomma. Ma se ne riparlerà a marzo, quando scatterà la fase 2. Quella che anche unifica l’autobus 6 con il 36 da San Giovanni fino a Grignano.
Gabriella Ziani

 

Ma quanto ci costa ogni km?
Ma quanto ci costa un chilometro percorso dal bus? E i tagli al servizio concordati tra Giunta provinciale e Trieste Trasporti sono giustificati? Se lo chiede polemicamente Francesco Cervesi, consigliere provinciale di Un’Altra Trieste. «La Regione ha ridotto di 2 milioni, su circa 50, il trasferimento a Trieste Trasporti - scrive -, ma non sarebbe meglio che l’azienda e i suoi molto ben pagati manager amministrassero meglio eliminando sprechi, inefficienze e super-stipendi?». Poi la matematica: «Per 50 milioni di euro annui, 13 milioni di chilometri percorsi, quasi 4 euro a chilometro - aggiunge il consigliere -, cui si aggiungono i proventi di biglietti e abbonamenti per 20 milioni, totale: 78 milioni di euro. Dunque ogni chilometro costa 6 euro. Ma il noleggio di un camion con autista, gasolio, autostrada, spese generali e utile d’impresa si aggira su 1,5 euro a chilometro. Ai cittadini Trieste Trasporti costa 4 volte tanto? Senza che i suoi autisti abbiano uno stipendio quadruplo?».
 

 

«Inquinamento, il 20% delle Pm10 è causato dalle navi in porto»
L’Arpa: dai grandi scafi in rada o comunque coi motori accesi anche il 30% del biossido di azoto

Presentato il nuovo piano di azione comunale, centro chiuso in via preventiva ma solo nei pomeriggi
Nessuno sarebbe tranquillo per aver chiuso la finestra dopo che aria velenosa è entrata in casa. Preferirebbe farlo prima. Ma finora il traffico in città veniva sospeso appunto dopo che picchi di polveri sottili avevano invaso i polmoni della gente, e per almeno 3 giorni. Una logica di legge, cui i sindaci erano obbligati, e che adesso invece cambia radicalmente. Primo comandamento: prevenire. Grazie al nuovo Piano di azione comunale (Pac), redatto sulla scorta di quello regionale, ma in virtù soprattutto della tecnologia di cui è dotata l’Arpa: un sistema informatico di ultima generazione in grado di “miscelare” con un modello fotochimico previsioni meteo e dati sulla qualità dell’aria che tengono conto anche delle emissioni provenienti dalla Slovenia. In modo da sapere con anticipo se Trieste nei giorni a venire sarà incappucciata di smog per almeno 3 giorni, o di più. E chiudere così il centro alle macchine “non eco” per evitare che si verifichi il picco dei veleni. Una chiusura solo pomeridiana, però. L’analisi dei dati fin qui raccolti solo dalle centraline (che rimangono utili sentinelle, ma di fatto superate per le fasi decisionali) ha dimostrato che Trieste è “sporca” nel pomeriggio. Forse perché la mattina si circola molto. Ma in questo modo la chiusura preventiva consentirà a tutti di andare a scuola e al lavoro, e di entrare in città dall’esterno, senza l’incubo del “perimetro” recintato. Il nuovo Pac è stato presentato ieri dall’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni, dal direttore tecnico dell’Arpa, Fulvio Daris, dal responsabile Arpa del Centro regionale di modellistica ambientale, Fulvio Stel. Il quale ha definito «un incubo» fare previsioni su Trieste. Perché è un ambiente mutevolissimo per orografia e meteorologia, e infiltrato da almeno quattro fonti di inquinamento, però mitigate a volte e a sorpresa da brezze e da bora, le “pulitrici”. Dai responsabili dell’Arpa è arrivata ieri una nuova certezza. Tra gli inquinanti soliti, come traffico, riscaldamento e notoriamente industria, Trieste ha anche il porto. Quanto inquina il porto? «Molto, le navi ormeggiate o ferme in rada, che devono tenere motori accesi, procurano alla città il 20% del totale di polveri sottili, e il 30% di biossido di azoto, frutto della combustione». Da ora in poi le misurazioni continue dell’Arpa, con questo software in uso anche al ministero dell’Ambiente, avvertiranno il Comune e i suoi organi tecnici se nei giorni successivi è previsto inquinamento oltre i limiti di legge. Se questo è annunciabile per uno o due giorni, l’ordinanza del sindaco sarà solo intessuta di “raccomandazioni”: non usate la macchina, riscaldate meno le case, non fate jogging, non portate fuori i bimbi. Se la “preview” sarà di 3 giorni sotto smog, oppure di 3 giorni, con interruzione di uno solo, e poi ripresa, scatterà il provvedimento numero due: centro città chiuso al traffico nel pomeriggio dalle 15 alle 20. Per 3 giorni, oppure 5, o quanto occorre. Fino a nuovo, seguendo l’Arpa. Per alti livelli di ozono, che si verificano solo d’estate, e di cui è responsabile l’azione chimica provocata dal sole, sarà sufficiente la raccomandazione a non uscir troppo di casa. «È un cambiamento radicale, perché la salute si preserva con la prevenzione» ha detto Laureni. Per Daris, «un sistema molto innovativo, quello delle centraline sistemate in poche zone è ormai superato, noi avremo il polso di tutte le aree, in una città complessa, con mare, Carso alle spalle, brezze e venti, inversioni termiche». Anche in questo campo dunque una città speciale, faticosa: «Un piccolo universo dentro l’universo più grande» l’ha definita Stel, spiegando come questo software “indovino” sia stato sviluppato negli Usa già 15 anni fa, e sia oggi «il più diffuso al mondo». È in sostanza un centro di calcolo. Si buttano dentro il meteo, calcoli di simulazione chimica specifici, la quantità di emissioni nota, ed esce il verdetto.
Gabriella Ziani

 

La nuova frontiera: la difesa dalle polveri ultrasottili
Con le Pm10 dovremmo aver ormai familiarizzato, non si possono superare le concentrazioni di polveri sottili oltre i 50 microgrammi per metro cubo al giorno, 35 gli sforamenti consentiti all’anno. Ma per l’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni (foto), è un limite di vigilanza ormai superato, come ben sa la letteratura scientifica. Le più insidiose polveri, da cui per ora nessuno ci protegge, sono molto più piccole, sono le Pm2,5. «Quando pubblicheremo gli atti della conferenza sulla salute relativa ai dati ambientali - ha detto ieri Laureni - ci sarà anche un decalogo che prenderà in considerazione la difesa dalle polveri più sottili. Perché la scienza ormai ce lo ha detto: non c’è un vero limite al di sotto del quale le particelle sono innocue per la salute». Dunque l’appello ai cittadini è di essere responsabili: ascoltare le informazioni, agire secondo i consigli di prudenza.
 

 

Costiera, viadotto abusivo Quattro rinvii a giudizio
L’infrastruttura è stata realizzata per collegare una villa sul mare alla strada Saranno processati la proprietaria, il direttore dei lavori e gli esecutori
A guardarla dal mare non è una semplice strada che scende verso la spiaggia dal costone della Costiera all’altezza di Santa Croce, ma è una sorta di viadotto di cemento armato lungo 140 metri che, secondo il pm Antonio Miggiani, è stato costruito abusivamente e in spregio a ogni vincolo paesaggistico, per collegare la strada statale a una villetta al numero 88. Si tratta dell’abuso edilizio e ambientale più grande mai registrato nella Costiera. Per questo motivo la proprietaria della costruzione (tutt’ora sotto sequestro) e anche coloro i quali l’hanno realizzata sono stati citati direttamente davanti al giudice. Si tratta di Giuseppa Ruggiero, 63 anni, originaria di Salerno; e di Bruno De Curtis, 75 anni, Rocco Leone, 43 anni, e Massimo Rauber, 54 anni. L’udienza è stata fissata per il prossimo 22 maggio. La donna è accusata di aver realizzato una strada carrozzabile (comprendente il viadotto) avente una lunghezza complessiva di 240 metri non solo «in totale difformità rispetto al progetto approvato e modificando in modo irreversibile l’assetto del territorio e alterando le bellezze naturali di luoghi soggetti a speciale protezione». Bruno De Curtis perché in qualità di direttore dei lavori «non ha esercitato alcun controllo sulle opere edilizie». E gli ultimi due, Leone Rocco e Massimo Rauber per aver realizzato di fatto l’opera ritenuta abusiva. Il viadotto era stato scoperto dai forestali di Duino nella scorsa estate. Lo avevano fotografato dal mare e poi avevano effettuato tutti i controlli e le verifiche inviando quindi un’approfondita relazione al pm Miggiani. Poi era stato effettuato il sopralluogo. «Opere di restauro per 300mila euro», era stato scritto sul cartello appeso sul cancello esterno della proprietà di Giuseppa Ruggiero. Ma secondo la procura per raggiungere la casetta collocata a pochi metri dal mare i circa 300 scalini in pietra non potevano essere un'opzione valida anche se la proprietaria è invalida al 77 per cento. Da qui la decisione di far costruire, abusivamente secondo il pm Miggiani, una strada suddivisa in due tronconi: il primo lungo 98 metri, con tanto di piloni di sostegno che termina il suo corso nel primo tornante; il secondo di circa 140 metri, con cordoli, cemento armato e scoli per l'acqua. Insomma il viadotto di cemento armato con tanto di piloni ben visibile dal mare. Al momento del sequestro l’assessore Elena Marchigiani aveva dichiarato: «Dopo la segnalazione è stata effettuata un'ordinanza di sospensione dei lavori. Le autorizzazioni siano arrivate da chi ha governato la città prima di noi».
Corrado Barbacini

 

 

“M’illumino di meno 2013” - Immaginario scientifico Comune e Arci insieme contro l’inquinamento
Oggi è il giorno di “M’illumino di meno”, un’intera giornata all’insegna del risparmio energetico in cui si invitano Comuni, associazioni, scuole, aziende e case di tutto il nostro Paese ad aderire applicando azioni virtuose per sensibilizzare i cittadini alla razionalizzazione dei consumi. E alla campagna promossa dalla trasmissione radiofonica di Rai-Radio2 Caterpillar aderisce anche il Comune di Trieste che, in coordinamento con Acegas-Aps, spegnerà simbolicamente l’illuminazione di alcuni edifici: per un’ora (dalle 17.30) le luci dei lampioni di piazza Unità e successivamente, dal tardo pomeriggio fino alla prima mattina di domani, si oscureranno le luci del municipio, del Salone degli incanti, di Monte Grisa, del monumento di piazza Goldoni e le luci in piazza Vittorio Veneto. Sempre in piazza Unità, alle 18, i giovani volontari della Croce rossa italiana organizzeranno un flash mob: saranno accese tante candeline che formeranno il simbolo della Cri. Ma ci sono anche altri appuntamenti in città. Ad esempio, all’Immaginario scientifico, che propone un’apertura straordinaria serale e gratuita - dalle 20 alle 23 - con attività per bambini e famiglie. Quindi: alle 20 ci sarà “Un po’ di luce sulla luce”, il laboratorio rivolto alle famiglie (bambini a partire dagli 8 anni) in cui si indagano i comportamenti delle fonti luminose. Poi c’è “Terra di notte”: ai bimbi dai 5 ai 10 anni è riservato il laboratorio che, sempre alle 20, invita i piccoli ad assemblare un circuito elettrico capace di illuminare una tascabile “Terra di notte”. Un modo per parlare dell’inquinamento luminoso. Ed eccoci a “Bagliori di risparmio”: riflettori puntati sulle pratiche del risparmio energetico. I laboratori sono disponibili fino a esaurimento dei posti ma si consiglia la prenotazione. Infine, l’Arci Trieste che in collaborazione con il Circolo Officina promuove (dalle 15 alle 19) un aperitivo a sostegno della campagna “M’illumino di meno”: parola d’ordine prodotti a chilometro zero e basso consumo energetico. Si potranno quindi assaporare delizie locali come un tagliere di salumi e formaggi dell’altipiano serviti con miele biologico, tortilla a chilometro zero e zuppa rustica con fagioli, accompagnati da un calice di vino e dalle note del concerto in acustico di Stefano Schiraldi e Laura Comuzzi. Necessaria la prenotazione a trieste@arcitrieste.org. Tutti gli incontri si svolgeranno nella sede del Circolo Officina, in via Manzoni 9.
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 14 febbraio 2013

 

 

Bus, corse “tagliate” e linee unificate - AUTOBUS, QUESTE LE VARIAZIONI COL PIANO DI RISPARMIO
Da domenica scatta per gradi il nuovo piano, figlio dell’austerity Accorpate la 6 e la 36 sulla riviera, ridotte alcune tratte per Cattinara
Corse di autobus unificate, o con tempi di attesa più lunghi in certe fasce orarie, linee che nei giorni festivi si diradano. Da domenica 17 cala su Trieste la riforma del trasporto urbano, figlia diretta dei tempi economicamente flosci, per cui a livello regionale son venuti a mancare 6 milioni di euro, e Trieste avrà una decurtazione di 2,36 milioni, che corrispondono a 582 mila chilometri di percorrenza. Più dei 571 mila previsti fino a solo poco tempo fa. Il piano, ormai deciso e definitivo anche se non è stata raggiunta l’intera copertura chilometrica da abbattere, prende applicazione per scaglioni successivi. Da domenica partono solo le variazioni che riguardano i giorni festivi. Sono state limate soprattutto certe linee periurbane, e specie quelle dove il controllo del numero di passeggeri per corsa ha dato risultati minimi (7-10 persone), per esempio i “39/” e 49/” tra Aurisina, Carso e Cattinara, e Muggia-San Dorligo e altrettanto l’ospedale di Cattinara. Sparisce la corsa festiva, il risparmio annuo sarà di 124 mila chilometri. Di forte impatto la fusione delle linee 6 e 36, che rende definitiva anche d’inverno la modifica introdotta per l’estate. Tempo di attesa: 15 minuti, ma di 10 sulla tratta piazzale Gioberti (San Giovanni) verso Stazione centrale: 100 mila chilometri risparmiati. Il provvedimento varato dalla Provincia parte dal dato di fatto che l’aumento Istat che la Regione avrebbe dovuto corrispondere alle aziende di trasporto pubblico per il 2013 sarebbe dovuto essere del 6,2%, pari a 136 milioni di euro, e che la Regione ne ha finanziati invece 130 mila. Da qui i tagli, con pesanti timori anche per la tenuta dell’occupazione (e non solo del servizio pubblico). «Abbiamo seguito, nella trattativa con Trieste Trasporti - spiega Vittorio Zollia, assessore provinciale - criteri molto precisi: non toccare le fasce di orario che coprono servizi scolastici o di lavoro, incidendo quindi piuttosto sui giorni festivi; usare maggiormente linee fin qui poco utilizzate, tagliandone altre sugli stessi collegamenti; tagliare collegamenti aggiuntivi, organizzati grazie all’utilizzo della cifra derivante dal ribasso d’asta della pregressa gara europea; rendere effettive modifiche già collaudate nel periodo estivo». Fatte le somme dei chilometri, ma anche dei minutaggi perché ci saranno fasce d’orario in cui certe linee allungheranno i tempi di attesa alla pensilina, è risultato un risparmio di 410 mila chilometri. Distanti dalla cifra finale di 582 mila. «Siamo ancora in trattativa con Trieste Trasporti - risponde Zollia -, abbiamo chiesto che una parte dei tagli se li accolli l’azienda stessa. Che si faccia carico insomma, per una quota, del risparmio che viene richiesto». Ciò non significa però che Provincia e “TT” taglieranno corse un po’ per uno. Il traffico dei bus è stato definito. I risparmi “aziendali” dovranno essere trovati altrove. E i sindacati, come vedremo, un’idea già ce l’hanno, che non dispiace nemmeno al Comune, azionista di riferimento. Sullo sfondo, al momento scongiurato ma non ancora con una firma sotto un documento, c’è l’esubero paventato di 26 dipendenti a Trieste. «Ci siamo battuti per un accordo generale - prosegue Zollia - che mantenga anche la situazione occupazionale, ma è ancora aperta la discussione su che cosa taglierà Trieste Trasporti per coprire l’equivalente dei 170 mila chilometri». Se non sui chilometri, e non sui dipendenti, le opzioni aperte restano i risparmi di gestione, il calo degli utili, una revisione stipendiale per le alte funzioni che potrebbe essere la vera novità. «Se questa condivisione non sarà accettata - prevede Zollia - toccherà a noi ridurre ancora il servizio, con conseguenze più pesanti per l’utenza, che già adesso con questi interventi molto prudenti certamente in alcuni settori ne risentirà». Intanto la riduzione dei finanziamenti fa base su gennaio, ma un mese e mezzo senza riduzione di chilometri costa come nel 2012. La spesa in più sarà da recuperare. «Da inizio anno il servizio è rimasto uguale - ragiona l’assessore -, e dunque dovremo pagarlo per intero, cercando nel corso dell’anno o compensazioni altrove, oppure fondi della Provincia al momento tutti da trovare». Tra le certezze non scardinate da questo smagrimento c’è l’assicurazione di Trieste Trasporti che non verranno modificati gli accordi che prevedono un annuale acquisto di autobus ecologici di ultima generazione per “pulire” le emissioni inquinanti, una politica che ha fatto del parco-bus triestino uno dei più nuovi in circolazione.
Gabriella Ziani

 

«Corriere piene e attese più lunghe»
Le perplessità dei sindacati Usb. Zollia: il servizio urbano più ampio della regione
Con la revisione del piano-bus ci saranno in lavoro 30 conducenti di meno. Meno corse, meno linee, bus più colmi, tempi di attesa più lunghi. Questo segnala il sindacato Usb. L’assessore provinciale Vittorio Zollia certifica che i “passaggi” sui bus triestini sono di 70 milioni di utenti all’anno, «da soli ne facciamo di più che in tutto il resto della Regione, abbiamo il più ampio servizio urbano». E ai tavoli di contrattazione questo vien fatto pesare: Trieste è sempre guardata dalle altre province come un costo da abbattere. Per salvare la rete, sono stati tagliati alcuni snodi, ed ecco alcuni dettagli (il quadro completo è in tabella). Le linee “39/” e “49/” che collegano rispettivamente Aurisina e Muggia all’ospedale di Cattinara, istituite come aggiuntive, vengono dimezzate: un solo autobus al posto di due, e soppressione della corsa festiva. Secondo la Provincia, entrambi «non erano mai entrati nelle abitudini». Da gennaio a novembre 2012 si sono contati 12,4 passeggeri a corsa sulla linea di Aurisina e 7,6 su quella da Muggia. Su Muggia sarà inoltre di rilievo l’accorpamento tra linea 20 e 21 nei giorni festivi (19 mila chilometri tagliati). Un altro cambiamento importante è l’unificazione dei bus 15 (piazza Oberdan-Campo Marzio) e 16 (Oberdan-Campi Elisi) nei giorni festivi. Da due mezzi per linea si passerà a 3 sulla 15, il cui percorso verrà prolungato fino a viale Campi Elisi. In piazza Oberdan, vista la parziale coincidenza di percorso fino a via Colautti, l’attesa poteva essere ridotta a 10 minuti, con l’accorpamento sarà obbligatoriamente di 20. Se le variazioni dei festivi partono già da domenica, tutto l’intero assetto sarà consolidato a partire da marzo e sia Trieste Trasporti che la Provincia si apprestano a fornire dettagliate informazioni ai cittadini. E quella che certamente attirerà di più l’attenzione (posto che linee fondamentali come la 9 non vengono toccate) sarà quella relativa all’unificazione di linea 6 con linea 36. Quindi un solo autobus da San Giovanni fino a Grignano. I sindacati hanno fatto i conti: «L’utenza troverà di fatto il 27% in meno di capacità complessiva di trasporto e il 27% di affollamento in più».

(g. z.)
 

Petizione di 2250 firme: «Meno soldi ai dirigenti»
L’iniziativa dei sindacati è stata accolta dal sindaco Cosolini: «Sacrifici per tutti, per i vertici ma anche per i dipendenti. I posti di lavoro sono stati salvaguardati»
Tagliate gli utili di Trieste Trasporti, e anche gli stipendi dei suoi dirigenti. Con questa perentoria invocazione i rappresentanti del sindacato Unione sindacale di base hanno presentato all’assessore comunale Fabio Omero una petizione firmata da 2250 cittadini «che chiedono - riferisce Willy Puglia, coordinatore regionale dell’Usb - di evitare il peggioramento dei servizi, visto che per il prossimo anno la Regione ha già preannunciato una ulteriore riduzione del finanziamento, pari al 12%». In allegato, pesanti giudizi su alcuni vertici di Trieste Trasporti «anche per comportamento antisindacale». Per Willy Puglia l’assessore Omero «ha già deciso di accogliere quanto richiesto dalla petizione». «Ma non è proprio così - obietta il sindaco Roberto Cosolini -, il sindacato riferisca correttamente: noi soci di maggioranza diremo in assemblea che i sacrifici, quando sarà chiaro il quadro economico ancora in elaborazione, devono farli tutti, e dunque sì, faremo la proposta che qualche sacrificio sia distribuito anche sui compensi dei dirigenti. Del resto avevamo già ottenuto la decurtazione del 30% per gli amministratori, e siamo ormai a un compenso minimo per chi ha la responsabilità di amministrare una “spa”». Ma quando in ballo ci sono tagli che si spostano da un tavolo all’altro, le cose non sono così semplici. E infatti Cosolini preavverte: «Come si arriverà ad assorbire i tagli sarà frutto di una decisione condivisa. Teniamo conto di un importante risultato già ottenuto: non solo l’occupazione è salva in Trieste Trasporti, ed è certo che a seguito del ridimensionamento del servizio non ci saranno esuberi, ma sono stati anche confermati i dipendenti a tempo determinato. Però questo non vuol dire - prosegue il sindaco - che tutti gli istituti contrattuali debbano essere mantenuti così come sono. Avverto i sindacati: per questi tempi di crisi alcuni sono ridondanti, per esempio questa azienda mi risulta avere un “monte ore” per permessi sindacali eccessivo». Avere, e dare. Questo si troveranno di fronte i sindacati. Cosolini lo rimarca: «Se limature sono necessarie, non è solo sui dirigenti che vanno spalmate, dei quali peraltro io non conosco ancora l’ammontare di retribuzione, ma su tutto e anche su tutti». E un ultimo punto Cosolini mette in piattaforma, già in risposta alla provocazione: «Se qualcuno chiede che si taglino gli utili di Trieste Trasporti, è meglio che cambi impostazione, perché quegli utili non vanno ad arricchire un’azienda privata, ma finiscono in un bilancio del Comune, già decurtato di 20 milioni di euro, che serve per dare servizi, quindi tagliare gli utili a Trieste Trasporti non fa un dispetto a un investitore, significa tagliarli ai cittadini di Trieste».

(g. z.)
 

Ma è scongiurato un nuovo aumento dei biglietti
No, per tamponare i tagli regionali non saranno ulteriormente aumentati i biglietti dell’autobus. Il ritocco a biglietti e abbondamenti è scattato a inizio 2013, ma di fronte ai “tagli da colmare” non si sa mai. La Provincia smentisce decisamente: «Non ci pare assolutamente opportuno in un momento di crisi come questo aumentare i costi per i cittadini per compensare un minore corrispettivo da parte della Regione».
 

«Il tram per ora è salvo, il vaporetto forse»
La Provincia: in sede di trattativa ci è stato fatto pesare il suo costo. In futuro si vedrà cosa fare
Il budget di Trieste Trasporti, col taglio di oltre 2 milioni di trasferimenti dalla Regione, scende da 80 a 78 milioni, considerata anche la ventina che l’azienda guadagna con biglietti e abbonamenti dei cittadini e la quota che incassa con la vendita annuale del 33% del parco-bus usato, per l’acquisto contestuale di nuovi mezzi. Nascosto in queste cifre, e anche nel piano dei tagli, c’è il prezioso e ammalato tram di Opicina. Sempre gestito da Trieste Trasporti. Che fine farà? «Il tram è salvo - assicura l’assessore provinciale ai Trasporti Vittorio Zollia -, ma certo al tavolo regionale di trattativa ci è stato fatto pesare: costa». Costa e al momento è ancora fermo per nuovi importanti aggiornamenti sia delle cabine elettriche e sia di alcune tratte di rotaia. Il punto interrogativo si proietta sul futuro: non solo ai sindacati, evidentemente, ma ancor prima alla Provincia l’assessore regionale Riccardo Riccardi ha già preannunciato il taglio ulteriore del 2014, pari al 12%. Mentre tutte le politiche amministrative puntano con incessante “moral suasion” a usare sempre di più i mezzi pubblici... Ma non finisce qui, perché Trieste, nel contesto regionale, porta anche un altro peccato, quello di avere il mare, e dunque anche trasporti via mare. Altrettanto gestiti da “TT”. E qui la partita è tutta da giocare. La linea del “Delfino verde” Muggia-Trieste e ritorno, diventato da tempo un autobus di mare anche per studenti e lavoratori, non sembra affatto in pericolo. Troppo consolidato come servizio, concorrenziale rispetto allo scomodo e lento assetto viario e anche ai tempi degli autobus. Ma ben altra questione, ancora da discutere, riguarderà fra breve la linea Trieste-Barcola-Grignano-Duino, prettamente estiva. Molto turistica. Nel senso che, quand’anche non fosse stracolma di utenti a ogni ora, è quasi un “must” per una città come Trieste, con approdo non distante da piazza Unità e una certa tensione a migliorare l’afflusso e il servizio turistico. Zollia non si sbilancia: «Tenteremo - dice per ora - di attivare la linea anche quest’anno, noi siamo del tutto convinti che sia necessaria». Ma poi si dovranno fare i conti. Forse in estate non sarà stato ancora riassorbito neanche il maggior costo delle “corse piene” di gennaio e febbraio, su cui però si estende già la decurtazione economica, partita a gennaio.

(g. z.)
 

 

MUGGIA - Urbanistica all’esame dei ragazzi
Il Consiglio dei bambini valuterà (giocando) il Piano regolatore
MUGGIA Un Consiglio dei piccoli che parteciperà attivamente al processo del Piano regolatore. È la novità proposta dal Comune di Muggia, unico nella provincia ad aver ottenuto un contributo di 6 mila euro dalla Regione, per realizzare il Consiglio dei bambini e ragazzi. Il laboratorio si svolgerà durante i prossimi tre mesi nei quali, guidati da animatori e con la supervisione, i bambini e i ragazzi si confronteranno, sulle tematiche del Piano regolatore, ragionando sul proprio territorio, in modo ludico e divertente. Domani alle 17.30, nella Sala “G. Negrisin” di piazza Marconi, sarà possibile formalizzare l’iscrizione al laboratorio e si potranno inoltre incontrare gli animatori e gli architetti con cui lavoreranno e giocheranno cogliendo l’occasione per ulteriori chiarimenti sulle modalità di partecipazione, sull’organizzazione e gli orari. Formalmente il Consiglio sarà costituito da una rappresentanza ottenuta a sorteggio e composta da tre bambini (uno di terza, uno di quarta ed uno di quinta) per ogni sezione di scuola primaria (De Amicis –tempo normale e tempo pieno, Zamola, Loreti e Bubnic) e da una rappresentanza formata per elezione diretta dei ragazzi e costituita da sei alunni della scuola media Nazario Sauro. La partecipazione al laboratorio comporterà una decina di incontri: ci sarà una prima fase di ascolto e di osservazione, e una successiva di elaborazione pratica con la realizzazione di disegni, modellini ed altro materiale. In seguito ai ragazzi più grandi sarà chiesto di preparare un documento sarà presentato e discusso nel Forum del Piano regolatore.

(ri.to.)
 

 

Alla riscoperta del biologico: un corso a Muggia
MUGGIA Dopo il successo registrato a Trieste, approdano anche a Muggia i corsi di orticoltura ecologica all’insegna dello slogan “Assicurati un raccolto”. Organizzata dal Gruppo di acquisto solidale Decrescita felice, Bioest, Italia Nostra e comitato Danilo Dolci, con la partecipazione dei due comuni, l’iniziativa proseguirà fino a settembre con una ventina di lezioni, teoriche e pratiche. Primo appuntamento domani alle 17 nella sala Millo di Piazza della Repubblica: saranno illustrate le modalità di svolgimento dei corsi a beneficio di chi ha già aderito e di chi è interessato a farlo. Due gli obiettivi principali del progetto. «Riallacciare un rapporto tra la comunità e la terra, con i requisiti della sostenibilità e della naturalità, e riavvicinare la comunità stessa alle produzioni locali, prima fra tutte quella alimentare», spiega Jacopo Rothenaisler, fondatore e presidente dell’associazione ambientalista Impronta Muggia. Sull’onda lunga della “riscoperta” del biologico e del suo ruolo all’interno della legislazione europea, l’iniziativa sta incontrando interesse: «Prima ancora della presentazione ufficiale – rivela Rothenaisler – contiamo già una quarantina di iscritti: le persone vogliono prendere contatto con la produzione del cibo nel rispetto di quella naturalità abbandonata, e anzi devastata, dalle industrie». Per farlo, non basta metter mano alla terra e non vale l’improvvisazione. Sono necessarie delle conoscenze basilari che verranno fornite nell’arco di dieci incontri gratuiti e aperti a tutti, senza necessità di prenotazione. Consulenti ed esperti, dal 22 febbraio ai prossimi due mesi, faranno luce su temi delicati quali il concetto di agricoltura sostenibile, gli orti biologici, biodinamici e biosinergici, le piante spontanee e officinali, l’apicoltura, la permacultura. Le lezioni teoriche proseguiranno anche per tutto maggio, con l’analisi degli insetti utili, i semi antichi e le coltivazioni autoctone, l’orto sul balcone e l’orto coi bambini. Intanto, da marzo a settembre, si svolgeranno i corsi pratici, riservati agli iscritti: undici sabati dedicati all’orticoltura sostenibile, con lezioni tenute dall’agronomo muggesano Cristian Trani nell’orto “Decrescita felice”, 1.400 metri quadrati di terreno nei pressi dei laghetti delle Noghere.

Davide Ciullo
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 13 febbraio 2013

 

 

Savino sulla Ferriera: «Tavolo del governo» - Lucchini
La visita a Monfalcone del ministro Passera è stata anche l’occasione di un rapido confronto con l’assessore regionale alle Finanze Sandra Savino, che ha sollecitato l’esponente del governo sul tema caldo della Ferriera di Servola. «Ho voluto ribadire di persona al ministro alle attività produttive l’improrogabile necessarietà dell’apertura in sede ministeriale di un tavolo dedicato alla Lucchini di Servola - spiega Savino. Un tavolo istituzionale, con le parti sociali, gli enti locali e l’impresa, che deve essere agganciato a quello nazionale, che comprende anche Piombino, e a quello europeo, a cui fanno capo tutte le crisi sulla siderurgia, istituito a Bruxelles su iniziativa del vicepresidente della Commissione Taiani. Ma oggi è stata anche l’occasione per rafforzare il concetto che proprietà aziendale e istituzioni debbono dialogare e negoziare in ordine alle prospettive di chiusura e di conversione dell’impianto. La Lucchini infatti ha una responsabilità diretta, sia sul fronte ambientale, sia su quello occupazionale».
 

 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore Non copiamo gli errori

Caro capitan Gianfranco Badina, dopo aver letto la sua replica sulla rubrica delle segnalazioni del 7 febbraio ,volevo confermare quanto da lei affermato a riguardo il porto commerciale di Rotterdam. Nel 1977 ero imbarcato su una portacontainers di una compagnia di navigazione nazionale, che faceva scalo a Rotterdam prima di intraprendere il lungo viaggio verso l’Australia. E in effetti da quanto lei illustra, e io ho visto di persona, a voler fare un paragone, il molo VII sta al porto commerciale di Rotterdam come un ormeggio di pedalò sta al molo VII. E, a chi non avesse avuto la possibilità di esserci stato, posso assicurare che la proporzione non è una esagerazione. Neanche con la creazione del molo VIII riusciremmo ad avvicinarci alla realtà di quel porto. Già all’epoca, quando il nostro molo VII era entrato in attività solo da qualche anno, ho potuto vedere a Rotterdam la flotta norvegese effettuare le operazioni di carico e scarico di container in modo del tutto autonomo per ridurre i tempi di sosta, perché dotata di proprie attrezzature a bordo idonee a queste operazioni. Un altro mondo. Però, per quanto concerne la presenza di un impianto di rigassificazione che dista solamente 1.800 metri dal primo paese, trovo che questo non sia un buon motivo per accondiscendere alla presenza di un impianto simile nel nostro golfo. Fosse anche la stessa distanza minima dalle prime abitazioni (ma come lei ben sa così non è) il fatto che ne sia stato creato uno in altro sito non costituisce precedente, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e l’incolumità dei residenti, ignorando volutamente poi i dettagli dei danni causati dal continuo lavaggio delle linee dell’acqua di mare mediante ipoclorito di sodio (varechina, tanto per intenderci) per evitare la formazione di flora e fauna all’interno dei tubi di aspirazione e scarico. Inoltre, e lei lo sa certamente, il nostro golfo ha una profondità massima di 20 metri e riceve una corrente marina molto lenta che sale dalle coste dell’Istria e lambisce la nostra costa per poi scendere verso il litorale adriatico. La domanda che mi pongo è: sarà sufficiente a mitigare i danni causati dall’ipoclorito di sodio? Viceversa, considerata la profondità della baia di Tokyo e le correnti provenienti direttamente dall’oceano, la diluizione dell’acido di conserva dell’impianto sarà di gran lunga migliore che non nel nostro modesto specchio d’acqua. Egregio capitan Badina, ma se qualcun altro vuol farsi del male da solo perché dovremmo seguirne l’esempio? La prego di riconsiderare la questione in tutti i suoi aspetti, non solo nella tolleranza e compatibilità del traffico marittimo commerciale con tutte le altre attività. Faber est suae quisque fortunae...

Nevio Poclen

 

 

Venerdì luci spente in Municipio - “MI ILLUMINO DI MENO”
Il Comune aderisce all’iniziativa di Caterpillar sul risparmio energetico
Buio in sala, nelle case e nelle piazze. Lo spettacolo del risparmio va in scena venerdì, data di “Mi illumino di meno”, iniziativa a cura della trasmissione radiofonica di Radio 2 “Caterpillar”, adottata anche quest'anno su scala nazionale e nel capoluogo ancora dal Comune di Trieste e AcegasAps. Piccoli gesti per nuove e concrete fonti di risparmi energetico. Il manifesto della manifestazione è questo, condensato in un pomeriggio di decisi appelli e forti gesti simbolici, da trasmettere nelle case, nelle aziende e soprattutto tra i giovani, il versante su cui Comune e AcegasAps puntano maggiormente in chiave di investimento culturale. Il 15 febbraio si parte dalla mobilità alternativa (bicicletta, bus, camminata) sino ad una maggiore attenzione sullo spreco del cibo. Il punto focale permane tuttavia quello della energia, distribuita tra consumi domestici, come illuminazione, riscaldamento e cottura. Comune e AcegasAps vogliono fare la loro parte, supportati per l'occasione anche dai volontari della Croce Rossa. Venerdì, dalle 17.30 e per un'ora, si oscureranno le luci del Municipio, del Salone degli incanti, al santuario di Monte Grisa, del monumento a colonna in piazza Goldoni e in piazza Vittorio Veneto. In piazza Unità poi, a cura di una squadra formata dai volontari della Croce Rossa, è previsto una sorta di flash-mob, un siparietto collettivo sul tema, probabilmente incentrato sulla accensione di fiaccole e candele, fonti mai passate di moda. Il Comune mette ora a disposizione un servizio gratuito di assistenza su normative e e incentivi sul risparmio energetico (0406758552) a Passo Costanzi 2, stanza 508/bis.

(fr.ca.)
 

 

 

 

SPORTELLO ENERGIA - MARTEDI', 12 febbraio 2013

 

 

DETRAZIONI FISCALI. Al 50% anche per impianti fotovoltaici - ENERGIA RINNOVABILE. In casa anche senza pannelli »
Gli incentivi del 5° Conto Energia per gli impianti fotovoltaici finiranno nei prossimi mesi. Le stime circolanti in rete – pur incerte – prevedono il loro esaurimento entro fine marzo o al massimo maggio di quest’anno. Superato l’importo di 6,5 miliardi di euro di incentivi, manca poco al raggiungimento del limite massimo di 6,7 miliardi che farà scattare gli ultimi 30 per poter accedere agli incentivi (vedi qui il contatore fotovoltaico GSE).
Una volta esauriti gli incentivi in vigore, in mancanza di un nuovo Conto Energia, c’è la possibilità di usufruire, anche per l’installazione di impianti fotovoltaici, delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie (50% per gli interventi realizzati e pagati entro il 30 giugno di quest’anno, dopodiché si tornerà alla detrazione del 36% – per approfondimenti vedi la Guida per le ristrutturazioni edilizie). A patto che si rinunci alle tariffe del conto energia.
In questi mesi però la possibilità di accedere alle detrazioni è stata frenata dal comportamento differente tra diverse sedi dell’Agenzia delle Entrate. Alcune lo hanno negato, altre hanno espresso parere positivo all’accesso alle detrazioni per il Fotovoltaico.
Serviva un chiarimento, che il portale specializzato QualEnergia.it aveva chiesto all’Agenzia nei mesi scorsi. Ora la risposta è arrivata (il 15 gennaio), tramite l’ufficio stampa. Il riferimento normativo è il nuovo articolo 16 bis del TUIR (il Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che include tra gli interventi detraibili le “opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici con particolare riguardo all’installazione di impianti basati sull’impiego delle fonti rinnovabili di energia”. Ora è essenziale che l’Agenzia delle Entrate ribadisca a tutti con specifica circolare.
La possibilità di detrarre i costi degli impianti fotovoltaici non è ovviamente cumulabile con gli incentivi del 5° Conto Energia attualmente in vigore, ma è cumulabile con lo Scambio sul Posto, ossia la valorizzazione dell’energia non auto consumata ed immessa in rete dal cittadino.
Ad oggi per impianti da 3 kW il Conto Energia resta, sebbene di poco, l’ipotesi migliore, mentre per impianti medi (ad es. di 20 kW) abbandonare la tariffa GSE in favore della detrazione sembra un’ottima idea.
Nel prossimo futuro, specie per gli impianti di piccola dimensione, la detrazione fiscale unita alla costante diminuzione dei costi di installazione permetterà un tempo di rientro dall’investimento simile a quello che si poteva ottenere con i gli incentivi dei Conti Energia che si sono susseguiti negli ultimi anni, con il vantaggio di un costo di investimento iniziale di molto inferiore.
La possibilità di abbinare impianti fotovoltaici a pompe di calore o altri interventi di riqualificazione energetica renderà sempre più vantaggioso investire nel risanamento energetico delle nostre abitazioni, anche alla luce del nuovo Conto Termico illustrato in questa della newsletter (clicca qui).
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 12 febbraio 2013

 

 

Secco no al rigassificatore dalle sei società nautiche - MUGGIA
MUGGIA Limitazioni sulla libera circolazione dei natanti, forte impatto ambientale e ricaduta negativa sulla qualità della vita dei cittadini. Con queste tre motivazioni le sei società nautiche di Muggia si sono riunite per esprimere unanimemente “parere assolutamente contrario” al progetto di realizzazione del rigassificatore di Zaule. I sodalizi che raccolgono ben oltre 1000 soci hanno dunque stilato un documento per accodarsi all'ampio partito del no all'impianto di rigassificazione. Il documento è stato firmato da Ladi Cociani (Circolo della Vela), Fabio Vascotto (Pullino), Roberto Sponza (Yacht Club Ps Rocco), Bruno Steffè (Marinaresca), Sergio Burlin (San Bartolomeo) e Gianni Macovez (Diportisti Muggia). Le società esprimono preoccupazioni legate in particolar modo agli aspetti ambientali tra cui si segnalano su tutti “i problemi legati alla circolazione delle acque marine utilizzate per il riscaldamento del gas liquefatto”. Inoltre “il prelievo e le modifiche sia chimiche che fisiche dell'acqua marina in un bacino ristretto dai limitati fondali e dalle modeste correnti, quale il Vallone di Muggia, si aggiungerebbero in forma massiccia agli inquinanti già esistenti: presenza di altri scarichi di acque industriali, civili, polveri di carbone e impianti di raffreddamento che utilizzano acqua di mare dalla Ferriera di Servola, scariche dei troppo pieni degli impianti di depurazione e trattamento acque reflue”. Le società poi hanno espresso preoccupazione poiché “l'impianto andrebbe a inserirsi tra altri impianti industriali a rischio di incidente rilevante e possibile effetto domino, con aree attigue di altissima densità abitativa”. Infine hanno evidenziato come “destinare la quasi totalità del Vallone di Muggia e più in generale del Golfo di Trieste a polo energetico farebbe decadere l'interesse da parte dei cittadini delle associazioni e anche degli imprenditori a investire sul settore sociale, turistico e dello sviluppo sostenibile del territorio, con una gravissima ricaduta sulla qualità della vita di tutta la cittadinanza”.

(ri.to.)
 

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE / 1 Distanza di sicurezza

Ringrazio il signor Badina per la gentile risposta alla mia segnalazione del 29 gennaio scorso, in quanto mi sembra che le sue argomentazioni vadano a confermare quanto da me sostenuto. Difatti nella segnalazione pubblicata il 7 febbraio egli dice di essersi riferito solo al traffico marittimo, per cui, mi sembra di capire, il suo sostegno al rigassificatore sarebbe giustificato semplicemente dal fatto che una gasiera possa essere in grado di entrare e uscire dalla baia di Muggia. Nessun cenno invece né sulle caratteristiche del progetto nè sulla sicurezza (della popolazione, delle attività contigue, degli altri natanti, ecc.) né sull’inquinamento del mare e delle relative conseguenze sulla salute della popolazione e sulle altre attività ad esso legate. Nella stessa segnalazione vengono indicate pure le dimensioni della baia di Tokio, confermando che essa è enormemente più vasta di quella di Muggia, per cui, a mio avviso, ogni confronto tra le due è improponibile ed assolutamente inopportuno. Per quanto riguarda l’impianto di Rotterdam egli precisa che esso è stato costruito su un’area bonificata (quindi artificiale) che io ho chiamato semplicisticamente isola. La sua descrizione però conferma che il rigassificatore è stato costruito su un’area artificiale, creata su mare aperto, lontano dal centro del porto e della città. Sito completamente diverso da quello previsto per Trieste e quindi, anche in questo caso, il confronto lo ritengo assolutamente improponibile. Per finire, egli indica in 1800 metri la distanza delle case più vicine all’impianto contro i 5000 metri da me accennati. Forse la mia consultazione di Google è stata imprecisa, ma anche i 1800 metri sono una distanza superiore a quella considerata come “distanza minima di sicurezza in caso di incidente” che sarebbe, secondo gli studi messi a disposizione dal TtrT, di 1500 metri. Nel nostro caso abbiamo le abitazioni a 400 metri, cioè all’interno dell’area di massima pericolosità. È quindi mia opinione che prima di sostenere o meno un impianto soggetto a rischio rilevante, come è il rigassificatore di Zaule, bisognerebbe prendere in considerazione ogni suo aspetto, dalle caratteristiche del progetto all’interferenza che il suo funzionamento avrebbe nei confronti dell’ambiente (marino ed atmosferico), della sicurezza e delle altre attività economiche della zona. Ciò è già stato fatto, accuratamente, da un gruppo di studiosi della nostra città che hanno dato il loro contributo al TtrT, il quale, assieme ad altre associazioni, sta informando, da lungo tempo, loro sì correttamente, i cittadini e le autorità. Per non approfittare ancora di Segnalazioni gradirei approfondire la discussione direttamente con il signor Badina qualora egli volesse contattarmi telefonicamente.

Silvano Baldassi

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE / 2 Differenze con Rotterdam

Care Segnalazioni, al grido di “anche Rotterdam ha il suo rigassificatore” il signor Badina riporta più e più volte il caso del terminal “Gate” per dimostrare la compatibilità tra il progetto spagnolo in baia di Zaule ed il porto industriale; l’impianto olandese diventerebbe così il modello da seguire. Nel suo ultimo suo intervento (7 febbraio) egli omette però alcuni importanti dettagli e sbaglia completamente le proporzioni degli spazi disponibili. La grande isola/penisola artificiale di Maasvlakte – su cui sorge Gate – è posta all’ingresso dei bacini portuali di Rotterdam. La particolare localizzazione del terminal – affacciato sul Mare del Nord e appena fuori dall’estuario della Mosa – permette alle gasiere di attraccare direttamente in un canale dedicato (il “Kleine beer-canal”) mantenendo una via di fuga diretta – e rapida - verso il mare aperto. Per di più, le porta-container in transito sono separate dall’attracco delle navi gasiere da una nuova penisola artificiale di circa 1500 metri. Oltre a tutte queste strutture di “sicurezza passiva”, l’Autorità Portuale olandese ha assegnato una rigida finestra oraria – dalla mezzanotte alle quattro del mattino – entro la quale è atteso l’arrivo delle navi Gnl. Durante le manovre di avvicinamento e attracco al canale separato, il restante traffico viene temporaneamente “congelato” per minimizzare il rischio di collisione. Parliamo adesso di distanze: il quartiere più vicino al terminal Gate (Hoek van Holland, quasi 10.000 abitanti) non dista “solamente 1800 metri”, ma circa 4300 da (digitare “Hoek van Holland” in Google per controllare). A Trieste, in 1800 metri si arriva oltre i quartieri popolari di via Flavia, via Capodistria etc., e in 4300 in piazza Unità e a Rozzol Melara. Cos’altro dire, del signor Badina? È sempre lui che, nel dissertare di temi di sicurezza nel nostro porto, affermava: «Non credo che sia indispensabile mantenere il canale di accesso al porto petroli libero durante la sosta di una metaniera». Alla domanda su cosa fare se una petroliera diretta alla Siot dovesse cedere il passo a una gasiera in emergenza, rispondeva «Si potrebbe anche, in estrema ratio, far incagliare la supergasiera, senza grossi danni data la bassa velocità ed il fondale fangoso del Vallone». Dunque, ai suoi occhi, la soluzione è semplice: se il canale è occupato da una petroliera vicina al pontile, la gasiera, magari a rischio di incendio o fuga di gas, la si manda ad incagliare da qualche parte davanti a Muggia. Geniale.

Carlo Franzosini, Daniela Mosetti, Livio Sirovich

 

 

“Strage” di alberi nei boschi di Longera
La protesta dei residenti: «Erano piante sanissime, altro che vecchie. È stato come in Val Rosandra»
Da qualche giorno a questa parte tra gli abitanti del rione non si parla d’altro. Lungo le vie, alla fermata degli autobus, nei punti di ritrovo del quartiere. Ma di cosa? Di quello che i residenti hanno già definito, usando una metafora indubbiamente forte, uno scempio che ricorda da vicino quello compiuto lo scorso anno in Val Rosandra, seppur rapportato in scala rionale. Ci troviamo al confine tra i rioni di San Giovanni e Sottolongera, esattamente all’intersezione tra via Napoleone Cozzi e Strada per Longera, dove sorge uno spazio verde di proprietà dell’Ater. Ebbene, nei giorni scorsi, l’area è stata oggetto di un intervento di pulizia radicale, che è consistito nell’abbattimento di una ventina di alberi, tra i quali platani, tigli, robinie e pini marittimi. Il problema è che i residenti di via Cozzi e quelli delle case popolari di Strada per Longera si aspettavano un semplice intervento di ordinaria manutenzione, come del resto accaduto negli anni passati, l’ultimo in ordine di tempo la scorsa estate, con la potatura dei rami pericolanti e la relativa messa in sicurezza dell’intera area verde. Ed invece si sono ritrovati con la brutta sorpresa di uno spazio divenuto improvvisamente deserto. Non solo, ironia della sorte, l’unica cosa rimasta sul terreno, oltre ad un paio di alberi sopravvissuti al disboscamento, sono le immondizie e la presenza dell’edera, che si arrampica sui muri e aggredisce gli arbusti. «Ci è stato riferito che gli alberi tagliati erano vecchi e pericolanti, noi residenti invece siamo sicuri che si trattava di piante sanissime, il cui unico problema era la presenza dell’edera, che poi era la sola cosa da togliere e che invece è rimasta - sbotta Federico Vascotto, portavoce della protesta del rione -. L’area adesso si presenta desolatamente spoglia, peraltro piena di immondizie e di rifiuti ingombranti. Uno spettacolo decisamente poco edificante per tutti i cittadini». Dunque residenti sul piede di guerra per quello che loro stessi hanno definito un intervento inopportuno ed esagerato. «Quegli alberi offrivano fresco d’estate e riparo durante l’inverno, oltre che presentare una vista naturale impagabile - spiega Massimiliano, che abita nel rione -. Adesso invece ci troviamo di fronte ad un’area brulla e degradata». Alla luce di quanto accaduto, gli abitanti del rione chiedono ora un intervento che possa quantomeno porre rimedio, sia pur parziale, alla situazione, con la piantumazione di nuovi alberi e la riqualificazione dell’intera zona. Lamentele e richieste alle quali risponde Enzo Macchiussi, dirigente dell’area gestionale Ater. «Quando mettiamo in atto interventi di questo tipo significa che ci troviamo di fronte ad alberi malati e pericolosi per la pubblica incolumità - precisa Macchiussi -. Siamo pronti a riqualificare l’area».

Pierpaolo Pitich
 

 

“M’illumino di meno”, al Lis si impara a risparmiare energia - EVENTI»L’INIZIATIVA A GRIGNANO
Venerdì l’Immaginario scientifico partecipa alla giornata nazionale con giochi e laboratori per bimbi e adulti sulla sostenibilità ambientale e l’inquinamento
“M’illumino di meno”, la giornata nazionale per il risparmio energetico ideata dal programma Caterpillar di Radio Due, si festeggerà venerdì anche a Trieste con una serie di iniziative votate alla sensibilizzazione su questo tema. Non c’è annata più azzeccata per farlo, visto che un consumo consapevole dell’energia non aiuta soltanto l’ambiente, ma anche il portafoglio. Un’ottima idea è quella di partire con l’educazione dei più piccoli: ecco allora che l’Immaginario scientifico propone un’apertura straordinaria serale con attività speciali dedicate al risparmio energetico. “M’illumino di meno, mi diverto e imparo di più”, questo il nome dell’iniziativa, aprirà per l’occasione le porte del Lis di Grignano dalle 20 alle 23, con la possibilità di visitarlo in un’atmosfera di giocosa penombra, accompagnati da una serie di attività e laboratori, alcune riservate ai bambini, altre alle famiglie e al pubblico, proposte esclusivamente in questa occasione e dedicate al tema dell’energia e del consumo consapevole. A Trieste inizierà alle 20 il laboratorio rivolto alle famiglie “Un po’ di luce sulla luce”, in cui adulti e bambini avranno la possibilità di indagare i comportamenti della luce e delle fonti luminose, sperimentandone alcune applicazioni. Alla stessa ora si potrà partecipare a “Terra di notte”, laboratorio ludo-didattico riservato ai bambini da 5 a 10 anni, sempre con inizio alle 20, che insegnerà ai più piccoli ad assemblare un semplice circuito elettrico capace di illuminare una tascabile “Terra di notte”: un modo per spiegare il concetto di inquinamento luminoso. Infine, con “Bagliori di risparmio” ci si concentrerà sulle pratiche della sostenibilità e del risparmio energetico, esplorando insieme al personale dell’Immaginario l’area museale, che ospita la grande postazione interattiva promossa da Ecolamp, il Consorzio senza scopo di lucro che si occupa proprio della raccolta e del trattamento delle sorgenti luminose a basso consumo esauste. Oltre all’installazione Ecolamp, l’area accoglie un grande modello prodotto dal Ceta, il Centro di ecologia teorica e applicata di Gorizia: attraverso queste postazioni si accompagneranno i visitatori in un percorso dedicato al consumo consapevole dell’energia e al rispetto dell’ambiente. I laboratori, disponibili fino a esaurimento dei posti, sono gratuiti, ma si consiglia la prenotazione sul sito web dell’Immaginario. Non serve invece prenotare per la visita serale al Science Centre, che per l’occasione proporrà al pubblico le sue tre sezioni espositive (Kaleido, Fenomena e Cosmo) con visita guidata al planetario.
Giulia Basso

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 11 febbraio 2013

 

 

Piano di tutela delle acque e Grande Guerra in Consiglio - LAVORI DELLE COMMISSIONI
TRIESTE Provvedimenti per garantire l’esercizio del diritto allo studio, interventi a tutela del patrimonio idrogeologico, commemorazioni legate al centenario della Grande guerra. Sono alcuni degli argomenti che approderanno, da domani, all’attenzione delle commissioni consiliari. Ad aprire le danze, saranno i lavori della quarta commissione a cui, domattina, i componenti della giunta Tondo illustreranno la delibera per l'adozione definitiva del progetto di Piano regionale di tutela delle acque. Nella giornata di domani sono già calendarizzati gli interventi di una settantina di soggetti interessati, tra ambientalisti, amministratori ed esperti in materia idrogeologica. Giovedì a riunirsi sarà invece la sesta commissione, chiamata ad esaminare una proposta di legge per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale della Prima Guerra mondiale. Il provvedimento in questione prevede, tra i vari punti, anche una serie di interventi per la promozione delle celebrazioni dell'inizio del conflitto.
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 10 febbraio 2013

 

 

Ecco i rimborsi “referendari” dell’acqua
Nella bolletta estiva le somme tariffate come “remunerazione del capitale”, ma per le famiglie non supereranno i 6 euro
TRIESTE Tempo che arrivi l’estate e l’utente idrico italico potrà riavere in bolletta gli importi che indebitamente le imprese erogatrici avevano caricato sulle tariffe, con riferimento alla remunerazione del capitale investito, dal 21 luglio al 31 dicembre 2011. Cioè, dopo che il referendum, tenutosi il 12-13 giugno dello stesso anno, aveva abrogato proprio tale onere tariffario. L’Autorità per l’energia, che è competente anche per il servizio idrico, ha deliberato il 31 gennaio scorso, assistita da un parere espresso dal Consiglio di Stato, che gli enti d’ambito (nel Friuli Venezia Giulia si chiamano Consulte d’ambito) hanno 120 giorni di tempo (quindi andiamo alla fine di maggio) per studiare quanto e come restituire al cliente. Poi la proposta degli enti volerà in piazza Cavour a Milano, all’attenzione dell’Authority, per il vaglio definitivo. Risultato finale presumibile: sarà la bolletta estiva a prevedere e contenere il rimborso. Rimborso che, secondo fonti ufficiose AcegasAps, per l’utenza familiare media dovrebbe aggirarsi attorno ai 5-6 euro, ma che potrebbe essere ben più significativo per le aziende che hanno ingenti impieghi idrici. Sembra tutto facile ma in realtà non lo è. Perchè la restituzione dell’indebita voce tariffaria s’intreccia con la presentazione delle nuove tariffe idriche da parte degli stessi enti d’ambito, che abbiamo già incontrato. Entro il 31 marzo gli enti debbono trasmettere all’Autorità le proposte tariffarie, che terranno conto del nuovo metodo transitorio indicato dalla stessa Authority presieduta da Guido Bortoni, sulla base delle direttive Ue. A tale riguardo Bruxelles stabilisce che la tariffa, secondo il principio full cost recovery, deve coprire i costi finanziari, i costi ambientali, i costi delle risorse. Il metodo transitorio, inserito dall’Autorità, interviene retroattivamente dal 1°gennaio 2012 al 31 marzo 2013. Quindi, se il referendum del giugno 2011 ha eliminato il riferimento all’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, la nuova tariffa dovrà comunque tener presente l’onere finanziario del capitale investito. E se la remunerazione abolita dal referendum era una quota fissa pari al 7%, la nuova misura sarà invece variabile. Per cui, alla fine della giostra, il gestore con una mano darà e con l’altra prenderà: per l’utente il guadagno non sarà certo di quelli che cambiano la vita. E infatti il Forum dei movimenti per l’acqua segue con preoccupato interesse l’evolversi della partita tariffaria, al punto da chiedere le dimissioni dell’Autorità, accusata di reinserire surretiziamente quanto eliminato dal voto referendario.
Massimo Greco

 

Il nuovo schema sui consumi idrici dovrà essere depositato il 31 marzo
In Friuli Venezia Giulia si chiamano Consulte d’ambito e hanno sostituito i vecchi Ato, che erano stati costituiti con la Legge regionale 13/2005. Dal 1°gennaio di quest’anno le Consulte d’ambito hanno così ereditato funzioni e rapporti giuridici delle precedenti Autorità d’ambito. I nuovi organismi sono 5: quattro hanno sede nei comuni capiluogo (Trieste, Udine, Gorizia, Pordenone), una opera a cavallo del Veneto (provincia di Treviso) e dello stesso Friuli Venezia Giulia. La Consulta, competente per Trieste, è di fatto incardinata all’interno dell’amministrazione comunale giuliana ed è presieduta dallo stesso sindaco Cosolini, mentre la direzione è affidata a Edgardo Bussani. Entro il 31 marzo prossimo venturo la Consulta dovrà elaborare uno schema tariffario, che sarà frutto del lavoro del gestore e delle pubbliche amministrazioni interessate, e lo dovrà mandare all’Autorità per l’energia.
 

 

Allergie da cosmetici, campagna informativa
Stanziati dal ministero 123mila euro da destinare alla prevenzione. Al via corsi per medici e farmacisti
TRIESTE Sensibilizzazione e sorveglianza per contrastare la diffusione dei cosmetici contraffatti e il rischio di allergie correlate. La giunta regionale ha ricevuto un finanziamento di 123 mila euro dal ministero della Sanità per attivare programmi di educazione sanitaria e prevenzione pensati ad arginare il fenomeno. L’iniziativa è rivolta prevalentemente a medici e farmacisti del territorio, chiamati a sollecitare i cittadini a un utilizzo consapevole dei prodotti e a segnalare possibili effetti nocivi sulla salute. La delibera, votata dall’esecutivo, è stata proposta dall’assessore alla Sanità Luca Ciriani. Il Friuli Venezia Giulia ha ottenuto lo stanziamento sulla base di un bando di gara nazionale e ora potrà rafforzare la rete di controlli su un tema «poco noto ma reso sempre più centrale anche in relazione alle nuove norme nazionali che impongono la farmaco-sorveglianza sui cosmetici», precisa una nota della giunta. Il punto di partenza è la constatazione che, complice il mercato globalizzato, «la diffusione dei cosmetici non a norma o contraffatti non è affatto marginale e interessa anche il nostro Paese. Gli effetti avversi, nell’utilizzo quotidiano, sono generalmente sottovalutati» dalla popolazione, si legge nel testo della delibera varata dall’esecutivo regionale. La somma sarà gestita dalle tre realtà che in Fvg sono maggiormente specializzate in materia: l’Azienda sanitaria n°6 “Friuli Occidentale” in collaborazione con la n°2 “Isontina”, a cui si aggiunge l’Azienda ospedaliero di Trieste. Il progetto si sviluppa innanzitutto nell’informazione sui pericoli derivanti da cosmetici contraffatti; a questo proposito le strutture sanitarie friulane, che riceveranno un totale di 43 mila e 106 euro, si dedicheranno a una campagna di educazione sanitaria. Nell’iniziativa rientra, in particolare, la realizzazione di un cortometraggio da recapitare alle farmacie del Friuli Venezia Giulia. Con una somma analoga il territorio goriziano, invece, avrà il compito di preparare materiale divulgativo e si occuperà della formazione nei confronti dei medici. Da Trieste, che potrà contare su 41 mila e 103 euro, infine, partirà un’indagine epidemiologica sugli accessi al Pronto soccorso causati da problemi dermatologici. Inoltre il capoluogo avrà il compito di realizzare un protocollo ad hoc per facilitare le cure per i pazienti con sospette allergopatie da cosmetico.

(g.s.)
 

 

«Iva anche alle associazioni onlus» - DENUNCIA DI LOBIANCO
Mozione in Consiglio dell’esponente Fli: il sindaco annulli l’imposta
«Che vi siano difficoltà a reperire 25 milioni di euro per chiudere il bilancio è un problema, ma che l'amministrazione Cosolini, non sapendo più cosa fare, rastrelli soldi anche alle associazioni sportive, culturali a carattere "onlus" imponendo l'Iva ai contratti di locazione e parificandole così alle realtà a fine di lucro, fatto inusitato, è davvero un altro passo falso di questa amministrazione, ed ahimè non l'ultimo». Lo afferma Michele Lobianco, consigliere comunale di Fli che annuncia, per domani sera una una mozione urgente in Consiglio comunale. Lobianco afferma di aver saputo da più parti che verrà applicata l’Iva ai contratti di locazione delle associazioni onlus, tra le quali le società culturali, sportive, ricreative a carattere sociale ecc…«Ora tale provvedimento mai applicato sinora - scrive l’esponente di Fli - associa lo stesso trattamento fiscale delle realtà commerciali, imprenditoriali a fine di lucro a quelle onlus in un difficile momento delle realtà associative triestine che vedono sensibilmente diminuito l’apporto di contributi pubblici finalizzati alle loro attività». «L’introduzione dell’Iva addizionata al canone d’affitto - sottolinea ancora Lobianco - metterà in forte crisi molte associazione locatarie limitandone la loro attività se non minandone il percorso associativo stesso. Sono consapevole - aggiunge - delle difficoltà di bilancio ma questo non possano essere risolte con provvedimenti iniqui e fortemente penalizzanti». Pertanto il consigliere di Fli con la sua mozione intende impegnare il sindaco e l’assessore ad annullare l’imposizione Iva per i canoni di locazione alle associazioni onlus locatarie del Comune di Trieste.
 

 

Torna Alpi Giulia Cinema E la montagna diventa un set - EVENTI»LA RASSEGNA
Giovedì al Miela inizia il festival che testimonia le imprese di alpinisti e speleologi Il 28 febbraio il Caffè San Marco ospita la passerella finale con le premiazioni
L’alpinismo che diventa racconto, la speleologia che trasmette emozioni. L’arte abbraccia la montagna e dà vita alla seconda parte dell’edizione 2013 di “Alpi Giulia Cinema”, la numero 23 per gli annali, rassegna promossa dall’associazione culturale Monte Analogo. Tre gli appuntamenti distribuiti a febbraio, due al teatro Miela, l’ultimo, in chiave cerimoniale, allestito al Caffè San Marco. Si parte giovedì al Miela, appunto, teatro di una serie di proiezioni legate al cinema di montagna in campo internazionale. Vernice alle 18, con il film “The wizard apprentice” (Repubblica Ceca), per la regia di Petr Pavlicek, incentrata sulle vicende di Adam Ondra, arrampicatore, sportivo, amante della montagna intesa come parametro non solo agonistico. Alle 21 è la volta di “Hardest of the Alps”, del regista Damiano Levati, movie on the road sulle tracce degli alpinisti che hanno fatto epoca. A seguire l’opera tedesca “Outside The box–A female tale”, la storia di due amazzoni dell’arrampicata giunte a confronto. E inoltre il corto statunitense “Cold”, di Anson Fogel e, a chiusura della maratona cinematografica del 14 febbraio al Miela, altre due pellicole italiane, “Linea Continua” e “Linea 4000”. Giovedì 21 febbraio si replica occupandosi di speleologia con la tappa “Helles Bells Speleo Award 2013”, promossa in collaborazione con la Commissione Grotte Boegan di Trieste. Giornata al Miela articolata in due tornate: la prima dalle 18 alle 20, con la prima giostra di video, documenti e proposte, l’altra dalle 21 sino alle 23 circa, con una seconda robusta porzione di opere e testimonianze che avvolgono uomini, progetti e imprese in chiave speleointernazionale. Un dozzina le pellicole attese, per buona parte italiane ma con contributi che provengono anche dai versanti dell’avventura in Messico e in Slovacchia. Il sipario sulla 23esima edizione della rassegna cinematografica targata Monte Analogo cala nella gironata di giovedì 28 febbraio, al Caffè San Marco, salotto dalle 20.30 delle premiazioni e della passerella finale dei protagonisti. Il Premio Alpi Giulie Cinema è riservato nello specifico agli autori originari delle regioni alpine, dal Friuli Venezia Giulia alla Slovenia e Carinzia, impegnati nelle saghe narrative che coinvolgono la montagna attraverso i segni dello sport, la ricerca, l’avventura. La serata prevede anche l’assegnazione di un premio speciale, quello intitolato alla memoria di Luigi Medeot, direttore della rivista “Alpinismo Goriziano”, e riservato al miglior soggetto.
Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 9 febbraio 2013

 

 

«I soldi del Cip6 per la riconversione» - IL FUTURO DELLA FERRIERA
Secondo Rifondazione comunista si possono ottenere 18 milioni
Farsi anticipare gli ultimi 18 milioni del cosiddetto Cip 6 e con questi finanziare la bonifica dell’area della Ferriera e la sua riconversione industriale. É quanto propone Rifondazione comunista attraverso il suo segretario provinciale Antonio Saulle e il responsabile settore lavoro Paolo Hlacia. «Il Cip 6 è sostanzialmente una sovratassa sulle bollette - spiega Hlacia - che paghiamo tutti quanti. Sarebbe allora sacrosanto che quei soldi, che alla fin fine sono soldi pubblici, venissero utilizzati per dare un futuro lavorativo diverso ai 500 lavoratori della Ferriera e gli altri 300 dell’indotto. Perché è follia che le aziende incassino i soldi e contemporaneamente mettano la gente in strada.» Ma il Cip 6 è anche un provvedimento contestato che il Consiglio di stato ha recentemente ridotto anche con effetto retroattivo. Nonostante questo garantirebbe 12 milioni all’anno alla centrale Elettra che alcuni anni fa è stata venduta dalla Lucchini ad alcuni fondi d’investimento inglesi. Ma Elettra ottiene il contributo solo grazie al fatto che produce energia con i gas refusi che le fornisce la Ferriera. Secondo Saulle e Hlacia si tratterebbe di conseguenza di farsi anticipare dallo Stato i 12 milioni del Cip 6 previsti per il 2013 più altri 6 del primo semestre 2014 e utilizzarli appunto per la riconversione dell’area a fini logistico-industriali. «Qualsiasi nuova destinazione si decida di dare al comprensorio, anche se si vorrà utilizzarlo come terminal logistico, comunque c’è bisogno di soldi e molti - aggiunge Saulle - per la bonifica, l’infrastrutturazione dell’area e l’avvio delle nuove attività. Ma finorà non si sono visti né imprenditori, né progetti, né soldi: eppure è su questo che si gioca il futuro dell’area, di tanti lavoratori e di una grande fetta dell’economia triestina, non certo sull’opportunità e o meno di una consulenza a Rosato. Rifondazione comunista - conclude il segretario provinciale - è impegnata a sviluppare un confronto serio per individuare indirizzi per lo sviluppo industriale ed economico. Il tempo delle responsabilità è arrivato. Quindi, se il sindaco vuole assumersi la responsabilità di spendere 50mila euro per una consulenza faccia pure. Abbia però la serietà di non far perdere alla città i milioni del Cip 6 pagati da tutti i contribuenti onesti.» Intanto però le elezioni politiche sono ormai alle porte e non ci sono notizie di convocazione al Ministero dello sviluppo economico né del Tavolo specifico che doveva essere incentrato proprio sulla questione di Trieste e nemmeno di quello più generale sul Gruppo Lucchini. A giorni dovrebbe essere l’assessore a Programmazione e finanze Sandra Savino a convocare il Tavolo in Regione che dovrebbe definire l’Accordo di programma per la riconversione.

(s.m.)
 

 

Muggia, settanta le osservazioni al Piano regolatore
Il documento urbanistico potrà essere visionato dai cittadini fino al 17 febbraio. Molto alta finora la partecipazione
MUGGIA Debutto con successo della fase partecipativa nella redazione del nuovo Piano regolatore di Muggia, avviata un mese fa dalla giunta Nesladek sotto forma di “tavoli” riservati ai cittadini e a tutte le categorie in grado di esprimere dei pareri. Le iscrizioni alle consultazioni, concluse in concomitanza con il primo Forum generale, sono state oltre 130. Una settantina di persone ha aderito all’iter nelle ultime due settimane, sintomo evidente di un interesse della comunità muggesana su come viene utilizzato e servito il territorio. Una mobilitazione tanto massiccia da costringere i tecnici comunali a spostare la sede del forum, inizialmente individuato nella sala Negrisin, nella più capiente sala Millo. La quale si è presentata subito gremita. Semplici cittadini, associazioni, ordini professionali: tutti rappresentati e accomunati dalla voglia di saperne di più sul futuro urbanistico di Muggia. E mentre gli incontri assumeranno le caratteristiche di gruppi tematici, che si terranno il 19 e il 21 febbraio prima del forum conclusivo programmato per il 28, gli elaborati (l’analisi della variante, gli scenari strategici, la bozza di Piano struttura) rimarranno in visione per il pubblico sino al 17 febbraio in sala Negrisin. Nei giorni 12 e 14 i muggesani potranno anche confrontarsi con i progettisti, presenti in loco. La sfida lanciata dall’amministrazione comunale, insieme alla “squadra” di San Vendemiano, è al contempo ambiziosa e rischiosa: si tratta di trovare una convergenza soddisfacente tra le esigenze di sviluppo della cittadina – sempre evidenziate da maggioranza e opposizione – lungo direttrici produttive, logistiche e turistiche e la necessità di preservare l’ambiente da abusi edilizi simili a quelli verificatisi negli ultimi decenni. La giunta, insomma, ha messo in cima alla propria agenda la lotta al “consumo” del suolo, nonostante il sindaco abbia a più riprese affermato di non volersi accontentare di una conservazione statica dello stesso. Sviluppo sostenibile è la formula chiave, ma per realizzarlo bisogna mettere tutti d’accordo. Ed è facile immaginare che nessuno farà sconti. Tra gli interlocutori più vigili c’è l’associazione ambientalista Impronta Muggia, il cui fondatore e presidente Jacopo Rothenaisler si era già espresso a favore di chiare e decise politiche di decrescita. Nel corso dell’incontro, l’ex sindaco ha ribadito di essere favorevole alle direttive della giunta, ma anche di volersi assicurare che il redigendo Prg non se ne discosti troppo. «Bisogna considerare – ammonisce Rothenaisler – che anche la cosiddetta “opzione zero” non è tale, poiché risulta condizionata dal Piano casa regionale che consente ampliamenti significativi: dobbiamo renderci conto che territorio da cementificare non ce n’è più». Ma Rothenaisler ha riservato l’osservazione più “piccata” alla classe politica, rappresentata «soltanto in minima parte» all’interno del forum: «L’aspetto più grave è stato dover constatare che alcune persone che abbiamo eletto non hanno a cuore il compito amministrativo più importante del loro mandato». Un’accusa condivisa dalla vicesindaco Laura Marzi, che auspica una maggior adesione dei consiglieri ai prossimi tavoli, ma esprime ugualmente la soddisfazione per la partecipazione al primo incontro: «La fase partecipativa è il punto di forza del percorso che abbiamo intensificato a partire dal mese di giugno – ha dichiarato Marzi – per disegnare un futuro che risponda in primis alla comunità e al territorio, inteso come bene collettivo da salvaguardare».
Davide Ciullo

 

 

«Energia, meno costi per le aziende» - IL CONSORZIO PROMOSSO DA CONFINDUSTRIA
La presidente Andres: «Risparmio complessivo da 800mila euro»
Il Consorzio Energia promosso da Confindustria Trieste con il primo gennaio ha iniziato la fornitura di energia elettrica alle 60 aziende consorziate alle nuove condizioni economiche definite a giugno del 2012. «Le trattative hanno confermato il nuovo trend che si sta determinando nella definizione dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale - ha affermato Ulrike Andres, presidente del Consorzio -. Il prezzo dell’energia elettrica sul mercato all’ingrosso si determina infatti sulle principali piattaforme di trading il cui valore è influenzato da quattro fattori: andamento dell’economia e aspettative della domanda, prezzo del petrolio (per l’Europa il Brent), cambio euro/dollaro e infine prezzo della borsa elettrica italiana definito dal Gestore dei mercati energetici». L’energia elettrica, insomma, è ormai considerata una materia prima come le altre principali “commodities”, il cui prezzo varia di fatto quotidianamente. «Da ciò deriva che è molto importante monitorare nel corso dei mesi l’andamento dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica, seguirne l’andamento, per poi andare a chiudere le trattative nel periodo nel quale si ritiene il prezzo dell’energia elettrica abbia raggiunto un livello ottimale», osserva Andres, che aggiunge: «Per il 2013 abbiamo anticipato la chiusura della trattativa a giugno. Con i dati di costo a consuntivo del 2012, che hanno risentito di un trend in aumento del prezzo del petrolio e della borsa elettrica che a febbraio aveva fatto i conti con l’emergenza gas, i costi nel 2013 saranno inferiori a quelli dello scorso anno di circa l’8-9%». «Tenuto conto – conclude Andres – che il prezzo della componente energia rappresenta poco più del 50% del costo finale, devono essere conteggiati gli altri costi del sistema elettrico stabiliti dall’Authority. La diminuzione effettiva, che dovrà tener conto dell’aumento del valore degli oneri di sistema, sarà di circa il 3-4%. Nel complesso, quindi, l’attività del consorzio nel 2013 consentirà di ottenere un minor costo per le aziende aderenti stimato in circa 800mila euro rispetto al 2012».
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 8 febbraio 2013

 

 

Paoletti accelera: nel 2015 pronto il sito alle Noghere

E il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, appena giunto ieri pomeriggio alla fiera di Berlino, ha subito annunciato una forte accelerazione per quanto concerne la nuova piattaforma agroalimentare di Trieste che in realtà troverà collocazione all’interno del Comune di Muggia. «Sarà la Camera di commercio – ha annunciato Paoletti - ad acquistare dall’Ezit il terreno di 40mila metri quadrati già identificato alle Noghere. Era già stato comprato dal Comune di Trieste e poi rivenduto. La prossima settima incontrerò nuovamente il sindaco di Muggia Nerio Nesladek, ma la giunta camerale ha già deliberato l’acquisto, mentre il prezzo potrà essere fissato soltanto dopo le caratterizzazioni che dovranno quantificare l’entità della bonifica necessaria.» Ciò che conforta in questo caso è che trattandosi sostanzialmente di padiglioni i lavori potranno essere molto celeri. «Dato per scontato che tutto il 2013 se ne andrà per le complesse fasi burocratiche italiane – commenta Paoletti - la realizzazione potrebbe partire già all’inizio del 2014 (l’area già apparirebbe inquinata in modo molto superficiale) e i lavori potrebbero chiudersi in 12 mesi. Dal 2015 dunque il trasferimento che libererebbe anche l’area pregiata di Campo Marzio.
(s.m.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 7 febbraio 2013

 

 

L’Anm: «Ferriera, la magistratura ha agito» - LETTERA DI PETRUCCO TOFFOLO
«Tre i sequestri effettuati negli anni, con prescrizioni imposte per ridurre le emissioni»
«Lo stabilimento è stato sequestrato per tre volte ed è stato restituito solo a seguito del rispetto di articolate prescrizioni dettate dai consulenti della Procura e del Gip». Lo sottolinea con forza, in una nota ufficiale, il giudice Francesco Petrucco Toffolo, presidente della Giunta esecutiva sezionale per il Friuli Venezia Giulia dell’Associazione nazionale magistrati. L’Anm si riferisce alla Ferriera di Servola, ribadendo come la magistratura a Trieste sia intervenuta più volte con azioni incisive a fronte delle emissioni nocive rilevate. I tre sequestri di cui scrive Petrucco Toffolo sono stati disposti, alla luce degli sforamenti riscontrati (emissioni diffuse in due casi, diossina nell’altro), tra il 2001 e il 2006 su richiesta del pm Federico Frezza, titolare in Procura dei fascicoli sulla Ferriera in quegli anni. «In uno dei tre casi - prosegue Petrucco Toffolo - il sequestro disposto dal Gip (e non per “imbrattamento”) comportò la chiusura totale per ben 14 mesi del reparto agglomerazione, che venne restituito solo quando le modifiche adottate, e la cui efficacia fu oggetto di una puntuale verifica peritale, garantirono il rispetto del limite stabilito dalla legge regionale per le emissioni di diossina (limite che è inferiore alla metà di quello vigente nel resto d’Italia)». In Friuli Venezia Giulia, infatti, è stato fissato a 0,4 nanogrammi per metrocubo. Ed entro quel livello, attraverso il rispetto delle prescrizioni definite dal perito consulente del pm Frezza, vennero riportate le emissioni. Il documento dell’Anm ribatte con decisione «all’articolo di Adriano Sofri sulla Ferriera», «pubblicato su Repubblica» a metà gennaio. La replica puntualizza che, a fronte delle emissioni nocive, provvedimenti concreti da parte della magistratura sono stati presi e interventi effettuati. «Nel caso più recente - aggiunge ancora la nota dell’Anm -, il dissequestro avvenne solo a seguito dell’esecuzione di lavori per oltre 6 milioni di euro. La proprietà accettò di svolgere i lavori come da relazione del consulente tecnico d’ufficio, senza alcuna contestazione né richiesta di modifica». Per una riduzione, così, delle emissioni aeree nel minimo da 165 a 48 tonnellate di polveri all’anno e nel massimo da 551 a 143. Nella relazione del consulente Marco Boscolo erano stati dettagliatamente indicati gli interventi da realizzare: contenuti che, peraltro, vennero poi inseriti anche nell’Aia. Inoltre va ricordato pure che la misurazione del benzoapirene a Servola è stata avviata nel 2007 proprio su iniziativa del pm Frezza e a spese della Procura stessa. «Sul fronte epidemiologico - conclude Petrucco Toffolo - è stato anche per effetto delle iniziative giudiziarie che gli enti locali hanno finalmente elaborato uno studio sulla mortalità dei lavoratori: se i risultati, per fortuna, non sono allarmanti come quelli di Taranto, ciò è dovuto anche al fatto che la magistratura si è attivata, ha individuato ed imposto prescrizioni e ha ottenuto risultati».

(m.u.)
 

 

Costa dei Barbari un chilometro in più di spiaggia pubblica
Presentato in Comune il progetto di recupero ambientale L’accesso al sito sarà modificato per la sicurezza
DUINO AURISINA Un chilometro netto di spiaggia in più. Mille metri di ciottoli e onde che, di fianco alla gratuitissima striscia di Castelreggio e ai meno sparagnini lidi di Caravella e Porto piccolo, ampliano notevolmente l'offerta di mare e sole a Sistiana. Con la nuova oasi di Costa dei Barbari, dove c'è la volontà di creare un parco regionale, con fulcro nella verde lecceta, per attrarre un turismo ambientalmente sostenibile, Duino Aurisina guadagna ancora spazi da deputare all'ombrellone e aspira a diventare, contando anche sulla spiaggetta di Duino, Filtri, Ginestre e Marina d'Aurisina, il baricentro delle vacanze sui litorali regionali. Almeno è questo emerso dalla presentazione, in sede di Seconda commissione, del progetto preliminare sulla riqualificazione di Costa dei Barbari, passata in mano al Comune. Punto di partenza del recupero ambientale, che per questo lotto d'intervento conta su un contributo di 847.500 euro, lo studio sulla pericolosità geostatica compiuto dal geologo Santo Gerdol. Il professionista ha distinto diverse zone di criticità e classificato lo stato di conservazione dei manufatti nell'ex cava. E dalle sue osservazioni sono scaturite coraggiose modifiche nelle vie d'accesso al sito. In primo luogo, nel progetto preliminare elaborato dall'architetto Paolo Vrabec, con Mario Smrekar, Maurizio Spoto e Roberto Odorico, si è stabilito di demolire la scalinata in pietra che dalla Costiera ora conduce alla spiaggia, in quanto a rischio geostatico: non solo per l'elevata pendenza dell'ultimo tratto, ma perché il percorso poggia su materiali estratti dalla cava e dunque non costituisce una base solida di ancoraggio. La futura scalinata d'accesso sarà invece realizzata sfruttando l'antica discenderia, tra ciglione e mare, un tempo adibita al trasferimento su rotaie della pietra. Lungo il manufatto in calcestruzzo, ancorato alla roccia sottostante, sarà realizzata una scala in elementi metallici elettrosaldati della bellezza di 392 gradini, con pianerottoli di riposo posti a lato. All'altezza del Belvedere sarà creata una terrazza panoramica, con pannelli e dispositivi multimediali che forniranno informazioni ai turisti. L'altro sistema di collegamento al mare sarà un percorso pedonale che avrà inizio con la carrareccia, un tempo a servizio della cava. I fondi non consentono di arrivare con l'opera fino a Marina d'Aurisina, ma sarà recuperato comunque un chilometro di spiaggia, con la contestuale riqualificazione del pontile da adibire ad attracco per barche. La camminata sarà a 3 metri e mezzo sul mare, con una naturale barriera frangiflutti da un lato e dall'altro, a monte, murature in pietra arenaria o gabbionate in pietrame, per contrastare la caduta di massi. Saranno quindi restaurati anche i muri a pettine e gli impianti delle tramogge. Infine, in corrispondenza al collegamento tra il percorso interno a Portopiccolo e il sentiero pedonale sul lungomare, saranno creare un’isola ecologica e toilette. Il punto individuato sfrutterà la vicinanza ai sottoservizi del comprensorio. Sul punto il consigliere Andrea Humar, che ha apprezzato nel suo complesso il progetto, ha espresso perplessità, chiedendo che i wc siano inseriti in area più prossima alla spiaggia, per agevolare i bagnanti. Humar ha altresì raccomandato che, con le economie d'intervento, si realizzino tutte le opere possibili. Anche Giorgio Ret, che in polemica con la conduzione della commissione, era uscito sbattendo la porta, ha spronato l'ente a portare avanti il più possibile i progetti, per non perdere fondi. Il consigliere Edvin Forcic ha invece sottolineato la conquista di un chilometro di spiaggia in più, spronando affinché si metta mano ai regolamenti per evitare musica e frastuono in spiaggia, ma lasciando libero l'accesso da Porto Piccolo a tutti, con un settore dedicato anche ai naturisti.
Tiziana Carpinelli

 

 

L’invasione del “no-profit” A Trieste 2915 imprese
L’Istat ha realizzato il primo censimento: ogni 71 abitanti c’è un ente che si dedica a malati, anziani, sport, musica, bimbi e “single”. Una galassia molto poco nota
Le imprese produttive a Trieste sono circa 4500 o poco meno, ma ancora un piccolo sforzo e saranno superate in quantità dalla selva di quelle “no profit”, “onlus”, di volontariato, dalle associazioni, dalle fondazioni. Un fenomeno gigantesco e poco noto. Folle di persone che lavorano gratis. Eppure muovono molti soldi. Per la prima volta emerge un numero quasi certo della loro consistenza: 2915. In una città di 207.800 abitanti, ogni 71 cittadini c’è un gruppo così generoso da prendersi cura di qualcun altro o di qualcosa: disabili, anziani, psicolabili e sofferenti psichiatrici, bambini prematuri, bambini operati, bambini orfani, ciechi e sordi, malati di rene, da ictus, di reumatismi, spastici, dislessici e emopatici, celiaci, alcolisti, ma anche cani e gatti abbandonati, viaggi e musicoterapia, lingue straniere, benessere e solidarietà, musica celtica, studenti, genitori separati, divorziati, stranieri, e poi danza e sport, scout e musica d’operetta, perfino “single”, autoconoscenza, tempo libero con materiali come aquiloni e fresbee. Per la prima volta l’Istat ha promosso un censimento obbligatorio di questa realtà, appoggiandosi alle Camere di commercio, e con multe salate per chi si fosse rifiutato di rispondere entro i termini del 20 dicembre (da 512 a 5184 euro). Finora è saltata fuori solo la consistenza del fenomeno, le schede sono in elaborazione, «ma abbiamo fatto fatica perfino noi a individuare tutti - spiega Alessandro Delfrate, responsabile del settore Finanze, promozione e statistica della Camera di commercio -, oltre che con gli elenchi ufficiali disponibili ci siamo aiutati anche con Internet...». Il numero trovato a Trieste è unanimemente considerato “enorme”, e saltando il fatto che lo scorso ottobre l’Agenzia delle entrate ha pizzicato qualcuno che, avendo e mantenendo un’attività remunerata, ha ben pensato di trasformarsi in “onlus” per godere degli immensi vantaggi fiscali, questo mondo è una ragnatela fatta di grandi, piccoli e minimi. La stessa Fondazione CRTrieste è un “no profit”, ma per legge deve destinare un quindicesimo dei propri utili alle associazioni di volontariato registrate in Regione (che non sono tutte, la galassia è frastornante). «Tra “onlus” e non onlus sono 7000 su tutto il territorio regionale e almeno 600 a Trieste, dove con un calcolo al ribasso si può dire che siano occupate almeno 36 mila persone, ormai con gravi problemi di cambio generazionale» dice Pierpaolo Gregori, presidente della Federazione regionale volontariato nata nel 2009 e membro del Cda su nomina della Provincia nel Centro servizi volontariato del Fvg con sede anche a Trieste. È stato calcolato che in Italia dal 2002 al 2011 le Fondazioni bancarie abbiano distribuito al no-profit ben 13 miliardi di euro, Trieste ne aveva avuti 2 nel 2009 ma da allora il contributo è sceso della metà per via dei rendimenti “da crisi” dei patrimoni. Coi soldi dei soli associati certo non si vive e non si lavora, per quanto gratis. Per le associazioni di volontariato iscritte a registro, e sotto il governo della Regione, il Csv che in galleria Fenice ha ben 19 dipendenti fornisce vetture (di proprietà), fax, consulenze, fotocopie e quant’altro serve. Tutto gratis. «Ma poi ci sono le no-profit non registrate - conclude Delfrate -, fra queste troviamo i partiti politici, i sindacati, enti di ambito ecclesiastico, associazioni di categoria, di studio e di ricerca, di istruzione, inoltre cooperative sociali, di mutuo soccorso... Finalmente, per la prima volta, tutti verranno allo scoperto».
Gabriella Ziani

 

 

«Elezioni regionali, più attenzione all’ambiente» - PRESENTATO UN DECALOGO
Wwf: con Illy e Tondo una «lunga notte», dalla Regione per il settore solo lo 0,03% delle risorse
Riqualificazione delle risorse umane, una più accorta pianificazione e spese più oculate. Tre temi, ritenuti tra i più urgenti, attinti da una sorta di decalogo redatto dal settore “ambiente”, quello targato Wwf, sceso in campo per rivendicare un ruolo fondamentale in vista delle prossime elezioni regionali. Dieci i settori chiave proposti, da studiare e concretizzare ma non prima di aver archiviato la così definita «lunga notte dell'ambiente», in atto da almeno due legislature: prima con Illy, reo per il Wwf di una concezione «novecentesca» (ambientalismo sintomo di nemico); e poi con Tondo, accusato di placida indifferenza e anzi di «cultura provinciale». Qualche stoccata, varie proposte sono state avanzate nella sede dell’associazione a cura del vicepresidente Guido Pesante, presenti rappresentanti locali di grillini, Italia dei valori e Pd. Il Panda sottolinea la pochezza del sostegno ricevuto dai finanziamenti regionali, che ammontano secondo la stima di Pesante, appena allo 0,03% delle risorse disponibili. Ambiente come piattaforma di rilancio sociale e di antidoto alla crisi in atto. Di questo è apparso sicuro il vicepresidente regionale del Wwf, affermando che «non si può pensare di risolvere una crisi, che è economica, ambientale e sociale allo stesso tempo, con gli stessi strumenti e perpetuando le stesse scelte che l'hanno prodotta». Tre intanto le priorità disegnate dagli ambientalisti. Si parte con il tema della governance, cioè delle risorse umane che stando a Guido Pesante racchiude da tempo un «impoverimento ad ogni livello, con dirigenti di rado all'altezza». Capitolo spese. Per i quadri del Wwf regionale, la prossima legislatura non dovrebbe ignorare la situazione, definita «drammatica», di alcuni siti verdi del territorio, versanti boschivi, parchi (anche marini) e riserve, relegati tra le spese inutili. Prioritaria anche una nuova pianificazione, un processo che latita da anni e che attualmente propone aspetti ritenuti «obsoleti e gerarchicamente sbagliati». Non è tutto. Evidenziati dal Wwf anche la necessità di investire nell’ambiente e di andare a una svolta culturale. In primo piano anche il tema della biodiversità - con la salvaguardia e potenziamento di aree protette – l'innovazione nel campo della agricoltura e una moratoria per lo sfruttamento di nuovi corsi d'acqua destinati alla produzione idroelettrica. E ancora, interventi sul traffico ai fini del miglioramento della qualità dell'aria, una nuova scala energetica regionale dotata di fonti rinnovabili e l'archiviazione della politica montana segnata «dalla monocultura dello sci da discesa», ritenuta anche essa teatro di fallimenti e degrado.

(fr.car.)
 

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE Esempi poco calzanti

Care Segnalazioni, vi chiedo cortesemente ospitalità ancora una volta in nome del mio diritto replica alla segnalazione del signor Silvano Baldassi apparsa nel numero del 29 gennaio. Il Baldassi mi accusa di non dire tutta la verità senza essere a conoscenza delle realtà che vuole confutare. Il mio intervento riguardava solamente il traffico marittimo e la sua compatibilità con la presenza di rigassificatori. Che attinenza ha la profondità delle acque della Baia di Tokio e la distanza degli impianti di rigassificazione dalle zone urbane con il traffico marittimo? In realtà la baia di Tokio è uno degli specchi d’acqua più trafficati e popolosi del mondo: ha una superfice di ben 1320 km/2 e vi si affacciano i porti di Yokohama (il principale scalo di cabotaggio del Giappone), quello di Tokyo (dedito principalmente alla pesca) ed il porto di Chiba che gestisce un impressionante traffico di merci tali da porlo alle spalle della sola Singapore come secondo porto mercantile del mondo. Tutto l’enorme traffico di navi (circa 40.000 all’anno), comprese le gasiere, per entrare nella baia deve passare per l’imboccatura dove deve impegnare la zona di separazione del traffico (larga poche centinaia di metri, che divide il traffico in entrata da quello in uscita)) che va dal “Uraga (Traffic Route) West Tokyo Wan Vessel” al “Traffic Service Center Signal Station”. Non so dove Baldassi ha preso le informazioni sul porto di Rotterdam che cita. Io ci sono stato e lo assicuro che non è così. Chiamare il sito dove è posizionato il terminal “isola” è del tutto riduttivo e fuorviante dal momento che ci arriva un’autostrada, la “Europaweg n. 15”. Si tratta invece del vasto impianto portuale denominato «Maasvlakte» che si estende su centinaia e centinaia di ettari ed è stato costruito a partire dal 1960 con la bonifica dei terreni del Mare del Nord. All’interno dell’Europort, a poca distanza dal terminal Gn è presente uno dei più grandi terminal containers del mondo (al cospetto del quale il nostro molo VII impallidisce) ed un porto petroli. Tutte le navi in partenza o in arrivo dagli ormeggi di detti terminals (Yangtzehaven, Europahaven, Amazonehaven, Mississippihaven, 6e Petroleumhaven e 8e Petroleumhaven) transitano, attraverso il Beerkanal, a breve distanza dalle attrezzature del rigassificatore. Il Beerkanal sbocca nell’ultimo tratto del fiume Maas confluendo nel traffico in arrivo ed in partenza da tutti gli ormeggi del Porto di Rotterdam. Non centra nulla con le mie affermazioni sul traffico ma solamente per amore di verità: il quartiere di Hoek van Holland (quasi 10.000 abitanti) dista solamente 1800 metri.

Gianfranco Badina

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 6 febbraio 2013

 

 

Smog, centro chiuso alle auto in base alle previsioni meteo
Il nuovo Piano d’azione comunale rovescia il metodo: strade off-limits non dopo gli sforamenti di Pm10, ma prima che salga l’allarme.

Laureni: misura da attuare sempre e solo al pomeriggio
Prevenire è meglio che curare. Saggezza popolare. Sarà così anche per lo smog. Trieste si appresta a una rivoluzione della chiusura al traffico per inquinamento. La decisione non avverrà più dopo gli sforamenti ripetuti delle polveri sottili, ma preventivamente, affidandosi alla previsioni meteorologiche. Il cambio di paradigma nel piano antismog si chiama Pac (Piano d’azione comunale). L’ha deciso l’assessore comunale all’Ambiente, Umberto Laureni, che da tempo predica l’inutilità della chiusura al traffico a inquinamento già avvenuto e certificato dalle centraline. E così, dopo averlo annunciato in un’intervista, ha presentato ieri alla Commissione ambiente del Comune il «Piano di azione comunale (Pac) in applicazione del Piano d’azione regionale, in materia di inquinamento atmosferico da polveri sottili (pm10), da ossido di azoto, da ozono». Il passaggio in Commissione, su scelta dell’assessore, avviene prima del passaggio in giunta previsto per lunedì 11 febbraio. Nel frattempo ci saranno anche gli incontri con le categorie interessate (commercianti e ambientalisti) e un approfondimento con i vigili urbani (chiamati poi ad applicare il Pac). Un percorso di condivisione a cui l’assessore tiene particolarmente. La presentazione ufficiale è prevista per il 14 febbraio. In pratica il Pac scatta subito. «Una vera rivoluzione rispetto al passato» spiega Laureni. Sempre che le previsioni meteo ci azzecchino. «Prima si chiudeva la stalla quando le mucche erano già scappate» spiega con una metafora contadina il consigliere Paolo Rovis (Pdl). L’esempio rende l’idea anche se risulta arduo pensare alle mucche come polveri sottili. «Il Pac agisce in maniera preventiva, cioè sulla base delle previsioni della qualità dell’aria e si attiva quando è prevista una sequenza contigua di superamento dei limiti» si legge nel testo. «Le previsioni sono quelle elaborate dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale». Prima, invece, si interveniva quando l’aria era già inquinata. Quello che resta uguale è la zona di chiusura al traffico. Cambia tutto il resto. Il Pac scatterà sempre e solo di pomeriggio (dalle 15 alle 20). Merito della brezza marina che a Trieste concentra l’inquinamento da polveri sottili al pomeriggio. «È una caratteristica della città. Qui nei pomeriggi prevalgono le brezze dal mare che spingono l’inquinamento della città verso l’interno» spiega l’assessore. Il Pac, con relativa chiusura al traffico del centro cittadino, scatterà solo nel caso di previsioni che indicano il superamento delle concentrazioni di polvere sottili per almeno tre giorni consecutivi. Transenne sì, transenne no. Il dilemma su come segnalare l’area di chiusura al traffico ha impegnato ieri per circa mezz’ora la commissione. Alla fine la soluzione potrebbe essere “friulana”. «Sono stato a Udine diverse volte per studiare come fanno loro. E la soluzione adottata con segnaletica mobile ma che non chiude completamente al traffico potrebbe fare al caso nostro» spiega Laureni. Basta non far sapere che si copia da Udine. Non ci si limiterà solo alla chiusura al traffico automobilistico. Sono previste anche altre azioni a partire dalla riduzione da 20 gradi a 18 della temperatura interna alle unità immobiliari. Qui si proverà a sensibilizzare gli amministratori di condomini. «Vogliamo collaborare cercando di fare crescere anche una cultura del risparmio energetico» dice Laureni. Non si tratta solo di salute ma anche di soldi. «L’abbassamento di un grado a Palazzo Carciotti ha prodotto un risparmio di 6mila euro» dice l’assessore. Non trascurabili in tempo di crisi.
Fabio Dorigo

 

Il lavaggio delle carreggiate misura inutile
Il lavaggio delle strade? Non serve come norma antismog. La rivelazione (dopo anni di lavaggi sfrenati di vie e viali cittadini) è arrivata ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, nella VI Commissione consiliare di Trieste presieduta da Mario Ravalico. E stato l’assessore comunale all’Ambiente, Umberto Laureni, ingegnere ambientale, a confessare, con un certo imbarazzo, la verità fornitagli dall’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale). Lavare le strade, servizio svolto da AcegasAps, non serve un granché. «L’avevamo previsto, l’Arpa sostiene che serve a molto poco e quindi abbiamo tralasciato questa azione. Anch’io sono rimasto sorpreso» dice l’assessore pronto a rendere pubblica tutta la documentazione. Un po’ come dire che fumare alla lunga fa bene alle vie respiratorie. Un mondo alla rovescia. «Non ci posso credere», ha dichiarato l’ex assessore all’Ambiente Maurizio Ferrara che aveva sollevato il problema del mancato lavaggio della strade del nuovo Piano di azione comunale contro lo smog: «Sono sorpreso - ha concluso -. Mi sento preso in giro. E chi ripaga i costosi e inutili lavaggi fatti in tutti questi anni? Abbiamo speso una marea di soldi. Se quello che sostiene l’Arpa è vero, a questo punto deve intervenire la Corte dei conti». Una strada, in questo caso, non lava l’altra.
 

 

«Lucchini, il commissario al tavolo regionale» - L’ALLARME E LA RICHIESTA
I sindacati: accordo di programma in stallo, sul futuro della Ferriera serve chiarezza subito
Le istituzioni, il prefetto si adoperino per far partecipare il commissario straordinario del gruppo Lucchini al tavolo regionale sulla Ferriera. Perché la presenza di Piero Nardi a Trieste potrà contribuire a eliminare quella “doppia velocità” alla quale viaggiano i tavoli di Trieste e di Roma, e a fare chiarezza sul futuro - e su quale futuro - dello stabilimento siderurgico. Lo stabilimento deve rimanere agganciato agli altri del gruppo, pena la perdita di possibili ingenti fondi europei che potrebbero servire per la riconversione del sito. Una riqualificazione e riconversione su cui i sindacati non sono contrari a costruire un accordo di programma, «che non escluda» però «a priori la prosecuzione di attività siderurgiche di nuova generazione e compatibili con l’ambiente e che comunque siano di carattere prevalentemente industriale». È questa la posizione che in una nota tengono i sindacati - Rsu e Fim, Fiom, Uilm, Ugl e Failms - e che hanno espresso con forza anche durante l’assemblea pubblica con gli operai dell’altra sera (cui hanno partecipato anche il sindaco Roberto Cosolini e la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat), preceduta da un incontro a palazzo del Governo nel quale le sigle hanno chiesto al prefetto di verificare la possibilità di avere Nardi a Trieste. Se il tempo dello stop per lo stabilimento si avvicina pericolosamente, «a oggi l’unica garanzia per continuare a dare occupazione ai dipendenti della Ferriera e del suo indotto è rappresentata dalla continuità produttiva» della fabbrica. «In sicurezza», precisano i sindacati paventando sempre maggiore disattenzione da parte del gruppo stritolato dai debiti alla manutenzione dello stabilimento. Tavolo nazionale che è «importante e ineludibile» proseguire, ma anche - è la richiesta dei sindacati - «la conferma dell’attivazione immediata del tavolo nazionale di Trieste come già annunciato» dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Il percorso teso alla costruzione dell’accordo di programma «dopo un anno di sporadici incontri è a un punto di stallo, con poche proposte ancora da condividere ed elaborare e nessuna certezza per l’occupazione dei lavoratori» drammaticamente in mezzo al guado: da un lato una possibile chiusura anticipata dello stabilimento, dall’altro ancora nessun orizzonte concreto se non gli ammortizzatori sociali. Il tavolo regionale cui auspicabilmente parteciperà Nardi dunque «in tempi rapidissimi - chiudono i sindacati - dovrà rispondere riguardo ai tempi della continuità produttiva, agli investimenti da destinare per garantire una produzione in sicurezza e alla strategia del gruppo sul sito di Trieste».
 

 

Muggia, Santa Barbara non vuole ereditare i tralicci di Chiampore
A breve un’assemblea pubblica che sarà organizzata dal Comune L’assessore Longo garantisce: «Procedura trasparente»
MUGGIA Tralicci “arroventati” a Muggia. Al centro dell’attenzione, stavolta, una nuova antenna (radiotelevisiva) che dovrebbe sorgere sul monte Castellier, nella zona di Santa Barbara. Il condizionale è d’obbligo, poiché il progetto – fanno sapere da piazza Marconi – è arrivato in Municipio soltanto il 21 dicembre. La richiesta del privato dovrà essere vagliata dagli uffici e quindi approvata da una Conferenza dei servizi che includerà, oltre al Comune di Muggia, anche i pareri dell’Arpa, dell’Asl e del Ministero dello sviluppo economico. L’iter, insomma, è da poco entrato nel vivo. Ma le mobilitazioni sono già iniziate. I residenti a Santa Barbara hanno dato vita, alcuni giorni fa, ad una riunione animata cui hanno preso parte, in rappresentanza dell’amministrazione, la vicesindaco Laura Marzi e l’assessore all’ambiente Fabio Longo. Sono state espresse, come di consueto, preoccupazione e sensibilità. Il problema centrale è la delocalizzazione delle antenne. Il Comune è tenuto ad assicurare un’adeguata copertura sul territorio di sua competenza, monitorando al contempo le emissioni ed evitandone concentrazioni eccessive. Se queste raggiungono livelli preoccupanti, bisogna intervenire: accorpando le antenne su strutture comuni o all’interno di siti comuni, secondo il cosiddetto principio di minimizzazione; oppure, più semplicemente, dislocandole altrove. Tutto ciò si scontra spesso con l’opposizione ferrea degli abitanti delle zone interessate, secondo la cosiddetta sindrome “Nimby”: letteralmente, “non nel mio cortile”. Il Comune vorrebbe invece parlare alla coscienza collettiva, e a tal fine ha annunciato un’assemblea pubblica da tenersi a breve, allargata a tutti i cittadini e alla presenza dei tecnici che parteciperanno alla Conferenza dei servizi; la quale, a sua volta, sarà convocata entro la fine di febbraio. L’urgenza di “delocalizzare” è una diretta conseguenza dei massicci sforamenti registrati a Chiampore, dove i cittadini si sono costituiti in un comitato autonomo e si battono da anni per i propri diritti e contro l’inquinamento elettromagnetico. Quest’ultimo, secondo i dati dell’Arpa, tocca punte di 22,74 volt/metro su una soglia di attenzione di 6: valori superiori di quasi dieci volte ai limiti imposti dalla legislazione europea, nettamente più restrittiva rispetto a quella italiana. Di qui la decisione ferma, da parte del Comune, di bloccare tutti i lavori a Chiampore, “dirottando” le antenne da un’altra parte. Ma dove? Il monte Castellier sembrerebbe in effetti la localizzazione più opportuna. Ammesso (e non concesso) che tra qualche settimana i residenti dicano sì. E che la medesima opinione venga espressa dalla Conferenza. Di certo, come conferma l’assessore Longo e come detta il regolamento varato due mesi fa, nessuna nuova antenna potrà sorgere a Chiampore e dintorni; dove, peraltro, è ancora in piedi il traliccio abusivo utilizzato per le frequenze di Radio Birikina e Radio Sorriso. Probabilmente toccherà al Comune abbatterlo, con la possibilità di rivalersi in seguito sui due gestori. E a Santa Barbara, giura Longo, la procedura sarà del tutto trasparente: «Non approveremo nulla prima di aver parlato con gli abitanti della zona, e con tutti i cittadini interessati».
Davide Ciullo

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - MARTEDI', 5 febbraio 2013

 

 

Alberi monumentali: approvata legge per la tutela
Una legge per tutelare gli alberi monumentali. È la novità introdotta dalla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2013 e che impone ai Comuni di attuare un censimento delle piante secolari, in modo da monitorare nel tempo il loro stato di salute. Chi danneggerà o, peggio, abbatterà gli alberi censiti sarà sottoposto a una multa fino a 100.000 euro.
La nuove legge, approvata definitivamente dal Parlamento lo scorso dicembre, prevede inoltre che il 21 novembre di ogni anno si celebri la Giornata nazionale degli alberi, un momento dedicato alla sensibilizzazione e all’informazione dei cittadini sull’importanza del verde pubblico. A proposito di aree verdi, inoltre, le amministrazioni comunali dovranno rispettare dei nuovi standard minimi, garantendo la conservazione di “cinture verdi” intorno alle zone urbane. Commentano Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori del Pd:
Secondo le poche stime disponibili, in Italia vi sono oltre 20.000 alberi di importanza monumentale, nei quali l’elevato pregio ambientale si accompagna al fatto di simboleggiare eventi storici, identità territoriali, storie e leggende secolari. Ora finalmente questo patrimonio potrà essere conosciuto nelle sue reali dimensioni e soprattutto difeso adeguatamente.
Il provvedimento appena pubblicato in Gazzetta prevede che siano le Regioni, entro i prossimi sei mesi, a stabilire i criteri per i quali le piante potranno essere dichiarate “monumentali”. I Comuni avranno poi altri sei mesi di tempo per realizzare il censimento.
A partire dagli anni ’80, in realtà, il Corpo Forestale aggiorna costantemente una lista degli “alberi di notevole interesse”, che al momento comprende circa 22.000 esemplari, comprese 150 piante“di eccezionale valore storico o monumentale”. È il caso, ad esempio, del Castagno dei Cento Cavalli a Sant’Alfio, con il suo tronco di 22 metri di circonferenza. Il parco Besana di Sirtori, in provincia di Lecco, ospita invece un liriodendro alto 50 metri, mentre l’oleastro di San Baltolu di Luras ha un’età stimata di oltre 2.000 anni (non a caso è alto 15 metri e ha una circonferenza del tronco di quasi 12 metri).
L’elenco della Forestale, però, non ha, per così dire, alcun valore giuridico in sé, nel senso che non rappresenta, da solo, un elemento a tutela degli alberi che ne fanno parte. Finora spettava infatti alle Sovrintendenze, vista la lista degli “alberi di notevole interesse”, porre eventuali vincoli su determinati alberi, ma le piante che si trovano all’interno di proprietà privata potevano essere abbattute senza conseguenze legali. Una situazione destinata finalmente a cambiare grazie alla nuova legge per la tutela degli alberi monumentali.
Silvana Santo
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 5 febbraio 2013

 

 

L’auto sulle strisce blu diventa un lusso
Vistoso calo di introiti per i park a pagamento nel 2012: Saba registra un -15% rispetto all’anno precedente, -10% per Ttp sulle Rive. Amt ha perso 462mila euro
 Un drammatico calo in tutta la città. I triestini risparmiano sul parcheggio a pagamento. O usano meno la macchina. Enormi contenitori restano vuoti per metà. La collegata del Comune Amt ha perso da un anno all’altro 462 mila euro di introiti, Saba Italia il 15% tra park multipiano e stradali, e Ttp che governa Molo IV e tutte le Rive denuncia il 10% di incasso in meno rispetto al 2011. Proprio mentre il Comune si prepara ad aumentare i posti a pagamento nell’ambito del suo Piano del traffico, i report 2012 assestano un altro colpo al bilancio: «Se quei soldi non entrano così, dovranno entrare da qualche altra parte» è il commento mesto dell’assessore alla Pianificazione e alla mobilità Elena Marchigiani, che però subito ne aggiunge un altro lieto: «Si vede che tutti hanno imparato a usare meno la macchina». Che è una delle direttive dell’amministrazione, di tipo ambientalista e “slow”, ma di questi tempi cultura e natura confliggono perché i margini di manovra sono stretti in un vicolo angusto. Le cifre però parlano molto chiaro. Amt (appena assorbita da Esatto) aveva staccato nel 2011 poco meno di 1 milione e mezzo di ticket (1.481.985), e nel 2012 ha visto il crollo a 1.220.862, con una diminuzione di oltre 260 mila biglietti di sosta. Che si sono tradotti in un incasso di 2.321.702 euro. Cifra che nel 2011 era stata invece di 2.784.533 euro. Sulle Rive non si direbbe che avanzino parcheggi liberi, ma il risultato, come afferma Franco Napp, amministratore delegato di Trieste terminal passeggeri, è stato molto inferiore alle aspettative, mettendo a segno un 10% in meno, anche se cifre la società non ne vuol fare: «Siamo dei privati, sono informazioni riservate». La stessa cosa dice Giulio Torres, direttore di Saba Italia che ha 5 grandi parcheggi multipiano in città più gli stalli sulla pubblica via delle zone adiacenti, ma il risultato è serio: calo del 15%. Con criticità così evidenti che «se non si parla di perdita in termini assoluti, certo siamo in perdita rispetto al nostro piano economico - prosegue il direttore - ed è impensabile pensare a investimenti, mentre è urgente rivedere progetti e patti col Comune: le tariffe “esterne” sono ferme dal 1998». Marchigiani: «Saba Italia ci ha proposto, con l’introduzione del Piano del traffico, abbonamenti dimezzati per i residenti che accedono per la prima volta, a 750 euro, e trimestrali da 220, bimestrali da 160, per spostare le auto nei “contenitori”». Non c’è, secondo Torres, una zona che si salvi di tutte quelle, strategiche, in cui sono situati i grandi parcheggi, neanche dopo la recente apertura del nuovo park in via Pietà, di fronte all’ospedale Maggiore, zona dannata per un posto macchina. «Il park di via Pietà ha cannibalizzato quello di Foro Ulpiano - lamenta il direttore -, sono a pochi isolati di distanza, e comunque al mattino in via Pietà sono occupati 4 piani su 6, e al pomeriggio solo 2. Il Silos alla stazione è quello che sta peggio, resta sempre vuoto un piano e mezzo, e al Giulia per la verità è peggio ancora perché sono sempre vuoti 3 piani. Il Giulia ha subìto l’apertura del centro commerciale Torri d’Europa, si è spostato da allora il 45-50% del nostro traffico in parcheggio». In questa classifica del “peggio”, Torres a ogni stazione scende però più in giù, perché quando si passa al grande contenitore davanti al Tribunale è questo che diventa “il peggiore”: «Di pomeriggio non c’è nessuno». In campo San Giacomo, l’ardito e recente scavo sotto la chiesa «vede traffico solo del rione, e le vendite vanno male: su 80 box solo 30 quelli acquistati». Torres sottolinea anche che a Trieste l’andirivieni è garantito quasi solo dai residenti (poco turismo da fuori), per cui le 150 mila macchine si travasano da una zona all’altra, ma il risultato non cambia. In via Pietà sono stati istituiti parcheggi a pagamento per le moto (ben 70 mila in circolazione), ma ciò che si chiede è una diversa politica: «Far pagare di più la sosta all’esterno: ora per 2,5 ore il costo è di 2 euro in strada e di 5 al coperto. Studiare formule nuove per residenti, per le notti e i festivi. Rivedere la viabilità con accessi più chiari e immediati. Sanzionare di più le soste selvagge, che continuano...».
Gabriella Ziani

 

Piano del traffico I posteggi a pagamento salgono da 790 a 1200
La “trasformazione” di oltre 400 stalli oggi gratuiti, da via Cadorna a via dell’Università fino a via Trento
La questione dei parcheggi a pagamento nel centro storico previsti dal nuovo Piano del traffico continua a far discutere, dividendo i cittadini e animando il dibattito politico. La petizione sottoscritta da oltre 700 residenti del centro storico è stata ieri oggetto di discussione nella riunione della sesta commissione consiliare in Municipio. Due le richieste fondamentali contenute nel documento: il mantenimento della sosta libera nelle zone in cui il Piano ha previsto nuovi stalli a pagamento; e un drastico ridimensionamento delle tariffe per i residenti. Firmatari accontentati a metà in quanto, se sul fronte tariffe l’amministrazione comunale ha corretto già da tempo il tiro passando dalle quattro ore giornaliere gratuite a una proposta forfettaria per i residenti pari a un euro al giorno (360 all’anno), sul fronte numerico invece, gli stalli blu nel centro storico passano dagli attuali 792 a complessivi 1200. Sono dunque più di 400 i parcheggi che da gratuiti si trasformano a pagamento: nello specifico si tratta dell’area del borgo Giuseppino, da via Lazzaretto Vecchio a via Cadorna, da via Diaz a via dell’Università e di quella del Borgo Teresiano, dove peraltro saranno eliminate le zone a traffico limitato, da via Geppa a via Galatti, fino a via Trento. «Diciamo che l’amministrazione comunale ci è venuta incontro in parte - ha chiosato Paolo De Mottoni, portavoce dei residenti -. Un passo in avanti è stato fatto, ma la questione resta aperta e noi contiamo di avvicinare ulteriormente le posizioni». Come detto il dibattito è stato oggetto di schermaglie politiche tra consiglieri comunali di maggioranza e opposizione. Per Everest Bertoli (Pdl) «non si può continuare a tartassare i cittadini in periodi già molto difficili sul fronte delle tasse», mentre secondo Franco Bandelli di Un’altra Trieste «il punto focale è la mancanza di un contenitore di parcheggi sulle Rive». Michele Lobianco di Fli ha espresso «forti perplessità sull’eliminazione delle zone a traffico limitato». Maurizio Ferrara della Lega Nord e Paolo Rovis del Pdl hanno infine chiesto delucidazioni su «quelli che saranno i numeri definitivi degli stalli a pagamento nel centro storico». A raccogliere tutte le osservazioni l’assessore comunale al traffico Elena Marchigiani. «La nostra proposta non va solo ad aggiungere nuovi stalli a pagamento, ma mira anche a estendere la tariffa agevolata per i residenti agli stalli già in essere a tariffa piena, aumentando notevolmente le possibilità di trovare parcheggio - ha spiegato Marchegiani -. Non solo, con la nuova tariffa l’introito preventivato dall’amministrazione comunale cala di un milione di euro, proprio in virtù dell’intento di non gravare sulle famiglie residenti. Non dimentichiamoci poi che il fine ultimo del nuovo Piano è quello di creare una città più vivibile, e in questo senso il traffico veicolare e le aree di sosta non possono occupare caselle di alta priorità».
Pierpaolo Pitich

 

Polacco e Dubs (Pdl): ma il documento slitta a dopo il voto regionale
Il possibile slittamento dell’approvazione del Piano del traffico fa insospettire Alberto Polacco e Roberto Dubs, capigruppo Pdl rispettivamente della IV e V circoscrizione, che hanno presentato un’interrogazione al riguardo. «Abbiamo saputo in via informale della volontà dell’amministrazione Cosolini di far slittare l’approvazione del Piano del traffico a dopo le elezioni regionali 2013, quindi probabilmente se ne riparlerà a maggio; evidentemente qualcuno, accortosi delle proteste manifestate da tantissimi cittadini, si è reso conto della possibilità di perdere consensi in vista di un appuntamento elettorale così importante. Proprio per questa ragione - annotano Polacco e Dubs - abbiamo chiesto in via ufficiale se la notizia corrisponda al vero rimarcando il fatto che il Comune ha posto un termine ben preciso e stretto per le osservazioni dei cittadini e delle circoscrizioni che hanno bocciato il Piano a causa delle mancate risposte sulle questioni più importanti, come la sosta a pagamento non soltanto nel Borgo Giuseppino ma anche sul colle di San Vito, la viabilità alternativa una volta resa a senso unico via S. Michele e la viabilità nel Borgo Teresiano (vista la volontà di pedonalizzare corso Italia), la chiusura al traffico di gran parte di via Roma e, infine, l’aumento della sosta a pagamento in via S. Marco. Pertanto - concludono i due consiglieri - chiediamo ufficialmente al Comune se, stando così le cose, non ritenga opportuno aprire una nuova fase di confronto con la cittadinanza e le circoscrizioni per migliorare il documento da portare poi in consiglio comunale».
 

Legambiente: no ai tagli sul trasporto pubblico - FONDI DECURTATI
Come conseguenza dei tagli a cascata (dallo Stato alla Regione, dalla Regione alle Province e Comuni), si prospettano massicci tagli nell’offerta del trasporto pubblico: 570 mila km in meno solo a Trieste (su 13 milioni di km all’anno), cioè una rilevante riduzione del servizio (meno corse) e il rischio della riduzione del personale. Questo però mentre le tariffe sono aumentate dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Legambiente auspica che il Piano del traffico venga approvato quanto prima dal Comune (e con la prevista realizzazione di nuove corsie preferenziali), “ma se vogliamo che i cittadini usino di più il servizio pubblico dobbiamo migliorare l’offerta e non peggiorarla - scrive l’associazione -. Per coprire le fasce orarie del servizio notturno e festivo e per soddisfare meglio le esigenze degli utenti delle aree periferiche (Carso e Comuni minori), abbiamo da tempo proposto l’istituzione di servizi di trasporto a chiamata (compito che spetta alla Provincia), in sostituzione dei servizi con bus normali poco utilizzati. In questi giorni sta partendo un progetto di bus a chiamata per le ore serali e notturne a Vicenza, il che dimostra che si possono attivare miglioramenti anche in periodi di crisi. Anche la Regione - sottolinea Legambiente - deve intervenire nei confronti della disastrosa gestione da parte di Trenitalia”. Legambiente che, infine, invita i cittadini a firmare la petizione lanciata dall’Usb contro il taglio del trasporto pubblico.
 

 

«Ferriera, il problema non è solo del Comune» - LA SEGRETARIA DEL PDCI
Zorzini: non si vuole tener conto che a Roma si parla di vendita e di continuità produttiva
La consulenza esterna semestrale affidata dal Comune all’ex direttore della Ferriera Francesco Rosato per le possibilità di riconversione dell’area siderurgica? «C'ero anch'io alla riunione di maggioranza con il sindaco Cosolini, quando si è parlato dell'opportunità e del metodo usato nell'affidare la consulenza», interviene la segretaria provinciale del Pdci Bruna Zorzini, che scrive di aver fatto notare in quella sede - oltre al «metodo» a suo giudizio da criticare - anche il fatto che «ritenessi sbagliato che solo l'amministrazione comunale si facesse carico del problema» Ferriera. Condotto «nell’ottica delle dismissioni della fabbrica e futura bonifica del sito con conseguente riconversione dell'attività, date per buone le offerte degli investitori che Rosato avrebbe contattato», il problema infatti «potrebbe provvedere solo in parte a salvaguardare le unità lavorative impiegate nella Ferriera e il suo indotto. Se si volesse veramente risolvere la questione in questa maniera - aggiunge Zorzini - ci sarebbe comunque bisogno di disponibilità finanziarie consistenti e sinergie che potessero mettere insieme tutte le istituzioni interessate. Anche se negli anni e nelle varie campagne elettorali queste ultime, in primis la Regione, hanno dimostrato la loro incapacità in materia». Mai come ora, comunque, «c'è la necessità di pensare a una soluzione nel suo complesso», prosegue Zorzini, «che non deve dare per scontata la possibilità di poter continuare un'attività siderurgica pulita come già in altri europei succede. Se è vero che a Roma si parla di vendita e continuità produttiva dei presidi siderurgici, perché da noi non se ne vuole tenere conto? È una risposta che alla città e ai lavoratori della Ferriera, che vivono in maniera drammatica questi momenti, deve essere data».

 

 

Il viaggio dei rifiuti, così i bimbi imparano a rispettare la natura - EVENTI»L’INIZIATIVA
AcegasAps e Wwf promuovono quattro visite guidate all’inceneritore di Zaule I ragazzi osserveranno da vicino trattamento e smaltimento delle immondizie
Nel 2011 nei Comuni dove AcegasAps esegue i servizi di raccolta (Trieste e Duino Aurisina) sono stati prodotti 483 chili di rifiuti pro-capite (25.826 tonnellate di rifiuti differenziati e 79.165 di indifferenziati). I primi sono stati destinati a processi di riciclo industriale, gli altri, assieme a quelli indifferenziati provenienti da altri Comuni, sono stati avviati a recupero energetico tramite il termovalorizzatore, producendo da 158.804 tonnellate di rifiuti 102,7 GWh di energia elettrica. Per mostrare dove vanno i rifiuti non differenziati e fornire informazioni utili a incentivare una riduzione nella produzione dei rifiuti a monte (a partire dalla scelta degli acquisti) e una maggior motivazione nel fare la raccolta differenziata a valle, AcegasAps apre al pubblico l’impianto di termovalorizzazione di via Errera, offrendo un servizio di quattro visite guidate gratuite settimanali la prima delle quali si terrà giovedì (e a seguito delle numerose richieste, si accettano già prenotazioni per quelle successive). Il servizio visite, promosso da AcegasAps e condotto assieme allo staff del Wwf, mira a far conoscere il percorso dei rifiuti dal camion della nettezza urbana al forno di combustione. I termovalorizzatori come l’impianto di via Errera, entrato in esercizio nel 2000 con le prime due linee e nel 2004 con la terza, utilizzano infatti come combustibile i rifiuti: il calore è sfruttato per produrre vapore a pressione destinato a usi civili o industriali, oppure per produrre energia elettrica. Nonostante a Trieste ormai da anni sia stato realizzato un passo fondamentale verso una gestione sostenibile dei rifiuti, eliminando definitivamente il ricorso alla discarica e siano state attuati nuovi servizi per incentivare la raccolta differenziata, è necessario realizzare un notevole incremento delle percentuali di rifiuto differenziato, accrescere l’igiene e il decoro del territorio. La visita, della durata di un’ora, si sviluppa all’interno e all’esterno dell’impianto ed è aperta a sigoli cittadini, gruppi e scuole. È previsto un momento di formazione iniziale e il percorso all’interno dell’impianto permette di osservare da vicino le diverse fasi di trattamento e smaltimento, visitando alcune sale di particolare interesse come quella di controllo, l’area che ospita le linee dei forni dove avviene la combustione e infine gli impianti per il trattamento dei fumi. Per prenotare è necessario contattare AcegasAps scrivendo a comunicazione@acegas-aps.it. Per ulteriori informazioni si può contattare il Wwf di Miramare, scrivendo a carso@riservamarinamiramare.it o telefonando al 3339339060.
Gianfranco Terzoli

 

Impariamo a differenziare
Dalle 16 alle 18, a “Il ponte” del Distretto sanitario di via Valmaura 59, incontro sulla raccolta differenziata tenuto da Francesca Dragani, energy manager e responsabile ambientale dell’Ass 1 in collaborazione con il personale dell’area ambientale e gli operatori della cooperativa Querciambiente. L’obiettivo è imparare a differenziare nel modo più corretto e utile perché si riducano sia l’inquinamento che le spese. L’incontro è stato organizzato nell’ambito del Programma Habitat-Microaree di Valmaura, è a ingresso  libero ed è aperto a tutta la cittadinanza.

 

 

Rigassificatore - L’esempio Rotterdam

Mi è capitato di parlare con un vecchio amico che lavora nel porto di Rotterdam. Dopo un po’ il discorso è caduto sul rigassificatore e lui ha affermato che Trieste doveva avere una economia molto florida per poter rifiutare un investimento di 500 milioni di euro. Grande è stata la sua sorpresa quando gli ho fatto presente che la città stava invece decadendo: la popolazione diminuiva, molte attività commerciali stavano chiudendo, alcune realtà industriali avevano smesso la produzione, altre stavano per essere dismesse, il porto metteva in cassa integrazione i dipendenti. Il suo stupore è stato ancora più grande nell’apprendere che tra chi non voleva il terminal in questione c’era anche l’Autorità portuale. Ha ricordato come a Rotterdam (uno dei più grandi porti al mondo con un traffico di più di 35.000 navi all’anno) l’Autorità di quel porto ha facilitato in tutti i modi l’insediamento del rigassificatore, denominandolo con un nome altisonante “Porta del gas per l’Europa”, dal momento che ogni metaniera che fa scalo nel porto lascia decine di migliaia di euro. Denaro che poi può venir impiegato per migliorare le altre strutture. Ha aggiunto che dopo poco più di un anno dall’inizio delle attività del rigassificatore il bilancio è positivo ed esistono già richieste per affiancare al terminal delle attività in grado sfruttare la catena del freddo.

Gianfranco Badina

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 4 febbraio 2013

 

 

Laureni: la consulenza affidata a Rosato non l’ho condivisa
L’assessore: «Ho appreso la notizia dai media, tutto chiarito Polveri sottili? Chiusura preventiva al traffico»
«So cosa vuol dire discutere con gli abitanti di Santa Croce e di Bagnoli della Rosandra di progetti di discariche e di stoccaggi provvisori di manufatti in cemento-amianto. Parlare con la gente non è affatto semplice, può essere spiacevole...». Umberto Laureni , nato il 6 luglio 1946 a Trieste, ingegnere chimico, docente universitario, è da sempre un convinto assertore del confronto diretto. A viso aperto. Tanto più ora che è assessore all’Ambiente, Energia, Riqualificazione Ambientale dei siti inquinati, Agricoltura e Pesca per conto di Sel di cui però non ha la tessera. «Mai avuto tessere di partito». «Sicuramente non lo faccio per prestigio e neppure perché ambizioni politiche. Ma solo per chi ha fiducia in me...» È vero, confermo. Ho difficoltà a resistere a uno che mi fa capire che potrei essere utile. Ha scelto il confronto totale con la città anche sui temi più spinosi. Non deve essere facile. Non è facile ma tengo duro. Credo che la gente apprezzi la scelta di spiegare tutto e non nascondere nulla. «Il progetto più importante è sicuramente far sì che questa città abbia un progetto. Ovvero sappia cosa vuole fare da grande...» Uso questa frase molto spesso. Credo che questa città non possa pensare di avere tutto e il contrario di tutto. Non può essere polo energetico e porto turistico commerciale allo stesso tempo. Si è dichiarato sorpreso per l’estrema povertà nel quale la precedente amministrazione ha relegato l’ufficio Ambiente... L’ufficio Ambiente, in termine di personale, conta 12 persone su 2600 del Comune. Produciamo molto carta. Dopo il suo arrivo è cambiato qualcosa? Ho cercato di motivare le persone. E ho assunto con contratto a termine un ingegnere che si occupa di risparmio energetico. E sto preparando un progetto complessivo per l’ambiente. «C’è un isolamento fortissimo di Trieste. La Regione e lo Stato devono credere in più in questa città...» Lo confermo. In questo isolamento gioca un forte ruolo la tendenza dei triestini a farsi male da soli... Degli inguaribili masochisti... Non facciamo sistema. Udine riesce a farlo, Trieste no. C’è ancora posto per la Ferriera di Servola nel futuro di Trieste? Per questa Ferriera no. Ha scritto Adriano Sofri: «La differenza tra Taranto e Trieste sta nelle dimensioni: non delle città, che si somigliano e si assottigliano allo stesso modo precipitoso, ma delle fabbriche. L'Ilva ha 12 mila dipendenti, la Ferriera 450. E poi la magistratura: a Taranto ha preso in mano il destino cittadino, a Trieste no». Condivide questa lettura? La scelta dei magistrati di Taranto di sequestrare l’impianto è stata una scelta coraggiosa, ma ha creato anche delle tensioni fortissime. Sempre Sofri: «La Ferriera sta addosso a Trieste quanto e più dell'Ilva ai Tamburi tarantini. È difficile capacitarsi di una città piena d'intelligenza e di competenze che abbia lasciato correre per tanto tempo, quando non abbia screditato chi denunciava». Accetto questa critica. Se siamo arrivati a questa situazione è giusto che la magistratura faccia una verifica a 360 gradi sulle responsabilità. Non guardando in faccia nessuno. E soprattutto non considerando i controllori pubblici persone che possono restare al di fuori dalla mischia. Qualche mese fa in Commissione ha fatto autocritica: «Abbiamo perso un anno di tempo. Potevamo fare qualcosa di più e non l’abbiamo fatto. Abbiamo sottovalutato la gravità del problema. Il Comune non ha una strategia industriale per la città»... La crisi della Ferriera è piombata con grande rapidità. Ormai rotola verso una fine prossima (sicuramente prima del 2015). Io ho fatto una riflessione ad alta voce che era in primo luogo una forte autocritica. Tutti dobbiamo metterci in discussione. Non era né acida e neppure non dovuta. Ho forse sbagliato i tempi e la sede. Il sindaco non ha apprezzato la sua autocritica costruttiva: «Non abbiamo sottovalutato un bel niente...». Ribadisco: ho sbagliato il posto e il modo. Non i contenuti. Nell’autocritica è più marxista-leninista del sindaco... Insisto: non era il posto e non era il modo. A proposito della consulenza affidata all’ex direttore della Ferriera, indagato, Francesco Rosato cognato del segretario del Pd Francesco Russo. La ritiene opportuna? La scelta di una persona esterna è giusta. Con Rosato si sono sbagliati i modi e i tempi. Io, per esempio, l’ho appreso dai media. Per questo, piuttosto che fare iniziative personali, ho chiesto a Sel di farsene carico come problema politico. E così è stato fatto. Non volevo rimanesse una cosa tra me e il sindaco. Non ha condiviso il modo in cui è stato nominato Rosato? No. Non era stato informato di questa scelta? No. Nel modo più assoluto. Ha pensato di dimettersi? Ho preferito avviare un chiarimento politico, anche se molti miei amici dopo la notizia della nomina di Rosato non mi rivolgono più la parola. «Con Laureni mi sono chiarito, ho dovuto farlo per salvaguardare un clima di squadra che si basa sulla solidità del rapporto umano», ha dichiarato il sindaco. Tutto chiarito? Il chiarimento c’è stato e ha fatto bene alla giunta. Il rigassificatore: pericolo scongiurato? Direi proprio di no. Gas Natural farà di tutto per resistere. Io credo però che se saranno confermati i dati di traffico portuale forniti dall’Authority, Porto e rigassificatore sono assolutamente incompatibili. Il ministero dell’Ambiente ne dovrà prendere atto. E la centrale a biomassa di Opicina? La procedura è in corso, ma il progetto mi fa un po’ ridere. Visto che parliamo tanto di chilometro zero, come si può pensare di produrre energia con l’olio di palma proveniente dal Centro Africa? La raccolta differenziata a Trieste. Il “cambio culturale” che lei aveva promesso non c’è stato. Il problema culturale resta. Io ormai sono diventato come un barbone: guardo dentro tutti i cassonetti e vedo spesso cose non giustificabili. Omero ha detto che forse tra due anni raggiungeremo il 45%. Lei aveva scommesso sul 65% (la quota europea) entro il 2012? Purtroppo ogni tanto perdo qualche scommessa. D’ora in poi non mi azzarderò più a fare previsioni così ottimistiche. Che dire allora? Questa non è una città che si comporta male sui rifiuti. Faccio una domanda: è più virtuosa Trieste che, con il suo inceneritore e la sua raccolta differenziata al di sotto del 30%, non porta fuori provincia neanche un grammo di rifiuti, o Udine che esporta i suoi rifiuti nell’Est Europa? Viva l’inceneritore allora. L’ex sindaco Dipiazza aveva ragione? La nostra non cultura di cittadini nella raccolta differenziata deriva sicuramente dal fatto che siamo stati abituati che intanto si brucia tutto. È una mentalità difficile da sradicare. Certo, bisogna verificare altre modalità di raccolta: spingere di più per l’umido e valutare la possibilità del porta a porta. Sono cose però che non si fanno da un giorno all’altro. E, finché avrò un inceneritore che funziona, al di là delle sanzioni europee, trovo la situazione attuale accettabile. Trieste, nonostante la bora, è la maglia nera per le polveri sottili: nel 2012 ben 46 sforamenti. L’allarme è del Wwf... È la dimostrazione che il nostro sistema di rilevamento funziona bene. Ci sarà una novità. Le do un’anticipazione... Dica... A breve ci saranno i nuovi piani di azione comunale sull’inquinamento urbano che daranno delle risposte più preventive sull’inquinamento da polveri sottili. Lei sostiene che serve a poco chiudere al traffico dopo gli sforarmenti... Esatto. Serve a poco o nulla. Meglio sarebbero delle chiusure preventive affidandosi al meteo? È quello che faremo. Chiudere al traffico preventivamente in base alle previsioni meteorologiche. Una cosa rivoluzionaria. «A dire la verità non ricordo episodi divertenti da assessore. Non c’è nulla che mi abbia fatto ridere...». Lo considero un lavoro. Molto appassionante, ma non da riderci sopra. L’assessore Dapretto invece ricorda una serata in cui lei si è esibito in canti con i colleghi Edera e Consoli... Devo dire una cosa: Edera e Consoli sono completamente stonati. Va ancora per funghi? Sì. Mi piace. Sono un grande micologo. (Laureni non ride mai, neppure alle sue battute, non ha pause di riflessione, risponde sempre puntale con lo stesso tono di voce. Un vero tecnico)
Fabio Dorigo

 

«Hobby ecologici? Il tennis tavolo e la micologia»
«Sono nato e vissuto a Trieste, ho moglie e un figlio, ingegnere ambientale a Barcellona. Amo la fotografia, il cinema, il tennis tavolo e la micologia (in ordine casuale). Attualmente sono professore a contratto presso la facoltà di Ingegneria di Trieste, dove insegno “La sicurezza e l’igiene nei luoghi di lavoro”». L’autoritratto elettorale di Umberto Laureni, candidato di Sel alle ultime amministrative (118 preferenze), è rivelatore. «Dopo la laurea (1971) - racconta Laureni - ho fatto parte del gruppo di lavoro che ha progettato per conto del Comune di Trieste il sistema di smaltimento fuori costa delle acque fognarie della città. Dal ‘74 al 1980 ho fatto parte come esperto volontario del Comitato di quartiere di San Sabba. Nel 1981 ho elaborato uno studio tecnico basato su modelli di dispersione che si esprimeva contro il terminale carboni da 15 milioni di tonnellate previsto nel porto di Trieste. Nel 1986 sono stato l’esperto tecnico del Comitato per il “no” alla centrale a carbone da 1320 MW prevista in valle delle Noghere. Nel 1990 ho coordinato lo studio Artis che ha valutato (con esito negativo) la compatibilità per il territorio di Trieste di quattro nuovi stabilimenti per lo stoccaggio di Gpl. Nel 1995-96 ho coordinato la stesura del piano regionale amianto». Come curriculum per un assessore all’Ambiente dovrebbe bastare...
 

 

Fareambiente «Soprintendenza, ci vuole buon senso»

Rispetto della legge e tutela non vanno messi in discussione, ma ci vuole buon senso, afferma Giorgio Cecco coordinatore regionale di FareAmbiente, riguardo la questione della Soprintendenza regionale.Cecco ritiene che «certe posizioni possano avere l’effetto contrario con un blocco anche delle attività sostenibili, creando un danno alla collettività».

 

 

Dieci lezioni pe diventare orticoltori
MUGGIA Chi vuole imparare a produrre il proprio cibo è invitato a partecipare al corso teorico e pratico di orticoltura ecologica didattica , aperto al pubblico. 10 lezioni di orticoltura ecologica a Muggia (Piazza della Repubblica 4 - Sala G. Millo), il venerdì dalle 17 alle 19. Calendario lezioni: 22 febbraio: Introduzione all'agricoltura sostenibile; il suolo e la sua fertilità ; 1 marzo: Orto biologico; 8 marzo: Orto biodinamico; 15 marzo: Orto sinergico; 5 aprile: Piante spontanee e officinali ; 12 aprile: Introduzione all'apicultura; 19 aprile: Introduzione alla permacultura; 3 maggio: Insetti utili; 17 maggio: Semi antichi e coltivazioni autoctone; 24 maggio: Orto sul balcone . Orto con i bambini.
 

 

 

 

Lettera di Badina a LEGAMBIENTE - DOMENICA, 3 febbraio 2013

Controreplica del comandante Badina alla segnalazione di Silvano Badassi sul Piccolo del 29 gennaio 2013 relativa al progetto di Gas Natural

Il Badassi mi accusa di non dire tutta la verità senza essere a conoscenza delle realtà che vuole confutare. Il mio intervento riguardava solamente il traffico marittimo e la sua compatibilità con la presenza di rigassificatori. Che attinenza ha la profondità delle acque della Baia di Tokio e la distanza degli impianti di rigassificazione dalle zone urbane con il traffico marittimo? In realtà la baia di Tokio è uno degli specchi d'acqua più trafficati e popolosi del mondo: ha una superficie di ben 1320 km/2 e vi si affacciano i porti di Yokohama (il principale scalo di cabotaggio del Giappone), quello di Tokyo (dedito principalmente alla pesca) ed il porto di Chiba che gestisce un impressionante traffico di merci tali da porlo alle spalle della sola Singapore come secondo porto mercantile del mondo. Tutto l’enorme traffico di navi (circa 40.000 all’anno), comprese le gasiere, per entrare nella baia deve passare per l’imboccatura dove deve impegnare la zona di separazione del traffico (larga poche centinaia di metri) che va dal “Uraga (Traffic Route) West Tokyo Wan Vessel” al “ Traffic Service Center Signal Station”
Non so dove Badassi ha preso le informazioni sul porto di Rotterdam che cita. Io ci sono stato e lo assicuro che non è così. Chiamare il sito dove è posizionato il terminal “isola” è del tutto riduttivo e fuorviante dal momento che ci arriva un’autostrada , la “Europaweg n.15”. Si tratta invece del vasto impianto portuale denominato “Maasvlakte” che si estende su centinaia e centinaia di ettari ed è stato costruito a partire dal 1960 con la bonifica dei terreni del Mare del Nord. All’interno dell’Europort, a poca distanza dal terminal GN è presente uno dei più grandi terminal containers del mondo (al cospetto del quale il nostro molo VII impallidisce) ed un porto petroli. Tutte le navi in partenza o in arrivo dagli ormeggi di detti terminals (Yangtzehaven, Europahaven, Amazonehaven, Mississippihaven, 6e Petroleumhaven e 8e Petroleumhaven) transitano, attraverso il Beerkanal, a breve distanza dalle attrezzature del rigassificatore. Il Beerkanal sbocca nell’ultimo tratto del fiume Maas confluendo nel traffico in arrivo ed in partenza da tutti gli ormeggi del Porto di Rotterdam.
Non centra nulla con le mie affermazioni sul traffico ma solamente per amore della verità: il quartiere di Hoek van Holland (quasi 10.000 abitanti) dista solamente 1800 metri.
Gianfranco Badina.

 

Egregio sig. Badina,

 Legambiente e' impegnata da sempre contro questo progetto obsoleto che,  oltre a costituire un pericolo per l'ambiente, ignora le piu' elementari norme di sicurezza. Dal 2001 in poi gli stati occidentali hanno adottato nuove norme per  prevenire eventuali atti terroristici, come quello alla SIOT di Trieste nel 1972. Le regole imposte dall' International Maritime Organization prescrivono, per i nuovi terminali di rigassificazione, una “zona di sicurezza” definita come “uno spazio di mare attorno alla nave gasiera, in cui non è permesso alcun tipo di traffico marittimo” (Circolare IMO n. SN1/Circ.257 del 11/12/2006). Gli esempi sono infiniti: i 2.000 metri di raggio imposti dalla Capitaneria di Chioggia per il rigassificatore off shore (Ord. 63/2008, prescrizioni IMO e governative); i 500 m imposti nel porto di Cameron, Golfo del Messico, USA nel 2004; 900 m per Cook, Alaska; 450 sia a Chesapeake, Norfolk Virginia, sia a Bradwood, Washington. In più, si sta affermando la prescrizione di una fascia di mare larga altrettanto, sempre sgombra per consentire alla gasiera – in caso di incidente durante lo scarico - di allontanarsi senza rimorchiatori.

Mancano invece “zone di sicurezza” di questo tipo per rigassificatori risalenti a decine d’anni fa e quindi le città vicine sono poco tutelate. Questo perché l’introduzione a posteriori delle zone di sicurezza causerebbe la chiusura degli impianti o il declassamento dei porti preesistenti. Tipico il caso del porto di Barcellona “dove - si lamenta - il traffico continua normalmente anche in presenza di navi gasiere”. Più virtuosa Boston dove “viene limitato tutto il resto del traffico marittimo nonché chiusi i ponti stradali e modificate le rotte dell’aeroporto internazionale, nel mentre la Guardia costiera assicura - a pagamento - scorta in mare e con elicottero alle gasiere” (Atlantic LNG and CNG Symposium, Halifax, 2005).
Altro punto fermo: “le misure di mitigazione del rischio devono essere più severe in aree urbane rispetto a contesti rurali”; abbiamo usato espressioni della Guardia costiera americana (pag. 28 del Compendio dell’Aspen per il governo della California, 2005), ma vivaddio ormai sono concetti scontati (anche se non per tutti).

Ettore Calandra

segretario del Circolo LEGAMBIENTE Trieste
 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 3 febbraio 2013

 

 

Legambiente: nella consulenza si ignora l’aspetto sanitario - LA POLEMICA
La polemica non si placa. Dura presa di posizione di Legambiente sulla consulenza affidata dal Comune all’ingegner Francesco Rosato sulla riconversione della Ferriera. Legambiente, come è suo costume, va giù in maniera pesante: «Di quale consulente ha bisogno il Comune di Trieste per affrontare sul serio il problema della Ferriera di Servola? Un problema in primo luogo ambientale e sanitario. Per i gravissimi fenomeni di inquinamento, da benzo(a)pirene, PM10, diossine, ecc. rilevati da anni e sempre negati dai dirigenti della Ferriera e della Lucchini», è scritto nel comunicato. «Per i danni sanitari che l’inquinamento produce non soltanto agli abitanti del rione circostante, ma all’intera città ed agli altri centri, Muggia in primis. Sembrerebbe ovvio, in un Paese normale e in una città normale, per un Comune affrontare la questione partendo da questo, posto che la tutela della salute pubblica ha almeno pari dignità rispetto ad ogni altro interesse, lavoro compreso. Invece, la determina del dirigente comunale, con la quale è stata affidata una consulenza all’ing. Francesco Rosato “per la valutazione e studio dell’insediamento industriale nell’area Ferriera di Servola”, non menziona alcun aspetto ambientale o sanitario». «Ci saremmo aspettati da questa amministrazione che l’incarico puntasse sulla salvaguardia dell’occupazione e sull’ individuazione di attività compatibili con l’ambiente, invece le competenze sono di tipo imprenditoriale».
 

 

Nuovo “Konrad”, inserto sul rigassificatore
Un Konrad tutto nuovo lanciato nella «battaglia, forse finale, contro il rigassificatore». Il mensile a distribuzione gratuita, che festeggerà quest’anno i 25 anni di vita, ha cambiato veste grafica e formato, aumentando il numero delle pagine. Il numero 183 di febbraio, distribuito in questi giorni, è stato presentato dall’editore Roberto Valerio e dal direttore responsabile, Dario Predonzan. Stampato in 18mila copie, il numero contiene tra l’altro un inserto di 25 pagine dedicato all’impianto proposto da Gas Natural. «Vi si trovano articoli scritti da un nutrito pool di esperti Sono stati aggiornati gli scenari sul mercato del gas e le tecnologie a minore impatto ambientale per il trasporto e la trasformazione del Gnl. Vengono poi documentati gli impatti (schiume e rilascio di cloro) manifestatisi a Porto Viro da quando quell'impianto di rigassificazione é entrato in funzione». Il nuovo inserto vuole essere - hanno chiarito Valerio e Predonzan – «come già i precedenti, in primo luogo uno strumento per diffondere» e approfondire informazioni. L’inserto contiene anche un appello «a sostenere le azioni legali già attuate e quelle prossime future, che le principali associazioni ambientaliste (Wwf, Legambiente e Italia Nostra) hanno messo in campo per bloccare definitivamente l’iter autorizzativo del progetto di GasNatural.
 

 

Caso Soprintendenza, l’Ance ribatte agli ambientalisti
TRIESTE «Ma quale Paese del Bengodi? Difendendo certe scelte della Soprintendente Picchione si fa male all’ambiente». Valerio Pontarolo, presidente regionale dell’Ance, rimanda al mittente le accuse di Wwf e Italia Nostra secondo cui chi si scaglia contro la Soprintendenza vuole ripristinare una situazione di carenza di controlli. «Noi siamo un’associazione seria – assicura Pontarolo – e ci basiamo su numeri e dati oggettivi». Pontarolo cita i numerosi ricorsi al Tar che hanno visto soccombere la Soprintendenza, nel mirino di categorie e sindaci per la troppa rigidità. «Le sentenze del tribunale amministrativo sono inequivocabili – sostiene il presidente regionale dell’Ance – e si parla senza mezze misure di eccesso di potere e di arroganza amministrativa». Secondo Pontarolo «le affermazioni delle associazioni ambientalisti non meriterebbero nemmeno risposta ma se veniamo tirati in ballo ci sentiamo in dovere di difenderci. Perché – si chiede il rappresentanti dei costruttori – difendere a oltranza una dirigente che ha perso tutte le cause al Tar?». L’Ance ha inoltrato un esposto alla Corte dei Conti, «sulla base di pareri concordanti di fior fior di giuristi». Pontarolo ricorda come Picchione abbia bloccato «ristrutturazioni e manutenzioni che fanno solo del bene al territorio e all’ambiente, arrivando al caso limite di fermare un intervento di bonifica dall’amianto. Chi la difende distrugge l’ambiente?» attacca il presidente regionale dell’Ance che invita le associazioni ambientaliste «a leggersi le carte prima di parlare di Paese del Bengodi. Se lo hanno già fatto evidentemente sono in malafede. Noi abbiamo ben presente la situazione: la filiera dell’edilizia si è sempre mossa nei limiti normativi e nel rispetto dell’ambiente che riteniamo sacrosanto. Il nostro obiettivo – conclude Pontarolo – è quello di migliorare e valorizzare il territorio, non certo quello di depauperarlo».

(r.u.)
 

 

«Anche in Italia una multiutility per l’energia verde»
Il senatore Usa McDowell, consulente di Obama, studia il progetto con l’economista triestino Andrea Segrè
di Luigi Dell’Olio wBOLOGNA «Sulle tecnologie per la sostenibilità energetica l’Italia ha sviluppato un know-how eccezionale, che può esportare in tutto il mondo, Stati Uniti compresi». É la convinzione di Harris McDowell, senatore americano del Delaware consulente per le energie alternative del presidente Obama, che in questi giorni ha visitato il Caab di Bologna (Centro agro-alimentare), presieduto dal professore triestino Andrea Segrè. McDowell sta studiando con Segrè, impegnato in una campagna europea contro lo spreco alimentare, la possibilità di importare anche in Italia une progetto sviluppato nel Delaware, quello della Sustainable Energy Utility, una vera e propria municipalizzata per l'energia sostenibile che punta al risparmio di energia per coprire i costi di riconversione degli edifici senza farli gravare sui cittadini. Il Caab di Bologna in questi mesi si è dotato di un impianto fotovoltaico da 100mila metri quadrati creato nel principale mercato di redistribuzione nazionale, con fatturato di circa 600 milioni di euro (indotto incluso) e 2mila persone impiegate quotidianamente. Senatore McDowell, nel suo incarico di consulente per il presidente Barack Obama sulle energie rinnovabili avrà girato il mondo. Che impressione ha tratto dalla visita al Caab? Mi ha molto colpito l’approccio olistico adottato dalla struttura. Non si è pensato solo a produrre energia rinnovabile, che rende di fatto autosufficiente tutta la struttura, ma si è adottato uno schema di lavoro coordinato che punta anche alla riduzione degli sprechi in materia di cibo e acqua, all’aumento dell’efficienza nel lavoro alla mobilità sostenibile. Il tutto con attenzione alle ricadute ambientali e sociali nel territorio. Non ci sono esperienze simili negli Usa? Nulla con questa complessità. É la dimostrazione che l’Italia ha saputo sviluppare negli anni livelli di eccellenza in questo settore: se le aziende soffrono sul versante interno a causa della recessione, vedo per loro ampi spazi di crescita all’estero, compresi gli Stati Uniti. Vede altre possibilità di collaborazione tra Italia e Stati Uniti? Sono qui anche per porre le basi di un accordo commerciale fra Bologna e il Porto di Wilmington, situato nel Delaware (sull'estuario dell’omonimo fiume, ndr), il più importante degli Usa per l’importazione di frutta fresca. A breve sarà possibile svolgere direttamente nel Porto di Wilmington le procedure fitosanitarie che finora impedivano alle mele e alle pere italiane di sbarcare negli Usa. I prossimi giorni le delegazioni tecniche si metteranno al lavoro per predisporre il memorandum degli adempimenti da prevedere per una veloce attivazione di questo nuovo corridoio commerciale. Ci sono invece progetti americani che possono essere replicati qui da noi? Un progetto che reputo interessante è proprio la Sustainable Energy Utility, municipalizzata per l'energia sostenibile che punta al risparmio di energia per coprire i costi di riconversione degli edifici senza farli gravare sui cittadini. L’iniziativa prevede l’emissione di obbligazioni che coprono completamente il costo del rinnovo e adattamento degli edifici: finora sono state collocate obbligazioni per 73 milioni di dollari. Negli Usa uno dei temi caldi sul fronte energetico riguarda lo shale gas, che invece in Europa si scontra con molte resistenze per l’impatto sull’ambiente conseguente alla fratturazione idraulica delle rocce, con timori diffusi di nuovi terremoti. Ritiene che si possa trovare un punto di equilibrio su questo fronte? Il gas ricavato dalle rocce scistose sta cambiando i parametri energetici negli Stati Uniti, riducendone la dipendenza dall’import. Tuttavia i miei sentimenti sul tema sono contrastanti: lo shale gas può offrire risposte al fabbisogno energetico nel breve e nel medio periodo, ma il focus sarà sempre sulle fonti rinnovabili.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 2 febbraio 2013

 

 

«Roma tratta per vendere Lucchini - Qui si vuole chiudere la Ferriera»
Allarme di Fiom, Fim e Uilm: «Al ministero si punta a continuare l’attività siderurgica, per Trieste invece la fabbrica è morta.

Serve chiarezza, il tavolo sia spostato qui. Lunedì assemblea, istituzioni invitate
«Esploderà la rabbia sociale, la rabbia degli operai che hanno subìto violenza psicologica da 17 anni, e non sarà colpa dei sindacati, ma delle istituzioni che ancora all’ultimo minuto, alla vigilia di un accordo a Roma non hanno saputo trovare una soluzione per la Ferriera e per i lavoratori, a Roma si parla di vendita in blocco della Lucchini, a Trieste invece di chiusura di questo stabilimento, ma noi non ci accontenteremo della cassa integrazione, non spegneremo le macchine, qui si girano a vuoto le pagine di un libro su cui non c’è più spazio per scrivere niente». Ieri i sindacati di Servola hanno lanciato la sfida alla città e ai governanti, invitano tutte le istituzioni a una assemblea con gli operai, nel Circolo aziendale lunedì alle 17, e in precedenza alle 11 andranno dal prefetto a chiedere che si chiami a Trieste il commissario straordinario del gruppo Lucchini Piero Nardi, e che il “tavolo” del ministero si sposti qui, faccia a faccia, «perché a Roma si dice una cosa, e da noi un’altra: fabbrica già chiusa...». Cgil-Fiom con le Rsu Luigi Isaia e Tiziano Scozzi, Fim-Cisl con Umberto Salvaneschi e Uil-Uilm con Franco Palman hanno raccontato di un incontro “vis-à-vis” con il sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti che conduce le trattative a Roma: «Ci ha confermato che la nostra situazione, per la volontà dei politici, diverge da quella che si sta costruendo per il gruppo dove si punta a vendita e continuità produttiva: “Voi siete in una situazione diversa”. Ha detto di non aver mai sentito parlare di spostamento in area Ferriera del Punto franco, e di considerare percorribile solo la riconversione in piattaforma logistica, per la quale però “è tutto ancora da fare”». Se la Ferriera di Servola verrà fatta uscire dall’accordo nazionale Lucchini, la Fiom (ha avvertito il segretario Stefano Borini) non firmerà: «È impensabile restare da soli. Produrre, riconvertire, bonificare: servono comunque soldi europei e un programma nazionale finanziato». Così i sindacati mostrano l’esasperazione di chi ha rammentato per anni l’urgenza di non arrivare alla fine della strada senza alternative, e si tirano da parte: «Vedremo quale istituzione lunedì sarà assente, senza il coraggio di affrontare direttamente gli operai». Nessun ostacolo alla consulenza data dal Comune all’ex direttore Francesco Rosato: «A noi interessano solo gli eventuali risultati, però una consulenza per trovare investitori doveva essere data 10 mesi fa, adesso è tardi. Il Comune l’ha cercata, ma era compito della Regione». Lunedì c’è Berlusconi a Trieste, i sindacati andranno anche lì, ma la sfiducia è massima: «Siamo di nuovo con la Ferriera in campagna elettorale, Tondo a parlar con noi non viene, e l’assessore Savino legittimamente ormai starà pensando al suo seggio sicuro alla Camera».
Gabriella Ziani

 

«Ormai siamo senza materie prime e pezzi di ricambio» - I RETROSCENA
«Che la fabbrica stia declinando lo sente uno che ci lavora dentro - hanno raccontato i sindacati con un forte appello affinché l’Italia tutta non rinunci al settore siderurgico costringendosi a importare -, siamo ormai senza materia prima, l’arrivo di una nave col carbon fossile è stato rimandato per ben tre volte, speriamo attracchi nei prossimi giorni, ma quando questa sarà arrivata, non sappiamo se ne arriverà una prossima. Dentro, in fabbrica, si raccolgono materiali qua e là per riempire i forni. Se si rompe un pezzo, non c’è con che cosa da sostituirlo. Nessuno ci rifornisce, e i fornitori stessi, da quando la Ferriera è in “default” di debito, non si fidano». Cassa integrazione in deroga, l’altro giorno, per 22 lavoratori di una azienda dell’indotto. «E il presidente degli industriali dice “fare squadra” perché l’industria è scesa al 10% del Pil? È fuori tempo massimo». Non invitato alla conferenza stampa di Cgil, Cisl e Uil (e se ne lamenta) l’Ugl concorda con la preoccupazione: «Assurdo pensare che senza liquidità l’azienda garantisca la sicurezza dei lavoratori. Attendiamo il riconoscimento della situazione di crisi complessa da parte del ministero, e non ci addentriamo nella vicenda della consulenza all’ex direttore Rosato: marginale e di propaganda elettorale parlarne».
 

 

Gli ambientalisti difendono la Soprintendenza
Wwf e Italia Nostra si schierano contro l’Ance e scrivono ad Ornaghi: «Giusto il rigore della Picchione»
TRIESTE Le associazioni ambientaliste insorgono contro «la campagna denigratoria dei costruttori». «La Soprintendente non sta facendo altro che applicare la progettazione paesaggistica negli ambiti dove è prevista per legge, cosa che in Friuli Venezia Giulia non è quasi mai stata fatta». Contestata dai costruttori edili regionali, che la accusano di portarli al fallimento con i suoi veti, incassata la perplessità di vari sindaci, tra cui il triestino Cosolini, Maria Giulia Picchione trova una sponda inaspettata negli ecologisti a tempo pieno. Il tutto si traduce in una lettera urgente al Ministro ai beni culturali Lorenzo Ornaghi per scongiurare il passaggio delle competenze della Soprintendenza alla Regione Friuli Venezia Giulia e contro il fuoco incrociato e bipartisan contro la Soprintendente Maria Giulia Picchione che nelle ultime settimane si è fatto sempre più intenso. A spedirla, per la seconda volta in quattro mesi, sono stati ieri i presidenti delle sezioni regionali di Italia Nostra e WWF, Luciana Boschin e Roberto Pizzutti. «Ci sentiamo costretti a ricordarLe – scrivono i due presidenti al ministro Ornaghi - che in più di trent’anni in Friuli Venezia Giulia non si è mai fatta una corretta pianificazione/progettazione paesaggistica, a partire dalle clamorose inadempienze un’amministrazione regionale che non solo non si è dotata di piano paesistico (di cui alla legge Galasso del 1985), ma non ha più, praticamente, un piano urbanistico regionale (dopo quello del 1978) e ha deliberato un incredibile rovesciamento della gerarchia di pianificazione, sovraordinando, con la legge regionale 16/2008, il piano delle opere di viabilità rispetto alla pianificazione urbanistica generale». «In questo contesto di totale assenza di pianificazione paesaggistica – continuano Boschin e Pizzutti - , l'uso protratto, in passato, della mancata revisione delle autorizzazioni paesaggistiche da parte della Soprintendenza, ha messo in atto una tendenza al declino della qualità dei progetti. Ora che, in seguito all'arrivo della Soprintendente Picchione, il controllo viene ripristinato, è ovvio che le categorie interessate manifestino il disagio per aver perso il paese del bengodi».
 

SEGNALAZIONI - Edilizia - I “funghi” del Cedas

Non molto tempo fa vi avevo scritto in merito alle nuovissime costruzioni che stanno sorgendo come funghi nei pressi della salita Cedas a mare in quel di Barcola, chiedendo, mi pare a questo punto al vento, chi avesse permesso la costruzione di diversi “residence” che offendono il territorio e la natura. Di risposte dai vari governi comunali che si sono succeduti nemmeno l’ombra. Era logico! Omertà più che assoluta! Probabilmente nessuno trova il tempo di leggere le segnalazioni, in questo periodo hanno altro da fare, i loro interessi sono altrove, e la “licenza” di rovinare l’ambiente è ormai cosa superata. Non voglio ergermi a paladino o a un “Bravehart” di cinematografico ricordo in difesa della natura, non ne sono all’altezza e non ho alcun seguito, ma le mie convinzioni, credo, le posso esternare senza timore di essere smentito. Dicono che bisogna guardare sempre avanti, però in questo specifico caso bisogna fare l’opposto. Ho scoperto, devo dire senza molta difficoltà, che tutte queste costruzioni sono state autorizzate sia dalla giunta Illy che da quella Dipiazza. Quindi, posso dedurre che le decisioni “contro natura” sono state bipartisan; su queste cose non esiste alcuna belligeranza. Inoltre sono venuto a conoscenza che, oltre alla politica che fa le delibere, bisogna procurarsi il benestare fella Sovrintendenza, che in questo frangente mi pare sia stata del tutto assente, oppure totalmente cieca al negativo impatto che queste case avrebbero e stanno avendo su un territorio così naturale e bello. Questo il passato e il presente, e il futuro prossimo cosa riserva alla salita Cedas a mare? Parlo già di fine anno o forse qualche mese prima. Dovranno essere abbattuti ancora centinaia di alberi e verranno costruite 5 o 6 complessi residenziali, si vedrà altro ferro (gru) e poi altro cemento in mezzo al verde rimasto, un ulteriore spettacolo a dir poco indecente ed offensivo alla natura. Tutti gli appartamenti di gran interesse vengono fatti per la gioia dei pochi che hanno disponibilità finanziaria o per incentivare l’industria edilizia che sta incontrando una crisi mai provata in passato? Se volessi ancora una risposta precisa e sincera, a questa mia domanda, da coloro che hanno avallato i permessi di costruzione, rimarrei molto deluso, ne sono certo. Manifestazioni più o meno bellicose non si fanno per queste “case e cose”, non siamo in presenza della Tav che può favorire o sfavorire, a seconda dei punti di vista, una miriade di persone; qui, quelli che godranno di queste piacevoli abitazioni non saranno molti, ma l’impatto negativo sull’ambiente sarà sempre innegabilmente enorme.

Pino Podgornik

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 1 febbraio 2013

 

Ferriera e Comune di Trieste (passando per l’ing. Rosato)  (Lucia Sirocco - presidente Legambiente Trieste)
Di quale consulente ha bisogno il Comune di Trieste per affrontare sul serio il problema della Ferriera di Servola?

Un problema, è bene ricordare, in primo luogo ambientale e sanitario.
 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 1 febbraio 2013

 

 

SOPRINTENDENZA, APPELLO URGENTE DI WWF E ITALIA NOSTRA A ORNAGHI: “IN FVG LA TUTELA PAESAGGISTICA E' INESISTENTE: DELETERIO DELEGARLA ALLA REGIONE”
Le associazioni contro la campagna denigratoria dei costruttori: “La Soprintendente non sta facendo altro che applicare la progettazione paesaggistica negli ambiti dove è prevista per legge, cosa che in Friuli Venezia Giulia non è quasi mai stata fatta”.
Una lettera urgente al Ministro ai beni culturali Lorenzo Ornaghi per scongiurare il passaggio delle competenze della Soprintendenza alla Regione Friuli Venezia Giulia e contro il fuoco incrociato e bipartisan contro la Soprintendente Maria Giulia Picchione che nelle ultime settimane si è fatto sempre più intenso e sconcertante: a spedirla, per la seconda volta in quattro mesi, sono stati questa mattina i presidenti delle sezioni regionali di Italia Nostra e WWF, Luciana Boschin e Roberto Pizzutti.
“Ci sentiamo costretti a ricordarLe – scrivono i due presidenti al ministro Ornaghi - che in più di trent’anni in Friuli Venezia Giulia non si è mai fatta una corretta pianificazione/progettazione paesaggistica, a partire dalle clamorose inadempienze un’amministrazione regionale che non solo non si è dotata di piano paesistico (di cui alla legge Galasso del 1985), ma non ha più, praticamente, un piano urbanistico regionale (dopo quello del 1978) e ha deliberato un incredibile rovesciamento della gerarchia di pianificazione, sovraordinando, con la legge regionale 16/2008, il piano delle opere di viabilità rispetto alla pianificazione urbanistica generale”.
“In questo contesto di totale assenza di pianificazione paesaggistica – continuano Boschin e Pizzutti - , l'uso protratto, in passato, della mancata revisione delle autorizzazioni paesaggistiche da parte della Soprintendenza, ha messo in atto una tendenza al declino della qualità dei progetti. Ora che, in seguito all'arrivo della Soprintendente Picchione, il controllo viene ripristinato, è ovvio che le categorie interessate manifestino il disagio per aver perso il paese del bengodi e che la classe politica di tutti gli schieramenti, in piena campagna elettorale, se ne faccia portavoce e amplificatore”.
“In questa situazione – concludono i due presidenti - reputiamo perciò quanto mai inopportuno il passaggio delle competenze dalle Soprintendenze alla Regione; si manifesta invece le necessità di coprire gli incarichi vacanti e di una permanenza più lunga dei Soprintendenti in regione, anche quando si impegnano con rigore come la Soprintendente Picchione”.
Infine, una proposta operativa per migliorare la funzionalità della Soprintendenza, già formulata dalle associazioni in altre occasioni: favorire forme di collaborazione ammissibili tra Ministero e Regione, ad esempio con il comando di personale da Regione a Soprintendenza, alle dipendenze funzionali del Soprintendente competente.

WWF-FVG - Italia Nostra

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 1 febbraio 2013

 

 

«Su Rosato non cambio idea» - Il sindaco Cosolini difende fino in fondo la sua scelta. «Il rimpasto? Prima delle regionali»
 Il cortocircuito politico innescato dalla consulenza all’ex direttore della Ferriera Francesco Rosato con Sel che puntava i piedi minacciando di uscire dalla maggioranza, un rimpasto in giunta che si annuncia sofferto, la satira sul ponte nano mai digerita: un minestrone di problemi che rischia di avvelenare la vita alla giunta Cosolini. Sindaco, per rompere il ghiaccio dica innanzitutto una cosa di sinistra. La prima che le viene in mente, così rassicura i suoi compagni di cordata... Una cosa di sinistra? Al di là della divergenza di opinioni su questo specifico caso, considero l’emergenza lavoro una priorità assoluta. Bene, allora procediamo. C come consulenza. Era proprio necessario affidarla a Francesco Rosato? Non si immaginava di poter creare tutta questa tempesta? Era necessaria. Avevamo bisogno di una persona con competenze tecnico-industriali per essere parte attiva nel processo di riconversione della Ferriera. L’amministrazione non aveva risorse umane di questo tipo, altri enti non si sono mossi e allora abbiamo deciso di fare noi... Proprio sicuro di aver fatto la cosa giusta? L’assessore all’ambiente Laureni non avrà certo fatto salti di gioia.... Con Laureni mi sono chiarito, ho dovuto farlo per salvaguardare un clima di squadra che si basa sulla solidità del rapporto umano. Il Comune non chiede a Rosato di essere il garante del processo ambientale ma di diventare un supporto nella fase di riconversione contando sul fatto che conosce bene il sito e sulle relazioni che ha costruito in questi anni. D’accordo, ma visto che la Ferriera è stata spesso sotto tiro per i danni ambientali che crea, non si sarebbe comunque facilitato la vita prendendo un esperto da qualche altra parte? Era la strada più semplice. Rosato, però, non ha mica il mandato di allungare la vita alla Ferriera. Ha il compito, ripeto, di collaborare per trovare delle possibilità e dei progetti che ci consentano di avviare la riconversione. Non è magari un nome che le è stato suggerito? È una scelta esclusivamente mia, me ne assumo tutte le responsabilità. E poi ci conosciamo da troppi anni, dal 2004. Una scelta pericolosa che può portare a una rottura. Nella riunione di maggioranza di mercoledì, tuttavia, sarebbe stato più conveniente ritirare il contratto di consulenza, appallottolarlo e buttarlo nel cestino da una certa distanza come si faceva a scuola nei momenti di noia... Premesso che da ex cestista i cestini a scuola li centravo quasi sempre, penso che bisogna andare avanti così. Rosato ci serve, ci sono prossimamente dei passaggi decisivi come il tavolo tecnico strappato a Roma per Trieste. Questioni in piedi troppo importanti per cambiare adesso. Detto questo, comprendo le ragioni di chi all’interno della maggioranza la pensa diversamente. Legittimo. A Sossi, per esempio, mi lega un rapporto di amicizia e di stima. C come Crisi. Metta che Sel alla fine decida di uscire da questa compagine: avrebbe i numeri per continuare ma sarebbe una maggioranza un po’ zoppa.... Certo, ma non accadrà. Al di là dei numeri, c’è bisogno di una maggioranza che abbia un patto vero e solido. R come rimpasto. Lo aveva annunciato per la fine di questo mese. Trieste non merita di restare un anno intero senza un assessore alla cultura a tempo pieno.... Lo faremo molto presto. Diciamo che l’attuale assessore alla cultura (la delega ce l’ha Cosolini ndr.) non vedrà la primavera. Lo faremo prima delle elezioni regionali. A chi mi subentrerà voglio fornire un quadro di bilancio certo su cui operare. Allora quando? Presto, forse anche prima delle politiche. Per la cultura si fa il nome dell’assessore Omero, forse finora schierato fuori ruolo. Fuori ruolo? Nooo. Sta lavorando bene tenuto conto che è impegnato su un campo difficile. Un compito a volte ingrato come l’aveva l’assessore Sonego con Illy. Come dire niente cultura a Omero, a chi tocca allora? Un’idea c’è, niente nomi per ora. A proposito di cultura, che fine ha fatto il consulente Miracco? Lavora, lavora. Su alcuni appuntamenti per il 2013-14, con tutte le difficoltà derivanti dai tagli. Su quali progetti? Mah, adesso dovrei appena vedere in ufficio, non saprei di preciso... Torniamo al rimpasto, qualche assessore non sarà più in giunta a Pasqua? Ma io sono soddisfatto di questa giunta. Se prendevo persone più esperte si sarebbe detto che era ora di finirla con i vecchi marpioni; io ho puntato sul rinnovamento. Logicamente ci sono più difficoltà di percorso ma non è una giunta debole. L’avvocato Consoli, dicono da più parti, starebbe per lasciare: sarebbe stanco e stufo di lottare con un bilancio che si restringe di giorno in giorno... Consoli sta facendo uno sforzo straordinario per conciliare la sua attività di avvocato a quella di assessore. Un lavoro eccellente sotto il profilo qualitativo. Non ha risposto. Per ora è con noi. P come....Vediamo se indovina. Porto?. Sbagliato, come ponte. Non querelerete mica il mago Casanova per il suo sketch sul ponte corto? Vedrete, faremo una bella festa per l’inaugurazione cercando di non cadere in acqua... Al di là di qualche esagerazione, in effetti è l’ora di cogliere l’aspetto scherzoso della questione. Alcune gags sono esilaranti. Tutti liberi allora, si può ridere sulle disgrazie del ponte corto... Ma non è corto.... Potevamo forse gestirla meglio a livello comunicativo, bisogna però rispettare il lavoro di assessori e dirigenti. Ma la satira ci sta se non è volgare. Ancora P, come.... Porto? Ancora acqua, Picchione, ormai un must... È vero che la butterebbe giù dal suddetto ponte metaforicamente parlando? La Soprintendente sta bloccando mezza città... Non butterei mai nessuno dal ponte. Vorrei invece confrontarmi con lei per trovare un punto di incontro. Sono preoccupato perché se si fermano le opere si frena anche l’economia e non abbiamo quindi le risorse per conservare la bellezza. F come....Finley. Tutti quei soldi buttati per un gruppo di ragazzetti in tempi di spending review. Mike Sponza sostiene che a Trieste c’erano fior di musicisti pronti a suonare gratis o quasi. I musicisti triestini hanno suonato quest’estate e non gratis. Giustamente sono dei professionisti e si fanno pagare. I Finley? Mi hanno riferito che la piazza non era deserta... Anzi. E poi il cachet incide al massimo sul 20% della spesa. C come concessione. Quante probabilità ci sono che ad aprile i concessionari di Porto Vecchio battano in ritirata? Mi auguro nessuna. Stando al gioco dei numeri penso che ci sia il 65% delle probabilità che il progetto vada in porto e il 35% che se ne vadano. Ma bisogna andare avanti a tutti i costi. Per il bene della città.
Maurizio Cattaruzza

 

Sel e Idv nei ranghi: «Ma che sia l’ultima» Rifondazione riflette
Il segretario dei vendoliani Vallon: «Ora un cambio di passo» Furlanic: «Conseguenze in Consiglio? No, in sede elettorale»
Contrordine compagni. Non è tempo di crisi. Dopo la grazia ricevuta in Consiglio comunale nella notte tra lunedì e martedì, col risicatissimo 19-17 in suo favore agevolato da due astensioni (dell’Idv) e tre assenze (una di sinistra e due di centrodestra), Roberto Cosolini ritrova i numeri che gli consentono di continuare a governare la città con una maggioranza politica degna. Il primo cittadino, insomma, non rischia per ora l’onta della sfiducia, con tutte le conseguenze immaginabili. A patto che non si ripresenti più un altro caso Rosato, mettono le mani avanti gli ingro-vendoliani. I numeri della fiducia, d’altronde, glieli rendono proprio loro. Gli stessi che avevano minacciato di toglierglieli, e che in un caso (i tre voti contro di Sel nella lunga notte di lunedì scorso) glieli avevano tolti per davvero. In quella circostanza, tanto per cominciare, l’Idv si era astenuta. Ora rientra nei ranghi, come conferma il capogruppo Paolo Bassi: «Non apriremo una crisi per una nomina che pur continuiamo a ritenere inopportuna. Ci auguriamo, per il bene dei lavoratori, che alla fine il sindaco abbia ragione. Non vogliamo che sia la fine di una maggioranza bensì l’inizio di un confronto più aperto all’interno della stessa quando si tratta di individuare figure terze». Ma Cosolini, soprattutto, recupera Sel. Che in cambio, da lui, reclama più sinistra. E, come si fa coi bambini, gli ricorda che questa è l’ultima che gli fa passare. «Non faremo - sentenzia il segretario dei vendoliani Fulvio Vallon - la crisi sul caso Rosato. Prendiamo atto che il sindaco non fa passi indietro. Noi neanche, la nostra criticità verso il consulente, e non verso la consulenza in sé, permane. Che questa però divenga l’occasione per un ragionamento sul grado di radicalità e cambiamento che questa maggioranza politica è in grado di esprimere. Non ci sembra che la nomina di Rosato esprima grande novità. Deve esserci la volontà di trovare un differente approccio nelle decisioni. Non stiamo lì seduti dalla parte del sindaco, a prescindere». Morale: ad oggi la maggioranza esiste, e resiste. Gli unici due voti che non sono formalmente ripresi, e che restano sospesi, ma che a questo punto non sono più decisivi, sono quelli di Rifondazione, da dove invece insistono: «Il sindaco è convinto di giocare questa carta?», si chiede in effetti il segretario Antonio Saulle parlando di Rosato. La risposta è che se la giochi da solo?. «Eh sì», risponde lo stesso Saulle, che poi spiega: «Di persone giuste al momento giusto ne ricordiamo eccome, e penso a Gambardella, per esempio». Quanto alla permanenza nella maggioranza dei due consiglieri eletti nel cartello della Federazione della sinistra, per il segretario di Rifondazione «la questione resta aperta, non è stata ancora affrontata fra di noi». Ma a sinistra del Pd sapevano o no che Rosato sarebbe diventato consulente? «Ne parlò il sindaco in una riunione di maggioranza - ricorda sempre da Rifondazione Iztok Furlanic, presidente del Consiglio comunale - ma evidentemente pochi compresero, perché pochi evidentemente sapevano che Rosato era sotto inchiesta, o che era parente di un esponente del Pd. Comunque - sibila in fondo Furlanic - più che in Consiglio comunale, le conseguenze si potranno far sentire in sede elettorale». @PierRaub
Piero Rauber

 

 

Guerra di campanile tra Udine e Trieste sui fondi ai bus - LA POLEMICA
TRIESTE Nel giorno delle celebrazioni esplode la “guerra” di campanile tra Trieste e Udine sui fondi al trasporto pubblico assegnati dalla Regione. Settore in cui l'ente esercita la propria autonomia statutaria. Alle polemiche sollevate dal presidente della Provincia friulana Pietro Fontanini, che invitava i sindacati «a scendere in campo per rivendicare trattamenti equi» perché il capoluogo giuliano «è favorito», risponde il consigliere regionale del Pdl, il triestino Piero Tononi. «Sorprende, ma fino ad un certo punto, che il presidente della Provincia di Udine attacchi ancora una volta Trieste – sottolinea – in questo caso invitando i sindacati a scendere in piazza per rivendicare maggiori risorse sul trasporto locale friulano rispetto a quello triestino». Fontanini aveva elencato una serie di numeri per avvalorare le proprie affermazioni: nella provincia friulana il chilometraggio del trasporto pubblico raggiunge i 16,2 milioni, mentre nel territorio giuliano, che ha una superficie minore, è di 19,5 milioni. «Com’è stata pensata questa suddivisione?», chiede il leghista. In questo quadro i fondi assegnati a Trieste ammontano a 47 milioni, contro i 39 di Udine, pari a 200 euro per abitante nel capoluogo giuliano e 73 in quello friulano; a 224.411 euro per chilometro quadrato a Trieste e 8.061 di Udine. Ma Fontanini ignorerebbe, a detta dell’esponente del Pdl, alcuni fattori che distinguono le due aree della regione: la particolare morfologia del territorio e il tasso di anziani nella popolazione, «fattori che contraddistinguono la città di Trieste rispetto al Friuli e che da sempre sono incidenti nella distribuzione dei fondi in tema di servizio pubblico». «Fa specie – continua Tononi – che a ridosso delle elezioni il presidente si svegli e riscopra un animo movimentista contro una regione amministrata anche dal partito a cui lui stesso appartiene».

(g.s.)
 

 

Il ritorno della foca monaca - L’animale protetto, dopo le molestie dei turisti, riappare a Capo Promontore: è una femmina adulta
CHERSO Tranquilli. La foca monaca avvistata negli ultimi anni sulla costa nordoccidentale dell’isola di Cherso e nella grotta Mala Kolombarica a Capo Promontore, a sud di Pola, è viva e vegeta. La conferma, assai gradita, giunge dai responsabili dell’associazione croata denominata “Foca monaca mediterranea” che sta seguendo con bravura e passione l’esemplare altoadriatico: la conferma “vivente” che il mammifero ad alto rischio d’estinzione è ancora presente nelle acque dell’ Adriatico. Dal 25 al 28 gennaio scorsi, la foca monaca è stata monitorata a Capo Promontore, in collaborazione con i colleghi del gruppo “Foca monaca” di Roma, guidati da Emanuele Coppola. Nella grotta è stata posizionata una videocamera che ha dato ottimi risultati con l’animale ripreso nelle sue faccende quotidiane. «Il filmato è davvero stupendo e molto nitido – ha spiegato la biologa Jasna Antolovic, presidente di “Foca monaca mediterranea” – e ci consente di avere un gran numero di dati sul mammifero. Abbiamo constatato che è un esemplare di femmina adulta e che, in base ai segni sulla schiena, è anche stata sessualmente attiva. Dopo che è uscita dalla grotta, abbiamo raccolto le sue feci che studieremo in un laboratorio microbiologico mentre l’esame del Dna sarà effettuato negli Stati Uniti». A febbraio il gruppo di studio guidato da Antolovic lavorerà nell’isola di Cherso: si tratta di un progetto che avrà lunga durata perché prenderà visione di un ampio tratto costiero dove più volte è stata avvistata la foca monaca, specie nell’area che va da Lubenizze a San Biagio. «Abbiamo le prove scientifiche – ha concluso la biologa – che il mammifero non è qui per caso. Ha scelto questa porzione dell’Adriatico settentrionale come sua dimora. Ciò depone a favore delle acque quarnerine e istriane e delle loro risorse, il che andrebbe valorizzato anche dal punto di vista turistico». Sin d’ora, comunque la biologa Antolovic, assieme ai colleghi italiani e croati, ha stilato una lista delle cosiddette tane attive della foca in cui sono stati rinvenuti peli, feci, unghie e altro materiale biologico dell’animale. Per queste cavità sarà chiesto alle autorità di adottare misure di tutela affinché la foca non sia molestata (o peggio) da diportisti, villeggianti oppure occasionali passanti. Non sarebbe la prima volta: lo scorso luglio, mentre l’esemplare si riposava tranquillamente su una spiaggia isolata, quattro turisti hanno deciso di “circondarla” e di osservarla da vicino, troppo vicino. C’era persino qualcuno in acqua, munito di maschera e boccaglio per poterla guardare, quando sarebbe fuggita. Non paghi, i quattro hanno preso a parlare ad alta voce, a spruzzarla con acqua di mare, a infastidirla. La foca monaca non ha gradito, nemmeno un po’, abbandonando la spiaggia e cercando un altro rifugio. La legge croata, in verità, è severa. E prevede multe fino a 80 mila kune, pari 10.654 euro, per chi molesta un animale tutelato.
Andrea Marsanich

 

 

IL PROGETTO “Urbi et horti” - Le prospettive

Oggi alle 17.30 nella sala del Consiglio comunale si terrà la presentazione di “Urbi et horti, città e orti”, i risultati del progetto e le azioni future, da parte del Comune e delle varie associazioni coinvolte. Sono invitati a partecipare quelli che hanno già partecipato al progetto di coltivazione di un appezzamento di un’area, quanti desiderano farlo, quanti hanno terreni abbandonati o sottoutilizzati che desiderano condividere.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 31 gennaio 2013

 

 

Rigassificatore, summit sul supplemento di Via
All’Autorità portuale cinque ore di riunione con i funzionari del Ministero dell’Ambiente
Un incontro segreto di cinque ore sul rigassificatore alla Torre del Lloyd, sede dell’Autorità portuale, con Mariano Grillo direttore generale per le valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente. Si è svolto ieri tra mezzogiorno e un quarto e le cinque e un quarto del pomeriggio e vi hanno preso parte anche alcuni funzionari della Commissione che sta svolgendo il supplemento d’istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via) e che per confermare il giudizio positivo dato nel 2009 oppure per trasformarlo in negativo hanno tempo 45 giorni che scadranno prima di metà febbraio. Al centro della discussione la delibera sul supplemento di Via già predisposta dalla giunta regionale e che prima di sollevare una serie di perplessità sulla possibile coesistenza tra nuove infrastrutture portuali e l’impianto di Gas Natural a Zaule, sostanzialmente afferma che non sono stati portati dati oggettivi a sostegno di una presunta crescita di traffico al terminal Siot per cui su questo punto sarebbero da ritenersi sostanzialmente valide le valutazioni fatte dalla Regione relativamente alla Via che nel 2009 si era conclusa in modo positivo riguardo al rigassificatore nel sito di Zaule. «Su questo punto però - fa rilevare l’assessore provinciale Vittorio Zollia, presente all’incontro assieme ai rappresentanti delle altre amministrazioni interessate dal progetto - ho evidenziato come le 500 petroliere del 2013 non siano una stima ipotetica, come afferma la Regione, ma siano traffico già realmente acquisito. Di conseguenza ho invitato i tecnici della Regione presenti a modificare la delibera.» In questo senso l’Autorità portuale si è impegnata a fornire all’amministrazione regionale ulteriori dati concreti sulla crescita dei traffici per implementare lo studio che pure era stato elemento determinante per la riapertura del procedimento di Via. Intanto però il tempo lavora a favore del fronte contrario al rigassificatore. È chiaro ormai che, anche se la procedura di Via dovesse risolversi entro metà febbraio con un parere nuovamente positivo, il Ministero dello sviluppo economico che è quello che deve emettere l’Autorizzazione unica a favore di Gas natural, non potrà farlo prima delle elezioni e presumibilmente dunque non sarà Corrado Passera il ministro che deciderà. Ancora, c’è pure da acquisire preventivamente la Valutazione d’impatto ambientale sul metanodotto Trieste - Grado - Villesse che dovrebbe collegare l’impianto alla rete generale e il cui iter non è ancora concluso e sarà infine necessario arrivare all’intesa con la Regione che a propria volta potrebbe anche non essere più guidata da Renzo Tondo. Ieri intanto lo stesso Zollia e gli assessori dei Comuni di Trieste e Muggia, Umberto Laureni e Fabio Longo, sono tornati a evidenziare la propria contrarietà al progetto. Del resto è la stessa Regione a specificare nella delibera che «qualora si verificasse l’aumento di petroliere previsto e dichiarato dall’Autorità portuale nel 2013 (più di 500) costituirebbe un dato rilevante nella valutazione di sostenibilità di coesistenza tra rigassificatore e previsioni di sviluppo del porto.»
Silvio Maranzana

 

«Basta coi tentennamenti dell’amministrazione Tondo» - INSORGONO I SINDACI COSOLINI E NESLADEK
La Regione, che riguardo al rigassificatore di Zaule doveva raccogliere i vari pareri sul territorio prima di esprimere la propria posizione al Ministero dell’Ambiente che ha in corso il supplemento di istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale è finita nuovamente nel mirino delle critiche da parte delle amministrazioni locali. Vittorio Zollia, assessore provinciale all’Ambiente, ha espresso apertamente le proprie critiche nel summit di ieri all’Autorità portuale, e ha detto di aver percepito da parte dei tecnici della Regione presenti, Raffaela Pengue e Giovanni Petris, la disponibilità a sottoporre ai referenti politici l’ipotesi di modificare la delibera. Ma sul documento della giunta Tondo è negativo il commento del sindaco di Trieste Roberto Cosolini: «Una delibera in linea con quella che è sempre stata la posizione ondivaga sul rigassificatore tenuta dal presidente Tondo secondo il quale dapprima l’impianto bisognava farlo a tutti i costi, poi ci ha messo una pietra tombale sopra, quindi vi ha tirato una riga sotto, ancora dopo ha detto di non essersi mai pronunciato non avendo mai fatto una delibera, e così avanti. Senza considerare che aveva promesso una giornata di consultazione con le amministrazioni e le associazioni locali e non ha rispettato l’impegno. Al contrario la giornata odierna ha riservato una grande novità sul rigassificatore - sottolinea Cosolini - ed è il pronunciamento di Pierluigi Bersani contro quell’impianto in quella posizione. Non mi dispiacerebbe se diventasse premier.» Sulla stessa linea il sindaco di Muggia Nerio Nesladek: «Fino a 6 mesi fa la Regione era ciecamente favorevole all’impianto, poi ha incominciato a dire tutto e il contrario di tutto. Ora contesta le previsioni di crescita del traffico marittimo che vengono fatte dall’organismo preposto, ciò l’Autorità portuale e non si capisce su quali basi lo faccia visto che alla base di tutto c’è uno studio fatto da tecnici. Da parte nostra non possiamo che ribadire i numerosi motivi di contrarietà.» «Il presidente Tondo e la sua giunta - afferma invece il consigliere regionale del Pd Sergio Lupieri - rimandano sostanzialmente il pallino al ministero dimostrando una volta di più tutti i loro limiti e le contraddizioni che li hanno sempre accompagnati. Tondo dovrebbe mandare a Roma un no deciso - conclude Lupieri - invece questo suo atteggiamento ambiguo denota la scarsa attenzione che ha per Trieste e per il suo territorio.» E intanto ogni giovedì, a partire da oggi, si terrà dalle 18 alle 20 in via XXX Ottobre 8/a il “Rigassificatore day” «quale momento d’incontro e di confronto di idee per la progettazione di nuove iniziative contro la costruzione del rigassificatore. L’iniziativa è aperta alle associazioni e ai cittadini che potranno anche firmare l’apposita petizione popolare contro il rigassificatore.

(s.m.)
 

 

Caso Rosato, Sel resta in bilico Nessuno fa un passo indietro - COMUNE » VERTICE SENZA SBOCCHI
Vivace confronto all’interno della maggioranza. Il sindaco non ritira la consulenza e i vendoliani si appellano alla base.

Cosolini: «Una messa a punto». Sossi: «La situazione è ancora complicata»
C’è un nodo politico che rimane ancora irrisolto. E ha il nome di Sel. Sinistra ecologia e libertà, forza di maggioranza nel centrosinistra che in Comune sostiene il sindaco Roberto Cosolini. La riunione di coalizione, convocata ieri per un chiarimento sul “caso Rosato”, si è chiusa con un Marino Sossi, capogruppo dei vendoliani nell’assemblea municipale, tutt’altro che soddisfatto. Tanto da affermare, dopo quasi un’ora e mezza di confronto a palazzo Cheba: «Venerdì (domani, ndr) è in programma un’assemblea pubblica per iscritti e simpatizzanti di Sel nella nostra sede in via Martiri della Libertà. Lì ci confronteremo e decideremo come andare avanti in una situazione che resta complicata». Il bivio: «Decideremo se uscire dalla maggioranza o restarci - aggiunge Sossi -. Ma o cambia l’impostazione dei rapporti in maniera netta oppure, che noi si sia fuori o dentro, continueremo a non stare zitti». Il tema del faccia a faccia, come noto, era l’affidamento da parte del Comune all’ex direttore della Ferriera, Francesco Rosato, dell’incarico di assistenza tecnica per la valutazione degli aspetti economico-ambientali relativi alla riconversione industriale dell’area dello stabilimento di Servola. Consulenza su cui il centrosinistra ha mostrato una diversità di vedute sfociata nel voto di lunedì notte in Consiglio comunale, con Sel a esprimersi assieme all’opposizione contro la scelta dell’amministrazione, l’Idv ad astenersi e la Federazione della Sinistra - con Iztok Furlani› - fedele alla maggioranza per “questioni di metodo” in attesa del vertice di ieri. La riunione tanto attesa ha confermato in primis un dato: le perplessità - legate principalmente al coinvolgimento di Rosato nell’inchiesta giudiziaria sulle discariche abusive proprio nell’area della Ferriera di Servola - sono rimaste tali in chi già le aveva esternate, mentre la convinzione di chi si era sempre speso a favore della decisione del Comune non è stata scalfita. Nessuna retromarcia. Presenti al vertice, oltre al citato Sossi per Sel, il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore allo Sviluppo economico Fabio Omero, per il Pd Giovanni Maria Coloni e Pietro Faraguna, per l’Idv Paolo Bassi, la Federazione della Sinistra con il segretario provinciale di Rifondazione comunista Antonio Saulle, l’omologa per i Comunisti italiani Bruna Zorzini Spetic e il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlani›, per Trieste cambia Roberto Decarli e il presidente della “civica” Fabio Samec e infine Patrick Karlsen dei Cittadini. Un impegno è stato comunque definito all’unanimità. La coalizione si confronterà più spesso. «Abbiamo condiviso - fa il punto il sindaco - che va migliorato il metodo con discussioni più tempestive e complete, e maggiore continuità. Quanto alla gestione dei lavori in aula, le questioni vanno verificate prima». In modo da evitare fratture come quella di lunedì notte. «Abbiamo fatto una messa a punto», rileva ancora Cosolini. L’operazione di rinsaldamento politico del dialogo fra le parti muove già verso un appuntamento calendarizzato: «Ci rivedremo - aggiunge il primo cittadino - nel pomeriggio dell’11 febbraio per definire le priorità del 2013. In ogni caso, facciamo tesoro di quest’esperienza». Per il sindaco, insomma, il «momento di crisi» (nella sua stessa definizione) è archiviato. Ma la bufera sarà davvero passata completamente? A sentire Sossi, non del tutto: «Da parte nostra è giunta la richiesta di un altro approfondimento politico, per capire come si va avanti sui temi dell’economia cittadina e sull’occupazione. La consulenza - ritorna al tema di scontro politico il capogruppo di Sel - ha creato più problemi di quanti già ne avevamo. Credo sia stato un errore. Su alcune cose non esistono patti: la sinistra va ricostruita su alcune impostazioni di fondo». E in ultimo: «Resta alta in ogni caso l’attenzione. Rosato - conclude Sossi - dovrà produrre un piano nel rispetto della salvaguardia dell’occupazione e di attività più compatibili con l’ambiente».
Matteo Unterweger

 

Furlanic (Fds): «Sulla Ferriera sta lavorando solo il Municipio» - IL POST-RIUNIONE
«Un confronto costruttivo». Così Giovanni Maria Coloni, capogruppo del Pd, definisce il vertice di maggioranza di ieri a lavori conclusi. Parole e tono di voce sono molto diversi da quelli che connotano le dichiarazioni di Marino Sossi (Sel). «Abbiamo anche registrato che le diverse valutazioni sulla questione sono rimaste tali - prosegue Coloni -. E si è comunque convenuto di cogliere l’occasione per verificare le modalità per stare in maggioranza». Garantita, in sintesi, una maggiore continuità di confronto. Non a caso, il centrosinistra si rivedrà per una nuova verifica proprio sul tema Ferriera-Rosato. E l’11 febbraio, come annunciato dal sindaco, saranno fissate le priorità 2013 della coalizione. Nel post-confronto, il presidente del Consiglio comunale, Iztok Furlani› (Fds) ha voluto mettere in evidenza un aspetto in particolare: «Visto l’immobilismo degli altri, c’era il rischio che a restare con il cerino in mano fosse il Comune, l’unico che sta tentando di fare qualcosa». Stilettata con implicito destinatario la Regione. E pure Roberto Decarli (Trieste cambia) sottolinea l’opera dell’amministrazione Cosolini: «Si sta affrontando il problema della Ferriera in maniera approfondita e determinata, con super-attenzione. E continueremo a incontrarci come maggioranza per tenerlo in evidenza». Rischio-crisi passato, dunque, per il centrosinistra in Comune? Secondo Patrick Karlsen (Cittadini) sì: «La riunione è stata positiva perché l’allarme (sul problema politico, ndr) è rientrato. E la situazione sarà gestibile attraverso una serie di passaggi. Sel? Non sta a me giudicare - riflette concludendo Karlsen - ma mi pare che il sindaco abbia rassicurato tutti in merito al modo in cui affrontare le cose».

(m.u.)
 

Principio di incendio Allarme in Ferriera - SUBITO DOMATO
Allarme per un principio di incendio all’altoforno della Ferriera di Servola ieri mattina. L'allarme è scattato poco prima delle 8, quando il centralino dei vigili del fuoco di vial d’Alviano ha ricevuto una chiamata perché nell'impianto di Servola si stava sviluppando un incendio. Le squadre sono partite subito, ma quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto le fiamme erano state già spente dal personale della Ferriera. Pochissimi i danni, tanto che - a quanto pare - non è stato neppure necessario mettere in sicurezza gli impianti. Ancora in corso di accertamento le cause che hanno scatenato l'allarme e il principio d’incendio.
 

 

Sin, via alle bonifiche Interessa 12 aziende e il centro all’ingrosso
Avviate le analisi di rischio, su un’area di 318mila metri Gara vinta da imprese di Marghera e Brescia
In questo mare generalizzato di guai forse un antico problema triestino si sta parzialmente risolvendo: ampi terreni “off limits” causa inquinamento e delimitazione nel perimetro del Sin, Sito inquinato nazionale, a distanza di oltre 10 anni potranno a breve tornare disponibili. L’Ezit ha affidato i lavori di seconda verifica e poi di “analisi del rischio” su 318 mila metri quadrati del suo perimetro. A vincere la gara (col 54% di ribasso) è stata l’associazione di imprese tra Selc-Società cooperativa di Marghera e Indam-Laboratori srl di Brescia. Strettissimi i tempi, tra un mese e mezzo dovrebbe essere nota la mappa dell’inquinamento, e anche la sua natura, di conseguenza là dove si trovassero inquinanti inerti e non pericolosi per le attività industriali migliaia di metri quadrati potrebbero tornare in uso. Dei 318 mila metri quadrati di proprietà Ezit 115 mila sono edificabili, destinati ad attività produttive, il resto riguarda strade, raccordi ferroviari, aree verdi, capannoni esistenti. A questa ampia porzione se ne unisce un’altra, di 75 mila metri quadrati, che invece è di proprietà privata. Singoli appezzamenti (dai 934 metri quadrati ai 16 mila) sono stati dall’Ezit venduti tra 2006 e 2011 a 12 aziende che avevano necessità di ampliarsi o spostarsi. «Era l’epoca in cui lo “sblocco” del Sito inquinato ancora non c’era - spiega il direttore di Ezit, Paolo De Alti -, e dunque i terreni furono ancora venduti al prezzo, non di mercato, di 18 euro al metro. Anche gli imprenditori rischiavano: procedure, costi, incertezze sulla durata della bonifica. Nessuno di loro è ancora riuscito a venirne a capo con le proprie forze, e quindi abbiamo sottoscritto una convenzione per cui è Ezit a occuparsi di tutti i procedimenti, i privati poi ci rifonderanno le spese». Nella porzione che appartiene all’Ente zona industriale ci sono anche i 56 mila metri quadrati cosiddetti “ex ortofrutticolo”, quei terreni cioè che l’amministrazione Dipiazza aveva acquistato per trasferire il mercato all’ingrosso e che poi l’amministrazione Cosolini ha provveduto a rivendere. Proprio in quell’area la Camera di commercio ha opzionato 35-40 mila metri per la costruzione di un Centro per l’ingrosso destinato a merci varie. Che ha urgenza di realizzare altrimenti vanno a scadenza i finanziamenti regionali. Le altre porzioni di terreno sono state acquistate da Autodemolizioni Adriano (11.585 metri quadrati), Innocente & Stipanovich (4536), Roberto Knez (5527), Unicar (934), Progetto 3000 (16.167), Trieste auto (4665), Dean auto (2221), Aei (1831), Samauto (2709), Progit (3574), Solagro Noghere (12.146), Italesse (8266), e inoltre Teseco già proprietaria di aree adiacenti ha comprato un corridoio di 6000 metri quadrati come via di accesso all’area Hc (da anni destinata a un centro commerciale). «Contiamo di concludere entro la primavera l’analisi di rischio - afferma De Alti - che ci consentirà finalmente di conoscere l’effettivo inquinamento e renderà possibile la stima di costi e tempi necessari per la bonifica e/o messa in sicurezza, fornendo così a proprietari e auspicabili investitori un quadro preciso di possibilità e sviluppo dell’area». Anche la Camera di commercio saprà allora quanto pagare per i terreni che l’Ezit le cederà. Invece, dopo gli accordi del maggio scorso col ministero dell’Ambiente, firmati a Trieste dallo stesso ministro Clini, nulla si è mosso per tutto il resto della vastissima area del Sin. A occuparsi delle procedure dev’essere sempre l’Ezit, «ma stiamo ancora aspettando dalla Regione, che pure ha i finanziamenti - conclude De Alti - l’atto di “delegazione amministrativa” che ci autorizzi ad agire in sua vece». E tra poco sarà passato un anno.
Gabriella Ziani

 

 

Inchiesta Ue sui rifiuti campani - DENUNCIA DI GREENACTION TRANSNATIONAL
L’inceneritore di Trieste ne aveva smaltito 25mila tonnellate
L’Unione europea, su denuncia presentata da Alpe Adria Green (Slovenia), Greenaction Transnational (Trieste) e il comitato Legamjonici (Taranto-Italia), ha avviato un’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti dell’emergenza della regione Campania e inceneriti anche a Trieste. Ne dà notizia Greenaction transnational rilevando che «nella denuncia congiunta gli ambientalisti sloveni, croati, italiani avevano evidenziato che l’operazione di esportazione dei rifiuti campani è stata eseguita in regime di emergenza straordinaria che permetteva (e continua a consentire) di eludere completamente la legislazione comunitaria». «In questo modo - sostiene Greenaction transnational - l’emergenza campana è stata semplicemente distribuita, esportandola, in altre aree e innescando situazioni critiche a livello transfrontaliero, come nel caso di Trieste dove i rifiuti incontrollati di Napoli e della Campania - spesso frutto della “particolare” gestione nel settore della camorra - sono stati bruciati nel locale inceneritore comunale situato a tre chilometri in linea d’aria dalla Slovenia. Nonostante le proteste dei cittadini e le richieste di chiarimento di Slovenia e Croazia almeno 25mila tonnellate di rifiuti campani si sono così “volatilizzate” e senza che venisse nemmeno data risposta sulla destinazione finale delle ceneri. Il tutto in base ad accordi economici in base ai quali le amministrazioni pubbliche locali hanno il massimo interesse a recepire e smaltire la maggior quantità possibile di “munnezza” campana pagata a tonnellata. Naturalmente a scapito della salute dei propri concittadini».
 

RIFIUTI: DA LUGLIO ARRIVA LA TARES E CI COSTERÀ DI PIÙ - RUBRICA CONSUMATORI di LUISA NEMEZ
L’inizio del pagamento della Tares è fissato a luglio. Non è il caso di sfregarsi le mani pensando di aver risparmiato sei mesi di tassa sui rifiuti perché trattasi nient’altro che di una dilazione di pagamento in quanto la Tares è in vigore a tutti gli effetti dal primo gennaio, per cui l’importo annuale resta invariato e si procederà o con acconti e saldo finale a fine anno oppure con rate raddoppiate. La sofferta gestazione di questa nuova tassa (nuova per il nome), figlia della manovra “salva Italia”, non è che abbia portato consiglio: infatti, come la Tarsu e la Tia, verrà calcolata sull’80% della superficie catastale dell’immobile e non sul numero degli occupanti l’abitazione. Ma anche qui, se il Comune non è ancora in possesso di questo dato e dovrà attendere il trasferimento dei dati catastali, avverrà un successivo conguaglio come ci hanno abituato ormai le bollette energetiche. Non è tutto. La nuova tassa, applicabile e riscossa dai Comuni, che oltre ai rifiuti è finalizzata a finanziare pure i “servizi indivisibili” (cioè manutenzione delle strade e illuminazione pubblica), peserà notevolmente sulle tasche dei cittadini. Leggiamo, da studi compiuti dalla Cgia di Mestre, che la Tares si trascinerà dietro circa due miliardi in più della precedente Tarsu e Tia, il che equivale a un esborso medio per le famiglie pari al 29% circa. Una domanda però ricorre spontanea: finora come erano coperti questi “servizi indivisibili”? Lo slittamento a luglio della prima rata della Tares ha ottenuto il “plauso vigile” di tutti i settori del Parlamento. Più che di “plauso vigile” sarebbe meglio parlare di “plauso prudente”: con le elezioni alle porte nessuno ha voglia di assumersi il peso di nuovi gravami fiscali che hanno inciso pesantemente sulla nostra economia, per cui la prudenza ha suggerito di mettere mano a questa tormentata vicenda con l’intento di correggere e modificare la Tares allo scopo di alleggerire il cittadino che, ora, come, ora, è il più tassato e tartassato dell’Unione europea. Anche perché, com’è formulato il decreto, si corre il serio rischio di sollevare contenziosi su una tassa, che in realtà è una tariffa, associata a un’imposta sui servizi comunali. Caro rifiuti: quanto ci costi. C’è chi paga e chi ci guadagna.
 

 

«Eurosocietà per la Trieste-Capodistria»
Moretti lancia la proposta per sbloccare le resistenze. E sollecita la liberalizzazione ferroviaria nei terminal marittimi
TRIESTE Primo punto: liberalizzare la manovra ferroviaria nei porti europei e, in particolare, italiani, perchè costa troppo e perchè è vittima di troppi condizionamenti “corporativi”. Secondo punto: la tratta ferroviaria Trieste-Capodistria non è importante solo per l’area territoriale alto-adriatica, ma per tutto il Paese, perchè non pensare a una società di diritto europeo per gestirla? Terzo punto: è ben vero lo squilibrio modale nel trasporto merci nazionale, ma le Fs hanno risanato il comparto e stanno recuperando quote di traffico. Ieri a Trieste, in occasione di un euroconvegno del gruppo socialista- democratico a Strasburgo, Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie, non ha smentito la sua radicata fama di interlocutore poco incline al minuetto diplomatico, sollecitato dalle domande di Paolo Possamai, direttore del “Piccolo”. E così Moretti ha subito polemizzato con i facili liberalizzatori, che però non liberalizzano le reti terminali ferroviarie negli scali marittimi. «Operare nel raggio di pochi chilometri a Trieste - ha ricordato - costa quanto arrivare al Brennero. Bisogna che le Autorità portuali si concentrino sull’attività di regolazione e lascino perdere le gestioni». E, viaggiando tra banchine e binari, Moretti ha insistito, come si diceva, sulla rilevanza della Trieste-Capodistria, per la quale ha proposto, con una provocazione che è piaciuta al giurisperito Maurizio Maresca, la costituzione di una società di diritto europeo, per dribblare barriere e ostacoli opposti da appartenenze nazionali. Un’operazione del genere - gli ha fatto sponda Maresca - ha un precedente nell’aeroporto di Basilea. Pungolato sulla scarsa presenza di Trenitalia sul merci, Moretti ha replicato su due livelli argomentativi. Innanzitutto ha sottolineato che Trenitalia, su un fatturato di un miliardo, perdeva nel cargo 800 milioni, «perchè tutti con le Ferrovie ci guadagnavano». Nel 2012, con ricavi superiori al miliardo, il “rosso” è stato invece limitato a 30 milioni e, se non fosse per l’incidenza negativa del traffico domestico, all’estero (25% del totale) Trenitalia riesce addirittura a guadagnare. Moretti ha lamentato gli inesistenti incentivi a supporto dell’utilizzo ferroviario per il trasporto merci, a differenza di quanto accade per il vettore stradale, che dallo Stato riceve un miliardo annuo. Dall’altra parte della “barricata”, in rappresentanza dell’autotrasporto, gli ha risposto Eleuterio Arcese, presidente di Anita, con un lungo quaderno di doglianze: il cattivo e dispendioso funzionamento del “combinato” camion-treno (soprattutto sulla linea del Brennero), il maggior costo del gasolio, il dumping che agevola gli autisti est-europei (un gap da 2mila euro). Intanto giungevano notizie da Bruxelles sulle nuove regole Ue in tema di liberalizzazioni e di separazione servizio/rete: Moretti critico, i costi europei lieviteranno tra i 6 e i 15 miliardi.

(m.gr.)

 

«Il porto non ci ha dato risposte E che ci fanno le Generali in Ntv?» - IL NUMERO UNO DELLE FERROVIE
TRIESTE Ingegner Moretti, che fine ha fatto il protocollo, risalente a un anno fa, per potenziare il servizio ferroviario nel porto di Trieste? Era un nostro progetto che aveva e ha bisogno dell’Autorità portuale triestina, padrona delle aree e dei binari. Dall’Ap non abbiamo ottenuto una vera e propria risposta, abbiamo ricevuto - diciamo così - una replica laterale, ovvero “dateci l’area vicino alla stazione centrale”. Ma sul merito niente, sia che si parlasse di come sistemare il ro-ro o del collegamento con Capodistria. Vediamo allora se per i viaggiatori triestini c’è qualche consolazione. La Venezia-Trieste sarà rafforzata? Intendiamoci: con la liberalizzazione del servizio ferroviario, si va dove si fanno i soldi. Purtroppo la Venezia-Trieste non è una tratta facile, non serve grandi centri e quindi non si fanno grandi numeri. Eppure Giuseppe Sciarrone, amministratore delegato del vostro concorrente Ntv, ha detto che la nuova compagnia verrà a Trieste. Che venga. Voleva andare anche a Bari, poi mi pare che abbia rinunciato alle tracce. Ma arriverà ad Ancona. Perchè nelle Marche c’è Della Valle. E a Trieste ci sono le Generali, azioniste di Ntv. Non ho capito perchè un gruppo assicurativo stia dentro a un’impresa ferroviaria, ma è un problema cui dovrà rispondere Greco (ad Generali, ndr). Non vedo la coerenza con la mission aziendale, è un mistero divino. Sono perplesso perchè le Fs sono un buon cliente delle Generali, alle quali versano ogni anno 70 milioni di premi. I vertici di Ntv hanno anche detto che sono intenzionati a partecipare alle gare per il trasporto regionale, quei “pendolari” motivo di frequenti contestazioni per Trenitalia. Nell’intervento, fatto qui a Trieste, ho posto una domanda precisa: se Trenitalia perderà le gare regionali, dove metterò i dipendenti, che afferiscono al servizio perso? Posso spostare i treni da una regione all’altra, ma non posso farlo con il personale. Allora lo debbo licenziare. E’necessario prevedere clausole sociali che evitino pesanti disagi sociali. La linea ad alta velocità Milano-Venezia ha risorse sufficienti per realizzare lavori fino a Brescia. E poi? E poi bisognerà approvare i progetti e non è cosa facile, perchè ogni amministrazione ha qualcosa da eccepire. La realizzazione di queste infrastrutture implica un coordinamento istituzionale che oggi non esiste. Il collegamento Trieste-Lubiana langue. Prima di parlare di realizzazioni vanno concluse le progettazioni. In linea di massima i rapporti italo-sloveni, per quanto riguarda il trasporto ferroviario,.sono buoni, anche se rimane qualche criticità nel risolvere antiche vicende di miglioramento dei passaggi infrastrutturali verso i porti. Il proseguimento del Corridoio V si giova di un alto livello istituzionale, perchè fa parte di accordi intervenuti a livello statale. Da Bruxelles stanno giungendo notizie sul “pacchetto ferrovie” elaborato dalla Commissione Ue in tema di liberalizzazioni e di separazione rete/servizio. Cosa ne pensa? Non si capisce più se le direttive Ue sono regole per aiutare l’economia o camicie di forza. Il rischio, se parliamo di separazione rete/servizio, è che i costi per le ferrovie europee lievitino da 6 fino a 15 miliardi. Il giudizio sulle decisioni europee è invece positivo per quanto riguarda le liberalizzazioni e la creazione di un’Autorità unica del settore. A proposito di politiche di trasporto, alle Fs interessa acquisire Alitalia? No comment.
Massimo Greco

 

 

Tondo si schiera contro la Soprintendenza
Il governatore sposa la linea dell’Ance e avverte il ministero: «Pronto a guidare la protesta dei costruttori a Roma»
Pressing su Ornaghi - Non spetta a me decidere se si debba sostituire Picchione oppure portarla a più miti consigli Ma qualcosa va fatto
TRIESTE Renzo Tondo è pronto a guidare la protesta contro la Soprintendenza regionale. Atto dovuto, ha spiegato ieri il presidente della Regione al ministero per i Beni e le Attività culturali, a tutela di un comparto, quello dell’edilizia, che addebita al rigore dell’architetto Maria Giulia Picchione il blocco di lavori in Fvg per 500 milioni di euro. È il presidente regionale dell’Ance Valerio Pontarolo a riferire dell’interessamento di Tondo. Il governatore, che già aveva contatto i costruttori una settimana fa per approfondire la questione – da una parte la titolare della Soprintendenza regionale afferma che le pratiche licenziate con parere favorevole sono il 95%, dall’altra l’Ance conta non più del 30% di via libera –, ha preso in mano il telefono e trasmesso a Roma l’ultimatum: risolvete la questione o la protesta esploderà. Tondo, a colloquio con la segreteria generale del ministero Ornaghi, ha parlato di «situazione esplosiva» e chiesto un intervento immediato. «Se si debba procedere a sostituire la soprintendente o a portarla a più miti consigli lo deciderà Roma, ma qualcosa va fatto al più presto», spiega Pontarolo. In caso contrario, è l’avvertimento di Tondo, partirà dal Friuli Venezia Giulia una fila di pullman con i lavoratori in protesta. E, a capo, ci sarà proprio il presidente della Regione. L’Ance non dimentica di rilevare che l’intervento della politica a difesa di un settore già messo in seria difficoltà dalla crisi è trasversale. Sempre ieri anche Gianfranco Moretton, uno dei leader del progetto montiano in Fvg, ha telefonato a Pontarolo e lo ha invitato a un colloquio con Mario Monti in occasione della visita del Professore in regione. E c’è poi l’interrogazione di Ettore Rosato, deputato Pd, in cui si chiede a Ornaghi un intervento «per verificare se l'eccessivo rigorismo della Soprintendenza Fvg possa integrare gli estremi per la contestazione del danno erariale». Danno erariale di cui l’Ance chiede verifica anche alla Corte dei conti viste le sentenze del Tar (al momento sei, ma se ne attendono altre) favorevoli ai ricorsi di società che si sono ritenute penalizzate dalle mancate autorizzazioni paesaggistiche dell’ufficio ministeriale: chi intende realizzare pannelli fotovoltaici a Bagnaria Arsa, chi elevare una canna fumaria a Buttrio, chi sostituire la copertura di un capannone a Pavia di Udine, chi costruire una autorimessa a Trieste. Progetti che hanno ora il via libera del Tribunale amministrativo, intasato da numerosi altri ricorsi, mentre la Soprintendenza è chiamata al rimborso di spese e competenze giudiziali. «Nelle sentenze – ricordano i costruttori – si leggono parole come “illogicità”, “contraddittorietà” e “arroganza amministrativa” in riferimento ai pareri espressi dalla Soprintendenza». «Non sappiamo se la politica, in tempo di elezioni, si occupa del caso solo per fare bella figura con gli elettori o perché ha realmente compreso la portata del problema – osserva infine Pontarolo –, ma a noi interessa che il risultato venga raggiunto. Sempre nel pieno rispetto dei vincoli ambientali e archeologici, stia tranquillo l’architetto Picchione». In attesa delle prossime puntate, in Regione si ribadisce l’obiettivo di acquisite le competenze amministrative della Soprintendenza ai Beni architettonici, «non per diminuire la tutela del nostro patrimonio – spiega l’assessore Riccardo Riccardi per bocca della collega Sandra Savino in risposta a un’interrogazione del leghista Enore Picco –, ma per meglio gestire la burocrazia connessa. Di concerto con la Commissione paritetica, troveremo le soluzioni legislative e amministrative più idonee per portare in capo alla Regione le competenze». A condividere la sollecitazione leghista anche il consigliere regionale del Pdl Paolo Santin: «È una vergogna che un ufficio statale continui a bloccare tutto con procedure che vanno a dir poco a rilento».
Marco Ballico

 

 

Una “company” per sviluppare gli itinerari in bicicletta
UMAGO Si può benissimo affermare che sia stata la Parenzana a dare il via allo sviluppo del cicloturismo in Istria. Buona parte del percorso dell’antica ferrovia a scartamento ridotto infatti è stata recuperata e messa in funzione degli appassionati che hanno colto al volo l’occasione di pedalare lungo un paesaggio veramente suggestivo. Ma non bisogna fermarsi qui se si vuole mantenere il passo con la tendenza in Europa, dove ci sono oltre 60 milioni di ciclisti. È nata così l’idea di costituire la Dmc, ossia la Destination management company che si occuperà del rilancio di questa forma di turismo. In merito hanno deciso i vertici delle maggiori aziende turistico alberghiere della Regione, ossia Istraturist di Umago, Maistra di Rovigno, Laguna e Riviera Adria di Parenzo, Laguna di Cittanova, Arenaturist di Pola e dell’Ente regionale di soggiorno al recente incontro con il ministro del turismo Veljko Ostoji„. Alla riunione è emerso che nel 2012 per lo sviluppo del cicloturismo in Istria sono stati spesi 600 mila euro. Per l’anno in corso sono stati concordati stanziamenti ancor più cospicui visto che il settore è in grado di produrre sui 450.000 pernottamenti. I compiti primari nel piano di sviluppo sono la creazione di una rete unificata in Istria delle piste ciclabili che faccia da collante alle isolate iniziative di carattere locale, la definizione della strategia di marketing e il piazzamento del prodotto sul mercato. Si calcola che la Dmc inizierà a operare tra due mesi. Sarà diretta da Martin Cotar ex ciclista professionista e già direttore del progetto sul rilancio della Parenzana con i fondi europei. Per tutti gli appassionati, dunque, si apriranno presto nuovi percorsi per scoprire un volto diverso dell’Istria.

( p.r.)
 

 

Ambiente, al via la campagna per l’efficienza energetica - IN COMUNE E PROVINCIA
Il Comune di Trieste, la Provincia di Trieste e Gorizia e l’Anaci Friuli Venezia Giulia (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari), a fianco di Domotecnica-Divisione Condomini, hanno presentato la campagna di diagnosi energetica gratuita nel corso del convegno intitolato “Efficienza energetica in condominio con impianto di riscaldamento centralizzato”. L’evento è stato aperto dagli interventi di Vittorio Zollia e Mara Cernic, assessori alle Politiche ambientali rispettivamente della Provincia di Trieste e di quella di Gorizia, e di Andrea Dapretto, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Trieste. Il progetto si prefigge l’obiettivo di ridurre l’inquinamento degli impianti di riscaldamento dei condomini centralizzati: una campagna annuale di diagnosi energetica offrirà a tutti gli amministratori condominiali presenti al convegno la diagnosi energetica gratuita del proprio parco condomini per conoscerne esattamente il reale stato di efficienza. Durante il convegno si è tenuta anche un’introduzione sulle nuove prescrizioni normative in tema di certificazione, diagnosi energetica dei condomini e sugli strumenti per la valutazione dell’efficienza energetica in condominio con impianto centralizzato. Il programma avviato da Domotecnica si colloca perfettamente nell’azione dell’amministrazione comunale di Trieste: secondo il giudizio dell’assessorato ai Lavori pubblici, infatti, un monitoraggio su vasta scala del patrimonio immobiliare diviene un momento fondamentale per la valutazione tecnica delle opere migliorative che si possono mettere in atto a favore del contenimento energetico. Un passo necessario, insomma, per aumentare la conoscenza e la consapevolezza di quanto moltissimi edifici siano delle macchine energivore.
 

 

Trieste Trasporti, con i tagli la periferia diventa un ghetto LA LETTERA DEL GIORNO di Giorgio Uboni - Sindacato pensionati Cgil
Esplode nuovamente la questione dei trasporti urbani a Trieste. Sicuramente un problema, data la crisi economica e i risparmi necessari. Ma, come sempre, il problema vero è dove tagliare, dove colpire. Rivisitare il sistema, in accordo con il sindacato, è un passo doveroso e legittimo. Ma la partita dei trasporti non è solo problema di razionalizzazione dei costi aziendali, è anche un problema sociale. Stiamo parlando di un servizio, pagato in varie forme da tutti i cittadini, che dev’essere attento alle esigenze della popolazione. Se è vero, e così è, che Trieste è una città di anziani, che la sua conformazione collinare crea pesanti problemi di spostamento, l’attenzione massima va posta proprio ai residenti in periferia, soprattutto agli anziani; è impensabile ridurre i collegamenti centro-periferia alle domeniche o alle ore non di punta (ma per chi non di punta?), aumentare così le difficoltà di mobilità urbana, favorire una volta di più la trasformazione della periferia in ghetto destinato a chi non può spostarsi con mezzi propri, a piedi o in taxi. Di una periferia, per di più, sempre più deprivata di negozi, servizi vari e punti di incontro e ritrovo. Se è vero che socializzare è una esigenza sentita da tutti, è troppo poco favorita nei fatti. Giusto pedonalizzare il centro, ma come raggiungerlo se si riducono quei servizi che già oggi sono al limiti della sufficienza? Pensando addirittura di sopprimere quel bus-navetta al cimitero di Sant’Anna, così gradito e utilizzato dagli anziani. Si risolverà così il problema del bilancio dell’azienda? Ancora: il nuovo Piano del traffico e lo sviluppo della città sono elementi collegati. In questa ottica, il trasporto pubblico è un fattore importante, ma non solo per i cittadini anziani e gli abitanti delle periferie. Da anni molti hanno giustamente sottolineato che una strada da battere consiste nel favorire il rapporto, se non proprio l’integrazione, tra la città e gli ospiti dei nostri centri di ricerca e dell’università. Lo si favorisce tagliando i trasporti nelle ore serali e nei giorni festivi? Non proprio! Ecco perché chiediamo a tutta la città, oltre che alle amministrazioni competenti, un approfondimento della materia e un’individuazione di quelle che sono le vere priorità dei cittadini e dello sviluppo, partendo da questo nel rivedere l’assetto del servizio, non da una ragionieristica valutazione di risparmi possibili con tagli al servizio e al personale. Si parla tanto di crescita e di sviluppo, si finisce poi per cadere nei ridimensionamenti che instaurano spirali recessive, che causano danni e non soluzione ai problemi veri: vivere meglio e fornire sviluppo alla città.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 30 gennaio 2013

 

 

Regione: «Sul rigassificatore deve decidere il ministero»
Delibera della giunta Tondo che evita di assumere una posizione netta. Nè sì nè no

Dice di non avere sufficiente documentazione sulle criticità espresse dall’Authority
La Regione non ritiene documentato il previsto aumento di petroliere Siot nella baia di Zaule che potrebbero “cozzare” con le gasiere di Gas Natural. Nè quello di navi commerciali in porto in conseguenza delle infrastrutture previste dal nuovo Piano regolatore portuale. Pertanto oggi non ritiene che queste “novità” siano in grado di ribaltare le valutazioni sull’impatto ambientale del 2007 circa la convivenza nella Baia di Zaule con il rigassificatore. Una delibera di otto pagine risponde alla richiesta di supplemento di istruttoria del ministero dell’Ambiente, avviata dopo che l’Autorità portuale ha prodotto a fine 2012 documenti espliciti su entrambi i mutamenti di scenario. E dopo che in Comitato portuale è stato votata quasi all’unanimità (Comuni di Trieste e Muggia e Provincia in testa) una delibera che, per questi motivi, e sulla base di uno studio che proiettava la crescita dei traffici commerciali al 2020, dava “nulla osta” all’Autorità portuale stessa di esprimere un “no” al ministero dello Sviluppo economico, in sede di autorizzazione unica a Gas Natural: gasiere ostacolo insuperabile allo sviluppo dei traffici. La delibera regionale si limita a ricordare le osservazioni (non il parere tecnico, che non ci fu) espresso dalla Regione nel 2007 nel procedimento per la Valutazione d’impatto ambientale. Disse allora che un parere motivato non si poteva dare, perché Gas Natural non aveva presentato un adeguato piano dei rischi, descrivendone le mancanze. Analogamente oggi soltanto «pone all’attenzione del ministero» i pareri negativi degli enti locali, e altre due questioni da valutare. La prima: non c’è compatibilità tra i documenti urbanistici, il Piano regolatore del porto (ancora in esame) non prevedere un rigassificatore. La seconda: se il ministero dell’Ambiente chiede (come infatti ha chiesto) il suggerimento di una eventuale diversa localizzazione del rigassificatore, è evidente che, se si sposta, l’impianto va messo da tutt’altra parte, non “un po’ più in là”. Pertanto il progetto sarebbe da rifare completamente. E tutto l’iter amministrativo. La Regione insomma smonta la tesi dell’Authority, condivisa in pieno dal territorio. E dice che l’aumento attuale dei traffici non sposta le analisi già predisposte da Gas Natural per la Via precedente. Nulla c’è da aggiornare dunque. Fino all’altro giorno lo scenario, gravato dai netti dissensi degli enti locali e di ampie fasce d’opinione, sembrava compattato dopo l’atteso parere dell’Authority. Che era uscito all’ultimo minuto, ma in maniera estremamente forte. Col supporto a favore perfino del rappresentante in Comitato portuale del ministro delle Infrastrutture (notoriamente a favore del rigassificatore a Trieste). Ma il pezzo forte, e cioé l’analisi dei traffici, e lo sviluppo del porto («auspicato dalla Giunta regionale» dice la delibera), viene dalla Regione depotenziato come strumento di valutazione. Servono «ulteriori adeguati studi», e le conseguenti valutazioni della Regione «devono essere integrate nelle opportune sedi non attinenti specificamente la materia della Valutazione d’impatto ambientale». Sembra in questa partita d’intravedere i tentativi tecnici del ministero dell’Ambiente (Corrado Clini) di ripensare il processo di autorizzazione, con il concorso infine di tutti gli enti, e la tendenza riconfermata della Regione di appoggiare piuttosto gli intenti del ministero dello Sviluppo (Corrado Passera).
Gabriella Ziani

 

Roma ha dato solo 20 giorni per il parere Consulti a raffica - L’ISTRUTTORIA
Un intenso, urgente scambio di documenti anche via e-mail per far più presto. È l’accelerazione che il ministero dell’Ambiente ha posto alla Regione dal 12 dicembre scorso per il “supplemento d’istruttoria” sul procedimento di Valutazione d’impatto ambientale (Via), già concluso positivamente nel 2009. A base della decisione, i documenti inoltrati l’11 dicembre dall’Autorità portuale: il rigassificatore ammazzerebbe i traffici navali in aumento. Il ministero dà tempo 45 giorni per una eventuale revisione del precedente parere. Ma impone alla Regione solo 20 giorni di tempo per esprimersi in merito. La Regione si attiva e chiede i documenti all’Autorithy, che li invia il 3 gennaio. Assessori e direttori centrali vengono allertati a fornire subito il proprio contributo. Il 7 gennaio viene richiesto un parere alla Capitaneria di porto. In pochi giorni la Giunta riceve pareri a raffica dalle Direzioni centrali: Attività produttive l’8 gennaio, Infrastrutture il 10, Salute l’11, Risorse rurali il 9, dai Comuni di Trieste, Muggia e San Dorligo e dalla Provincia sempre l’11. «Non è pervenuta alcuna risposta - riferisce la delibera regionale - dalla Capitaneria di porto di Trieste».
 

Sportello rigassificatore

Ogni giovedì, a partire da domani, dalle 18 alle 20 in via XXX Ottobre 8/a, è attivo lo sportello “Rigassificatore day”, momento d’incontro e confronto di idee per la progettazione di nuove iniziative contro la costruzione del rigassificatore.

 

 

Federacciai: il gruppo Lucchini non scomparirà
Il gruppo Lucchini, in amministrazione controllata dallo scorso dicembre, «è difficile che possa scomparire». È quanto afferma il presidente di Federacciai Antonio Gozzi, che ha sottolineato come «Lucchini ha prodotto 1 milione di tonnellate di prodotti finiti, ha un suo mercato e quindi è difficile che possa scomparire». «Lasciamo che il commissario Nardi - ha aggiunto - presenti il piano industriale». Piero Nardi è stato nominato commissario straordinario della Lucchini dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera lo scorso 21 dicembre, poche ore dopo la richiesta di amministrazione straordinaria da parte dell’azienda di proprietà di un gruppo di banche subentrate alla russa Severstal che ha quartier generale a Brescia e oltre alla Ferriera di Servola, conta sulle fabbriche di Piombino (Livorno) e Condove (Torino).
 

Caso Rosato, la maggioranza perde pezzi - COMUNE » LA SPACCATURA
Sel si associa alla mozione del Pdl contro il consulente, che non passa per due voti. Cosolini: «Momento di crisi»
E OGGI LA VERIFICA Vertice tra i capigruppo della coalizione di centrosinistra e il sindaco per tentare di ricucire lo strappo
Dalle parole ai fatti. Ai voti. E alla spaccatura, tanto sofferta quanto fragorosa: la maggioranza di centrosinistra perde i pezzi quando in Consiglio comunale si va alla conta sul “caso Rosato”. Sono quasi le 2 della notte fra lunedì e ieri, quando l’assemblea municipale affronta la questione dell’affidamento, da parte del Comune all’ex direttore della Ferriera, dell’incarico di assistenza tecnica per la valutazione degli aspetti economico-ambientali relativi alla riconversione industriale dell’area dello stabilimento di Servola. Una consulenza molto discussa, giudicata da più parti inopportuna per il coinvolgimento di Rosato nell’indagine sulle discariche abusive nello stesso comprensorio dell’impianto siderurgico servolano. Il voto sancisce quello che anche Roberto Cosolini in persona ammette essere «un momento di crisi» nella maggioranza. Sel si schiera con tutti e tre i suoi rappresentanti (Marino Sossi, Daniela Gerin e Mario Reali) al fianco dell’opposizione, esprimendosi a favore di una mozione urgente che impegna il sindaco a «proporre all’ingegner Rosato, alla luce degli eventi in cronaca in questi giorni, l’opportunità di rinuncia all’incarico» o, nel caso di mancata rinuncia e conferma della consulenza, a convocarlo «in pubblica audizione affinché illustri» il percorso intrapreso. L’Italia dei valori si astiene e il centrosinistra perde così un altro tassello, mentre l’unico esponente della Federazione della Sinistra rimasto in aula, il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlani› sceglie di rimanere fedele alla coalizione per “questioni di metodo”. Finisce con uno scarto di soli due voti (38 i votanti su 41: assenti Roberto Dipiazza, Manuela Declich del Pdl e Marino Andolina della Fds): 19 “no” e 17 “sì”, più i due dell’Idv Paolo Bassi e Cesare Cetin astenuti. Il documento non passa e il centrosinistra (che in partenza conterebbe in aula su 25 consiglieri su 41, sindaco incluso) si salva per il rotto della cuffia. Ma il segnale, pesantissimo, rimane. Anche perché la mozione, presentata dal Pdl in prima battuta, era stata emendata proprio da Sinistra ecologia libertà. Libertà anche di mettere nero su bianco la richiesta di invitare Rosato alla rinuncia. L’emendamento chiave, il passaggio politicamente centrale era stato cioè inserito da una forza che, sulla carta, sostiene il sindaco. Ma che, in una notte di fine gennaio, si è schierata contro di lui. «Il Sel è nato a sinistra del Pd recuperando antichi valori persi per strada - parte il vendoliano Marino Sossi -. Noi crediamo che sul fatto che vi sia un’indagine in corso non si possa fare finta di niente. E pensiamo che Rosato non sia l’unica persona al mondo in grado di ricoprire questo ruolo. Una situazione che poi si aggrava, minimamente o tanto dipende dalle valutazioni, per una parentela (Rosato è il cognato del segretario provinciale del Pd, Francesco Russo, ndr): una consulenza assolutamente inopportuna». Questo pomeriggio, alle 18.30, sindaco e capigruppo di maggioranza si ritroveranno faccia a faccia per un chiarimento. «Ribadiremo la nostra posizione - spiega Sossi -. Sarebbe stato meglio confrontarci prima del Consiglio comunale, anche la domenica precedente: era naturale che la cosa sarebbe uscita. Ora bisogna trovare una sintesi, altrimenti proporremo un’assemblea pubblica per i nostri iscritti e simpatizzanti in cui effettuare un ragionamento e decidere se uscire dalla maggioranza o restarvi ma in maniera dialettica». Prima del voto sul contenuto, uno “scontro” si era acceso nella riunione dei capigruppo chiamati a valutare l’urgenza dell’atto. E lì, la maggioranza era andata sotto 20 a 19 (voto ponderale), con Sel e Idv assieme all’opposizione. Risultato: mozione subito in discussione. Così Paolo Bassi, capogruppo dell’Idv, sull’astensione: «Come già detto nei giorni scorsi, siamo perplessi sulla scelta (di Rosato, ndr) anche alla luce delle notizie emerse. Detto ciò, non abbiamo ritenuto, considerato l’incontro di domani (oggi, ndr), di dare un voto contrario e fortemente critico verso l’operato del sindaco. Vogliamo poterci confrontare». Solo domenica scorsa, Iztok Furlanic aveva bollato come «inopportuna» la consulenza, in aula ha però votato con la maggioranza. Il perché: «Continuo a considerare l’affidamento inopportuno - è la posizione del presidente dell’assise comunale -, ma si tratta di una questione di metodo. Sarebbe stato giusto eventualmente presentare la mozione dopo l’incontro di maggioranza, nel caso di mancato raggiungimento della quadra».
Matteo Unterweger

 

Clini: «Competente per quell’incarico» - NESSUN COMMENTO POLITICO
«So che è una persona molto esperta, qualificata. E io faccio parte di quel gruppo di persone che mette le competenze davanti a tutto». Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, è stato informato del dibattito e delle polemiche innescati dalla notizia della consulenza affidata dal Comune all’ex direttore della Ferriera, Francesco Rosato. E, infatti, risponde puntualmente a domanda diretta sul discusso incarico. Il suo è un messaggio chiaro: la competenza prima di tutto. «Considero che le altre valutazioni siano poco importanti se come amministrazioni pubbliche abbiamo il supporto di persone competenti e in grado di dare suggerimenti di merito su problematiche che sono complesse», aggiunge il ministro, che la situazione della Ferriera di Servola la conosce molto bene essendo sceso in campo in prima linea - visto il ruolo istituzionale - per la definizione del percorso di riconversione del comprensorio. Un problema, per l’appunto, molto complesso. Quanto alle «altre valutazioni», cioè le perplessità espresse da alcuni esponenti del mondo politico locale (non solo con dichiarazioni ma anche attraverso il voto in aula, come riferiamo nell’articolo qui a fianco) sull’opportunità di scegliere Rosato alla luce del suo coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria sulle discariche abusive all’interno dell’area dello stabilimento di Servola, Clini non si esprime. Così come non si sbilancia neanche quando gli si chiede nello specifico se abbia saputo degli screzi in seno a quel centrosinistra che è coalizione di maggioranza in Consiglio comunale: «Non sono un politico - osserva - e non mi faccio condizionare dalle cose che dicono i partiti. Si tratta - ribadisce il ministro ancora in riferimento a Francesco Rosato - di una persona che sa di cosa parla». Parole che suonano quasi come un messaggio indirizzato a Roberto Cosolini. Considerazioni che assomigliano a un invito al primo cittadino a proseguire con decisione lungo la strada intrapresa con l’affidamento dell’incarico, nonostante le questioni sollevate anche da forze politiche alleate. Ma Corrado Clini non assegna questa finalità alle proprie affermazioni: «No, no, nessun messaggio per il sindaco - precisa subito il ministro - che peraltro mi pare stia facendo bene, ed è un partner importante - conclude - come ha dimostrato nell’arco di tutto quest’anno».

(m.u.)
 

Coloni: «Prima di tutto il bene della città»
Il capogruppo Pd: ma in campagna elettorale c’è chi fa valutazioni diverse. Bertoli: la frattura resta
«Credo che in ogni famiglia, in ogni coalizione solida vi siano dei momenti di crisi. E ieri (nella notte fra lunedì e martedì, ndr) abbiamo vissuto sicuramente un momento di crisi». Roberto Cosolini non nasconde la testa sotto la sabbia. Prende atto di pensarla «diversamente da Sel» sul tema della consulenza a Francesco Rosato, ma rilancia: «Da subito lavoreremo per superare questo momento, ne discuteremo». «C’è un problema di metodo - è l’analisi del primo cittadino - nel senso che da un lato è giusto che il sindaco assicuri, e credo di averlo fatto fin qui, il massimo grado di coinvolgimento e condivisione della maggioranza, specie su scelte delicate come questa. Dall’altro penso che, come io rispetto le preoccupazioni legate alle diverse identità nella coalizione, anche il Consiglio debba rispettare il sindaco nella sua funzione di guida. Ritengo giusto - aggiunge - essere criticato se c’è chi non è d’accordo. Ma preferirei si trovasse una soluzione assieme piuttosto che le cose vengano manifestate nel modo in cui è avvenuto». Sulla mozione in sé: «Se fosse passata a maggioranza, ne avrei tenuto conto». Al fianco del sindaco, il Pd: «La situazione della Ferriera sta precipitando - ricorda Giovanni Maria Coloni, capogruppo dei “democratici” -. Il Consiglio comunale aveva chiesto al sindaco di andare anche al di là delle dirette attribuzioni del Comune e lui si è preso l’onere di farlo. Per difendere l’occupazione, per quanto possibile, e tutelare l’ambiente: interessi diversi che in questo dramma vanno però assieme. Siamo in campagna elettorale - prosegue - ma c’è un bene superiore: la città. Spiace che vi siano state diverse valutazioni in maggioranza finora per lo più sugli organi di informazione». E sulle quali, sottolinea Coloni, «ognuno si prende le sue responsabilità». Era stato il Pdl a proporre la mozione (poi emendata da Sel e che ha spaccato la maggioranza), ribadendo il giudizio sulla consulenza («inopportuna») e impegnando il sindaco a convocare Francesco Rosato per fargli illustrare pubblicamente il suo operato. «Si è aperta ufficialmente in aula - è il commento del pidiellino Everest Bertoli dall’opposizione - la crisi della maggioranza combattuta tra legalità, etica, moralità e decisioni del sindaco che si assume tutta la responsabilità della consulenza onerosa data all’ingegner Rosato. Alla fine a salvarla arrivano l’astensione dell’Idv ma soprattutto la Federazione della Sinistra con Furlani› che vota a favore di questa consulenza. La sostanza non cambia: la maggioranza scende a soli 19 voti». «Si è consumata definitivamente un’alleanza politica di fatto mai esistita - dice Michele Lobianco (Fli) - tra componenti coraggiose della maggioranza, vedi Sel, e altre un po’ meno, Idv e Fds, che hanno comunque decretato la fine di un percorso condiviso. Da ora la giunta Cosolini navigherà a vista e nella nebbia più fitta».

(m.u.)
 

 

Val Rosandra, chiuse le indagini Il pm: questi gli otto responsabili -
In testa agli indagati il vicegovernatore Ciriani, tra gli altri il sindaco di San Dorligo Premolin

Verso la richiesta di rinvio a giudizio per distruzione di habitat all’interno di un sito protetto
Sono otto le persone che il pm Antonio Miggiani ha indicato come responsabili di quello che da molti è stato definito lo scempio della Val Rosandra, compiuto il 24 e 25 marzo dello scorso dagli uomini della Protezione civile. In testa alla lista del provvedimento di «chiusura indagini» - di fatto preludio alla richiesta di rinvio a giudizio - che il pm Miggiani ha fatto notificare agli indagati e ai relativi avvocati c’è il nome del vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, che firmando il decreto del 16 marzo 2012 aveva autorizzato l’operazione “Alvei puliti”, facendolo secondo l’accusa «in mancanza di urgenza e dello stato di emergenza e pertanto utilizzando impropriamente e illegittimamente i poteri della Protezione civile». A definire sostanzialmente il quadro dell’accusa sono state le perizie del biologo Dario Gasparo e del professor Ezio Todini, docente di idrologia e costruzioni dell’Università di Bologna, nominati dal pm e al centro di contestazioni da parte dei difensori degli indagati in quanto consulenti ritenuti vicini al Wwf. L’inchiesta del pm Miggiani è infatti scattata dopo un esposto presentato proprio dalla segreteria nazionale del Wwf. Dopo quello di Ciriani nel provvedimento di chiusura indagini compaiono i nomi di Guglielmo Berlasso, direttore regionale della Protezione civile indicato come «firmatario della relazione tecnica in cui veniva proposta l’operazione in carenza dei presupposti di legge»; e poi quelli del sindaco e del vicesindaco di San Dorligo della Valle, Fulvia Premolin e Antonio Ghersinich, candidatisi quattro anni fa in un raggruppamento di centrosinistra. Il pm ha indicato tra gli accusati anche il geometra Mitja Lovriha, caposervizio dell’area ambiente e lavori pubblici del Comune di San Dorligo nel quale erano stati abbattuti decine di alberi di alto fusto, distruggendo un habitat che faceva parte di un sito protetto. Gli ultimi nomi sono quelli di Cristina Trocca e Adriano Morettin, funzionari della Protezione civile regionale; e infine quello di Loris Bombardier, titolare della ditta specializzata di Arta Terme che aveva provveduto materialmente al taglio degli alberi, praticamente radendo al suolo tutta l’area. Il pm Miggiani contesta due ipotesi di reato indicate dagli articoli 733 e 734 del Codice penale. La prima prevede, per chi distrugge un habitat dentro un sito protetto o lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione, la pena dell’arresto fino a 18 mesi e un’ammenda non inferiore a 3mila euro. Il secondo reato fa riferimento a una sanzione, piuttosto salata, per chi ha distrutto o deturpato luoghi protetti con varie modalità di intervento. Tutti gli accusati, come prevede il Codice di procedura penale, hanno 20 giorni di tempo dal momento della notifica per chiedere di essere interrogati o inviare al pm, tramite gli avvocati, memorie o documenti. Poi il fascicolo Val Rosandra entrerà nelle competenze del giudice per le indagini preliminari al quale spetterà la valutazione della probabile richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm.
Corrado Barbacini

 

Dalla vicenda giudiziaria ai contrattacchi politici

Il vicepresidente della Regione Luca Ciriani ha sempre respinto con forza le accuse. Lo aveva fatto, qualche mese fa, anche in una conferenza stampa convocata a Palmanova nella sede regionale della Protezione civile davanti a una numerosa platea gremita di volontari. Aveva detto Ciriani ipotizzando interferenze politiche: «Non siamo qui a chiedere una tutela diversa, non abbiamo problemi a difenderci. Ma chiediamo che le regole valgano per tutti». Il procuratore Michele Dalla Costa nell’occasione aveva seccamente replicato: «Noi non facciamo processi politici». E poi aveva precisato: «Indaghiamo sulle denunce presentate». Sulla vicenda giudiziaria si è anche espresso il giudice Luigi Dainotti rigettando l'istanza di incidente probatorio da parte dei difensori del vicepresidente della Regione Luca Ciriani e dando via libera definitivo alla perizia dei consulenti tecnici del pm Miggiani.
 

 

«Il Pil non cresce con le Grandi opere» - La scrittrice Simona Baldanzi spiegherà perché la Tav in realtà non porta lavoro
APPUNTAMENTO VENERDì ALLA SCUOLA INTERPRETI
Sarà ospite venerdì a Trieste la scrittrice Simona Baldanzi per dire “no” alle grandi opere. Questa l’ultima strategia che il Comitato lavoratori utenti per i servizi essenziali di Trieste ha intrapreso con l’obiettivo di promuovere «un’idea di sviluppo alternativa a una crescita del Pil basata sulla Tav e sulla politica degli armamenti», afferma il portavoce, Dario Visintini. Lo scopo dell'incontro pubblico “No pil” (in programma venerdì alle 17 nell'aula magna della Scuola interpreti di via Filzi) è di promuovere un concetto diverso di crescita del Pil, favorendo una politica di lavori pubblici «più essenziali di quanto lo siano le grandi opere – riprende il portavoce - Non dobbiamo smettere di pensare a un volano di sviluppo - afferma - ma ci sono molte alternative che possiamo percorrere senza controindicazioni. È insomma inutile spendere miliardi di euro per grandi opere devastanti per il territorio. Meglio ripensare la politica di trasporti regionale, oggi impegnata a spingere solo l’uso massiccio di auto, la terza corsia e l'Alta velocità. Non abbiamo forse più bisogno di una nuova rete idrica piuttosto che della Tav?». Per la scrittrice Baldanzi, già vincitrice dei premi “Miglior esordio” di Fahrenheit radio Rai tre e Minerva letteratura di impegno civile, sarà l’occasione di presentare l’ultimo suo libro “Mugello Sottosopra” (Ediesse, 2011), dedicato a Pietro Mirabelli, il minatore calabrese morto schiacciato da un masso, nel 2010 in Svizzera, mentre scavava il tunnel più lungo del mondo, nel cantiere dell'Alta velocità. «Prima come laureanda in Scienze politiche poi come ricercatrice sulla sicurezza del lavoro per l’Asl di Firenze – spiega l’autrice – ho sintetizzato in questo volume 10 anni di lavoro a stretto contatto con i lavoratori impiegati nei cantieri della Tav nel Mugello. A chi dice che le grandi opere servono per dare lavoro, porto l’esempio delle condizioni di vita di questi trasfertisti del Sud, veri e propri minatori moderni. Un parallelismo dunque tra la devastazione del territorio e quella del lavoro nei cantieri». Per il Comitato sarà anche l’occasione di fare rete con le altre realtà locali che aderiscono all’iniziativa: Sinistra critica, Casa delle culture, Coordinamento donne, Comitato acqua bene comune, No debito, No Tav e Legambiente. Parteciperà anche la Fiom. Interverranno infine anche il ferroviere addetto alla sicurezza, Dante De Angelis, e il docente di Fisica dell’ambiente all’Università di Siena, Iole Pinto.

Elena Placitelli
 

L’innovazione nei trasporti - L’ateneo triestino nel progetto finanziato dall’Europa
Il dipartimento di Ingegneria e architettura (Dia) dell’Università degli Studi di Trieste partecipa al progetto “Enhancing the transfer of Intelligent Transportation System innovations to the market (T-Trans)” – www.ttransnetwork.eu - finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del settimo Programma quadro. Fino al novembre 2014 ricercatori e studenti del Dia, sotto la supervisione dei professori Lorenzo Castelli e Giovanni Longo, si occuperanno di analizzare la portata dell’innovazione nel campo dei Sistemi di trasporto intelligenti (Intelligent transportation systems - Its), individuando per quattro specifici casi di studio, le loro fasi di sviluppo tecnologico e il “time to market”, il profilo di rischio e le fonti di finanziamento. I casi di studio oggetto del progetto T-Trans sono: “Smart grid”: connessione, carica e stoccaggio di energia. Uso efficiente di sistemi di controllo intelligenti per la gestione della batteria e della rete elettrica. Integrazione intelligente dei veicoli elettrici nelle reti di distribuzione per mezzo di tecnologie dell'informazione e della comunicazione; “Revenue management” per il trasporto merci. Applicazione graduale delle tecniche di revenue management (gestione dei ricavi) nel mercato del trasporto merci, con particolare attenzione al trasporto aereo; Intermodalità intelligente. Analisi delle principali tecnologie per le Unità di Trasporto Intelligenti (Intelligent Transport Unit - ITU) al fine di aumentare l'efficienza, la sostenibilità e la trasparenza delle catene logistiche qualora siano disponibili informazioni in tempo reale. Definizione di servizi avanzati di informazione per il trasporto merci in Europa con Unità di Trasporto Intelligenti in grado di interagire con l'ambiente circostante e di prendere decisioni in maniera autonoma; Tecnologie per la rete ferroviaria. Impiego di nuove tecnologie per aumentare in modo efficiente le prestazioni della rete ferroviaria europea, offrendo così la possibilità di soddisfare le crescenti esigenze del traffico merci; Nei giorni scorsi si è svolto, all’ateneo triestino, il primo incontro sullo stato di avanzamento del progetto. Xavier Leal, Research&Development Manager dell’Universidad Autonoma de Barcelona e coordinatore del progetto, nella prima giornata dei lavori, si è detto convinto che «il progetto T-Trans contribuirà a fornire “best practices” e linee guida per promuovere e facilitare lo sviluppo del mercato di prodotti e servizi innovativi nel campo dei Sistemi di Trasporto Intelligente nonché a creare le basi per una rete dell’innovazione che ne favorisca la diffusione a livello europeo. I primi nodi pilota di questa rete verranno realizzati in Macedonia Centrale (Grecia), Galizia (Spagna) e Lettonia». Oltre all’Università di Trieste e l’Universidad Autonoma de Barcelona, gli altri partner del consorzio sono Lgi Consulting (Parigi, Francia), Atos Spain (Barcellona, Spagna), Dnv Kema International (Arnhem, Paesi Bassi), Sernauto (Madrid, Spagna), Fraunhofer Center for Maritime Logistics and Services (Amburgo, Germania), Intelspace Innovation Technologies (Salonicco, Grecia) e Transport and Telecommunication Institute (Riga, Lettonia).
 

 

Alla “Millo” il forum sul Piano regolatore
Costruiamo insieme il Piano regolatore”. È questo il titolo dell'appuntamento indetto per domani dall'amministrazione comunale di Muggia per affrontare pubblicamente il futuro del Piano regolatore generale comunale attraverso un vero e proprio forum generale. Alla luce dell'elevato numero d’iscritti l'appuntamento, previsto alle 17.30, si svolgerà nella Sala Millo invece che nella Sala Negrisin. L'esposizione degli elaborati di analisi e degli scenari progettuali si svolgerà quindi nella sala comunale d'arte “G.Negrisin” di piazza Marconi sino al 17 febbraio con i seguenti orari. Da martedì a venerdì, 10-12 e 17-20, sabato e domenica 10-13 e 17-20. A tale proposito i progettisti saranno a disposizione dei cittadini il 5, 7, 12 e 14 febbraio dalle 17 alle 19. Per ulteriori informazioni si può contattare il Servizio pianificazione territoriale del Comune di Muggia al numero di telefono 040 - 3360442 begin_of_the_skype_highlighting 040 - 3360442 GRATIS end_of_the_skype_highlighting o via mail all'indirizzo nuovoprgc@comunedimuggiats.it.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 29 gennaio 2013

 

 

Ferriera, Rosato consulente Anche il centrodestra sapeva
Savino: «Informata dal sindaco a dicembre ma la cosa riguarda solo il Comune» Piero Camber: «È l’ex dirigente, avrebbe dovuto collaborare a titolo gratuito»
«È vero, lo sapevamo. Già a dicembre, non ricordo in quale giorno, il sindaco Cosolini ci disse che avrebbe preso quale consulente per la riconversione di Servola Francesco Rosato.» Sandra Savino, assessore regionale a Programmazione e finanze, ma anche coordinatore provinciale del Pdl, non si nasconde dietro un dito: anche il centrodestra che al Comune è all’opposizione, così come la stessa maggioranza di centrosinistra, fin da dicembre era a conoscenza dell’incarico all’ex direttore della Ferriera indagato per le discariche abusive e cognato del segretario provinciale Pd. Nessuno però ha avuto nulla da ridire finché la notizia non è stata pubblicata sul Piccolo il 18 gennaio e ha scatenato le proteste solo di Lega Nord, Movimento 5stelle, Sel e Rifondazione comunista. «In autunno al Tavolo per la riconversione di Servola che presiedo in Regione - ricorda Sandra Savino - era emersa l’opportunità di affidarsi a un manager esperto come advisor. Avevo affermato che in tempi di spending review la questione era da valutare, poco dopo però, a dicembre, il sindaco mi ha informata che aveva dato la consulenza a Rosato per conto del Comune, non potevo certo intromettermi. Anche ora non ho nulla da commentare, non è il consulente del Tavolo sulla riconversione, è il consulente del Comune.» «Non esiste l’istituto della censura di un’amministrazione nei confronti di un’altra amministrazione», concorda Piero Camber, consigliere comunale e regionale del Pdl che però non rinuncia a una censura personale e politica: «Rosato è stato per anni direttore della Ferriera di Servola, quindi partecipe di scelte che hanno portato lo stabilimento in uno stato di forte passività. Se ora è a conoscenza di soluzioni per rilanciare l’area dal punto di vista industriale oppure è a contatto con imprenditori disposti a venire a investire sul sito era suo dovere morale riferirne agli amministratori cittadini in modo completamente gratuito se non altro per non lasciare per strada cinquecento dipendenti dei quali era stato alla guida. É assurdo dare 47mila euro che non sono tanti, ma nemmeno pochi, non a una celebrità internazionale, ma all’ex direttore triestino. «Consulenza inopportuna» anche secondo il consigliere regionale Pdl Piero Tononi, che non aggiunge null’altro.
Silvio Maranzana

 

Summit prima a Trieste poi a Roma - LA RICONVERSIONE DELL’AREA DI SERVOLA
Al di là della polemica sul consulente scelto dal Comune, i tempi per il progetto di riconversione dell’area di Servola sono strettissimi: la Ferriera infatti secondo quanto ha comunicato a sindacati e istituzioni il commissario straordinario della Lucchini Piero Nardi, dovrà chiudere ben prima del 2015. «A giorni riconvocherò in Regione il Tavolo per la riconversione - ha annunciato ieri l’assessore Sandra Savino - perché dobbiamo stilare una bozza dell’Accordo di programma da presentare al Governo a metà febbraio».
 

«Il Municipio ha bisogno di questo supporto» - IN CONSIGLIO
La risposta dell’assessore Omero al grillino Menis. Che ribatte: «Una scelta inopportuna»
Il Comune ha «bisogno di una persona che è un interlocutore riconosciuto a tutti i livelli» nel campo della siderurgia. L’amministrazione Cosolini, per voce dell’assessore allo Sviluppo economico Fabio Omero, conferma una volta di più: nessuna marcia indietro sulla consulenza all’ingegner Francesco Rosato, l’ex direttore della Ferriera di Servola cui il Municipio ha affidato un incarico per la valutazione degli aspetti economico-ambientali inerenti la riconversione industriale dell’area dove sorge lo stabilimento stesso. La posizione del Comune è stata ribadita ieri sera in Consiglio comunale, quando Omero ha risposto alla domanda d’attualità - l’unica in programma (i lavori sono poi ripresi, dopo un’interruzione di una quarantina di minuti, con all’ordine del giorno la delibera sui dehors) - posta dal capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Paolo Menis. In realtà, tre quesiti condensati tutti assieme: il grillino ha chiesto se «il sindaco e la giunta erano a conoscenza del procedimento penale di cui è oggetto l’ingegner Rosato?», se a proposito ritengano «opportuno affidare un incarico a chi ha pendenze giudiziali per questioni collegate?», e infine se l’amministrazione abbia «intenzione di revocare l’affidamento dell’incarico e, se sì, quali costi comporti la revoca?». «Le risposte credo siano già state ampiamente date dal sindaco e nei giorni scorsi anche dal sottoscritto», ha premesso Omero. Poi, nel dettaglio: «Il sindaco, ma credo tutti quanti siamo a conoscenza dell’inchiesta cui è sottoposto l’ingegner Rosato. Sull’opportunità - ha proseguito l’assessore -, è semplice: l’incarico non riguarda attività connesse con ciò che è oggetto dell’inchiesta in corso». L’esponente della giunta ha inoltre ricordato l’incontro del 22 gennaio scorso al Ministero dello Sviluppo economico a Roma sulla situazione della Lucchini, dove era presente anche lo stesso Rosato e in cui si è ragionato anche sul percorso per «avviare la dismissione della Ferriera» e sull’«ipotesi di riutilizzo dell’area». «Per i motivi detti e per il ruolo di supporto tecnico» nella definizione di uno «sviluppo industriale legato alla logistica» del comprensorio della Ferriera, ha detto Omero, il Comune ha «bisogno» di Rosato. Non certo soddisfatto delle risposte, Menis: «È difficile sostenere che la consulenza non sia attinente ai fatti per cui Rosato è chiamato a rispondere. Le discariche abusive erano nell’area oggetto di riconversione e di consulenza. C’è una stretta attinenza. È un incarico inopportuno - ha concluso il grillino - per questioni giudiziarie». Domani pomeriggio, intanto, il sindaco Roberto Cosolini incontrerà i capigruppo della maggioranza per chiarire «definitivamente la questione», come lui stesso aveva annunciato.

(m.u.)
 

SEGNALAZIONI - Ferriera - Una consulenza discutibile

Non mi dilungherò troppo, avrei timore di esagerare pur sapendo di essere nel giusto. Mi riferisco all’articolo comparso sul nostro giornale venerdì scorso titolato “Bonifica della Ferriera: consulenza a Rosato”. Dire che la notizia è vergognosa è riduttivo e che al peggio non ci abitueremo mai è la cosa più gentile che in questo momento mi sento di scrivere. Chiedo ai nostri dipendenti comunali (li paghiamo noi, con i nostri soldi), e mi riferisco alla giunta che ha firmato la delibera, perché abbiano scelto il signor Rosato come consulente per le bonifiche della Ferriera. Dov’è la verità, quale sarà? Ma quella vera. Non dicano per cortesia, che era l’unica persona competente per risolvere la questione, anche i bambini sanno che non è così. Il sindaco e gli assessori competenti devono darci una risposta. La pretendiamo. È un nostro diritto e un loro dovere. Dopo il danno anche la beffa... e sempre a spese nostre. Vergogna!

Danila Petronio

 

 

Multa di 72mila euro del Comune ad Acegas: non spazzava le strade
È la somma di tre penali applicate alla multiutility per inadempienze contrattuali. Anche per i rifiuti solidi
Oltre 72mila e 800 euro. Tanto deve AcegasAps al Comune di Trieste per inadempienze contrattuali relative alla gestione del servizio di igiene urbana che ha in affidamento dal giugno del 1999. La cifra totale - precisamente 72.815,62 euro - è frutto della somma delle penali applicate alla multiutility dall’amministrazione comunale per una serie di mancanze, principalmente inerenti lo spazzamento e il diserbo delle strade, riscontrate nel corso degli accertamenti effettuati. Verifiche di cui si sono occupate le guardie ambientali del Municipio: l’ufficio Controllo qualità e servizi ha quindi formalizzato le sanzioni. E tre sono le determine dirigenziali datate 2013 che le riepilogano. La prima, quella che include il quantum più corposo per l’ex municipalizzata (di cui peraltro il Comune di Trieste è azionista), si riferisce a violazioni rilevate nel corso del 2011: l’importo complessivo delle penali è risultato pari a 58.444,12, per inadempienze su spazzamento strade, servizio di emergenza, diserbo e raccolta di rifiuti solidi. Nel caso specifico, nella determina comunale viene rilevato come «ad oggi la società non ha provveduto a versare gli importi dovuti», con la conseguente disposizione di «trattenere» la cifra in questione «dalla prima rata» del corrispettivo in pagamento all’AcegasAps per il servizio di igiene urbana. A tal proposito, è stata stabilita l’emissione di una nota di debito. Le altre due determine dirigenziali, invece, riguardano situazioni accertate dalle guardie ambientali, nei loro sopralluoghi, nel 2012, lo scorso anno. In una viene definita l’applicazione di una penale da altri 9.772,62 euro, legata a episodi in cui è stata riscontrata la mancata opera di «diserbamento della pubblica via», si legge nel documento. Non sono cioè state messe in atto le operazioni volte ad «assicurare l’assenza sul sistema viario comunale di arbusti ingombranti, sterpaglia o erbacce, attività che dovevano aver luogo entro il 2° giorno dalla segnalazione di disservizio». Ma nonostante le contestazioni formali inoltrate dal Municipio ad AcegasAps, evidentemente i problemi non sono stati risolti in tempo. I casi in questione - nel periodo fra il 20 aprile e il 3 luglio scorsi - hanno interessato le vie Petracco, Morpurgo e Orlandini. L’altra determina ha sancito una sanzione da 4.598,88 euro per mancati interventi di spazzamento di rifiuti giacenti a terra dalle strade, nell’intervallo di tempo compreso tra il 2 gennaio e il 16 novembre del 2012. E qui, l’elenco delle vie è più lungo: in giornate diverse sono state infatti segnalate situazioni non rispondenti a quanto previsto dal contratto di servizio in via dell’Istria, via Flavia, via Castaldi, viale D’Annunzio, via Catullo, viale Terza Armata, viale Romolo Gessi, via Battera, via Locchi, passeggio Sant’Andrea, viale Tartini, via D’Angeli, via Valmaura, via Della Croce, piazza Hortis e viale XX Settembre. «Il disservizio è perdurato, in ciascuno dei casi contestati, oltre i termini contrattualmente definiti», viene evidenziato nel documento del Comune.
Matteo Unterweger

 

Omero: «Va garantito un buon servizio»
«I controlli da parte delle guardie ambientali rientrano in un’attività di routine da parte dell’Ufficio Controllo qualità e servizi del Comune», spiega l’assessore comunale con delega alle società partecipate, Fabio Omero. Il quale, relativamente alle tre determine dirigenziali che stabiliscono l’applicazione di penali per inadempienze contrattuali nei confronti di AcegasAps (per una cifra totale di oltre 72.800 euro), aggiunge poi: «Va detto che si è ragionato anche in termini preventivi, con i solleciti - sottolinea Omero -, ma non sempre ciò ha funzionato. Peraltro - conclude l’esponente della giunta guidata dal sindaco Cosolini - non è nostro interesse multare AcegasAps, lo è invece far sì che ci sia un buon servizio per i cittadini».

(m.u.)
 

 

SEGNALAZIONI - Gas Natural / 1 E la città si è svegliata

Grazie Gas Natural, veramente e sinceramente grazie Gas Natural ! Finalmente vedo una città viva, interessata e cosciente in tutte le fasce d'età. È il risveglio d’una coscienza collettiva, aggregata da un argomento in “Comune”. In base alla legge Seveso riconosciuta, ampliata e applicata internazionalmente, non si sarebbe neppure dovuto iniziare e avvallare l'iter e i relativi balletti politici poiché nel caso di un insediamento nel bacino indicato, non possono coesistere fabbriche e attività che impiegano o producono materiali tossici o infiammabili elargendo sostanze pericolose, cancerogene e nanoparticelle vicine o non a distanza di sicurezza dai centri abitati, strade e superstrade come nella zona “prescelta” di Zaule - vedi fabbrica di Acetaldeide, contenitori di petrolio della Siot, navi petroliere, l’inceneritore, la Ferriera di Servola, il cementificio - senza contare i relativi blocchi navali e di qualsiasi altro natante nel caso giungessero le gasiere... Grazie Gas Natural, grazie a voi. Trieste alza la testa!

Roberto Rozzi

 

SEGNALAZIONI - Gas Natural / 2 Ma Tokio è un’altra cosa

Per fare disinformazione non è necessario raccontare bugie, basta dare informazioni incomplete e dire mezze verità. Porto ad esempio l’intervento del signor Badina sui rigassificatori, pubblicato sul Piccolo di qualche giorno fa: egli dice che nella baia di Tokyo ci sono cinque rigassificatori e vi transitano ogni anno 35.0000 navi. È vero, però non dice che che la baia di Tokyo è lunga 60 chilometri e larga 20 (un centinaio di volte più grande rispetto a quella di Muggia), che la profondità del mare va da zero a 80 metri per poi precipitare nell’oceano, profondo 8000 metri (ricambio dell’acqua enormemente superiore a quello che si avrebbe nel nostro golfo), che la città di Tokyo si trova dalla parte opposta della baia (a circa 20 chilometri dai rigassificatori più vicini), che le altre località abitate si trovano a una distanza tale dagli impianti da essere sufficientemente protette in caso di incidenti. Stesso discorso andrebbe fatto anche per le altre località da lui menzionate e allora si capirebbe molto bene che il sito di Zaule è improponibile. Concludo con un altro esempio: non è corretto dire solamente che a Rotterdam c’è un rigassificatore e che il traffico marittimo non ne viene in alcun modo intralciato. Bisognerebbe almeno dire che l’impianto si trova su un’isola, che l’accesso delle navi gasiere segue un percorso diverso da quello seguito dal resto del traffico marittimo, che il centro del porto si trova a una ventina di chilometri dall’impianto e che per quanto riguarda la sicurezza della popolazione, bisognerebbe specificare che le più vicine località abitate si trovano ad almeno 5 chilometri da esso.

Silvano Badassi

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 28 gennaio 2013

 

 

Il sindaco: «Soltanto con Rosato può decollare il dopo-Ferriera»
Cosolini difende la scelta del consulente: «Possiede le conoscenze che il Comune non ha Russo è suo parente, non il contrario.

Mi spiegherò con la maggioranza che però era già al corrente»
Dare un colpo d’ala al progetto di reindustrializzazione dell’area di Servola che rischiava di impantanarsi in inconcludenti mozioni e in astratti tavoli politici, dotare l’amministrazione di conoscenze e strumenti dei quali non dispone, assicurarsi appoggi professionali in modo non oneroso. Il Comune di Trieste ha offerto una consulenza di sei mesi per 47mila euro a Francesco Rosato, ex direttore della Ferriera coinvolto in un’inchiesta penale per le discariche abusive e cognato di Francesco Russo, segretario provinciale del Pd e capolista al Senato (“particolari” che negli ultimi giorni hanno scatenato una bufera politica) per centrare questi obiettivi. Lo ha affermato ieri al ritorno dal Messico il sindaco Roberto Cosolini sottolineando che «è stata una scelta unicamente mia, ma comunicata con nome e cognome del consulente ai capigruppo di maggioranza, di cui qualcuno che ora protesta evidentemente era distratto, in una riunione di fine novembre o inizio dicembre». Partiti e consiglieri comunali devono decidersi secondo Cosolini: o presentano mozioni che invitano il sindaco a disinteressarsi del rilancio industriale della città per concentrarsi sui marciapiedi, gli asili nido e l’assistenza, o se al contrario propongono documenti che spingono il primo cittadino a impegnarsi sulla riconversione della siderurgia devono permettergli di farsi affiancare da esperti «perché il Comune non è né il Ministero dello sviluppo economico né la Regione - afferma Cosolini - e aveva bisogno di una persona che come Rosato avesse una conoscenza tecnica del sito, della posizione dello stabilimento di Servola all’interno del Gruppo Lucchini, che fosse tecnicamente in grado di valutare le ipotesi di riconversione, che fosse in contatto con soggetti imprenditoriali da coinvolgere per il dopo Ferriera». Cosolini ammette che si poteva anche scegliere un altro manager, «ma sarebbe venuto da fuori Trieste e sarebbe costato molto di più. Quei 47mila euro a Rosato invece sono accettabili perché metà se ne andranno in tasse e i biglietti dell’aereo per Roma, ad esempio, se li è pagati di tasca sua». Sulle tre contestazioni base, il sindaco tenta di replicare puntualmente. Ex direttore della Ferriera? «Che lo stabilimento andasse male non era certo colpa sua. È come se all’ex presidente della Triestina Fantinel fosse data una consulenza sul Rocco, è stato detto, ma Fantinel è paragonabile a Mordashov, lui semmai era l’allenatore». Indagato e forse già oggi rinviato a giudizio. «Sono garantista e comunque la sua consulenza non ha nulla a che fare con aspetti ambientali». La parentela con il segretario Pd. «Lo conosco da ben prima di conoscere Russo. Dunque per me è Russo che è parente di Rosato. Non credo che Russo sia così potente da aver imposto Rosato a Mordashov come direttore della Ferriera o a Danieli come manager della sua industria dove operava ultimamente. Il fatto è che si tratta di un manager di rilievo internazionale. Comunque martedì o mercoledì - annuncia il sindaco - convocherò i capigruppo della maggioranza e ritengo che la questione potrà essere definitivamente chiarita».
Silvio Maranzana

 

Ma proprio oggi il gip potrebbe decidere il suo rinvio a giudizio
Ma proprio oggi Francesco Rosato, in qualità di ex direttore della Ferriera di Servola potrebbe essere rinviato a giudizio per l’accusa di aver gestito abusivamente ingenti quantità di rifiuti ritenuti pericolosi. Rosato è stato chiamato a comparire dinanzi al gip Luigi Dainotti che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Pietro Montrone oltre che nei confronti di Rosato anche di Vincenzo D’Auria, ex responsabile del settore Ecologia di Servola, di Walter Palcini dipendente della ditta Refitalia e dfi Alessio Comper dipendente della società Sativa di Trento. Asse portante dell’inchiesta dei carabinieri del Noe, 17 intercettazioni telefoniche tramite le quali era stata individuata una fitta rete di rapporti sommersi per effettuare gli smaltimenti di rifiuti pericolosi senza grossi costi economici.
 

Confindustria: uomo giusto, basta polemiche
«Lo stabilimento sta per chiudere, non si poteva perdere altro tempo per studiare la situazione»
E per ribadire il consenso sulla consulenza affidata dal sindaco a Francesco Rosato, Confindustria Trieste e il suo presidente Sergio Razeto hanno emesso ieri una lunga nota. «Ai tavoli sul futuro della Ferriera di Trieste convocati dalla Regione - si legge - Confindustria Trieste ha più volte sottolineato l’opportunità che le istituzioni si facessero affiancare da un esperto che potesse dare un concreto e fattivo contributo per l’individuazione di un percorso di riconversione e reindustrializzazione del sito. La situazione che riguarda l’impianto, infatti, necessita di un intervento tempestivo, anche alla luce delle dichiarazioni dei giorni scorsi del Commissario straordinario del Gruppo Lucchini Pietro Nardi, che ha affermato che la chiusura dello stabilimento triestino potrebbe avvenire prima della data stabilita del 2015». «In quest’ottica, dunque - prosegue il comunicato - l’Associazione ha valutato positivamente la decisione del Comune di avvalersi della consulenza di Francesco Rosato. In primo luogo, in quanto Rosato ha lunga esperienza nel settore e può pertanto approcciarsi con cognizioni specifiche a un progetto di riconversione industriale che abbia luogo a partire da un insediamento siderurgico. In secondo luogo, perché egli conosce già l’impianto e le caratteristiche distintive, positive e negative, proprie dell’area in cui si trova». «Alla luce di ciò - sono le conclusioni che traggono gli industriali triestini - la figura individuata rappresenta una scelta qualificata e condivisibile, perché grazie alle competenze nel settore e alla conoscenza del territorio può dedicarsi da subito all’identificazione di un progetto di riconversione e reindustrializzazione, senza la necessità di un periodo di indagini e approfondimenti preventivi. Un tale periodo preliminare infatti sottrarrebbe tempo prezioso in un contesto in cui non ce n’è molto a disposizione: la consulenza ha una durata complessiva di soli sei mesi e la situazione del settore, sia nazionale che locale, richiede la massima urgenza nell’individuazione dei canali che possano facilitare l’attrazione di investimenti e l’avvio, nei tempi più stretti possibili, di un percorso di riconversione». Operazione ambiziosa in una situazione territoriale molto particolare. «Il percorso si inserisce - afferma ancora Confindustria Trieste - nell’ambito di un quadro articolato e complesso, che deve tenere presente l’esigenza di permettere l’insediamento di nuove realtà industriali sul comprensorio in cui attualmente insiste la Ferriera di Servola, la tutela delle aziende dell’indotto e il mantenimento dei livelli occupazionali diretti e indiretti dell’area. Per tutte queste ragioni - conclude la nota - l’Associazione ritiene che non si debba lasciare spazio ad alcun genere di polemica ma cogliere la nomina come opportunità per le amministrazioni di avvalersi di un contributo tecnico per arrivare a impostare una proposta progettuale proficua per il territorio».
 

 

INCONTRO - Diritti dei popoli e ambiente

Legambiente, Amnesty International e il Comitato pace convivenza e solidarietà Danilo Dolci promuovono un incontro su "I diritti dei popoli e l´ambiente: l´esperienza del Tribunale permanente dei Popoli” oggi alle 17 in via Filzi 14. Dopo il saluto del vicesindaco Fabiana Martini interverranno Gianni Tognoni, segretario generale del Tpp, Laura Renzi, coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia e Óscar García Murga di Legambiente Trieste.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 27 gennaio 2013

 

 

Rigassificatore, dirigente smentisce il ministro Passera
Giorgio Lillini, responsabile in regione del Dicastero per le infrastrutture: «Strada a 250 metri, case a 400 e il metanodotto interferisce con le navi»
Ad alzare il velo su una montagna di controindicazioni e di perplessità insite nel progetto di Gas Natural a Zaule ora ci si mette anche colui che formalmente è l’uomo di Corrado Passera a Trieste. Il ministro delle Infrastrutture e dello sviluppo economico è stato il più risoluto nell’affermare che «il rigassificatore va realizzato a Trieste e nel più breve tempo possibile». Ma Giorgio Lillini, responsabile dell’Ufficio tecnico e opere marittime per il Friuli Venezia Giulia, diramazione locale del ministero, ha messo nero su bianco un lungo elenco di osservazioni che fanno seguito alle dichiarazioni rilasciate al Comitato portuale di cui lo stesso Lillini fa parte. In quell’occasione il dirigente aveva tra l’altro evidenziato che «nessun rigassificatore al mondo ha distanze da abitazioni e infrastrutture quali una superstrada urbana simili a quelle del proposto impianto di Trieste». Ora aggiunge, facendo riferimento ai documenti del progetto: «Si osserva che nell’allegato 3 all’elaborato “Aggiornamento studio effetto domino” le aree per le quali sono prevedibili effetti anche letali includono la superstrada e lambiscono le più vicine abitazioni, ma tale fatto non è considerato rilevante ai fini della sicurezza unicamente in base alla classe di probabilità degli eventi e non in base alla possibilità che tali eventi si realizzino. La superstrada è a soli 250 metri dai serbatoi e la casa più vicina a soli 400 metri. Si evidenzia che sebbene nel rapporto di sicurezza si dichiari di utilizzare per la valutazione dei rischi un approccio deterministico, si ricorra poi alla statistica per scartare gli eventi con classe di probabilità inferiori a 10 alla meno 5». Ma le carenze sembrano essere anche altre. «Esaminato il rapporto di sicurezza e i suoi aggiornamenti - rileva Lillini - si rileva che in nessuna delle sue parti si trova la valutazione dei rischi per le possibili perdite di gas liquido in acqua da parte delle navi gasiere sia incidentali che intenzionali.» E ancora: «In nessuna delle sue parti si trova la valutazione della idoneità del canale navigabile a permettere la navigazione delle gasiere fino all’accosto del rigassificatore compatibilmente con il resto del traffico marittimo. Più in generale il rapporto di sicurezza non propone l’assetto e la regolamentazione che saranno necessari per l’esercizio del terminale sotto il profilo marittimo e della navigazione». Il giudizio è perlomeno altrettanto critico quanto al metanodotto Trieste-Grado-Villesse che dovrebbe allacciare l’impianto alla rete generale, di cui si lamenta che la Valutazione d’impatto ambientale sia ancora in corso, mentre avrebbe dovuto essere fatta congiuntamente con quella inerente l’impianto essendo le due strutture «inscindibilmente connesse». In proposito Lillini afferma: «Il tracciato del metanodotto attraversa un canale marittimo e tutti gli specchi acquei dal canale navigabile alle dighe foranee con una sicura interferenza con la navigazione portuale e con la sicurezza delle aree a terra limitrofe. In atti risulta una “analisi di interferenza delle attrezzature per la pesca a strascico con la condotta e analisi di interferenza di àncora con la condotta” facente parte dello studio di impatto ambientale, ma le conclusioni sono alquanto generiche e fondate su affermazioni del tipo “l’evento di aratura di un’àncora è quindi irrilevante ai fini della sicurezza della condotta”. Comunque non esiste uno specifico rapporto sulla sicurezza che analizzi il tema sotto tutti gli aspetti e fondato su una progettazione definitiva».
Silvio Maranzana

 

«Incompleto anche il progetto della bonifica»
E Gas Natural secondo un’altra serie di rilievi avanzati dall’ingegner Giorgio Lillini (foto), non ha nemmeno presentato un progetto definitivo di bonifica dell’area. «Il progetto dell’impianto è definitivo - sottolinea Lillini - ma dell’area a terra (una ex discarica) c’è solo un progetto preliminare di bonifica, pertanto l’esecuzione delle opere a terra risulta basata su previsioni di massima della bonifica. Dell’area a mare invece - prosegue il dirigente - è stato redatto solo un piano di caratterizzazione (approvato?), ma la caratterizzazione non è stata eseguita. Pertanto lo stato di fatto del progetto non è completo e l’esecuzione dei dragaggi, che dovrebbero essere usati per l’imbonimento di parte dell’area su cui sorgerà l’impianto, risulta condizionato dagli esiti della caratterizzazione.»

(s.m.)
 

 

Rosato: chi mi contesta fa scappare gli investitori - L’ex direttore della Ferriera: incarico dal sindaco, la Regione al corrente da tempo

Senza chiarezza non proseguo, nessuno meglio di me sa cosa si possa fare a Servola
«La consulenza mi è stata offerta direttamente dal sindaco, che alcuni mesi fa ha chiesto la mia disponibilità a supportare l’amministrazione nel percorso di riconversione industriale della Ferriera. La Regione ne è da tempo a conoscenza». Francesco Rosato, l’ex direttore dell’impianto di Servola, è a dir poco sorpreso dal caso politico scatenato dall’incarico della durata di sei mesi che il Comune gli ha affidato: assistenza tecnica per la valutazione degli aspetti economico-ambientali in tema di riconversione industriale dell'area della Ferriera. Contro quella consulenza si sono levate le critiche di Lega Nord, Movimento 5stelle, Sel e Rifondazione Comunista: nel mirino l’inopportunità di conferire l’incarico all’ingegnere, indagato in un’inchiesta penale della magistratura per le discariche abusive nell’ambito dello stesso comprensorio. «Nei prossimi giorni presumo ci saranno dei chiarimenti politici – dice Rosato - in base a quanto dirà il sindaco deciderò se ci sono i presupposti per proseguire con l’incarico. Non sono a disposizione a tempo indeterminato: se emergerà che è venuta meno la necessaria unità di intenti - evidenziata anche da una delibera approvata dal Consiglio comunale - di puntare alla riconversione di quel sito, valuterò il da farsi. Non ho cercato io questa consulenza, avendo diversi altri progetti in cantiere. E non sono pro o contro nessuno, non essendo il mio un ruolo politico». Rosato è al lavoro per il Comune da fine dicembre. «In meno di un mese sono stati attivati tre contatti, uno a livello internazionale e due a livello nazionale – spiega – la prossima settimana ho in programma altri due incontri». Ma l’ex direttore di Servola chiarisce di non voler proseguire al buio: «Senza le spalle coperte non vado da nessuna parte, senza chiarezza da parte dell’amministrazione rischiamo di farci ridere dietro. È inutile presentarsi a grossi investitori e attrarli in questo percorso se ci sono ancora delle perplessità». La sensazione dichiarata è che «stia venendo meno la volontà di affrontare il problema». «Chi sta protestando - sostiene Rosato - ha probabilmente obiettivi lontani dagli interessi di crescita, di tutela ambientale e occupazionali della città. Io gli operai della Ferriera li conosco di persona, il loro futuro, così come quello di Trieste, non può non starmi a cuore». Quanto all’inchiesta sulle discariche abusive, «questa è una consulenza di pianificazione industriale – precisa Rosato - nulla a che vedere con lo smaltimento dei rifiuti. Sull’indagine relativa ai cumuli di fanghi all’interno della Ferriera verosimilmente sarò rinviato a giudizio. Affronterò questo procedimento a testa alta facendo valere le mie ragioni, come ho sempre fatto». Ma ci sono poi anche i legami familiari con Francesco Russo, segretario provinciale del Pd e capolista al Senato. «Vero - dice - io e Russo siamo cognati ma non vedo chi ne abbia tratto vantaggi. Russo non c’entra. Quanto pattuito dalla determina (si tratta di 47.795 euro, ndr) comprende iva e tutte le spese: non è di certo l’importo quindi ad avermi fatto accettare l’incarico. Fino ad oggi ho trovato aziende che mi hanno pagato molto di più». Rosato è stato direttore della Ferriera dal 2003 al 2009; e dal 2009 al 2011 direttore industriale della Lucchini. «Credo che nessuno conosca quanto me cosa sia possibile o meno fare in quell’area», dichiara: «Cosolini per la Ferriera ha fatto il primo gesto politico coraggioso: ha chiamato un manager con conoscenze in materia di mercato, professionalità, costi». Rosato ricorda come il 22 gennaio, nel vertice a Roma il governo sia stato chiaro sul fatto che finanziamenti per quella riconversione arriveranno solo se coesisteranno due fattori: progettualità imprenditoriale e intervento di privati.
Laura Tonero

 

La lega nord torna a chiedere il passo indietro
Ma la Lega Nord continua a sparare sul sindaco Cosolini per la consulenza sulla Ferriera affidata al l’ex direttore Francesco Rosato. Il consigliere comunale Maurizio Ferrara invia al sindaco una seconda lettera aperta usando il piano dell’ironia. «Roberto - il consiglio di Ferrara - chiudi anche questa volta la polemica con intelligenza, fai un apprezzabile passo indietro e formalizza quello che la gente ironicamente ricorderà come “l’incarico corto”. In fin dei conti, come non hai misurato tu l’ormai famoso “ponte corto”, non avrai neppure calcolato le distanze parentali dal prossimo senatore del Partito democratico». Un altro attacco viene sferrato dal segretario provinciale della Lega, Pierpaolo Roberti: «Apprendo dai giornali che Rosato è anche cognato del segretario triestino del Partito Democratico: un periodo particolarmente fortunato per tutta la famiglia – ironizza Roberti - visto che in due settimane sono piovuti dal cielo prima il posto da capolista al Senato per Francesco Russo e poi una consulenza da 50mila euro per Francesco Rosato. Da quando si è insediata la Giunta Cosolini, abbiamo visto affidare incarichi di rilievo ad amici e supporter della maggioranza che amministra il Comune per centinaia di migliaia di euro: certo ormai la cosa non desta più stupore, ma continua a suscitare l’indignazione in chi come noi crede che la gestione della cosa pubblica non sia un affare di famiglia. Il primo cittadino deve non solo ritirare la delega, ma un chiarimento e possibilmente delle scuse a tutti i triestini.»
 

Capiarea con Cosolini: «Ok, consulente giusto» - DENTRO LO STABILIMENTO
La lettera: «Noi già nell’agosto 2012 chiedemmo un tecnico per salvare l’industria»
Nella querelle su Rosato prendono posizione a favore della decisione del sindaco i tredici capiarea della Ferriera che hanno inviato una lettera al ministero della Sviluppo economico e alle amministrazioni locali. «Già noi dipendenti in epoca non sospetta (agosto 2012) - affermano - chiedemmo che le istituzioni identificassero una personalità tecnico-gestionale in grado di poter proporre un piano di reindustrializzazione del sito della Ferriera, una persona che conoscesse l’area, il processo produttivo, il territorio e soprattutto inserita nel settore industriale privato: avevamo capito, forse prima di altri, che muoversi per tempo è sinonimo di buona gestione. Riconosciamo con dovuta correttezza - scrivono di conseguenza - la coraggiosa scelta del sindaco di arrivare all’incarico di consulenza di cui oggi alcuni esponenti di forze politiche non in grado di formulare proposte concrete e tangibili confutano il proposito e attaccano in maniera ottusa e strumentale la persona. Noi crediamo invece che la strada intrapresa sia quella più idonea, più verosimile per entrare nel merito delle questioni, non solo con sparate propagandistiche a scopi puramente personal-elettoralistici per potersi accaparrare qualche seggiolina in più a nostre spese. Va pertanto al sindaco e a quanti credono in questa scelta - affermano senza mezze misure - il nostro sostegno proprio nella consapevolezza dell’interesse complessivo: per il lavoro, per l’impresa, per la società nel suo complesso.» Ma i capoarea contestano anche l’immagino di una Ferriera che continua ad accumulare perdite: «Lo stabilimento non è certamente allo sfascio, non è sicuramente condannato alla perdita economica, è purtroppo vittima di un sistema di gestione del Gruppo Lucchini molto poco industriale degli ultimi due anni. Le continue dichiarazioni sulle perdite strutturali del nostro stabilimento nascondono la volontà di arrivare a una chiusura in tempi molto brevi, senza tener conto dei risultati molto positivi nell’arco degli ultimi anni: dal 2003 al 2010 con la sola esclusione del 2009. Le perdite economiche di quell’unico anno furono causate da una fermata degli impianti. Le scelte dichiarate - accusano infine i capiarea - non lasciano spazio alla ricerca di un’efficienza produttiva ed economica, ma aprono solo alla via più semplice della dismissione. Noi chiediamo invece un percorso condiviso affinché si possano conciliare le diverse esigenze (posti di lavoro, economicità d’impresa, attività industriale, territorio), un atto di impegno industriale perchè crediamo fermamente che ogni attività produttiva sia un bene collettivo inalienabile. Chiediamo dunque ai nostri vertici e alle istituzioni di cercare vere alternative agli attuali asset impiantistico-produttivi.»

 

Discariche abusive l’ingegnere davanti al gip - DOMANI IN TRIBUNALE
Il caso Rosato si sposta nel palazzo di Giustizia. E approda in Tribunale proprio nel momento in cui divampa la polemica sull’opportunità della consulenza da 47 mila euro sulla riconversione industriale della Ferriera affidata all’ingegnere, già direttore dello stabilimento. Domani Francesco Rosato comparirà davanti al gip Luigi Dainotti in veste di ex direttore della Ferriera coinvolto nell’inchiesta sulle discariche abusive. Con il manager anche Vincenzo D’Auria, già responsabile del settore ecologia e Walter Palcini, dipendente della ditta “Refitalia”. Davanti al pm Pietro Montrone si discuterà del contenuto di 17 intercettazioni telefoniche che i carabinieri del Noe avevano effettuato nell’inchiesta relativa alla gestione delle discariche all’interno dello stabilimento di Servola. L'inchiesta, inizialmente della Procura di Grosseto, porta la data del febbraio 2010. Era scattata con l’arresto dello stesso Rosato e degli altri funzionari. Poi era stata trasferita per competenza territoriale a quella di Trento e infine è approdata a Trieste. Il pm Pietro Montrone, diventato magistrato titolare del fascicolo, nelle scorse settimane ha chiesto il rinvio a giudizio per Rosato, D'Auria, Palcini e Alessio Comper, dipendente della società Sativa di Trento, con l’accusa di avere a vario titolo ceduto, ricevuto e trasportato o comunque aver gestito abusivamente ingenti quantità di rifiuti ritenuti pericolosi. Asse portante dell'inchiesta dei carabinieri del Noe erano state appunto le intercettazioni telefoniche che all'epoca avevano permesso alla Procura di Grosseto di individuare una fitta rete di rapporti sommersi per effettuare gli smaltimenti di rifiuti pericolosi in modo facile e soprattutto senza grossi costi economici. All'inizio l'attenzione era stata puntata su “Refitalia”, la ditta incaricata della gestione dei rifiuti dell'impianto siderurgico. Poi il faro si era acceso direttamente agli allora vertici della Ferriera di Servola.

(c.b.)
 

 

“Stasera li butto”, grandi e piccoli a lezione di raccolta differenziata - TEATRO VERDI DI MUGGIA
Sapere dove e come gettare l’immondizia senza incorrere in sanzioni e tormentarsi in “dubbi amletici”? La compagnia Teatrobàndus, giocando anche con richiami ai classici shakespeariani, alle 17 al teatro Verdi di Muggia, propone il suo nuovo spettacolo brillante, “Stasera li butto”, dedicato al tema dell’educazione alla raccolta differenziata. La nuova piéce prosegue coerentemente un filone dopo lo spettacolo itinerante “Fiuto per il rifiuto. Storie (triestine) da riciclare” pensato per le famiglie e l’allestimento per i più piccoli “Dove ti butto?” presentati nelle scorse stagioni. A interpretare “Stasera li butto” sono gli attori Isaura Argese, Riccardo Beltrame, Andrea Germani e Julian Sgherla, il testo è della compagnia Teatrobàndus così come la regia. «Anche in “Stasera li butto” – spiega Julian Sgherla – l’obiettivo è quello di spiegare al pubblico, in modo divertente, come si svolge la raccolta differenziata nelle nostre zone e ricordarne le regole e i vantaggi per l’ambiente e per tutti noi. Stavolta però la trama, in modo vivace e ironico, porta gli spettatori, allo stesso tempo, anche nella magia del palcoscenico e nel mestiere dell’attore. Protagonista di “Stasera li butto” è infatti una compagnia di attori che, specializzata nel portare in scena il repertorio shakespeariano e nell’affrontare personaggi come Amleto, Otello e Macbeth, improvvisamente viene costretta dalla produzione a preparare uno spettacolo ben più calato nella nostra quotidianità e che parla... di immondizie. Quando il capocomico dà agli attori la notizia del curioso allestimento ne restano quasi scioccati ma, seppure recalcitranti, non resta loro che prendere in mano l’insolito copione e gettarsi in questa nuova avventura». “Stasera li butto” così, oltre a illustrare via via, in modo non noioso, i meccanismi della raccolta differenziata, diventa anche il racconto di una giornata di prove della compagnia. Gli attori, dapprima un po’ troppo “abbottonati” e affezionati a sentirsi recitare con un linguaggio più poetico e “altisonante”, cominciano a divertirsi e a comprendere che i legami tra il teatro classico e quello “popolare” non sono poi così distanti, soprattutto se si sta portando al pubblico un messaggio utile e importante. La compagnia teatrale Teatrobàndus è nata nel 2006 dall’idea di giovani attori che, dopo essersi diplomati all’Accademia teatrale della Contrada, hanno deciso di unire forze per creare e realizzare la propria idea di teatro, spaziando tra gli autori e i generi, anche dalla commedia dell’Arte al teatro per i bambini e i ragazzi. Domenica a Muggia la biglietteria del Verdi apre un’ora prima dello spettacolo.

Annalisa Perini
 

 

Ferrovie, separare rete-impresa primo passo per il rilancio - l’intervento di LUIGI BIANCHI
“Patto Alitalia – Ferrovie? Violerebbe la concorrenza”: l’affermazione del responsabile di Ntv ”Italo” sul Corriere della Sera del 28 dicembre sembra non cogliere che alla base della concorrenza tra le imprese di trasporto sta la competitività dell’offerta commerciale multimodale. Infatti Giuseppe Sciarrone ammette di non condivisione l’idea di Lorenzo Necci in ordine ad “una sorta di Iri dei trasporti”. Ma il problema non è quello di ricondurre sotto un unico tetto la produzione dei singoli vettori; deve essere colta invece l’esigenza di un servizio commerciale in grado di fare un’offerta globale. Il viaggiatore, ma anche lo spedizioniere, non è interessato al singolo segmento bensì all’intero percorso, frutto della collaborazione di tutti i vettori coinvolti. Con la nascita della ferrovia, per affrontare la capillarità, si avverte subito l’esigenza del servizio di collegamento alle stazioni, inizialmente realizzato con la trazione animale, prima dell’avvento della gomma. I servizi automobilistici sono gli eredi di carri e carrozze che hanno assicurato prontamente il porta a porta ferroviario. Ma con la ferrovia nasce anche il servizio cumulativo (interno, internazionale, ferroviario - marittimo, lacuale) per stipulare un unico contratto di trasporto e rilasciare un unico recapito di viaggio (ed un’unica lettera di vettura per le merci). Il cliente apprezza un solo documento a garanzia dell’offerta globale. Nel 1972 a Monaco di Baviera viene perfezionato il sistema del biglietto unico coinvolgendo tutti i vettori, anche non ferroviari e pubblici, nel contratto di trasporto unico, che finisce per essere adottato progressivamente in tutta Europa, salvo che in Italia, dove le Fs, in una vera e propria regressione culturale, dividono il contratto di trasporto (e quindi il biglietto) all’interno della stessa impresa: anche oggi Trenitalia si ostina a proporre biglietti separati in conseguenza di tale improvvida decisione, fuori da ogni logica commerciale, nell’era della telematica che facilita grandemente l’emissione di un unico documento di trasporto. Quindi produzioni separate, realizzate al meglio dai singoli vettori, ma accordi commerciali perfettamente compatibili con la concorrenza che avviene a livello di offerta globale multimodale per promuovere la vendita dei prodotti delle singole imprese. Non a caso Giuseppe Pinna, ultimo vero direttore commerciale delle Fs, aveva affrontato le problematiche delle lunghe distanze in una logica di collaborazione del vettore aereo, come realizzato con successo dalle Ferrovie tedesche che, negli anni ’80, contribuirono a concentrare il traffico sui maggiori aeroporti germanici collegando con treni dedicati gli scali minori, con reciproco vantaggio dei due vettori, aereo e ferroviario. La deriva della rotaia italiana, all’origine del degrado del trasporto ferroviario nazionale, è il risultato di un confuso approccio a privatizzazioni, a carico dell’erario, di ampi settori del servizio ferroviario statale e della proliferazione di società partecipate, che non va confuso con il processo di liberalizzazione deciso a livello comunitario. Infatti, la condizione per la promozione di sane imprese di trasporto, in grado di proporre un servizio globale multimodale, è la netta separazione tra rete ferroviaria - Rfi – e impresa pubblica – Trenitalia - dal momento che lo Stato deve garantire la piena fruibilità dell’intera rete a tutte le imprese abilitate (pubbliche e private, nazionali ed estere) su un piano di perfetta parità, in modo che tutte possano concorrere alla riconversione modale a favore della rotaia in una logica di coordinamento ed integrazione e non di scontro e di separazione, come purtroppo avvenuto fino ad oggi per opera di chi considera le altre ferrovie concorrenti e non necessarie alleate per portare alla rotaia viaggiatori e merci, per contribuire efficacemente al miglioramento della mobilità e della logistica con un servizio competitivo a livello europeo. Il compito, prioritario per un ministro che si decida a far uscire dalle secche il piano generale dei trasporti, non può essere affrontato da chi si ostina a considerare una iattura la separazione della rete dall’impresa di trasporto. Anche nel nostro Paese non manca chi può farsi carico con responsabilità di un impegno così gravoso.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 26 gennaio 2013

 

 

Ferriera: il consulente del Comune è cognato del segretario Pd
Rosato è sposato con la sorella di Russo. Il democratico: incarico dato dal sindaco, non ne sapevo nulla ma l’obiettivo di salvare posti è condiviso.

Poco elegante giocare sui lavoratori per un pugno di voti
Non solo ex direttore della Ferriera, quella che adesso sembra accumulare ogni mese quasi tre milioni di euro di debiti, non solo indagato in un’inchiesta penale della magistratura per le discariche abusive nell’ambito dello stesso comprensorio, ma anche cognato di Francesco Russo, segretario provinciale e attualmente anche capolista al Senato del Pd, il partito del sindaco il quale l’ha nominato con una determina dirigenziale. Si moltiplicano, quasi come per un miracolo alla rovescia, i motivi di perplessità sulla consulenza da 47.795 euro affidata dal Comune a Francesco Rosato, il manager che dovrebbe predisporre un progetto e magari attrarre nuovi investitori per la riconversione dell’area di Servola per la quale dovrà essere posta particolare attenzione oltre che per il reinserimento dei lavoratori, anche per la salvaguardia ambientale, quella che la stessa Ferriera guidata da Rosato è stata accusata di non aver osservato. Sotto il tiro ad alzo zero di Lega Nord, Movimento 5stelle, ma anche di Sel e Rifondazione comunista che pure fanno parte della maggioranza al Comune, era stato lo stesso Russo a mettere nero su bianco la difesa della consulenza a Rosato, senza del resto esplicitare il proprio vincolo di parentela. «La figura individuata insieme a tutte le forze politiche della maggioranza (particolare poi negato dagli altri partiti del centrosinistra) - aveva scritto Russo - non ha e non avrà nessun compito legato alle tematiche ambientali ma è stata scelta, anche dopo avere verificato il gradimento di numerose realtà economiche, sociali e sindacali, in quanto considerata la più qualificata per portare a Trieste quegli investimenti imprenditoriali che la città non ha saputo attrarre negli ultimi decenni». Credeva così di aver sgombrato il campo da ogni equivoco, ma la consulenza a Rosato sembra una sorta di matrioska con questioni di dubbia eleganza e di opportunità che si possono sfogliare come un carciofo: sotto quella del passato di ex direttore c’è l’inchiesta penale, sotto quest’ultima la parentela con il “capopartito” in città del sindaco. Ieri Russo ha dapprima scelto la strada dell’ironia: «Colpa mia? Semmai colpa di mia sorella se da 15 anni Rosato è mio cognato». Poi per un attimo ha tentato di prendere le distanze: «É stata una decisione presa dal sindaco di cui non ero assolutamente a conoscenza. Se Cosolini avesse chiesto consiglio a me, probabilmente lo avrei dissuaso dallo scegliere mio cognato sapendo le grane che sarebbero potute derivarmi». Alla fine Russo cambia ancora registro: «È stata fatta la scelta migliore che si potesse fare, si tratta di un manager stimato a livello nazionale e internazionale, sul quale è stato manifestato apprezzamento sia da parte di Confindustria che dei sindacati. L’obiettivo del sindaco è lo stesso del Partito democratico: salvare il posto di lavoro di mille persone che già ad aprile rischiano di trovarsi in strada. Una persona va giudicata per ciò che fa, bisogna attenderlo alla prova e poi eventualmente parlare. Ciò che è veramente poco elegante e opportuno è fare gossip giocando sulla pelle di mille persone per qualche misera frazione di percentuale elettorale». E a favore della scelta di Rosato intervengono con una lettera alle istituzioni tutti i capo-area dello stabilimento. «Riconosciamo la coraggiosa scelta del sindaco - affermano - di arrivare all’incarico di consulenza di cui oggi alcuni esponenti di forze politiche non in grado di formulare proposte concrete e tangibili ne confutano il proposito e ne attaccano in maniera ottusa e strumentale la persona. Noi crediamo invece che la strada intrapresa sia quella più idonea per entrare nel merito delle questioni.»
Silvio Maranzana

 

Affari di famiglia legali ma inopportuni - LO SCIVOLONE
Lo scivolone politico c'è tutto. Dietro all'inopportuna consulenza per la bonifica della Ferriera di 47.795 euro (determina 5985 del 31 dicembre 2012) c'è la triangolazione giunta Cosolini-Francesco Rosato-Francesco Russo. Affari di famiglia dal momento che il sindaco (o per chi per lui) ha assegnato l’incarico al cognato del segretario provinciale del Pd e adesso in corsa anche per un posto al Senato. Senza scomodare l’anagrafe, l'ex direttore della Ferriera (che ora si è messo in proprio) è il marito di Rosa Russo, sorella di Francesco. Nulla di illegale, per carità, tuttavia è una consulenza che puzza lontano un miglio di svarione politico. Quantomeno è una grossolana ingenuità commessa nel momento in cui la campagna elettorale è in fase di decollo. Da qui l’irritazione e la contrarietà di Sel, pronta a mettere in discussione la permanenza in giunta del suo assessore Laureni. E qui l'imbarazzo si moltiplica per cento, visto che quest'ultimo ha la delega all'ambiente e si occupa proprio dei danni provocati dall'inquinamento della Ferriera attraverso analisi e perizie proprio ai tempi in cui Francesco Rosato era direttore dello stabilimento di Servola. E martedì a Roma, assieme a Omero, c'era non l'assessore all'ambiente Laureni ma Francesco Rosato nella nuova veste di consulente-bonificatore. Formalmente per «attrarre investitori». Un'incongruenza macroscopica, un pasticciaccio per dirla con Gadda che rischia di avere ripercussioni dentro e fuori la maggioranza. Le vicissitudini giudiziarie dell'ex direttore della Ferriera (sempre comunque legate all'impianto di Servola) sono solo un elemento in più in questo assurdo teatrino che sa di masochismo politico-amministrativo. Appena sbarcherà dall'aereo che lo ha riporterà a Trieste, il sindaco Cosolini dovrà spiegare cosa lo ha spinto ad affidare questa consulenza a Francesco Rosato. Consulenti e periti di solito non sono di parte, c’erano sicuramente in giro per l’Italia validi esperti del settore che nulla hanno mai avuto da spartire con la Ferriera. Insomma è come se Cosolini avesse affidato una ipotetica ristrutturazione del Rocco a Stefano Fantinel, ex presidente della Triestina. Il sindaco rientra dal Messico ma difficilmente in questo momento andrà al massimo. Né a gonfie vele.

(m.cat.)
 

«Ricordiamoci di Gambardella» - Kocijancic: il manager fu incaricato da Illy, risultato sotto gli occhi di tutti
«Destano non poca sorpresa le dichiarazioni fatte dal segretario provinciale del Pd, Francesco Russo, sulla volontà di confermare la consulenza (da 47 mila euro per sei mesi) per favorire la riconversione della Ferriera, all’ex direttore dello stabilimento, Francesco Rosato». Ad affermarlo è Igor Kocijancic, consigliere regionale di Rifondazione comunista. «Non riesco a non sorprendermi - afferma Kocijancic - di quanto il segretario del Pd abbia la memoria corta. Infatti non potrà non ricordare che a fine anni Novanta l’allora sindaco Riccardo Illy affidò all’allora ex ad dell’Ilva Taranto, Giovanni Gambardella, una consulenza mirata ad affrontare la trasformazione privatistica delle municipalizzate, ma soprattutto atta a risolvere i punti di crisi (Ferriera di Servola, Lloyd Triestino, Arsenale San Marco) per un importo complessivo di 200 milioni di lire (oggi 100mila euro abbondanti). Gambardella mantenne poi il suo ruolo di “advisor” privilegiato di Illy anche quando questi divenne Presidente del Fvg e affidò a “Omnia”, società di Gambardella, una consulenza per affrontare il nodo riconversione Ferriera. L’importo complessivo di quella consulenza (eravamo ormai nel 2004) era di 168mila euro: Gambardella produsse quattro relazioni trimestrali che dubito siano state lette da più di dieci persone, mentre sull’efficacia del tutto è sufficiente guardare al deterioramento del tessuto industriale cittadino degli ultimi 15 anni. Russo non faccia torto alle nostre intelligenze. Ritenere che l’ex direttore della Ferriera possa individuare interlocutori in grado di garantire un’efficace intervento di riconversione, quando non ci sono riusciti sindaci, presidenti di Regione, e vari ministri significa o avere un fine senso dell’umorismo o prendere in giro la gente. Vero è che Rosato, rispetto a Gambardella costa molto meno. Ma è opportuno - conclude Kocijancic - spendere di questi tempi 47mila euro per niente?»
 

«Confronto su un nuovo sistema produttivo» - RIFONDAZIONE COMUNISTA
Saulle: la posta in gioco è l’intera città. Cip6, soldi da dirottare su bonifiche e riconversione
Un Consiglio comunale «che si impegni in un’azione di coinvolgimento pubblica e ampia, capace di condizionare positivamente la Provincia, la Regione e il Governo centrale per dare a Trieste un futuro di sviluppo, perché la posta in gioco è l’intera città e non chi oggi, transitoriamente, la rappresenta». Antonio Saulle, segretario provinciale di Rifondazione comunista, ha formulato questa richiesta ieri, al termine di una disamina della difficile situazione economica della città, con specifico riferimento alla componente industriale. «Trieste sta correndo un grosso rischio – ha detto – e vogliamo essere propositivi, evidenziando i punti deboli che si dovranno affrontare per garantire una fase di crescita». Dopo aver spiegato che «il giudizio critico su Francesco Rosato, ex direttore dello stabilimento di Servola nominato consulente per la riconversione della Ferriera, non riguarda la persona» ma nasce dal fatto che «origina sensazioni negative, rendendo difficile il compito che lo attende», Saulle ha definito la vicenda Sertubi «un’operazione meramente finanziaria e immobiliare», ricordando che «la concessione a Maneschi di cinque magazzini in Porto Vecchio per 99 anni, nei primi 12 non ha portato ad alcun risultato». Passando poi ad altri temi, il segretario di Rc ha chiesto «la messa in salvo delle risorse finanziarie previste dal Cip6 che sono, attualmente, oggetto di trattativa fra Lucchini ed Elettra. Per un accordo di programma servono soldi spendibili, va perciò rinnovata la richiesta alla Prefettura di intervenire presso il Governo, per dirottare il contributo Cip6 dalle tasche di Lucchini ed Elettra al fondo per le bonifiche e la riconversione del sito. Gli unici soggetti che vanno risarciti sono i cittadini, i lavoratori e la città». Sul porto, il segretario di Rc ha evidenziato che «non ci sono legami fra sviluppo e aumento dei traffici e lo dimostra il fatto che nonostante la crescita degli scambi in Molo VII non ci sono state ricadute occupazionali, il che significa solo che è ulteriormente migliorata la produttività dei lavoratori. La realtà è che si continua a operare col principio del massimo ribasso – ha proseguito - e il sindaco Roberto Cosolini queste cose le conosce, visto che siede nel Comitato portuale». Dopo aver spiegato che «diventa indispensabile confrontarsi su un nuovo sistema produttivo», il segretario di Rc è tornato sulla Ferriera. «Bisogna garantire la continuità produttiva – ha concluso - e prima di chiudere l’impianto bisognerà trovare un’alternativa industriale capace di sostituirlo».

Ugo Salvini
 

 

I sindacati bocciano Trieste Trasporti «L’azienda è in salute, la riorganizzazione annunciata è estremamente parziale e fuorviante»
Turn-over bloccato, 30 autisti di troppo, 570mila chilometri da cancellare. Trieste Trasporti fa le sue scelte “giustificate”, dicono i dirigenti, dai tagli della Regione ai fondi per il trasporto pubblico urbano che vede l’azienda con due milioni e 313mila in meno. Scelte fortemente contestate dallee sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl in quanto «estremamente parziali e fuorvianti». «Trieste Trasporti - affermano i sindacati - tace parecchie informazioni e ne fornisce altre che differiscono da quelle reali». Le organizzazioni sindacali hanno altri numeri che dimostrano invece la buona salute dell’azienda triestina di trasporto: «Innanzitutto l’utile di bilancio dello scorso anno è stato di più 3.700.000 di euro; il taglio del corrispettivo equivale a 2.262.106 euro, e quindi rimarrebbe comunque un utile di più di 1.400.000 euro senza bisogno di ridurre il servizio». Il problema poi per i sindacati è un altro e non di poco conto: «Chi ha acquistato l’abbonamento e l’ha pagato ancora più caro dello scorso anno ha stipulato un contratto con la Trieste Trasporti, vedendosi però ridotto un servizio per cui ha già pagato; dov’è la Provincia che dovrebbe essere il garante del servizio? Certo i soldi degli abbonamenti annuali sono già stati incassati ed anche i biglietti sono rincarati». In più le organizzazioni sindacali affermano di essere in possesso di un documento proposto dall’azienda in cui, «contrariamente a quanto dichiarato dal presidente dell’azienda, si chiedono soldi ai propri dipendenti attraverso una ristrutturazione dei turni, lavorando di più gratis ma anche ridiscutendo accordi che sono stati frutto di contrattazioni e sacrifici per ogni dipendente». «Il piano stilato da Trieste Trasporti - è il giudizio dei sindacati - non prospetta il salvataggio degli esuberi, ma prevede di crearne altri con l’unico obiettivo di arrivare alla gara di affidamento con meno personale possibile. E con i dirigenti esclusi dalla “cura dimagrante”. Questi sono dati scritti nero su bianco. La Trieste Trasporti e la sua dirigenza non rinuncia a nulla, e guai paragonarla ad una grossa azienda del nord Italia la cui dirigenza ha limitato il proprio stipendio mensile a “soli” 5.000 euro mensili; stiamo parlando del consiglio di amministrazione della Trieste Trasporti che costa più di un milione di euro. La richiesta di ridurre l’attività di tutti e sei sindacati e dei responsabili della sicurezza sotto il ricatto del licenziamento dei 35 esuberi è un chiaro attacco che ha lo scopo di eliminare l’unica difesa di cui i lavoratori dispongono».

(fe. vi.)
 

 

«Sul rigassificatore pesa il Trattato del 1947» - INCONTRO A BRUXELLES
Greenaction alla Commissione Ue per le petizioni: «Sul porto manca la sovranità dell’Italia»
Il rigassificatore non si deve fare «perché mancano troppi elementi di valutazione, soprattutto per quanto concerne il rischio per la popolazione residente, che fra l’altro non ha potuto esprimersi; e in quanto manca la sovranità dell’Italia sul porto, ancora soggetto al controllo delle Nazioni unite in base al Trattato di pace del ’47, tuttora in vigore e alla Risoluzione dell’Onu numero 16». È stato esplicito ieri Roberto Giurastante, responsabile di Greenaction Transnational, membro di Alpe Adria Green ed esponente di Trieste libera, rete ambientalista italo-sloveno-croata, nel relazionare sull’esito dell’incontro svoltosi a Bruxelles, davanti alla Commissione dell’Unione europea competente per le petizioni. «Martedì si è discusso della violazione da parte dell’Italia della direttiva Seveso, cioè sulla sicurezza degli impianti industriali a rischio – ha detto – e della vertenza, tuttora insoluta, che riguarda la sovranità sul porto di Trieste. È dal 2006 che combattiamo e finalmente si vedono i primi risultati. La Commissione ha recepito le nostre istanze. C'è un conflitto internazionale – ha aggiunto Giurastante - relativo alla realizzazione di impianti a rischio nell'Alto Adriatico. La Commissione ha spiegato che non ci sono motivi per intervenire, in quanto non c'è stata concreta violazione delle norme comunitarie. Ma noi non siamo d'accordo – ha incalzato il dirigente ambientalista - perché non è stata garantita l'adeguata informazione ai cittadini. Uno dei maggiori rischi è l'effetto domino originato dalla presenza di altri impianti a rischio». Per Greenaction e Alpe Adria Green «è stata riaperta l'inchiesta per mancanza di dati». Giurastante ha poi puntato l’attenzione su un altro tema: «Il porto internazionale di Trieste, in base alla normativa vigente, a nostro parere non è sotto la sovranità di un solo Paese: e allora come si può avviare una procedura di autorizzazione da parte dell'Italia? La Commissione fornirà entro alcuni mesi una risposta sullo status giuridico del porto internazionale di Trieste – ha concluso - anche perché, per modificarlo, bisogna sollevare il problema alle Nazioni unite».

Ugo Salvini
 

 

«Soprintendenza, a Tondo chiederò grande attenzione» - TONONI: D’ACCORDO CON ROSATO
Ettore Rosato deputato Pd, Piero Tononi consigliere regionale Pdl. Politicamente distanti ma allineati su Maria Giulia Picchione, soprintendente ai Beni architettonici. Rosato in Parlamento ha presentato un’interrogazione in cui chiede al ministro Ornaghi di verificare «l’eccessivo rigorismo della Soprintendenza». Tononi ora concorda. «Sono molti i professionisti arrivati a rifiutare lavori di progettazione quando comportino un parere della Soprintendenza. Inutile investire su progettazioni che poi vengono sistematicamente bocciate, facendo perdere tempo e denaro a professionisti, clienti e alla Commissione paesaggio del Comune che si vede ogni volta ribaltare dalla Soprintendenza i pareri positivi sulle pratiche paesaggistiche». Tononi nota che il Comune «opera con tempestività e professionalità» per vedersi poi pollice verso da palazzo Economo. «Sono d’accordo» con l’azione di Rosato a Roma, chiude Tononi, «facendo presente che non sono solo i costruttori a soffrire, ma anche i professionisti, gli architetti. Chiederò la massima attenzione» sul tema «al presidente Tondo, presenterò un’interrogazione».
 

 

Orti urbani, fase due Nuovi appezzamenti e un sito web dedicato
Dopo la sperimentazione su 14 aree già riqualificate terreni da coltivare nelle vie Navali, Tominz e Cumano
Se sia stato l’orticello di Michelle Obama, sorto all’ombra della Casa Bianca, o le pressanti necessità dettate dal sempre più oneroso carrello della spesa è difficile dirlo. Ma trend o bisogno che sia, di certo gli orti urbani, piccoli appezzamenti coltivati in pieno centro cittadino, stanno spopolando in tutt’Italia, da Palermo a Torino. E a Trieste si tiene il passo, con un forte impegno dell’amministrazione comunale che dopo il lancio del progetto pilota “Urbi et Horti”, partito la scorsa primavera grazie a Bioest e molte altre associazioni cittadine, e di tutta una serie di attività sperimentali, educative, di riqualificazione e di promozione sociale, dà ora il via ufficiale alla fase due del piano, aprendo un sito web dedicato - è stato annunciato ieri in una conferenza stampa in Comune cui hanno partecipato tra gli altri gli assessori Elena Marchigiani, Andrea Dapretto, Antonella Grim e Umberto Laureni - dove tutte le iniziative già attivate e i programmi futuri vengono messi a sistema. All’indirizzo ortitrieste.it si trovano da oggi informazioni sulle varie branche del progetto, che da quando è partito ha coinvolto sempre più attivamente cittadini, associazioni, scuole, case di riposo, con il duplice obiettivo di riqualificare aree verdi degradate o inutilizzate; e di favorire la socialità e coinvolgere sempre di più la cittadinanza nella gestione e valorizzazione degli spazi pubblici. Coltivare un orto è salutare ad ogni età: migliora la qualità della vita dal punto di vista alimentare, psicologico e psicomotorio. Risultati incoraggianti si sono avuti con il progetto Orto Giardino Terapeutico, attivo al Centro per l’anziano di via De Marchesetti e al Centro Diurno di via Weiss e in partenza anche a Casa Capon (Opicina): per gli anziani l’orto spesso è un modo per riavvicinarsi al passato contadino, per i soggetti con disabilità diventa uno spazio multisensoriale di contatto con la natura. Mentre ci si impratichisce con piante e ortaggi, si approfondiscono nozioni di botanica, si studiano geometrie per gli spazi coltivati, ci si avvicina all’astronomia con il calcolo delle fasi lunari per la semina e il raccolto. Se per gli anziani è un ritorno al passato, per bambini e ragazzi di città diventa una sorprendente scoperta: non a caso sono 45 le strutture educative, dai nidi alle scuole secondarie, coinvolte nel progetto di Slow Food Orto in Condotta, partito lo scorso settembre, con 14 orti in via di attivazione e un percorso formativo triennale per gli insegnanti curato proprio da Slow Food. Dopo la sperimentazione di successo dei primi 14 orti sociali urbani in Strada di Fiume (sul sito web si trova anche il diario di questa esperienza), riqualificati attraverso 5mila ore di lavoro socialmente utile e affidati per 18 mesi, attraverso apposita graduatoria, a famiglie, anziani e associazioni, sono in via di apertura nuovi orti in via Dei Navali, via dei Tominz, via Cumano. Si struttureranno sulla base del modello già avviato: spazi di circa 60 metri quadrati con collegamento alla rete idrica, facile accessibilità e capanni condivisi per le attrezzature. E presto a fissare definitivamente modalità di richiesta e utilizzo degli orti urbani arriverà un nuovo regolamento degli spazi verdi urbani, ma è prevista anche una revisione degli strumenti di pianificazione urbanistica che terrà conto di queste nuove realtà.

Giulia Basso
 

 

 

 

VOCE ARANCIO - VENERDI', 25 gennaio 2013

 

 

Vivere senza rifiuti (o quasi)
Scoprite la storia di John Newson, un cittadino britannico, diventato famoso per essere il primo uomo ad impatto zero.
Impatto zero. Sostenibilità, impatto ambientale, riciclo sono temi verso cui l'opinione pubblica dimostra fortunatamente sempre maggiore sensibilità. E così la notizia dell'impresa riuscita a un tranquillo cittadino britannico ha fatto subito il giro del mondo: nel corso di un anno ha prodotto un solo sacchetto di rifiuti. Insomma, non proprio un uomo a impatto zero, ma quasi.
Imballaggi addio. Lo riferisce il tabloid ingese , che racconta anche come John Newson, questo il nome dell'”eco-eroe”, abbia raggiunto l'importante traguardo. Il primo passo è stato eliminare carne e pesce dalla dieta. Con qualche dispiacere per la gola, forse, ma col grande vantaggio di non dover più avere a che fare con centinaia di imballaggi di ogni tipo e forma. La maggior parte dei rifiuti prodotti dagli esseri umani sono proprio le confezioni degli alimenti, e Newson lo aveva capito.
Faccio tutto io. Il secondo passo è stato provvedere da sé, per quanto possibile, al proprio fabbisogno alimentare. E nel modo più semplice: coltivando frutta e verdura nell'orto dietro casa ed evitando, anche in questo caso, l'acquisto di prodotti confezionati. Un consistente vantaggio per il portafoglio, mentre il livello dei rifiuti restava ancora a zero, visto che eventuali scarti finivano nella cassetta per il compostaggio, in attesa di diventare concime per le prossime colture.
Non si butta niente. Beh, anche impegnandosi con l'autoproduzione non si possono fare miracoli, e così Newson ha comunque dovuto vedersela con carta, plastica, vetro, metalli, cartone: la questione è stata risolta separando meticolosamente ogni materiale con pazienza certosina, avviando agli appositi centri cittadini quelli riciclabili e riutilizzando, per quanto possibile, quelli che non lo erano.
Bagaglio appresso. Addirittura, per smaltire i tetrapack alimentari, Newson, che non era soddisfatto del servizio di riciclo della sua città (Balsall Heath, Birmingham) si è rivolto a quelli di Bristol e Londra, giudicati più efficienti. A questo proposito, però, il Mirror trascura di spiegare in che modo, e quindi con quale impatto ambientale, sia avvenuto il trasferimento nelle due città, che distano rispettivamente 85 e 115 miglia da Birmingham: più o meno 137 e 185 chilometri. Sappiamo però che Newson le portava con sé quando andava in visita da amici: qualunque sia stato il mezzo di trasporto, dunque, il viaggio non era organizzato solo per quello scopo.
Regole precise. Con questi semplici accorgimenti – pochi, ma osservati scrupolosamente – Newson ha riciclato tra l'80 e il 90% dei rifiuti contro un modesto 31,5% della sua città (la media inglese è del 30%) e alla fine dell'anno ha mostrato alla stampa, con giusto orgoglio, il suo unico, solitario sacchetto di spazzatura. Un esempio da seguire? Sicuramente, soprattutto da chi abita in campagna o in una villetta con giardino. Per chi vive in condominio le cose sono meno semplici, ma vale comunque la pena tentare.
Sfuso è meglio. Partiamo dalla prima regola, ridurre gli imballaggi. Si può fare, almeno in parte, preferendo gli alimenti freschi a quelli confezionati: comprando la carne dal macellaio (compatibilmente con il prezzo, naturalmente) non ci si deve portare a casa anche l'imballo. Stesso discorso per frutta e verdura che si possono acquistare anche al supermercato, preferendo però la merce sfusa ed evitando quella confezionata sui vassoi di polistirolo.
Piccole scorte. Aiutano a eliminare le confezioni anche i formaggi e i salumi da banco, affettati al momento. Durano meno, ma non è necessariamente uno svantaggio: mangiati freschi sono sicuramente più buoni e in più si evita di stipare il frigo con scorte che andranno facilmente a male. Ma non sono da comprare neppure le confezioni monodose, che hanno una percentuale d'imballo in rapporto al cibo contenuto molto alta. Molto meglio le confezioni famiglia: si risparmia e quello che non si consuma subito si può congelare.
L'acqua del sindaco. A casa c'è un sistema molto semplice per eliminare una montagna di rifiuti di plastica: non comprare acqua minerale in bottiglia. Se proprio non vi piace quella del rubinetto (che è altrettanto sana) applicate un filtro e se la volete gasata acquistate un gasatore. Il principio vale anche per i detersivi liquidi, che sono disponibili alla spina nei negozi specializzati e in molte catene di supermercati. Il flacone lo si porta da casa: si inquina e si spende di meno. Per l'igiene personale, invece, scegliete le saponette al posto del sapone liquido.
Più dura meglio è. Infine, ma è quasi inutile ricordarlo, evitare – come la peste, si potrebbe aggiungere – tutti i prodotti usa e getta: piatti, bicchieri e posate di plastica, rasoi senza testina intercambiabile, tovaglioli di carta e così via. Vale anche per la borsa della spesa, naturalmente: dev'essere di stoffa o comunque riutilizzabile e bisogna portarla da casa.
Serve ancora. Seconda regola, riutilizzare. Era un concetto ben presente ai nostri nonni ma che noi, figli del consumismo, abbiamo dimenticato. Siamo abituati a pensare che un oggetto abbia un solo possibile utilizzo mentre il più delle volte può essere reimpiegato. Un'idea semplice semplice? Le vaschette di gelato che si comprano al supermarket sono fatte per stare in congelatore: perché non riutilizzarle per surgelare? E ancora: l'oblò della vecchia lavatrice è di vetro termoresistente e grazie alla forma concava può trovare facilmente impiego in cucina. Le possibilità, specialmente se con risvolti “artistici”, sono moltissime e su internet si trovano infiniti esempi. L'unico limite è la fantasia.
Fino alla fine. Riutilizzare è anche sinonimo di non sprecare, il che impone un'altra semplice regola di comportamento: usare gli oggetti fino in fondo. Fino alla fine della loro vita o fino a quando proprio non ci servono più. Vale anche in cucina con gli avanzi di cibo, che prima di essere buttati possono – e devono – essere riutilizzati in mille modi, diventando a volte perfino più gustosi della preparazione originale. I più creativi si possono spingere ancora più in là, arrivando a qualche “uso estremo” degli alimenti, per esempio fabbricando da sé il sapone con la farina avanzata e l'aggiunta di soda caustica (attenzione alle ustioni però!). Oppure ottenendo, sempre con la farina fatta bollire nell'acqua, un valido sostituto della colla vinilica.
Seconda vita. Ridotto quello che si può ridurre, riutilizzato quello che si può riusare, i rifiuti riciclabli vanno affidati ai servizio di smaltimento e riciclo della propria città, nella speranza che possano iniziare presto una nuova vita. I presupposti ci sono tutti: dopo le panchine, i maglioni sintetici e altri oggetti fatti con il la plastica delle bottiglie, ora è la volta delle abitazioni. A Brighton, in Inghilterra, sorgerà un'intera casa costruita solo con materiali di scarto: i lavori dovrebbero concludersi a maggio. Insomma, è quello che a buon diritto si può definire un progetto davvero eco-sostenibile.
 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 25 gennaio 2013

 

 

Crisi taglia-bus: meno corse in ore non di punta e festivi - MOBILITÀ » LA FATICOSA RIORGANIZZAZIONE
Trieste Trasporti prevede invece di salvare gli orari sensibili per scuole e uffici Ultima parola alla Provincia. Trenta esuberi: tavolo sindacale per evitare uscite
la riduzione delle risorse L’ad Paparo (foto) sta rimodulando la gestione con un -4,2% di fondi regionali, pari a una decurtazione di due milioni e 313mila euro
LA proposta DEL CDA Il presidente Longo (foto) tratta con le sigle dei lavoratori per rifare i contratti integrativi e tenere i livelli occupazionali
Turn-over bloccato, non si discute. Anzi. Ballano 30 autisti di troppo. E pure 570mila chilometri da cancellare da subito: siamo nell’ordine dei 50mila giri della “10”, Valmaura-Rive e ritorno. Ai piani superiori della Trieste Trasporti è tempo di scelte. E trattative. Con sindacati e Provincia. I tagli causa crisi della Regione ai fondi per il trasporto pubblico urbano - tagli che a Trieste hanno ridotto il cosiddetto corrispettivo di servizio 2013 dagli attesi 53 milioni e 455mila euro a 51 milioni e 142mila, per un saldo di due milioni e 313mila in meno - non fuggono alla dottrina industriale. Meno soldi uguale meno personale e meno servizi. Ma se per il personale - precisano il presidente Giovanni Longo e l’amministratore delegato Cosimo Paparo - il management della Spa pubblica sta tentando una terza via (la ridiscussione dei contratti integrativi aziendali, con un possibile sacrificio del premio di risultato che per alcuni è una quindicesima) prospettando la possibilità di non lasciare per strada nessuno da qui al 2015, per i servizi non c’è trattativa che tenga. Saranno tagliati. La soluzione che ne deriverà - non appena Trieste Trasporti avrà chiuso i conti con la Provincia in quanto ente gestore del contratto di servizio - comporterà molto probabilmente, più che una soppressione di linee (non ora almeno), una revisione dei tragitti e delle fermate di alcune (specie in zone battute da più d’una linea) e soprattutto un sensibile ribasso della loro frequenza, in particolare alla domenica e in quelle fasce orarie non di punta che, tecnicamente, si chiamano morbide: grosso modo tra le 11 e mezzogiorno, e tra le 16 e le 18, e preferibilmente là dove non salgono già oggi più di dieci passeggeri a corsa. Chiarisce Longo: «Non saranno toccate, giacché rientrano nei servizi garantiti, le corse nelle ore di punta casa-lavoro e viceversa in prossimità di scuole, uffici e fabbriche». I sacrifici, prima ancora che nelle periferie ai confini del Carso, perché lì subentra pure un «servizio sociale», dovrebbero essere fatti - esempio numero uno - alla domenica: un’ipotesi è quella di «trasferire gli orari festivi estivi anche d’inverno». Ipotesi - mettono le mani avanti Longo e Paparo - perché poi l’ultima parola spetta alla Provincia, «la controparte contrattuale che emana il provvedimento amministrativo». Un provvedimento, tra parentesi, atteso a breve. E, in un certo senso, anche caldeggiato, in Trieste Trasporti: «I tagli stanno decorrendo dal primo gennaio, ma noi, finché non c’è quell’atto, continuiamo a erogare il servizio come l’anno scorso». E siccome i tagli ammontano, come detto, a due milioni e 313mila euro, il conto è presto detto: la vacatio costa quasi 200mila euro al mese. C’è però una parte di dolori che la Spa può tentare di curarsi in casa: le ripercussioni sul personale. Premette Paparo: «La riduzione dei fondi regionali si aggira sul 4,2%. Ne consegue che, dai 13 milioni di chilometri che ci vengono richiesti dal contratto, dobbiamo prevedere di tagliare una percentuale corrispondente vicina a 570mila chilometri. Banalizzando, poiché un autista copre mediamente 22mila chilometri l’anno, saremmo a 26 esuberi. Una trentina considerando il concomitante allegerimento delle strutture amministrative». Rilancia Longo: «Ma lasciare oggi per strada 30 persone, in un quadro economico e sociale come questo, l’azienda preferirebbe non farlo. Non ci sono pensionamenti in vista, la legge Fornero li ha posticipati. Avremmo in tasca la soluzione, visto che i contratti di 23 dipendenti a tempo determinato scadono a giugno. Ma siamo orientati a confermarli. E abbiamo chiesto alle organizzazioni sindacali, trovando interesse, di considerare la possibilità di cambiare certe regole dei contratti integrativi sull’organizzazione del lavoro. Non chiediamo di lavorare di più per gli stessi soldi, ma di ridiscutere turni, domeniche di servizio e limiti ai permessi sindacali». @PierRaub
Piero Rauber

 

In un mare di conti si resta in attesa che ritorni il Tram
Il budget annuale di Trieste Trasporti scende da 80 milioni a 78. Esso si compone per due terzi della voce «corrispettivo», i soldi che la Regione gira alla Provincia per il contratto di servizio che ammontano oggi a 51 milioni. Il resto è dato dai 20 milioni provenienti dagli incassi sui biglietti e sugli abbonamenti e dalle cosiddette «partite straordinarie», nell’ambito delle quali la voce grossa la fa la plusvalenza tra l’introito dato dalla vendita di 33 mezzi usati e l’ammortamento pluriennale spalmato sull’acquisto di altrettanti bus ecologici. A fronte di una flotta sempre più nuova resta l’old-fashion del Tram, fermo da settembre per la sostituzione delle pulegge, la revisione della cabina elettrica di via Marziale e la sostituzione delle rotaie tra Obelisco e Banne e sulla curva della Chiesetta. Arrivederci, come si sa, in primavera, verso aprile.

(pi.ra.)
 

 

Caso Picchione, il Pd chiede l’intervento del ministro Ornaghi
Interrogazione di Rosato: «Verifichi se l’eccessivo rigore della Soprintendente sconfini nel danno erariale»
I numeri non coincidono. Se la titolare della Soprintendenza regionale, architetto Maria Giulia Picchione, afferma che le pratiche licenziate con parere favorevole sono state il 95%, il Comune di Trieste e l’Ance (Associazione regionale dei costruttori)hanno fatto i conti e la loro somma è anni luce diversa dalla sua: sono il 70% le pratiche rigettate dalla Soprintendenza. Con tutte le conseguenze in termini di opere pubbliche, lavoro, occupazione e perdita finanziaria. «Dall’insediamento della nuova responsabile nel maggio del 2012 - afferma l’Ance - la Soprintendenza ha approvato solo tre lavori su dieci, un migliaio di opere pubbliche in tutti i comuni della regione, fermando lavori per 500 milioni, con il rischio di cassa integrazione per circa 5mila operai». Un rigorismo spinto all’eccesso e accuse circostanziate che Maria Giulia Picchione minaccia di controbattere in Tribunale. Prima però dovrà rispondere al ministro per il Beni e Attività culturali, Lorenzo Ornaghi, “informato” delle vicende triestine e regionali da Ettore Rosato. Il parlamentare del Pd, candidato anche alle elezioni di febbraio, in un’interrogazione, chiede al ministro un intervento «per verificare se l'eccessivo rigorismo della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia possa integrare gli estremi per la contestazione del danno erariale». Rosato scrive che, da quando la Picchione si è insediata, la Soprintendente «ha imposto a un eccessivo rigorismo nella valutazione delle istanze». Il 70% delle autorizzazioni chieste è stato rigettato. Tra le opere che non hanno ricevuto il nulla osta per i lavori - ricorda l’esponente Pd - compare anche il progetto di riuso dell'edificio abbandonato dell'ex meccanografico «che l'Amministrazione comunale di Trieste intendeva portare a termine in linea con la nuova pianificazione urbanistica vigente». «Le poche autorizzazioni rilasciate - si legge nell’interrogazione - contengono un elevato numero di prescrizioni che, di fatto, rendono irrealizzabile l'opera. Questo eccesso di diniego nelle autorizzazioni sta, tra l'altro, danneggiando molti cittadini che, adottando una condotta volta al risparmio energetico e alla tanto citata green economy, sarebbero intenzionati ad installare sulla loro abitazione, i pannelli fotovoltaici. La provincia di Trieste, nel 2010, aveva indetto un bando per incentivare l'installazione di pannelli fotovoltaici, ma ad oggi risulta che sia tutto ancora fermo in attesa di una autorizzazione positiva che stenta a giungere». Nessuno mette in dubbio la salvaguardia e la tutela del patrimonio paesaggistico e ambientale, sottolinea ancora Rosato, «ma questo rigorismo è stato di fatto sanzionato dal Tribunale amministrativo regionale in molti dei ricorsi che sono stati avanzati avverso i numerosi rigetti. I ricorsi persi dalla Soprintendenza riguardano molte aree della regione e pesano sulle casse dell'ente per le spese di giudizio e per le spese legali della controparte delle quali è condannata a farsi carico». E poi c’è l’esposto, da parte dell’Ance, alla Procura della Corte dei conti con il quale si chiede l'avvio delle indagini preliminari «per l'eventuale contestazione del danno erariale derivante dai provvedimenti di diniego sui progetti edilizia, poi annullati in sede giudiziaria amministrativa». Rosato perciò domanda al ministro Ornaghi se è a conoscenza della situazione di stallo che si è venuta a creare in regione e se ritenga di dover intervenire, anche attraverso l'emanazione di circolari ministeriali, «al fine di definire con chiarezza e univocità le linee guida che le Soprintendenze devono seguire nello svolgimento delle loro competenze, e i limiti della loro discrezionalità così da conciliare la necessaria tutela del patrimonio paesaggistico e ambientale con le altre esigenze urbanistiche, ed evitare una disomogenea applicazione delle norme sul territorio nazionale».
Ferdinando Viola

 

 

«Consulenza in Ferriera, speculazioni elettorali» - LA POLEMICA - Fim-Fiom-Uil preoccupati solo per la chiusura anticipata dell’impianto di Servola
Mentre oggi alle 11.30 alla casa del Popolo di Servola Rifondazione comunista ha convocato una conferenza-stampa per esprimere tutta la sua contrarietà alla consulenza affidata dal Comune all’ex direttore Francesco Rosato, i sindacati sembrano pensarla diversamente anche se loro vedono la questione in un’ottica diversa dove la preoccupazione numero uno è costituita dal lavoro che verrà a mancare prima del 2015, data inizialmente fissata per la dismissione dell’impianto. «A fronte della grave situazione generale in cui versa il gruppo Lucchini, vista la recente riunione svoltasi il 22 gennaio Fim, Fiom e Uilm esprimono una forte preoccupazione visto lo stato generale e di prospettiva dello stabilimento di Servola. Appare evidente che visto quanto annunciato dal nuovo commissario Nardi riguardo le perdite nei valori economici definite strutturali, non trovano a nostro avviso evidenze di riscontro. «Infatti, evidenziamo che lo stato di passività denunciato non può non essere considerato quale frutto di una gestione non confacente al contenimento delle perdite in quanto legata soprattutto al deficit dell’intero gruppo e non solo dello stabilimento di Servola . «A tal fine noi sindacati ci impegnamo a portare il proprio contributo nelle riunioni dell’istituito tavolo nazionale per la siderurgia Triestina costituito in sede ministeriale nel quadro della crisi di area industriale complessa dichiarata dal governo e denunciata anche in sede di parlamento europeo, impostazione questa che valutiamo positivamente. Poi il tono cambia. «Inversamente, valutiamo legittima ma inutile la posizione assunta da alcune forze politiche a livello locale nel polemizzare sulla nomina da parte del Comune di Trieste di un consulente che coadiuvi la giunta in carica nella ricerca di soluzioni industriali ed occupazionali alla crisi siderurgica. Infatti tenendo debitamente conto della gravità della situazione che potrebbe sfociare anche con l’annunciata chiusura anticipata dello stabilimento prima della data stabilita del 2015 crediamo che di tutto ci sia bisogno meno di approfittare della situazione per polemiche inserite solo in una logica di campagna elettorale. «Crediamo quindi - concludono FIo, Fim e Uil - che allo stato attuale anche perchè le istituzioni non hanno espresso alcun tipo di soluzione alternativa e vista l’assoluta mancanza di tempo, tali discrasie politiche potrebbero risultare determinanti nel precipitare della crisi mettendo a grave repentaglio la stabilità di mille famiglie della nostra città.
 

 

Rigassificatore, audizione Ue - GREENACTION - La Commissione petizioni mantiene aperta l’inchiesta sui due progetti
Rimane aperta l’inchiesta del Parlamento europeo sui progetti dei terminali di rigassificazione nel Golfo di Trieste. È la decisione della Commissione petizioni dopo l’audizione di Roberto Giurastante all’Europarlamento. Giurastante in rappresentanza di Greenaction Transnational e di Alpe Adria Green, oltre che quale autore di due delle tre petizioni in discussione, ha evidenziato la criticità di entrambi i progetti per i rigassificatori: quello nel porto di Trieste e quello off-shore, nel mezzo del Golfo di Trieste, davanti le coste slovene. Per entrambi i progetti è stata denunciata la violazione delle procedure di “Via-Vas” comunitarie e il mancato coinvolgimento nella valutazione d’impatto ambientale della Croazia (in procinto di entrare nell’Unione europea) con la quale Italia e Slovenia condividono il Golfo di Trieste. Giurastante ha inoltre sollevato la questione dello “status giuridico” del Porto di Trieste, riconosciuto e tutelato dal Trattato di Pace del 1947 quale Porto libero franco internazionale, regolamentato dall’Allegato VIII del Trattato che ne garantisce a tutte le Nazioni (cioè alla comunità internazionale) l’uso libero, indisturbato e senza discriminazioni. L’articolo 2 dell’Allegato VIII del Trattato di Pace stabilisce che: «L’istituzione di zone speciali nel Porto libero sotto la giurisdizione esclusiva di uno Stato qualunque è incompatibile con lo status del Territorio libero e del Porto libero». Secondo il vecchio documento il Porto libero di Trieste non sarebbe quindi assoggettabile alla giurisdizione italiana.
 

 

Come e perché cambia il clima
Il clima sta cambiando? Sì e le ragioni non sono imputabili solo all’inquinamento, come si è soliti fare. La risposta allarmante ma viene dal professor Gianguido Salvi, del dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste, ospite ieri presso il Circolo Ufficiali dell'Esercito. Insieme a Arturo Pucillo dell’Osmer e Luca Cadez, presidente di Legambiente Gorizia, ha esposto le ricerche fin qui condotte, i risultati attuali e le prospettive future di una realtà climatica globale in forte e rapida evoluzione. Evoluzione in negativo: «La tendenza è quella di cercare le cause nell’inquinamento umano, nell’effetto serra. Ma il vero motore del cambiamento climatico è l’esorbitante crescita demografica - spiega il prof. Salvi - I 7 miliardi di uomini sommati ai circa 6 miliardi di animali da allevamento che popolano la terra oggi costituiscono una biomassa immensa». Biomassa che ha innalzato i livelli di anidride carbonica come mai negli ultimi ottocentomila anni: ciò significa, per la terra, maggior calore e dunque maggior energia e, di conseguenza, effetti meteorologici più imponenti e distruttivi - si pensi alle alluvioni e agli uragani che, di recente, hanno devastato diverse aree nel pianeta. Gli studi portati all’attenzione del pubblico, spiega Salvi, arrivano dalle stazioni di ricerca dell’Antartide: «Cilindri di ghiaccio di 3200 metri prelevati dalla calotta e sezionati hanno permesso di studiarne le bolle d’aria intrappolate all’interno». I risultati delle analisi sono evidenti a partire dalla fusione della Groenlandia e della calotta artica che consente l’esistenza delle temperature favorevoli alla vita umana sulla terra. «Con lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe alzarsi il livello del mare: parliamo di 18-20 cm nei prossimi 60 anni». Tale prospettiva vedrebbe sommersa l’intera Europa. Un altro rischio sarebbe di veder interrompersi la corrente del Golfo: «Ripiomberemmo in un’era glaciale, con clima siberiano al nord e forti migrazioni verso sud per trovare forme di sostentamento», prosegue Salvi.

Vanessa Maggi
 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 24 gennaio 2013

 

 

Efficienza energetica edifici, procedura di infrazione per l’Italia
L’Italia rischia di incorrere in pensanti sanzioni da parte dell’Unione europea a causa delle proprie inadempienze in tema di efficienza energetica degli edifici.

 La Commissione Ue ha infatti trasmesso al Governo italiano – ma anche a quelli di Bulgaria, Grecia e Portogallo – i pareri motivati relativi alla procedura di infrazione aperta per la mancata ottemperanza alla Direttiva 2010/31/Ue, dedicata appunto all’efficienza energetica degli edifici.
In particolare, i paesi inadempienti non hanno rispettato l’obbligo che impone loro di indicare e far rispettare i requisiti minimi di efficienza per gli edifici nuovi e quelli già esistenti. L’inadempienza, inoltre, riguarda la mancata predisposizione di un sistema regolare di controlli a carico dei sistemi di riscaldamento e di climatizzazione, anch’esso previsto dalla direttiva sull’efficienza in edilizia.
Non solo. L’Italia non ha ancora recepito l’obbligo che le impone di fare in modo che entro il 2021 tutti i nuovi edifici rientrino nella categoria dei cosiddetti “edifici a energia quasi zero”. Ancora più eclatante, forse, il ritardo nell’applicazione delle norme in materia di certificazione energetica degli edifici.
Un problema, quest’ultimo, confermato da una recente indagine del sito Immobiliare.it, secondo la quale soltanto il 53% degli annunci di vendita o affitto contiene correttamente l’indicazione della classe di efficienza energetica dell’appartamento o dell’edificio in questione.
La causa principale starebbe, secondo gli esperti, nel protrarsi di una consuetudine tutta italiana, già più volte contestata da Bruxelles: bypassare l’obbligo di far redigere l’Attestato di certificazione da parte di un tecnico abilitato attraverso un’autocertificazione che assegna all’immobile la classe G, ovvero la più energivora. Una pratica messa al bando da un recente decreto del ministero dello Sviluppo Economico ma che evidentemente continua ad essere utilizzata da molti proprietari negli annunci, almeno fino al rogito o alla stesura del contratto d’affitto.
Tutte mancanze che ora rischiano di esporre il nostro paese a pesanti sanzioni. Se entro due mesi l’Italia non dimostrerà alla Commissione europea di aver definitivamente rimediato, rischiamo il deferimento dinanzi alla Corte di Giustizia Ue, che potrebbe appunto comminarci nuove e salate multe.
Silvana Santo
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 24 gennaio 2013

 

 

No al rigassificatore, appello a Lubiana
Iniziativa di un gruppo trasversale di consiglieri regionali capitanati da Kocijancic (Rifondazione)
E un invito a difendere l’Alto Adriatico dalla «minaccia» del rigassificatore a Zaule viene fatto con una lettera al presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor da parte di un gruppo trasversale di consiglieri regionali “capitanati” da Igor Kocijancic di Rifondazione comunista. A Pahor viene chiesto di «adoperarsi in tal senso in sede europea» e si sottolinea che «in quest’ottica sarebbe auspicabile un ragionamento in termini di strategie energetiche e ambientali di tutti gli Stati che si affacciano sull’Alto Adriatico includendo anche la Croazia che vorrebbe realizzare un rigassificatore sull’isola di Veglia». La lettera è stata firmata anche dai consiglieri regionali del Pd Franco Codega, Igor Gabrovec e Sergio Lupieri, da Stefano Alunni Barbarossa (Cittadini), Alessia Rosolen (Un’altra Regione) e Edoardo Sasco (Udc) che chiedono a Pahor di ricevere una delegazione di rappresentanti istituzionali del Friuli Venezia Giulia per una migliore illustrazione del problema. I consiglieri prendono spunto dalla considerazione che con l’avvento dell’Unione europea si sono aperti scenari fatti anche di possibili obiettivi comuni. «Uno di questi, chiaro e immediato - si sottolinea nella lettera - è sotto gli occhi di tutti. L’ultimo tratto dell’Adriatico è minacciato dal possibile insediamento di un rigassificatore la cui presenza nuocerebbe pesantemente all’ecosistema marino. In merito sono state espresse dichiarazioni inequivocabili e all’apparenza irrevocabili dal ministro italiano Corrado Passera. Tra l’Istria e il Veneto, dove già il Po scarica il portato della Pianura padana c’è molta meno acqua - si fa rilevare - di quanto si possa pensare: l’area delimitata tirando una retta tra Chioggia e Promontore contiene solo il 4 per mille dell’intero volume idrico dell’Adriatico. E vi esiste già un impianto di rigassificazione, quello di Porto Viro, l’unico attivo in questa parte del Mediterraneo. È al largo, a ciclo aperto, con scarico in mare di acqua gelida e di pesanti quantità di cloroderivati.» «Di questo quattro per mille - proseguono i consiglieri regionali - solo una piccolissima parte è quella compresa tra Grado e Punta Salvore dove, quasi baricentricamente, verrebbe collocato un rigassificatore che prevede di utilizzare quotidianamente 800mila metricubi d’acqua. I gravi e comuni danni all’ambiente che ne deriverebbero sono stati esaminati da un Tavolo tecnico transnazionale di cui fanno parte anche scienziati dell’istituto Jozef Stefan di Lubiana. Crediamo - concludono i politici triestini - che non debba venir realizzata un’opera progettualmente obsoleta, pesantemente impattante e fuori da ogni logica sia di collocazione sia di strategia energetica visto il prossimo arrivo del gasdotto South Stream.»

(s.m.)
 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore - Divertente ottimismo

Ho letto con interesse l’articolo pubblicato il giorno 11 gennaio su Il Piccolo circa il parere negativo espresso dal Comitato Portuale al contestatissimo progetto per il rigassificatore di Zaule. Di per sè l’esito di questa votazione non è una gran notizia. Essa, infatti, si colloca nel filone delle opinioni espresse da persone ed istituzioni molto in vista in città ed in Regione, ma anche da semplici cittadini, che vedono un pericolo in tale realizzazione. La notizia bomba, a mio giudizio, è invece un’altra: la motivazione a sostegno di tale decisione, «Nel 2020 golfo intasato: transito navi in aumento». Il virgolettato con il suo contenuto di grande ottimismo sarebbe persino divertente, considerando il contrasto con la realtà attuale ed osservando la situazione economico-demografica di Trieste e della sua penosa agonia, che dura da molti decenni e che sta vedendo scomparire anno dopo anno molte realtà industriali importanti e la cui crisi fa parte della quotidianità consolidata di questa città. Sembrerebbe, però, che da una analisi tecnica scaturita da uno studio dell’Università di Roma tre, il porto avrà per il 2020 una autentica esplosione di traffici, fino a 2900 passaggi di navi all’anno (rendendoli incompatibili con il nuovo via-vai di navi gasiere)... qualora però, si eseguissero tutte le opere contenute nel Piano regolatore del porto: realizzazione della piattaforma logistica, raddoppio del Molo VII, ampliamento del molo VII, terminal ro-ro di Muggia ed altro. Considerando che il 2020 sembra lontano ma in realtà è alle porte, siamo proprio sicuri che tutte opere progettate nel Piano regolatore del porto si faranno, e presto? Per vederne gli effetti nel 2020 bisognerebbe cominciare a costruire qualcosa oggi stesso, soprattutto per il bene della città ed anche per non far apparire la questione del rigassificatore l’ennesimo pretesto per discutere (magari cambiando idea a seconda dell’umore della piazza) senza concludere nulla.

Francesco Lubini
 

 

Ferriera, il Pd blinda Rosato: «Scelto per attirare investimenti»
Il partito del sindaco, per voce del segretario Russo, non accontenta l’ala sinistra della maggioranza

Il vendoliano Vallon: aspettiamo Cosolini ma si prenda atto che la consulenza in città non è condivisa
Il partito del sindaco - lascia intuire il segretario Francesco Russo - non farà un passo indietro. Il Pd confermerà la consulenza da 47mila euro per sei mesi, sulla riconversione della Ferriera, all’ex direttore della fabbrica Francesco Rosato, poiché è l’uomo giusto al momento giusto per un obiettivo caro a tutti, in primis a sinistra: la tenuta dell’occupazione. I vendoliani, gli alleati che più di tutti hanno reclamato quel passo indietro e che esprimono l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, giurano invece - per bocca del loro segretario Fulvio Vallon - che non ne faranno uno avanti. Non appena Cosolini scenderà dall’aereo (il suo ritorno è in programma nel week-end) e convocherà il vertice di maggioranza sul caso Rosato, preteso dall’ala sinistra, Sel tornerà a chiedere la «revisione» di quella consulenza, «inopportuna» perché l’ex direttore della Ferriera è sotto inchiesta per le discariche abusive nel comprensorio servolano. Le due parti, dunque, non si schiodano. Eppure già si danno appuntamento, implicitamente, a metà strada. Potenza e magìa della politica, specie se sotto elezioni. Pare di capire che ai vendoliani potrebbe anche andar bene che il Pd, o il sindaco, poco importa, si prendano la briga di chiarire, pubblicamente, che l’affidamento della consulenza a Rosato è stata una scelta loro. E non della coalizione. «In città non si respira grande condivisione rispetto a tale scelta, ne vogliamo prendere atto o no?», sibila Vallon. Andiamo però con ordine. All’indomani degli strali piovuti dal fronte ingro-vendoliano, lo staff del sindaco puntualizza: non è che lui non voglia rispondere, ma non può, perché si trova in una zona del Messico in cui il telefonino non prende. Poco male. Già la sera prima, annusati i venti di crisi, Russo e Cosolini erano riusciti a parlarne. Arriva, così, un intervento scritto del segretario: «Nessun problema in maggioranza. L’obiettivo condiviso è la salvaguardia dei posti di lavoro. Comprendo alcuni dei malesseri ma credo nascano soprattutto da incomprensioni che, non ho dubbi, saranno chiarite nei prossimi giorni col ritorno del sindaco. Tutte le forze politiche della maggioranza hanno condiviso fin dall’inizio la necessità di una figura che aiutasse le amministrazioni pubbliche, anche a fronte dell’inerzia della giunta Tondo, ad individuare interlocutori in grado di garantire un’efficace intervento di riconversione. La figura individuata insieme non ha e non avrà nessun compito legato alle tematiche ambientali ma è stata scelta, anche dopo avere verificato il gradimento di numerose realtà economiche, sociali e sindacali, in quanto considerata la più qualificata per portare a Trieste quegli investimenti e quelle competenze imprenditoriali che la città non ha saputo attrarre negli ultimi decenni. Di fronte all’emergenza Ferriera il centrosinistra è unito rispetto ad un obiettivo prioritario: salvare l’occupazione, garantire il futuro industriale, evitare il dramma sociale che seguirebbe al destino di centinaia di operai senza lavoro». «Non ho niente da eccepire su quanto di ecumenico scrive Russo, chiariremo col sindaco», reagisce a voce Vallon. Ma Sel sapeva? La scelta è stata fatta insieme? «In maggioranza - risponde il segretario vendoliano - si sono fatti dei ragionamenti su ciò che serviva, sul ruolo del consulente». Non sul nome? «Mi basta ricordare - mette le mani avanti Vallon - che il documento d’affidamento è una determina dirigenziale e non un atto amministrativo-politico, non una delibera». Quindi? «Avremo piacere di discutere serenamente col sindaco come dice Russo», ancora il segretario di Sel. Ma la richiesta di revisione resta? «Sì, vedremo se ci verrà esposta la volontà di una conferma o meno, o di una ridefinizione dell’incarico». @PierRaub
Piero Rauber

 

L’incarico con una determina: nella forma è atto tecnico non politico
La consulenza alla ditta dell’ingegner Francesco Rosato (nella foto a sinistra) viene affidata da una determina dirigenziale, datata 31 dicembre. Un atto formalmente tecnico e non politico, dunque. A sostenerne la validità è immediatamente l’assessore allo Sviluppo economico Fabio Omero, cui dà man forte pure l’ex dipendente della Ferriera Roberto Decarli, oggi esponente della civica di Cosolini. Le critiche più feroci vengono da entrambi gli schieramenti: dalle opposizioni non allineate di grillini e leghisti ma soprattutto dagli alleati del Pd, il partito del sindaco in carica, Sel e Rifondazione. I vendoliani nelle ultime ore hanno messo sul piatto il destino del loro assessore, all’Ambiente peraltro, Umberto Laureni. I neoingroiani, col segretario di Rifondazione Saulle, hanno ammonito: se non salta Rosato, gli equilibri di maggioranza diventano «imprevedibili».

(pi.ra.)
 

Sel attendista ma Sossi non nasconde l’impazienza... - GLI UMORI
«Rifondazione comunista per la Federazione della Sinistra (cartello elettorale che comprende anche i Comunisti italiani, ndr) giudica positivamente le prese di posizione contrarie all’incarico di consulenza assegnata dal Comune a Francesco Rosato espresse sia da quanti hanno responsabilità di governo ed amministrazione pubblica, sia da coloro che democraticamente si collocano oggi all’ opposizione». Così scrive, dando appuntamento a una conferenza stampa del proprio partito domani sul post–Ferriera, il segretario di Rifondazione Antonio Saulle, ex leader Fiom, uno che davanti al mancato ritiro di quella consulenza evoca scenari politici «ad oggi imprevedibili». Il suo partito, in Consiglio comunale, esprime due teste. Altre due si contano nel gruppo, tuttora esistente, dell’Italia dei Valori, a sua volta «critico» su Rosato e ansioso di incontrare Cosolini al suo rientro per la famosa «verifica di maggioranza». Ma se Sel si raffredda, dunque, quattro ipotetici voltafaccia a Cosolini in corso di mandato non bastano per la crisi di una maggioranza, che, in linea teorica, al massimo scenderebbe da 25 a 21 consiglieri su 41. C’è però la variabile rappresentata da Marino Sossi, il capogruppo vendoliano, pure lui ex dirigente Cgil, che non fa nulla - dopo esser venuto a sapere dell’intervento di Russo - per nascondere la propria, di crisi. Una crisi personale che potrebbe farsi politica: «Io non sto in una barca che mi porta mio malgrado dove mi aveva assicurato che non mi avrebbe portato. Credevo che stare in una maggioranza significasse condividere certi valori...».

(pi.ra.)
 

 

Mamma e commerciante di pannolini “bio” - L’INIZIATIVA
Chiara Iesu ha aperto un punto vendita specializzato in prodotti del settore per l’infanzia
In tempi di crisi le parole d’ordine sono proporre nuove idee da una parte e risparmiare dall’altra. Unendo i due obiettivi è nato a Trieste il primo negozio che punta su pannolini biodegradabili e riutilizzabili. Il punto vendita, aperto da novembre in campo San Giacomo 14/C da Chiara Iesu, si chiama Professione Mamma. «È il primo negozio a Trieste e in Regione specializzato in questo tipo di prodotti. Ho avuto un bambino 16 mesi fa, da lì è nata la necessità di trovare pannolini che costassero poco a qualità ottima. Dopo una ricerca su internet ho trovato uno spaccio di pannolini aperto in diverse città - racconta Chiara – da qui l’idea di proporre qualcosa di nuovo. Spero di sensibilizzare la gente sull’utilizzo soprattutto di pannolini biodegradabili e lavabili, a tutela dell’ambiente e sicuri per i bambini. Inoltre spero di riportare a Trieste la clientela che si rifornisce in Slovenia, proponendo anche pannolini “classici” ma a basso costo, non di marca ma di qualità». Sono tanti i genitori a rivolgersi al negozio, anche grazie a un passaparola attivato tra mamme su Facebook. «Anche se -dice Chiara – i triestini per indole sono abitudinari, ma poco alla volta qualcosa si sta muovendo». In vendita Chiara propone anche abbigliamento in cotone biologico in aggiunta a fasce e marsupi sempre con uno sguardo “bio”. In cantiere poi il progetto di una possibile collaborazione con gli enti locali. «Ho chiesto al Comune di valutare la richiesta di sensibilizzare sull'uso dei pannolini lavabili incentivandone l'acquisto con bonus o con una riduzione sulla Tarsu per le famiglie che li usano. Trieste è uno dei pochi comuni in regione che non offre incentivi come questi – sottolinea Chiara - e anche a livello nazionale le città che hanno approvato aiuti simili sono tante. Attendo una risposta, spero sia positiva».

Micol Brusaferro
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 23 gennaio 2013

 

 

Ferriera, chiusura più vicina
Secondo il commissario Nardi non si arriva al 2015. Agevolazioni per area di crisi complessa
Si avvicina paurosamente la data di chiusura della Ferriera di Servola. Al primo confronto svoltosi ieri a Roma con i rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni delle città in cui hanno sede unità operative del Gruppo Lucchini il commissario straordinario Piero Nardi ha affermato che per la dismissione dello stabilimento triestino non potrà assolutamente essere mantenuta la data prevista del 2015. Una sentenza del Consiglio di Stato ha infatti modificato anche con valore retroattivo fissato all’inizio di quest’anno le tariffe del cosiddetto Cip 6 in base al quale la Ferriera riusciva a vendere i gas di scarico dei prodotti di lavorazione, non rendendole più competitive. Se a ciò si aggiungono i 3 milioni di euro al mese di debiti che Servola accumula si ha il quadro di uno stabilimento sostanzialmente già fallito e in ulteriore forte perdita il che rende probabile la chiusura già a fine anno. Una situazione che ha messo in forte apprensione i quasi 500 dipendenti della Ferriera (da subito i contratti a tempo determinato e quelli interinali non verranno rinnovati) e i 200 dell’indotto. Nell’ambito dello stesso incontro svoltosi al Ministero per lo sviluppo economico il sottosegretario Claudio De Vincenti e il direttore generale Giampiero Castano hanno affermato che Trieste ha le carte in regole per essere inserita tra le “aree di crisi industriale complessa” e che il decreto ministeriale sarà portato già domani alla Conferenza Stato-Regione. Le domande giunte sono 147, ma non tutte potranno essere accolte e complessivamente in ballo per questa fase ci sono 680 milioni di euro. In questa ottica a Roma entro metà febbraio verrà aperto un Tavolo specifico sulla questione di Trieste che andrà ad affiancarsi e coesisterà con quello più generale sul Gruppo Lucchini. In sede romana dunque potrà essere sottoscritto l’Accordo di programma con la Regione e le amministrazioni locali per affrontare la partita della dismissione dello stabilimento, della bonifica della zona e della reindustrializzazione dell’area di Servola. È stato anche ribadito dal Mise che in casi come questo di aziende in amministrazione controllata gli ammortizzatori sociali per i dipendenti possono protrarsi per tre anni. Da parte sua il Gruppo Lucchini, presente a Roma anche con il direttore pubbliche relazioni Francesco Semino ha manifestato il proprio impegno ad accompagnare il processo di dismissione dello stabilimento triestino mettendo in atto forme di integrazione degli ammortizzatori sociali integrando in questo modo il Protocollo d’intesa. Chiaro però che la chiusura così ravvicinata non collimerà con i tempi della reindustrializzazione e nel frangente rischiano di bruciarsi tutti e tre gli anni di ammortizzatori creando in città una situazione sociale difficilmente gestibile dato che la deriva è già incominciata con la sostanziale chiusura di Sertubi e i suoi quasi 150 cassintegrati. Comunque gli amministratori regionali e triestini hanno espresso soddisfazione per l’esito dell’incontro partendo anche dal concetto che le risorse statali anche se non particolarmente consistenti, potranno calamitare capitali privati. «Il governo - ha affermato l’assessore regionale Sandra Savino - ha assicurato il proprio impegno e la disponibilità di risorse per superare la grave crisi manifatturiera in cui versa il territorio triestino e anche per supportare nuovi progetti di investimento, nuove occasioni di occupazione e interventi di risanamento ambientale». Giudizio complessivamente positivo dalla presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat e dall’assessore Adele Pino presente a Roma. «Sono giunti elementi di chiarezza - ha affermato Pino - che rafforzano le istituzioni locali nel convincimento che l’accordo di programma e il decreto di area di crisi industriale complessa sono l’unico percorso possibile per individuare nuove realtà industriali interessate a investire a Trieste». Soddisfatto anche l’assessore comunale Fabio Omero: «Il governo ha dimostrato di avere ben presenti le criticità del territorio e ha riconosciuto come da Trieste siano arrivate ben precise sollecitazioni per affrontare la questione di Servola e la crisi industriale del territorio: è in questo quadro che per Trieste è stato predisposto il decreto che riconosce lo status di “area di crisi industriale complessa”.
Silvio Maranzana

 

«La società sarà venduta in blocco» - Smentite le illazioni della vigilia
Il commissario straordinario Piero Nardi (foto) ha tentato di rassicurare su una questione preliminare: l’unitarietà degli impianti Lucchini. A differenza dalle anticipazioni uscite nei giorni scorsi, Nardi ha affermato che verrà effettuato il tentativo di vendere il Gruppo nella sua interezza e non a pezzi. Resta da vedere come questa possibilità, se si realizzerà, potrà conciliarsi con la questione Servola dal momento che è stato affermato che, a differenza di quanto accadrà a Piombino, lo stabilimento sarà dismesso prima del 2015.
 

Ottimismo a Piombino
Secondo il sindaco di Piombino (dove si trova il più grande stabilimento della Lucchini), Gianni Anselmi l’inserimento della sua città nel decreto per le aree di crisi industriale complessa potrà essere «un altro tassello» per il rilancio del territorio, così come lo smantellamento a Piombino della Costa Concordia. «La vicenda della Concordia potrebbe essere un’utile leva per fungere da acceleratore sui problemi infrastrutturali del porto per il rilancio della nostra economia», ha detto.

 

«Va tutelata la continuità produttiva» - I timori delle organizzazioni sindacali che ancora non intravedono un futuro dopo la dismissione
Ma per i sindacati confederali c’è almeno un 50 per cento di negativo da quanto emerso dal confronto al Mise con il commissario del Gruppo Lucchini Piero Nardi. «Abbiamo appreso con timore dell’intenzione del commissario di anticipare la chiusura dello stabilimento di Servola rispetto alla data prevista del 2015 - affermano Stefano Borini (Fiom-Cgil), Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) e Antonio Rodà (Uilm) - da parte nostra ribadiamo la necessità che venga salvaguardata la continuità produttiva». Sostanzialmente, dicono, non può esserci un buco di anni tra la chiusura di una fabbrica e l’auspicabile riapertura di un’altra. E qui parte anche un attacco a Regione, Provincia e Comune. Borini è il più esplicito: «Le nostre amministrazioni hanno dato un’impronta localistica a tutta la questione, mentre noi sindacati abbiamo appreso con favore l’intenzione del commissario di vendere il gruppo in blocco e non a pezzi e del governo di favorire anche le politiche di settore con il mantenimento dei cicli produttivi integrali anche in ambito siderurgico. A Piombino, rispetto a quanto avvenuto a Trieste, i politici hanno mantenuto un approccio molto più aperto». «I nostri amministratori pubblici insistono molto sull’Accordo di programma per la riconversione - aggiungono Salvaneschi e Rodà - ma i Tavoli che si sono susseguiti in Regione finora non hanno prodotto assolutamente nulla di concreto. Rischia di aprirsi un futuro fatto solo di ammortizzatori sociali, sarebbe molto meglio se si facesse uno sforzo comune per assicurare la continuità produttiva.»

(s.m.)
 

Venti di crisi a sinistra del Pd «Via la consulenza a Rosato»
Sel mette sul piatto il destino di Laureni, il proprio assessore in giunta Cosolini Saulle (Rifondazione): senza retromarcia «conseguenze ad oggi imprevedibili»
Bomba sociale e adesso pure mina politica, sopra la quale la maggioranza cittadina si ritrova a ballare pericolosamente. Sulla Ferriera tirano venti di crisi. Il quadrante di provenienza è quello ingro-vendoliano, da dove si reclama il ritiro della consulenza da 47mila euro per sei mesi affidata alla ditta dell’ex direttore della fabbrica Francesco Rosato. Non perché - mettono le mani avanti dall’ala sinistra - lui è l’ex direttore, ma perché è sotto inchiesta nell’ambito del fascicolo della Procura sulle discariche abusive nel comprensorio siderurgico. Fatto quindi «inopportuno», aggettivo che si sente ripetere spesso in questi giorni di presentazione di liste elettorali. Siamo al reclamo perentorio, non più alla cortese richiesta. I vendoliani di Sel, con una nota della segreteria provinciale retta da Fulvio Vallon, mettono sul piatto il destino in giunta del loro assessore all’Ambiente, Umberto Laureni, che per la cronaca ieri a Roma non c’era. Non solo: in Consiglio comunale, i vendoliani sono tre. Cui si aggiungono due rifondatori della Fds. E il segretario provinciale di Rifondazione Antonio Saulle non fa nulla per nascondere che, se sulla consulenza il Comune non farà marcia indietro, «è molto probabile che, in maggioranza, si aprirà un dibattito forte dalle conseguenze ad oggi imprevedibili». Già, la maggioranza. In Consiglio ha, di default, 25 teste su 41. E, eventualmente, 25 meno cinque già fanno 20 su 41. Se ci mettiamo che pure l’altro gruppo da due consiglieri dell’Italia dei valori, di questi tempi pur ballerino, sta meditando sulla «criticità» della consulenza e invocando più o meno come Sel e Fds «una verifica di maggioranza» - per dirla alla Paolo Bassi, il capogruppo Idv - il quadro è dipinto: se Cosolini non appena torna dal Messico nel week-end non risolve in un modo o nell’altro la grana intestina, la minaccia è che l’ala sinistra lo porti alla conta. Sel, come si diceva, torna alla carica, caricando in una nota la propria richiesta, e così «alla luce delle notizie relative alla vicenda giudiziaria, che vede quale imputato l’ingegner Rosato, ritiene che, al di là del suo percorso professionale, tale situazione sia incompatibile con l’incarico di consulente tecnico per la riconversione della Ferriera. Sel ritiene pertanto necessaria, d’intesa con l’assessore Laureni, la revisione della decisione che ha portato a conferirgli tale incarico». «Nulla da dire - spiega a voce Laureni - sulla competenza e sulla conoscenza della Ferriera della persona né sull’orientamento ad affidarle la consulenza, che riflette la necessità di essere subito operativi. Però questa è una stagione in cui bisogna dare messaggi molto chiari a livello di opportunità». Ma Laureni sapeva? «Preferisco non affrontare questo discorso, c’è la nota della segreteria», taglia corto l’assessore. La consulenza, per la cronaca, viene sancita da una determina dirigenziale, e non di un dirigente che risponde politicamente a lui. «Abbiamo fatto un briefing con l’assessore e il capogruppo Sossi - riferisce Vallon - e ne è venuta fuori quella nota. Non è un vezzo di Sel, ma l’interpretazione di malumori diffusi. Un passo sbagliato ci può stare, basta correggerlo». Ma se Cosolini confermasse l’incarico? «Noi pensiamo - ribatte il segretario vendoliano - che visto l’accordo che c’è tra noi questa ipotesi non esista. Il sindaco non arriverà a dirci “questa è la minestra, mangiatela o pazienza”. Il nostro è un rapporto molto proficuo, siamo sempre la seconda forza della coalizione». «Come Fds - aggiunge Saulle - stiamo lavorando per chiedere la convocazione di un Consiglio comunale sul superamento della siderurgia. Quanto alla consulenza ne parlerò con Furlanic e Andolina, ma la mia posizione, per ora personale, è che è in gioco il tema di un possibile conflitto d’interessi o di una mancata imparzialità su temi che riguardano la salute e l’ambiente» @PierRaub
Piero Rauber

 

Pastore: «Il Comune ripari all’errore»
Anche il sindacalista colpito da un linfoma maligno spera che l’amministrazione cambi esperto
C’era uno speciale spettatore a distanza ieri nella difficile trattativa per dare un futuro ai lavoratori della Ferriera di Servola. «Tranquilli, non solo sono ancora in questa valle di lacrime, ma ho tante idee e spero di potermi programmare un futuro», annuncia con la consueta simpatia Luigi Pastore che specifica di essere ancora rsu della Ferriera per conto del sindacato Failms pur non mettendo più piede nello stabilimento. Nell’ottobre scorso con una lettera choc aveva annunciato di avere un linfoma maligno all’apparato respiratorio dopo aver lavorato per tredici anni a Servola, ultimamente al parco ghisa. «Sono finito sul Sole 24, su Repubblica, su Panorama e su Visto», riferisce quasi contento. «Auguro tutta la fortuna possibile ai miei colleghi - commenta - ma ero pressoché certo che la Ferriera non sarebbe arrivata al 2015. Ci sono 500 persone che ora rischiano di trovarsi in mezzo alla strada e tutto ciò contro la Costituzione che afferma che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro». Pastore, origini pugliesi, 58 anni, sposato con due figli, riferisce di trovarsi ora in “Infortuni” e di aver ottenuto una rendita mensile di 460 euro, ma che sta ancora valutando assieme a un avvocato se e come fare causa alla Lucchini per la malattia che l’ha colpito. «Debbo dunque affermare - commenta - che prima deve venire la salute e poi il lavoro. Ma devo anche dire ai colleghi sindacalisti di fare veramente i sindacalisti fino all’ultimo. Anche la vertenza Sertubi io non l’avrei condotta in quel modo, avrei detto: o tutti o nessuno, e in questo modo avrei salvato un maggior numero di posti di lavoro». E c’è anche rabbia in Pastore, in particolare per la nomina a consulente del Comune sulla riconversione di Servola dell’ex direttore della Ferriera Francesco Rosato. «É la persona meno indicata per svolgere questo ruolo, è di parte, è stato anche indagato dalla magistratura. Il Comune ha fatto un grave errore, doveva prendere un consulente esterno. Spero proprio che il sindaco Cosolini ci ripensi». Ma Luigi Pastore non solo continua a occuparsi di politica e economia leggendo i giornali, navigando su Internet, scrive e partecipa anche a riunioni sindacali fuori dallo stabilimento. Ma ciò che lo assorbe di più in questo momento è un progetto che può apparire non solo ambizioso, ma anche, secondo le sue stesse parole, «folle». «Assieme al regista di origini triestine Francesco Gusmitta e ad altri esperti del settore - afferma - stiamo preparando il progetto per realizzare a Trieste una Città del cinema. Cinecittà a Roma è in crisi, ne hanno fatta una nuova a Torino e va bene. Noi puntiamo ad acquisire un grande capannone in Zona industriale, Trieste è una città molto adatta a questo scopo. A regime potrebbero occuparsi fino a cinquemila persone partendo da molti operai espulsi dalla Ferriera. Ho lavorato al parco ghisa a Servola, potrei anche fare il meccanico alla Città del cinema di Trieste»

(s.m.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 22 gennaio 2013

 

 

Clini: «Troppo superficiale il via libera a Gas Natural»
Il ministro dell’Ambiente ha presieduto in Prefettura un summit sul progetto: «A metà febbraio la pronuncia su Zaule, ma un rigassificatore è indispensabile»
Il rigassificatore si allontana da Zaule. «Capiremo a metà febbraio, quando saranno scaduti i 45 giorni del supplemento di istruttoria per la Valutazione di impatto ambientale, se potrà essere già questo governo a dare l’Autorizzazione unica per quella Piattaforma tecnologica e logistica di rigassificazione che dovrà comunque sorgere nell’Alto Adriatico.» Lo ha dichiarato ieri a Trieste il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che ha partecipato a un summit in Prefettura sul progetto di Gas Natural, ma la possibilità appare molto flebile. «La Valutazione d’impatto ambientale conclusasi in modo positivo nel luglio 2009 è stata rilasciata in modo affrettato - ha affermato il ministro - perché non ha preso in considerazione i dati previsionali sullo sviluppo dello scalo che pure erano già noti perlomeno dal maggio precedente. Bisognava invece valutare più attentamente sia le dimensioni dei traffici che le destinazioni d’uso delle varie aree. I dati non possono rimanere cristallizzati ed essere quelli di sette anni fa quando Gas Natural ha presentato il progetto. Per cui oggi è completamente privo di senso affermare che la localizzazione identificata non presenta elementi di pericolosità dal punto di vista ambientale perché si sta ragionando su uno scenario vecchio di sette anni. Ma d’altro canto - ha sottolineato Clini - anche nel Piano regolatore del porto per il quale la Valutazione d’impatto ambientale (Via) e la Valutazione ambientale strategica (Vas) sono ancora al vaglio del mio ministero non prevede il rigassificatore. E anche questo è intollerabile, cioé, come si direbbe in parole povere, che la mano destra non sappia ciò che fa la sinistra.» Eppure il ministro Clini ha anche negato che la localizzazione di Zaule sia stata già scartata sebbene si siano già pronunciati in maniera negativa il Comune di Trieste e i Comuni minori, la Provincia, l’Autorità e il Comitato portuale, associazioni ambientaliste, comitati di cittadini e di esperti e bene o male alla fine anche lo stesso governatore Renzo Tondo. «Bisogna attendere che tutti i dati siano stati valutati - ha precisato Clini - e a questo scopo la Commissione del mio ministero un lasso di tempo di 45 giorni che non sono ancora scaduti.» Al termine la nuova Via si potrebbe concludere con un parere stavolta negativo, com’è più probabile, oppure potrebbe ribadire il parere positivo. Risulta comunque pressoché impossibile che possa essere questo governo a dare l’Autorizzazione unica. Ma il ministro ha tenuto anche a precisare che gli studi supplementari, il procedere con i piedi di piombo, il prendere tutte le cautele e le misure di sicurezza necessarie riguardano la localizzazione del rigassificatore, ma non mettono in forse l’opportunità di farlo. «Localizzazioni alternative dovranno essere proposte dalle imprese - ha affermato - potrebbero anche essere off shore oppure al di fuori del territorio del Comune di Trieste, ma va ribadita la strategicità di una Piattaforma per la rigassificazione del gas nell’Alto Adriatico.» All’incontro di ieri hanno partecipato tra gli altri il prefetto Francesca Adelaide Garufi, gli assessori regionali a Programmazione e finanze Sandra Savino, alle Infrastrutture di trasporto Riccardo Riccardi, l’assessore comunale Umberto Laureni, l’assessore provinciale Vittorio Zollia e la presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi che con lo studio sulla crescita dei traffici portuali ha portato l’elemento determinante a innescare la sostanziale riapertura della Valutazione d’impatto ambientale.
Silvio Maranzana

 

 

Emissioni Co2 Autamarocchi firma l’accordo per ridurle - CON IL GOVERNO
Prima del summit sul rigassificatore, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha firmato con Oscar Zabai titolare di Autamarocchi, una delle principali aziende italiane di autotrasporto, un accordo per la riduzione delle emissioni di Co2 e dell’impatto sull’ambiente dei trasporti su gomma. «Un litro di gasolio produce 2.630 grammi di Co2 - ha affermato Zabai con grande trasparenza - noi (la flotta è di oltre 600 camion) che consumiamo 19 milioni di litri di gasolio all’anno produciamo 50mila tonnellate di Co2. Per cui ci è d’obbligo impegnarci per ridurre le emissioni usando veicoli di nuova tecnologia, facendo un’attenta manutenzione dei mezzi e orientandoci verso trasporti intermodali, cioé non solo su strada.» Clini ha reso noto che il suo ministero ha già firmato accordi per l’analisi dell’impronta ambientale con un’ottantina di aziende italiane di tutti i principali settori produttivi, dalla Pirelli alla Lamborghini solo per fare qualche esempio, ma anche con Italo, cioé Nuovo trasporto viaggiatori, la principale società ferroviaria privata per il traffico passeggeri.

(s.m.)
 

 

Sel: Ferriera, inopportuna la consulenza a Rosato - SOSSI CHIEDE UN VERTICE DI MAGGIORANZA
Continua il fuoco incrociato sulla consulenza affidata per una durata di sei mesi a Francesco Rosato, l’ex direttore della Ferriera che il Comune ha chiamato a svolgere attività di assistenza tecnica per la valutazione degli aspetti economico-ambientali in tema di riconversione industriale dell’area di Servola. Nei giorni scorsi, dopo la Lega, a intervenire con forza erano stati Rifondazione comunista e Movimento 5 stelle. Ora è Sinistra ecologia e libertà a farsi avanti, per voce del capogruppo in Comune Marino Sossi. «Al rientro del sindaco (attualmente all’estero, ndr) chiederemo la convocazione di un vertice di maggioranza con giunta e capigruppo: obiettivo, verificare assieme l’opportunità di proseguire con questa consulenza». Opportunità che Sel comunque già rigetta «sulla scorta dei dati che abbiamo», ovvero in considerazione delle pendenze giudiziarie di Rosato, del quale la procura ha chiesto il rinvio a giudizio nell’inchiesta sulla gestione delle discariche abusive all’interno dello stabilimento di Servola. Consulenza «inopportuna» dunque, giudica Sel, ma non solo per le vicende giudiziarie: «Più in generale - aggiunge Sossi - riteniamo che esista sì la necessità da parte del Comune di avvalersi di supporti specifici di professionisti sul tema della riconversione, ma crediamo anche che esistano altri casi del genere andati a buon fine - Bagnoli in Campania, tanto per citarne uno - ai quali guardare». Casi e persone: secondo Sossi il o i professionisti cui affidare consulenze andrebbero ricercati «fuori città, per restare essenzialmente nel merito del problema tecnico ma anche per uscire da una cultura provinciale che si connette a intrecci di possibili personalizzazioni e strumentalizzazioni». Proprio ieri l’assessore allo sviluppo economico Fabio Omero aveva risposto alle critiche precisando che la consulenza a Rosato «riguarda il processo di dismissione e riconversione dell’area e non l’inquinamento pregresso. Rosato è un professionista che conosce la realtà industriale italiana».
 

LUCCHINI - Oggi l’incontro con il commissario
Ci sarà anche Francesco Rosato, neoconsulente del Comune per la Ferriera, all’incontro che stamani a Roma sindacalisti e rappresentanti delle amministrazioni triestine avranno con Piero Nardi, nominato commissario del Gruppo Lucchini dal ministro Corrado Passera. Nardi presenterà il suo piano di lavoro per la cessione del Gruppo: dall’incontro è atteso anche un pronunciamento sulla dismissione di Servola. Da quanto trapelato Nardi sta preparando la cessione a blocchi del gruppo con la vendita a diversi acquirenti dei principali quattro rami d’azienda. Ma per quello Trieste la situazione è più complicata che per Piombino e Lecco: gli enti locali hanno previsto la dismissione dell’impianto considerato obsoleto e inquinante.
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 21 gennaio 2013

 

 

Rigassificatore, Clini si pronuncia su Zaule
Oggi summit in Prefettura con il ministro dell’Ambiente: all’esame anche localizzazioni alternative
L’addio al sito di Zaule o addirittura l’addio a qualsiasi localizzazione on shore nell’ambito della provincia di Trieste. Un orientamento in questo senso riguardo al rigassificatore potrebbe arrivare già questa sera al termine del summit che il ministro dell’Ambiente Corrado Clini presiederà alle 17 in Prefettura. In queste prime settimane di gennaio la Regione ha raccolto l’ennesima serie di pareri da tutte le amministrazioni locali e in particolare da parte del Comune di Trieste e della Provincia, stavolta per quanto concerne la compatibilità o meno del progetto, così come previsto dalla società catalana Gas Natural, e il traffico del porto con particolare riferimento alla sua crescita futura soprattutto in relazione alle nuove infrastrutture che dovrebbero sorgere: il raddoppio del Molo Settimo, la Piattaforma logistica, il nuovo terminal traghetti, ma anche riguardo all’aumento delle petroliere al terminal della Siot che già quest’anno saranno ben cinquecento. In base allo studio commissionato dall’Autorità portuale, nel 2020 lo spazio acqueo dinanzi al canale navigabile di Zaule sarà saturo con il passaggio di 2.900 navi all’anno. È il motivo per cui il 10 gennaio anche il Comitato portuale ha bocciato il rigassificatore e adesso sulla medesima linea, com’era del resto ampiamente prevedibile, si sono schierate le amministrazioni locali. «Questo pomeriggio in Prefettura - afferma l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni - la Regione dovrà evidenziare tutti i nuovi pareri negativi raccolti al ministro Clini.» E del resto lo stesso presidente della Regione Renzo Tondo ha affermato nei giorni scorsi: «Se è vero che il rigassificatore mette in discussione il futuro dello scalo, ciò evidentemente non è accettabile perché il porto deve certamente avere la priorità.» Ma ciò non significa affatto l’addio a un impianto di rigassificazione nell’Alto Adriatico che lo stesso Clini ha definito fortemente strategico. Ma proprio il ministro ha esplicitamente sottolineato che «è necessario verificare se non debbano essere prese in considerazione localizzazioni alternative a quella di Zaule» e ha annunciato anche che il supplemento d’istruttoria «prenderà anche in considerazione ubicazioni alternative e varrà anche per la Via (Valutazione d’impatto ambientale) in corso sull'altro progetto di rigassificatore: quello proposto dalla tedesca E.On. in mezzo al golfo, più o meno al largo di Staranzano. Clini ha concordato con il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, al quale spetterebbe di dare l’Autorizzazione unica dopo aver sentito la Regione, un periodo di 45 giorni. Non è stato però definitivamente chiarito se i 45 giorni valgono in sè come supplemento d’istruttoria o siano appena propedeutici a questo supplemento che nel merito dovrebbe riconsiderare la localizzazione di Zaule, ma soprattutto valutare nel contempo siti alternativi eventualmente in accordo con la stessa Gas Natural e inoltre concludere l’esame dell’impianto di E.On per fare poi la scelta finale, ma difficilmente in tempi rapidi. Tutto il percorso da stasera potrebbe finalmente essere più chiaro.
Silvio Maranzana

 

 

Il commissario: così venderemo la Lucchini
Domani Piero Nardi si pronuncerà anche sulla dismissione di Servola. Ancora polemiche su Rosato
Il primo incontro con l’uomo che chiuderà la Ferriera di Servola. I sindacalisti e i rappresentanti delle amministrazioni triestine lo avranno domani alle 10 a Roma, al Ministero dello sviluppo economico dove Piero Nardi, il neocommissario del Gruppo Lucchini nominato dal ministro Corrado Passera presenterà il suo piano di lavoro. Da quanto è già trapelato, Nardi sta preparando la cessione a blocchi del gruppo con la vendita a differenti acquirenti dei quattro principali rami d’azienda. Ma se per il laminatoio di Lecco è venuto a galla l’interessamento del gruppo Acciaierie venete e per il maxistabilimento di Piombino qualche compratore dovrebbe saltar fuori, la situazione è molto più complicata a Trieste dove le amministrazioni locali hanno previsto la dismissione dell’impianto siderurgico perché considerato obsoleto e inquinante. «Importante per noi sarà battere i pugni sul tavolo - afferma Umberto Salvaneschi, segretario provinciale di Fim-Cisl - perché la questione Lucchini non venga limitata, com’è stato finora a livello nazionale, alla sorte di Piombino e perché a Servola non si proceda a una chiusura anticipata rispetto alla prevista scadenza del 2015 il che renderebbe non attuabile la riconversione dal momento che i progetti alternativi non sono ancora maturati». Come ribadisce l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni, è essenziale anche che abbia dato gli esiti previsti sul fronte del contenimento delle emissioni ambientali il Piano di interventi straordinari messi in atto dalla Lucchini dopo l’ultima serie di prescrizioni emesse dal Comune. «L’Arpa è in ritardo nella trasmissione dei dati sull’inquinamento, non abbiamo ancora nemmeno quelli complessivi di novembre - afferma Laureni - quando li avremo, potremo verificare». All’incontro di domani a Roma parteciperà anche Francesco Rosato, l’ex direttore della Ferriera al quale il Comune ha affidato una consulenza sulla riconversione industriale dell’area, la cui nomina però è sotto un fuoco incrociato di contestazioni. Dopo Lega, Rifondazione comunista e Movimento 5 stelle, è sceso in campo il sindacato autonomo Failms. «Siamo contrari sotto l’aspetto morale - afferma il segretario provinciale Giulio Frisari - soprattutto per il rapporto conflittuale avuto in passato con Rosato sulla questione ambientale e sulla sicurezza nei posti di lavoro». Ancora, va giù dura l’associazione No smog con la presidente Alda Sancin: «Rosato è l’uomo a cui è stato concesso di convincere le istituzioni che i dati della centralina di via San Lorenzo in Selva, ben peggiori di quelli registrati nel rione Tamburi a Taranto. non dovessero essere presi in considerazione». Perciò No smog definisce i servolani «bechi e bàstonai».
Silvio Maranzana

 

Omero: serviva un professionista preparato
Su Rosato, questa la replica l’assessore comunale Fabio Omero: «La consulenza riguarda il processo di dismissione e riconversione dell’area e non l’inquinamento pregresso. È con questo obiettivo che domani a Roma Regione, Comune e Provincia intendono chiedere al Governo l'avvio dell'accordo di programma sulla base del decreto per le aree di crisi industriale complessa. Accordo che per avere successo avrà la necessità di intercettare imprenditori industriali interessati a investire a Trieste. Rosato - così Omero - è un professionista che conosce la realtà industriale italiana. Non parlerà in nome del Comune, ma ci accompagnerà nell'individuazione delle soluzioni imprenditoriali più rispondenti al territorio in termini di occupazione e innovazione. Di questa scelta mi assumo tutta la responsabilità da assessore allo sviluppo economico». A dar manforte all’amministrazione interviene il consigliere di Trieste cambia, Roberto Decarli: «Il Comune attraverso la consulenza» a Rosato «tenta di evitare le inevitabili e gravi conseguenze che si avrebbero con la possibile fermata della Ferriera senza alternative.»

(s.m.)
 

 

Val Rosandra - conferenza

Oggi alle 16.30 ed alle 18, nella Sala Chersi dell’Unione degli Istriani in via Silvio Pellico 2 a Trieste, Sergio Dolce terrà una videoconferenza dal titolo: “La Val Rosandra, una valle montana in fronte all’Adriatico”.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 20 gennaio 2013

 

 

«Servola, il sindaco revochi la consulenza a Rosato» - RIFONDAZIONE E GRILLINI ALL’ATTACCO
Il segretario provinciale di Rifondazione comunista Antonio Saulle, il consigliere comunale Marino Andolina, la commissione ambiente dello stesso partito e il circolo “Jure Canciani” di Servola contestano con una nota «nel merito e nel metodo la decisione assunta dalla Giunta comunale di assegnare un contratto a progetto di circa 50mila euro per un semestre a un dirigente inquisito.» Si tratta di Francesco Rosato, ex direttore dello stabilimento della Lucchini «attualmente sotto indagine per le discariche abusive presenti all’interno dell’impianto. Se l’intendimento è quello di volersi avvalere di competenze anche su aspetti che solo Rosato conosce e che agli altri sono ignoti, la cosa avrebbe anche una sua rilevanza - affermano Saulle e Andolina - ma una questione di trasparenza e opportunità avrebbe voluto che la scelta ricadesse su un esperto assolutamente non coinvolto in alcun modo nell’inquinato pregresso addebitabile allo stabilimento siderurgico e di specchiata imparzialità, avvedutezza e senso di responsabilità (ovvero super partes). In basi a tali considerazioni che saranno da noi approfondite in seguito sul territorio e con i lavoratori, chiediamo che sia immediatamente revocato l’incarico, anche alla luce delle recenti dichiarazioni della magistratura, a Francesco Rosato». «Ricordiamo altresì - concludono i rappresentanti di Rifondazione comunista - che all’inizio della campagna elettorale l’attuale sindaco si era impegnato come garante della salute pubblica dei cittadini e dei lavoratori a realizzare tutta una serie di misure al fine di perseguire la tutela della stessa salute e dell’ambiente e uno sviluppo economico finalizzato alla conservazione dei posti di lavoro, in netta discontinuità con la Giunta che l’aveva preceduto». Si dicono «allibiti di fronte alla nomina di Francesco Rosato nel ruolo di consulente per la riconversione della Ferriera di Servola» anche Paolo Menis e Stefano Patuanelli, consiglieri comunali del Movimento 5 stelle. «Come può Cosolini (perchè è lui il fautore, anche se la nomina è stata fatta con determina dirigenziale) - affermano - pensare di affidare le sorti dei lavoratori e dei cittadini colpiti dall'inquinamento a colui che è stato direttore della Ferriera e che in passato è stato rinviato a giudizio nell'inchiesta sulla gestione delle discariche abusive proprio all'interno dello stabilimento di Servola?» «Come poi l'avvocato di Rosato possa affermare che il suo cliente “presto verrà prosciolto” - sostengono ancora i due consiglieri di Cinquestelle - ci appare alquanto misterioso. Lo stesso avvocato è anche il difensore della Lucchini. Allora la domanda sorge spontanea: il consulente del Comune è stato nominato dal Comune oppure è stato indicato dalla Lucchini?»
 

 

Guariniello: amianto, disastro ambientale
Il magistrato: rischi per tutta la cittadinanza. Dalla Costa: qui banca dati garantita dall’autorità giudiziaria
«I rischi legati all’amianto non riguardano soltanto i lavoratori, ma tutti i cittadini. Si tratta di un problema di stretta attualità presente in ogni angolo del mondo. Quando si esaminano le accuse ai vertici delle imprese non c’è da considerare solo l’omicidio colposo, ma anche un altro reato poco conosciuto, che è quello di disastro ambientale, non sempre immediatamente percepibile ma che al contrario si realizza in un arco di tempo prolungato». Ha esordito con questo concetto il magistrato Raffaele Guariniello, Sostituto procuratore della Repubblica di Torino e già pubblico ministero nello storico processo ai vertici della Eternit di Casale Monferrato, nel suo intervento alla conferenza giuridica organizzata dall’Eara, l’associazione europea per i rischi dell’asbesto, alla Stazione Marittima e moderata dal giornalista del Corriere della Sera Giampiero Rossi. Un dibattito nel corso del quale è stata sottolineata la necessità di un forte coordinamento tra tutti gli attori che concorrono alla soluzione del problema amianto. Esaminata in modo particolare l’esigenza della creazione di una Procura nazionale in materia di amianto ed altri rischi ambientali, tema che ha dato il titolo allo stesso convegno. «Nel nostro Paese ci sono luoghi in cui i processi non si fanno nemmeno e dunque c’è il senso di una giustizia negata - ha continuato Guariniello -. In sostanza l’autorità giudiziaria è ancora insufficiente e inadeguata: ecco allora la necessità di una super Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro, con la peculiarità della partecipazione attiva, nel senso che deve fare i processi, sullo stile di quello che è il modello francese. In Italia ci sono 120 procure ed è comprensibile come, sotto il profilo organizzativo, non sia possibile condividere e portare alla soluzione questo tema così complesso: se non ci decidiamo a passare dalle parole ai fatti non otterremo mai nulla». Durante il dibattito attenzione specifica è stata riservata all’analisi del territorio regionale, particolarmente esposto ai casi di amianto, su tutti quelli tristemente noti della Fincantieri di Monfalcone e della Grandi Motori di Trieste, tanto che le province di Trieste e di Gorizia risultano tra quelle più colpite in Italia da malattie legate all’amianto, nello specifico il mesotelioma polmonare, con 50 casi registrati ogni anno contro i 5 di media nazionale. «Il problema maggiore è quello della conoscenza dei fatti e dell’acquisizione di informazioni nel corso delle indagini - ha detto Michele Dalla Costa, Procuratore della Repubblica di Trieste -. A Trieste abbiamo creato una sorta di banca dati sotto la garanzia dell’autorità giudiziaria: si tratta di archivi informatici che si scambiano continuamente le informazioni e che sono in grado di ricostruire la storia di ogni singolo individuo. Va sottolineato però - ha aggiunto Dalla Costa - come ci sia una estrema difficoltà nell’individuare la responsabilità penale attraverso i segmenti di vita lavorativa, così come nel fare un processo alla politica industriale». Concetti questi ripresi anche da Caterina Aiello, Procuratore della Repubblica di Gorizia. «Nella nostra provincia sono oltre duemila le denunce arrivate per malattie correlate all’amianto, il che significa un lavoro lungo e complicato vista anche la latenza elevata della malattia. Ecco dunque la necessità di un pool stabile che possa esaminare le migliaia di documenti: in sintesi serve una Procura nazionale, con una prassi investigativa rafforzata ad hoc, che possa dimostrare l’esposizione colpevole all’amianto e impedire in questo modo le conflittualità dei vari processi e le difformità che ne derivano».

Pierpaolo Pitich
 

 

Bonificato il vagone radioattivo - Fermato a Opicina il 27 dicembre, potrà ora ripartire verso Udine
È stato bonificato il vagone radioattivo giunto il 27 dicembre scorso nella stazione di Villa Opicina. Una lunga operazione, resa difficile dal vento che tirava in quelle ore sul Carso.La bonifica, supervisionata da tutti gli organi competenti, Arpa in testa, ha permesso di isolare l’elemento radioattivo dal materiale ferroso contenuto nel carro di provenienza ungherese. Secondo alcune voci si sarebbe trattato di un piccolissimo ingranaggio di cobalto con cui in passato sarebbero stati prodotti gli orologi in Russia. Voci smentite dalla struttura operativa semplice (Sos) fisica ambientale dell’Arpa, la quale ha parlato piuttosto di una microsorgente radioattiva usata in campo medico e industriale: «Qualcosa di microscopico che dà origine a radiazioni e che non può assolutamente essere ricondotto all’ingranaggio di un orologio o comunque a un oggetto sagomato», ribatte la responsabile del compartimento ambientale dell’Arpa, Concettina Giovani. Indipendentemente dalla natura dell'oggetto incriminato, l’importante è che il vagone sia bonificato: la microsorgente radioattiva è stata isolata e consegnata alla ditta autorizzata Campoverde, presente a tutta l’operazione. Dopo 20 giorni di stop forzato, il vagone (che era subito stato messo in sicurezza in un apposito binario della stazione ferroviaria di Villa Opicina) potrà proseguire la sua corsa verso il parco merci di Udine, dove era originariamente diretto. Come detto, l’operazione è durata diverse ore. «Per trovare la microsorgente radioattiva – spiega Giovani - abbiamo impiegato delle ore, con le dovute precauzioni del caso e le divise bianche dei Ris, che per intenderci sono le tute previste dalla legge per non farsi contaminare. Prima con un “ragno” abbiamo prelevato e appoggiato tutto il materiale ferroso su un telo. Abbiamo agito secondo la prassi. Vedendo che dal cumulo di materiale non emergeva niente, mettevamo da parte il ferro già vagliato e ne tiravamo fuori altro dal carro. Alla fine la particella incriminata era talmente piccola da essere rimasta sul fondo del vagone». Con i tecnici dell’Arpa e la ditta incaricata dello smaltimento, hanno seguito l'operazione di bonifica anche vigili del fuoco, carabinieri e polizia ferroviaria.

(el.pl.)
 

 

Muggia, slitta ancora il centro commerciale “Valle delle Noghere”
La Teseco chiede al Comune una proroga per i lavori di urbanizzazione. Nell’area interessata c’è amianto
MUGGIA La nascita del Centro commerciale “Valle delle Noghere” dovrà ancora attendere. Martedì 22 gennaio alle 17.30 la seduta straordinaria del Consiglio comunale di Muggia darà molto verosimilmente l’ok alla richiesta da parte della società di Teseco di posticipare i progetti per le opere di urbanizzazione primaria. La cosiddetta “grande struttura di vendita” è stata infatti bloccata dal ritrovamento di amianto nel terreno. In una nota giunta lo scorso 20 dicembre la Teseco ha evidenziato come le attività previste non si possono avviare a causa della “necessità di concludere il risanamento dei lotti per la presenza di amianto, non rilevato in fase di caratterizzazione”. Ma non solo. L’altra motivazione per chiedere una dilazione delle tempistiche è data “dall’impossibilità di interrompere la viabilità di servizio costituita dalla strada esistente nell’area interessata dagli interventi fino al completamento delle opere di immobiliare Nordest Spa che la utilizzerà come via di accesso secondaria al cantiere”. Una volta ricevuta la nota l’assessore alla Pianificazione territoriale del Comune di Muggia Laura Marzi ha dunque formalmente proposto alla Teseco una proroga di 12 mesi dalla scadenza originaria per l’approvazione di opere di urbanizzazione e di 24 mesi dalla scadenza originaria per l’esecuzione del progetto di opere di urbanizzazione. A conti fatti dunque il Consiglio comunale dovrà decidere di modificare il termine ultimo per la presentazione dei progetti al fine della loro approvazione entro il 28 gennaio 2014. La realizzazione ed il collaudo del tutto invece slitteranno come termine massimo entro il 28 gennaio 2015. La proroga difficilmente verrà bocciata dal Consiglio e darà quindi tempo a Teseco e Immobiliare Nordest (ossia i due soggetti attuatori) per portare avanti i lavori in zona Noghere. Ad oggi i progetti che daranno vita al nuovo centro commerciale non sono noti. Nella convenzione stipulata tra Teseco, Immobiliare Nordest e Comune di Muggia vi sono però alcuni vincoli. Tra questi però vi sono alcune opere di urbanizzazione primaria che dovranno essere realizzate gratuitamente. L’Immobiliare Nordest si è impegnata a creare un’area da destinarsi a verde attrezzato di uso pubblico e pista ciclabile per una superficie non inferiore a 34mila 10 metri quadrati. Per quanto concerne Teseco l’impegno è la realizzazione di un’area da destinarsi a rimboschimento e tutela e protezione della zona residenziale per una superficie non inferiore a 26mila 577 metri quadrati, nonché una pista ciclabile. Poco meno di un mese fa l’area delle Noghere era stata indicata nel bilancio di previsione della Camera di commercio di Trieste per ospitare la realizzazione di un’altra importante struttura, ossia il nuovo centro commerciale all’ingrosso da anni prospettato dal presidente Antonio Paoletti. Scartata l’ipotesi di costruirlo su un terreno che comprende già tre edifici (da acquistare) situato nella zona di pertinenza della Wärtsilä nel Comune di San Dorligo della Valle, è stato invece raggiunto un accordo con Ezit per la cessione di 35-40 mila metri quadrati proprio nella Valle delle Noghere, dove poter mettere così a frutto i quasi 4 milioni di euro già assegnati dalla Regione nel 2008 con finanziamento pluriennale. «Il sito - afferma il bilancio di previsione 2013 - si ritiene assolutamente idoneo per realizzare il Centro all’ingrosso, anche in considerazione del fatto che si tratta di area da valorizzare e sviluppare». Il Consiglio di amministrazione dell’Ezit, il 20 settembre scorso, si è espresso favorevolmente e ha manifestato la più ampia disponibilità a cedere un lotto industriale, secondo modalità e forme ancora da valutare.
Riccardo Tosques

 

 

Il volontariato è flessibile con “Triestealtruista.org”
Il sito propone varie iniziative alle quali dare la disponibilità quando si ha tempo Castellano: uno strumento in più per consentire a tutti di portare un contributo
È l’unica flessibilità che piace. È l’unico “contratto a progetto” che piace. È il nuovo volto del volontariato: si dà la disponibilità quando si può, scegliendo un’iniziativa che magari comincia e termina nell’arco di una giornata. E la formula dell’impegno-nonimpegno riscuote successo. Soprattutto, anche se pare un controsenso, invoglia a impegnarsi di più. Poco ma spesso. «La crisi sta facendo cambiare pelle al mondo del volontariato - afferma Andino Castellano, presidente di TriesteAltruista -. Partiamo da alcuni dati emersi dalla ricerca annuale del Centro servizi volontariato di Milano: anche se il numero complessivo di chi si impegna è in aumento, il numero dei volontari nelle organizzazioni attive sul territorio diminuisce (-2%), così com’è in netto calo il numero di persone che fanno attività sistematica (-14%). Invece i “saltuari” sono in aumento del 36% con una media nazionale di 5 ore alla settimana di “servizio”». Queste le buone nuove: la cattiva è la difficoltà, drammatica, da parte delle organizzazioni sul fronte ricambio generazionale (oltre a un reperimento dei fondi, pubblici e privati, stile missione impossibile). Una soluzione però c’è e arriva da TriesteAltruista, che sulla scia di MilanoAltruista e Romaltruista (affiliate al network internazionale HandsOn, presente in 250 città di 12 Paesi, 30 milioni di ore in altruismo, appunto) propone il volontariato “flessibile”. «Nessuno, tranne gli anziani, ha più tempo. Ma coloro che lo vogliono donare devono avere l’opportunità di provarci. Un esempio? Le quattro ore alla cena di Natale alla Comunità di Sant’Egidio facendo i camerieri, il pomeriggio trascorso alle Torri d’Europa per la raccolta fondi a favore di Telefono azzurro, la potatura delle rose al parco di San Giovanni: 38 persone con forbici e cesoie. Perché il volontariato - aggiunge Castellano - non è solo assistenza, è di più: il no profit è uno spazio che permette di esprimere il lato migliore della propria personalità, di convogliare tante energie positive verso una sola direzione, a vantaggio di tutti». Nessuna formazione specifica, quindi, solo tanta buona volontà. Si apre il sito, www.triestealtruista.org, si curiosa tra le iniziative, ci si iscrive online, poi si viene contattati. E si va, si fa. «La nostra formula non si contrappone al modello di volontariato prevalente, bensì lo vuole integrare per dare la possibilità a tutti i cittadini di contribuire positivamente alla soluzione dei problemi sociali della comunità in cui vivono». Un anno di vita e TriesteAltruista ha già raggiunto oltre 200 persone, 30 i progetti messi in cantiere. Con un buon successo tra i giovanissimi. «Stiamo riscuotendo un grosso interesse tra i 20-25 anni, gli universitari. È invece sparita, ma è un problema dell’intero Stivale, la generazione dai 35 ai 45 anni, quelli che stanno ancora cercando un lavoro dignitoso e magari di mettere su famiglia. Posso lanciare un appello? Avremmo bisogno di un aiutino per la gestione del sito. Se qualche informatico, particolarmente “altruista”, volesse darci una mano...».
Donatella Tretjak

 

 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore - Rischi sottovalutati

Nel rispondere all’articolo di Danilo Taino riteniamo necessario ribadire ancora una volta concetti espressi diverse volte. Andiamo con ordine e innanzitutto guardiamo all’approvvigionamento di gas. L’articolo riporta che, rinunciando al progetto di Gas Natural per un rigassificatore a Trieste, si regala il mercato del gas italiano ai russi. Ciò non è assolutamente vero, essendo la nostra nazione tra quelle che vanta la migliore diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, che ci arriva grazie a quattro diversi metanodotti e due rigassificatori da Algeria (primo fornitore), Russia, Libia, Quatar, Paesi Bassi, Norvegia ed Egitto (fonte: Autorità per l’energia elettrica ed il gas). In secondo luogo, una puntualizzazione sull’attività portuale. Il punto non è che lo sviluppo dell’attività del porto interessa terreni dove è previsto l’insediamento del rigassificatore. Diversamente, invece, sarebbe l’attività delle navi gasiere (il progetto ne prevede circa 100) che, dovendo rispettare le norme internazionali di sicurezza, bloccherebbero di fatto per molti giorni al mese l’attività del porto. Secondo il progetto l’impianto andrebbe insediato in un’area a ridosso della città, area del porto che già oggi gode di notevoli traffici, che verrebbero irrimediabilmente compromessi. Nelle documentazioni presentate da Gas Natural, inoltre, non sembrano opportunamente considerate le attività a rischio attualmente presenti nelle aree vicine quali, ad esempio, i serbatoi di petrolio della Siot, già colpiti da un grave attentato nel 1972 e che a tutt’oggi costituiscono obiettivo appetibile. Le tecnologie economiche ma antiquate previste per l’impianto e la connessa centrale a turbogas comporterebbero inoltre notevoli impatti sull’ambiente marino e sulle vicine aree antropizzate. Il problema è la posizione individuata per la sua costruzione, collocata vicina all'edificato esistente e in un'area portuale ristretta, che necessita di spazi adeguati per la movimentazione delle navi. Tutto questo sarebbe assolutamente in contrasto con le politiche di sviluppo del porto e della città stessa. Infine: la risposta alla proposta di Gn non a casa mia”(NYMBY). La questione è invece molto semplice: se non ci sono le condizioni richiesta dalla normativa, il rigassificatore non si può e non si deve costruire. E guardando a questo aspetto, vogliamo dimenticare che questo rigassificatore verrebbe approvato in assenza di una Valutazione Ambientale Strategica? E soprattutto, visto che viene tirata in ballo proprio la città di Trieste, dimentichiamo ancora una volta di dare peso non solo alle autorità locali ma all’opinione della popolazione? È ritenuto civilmente possibile bypassarla? Per legge, a quanto pare, no.

Paola Sabia Federico Grim

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 19 gennaio 2013

 

 

Dopo Trieste il Friuli Si allarga il fronte anti-Soprintendenza
Contrattacco dell’Ance: «I conti dell’architetto Picchione non tornano. Da maggio 2012 approvati solo 3 lavori su 10»
TRIESTE Ribadiscono i loro numeri. E appoggiano sul tavolo i documenti giudiziari: l’esposto alla Procura della Corte dei conti Fvg per presunto danno erariale e le sei sentenze del Tar favorevoli ai ricorsi contro la Soprintendenza regionale. Cifre e carte che spingono i costruttori a confermare la bocciatura dell’operato di Maria Giulia Picchione, l’architetto che, secondo l’Ance, «ha approvato solo il 30% delle opere in Friuli Venezia Giulia» e che invece, parole sue sul Piccolo di ieri, afferma di avere licenziato «il 95% di pratiche con parere favorevole» «I conti non tornano – ribatte il presidente regionale dell’Associazione costruttori edili Valerio Pontarolo –, probabilmente Picchione non tiene conto delle svariate prescrizioni che, di fatto, bloccano i lavori». Le sentenze del Tar «Il Soprintendente vuole querelare tutti? Non so su che basi, le sentenze del Tar parlano chiaro», prosegue Pontarolo. Sentenze sui ricorsi presentati da società penalizzate dalle mancate autorizzazioni paesaggistiche dell’ufficio ministeriale. C’è chi intende realizzare pannelli fotovoltaici a Bagnaria Arsa, chi elevare una canna fumaria a Buttrio, chi sostituire la copertura di un capannone a Pavia di Udine, chi costruire un’autorimessa a Trieste. Progetti che hanno ora il via libera del Tar, intasato da numerosi altri ricorsi, mentre la Soprintendenza è chiamata al rimborso delle spese e competenze giudiziali, nonché del contributo unificato, un totale dai 2 ai 3mila euro per ciascuna vertenza persa. «Nelle sentenze - rimarca ancora l’Ance - si leggono parole come “illogicità”, “contraddittorietà” e “arroganza amministrativa” in riferimento ai pareri espressi dalla Soprintendenza regionale». Il metodo Picchione” Esempi che sono solo la punta dell’iceberg di un metodo, quello di Picchione che, afferma l’Ance, «dall’insediamento nel maggio 2012 ha approvato solo tre lavori su dieci, un migliaio di opere pubbliche in tutti i Comuni Fvg, per un importo, calcolato per difetto, indicativamente di 500 milioni e con il rischio di altri 5mila operai costretti alla cassa integrazione». In conferenza stampa a Udine, presenti i sindaci di Sacile Roberto Ceraolo e di Spilimbergo Renzo Francesconi, nel ruolo di vicepresidente Anci, organizzazioni sindacali, artigiane e ordini professionali, l’associazione evidenzia in particolare i dati di Trieste: da maggio a settembre solo 143 pareri favorevoli su 437 pratiche trasmesse in Soprintendenza, mentre sono stati 116 i pareri con prescrizioni «spesso impossibili da attuare». Secondo Pontarolo, «pure il direttore regionale Giangiacomo Martines faticherebbe a comprendere questo comportamento». Conseguenze pesanti Non ci voleva davvero, sottolinea ancora il presidente Ance Fvg: «È un colpo mortale in un periodo di feroce crisi per il settore». Gli stop della Soprintendenza, spiega Pontarolo citando un’indagine dell’Istituto Tolomeo Studi e ricerche condotta da Paolo Feltrin, sono pesantissimi: «A ogni milione di euro di lavori non eseguiti corrispondono 14 operai non occupati e 180mila euro di mancati introiti per la fiscalità regionale». Di qui l’esposto presentato l’altro ieri alla Corte dei conti: «Chiediamo almeno una verifica su un presunto danno erariale». Le competenze in Fvg Ma c’è anche un altro fronte da seguire, quello delle competenze in materia di paesaggio e beni architettonici che la Regione vorrebbe vedersi assegnare dallo Stato. Pontarolo, in contatto già da qualche settimana con il governatore Renzo Tondo e il presidente della Paritetica Manlio Contento, ha ricevuto ieri pure la telefonata di Debora Serracchiani che ha manifestato uguale interesse, al punto di avere già sensibilizzato il segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani. Si tratta, almeno in questo caso, di un progetto politico bipartisan. Recessione a NordEst A margine il presidente nordestino dell’Ance Donato Riccesi parla di un settore «in piena recessione, con la conseguente cessazione di migliaia d’imprese. In Veneto – prosegue Riccesi –, dove il patto di stabilità ha pesato di più, la situazione è peggiore rispetto al Friuli Venezia Giulia».
Marco Ballico

 

 

«Ferriera, consulenza offensiva» - LEGA ALL’ATTACCO DEL COMUNE
Roberti: soldi pubblici all’ex direttore dell’impianto sotto indagine
«La nomina di Francesco Rosato a consulente per la Ferriera è inopportuna e offensiva». Il segretario provinciale della Lega Nord Pierpaolo Roberti contesta duramente - e lo fa in una nota - la decisione del Comune di affidare lo studio per la riconversione della Ferriera al suo ex direttore. Il contratto avrà una durata di sei mesi per un’impegno di spesa da parte dell’amministrazione municipale pari a 47.795 euro. «L’indicazione di Rosato - attacca Roberti - è una mancanza di rispetto nei confronti dei triestini e in particolare dei cittadini di Servola, che ogni giorno convivono con il problema dell’inquinamento causato dall’impianto, senza dimenticare chi di Ferriera si è ammalato o è morto. Con questo - continua il segretario leghista - non sto assolutamente mettendo in discussione le competenze dell’ennesimo consulente assoldato dalla giunta Cosolini, ma contesto fermamente il principio di adoperare soldi pubblici per pagare l’onorario a un tecnico per nulla nuovo alla Ferriera: Rosato infatti non solo ne è l’ex direttore, ma si trova attualmente sotto indagine per le discariche abusive emerse sotto lo stesso impianto di Servola». Roberto parla di «un’operazione poco chiara e certamente indicativa della scarsissima sensibilità dell’amministrazione comunale nei confronti dei cittadini: dubito - conclude il segretario leghista - che Rosato sia l’unico professionista capace di fornire una consulenza adeguata in materia; ciò che appare invece senz’altro fuori luogo è la decisione della giunta di affidare l’incarico una persona chiamata a rispondere su un’ipotesi di reato collegata al medesimo sito».
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 18 gennaio 2013

 

 

Bonifica della Ferriera: consulenza a Rosato
Il Comune ha affidato l’incarico all’ex direttore dell’impianto di Servola Per sei mesi di lavoro percepirà 47.795mila euro. Farà valutazioni ambientali
Con la determina 5985 del 31 dicembre 2012 il Comune di Trieste affida alla ditta dell’ingegnere Francesco Rosato l’attività di assistenza tecnica per la valutazione degli aspetti economico-ambientali in tema di riconversione industriale dell’area della Ferriera di Servola. L’impegno di spesa da parte dell’amministrazione comunale è di 47.795 euro, iva inclusa. Durata del contratto: 6 mesi. «Il ruolo di Rosato – spiega Fabio Omero, assessore comunale allo Sviluppo Economico - sarà quello di accompagnare l’amministrazione, con un supporto tecnico, in questa partita della dismissione dello stabilimento e di ricerca di soluzioni alternative». «Mercoledì ho partecipato alla prima riunione in Regione – riferisce lo stesso Rosato –, il 22 parteciperò a quella a Roma e poi inizieremo a programmare un percorso. Tutta l’attività mira alla ricerca di condizioni che rendano quel sito il più produttivo possibile nell’ottica di preservare i posti di lavoro». Rosato è l’ex direttore della Ferriera. Per un anno ha poi lavorato per la Danieli e oggi ha uno studio di consulenza in proprio. Lo stesso Rosato ad oggi imputato in quanto la procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio nell’inchiesta sulla gestione delle discariche abusive proprio all’interno dello stabilimento di Servola. Del caso se ne sta occupando il gup Luigi Dainotti, che ha ora disposto una perizia sulle intercettazioni telefoniche sulle quali si era innescata l’indagine. «Non ci sono novità in merito, – specifica l’avvocato di Rosato, Giovanni Borgna – ma non risulteranno esserci state delle irregolarità, presto verrà prosciolto». Il legale entra anche nel merito della consulenza affidata al suo cliente. «Questa – afferma l’avvocato - è l’ultima chance per salvare l’industrializzazione a Trieste evitando che questo territorio diventi un pensionato. L’obiettivo è quello di mantenere in quel sito industriale un minimo di industrializzazione». «Se Rosato ce la fa – conclude il legale –, forse mille famiglie non finiranno sul lastrico. È un passo importante, delicato, l’alternativa è quella di un disastro sociale». Il Comune evidenzia la necessità di un supporto con particolare riguardo alla valutazione sui possibili investimenti alternativi alla siderurgia, su possibili programmi di partenariato pubblico e privato nonchè sulla possibilità di sviluppo di iniziative logistiche in ambito portuale. Rientra ora nei compiti di Rosato la ricerca di possibili investitori nazionali e internazionali anche con un ruolo diretto di promozione e di eventuale intervento. “L’analisi – si legge nel contratto stipulato tra il professionista e il Comune - dovrà comprendere, sia in chiave descrittiva che in chiave di possibile sviluppo, una valutazione in termini di costi e benefici della redditività dell’impianto, delle possibilità e degli oneri necessari per una sua conversione industriale, ed un concreto e sostenibile progetto di riqualificazione dell’intera area”. Inoltre, l’indagine dovrà comprendere la valutazione degli oneri connessi alla gestione delle maestranze, valutando i percorsi di riqualificazione necessari per un loro sviluppo professionale. L’esperienza maturata da Rosato all’interno dello stabilimento triestino va evidentemente a soddisfare la necessità dell’amministrazione comunale che, vista la specificità della situazione della Ferriera, ha inteso affidare una consulenza che “richiede – sottolinea la determina di affidamento dell’incarico - conoscenze e competenze tecniche particolari di valutazione e studio dell’insediamento industriale compatibile con il quadro normativo vigente in materia di protezione e sicurezza del lavoro e dell’ambiente”.
Laura Tonero

 

 

«Città ferma per colpa mia? Una campagna denigratoria»
Il Soprintendente ai beni architettonici passa al controattacco dopo le accuse dell’Ance e del Comune: «Tutte falsità, ho licenziato il 95% delle pratiche»
Pronto, dottoressa Picchione? Sì... chi parla? Sono un giornalista del Piccolo.... Scusi, non sento bene... Sono un giornalista del Piccolo, volevamo sapere come replica alle accuse dei costruttori e dell’amministrazione comunale. Sostengono che lei stia bloccando ogni progetto, che a Trieste è tutto fermo.... E chi lo dice? Sempre i costruttori e il Comune... Ma a quale domanda devo rispondere? A questa. Come replica alle accuse? La situazione è molto chiara. Tutto quello che viene detto e scritto sul mio conto e sul mio operato non corrisponde al vero. Ah, no? No. Pensi che la percentuale delle pratiche licenziate con parere favorevole è superiore al 95 per cento. Prima del mio arrivo eravamo fermi al 5%, in quattro mesi abbiamo fatto un grande lavoro. Dal lunedì al venerdì mi fermo in ufficio anche fino alle 21. Davvero? I dati che le ho appena comunicato sono inconfutabili, non so perché nessuno si sia preso la briga di chiamarmi prima che uscissero tutti quegli articoli diffamatori. Veramente noi l’abbiamo cercata anche nei giorni scorsi per una replica ma lei non si è fatta trovare. Il cellulare, con numero da lei stessa fornito, risultava inaccessibile. Impossibile, certo che se mi cercate in Soprintendenza di venerdì alle 19 sarà difficile trovarmi. Scusi, ma non lavorava fino alle 21? Sì ma non al venerdì e comunque sono sempre reperibile al cellulare. È sempre aperto, come vede rispondo a tutti a qualsiasi ora... Non ci risulta, noi l’abbiamo cercata nei giorni scorsi... Adesso ho risposto. Ma non si preoccupi, querelerò il giornale e tutti quelli che nei vostri articoli mi hanno diffamato. Sono state dette tante falsità. Mi permetta, dottoressa Picchione, ma l’Ance sostiene che in regione sono fermi lavori per 500 milioni... Non è così, questo lo dicono i costruttori. La realtà è che sono vittima di un meccanismo di fandonie. Ma ripeto, querelo tutti. E con i ricorsi del Comune nei confronti dei suoi provvedimenti come la mettiamo? Anche l’amministrazione si lamenta... Ah sì? Eppure ho qui davanti l’agenda. Non ho mai negato un appuntamento agli assessori e ai funzionari pubblici. L’assessore Dapretto, per esempio, l’ho sempre ricevuto. Bene, verificheremo... Faccia pure. Ma allora chi sostiene che un sacco di pratiche sono ferme o vengono respinte si inventa tutto? Guardi, con quei pochi funzionari che ho a disposizione facciamo il possibile e anche di più. Come le dicevo lavoriamo fino a tarda sera. Sono molto amareggiata perchè io credo nel rapporto con le istituzioni, non è giusto attaccarmi in questa maniera. Allora, dottoressa, secondo lei alla Soprintendenza ai Beni architettonici non ci sono problemi... Io ricevo tutti, compatibilmente alle esigenze d’ufficio. Non posso fermare tutti gli altri miei lavori per dedicarmi al ricevimento. Se si vuole questo... Abbia pazienza, ma perfino il suo capo, il direttore generale dei Beni culturali Giangiacomo Martines l’ha censurata ammettendo che il “contenzioso è a livelli patologici” e che avvierà una approfondita indagine. Parole sue... È allora sempre convinta che non ci siano problemi tra la città e la Soprintendenza? Dubito che abbia detto questo. Come, scusi? Dubito che l’abbia detto e se l’ha detto dovrà dirlo a me. Non ne avete mai parlato? Mai. Allora secondo lei non ci sono problemi. Grazie dottoressa, buonasera... Buonasera e guardate che vi querelo.
Maurizio Cattaruzza

 

 

Muggia, il nuovo Prg in visione dal 31 gennaio
A fine mese il primo forum generale in sala Negrisin, poi altri gruppi tematici ma già venerdì prossimo gli elaborati saranno esposti alla popolazione
MUGGIA I lavori sul nuovo Piano regolatore di Muggia, aperti ai cittadini e alle categorie interessate, entreranno nel vivo a fine mese. Quattro le date da cerchiare in rosso sul calendario: il 31 gennaio, alle 17.30 nella sala Negrisin di piazza Marconi, si terrà il primo forum generale; il 19 e il 21 febbraio si svolgeranno i gruppi tematici; il 28 febbraio avrà luogo il forum conclusivo, durante il quale si tireranno le somme sulla variante che – accompagnata dalla Vas (Valutazione ambientale strategica) – approderà nei mesi successivi in Consiglio comunale per la votazione. Ma, prima, tutti saranno messi nelle condizioni di saperne di più su ciò che è stato prodotto dalla giunta Nesladek e dai progettisti di San Vendemiano durante la fase di analisi del territorio, conclusasi un mese fa. Mercoledì 23 gennaio, proprio nella sala Negrisin, si inaugurerà infatti l’esposizione di tutti gli elaborati: l’analisi della variante, gli “scenari” di cui si è parlato nelle scorse settimane, la bozza di Piano struttura. Sarà presto tempo, insomma, di vederci più chiaro sullo strumento che governerà le politiche urbanistiche di Muggia nei prossimi anni. Anzi, di “disegnarlo insieme”, come recita lo slogan dell’amministrazione. E l’interesse del pubblico inizia a crescere: «Le adesioni ai tavoli operativi sono al momento più di cinquanta: siamo soddisfatti, considerato che le iscrizioni rimarranno aperte sino al 31 gennaio, giornata dedicata al primo forum», dichiara la vicesindaco con delega alla pianificazione territoriale, Laura Marzi. Il primo incontro, aperto a tutta la cittadinanza, costituirà anche l’occasione di specificare le procedure di partecipazione ai tavoli successivi. L’organizzazione delle consultazioni sarà su base categoriale: associazioni (culturali, ambientaliste, sportive ed altre), amministratori e tecnici (dipendenti comunali, ordini professionali, Ezit, Trieste Trasporti), attività economiche (commercianti, ristoratori, investitori a vario titolo). I residenti, oltre ad essere convocati per i due forum generali, troveranno spazio anche all’interno dei gruppi tematici, con modalità ancora da definire. «Discuteremo nel dettaglio i diciotto progetti strategici messi a punto nell’ambito dei quattro scenari esaminati, che costituiscono i cardini delle direttive del 2009: l’ambiente, l’abitare, la mobilità e lo sviluppo» illustra Marzi. Sui pannelli che verranno installati nella sala, i cittadini troveranno le linee guida anticipate a dicembre (stop al consumo del suolo, sviluppo sostenibile, integrazione transfrontaliera, rilancio del mare e del porto), esposte con maggior dovizia di particolari. La “mostra” si protrarrà sino al 17 febbraio e si avvarrà della presenza dei progettisti in date precise: il 29 gennaio e poi il 5, il 7, il 12 e il 14 febbraio.
Davide Ciullo

 

 

«Riscoperta la ciclabile sulle Rive»
Esprime «compiacimento» il consigliere regionale del Pdl Maurizio Bucci sul fatto che l’assessore comunale al Traffico, Elena Marchigiani, a quasi due anni dal suo insediamento, «abbia scoperto il progetto per la realizzazione della pista ciclabile sulle Rive. Progetto pronto sotto ogni aspetto e anche finanziato dalla Regione, fa notare Bucci, che non necessitava di alcuna nuova misurazione ma che oggi, causa ritardi e dinieghi, rischia di perdere la disponibilità economica regionale in un momento, come ha pubblicamente osservato l’assessore, il Comune di Trieste non ha progettazione e fondi». «Registro finalmente la disponibilità della Trieste Terminal passeggeri a concedere la revisione degli spazi, inizialmente negati per motivi davvero imbarazzanti e richiamati al principio di sicurezza della movimentazione delle navi da crociera, argomento di certo indiscutibilmente a me ben noto sotto ogni profilo», dichiara, concludendo, l’esponente del Pdl.
 

 

Nuovo regolamento sui contributi Le domande entro il 15 febbraio - APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE
Supporto economico, assegnazione delle sale espositive per mostre, coorganizzazione di progetti, iniziative e manifestazioni, patrocini e anche fornitura di targhe e coppe, di libri, oppure ancora la concessione gratuita o a tariffa ridotta di altre sale. Sono i tipi di intervento che il Comune potrà destinare ad associazioni senza fini di lucro - culturali, sportive, operanti nel campo dell’aggregazione sociale, dell’assistenza, dello sviluppo economico e turistico, dell’impegno civile, in ambito educativo e ricreativo - sulla base del nuovo Regolamento per la concessione di contributi e altri vantaggi economici e per la coorganizzazione di eventi, approvato dal Consiglio comunale. Saranno assegnati in base all’esito di una comparazione fra le richieste, che verranno valutate dalle Aree comunali competenti attraverso una serie di criteri. Solo per giudicare le iniziative culturali - e questa è una delle principali novità del documento - sarà istituita dalla giunta una commissione a composizione mista interna ed esterna. «Sarà formata da dipendenti comunali che operano nel settore della cultura - ha spiegato in merito il sindaco Roberto Cosolini - e integrata da esterni, non retribuiti, per gli ambiti in cui riterremo. In tutto, 5-6 persone, non di più». I vari criteri per la concessione di contributi a iniziative e manifestazioni vanno dal carattere di originalità alla sua rilevanza territoriale (locale, nazionale e internazionale), dalla capacità di autofinanziamento (che deve essere pari almeno al 40% della spesa totale) al radicamento sul territorio, con integrazioni specifiche settore per settore. Per ogni voce c’è un range di punteggio: la somma totale determinerà la posizione in graduatoria e quindi il quantum in arrivo. Il nuovo regolamento viene applicato già per quest’anno: le nuove richieste vanno presentate entro il prossimo 15 febbraio. Data limite, in riferimento al 2013, anche per confermare o integrare le domande già consegnate in base alla precedente regolamentazione. Dal prossimo anno e per quelli successivi, invece, la scadenza sarà fissata al 31 ottobre. La richiesta può abbracciare non solo i dodici mesi dell’annata successiva ma anche i primi tre di quella ancora seguente. Ad esempio: per un evento da organizzare nel 2014 o anche entro fine marzo 2015, la domanda dovrà pervenire in municipio non oltre il 31 ottobre del 2013. Sono state previste alcune deroghe: per eventi legati a particolari periodi dell’anno come quello delle festività natalizie, Capodanno o l’estate verranno predisposti avvisi ad hoc; per patrocini, fornitura di targhe e coppe, e concessioni agevolate di sale basterà muoversi entro 30 giorni prima della data di svolgimento dell’appuntamento; quanto alle domande presentate fuori termine, potranno essere valutate nel caso di residue risorse disponibili oppure prese in considerazione se non prevedibili o motivate da esigenze sopravvenute e comunque sempre qualora nelle casse comunali vi siano eventuali somme ancora assegnabili. «Rispetto al regolamento precedente - spiega Cosolini -, ora in questo ci sono criteri e modalità che prima non erano esplicitati. Quindi, o non c’era valutazione o questa avveniva senza un chiaro percorso. Inoltre, abbiamo affiancato ai contributi in denaro, quelli di servizio: ad esempio, con le sale che mettiamo a disposizione saranno abbattuti dei costi». Il nuovo regolamento - come anche il fac simile per le domande - sarà disponibile da oggi stesso sulla home page dello spazio web del Comune, all’indirizzo www.retecivica.trieste.it.
Matteo Unterweger

 

 

La Croazia si aggancia a South Stream per il gas russo
TRIESTE Anche la Croazia si aggancia a South Stream. Dopo essere rimasta fuori dal progetto iniziale, visto che la pipeline transita dalla Serbia direttamente in Ungheria, il governo di Zagabria si è immediatamente messo in moto per cercare di correre ai ripari e partecipare all’importante progetto per la fornitura di gas dalla Russia caucasica verso l’Europa evitando il “nodo scorsoio” dell’Ucraina che già in passato ha creato non pochi problemi di approvvigionamento. E così il presidente di Gazprom, Alexej Miller e il presidente della società croata Plinacro hanno firmato un accordo per la realizzazione di un bretella che collegherà la Croazia a South Stream in terra serba. Il gasdotto sarà lungo 100 chilometri e collegherà (andata e ritorno) il sito di Sotin in Serbia con quello di Ba›ko Novo in Croazia. L’investimento sarà di 60 milioni di euro (metà a carico di Gazprom e metà a carico di Plinacro) e permetterà l’aflusso di 2,7 miliardi di metri cubi di gas all’anno verso la Croazia. Plinacro guiderà la costruzione del gasdotto da Sotin a Slobodnica dove l’opera si collegherà con la rete metanifera croata. La realizzazione del gasdotto viene letta in Croazia come l’inizio di una nuova fase nei rapporti bilaterali tra Zagabria e Mosca. La Croazia, infatti, avrebbe avuto accesso lo stesso al gas di South Stream attraverso il poco utilizzato gasdotto che collega il Paese ex jugoslavo all’Ungheria, ma l’accordo di ieri con Gazprom mette la Croazia al riparo per quanto riguarda la sicurezza delle forniture energetiche e dovrebbe anche portare a una diminuzione del prezzo del gas, il che andrebbe a tutto vantaggio dei consumatori croati. L’arrivo in Croazia di nuovi fornitori di gas, infatti, ha già determinato un calo delle tariffe. Ma Gazprom ha già fatto sapere di essere pronta a scendere sul mercato con un prezzo ancora più basso e cioè a 2,29 kune il metro cubo.

(m.m.)
 

 

Blitz nel campo di mais Ogm, 23 attivisti a processo - GREENPEACE SUL BANCO DEGLI IMPUTATI
PORDENONE Si è aperto ieri a Pordenone il processo a carico di ventitre attivisti di Greenpeace responsabili del “blitz”, con tanto di taglio di piante di mais, in un campo Ogm di Vivaro, in provincia di Pordenone. Blitz messo a segno il 30 luglio del 2010. Dei due capi di imputazione è stato archiviato il reato di danneggiamento, mentre rimane in piedi l’accusa di invasione arbitraria di terreno agricolo al fine di occupazione e danneggiamento, con rinnovo della notifica agli imputati, per cui l’udienza è stata spostata al prossimo 14 marzo. Per Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace, «a oltre due anni di distanza, sono le persone che hanno puntato il dito sul problema delle coltivazioni illegali a essere sotto processo, quando in realtà grazie a quell’ intervento si è posto fine alla contaminazione in atto». Gli attivisti erano entrati nel campo per isolare e mettere in sicurezza le parti superiori delle piante di mais che stavano producendo polline transgenico. A dar vita al blitz, iniziato attorno alle sette del mattino, giovani italiani, tedeschi, sloveni, ungheresi. Gli ambientalisti avevano tagliato la parte superiore delle piante di mais Ogm, la parte che produce il polline e favorisce la contaminazione su vasta scala. L'operazione era riuscita prima dell'intervento delle forze dell'ordine che avevano poi bloccato e fermato gli attivisti. Immediata, anche in quell’occasione, la difesa dei vertici di Greenpeace: «Le forze dell’ordine hanno bloccato un lavoro di decontaminazione dell'area - aveva commentato allora Federica Ferrario - che avrebbero dovuto effettuare loro già settimane fa. Il polline sta contaminando il mais dei campi circostanti: chi pagherà i danni agli agricoltori friulani?».

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 17 gennaio 2013

 

 

Città più inquinate d’Italia 2013: la classifica di Legambiente
Nelle città italiane si respira davvero una brutta aria. L’allarme arriva dall’edizione 2013 di Mal’aria di Città, la tradizionale campagna di Legambiente che monitora la qualità dell’aria nei centri urbani d’Italia. Grave, in particolare, la situazione delle polveri sottili: delle 95 città incluse nella classifica “PM10 ti tengo d’occhio” sono ben 51 quelle che hanno superato il tetto di 35 giorni di sforamento del valore medio giornaliero (50 microgrammi/metro cubo) stabilito dalla legge.
Ecco la classifica delle 10 città peggiori per quanto riguarda le concentrazioni di PM10:
Alessandria (123 giorni fuori legge)
Frosinone (120 giorni)
Cremona (118 giorni)
Torino (118 giorni)
Parma (115 giorni)
Vicenza (114)
Brescia (106)
Milano (106)
Verona (103)
Bergamo (99)
Se il Nord Italia, in particolare la Pianura Padana, si conferma come l’area più critica dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico, note dolenti arrivano anche dal Centro-Sud: 85 giorni di superamento a Napoli, 64 a Cagliari, 57 a Roma e 55 a Palermo. Quanto ai valori del famigerato PM2,5 (polveri con diametro inferiore ai 2,5 micron), sono poche le città in cui i dati sono effettivamente disponibili, nonostante il monitoraggio sia obbligatorio già a partire dal 2011.
Nella metà dei centri urbani con informazioni disponibili, Legambiente ha trovato valori fuori norma soprattutto a Torino, Padova e Milano. Preoccupa anche la situazione degli ossidi di azoto, fuorilegge in 24 città sulle 83 monitorate, e dell’ozono che risulta troppo elevato in 44 delle 78 città controllate dall’associazione nel suo rapporto Ecosistema Urbano. Da non trascurare, infine, gli elevati livelli di rumore cui sono esposti i cittadini di quasi tutte le principali città italiane.
Leggi la classifica 2012 del rapporto Ecosistema Urbano
Commenta la direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni:
Il 2012 si chiude con una conferma sugli elevati livelli di inquinamento atmosferico che respiriamo nelle città italiane e lo smog è destinato a caratterizzare anche l’anno appena cominciato. A chiedere all’Italia misure risolutive per ridurre l’inquinamento atmosferico a fine anno è stata pure l’Europa con una sentenza della Corte di giustizia nei confronti del nostro Paese.
Quanto alle cause principali di livelli così elevati di smog, il Cigno indica prima di tutto il traffico veicolare e i riscaldamenti, cui si deve l’emissione di polveri fini, ossidi di azoto, dei precursori dell’ozono o di altri inquinanti come gli idrocarburi policiclici aromatici o il monossido di carbonio. Fuori dai centri urbani, contribuiscono alla contaminazione anche i processi industriali e di produzione di energia.
La soluzione, secondo Legambiente, consiste nell’inasprire i controlli e nell’attuazione di una serie di misure per promuovere l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile e la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Aggiunge Rossella Muroni:
Quello che serve, ancor prima dei singoli provvedimenti è una capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più efficienti, dove si creino le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del quartiere, della comunità. Provvedimenti immediati, come la riduzione della velocità a 30 chilometri orari in ambito urbano o la creazione di aree car free nei pressi delle scuole, permetterebbero un rapido miglioramento della situazione e predisporrebbero a nuovi e più strutturali interventi, come la progettazione di un piano di rete ciclabile portante, la ridefinizione degli spazi urbani, la diffusione all’interno delle aree urbane del meccanismo del road pricing e del park pricing, fino alla riduzione del parco auto circolante.
Silvana Santo - Fonte: Dossier Mal’aria di Città 2013
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 17 gennaio 2013

 

 

Rio Martesin, residenti contro il Comune
Area da ripristinare, Comitato pronto alla denuncia. Ma i costruttori hanno avviato un contenzioso
Tra l’incudine e il martello. È questa la posizione in cui oggi si trova il Comune: tra i costruttori che vorrebbero realizzare dei nuovi edifici nella vallata roianese di Rio Martesin; e il comitato spontaneo di residenti che, forti di una sentenza del Consiglio di Stato che bloccò l’intervento edilizio, chiede il rispetto della successiva ordinanza comunale che in base alla sentenza imponeva il ripristino del preesistente. Così il nuovo confronto tra cittadini e pubblici amministratori nella riunione voluta dalla Commissione consiliare Trasparenza ha evidenziato una volta di più la difficile situazione in cui si trova il Municipio. I residenti della vallata di Rio Martesin si dicono pronti a denunciare il Comune se in tempi ragionevoli (non più di un paio di mesi) non verrà fatta rispettare l’ordinanza del 28 marzo 2011 con la quale il Comune impose alla Gestione Italiana Appartamenti srl (Gia) di ripristinare il preesistente. I progetti edilizi della Gia vennero stoppati nel dicembre del 2010 da una sentenza del Consiglio di Stato che, dando ragione al ricorso di un gruppo di residenti, bloccava la costruzione di 7 palazzine per un totale di 109 appartamenti. La sentenza imponeva il rispetto dei terrazzamenti (pastini) e la revoca delle concessioni edilizie, sconfessando uffici comunali, costruttori e Tar e dando ragione a coloro che nei tre progetti vedevano un impatto insopportabile per l’ultima enclave verde posta tra i rioni di Gretta e Roiano. Successiva alla sentenza, appunto, l’ordinanza comunale che dettava il ripristino dell’area. I residenti si dicono preoccupati per la sicurezza della vallata. L’alveo del torrente, spiegano, ospita materiali che devono essere rimossi, e risulta privo di una vasca di decantazione; è un corso d’acqua a rischio di esondazione in caso di forti rovesci. E risulta in pessime condizioni il ponte che collega i due versanti della vallata. Il comitato evidenzia ancora come sul fronte di Gretta debba essere definita e conclusa l’opera di consolidamento del versante. «Il Comune ha ereditato una situazione davvero difficile» – ha sottolineato l’assessore comunale Elena Marchigiani - «Sussiste infatti un contenzioso con la ditta Gia che ha citato il Municipio per oltre tre milioni di euro per non aver potuto esercitare il diritto di costruzione. L’amministrazione – assicura ancora Marchigiani – s’impegnerà per fare chiarezza e attende ulteriori documentazioni da parte del comitato». «Rilasciando a suo tempo le concessioni edilizie – ha affermato il presidente della Commissione Stefano Patuanelli - il Comune si è posto nelle condizioni di debolezza rispetto a un privato, e non ha la forza per imporre l’ordinanza. Pertanto si rendono necessari ulteriori approfondimenti. Come chiudere la partita? Una strada potrebbe essere quella di una transazione tra Comune e costruttori...»

Maurizio Lozei
 

L’Ance alla Corte dei conti contro la Soprintendenza
Caso Picchione, i costruttori del Fvg chiedono indagini su eventuali danni erariali denunciando troppi “no” ai progetti edilizi e un contesto operativo di incertezza
L’associazione dei costruttori regionale (Ance) ha presentato un esposto alla procura della Corte dei conti con il quale chiede «l’avvio di indagini preliminari per la contestazione dell’eventuale danno erariale derivante dai provvedimenti di diniego sui progetti edilizi da parte della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, i pareri negativi negli ultimi mesi sono stati circa del 70% e aggravano - dice la nota dell’Ance - la situazione di un comparto che ha perso oltre 5000 addetti, mentre contribuiscono a creare un contesto operativo di incertezza con cui professionisti, imprese e amministrazioni pubbliche debbono quotidianamente misurarsi». Domani alle 11, nella sede di Confindustria Udine in palazzo Torriani, gli “Stati generali delle costruzioni del Friuli Venezia Giulia” illustreranno «la gravissima situazione che si sta verificando in Friuli Venezia Giulia dopo l’aumento esponenziale dei dinieghi (o pre-dinieghi) sottoscritti dalla Soprintendenza». Si inasprisce ancora, dunque, la forte contrapposizione tra Soprintendenza, enti pubblici e categorie professionali: la soprintendente ai Beni architettonici Maria Giulia Picchione ha esplicitato, dopo le prime proteste a poca distanza dal suo insediamento lo scorso luglio, il proprio atteggiamento di rigore, l’adesione stretta al Codice dei beni culturali, la sua esigenza di avere sul tavolo “pratiche complete” e non deficitarie di documenti per poter esprimere un parere motivato in campo architettonico e paesaggistico, aveva lamentato non solo le carenze gravi di personale di cui soffre l’ufficio ma anche un archivio in palazzo Economo senza puntuali archiviazioni e la mancanza (dall’architetto subito colmata) di un “database” con le date di arrivo dei progetti da esaminare e le date di scadenza entro cui il parere della Soprintendenza è obbligatorio per non scadere nella cattiva pratica del “silenzio-assenso”. Tuttavia, dopo che nei mesi scorsi si erano registrate anche interrogazioni in Consiglio regionale, e mentre i costruttori lamentano «progetti fermi per 500 milioni in Friuli Venezia Giulia», il Comune di Trieste con sindaco e assessori (non dunque una categoria coi propri legittimi interessi) ha manifestato l’altro giorno dissenso verso «i pareri al 70% negativi senza una chiara e condivisa linea di indirizzo», e il direttore regionale dei Beni culturali Giangiacomo Martines ha subito dopo definito «patologico e non ulteriormente tollerabile il livello di contrapposizione tra la Soprintendenza e le autorità del Friuli Venezia Giulia», impegnandosi «un’indagine approfondita anche a nome del ministero dei Beni culturali per capire che cosa sia successo in questi ultimi sei mesi. Sarà mio dovere - ha aggiunto Martines - verificare che anche la dottoressa Picchione come tutti i suoi predecessori sia disponibile al dialogo e al confronto attraverso il Tavolo tecnico previsto dal nostro ordinamento». Picchione, in alcun modo raggiungibile nei giorni scorsi per una replica immediata alle contestazioni, ha in seguito affermato di non volersi mettere in contraddittorio con nessuno, annunciando piuttosto azioni legali contro le critiche mosse al suo operato.

 

Prg interattivo grazie a Insiel Già 22mila “visite”
Il sistema informatico “PrgEvo” per la visualizzazione interattiva dei piani regolatori comunali online realizzato da Insiel Spa su richiesta della Regione, ha registrato 60mila accessi durante il 2012: è il bilancio tracciato dalla società informatica dopo un anno di attività, che ha visto l’installazione del servizio innovativo in 64 comuni della regione. “PrgEvo” permette a cittadini, tecnici comunali, professionisti e imprese di «conoscere - spiega Insiel - la destinazione urbanistica delle diverse aree e la normativa di riferimento comodamente on line. Il progetto è stato ideato per rilanciare la competitività del territorio comunale grazie all’ausilio di strumenti e tecnologie di avanguardia». Trieste spicca su tutti con i suoi 22mila accessi. Ogni giorno il numero di mappe fornite sul sito è stato di circa 100mila. Il mese in cui si sono registrati più accessi è stato ottobre, con 8450 visite.
 

Villa Ara, park sotterraneo da 113 posti
Già aperto il cantiere, lavori per 3 milioni della Riccesi. Il polo sportivo sarà interamente rifatto, 40 parcheggi al Centro
Ma che fine hanno fatto gli impianti sportivi ospitati nel complesso di Villa Ara? La domanda se la saranno posta tutti coloro che di recente hanno varcato la soglia dello storico centro di aggregazione giovanile della città situato in via Monte Cengio e fondato quasi sessant’anni fa dai Padri Gesuiti. In effetti i campi di calcio, basket e pallavolo sono improvvisamente scomparsi dall’orizzonte per lasciare il posto a un unico cantiere in cui sono all’opera ruspe e macchine scavatrici tra cumuli di terra, transenne ed attrezzi da lavoro. Uno scenario decisamente inusuale che si spiega con la messa in moto del progetto che prevede la costruzione di un parcheggio interrato per un totale di 113 box auto, in fase di realizzazione da parte della Riccesi Spa. L’impresa, in virtù di un accordo siglato lo scorso anno con la Provincia Veneta della Compagnia di Gesù, provvederà anche a ricavare 40 posti macchina a servizio del centro giovanile, oltre a riqualificare le aree in superficie dell’intero complesso sportivo. L’opera, dal costo complessivo di tre milioni di euro, sarà conclusa nell’arco di diciotto mesi, dunque nella primavera del 2014. «Non si tratta assolutamente di un intervento invasivo, che anzi avrà un impatto molto basso - precisa Lucia Riccesi, amministratore dell’impresa di costruzioni Riccesi Spa -. Soprattutto non ci saranno contraccolpi di nessun genere per il centro giovanile che, al contrario, dall’opera di riqualificazione ricaverà tutta una serie di benefici, grazie alla creazione di impianti sportivi nuovi di zecca e conformi alle normative vigenti, con i tempi di esecuzione che saranno pienamente rispettati. Gli altri parcheggi invece verranno messi in vendita e destinati ai privati per lo più residenti, ovviando in questo modo alla cronica carenza di posti auto in quella zona». Nel frattempo, come spiega Claudio Scabar, direttore del cantiere e un passato importante come portiere di calcio nelle giovanili della Triestina e poi nel Cremcaffè, sono già state realizzate le opere propedeutiche all’ottimizzazione della viabilità, attraverso la redistribuzione delle corsie per il traffico veicolare che coinvolgono via Fabio Severo, specificatamente nell’incrocio con via Marconi e vicolo Castagneto, a partire dall’installazione dell’isola pedonale fino alle segnalazioni semaforiche, che consentiranno di regolarizzare il flusso delle auto dirette al parcheggio sotterraneo con quelle in arrivo dalle altre direzioni. Parallelamente sono state rimosse e demolite le strutture preesistenti e realizzate le opere di sostegno dei muri perimetrali, attraverso l’installazione dei micropali con profili in acciaio che serviranno al contenimento in fase di scavo. La prossima settimana, compatibilmente con le condizioni meteorologiche, si partirà con la seconda fase, quella dell’intervento sotterraneo: si arriverà a una profondità di tre metri e mezzo con la creazione di un piano unico, per una superficie totale di oltre quattromila metri quadrati. Dunque, dopo la grande ristrutturazione messa in atto una quindicina di anni fa, quando nasceva uno dei primi campi di calcio in erba sintetica della città, Villa Ara è pronta adesso a cambiare nuovamente volto e a rifarsi il trucco in vista di un compleanno importante, quello dei sessant’anni di vita, pur a fronte del sacrificio di dover sospendere per un anno e mezzo la parte sportiva del complesso frequentato ogni giorno da centinaia di ragazzi. Viene portato avanti invece regolarmente il punto di riferimento principale del Centro giovanile, quello dell’attività pastorale che si sviluppa attraverso la formazione umana e cristiana. «Si tratta di un intervento che porterà a un rilancio importante dell’intera struttura in un’ottica cittadina - assicura Giovanni Spina, direttore del Centro di aggregazione e formazione giovanile dei Padri Gesuiti -. I campi di calcio, basket e pallavolo saranno rifatti completamente con materiali di ultima generazione e potremo disporre di nuovi spazi aggiuntivi, tra cui una zona riservata ai bambini più piccoli e ai loro genitori, per sviluppare la sfida educativa in sinergia con le famiglie. Si tratta nello specifico di un progetto al quale teniamo molto e che viene portato avanti grazie al lavoro di due figure fondamentali, come quelle di padre Federico Pelicon e di fratel Federico Masiero. Credo che, una volta terminati i lavori, sarà difficile trovare un altro Centro di aggregazione così significativo a Trieste. E sarà anche il modo migliore - chiude Spina - per spegnere le 60 candeline di un’attività pastorale, iniziata molto tempo fa ma che rimane sempre viva e attuale».
Pierpaolo Pitich

 

SEGNALAZIONI - Porto - Mancano le idee

Fino a quando si crederà che l’abolizione del punto franco e la sdemanializzazione del distretto storico portuale risolva la sua riconversione vuol dire che non si “è studiato” abbastanza e che non si è trovata la giusta strada. Cortei e manifestazioni che richiamano alla politica anni settanta, quando determinante era lo sviluppo industriale, la ricollocazione del capitale sul territorio e la salvaguardia della classe operaia. Ora non abbiamo più questi obiettivi, non abbiamo neppure la classe dei “lavoratori”, e tutti vanno verso il nulla pur di affermare se stessi e l’area politica di appartenenza. Quando si impedisce il confronto democratico vuol dire che non si vogliono risolvere i problemi , perché l’individuazione delle controparti non può essere condizionato da un’appartenenza politica. Facciamo finta di non vedere, senza valorizzare, chi invece sul porto si impegna e comprende le procedure. Sono bastate due donne, Marina Monassi e Ulrike Andres, ad allarmare i politici sul rigassificatore, forse più importanti di cento manifestazioni. Invece di continuare con le provocazioni e con emendamenti a “sorpresa”, con passerelle effimere che secondo alcuni potranno rivitalizzare borghi storici urbani, bisogna dimostrare di essere in grado di contribuire al superamento della crisi e di avere le idee chiare su quale sia la procedura per la rivitalizzazione e il riutilizzo del porto vecchio. Far credere che da una parte ci siano i buoni e dall’altra i cattivi, vuol dire creare delle illusioni per cittadini che non sanno più dove vivere e a chi affidarsi. Quante volte, in periodo elettorale, si è parlato della Ferriera e del porto vecchio? Perché invece di ostentare falsi obiettivi ci si impegna concretamente nella risoluzione dei problemi. Sicuramente la Centrale Idrodinamica, la sottostazione elettrica, il magazzino 26 e il molo IV non sono stati salvati dalla politica, ma da persone che si sono impegnate ricercando procedure e finanziamenti. Questi episodi sono la prova che per cambiare le condizioni di degrado del porto vecchio, bisogna seguire altre strade e altri percorsi. Occorre capire quali sono le “nuove attività produttive” determinanti e insediative di nuove professionalità anche nel distretto storico portuale. Vi chiedo soltanto cosa pensate di fare dopo aver abolito il punto franco, aver sdemanializzato l’ area, pensate di procedere immediatamente con i restauri dei magazzini storici? Chi ne sopporterà i costi? Si è già individuata la procedura autorizzativa per il riuso? Quanti anni dovrà ancora restare in abbandono il patrimonio storico portuale? Lo capiscono anche i bambini che si stanno dicendo bugie.

Antonella Caroli Palladini (ex segretario generale dell’Autorità portuale)

 

 

Parcheggi sulle Rive da “stringere” per far posto alle bici
Primo vertice tra Comune, Ttp, Regione e Autorità portuale Segnaletica da riscrivere o vanno persi posti e pedaggi
Frenano prima di scontrarsi muso a muso. Ma auto e biciclette a Trieste fronteggiano adesso, con le nuove politiche sulla mobilità, la prima vera intrusione delle due ruote ecologiche nel campo finora libero e incontrastato delle “quattro” che spadroneggiano, e ormai è chiaro dovranno stringersi per far posto. È cominciato infatti il confronto, una vera e propria conferenza dei servizi cui partecipano Comune, Autorità portuale, Trieste terminal passeggeri (Ttp) che gestisce i parcheggi sulle Rive, e Regione, per trovare un accordo sulla nuova pista ciclabile prevista da Miramare ai Campi Elisi nell’elaborato del nuovo Piano del traffico. Il percorso, tracciato sulla parte interna del marciapiede sulle Rive lato mare, che contrassegna l’ampio spazio per i pedoni (ma attualmente consente in promiscuità anche il transito con le bici), è evidentemente destinato a sconfinare sugli stalli blu a pagamento in concessione sul lungomare a Ttp, particolarmente appetibili per la veloce rotazione specialmente nel tratto “top”, quello davanti a piazza Unità. E Ttp l’ha fatto ben presente al Comune. L’altro giorno l’incontro tecnico si è avvicinato però a una soluzione pacifica. «La pista, pur essendo prevista in tutti i piani urbanistici in accordo con quelli del porto - dice l’assessore all’Urbanistica, Elena Marchigiani - toglie spazio ai parcheggi, ma Ttp ha dimostrato, al di là delle problematicità tecniche che ci siamo impegnati a risolvere, una comunione d’intenti su questa progettazione: specie per il settore crocieristico, altrettanto gestito da Ttp, piace anche alla società l’idea che i turisti scesi dalla nave trovino pronti stazioni di “bike sharing” e piste ciclabili per avviarsi in visita alla città». Nei giorni precedenti l’incontro, Comune e Ttp hanno fatto un sopralluogo, metro alla mano. «Abbiamo verificato - prosegue Marchigiani - che basterà ridisegnare la segnaletica a terra, i posti persi saranno veramente pochi, si è scoperto che le corsie per l’ingresso delle auto al posto di parcheggio sono ancora più grandi rispetto ai limiti di norma, e gli stalli a spina di pesce sono più grandi anch’essi». Dunque basterà stringersi e smagrirsi, e gli uffici comunali si sono messi al lavoro per il ridisegno, che sarà presentato alla prossima conferenza tra tutti gli enti, a metà di febbraio. La pista ciclabile peraltro, ricorda l’assessore, è già finanziata dalla Regione, «e margini per lavorare ce ne sono, nemmeno noi vogliamo ledere gli interessi di Ttp, perché li consideriamo non solo suoi legittimi, ma anche della città. Ce la stiamo mettendo tutta per arrivare a un risultato positivo». Questa ciclabile con una corsia propria, protetta, sarebbe la prima interamente “cittadina”, e la prima non ospitata da un marciapiede largo, cosa che appunto avviene sulle Rive ma anche per un consistente tratto a Barcola. Nel contesto del Piano del traffico, per la “silhouette” che acquisisce se letta in relazione con gli altri due tronconi messi in progetto, in direzione via Giulia fino a San Giovanni, e viale D’Annunzio verso via Cumano, la pista è stata definita “a pi greco”, e ne costituisce la base, nonché anche il primo lotto.
Gabriella Ziani

 

SEGNALAZIONI - Società - Regalatevi la prudenza

Stai meditando su quale regalo fare, originale e utile, magari equo e solidale, ecologico e a portata di crisi? Ulisse-Fiab ne consiglia uno facilissimo: riduci la velocità quando guidi. Rallentare salva vite umane, ridurre la velocità aumenta la sicurezza sulla strada, rende la città più vivibile, e sorpresa... non fa perdere tempo. Non ti basta? E allora aggiungi il risparmio: una guida più lenta ma più fluida (senza accelerazioni e stop) fa risparmiare in benzina, riduce i costi sociali dovuti agli incidenti stradali (nel 2008 265 euro pro capite nel solo Fvg). E infine una città più sana e sicura facilita la mobilità a piedi e in bici. La moderazione del traffico è una delle grandi sfide della mobilità urbana sostenibile. Se rallenti metti in moto un circolo virtuoso che fa un regalo a tutti! Anzi chiedilo anche tu come regalo. Non aver paura di essere accusato di essere retrogrado e contrario allo sviluppo, la mobilità del futuro è intelligente, non si sviluppa... si evolve!

Stefano Cozzini (direttivo Ulisse-Fiab)

 

 

Servizio civile Il nuovo bando a primavera
A causa dei tagli ai fondi del Servizio civile da parte dei governi Berlusconi e poi Monti, nel 2012 non c’è stato l’annuale bando per partecipare al Servizio civile nazionale. Lo ricorda l’Arci, annunciando che il prossimo bando uscirà a primavera, con l’inizio del Servizio civile previsto per settembre 2013. Possono fare domanda tutti i cittadini italiani di età tra i 18 anni (compiuti) e i 29 anni (non compiuti alla pubblicazione del bando). Ai volontari selezionati in servizio civile, per la durata di un anno, spetta un riconoscimento economico di 433,80 euro netti al mese, corrisposti direttamente dall’Ufficio nazionale Servizio civile. Chi è interessato può inviare una e-mail a trieste@arciserviziocivile.it o telefonare alla sede allo 040-761683 begin_of_the_skype_highlighting 040-761683 GRATIS end_of_the_skype_highlighting, lasciando nome, cognome, età, numero di cellulare e indirizzo di posta elettronica. La segreteria contatterà gli interessati all’uscita del bando indicando i progetti presenti di Arci Servizio civile e fissando un eventuale colloquio informativo. Informazioni su www.arciserviziocivile.it
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 16 gennaio 2013

 

 

Morti per l’amianto alla Gmt, 4 indagati
Almeno otto operai sono deceduti per mesotelioma. Tra i dirigenti sotto accusa l’ex presidente Confindustria Antonini
Quattro persone sono indagate nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Trieste sulla morte per mesotelioma pleurico di almeno otto operai che nel periodo fra il 1971 e il 2000 avevano lavorato nello stabilimento della Grandi Motori Trieste venendo esposti all’amianto. Gli indagati sono Alberto Guglielmotti, residente a Torino, direttore generale della Gmt tra il 1970 e il 1977; Manlio Lippi, che risiede a Monfalcone ed è stato dal 1977 al 1984 presidente e amministratore delegato della società; Enrico Bocchini, residente a Cesena e presidente del cda di Fincantieri dopo l’incorporazione della Gmt nella stessa (operazione datata 1984); e infine l’ex presidente di Confindustria Trieste Corrado Antonini, residente a Roma e che dal 1984 in poi in Fincantieri ha ricoperto vari ruoli di vertice: direttore generale e amministratore delegato, poi dal 1994 quello di presidente (quest’ultima è la sua veste attuale in seno all’azienda). L’ipotesi di reato a carico dei quattro è quella di omicidio colposo plurimo. La Procura di Trieste ha inviato loro gli avvisi di conclusione delle indagini. Il pm Matteo Tripani, titolare dell’inchiesta, contesta ai quattro di non aver adottato all’epoca - nel periodo cioè fra il 1971 e il 2000 all’interno dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra - le misure utili a garantire la tutela della salute dei lavoratori e in particolare quelle relative all’utilizzo delle mascherine con gli appositi filtri, alla sistemazione dell’amianto in ambienti separati e alla dotazione degli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili per l’aspirazione. Il sostituto procuratore contesta loro, inoltre, la mancata sostituzione dell’amianto con materiale alternativo. Operazione questa che per i periti nominati dalla Procura di Trieste sarebbe stato possibile effettuare: il pm Tripani si è avvalso della consulenza del medico del lavoro Pietro Gino Barbieri, di Brescia, e dell’igienista industriale Patrizia Legittimo, di Firenze, la cui opera si è sommata a quella portata avanti dall’Azienda sanitaria di Trieste con il Dipartimento di prevenzione diretto dal dottor Valentino Patussi. La morte degli otto lavoratori è avvenuta (alcuni decessi anche nel 2011) per mesotelioma pleurico, tumore che ha un tempo di latenza molto lungo. Secondo l’ipotesi del pm Tripani la loro malattia sarebbe derivata dall’esposizione all’amianto e dai mancati accorgimenti di sicurezza che invece i dirigenti del periodo 1971-2000 dello stabilimento - in qualità di legali rappresentanti di Gmt fino al 1984 e di Fincantieri da lì in poi - avrebbero dovuto garantire. Nella provincia di Trieste, quando si registra la morte di un lavoratore che è stato esposto all’amianto, viene disposta automaticamente l’autopsia. L’inchiesta è partita sulla base di una segnalazione dell’Azienda sanitaria. La Procura di Trieste sta indagando anche su altri casi di decessi - pare siano sei - per mesotelioma pleurico di lavoratori della Grandi Motori. Appresa la notizia della notifica degli avvisi di chiusura delle indagini, la Fincantieri - attraverso il suo ufficio stampa - ha osservato ieri: «Rispettiamo l’operato della magistratura e non ci sottrarremo, fino a quando saremo in grado di farvi fronte, alla corresponsione delle somme che eventualmente saremo chiamati a risarcire. Dobbiamo però precisare che se oggi Fincantieri deve difendersi nelle sedi preposte da accuse che, se accolte, causerebbero irreparabili danni patrimoniali all’azienda, tali da metterne in discussione la sua stessa sopravvivenza, i fatti cui si fa riferimento risalgono a molto tempo fa, talvolta decenni. Da allora sono cambiati non solo tecnologie, materiali, metodi di lavoro e conoscenze scientifiche, ma anche e più volte, il corpo dirigente e tecnico della società. Fincantieri ha sempre operato nel rispetto delle norme di legge, con tecnologie d’avanguardia e secondo gli standard del tempo».
Matteo Unterweger

 

Razeto: «Materiali banditi da anni Investito nella tutela dei lavoratori»
«Una volta si usava l’amianto, o materiali che lo contenessero, ora sono anni e anni che sono stati banditi». Lo ha detto, ieri, il presidente e Ceo di Wärtsilä Italia, Sergio Razeto, commentando la notizia della chiusura delle indagini della Procura di Trieste. Wärtsilä e i suoi dirigenti non sono indagati, e il periodo oggetto dell’indagine si chiude prima dell’insediamento della multinazionale finlandese nello stabilimento di Trieste della ex Gmt. Razeto, che è anche presidente di Confindustria Trieste, ha voluto ricordare che «al primo posto delle preoccupazioni, Wärtsilä ha proprio la salute dei lavoratori. Se non c’è salute non c’è efficienza, non c’è niente». Razeto ha anche riferito di non ricordare «grossi eventi» di bonifica da amianto, dopo l’insediamento. «Sono state eliminate delle guarnizioni, ma non avevamo un ambiente così inquinato - ha precisato -, è il materiale che veniva usato in passato che è dannoso».
 

 

Provincia, «il piano del territorio ci cancella»
Voto negativo al documento di programmazione regionale: indica “Aree vaste” prima di ogni riforma
È dal 2009 che la Regione ha il compito di creare un Piano del governo del territorio (Pgt), una tappa per anno e adesso è all’esame degli enti locali per le osservazioni alla Valutazione ambientale strategica: il Consiglio provinciale (con l’assenza in aula di tutto il Pdl) ha votato unanimemente “no”, 14 voti su 14 presenti. «Netta contrarietà» perché il documento prefigura un governo del territorio per “Aree vaste”, suppone però 11 entità territoriali a presidiarlo, e mai nomina le Province pur dando indicazioni su compiti che ora le sono delegati. «Esigenza di una indispensabile preventiva riforma normativa dell’ordinamento delle Autonomie locali» richiede la Provincia di Trieste, definendo subito dopo «improponibile l’adozione del piano in una fase di chiusura della legislatura». Il testo era stato già bocciato dalla Conferenza delle Autonomie locali. «Il parere è solo consultivo - spiega l’assessore provinciale Vittorio Zollia -, ma questo Piano ha gravi carenze nelle sue norme tecniche, si parla di una “governance” affidata ad Aree vaste, ma che cosa sono? Quale forma giuridica hanno?». «C’è una incongruenza di fondo - esplicita la presidente Maria Teresa Bassa Poropat -, che è intanto di buon senso: questo Piano deve seguire, non precedere la riforma delle Province, e quest’Area vasta che cos’è? Certi compiti sovracomunali non possono essere lasciati ai singoli Comuni, ma guarda caso l’ente Provincia non è mai nominato. Inoltre è mancato del tutto un dialogo partecipativo». In allegato Poropat respinge il piano di riforma Pedicini sulla riforma-abolizione delle Province, che si riaffaccia: «Resterebbero tali e quali, ma senza presidente e senza assessori, con un sindaco in testa, a rotazione ogni due mesi. Ma che senso ha? Questa è una proposta offensiva e basta». Il Piano del territorio è un corposissimo documento che ciascuno può leggere trovandolo sul sito della Regione, al settore Ambiente e territorio. Scopi e analisi sono di grande interesse (lo riconosce anche Zollia: «Una buona base conoscitiva»). Si scopre come Trieste abbia flussi più attrattivi che “in partenza”, che sia in testa per realtà culturali e scientifiche ma non per innovazione, si riconosce il deficit infrastrutturale, con pericolo di marginalizzazione, si ammette che il territorio tutto (piccolo, con processi di invecchiamento, ridotta mobilità) ha avuto «uno sviluppo disordinato degli insediamenti», anche se «non come in Veneto», ma abbastanza da far perdere «ruolo e funzione alle città». E ha ben 30 impianti industriali «a rischio di incidente rilevante». Il Fvg insomma è straordinarmento ricco (alta scolarità, enorme patrimonio culturale, parchi scientifici, molte zone naturali protette), ha molte opportunità da sviluppare (sistema montano, turismo, caserme dismesse, aumento di traffici, corridoi multimodali, trasferimento alle imprese di scoperte scientifiche) ma è anche “minacciato”. C’è il rischio che i vari Corridoio 5 e linea Tav che dovrebbero collegarci al mondo «solo distruggano l’ambiente, senza ricadute positive sul tessuto economico». Che senza queste però si cada nella marginalità. Che «per l’incapacità di riconvertire apparati produttivi verso settori innovativi si vada verso una perdita di competitività del sistema economico», e qui si traduce facilmente “Ferriera”. Ma la Regione aggiunge anche: i sempre maggiori tagli alla spesa pubblica impongono «la capacità di agire in sinergia col privato».

(g. z.)
 

 

«Sviluppo del porto negato dal rigassificatore» - LA REPLICA
Uil vigili del fuoco-Tavolo tecnico: traffici in sofferenza per almeno 4 giorni alla settimana
Gianfranco Badina «ha mai sentito parlare di distanze di sicurezza? Parrebbe di no, a leggere quanto sostiene». La replica arriva dal Coordinamento regionale Uil Vigili del fuoco - Tavolo tecnico rigassificatori, a firma di Adriano Bevilacqua su testo di Giorgio Trincas, docente universitario e membro del Tavolo tecnico. Badina, comandante marittimo ed ex docente all’istituto Nautico, ha sostenuto in sostanza che il rigassificatore non ostacola altre navi ed è compatibile con lo sviluppo del porto. Molti rigassificatori onshore in effetti sono installati in porti e zone industriali. «Ma questi progetti appartengono al passato remoto, quando la percezione dei rischi e le normative erano deboli. Oggi esistono soluzioni che consentono di produrre gas al largo della costa, con sistemi a circuito chiuso, che attraverso pipelines sotto il fondale marino potrebbe essere immesso nella rete nazionale». Se si utilizzassero le soluzioni navali «come in anni recenti in Corea del Sud, Usa, Belgio e Italia (Livorno, Falconara) non occorrerebbe costruire a Zaule i due serbatoi di stoccaggio del gas liquido da 160mila metri cubi di capacità che presumibilmente sarebbero alti 55 metri con diametro di 81 metri». Il Tavolo ricorda che dei requisiti normativi richiesti «a quanto ci risulta non esiste traccia nella documentazione di Gas Natural relativa all’impianto di Zaule». Quanto agli aspetti normativi navali, «è vero - continua il Tavolo tecnico-Uil vigili del fuoco - che l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della sicurezza umana in mare, l’Imo, non ha ancora uno specifico comitato» sui rigassificatori. «Ma ha risposto con raccomandazioni sempre più stringenti. In ogni caso le norme Imo impongono che, per tutto il tempo necessario allo scarico del gas, le navi metaniere devono avere la prua al mare e i motori attivati, con il canale navigabile libero, per potersi allontanare immediatamente senza attendere i rimorchiatori in caso di incidente e/o incendio a bordo o in banchina. Come potrebbe essere gestita un’emergenza con il canale di navigazione impegnato, ad esempio, da una petroliera?» Quanto alle distanze di sicurezza, «i 200 metri standard sono relativi alla presenza nelle vicinanze del rigassificatore di altri manufatti che possano determinare un effetto domino. Ma quando parliamo delle navi gasiere, le distanze di sicurezza sono ben altre: 500 metri per Cameron (Golfo del Messico), 900 per Cook (Alaska), 450 metri sia a Chesapeake (Norfolk Virginia)... più una congrua fascia di mare sempre libera». Secondo il tavolo tecnico dunque «il Porto di Trieste sarebbe quanto meno in sofferenza per quattro giorni alla settimana».
 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore Volontà popolare

Finalmente la volontà popolare riguardo alla costruzione del rigassificatore sarà soddisfatta, si spera. L’autorità portuale e il comitato preposto ad una valutazione globale di quest’opera si sono espressi: parere negativo alla sua costruzione, quasi all’unanimità. Capitaneria e Regione assenti! Ciò vorrà dire qualcosa? La cosa è collegata (volutamente) anche allo Stato o a chi ci governa in Regione? Hanno fatto come Ponzio Pilato? Dopo tante opposizioni popolari condite da manifestazioni interrotte anche da lucchetti «birichini» e dopo tante segnalazioni contrarie all’idea «interessata» di Gas Natural, la presidente dell’autorità portuale signora Monassi, si è sbilanciata e ha parlato a nome dei presenti. Le motivazioni che ha esternato riguardo alla non facile fattibilità del contestato progetto mi convincono appena appena. Ha parlato di una crescita esponenziale di traffici per gli anni futuri, e ciò verrebbe impedito se il rigassificatore fosse costruito. Speriamo che sia vero l’avvento di tutto questa straordinaria mole di lavoro. Ritardo, sempre in ritardo, e per fortuna non a tempo scaduto. Poteva muoversi prima, la signora Monassi, e non aspettare tutto questo convulso periodo d’incertezza e poteva informarsi molto tempo prima (vedi presso il porto di La Spezia) dei pro e dei contro che potevano accompagnare quest’opera desiderata da pochi e rifiutata, anche con il cuore, da quasi tutta la popolazione.

Pino Podgornik

 

 

 

 

ANSA.it - MARTEDI', 15 gennaio 2013

 

 

Otto morti per amianto alla Grandi Motori, indagati 4 dirigenti - Accusati di omicidio colposo, casi a Trieste dal 1971 al 2000
Fascicoli processi manipolati, 26 ordinanze a Napoli
La Procura della Repubblica ha concluso le indagini su otto decessi per mesotelioma pleurico di lavoratori della Grandi Motori Trieste. Secondo quanto appreso dall'ANSA, le notifiche di conclusioni indagini sono andate a 4 ex dirigenti, indagati per omicidio colposo e cooperazione colposa. Le esposizioni a amianto vanno dal 1971 al 2000.
Gli indagati sono il direttore generale della Grandi Motori (GMT) negli anni dal 1970 al 1977, il presidente e amministratore delegato della Grandi Motori dal 1977 al 1984, il direttore generale e amministratore delegato di Fincantieri (Divisione Grandi Motori) dal 1984 al 1992 e un membro del consiglio di amministrazione di Fincantieri dal 1984 al 1994. La Procura contesta ai quattro di non aver posto in essere misure per la sostituzione dell'amianto, di non aver dotato gli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili per l'aspirazione e di non aver posto l'amianto in ambienti separati. Ancora, ai lavoratori non sono state date informazioni sui pericoli e nemmeno fornite le mascherine.
I lavoratori morti per amianto erano attivi in vari reparti: saldatori, collaudatori e attività manutentiva. La proprietà dello stabilimento della Grandi Motori è più volte passata di mano: dal 1966 al 1972 è stato di Fiat-Iri, dal 1972 al 1982 di Grandi Motori Trieste (dal 1975 totalmente trasferita all'Iri), dal 1984 al 1998 di Fincantieri, dal 2000 é della multinazionale finlandese Wartsila.
La Procura della Repubblica di Trieste ha ancora in corso un filone di indagini per altri sei casi di decessi per mesotelioma pleurico di lavoratori della Grandi Motori. Secondo quanto appreso dall'ANSA, tre dei sei decessi sono recenti. Gli altri tre casi sono stati riaperti dal Giudice delle indagini preliminari alla luce dell'inchiesta della Procura, dopo un'iniziale archiviazione per carenza di motivazione.
"E' difficile indicare le responsabilità" per esposizione da amianto, nel territorio di Trieste, essendoci o essendoci state "molte attività" a rischio. Lo ha ricordato il Procuratore generale della Procura della Repubblica di Trieste, Michele Dalla Costa, commentando con l'ANSA la chiusura delle indagini per i decessi per mesotelioma pleurico di otto lavoratori della Grande Motori. Dalla Costa ha messo in evidenza che il fascicolo rappresenta un primo caso in cui si è riusciti a circoscrivere le responsabilità. I reati sono omicidio colposo e cooperazione colposa tra gli stessi indagati.
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 15 gennaio 2013

 

 

Guariniello e Procura per l’amianto - SABATO CONVEGNO ALLA MARITTIMA
Il magistrato torinese parla della repressione dei reati ambientali
“Una Procura nazionale per l’amianto e altri rischi ambientali” è il tema del convegno che si svolgerà sabato alle 9 nella sala Oceania della Stazione marittima alla presenza del sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello, pm nel processo contro i vertici della ThyssenKrupp per il rogo del 2007 e l’anno scorso contro quelli della “Eternit” di Casale Monferrato. Guariniello parlerà alle 9.15 e al suo intervento faranno seguito quelli dei procuratori della Repubblica di Trieste, Michele Dalla Costa, e di Gorizia, Caterina Aiello. A seguire prenderanno la parola Valentino Patussi dell’Ass 1 Triestina responsabile del gruppo di progetto “Libro bianco Amianto” e Maria Genovese dello studio legale Kostoris&associati. In chiusura il dibattuto pubblico e la redazione del documento finale. «Nell’ottica del necessario coordinamento tra Procure - la domanda di fondo alla base dell’iniziativa - può essere utile o necessaria una Procura nazionale sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro?». Il dibattito sarà moderato dal giornalista Giampiero Rossi.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - LUNEDI', 14 gennaio 2013

 

Fotovoltaico: detrazione Irpef 50% per installazione impianti

L’Agenzia delle Entrate ha fatto finalmente chiarezza sulla possibilità di usufruire delle detrazioni IRPEF in caso di installazione di un impianto fotovoltaico.

Da tempo si è fatta strada l’ipotesi di rinunciare agli incentivi del Quinto Conto Energia, ormai molto scarsi e difficili da ottenere, per percorrere la strada delle detrazioni.
Nella maggior parte dei casi si ottiene un risparmio, tramite la detrazione fiscale, inferiore al guadagno ottenibile con gli incentivi al fotovoltaico. Ma si tratta di una procedura molto più snella e semplice, un’alternativa da prendere in considerazione considerato anche il fatto che il Quinto Conto Energia è agli sgoccioli.
Tuttavia, questa strada è stata per mesi ostacolata dal comportamento incoerente di molte sedi dell’Agenzia delle Entrate: ci sono contribuenti che sono riusciti ad ottenere la detrazione e altri che se la sono vista rifiutare dalla propria agenzia territoriale di competenza. Serviva, quindi, un pronunciamento ufficiale dell’Agenzia Centrale. È arrivato, per fortuna.
Dal gruppo di discussione FER – Fonti Energetiche Rinnovabili su Linkedin, infatti, apprendiamo che un consulente ha ricevuto risposta dalla sede centrale alla richiesta di chiarimenti avanzata per conto di un suo cliente. Dalla risposta si evince che gli impianti fotovoltaici, qualora non siano incentivati con il Conto Energia, possono usufruire delle detrazioni IRPEF fino al 50% (solo fino a fine giugno 2013, poi si passa al 36%) ma non della detrazione al 55% come ristrutturazione energetica dell’edificio. Spiega l’Agenzia:
L’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione dell’energia elettrica, quindi, può rientrare nell’agevolazione, ma in questo caso l’elettricità prodotta non può essere incentivata attraverso il cosiddetto “Conto Energia”, previsto dal decreto Ministeriale 5 luglio 2012 (Quinto Conto Energia).
Tali impianti, infatti, non potevano beneficiare della detrazione del 55% sul risparmio energetico, in quanto l’articolo 1, comma 346, Legge 27 dicembre 2006, n. 296, incentiva l’installazione di “pannelli solari” esclusivamente “per la produzione di acqua calda”, non rientrando tra gli interventi di riqualificazione energetica.
Detta in sintesi: il fotovoltaico non viene considerato come una tecnologia utile alla riduzione dei consumi elettrici dell’abitazione, ma come un vero e proprio impianto di produzione di energia. Non rientra quindi nel novero degli impianti detraibili al 55%, ma solo al 36-50%. Possono chiedere la detrazione fiscale:
proprietari o nudi proprietari;
titolari di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie);
locatari o comodatari;
soci di cooperative divise e indivise;
imprenditori individuali, per gli immobili non rientranti fra i beni strumentali o merce;
soci di società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti a questi equiparati, imprese familiari, alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali;
il familiare convivente del possessore o detentore dell’immobile oggetto dell’intervento di ristrutturazione, purché sostenga le spese e siano a lui intestati bonifici e fatture.
Si spera, adesso, che le detrazioni IRPEF possano fare da “ammortizzatore fiscale” alla fine del Quinto Conto Energia. Tra l’altro il vantaggio è doppio, dopo l’altro pronunciamento dell’Agenzia delle Entrate che chiarisce che i guadagni ottenuti con gli incentivi dei vari Conti Energia vanno inseriti nel computo dell’IRPEF sotto la voce “Altri redditi”.
Spetta ora ai commercialisti mettere in ordine i pezzi del mosaico e non fare errori. Solo così il fotovoltaico italiano potrà restare in piedi per qualche altro mese, in attesa della a lungo prospettata grid parity.
Peppe Croce - Fonte: Linkedin
 

 

LA REPUBBLICA - LUNEDI', 14 gennaio 2013

 

 

I malati della Ferriera, l'Ilva del Nord-Est
Tra gli operai di Trieste: "I tumori sono amentati del 50%".

Su 2.142 operai che hanno lavorato qui in 20 anni ben 300 hanno avuto la diagnosi di gravi sindromi polmonari

LUIGI PASTORE, è nato a Barletta, ha 57 anni, è perito agrario, lavora da operaio alla Ferriera di Trieste da 14 anni, e fino a 4 mesi fa. Perché 4 mesi fa ha scoperto di avere un linfoma di MalT, e quando lo incontro sta per finire un ciclo di chemio "pesantissima", poi dovrà ripeterla ogni due mesi. "Ho pensato: viene il cancro proprio a me, che sono quello che rompe... Poi ho ripensato che attorno a me i miei amici andavano in pensione e dopo pochi mesi morivano. E guarda che si andava in pensione giovani, per l'esposizione all'amianto. In questi giorni di festa mi hanno telefonato due che lavorano con me: uno ha un tumore al cervello, uno allo stomaco".
Sono venuto a Trieste spinto da una serie di motivi. È uscita, commissionata dalla Procura, una certificazione sulla diffusione dei tumori polmonari negli anni dal 1974 al 1994 fra i lavoratori della Ferri

 

 

era: superiore del 50 per cento alla media fuori dalla fabbrica. 300 su 2.142. Una proporzione allarmante. Però è allarmante anche che dati simili vengano compilati (sui documenti Inail e Inps) oggi, e che si aspetti l'analisi epidemiologica che arrivi ai nostri giorni. E la Ferriera sta addosso a Trieste quanto e più dell'Ilva ai Tamburi tarantini.
È difficile capacitarsi di una città piena d'intelligenza e di competenze che abbia lasciato correre per tanto tempo, quando non abbia screditato chi denunciava. Un altro motivo mi ha spinto. A Taranto mi ero sentito ripetere tante volte: "Ci trattano così perché stiamo qui, in fondo all'Italia: nel nord non avrebbe potuto succedere". Non è vero. Sono equanimi, sfruttatori e inquinatori. Succede a Seveso, a Mantova, a Brescia, a Casale... Succede a Trieste.
La Ferriera, già Italsider, poi Pittini, poi Lucchini e Rubashov, poi delle banche, è oggi affidata a un commissario governativo, Piero Nardi. Racconta Pastore: "Ho lavorato in cokeria, altoforno, qualità, e da ultimo al parco ghisa. Il mio linfoma, guarda, non fumo da 15 anni, vita regolare, i dottori dicono che non hanno la prova ma il MalT non è da fumo, io penso alle diossine emesse alla qualità, sotto il camino 5. L'Inail mi ha riconosciuto la malattia professionale, prima la broncopatia, ora il linfoma. E non è facile, tutti badano all'economia. La loro economia: nessuno che pensi che la mia chemio costa 13 mila euro. Gli operai sono anche strani, hanno paura di farsi le visite per non scoprirsi malati. Io appena avuta la mia diagnosi ho fatto una specie di comunicato".
Ogni posto così ha un matto fissato. Qui si chiama Maurizio Fogar, è l'animatore del Circolo Miani. È ascoltato dagli uni, inviso agli altri: "Un allarmista", "Con lui non si può parlare: ripete sempre le stesse cose". È vero, è una Cassandra, ripete da quindici anni che la Ferriera va chiusa, che sta lì solo per speculare e far ammalare, sospetta ovunque complicità o omissioni, deride "esperti" che scambiano il benzene col benzopirene. Solo che, alla luce dei fatti - la Ferriera ridotta da 2 mila a 450 dipendenti, e vicina a spegnersi, senza un serio piano di bonifica e conversione, la Sertubi fallita, l'allarme sulle malattie, soprattutto infantili - forse aveva ragione, con la sua fissazione.
A Trieste ha vissuto un medico (e scrittore) illustre e generoso, Renzo Tomatis, che diresse il Centro tumori di Lione - e vi morì nel 2007. Ricorda fiero Fogar: "Nella sua ultima uscita, era in pensione, parlò della salute a Trieste al Circolo Gerbec a Servola: 'Siccome vedo in sala Maurizio Fogar, colgo l'occasione per scusarmi per il colpevole ed omissivo comportamento dei miei colleghi sul dramma della Ferriera in tutti questi anni...'".
La differenza fra Taranto e Trieste sta nelle dimensioni: non delle città, che si somigliano e si assottigliano allo stesso modo precipitoso, ma delle fabbriche. L'Ilva ha 12 mila dipendenti, e quasi 20 mila con le ditte, la Ferriera 450, e un migliaio sì e no con le ditte. E poi la magistratura: a Taranto ha preso in mano il destino cittadino, a Trieste no. Quando le denunce hanno avuto un seguito, il reato perseguito era l'"imbrattamento", passibile di una contravvenzione, come le scritte murali di Mario che ama Maria. (Nel 2010 furono bensì arrestati dirigenti della Ferriera Lucchini, e sequestrata una discarica abusiva di 360 mila tonnellate di rifiuti speciali e tossici, che interrano un vasto tratto di mare: ma l'iniziativa veniva dalla Procura di Grosseto).
Li trovo, Fogar e gli altri, davanti a un supermercato a ridosso della Ferriera, con le scatole da scarpe, chiedono di sottoscrivere un euro. In capo a tre giorni ne avranno raggranellati 800, buoni per le bollette più incombenti. Sono militanti inusuali, un medico, un'impiegata comunale, un operaio, un poliziotto, una maestra, un ufficiale marittimo. E Mario, ex postino, fuoruscito da due tumori, che andò a Roma a fare le selezioni da Bonolis e cadde alla domanda se Madonna avesse mai cantato in italiano: voleva dire no, disse sì, e tornò indietro, senza la vincita che avrebbe devoluto al Circolo.
Il Circolo sta in uno stanzone sul tetto, dal quale si domina - per così dire - la fabbrica, se ne fronteggiano fumi e vapori colossali, si spazza la polvere nera - "imbrattamento" - si guardano i bambini dell'asilo nido che giocano nel cortile. Si vedono anche i camini del cementificio e dell'inceneritore, tutti vicini, e il tratto di mare nel quale si vorrebbe piazzare un rigassificatore, a completare l'opera - ne ha scritto per Repubblica Paolo Rumiz. Fa freddo, le discussioni si fanno coi cappotti indosso, c'è un gran disordine di libri e ritagli, ma anche due piccoli acquari di pesci benvoluti. Fogar non smette mai di ricordare inesorabilmente date, episodi, dichiarazioni. La siderurgia è da tempo solo un pretesto, dice: l'acciaieria trasportata in Russia nel 2004, altoforno e cokeria servono solo a giustificare la Centrale di cogenerazione che utilizza i gas di risulta e, grazie alle agevolazioni "ecologiche", vende l'energia elettrica a tre o quattro volte il prezzo ordinario, a spese del consumatore.
Una siderurgia che si morde la coda: esiste per produrre gas nocivi che siano impiegati a generare energia da vendere a tariffe maggiorate perché ha impiegato i gas nocivi. È l'affare che protrae l'esistenza della Ferriera, oltre a un altro regalo colossale, il privilegio di usare la banchina non solo per il carico e scarico di minerali, ghisa e coke, ma per terzi: un porto in concorrenza, la più conveniente, col vero porto, anche lui in piena crisi. Oltre che il serbatoio di voti, sempre più striminzito, ma ancora capace di far gola in una città in cui il lavoro agonizza.
Ma a questo punto la manovra politica è un esercizio di equilibrismo: promettere la continuazione della produzione e la sua cessazione, il lavoro e la salute, non insieme, ma spartiti, il lavoro agli uni e la salute agli altri, e peggio per tutti. A stare al ministro Clini - il quale ha dato un ultimatum di un mese per mettersi a norma, e se no dismissione: il mese è già passato - la Ferriera dovrebbe chiudere da un momento all'altro. (A proposito: Clini si specializzò in medicina del lavoro con una tesi sulla cokeria triestina).
Pastore: "Credi a me, a norma non c'è nemmeno un bullone. L'Italia ha bisogno di siderurgia, ma pulita. Questa è finita: e non è che la chiudano le istituzioni, come avrebbero dovuto, si spegne da sola, per esaurimento, e questa fine mi turba. Hanno raschiato il fondo del barile, e se ne vanno per non pagare le bonifiche. Non le farà nessuno. Io sono in malattia, ma sono tuttora Rsu, ho fatto il mio dovere. Ti faccio un esempio: si portavano le tute a casa, le mogli che le lavavano potevano ammalarsene. Ho ottenuto il lavaggio alla cokeria, poi agli altri reparti e alle ditte esterne. Non è vero che gli operai non segnalano le cose che non vanno.
Io non le segnalo a voce, e anche quando fu introdotto un modulo dall'azienda, in mano all'operaio restava solo uno scontrino, io facevo la copia della denuncia e la faxavo. Voglio rientrare per controllare che le cose siano a posto: col commissariamento vanno via le ditte, gli operai dovranno fare anche il loro lavoro, la fabbrica diventerà più pericolosa. Già, come diciamo noi, mettevano il fil di ferro, ora taglieranno corto".

ADRIANO SOFRI
 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 14 gennaio 2013

 

 

«Il rigassificatore non ostacola le altre navi»
Secondo il comandante Badina ex insegnante del Nautico, è compatibile con lo sviluppo del porto
«Incredulità e stupore». Sono i sentimenti che dice di aver provato Gianfranco Badina, comandante marittimo ed ex professore all’Istituto Nautico, ma molto più noto in città come meteorologo, sentendo le «motivazioni con le quali l’Autorità portuale ritiene che la presenza di un rigassificatore nella baia di Zaule rappresenti un ostacolo allo sviluppo, previsto nei prossimi anni, del traffico del porto». Relativamente a Molo VII e futuri Molo VIII e Piattaforma logistica, Badina rileva che le navi in arrivo e in partenza da tali ormeggi non utilizzerebbero il canale Sud, quelle delle petroliere, «e tutte le banchine in questione si troverebbero a più di 3mila metri dal previsto impianto di rigassificazione». Badina contesta anche l’affermazione secondo cui nel 2020 potrebbero esserci annualmente 2.900 navi in transito nel Canale Sud. «É difficile che ciò si verifichi - afferma - perché significherebbe che la Siot dovrebbe lavorare con quattro petroliere costantemente all’ormeggio il che è impossibile perché uno dei quattro ormeggi deve sempre essere libero e dovrebbe anche raddoppiare l’attuale numero dei traghetti.» Ma se anche così fosse, Badina afferma comunque che «il Canale verrebbe impegnato per non più di 5-6 ore al giorno per cui l’operatività sarebbe pienamente assicurata. I traghetti infatti non avrebbero necessità di impegnare il canale e qualora lo facessero il loro tempo di permanenza sarebbe limitato.» Il comandante fa poi esempi di porti ben più importanti e trafficati di Trieste. «A Shanghai, il più grande porto del mondo, il rigassificatore è situato a poche centinaia di metri da un notevolissimo terminal container che conta una sessantina di gru ponte eppure non ostacola il traffico delle altre navi. Nella baia di Tokyo dove transitano 35mila navi all’anno ci sono cinque rigassificatori e non sono di ostacolo all’imponente traffico marittimo. Solo nel settembre 2012 sono arrivate cinquanta navi gasiere. A Rotterdam, il più grande porto europeo, il rigassificatore è posizionato all’inizio del canale di accesso al porto dove l’anno scorso sono transitate 33.600 navi, evidentemente senza problemi. A Zeebrugge, porto belga con un trraffico di 8.800 navi, il terminal è situato in prossimità dell’ingresso del porto e non crea alcun ostacolo all’attività dello scalo. Marsiglia-Fos, primo porto mediterraneo assieme a Genova con 90 milioni di tonnellate di merci movimentate, ospita due terminali di rigassificazione. A Barcellona, il maggior porto spagnolo, il terminal è in prossimità dell’imboccatura del porto attraverso il quale passano ogni anno 8mila navi. È mai possibile - conclude Badina - che solo a Trieste un rigassificatore crei problemi insormontabili?»

(s.m.)
 

 

MUGGIA - Nesladek replica alle accuse sul Prg: «Io guardo avanti»
A Muggia il redigendo Piano regolatore è già pomo della discordia nelle aule della politica. Tutti hanno voglia di “verde” e di sostenibilità: residenti, progettisti, amministratori. E, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali, la maggioranza come l’opposizione. Ma da qui a mettersi d’accordo su cosa fare, ce ne passa. Nella cittadina istroveneta i lavori sono entrati nel vivo: tra questo mese e il prossimo i tavoli operativi aperti a cittadini e portatori d’interesse daranno forma concreta al nuovo documento che, accompagnato dalla Valutazione ambientale strategica, dovrà essere votato dal Consiglio comunale nei mesi successivi. Sinora sono state annunciate soltanto le linee guida, assieme a molte buone intenzioni. Ma tanto è bastato per accendere la polemica tra il Pdl e la giunta Nesladek, accusata dal consigliere di opposizione Claudio Grizon di dispensare divieti e di “fare gli interessi di pochi”. Ebbene, il sindaco non ha esitato a difendersi. Anzi, è andato al contrattacco. «Dimostra coraggio un certo centrodestra muggesano, quello dell’era Gasperini, nel parlare di Piano regolatore», ha scritto infatti il primo cittadino Nerio Nesladek sul suo blog, affermando di non volersi dilungare sui “guasti al territorio causati da quella gestione”. «Con questa nuova variante cerchiamo di guardare avanti, verso le nuove esigenze che oggi, con altre sensibilità, la comunità esprime» ha ribadito il primo cittadino, rispedendo al mittente le critiche di Grizon secondo le quali il Prg non sarebbe mai stato una vera priorità del centrosinistra, posto che non venne concretizzato nel mandato precedente. Il coordinatore del Pdl muggesano aveva anche denunciato un presunto assillo – da parte dell’attuale amministrazione – di impedire un’alterazione del tessuto sociale, che potrebbe modificare le sorti elettorali future. Nesladek liquida la questione con ironia, aprendo invece le porte a nuovi residenti: «Chi vorrà allargare la propria abitazione o costruirne una per i figli non deve temere, e non mancheranno nemmeno le possibilità di dare una casa a chi non ce l’ha». Tuttavia, saranno privilegiate le ristrutturazioni, e «fermeremo il consumo dissennato del suolo: basta con le lottizzazioni selvagge, basta fare cassa a discapito del territorio». Un punto sul quale il sindaco si sofferma è l’apertura di Muggia all’insediamento di nuovi imprenditori che collaborino nell’espressione della “vocazione turistica” della città. Stop alla cementificazione, nella visione di Nesladek, non significa conservazione statica del territorio, ma sviluppo sostenibile. Lo ribadisce ancora una volta, rispondendo a Grizon che lo aveva invitato a proporre politiche che attraggano maggiori investimenti, poiché sviluppare la costa senza l’apporto dei privati sarebbe impossibile: «Vorrei ricordargli – provoca Nesladek – che il centrodestra affidò agli “amici degli amici” la realizzazione del progetto Acquario, col risultato di bloccare tutto per tredici anni». «Se lo spirito del buon padre di famiglia e dell’attento imprenditore invocato da Grizon è lo stesso che ha dimostrato il centrodestra in passato, allora siamo a posto» controbatte il sindaco, insistendo sulla necessità di voltare pagina. In quale modo, dovrà essere presto svelato. Anche perché la “fase partecipativa” è già iniziata.

Davide Ciullo
 

Duino, guerra del Comune alle spiagge “privatizzate”
L’amministrazione vuole monitorare tutte le recinzioni abusive sulla costa per restituire l’agibilità della battigia. Via alle verifiche con la Capitaneria
DUINO AURISINA «Il fronte mare deve restare, comunque e sempre, libero al transito». Ergo, ragiona Maurizio Rozza, presidente della Seconda commissione consiliare, tutte quelle recinzioni abusive, quei scivoli non autorizzati, insomma quelle strutture tese a “privatizzare” un tratto di costa per impedirne la frequentazione dei bagnanti o dei natanti in approdo vanno rimosse. Stop alla spiaggia fai-da-te di chi, avendo preso casa sul mare, si è col tempo “appropriato” di un pezzo di lido: partiranno le verifiche per restituire, dal Villaggio del Pescatore a Marina d'Aurisina, una battigia effettivamente libera. Dunque l'amministrazione Kukanja scalda i muscoli in vista della prossima stagione balneare e si appresta a verificare tutt'una serie di situazioni che, di fatto, limitano il godimento di un bene - il mare e soprattutto la costa - che appartiene alla collettività. Lo spiega l'esponente della maggioranza Rozza (Sel): «La legge stabilisce che la battigia, cioè la striscia di 5 metri tra la risacca e l'arenile, debba restare libera al transito: idealmente, un cittadino deve poter percorrere la penisola da Genova a Trieste, senza soluzione di continuità. Il provvedimento, naturalmente, risponde a ragioni di sicurezza: un marinaio o un bagnante in difficoltà, costretto ad approdare su un tratto di costa, non può trovare riparo sulla terraferma e rischiare di finire in bocca a un rottweiler, perché un residente ha deciso di privatizzarsi la spiaggia». E quindi? «Andremo a costituire un tavolo – replica - con l'autorità competente, ovvero la Capitaneria di porto, per attuare una verifica su tutte le situazioni esistenti, così da capire se i manufatti presenti, come la recinzione di una spiaggia attigua a una villa di Duino, siano stati autorizzati e da chi. Provvedendo, nel caso di strutture abusive, a dar corso alla loro rimozione per ripristinare la situazione originaria». In questo giro di vite Rozza propone un'alleanza con Trieste, poiché anche in zona Filtri e sulla rimanente costa, potrebbero esserci situazioni da accertare. «Sicuramente una strategia comune con il capoluogo regionale – sottolinea il presidente della Seconda commissione consiliare – potrebbe essere utile anche in una chiave di valorizzazione delle coste, per istituire un parco naturale, in grado di convogliare i finanziamenti regionali, non pochi in questo settore. Inoltre potrebbe costituire un ottimo volano turistico». Sempre in un'ottica di salvaguardia, potrebbe essere interessante recuperare la spiaggia del Villaggio del Pescatore, oltre il pescaturismo, che rappresenta, da un punto di vista naturalistico, il primo esempio di macchia mediterranea. «Se il porticciolo di Monfalcone vanta il primato del punto più a nord del Mediterraneo, cercando di sfruttarlo a fini turistici, noi potremmo senz'altro avanzare il primato della prima macchia mediterranea, presente proprio in quel punto, per la presenza di lecci e vegetazione tipica».
Tiziana Carpinelli

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 13 gennaio 2013

 

 

Recupero dei terrazzamenti sotto Contovello
TRIESTE Forse il 2013 sarà l’anno buono per consentire alla Provincia di dare inizio al progetto di recupero di parte dei terrazzamenti del costone carsico sottostanti l’abitato di Contovello. Grazie al parere favorevole al progetto dalla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio e per il patrimonio, tutti i tasselli necessari a permettere l’intervento dovrebbero essere al loro posto. Il condizionale è d’obbligo, visto che l’azione di recupero, annunciata a più riprese anche la scorsa legislatura, non è riuscita mai a decollare per diversi problemi e cavilli. Il progetto dovrebbe ora consentire all’agricoltura di riprendere piede e di consolidarsi lungo le campagne del ciglione carsico, almeno per quella parte di territorio sottostante Contovello. L’intervento della Provincia prevede la ristrutturazione di due strade interpoderali, oggi ridotte a minimi sentieri, per un totale di circa 800 metri. Oltre all’allargamento dei percorsi necessario per consentire ai mezzi agricoli di muoversi tra le varie pastinature, è programmata la creazione di alcune piazzole utili all’inversione di marcia di trattori e motofalciatrici, e di una serie di punti di raccolta per l’acqua piovana che potrà utilmente essere utilizzata per l’irrigazione. Sono queste le campagne dove sino a metà Novecento si raccoglieva la Glera, il vitigno fondamentale nella produzione di quel leggendario e spumantato “Proseker”, esportato nella corte imperiale viennese. Vino che, denominato “Prosekar”, è ritornato a nuova vita secondo il metodo antico grazie all’impegno del produttore Edi Kante. Il progetto di ripristino voluto da Palazzo Galatti va proprio in questa direzione: consentire ai proprietari dei fondi sottostanti Contovello di dar vita a quel “rinascimento” vitivinicolo di quelle campagne del costone carsico altamente votate alla pratica agricola per clima, esposizione al sole, composizione del terreno. L’importo complessivo per la ristrutturazione delle strade interpoderali e il consolidamento dei terrazzamenti è di 1.686.156 euro che risultano a disposizione dell’ente. A carico della Regione vi sono 510mila euro; altri 439mila appartengono al Fondo Trieste.

Maurizio Lozei
 

 

Italia Nostra: «Passerella, vicenda grottesca» - Bucci (Pdl): «Se la zelante Soprintendenza dirà sì alla modifica delle sponde saremo all’incoerenza»
Non si placa la polemica sulla passerella “ristretta” di Ponterosso. Una vicenda “veramente grottesca”, come la definisce Italia Nostra. «Grottesca - afferma in una nota la presidente Giulia Giacomich - non solo per lo straordinario errore di calcolo che ha bloccato i lavori, ma perché è stata ben poco comprensibile la motivazione che ha determinato la scelta di realizzare quel ponte; come poco comprensibile è stata la puntigliosa determinazione delle amministrazioni comunali nel volerlo realizzare contro il parere qualificato di molti architetti. In più forzando, di fatto, l’iniziale decisione della Direzione regionale ai Beni culturali che sottoponeva la realizzazione del ponte a una verifica di validità dopo cinque anni». Italia Nostra contesta le dichiarazioni dell'assessore ai lavori pubblici Andrea Dapretto, che ha annunciato un adeguamento delle sponde del canale all’estremità del ponte: «Le modifiche da apportare sulle sponde non possono risolversi in ulteriori interventi sulla struttura del canale che creino altre deturpazioni, che non siano approvati dalla Soprintendenza con la revisione dei provvedimenti autorizzativi e che comportino costi aggiuntivi». «Aspetto il soprintendente sulla riva del Canale», afferma invece Maurizio Bucci, consigliere comunale e regionale del Pdl. «Se la dottoressa Picchione (la soprintendente, appunto) approverà la modifica dei masegni e delle sponde del canale - aggiunge Bucci - presenterò formale esposto al ministero dei Beni culturali sull'incomprensibile comportamento del funzionario. Un funzionario che sta vivendo male il suo posizionamento a Trieste bloccando il 70% dei progetti con enorme danno economico allo sviluppo della città nella speranza di essere trasferita in altro luogo. Se la "signora censore", come ricordava una vecchia e storica canzone di Edoardo Bennato, boccia il posizionamento di panchine, wc provvisori e progetti urbanistici con evidente eccesso di inspiegabile zelo, ora se decidesse di autorizzare, per un imbarazzante errore di calcolo, le sponde del Canale, allora saremmo alla "sagra dell'incoerenza”». Il segretario della Lega Nord, Pierpaolo Roberti, si rivolge invece al sindaco Cosolini. «Mi sono già espresso sul ponte - scrive l’esponente leghista - che ritengo quantomeno superfluo, ma ci passo sopra. Ora però non posso non entrare nel merito della sua realizzazione. Spero di avere una risposta celere e precisa: stiamo davvero scaricando le colpe dei ritardi, e conseguenti possibili aumenti di costi, sull'inverno e sulle sponde asimmetriche o c'è un responsabile in seno all'amministrazione? Nel caso la risposta fosse la seconda, come appare evidente, chiedo ed esigo, prima ancora come triestino, che ci dica chi è il responsabile e che questa persona paghi».
 

 

Bic e Friulia “alleati” per lo sviluppo dell’energia pulita
TRIESTE Riduzione delle emissioni, maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili e sviluppo economico attraverso le energie pulite. Sono gli obiettivi del progetto “Sistema integrato di governance energetica regionale” che, sotto la regia della Regione, è stato affidato a Bic Incubatori Fvg e Friulia con la collaborazione dei centri di ricerca. «Ci prefiggiamo di sviluppare, potenziare, e far crescere imprenditorialità e nuove professionalità – spiega il presidente di Bic, Lino Vattovani – con un'attenzione particolare allo start up di nuove iniziative e di nuovi progetti innovativi, in relazione alle opportunità e ai vantaggi di poter affrontare rapidamente le nuove sfide». Il progetto mira a intercettare i nuovi modelli energetici sia sul piano ambientale che dal punto di vista imprenditoriale, in particolare nel settore dell’accumulo e stoccaggio di energia che, è stato sottolineato nel corso dell’incontro, nel giro di una decina anni porterà a fatturati di centinaia di milioni di euro con ripercussioni nella mobilità (auto elettriche) e nell’energia domestica. Accanto al Sistema Integrato è stato sviluppato dal Ceta di Gorizia una piattaforma per le cosiddette “smart cities” che vedrà il Medio Friuli protagonista di un progetto pilota, scelto insieme ad altri tre a livello europeo, per creare una rete infrastrutturale energetica a sostegno dello sviluppo sostenibile. Complessivamente, tra il 2012 e il 2020, l’Ue finanzierà questo genere di progetti con circa 13 miliardi di euro. Obiettivo della programmazione è quello di coinvolgere anche le regioni e i Paesi vicini, «ponendo il Fvg come modello della sperimentazione e applicazione di sistemi innovativi», ha sottolineato il presidente della IV Commissione del Consiglio regionale, Alessandro Colautti. La Regione nell’ultima legge di bilancio ha finanziato questi progetti con 100 mila euro oltre ad avere predisposto, tramite l’assessore Savino, una delibera di generalità per affidare la progettazione a Bic e Friulia.

(r.u.)
 

 

Centrale termoelettrica Il territorio vuole garanzie - PROGETTO A2A A MONFALCONE
MONFALCONE Il territorio è deciso a giocarsi fino in fondo la partita con A2A sul futuro della centrale termoelettrica di Monfalcone. Pur non nascondendo la preoccupazione per la propria situazione di debolezza nella contrattazione con un vero e proprio colosso dell'energia. Nell'incontro promosso venerdì sera da Legambiente per spiegare alle istituzioni la propria visione alternativa per lo svecchiamento della centrale (un mix di gas, rinnovabili, produzioni legate a tecnologie innovative), il presidente della Provincia Enrico Gherghetta ha annunciato l'istituzione di un tavolo tecnico “indipendente”. Cioé finanziato dalla stessa Provincia. L'obiettivo del gruppo, coordinato dal Ceta e che vedrà partecipare esperti dell'Università di Nova Gorica e delle associazioni ambientaliste, sarà quello di «delineare una serie di scenari rispetto ai quali interloquire con A2A». «Sono convinto - afferma Gherghetta - che il progetto da attuare debba avere tre livelli di sostenibilità: ambientale, sociale ed economica». Il presidente della Provincia comunque ribadisce come, rispetto al protocollo Endesa del 2004, che prevedeva una potenza installabile di 1.200 Megawatt totali, la decisione di A2A di mantenere i 340 delle sole attuali sezioni a carbone è in ogni caso un elemento positivo. «Bisogna però ragionare su ciò che rimane - sottolinea -, tenendo presente che, in assenza di un nuovo progetto, i gruppi a carbone possono comunque rimanere in esercizio fino al 2017». Solo se, però, ha rilevato nel corso dell'incontro l'assessore comunale all'Ambiente Walter Pin, si doteranno di un denitrificatore entro il marzo del 2014, come previsto dalla vigente Autorizzazione integrata ambientale. Tra le variabili di una partita molto complicata, ha ammonito Pin, c'è però anche la dismissione di Krsko entro il 2023. «Se dalla rete regionale spariranno i 5mila Gigawatt ora anno importati dalla Slovenia - ha detto -, allora il progetto di Monfalcone diventa superstrategico. Quello che mi preoccupa è che il tempo lavora contro di noi». Il sindaco Silvia Altran ha invece da parte sua ribadito l'esigenza di garantire sicurezza della salute dei cittadini e dell'ambiente anche nell'immediato. Il mercato, italiano e regionale, è però in forte evoluzione e l'aumento dell'utilizzo delle fonti rinnovabili sta iniziando a farsi sentire, come ha sottolineato il responsabile scientifico di Legambiente Fvg Giorgio Cavallo, mentre le centrali a turbogas, come quella da 800 megawatt di Torviscosa, sono per lontane dal pieno utilizzo. In regione il 65% dell'energia elettrica che transita in rete è richiesto dall'industria. Nello stesso tempo il 20% di quella prodotta in Friuli Venezia Giulia lo è grazie a impianti idroelettrici, il 4-5% dal fotovoltaico, il 3% dalle biomasse e un altro 3-4% dalle biomasse impiegate nella centrale di Monfalcone e nell'impianto di Gorizia.

(l.b.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 12 gennaio 2013

 

 

Rigassificatore, dopo i no a Zaule rispunta quello in mezzo al golfo
Si tratta di un piattaforma di 273 metri al largo di Fossalon proposta dalla società tedesca E.On

La Via del governo già conclusa in modo positivo, manca ancora l’assenso di Slovenia e Croazia
Il no espresso giovedì dal Comitato portuale che fa seguito ai no ripetuti della Provincia di Trieste, dei Comuni di Trieste, Muggia e e San Dorligo della Valle, alla «pietra sopra» del governatore Tondo, alle numerose proteste di cittadini e ambientalisti, potrebbe aver dato la mazzata finale al rigassificatore così come concepito da Gas Natural e così come previsto sulla terraferma in località Zaule. Ma, morto un rigassificatore se ne fa un altro? In effetti c’è un secondo progetto che avanza «sottotraccia» ed è quello che la tedesca E.On ha ripreso dalla spagnola Endesa. Si tratta di un impianto off shore inizialmente previsto all’incirca 13 km. a Ovest di Trieste, più o meno 12 km. al largo davanti a Fossalon. Poi, proprio per motivi legati alla sicurezza della navigazione, quelli che potrebbero dare il colpo mortale al rigassificatore di Zaule, è stato spostato 6 km. a Sud-Ovest rispetto alla collocazione originaria e ora verrebbe a trovarsi a 600 metri dalle acque territoriali italiane, ma a soli 2 km. sia da quelle slovene che da quelle croate. È un particolare che tiene ancora il progetto in sospeso perchè per il resto il Ministero italiano dell’Ambiente nell’ottobre 2010 ha dato già il proprio parere favorevole all’impianto in sede di Valutazione d’impatto ambientale, ma ha posto però una condizione: che ci sia il via libera anche in sede di Valutazione ambientale strategica (Vas) transfrontaliera, una decisione che coinvolge sia la Slovenia che la Croazia. «Ma né Lubiana né Zagabria - afferma l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni che conferma il nulla osta da parte del governo italiano, ma subordinato all’assenso internazionale - risultano essersi ancora pronunciate.» Ma Laureni non esclude da parte del governo italiano il gioco dell’illusionista: concentrare tutta l’attenzione sul progetto di Zaule, per poi calare a sorpresa dalla manica l’asso del progetto off shore. In era Dipiazza, quando l’ex sindaco vedeva con maggior favore proprio l’ipotesi di Gas Natural, il consiglio comunale di Trieste si era già espresso due volte per il no, con due delibere votate per la precisione nelle sedute del 28 luglio 2006 e del 18 gennaio 2007. La presentazione del progetto da parte di Endesa al ministero risaliva al febbraio 2006. Ma un diniego plurimo è stato pronunciato anche dal consiglio comunale di Grado, oltre che per il fatto che le tubature del gasdotto riemergerebbero a Fossalon, anche per l’impatto perlomeno psicologico che l’impianto produrrebbe sulle migliaia di turisti e bagnanti. Poi però c’è stato il via libera da parte del Comitato tecnico regionale che del resto ha dato il proprio assenso anche al rigassificatore di Zaule. E infine, nell’ottobre 2010, come detto, la Via con la prescrizione però dell’assenso internazionale. La battaglia per i rigassificatori a Trieste è stata un derby iberico fino a quando, nel 2007, la madrilena Endesa, battendo la stessa Gas Natural, non è stata acquistata dai tedeschi di E.On, uno dei più grandi gruppi energetici al mondo con 80 mila dipendenti in più di 30 Paesi e un fatturato nel 2011 di 113 miliardi di euro. La società costituita per occuparsi del rigassificatore nel golfo di Trieste è la Terminal Alpi Adriatico con sede a Monfalcone. Il terminal sarebbe costituito da una struttura lunga 273 metri e larga 109 poggiata sul fondo marino con una capacità di movimentazione di 8 miliardi di metricubi di gas all’anno. È previsto un traffico annuale di 85 metaniere. L’impatto termico logicamente risulterebbe meno grave data la lontananza dalla costa. Il gradiente termico sarebbe di un grado fino a una distanza di 100 metri, mentre a un km. la variazione sarebbe compresa tra uno e due decimi di grado.
Silvio Maranzana

 

«Pronti a esaminare progetti alternativi»  - Cosolini e Bassa Poropat aprono a nuove soluzioni. Il 21 vertice in Prefettura con il ministro Clini
E un nuovo summit sul rigassificatore di Trieste è stato programmato per lunedì 21 in Prefettura alla presenza del ministro per l’Ambiente Corrado Clini. Ne dà notizia l’assessore provinciale Vittorio Zollia, mentre la presidente Maria Teresa Bassa Poropat rileva come dopo il pronunciamento del Comitato portuale «tutti gli enti locali si sono espressi contro l’impianto di Zaule con motivazioni forti. Già da anni - rileva Bassa Poropat - la stessa Provincia aveva manifestato timori rispetto al traffico portuale sollecitando un pronunciamento da parte della Capitaneria di porto che poi non è arrivato. Ora le proiezioni presentate dall’Autorità portuale se anche fossero eccessivamente ottimistiche, mettono comunque in rilievo un’assoluta e oggettiva incompatbilità con un impianto a Zaule non fosse altro per il forte aumento di petroliere al terminal della Siot.» D’altro canto però la presidente rileva come la Provincia non sià in termini preconcetti contraria ai rigassificatori, ma sia invece «pronta a valutare qualsiasi impianto alternativo con localizzazioni alternative.» È una posizione questa dell’apertura all’esame di altri progetti già espressa dallo stesso sindaco Roberto Cosolini che invece riguardo all’impianto di Zaule afferma che: «Già i ripetuti no da parte del Consiglio comunale di Trieste hanno dato una mazzata decisiva al progetto di Gas Natural, mazzata rafforzata dai no delle altre amministrazioni sebbene - aggiunge polemicamente il sindaco - io abbia cambiato opinione una volta soltanto e lontano dalle campagne elettorali, mentre il presidente Tondo ha già cambiato idea dieci volte e sempre sotto elezioni.» «Il nostro no su Zaule è netto e perentorio - aggiunge l’assessore comunale Laureni - e non convince l’argomentazione del presidente degli industriali Razeto sulla manodopera impiegata per la costruzione. È un progetto da 600 milioni che impiegherebbe pressoché la stessa manodopera usata per l’ipermercato delle Cooperavive di Duino costato 20 milioni. E dopo due anni quei lavoratori tornerebbero a essere disoccupati. Ma su altri progetti - aggiunge l’assessore - la nostra non deve essere una risposta emozionale anche perché siamo consci che il settore dell’energia può offrire ipotesi di sviluppo alla città.» All’ulteriore no espresso dal Comitato portuale plaude anche l’Italia dei Valori con il coordinatore provinciale Mario Marin. E del rigassificatore di Zaule si parlerà oggi anche a “Ambiente Italia” programma in onda dalle 12.55 su Raitre.

(s.m.)
 

E anche Muggia si esprime di nuovo contro - DELIBERA PASSATA ALL’UNANIMITA' IN CONSIGLIO
«Infrante le direttive comunitarie che impongono di consultare la popolazione»
Anche Muggia ha detto di nuovo al rigassificatore di Zaule. Ieri infatti il Consiglio comunale muggesano ha espresso parere sfavorevole in merito alla pronuncia di compatibilità ambientale richiesta agli enti locali nell’ambito del supplemento istruttorio del procedimento di Via (Valutazione d’impatto ambientale) avviato dal Ministero dell’ambiente sull’impianto. Una delibera votata all’unanimità, che suggella l’unione d’intenti dimostrata negli ultimi anni dalle forze politiche muggesane nell’opposizione al progetto di Gas Natural. Dimenticate alcune “scaramucce” del passato, i consiglieri si sono riuniti ieri in un’assemblea straordinaria e il documento è stato inviato in serata alla Regione, che a sua volta – preso atto delle decisioni dei Comuni – dovrà inoltrare il proprio responso al Ministero dell’ambiente entro il 15 gennaio. Un “no” secco che recepisce alcune indicazioni del Comitato portuale che discende soprattutto da valutazioni già effettuate in passato. Otto i punti cardine. Il primo è l’assenza della Vas (Valutazione ambientale strategica), che è invece richiesta – assieme alla Via – per tutte le proposte varianti al Piano regolatore portuale e al Piano regolatore generale di Trieste. Inoltre, il Comune di Muggia ha osservato che il rigassificatore e il metanodotto di collegamento sono stati fatti oggetto di due distinti procedimenti di Via, quando invece le due opere vanno considerate un “unicum”. E che sono state infrante le direttive comunitarie che impongono la richiesta del parere della popolazione. È stata riscontrata la negligenza di Gas Natural anche sui problemi connessi all’inquinamento atmosferico e a quello elettromagnetico derivanti dall’elettrodotto di collegamento alla centrale di Padriciano, posto che nella zona è già stata riscontrata una concentrazione eccessiva di polveri sottili; così anche per la contaminazione dei terreni e delle acque, in relazione al Sito inquinato di interesse nazionale. Manca, ha rilevato il Comune, anche la proposta di un sito alternativo e della cosiddetta “opzione zero”, anch’essa prevista dalle normative europee.

Davide Ciullo
 

 

Soprintendenza, bocciati sette progetti su dieci - BENI ARCHITETTONICI»IL CASO
Ma il rigorismo della titolare Picchione ha portato gli uffici a perdere al Tar 4 cause in pochi mesi. I giudici: «Eccesso di diniego» e «intollerabile arroganza»
L’ASSESSORE DAPRETTO Niente centro culturale all’ex Era in Campo Marzio, negati panchine e stalli per bici. Mancano dialogo e condivisione di indirizzi
IL SINDACO COSOLINI Segnali di opposizione sistematica, sono preoccupato: se il diniego è immotivato crea danni economici pesanti Serve ragionevolezza
Il 70% delle autorizzazioni paesaggistiche per opere di edilizia privata viene rispedito al mittente con un diniego della Soprintendenza ai beni architettonici, che dall’insediamento lo scorso luglio della nuova titolare, l’architetto Maria Giulia Picchione, si segnala in tutta la regione per un rigorismo davvero spinto. Ma spinto anche oltre i limiti poiché in pochi mesi la Soprintendenza ha perso quattro cause al Tar, con annullamento delle sue delibere, in un caso addirittura per “eccesso di diniego” e “intollerabile forma di arroganza dell’azione amministrativa” come hanno detto i giudici nella sentenza. Alla vigilia di Natale la Soprintendenza ha spedito al Comune di Trieste un diniego particolarmente importante. No al progetto realizzato dagli uffici dei Lavori pubblici per il riuso dell’abbandonato edificio dell’ex Meccanografico in riva Traiana, quello andato a male con il fallito progetto Era di un centro per l’arte e la fotografia. «Con poco più di un milione - racconta l’assessore Andrea Dapretto - volevamo realizzare un centro culturale moderno, aperto, giovanile, flessibile a più iniziative anche dedicate a un mondo sperimentale, era un progetto avanzato, davvero un buon lavoro, abbiamo cercato di trasformare la lunga infilata di finestroni, e ci è stato risposto che invece procura rottura della simmetria in facciata e che mal si adatta al contesto urbano. Rottura di simmetria? Anche il barocco la fece, e fu un nuovo stile... Era solo un’operazione di minima, per dare vita a un contenitore vuoto». A proposito di “waterfront” in crisi di identità, e soprattutto di contenitori appunto vuoti. E di riuso dell’esistente: le parole d’ordine del momento. «Il problema - conclude Dapretto - è che mancano dialogo con la città e condivisione sulle linee di indirizzo. Ci sono stati bocciati anche le panchine in città e gli stalli per biciclette. Io cerco di avere un colloquio, ma è sempre quasi impossibile». I ricorsi persi dalla Soprintendenza riguardano varie zone della regione. Uno perché ha rilasciato parere negativo molto tempo dopo una conferenza dei servizi decisoria alla quale peraltro non aveva partecipato. Un altro perché dava diniego a un’opera già autorizzata in precedenza. Un terzo perché imponeva pannelli fotovoltaici “del medesimo colore del tetto e non riflettenti”, che il ricorrente (e i giudici amministrativi) hanno detto non esistere sul mercato, e un quarto “per travisamento dei fatti”, perché si imponeva una certa posizione di un comignolo, sbagliandone la descrizione. Ogni volta 3000 euro di rimborso spese a carico dell’ente. «La cosa più preoccupante - afferma l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani - è che un gran numero di pareri negativi vanno in contraddizione con la pianificazione vigente (Piano regolatore, Piano del centro storico, Piano del colore). Noi controdeduciamo, ma intanto i lavori restano fermi. E una gran parte di pareri positivi contiene talmente tante prescrizioni che di fatto l’opera diventa impossibile da realizzare. Grave è che non ci sia una certezza di criteri, e in questo contesto di tremenda crisi economica un atteggiamento poco chiaro e iperconservativo impedisce di crescere culturalmente insieme e di dare risposte alla città. Riuso, riqualificazione urbana? Ma come? Noi comunque in questo dialogo speriamo». Ieri l’architetto Maria Giulia Picchione non era in alcun modo raggiungibile per una riflessione su questi dati di fatto, mentre la questione è direttamente anche all’attenzione del sindaco Roberto Cosolini: «Sono molto preoccupato di fronte a questa serie di segnali di bocciatura sistematica, spesso non motivata. È logico che siamo disponibili al dialogo, ma serve una ragionevolezza nell’applicazione dei vincoli. Se c’è un errore architettonico o paesaggistico, il “no” è doveroso, ma quando è immotivato crea un danno economico pesante». Nei giorni scorsi il Comune ha presentato in Soprintendenza il Regolamento per il famoso “piano dei déhor”. Sperando molto in un confronto, temendo molto un diniego.
Gabriella Ziani

 

Impossibile anche sistemare i wc chimici
La prima delusione arrivò subito, con un indiscutibile “no” ai bagni chimici da sistemare in qualche discreto angolo del centro città per arginare eventuali importune necessità dei festaioli nottambuli del weekend. Per il Comune, una bella pensata igienizzante. Con una ditta disposta a portare le “gabbie” mobili il sabato e a riportarle via il lunedì. Ma per la Soprintendenza retta da Maria Giulia Picchione (foto) quasi un obbrobrio. In concomitanza, un altro no a sistemare una batteria di panchine in prossimità di musei o in altri luoghi dove specialmente i turisti avrebbero trovato una buona occasione per sostare sempre nel centro di Trieste. Approvato invece il disegno di un angolo arredato sotto il Museo Revoltella, anche qui con possibilità di seduta. Ma il progettino non si è ancora realizzato in concreto.
 

Cividin: «Fermi lavori per 500 milioni» - Il presidente provinciale dell’Ance: «La situazione è molto grave, serpeggia il malcontento»
L’Ance, associazione dei costruttori, sta lavorando assieme all’Anci, associazione dei Comuni, per incrociare i rispettivi dati e avere un quadro complessivo della critica situazione relativa ai progetti edilizi bloccati, che anche a livello regionale è - come a Trieste - del 70%, senza paragoni col passato, confermano i costruttori. «È stato fatto un calcolo ponderato - afferma Donatello Cividin, presidente dell’Ance triestina - secondo cui in Friuli Venezia Giulia c’è l’equivalente di 500 milioni di lavori edilizi non licenziati a causa di queste istruttorie fermate». Le categorie sono in forte agitazione da tempo, e adesso costruiscono la mappa di tutte le pratiche. Come per il Comune, anche per la categoria professionale il dato critico in più («che ci lascia basiti», commenta Cividin) riguarda quelle autorizzazioni che vengono rilasciate con una fila di correzioni, «tali - dice il costruttore - da rendere impraticabile il progetto». L’Ance è a conoscenza di ulteriori ricorsi depositati al Tar da privati cittadini, ma non ancora esaminati dal Tribunale amministrativo. «Il malcontento serpeggia - aggiunge Cividin -, e se prima qualsiasi problema veniva vissuto con una certa pazienza, oggi nel momento in cui si lavora pochissimo la situazione è molto grave, e si tratta di poi solo di interpretazioni». Perché, sottolinea l’associazione dei costruttori, tutti i progetti vengono comunque esaminati in prima battuta nei Comuni, e quello di Trieste è dotato di una commissione paesaggistica, che fa il proprio esame avendo a parametro leggi e linee-guida ufficiali, secondo le quali già fa la prima scrematura dei progetti. Di fatto, sono anche questi professionisti a venir bocciati.

(g. z.)

 

 

A Servola fa male anche lo stress - COMMISSIONE COMUNALE
L’Ass1: «Le persone non sono centraline, soffrono i continui disagi»
Nell’area di Servola gli inquinanti (Pm10 e benzoapirene) sono stati l’anno scorso ben al di sopra dei limiti di legge, ma anche se l’inquinamento specifico è difficile da tradurre in numero di eventuali malati in più fra la popolazione, il diffuso inquinamento ambientale è di per se stesso motore di rischio per la salute. E soprattutto «l’essere umano non può essere assimilato a una centralina, è un insieme ben più complesso, lo stress in queste condizioni non può essere rappresentato da pochi fattori, ma da un insieme che comprende inquinamento anche del mare e del suolo, percezione soggettiva di subirlo, constatazione di costante imbrattamento, percezione di odori, rumori, e vista di fumi che anche modifica i comportamenti limitando la libertà individuale, comportando una situazione di stress che determina di fatto una alterazione dello stato di salute». Questi alcuni punti dell’articolata risposta che il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria ha esposto in Consiglio comunale, nel corso di una audizione alla prima Commissione, convocata per dare risposta alla mozione urgente firmata per il Pd dal consigliere Fabio Petrossi che chiedeva dati più aggiornati su Ferriera e Servola, e che siano resi pubblici i risultati dell’Osservatorio ambiente e salute Fvg 2008-2010. Specie dopo la diffusione di allarmanti dati relativi però al 1994. L’Azienda sanitaria ha ricordato di aver inviato a ripetizione note di diffida sul rischio per la salute a Servola: cinque nel 2007, due nel 2008 e una per anno dal 2009 al 2012 specie in relazione a benzene, polveri e Ipa. Ripetendo il concetto che la salute viene compromessa non dai singoli giorni di sforamento, ma dalla continuità. E avvertendo: «Secondo parametri dell’Oms, a Servola potrebbe esserci un malato di tumore in più ogni 13 anni con una popolazione esposta di 10 mila abitanti, ma la stima è assolutamente riduttiva, tiene conto solo degli Ipa e non degli altri inquinanti provenienti dallo stabilimento». E poi c’è lo stress, «una concausa di patologie ambiente-correlate». Un’indagine per misurare la perdita di salute da stress «appare pertanto - ha detto in aula il Dipartimento di prevenzione - opportuna».

(g. z.)
 

 

 

 

GREENSTYLE.it - VENERDI', 11 gennaio 2013

 

 

Elettricità in Italia: da rinnovabili un quarto produzione 2012
Il consumo elettrico degli italiani scende ancora, ma diventa più verde. Secondo gli ultimi dati di Terna nel 2012 abbiamo consumato 325.259 GWh, contro i 334.640 GWh dei dodici mesi precedenti. Questa richiesta è stata soddisfatta per l’86,8% da produzione nazionale e per il restante 13,2% da importazioni.
La produzione nazionale, nel 2011, ha fatto registrare un contributo dalle rinnovabili (energia idroelettrica, geotermoelettrica, eolica e fotovoltaica) pari al 19,7%. Tale contributo nel 2012 è salito al 25,4%. Un quarto della produzione nazionale di energia elettrica, quindi, è stato da fonte rinnovabile.
Nell’anno appena finito, in pratica, c’è stato un boom di fotovoltaico (+71,8%) e di eolico (+34,2%), mentre è sceso l’idroelettrico (-8,2%), il termoelettrico (continua la crisi: -6,3%) e il geotermoelettrico (-1,4%). Nel complesso la produzione nazionale di energia elettrica è scesa del 2,3%.
Andando nel dettaglio si notano due cose interessanti. La prima è che sud e isole producono elettricità per il nord, di fatto accollandosi i costi ambientali della produzione di un’energia che non consumano.
Dalla Sicilia, in tutto il 2012, sono partiti 1,25 miliardi di KWh di energia, dal sud Italia ne sono usciti 15,8 miliardi, dalla Sardegna 1,63 miliardi (oltre a 640 milioni di KWh ceduti alla Corsica). Tutta questa energia è andata a sfamare il centro-nord, che ha pure importato parecchio dall’estero.
La seconda cosa interessante è che l’idroelettrico continua a non essere quasi per nulla sfruttato per domare le bizze di produzione delle rinnovabili. Le centrali idroelettriche a serbatoio, con un bacino superiore e uno inferiore, potrebbero essere utilizzate per sfruttare gli eccessi di produzione non prevedibili dell’eolico e del fotovoltaico.
L’energia prodotta da queste due fonti rinnovabili può essere usata per pompare in alto l’acqua, accumulando così energia che si potrebbe rilasciare in rete quando serve. Questo, tra le altre cose, calmiererebbe notevolmente i prezzi dell’energia elettrica perché ridurrebbe gli squilibri tra domanda e offerta e le importazioni.
Ma nel 2012, a fronte del boom delle rinnovabili, il tasso di utilizzo delle centrali a serbatoio non è quasi per nulla cresciuto: a fronte di un crollo di tutto l’idroelettrico (quindi anche quello senza il pompaggio tra due bacini) che è passato dai 47.202 GWh prodotti nel 2011 a 43.322 GWh nel 2012, l’energia utilizzata per i pompaggi (cioè per essere accumulata nel bacino superiore degli impianti e poi utilizzata quando serve) è salita di pochissimo: da 2.539 a 2.627 GWh.
Giova ricordare che, in Italia, la quasi totalità degli impianti idroelettrici a pompaggio è di proprietà dell’ex monopolista ENEL.
Peppe Croce - Fonte: Terna
 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 11 gennaio 2013

 

 

Bocciato il rigassificatore - Il no del Comitato portuale (solo due astenuti e un contrario): «Incompatibile con i traffici»
L’Autorità portuale da ieri è ufficialmente capofila del fronte del “no” al rigassificatore. La presidente Marina Monassi dice «andrò fino in fondo». Ieri ha ottenuto quasi all’unanimità dal Comitato portuale voto favorevole a una delibera che le conferisce mandato a esprimere parere negativo all’impianto di Gas Natural in sede di conferenza dei servizi decisoria. Quella conferenza che il ministro Clini ha differito di 45 giorni dalla data prevista del 19 gennaio chiedendo un supplemento di istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale già concessa. I tempi supplementari hanno messo freneticamente al lavoro lo staff di via von Bruck. Carte e documenti hanno rivelato incongruità e difformità nel procedimento. Tanto che la relazione tecnica sui futuri flussi di traffico una volta realizzati piattaforma logistica, raddoppio dei moli e terminal ro-ro a Muggia, è diventata solo di importante supporto. Si sono ravvisate ben altre ragioni per un motivato diniego. Prima che cominciasse questo importante Comitato portuale Monassi ha quasi minacciato: «Il nostro voto vale per uno ma in conferenza dei servizi siamo in 20: voglio da tutti un parere motivato e scritto, voglio vedere chi avrà il coraggio di firmare con nome e cognome e col sangue, non con uno schiribizzo illeggibile, che si può fare, che tutto va bene». A parte l’immensa mole di traffico futuro che l’analisi tecnica ha dettagliato (come detto a parte), si è scoperto che il porto aveva un Piano della sicurezza rimasto incompleto: «Lo faremo adesso in velocità spaventosa». Che la spagnola Gas Natural il 20 novembre 2008 ha comunicato il subentro di Gas Natural Italia, la quale l’11 settembre 2009 ha aderito alla procedura autorizzativa semplificata, con ciò stesso interrompendo la validità dei pareri già espressi. Che il gasdotto Snam viaggia con autorizzazioni tutte sue e invece il procedimento dovrebbe essere unico (Monassi: «Ora vado contro rigassificatore e gasdotto insieme, ho dato la mia contrarietà ed è dopo questa raccomandata a Clini che il ministero ha fermato la Via»). Inoltre, che Snam ha nel frattempo cambiato progetto, prevedendo un gasdotto più in profondità nel mare, il quale sarebbe pericoloso perché agganciabile dalle àncore. Una lettera che denuncia «l’incompatibilità» è stata spedita il 5 aprile scorso a ministero dell’Ambiente e a Snam. Che riceve un “no” anche sugli espropri già avviati: «Il terreno demaniale non può subire gravami, e quello patrimoniale è al suo servizio». Monassi ha riferito che a La Spezia un rigassificatore “piccolo” sta costringendo l’Autorità portuale a disdettare anche le ultime piccole concessioni perché gasiere e traffico civile non riescono a convivere: «La Spezia è quella che mi aiuta di più». Per converso, è stata definita “ambigua” la relazione della Capitaneria di porto. Che ieri era, come la Regione, assente. E la cosa non è piaciuta per niente al sindaco di Muggia Nerio Nesladek (entusiasta dopo anni di battaglie: «Oggi si dà il “de profundis”, il sigillo che chiude un lungo percorso») e alla presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Ma un altro colpo di scena è arrivato in Comitato portuale. Il rappresentante del ministero delle Infrastrutture-Genio civile Giorgio Lillini (che a Venezia aveva firmato invece l’ok all’impianto di Porto Viro) ha dato “pollice verso”, nonostante la posizione forte del ministro Passera. Ha presentato una relazione che sarà inviata a Roma con la delibera dell’Ap: mancano un rapporto di sicurezza, un piano delle bonifiche e la verifica sismica di legge, le caratterizzazioni non sono state eseguite, non sono calcolati i “rischi intenzionali” (attentati), manca una valutazione sul passaggio contemporaneo di gasiere e navi, non si dimostra che il terminale non impedirà lo sviluppo del porto. Infine: trascurato «l’effetto domino, il fatto che l’impianto è a 250 metri da una superstrada e a 400 metri da abitazioni civili». La contestazione dei “no gas” è diventata da ieri una inequivocabile posizione istituzionale. Alla Torre del Lloyd la delibera che dà mandato all’Autorità portuale di voto negativo a Roma ha visto 14 favorevoli, un solo contrario, Domenico Miceli in rappresentanza delle imprese ferroviarie («È un suicidio legale»). Astenuti Paolo Battilana per Confindustria («è un impianto strategico, aspettiamo le decisioni del ministero puntando a un terminale che non intralci lo sviluppo del porto») e Edoardo Filipcic a nome degli agenti marittimi («mancano troppe informazioni, non si può dire sì o no»).
Gabriella Ziani

 

«Nel 2020 golfo intasato: transito di navi in aumento» - Previsto in futuro il passaggio di almeno 2900 imbarcazioni l’anno nel canale
Uno studio commissionato da Monassi a un docente di trasporti dell’università Roma Tre dice che con la piattaforma, raddoppi moli e ro-ro non ci saranno spazi
Negli ultimi minuti, dopo anni di travaglio pubblico, tutto il quadro si ribalta e si compatta attorno alla “discesa in campo” dell’Autorità portuale sul rigassificatore, e ieri il Comitato portuale ha portato a galla una esplicita critica al possibilismo della Capitaneria di porto («una relazione da cui non si capisce niente» il commento a margine della presidente Monassi) e per contro il disvelamento del parere pesantemente contrario al progetto di Gas Natural del rappresentante del ministero delle Infrastrutture, ma per volerci mettere la famosa “pietra sopra” sarà forse determinante lo studio prospettico sui traffici che la stessa Autorità portuale ha ordinato a un docente di trasporti dell’Università Roma Tre e che ieri è stato presentato prima del voto, anticipato dai dati statistici attuali: «Nel 2012 aumento di 410 mila teu, +4,6% nonostante la crisi, dal 2004 a oggi siamo passati da 170 mila a 411 mila». L’analisi tecnica ha proiettato la situazione portuale al 2020, simulando l’avvenuta realizzazione di tutto quello che il Piano regolatore del porto prevede: la piattaforma logistica (12 ettari di banchine in più), il raddoppio del molo VII, l’ampliamento del molo VIII, il terminal ro-ro a Muggia, l’approdo di navi alle banchine riconquistate dalla Ferriera, il forte incremento dei traffici che servono la Siot e il metanodotto. Risultato: lo spazio acqueo del canale navigabile di Zaule, oggi non saturo, domani avrebbe 2900 navi all’anno, ovvero un aumento di passaggi del 400%. Lo studio ha anche prodotto una ricostruzione oraria di arrivi e partenze per tutte le tipologie di navi. Risultato clamoroso: l’occupazione del canale passando dal 17% al 62% con l’arrivo di 100 navi gasiere all’anno che hanno bisogno di una sosta minima di 3,5 ore e devono avere pure la precedenza sarebbe tale da creare «code di navi in attesa». Code, dice l’esperto, «non facilmente riassorbibili». Insomma un ingorgo pazzesco. Che non darebbe alle navi commerciali certezza di orario e di movimento, causando perciò in via diretta «l’inefficienza del porto». L’analisi è stata condotta secondo un criterio deterministico, è stato detto, mentre ora è stata chiesta anche una seconda versione “probabilistica”, ma si è certi che tecnicamente non darà risultati granché differenti. L’assessore comunale Umberto Laureni ha chiesto se «ci sono terminalisti che potrebbero scappare da Trieste» e l’Autorità portuale ha risposto che più d’uno, perplesso, ha già chiesto informazioni operative. Per Nerio Nesladek, sindaco di Muggia, «questo studio dimostra che l’impianto di Gas Natural ostacola tutto, è evidente che una piattaforma logistica si costruisce non per farci entrare tre beccaccini, ma per aumentare i traffici portuali, e anzi - ha aggiunto - ora avremo la responsabilità di realizzare quei nuovi progetti, altrimenti l’opinione pubblica ci potrebbe rimproverare anche solo quei 50 posti di lavoro persi con Gas Natural...». Nesladek ha colto l’occasione per offrire la piana delle Noghere a più ampi sviluppi: «Rivediamone la destinazione d’uso, è zona centrale per allargare le attività portuali e retroportuali, per stoccaggio ma anche semi-lavorazione di merci. Ragionando - ha aggiunto - sui punti franchi...». C’è in campo però, come da ipotesi dello stesso ministro Clini, la possibilità di solo “spostare” altrove l’impianto e l’approdo delle gasiere (ciò che spera Confindustria, perorando energia a più buon prezzo per le imprese locali). Ma dove? Nessuno si è espresso ieri in concreto, incombevano decisioni forti e preliminari, ma nella cerniera degli interventi la presidente ha scherzato col paradosso: «In Porto vecchio...».

(g. z.)
 

Nessuna tutela del’Avvocatura di Stato per un’eventuale causa - CURIOSITÀ
L’Avvocatura dello Stato non assisterà l’Autorità portuale nel caso Gas Natural facesse causa per danni contro il blocco dell’iter di autorizzazione. «Dovremo rivolgerci al Foro civile» ha annunciato Monassi. Il ministro Clini ha appena reagito con durezza a minacce e accuse di avere posizioni preconcette: «Gas Natural ha sbagliato ministro, gli unici preconcetti che mi si possono addebitare sono quelli verso l’arroganza e la maleducazione». Ma qualcuno se ne preoccupa. Gianpiero Fanigliulo, rappresentante dei lavoratori portuali Uil (e anche presidente di Alpe-Adria): «Un voto che “mette una pietra sopra” - citando Tondo - non può portare a richieste di danni da parte di chi è solo un “aspirante” concessionario. Però dobbiamo essere certi di una protezione. Perché l’Avvocatura se ne tira fuori? Difenda l’Ap la nostra libertà di voto». E il voto non è mancato.
 

Riccardi: «Condivido la linea dell’Autorità portuale» - L’ASSESSORE IMPEGNATO IN VERIFICHE TECNICHE
Regione e Capitaneria i grandi assenti. Il comandante Bon: «Motivi di famiglia». Più possibilista nella sua relazione
Regione assente. Capitaneria di porto assente. «Di fronte a una decisione così istituzionale e importante, sarebbe un dovere esserci, certi pareri comportano responsabilità per il futuro di Trieste e della regione» sono le parole messe a verbale nella Torre del Lloyd ieri mattina. Gli assenti che cosa dicono? Goffredo Bon, direttore marittimo del Friuli Venezia Giulia e della Capitaneria di porto di Trieste: «Avevo gravi motivi di salute in famiglia a impedirmi di essere presente, comunque ho inviato la mia relazione sulla sicurezza della navigazione. Nella quale dico che già solo l’aumento di navi previsto col futuro terminal ro-ro alle Noghere causerebbe la necessità di ridisciplinare tutte le ordinanze per l’intero traffico portuale, in presenza anche dell’aumentato traffico delle navi Siot, che hanno bisogno di 200 metri liberi ai pontili». Non ritiene dunque la Capitaneria “incompatibile”, come votato dal Comitato portuale, l’arrivo di 100 gasiere all’anno con l’aumento dei traffici commerciali messo in previsione? «No». «La mia non era un’assenza tecnica, se fossi stato presente la mia opinione non sarebbe stata distante da quella dell’Autorità portuale, di cui condivido le preoccupazioni sul rigassificatore - ha spiegato nel pomeriggio l’assessore regionale Riccardo Riccardi, delegato di Tondo in Comitato portuale -, la nostra priorità dev’essere la funzionalità e la sicurezza del porto che ho sempre considerato l’infrastruttura strategica per il futuro del Friuli Venezia Giulia. Il porto - ha marcato Riccardi anche in una nota - viene prima di ogni altra cosa, e io non ero presente proprio perché impegnato a sviluppare gli approfondimenti tecnici richiesti dal ministero dell’Ambiente: una cosa è un’opinione politica, altra cosa è supportarla per un parere tecnico. Stiamo completando l’istruttoria per addivenire a una posizione formale della Regione». E così la mattina è stata piuttosto occupata da riunioni in assessorato, proseguite nel pomeriggio «in coerenza con le posizioni del presidente» aggiunge l’assessore, e cioé s’intuisce sulla via di quel «mettiamoci una pietra sopra» detto proprio a Trieste da Tondo pubblicamente.

(g. z.)
 

HANNO DETTO - Tondo: «L’impianto di Zaule bisogna farlo in fretta»
Il governatore lo sosteneva il primo luglio 2008. Ma a zigzagare tra no-si-ni è anche il centrosinistra
Le parole hanno un peso. A volte “piuma”. Imbarazzi, cambi d’opinione, il gioco del detto non detto. La politica è davvero l’arte del possibile. A “surfare” per primo tra sì-no-ni, il presidente della Regione Renzo Tondo. Che davanti all’Associazione degli industriali di Trieste, il 1 luglio 2008, a una manciata di mesi dalla sua elezione a governatore della Regione, dichiara: «Bisogna realizzare il rigassificatore a terra». Il 9 settembre la svolta: no all’impianto marino, sì a quello a terra. Il 23 novembre 2012, alla Conferenza dei servizi in Regione, vengono giudicati “immotivati” i no di Comune e Provincia. Fino al colpo di scena del 22 dicembre: «Sul rigassificatore tiriamo una riga sotto e ripartiamo da zero». Ma non è che la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat non sia mai “scivolata”. Fiera oppositrice oggi, entusiasta alla firma del decreto che dà il via libera alla Gas Natural nel 2009. «Ho sempre espresso un parere favorevole all’impianto di Zaule. Ferme restando le garanzie sulla sicurezza, considerate le ricadute sul territorio, sarebbe assurdo non accogliere la notizia con soddisfazione». Era il 16 luglio di quattro anni fa. E poi c’è il parlamentare del Pd Ettore Rosato. Da sottosegretario agli Interni (27 agosto 2006), parla di una «battaglia dura» per portare il rigassificatore a Trieste: «Non bisogna perdere tempo, quest’impianto serve al Paese e alla regione, è necessario muoversi subito». Rigassificatore da realizzare a mare o a terra? «Meglio spingere per entrambi». Il 6 dicembre 2012 il tono è tutt’altro. Interrogazione in Parlamento al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, acceso sostenitore del progetto: «Non ci dobbiamo rassegnare, sono ottimista sulla possibilità di far ragionare questo governo», dichiara. Cosolini all’inizio è cautamente favorevole. Nel 2008, da segretario del Pd, lascia una porta aperta. Il 6 giugno 2008 afferma: «Sul rigassificatore adotteremo il metodo Agenda 21, coinvolgendo tutte le categorie per poi prendere una decisione». Il “ni” diventa quasi no nel 2010 di fronte alle prospettive di un “superporto” sostenuto da Unicredit: «Se aumentano le navi in golfo, diviene problematico convivere con le limitazioni imposte dalle gasiere»: è il 14 aprile. Da sindaco, Cosolini passa a un motivato no: «Gas Natural non ha mai dato risposte chiare, non mi convince più». E il numero uno della Camera di commercio? Non pervenuto. Nel 2006 Antonio Paoletti dice: «Non abbiamo tutti gli elementi su ricadute economiche e occupazionali». Nel 2007 pragmaticamente condivide il parere negativo che intanto arriva dal sindaco di allora, Roberto Dipiazza: «Se le ricadute economiche non sono tali da giustificare il sacrificio della città, mi va bene il no». A lungo neutrale la presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi, che solo di recente ammette: «Col rigassificatore dovremo cambiare i piani industriali». Ora la netta posizione contraria: «Il terminale è incompatibile con lo sviluppo del porto».

(d.t.)

 

OGGI CONSIGLIO COMUNALE A MUGGIA
Oggi, alle ore 15.30, il Consiglio comunale di Muggia si riunirà per ribadire il “no” al rigassificatore di Zaule progettato da Gas Natural, motivandolo adeguatamente. La convocazione d’urgenza è arrivata appena due giorni fa. Una solerzia che trova ragione nella scadenza imminente del termine dato al Comune per esprimersi sul supplemento istruttorio del procedimento di Via (Valutazione d’impatto ambientale) avviato dal Ministero dell’ambiente.
 

 

«Si pedonalizzi il tratto davanti al Rossetti»
La richiesta dei residenti fatta propria dalla Circoscrizione che ha chiesto al Comune di “accelerare”
Carta canta: pedonalizzare al più presto il tratto del viale davanti al “Rossetti”. La richiesta dei residenti di vedere riqualificato il tratto alto del viale è decennale, ma l’altro ieri ha preso corpo nero su bianco. Il Consiglio della IV Circoscrizione ha approvato all’unanimità un documento per chiedere al Comune di non far slittare ulteriormente l’opera, dandone una copertura di fondi certa e non più procrastinabile. La riqualificazione del tratto tra le vie Rossetti e Ireneo della Croce, è d’altronde compresa nel piano triennale delle opere. I lavori, di 2,5 milioni di euro, dovevano partire nel 2012 ma sono saltati perché dipendeva dai fondi regionali che poi non sono arrivati entro l’assestamento di bilancio. Da qui il timore che si rimandi alle calende greche e la necessità dei residenti di riprendere posizione, visto che di quest’opera se ne parla dal 2001 e che già nel 2009 avevano sottoscritto in 400 una petizione. «La zona scarsamente curata nonostante sia sede del Teatro Rossetti, uno dei più prestigiosi palcoscenici italiani – insorge il presidente di Circoscrizione, Luca Bressan-. Pur rientrando nelle aree ad “elevata valenza pedonale”, non risulta interessato da alcun intervento di pedonalizzazione, un’evidenza che ha acuito il malcontento dei residenti e commercianti. Considerando che si perderebbero solo 8 stalli e che quel tratto di strada non è particolarmente trafficato, si chiede di tenere fede a quanto previsto nel Piano delle opere, procedendo in tempi rapidi all’inizio dei lavori di riqualificazione». A farsi portavoce tra i commercianti, Serena Carpani: «Già ai tempi delle elezioni scrivemmo una lettera ai candidati sindaci per chiedere al più presto la pedonalizzazione di questo tratto del Viale degradato. Dopo la chiusura di vari negozi (“La gabbia” e “Bang&Olufsen” per esempio), non si trovano commercianti disposti a insediarsi. Al loro posto proliferano le sale giochi con il loro giro di frequentazioni. Per non parlare dei marciapiedi inesistenti. Eppure con il teatro il Viale ha un valore storico e culturale: basti pensare all’albero secolare su cui un tempo giravano le carrozze con gli spettatori: dopo essere stato tagliato non è più stato sostituito». Compiaciuti per l’iniziativa della Circoscrizione i vertici del Politeama: «La pedonalizzazione non può che valorizzare l'intera zona. Importante che impreziosisca l’area, senza nulla togliere sul piano della raggiungibilità del teatro da parte del pubblico».

Elena Placitelli
 

Presidio contro il taglio ai trasporti pubblici - INIZIATIVA DI USB
«No al taglio del trasporto pubblico, sì al taglio dei profitti stratosferici di Trieste Trasporti». L’Usb (Unione sindacale di base) ha organizzato una serie di iniziative, e una raccolta di firme per i tagli della Regione al trasporto pubblico nel 2013. «Si tratta - afferma Willy Puglia - di un taglio del 4% a Trieste Trasporti, cioè 2.260.000 milioni in meno rispetto all’anno scorso. L’azienda dice di essere così costretta a tagliare bus, servizi e personale. Calcolando in 570 mila i chilometri in meno. In pratica avremmo meno bus in servizio, meno corse sulle linee, autobus ancora più stracolmi e tempo di attesa più lunghi alle fermate. E poi 27 autisti in esubero. Questo significa che a tanti lavoratori precari non verrà rinnovato il contratto». Ieri in piazza Libertà il primo presidio organizzato dall’Usb con una raccolta di firme. La petizione chiede alla Provincia, in qualità di Organismo di vigilanza e controllo del trasporto pubblico, e al Comune di Trieste, socio di maggioranza, un intervento per evitare il peggioramento della qualità e la riduzione del servizio di trasporto pubblico conseguente alla cancellazione di 570mila chilometri di percorrenza dei mezzi pubblici. E di compensare il taglio dei finanziamenti regionali con il prelievo degli utili di bilancio di Trieste Trasporti con il taglio degli stipendi dei dirigenti aziendali. Nei prossimi giorni sono in programma altri due presidi, sempre dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19.30: il primo mercoledì 16 in piazza Goldoni e martedì 22 in Largo Barriera. La prima risposta dei cittadini, ieri di fronte alla stazione ferroviaria, è stata più che positiva. In poche ore sono state raccolte 600 firme. «La gente era interessata alla protesta - aggiunge Puglia -. Come sindacato insisteremo su un punto anche nei prossimi giorni. Trieste Trasporti nel 2011 ha chiuso il bilancio con un utile di 3.700.000 milioni, i due massini dirigenti dell’azienda hanno ciascuno uno stipendio di 300mila euro. Si cominci a tagliare questo e investire gli utili nei servizi e nel personale. Quest’anno è previsto un aumento dell’8% sui biglietti e sugli abbonamenti. Non è così che si rilancia il trasporto locale».

(fe. vi.)
 

 

La Capodistria-Divaccia a pochi metri da Vignano
L’opposizione muggesana preoccupata per i problemi ambientali causati dal raddoppio della linea ferroviaria. L’assessore: «Scriveremo alla Regione»
MUGGIA La nuova linea ferroviaria Capodistria-Divaccia passerà lungo il confine territorio di Muggia: per ora però il Comune non ha preso in considerazione tale possibilità. «È grave che il Consiglio comunale non sia sia espresso su un tema così delicato consegnando la delibera entro i termini previsti come richiesto dalla Regione", spiega il consigliere comunale del Pdl Claudio Grizon. L'assessore all'Ambiente di Muggia Fabio Longo replica: «Il sindaco Nesladek invierà una lettera alla Regione». Come emerso dalla relazione della Provincia sulla procedura di Valutazione dell’impatto ambientale (Via) transfrontaliera nell’area del viadotto a Plavia di Montedoro, a nord del confine si trova il paese di Vignano. Il ministero delle Infrastrutture e del Territorio della Repubblica di Slovenia specifica che in questa zona attualmente, sul versante sloveno del confine, non vi sono fonti di rumore che possano influire sul territorio italiano. «Con la realizzazione dell’opera l’impatto acustico, senza provvedimenti di mitigazione, aumenterà anche sul lato italiano del confine a Vignano». Inoltre rl cantiere ed il tracciato del secondo binario disteranno circa 300 metri dagli edifici più vicini sul lato italiano del confine con l’abitato di Vignano. «Per ridurre l’impatto acustico nell’abitato di Vignano, durante il funzionamento della linea, si ritiene necessario realizzare una barriera di protezione acustica di 2,5 m altezza». Durante la realizzazione dell’opera l’inquinamento atmosferico, sull’area del cantiere per la realizzazione del secondo binario, sarà determinato dalle emissioni di Pm10, mentre le concentrazioni in aria di altri inquinanti saranno sensibilmente ridotte. “La maggior causa delle emissioni di Pm10 sarà dovuta al trasporto di materiali e di terre da scavo, nonché alle operazioni sui cantieri a cielo aperto e sul viadotto a Plavia". Da evidenziare che "i lavori della parte di tracciato scoperto verranno eseguiti nelle ore diurne, lo scavo delle gallerie 24 ore su 24". Non trascurabile poi il discorso legato al possibile impatto ambientale alle falde acquifere sotterranea che potrebbero interessare anche i laghetti Noghere. «"Nonostante tutti questi temi il sindaco Nesladek non ha dato modo al consiglio di discutere e votare un proprio parere, avocando a se in modo inopportuno la competenza di esprimere un parere sul progetto», spiegano i consiglieri provinciali del Pdl Claudio Grizon e Viviana Carboni, i quali hanno anche stigmatizzato anche "l'atteggiamento curioso double face del governo sloveno che quando si tratta di ostacolare il progetto sul rigassificatore di Gnl si oppone in ogni modo, mentre quando si tratta di un suo progetto per una infrastruttura con un forte impatto ambientale minimizza».

Riccardo Tosques
 

 

Edilizia, come far rinascere le città - REVOLTELLA
“Accento: 100 minuti di idee&musica” alle 16 Info su http://piazzadellarchitettura.wordpress.com
Cento domande sull’abbandono edilizio. Se ne discute oggi alle 16 ad “Accento: 100 minuti di idee&musica per un manifesto sul riuso urbano”, l’appuntamento all’auditorium del Revoltella che è il primo di una serie di eventi collaterali della manifestazione “Piazza dell’architettura”. Un evento che indaga le questione dell’abbandono edilizio e che vuole raccogliere materiali e contributi per la costruzione di una piattaforma nazionale sul riuso urbano. Dieci oratori avranno a disposizione 7 minuti ognuno per esporre i loro pensieri, raccontare il proprio lavoro, la propria visione filosofico-urbanistica, per un totale di 70 minuti. Al termine di ogni intervento, tre minuti di musica live, per ulteriori 30 minuti in note. Che, con i 70 di dialogo tra platea e palcoscenico, chiudono il cerchio dei 100 minuti di spettacolo e di idee, soprattutto. L’appuntamento è curato da Manifetso 2020 e Salone Gemma.
 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - GIOVEDI', 10 gennaio 2013

 

 

PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO - IL WWF: “UNA SCATOLA VUOTA”
Il PGT avrebbe dovuto porre rimedio a 35 anni di gestione anarchica del territorio delegata alla pianificazione comunale. Invece, non fornisce alcun indirizzo e demanda tutto ad una pianificazione d’area vasta nemmeno prevista dalle normative vigenti.
Il WWF Fvg in questi giorni ha depositato le osservazioni al nuovo Piano regionale denominato “Piano del Governo del Territorio - PGT, lo strumento che, dopo 35 anni, dovrebbe sostituire il vecchio Piano Urbanistico Regionale Generale - PURG del 1978, per riorganizzare una situazione urbanistica che in Regione risulta datata e oramai priva di contenuti.
“Ma ancora una volta – denuncia l’associazione – ci troviamo di fronte ad un Piano che non pianifica proprio niente, che evita di dare indirizzi concreti e norme prescrittive demandando a futuribili piani di area vasta la pianificazione vera e propria. Insomma un guscio vuoto”.
Il PGT, fa notare il WWF, avrebbe dovuto porre rimedio all’anarchia urbanistica che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Durante la gestione del Purg, infatti, sono mancate le normative prescrittive che tutelassero gli indirizzi forniti dallo stesso Piano e politiche attuative che tenessero conto dell’evolversi delle dinamiche territoriali. In assenza di tali normative, in questi anni la gestione del territorio è stata delegata completamente alla pianificazione comunale, soggetta alle pressioni di interessi privatistici spesso accontentati per fini elettorali, ottenendo un disegno del territorio regionale anarchico e disorganizzato, che di fatto ha disatteso le indicazioni del PURG.
“In questo contesto – spiega il responsabile pianificazione e paesaggio del WWF Fvg Gianluca De Vido - il nuovo PGT, invece di riempire le lacune normative che in questi anni hanno caratterizzato la pianificazione regionale, invece di fornire indirizzi stringenti e azioni precise per raggiungere gli obiettivi, li rimanda a piani successivi, che di fatto rischiano di non vedere mai la luce in quanto non previsti dalle norme vigenti, e non individua nemmeno i ruoli e le competenze dei soggetti che dovrebbe fornire tali indirizzi nella pianificazione sub regionale”.
Il WWF segnala poi altre due preoccupanti aspetti. Innanzitutto il PGT rimanda a dopo la propria approvazione la stesura di un piano che dovrebbe essergli invece preliminare perché sovraordinato come quello paesaggistico, alterando così la scala gerarchica della pianificazione territoriale. Un’anomalia tutta nostrana, peraltro aggravata dalla recente approvazione del Piano delle infrastrutture e dei trasporti, che invece avrebbe dovuto sottostare al Piano paesaggistico e al PGT e non viceversa.
Ma soprattutto il PGT introduce il concetto della compensazione e della pianificazione “negoziata” tra pubblico e privato che è di fatto previsto dal “Bilancio di sostenibilità territoriale”, e che in definitiva riduce la pianificazione ad una trattativa-scambio tra l’Ente e la controparte privata, nella quale gli oneri di urbanizzazione vengono sostituiti da alcuni servizi a vantaggio (per lo più presunto) della comunità. Esiste insomma il rischio, ma secondo il WWF è quasi una certezza, che tali processi inneschino in realtà delle speculazioni colossali.
In conclusione, l’associazione del Panda rileva come nell'iter del PGT sia mancato un vero processo partecipativo per la redazione del Piano, procedura che dovrebbe garantire la possibilità di apportare cambiamenti allo strumento di pianificazione in fase di valutazione. Invece le tappe della partecipazione sono state saltate a più pari e gran parte delle istanze avanzate dai portatori di interessi istituzionali - in particolare quelle della Soprintendenza che rilevava come il Piano paesaggistico regionale debba deve essere predisposto in via prioritaria rispetto al PGT - non sono state considerate.
Di qui la richiesta, avanzata ufficialmente dall’associazione alla Regione, di rivedere integralmente il processo di partecipazione del Piano del Governo del Territorio.
WWF FVG

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 10 gennaio 2013

 

 

Rigassificatore, Clini: no alle scorciatoie
Il ministro replica alle accuse di Gas Natural: «Serve un supplemento d’istruttoria per localizzazioni alternative»
«È necessario verificare se non debbano essere prese in considerazione localizzazioni alternative a quella di Zaule.» Lo rileva in relazione al rigassificatore di Trieste, con una nota emessa ieri pomeriggio, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che replica duramente alle accuse lanciate nei confronti delle amministrazioni italiane dalla società proponente, la catalana Gas Natural. «I dati forniti dall’Autorità portuale sul traffico 2011 e 2012 nel porto industriale e quelli previsti sullo sviluppo del Piano regolatore portuale - sostiene Clini - sono sostanzialmente diversi da quelli considerati dalla Via (Valutazione d’impatto ambientale). E tenuto conto che la realizzazione del terminale non è ancora stata autorizzata dall’autorità competente (Ministero per lo sviluppo economico) è necessario aggiornare e riconsiderare i dati di contesto del periodo 2006-2009 sui quali è stata elaborata la Via, per accertare se le attività portuali consolidate nel 2011-2012 e quelle previste dal Piano regolatore, siano compatibili con il terminale.» Sono questi i motivi per i quali potrebbero venir prese in considerazione «localizzazioni alternative» secondo il ministro che però non parla mai di ipotesi di rinuncia all’impianto. Clini sostiene infatti che «l’Alto Adriatico e Trieste rappresentano un’area strategica per la realizzazione di infrastrutture energetiche a servizio dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, anche in considerazione delle trasformazioni in corso in particolare nel sistema energetico della Germania. In questo contesto - sottolinea il ministro - assumono un ruolo rilevante le infrastrutture per la fornitura di olio e gas e certamente gli impianti di rigassificazione possono rappresentare una piattaforma strategica.» Va ricordato che in ambito petrolifero ad esempio, attraverso la Siot passa il 100% del fabbisogno energetico della Baviera. Gas Natural aveva attaccato anche il governo italiano sostenendo che «le dichiarazioni del ministro Clini si inseriscono nel solco di una contestazione parziale e preconcetta portata avanti dagli oppositori dichiarati del progetto e come tali sono destinate, ove effettivamente implementate, a confluire in provvedimenti gravemente illegittimi che questa società non potrà esimersi dal censurare in tutte le sedi amministrative, civili, penali competenti, con conseguente rivendicazione del ristoro del danno ingiusto arrecato.» «È evidente che Gas Natural ha sbagliato ministro - replica Clini - perché gli unici preconcetti che mi si possono addebitare sono quelli verso l’arroganza e la maleducazione.» Eppure è proprio procedendo come vorrebbe Gas Natural che, secondo il ministro dell’Ambiente, il rigassificatore di Trieste rischia di fare la fine di quello di Brindisi dove la British Gas ha gettato la spugna dopo aver atteso per 11 anni un’autorizzazione che non è mai arrivata. Perché la Via rilasciata per Zaule nel 2009 non è sufficiente ai fini delle autorizzazioni ambientali dato che «secondo la direttiva 2001/42/Ce i piani e i programmi che definiscono il contesto nel quale si inserisce il progetto devono essere sottoposti alla Valutazione ambientale strategica (Vas). Ed è questo un buon motivo ulteriore per il supplemento di istruttoria.» Supplemento che, è stato annunciato a inizio anno, si esaurirà in 45 giorni, prenderà anche in considerazione ubicazioni alternative e varrà anche per la Via in corso sull’altro progetto di rigassificatore: quello in mezzo al golfo della tedesca E.On. «Localizzazione, progettazione e gestione degli impianti - precisa Clini - devono corrispondere in modo puntuale alle normative europee e nazionali in materia di Via e Vas, anche tenendo conto che l’Alto Adriatico è uno spazio condiviso da tre Stati membri dell’Ue. Altrimenti i progetti saranno destinati a lunghi contenziosi nazionali e internazionali come nel caso di Zaule: non è certo responsabilità di questo ministro dell’Ambiente se la mancanza di Vas del progetto di Zaule è da tempo un dossier all’esame della Commissione europea che resta in attesa delle decisioni delle autorità italiane prima di avviare una procedura di infrazione. Per evitare che a Trieste si riveda il “film” del rigassificatore di Brindisi - conclude Clini - la strada maestra è di applicare le norme senza scorciatoie e di usare il buon senso.»
Silvio Maranzana

 

COMITATO PORTUALE
Un altro no al rigassificatore di Zaule dovrebbe arrivare dal Comitato portuale che si riunirà questa mattina alle 11. Il Comitato ha infatti già trattato la questione dell’impianto del corso dell’ultima seduta dell’anno scorso il 18 dicembre, ma la discussione non aveva potuto concludersi con un voto in quanto non era stato ancora presentato lo studio completo sull’accresciuto traffico commerciale del porto con aumento di petroliere, traghetti, navi da crociera e portacontainer, che la società incaricata, la Technital ha concluso proprio nei giorni scorsi. Già la bozza riassuntiva però palesava l’incompatibilità con un nuovo traffico di gasiere nel caso sia confermata l’ubicazione dell’impianto a Zaule. Del resto è stata proprio una lettera della presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi che evidenziava il problema a indurre il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ad aprire un supplemento d’istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale che risale al 2009.
 

Ambientalisti portano carbone al governatore
Alla riapertura degli uffici regionali,una delegazione di cittadini vestiti da Befane con tanto di parrucche, maschere, scope e striscione si è recata al palazzo della giunta di piazza Unità per consegnare al presidente Renzo Tondo un classico sacco di carbone. L’iniziativa è stata dei gruppi “No al Rigassificatore” di Trieste, Muggia, Capodistria e dei barcaioli del Rio Ospo «Il meritato regalo - si legge in una nota - è stato assegnato in funzione del ruolo del presidente Tondo nel tira e molla in merito al progettato rigassificatore di Trieste. L’evento è avvenuto con tutti i crismi che prevede il protocollo in materia - si legge ancora nella nota - in quanto era pervenuta agli organizzatori la formale lettera di accreditamento. Essendo noto che il presidente è persona cortese e pronta all’ascolto ha accettato lo scherzo così come è nel suo stile». Sul sacco di carbone consegnato a Tondo è stata riprodotta questa frase: «Forza Presidente Tondo, portaci a casa la cancellazione del rigassificatore di Trieste come impegno elettorale». E in occasione dell’Epifania sul molo Audace, che gli stessi organizzatori chiamano molo San Carlo, è stato acceso un “rigassificarul”. «La direzione presa dal fumo - dicono ancora gli organizzatori - ha dimostrato che sussiste ancora il pericolo che venga decisa la costruzione del rigassificatore».
 

Rigassificatore: convocato d’urgenza il consiglio comunale
Il sindaco di Muggia Nerio Nesladek ha convocato ieri, d’urgenza, una seduta straordinaria del consiglio comunale, che si riunirà domani alle 15,30. All’ordine del giorno il supplemento istruttorio del procedimento di Via avviato dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare riguardante il progetto di rigassificazione di Gnl a Zaule.
 

 

Ferriera e salute Se ne parla oggi in commissione

“Situazione sanitaria della popolazione triestina e in particolare dei residenti di Servola”. Per analizzare questo tema, in relazione al quale il consigliere comunale del Pd Fabio Petrossi ha presentato una mozione urgente, si riunirà stamattina alle 9 nella sala giunta del Municipio la prima commissione consiliare (sanità), chiamata ad approfondire il testo presentato dall’esponente Pd. Domani invece alle 9 (sempre nella sala giunta del palazzo di piazza Unità) a riunirsi sarà la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente dell’aula Iztok Furlanic. La riunione servirà a mettere a punto l’ordine dei lavori della prossima seduta del Consiglio comunale, che si terrà lunedì prossimo. Da trattare anche la proposta di delibera sulla nomina del Collegio dei revisori dei conti del Comune per il periodo 2013-2016, che comporterà un impegno di spesa pari a 206mila euro. Proprio un inghippo burocratico (la mancanza dell’autocertificazione delle candidature, obbligatoria per legge) ha fatto slittare a lunedì la convocazione del Consiglio, originariamente prevista per lunedì scorso. Il nuovo Collegio verrà dunque eletto nella seduta della prossima settimana.

 

 

Provincia, bando per eliminare l’amianto
L’ente eroga contributi ai privati con un tetto massimo di 2mila euro per rimuovere il materiale dannoso
La Provincia di Trieste ha emanato il quinto bando per favorire la rimozione dell’amianto. Pur nella consapevolezza delle scarse risorse di bilancio, l’assessorato provinciale all’ambiente non è rimasto inattivo di fronte a una questione così sentita. E’ stato quindi pubblicato un nuovo bando per assegnare ai soggetti privati, contributi fino al 50% della spesa sostenuta, con un tetto massimo per singolo intervento di 2 mila euro. I primi quattro bandi hanno permesso di asportare complessivamente 1.770 chili di amianto e in particolare: 3.731 metri quadri di copertura, 839 metri di colonna o camino, 5 cappe della cucina. Sono state 129 le domande pervenute per un totale preventivato di 344.983, 15 euro dei quali liquidati al momento 114.239,50 euro. Per il 2013, l’Amministrazione ha anche individuato un gruppo di ditte autorizzate e resesi disponibili a rimuovere e smaltire con costi massimi prefissati e a mantenerli invariati fino alla fine dell’anno. Le domande possono pervenire sino al 31 marzo 2013. Possono accedere agli incentivi i soggetti privati, proprietari o affittuari autorizzati dal proprietario (siano essi persone fisiche o giuridiche) di fabbricati ed edifici civili con presenza di amianto, che intendano eliminare detto materiale. Possono essere ammessi al contributo gli interventi di rimozione e successivo smaltimento di manufatti contenenti amianto in matrice legata ed amianto in fibra libera esistenti sul territorio provinciale, in particolare: per amianto in matrice legata sono ritenuti ammissibili interventi inerenti la rimozione di lastre o pannelli piani o ondulati, utilizzati per la copertura di edifici o fabbricati accessori e come pareti divisorie non portanti; tegole, canne fumarie e di esalazione, cappe di aspirazione, serbatoi per contenere acqua o altro, forni, stufe, pannelli di protezione caloriferi, fioriere, utilizzati in ambito domestico o condominiale; per amianto in fibra libera sono ritenuti ammissibili interventi riguardanti la rimozione di isolamenti di tubature e di impianti termici o altri manufatti per la cui rimozione risulta necessaria la frantumazione del manufatto e l’adozione di provvedimenti di contenimento delle fibre eventualmente aerodisperse. Non sono ammessi a contributo gli interventi di inertizzazione/incapsulazione. Si ricorda che piccole quantità di inerti con possibile presenza di amianto - per il cui asporto non deve essere eseguito alcun intervento di frattura, taglio, ecc. - possono essere conferiti dai cittadini nei centri di raccolta dell’Acegas-Aps di via Carbonara, 3 a Trieste e di Strada per Vienna, 84/a ad Opicina, contenuti in robusti sacchi neri chiusi.
 

 

Discarica a cielo aperto nel Bosco Farneto - IL CASO - In via dei Battigelli un ammasso di elettrodomestici, inerti e rifiuti di ogni tipo
Uno sconcio. Non c’è altro sostantivo per definire il degrado in cui versa quella parte del Bosco Farneto che circonda la via dei Battigelli, alle porte del quadrilatero di Rozzol Melara. Una discarica a cielo aperto che purtroppo non ha nulla da invidiare alle bidonville che caratterizzano tante parti del sud del globo. Via dei Battigelli collega via Carlo De Marchesetti alla frazione di Longera. Sottostante il paese, la strada appare circondata da pastinature prevalentemente coltivate; un paesaggio, in sostanza, ordinato e gradevole. Il degrado appartiene invece al tratto che sale verso Melara dopo aver superato il torrente di fondo valle. Alla destra di via dei Battigelli svettano alcune alte grate di protezione per la scarpata sovrastante il rio. Ciononostante c’è qualcuno che si diletta a lanciarvi oltre ogni sorta di rifiuto. La situazione appare però allarmante nemmeno un centinaio di metri più a monte. All’imbocco del sentiero che, a mezza costa, porta nel cuore del Farneto tenendosi, ben alto, a una cinquantina di metri dal letto del torrente, l’escursionista trova una vera e propria discarica. Disseminati, a monte e a valle, centinaia di elettrodomestici in disuso, inerti, materiali di risulta, plastica e rifiuti di ogni tipo. E basta addentrarsi ancora lungo il sentiero per scoprire che per un lungo tratto si continua a camminare tra il ciarpame e il vetro rotto. Per la quantità di immondizie e di rifiuti ingombranti disseminati lungo le scarpate, vien da presumere che siano stati diversi “padroncini” impegnati in ristrutturazioni edilizie a disfarsene senza rivolgersi alle diverse depositerie comunali facilmente raggiungibili. Depositerie che dal lunedì al sabato sono aperte ininterrottamente dalle 7 alle 19 (in via Giulio Cesare dalle 6 alle 18; quella di via Carbonara funziona anche la domenica mattina dalle 9 alle 12). E quindi non vi sono scuse per chi continua a abbandonare gli ingombranti nei solchi vallivi periurbani. Tuttavia la vergognosa discarica di via dei Battigelli non è l’unico punto del parco Farneto in degrado. Per capire quanto poco alcuni cittadini risultino sensibili e educati al rispetto del patrimonio pubblico, basta dare un’occhiata ai dintorni della piazzola di parcheggio vicina all’entrata di Villa Revoltella, zeppi di rifiuti e plastica. E pensare che in diverse amministrazioni della Pianura padana si incentivano i privati a ricostituire i boschi sacrificati alla scriteriata agricoltura estensiva. A Trieste i polmoni verdi del Boschetto e di Villa Giulia da qualcuno non vengono apprezzati per quell’incalcolabile valore ambientale e sociale che rappresentano.

Maurizio Lozei
 

 

Agevolazioni per le case a misura di pipistrello
Duino Aurisina: il presidente della Seconda commissione Rozza avanza proposte per una edilizia “verde”
DUINO AURISINA Il 2013 si apre all'insegna della sostenibilità ambientale a Duino Aurisina, dove il consigliere di maggioranza, Maurizio Rozza, presidente della Seconda commissione consiliare, si appresta a sottoporre all'organismo alcune innovative proposte: in sostanza sgravi sugli oneri di urbanizzazione a chi costruisce riducendo il più possibile gli impatti, in termini di emissione di anidride carbonica, consumo dell'acqua e delle fonti energetiche. Ma anche precisi obblighi di salvaguardia, per chi ristruttura, dei nidi di rondini, balestrucci e rondoni: non si potrà arrecare loro danno o si dovrà inserire un nido artificiale. L'importante tema sarà trattato specificatamente in alcuni punti da introdurre nel nuovo "Regolamento sull'edilizia sostenibile". In arrivo, per i cittadini, potrebbe dunque esserci una concreta possibilità di risparmio e incentivo all'utilizzo di impianti “verdi”. «L'obbiettivo del regolamento – annuncia il presidente Rozza - è quello di smorzare, e in alcuni casi annullare, gli effetti dell'aumento degli oneri di urbanizzazione, oneri dovuti per chi costruisce, introducendo significativi sgravi per chi investe sull'ambiente. In questo momento di grave difficoltà dei lavoratori dell'edilizia mi pare importante puntare su innovazione e ricerca applicata. Un aumento dei costi di urbanizzazione, senza alcun provvedimento di indirizzo, infliggerebbe un'ulteriore mazzata al comparto, coinvolgendo ulteriori posti di lavoro». Gli sgravi proposti “arriveranno fino al 50% degli oneri di urbanizzazione secondaria”, mentre gli incentivi “saranno valutati assieme agli operatori del settore, verificando che siano commisurati ai maggiori costi derivanti dalle opere che comportano”. Questi ultimi saranno divisi in due capitoli: gli interventi a favore di acqua, aria, suolo; e gli interventi per l'ecologia urbana. Nel primo rientrerà, per esempio, la realizzazione di cisterne per la raccolta dell'acqua piovana, con un punteggio massimo a chi crea - oltre all'impianto per l'irrigazione di giardino ed orto - anche un impianto idraulico "non potabile" all'interno dell'edificio, per tutti i servizi che non necessitano di potabilizzazione. «Le opere di scavo e ripristino per la posa delle cisterne interrate – chiarisce l'esponente di Sel - saranno inserite tra quelle che non necessitano di concessioni o autorizzazioni, con la sola clausola che non comportino movimenti terra all'esterno del fondo pertinenziale all'immobile». Ma nel capitolo potranno rientrare anche l'utilizzo di impianti di riscaldamento a legna a basse emissioni, di isolamenti dell'edificio che ne consentano l'inclusione in classi A e A+, di impianti solari termici connessi con le apparecchiature che utilizzano acqua calda (lavatrici o lavastoviglie), di impianti solari energetici con dimensionamento superiore al potenziale assorbimento dei servizi e di sistemi di illuminazione a led. «Nella parte dedicata all'ecologia urbana – conclude Rozza - faranno invece punteggio l'uso di metodologie atte a favorire l'insediamento di chirotteri (pipistrelli) nella struttura, di mattoni realizzati per l'insediamento di colonie di rondoni e la realizzazione dei muri di recinzione in pietra carsica non compattata da cemento, utile a favorire la presenza di molte specie indispensabili al mantenimento di una buona ecologia urbana». Infine, per chi ristruttura edifici - considerato che rondini, balestrucci e rondoni sono specie protette - sarà introdotto l'obbligo ai proprietari di salvaguardare l’integrità dei nidi.

Tiziana Carpinelli
 

 

MAMMA CINGHIALE È AGGRESSIVA SE HA I PICCOLI - RUBRICA - ANIMALI di FULVIA ADA ROSSI
Uno è rosa e con peluria bianca e corta, l’atro ha zanne e denti aguzzi: maiale e cinghiale sono molto diversi all’apparenza, ma in realtà la loro parentela è molto stretta. Il maiale domestico (Sus domesticus), detto anche suino o porco, è un animale le cui origini sono ritenute antichissime; è presente in vari continenti da tempo immemorabile, ritrovabile in dipinti e bassorilievi. Si ipotizza che la domesticazione del suino sia avvenuta in Cina, circa 7.000 anni fa. Dal punto di vista alimentare, il ruolo del maiale è sempre stato ritenuto importantissimo da tutte le popolazioni; è possibile infatti trovare numerosi riferimenti letterari al suino e al suo allevamento presso gli antichi egizi, greci e romani. Il cinghiale, come il maiale, è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Suidi, e appartenente alla specie Sus scrofa. Ciò vuol dire che se un cinghiale maschio si accoppia con un maiale femmina nascono piccoli che a loro volta si potranno accoppiare e far nascere altri figli. E lo stesso vale se un cinghiale femmina si accoppia con un maiale maschio. L'aspetto fisico di un cinghiale è molto simile a quello di un maiale: hanno entrambi un corpo tozzo, una testa piuttosto grande, un collo corto e le orecchie dritte. Alto alla spalla un po’ meno di un metro, lungo 1,50 metri, il cinghiale può raggiungere il peso di 180 kg. Le zampe sono corte e sottili, la testa è allungata con occhi piccoli e orecchie grandi; la vista è poco acuta, ma l'olfatto e l'udito sono molto sviluppati. I maschi usano i canini, sporgenti su entrambe le mascelle, per la difesa e l'offesa. La pelle è rivestita di setole sparse di colore marrone e solo di inverno da peli corti e setole lunghe e fitte. Sulla nuca si trova una criniera e la coda è stretta e pendula. Il maiale viene immaginato rosa biancastro, ma essendo una specie allevata ne esistono molte varianti che si esprimono in stazze e colori diversi. I cinghiali hanno i denti canini che, nei maschi, formano robuste e lunghe zanne incurvate lunghe fino a dieci centimetri, (nelle femmine sono ridotti ma comunque presenti): le utilizzano come arma per lottare contro altri maschi durante la stagione degli accoppiamenti e come elemento di attrazione. Se state passeggiando nella macchia all'imbrunire durante l'estate, potreste fare un incontro con una femmina che si porta dietro la cucciolata: attenzione, la madre è molto protettiva con i suoi piccoli e potrebbe aggredire voi o il vostro cane.
 

 

A Grado “Zamparini City” resta senz’acqua
Monito del Wwf regionale: «I servizi idrici non saranno in grado di soddisfare le nuove richieste»
GRADO «I servizi idrici, stradali e di fognatura della città non saranno in grado di sopportare la richiesta derivante da tutte le nuove lottizzazioni previste in città. Ora IrisAcqua ci dà ragione». A lanciare il monito è il Wwf regionale che rilancia la denuncia della multiutility isontina sul fatto che la rete idrica dell’Isola d’oro, affollata a dismisura, e contro ogni regola del buon senso, di seconde case, è sottodimensionata e a rischio sono anche gli impianti fognari che d’estate devono servire oltre 80mila presenze fisse. Un allarme, rispetto ai nuovi progetti di lottizzazione, che il Wwf sta lanciando da tempo. «In merito alle reti di acquedotto in progetto - sottolinea il Wwf - nulla osta l’allacciamento alle reti di acquedotto esistenti, fatto salvo che allo stato attuale non può essere garantita la fornitura idrica in caso di picchi stagionali». Perchè è così, ricorda l’associazione ambientalista, come ha già scritto lo scorso novembre IrisAcqua al Comune di Grado che aveva chiesto alla multiutility un parere nell’ambito della procedura di Valutazione ambientale strategica del Piano particolareggiato d’iniziativa privata di Val Cavarera, la cosiddetta “Zamparini City”. «È quanto diciamo da tempo e ora la multiutility isontina ce lo conferma – attacca il Wwf –: le reti idriche attuali non sono in grado di sostenere la pressione di una lottizzazione destinata a svilupparsi su una superficie di circa 493mila metri quadrati per un totale di circa ulteriori 394.400 metri cubi di cemento da destinare a residenze turistiche, ricettive, commerciali e direzionali: una lottizzazione che, insieme alle altre urbanizzazioni previste in città (comparto A e comparto B Sacca dei Moreri, Valle Cavarera e Primero), comporteranno l’insediamento di nuovi 7mila abitanti». «E quello della carenza d’acqua – continua l’associazione - sarà solo uno dei problemi causati dal sovrautilizzo degli attuali servizi, dimensionati su una città di 8.600 abitanti (che d’estate diventano 80 mila): come abbiamo segnalato in tutti i documenti che abbiamo presentato sulle nuove lottizzazioni di Grado, una volta realizzate tutte queste cubature, i 7mila potenziali nuovi turisti andranno a riempire ulteriormente le già affollate spiagge, i servizi e le due sole strade di accesso alla città, mentre nel resto dell’anno ci sarà un milione di nuovi metri cubi pressoché abbandonato».
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 9 gennaio 2013

 

 

Rigassificatore, no degli ambientalisti sloveni
Alpe Adria Green contro il commissario Ue, il connazionale Potocnik: «Problema gestito con inefficacia»
Continua anche oltreconfine la battaglia per il no al rigassificatore di Zaule: stavolta tocca agli ambientalisti sloveni di Alpe Adria Green attaccare il Commissario Ue per l'Ambiente, il connazionale Janez Potocnik. La pesante critica dell'organizzazione ambientalista fa riferimento a una lettera, sottoscritta dalla direttrice Affari legali della Commissione, Marianne Wenning, in relazione ai problemi di impatto ambientale dei terminali di rigassificazione e del gasdotto progettati per essere costruiti nel golfo di Trieste. Secondo Alpe Adria Green «i contenuti della lettera dimostrano che il Commissario Potocnik e i suoi uffici gestiscono questo problema con scandalosa debolezza e inefficacia». Gli ambientalisti sloveni ritengono infatti siano state accettate informazioni ufficiali provenienti dall'Italia, secondo le quali nei progetti non vi sono le irregolarità e le carenze denunciate proprio dagli ambientalisti italiani e sloveni. «Ma la Commissione – recita una nota stampa di Alpe Adria Green - non ha accertato se tali informazioni ufficiali italiane siano vere e complete. La Commissione di Potocnik dichiara di sapere che Gas Natural ha modificato i progetti, e che tali modifiche non sono state comunicate né alla Commissione, né alla Slovenia. Ma la Commissione non ha chiesto di conoscere queste modifiche. La Commissione di Potocnik afferma che potrà dare un parere definitivo sull'esistenza o meno delle violazioni soltanto dopo le decisioni definitive delle autorità italiane. Ma le decisioni definitive sono i permessi di costruzione che la Commissione dovrebbe impedire». Per questi motivi gli ambientalisti ritengono che questi comportamenti ledano gli interessi della popolazione italiana e slovena e quelli dell'Unione Europea, e ritengono di dover chiedere chiarimenti allo stesso Commissario, per conoscere quali uffici ministeriali italiani abbiano hanno fornito alla Commissione informazioni fuorvianti. «Tali informazioni – rileva la nota stampa - sono ora smentite ufficialmente da una lettera del 19 dicembre con cui il ministro italiano dell'Ambiente Corrado Clini ha comunicato alle autorità di Trieste di avere disposto, su informazioni e richiesta della presidente dell'Autorità portuale di Trieste Marina Monassi, il riesame degli impatti ambientali dei due rigassificatori e del gasdotto. Alpe Adria Green dichiara di apprezzare l'operato rigoroso del ministro Clini e della presidente Monassi, al quale Gas Natural ha ora reagito minacciando ufficialmente denunce penali e cause civili per danni contro chiunque la ostacoli: cioè contro i governi, le amministrazioni locali e le popolazioni della Repubblica Italiana e della Repubblica di Slovenia». Il riferimento conclusivo è al supplemento di istruttoria con il quale il ministro Clini ha deciso di riaprire la Via (Valutazione di impatto ambientale) sui progetti dei due rigassificatori: quello di Zaule e quello offshore.

Riccardo Coretti
 

Gas Natural sbarca in Algeria
Il gruppo spagnolo Gas Natural ha annunciato di aver concluso un accordo con il gruppo pubblico algerino Sonatrach per l'acquisto a 62 milioni di euro del 10% del capitale di Medgaz, società di progetto del gasdotto fra l'Algeria e l'Europa. L'annuncio arriva a meno di due settimane dall'accordo di vendita con due altri grandi azionisti del progetto, le spagnole Iberdrola (20%) e Endesa (12%), che lasciano il capitale di Medgaz a favore di Belge Fluxis. «L'acquisto di questa partecipazione - informa una nota di Gas Natural - è associato al trasferimento del 10% della capacità di trasporto del gasdotto a Gas Natural Fenosa», pari a 800 milioni di metri cubi all'anno.
 

 

Dubs (Pdl): «Sondaggio su Prg fasullo»
Pesante accusa del consigliere della V circoscrizione Roberto Dubs (Pdl) nei confronti della giunta Cosolini sul Prg. «I dati raccolti dagli stagisti assunti dal comune (ex allievi dell’ assessore Marchigiani ) sono totalmente inattendibili : sindaco e funzionario lo confermano davanti ad una platea di oltre 200 persone. Al questionario on line ed anche a quello cartaceo sul Prg la stessa persona poteva rispondere anche mille volte alterando i risultati finali della consultazione. Lo hanno confermato il sindaco ed il funzionario del Comune davanti ad una folta platea del Ridotto del Verdi rispondendo a una precisa mia domanda». «È talmente elementare la procedura che consente ad un singolo utente di esprimersi un unica volta sullo stesso sondaggio web che è difficile attribuire ad una semplice distrazione questa grave anomalia che ha alterato tutti i dati della consultazione” - spiega il consigliere Dubs, il quale si chiede anche che attendibilità può avere questa fase di ascolto se ogni cittadino poteva esprimere il suo parere anche 100 volte di seguito sul sondaggio internet e magari altrettante sul sondaggio cartaceo? Mi auguro che alla luce di tutto questo non si tenti di giustificare le scelte scellerate che ritroveremo nel Piano con un uso strumentale dei dati un sondaggio farlocco».
 

La Costa dei Barbari si ispirerà al modello delle Cinque Terre
L’assessore Rozza anticipa le linee -guida del nuovo parco Con qualche frecciata al ministro dell’Ambiente Clini
DUINO AURISINA Non più una pista bianca di pietra con incastonate luci algide, magari a led. Quello della Costa dei Barbari, area protetta, dovrà essere un sentiero del tutto compatibile con l'ambiente circostante, da valorizzare secondo una filosofia diversa dallo spirito che ha plasmato le varie Lignano, Grado o Milano Marittima. Se proprio un paragone deve essere fatto, allora va inseguito piuttosto il modello ligure delle Cinque Terre. Così, la prima grande rivoluzione del progetto che concerne la meravigliosa striscia di litorale nostrano potrebbe essere proprio l'eliminazione dell'illuminazione artificiale sulla futura strada di collegamento tra Portopiccolo e l'ex hotel Europa di Marina d'Aurisina. Lo sostiene Maurizio Rozza, esponente di Sel e presidente della Seconda commissione consiliare: «Con il finanziamento assicurato dal ministro all'Ambiente Corrado Clini, lo stesso che si preoccupa dell'attività industriale dell'Ilva, circostanza curiosa per chi riveste quel ruolo, forse più consona al dicastero dell'Industria, si possono fare cose più utili rispetto a una passeggiata a mare illuminata a giorno. Peraltro, per il tipo di turismo che s'intende ricreare in zona, un turismo sensibile alla conservazione dell'ambiente, ai prodotti e alle strutture ricettive originari dei luoghi, certe luci provocano solo fastidio, poiché interferiscono con l'habitat e le specie naturali presenti sul territorio». Eppure, sottolinea sempre Rozza, «la prima premura di Clini, che ha posto tale vincolo, è stata proprio questa strada illuminata: l'auspicio nostro è che il prossimo Ministro all'Ambiente faccia cadere la condizione. A mio avviso – prosegue – con quei soldi si potrebbero fare molte altre cose, per esempio mettere in sicurezza le strade a rischio frana, per evitare che pezzi di costone piombino sulla testa del bagnante». Sul fronte spiagge, anche in questo caso l'ispirazione va alle Cinque Terre: rispetto della natura in primis. E mantenimento anche di un'area dedicata al naturismo. «Perché non va scordato – rimarca Rozza – che la spiaggia più pulita della nostra provincia è proprio quella frequentata dagli amanti della tintarella integrale». Ma molte cose vanno decisamente migliorate, come tutta la situazione a monte della Costa dei Barbari: «I parcheggi a pagamento sulla strada, dalla rendita ridicola, vanno in parte eliminati per dare spazio a un chiosco su vista panoramica che venda prodotti tipici e possa anche fare della musica, in quanto in quella zona non può infastidire nessuno. L'attività potrebbe essere affidata a un giovane di qui, con l'obbligo però a mantenere pulita l'area, così scoraggiando il via vai continuo della zona, ormai più simile a una casa d'appuntamenti che a un'area di sosta, con tutte le conseguenze del caso in termini di immondizia. Mi fa piacere che le persone facciano sesso sicuro, ma è inaccettabile il massiccio rinvenimento tra i cespugli di preservativi usati come pure i comportamenti contrari alla pubblica decenza». Di recente Regione e Comune hanno siglato un accordo di programma che sancisce il ripristino ambientale della zona costiera, per uno stanziamento di 1,7 milioni di euro, ripartito a metà tra i due enti. Un’operazione mirata al consolidamento e alla riqualificazione del tratto di mare, a preservare fauna e flora autoctone, nonché a recuperare antichi manufatti e a creare una riserva naturale, usufruibile solo per la balneazione. La Regione ha già stanziato 847 mila euro delle risorse statali: la rimanente parte sarà finanziata dal Comune con fondi propri.
Tiziana Carpinelli

 

All’elettrodotto di Terna manca solo una firma - ENERGIA - Decreto ministeriale per l’Udine-redipuglia
TRIESTE Siamo oltre i 60 giorni “intimati” a luglio dal presidente della Danieli Giampietro Benedetti, ma la lunga trama autorizzativa dell’elettrodotto 380 kV Udine Ovest-Redipuglia è finalmente giunta all’ultima firma. Manca solo l’autografo di un dirigente del ministero dello Sviluppo Economico sul decreto autorizzativo: dovrebbe trattarsi di un passaggio meramente tecnico, per cui - confidano a Terna - la crisi governativa e la relativa imminenza elettorale non dovrebbero rallentare il corso dell’evento. Chiusa la conferenza dei servizi, ottenuta dalla Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia l’intesa sul progetto, Terna attende a giorni il via libera del Mise per partire con l’operazione. Operazione che prevede tre stadi d’azione: i bandi di gara per la fornitura di servizi e materiali, l’asservimento delle aree interessate, il progetto esecutivo dei lavori. Terna, cui è demandata la realizzazione dell’opera, calcola che orientativamente dalla firma ministeriale alla conclusione dell’intervento trascorreranno circa tre anni, quindi l’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia, salvo intoppi, verrà completato tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. Terna vi investirà 100 milioni e prevede di dar lavoro a una decina di imprese per oltre 300 addetti. Riepiloghiamo ora le ragioni - non sempre di unanime sentire, come attesta la decennale durata dell’impervio percorso autorizzativo - che hanno motivato la necessità di costruire la nuova infrastruttura. C’è innanzitutto un problema tecnico: le due linee a 380 kV, attualmente operanti in regione, risalgono a oltre trent’anni fa, mentre il fabbisogno energetico del Friuli Venezia Giulia è più che raddoppiato. Nel 2011 - documenta Terna - il deficit elettrico friulo-giuliano, cioè la differenza tra produzione e consumo nel territorio, ha raggiunto il 10%. Quindi nel 2003 i 40 km dell’elettrodotto vennero inseriti nel Piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale, approvato dall’allora governo Berlusconi. La nuova realizzazione implica la demolizione di 110 km di linee elettriche obsolete, l’eliminazione di quasi 400 vecchi tralicci, l’affrancamento dalle serviù per 367 ettari di territorio. C’è un motivo di carattere economico: Terna stima che la convergenza di maggiore qualità, sicurezza ed efficienza nella gestione della rete determinerà un risparmio di oltre 60 milioni di euro annui per il sistema nazionale, 2/3 dei quali derivanti dall’eliminazione dei cosidetti “colli di bottiglia” che intasano il trasporto elettrico. Le centrali di Torviscosa e Monfalcone saranno allora in grado di immettere ulteriori 600 mw di capacità produttiva. Come ricordavamo all’inizio, nel luglio ’12 il leader della Danieli, Benedetti, la mise giù dura, minacciando di investire 350 milioni in Croazia anzichè nella Bertoli Safau a Cargnacco, qualora non si fosse dato celermente seguito alla costruzione dell’elettrodotto, fattore essenziale per l’approvvigionamento energetico dello stabilimento siderurgico friulano. Gli ultimi conti di Terna riguardano i nove mesi del 2012, che vedevano il gruppo, guidato da Flavio Cattaneo e presieduto da Luigi Roth, migliorare i principali indicatori: ricavi a quasi 1,3 miliardi (+6,9% rispetto al gennaio-settembre ’11)), ebitda a oltre un miliardo (+9,5%), ebit a 718 milioni (+10,4%), utile netto “adjusted” a 355,5 milioni (+15,6%).
Massimo Greco

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 8 gennaio 2013

 

 

Più verde, meno auto: il Prg “disegnato” dai triestini - URBANISTICA»CHIUSA LA FASE CONSULTIVA
Presentati i risultati dell’indagine promossa dal Comune in vista della redazione del documento. Compilati 4mila questionari, 8mila gli accessi al sito del Comune
L’ASSESSORE MARCHIGIANI Una mole di opinioni e suggerimenti di cui l’amministrazione terrà conto nella stesura del piano che avverrà adesso zona per zona
IL SINDACO COSOLINI Gli interessi non sempre possono essere coincidenti ma le idee dell’amministrazione si concretizzano nelle linee guida del lavoro
Una città che si scopre ansiosa di avere più spazi verdi e soprattutto attrezzati per i bambini, che è entusiasta al 96% per le energie alternative, che sogna di fare giardinaggio per il verde pubblico, va soprattutto a piedi e coi mezzi pubblici (e tutte le auto in giro di chi sono?), che considera il problema della casa difficile quasi solo per via di appartamenti troppo vetusti e troppo grandi, ma che di fronte a questo sogno idilliaco, sposato a una visione di futuro legata (come da tendenze nell’aria) su turismo, cultura e scienza, confessa al 74% di trovare deludente la prospettiva economica della città. Questa è la sintesi dell’indagine conoscitiva promossa dal Comune per raccogliere, nel più grande e articolato processo di moderno “ascolto” che si ricordi, le opinioni di base per la formulazione del nuovo Piano regolatore. Un raduno di opinioni generalizzate e per settore (categorie produttive, associazioni, circoscrizioni) che soprattutto voleva testare non tanto i “desiderata” segreti dei cittadini, ma il consenso o meno sulle linee di indirizzo elaborate dal Comune stesso, dal sindaco e dall’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani. Un consenso incassato a pieno perché nessuna persona anche di solo medie buone intenzioni può seriamente essere contraria a sostenibilità ambientale, riuso del territorio e degli edifici degradati, qualità del paesaggio e mobilità sostenibile. E i risultati (questi e molti altri in più) sono stati presentati ieri al Ridotto del Verdi, peraltro tutti i dati sono disponibili sul sito Retecivica, alla voce Urbanistica o direttamente “Nuovo Prgc”. Prima di tutto Cosolini e Marchigiani hanno messo in luce la politica distintiva di questa amministrazione, il rovescio esatto di quella scelta per il Prg da Dipiazza: prima il segreto totale, che molto fece infuriare, e ora un mastodontico raduno di opinioni preventive, «di cui si terrà conto» ha detto Marchigiani, ma il sindaco onestamente ha riconosciuto che sulle pianificazioni urbane ci sono anche interessi non coincidenti. Produrre, che pur sarebbe urgente, può cozzare col sogno di un’oasi verde. I numeri comunque sono interessanti: 2500 questionari in carta, 1500 online, 8000 accessi al sito del Comune, 7 riunioni circoscrizionali, 28 rappresentanti di categorie economiche riuniti a discutere e 155 rappresentanti di enti, associazioni, organizzazioni, da cui sono arrivati 32 contributi scritti di suggerimenti. Un lavoro immenso che ha coinvolto anche “stagisti” universitari. Ampi i ringraziamenti alle «alte professionalità del Comune, cui è giusto fare ricorso in momenti di criticità economica». Ma come sarà questo Piano regolatore? Ancora non si sa, la fase di “scrittura” zona per zona comincia ora, le tendenze sono di avvicinare le strutture scientifiche al tessuto cittadino, di ampliare i parcheggi, di creare punti di interscambio fra auto e bus, o bicicletta, di mappare (lavoro già iniziato) gli edifici vuoti, di collegare il centro con le periferie e Trieste coi Comuni circostanti, e con la confinante Sesana. Se dai contributi tecnici si evidenziano esigenze e idee allargate, dal questionario dei cittadini emerge forse anche il target che ha scelto di rispondere: il più attento, attivo, partecipativo, computerizzato. In una città di anziani infatti (e Marchigiani che deve scrivere il futuro lo ha sottolineato con soddisfazione) è emersa come prima esigenza quella di “spazi liberi attrezzati”, e attrezzati “per bambini e famiglie”. Il che è anche un buon risultato, visto che a Trieste rischiano di essere minoranza e dunque meno urgenti da soddisfare. Cosolini, che sul nuovo Prg si è giocato in parte le elezioni raccogliendo l’eredità del progetto finito male, ha dato ieri anche totale copertura politica a quanto fatto finora e a quanto soprattutto emergerà dai dettagli sostanziali: «Le idee di questa amministrazione non sono, come spesso accade, astratte, ma si ritrovano tutte dentro il suo Piano regolatore».
Gabriella Ziani

 

L’approvazione in aula entro novembre
Il viaggio del nuovo Piano regolatore è iniziato l’11 novembre 2011 con l’approvazione in Consiglio comunale delle nuove direttive e la contestuale fissazione delle nuove salvaguardie (impossibilità di agire sul territorio in attesa della nuova pianificazione) che avranno durata di due anni, cioé fino al novembre di quest’anno. A maggio 2012 sono partiti le consultazioni circoscrizionali e il questionario per tutti i residenti, a luglio le riunioni coi gruppi di professionisti, i sindacati, le associazioni, gli enti economici, gli Ordini professionali, in autunno l’immensa mole di dati è stata analizzata. Ieri la presentazione pubblica che chiude le consultazioni. Entro l’estate il Prg sarà scritto e “tabulato”. Il Consiglio comunale deve approvarlo entro la scadenza di novembre.
 

Tante domande, nel mirino anche la Ferriera
E c’è chi ha fatto notare che al sondaggio online una stessa persona poteva rispondere più volte
La sala del Ridotto era quasi esaurita. Tanta gente per sentire i risultati della grande consultazione sul Prg, ma nessuna domanda al di sopra di qualche casalinga curiosità, in certi casi inappropriata: «Vi rendete conto che le circoscrizioni hanno quasi tutte bocciato questo piano?». «Si trattava del Piano del traffico». «Che cosa farete di viale XX Settembre?». «Lo diremo quando si parlerà anche di altre vie, non meno importanti». E la domanda più urgente è arrivata alla fine: «Che cosa intendete fare per le panchine in pietra di piazza Venezia? Ci sono stata seduta un’ora e mi si è gelato il sedere». Il sindaco è stato sorridente: «Beata lei che è riuscita e gelarsi appena dopo un’ora...». I problemi di pianificazione, su cui l’assessore Marchigiani ha vedute, lessico ed eloquio professionali e professorali, non si sono rivelati all’altezza di quelli più sentiti. Per esempio, come isolare i quartieri che confinano con industrie inquinanti. Senza nomi, naturalmente, ma la Ferriera era evocata. E come mai non si è mai parlato del porto? «Abbiamo detto “mare” - ha risposto Cosolini -, il porto sta sul mare. Lo sviluppo di Trieste viene dal Porto nuovo, e per quanto mi riguarda anche dal Porto vecchio, ma qui “mi taccio”...». E perché aggiungere parcheggi se in Europa ormai si va a piedi nei centri cittadini? È previsto un piano di emergenza ed evacuazione? Rimetterete in luce i torrenti interrati? Un cittadino ha messo in dubbio il sondaggio on line: vero o no che, volendo, la stessa persona avrebbe potuto rispondere più volte? Attimo di incertezza. Poi la sincerità: «Teoricamente sì, ma...». Neanche il Comune può credere a una “partecipazione” perfino compulsiva.

(g. z.)
 

In Porto Vecchio la chiave per la Trieste del futuro
Razeto (Confindustria): «Lì si innescherà un processo virtuoso per la provincia» Ma Fedriga (Lega) contesta il sondaggio del Piccolo: no alle case e ai ristoranti
Ha innescato subito un dibattito, in particolare sul modello di sviluppo economico della città, il sondaggio commissionato dal Piccolo - realizzato da Tolomeo Studi e ricerche - e pubblicato nei giorni scorsi. I cittadini hanno espresso il loro gradimento sulla giunta comunale, il proprio orientamento politico e l’opinione sui maggiori temi socio-economici. La questione cruciale è il recupero di Porto Vecchio, ritenuto importante dal 93% dei triestini. «Trieste ha la caratteristica di attorcigliarsi su se stessa - ammonisce Sergio Razeto, presidente di Confindustria Trieste - ma proprio dal Porto Vecchio potrebbe arrivare la spinta per innescare un circolo virtuoso. Giustamente sono state date concessioni a lunga scadenza, 70 anni, la sdemanializzazione è un falso problema, ora è importante spostare una parte del Punto franco e dovrebbe essere l’elemento determinante intanto per attirare capitali e mettere in piedi i cantieri edili.» «Alla domanda “Lei è favorevole al riutilizzo dello scalo?” avrebbe potuto rispondere sì anche il 100% degli intervistati - commenta Piero Camber (Pdl) - Ma la domanda da fare era: “Lei per Porto Vecchio propone un uso portuale oppure residenziale?”» In realtà Camber non tiene conto di un dato: la domanda del sondaggio partiva infatti da una premessa, che fungeva da aspetto dirimente: «Il sindaco Cosolini ha promosso una marcia in Porto Vecchio per sensibilizzare sulla necessità di recuperare l’area.» Ma sullo stesso punto glissa e picchia duro anche Massimiliano Fedriga, deputato della Lega Nord: «Si sta insinuando che esiste una sola possibile alternativa: o facciamo anche case oppure tutto resta fermo. Ma non è e non deve essere così, perché il Porto Vecchio dovrebbe essere riservato a imprese che si occupano della lavorazione delle merci, a insediamenti di terziario avanzato in connessione con attività logistiche, il tutto favorito proprio dall’esistenza del Punto franco che potrebbe richiamare imprenditori internazionali. I porti nautici credo che portino ben poca occupazione, non voglio poi nemmeno pensare a ristoranti e locali con tutti gli stabili sfitti che esistono in tutte le altre zone della città. Ecco anche chi la pensa così, cioé come me, ha risposto “sì” a quel sondaggio”. Va da sè che l’interpretazione di Fedriga è soggettiva e del tutto in contrasto con le analisi del pool di ricerca che ha eseguito il sondaggio. Magari i triestini hanno visto che i vantaggi (presunti) del punto franco non hanno condotto a nulla in decenni e decenni? Ma la maggioranza dei triestini si è espressa anche contro il rigassificatore e Ettore Rosato, deputato del Pd, ne avoca tutto il merito al centrosinistra . «Io sono convinto - afferma - che il rigassificatore di Gas Natural grazie alla nostra opposizione sia morto e sepolto. Certo, fosse stato per il governatore Tondo sarebbero forse già cominciati i lavori, così come voleva il ministro Corrado Passera. Ma la Regione anche sulla questione della riconversione della Ferriera ha dato qualche segno di vita nelle ultime settimane solo perché stiamo entrando in campagna elettorale. Prima per anni assenza assoluta di iniziative e di proposte. Ma io ritengo che il sondaggio sia stato molto utile - prosegue il deputato Pd - perché ha dimostrato che le linee lungo le quali si sta muovendo il sindaco Cosolini su questioni base quali Porto Vecchio, rigassificatore, Ferriera corrispondono alle idee della grande maggioranza dei triestini. E lo dimostrano anche i quesiti strettamente politici: la politica deve fare di più ma se c’è un partito che è in grado di fare più degli altri, questo è il Pd.» «Facile essere in vantaggio, come lo è oggi il centrosinistra - ribatte Piero Camber - quando non c’è una vera e propria alternativa. Vedremo quando ci sarà l’anti-Cosolini se il responso sarà lo stesso.»
Silvio Maranzana

 

«Puntare su green economy e logistica» - Sincovich (Cgil): il modello di sviluppo con il terziario all’85% del Pil è arrivato al capolinea
ATTIRARE IMPRENDITORI Secondo il segretario del sindacato per fare un’operazione di marketing del territorio è necessario creare una società consortile
LA RISORSA DEL TURISMO Si faccia finalmente il Parco del mare - dice Camber (Pdl) - e si collochino le collezioni di de Henriquez nella Piccola Berlino
Potrà allora sopravvivere o addirittura vivere bene la Trieste del futuro dal momento che la maggioranza relativa (45,3%) dei cittadini intervistati nel sondaggio ritiene addirittura che il peggio debba ancora arrivare? «Il sistema economico di Trieste così come ha resistito per una serie di decenni con il terziario spinto all’85% del Pil è giunto al capolinea - ammonisce Adriano Sincovich, segretario provinciale Cgil - proprio a fine mese abbiamo in programma un seminario di approfondimento per verificare come il processo di dismissione della Ferriera possa associarsi a un programma di reindustrializzazione dell’area, se può innescarsi un rapporto virtuoso tra le filiere dell’innovazione e settori della logistica, se vi sono possibilità di insediamento e sviluppo in zona per la green economy. Per fare una ficcante operazione di marketing è necessario creare una società consortile, già ipotizzata per la riconversione di Servola, con un comitato di pilotaggio pubblico, ma che abbia competenze e operatività di tipo privato-manageriale.» «Le obiezioni al rigassificatore riguardano la sicurezza dell’impianto e su questo aspetto non sono un esperto - replica il presidente Razeto - ma i vantaggi sarebbero innegabili a cominciare dalle imprese edili coinvolte per finire con lo sfruttamento della cosiddetta “catena del freddo” al di là degli addetti e dell’indotto. Ma più in generale bisogna creare le condizioni favorevoli ad attrarre imprenditori.» «É facile - prosegue il ragionamento Fedriga - basta attuare quanto chiede la Lega e cioé che il 75% delle tasse che si pagano al Nord rimanga sul territorio: in questo modo si potrebbe creare una fiscalità di vantaggio sia per attrarre imprenditori che per non farli scappare. Attualmente infatti la pressione fiscale per le imprese in Italia raggiunge il 63% del reddito, mentre in Slovenia si ferma al 34%.» «In effetti un nuovo modello di sviluppo economico per Trieste non esiste - è l’opinione di Piero Camber - ma le industrie pulite esistono e potranno insediarsi a Servola solo se l’area sarà cementata perché se si pensa di bonificare non si finirà mai. Poi il turismo è senz’altro un’ottima risorsa a patto che esistano dei forti attrattori: bisogna finalmente fare il Parco del mare tanto caro a Paoletti e collocare parte della collezione de Henriquez nelle gallerie della Piccola Berlino per farne un forte polo di turismo storico accanto alla Risiera e alla Foiba di Basovizza.»

(s.m.)
 

 

I laghetti delle Noghere a tre aziende-sponsor
Pasta Zara, Montedoro Freetime e Italspurghi si impegnano a curare il verde, sorvegliare e tenere pulito l’ambiente. Senza un euro di costi per il Comune
MUGGIA C’è fermento attorno alla valle delle Noghere. Tra la riqualificazione delle zone di pregio naturalistico, le procedure relative al Sito inquinato di interesse nazionale e le prospettive di nuovi insediamenti, tutto fa pensare che la vasta area sarà in cima alla lista delle priorità della giunta Nesladek per il 2013. La sfida è nota: rendere non soltanto servibili, ma anche appetibili le zone interessate dalle bonifiche agli occhi delle realtà produttive e commerciali, senza trascurare (anzi, valorizzando) quegli “spicchi” di suolo che sono considerati parte del patrimonio ambientale del comune. I laghetti Con riguardo a quest’ultimo aspetto, sono stati affidati gli incarichi per la cura dei laghetti delle Noghere. Dichiarati biotopo naturale con decreto regionale undici anni fa, i dodici ettari che costituiscono nel complesso l’unica piana alluvionale istriana hanno alle spalle una storia travagliata. Utilizzati lungamente come discarica, nel 2006 il Comune di Muggia li acquisì dall’Ezit e pianificò la creazione di un centro visite, collegato al circuito ciclistico internazionale dell’ex Parenzana, che tutelasse e mettesse in risalto la flora e la fauna del luogo. Nonostante il ridestato interesse pubblico, i laghetti hanno continuato a fungere da immondezzaio per automobilisti dotati di scarso senso civico, i quali periodicamente vi hanno depositato mucchi di pneumatici consumati. Il luogo, insomma, necessita tuttora di una cura più assidua. Di qui, la promozione di tre bandi con la formula della sponsorizzazione, cioè a costo zero per l’amministrazione: pulizia del verde e risistemazione dei sentieri, sorveglianza, vuotatura e sostituzione dei cestini per la raccolta dei rifiuti. Ad aggiudicarsi gli incarichi, con durata triennale, sono state rispettivamente Pasta Zara Spa, il centro commerciale Montedoro Freetime ed Italspurghi Ecologia Srl. Le aziende esporranno il proprio logo nel sito web dei laghetti delle Noghere ed eseguiranno i lavori per conto del Comune di Muggia. La zona industriale Intanto Nerio Nesladek, in prima linea nella battaglia che ha condotto alla riapertura delle consultazioni sul rigassificatore, spinge per dare forma e contenuto ad una proposta alternativa di sviluppo. E il “focus” si concentra proprio sulla piana delle Noghere: «Questa zona – scrive il sindaco in una nota personale – si affaccia sul mare in continuità con le aree portuali, in particolare con il terreno ex Aquila destinato ad ospitare il nuovo terminal ro-ro, e con il canale navigabile; è servita dalla grande viabilità e dalla nostra rete ferroviaria, e a pochissimi chilometri c’è quella slovena, raggiungibile senza sventrare montagne o distruggere ambienti naturali». Ma c’è di mezzo il sito inquinato, e non solo. «Leggiamo di aste deserte e imprenditori in fuga: così, da opportunità, la localizzazione confinaria si trasforma in “iattura”», sostiene Nesladek. La ricetta? Avviare una seria politica di fiscalità di vantaggio per tenere testa alla concorrenza slovena e aprirsi al contempo alla cooperazione transfrontaliera, sino a prefigurare una sorta di “gestione mista” dell’area industriale. Trecentomila metri quadrati sono già disponibili, e un accordo di programma li destina alla realizzazione di un nuovo grande centro commerciale. Ma il sindaco fa capire che la situazione è ancora molto incerta. «Di questo, e di altro, dovremo presto discutere – conclude Nesladek – se non vogliamo che qualcuno inizi a pensare che perfino un rigassificatore era meglio di niente».

Davide Ciullo
 

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE Posizione travisata

Ho letto con molta attenzione la lettera “Rigassificatore: Trieste non una preda da violentare” a firma di Adriano Verani, rispetto alla quale vorrei fare tre brevi considerazioni. 1) Condivido senz’altro l’opinione del lettore circa il grande ruolo che sta assumendo sia per i credenti che per i non credenti l’episcopato di monsignor Crepaldi, il quale effettivamente “si sta mettendo sulla scia del suo grande predecessore Santin”. 2) Il signor Verani sostiene di aver appreso dalla stampa dell’incontro presso la centrale idrodinamica del Porto Vecchio; si capisce così come possa sostenere che il vescovo e il questore Padulano abbiano permesso l’ingresso dei manifestanti. Cosa non affatto vera perché tutti i presenti sanno che né il questore Padulano, peraltro non presente quella sera, né l’arcivescovo abbiano permesso l’ingresso di nessuno giacché, quella sera si è verificata l’irruzione in sala di un centinaio di manifestanti che hanno di fatto impedito lo svolgersi tranquillo e ordinato dell’incontro previsto. 3) Si sostiene nella lettera di Verani che “il consigliere regionale Marini ha espresso la sua preferenza per i convegni blindati con invito: pare che abbia compreso poco”. Quando mai avrei espresso la mia preferenza per i convegni blindati con invito? Ciò non corrisponde affatto a verità giacché, sia sul il Piccolo che sulle televisioni locali ho espresso invece tutto il mio sconcerto per il modo del tutto incivile, provocatorio e intimidatorio con il quale si è voluto impedire un momento di discussione e di confronto sereno e pacato sul tema dell’ambiente e in particolare su quello del rigassificatore.

Bruno Marini consigliere regionale Pdl-Fvg

 

Elargizione pro Comunita' di San Martino al Campo in memoria di Elvira Perco Sirocco, madre di Lucia.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 7 gennaio 2013

 

 

Il caso Ferriera arriva all’attenzione del Parlamento Ue - APPROVATA UNA RISOLUZIONE
IL COMMISSARIAMENTO - I sindacati attendono il confronto con Nardi delegato dal governo a gestir e la Lucchini
La questione della Ferriera di Servola è all’attenzione del Parlamento europeo. I deputati di Strasburgo hanno infatti approvato una proposta di risoluzione in cui sostanzialmente fanno pressione sulla Commissione europea affinché sia riservata attenzione al comparto siderurgico continentale e siano salvaguardati i livelli occupazionali. Il problema è tanto più complicato a Trieste dove in realtà si tratta di riconvertire una siderurgia ormai datata e di forte impatto ambientale che quasi nessuno vuole sopravviva al 2015. All’articolo 10 della risoluzione il caso Trieste è comunque citato assieme ad altri due italiani: quelli di Piombino, dove la Lucchini ha lo stabilimento principale, e quello di Terni e poi ad altre situazioni difficili che si vivono nelle acciaierie di Florange, Liegi, Targoviste, Schifflange, Campia Turzii, Rodange e Otelo Rosu. Il Parlamento invita la Commissione a «monitorare da vicino gli sviluppi» in questi stabilimenti dove «la sopravvivenza nella forma attuale è a rischio, onde assicurare la competitività del settore siderurgico europeo e la sua importanza in quanto settore occupazionale non siano minacciate.» L’importanza della risoluzione, proposta dal Ppe, viene sottolineata dal consigliere comunale Roberto Decarli, sempre attento alle questioni industriali locali, che riferisce anche di come abbia avuto un assenso bypartisan, sebbene lontano dall’unanimità. Per la precisione i voti favorevoli sono stati 351, quelli contrari 125, mentre gli astenuti sono stati 34. In particolare il Parlamento chiede che la Commissione «fornisca un quadro dei cambiamenti nel comparto siderurgico in Europa e proceda a un’attenta riflessione sulle iniziative a medio e lungo termine per sostenere e preservare l’industria siderurgica». Ma il Parlamento si dice anche convinto che «la ripresa economica europea dipenda anche da un’industria manifatturiera più forte, in cui l’acciaio svolga un ruolo chiave, e che gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione siano fondamentali per il ruo rilancio e il suo rinnovamento, accoglie con favore l’iniziativa della Commissione da elaborare un piano d’azione per il settore siderurgico entro il 2013, ma sottolinea la necessità che sia presentata il prima possibile». Invita inoltre la Commissione «ad adottare misure concrete per ridurre i costi energetici nel medio e lungo termine in particolare per le industrie ad alta intensità energetica e a incoraggiare la costituzione in consorzi di imprese». Nelle premesse si sottolinea anche che «il settore si trova ad affrontare una forte concorrenza nel mercato globale e che le industrie ad alta tecnologia, di cui il settore siderurgico è un esempio, sono considerate un modello di know how tecnologico e devono quindi essere protette adottando misure immediate per evitare la loro delocalizzazione al di fuori del territorio dell’Ue». Una situazione questa che ha portato alla sostanziale chiusura della Sertubi come fabbrica da parte dell’indiana Jindal. Sul piano locale intanto si attende la convocazione da parte dell’assessore regionale a Programmazione e finanze Sandra Savino per la prosecuzione del Tavolo che dovrebbe protare alla predisposizione dell’Accordo di programma per la riconversione dell’Area di Servola al quale dovranno aderire anche i Ministeri allo Sviluppo economico e all’Ambiente. I rappresentanti dei lavoratori attendono anche che sia fissata la data dell’incontro con Piero Nardi, il commissario straordinario nominato dal ministro Passera dopo che il Gruppo Lucchini è stato posto in regime di amministrazione straordinaria.

Silvio Maranzana

 

 

Manifestazione contro il rigassificatore - sul molo Audace

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 6 gennaio 2013

 

 

SONDAGGIO - Ferriera e rigassificatore: coscienze in crisi però è no
Servola, priorità a salute e ambiente ma il 55% è per la riconversione graduale Gnl, i contrari doppiano i pro ma il 40% parla di utilità. Più dubbi nel centrodestra
Rigassificatore? No grazie. Ferriera? Vi. Non su due piedi, però. Perché Trieste, in questo momento, non può permettersi il lusso, il trauma, di perdere di botto tra i 500 e il migliaio di posti di lavoro. La coscienza della città che viene a galla nella parte del sondaggio dedicata ai grandi temi industriali oscilla tra la priorità che si chiama salute ambiente e la mano sul cuore per l’emergenza-occupazione. La maggior parte dei triestini infatti non vuole il rigassificatore (siamo sul 60%) e al tempo stesso non vuole più la Ferriera. Per quest’ultima, tuttavia, la soluzione più gettonata è «una chiusura graduale, riconvertendo lo stabilimento ad un’altra attività»: la sposa il 55%. Soltanto l’1,9% non ha o non esprime un’opinione mentre quelli che vorrebbero che la fabbrica sopravvivesse oltre la Lucchini - il 22,5% - superano addirittura i concittadini che si schierano per lo stop immediato e la bonifica: si tratta di un 20,7% che trova punte tra gli under 35 (25,4%), i laureati (26,2%), i lavoratori autonomi (28,1%), e i residenti della Settima circoscrizione di Servola (30,4%). L’allungamento della vita dell’impianto siderurgico, per contro, è sentito parecchio tra i triestini orientati a votare Pdl, Lega e altre forze di destra (29,8%), così come tra quelli che preannunciano la loro preferenza alle elezioni per i partiti che stanno a sinistra del Pd (27,8%), mentre la via di mezzo graduale è preferita tanto proprio nel Pd (64,8%) quanto al centro (61,1%). Se invece la domanda cambia, e viene chiesto di mettere in ordine d’importanza «la salvaguardia dei posti di lavoro», «dell’ambiente» e «della salute dei cittadini», l’ultima voce viene al primo posto per il 48,6% (il picco è dei grillini col 57,4%) cui si abbina un 10,7% pro-ambiente. La tenuta dell’occupazione è priorità per il 34% (il 6,8% non si esprime), e qui sopra la media sono decisamente gli elettori di centro (40,1%) e di centrodestra (45,7%). «Sul tema del lavoro - così l’analista Cristodoro - prevale la preoccupazione dovuta all’inquinamento. A sinistra l’ambiente rientra in una visione valoriale a prescindere dal contesto, a destra è importante sì ma rientra in una percezione del sé, di una qualità della propria vita legata a molteplici fattori tra cui appunto l’economia». I due punti di vista, seppur in un quadro di sostanziale rifiuto dell’opera, si demarcano anche di più quando si parla del rigassificatore. I contrari sono il doppio dei favorevoli: il 59,6 dispensa un giudizio tra l’«abbastanza» (17,1%) e il «molto negativo» (42,5%), mentre il 29,8% ne offre uno tra il «molto» (7,8%) e l’«abbastanza positivo» (22%), e il 10,7% se ne sta zitto. Per il 61,8%, poi, l’impianto rappresenta, «molto» (47,2%) o «abbastanza» (14,6%), «una minaccia per l’ambiente e per la salute dei cittadini». Oltre a un 8,7% che non si esprime, il 29,4% invece è «poco» (17,2%) o «per nulla d’accordo» (12,2%). Ma se la domanda gira, gira pure un po’ la percentuale delle avversità al progetto. Il 40,7% in effetti, per un +11,3% rispetto a quel 29,4% per cui non è una minaccia, lo ritiene «utile per il rilancio del territorio, con la creazione di nuovi posti di lavoro»: il 19% ne è «molto» convinto, il 21,7% «abbastanza». Da tale media del 40,7% si discosta al ribasso l’elettorato di sinistra (28,5%) e quello grillino (36,8%). Nel Pd si riallineano pian piano al 38% mentre i sostenitori dei partiti di centro e quelli del centrodestra ci credono ben di più, rispettivamente col 46,8% e addirittura col 56,9%. E proprio nel centrodestra si registra, in proposito, il tasso più alto di giudizi «molto» o «abbastanza» positivi sul rigassificatore: il 43,3% contro un 40,5% di «abbastanza» o «molto» contrari più una marea, ben 16,1%, di agnostici. «Anche nel caso del rigassificatore - la chiosa di Cristodoro - l’ambiente, la salute e la sicurezza sono prioritari davanti al bivio con l’occupazione, con accenti diversi a seconda delle fette di elettorato. I grillini e i sostenitori della sinistra sono molto contrari all’opera, via via che ci si sposta a destra le percentuali si fanno sfumate».

(pi.ra.)
 

 

In Germania record di pannelli solari - ENERGIA
Nel 2012 in Germania si è raggiunto il record di installazione di pannelli solari: lo comunica il ministero dell’Ambiente aggiungendo tuttavia che nel quarto trimestre c’è stato un calo a causa del taglio degli incentivi. La capacità installata è aumentata oltre i 7,6 Gigawatt, battendo il record precedente di 7,5 Gw del 2011 e di 7,4 Gw del 2010 e di gran lunga oltre i 2,5-3,5 Gw che Berlino vorrebbe vedere ogni anno. Il boom del solare è stato alimentato dalle generose tariffe, garantite per 20 anni, con l’obiettivo di sostituire le fonti fossili.

 

L’Istria “capitale” dell’energia pulita
In funzione a Canfanaro la più grande centrale solare croata: 4.256 moduli fotovoltaici capaci di “sfamare” 3.500 famiglie
ROVIGNO A Canfanaro, località dell’entroterra di Rovigno dove alcuni anni fa si è trasferita la storica fabbrica tabacchi, è entrata in funzione a regime di collaudo la maggiore centrale elettrica solare in Croazia. Si estende su una superficie di 21 mila metri quadrati sulla quale sono stati collocati 4.256 moduli fotovoltaici dell’azienda Sharp. Ed è in grado di produrre, a regime, 1,2 milioni di kilowatt all’anno sufficienti ad alimentare 3.500 nuclei familiari. Nel progetto l’azienda Petrokov di Zagabria, che fa riferimento al fondatore e proprietario Krunoslav Petrokov, ha investito due milioni di euro. Il sindaco di Canfanaro, Sandro Jurman, annuncia intanto con soddisfazione che entro il mese la centrale verrà inaugurata ufficialmente. Non basta: «Siamo ben lieti di offrire tutto il nostro sostegno all’investitore che intende costruire una seconda centrale dello stesso tipo. I lavori dovrebbero iniziare entro la primavera prossima». L’investimento, a detta di Krunoslav Petrokov, verrà recuperato nell’arco di dieci anni, poi arriveranno i guadagni. Tuttavia, osserva l’imprenditore, «non riesco a comprendere il motivo per cui ci fanno pagare 300 mila euro per l’allacciamento della centrale alla rete di distribuzione della Hep, l’azienda elettrica di Stato, un costo non previsto in altri paesi». La Petrokov, tra l’altro, ha già collocato una centrale solare sul tetto del suo palazzo nel rione di Santa Chiara a Zagabria: questa ha la potenza di 400 kilowatt e l’investimento è stato di 1,2 milioni di euro. Zlatko Bukovac, direttore della Soltech, azienda che si occupa di consulenza nel settore delle fonti di energia rinnovabili, osserva intanto che nella Repubblica ceca, paese che ha meno ore di sole all’anno, sono già in funzione 2.000 centrali solari mentre in Croazia si stanno compiendo i primi timidi passi. Che nel paese il percorso sia tutto in salita, in effetti, lo dimostra l’esempio del comune di Barbana. Anche qui è prevista la costruzione di una centrale solare ma sulla strada dell’investitore ci sono una serie di ostacoli burocratici di difficile comprensione.

(p.r.)
 

 

Vagone radioattivo isolato a Opicina
Un vagone radioattivo trascorre le festività fermo alla stazione di Villa Opicina, e per quanto sia stato individuato e messo in sicurezza subito dopo Natale, nel giorno dell’Epifania ancora non si sa ancora niente del suo eventuale smaltimento. Dal comando provinciale di Trieste, dicono di non aver avuto più notizie in merito gli stessi vigili del fuoco che ne hanno dato l’ordine di copertura. Si tratta di un carro pieno di rottame ferroso, che il 27 dicembre scorso è giunto scoperto nella stazione ferroviaria di Villa Opicina. La notizia è trapelata soltanto ora. Si sa che il vagone "incriminato" proviene dall’Ungheria ed ha varcato il confine Sloveno a bordo di un treno merci che grosso modo ogni giorno percorre quella tratta diretto a Udine. È prassi che, nella stazione di Villa Opicina, una ditta incaricata si occupi di effettuare i controlli di routine sui vagoni che compongono i treni appena approdati in Italia: ed è proprio in questo modo che il 27 dicembre stesso la società Multiproject s’è accorta dell’anomalia radioattiva: effettuando le misurazioni sul treno importato, ha il rilevato che il rottame ferroso contenuto nel vagone ha un valore di radiazione superiore ai limiti di legge. Sempre secondo la società incaricata dei controlli, esso non costituirebbe comunque pericolo per il personale impiegato nelle manovre del treno. Quello stesso giorno viene comunque immediatamente avvisata la ditta fornitrice Inrail di Genova (che ha acquistato il carro in Ungheria) oltre a tutti gli organi competenti: le Ferrovie dello Stato, l’Arpa regionale e il comando provinciale dei vigili del fuoco. Sono proprio questi ultimi ad effettuare ulteriori misurazioni sul perimetro esterno del vagone, appurando l’anomalia che la ditta Multiproject aveva riscontrato all'arrivo del treno. Come succede spesso in questi casi, è probabile che responsabile della radioattività - individuata sul materiale ferroso contenuto nel vagone incriminato - sia dovuta alla presenza del cobalto 60. Il 29 dicembre, i pompieri ordinano che il vagone venga messo in sicurezza sul binario apposito della stazione di Villa Opicina e che esso venga altresì coperto con un telo impermeabile. Un'operazione, quest'ultima, messa in atto con molta probabilità per evitare possibili spargimenti di polvere contaminata. Dallo stesso comando provinciale arrivano però anche le rassicurazioni dei pompieri, i quali sottolineano che il vagone non costituisce pericolo né per le persone, né per l’ambiente né tanto meno per il canile di Villa Opicina, considerato abbastanza lontano dal binario.

Elena Placitelli
 

 

Piano regolatore, il bilancio sulla lunga “fase di ascolto” - DOMANI AL RIDOTTO DEL VERDI
Si svolgerà domani, dalle 17, nella sala del “Ridotto” del teatro Verdi, la presentazione a città, enti, categorie, ordini e associazioni, da parte del sindaco Roberto Cosolini e dell’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani, degli esiti della “fase di ascolto” che ha accompagnato nello scorso anno la prima parte del percorso verso il nuovo Piano regolatore generale del Comune di Trieste. Il Consiglio comunale aveva approvato il 22 novembre 2011 le direttive per la progettazione del nuovo Piano con le relative salvaguardie. L’allora neoeletta amministrazione municipale voleva, come ha dichiarato più volte, redigere uno strumento urbanistico del tutto nuovo e innovativo, «capace di confrontarsi con alcuni dei temi al centro della riflessione sulla pianificazione e sulla città contemporanea: perseguire lo sviluppo sostenibile; contenere il consumo di suolo; recuperare, riqualificare, rifunzionalizzare l'esistente; promuovere la qualità dell'ambiente e del paesaggio; incentivare una mobilità sostenibile». E nel contempo anche un Piano che si venisse a formarsi attraverso un reale percorso di “ascolto attivo” dei cittadini di Trieste. Ecco allora i ben tre momenti distinti di “ascolto”: quelli rivolti ai cittadini e alle circoscrizioni (tramite presentazioni pubbliche e diffusione di questionari), quelli dedicati ai diversi “portatori di interesse” (con incontri e tavoli tecnici con gli ordini professionali e le categorie più specificamente coinvolte, come costruttori e associazioni ambientaliste) e quelli con le altre categorie economiche, i comitati e le associazioni di cittadini. Una fase dunque necessariamente molto ampia e variegata, sviluppata tra maggio e luglio dello scorso anno, che si è rivelata non meno importante e significativa del lavoro “direttamente” svolto in questi mesi dagli Uffici comunali e in particolare dall’Ufficio di Piano, impegnato nella redazione di un ampio repertorio di analisi, con il supporto di larga parte dei Servizi dell’amministrazione municipale e dei professionisti esterni incaricati degli studi relativi sia all’andamento demografico del territorio, sia alla compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica. Ora, l’incontro pubblico di domani sarà appunto dedicato alla “restituzione” e illustrazione degli esiti di questa lunga fase, opportunamente rielaborati dall’Ufficio di Piano, insieme agli stagisti delle Facoltà di Architettura e di Ingegneria dell’Università di Trieste che avevano partecipato all’organizzazione delle “settimane di ascolto” svolte nelle Circoscrizioni.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 5 gennaio 2013

 

 

Rigassificatore, 45 giorni per la nuova Via
Il ministero dell’Ambiente indica tempi rapidissimi, ma la localizzazione potrebbe essere un’altra
Sarà fulmineo, considerati gli usuali tempi romani, il supplemento di istruttoria riguardo la Valutazione di impatto ambientale per il rigassificatore di Zaule. La procedura infatti dovrà concludersi entro 45 giorni. Lo ha stabilito il Ministero dell’Ambiente e ne dà notizia in una lettera che, datata 3 gennaio, è stata inviata al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero dei Beni culturali, alla Regione, alla Provincia, al Comune di Trieste e all’Autorità portuale. Se ne deduce che lo studio supplementare dovrà essere terminato attorno a metà febbraio e potrebbe anche concludersi, a sorpresa, con l’indicazione di un sito alternativo, presumibilmente sempre all’interno dell’area triestina. Nella lettera ministeriale viene infatti anche spiegato che la Commissione incaricata dovrà provvedere tra l’altro «all’analisi di ipotizzabili alternative localizzative» con l’approfondimento del decreto Via già emesso nel 2009 e «ad espletare gli incombenti istruttori anche in ordine a eventuali profili occorrenti in materia di Vas (Valutazione ambientale strategica).» Si specifica ancora che la Commissione dovrà considerare «i dati attualmente indicati» dall’Autorità portuale, vale a dire l’incremento generale dei traffici nel porto, le previsioni di crescita nella misura di oltre il 20% dei traffici petroliferi all’oleodotto Siot, le progettate realizzazioni della Piattaforma logistica e del nuovo Terminal traghetti ro-ro. Per pronunciare il proprio definitivo no al rigassificatore, il Comitato portuale si riunirà probabilmente giovedì prossimo. Lo studio commissionato alla Technital sull’accresciuto traffico commerciale (petroliere, traghetti, navi da crociera, portacontainer) non era infatti pronto in occasione dell’ultima seduta, il 18 dicembre. Già la bozza riassuntiva faceva però presagire l’incompatibilità con un intenso traffico di gasiere. E del resto proprio la lettera inviata dalla presidente dell’Authority Marina Monassi, che metteva in luce queste difficoltà, è stata l’elemento determinante che ha indotto il ministro per l’Ambiente Corrado Clini a riaprire la procedura di Valutazione d’impatto ambientale per il rigassificatore on shore proposto da Gas Natural a Zaule e ad aggiungere elementi per quella in corso sul progetto di Endesa che prevede un rigassificsatore off shore, in mezzo al golfo. Sul tema rigassificatore inoltre il presidente della Regione Renzo Tondo ha annunciato una giornata di ascolto delle istituzioni e associazioni interessate dal progetto. La Conferenza dei servizi a Roma per l’Autorizzazione unica, che spetta al Ministero sentita la Regione, non potrà tenersi, come ipotizzato, il 17 gennaio, ma potrebbe anche slittare di un mese soltanto.
Silvio Maranzana

 

 

Con la Tares il Comune perderà 3,2 milioni
Dal tributo sui rifiuti le casse dello Stato reclamano 0,30 euro al metro quadrato

Servono per illuminazione e strade: all’ente locale restano i lavori ma non i soldi il caso
Con la nuova tassa sui rifiuti Tares il Comune perderà 3,2 milioni di euro. Soldi addebitati ai cittadini nella misura di 0,30 euro per metro quadrato dell’abitazione, come imposta giustificata con la copertura dei costi dell’illuminazione pubblica e della manutenzione strade. Ma cifra che lo Stato reclama invece per sè (senza reclamare però anche i costi delle amministrazioni locali). Ha deciso così il governo Monti nell’istituire la Tares, e il guadagno per i bilanci nazionali è stato calcolato di 1 miliardo di euro. «Una cosa scandalosa» non esita a dire Vincenzo Di Maggio, direttore del Servizio finanziario e dei tributi del Comune. Alle amministrazioni restano le spese, vengono sottratti i soldi. In alternativa, il decreto Sviluppo dà mano libera ai sindaci di elevare questa imposta a 0,40 euro al metro, trattenendo per sè gli 0,10 restanti. Cosa che a Trieste non è stata ancora fatta, non è per ora annunciata, ma c’è un regolamento per la Tares ancora in fase di scrittura. È dunque possibile sapere quanto pagherà adesso una famiglia con 4 componenti in 100 metri quadrati? E quanto chi sta da solo in 200 metri? No. È ancora in elaborazione il piano finanziario di AcegasAps, poi sulla base dei costi definitivi sarà un algoritmo a distribuire il prezzo, usando i dati catastali e quelli sul numero di abitanti per famiglia che si stanno già incrociando per formare la base della bolletta. “Più equa”, come è stato annunciato, proprio perché tiene conto delle due variabili. Un’altra cosa certa però è che la differenziazione del tributo sarà massima per gli esercizi commerciali. «Sono previste 30 categorie di negozi e varietà di ristoranti - spiega Di Maggio -, il verduraio probabilmente pagherà di più, e pagheranno diversamente una pizzeria coi tavoli a sedere e una pizzeria “take away”, e ancora diversamente un ristorante vero e proprio. Ci sono parametri codificati per categoria, che consentono di fotografare nel mondo più dettagliato la presumibile reale quantità di rifiuti prodotti». Un incontro con la Fipe si è già svolto, tutti attendono adesso i dettagli. È certo però che a Trieste non ci saranno gli aumenti pazzeschi annunciati nel resto d’Italia, perché qui la Tarsu elevatissima già copriva il 100% delle spese dell’asporto rifiuti e anche altre voci, obbligo diventato, con Monti, ineludibile già da ora (e non dal 2014). Qualche anno fa abbiamo subìto per questo un aumento del 27% della Tarsu. «Siamo stati virtuosi - commenta Di Maggio -, obbedienti alle leggi: nella Tarsu erano già inserite per intero oltre che le spese variabili dell’asporto rifiuti anche le spese fisse come l’ammortamento per i costi dell’inceneritore, o dell’acquisto dei camion. In altre città la tassa sui rifiuti copriva anche solo il 70%, e adesso si corre ai ripari. Ma in realtà a rimetterci, anche da noi, sarà sempre il cittadino: con meno risorse, meno servizi».
Gabriella Ziani

 

Nella Tarsu c’era un balzello “fasullo”
Non lo sapevamo, ma nella Tarsu abbiamo fin qui pagato un’addizionale del 15% “fasulla”. Di cui il 10% andava al Comune, e il 5% alla Provincia. Era un contributo per “l’ex Eca”, una filiera di aziende dei rifiuti. Che non esiste più. Bella sorpresa davvero, che salta fuori adesso con le leggi sulla Tares. Il nuovo tributo sopprime l’obolo all’ex Eca. Dunque noi che paghiamo la tassa comunque saremo sollevati dall’addizionale, nella quota però del 10%. E il Comune perderà l’introito aggiuntivo. Ma non la Provincia. Il decreto Monti infatti riconosce a questi enti (che era sul punto di sopprimere o almeno di dimezzare) il diritto di riscuotere il restante 5% «per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente».
 

E la “differenziata” procura lo sconto Ma piccolo piccolo
Misterioso ancora l’importo della Tares (i bollettini arriveranno a marzo-aprile), ma è certo che potremo avere uno sconticino. Il cittadino si chiede: «Se sono obbligato alla raccolta differenziata, che ricicla e vende i rifiuti, perché pago sempre alla stessa maniera?». Il regolamento del Comune, quando ci sarà anche il bilancio certo della raccolta 2012, prevederà una percentuale di sconto. Ma come calcolata? «È una favola che chi più differenzia meno paga, bisognerebbe pesare i rifiuti di ogni famiglia - dice il dirigente comunale Vincenzo Di Maggio -, più realisticamente, dobbiamo presumere che “tutti” lo facciano perché è legge, ma di fatto? Se nel 2012 avessimo ottenuto il 32% di differenziata, potremmo dare uno sconto del 3%. Invece sarà dell’1%, per “coprire” chi non differenzia». Messaggio chiaro: più differenziata c’è, più scende il costo.
 

 

«Capodistria-Divaccia poco chiara» - La Provincia chiede alla Slovenia nuovi documenti sulla futura linea ferroviaria
Su proposta della giunta guidata da Maria Teresa Bassa Poropat, il consiglio provinciale ha espresso il parere sulla procedura di Valutazione dell’impatto ambientale (Via) transfrontaliera avviata dalla Slovenia sul progetto relativo alla linea ferroviaria Capodistria-Divaccia. Le osservazioni della Provincia, il cui parere non è vincolante, riguardano tre ambiti: acque, Carso e impatti visivi. Per quanto concerne le acque, “considerato che l’esecuzione dei lavori in Slovenia influenzerà anche il territorio italiano – si legge nel documento approvato ieri - si ritiene necessario che Lubiana fornisca uno specifico studio. In esso – prosegue il testo - si devono evidenziare le problematiche e le azioni che la Slovenia intende adottare per assicurare che, sia in fase di cantiere sia in quelle di esercizio, le acque mantengano le caratteristiche di idoneità alla vita dei pesci e non si verifichi un peggioramento rispetto a quanto riportato nel Piano di tutela delle acque adottato dalla Regione. Che si esegua uno studio – continua il documento - che certifichi l’assenza di contaminazione delle falde derivante dalla realizzazione dell’opera e l’eliminazione dei rischi per il sistema acquifero anche dal punto di vista microbiologico”. Il consiglio provinciale chiede inoltre che siano forniti “tutti gli elementi progettuali utili a garantire che le acque del Timavo possano continuare a essere utilizzabili per soddisfare il fabbisogno idrico di Trieste”. Sul fronte della protezione del Carso, nel documento approvato ieri, “si ritiene utile siano effettuati gli approfondimenti necessari al fine a ridurre il rischio di compromissione dell’habitat”. Infine, gli impatti visivi. “Si richiede – spiega il documento - si forniscano tutti i dettagli riguardanti il reale impatto paesaggistico, quali un modello di visuale prima e dopo la costruzione, perché altrimenti non si può che esprimere un giudizio negativo su un’opera che si evidenzia da subito essere ad alto impatto paesaggistico. Non riteniamo condivisibili sotto questo aspetto – conclude il testo - le affermazioni in base alle quali il viadotto andrà a dare un’immagine caratteristica e riconoscibile al territorio”. L’assessore provinciale per l’Ambiente, Vittorio Zollia, al termine della seduta ha posto l’accento sugli aspetti paesaggistici e visivi recati dal noto viadotto «che assumerà – ha osservato - un impatto rilevante e visibile dall’intero golfo. Le giustificazioni finora presentate appaiono insufficienti».

u. s.
 

 

Torna “Horti in mercato”, per mangiare e vivere sano - APPUNTAMENTI
Al mercato coperto di via Carducci il punto di incontro tra contadini e consumatori
Primo sabato del mese e allora torna oggi, tutto il giorno a partire dalle 10 al mercato coperto di via Carducci, “Horti in mercato”, il punto di incontro (e di conoscenza) tra i triestini, le associazioni e i contadini per creare nuove possibilità di crescita del progetto comune e nuovi volontari. Un luogo (all’interno della rotonda del mercato dove già si trova l’associazione Il giardino del biologico) dove ognuno di noi può trovare risposte su qualità, metodi e luoghi di coltivazione dei prodotti orticoli di stagione e può acquistarli a un prezzo simbolico di volta in volta deciso dai “produttori contadini”, favorendo così una filiera di appartenenza del territorio. Un modo per accorciare la distanza tra chi vuole produrre, anche se in maniera amatoriale e chi mangia ma vuole farlo in maniera consapevole e attenta. Inoltre, si possono effettuare scambi di prodotti, semi, piantine e di ricette. Un luogo per informarsi sulle iniziative in corso, su posti da coltivare o per offrire il proprio orto. Un luogo, insomma, dove incontrarsi due volte al mese, il primo e il terzo sabato di ogni mese, appunto. Ecco, tutto questo è il progetto degli orti sociali urbani, intitolato “Urbi et Horti”: piccoli campi da coltivare incastonati tra le case, nei rioni, per condividere l’arte, anche terapeutica, della coltura e per una gestione comune dei beni. Con il sostegno della Regione e il patrocinio del Comune, il progetto è stato realizzato da un gruppo di associazioni, alcune delle quali fanno parte della Rete di economia solidale, con capofila Bioest, Italia Nostra, il Comitato Danilo Dolci, l’Anglat (associazione per la mobilità dei disabili), l'Associazione italiana agricoltura biologica e le microaree dell’Azienda sanitaria. Ma l’obiettivo non è solo creare degli orti urbani in cui coltivare la terra bensì utilizzare gli spazi cittadini per tornare a condividere saperi e conoscenze, e mettere in relazione le persone, forse la cosa più importante. Il successo, finora, è assicurato: ci stanno provando tutti, anziani, giovani, soprattutto famiglie. Certamente è la crisi, forse è - anche - la volontà di una migliore qualità ambientale. Che poi altro non significa se non salute.
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 4 gennaio 2013

 

 

NUOVO PIANO REGOLATORE - Spazio alla “voce” dei cittadini

Lunedì alle 17, nella sala del Ridotto del Teatro Verdi, il sindaco e l’assessore alla Pianificazione Urbana, Mobilità e Traffico presenteranno i risultati della fase di ascolto, che ha accompagnato il percorso d’analisi del nuovo Piano regolatore generale del Comune di Trieste. L'elaborazione del nuovo Piano è tra gli intenti prioritari della giunta, che il 22 novembre 2011 ha visto approvate dal Consiglio comunale le direttive per la progettazione del nuovo strumento urbanistico generale comunale e le relative salvaguardie. Salvaguardie la cui scadenza è stabilita entro due anni.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 3 gennaio 2013

 

 

Rifiuti, in arrivo la Tares «Una tassa più equa» - AMBIENTE » I TRIBUTI CHE CAMBIANO
Tra marzo e aprile saranno spediti i bollettini. L’assessore Omero spiega i criteri: pagherà di più che sporca di più. Incrociati i dati catastali con quelli anagrafici
Il vecchio anno è andato nella spazzatura al solito prezzo, almeno questa non è aumentata, ma il 2013 non smentisce il segno dei tempi e si apre con la tassa nuova sui rifiuti, la Tares, che sostituirà la Tarsu, e ingloberà anche i “servizi”, da cui il cambiamento di sigla. La legge che la istituisce è nazionale, porta la firma del governo Monti, ma sta ai Comuni determinarla facendo somme e sottrazioni e anche qualcosa in più: finalmente calcolare anche gli abitanti di un appartamento, e non solo i suoi metri quadrati. Poiché i rifiuti sono provocati dagli umani, e non dai pavimenti calpestabili. E dunque si farà un po’ di giustizia. Quella che già era assicurata alle città vigilate dalla Tia (tariffa), e che invece penalizzava i Comuni vincolati alla Tarsu (tassa), tra cui Trieste, con cifre altissime, perfino triple per certe famiglie rispetto alla pur vicina Udine. La buona notizia è che il Comune, inaugurando la terza versione e definitiva è uguale per tutti, e cioé il Tributo comunale su rifiuti e servizi “Tares”, non alzerà le aliquote, e questo suona rassicurante anche per alberghi, negozi e attività produttive che già sono sotto pressione. E cercherà di non farlo anche nella seconda parte dell’anno quando è in programma un altro cauto (ma decisivo) avanzamento della raccolta differenziata, con l’introduzione dei cassonetti per l’umido, dal luglio scorso sperimentali solo per mense, supermercati e grandi ristoranti . Con la Tares, che in senso generale è annunciata come molto più costosa, a Trieste non è stato invece necessario, una volta tanto, aumentare il costo, per il semplice motivo che l’operazione era stata fatta in precedenza. Il tributo infatti porta a compimento un principio di base: chi paga il servizio rifiuti deve farlo per intero, al 100%, e non lasciare una quota a carico delle municipalizzate, delle multiutility, e in ultima analisi dei Comuni. Chi sporca paga, proprio come per i siti inquinati. «E a Trieste il 100% della spesa per l’asporto è già a carico del cittadino - rivela l’assessore Fabio Omero -, e lo sono anche i cosiddetti servizi di pertinenza dell’amministrazione comunale, che riguardano il lavoro degli uffici, le guardie ambientali e altri costi specifici». Dunque avremo la piacevole illusione di non pagare di più, semplicemente perché lo stiamo già facendo rispetto ad altri. Con ciò non è detto che tutti pagheranno come prima, perché nuclei familiari più numerosi in un’abitazione piccola vedranno lievitare la bolletta, e al contrario nuclei piccoli in appartamenti grandi avranno una diminuzione. «I dati - dice Omero - sono già stati elaborati in collaborazione tra uffici anagrafici del Comune ed Esatto, i ricalcoli sono stati fatti incrociando i dati anagrafici con quelli catastali». Così un’altra cosa da tener presente è che noi cittadini, della Tares, non dobbiamo preoccuparci personalmente: il bollettino aggiornato, riveduto e corretto sarà spedito direttamente a casa, così come prima ci era recapitato quello della Tarsu. Arriverà tra marzo e aprile. «Sarà più equa della Tarsu» ammette Omero. Ma il piano economico-finanziario del 2013 di AcegasAps (ora associata a Hera), che si sta elaborando proprio in questi giorni, porta in sè un segnale di avvertimento e un punto di domanda: se si vuole (come si deve) avviare la raccolta differenziata dell’umido serviranno ben 4 milioni in più. Come trovarli senza alzare il tributo? Ecco un altro bel problema già pronto.
Gabriella Ziani

 

La raccolta a Trieste è una corsa a ostacoli - I NUMERI
Negli ultimi 8 mesi dello scorso anno con la “differenziata” sono state raccolte 17 mila tonnellate di rifiuti divisi per tipologia, il che significa 2125 per mese, con un netto incremento rispetto ai primi quattro mesi deludentissimi del 2012, quando la separazione dei rifiuti aveva superato di poco le 1220 tonnellate mensili, segnalando solo un 8% di aumento rispetto al periodo precedente, quando differenziare non era obbligo di legge. Siamo quasi al raddoppio, raggiunto faticosamente, con le progressive “rampogne” del Comune e soprattutto con l’introduzione della raccolta degli imballaggi per i negozi e del verde a domicilio per chi ha il giardino. Infine dallo scorso luglio è stato introdotto in via sperimentale, per 140 utenti particolari come mense, ristoranti di grande dimensione, case di riposo, anche il differenziato “umido”, quello che spaventa di più, il più seccante per i cittadini e costoso per chi gestisce il servizio. La fase di avvio, con contenitori di color marrone aggregati alle cosiddette “isole ecologiche”, cioé le serie di cassonetti destinati a contenuti diversi, è costata 227 mila euro. E quali risultati ha dato? L’assessore Fabio Omero ha i dati riferiti a tre mesi, da luglio a settembre del 2012. Quei cassonetti chiusi con lucchetto, e addirittura segnalati dalle targhette dei titolari, hanno raccolto solo 32 tonnellate, un po’ meno di 11 al mese. Ma che sia poco o molto è difficile da dire, considerando l’esiguo numero di “sperimentatori” costretti a mettere da parte carta, vetro, lattine e plastica, e anche i rifiuti di cucina. Cosa forse più facile in ambienti di ristorazione collettiva che non in casa. Dove, però, il temuto cassonetto speciale è in arrivo.

(g. z.)
 

Nel quadrilatero di Melara sperimentato il “porta a porta”
L’obbligo della raccolta differenziata è stato introdotto a Trieste il 1.o giugno 2011, con un ritardo storico in regione, quando già a Gorizia era entrato in pieno vigore perfino l’umido separato. Dal luglio 2012 è invece è cominciata la sperimentazione dell’umido per la grande ristorazione collettiva, con tre prelievi alla settimana. Solo poco prima, in aprile, Comune e AcegasAps avevano invece avviato il “porta a porta” per 500 utenti con giardini, per la raccolta differenziata delle ramaglie, con l’acquisto di 2500 contenitori specifici. In mezzo, e per gradi, è stata perfezionata la raccolta di cartoni e imballaggi dei negozi, con la definizione di spazi sulla pubblica via, segnalati da contorni di colore giallo. Nel complesso di Rozzol Melara è stato invece sperimentato anche il “porta a porta”, vista la sua compatta configurazione architettonica.
 

Differenziata, l’umido costa 4 milioni - Nel secondo semestre AcegasAps dovrebbe partire con questa seconda fase tra mille incognite
Il dilemma si presenterà presto: come aumentare del 15-20% la raccolta differenziata introducendo anche l’umido separato, senza aumentare le tasse per un costo che proprio in questi giorni ha preso consistenza, e fa aumentare il “budget” di ben 4 milioni di euro (rispetto ai 29 attuali)? Secondo quesito: come risparmiare, se non eliminando dalla città i cassonetti più belli e di minore impatto, quelli bassi e verdi presenti in alcune zone del centro, che però richiedono camion piccoli per il ritiro, con due sole persone a bordo, e dunque costano di più? E ancora c’è una terza incognita: come non scontentare tante persone anziane, costrette in questo caso a fare anche più di 300 metri di strada coi sacchi in mano per “differenziare” nei cassoni grigi? Far pagare un costo in denaro a tutti, o un costo sociale ad alcuni? In mezzo ci sta la riuscita dell’operazione. Perché è a tutti evidente, nonostante le dichiarate intenzioni del Comune di multare i disobbedienti (difficili da cogliere con il sacco in mano, più che con le mani nel sacco) che se il cassonetto è troppo lontano il senso civico ha una immediata ribellione. «Nel secondo semestre del 2013, o forse negli ultimi tre mesi dell’anno - prevede l’assessore delegato Fabio Omero - dovremo introdurre la separazione dell’umido, ma solo in strada, al “porta a porta” non ci siamo ancora, ed è un’operazione molto complessa, perché ogni casa e condominio si dovrebbero organizzare per mettere in strada il contenitore comune in giorni prefissati. Un contenitore però che le case non sanno nella maggioranza dei casi nemmeno dove tenere, gli spazi tecnici nei condomini non esistono più oppure sono stati privatizzati. A Padova - prosegue Omero - AcegasAps ha già introdotto il sistema dell’umido differenziato, all’inizio ha incontrato grandissime difficoltà, ma poi via via sempre più quartieri hanno chiesto che il servizio fosse esteso». Perché quando ci si abitua, tutto è meno odioso e meno faticoso. Ma se i traguardi imposti dall’Unione europea danno l’obbligo del 65% di raccolta differenziata, e Trieste è da sempre agli ultimi posti in Italia e all’ultimo in regione (partiva da un misero 22%), qualcosa dovrà pur fare in questa peraltro difficile città piena di salitelle, scalinate, vicoli, zone impervie, abitanti anziani. Anche se occorre pur dire che le sfilate di enormi e scomodi cassonetti di latta che occupano consistenti porzioni di bordo strada non sono affatto in linea con le politiche di abbellimento della città anche se la bruttezza è mascherata con le parole, poiché si chiamano “isole ecologiche”. E per le persone di statura media implicano anche uno sforzo fisico che non sempre è sufficiente a raggiungere il risultato. «È vero - conclude Omero -, dovremo studiare un modo per mascherarli un po’...».

(g. z.)
 

 

Wwf: nel 2012 inquinamento inaccettabile
Inquinamento atmosferico: a Trieste, nel 2012, è stato superato il limite di 35 sforamenti annui e per il Wwf, a questo punto, «servono interventi coordinati tra i Comuni contermini e politiche di contenimento del traffico urbano più coraggiose». Il 2012 ha registrato qualche giornata di sforamento in meno rispetto al 2011 ma le buone notizie finiscono qui: perché l’anno appena concluso è stato di nuovo un anno nero per le polveri sottili, quella nube invisibile ma dannosissima alla salute delle persone che avvolge le nostre città e che nei principali centri del Friuli Venezia Giulia ha ampiamente superato i limiti stabiliti dalla normativa in materia. La situazione più drammatica – come rivelano i dati riportati dalle centraline dell’Arpa - è ancora una volta quella di Trieste, dove gli sforamenti di Pm10 hanno raggiunto quota 46: siamo ben oltre i 35 episodi che rappresentano il tetto massimo di sforamenti annui al limite di 50 ug al metro cubo fissati dalle normative nazionali e comunitarie. «Si tratta di numeri ancor più preoccupanti - fa notare il presidente regionale del Wwf Roberto Pizzutti - se si considera che, come evidenziano numerosi studi in materia, i danni alla salute iniziano molto prima dei 50 microgrammi, ossia già a 20 o 30 microgrammi, e aumentano gradualmente con l’aumento delle concentrazioni di inquinanti. La Regione, quindi, dovrebbe implementare il trasporto pubblico su gomma e su ferro. Infine – conclude Pizzutti - non ci stancheremo mai di ripetere che la difesa della qualità dell’aria non può che passare attraverso campagne di informazione e formazione dei cittadini, l’incentivazione dei trasporti alternativi all’auto e una decisa politica di limitazione del trasporto privato in auto, vedi car pooling (la condivisione delle auto private) e car sharing (l’autonoleggio a ore), che soprattutto in tempi di recessione economica, come quella che stiamo vivendo, può rivelarsi una scelta di buon senso e di convenienza oltre che di tutela della salute e dell’ambiente».
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 2 gennaio 2013

 

 

Marcia della pace ricordando le Leggi razziali - CORTEO PARTITO DALLA SINAGOGA
Boris Pahor, fiori alla lapide che in stazione ricorda i convogli partiti per i campi di sterminio
Si è rinnovata ieri, giornata di Capodanno che la Chiesa dcattolica dedica alla pace nel mondo, la Marcia della pace. Partita stavolta non come di consueto dal colle di San Giusto ma dalla sinagoga di piazza Giotti: una scelta dettata dal fatto che in questo 2013 ricorre il 75° anniversario dall'annuncio delle leggi razziali del fascismo, dato da Benito Mussolini in piazza Unità il 18 settembre del 1938. La Marcia ha sfilato lungo il centro cittadino toccando vari luoghi significativi per la realtà multiculturale e religiosa della città: dalla lapide che sulla facciata del conservatorio Tartini ricorda la rappresaglia nazista lì ricordata, a quella posta sulla parete della stazione centrale in via Flavio Gioia a ricordo delle persone partite da Trieste per i campi di sterminio: qui lo scrittore Boris Pahor, intervenuto alla cerimonia, ha deposto un mazzo di fiori. La Marcia, dopo le soste davanzi al tempio evangelico-luterano in largo Panfili, a quello greco-ortodosso in via San Nicolò, a quello serbo-ortodosso in via San Spiridione, si è conclusa davanti alla chiesa di Sant’Antonio nuovo nell'omonima piazza. Come si diceva all’iniziagiva ha partecipato Boris Pahor, tra gli altri presenti anche Aurelio Juri, appartenente alla Comunità italiana d’oltreconfine, al quale è stato conferito il premio Danilo Dolci per essersi adoperato, come sindaco di Capodistria, per la pace a salvaguardia dei suoi concittadini, nel corso della guerra del 1991. Alla fine della Marcia, alle 18 in Sant’Antonio nuovo il vescovo Giampaolo Crepaldi ha celebrato la messa della Pace. Il presule si è riferito nella sua omelia al messaggio di papa Benedetto XVI che a a sua volta riprende le parole di Gesù: «Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio». «La pace, dono di Dio e opera dell'uomo - ha citato Crepaldi - "concerne l’integrità della persona umana ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo. È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato. La negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’essere umano, nelle sue dimensioni essenziali, nella sua intrinseca capacità di conoscere il vero e il bene e, in ultima analisi, Dio stesso, mette a repentaglio la costruzione della pace. Senza la verità sull’uomo, iscritta dal Creatore nel suo cuore, la libertà e l’amore sviliscono, la giustizia perde il fondamento del suo esercizio"». Il vescovo ha infine lanciato un appello per la liberazione di Asia Noreen Bibi, donna cristiana detenuta da tre anni nel carcere pachistano di Sheikhupura con l’accusa di blasfemia: «La sua liberazione - ha detto - sarebbe un atto di civiltà e un luminoso gesto di pace».

 

 

 

 

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