|
OLTRE L'INGORGO c'è una città in cui vivere
Sabato 19 novembre
Legambiente Trieste a congresso, per una mobilità ragionevole, contro la follia dell'ingorgo quotidiano, per una città ed un territorio da restituire ai cittadini.
appuntamento alle 16.00 presso la Banca Etica di via Donizetti, 5/a
sono invitati tutti i soci e i simpatizzanti del Circolo
Ordine del giorno:
Durante il congresso si è parlato soprattutto di mobilità e vivibilità della città di Trieste ed in particolare sono state discusse alcune idee che, pur non essendo in grado di cambiare significativamente la situazione di grave degrado in cui versa la città, sarebbero comunque da attuare al più presto per migliorare la situazione: corsie riservate per i mezzi pubblici, utilizzo delle linee ferroviarie esistenti e completamento del collegamento con Capodistria, collegamento ciclabile sulle Rive ed istituzione di piste ciclabili nel centro cittadino, pedonalizzazione e riqualificazione di Piazza della Borsa. Su questi punti l'associazione intende attuare un confronto con l'attuale amministrazione e con i candidati sindaci alle prossime elezioni.
Dopo le conclusioni di Edoardo Zanchini, al termine del congresso, è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo del Circolo: Paolo Privitera, Lino Santoro, Andrea Wehrenfennig, Ettore Calandra, Luigi Sangineto ed il Collegio dei Sindaci: Bruno Giorgolo, Daribor Zupan e Paolo Calandra.
Con la prima riunione del direttivo avvenuta il 21.11.2005, si è provveduto a nominare alla presidenza Paolo Privitera. Ettore Calandra e Lino Santoro sono stati nominati rispettivamente segretario e direttore del Circolo.
Relazione del Presidente Paolo Privitera
Il titolo che io stesso ho
creduto utile assegnare a questa relazione e al congresso rimanda a quello che è
il principale problema socio-ambientale della nostra città e del territorio;
socio-ambientale, non soltanto ambientale, in quanto investe e determina non
soltanto una situazione misurabile in termini di salute ambientale, bensì anche
la qualità della vita dei Triestini in generale, compresi quei parametri che
penseremmo estranei ad una valutazione di carattere ambientale, quali la
socialità, l'affettività, la relazionalità umana nel suo insieme, nonché,
ovviamente, tutta una serie di parametri di carattere economico. Quando una
persona utilizza due anni della propria vita "per trovare parcheggio", come è
stato di recente calcolato (la cosa sembra credibile), o il bilancio di una
famiglia vede le spese alimentari pareggiate o superate da quelle per
l'automobile, allora è evidente, anche senza pensare ai morti e feriti sulle
strade e a tutte le vittime dell'inquinamento, che è tutta la vita di una
persona ad essere condizionata pesantemente da questa situazione.
Ci troviamo quindi a vivere in
un regime "totalitario", nel quale un aspetto della vita dell'uomo condiziona ed
informa a sé tutti gli altri? Direi di sì, specialmente se consideriamo questa
situazione come un riflesso della più generale tirannia dell'ambito economico su
tutte le altre considerazioni attinenti ad ambiti diversi. E, dato che siamo al
congresso del circolo, questa tirannia del fattore economico condiziona e limita
la vita associativa e le attività del circolo stesso? La risposta è, senza
dubbio alcuno, sì! E su questo arriveremo alla fine, chiudendo il cerchio.
Si tratta, per dirla in breve,
dell'aver ridotto qualsiasi valutazione al rendiconto economico... un "pensiero
debole" in realtà, perché esclude i parametri di tipo etico, estetico,
sociale... cioé, se una cosa fa far soldi, è buona, altrimenti, cattiva! Detta
così, può far ridere, ma mi sembra invece, nella sua pochezza, una
considerazione assai realistica per descrivere la situazione attuale, anche
quella in cui il nostro circolo si trova ad operare.
Un pensiero unico, quindi, e
tanto più pericoloso in quanto "debole"... è la tirannia del PIL e di tutti i
parametri ad esso collegati, la cui crescita è giudicata aprioristicamente
positiva, anche quando, ad esempio nel caso dei consumi di energia, che è il
caso che ci interessa, un maggior consumo può essere invece indice di
arretratezza tecnologica.
Nè da destra, né da sinistra,
sembrano provenire decise obiezioni a questa visione di scarsa acutezza..
Scomparsa di fatto la
prospettiva marxista, che peraltro non aveva mai messo in discussione il
prevalere del fatto economico su tutti gli altri, anzi..., qualche timida
obiezione viene talvolta dal campo cristiano-cattolico o da quello
ambientalista. A volte però, in entrambi i campi, pur di non mettere in
discussione il tabù della crescita obbligatoria, si spera nel "miracolo": in una
prospettiva antropo-centrica e salvifica, per cui l'uomo è la creatura
prediletta da Dio, Dio interverrà comunque a salvarci dai "danni collaterali"
dello sviluppo economico ,mentre nel secondo caso, se l'ambientalismo rimane in
stato di sudditanza rispetto ad una visione scientista e neo-positivista, c'è la
scienza che interverrà a salvarci, in qualche maniera, dai guai che peraltro la
scienza stessa provoca... ma se da Dio si può anche mettere in conto di
aspettarsi un miracolo, dalla scienza assai meno, tanto più in un ambito, come
quello dell'utilizzo dell'energia, ben delimitato da limiti precisi, che ci
dicono invece che l'unica via, innanzitutto in campo energetico, ma anche
economico in generale, è quella della "decrescita". Talvolta un'unica persona
riassume in sé i due "fideismi": cito Antonino Zichichi, da "Famiglia
Cristiana".... .... sta parlando nientemeno che di effetto serra : "se
abbondasse ( l'anidride carbonica - notare il "se") potremmo inventare nuove
tecnologie per farla sparire nel sottosuolo o nei mari. Una sessione del gruppo
di studio di..... ..... ha passato in rassegna lo stato in cui siamo arrivati
con queste tecnologie (???) concludendo che nel futuro il problema dell'anidride
carbonica in eccesso può essere totalmente risolto".
Perché ho parlato di ciò?
Perché esiste anche nelle nostre cose locali (pensare globalmente... agire
localmente...) un modo simile di vedere le cose per cui, ad esempio, la
tecnologia troverà soluzione al problema dell'inquinamento... qualche trovata di
dubbia valenza ergonomica, tipo l'auto a idrogeno, ad aria compressa,
elettrica... non c'è da preoccuparsi e tutto ciò potrà avvenire, e questo è il
punto chiave, senza detrimento degli interessi economici...
non lo credo assolutamente,
innanzitutto perché da sola la tecnologia non riuscirà mai ad ovviare ai guai
provocati, senza una vera e propria "rivoluzione culturale" che orienti
diversamente le scelte quotidiane di vita delle persone; penso ad esempio, per
tornare al titolo del nostro incontro, al fatto che spesso, ancor oggi, la
disponibilità di un mezzo di trasporto privato e la possibilità di procurarsi
un'abitazione lontano dalla città sono viste come fattori di "libertà", quando
invece sono determinate dalla mancanza di una politica urbanistica e del
trasporto pubblico; è forse "libertà" dover inforcare un instabile motorino
sotto la pioggia perché non ci sono alternative? o dover abbandonare il centro
storico (non dimentichiamo che la nostra civiltà "occidentale" è legata dalle
origini all'esistenza della città, come punto di aggregazione, scambio di
idee...) perché ormai invivibile a causa del traffico?
Scelte serie in senso di
protezione dell'ambiente e della qualità della vita degli uomini, vanno poi
talvolta, eccome!, contro degli interessi economici... e non sempre è possibile
conciliare tutto.. In generale è il problema toccato prima, quello della
necessità di una "decrescita" di cui, per lo meno per il traffico, credo che
tutti sentiamo la necessità. Ma questo interessa, nel piccolo, anche la vita del
nostro circolo: abbiamo notato molte volte come tutti ci aiutano (organi
d'informazione, istituzioni...) finché le nostre iniziative non toccano
interessi forti, quando lo fanno (soprattutto quando sono in gioco grossi
investimenti...) è assai più difficile far sentire la nostra voce... vedi alta
velocità, expo, rive a mare trasformate in autostrada, grande viabilità...
Io penso comunque che dobbiamo
continuare la nostra attività anche con le campagne che apparentemente non danno
fastidio a nessuno (spiagge pulite, puliamo il mondo... dentro il paesaggio...)
ma che servono a porre le basi culturali del necessario cambiamento
nell'orientamento di vita e dei consumi e comportamenti individuali; in questo
senso ci aiutano anche le campagne di informazione scientifica (perché sapere è
sempre meglio che non sapere, e negare fede cieca alla scienza non dev'essere
mai un elogio dell'ignoranza...) che ci forniscono strumenti per le nostre
scelte; ma anche e soprattutto queste campagne tornano utili per stabilire e
mantenere quei legami tra le persone, quella circolazione di idee che non può
svolgersi sui mezzi d'informazione, che non ci saranno amici quando andremo a
ledere interessi... il nostro circolo ha quindi bisogno di più soci, non solo
per motivi di sopravvivenza (100 iscritti, e non sono molti, ci basterebbero in
questo senso) ma anche appunto per mantenere una rete di contatti alternativa ed
antagonista alla comunicazione "televisiva" di idee al servizio dell'uno o
dell'altro interesse economico...
Non credo peraltro che questa
"alternatività" ed "antagonismo" ci debbano portare a comportamenti di rottura
con l'ordine democratico e la legalità; anzi, al contrario, credo che in questo
momento sia sommamente rivoluzionario "rispettare la legge"; in un paese dove
chi è al governo dimostra spesso mancanza di rispetto per la legge, non vedo
cosa ci sia di rivoluzionario nel "disobbedire": lo fanno già tutti, basti
guardare appunto il traffico cittadino (a proposito... dove sono finiti i vigili
urbani? Non sarà mica campagna elettorale? Una scelta di non dare più multe per
non perdere voti?); quindi la nostra è una battaglia per la legalità... fuori
della legge non c'è alcuna garanzia di rispetto per l'ambiente e per i valori in
cui crediamo...
Io credo veramente che oltre
l'ingorgo ci sia, e ci debba essere, una città in cui vivere; una città di
incontro, di scambio culturale e politico; una città da riqualificare
urbanisticamente, uno spazio nel quale operare scelte precise di
pedonalizzazione e incremento del tarsporto pubblico. Ancora una volta ripeto
quelle che sono le nostre proposte, o meglio le nostre linee di indirizzo, in
quale direzione andare:
1) difesa ed ampliamento delle
aree pedonali in città: pedonalizzazione di piazza della Borsa, ed altre zone,
anche non strettamente centrali, da pedonalizzare e riqualificare; pur nella
consapevolezza che si tratti di misure limitate e non determinanti un
miglioramento generale della situazione, comunque vanno nella direzione giusta
di dissuadere dall'uso del mezzo privato e migliorare la vivibilità urbana.
2) mezzi di trasporto pubblico
in sede propria, protetta dal traffico privato, meglio se su rotaia e a trazione
elettrica non inquinante, quindi rilancio della ferrovia Campo Marzio-Villa
Opicina, completamento della linea per Capodistria con collegamenti suburbani
per Muggia.
3) completamento della pista
ciclabile da Miramare alla Val Rosandra, con pista riservata sulle Rive e
percorsi protetti in città
4) opposizione decisa alla
costruzione di parcheggi in centro che attirano ulteriore traffico, ed alla
costruzione di nuove strade di forte impatto ambientale ed anch'esse
incentivanti il traffico privato.
Va comunque detto che l'
"ingorgo generale" è causa ed effetto di un progressivo decadere della vita
urbana, determinato da scelte urbanistiche folli, succedutesi negli anni... se
metti a vivere 5.000 persone a Rozzol Melara e vicino, in cima a una collina, a
4 chilometri in salita dalla città, collochi il principale ospedale cittadino, e
fornisci soltanto una decina di autobus per i collegamenti, non puoi
meravigliarti se poi c'è l'ingorgo ogni mattina, né se ad ogni nevicata saltano
i collegamenti con rischio grave per l'attività sanitaria... un' amministrazione
seria avrebbe subordinato scelte di questo genere all'installazione di un serio
piano di mobilità pubblica, preferibilmente su rotaia.... e poi è venuto il
"Giulia", e un piano regolatore cittadino che continua a favorire insediamenti
decentrati senza collegamenti con il centro se non su mezzi privati... e si
giunge alla follia di pensare di affidare la mobilità ai "motorini", in una
città come Trieste... anche d'inverno... e qui c'è molto da dire: quale
socialità si può avere in un centro urbano dove tutti indossano caschi integrali
e tute da astronauta per andare ogni giorno al lavoro... e lo trovano normale...
e qual è la statistica di morti e feriti... e, infine, quale vita è mai questa?
Ma, in un circolo vizioso, tutti vogliono abbandonare il centro e le zone più
caotiche e rumorose, ma nel farlo danno ulteriore incentivo a caos e rumore
dovendo spostarsi su mezzi propri in mancanza di mezzi pubblici... oramai nel
centro di Trieste vivono meno di 20.000 persone su 220.000... gli altri
affrontano la tormenta in motorino... non è vero, magari fosse così... in
realtà quasi 100.000 sono anziani e molti di questi semplicemente non escono di
casa... per paura (reale, di essere investiti... altro che malavita o
terroristi... quale sicurezza ci può essere per un anziano in questa
situazione?) e impossibilità di muoversi...
Devo dire la verità: se prima
ho parlato in termini tutto sommato positivi dell'attività del circolo, per
quanto riguarda le campagne d'azione e di informazione, non altrettanto posso
dire per i risultati pratici e reali conseguiti, in particolare per quanto
riguarda la mobilità urbana e suburbana: la situazione è andata sempre
peggiorando, un po' alla volta, sempre di più, pur nell'alternanza di
amministrazioni cittadine di colori diversi... e la nostra azione non ha
ottenuto grandi risultati; il centro storico di Trieste non ha ancor oggi un
solo metro di pista ciclabile, ad esempio; e anche quando, dopo vari confronti,
siamo riusciti a definire una linea comune, un protocollo d'azione con
l'amministrazione comunale sul da farsi in caso di sforamento dei valori di
PM10, quando poi si è trattato di metterlo in pratica... il sindaco non ha
firmato... sulla vicenda per lo meno c'è stato un caso politico...
Ma sono anche le "grandi
opere" a preoccupare, basti vedere la grande viabilità... ci saranno poi i soldi
per finire? Intanto il danno ambientale è spaventoso... e se mancano i soldi per
finire l'asfalto, immaginiamo cosa accadrà con il ripristino ambientale...
niente... e ci sono tante altre belle idee... vedi le Rive... per utilizzare nel
peggiore dei modi (per noi cittadini...) il denaro di tutti... perché qui
chiudiamo il cerchio... e vediamo quanto sia difficile operare, da parte di
poche e, ahimè, non più giovanissime, persone, per il bene di tutti ma contro
gli interessi economici di pochi (o molti... non importa più di tanto quando il
danno è per tutti...), in un mondo nel quale gli indicatori economici sono
l'unico parametro di valutazione dell'agire umano. Paolo
Privitera
Intervento del Direttore di Legambiente Trieste - Lino
Santoro La relazione di
Paolo Privitera mette in evidenza la difficile situazione socio-ambientale del
nostro territorio urbano. Una situazione che negli ultimi anni, in particolare,
è andata degradandosi e che manifesta un decadimento di quei valori di
convivenza civile che dovrebbero essere i paradigmi di una comunità di
cittadini: come la solidarietà, il rispetto dei diritti altrui e la
consapevolezza dei propri doveri. Lo scadimento dei valori di cittadinanza ha
portato ad un aumento della microcriminalità e a comportamenti e atteggiamenti
di scarso rispetto e di abuso dei beni pubblici. In base alle
dichiarazioni dei nostri amministratori il bilancio comunale è in attivo, però
sono stati chiusi due centri per il recupero dei minori dei Servizi sociali
comunali, mentre le scelte di spesa comunale sono indirizzate contro gli
interessi della collettività (meno scuole funzionanti e funzionali, asili, asili
nido etc., meno sorveglianza del territorio) e verso le (pseudo)grandi opere,
realizzate con progetti di basso profilo estetico e funzionale (vedi piazza
Goldoni e la fontana di viale XX settembre) e in contrasto con la
valorizzazione degli aspetti paesistici tipici del centro città: lo skyline del
mare deturpato dalla quasi autostrada che scorre lungo le rive (che favorisce lo
sfrecciare di auto, moto e motorini). Una serie di interventi che hanno offerto
un grosso contributo alla dequalificazione e al degrado dei nuclei
architettonici e urbanistici storicamente più interessanti e importanti della
nostra città. Ai caotici e
deturpanti progetti realizzati in città fa ottima compagnia il basso profilo
della “normale” gestione del territorio per quanto riguarda viabilità, traffico
e mobilità urbani. Seguendo il
paradigma che fare i ca… propri è la regola educativa che impera oggi a
tutti i livelli: dal locale al centrale, le soste abusive e selvagge, sono un
aspetto levantinamente (con il massimo rispetto per i levantini) tipico del
nostro paesaggio cittadino, caratterizzato anche dalla novità recente ma sempre
più invadente di ingombranti camper disseminati in tutte le vie dell’immediata
periferia urbana, che hanno trasformato gran parte della viabilità secondaria in
imbuti dal collo sempre più stretto. Al controllo
della città sovrintendono i ragazzi della via Paal: i nostri vigili urbani sono
ormai quasi tutti o tenenti o marescialli, per cui deputati al controllo della
città restano quei pochi e residuali vigili semplici della nostra Polizia
municipale. Qualsiasi comunità, e la comunità dei cittadini è una di queste, per
essere tale ha bisogno di regole e di controlli sul rispetto delle regole. Le
regole in una comunità democratica sono il risultato di un dibattito all’interno
della comunità, devono essere partecipate e vanno concordate, ma una volta
decise vanno rispettate e fatte rispettare, ma se non si vede chi deve svolgere
questo compito a che servono le regole? dove sono finiti, per fare un altro
esempio, i poliziotti di quartiere? L’Agenda 21
locale è uno strumento essenziale nella gestione solidale del territorio:
dovrebbe fissare i criteri indispensabili a rendere vivibile l’ambiente urbano,
è una procedura partecipata a cui contribuiscono tutti i portatori di interesse,
è un foro di discussione ma deve concludersi con delle regole da applicare alla
gestione dell’ambiente urbano. Agenda 21 è stata e sarà un utile strumento per
responsabilizzare tutti i cittadini, ma le buone intenzioni dell’assessore
all’ambiente e al territorio non hanno ancora raggiunto obiettivi concreti, non
hanno inciso su comportamenti e atti amministrativi reali: un esempio, citato da
Privitera, è il protocollo d’intesa firmato in autunno dello scorso anno sulle
regole da seguire in caso di aumento dei parametri d’inquinamento, come le
polveri sottili, che non si è concretizzato nelle disposizioni del Sindaco in
merito alla sospensione della circolazione dei mezzi privati; e nelle occasioni
di forte inquinamento quando si è deciso di interdire ad alcune categorie di
veicoli la circolazione in centro, i controlli sono stati inconsistenti, per cui
coloro che si sono attenuti alle regole si sono sentiti presi per i fondelli. Agenda 21
dovrebbe essere il foro in cui si parla ma anche il punto di riferimento della
politica locale del territorio. In realtà non abbiamo visto una relazione
diretta fra le conclusioni delle sessioni dello scorso anno rispetto alle
politiche della mobilità, dei trasporti e della viabilità. Il recente
convegno Trieste, strategie per un nuovo muoversi ha messo in luce come
sia possibile ridurre la mobilità veicolare urbana dirottandola verso i mezzi
pubblici attraverso politiche opportune che sappiano guardare alla città nel
suo complesso, non con approcci settoriali e interventi isolati, ma con
soluzioni ingegneristiche e urbanistiche che garantiscano il miglior
soddisfacimento degli interessi di tutte le diverse categorie di cittadini
(pedoni, automobilisti, ciclisti, commercianti, etc.) per immaginare, in
prospettiva strategica, soluzioni innovative nel campo della mobilità. Il piano
regionale per il controllo dell’inquinamento affida ai Comuni di predisporre
piani d’intervento locale. Dopo la presentazione di una bozza il piano comunale
non ha ancora trovato una stesura definitiva. Nel 2005 vi sono
stati vari sforamenti dei limiti di legge, in particolare per il PM10, ma anche
i livelli degli ossidi di azoto si sono incrementati in questi ultimi anni,
mentre si è abbassata la concentrazione del monossido di carbonio grazie alle
marmitte catalitiche. Sappiamo che,
ragionando in termini annuali, se il 30% del PM10 deriva dagli impianti
industriali (la Ferriera di Servola ne dà il maggiore contributo) il 40% è
conseguenza del traffico urbano. Siamo in attesa del Piano della mobilità
urbana per vedere quali criteri sono stati escogitati dall’ing. Camus per
scoraggiare e ridurre la mobilità dei mezzi privati, incrementando invece quella
dei mezzi pubblici in termini di copertura del territorio, frequenza di
passaggio, estensione della fascia oraria serale, immaginiamo (?) che sarà
proposta una maggiore varietà modale, e vi sarà un aumento del numero delle
corsie preferenziali per i mezzi pubblici. Voglio fare un
commento sulle recenti preoccupazioni relative alle emissioni di diossine
dall’impianto di agglomerazione della Ferriera di Servola. Sarà bene
chiarire che tutti gli impianti di combustione (esterna ed interna), anche
quelli a metano, a GPL e tanto più quelli a olio combustibile, a benzina e
diesel producono diossine [nello studio delle diossine Legambiente Trieste sta
collaborando con il Dipartimento di chimica dell’Università di Trieste]. E non
basta, di conseguenza, eliminare la Ferriera (anche perché vi sono altri
impianti industriali inquinanti come per esempio il cementificio) per eliminare
le polveri fini e le diossine (che albergano sulle polveri) che inquinano il
nostro territorio urbano, ma è opportuno pensare anche al traffico urbano (e
prima del 2009). E’ molto più
probabile che l’inquinamento chimico e sonoro della nostra città si ridurrebbe
se circolassero mezzi a trazione elettrica, soprattutto sui lunghi percorsi
(metropolitana leggera di superficie e sotterranea, tramtreno etc.), e così
avremmo almeno un esito positivo: una riduzione marcata di ogni inquinamento e
uno sviluppo della vivibilità nell’ambiente urbano. Lino Santoro