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Cabinovia Opicina - Porto Vecchio

 

 

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NEWS del 2021

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 31 dicembre 2021

No all'ovovia e cura delle periferie - Le mosse di At per il nuovo anno

Il capogruppo Laterza e i consiglieri Massolino e Nicolini rilanciano i propositi di Adesso Trieste. Aperto il "casting" per il coordinamento

No all'ovovia, decentramento amministrativo, salute territoriale e microaree. Sono i temi per i quali Adesso Trieste si batterà all'interno dell'assemblea di piazza Unità e delle singole circoscrizioni nell'anno a venire, come è stato spiegato dai rappresentanti di At in Consiglio comunale Riccardo Laterza, Giulia Massolino e Kevin Nicolini, ieri, in occasione di una conferenza stampa convocata in piazza Libertà, all'aperto. «La campagna più importante del 2022 sarà quella contro l'ovovia - ha annunciato Laterza come capogruppo - con l'appoggio alle associazioni ecologiste nel proporre il referendum per bloccare la realizzazione dell'opera». Non solo proposte "contro", però, nell'agenda di At: l'impegno sarà anche quello di spingere in tutte le sedi per la realizzazione di un processo di decentramento amministrativo verso le circoscrizioni e di partecipazione alle scelte da parte dei cittadini, «Proporremo i temi relativi alle comunità energetiche - ancora Laterza - come strumento concreto per contrastare il rincaro dei prezzi di luce e gas che il Comune può incentivare con la creazione di un'apposita società in house. Ma solleciteremo anche la necessità di trovare nuove forme di coordinamento tra microaree, servizi educativi e commercio di prossimità nei rioni, nell'ottica della "città dei 15 minuti". Siamo consapevoli che queste proposte avranno qualche chance soltanto se, in parallelo con la nostra azione istituzionale, riusciremo a costruire una mobilitazione in tutta la città». Nel frattempo At inizia il "casting" per la ricerca di nuovi volti per il proprio coordinamento politico, da eleggere nel corso di un'assemblea alla fine di gennaio. «C'è la possibilità, per chi lo volesse, di presentare la propria candidatura per vari ruoli all'interno del coordinamento», ha sottolineato Deborah Borca, membro della presidenza uscente del movimento: «Sarà necessario un grande entusiasmo per continuare in questo percorso di attivismo attraverso il lavoro sul territorio da portare avanti nelle assemblee tematiche».

Lorenzo Degrassi

 

SEGNALAZIONI - Cabinovia - Meglio altri progetti

Egregio direttore, da tempo in più sedi sono in corso la discussione e l'analisi sull'argomento: cabinovia si, cabinovia no. Ora, alla luce del finanziamento previsto, che dovrebbe sopportare i costi di realizzazione dell'impianto, mi chiedo se non sarebbe più ragionevole, e sensato, optare per una soluzione diversa stante che i numeri relativi all'utenza che se ne servirebbe, che sono solamente teorici. Come è stato già detto, una cosa è la capacità totale dell'impianto - e questo è un dato tecnico certo - un'altra cosa sono i numeri di potenziali utenti - e questo è un dato ipotetico. Personalmente vedrei molto volentieri un prolungamento della linea del tram lungo le rive fino a Campo Marzio, o l'introduzione di una linea di filobus dal bivio di Barcola fino a Muggia. In entrambi i casi stiamo parlando di due mezzi estremamente ecologici. Nel secondo caso con filobus ibridi, addirittura più versatili e più convenienti, e ad impatto ambientale prossimo a zero. E sempre a favore di questi ultimi, ci sono i relativi costi di realizzazione. Il costo dell'armamento di una linea di filobus è stimato in circa due milioni di euro al chilometro, contro gli otto di una linea tranviaria. Dato che entrambe le soluzioni sono praticabili, perché non approfittare di questa occasione veramente unica per la città?

Nevio Poclen

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 30 dicembre 2021

 

Cabinovia, il "nodo" Comunella al centro dell'ultimo Consiglio

Esproprio, ricorso o modifica del progetto le ipotesi al vaglio dell'amministrazione affrontate nel consiglio online. Altre schermaglie tra maggioranza e opposizione

Sotto l'auspicio di riunirsi in presenza nel 2022, da parte del sindaco Roberto Dipiazza, ieri si è svolto l'ultimo Consiglio comunale dell'anno, ancora una volta in videoconferenza. Durante il question time, Dipiazza ha risposto all'interrogazione di Kevin Nicolini (At) sull'atto Asugi, l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi a quella di Stefano Ukmar (Pd) su cabinovia e comunella di Opicina. «La stazione non tocca le particelle della Comunella», ha spiegato Lodi: «Potrebbe invece interferire il parcheggio, la cui locazione non è però definitiva. Il Comune intende impugnare la sentenza (che sancisce la proprietà della comunella sull'area in questione), valutare gli aspetti di possibile esproprio ai sensi del Dpr 327/2001 e al contempo avviare un dialogo con la comunella». Lodi ha sottolineato che il progetto, preliminare, può essere modificato, anche nel tracciato. Né Nicolini né Ukmar sono soddisfatti delle risposte. «La sentenza sulla Comunella li ha colti di sorpresa», commenta Ukmar: «L'esproprio è improponibile, perché si dovrebbe pagare al prezzo di terreno edificabile. Non hanno alternative e rischiamo di perdere il finanziamento». Approvati poi alcuni atti di ordinaria amministrazione, tra cui la ratifica della variante al Piano regolatore per rifunzionalizzare lo scalo di Campo Marzio. Ciò avendo cura, ha specificato l'assessore Michele Lobianco facente le veci della collega Sandra Savino, di coprire i rumori derivanti dalle nuove infrastrutture ferroviarie. Su proposta di Dipiazza, rinviata invece la discussione della delibera sulla convenzione con la Pallacanestro Trieste. È andato a vuoto un nuovo tentativo di eleggere il vicepresidente dell'aula (solito schema: centrosinistra compatto sulla dem Laura Famulari, il 3v Ugo Rossi propone se stesso, il centrodestra li respinge entrambi). Non sono mancate schermaglie tra maggioranza e opposizione. All'inizio, Gabriele Cinquepalmi (Fdi) ha chiesto di svolgere i lavori in italiano, dopo che alcuni consiglieri del Pd avevano risposto all'appello in sloveno. «Ci aspettiamo dal presidente dell'aula Francesco Panteca una risposta più illuminata rispetto a questo oscurantismo», protesta a margine il capogruppo Pd Giovanni Barbo: «Grave anche che Dipiazza, di solito assente, abbia votato contro Famulari, invece che astenersi per opportunità istituzionale». La giunta ha infine fatto propria la mozione di Corrado Tremul (Fdi) per realizzare un murale commemorativo per Mattia Montenesi, il giovane ballerino triestino di recente scomparso all'età di 15 anni, a seguito di un grave male: «Con il suo sorriso e lo sport ha portato alto il nome di Trieste in tutta Italia», ha detto Tremul. «Mattia rappresenta un modello di impegno e dedizione cui le nuove generazioni possono ispirarsi», così l'assessore alle Politiche giovanili Nicole Matteoni: «Ringrazio il consigliere Tremul e il gruppo di Fdi per aver presentato la mozione».

Lilli Goriup

 

SEGNALAZIONI - Cabinovia - Le opere in cantiere

Dicono che i triestini abbiano come motto il "no se pol". Una volta tanto lo cambiamo in "no se vol". La maggioranza dei triestini, da quel che si percepisce, sarebbe contraria all'entrata in esercizio di una cabinovia che dovrebbe portarci dal Porto vecchio al Carso. Forse sarebbe più opportuno fare le cose che sono già programmate e di cui non si vede una soluzione in tempi sicuri e definiti come per esempio il grande incompiuto che si chiama tram di Opicina che ci tiriamo avanti da non so quanto. Aggiungiamo anche la messa in sicurezza dei ponti sul Canale di Ponterosso di cui si vede non la fine ma neanche il principio, visto che anche questo ha le sue varianti. In ultima analisi a mio avviso bisognerebbe ultimare le opere in cantiere ed opportune e lasciare perdere quelle inutili e dispendiose che probabilmente non comporterebbero un ritorno economico che giustificherebbe la spesa.

Silvano Ceriesa 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 29 dicembre 2021

 

"Un referendum sulla cabinovia" - Il Comune la difende "sostenibile".

Ambientalisti a caccia di firme per indire la consultazione contro l'opera. La maggioranza fa quadrato.

Il dibattito sulla cabinovia pare destinato a non acquietarsi. Accanto alle 17 mila firme raccolte su change.org iniziano a sorgere comitati di residenti, contrari alla grande opera perché ne temono l'impatto idrogeologico, mentre le associazioni intendono dare battaglia per fermarne la costruzione attraverso un referendum cittadino. Intanto gli uffici del Comune difendono la bontà del progetto, forte del fatto di aver già incassato il sostegno dell'amministratore delegato di Trieste Trasporti, durante il recente convegno in Porto vecchio. Specularmente prosegue anche la discussione politica. William Starc, architetto ed ex dirigente pubblico, spiega: «Associazioni come Legambiente, Fiab o Cammina Trieste faranno nascere un comitato referendario, con l'obiettivo di bocciare il progetto così com'è. Il comitato sarà apartitico, servirà semmai da stimolo esterno ai vari partiti, perché l'occasione dei 48 milioni del Pnrr non si ripeterà: bisogna trovare un modo migliore per impiegarli a beneficio della città, coinvolgendo anche il Consiglio comunale. Allo stato attuale il progetto non mi sembra sostenibile dal punto di vista finanziario né ambientale». Il referendum, che sarà istituito se saranno autenticate 12 mila firme, ha il supporto di Adesso Trieste, oltre che del consigliere comunale Pd Francesco Russo. «La nostra proposta di tram-treno, liquidata come una fake news, affronta seriamente il problema dell'accesso a Trieste da nord», afferma il capogruppo di At Riccardo Laterza: «I pendolari utilizzerebbero un solo mezzo, pulito, efficiente e sicuro per attraversare tutta la città arrivando da Ronchi, Monfalcone o Sistiana, senza abbattere un albero né sprecare risorse per costruire un'infrastruttura slegata dal resto della rete del trasporto pubblico. La tre giorni in Porto vecchio è stata pura propaganda, e anche il sito internet comunale dedicato all'ovovia è fazioso». Dal canto loro, gli uffici comunali obiettano che il progetto, preliminare, è stato condiviso nell'ambito della variante di Porto vecchio, del Piano della mobilità sostenibile (Pums) e del Piano di azione per l'energia sostenibile e il clima (Paesc). Si basa su modelli matematici di pianificazione dei trasporti, valutando flussi di traffico sistematici e turistici: si prevedono oltre 3 milioni di viaggiatori annui, contando che una linea principale della Trieste Trasporti ne fa oltre 2 milioni, per un totale complessivo di quasi 70. Se le previsioni dovessero risultare sovrastimate, vi sarebbe margine per mantenere comunque la gestione in attivo, anche perché non serve ammortizzare il costo di realizzazione. Sempre per i tecnici, la cabinovia ha inoltre il vantaggio di essere a ciclo continuo (non va attesa in fermata) e di intercettare così una parte delle 15 mila auto quotidianamente in ingresso in città da nord. Sarebbe integrata da un sistema di navette bus sul Carso, da studiare in fase definitiva con Trieste Trasporti, e da parcheggi gratuiti accanto alle stazioni di Opicina e Bovedo. «La cabinovia s'ha da fare», afferma Salvatore Porro di Fratelli d'Italia, presidente della Sesta commissione consiliare, competente su urbanistica, traffico e ambiente. «A gennaio convocherò la commissione per ascoltare i tecnici del Comune e successivamente anche la cittadinanza, affinché ci siano la più ampia informazione e diffusa consapevolezza», continua Porro: «Lavoreremo assieme nell'interesse generale di tutti cittadini e della mobilità futura di Trieste. Faccio presente che l'indimenticabile Primo Rovis aveva a cuore il progetto di una funivia tra Barcola e Montegrisa». Così il consigliere circoscrizionale dipiazzista Giorgio Cecco, anche in qualità di coordinatore regionale di FareAmbiente Fvg: «L'idea della funivia nasce da lontano. Ora con le nuove tecnologie si possono coniugare opportunità di sviluppo turistico, servizi ai cittadini e rispetto del territorio. Comprensibili necessità di contestualizzare gli interventi e perplessità, rispetto cui il Comune si mostra disponibile a fare chiarezza. No a strumentalizzazioni politiche e no se pol per partito preso».

Lilli Goriup

 

 

SEGNALAZIONI - Ovovia - Carosello insegna

Nino Manfredi, nell'era di Carosello; pronunciava la frase: "Fusse che fusse la vorta bbona". Prendo a prestito la battuta per utilizzarla nell'ambito del dibattito concernente il progetto dell'ovovia. Avendo una giunta a Trieste e Muggia di centrodestra finalmente i residenti vedrebbero realizzata la famosa metropolitana. Che seppur non da promessa elettorale, se ne parla da decenni. Sì anche se il progetto fosse approvato, da dove si troverebbero i soldi? Non realizzando l'ovovia! Provate ad immaginare quante macchine e quanto inquinamento di meno nel relativo percorso. Certo, leggiamo delle proposte di utilizzo dei tram con i più svariati percorsi; turisticamente parlando potrebbe essere il prolungamento del tram di Opicina. Con direzione Grotta Gigante; e già che ci siamo, mi voglio rovinare. Proporrei ancora, magari, una corsa del tram che una volta arrivato all'Obelisco faccia una deviazione, per arrivare fino al Santuario di Monte Grisa. Immaginatevi che spettacolo per i turisti lungo la Napoleonica usufruendo di un biglietto privilegiato contenente l'ingresso alla Grotta. Non dimenticando che i residenti potrebbero utilizzarlo per scendere in città o rincasare. Ovviamente, le corse verso queste mete a mio parere avrebbero una percorrenza limitata all'orario di apertura dei siti. "Se pol"? Volendo si! Basta dirottare i fondi dell'ovovia. Perché sinceramente, immaginare tutte quelle preventivate utenze mi sembra un "sogno di una notte di mezza estate". Del resto, se non sbaglio, la proposta dell'ovovia era di quel periodo.

Michele Marolla 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 27 dicembre 2021

La cabinovia divide la città - Il no verso le 17 mila firme Spunta anche un comitato

Cresce il fronte degli oppositori al progetto dopo la "tre giorni" in Porto vecchio Un gruppo di residenti di strada del Friuli si organizza e scrive una lettera aperta

Il dibattito sulla cabinovia continua a tenere banco. Da un lato cresce il fronte d'opposizione: in strada del Friuli sta nascendo un apposito comitato di residenti. Nel frattempo viaggia verso le 17 mila firme la petizione su change.org "Trieste ha voglia di tram, non di ovovia". Il consigliere comunale e regionale del Pd, ex candidato sindaco alle elezioni d'autunno Francesco Russo, annuncia a sua volta che a gennaio lancerà il promesso referendum cittadino sull'ovovia. Dall'altro lato il presidente della Commissione Lavori pubblici del Consiglio comunale, il forzista Michele Babuder, invita invece a non giudicare l'opera in maniera aprioristica e ribadisce la propria disponibilità al confronto con la cittadinanza (si leggano le interviste qui accanto). Veniamo al costituendo comitato, che dietro ha alcune famiglie residenti appunto nelle zone interessate dal progetto. Dopo il convegno di tre giorni organizzato dal Comune in Porto vecchio, hanno attivato un indirizzo mail (nocabinovia.ts@gmail. com) dove chiunque può chiedere informazioni e inviare testimonianze. Elena Declich, una delle promotrici, spiega che l'iniziativa nasce dalla constatazione che la popolazione non sa molto dell'argomento. Di qui il tentativo di entrare in contatto con il vicinato e iniziare a fare "massa critica", rivolgendosi anche a chi non è della zona. Questo gruppo di cittadini ha inoltre scritto una lettera aperta, di cui pubblichiamo alcuni stralci. Declich sottolinea che si tratta di iniziative spontanee, dal basso, prive di un cappello politico. «Il clima del convegno è stato autoreferenziale», si legge nella lettera: «Il progetto presenta criticità. Innanzitutto sembra una proposta poco appetibile per turisti, lavoratori e studenti diretti verso il centro. Si è parlato poi di impatto ambientale e inquinamento acustico ridotti. Ma quale sarà l'esatta ubicazione dei sette piloni inseriti nel terreno individuato a sostegno in salita verso Campo Romano? Il Faro della Vittoria è un monumento nazionale. I piloni gareggerebbero con lui in grandezza e richiederebbero l'abbattimento di cedri secolari che si trovano lì sotto». E ancora: «Non si sono affrontati gli aspetti geologici e idrogeologici da Bovedo a Opicina, dove è presente flysch spesso degradato. La zona prossima al Faro è instabile. In strada del Friuli, all'altezza del civico 116, nel 2021 è crollato il muro di contenimento del versante a valle di via Braidotti. Negli anni passati, in via dei Righetti, ci fu un gravoso cedimento e tutta strada del Friuli, fino al colle di Contovello, è da sempre soggetta a smottamenti del terreno. Il tratto di ciglione carsico da Monfalcone a Trieste è considerato uno dei più problematici dell'intera rete ferroviaria italiana, quanto a stabilità». Timori anche per quanto riguarda impatto acustico e diboscamento: «I piloni, alti anche 20 metri, richiederebbero il diboscamento di diversi ettari di verde. I passaggi sugli snodi dei piloni difficilmente sarebbero silenziosi. Inoltre, nei pressi del civico 169, è presente un corso d'acqua, il classico "patok", vincolato da norme ambientali. Risalendo il colle di Monteradio, nei pressi della fascia interessata dal tracciato, si estende Bosco Bovedo con il suo caratteristico stagno anch'esso soggetto a vincolo». Alle voci critiche ora si aggiunge così anche quella di questo gruppo di residenti. Intanto la petizione (lanciata un anno fa da Fiab, Tryeste, Legambiente, Bora.La, Spiz, Cammina Trieste, Aidia, Zeno, Fridays For Future e Uisp Fvg) non si è fermata. E pure ieri ha raccolto delle nuove firme: ora sono oltre 16.800.

Lilli Goriup

 

Russo (PD) si prepara a catalizzare il dissenso "Da gennaio raccoglieremo le firme per il referendum"

«A gennaio parte la raccolta firme per istituire il referendum sull'ovovia». Lo annuncia il consigliere comunale del Pd Francesco Russo. Come raccoglierà le 12 mila firme necessarie? «Tramite una grande chiamata cittadina. Assieme ad Adesso Trieste, M5s e Punto Franco, proporrò di creare un contenitore unico per mobilitare il dissenso, invitando anche le associazioni, i comitati spontanei che stanno nascendo. Organizzeremo banchetti sul territorio, nell'ottica di un più generale rilancio dei temi legati ai rioni. Sono fiducioso».Che idea si è fatto sul convegno in Porto vecchio? «È la dimostrazione che il centrodestra vuole agire da solo. Non mi ritengo soddisfatto da quanto ho sentito. Manca una visione complessiva che giustifichi l'investimento: non sappiamo quante persone si muoveranno da e per Porto vecchio. La bora è un problema oggettivo: secondo i dati di quest'anno, i giorni di potenziale stop sono saliti a 40. Ci sono i diboscamenti, i passaggi accanto alle case, le autorizzazioni date per scontate ma di fatto non ancora ottenute da Regione e Soprintendenza».Esiste un'alternativa possibile? «Mi sono informato con il ministero. Si può modificare il progetto realizzandone un altro di mobilità sostenibile, sia con fondi Pnrr che ministeriali ordinari. È ora di metterci attorno a un tavolo per trovare una soluzione alternativa all'accesso Nord della città. C'è ad esempio la possibilità di potenziare il tram, da piazza Oberdan fino a Porto vecchio. Sfido il sindaco ad avviare un reale confronto su questi temi in Consiglio comunale, dato che c'è pure il rischio che l'aula sia esautorata nel caso la cabinovia venisse trattata tramite un Accordo di programma»

l.g.

 

Babuder (FI) pronto a occasioni di confronto. "No a strumentalizzazioni. Serve un approccio laico"

«Di qui in poi servirà un'informazione capillare, da parte del Comune, per far capire il progetto». Il presidente della Commissione Lavori pubblici del Consiglio comunale Michele Babuder (Fi) ha un approccio laico alla cabinovia. Circolano inesattezze? «L'opera è stata vittima di una comunicazione inizialmente sbagliata: l'ha presentata come un'opera sensazionalistica durante una delle fasi peggiori della pandemia». Il tram di Opicina può sostituire la cabinovia?«No, sono due cose profondamente diverse. Il progetto della cabinovia nasce per alleggerire l'ingresso Nord della città: parliamo di 15 mila auto al giorno, spesso posteggiate in Porto vecchio, senza ricadute nella cassa comunale. Ma all'antico scalo si vorrebbe dare un'impronta ciclo-pedonale. E il park previsto nell'ultima variazione di bilancio può liberarlo in questo senso: sono tutti aspetti da valutare».E il referendum cittadino? «Non si può dire no a priori a un progetto, prima di averlo approfondito in commissione, e prima di conoscerne la versione definitiva. Ma alcuni consiglieri comunali e circoscrizionali di opposizione, invece di informarsi con gli uffici come da loro prerogativa, hanno tolto spazio ai cittadini, intervenendo durante il dibattito in Porto vecchio. Quel momento era tuttavia pensato per la cittadinanza».E adesso?Da presidente di commissione non voglio schierarmi a priori pro o contro l'opera, ma dare il mio contributo imparziale affinché le persone si formino un'opinione informata: è ancora presto. Se davvero l'opera danneggiasse il Bosco Bovedo, da barcolano sarei il primo a dirlo. La mia commissione è a disposizione di categorie e associazioni. Presto incontrerò l'architetto William Starc».

l.g.

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 23 dicembre 2021

 

SEGNALAZIONI - Trasporti - Due tranvie anziché l'ovovia

Egregio direttore, mi aggancio al brillante intervento di Roberto Barocchi per ricordare che l'assessore comunale competente riguardo all'ovovia dichiarò al Piccolo che ci vorrebbero almeno 3 milioni di passeggeri l'anno per tenere in equilibrio economico questo impianto. Dove pensa di trovare 3.000.000 di persone l'anno, ogni anno? Forse dispone di un programma magico che richiami tutti questi passeggeri? Mi pare che parlare di 18.000 utenze giornaliere sia semplicemente fantascientifico e privo di supporto concreto. Quindi una tramvia prolungata magari fino a Barcola e una verso Servola sarebbero molto più utili e ben accette dai cittadini. Trieste ne guadagnerebbe nella lotta all'inquinamento centrando i programmi dell'Unione europea. Che poi l'Ue ci stanzi denari per un'ovovia mi pare solo frutto di mancanza totale di conoscenza del territorio e delle necessità cittadine. Non ci resta altro che sperare nelle Comunelle per salvare quel poco di verde che ci rimane sul ciglione carsico.

Sergio Lorenzutti

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 21 dicembre 2021

 

Cabinovia, Legambiente insiste: «Insostenibile sotto ogni aspetto»

Dall'impatto sul paesaggio fino alle stime sui futuri passeggeri Nulla convince l'associazione dopo la tre giorni promossa al Tcc

Una bocciatura sotto tutti i profili: dalle previsioni di utilizzo a quelle geologiche. Andrea Wehrenfennig, presidente del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, per conto del Consiglio direttivo dell'associazione, torna all'attacco della cabinovia che il Comune vorrebbe realizzare dal Molo IV a Opicina, passando per il park del Bovedo, alla luce della chiusura della "tre giorni" al Tcc dedicata al progetto. In una nota viene infatti definito «inammissibile l'attraversamento del Porto Vecchio: con incroci di cabine 10 metri sopra le teste, 16 piloni a reggerle e tre edifici di stazione di tre piani. Il tutto è in contrasto con la bellezza storica, tutelata della zona». L'associazione contesta duramente anche le stime sul futuro utilizzo dell'impianto da parte dei pendolari: «La media di 2,5 passeggeri per automobile posteggiata prevista dal progetto è il doppio del cofficiente medio di riempimento in Italia, che è di 1,2 passeggeri per automobile». Legambiente considera sballati inoltre i dati legati ai tempi di attesa: «I 511 passeggeri previsti nell'ora di punta per la tratta Opicina-Bovedo potrebbero aspettare anche 18 minuti. Il che può scoraggiare chi, arrivato in città, dovrà comunque ricorrere a un altro mezzo di trasporto». L'aspetto economico viene poi definito «insostenibile» visto che progetti simili, in città ben più popolose, non hanno dato i risultati che sono invece previsti a Trieste. «Pesanti» anche gli impatti sulla "popolazione" degli alberi che dovranno essere abbattuti. E le operazioni sul terreno nella zona da Campo Romano al Bovedo richiederebbero «fondamenta profonde». Legambiente fornisce così delle alternative, oltre al tram di Opicina: «La nostra proposta è di favorire l'arrivo da Nord con la rete ferroviaria, per esempio rendendo gratuito per i pendolari il parcheggio presso l'aeroporto. L'idea alternativa per investire quei 48,7 milioni destinati al trasporto pubblico in una linea tramviaria permetterebbe di realizzare una mobilità sostenibile, elettrica e pubblica, sul principale asse cittadino, dalla Stazione a piazza Foraggi. Con ampie potenzialità di sviluppo verso Muggia e Capodistria, e verso Barcola e Miramare».

an.pi.

 

 

#ovovia; #cabinovia; #mobilita

 

 

COMUNICATO STAMPA - LUNEDI', 20 dicembre 2021

Legambiente : dalla “tre giorni” sulla cabinovia emergono tutti le criticità e i dubbi dei cittadini

Dalle osservazioni proposte da cittadini e associazioni nella “tre giorni” che l’Amministrazione comunale ha indetto per illustrare l'ipotesi di cabinovia “Mare-Carso” (finanziata perché dovrebbe favorire una mobilità sostenibile) sono emersi numerosi punti di criticità. Ne elenchiamo alcuni.

- L’inammissibile attraversamento del Porto Vecchio, con incroci di cabine dieci metri sopra le teste, 16 piloni a reggerle e tre edifici di stazione di tre piani, è quantomeno in contrasto con la bellezza storica, tutelata, del luogo, e serve solo a consentire l’arrivo delle cabine tra i magazzini 2 e 2A (non certo in piazza Libertà, che è il vero hub intermodale). Un tram moderno su binari - che in Porto ci sono da sempre - farebbe molto meglio lo stesso servizio.

- Si dovrebbero eliminare centinaia di alberi (risparmiando solo i cespugli!) lungo tutta la fascia “di esbosco” di 14 metri nel tratto in pendenza tra Campo Romano e Bovedo e nel parcheggio per 820 vetture a Campo Romano. Tra l'altro, la media di 2,5 passeggeri per automobile posteggiata prevista dal progetto è il doppio del coefficiente medio di riempimento in Italia, che è di 1,2 passeggeri per auto.

 - Se gli 820 posti auto venissero riempiti dai pendolari nell'ora di punta, persone che di solito ritornano a casa nel pomeriggio o sera, gli ulteriori utenti non potrebbero avere accesso alla cabinovia.

 - Nel lodare la rapidità della discesa, si dimenticano i tempi di attesa: per i 511 passeggeri previsti nell'ora di punta per la tratta Opicina-Bovedo, che devono andare al lavoro o a scuola in città, quanto tempo devono aspettare con la capacità prevista, cioè di circa 1500 passeggeri/ora per direzione (150 ogni 6 minuti)? Qualcuno (un centinaio?) potrebbe aspettare anche 18 minuti, il che può scoraggiare chi, arrivato in città, dovrà comunque ricorrere a un altro mezzo di trasporto dopo essere sceso alla stazione tra i magazzini 2 e 2A.

- Lungo il pendio da Campo Romano a Bovedo la geologia del suolo passa dal calcare al flysch: i piloni collocati su questa seconda parte avrebbero bisogno di scavi profondi per garantire la sicurezza alla cabinovia. La tavola della zonizzazione geologica allegata al progetto nulla dice sul rischio idrogeologico e sulla franosità, ben nota agli abitanti dell'area attorno al Faro della Vittoria.

- Non è nota la rumorosità dell’impianto, garantito “silenzioso”: è un’opinione. Vorremmo dei numeri, in decibel (dBa), perché sono numerose le abitazioni “accarezzate” dall’impianto (via Righetti, strada del Friuli, via Pertsch, via Perarolo…). Impianti totalmente silenziosi non esistono, e l'hanno appreso a loro spese gli abitanti di Bolzano che abitano nei pressi della nuova funivia del Renon.

- La Bora: “previsto uno stop di 20 giornate: quelle in cui la velocità del vento supera gli 80 Km/ora”. Già, è notorio che la Bora avverte prima di sparare raffiche a 100, 120, 150… E la sua presenza (a causa delle variazioni climatiche) è sempre maggiore. Ma già a 60-70 Km/ora le oscillazioni potrebbero rendere spiacevole questo viaggio...

- Per il consumo giornaliero no-stop di energia elettrica, per un costo previsto di 821.000 Euro all'anno, si potrebbe prevedere una riduzione delle emissioni di CO2 solamente se fosse garantito l'impiego di energia prodotta da fonti rinnovabili, in caso contrario si spostano soltanto le emissioni dalle auto alle centrali termoelettriche.

- Da città la veduta del Faro della Vittoria (monumento tutelato) sarà caratterizzata dal continuo attraversamento delle cabine: “pazienza, se serve…”. Ma se non serve?

- Infatti, un punto controverso è il risultato dell'applicazione di modelli di previsione del traffico, cioè di quanti automobilisti provenienti da nord effettivamente rinuncerebbero a quell’ultimo tratto di strada, fra Opicina e Trieste, a favore della cabinovia. Gli attuali utenti del trasporto pubblico (bus e tram di Opicina) dovrebbero – secondo il progetto – passare quasi tutti alla cabinovia, altrimenti i conti non tornano. Ma quanti lavoratori e/o studenti rinunceranno a usare il (vero) hub di Piazza Oberdan per il (finto) hub tra i magazzini 2 e 2a? E sempre con l'obbligo di andare in auto o bus a Campo Romano, invece di salire direttamente sui bus per Trieste alle numerose fermate di Opicina! Il grosso degli utenti provenienti da Monfalcone dovrebbe parcheggiare a Bovedo proveniendo dalla Strada Costiera, e non possiamo sapere se accetteranno di fermarsi lì, salire al secondo piano della stazione Bovedo e scendere tra i magazzini 2 e 2 A, invece di dirigersi direttamente alla loro meta in auto o, meglio, usare il treno e poi la fitta rete del trasporto pubblico.

- Una cosa è molto chiara: la cabinovia come trasporto pubblico serve a tutto ma non alla mobilità interna al Porto Vecchio: le stazioni sono troppo distanziate per avere la funzione di trasporto pubblico locale – servirà un bus o un tram – e chi vorrà salire e scendere dalla cabinovia, se può usare un bus sullo stesso percorso?

- Il Comune sostiene che con 12mila passeggeri/giorno la cabinovia farà un utile di un milione all’anno. Con l'eccezione delle megalopoli dell'America Latina, dove le cabinovie hanno una funzione sociale essenziale, i dati ci dicono che nelle cabinovie urbane finora costruire nel mondo, spesso nelle capitali o nelle metropoli con milioni di abitanti, rarissimamente si superano le 10mila percorrenze! Quella di Ankara, con capacità doppia rispetto alla “nostra”, trasporta solo 8.200 passeggeri/giorno, in una capitale di 6 milioni di abitanti! La cabinovia di Rio de Janeiro, con una capacità di 2.800 passeggeri/ora/direzione, che trasportava 10.000 passeggeri al giorno, è stata chiusa perché il governo non riusciva a ripianare il deficit!

- Quindi, quand’anche fosse bella e non impattante, c'è da attendersi che la nostra cabinovia sia insostenibile economicamente!

- Ricordiamo infine che, ad ora, siamo di fronte soltanto uno "Studio di fattibilità", privo di molti dati e procedure: approvazione paesaggistica da parte della Sovraintendenza; indagine idrogeologica per l'insediamento dei piloni; valutazione del rumore; valutazione d'incidenza per le zone SIC e ZPS; Valutazione d'Impatto Ambientale.

- Quanto alle alternative, proposte a più voci dalla sala, alcuni relatori hanno considerato come alternativa alla cabinovia il ripristino del Tram di Opicina. È ovvio che sono impianti ben diversi, sia in negativo che in positivo e richiedono uno specifico confronto di valutazioni. Il tram deve riprendere la sua attività regolare, ma servono anche un migliore accesso da Nord e una migliore rete di trasporto in città, che permetta di ridurre l'uso dei mezzi privati e quindi le emissioni di CO2, insieme a tutti gli altri inquinanti.

- La nostra proposta è di favorire l’arrivo da nord con la rete ferroviaria, per esempio rendendo gratuito per i pendolari il parcheggio presso l’aeroporto (molti treni in transito fermano lì, con buona frequenza e certezza di orari, anche se c’è la Bora).

- L’idea alternativa di investire quei 48.700 milioni destinati al trasporto pubblico in una linea tramviaria permetterebbe di realizzare una mobilità sostenibile (cioè elettrica e pubblica) sul principale asse cittadino, dalla Stazione a piazza Foraggi. Con ampie potenzialità di sviluppo verso Muggia e Koper/Capodistria, e verso Barcola e Miramare.

- Vogliamo finalmente e seriamente parlarne? Lo chiedono i cittadini e le autorità devono dare delle risposte.

per il Direttivo del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste il presidente Andrea Wehrenfennig

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 20 dicembre 2021

SEGNALAZIONI - Il dibattito continua - Due linee di tram al posto dell'ovovia

È stato già fatto notare che la Bora, così come ha rovesciato il tram di Opicina, ancora più facilmente farà volare l'ovovia verso Grignano. Vogliamo spendere saggiamente i soldi pubblici? Alziamo un po' gli occhi e osserviamo l'area cittadina. Si notano due percorsi adatti per una moderna, efficiente e silenziosa tramvia. Il primo: da San Giovanni verso via Giulia, via Battisti, via Carducci, stazione centrale, Porto vecchio. Il secondo: porto nuovo, Rive, stazione centrale, Porto vecchio, viale Miramare, Barcola, castello di Miramare. La sede tramviaria va progettata con corsia preferenziale per rispettare il traffico automobilistico. Si possono individuare più punti per i parcheggi-auto in Porto vecchio e porto nuovo, nei siti per i capannoni (rimesse per i tram) e officine. Una serie di pannelli fotovoltaici aiuterebbe ad alleggerire il costo energetico. La spesa complessiva è elevata, ma con i risparmi della soppressione di diversi autobus e una gestione attenta (al rapporto tra risorse e priorità dell'opera), in pochi anni si ridarebbe alla città un sevizio utilissimo ed estremamente ecologico. Questa proposta era già stata fatta tramite il Piccolo qualche decennio fa. Allora non è stata recepita. Oggi, in tempi di cambiamenti climatici che obbligano ad abbandonare le benzine, si spera che trovi il Consiglio comunale più recettivo e attento. Grazie

Armando Scafa

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 18 dicembre 2021

 

«E se la spostassimo verso il Cedas?» La città si interroga sulla cabinovia - le FAQ del Comune

Pareri contrastanti fra i visitatori della mostra sul progetto nell'ultimo atto della "tre giorni" di eventi in Porto vecchio

Curiosità, speranza, ma anche perplessità. Perplessità sulla necessità di portare effettivamente a compimento un'operazione di simili proporzioni a Trieste. Nel pomeriggio dell'ultimo dei tre giorni di "full immersion" dedicati al progetto della cabinovia tra mare e Carso, l'atto conclusivo degli eventi di divulgazione sul tema promossi dal Comune tra mercoledì e ieri, emergono stati d'animo contrastanti fra i triestini presenti alla mostra allestita nell'auditorium di Tcc, in Porto vecchio, a pochi metri rispetto a dove dovrebbe transitare in futuro la nuova funicolare. È il momento delle riflessioni personali, dopo giorni di input. «Al primo impatto è un'opera turistica dal forte carattere attrattivo - è l'opinione di Roberto Mandler, che è pure il coordinatore della Commissione urbanistica della Circoscrizione Altipiano Ovest - ma rimango dubbioso per quanto riguarda l'utilità in termini di mobilità. Non so se un domani chi lavora in centro e proviene da fuori città deciderà di prendere l'ovovia per raggiungere il posto di lavoro, piuttosto che il bus o l'auto. Inoltre il parcheggio da realizzare a Campo Romano potrà avere dimensioni importanti che andranno a impattare fortemente sul verde presente in zona. Per quanto riguarda la parte cittadina della linea, secondo me sarebbe da valutarne l'impatto visivo anche alla luce di un eventuale prolungamento sulle Rive. Anche come Circoscrizione stiamo valutando il progetto in tutte le sue sfaccettature prima di esprimere un parere che non possa risultare ideologico». Chi è nettamente contrario in partenza è invece Mario Riservato: «A mio parere si tratterebbe di una spesa inutile, che potrebbe essere dirottata piuttosto verso altre opere. Secondo me per rendere più fluida la mobilità dall'altipiano al centro basterebbe implementare la linea 64, creando un circuito che unisca Prosecco, Fernetti, Monrupino e la Grotta Gigante. Per quanto riguarda la mobilità interna cittadina mi piacerebbe veder sviluppata la galleria di circonvallazione con l'apertura al traffico passeggeri». Fa eco Antonella Lucchini, che si sofferma soprattutto sull'impatto ambientale che deriverebbe dalla costruzione di una simile opera. «Certo si tramuterebbe in un'entrata in città in più, ma a mio avviso un progetto del genere comporta più problematiche che soluzioni. Perché invece non si spendono i soldi per aprire la Transalpina anche per i passeggeri, con treni-spola da Campo Marzio a Opicina? E poi ho il terrore, vivendo in Italia, che lavori del genere inizino per non concludersi più». Renato Venica, al contrario, vede nella nuova ovovia un impulso all'innovazione: «È una cosa da fare, anche se non so cosa possa dare in più alla città da un punto di vista turistico. Di certo è un'opportunità che ci dà l'Ue e della quale o ne approfittiamo adesso oppure rischiamo di non poterlo fare mai più».«Tendenzialmente favorevole», ma con una forte dose di perplessità sul tracciato, è a propria volta Alessandro, che tiene per sé il cognome per questioni personali di riservatezza: «Forse sarebbe meglio spostarla di qualche chilometro. Ci sono recenti studi che dimostrano come, creandone una nella zona del Cedas o in quella del Bivio, la cabinovia potrebbe avere una funzione maggiormente turistica. Il tutto inserendo ovviamente anche una spiaggia vera lungo il litorale di Barcola. Trovo carente la parte che riguarda la multi-modalità, ancora tutta da concepire, ma capisco che si tratta ancora di un progetto preliminare. Da valutare anche il rapporto che avrà con il futuro del Porto Vecchio: se questo sarà recuperato e avrà un forte impulso, forse avrebbe più senso ripensare al cosiddetto "tubone" di Franzutti». Il riferimento è al collegamento in galleria da Prosecco al Porto Vecchio proposto 20 anni fa dall'assessore della giunta Tondo.Anche Paolo Arocchi avalla maggiormente l'idea di una teleferica spostata più verso Miramare: «Dal Cedas a Monte Grisa avrebbe più senso. C'è da tenere in considerazione poi l'impatto ambientale. Se il progetto passerà, sarà necessario deforestare la linea e c'è il problema che la stessa ovovia rasenterà alcune case. Non so quanti dei residenti ne saranno contenti».Marco Slavich è un giovane studente di Architettura e per lui la parola d'ordine è «perplessità»: «Non sono contrario ma perplesso. Forse è meglio capire prima cosa si vuole fare esattamente del Porto Vecchio, perché spendere 49 milioni per risolvere il problema di appena una parte di quel 15% di lavoratori che arriva da fuori Trieste credo sia sproporzionato».

Lorenzo Degrassi

 

SEGNALAZIONI - Un tram innovativo al posto dell'ovovia - La proposta

L'ingegner Bernetti ha detto che con un biglietto da 1,35 euro la cabinovia sarà in attivo. Il biglietto della Teleferica per il Montjuic di Barcellona, lunga 700 metri (meno di un sesto della cabinovia) costa 8,88 euro, 12,50 andata e ritorno. Sul Montjiuic ci sono l'università, il castello, parchi, musei vari, Barcellona ha 8 volte gli abitanti di Trieste e turisti in proporzione. La cabinovia partirà dal Porto vecchio, meno centrale di piazza Oberdan, per arrivare con due tratte a Campo Romano, cambiando a Barcola. Come arriveranno a Opicina gli utenti, in bus? Non farebbe concorrenza al tram di Opicina? Bernetti dice che con la cabinovia ci vorrà meno tempo, ma si partirà da un punto meno centrale di Trieste e si arriverà in un punto distante dal centro di Opicina. La cabinovia dovrà essere ferma mediamente 25 giorni all'anno neanche potendo prevedere quali. Prevedono che la cabinovia eliminerà da Trieste centinaia di auto all'ora, gran parte delle quali dovrà posteggiare per diverse ore a Campo Romano. Quante migliaia di posti macchina occorreranno? Quanti ettari di bosco dovranno essere tagliati? E siamo sicuri che, trattandosi in parte di proprietà della Comunella, sarà facile acquisire i terreni? Dobbiamo sperare nel ricorso fatto dal Comune avverso alla sentenza favorevole alle comunelle? La cabinovia non toccherà gli arbusti sul suo percorso. Il sommaco sarà salvo, ma sotto l'ovovia nelle aree boscate dovrà essere fatta e mantenuta una visibilissima tagliata lunga un chilometro e mezzo e larga 14,3 metri, per un totale di oltre 2 ettari. Come si può dire che non avrà un impatto ambientale? Non sarebbe molto meno costoso un tram che utilizzi i binari esistenti e vada almeno fino al parcheggio nel terrapieno di Barcola (possibilmente fino a Barcola come il tram di una volta) e magari, un giorno, arrivi a Miramare? Non avrebbe bisogno di stazioni ingombranti in Porto vecchio come i tre edifici a tre piani con rampe di scale e ascensori: basterebbe un cartello o al più una piccola tettoia con sedili a ogni fermata. E di fermate se ne potrebbero fare quante se ne vuole, come per i bus, non solo due in Porto vecchio distanti circa 1200 metri l'una dall'altra. Il tram non collegherebbe la città con il Carso ma la collegherebbe con il parcheggio di Barcola, dove chi viene da fuori può lasciare la macchina. Per realizzare un collegamento veloce dal Carso alla città meglio allora il tunnel proposto anni fa fino al terrapieno di Barcola, ove potrebbe venire ampliato il parcheggio. Fu contestato dagli abitanti di strada del Friuli secondo la reazione "non nel mio giardino" (in questo caso non sotto casa mia), ma sarebbe da ripensarci. Il tunnel costerebbe molto. Anche la galleria di Cattinara è costata molto, ma è stata realizzata.

Roberto Barocchi, presidente di Triestebella

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 17 dicembre 2021

 

Gestione della cabinovia: Trieste Trasporti apre - Tutti i numeri dell'opera

L'ad dell'azienda Semplice: «Siamo robusti tecnicamente e sul piano economico. Se il Comune lo vorrà, ci saremo». I dettagli su frequenza, velocità e passeggeri

Trieste Trasporti dice sì alla cabinovia e si candida a gestirla. L'amministratore delegato dell'azienda, Aniello Semplice, ieri è intervenuto al Centro congressi di Porto vecchio, dove è andata in scena la seconda puntata del confronto sulla grande opera tra pubblico e amministrazione comunale. Tecnici ed esperti sono stati i protagonisti della fitta giornata, che anche stavolta ha registrato un buon afflusso di spettatori.

L'INTERVENTO DEL MANAGER - «Alcuni si sono chiesti chi gestirà la cabinovia», ha detto Semplice: «Trieste Trasporti è un soggetto da 800 dipendenti, 1.100 contando l'indotto, un giro d'affari da 100 milioni di euro l'anno, che tra stipendi e altro restituisce al territorio 60-70 milioni. Siamo robusti dal punto di vista tecnico ed economico-finanziario, avendo per il 40% alle spalle il colosso Deutsche Bahn. Abbiamo anche dimostrato la nostra credibilità ogni giorno sul campo, tramite capillarità e qualità del servizio». Così ancora l'ad dell'azienda del trasporto pubblico locale: «Io credo nel confronto ma non è vero che uno vale uno, che tutti possono parlare di tutto, come fossimo in un'assemblea dell'antica Atene. A un certo punto bisogna stringere. Il percorso sarà lungo, cominciamo questo viaggio, noi ci saremo, se il Comune lo vorrà». Se per una candidatura ufficiale sembra troppo presto, dal momento che il progetto è alle fasi preliminari, l'interesse dell'azienda è senz'altro manifesto.

ALCUNI NUMERI - Subito dopo Semplice è intervenuto l'ingegner Andrea Cervia, direttore di esercizio impianti fissi e a fune Trieste Trasporti Spa. Ha fornito un dettagliato approfondimento tecnico sugli impianti a fune in ambito urbano. Dati alla mano, ha istituito un confronto tra cabinovia e tramvia di Opicina, volto a dimostrare che in sintesi le due infrastrutture non si "calpesteranno i piedi" a vicenda ma formeranno un sistema integrato, che aumenterà e diversificherà le modalità di spostamento offerte dal trasporto pubblico locale. Entrambe sono panoramiche e possono essere usate sia a fini turistici che di ordinaria quotidianità, ma con numeri e velocità diverse. La storica tramvia del 1902 è lunga 5,2 chilometri, ha tre vetture, una frequenza di 20 minuti e tempi di percorrenza di 30. Può trasportare 300 persone l'ora per verso. La cabinovia sarà invece un «collegamento innovativo». Avrà un percorso di 4,2 chilometri e 94 cabine da 10 posti l'una. La frequenza sarà di 20 secondi, il tempo di percorrenza 15 minuti, per una capacità di 1.800 persone all'ora per verso. Cervia ha inoltre ricordato che i due ascensori che collegano il centro al colle di San Giusto sono di recente passati al trasporto pubblico. Analogamente la cabinovia porterà in dote alla città 10 ascensori e 10 scale mobili, anch'essi in servizio pubblico, sempre nell'ottica di un sistema integrato. Citata anche la creazione di «hub intermodali».

LA GIORNATA - Il contesto era quello della fitta scaletta degli interventi di giornata, moderati da Giulio Bernetti, direttore del Dipartimento Territorio, Economia, Ambiente e Mobilità del Comune. Poco dopo le 14.30 hanno esordito portando i saluti istituzionali gli assessori comunali Elisa Lodi (Lavori pubblici e Grandi opere) ed Everest Bertoli (Bilancio e Programmazione finanziaria). A seguire il contributo della presidente dell'Ordine degli architetti, Graziella Bloccari, e del presidente dell'Ordine degli ingegneri Giovanni Basilisco. Nel panel successivo, si è quindi parlato di pianificazione della mobilità sostenibile: sono intervenuti Vittorio Torbianelli (segretario generale dell'Authority portuale), i già citati Semplice e Cervia per Tt, Giovanni Longo (professore di Pianificazione dei Trasporti all'Università di Trieste) e Roberto Camus (professore ordinario di Trasporti). A metà pomeriggio, dopo una pausa, ulteriore tranche di interventi sul tema specifico della cabinovia: hanno preso la parola Fabio Lamanna (ingegnere e consulente del Comune), Gianandrea Gei (direttore di esercizio impianti a fune e docente di Trasporti Speciali) e Andrea Gobber (direttore di esercizio e progettista Studi Monplan Ingegneria). La serata si è conclusa con un dibattito caratterizzato dalle domande del pubblico. ingegneri, architetti e pubblico L'Ordine degli architetti ha lanciato un sondaggio tra i suoi iscritti, chiedendo se sono favorevoli alla cabinovia, quale tracciato dovrebbe avere se sì, e se invece in caso di contrarietà pensano che serva comunque un'alternativa. Il 5% dei partecipanti al questionario si è detto possibilista, il 25% favorevole e il 70% contrario. Tutte le argomentazioni sono articolate: gli architetti invitano Bernetti a essere loro ospite per un futuro confronto specialistico. Tramite il presidente Basilisco, gli ingegneri invece non si dicono contrari, ma disponibili a contribuire al dibattito, chiedendo di approfondire i temi del bacino di utenza dell'impianto, delle sue conseguenze sul traffico, delle alternative nei giorni di stop. Durante le domande del pubblico è poi emerso che è al vaglio l'ipotesi di una fermata intermedia all'altezza della Sissa. Un architetto ha fatto notare che la cabinovia di Londra ha 3.500 passeggeri al giorno: molti meno di quelli immaginati per la struttura triestina. Il confronto tra cittadini e Comune continuerà online, sul nuovo sito dedicato al progetto (cabinoviametropolitana.comune.trieste.it), tramite cui è possibile inoltrare domande.

Lilli Goriup

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 16 dicembre 2021

 

Cabinovia centro-Carso Si accende il dibattito tra favorevoli e contrari

Il Comune spiega perché la ritiene ideale per togliere traffico dall'accesso nord In sala, dagli interventi della platea critiche e richieste di soluzioni alternative

Forse non sappiamo se toglierà auto dal centro, ma di certo la cabinovia è servita a riempire il centro congressi: il primo giorno dell'esperimento di confronto fra amministrazione e cittadinanza sull'ipotetica linea sospesa ha visto un effettivo scambio di informazioni e opinioni con toni quasi sempre contenuti alle buone maniere. Due punti di vista in prima fila. Da un lato il Comune, presentatosi con un progetto già approvato da Roma con 48 milioni di euro, sicuro che la linea sia la soluzione per togliere traffico dall'accesso Nord alla città, e al contempo che sia una scommessa turistica vincente. Dall'altra, le associazioni ambientaliste e per la mobilità sostenibile, in maggioranza critiche o contrarie: tante le osservazioni tecniche, ma critica più diffusa è all'opportunità dell'opera, rispetto a un ritorno del tram su una rete urbana. A condurre la giornata è Vittorio Sgueglia Della Marra, capo di gabinetto del sindaco e direttore del servizio open government del Comune, che inaugura la presentazione proiettando nello spazione brutalista del centro congressi un disegno del ricreatorio Stuparich che nel 2016 vinse il concorso "Oggi mi muovo così, e domani come?". I ragazzi avevano immaginato una rete di cabinovie (simili in realtà al tram di Opicina) fra città e altipiano. Tocca poi al video in cui un drone ripercorre l'ipotetico percorso dell'opera, inframmezzato da dati: chiusa, applausi. Salgono sul palco l'assessore regionale Pierpaolo Roberti e il sindaco Roberto Dipiazza per saluti istituzionali e considerazioni (vedi box). Tocca poi al presidente dell'Adsp Zeno D'Agostino, nella sua veste di Consorzio Ursus, che dice la sua sul Porto vecchio: «Anch'io apprezzo tanto un momento come questo, perché non è semplice ragionare di Porto vecchio. Altre realtà come Amburgo e Buenos Aires avevano alte potenzialità di domanda. Lì basta costruire e arrivano le idee. Qui va fatto un ragionamento più complesso e queste giornate sono necessarie, a partire dall'idea che si sta già costruendo (e guarda all'architetto Andreas Kipar)». In un mondo volatile è più importante governare i flussi dell'area che fare profezie su chi vi si insedierà, ragiona D'Agostino, quindi è bene confrontarsi sui trasporti: «Il vero patrimonio di quest'area è il sistema di binari che aveva in quanto porto, la sua capacità di creare flussi fra mare e ferrovia». Segue quindi l'architetto Andreas Kipar, che presenta nuovamente le sue linee guida sul Porto vecchio spiegando perché la cabinovia calza: «Vi prego non focalizzarvi su un solo aspetto ma sul progetto nel suo complesso. Il Porto vecchio è nuovissimo perché vi si inseriscono funzioni nuovissime di cui creiamo le condizioni». Tocca quindi all'ingegner Giulio Bernetti, dirigente dei lavori pubblici, esporre le linee portanti dell'idea e poi rispondere alla martellante fase di domande. Sintetizzando in estremo: il Comune, sulla base degli studi fatti sui flussi, ritiene la cabinovia sia la soluzione più ecologica ed efficace, in termini di portata, al collo di bottiglia dell'ingresso nord. Un'operazione che ritiene impossibile via ferrovia («già satura di traffici») o via tram, i cui ritmi non sarebbero comunque concorrenziali. Inizia poi il lungo dibattito, sia con domande per iscritto che al microfono. La presidente nazionale di Italia nostra Antonella Caroli, che esprime i suoi dubbi sul prolungamento della cabinovia sopra il Porto vecchio: «Trovo un po' troncato il collegamento Bovedo-piazza Libertà. Bisognerebbe arrivare almeno alla Lanterna, quindi escludere la cabinovia dal Porto vecchio. Si possono trovare altre soluzioni». Sulla raffica di osservazioni di Federico Zadnich il sindaco Dipiazza abbandona la sala. «Il Pnrr ha finanziato 22 progetti tutti tram e filobus - dice Zadnich -, Trieste è l'unica ovovia. Forse il tram poteva essere una soluzione per una mobilità urbana non periferica. Padova ha avuto 238 milioni di euro per due linee». Dà voce anche a temi che torneranno poi in tutto il dibattito: la bora, per cui si stimano 20 giorni di chiusura, cui va sommata la manutenzione, il mancato confronto su un progetto del 2020, il parcheggio davanti alla Marittima. Oggi un'altra giornata, a fondo sui dettagli tecnici.

Giovanni Tomasin

 

Tutte le informazioni sull'opera disponibili su un sito e in mostra  - Il portale e la polemica sulle "fake news"

Tutto sulla cabinovia: il Comune ha messo online un sito apposito (cabinoviametropolitana.online.trieste.it) con molte informazioni sul progetto, dalla filosofia generale a risposte alle critiche più diffuse. È su questa piattaforma che verrà creata, in seguito al dibattito, una sezione con domande e risposte avvenute durante le giornate al Centro congressi. Sul sito si trova anche il filmato proiettato ieri, che ripercorre attraverso un drone il percorso della cabinovia. In sintesi, il progetto prevede oltre quattromila metri di linea con quattro stazioni: Opicina, Bovedo, Porto vecchio, Trieste. Gli uffici contano di raggiungere una media di 1.800 passeggeri l'ora, per un tragitto medio dalla prima all'ultima stazione in un minutaggio attorno al quarto d'ora (che fossero 14 o 16 minuti è stato uno dei temi dibattuti ieri). Le cabine dovrebbero avere posto per dieci persone, accessibili anche ad anziani, disabili, famiglie con passeggini e ciclisti. I contenuti del sito sono esposti anche in una "mostra" a grandi pannelli in esposizione al Tcc. La sezione del sito dedicata alle "fake news" smentisce alcune delle affermazioni diffuse online sull'opera, ma si è guadagnata una rampognata dal consigliere Alberto Pasino, ieri, che ha osservato: «Bollate come "fake news" anche semplici opinioni contrarie. Così si finisce al muro contro muro».

g.tom.

 

La protesta delle realtà ambientaliste: «Grave il mancato invito al tavolo dei relatori»

Legambiente, Fiab, Cammina Trieste, Zeno e Tryeste assieme nel punto dove potrebbe sorgere la prima stazione del collegamento

Dopo aver raccolto 16.700 firme contrarie al progetto della cabinovia le associazioni ambientaliste Fiab, Legambiente, Cammina Trieste, Zeno e Tryeste, hanno organizzato una conferenza stampa, ieri mattina, all'imbocco del Porto vecchio. Là dove un domani potrebbe sorgere la prima stazione della cabinovia: da lì hanno protestato per non esser state invitate al tavolo dei relatori al convegno di "Ascolto della città" sull'ovovia. Il presidente di Legambiente Trieste Andrea Wehrenfennig ha spiegato le sue ragioni: «Sarebbe meglio usare il termine propaganda anziché ascolto, riteniamo molto grave che le organizzazioni della società civile siano state tenute fuori dal tavolo. È stata concessa loro solo la partecipazione tra il pubblico con la possibilità di intervenire solo nella parte conclusiva del dibattito senza poter esporre in modo pieno e completo con numeri, immagini e video le motivazioni della nostra contrarietà al progetto». Tiziana Ugo di Fiab Trieste ha rincarato la dose, spiegando come l'orario lavorativo non favorisse la partecipazione dei cittadini. Va detto che le posizioni contrarie hanno avuto ampio spazio nel dibattito del pomeriggio. Tra le voci critiche c'era quella dello stesso Wehrenfennig, che fra i vari appunti ha espresso i suoi dubbi sulla gestione: «Non ho trovato chi gestirà la struttura. Sarà il Comune o qualcun altro? Dubito che Trieste trasporti se ne faccia carico senza entrate garantite. Rischiamo di fare un secondo tram di Opicina come deficit potenziale». Sempre nel dibattito del pomeriggio, tra le voci critiche si segnalano quella dell'architetto William Starc, che ha contestato la posizione del Comune secondo cui un tram «taglierebbe» eccessivamente lo spazio pubblico con la sua infrastruttura: «Non è un treno, non mancano esempi in Europa di luoghi in cui si può camminare senza barriere né orpelli. Quel che continua a non convincermi della cabinovia, invece, è che davvero dreni il traffico dalla città». L'architetta Gabriella Robba ha chiesto di ottenere lo studio di fattibilità (che il Comune si è offerto di inviarle): «Conosco impianti di questo genere nel resto del mondo e le cabinovie spesso hanno mostrato problemi di gestione, manutenzione ed economicità soprattutto sul lungo tempo. Ora abbiamo i soldi per costruirla ma stiamo attenti ad averli anche per manutenerla, con la giusta quantità di persone ogni giorno». Tra i critici anche la consigliera dem Laura Famulari: «Il dibattito è stato molto interessante e mi dispiace che non sia stato registrato. Mi congratulo per l'iniziativa, per quanto un po' in ritardo, l'importante è replicarla. Chiedo però qui che lo stesso principio di comunicazione venga applicato al Consiglio comunale, perché l'aula ha avuto una relativa partecipazione in tutto questo processo. Chiedo quindi alla parte politica di non tagliare fuori il Consiglio». Famulari ha poi chiesto un chiarimento: «Mi preoccupa un provvedimento del Pnrr per cui la data ultima per la realizzazione sarebbe il 23 novembre 2024. Mi par di capire che in quel caso rinunceremmo al progetto, come procediamo?». Il Comune ha spiegato che il ministero deve ancora notificare il finanziamento, ma che la deadline prevista sarebbe un più potabile 2026.

g.tom.

 

 

#ovovia; #cabinovia; #mobilita

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 15 dicembre 2021

 

Cabinovia sì o no? Al via tre giorni di dibattito.

Esperti a confronto sulla mobilità sostenibile e una mostra ad accesso libero sul progetto tra Molo IV, park Bovedo e Opicina.

Si alza ufficialmente il sipario sul progetto della cabinovia destinata, nelle intenzioni dell'amministrazione comunale, a collegare in futuro il Molo IV con il park Bovedo e Opicina. Prende infatti il via oggi una "tre giorni" di incontri, con annessa una mostra, che ha l'obiettivo di raccontare alla cittadinanza nei dettagli il controverso progetto voluto fortemente dal Comune. Dalle 9 alle 13 di stamattina, nell'auditorium principale del Trieste Convention Center in Porto vecchio, sarà anzitutto possibile visitare la mostra, ad accesso libero, con i rendering del progetto stesso. Nel pomeriggio, dalle 14.30, e sempre al Tcc, andrà invece in scena "L'ascolto della città", un incontro aperto alla cittadinanza i cui posti sono già esauriti in quanto era necessaria una prenotazione a numero chiuso a causa delle norme anti-Covid. A introdurre i lavori saranno in questo caso le autorità con in testa il governatore Massimiliano Fedriga, il sindaco Roberto Dipiazza e il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino. Dalle 15 inizierà la sessione di lavori con l'intervento dell'architetto Andreas Kipar di Land Srl, che partirà dalla visione del futuro dell'area con l'intervento "Spazi aperti nel Porto Vecchio". Sarà poi la volta di Giulio Bernetti, direttore del Dipartimento Territorio, Economia, Ambiente e Mobilità del Comune, il quale andrà a spiegare la scelta della cabinovia entrando nel dettaglio de "Il modello di trasporto per la mobilità sostenibile a Trieste". Alle 16.30 spazio all'ascolto e al dibattito fino alle 17.45, quando si terrà la presentazione del video a conclusione dei lavori della giornata. Domani mattina sarà possibile rivisitare la mostra dalle 9 alle 13: l'accesso resta libero. Nel pomeriggio, invece, si terrà un evento a invito con gli esperti a confronto. I lavori saranno introdotti in questo caso dall'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi da quello a Bilancio e Porto vecchio Everest Bertoli. Dalle 15 sarà la volta di Graziella Bloccari e Giovanni Basilisco, presidenti degli ordini degli Architetti e degli Ingegneri, i quali si confronteranno sulla progettualità della nuova cabinovia e, più in generale, della mobilità cittadina. La sessione proseguirà poi con una tavola rotonda sulla mobilità sostenibile alla presenza di Vittorio Torbianelli, segretario generale dell'Autorità portuale, Aniello Semplice, ad di Trieste Trasporti, Andrea Cervia, direttore d'esercizio "impianti fissi e a fune" della stessa Trieste Trasporti, Giovanni Longo, professore di Pianificazione dei trasporti all'Università, e Roberto Camus, ordinario di Trasporti in ateneo. Prima del dibattito aperto, che chiuderà la giornata, ci sarà pure il confronto tra Fabio Lamanna, ingegnere consulente del Comune, Gianandrea Gei, direttore d'esercizio "impianti a fune" e docente di Trasporti speciali, e Andrea Gobber, dello studio Monpaln Ingegneria, che ha redatto il progetto della cabinovia di Trieste. Venerdì dalle 10 alle 18 sarà invece possibile visitare, per l'ultimo giorno, la mostra a ingresso libero.

Andrea Pierini

IL PICCOLO - MARTEDI', 14 dicembre 2021

Confronto sul progetto della cabinovia sull'asse Genova-Trieste - L'assessore Cenci ricevuta in municipio

La repubblica marinara e il porto che fu di Vienna. L'estremo ovest e l'estremo est d'Italia, accomunati dalla cabinovia. L'assessore all'Urbanistica del Comune di Genova, vale a dire l'architetto Simonetta Cenci, ieri è stata ricevuta in Municipio dal sindaco Roberto Dipiazza. Tra i temi trattati appunto le varie declinazioni del progetto di funicolare, sulla cui realizzazione le due città collaboreranno, stando a quanto riferito da Dipiazza a margine dell'incontro. Proprio in questi mesi autunnali il Comune di Genova ha pubblicato il bando per affidare la progettazione e l'esecuzione dei lavori, che serviranno a costruire la nuova cabinovia di collegamento tra le località Stazione Marittima e Forte Begato. Tornando a Trieste, domani invece comincia una tre giorni di dibattito, sul futuro collegamento tra Opicina, Barcola e il centro (le iscrizioni si sono chiuse ieri). L'appuntamento si svolgerà nell'auditorium Generali di Porto vecchio. Nel frattempo, nel corso dell'incontro a Palazzo Cheba, il primo cittadino ha illustrato all'assessore Cenci lo sviluppo previsto per l'area di Porto vecchio, gli investimenti e l'interesse attualmente manifestato da numerosi investitori per Trieste, città che sta vivendo un momento «straordinario», tanto da essersi guadagnata proprio ieri il primo posto nella classifica del Sole 24 ore per la qualità della vita. L'assessore Cenci (architetto partner e direttore generale dell'Atelier Alfonso Femia Genova-Milano-Parigi, con cui ha maturato una vasta esperienza in campo nazionale e internazionale, sia come progettista che come manager) ha dimostrato grande interesse per l'evoluzione delle opportunità nel capoluogo giuliano. Ha inoltre riferito che Genova si sta muovendo concretamente in ambito portuale, ad esempio per realizzare attraverso un apposito studio l'elettrificazione delle banchine.

l.g.

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 12 dicembre 2021

«Buona idea la cabinovia Vanno pesati benefici e svantaggi ambientali»

Il parere da osservatore esterno dell'ingegner Kastlunger, laureato a Trieste e oggi gestore di un impianto sciistico sul Plan de Corones. «La bora? Ci sono diverse soluzioni da adottare»

«Introdurre una cabinovia a Trieste è una buona idea. La città si presta a questo mezzo, l'importante è analizzare a monte un bilancio che tenga conto dei benefici e degli svantaggi che la costruzione della struttura comporta da un punto di vista ambientale». Si può riassumere così la riflessione di Zeno Kastlunger, gestore di un impianto sciistico sul Plan de Corones, laureato in Ingegneria a Trieste, in merito al progetto del Comune sulla cabinovia che con un finanziamento di 49 milioni del Pnrr collegherà Barcola e Opicina. Ingegnere, tenendo conto delle caratteristiche del paesaggio dell'area triestina, lei vede delle criticità per la realizzazione della cabinovia? Premettendo che non ho visionato il progetto, trovo che sia un mezzo che solitamente viene usato in città densamente popolate e con un territorio esteso, caratteristiche che mi pare corrispondano a Trieste. La realizzazione di una cabinovia è utile perché viene consumata una minima parte del territorio e si risolvono diverse criticità che causano altri mezzi su strada, quali smog e traffico. Nella soluzione di Trieste l'idea è di fatto quella di collegare due zone eliminando quindi parte del traffico. Questo anche grazie alla realizzazione di un parcheggiano nella zona alta, scelta azzeccata, per poi scendere. Io personalmente trovo che sia una soluzione molto futuristica e futuribile oltre che intelligente. La vedrei come un arricchimento per la città e un'attrazione. Riscontra anche degli svantaggi in questo progetto? Magari i futuri vicini della cabinovia si troveranno davanti l'impianto che potrà avere un impatto visivo negativo, ma ci sono città che hanno fatto della cabinovia un fiore all'occhiello più che un disturbo. Trieste deve fare i conti però anche con la bora. Quale soluzione tecnica si può adottare? Esistono diverse tipologie di cabinovia. Quella semplice ha un'unica fune. Però ci sono soluzioni cosiddette a 2 o 3S. Nel primo caso si tratta di una struttura che ha una fune portante, sempre ferma, e una fune traente, che tira le cabine: queste due funi danno molta più stabilità in caso di vento. Si tratta di cabinovie che con un vento fino a 70 chilometri orari funzionano senza riduzione di velocità. Nella soluzione a 3S due funi sono ferme, e quindi portanti, e una è traente. In questo caso si possono realizzare anche delle campate (la distanza tra un pilone e l'altro) molto lunghe. I piloni sono di dimensioni più importanti, ma ne servono molti di meno. Prima però ovviamente bisogna vedere bene qual è il percorso deciso, se è in battuta di vento oppure no. Il progetto a Trieste è stato anche criticato. Per questo è stata avviata una petizione che in particolare punta il dito contro il possibile abbattimento di alberi per far posto al parcheggio e ai piloni. Che ne pensa? Il consumo del territorio è un tema, per questo ci deve essere sempre un bilancio: il taglio di alberi dovrebbe essere contenuto e in cambio la realizzazione del parcheggio e della cabinovia dovrebbe comportare meno traffico, smog e consumo di benzina in città. Spero si valuti un bilancio. Immagino che chi ha proposto il progetto ci avrà pensato.

Benedetta Moro

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 11 dicembre 2021

 

Dibattito su cabinovia e mobilità sostenibile. Tre giorni per discuterne con mostra e convegni

Appuntamento dal 15 al 17 dicembre nell'auditorium Generali. In primo piano il futuro dei collegamenti tra il centro e il Carso

Tre giorni di dibattito, per discutere della cabinovia che il Comune intende realizzare fra Barcola e Opicina. Cabinovia e non ovovia: questa la denominazione più appropriata secondo l'amministrazione municipale che ha programmato per le giornate del 15, 16 e 17 dicembre delle occasioni di confronto pubblico sul progetto, finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): invitati a partecipare cittadini, esperti e portatori di interesse. Titolo dell'appuntamento, che si svolgerà nell'auditorium Generali in Porto Vecchio, è "Carso - Porto Vecchio - Centro Città: La nuova mobilità sostenibile a Trieste". Le tre giornate si articoleranno su una mostra e due convegni. «Questo progetto - ha detto il sindaco, Roberto Dipiazza - è stato finanziato dal Pnrr, a dimostrazione della bontà dell'idea che va verso una mobilità sostenibile. Vogliamo presentarlo con la massima trasparenza, basandoci su dati, fatti e prospettive concrete, per migliorare il collegamento nord alla città, avviare un modello di mobilità green, che si interfacci con i vari piani legati alla mobilità che abbiamo già predisposto e per rinforzare il potenziale attrattivo di Trieste sotto il profilo turistico». «La cabinovia - ha sottolineato Elisa Lodi, assessore per i Lavori pubblici - rappresenta una soluzione di trasporto sostenibile con specifico riferimento alla connessione tra il centro città, l'area del Porto Vecchio e l'altipiano carsico». «Con la cabinovia - ha osservato l'assessore alle Politiche finanziarie, Everest Bertoli - Trieste avrà l'opportunità di adeguarsi ai tempi». Il direttore del competente Dipartimento, Giulio Bernetti, ha sostenuto che «il progetto è stato redatto con il supporto di professionisti esperti». Per iscriversi e partecipare, fino a esaurimento posti, è necessario essere in possesso del green pass e inviare una e mail a monica.goina@comune.trieste.it entro le ore 10 di lunedì 13.

Ugo Salvini

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 10 dicembre 2021

Dalle reti al parco verde destinato finora un totale di 159 milioni di euro al rilancio dell'area

Gli interventi nel comprensorio riassunti dall'ingegner Bernetti Sottolineata l'intesa fra gli uffici comunali e il professionista andaluso

Valgono 159 milioni gli interventi del Comune sull'area di Porto vecchio: un investimento di grande peso, che con la variante urbanistica che dal varco di Porto vecchio dietro al Silos porterà alla futura sede del Museo del mare e verso l'area congressuale, definirà l'assetto complessivo del territorio. A presentare il Museo del mare nello sviluppo di Porto vecchio è stato ieri l'ingegnere Giulio Bernetti, che ha riassunto, a partire dall'Accordo di programma (Adp), i piani per questo pezzo importante di città. All'interno del Porto vecchio, partendo dal varco dietro al Silos, l'Adp prevede quattro sistemi: un'area dedicata a moli e attività marittime sul fronte mare, con dietro un'area per insediamenti misti, l'area per musei umanistico-scientifici e congressuale, dove sono situati il Magazzino 26 e il Centro congressi, e un'ultima area dedicata al divertimento e allo sport. Tra gli interventi di maggior portata spiccano quelli per le reti tecnologiche, i servizi e la viabilità, con uno stanziamento di 15 milioni di euro. Per il sito inquinato sono 5 i milioni di euro stanziati, per il Park Bovedo mezzo milione di euro, per il Viale monumentale 21 milioni, per il "Parco lineare", la parte verde di Porto vecchio, sono stati allocati 19 milioni. Sono 18 i milioni di euro destinati al Centro congressi, 48,5 quelli per la cabinovia, meglio nota ai triestini come ovovia, 5 milioni per il primo lotto di infrastrutture e 9 milioni per il secondo. Infine il Museo del mare, che vale 33 milioni e i cui lavori, dice Bernetti, partiranno a breve. Tornando al MuMa, degli allestimenti interni per ora si sa poco: Patrizia Fasolato, del Servizio musei e biblioteche, ha potuto solo evidenziare come il cosiddetto "storyboard", che descrive lo sviluppo tematico negli spazi del Magazzino 26, sia stato realizzato in costante collaborazione con Guillermo Vazquez Consuegra. Poi bocca cucita, perché «per le attività istruttorie e le procedure di gara in corso non si può dire molto, se non ciò che già è noto», ovvero che il percorso museale è stato preparato dalla Fondazione Luigi Micheletti. Quanto al lavoro di squadra, che ha visto coprotagonisti i funzionari comunali e l'archistar andalusa, da ambedue le parti si dichiara soddisfazione. «Finora con il Comune abbiamo lavorato molto bene: l'architetto Lucia Iammarino ha seguito tutto il processo e ci siamo aggiornati con riunioni continue - commenta Vazquez Consuegra -. Vedremo come andrà avanti, perché per me è importante avere l'incarico della direzione artistica: nel mio modo d'intendere l'architettura il pensiero e il fare sono concetti assolutamente indivisibili». Quanto alla prima bocciatura del suo "mirador" da parte della Soprintendenza, con la richiesta di abbassarlo, l'archistar non nutre rancori: «L'idea del "mirador" era condivisa, il problema era la forma di questo elemento, che la Soprintendenza nel mio progetto ha ritenuto troppo iconica. Ma l'abbiamo risolta con una copertura piana, che dà maggiore neutralità alla struttura».

G.B.

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 5 dicembre 2021

 

«Ovovia non solo inutile ma anche dannosa»  Legambiente al Circolo Rc di Prosecco

Opicina. È un secco "no" all'ovovia quello dichiarato dal presidente di Legambiente Trieste, Andrea Wehrenfennig, nel corso del primo pubblico dibattito sul progetto che prevede il collegamento fra Barcola e Opicina, attraverso l'utilizzo di cabine che viaggiano sospese a un cavo. Partecipando a un incontro organizzato a Prosecco dal Circolo di Rifondazione comunista "Kras altipiano - Goat", al quale hanno partecipato una cinquantina di persone, a conferma che sull'argomento c'è notevole curiosità e, come si è visto in questa occasione, anche estrema perplessità, Wehrenfennig ha spiegato che «la realizzazione di tale struttura prevede innanzitutto una falcidie di alberi, in quanto dovrebbero essere eliminati tutti quelli presenti lungo il percorso previsto dal mare al ciglione carsico, all'interno di una fascia larga 14 metri. Non va poi dimenticato che molte aree attraversate dalla linea e sulle quali dovrebbero essere costruiti i piloni di sostegno sono di proprietà delle Comunelle locali, che potrebbero opporsi all'esproprio, allungando a dismisura i tempi del contenzioso». Il presidente di Legambiente ha poi evidenziato che «si renderebbe poi indispensabile costruire due grandi stazioni ai capolinea, alte almeno due piani, con un grave impatto visivo. Tutto questo senza scordare che entrambe dovrebbero sorgere in aree attualmente scollegate dalla rete di trasporto pubblico urbano. Altro problema la temperatura che d'estate dovrebbero sopportare i passeggeri a bordo delle cabine, in quanto le stesse avrebbero i vetri sigillati. Quanto si parla di costi - ha osservato ancora il presidente di Legambiente - bisognerebbe tener presente che i finanziamenti ministeriali sono sì pronti per la realizzazione dell'ovovia, ma nessuno tiene conto del successivo notevole impegno di risorse indispensabile per la manutenzione di un impianto particolarmente complesso. Se l'obiettivo è quello di alimentare il turismo, offrendo l'ovovia va segnalato che non è detto che essa sia preferita al tram di Opicina».

Ugo Salvini

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 3 dicembre 2021

 

«Risposta insufficiente» I dem chiedono un accesso ai documenti sull'ovovia - dopo la replica del ministero all'interrogazione del deputato Gariglio

L'ovovia si tinge di giallo. Il ministero delle Infrastrutture ha risposto all'interrogazione che l'onorevole Davide Gariglio, deputato del Partito democratico ferrato in materia di trasporti, ha presentato in merito al progetto di cabinovia finanziato da Roma con 48 milioni dal Pnrr. Ma nella risposta del ministero, osserva Gariglio, mancano i dati sulla sostenibilità di gestione da lui richiesti nello specifico: «Quindi abbiamo avviato (ieri) un'istanza di accesso per avere la documentazione, speriamo che il ministero sia collaborativo». L'interrogazione, presentata nei giorni scorsi, chiedeva conto di diversi aspetti dell'opera: «Ci sono una serie di problemi tecnici evidenziati anche nel progetto - chiedeva Gariglio al governo -. Il più noto è quello della bora. Lo stesso progetto presentato dal Comune prevede, infatti, la chiusura dell'impianto per circa 30 giorni l'anno». Inoltre, prosegue, «in tale "fascicolo intervento", a quanto consta all'interrogante manca l'allegato della sostenibilità di gestione, che è il dato più significativo, e la relazione esplicativa di costi e proventi derivanti». Nell'allegato, ragiona il deputato, ci sono «elementi fondamentali per avere un quadro completo dell'opera e della sua sostenibilità dal punto di vista finanziario, considerato anche il rilevante impatto che l'opera avrà sull'ambiente». Le risorse stanziate, ragiona ancora il dem, «sono destinate in generale al piano della mobilità e non esisterebbe alcuna difficoltà nel dirottarle eventualmente verso un progetto diverso se il Comune decidesse di elaborarne a breve uno nuovo». Gariglio conclude chiedendo «quali siano i dati relativi alla sostenibilità di gestione dell'opera di cui in premessa e se intenda fornire chiarimenti in merito ai costi e ai proventi derivanti dalla stessa». Il ministero risponde che la valutazione dell'intervento «è stata fatta sulla base del progetto di fattibilità tecnico-economica della cabinovia, dell'analisi trasportistica e dell'analisi costi-benefici, nonché sulla verifica della sostenibilità dell'esercizio». La bora non sarà un problema, prosegue, poiché sono previsti 20-30 giorni di chiusura al massimo. Arriviamo poi alla questione sostenibilità: «Relativamente al documento sulla sostenibilità di gestione - scrive il ministero -, si segnala che lo stesso è contenuto nell'apposita relazione allegata all'istanza inviata alla predetta Direzione generale, come richiesto ai sensi del citato avviso, nella quale si dà evidenza dei dati utilizzati per l'analisi della sostenibilità finanziaria dell'investimento». Il ministero aggiunge poi che per la verifica della copertura dei costi d'esercizio sono stati utilizzati i dati già impiegati per l'analisi costi-benefici, e cioè: la domanda di progetto, stimata in circa 3 milioni 600 mila passeggeri annui; le percorrenze chilometriche, che per le nuove funivie sono di circa 7 milioni 200 mila veicoli l'anno contro i 90 mila della rete bus; i costi di esercizio, che per il funiviario sono pari a 0,49 euro/veicolo chilometro, mentre per il bus ammontano a 5,47. Conclude il ministero: «Il rapporto tra variazione di ricavi e variazione di costi è risultato pari al 115%». Il tutto non convince Gariglio: «Non siamo soddisfatti perché quella del ministero non è una risposta. Ci dice che ci sono questi dati nella valutazione allegata, ma non ci dice nulla nel merito. Ecco perché abbiamo avviato un'istanza di accesso alla documentazione. Anche perché non si capisce come mai una risposta così burocratica, non è un tema di particolare riservatezza».

g. tom.

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 2 dicembre 2021

 

Il Pd porta alla Camera il caso della cabinovia tra il mare e il Carso

I dem interpellano il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti Domani un convegno di Rifondazione e Legambiente sul tema

L'ovovia arriva alla Camera. Non si tratta di un fantascientifico prolungamento del tragitto, ma di un'interrogazione approntata dal Partito democratico in merito all'opera che, nelle intenzioni della giunta Dipiazza, dovrebbe collegare il centro e l'altipiano. L'interrogazione è rivolta al ministero delle Infrastrutture e ha per oggetto la "cabinovia metropolitana Trieste-Porto vecchio-Carso". Sui contenuti del testo, almeno fino alla sua presentazione in aula, i dem mantengono un cauto silenzio. La risposta del dicastero, però, è attesa a breve giro: il tema non è di poco conto perché l'opera è stata finanziata dal governo con uno stanziamento da 49 milioni di euro, una delle principali opere in programma della nuova amministrazione guidata da Roberto Dipiazza. L'idea continua ad accendere gli animi di sostenitori e detrattori. Tra questi ultimi possiamo senza dubbio annoverare anche il partito della Rifondazione comunista-Sinistra Europea - circolo "Altipiano-Kras -Goat" - che domani alle 20 organizzerà nello spazio della Casa della cultura a Prosecco l'incontro pubblico intitolato "Al Carso non serve l'ovovia, ma migliori collegamenti con la città". I perché del "no" al progetto verranno esposti da Andrea Wehrenfennig e Lino Santoro, esponenti di Legambiente Trieste.

g.tom.

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 29 novembre 2021

 

Tram ecologico in Porto vecchio: progetto depositato in Comune

Un team di tecnici ed esperti del settore fa sapere di aver presentato e lasciato in Municipio una bozza di lavoro per una mobilità alternativa

Ovovia o tranvia? È il dilemma amletico che incarna il dibattito, politico e non, sul futuro della mobilità cittadina, con particolare riferimento al Porto Vecchio. Creare un collegamento rapido, sicuro ed ecologico nell'antico scalo è infatti una necessità che si sta avvertendo sempre di più, ora che l'iter per la riqualificazione del sito sembra finalmente decollare. E, in tempi recenti, c'è anche chi ha pure lasciato in via ufficiale negli uffici del Municipio una vera e propria bozza di progetto. La proposta per allestire un impianto tranviario proviene in particolare da un gruppo di tecnici ed esperti del settore, rappresentati tra gli altri dall'ex capodeposito del tram di Opicina Paolo Buzzi, che propongono appunto la rinascita di una linea tranviaria urbana per una lunghezza di circa 2,5 chilometri. Ma perché proprio una linea tranviaria in Porto vecchio? «La nostra idea - afferma Buzzi - prende spunto dalla singolare iniziativa lanciata nel 2016 da Autorità portuale e Trieste Trasporti con il supporto di FerStoria quando venne istituito il TramWay: un collegamento ferroviario fra Molo IV e Magazzino 26 con due carrozze e altrettanti locomotori diesel in trazione simmetrica, sfruttando i binari esistenti». Ben presto i fumi della trazione diesel risultarono poco graditi e il servizio, complice pure il cambio di colore dell'amministrazione comunale, ebbe vita breve. Ora però, sostengono i responsabili di questo nuovo progetto, le dinamiche sono cambiate e l'antico scalo sta mutando fisionomia, e si può pensare di poter disporre un mezzo nuovo, idoneo, possibilmente ecologico. La proposta prevede l'utilizzo di quattro vetture storiche (di cui tre motrici a carrelli, una a due assi e anche un rimorchio), ossia i vecchi tram dell'ex rete urbana dell'Acegat attualmente esposti nell'area del Museo ferroviario di Campo Marzio, che risultano di proprietà del Comune. Ma un'idea del genere è fattibile? In varie città italiane come a Roma e Milano, è la replica degli esperti, circolano per il servizio ordinario tram con oltre 60 anni di vita e a Torino un vecchio tram di Trieste è stato completamente restaurato e rimesso in servizio. «I rotabili - specifica Roberto Chiandussi, cultore della materia di Udine - dovrebbero essere sottoposti a revisione generale per quanto riguarda sia la cassa che per l'adeguamento delle nuove tecnologie da installare. Un intervento che potrebbe essere realizzato da aziende locali». Ma la parte interessante, insistono gli addetti ai lavori coinvolti, riguarda quale sistema di alimentazione utilizzare. «Abbiamo pensato - prosegue Daniele De Anna, un altro promotore del progetto - che si potrebbe dar corrente con il classico filo aereo sorretto da pali, che potrebbero fungere da fanali stile Belle Epoque anche per illuminare i viali del Porto vecchio. Oppure si potrebbe dotare i veicoli del sistema "Primove", realizzato dalla Bombardier: esso prevede la posa sotto il manto stradale di una "serpentina" che per induzione magnetica alimenta i motori e ricarica gli accumulatori montati sul veicolo. È un sistema diverso da quello adottato da Stream». «Tale sistema - conclude Chiandussi - è già in uso sulla rete tranviaria di Nanjing in Cina ed è stato sperimentato in Germania sulla tranvie di Augsburg e in altre città tedesche. La nostra terza ipotesi invece propone il sistema "Rampini Italia" realizzato con Siemens, che prevede un punto di ricarica rapida degli accumulatori al capolinea utilizzando un pantografo alzato all'occorrenza, sotto ad un tratto di "bifilare", come per i bus Rampini in servizio a Vienna». Per completare l'impianto, ovviamente, andrebbero ricercate altre vetture e bisognerebbe individuare l'area o un edificio che possano ospitare il deposito e l'officina, tenendone il servizio staccato da quello del tram di Opicina.

Andrea Di Matteo

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 27 novembre 2021

 

«Funicolare città-Carso al posto dell'ovovia» - la controproposta del circolo PD altipiano est

TRIESTE. Una funicolare al posto dell'ovovia «impossibile da realizzare, perché insisterebbe su un'area tutelata dalla legge». È questa la proposta del Circolo Pd dell'Altipiano Est. «Mentre l'amministrazione si impegna su un'opera che cozza contro la legge - si legge nella nota del Pd - non mancano proposte concrete per ridisegnare il trasporto pubblico fra il Carso e la città, come indicato dal consigliere comunale Stefano Ukmar. La funicolare - continua il testo del circolo dem - è una modalità di trasporto terrestre che appartiene alla categoria dei trasporti a fune. Gli impianti funicolari - si precisa - sono adatti al superamento di dislivelli in ambiti montuosi, ma sono applicabili anche su terreni pianeggianti. In questo modo si offrirebbe un tracciato esistente per una linea dotata di moderne navette, capaci di collegare in meno di un quarto d'ora il centro di Opicina con Trieste e viceversa».

U.SA.

 

Adesso Trieste «Le dieci criticità per cui dire no al progetto ovovia»

Adesso Trieste stila un elenco di dieci motivi per dire no al progetto dell'ovovia. «Che - si legge in una nota di At -, è sempre più evidente, presenta diverse criticità anche dal punto di vista del rispetto di vincoli paesaggistici e delle destinazioni d'uso delle aree interessate dall'infrastruttura. Il progetto, oltretutto, ha una lacuna di base: non ha visto il minimo coinvolgimento della cittadinanza e delle comunità locali».

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 24 novembre 2021

 

SEGNALAZIONI - Trasporti - Anziché l'ovovia due linee tranviarie

Egregio direttore, facciamo un po' di aritmetica, infatti qui non serve la matematica per capire che l'ovovia non regge alla conta dei 3 milioni di passaggi giornalieri previsti statisticamente dall'assessore competente. Facciamo un breve calcolo pensando che ci sia una costante frequenza giornaliera annua per 330 giorni tralasciando quelli per bora, festività, forte maltempo e manutenzione. Dividiamo questi 3 milioni di supposti frequentatori per 330 ed otteniamo 9.090 utenti quotidiani che divisi per 2 ci danno 4.545 persone che scendono e salgono da Trieste ad Opicina e viceversa. Ipotizziamo la durata del viaggio in almeno 10 minuti a tratta e che su ogni ovetto possano salire 10 persone troviamo che in 1 ora 60 persone sono movimentate e che ci vogliono almeno 76 ovetti distanziati a 78 secondi l'uno dall'altro per trasportarle tutte sempre rispettando le clausole di sicurezza. Ma il problema principe sta nel numero dei supposti partecipanti a questa movimentazione di massa quotidiana, ci sono quasi 5.000 abitanti di Opicina che scendono in città giornalmente? O altrettanti triestini che vanno in gita in Carso ogni santo giorno? Facciamo pure 50-50 ma le cifre paiono comunque improbabili e impossibili. Ma dove stanno tutti questi supposti fruitori? Non sarebbe stato più opportuno avere richiesto i fondi messi a disposizione in questi ultimi 4 anni per un paio di percorsi tramviari come esistono in tutte le città ben funzionanti d'Italia e d'Europa? Uno da San Giovanni a Barcola, l'ex N. 6 e l'altro da San Giovanni fin sotto Servola, la vecchia linea 2. Risparmio energetico, riduzione degli inquinanti, aria più pulita e salute per i cittadini. Traffico automobilistico e dei bus ridotto. Pare che con il nuovo Pnnr queste riconversioni all'elettrico nei trasporti pubblici siano richieste. Cosa si poteva chiedere di più? Invece niente di tutto questo è stato fatto, il motivo era forse inventarsi un' inutile ovovia?

Sergio Lorenzutti

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO- LUNEDI', 22 novembre 2021

Trieste, ambientalisti contro il progetto ovovia: ‘Alberi abbattuti e il traffico non diminuisce’. Sindaco: ‘Polemica politica, 48 milioni da Pnrr’

Il progetto, presentato a maggio dal Comune comporta la realizzazione di un impianto lungo 4,2 chilometri, con una portata che può arrivare fino ai 1.830 passeggeri all'ora e attinge, per la sua realizzazione, dai finanziamenti pubblici destinati dal ministero. Ma una petizione online contraria ha già raggiunto le 16mila firme. Le opposizioni: "Chiederemo un referendum abrogativo"

Il ministero delle Infrastrutture ha dato il via libera al finanziamento da 48 milioni per la costruzione di un impianto di cabinovia metropolitana che, a Trieste, collegherà il Molo IV con l’altopiano carsico. Negli stessi giorni, una petizione online critica verso il progetto raggiunge le 16mila firme: “L’opera è inutile e costosa, danneggia l’ambiente e deturpa il paesaggio. Meglio investire su una moderna linea di tram“. Il progetto, presentato a maggio dal Comune e voluto dall’attuale Sindaco Roberto Dipiazza (centrodestra), comporta la realizzazione di un impianto lungo 4,2 chilometri, con una portata che può arrivare fino ai 1.830 passeggeri all’ora e attinge, per la sua realizzazione, dai finanziamenti pubblici destinati dal ministero alle Regioni nell’ambito del Pnrr. “Abbiamo presentato al ministero un progetto di massima – dichiara a Ilfattoquotidiano.it Dipiazza –, siamo riusciti a portare a casa 48 milioni di euro, un risultato non da poco”. Sulla petizione contraria all’ovovia commenta: “Si sono scatenati, è più politica che altro”, ed elenca le città in cui un impianto di risalita esiste già: “Sarajevo, Barcellona, Dubrovnik, Porto, Madrid, Rio, Londra, Berlino, Portland, Hong Kong, New York“. Il Sindaco non esclude la possibilità di modifiche al progetto presentato (“solo i paracarri restano sempre fermi”) e apre alla discussione: “Ora ci confronteremo con la popolazione, sono convinto che l’ovovia potrebbe essere una grande attrazione turistica, oltre che un servizio alla mobilità cittadina”. L’entusiasmo non viene però condiviso dalle diverse associazioni locali che su Change.org hanno lanciato una petizione in grado di raggiungere le 16mila firme, la gran parte delle quali arrivate negli ultimi giorni: “All’inizio la popolazione triestina pensava che l’ovovia fosse uno scherzo di Dipiazza – spiega al Ilfattoquotidiano.it Andrea Wehrenfennig di Legambiente, tra le realtà promotrici dell’iniziativa – In questi ultimi giorni, in cui tutti si sono resi conto che la questione è reale, stiamo ricevendo una forte risposta dalla città”. Le criticità sollevate dalle associazioni partono dall’utilità del progetto: “L’ovovia non serve al trasporto urbano e non toglie le automobili dal centro, in quanto collega due zone periferiche della città – spiega Wehrenfennig – E non è nemmeno un servizio al Porto Vecchio che in futuro dovrebbe vedere aprire uffici, in quanto tra il Park Bovedo e la stazione ferroviaria ci saranno soltanto due fermate”. Il testo della petizione si sofferma anche sui possibili danni ambientali e paesaggistici: “Per la costruzione della stazione di Opicina e del previsto parcheggio verrebbero abbattuti centinaia di alberi del bosco di Campo Romano. Il tragitto in discesa dal Carso dell’ovovia determina una striscia disboscata larga almeno 14 metri con relativi piloni. Le cabine passerebbero a poche decine di metri dal Faro della Vittoria. L’ovovia sorvolerebbe il percorso pedonale che attraverserà il Porto Vecchio che sarebbe rovinato dalla presenza 12 piloni e dagli enormi volumi delle due stazioni intermedie”. Tra i punti critici sollevati non poteva mancare la Bora, il vento caratteristico di Trieste in grado di raggiungere i 200 chilometri orari: “Il progetto prevede che a causa del vento vi saranno venti giorni all’anno di chiusura totale del servizio e dieci di chiusura parziale”, una stima che nel futuro potrebbe aumentare “con il surriscaldamento globale e l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi”. Dati questi presupposti, il bilancio resterà in attivo? Secondo il progetto preliminare, realizzato da MonPlan Ingegneria, i costi dell’impianto per gli anni successivi al primo sono stimati nell’ordine dei 3,5 milioni di euro all’anno, mentre si prevede dalla vendita dei biglietti un incasso totale di circa 4,5 milioni di euro l’anno. La stima non viene però ritenuta realistica dai promotori della petizione: “Per giustificare la spesa – ancora Wehrenfennig – le grandi opere vengono in genere sovrastimate nel numero di clienti, mentre si sottostimano i danni ambientali. Nello studio in questione la quota di pendolari è sovrastimata, mentre non possiamo sapere quanti saranno i turisti”. Critiche al progetto giungono anche dalle forze di opposizione in Consiglio comunale. Francesco Russo (Pd) propone di lanciare un referendum: a Trieste “abbiamo pochi treni (e lenti), un tram fermo da cinque anni ma poco importa. Con grande lungimiranza si sceglie di investire su un progetto che i triestini non vogliono e che avrà impatti pesanti sull’ambiente. Sono convinto che la maggioranza dei cittadini sia contraria all’ovovia, ecco perché ho intenzione di promuovere un referendum abrogativo“. A sostegno della petizione si muove, dai banchi dell’opposizione, anche la lista civica Adesso Trieste: “Supportiamo le associazioni che già si sono organizzate e mobilitate sul tema per valutare l’ipotesi di costituire un comitato per un referendum indetto dai cittadini – afferma la lista in una nota – Faremo richiesta di accesso agli atti per rendere pubblico il progetto presentato al ministero”, contestualmente “chiederemo al Consiglio comunale di realizzare un nuovo studio comparativo che metta a confronto i costi e benefici dell’ovovia con quelli di un’infrastruttura di trasporto rapido di massa inserita nel tessuto urbano e atta a collegare il Porto Vecchio con la città”.

Stefano Tieri |

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 19 novembre 2021

 

Ricorso in Cassazione o altra stazione a monte per salvare l'ovovia

Vertice tra i dirigenti, l'Avvocatura civica e la delegata di giunta Lodi per cercare delle possibili soluzioni alla sentenza che vincola Campo Romano alla Comunella

Non è definitiva la sentenza cui è appeso il filo dell'ovovia. Questa la notizia emersa ieri dalla riunione tra l'assessore al Patrimonio immobiliare Elisa Lodi, l'Avvocatura civica e i dirigenti comunali. Potenzialmente Palazzo Cheba potrebbe dunque fare ricorso, contro la decisione che attribuisce alla Comunella di Opicina la proprietà dell'area di Campo Romano, dove dovrebbe sorgere la futura stazione teleferica. Si tratta di terreni a destinazione agro-silvo-pastorale, di cui il Comune allo stato attuale non può rivendicare l'utilizzo, tantomeno per altri scopi. «La riunione è stata tecnica e preliminare, le valutazioni sono in corso», fa sapere Lodi: «Nel 2018 la Cassazione ha enunciato un principio di diritto, rimettendo alla Corte di Appello il compito di stabilire se è applicabile al caso specifico. La recente sentenza di appello resta quindi impugnabile, può tornare in Cassazione. È solo una delle strade percorribili. Siamo consapevoli che il tema è delicato e lo stiamo affrontando con attenzione. Ricordo inoltre che il progetto di fattibilità non è quello esecutivo». Il Comune potrebbe cioè anche elaborare delle alternative progettuali, compreso lo spostamento della stazione carsica, una volta fatte le verifiche del caso. Il che non è immediato, poiché la sentenza di appello elenca una cinquantina di particelle catastali, di cui verificare le precise collocazioni una per una. Nel frattempo una nota di pessimismo circa il destino dell'opera sembra unire i suoi sostenitori e i suoi detrattori. Il forzista Michele Babuder ricorda che, durante la commissione consiliare da lui presieduta nello scorso mandato, un'alternativa era stata valutata e quindi scartata perché visivamente troppo impattante. All'epoca Roberto De Gioia voleva che la funivia partisse da piazzale Monte Grisa, ma così sarebbe passata sopra le case, e proprio per questo si arrivò all'idea attuale. «Serve un punto di vista tecnico, non può darlo la politica», dice Babuder: «Il progetto purtroppo paga lo scotto di essere stato presentato in piena pandemia, suscitando reazioni negative. Ma serve ad alleggerire il traffico all'ingresso Nord, prima ancora che a fini turistici. Peraltro questa sentenza potrebbe inficiare pure un progetto più semplice, cui sto lavorando da anni: la riqualificazione della vedetta panoramica Ortensia. Consentirebbe di recuperare diversi tratti ciclabili sul Carso, creare un'attrattiva turistica in zona Napoleonica, coinvolgendo il Gal».Particolare il punto di vista del consigliere Pd Stefano Ukmar, sia perché da ex presidente di comunella un po' ne mastica, sia perché l'idea della cabinovia non gli dispiace, a differenza della sua coalizione. «Ho parlato con dei giuristi in via informale», afferma Ukmar: «Il Comune potrebbe presentare ricorso, sollevando dei cavilli, per prendere tempo e trovare una soluzione. La sentenza non è ancora stata notificata al Comune: a partire da quel momento ci saranno sei mesi per fare ricorso. A mio avviso però il giudizio è chiuso di fatto. Meglio sarebbe cercare un'altra idea di mobilità sostenibile tra Carso e città. Massima disponibilità a collaborare da parte mia. O al limite si può cercare un accordo di gestione e finanziario con la Comunella: c'è il precedente del 2005 di Contovello. La strada dell'esproprio mi sembra invece impercorribile. Di solito lo fa lo Stato, non un Comune che ha appena perso una causa. Ad ogni modo il tema è delicato. Non sono proprietà collettive dell'Unione sovietica, ma derivanti da antichi vincoli medievali». Che ne pensano i diretti interessati? «Non ci esprimiamo, finora non abbiamo ricevuto comunicazioni dal Comune», sostiene il vicepresidente della Comunella di Opicina, Drago Vremec: «Il Comune negli anni ha voluto proseguire la causa a tutti i costi. Ma la sentenza afferma che il monte è quasi tutto nostro, quindi a uso agro-silvo-pastorale, dall'Obelisco al confine con la comunella di Contovello. Non saprei dove potrebbero trovare lo spazio per costruire la stazione e i parcheggi». Infine il capogruppo di Adesso Trieste Riccardo Laterza: «Il fatto che la stazione e il mega parcheggio insistano su un terreno vincolato a usi agricoli, di pascolo e forestali è solo la ciliegina su una torta indigeribile, dal punto di vista economico e ambientale. Il Comune avvii una trattativa con il ministero per deviare gli stanziamenti su una moderna linea tranviaria, come fanno le altre città d'Italia. Le associazioni hanno già raccolto oltre 16 mila firme contro l'ovovia: presto ci saranno novità».

Lilli Goriup

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 17 novembre 2021

 

La sentenza sui terreni di Opicina che minaccia il progetto dell'ovovia

Per la Corte d'appello di Roma il Comune non può modificare in modo arbitrario l'uso di 460 ettari della comunella. Problema per la stazione di Campo Romano

Un'antica vicenda giudiziaria minaccia l'ovovia. La Corte di appello di Roma dà ragione alla comunella di Opicina, che rivendica la proprietà collettiva di una porzione di Carso contro Comune e Regione. Il consigliere comunale Stefano Ukmar (Pd) avverte che proprio là in mezzo dovrebbero sorgere la stazione teleferica di Campo Romano e i contigui parcheggi. A tal proposito Ukmar ha presentato un'interrogazione a sindaco e giunta, in cui paventa la perdita dei 48 milioni di euro veicolati dal governo, qualora la realizzazione della cabinovia fosse irrimediabilmente compromessa dal fatto che quel terreno deve restare a uso agro-pastorale, e chiede se esistano piani B. Per il sindaco Roberto Dipiazza il progetto di massima presentato a Roma potrà essere rivisto durante il confronto con popolazione e territorio che intende avviare, mentre l'assessore al Patrimonio immobiliare Elisa Lodi ha già richiesto una riunione con avvocatura e uffici tecnici per approfondire le implicazioni della sentenza (vedi box qui a sinistra).Veniamo appunto alla sentenza. Il 21 luglio 2021 la Corte di appello ha ribadito di rinvio quanto già stabilito dalla Cassazione e uscito sui giornali nel 2018. C'è una serie di terreni carsici sui quali il Comune di Trieste non può avanzare la pretesa di «usi civici». Non può cioè modificarne la destinazione d'utilizzo in maniera arbitraria. Ciò accade dal momento che questi terreni appartengono come «dominio collettivo» alla comunella di Opicina e quindi alle «famiglie discendenti dagli antichi originari del luogo». Si tratta di circa 460 ettari sparsi tra i comuni censuari (suddivisioni territoriali risalenti al catasto austriaco) di Opicina e, in misura minore, di Gabrovizza e Rupingrande. Basandosi su un precedente provvedimento degli anni Venti, nel 1955 il Comune aveva pubblicato sull'albo pretorio un bando commissariale in cui dichiarava la natura demaniale di quei terreni, escludendo così che essi fossero proprietà esclusiva della comunella, la quale all'epoca nemmeno aveva personalità giuridica. Passarono i decenni. All'inizio degli anni Duemila il consorzio autoctono di Opicina, formalizzata la natura della propria esistenza, avviò un lungo e complesso contenzioso, impugnando il bando commissariale contro il Comune e la Regione allo scopo di far valere i propri diritti atavici. I primi gradi di giudizio avevano inizialmente respinto le istanze della comunella. Nel 2018 la Cassazione pronunciò dunque la decisione, considerata storica sull'altipiano, incaricando la Corte di appello di emettere la successiva sentenza riassuntiva. Si arriva così al 2021: «I suddetti beni appartengono esclusivamente ai consorti della Comunella di Opicina» e su di loro «non gravano diritti di uso civico o di demanio comunale a vantaggio di terzi e in particolare dei cives del Comune di Trieste». Per Ukmar, che peraltro è una voce fuori dal coro del centrosinistra dal momento che si è detto possibilista sull'ovovia, questo è un bel grattacapo. «Stando a quanto uscito finora sui media, sembra che la stazione di Opicina e i relativi parcheggi della cabinovia ricadano sulla proprietà della comunella, la cui destinazione d'uso è esclusivamente agro-pastorale», afferma Ukmar: «Prima di chiedere il finanziamento, l'amministrazione comunale ha valutato lo status giuridico delle aree interessate dall'intervento? Esistono progetti alternativi di mobilità sostenibile, in grado di garantire i finanziamenti previsti, se l'intervento risultasse irrealizzabile?». Gli fa eco il collega di partito Francesco Russo: «Sono lieto che il consigliere Ukmar abbia preso atto di questi ulteriori elementi che rendono il progetto ancora più inverosimile e campato in aria. Spero che d'ora in poi si possa lavorare di comune accordo, e coinvolgendo i migliori esperti, per trovare un'alternativa. Perdere il finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (veicolato tramite apposito provvedimento dell'attuale Ministero delle Infrastrutture) sarebbe un delitto».

Lilli Goriup

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 16 novembre 2021

 

SEGNALAZIONI - Preferire il tram all'ovovia

Verranno erogati 49 milioni per costruire l'ovovia di Monte Grisa (Molo IV-campo Romano). La cittadinanza potrà esprimere il suo parere. Intendiamoci il progetto dell'ovovia non è in se sbagliato, ritengo l'impatto sul territorio ridotto ma ci sono dei ma che fanno propendere almeno a mio avviso per un'altra soluzione. Il primo dato negativo è che l'uso dell'ovovia non può essere quotidiano a causa della bora. Il secondo che il costo del biglietto, che penso sarà giornaliero (andata-ritorno), potrebbe arrivare a 20 euro: una famiglia di 4 persone che arriva con l'auto a Campo romano pagherà il posteggio giornaliero, comunque superiore ai 10 euro e poi 80 euro per l'ovovia. Se invece arriva in città da viale Miramare pagherà il solo biglietto del silos o del posteggio del Molo IV. Terzo dato negativo l'alto costo di gestione, ritengo per il cambio cavi in tempi molto ravvicinati. La soluzione del tram al posto dell'ovovia a mio avviso è migliore. Si può disporre di vetture articolate con posti a sedere ben superiori all'ovovia. Costo di gestione ben inferiore perché l'armamento si logora meno. Si usufruisce dei binari rimasti del Porto vecchio, può essere prolungato oltre il piazzale del Molo IV fino alla radice del Molo Audace e quindi in piazza Unità. Dal terrapieno dell'ex scalo ferroviario di Barcola sale in pendenza con cremagliera in galleria dentro il Colle di Gretta sotto il Faro (tutta arenaria) e poi con galleria elicoidale in terreno calcareo fino a Campo romano. Potrebbe essere prolungato fino alla stazione ferroviaria di Opicina o anche fino Borgo Grotta Gigante. Il costo del biglietto potrebbe essere doppio o triplo di quello di Trieste Trasporti, come per le linee marittime. Quindi grande capienza passeggeri e corse giornaliere. Potremmo così disporre di due collegamenti tranviari, quest'ultimo moderno, e l'altro a funicolare per il turista con vetture degli Anni '30. Forse sarà il caso di fare una raccolta firme per la soluzione tranviaria.

Piero Zanon

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 14 novembre 2021

 

SEGNALAZIONI - OVOVIA - Il progetto - Meglio altre soluzioni

L'associazione Triestebella concorda con l'ingegner Bernetti sul fatto che le cabine dell'ovovia sarebbero molto più frequenti di un bus o del tram: si attenderebbe da 0 a 20 secondi rispetto a un tempo di attesa da 0 a 20 minuti, salvo casi di grande afflusso, avendo le cabine una capienza limitata. Ci rende perplessi l'affermazione che non sarebbero tagliati degli alberi: di norma sotto i percorsi delle cabinovie sono fatte delle tagliate eliminando gli alberi per una larga fascia, con un effetto non bello paesaggisticamente e con una riduzione di superficie boscata. Un'altra area boscata dovrebbe sparire per far posto alla stazione di arrivo e al parcheggio. L'ovovia, dopo un lento percorso che piacerebbe ai turisti, ma meno a chi l'userebbe come mezzo di trasporto, arriverebbe a Campo Romano, fuori di Opicina. Come avverrebbe il collegamento fra Opicina e Campo Romano? Con un bus ogni 20 minuti? Va poi considerato che la stazione di partenza dell'ovovia sarebbe dentro il Porto vecchio, non esattamente in centro, mentre le partenze della linea 2 e del tram sono più centrali. La Teleferica di Barcellona, che con un percorso di 750 metri porta sul Montjuic, costa 8,90 euro sola andata e 13,50 andata e ritorno! Quanto costerà un biglietto della nostra ovovia? E che servizio pubblico può dare l'ovovia dovendo restare ferma nei giorni di bora stimati in 25 all'anno? Noi pensiamo che sarebbe più utile ripristinare il simpatico trenino del Porto vecchio o istituire un tram e sarebbe bello se arrivasse sino a Barcola come era una volta. Sperando che nel frattempo il tram de Opcina riprenda a funzionare.

Roberto Barocchi, associazione Triestebella

 

SEGNALAZIONI - Trasporti - L'alternativa all'ovovia

È una bella idea quella dell'ovovia, ma non per Trieste. A Barcellona c'è un bell'esempio di teleferica che va dal porto alla collina di Montjuic. Serve per i turisti. Ma Barcellona non ha la bora. La corrente di vento adiabatica scende impetuosa giù dal costone fino al mar e addio cabina. Poi come rilevato passerebbe per il Porto vecchio ad una altezza di una decina di metri tra edifici-magazzini con un rumore di carrucole e cavi fastidioso per i futuri residenti. È poi scarsa la convenienza economica e l'affluenza, e anche Campo romano è una spianata in piena bora. Destiniamo la quarantina di milioni per qualche altro progetto per esempio una linea tranviaria monorotaia che colleghi Trieste a Muggia passante per la città, come a Padova o a Mestre, un giusto coronamento per il nostro attuale sindaco e che lo fu anche di Muggia. Se si vuole collegare l'Altipiano Ovest con la città, perché non una nuova linea tranviaria con tratto elicoidale in galleria e che atterri a Barcola e prosegua nel Porto vecchio fino al Molo quarto? Ecco esistono più idee. Si scelga.

Piero Zanon

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 11 novembre 2021

 

L'opposizione boccia Dipiazza sulle opere e sul Porto vecchio

M5s, Partito democratico e Adesso Trieste all'attacco del piano del sindaco Nel mirino la bassa partecipazione e la mancanza di programmazione

«Inconcludente». L'opposizione in Consiglio comunale boccia il prospetto delle opere dei prossimi mesi fatto dal sindaco Roberto Dipiazza sulle pagine de Il Piccolo. Per il Partito democratico lamenta la «mancanza assoluta di una programmazione seria», mentre Adesso Trieste chiede un vero percorso di partecipazione per gli interventi a Servola e San Giovanni, ma chiede anche che il Comune faccia un passo indietro rispetto all'idea del nuovo "Pirellone" regionale in Porto vecchio. Su questo tema il Movimento 5 Stelle ricorda la sua ferma contrarietà all'idea. Il capogruppo di Adesso Trieste Riccardo Laterza solleva, tra gli altri, due punti critici. Il primo riguarda i progetti che hanno visto arrivare finanziamenti statali ed europei per i rioni di San Giovanni e Servola: «Ci aspettiamo un coinvolgimento reale della cittadinanza, esattamente ciò che non è avvenuto per l'inutile e insostenibile progetto dell'ovovia. Il rischio altrimenti è quello di fare danni più che migliorare la qualità della vita delle persone». Laterza commenta anche l'impasse in cui Comune e Regione si trovano dopo l'accantonamento dell'accordo che prevedeva il passaggio dei magazzini 3 e 4 all'ente regionale: «L'opzione del trasferimento della Regione in Porto Vecchio si rivela, com'è sempre stata, illogica non solo da un punto di vista strategico ma anche economico. Il Comune faccia un passo indietro e apra un reale confronto sul futuro dell'area». La segretaria provinciale e consigliera comunale del Partito democratico Laura Famulari commenta: «Sarebbe bellissimo riuscire a credere a Dipiazza, inforcare i suoi occhiali magici e vedere il mondo che ci racconta. Purtroppo la realtà presenta il conto e l'inconcludenza del suo primo mandato non dice niente di buono su quello che comincia ora». Secondo Famulari i problemi in tavole al momento non sono sul punto di risolversi, tanto meno per merito del Comune: «Bastano un paio di casi esemplari, la piscina terapeutica, il tram, la galleria, per capire che Dipiazza continuerà a improvvisare, a cambiare idea, e sui temi strategici ad andare a rimorchio, salvo poi vantarsi di aver fatto tutto lui. La mancanza assoluta di una programmazione seria fa sì che gli elenchi delle opere di Dipiazza siano la lista dei suoi desideri. E poi magari finisce che fa un parcheggio. Ma i soldi non servono solo a fare piloni e gettate di cemento». L'invito della segretaria dem è quindi a colmare le carenze nell'organico dell'ente così da migliorarne l'efficienza: «Il sindaco pensi a risolvere il problema della mancanza di personale, assuma e faccia funzionare una macchina comunale sempre più esausta, e poi si dia precise priorità e obiettivi chiari per la città come sistema». Famulari conclude con un ultimo esempio: «Le scuole di Trieste. I ragazzi attendono ancora di essere trasferiti in via Tigor. Sarebbe un dramma se, con tanti soldi, Dipiazza continuasse a tirare a campare». La consigliera pentastellata Alessandra Richetti, già candidata sindaco all'ultima tornata elettorale, dice: «A proposito delle opere: Dipiazza è ormai solito fare annunci trionfalistici e autocelebrativi per ogni cantiere che apre, che puntualmente si interrompe e non si conclude! Inutile fare l'ennesimo elenco delle opere irrisolte, ma è opportuno ricordare i tanti bandi persi per mancanza di progettualità e l'imbarazzante spostamento di fondi da un capitolo di spesa all'altro utile soltanto a farsi pubblicità più volte». Quanto all'Antico scalo, Richetti ricorda: «L'operazione della Regione in Porto vecchio ci aveva visto contrari, specialmente se si riduce a svuotare un edificio creando un nuovo "buco nero" in città».

Giovanni Tomasin

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 10 novembre 2021

 

Opere, Dipiazza accelera «Abbiamo da spendere fondi per 200 milioni»

Il sindaco fa il punto nave dell'inizio mandato. Roiano e Centro di calcolo tra le note positive. Galleria Foraggi: «Ho convocato la ditta, bisogna partire»

Il quarto mandato ha ormai ingranato la marcia, la giunta è pronta, e Roberto Dipiazza ha molto da fare. I soldi per le opere non mancano - «abbiamo 200 milioni cash da spendere per la città, è qualcosa di inedito», dice - come non mancano le beghe da superare: l'eterno Tram, che il sindaco spera di poter presentare ai cittadini a febbraio, i lavori alla galleria di piazza Foraggi, ora piagati pure dal rincaro delle materie prime, o il passaggio dei magazzini 2 e 4 del Porto vecchio alla Regione, su cui incombe il nodo non trascurabile dei soldi necessari ad acquistarli. È, insomma, il momento per un punto nave con il primo cittadino. Il sindaco siede nel suo ufficio di piazza Unità, l'umore piuttosto euforico. Sulla scrivania c'è un inserto del Corriere della Sera con un pezzo dedicato a lui medesimo, lo mostra: «Ormai siamo una notizia nazionale, ci cercano tutti i media», commenta Dipiazza, poi chiede al suo capo di gabinetto: «Quante telefonate hai ricevuto solo stamattina?». «Dodici», risponde quello dal divanetto. Tanta attenzione è meritata, prosegue il sindaco: «Fra Pnrr, Porto vecchio, i lavori in città da Foraggi a Roiano, abbiamo 170 milioni pronti da spendere in opere». L'elenco è lungo, e include tra gli altri i 33 milioni per il Museo del Mare, i 10 per la strada in Porto vecchio, uno per i campi da Paddle, 5 per Roiano, 9 per la galleria di piazza Foraggi, 2 per il Tram, uno per la Tripcovich, 5 per l'ex meccanografico, 2 per la palestra di San Giovanni, 12 per la biblioteca di palazzo Biserini, 48 d'ovovia e 40 del Pnrr per l'infrastrutturazione del Porto vecchio. Chiosa il sindaco: «Se aggiungiamo gli altri 30 avuti per le scuole, superiamo i 200 milioni. Poi faremo anche tante altre cose, ma già spendere questi è un mandato intero». Tanti cantieri sono ormai in stato avanzato, spiega il primo cittadino: «Quello dell'ex caserma della stradale di Roiano mi dà molta soddisfazione, procedono a passo molto spedito, ormai siamo ai mattoni». Altri stanno partendo proprio in questi giorni: «Abbiamo aggiudicato l'appalto per la nuova sede di Esatto all'ex Meccanografico di Campo Marzio: lavori da cinque milioni, ha vinto Riccesi. Parte adesso. Stiamo anche facendo le riunioni per spostare l'ortofrutticolo, perché quella diventa un'area di alto pregio». Altri lavori continuano invece a dare dei problemi. La speranza del Comune è di aver risolto la rogna del Tram (vedi box), ma per galleria Foraggi arrivano nuovi inconvenienti: il rincaro delle materie prime ha fatto aumentare in modo rilevante il costo dell'intera operazione. Siccome è ormai prossima la consegna della prima tranche da due milioni alla ditta appaltatrice da parte del Comune, Dipiazza ha convocato i responsabili della società: «Voglio che il cantiere proceda, vediamo cosa mi dicono». Il primo cittadino conta di poter sbloccare anche altre due partite, attualmente ferme in Regione. La prima è quella del comprensorio della Fiera, acquisito per 12 milioni dal gruppo austriaco Mid Holding nel 2017. Dovrebbe diventare uno spazio commerciale, ma è ancora ferma: «Oltre i 1500 metri quadrati la pratica deve passare in Regione - dice Dipiazza - ma siamo vicini allo sblocco». Stessa questione si applica al tema del Silos, alle soglie dell'antico scalo: «Stiamo andando avanti, mancano ormai le ultime pratiche per mettere Coop in condizione di venderlo». Dipiazza alza le spalle di fronte alle critiche sul tema dell'ovovia: «Il consigliere Pd Stefano Ukmar fa notare che opere simili ci sono a Barcellona, Dubrovnik, Porto, Madrid eccetera, mentre a Trieste come al solito non si può. Mi sembra una posizione intelligente la sua. Al di là delle polemiche, ora l'importante è presentare bene il progetto alla popolazione e confrontarsi, poi decideremo il da farsi». E poi ci sono ancora mille altri temi: i rioni (vedi box), la terapeutica (vedi box), il Consorzio Ursus e chi più ne ha più ne metta. Lavoro ce n'è, ma Dipiazza si sente che 'sto mandato parte bene: «È un momento buono perché ma possiamo fare molto da subito. Io voglio impostare tutto all'inizio, poi anin che varin fortune», ride.

Giovanni Tomasin

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 7 novembre 2021

 

«Troppe bufale messe in giro sull'ovovia»

Il manager Bernetti: «I passeggeri non saranno 8 milioni ma 3,5. Nessun problema ambientale e il tram non c'entra»

L'ovovia cova lo scontro. Non solo politico, anche tecnico. Difatti le obiezioni, avanzate da Francesco Russo e dalle associazioni ambientaliste, vengono contrate, sul versante comunale, dal direttore dipartimentale nonché anima dell'operazione Giulio Bernetti. Il quale stende un vero e proprio verbale su quelle che ritiene "false notizie" circolanti sull'argomento mediante canali social. Bernetti, che da un punto di vista formativo è un ingegnere trasportista, contesta innanzitutto che l'ovovia vada ad assorbire l'11% del trasporto pubblico locale (tpl) e a inghiottire 8 milioni di passeggeri: ne veicolerà - insiste il manager municipale - 3,5 milioni e rappresenterà il 5% del tpl. Bernetti diventa torrentizio: «Il cittadino tenga presente che una linea di bus solida, assai frequentata come la "6", muove ogni anno 2 milioni di utenti». Seconda manche: Bernetti nega che si voglia diserbare il Carso. «Tuteleremo l'area verde, la vegetazione tipica - scandisce - perché la realizzazione dell'impianto non richiede consumo di suolo superiore ai siti dove saranno installati i piloni. La modalità è ecologica, silenziosa e consente il trasporto delle biciclette». Non a caso si è piazzato al secondo posto nel premio nazionale "Go slow" sulla mobilità sostenibile. Un altro capitolo, che surriscalda l'ingegnere, è il rapporto con il tram. «Sono due temi completamente diversi - spiega - il tram è un mezzo che passa ogni 20 minuti, quando la cabina dell'ovovia transiterà ogni 20 secondi. Non è quindi un trasporto rapido. La linea bus sostitutiva, la "2", è decisamente più veloce rispetto ai vagoni, che rientrano in una logica paesaggistica e turistica che merita un altro approccio». Bernetti riepiloga infine che la linea collegherà campo Romano a Opicina con tre fermate in Porto vecchio, il parcheggio Barcola-Bovedo, l'Adria terminal, il Molo IV. Il dibattito politico ha visto ancora in azione Francesco Russo, secondo cui i 48 milioni stanziati per l'ovovia sono destinabili a un altro progetto. Il sottosegretario leghista Vania Gava non è affatto d'accordo, perché questi fondi sono vincolati tant'è che il cantiere deve essere aperto entro il 2023 e chiuso nel 2026. Il riconfermato assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi sottolinea che esiste un progetto di fattibilità altrimenti il progetto non sarebbe stato finanziato. Il circolo Miani, pur con numerosi dubbi sulla concretezza dei risultati, ritiene che lo strumento referendario possa risultare utile a patto che dietro non vi siano esponenti di partito o sigle di comodo.

Massimo Greco

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 6 novembre 2021

 

Russo lancia il referendum contro l'ovovia mare-Carso. Dipiazza "E' prevenuto"

L'ex candidato del centrosinistra pronto a una consultazione popolare. Ribatte il primo cittadino "Ora ci sono i fondi, parlerò con i cittadini"

«Un referendum cittadino per abrogare l'ovovia». Francesco Russo ha perso la battaglia per lo scranno del sindaco ma non la grinta, e propone una consultazione dei cittadini sul progetto che il Comune è riuscito a finanziare con oltre 48 milioni dal Pnrr. Dal canto suo il sindaco Roberto Dipiazza rivendica i fondi ottenuti - «che sono solo una parte dei 170 milioni che abbiamo a disposizione ora» - e dice: «Ora mi confronterò con la popolazione». Partiamo dal referendum di Russo: «La necessità di collegare Porto vecchio all'altipiano c'è - premette l'ex candidato sindaco -, ma questo progetto conferma la mancanza di visione generale dello sviluppo della città. Il sindaco ora dice che sentirà i cittadini, ma andavano coinvolti prima della richiesta dei fondi. Avrebbe scoperto che preferiscono il prolungamento del tram verso il Porto vecchio». Ecco quindi che il consigliere del Pd, oltre ad aderire alla petizione online lanciata da Legambiente e Fiab, rilancia con la proposta di un referendum comunale. Si tratta di uno strumento consultivo, che può essere attivato tramite mozione consigliare o circoscrizionale, oppure per iniziativa dei cittadini. In quest'ultimo caso, quello che Russo pensa di percorrere, servono firme pari al 6% degli aventi diritto al voto: «Circa 12 mila firme, che in tempi di Spid penso non avremo problemi a raccogliere in tempi brevi - dice Russo -. Anticipo già le possibili critiche: non dico che bisogna rinunciare ai fondi, ci siamo informati con Roma e il Comune può destinarli a un progetto diverso». Ribatte il primo cittadino: «Se abbiamo preso 48 milioni di euro, credo che tutta la città debba essere soddisfatta. In tutto ora abbiamo 170 milioni cash da spendere, e sono frutto di lavoro, progettazione e visione, quella che Russo mi accusa di non avere». Quanto all'ovovia: «Genova ha chiesto 70 milioni per farla, la vuole anche Napoli, mentre a Trieste no se pol. E invece io sono quel del se pol. Difatti la gente ha votato me e non lui». Quanto alla possibilità di dirottare i fondi su altri progetti, Dipiazza risponde: «Adesso intanto mi confronterò con la popolazione, ma se uno dice di no a priori, davvero, è un problema suo. Io ero contrario al tubone sottomarino di Illy ma non mi son messo a far battaglie, poi con quei soldi ho fatto le Rive». L'assessore al Bilancio Everest Bertoli aggiunge: «Russo sostiene che i 48 milioni siano stati assegnati per il trasporto rapido di massa in generale, ma qua prende il primo granchio: i milioni sono stati assegnati espressamente per la cabinovia. Con questa proposta dimostra la sua chiusura a qualsiasi volontà di collaborazione». Riccardo Laterza racconta che succede, nel frattempo, in Adesso Trieste: «Assieme alle associazioni che hanno promosso la petizione stiamo valutando anche l'opportunità del referendum, tra i vari strumenti. Lunedì alle 18 faremo un'assemblea del nostro gruppo ecologia, aperta a chiunque. Valuteremo come procedere, anche assieme alle associazioni». L'ecologista e consigliere a Muggia Maurizio Fogar rilancia l'idea di spostare la stazione di arrivo del tram di Opicina «in Porto Vecchio alla Centrale Idrodinamica, accanto ai musei, dietro il futuribile Terminal Crociere all'Adriaterminal, da cui far ripartire pure il Trenino portuale con tappa prima a Barcola ed in futuro estendibile alla Stazioncina di Miramare». In Consiglio regionale, il capogruppo del Patto per l'Autonomia Massimo Morettuzzo commenta: «Il progetto dell'ovovia a Trieste è costosissimo e dannoso, totalmente inutile per affrontare in modo serio i nodi della mobilità sostenibile in città».

Giovanni Tomasin

 

Lucia KrasovecLlucas: «Impatti sottovalutati soprattutto nello scalo»

«Penso sia una scelta un po' avventata». Lucia Krasovec-Lucas è la presidente dell'Aidia (sodalizio delle donne ingegneri e architetti) di Trieste: «Non si è tenuto conto degli aspetti pesanti dell'impatto dell'opera, soprattutto in Porto vecchio - commenta -. Uno dei due viali principali sarà occupato da questa struttura, sotto la quale per legge ci dev'essere uno spazio di sicurezza sgombro, anche se nel render dell'amico Kipar, del quale ho grande stima, questo non figura». Un altro punto è il rumore: «Chiunque sia andato a sciare sa che le corde di questo genere di strutture producono un sibilo continuo, e i blocchi di edifici che stanno su quell'asse ne risentiranno». Conclude: «Penso che l'amministrazione possa aprirsi e ascoltare la città e le sue competenze, costituire assieme a tutti gli stakeholders cittadini una commissione che ragioni sulle opportunità di sviluppo».

g.tom.

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 5 novembre 2021

 

Ovovia mare-Carso, da Roma 48 milioni - LA SVOLTA

Via libera dal ministero delle Infrastrutture, nell'ambito del Pnrr, al finanziamento dell'impianto proposto dal Comune

Con un apposito stanziamento di 48 milioni, il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile ha dato il via libera al finanziamento per la costruzione della cabinovia metropolitana - nota ai più come l'ovovia tra mare e Carso - destinata a collegare il Molo IV e l'altipiano. Il progetto era stato presentato dal Comune a maggio dello scorso anno e rientrava nel Piano della mobilità sostenibile e della valorizzazione turistica. Il sindaco Roberto Dipiazza e l'ormai ex assessore Luisa Polli avevano più volte sottolineato che l'opera si sarebbe fatta solo se a costo zero per l'amministrazione, confidando proprio in una risposta positiva rispetto alla partecipazione del bando ministeriale per poter attingere ai necessari fondi statali. «Avvieremo ora un confronto con la popolazione - spiega il primo cittadino - ma non posso negare la soddisfazione per il momento e per le risorse che stanno arrivano a Trieste. Esistevano, alcuni anni fa, dei progetti per collegare Barcola con Monte Grisa, ora sono arrivati anche i fondi e il confronto servirà per realizzare un percorso che non disturbi nessuno». Il progetto è stato predisposto dal Dipartimento territorio, economia, ambiente e mobilità del Comune, diretto da Giulio Bernetti - in collaborazione con Monplan, studio di ingegneria di Trento specializzato nella realizzazione di questo tipo di impianti - e ha ottenuto il secondo posto in Italia al premio "Go Slow" assegnato dalle associazioni di turismo e mobilità sostenibile. L'impianto, sulla cui realizzazione a questo punto ci sono ben pochi dubbi, avrà una lunghezza di 4,2 chilometri: i capolinea saranno al Molo IV e a Campo Romano, sul Carso. Il tragitto dal centro città all'altipiano, nel progetto tecnico, prevede una durata di 13 minuti, con stazioni intermedie al Magazzino 26 e al Bovedo. La portata sarà fra i 1.600 e i 1.800 passeggeri l'ora. La realizzazione della funicolare rientra nel Pums e ha come obiettivo quello di valorizzare i parcheggi di interscambio fuori dal centro, come appunto il Bovedo e soprattutto quello di Opicina, che con l'attuale trasporto pubblico locale, bus e tram, richiede tempi troppo lunghi per essere pienamente sfruttato dai pendolari. La fermata al Magazzino 26, dove sta prendendo vita e forma il polo museale, potrebbe anche essere strategica per il terminal crociere che dovrebbe nascere proprio all'Adriaterminal. A ciò, inoltre, questa è l'intenzione, si aggiunge la possibilità di rendere la Costiera pienamente turistica con piste ciclabili e precisi limiti di velocità. E l'ovovia sarebbe anche un tassello aggiuntivo per eliminare i parcheggi sulle Rive. Cabine e stazioni - assicura il progetto - saranno senza barriera architettoniche, a misura di tutti i cittadini. Sarà inoltre possibile trasportare le bici. I piloni nella zona del Porto vecchio saranno progettati in accordo con la Soprintendenza e, verosimilmente, non supereranno l'altezza degli edifici esistenti, per non avere impatto sulla skyline. L'impianto, sulla cui gestione verrà fatta appunto una riflessione al momento della stesura del progetto definitivo, potrebbe creare una trentina di posti di lavoro, tra tecnici e addetti alla biglietteria. Il costo del biglietto verrà valutato in futuro ma dovrebbero essere proposte diverse linee di tagliandi tra residenti e turisti. I 48 milioni destinati all'ovovia triestina fanno parte del riparto di 3,6 miliardi veicolati dal ministero alle Regioni nell'ambito del Pnrr, che ha assorbito il bando per il trasporto sostenibile a cui aveva partecipato l'amministrazione comunale. In regione una cifra simile, 41 milioni di euro, è stata stanziata per interventi infrastrutturali e tecnologici sulla linea ferroviaria Udine-Cividale.

Andrea Pierini

 

LA STORIA - La prima idea risale addirittura al '37: una funivia verso la Napoleonica

Il primo progetto per collegare la città con l'altipiano risale addirittura al 1937 e porta la firma del professor Marino Zorzini, che voleva collegare i 730 metri da Barcola alla Napoleonica, dove doveva sorgere un complesso turistico, con una funivia. Da allora più volte l'idea di un impianto a fune è stata presentata dalla politica. Se ne ricordano in particolare quelle di Roberto De Gioia e, nel 2005, del gruppo consiliare di Forza Italia, con Piero Camber, il quale aveva raccolto il progetto dell'architetto Giulio Marini che nel 1994 era stato bocciato dalla Regione: non più un collegamento dal Cedas a una struttura turistica ma con il tempio mariano di Monte Grisa. Giorgio Rossi, all'epoca assessore all'Urbanistica, definì «geniale» la proposta, aggiungendo però un profetico «servirà del tempo».

(an.pi.)

 

Le opposizioni non si arrendono: «Opera inutile. Anzi, dannosa»

L'arrivo ai fondi statali annunciato dai parlamentari della Lega L'assessore Lodi: «L'ok del governo ne certifica la validità»

Soddisfazione nella maggioranza. E bocciatura dalle opposizioni. Il via libera del ministero al finanziamento del progetto della cabinovia dal Molo IV all'altipiano è stato annunciato ieri pomeriggio dal gruppo parlamentare regionale della Lega composto da Mario Pittoni, Maurizio Panizzut, Daniele Moschioni, Raffaella Marin ed Edoardo Rixi, responsabile nazionale Infrastrutture: «Un obiettivo raggiunto - spiegano - anche grazie all'impegno del viceministro Alessandro Morelli». Panizzut aggiunge che «si tratta di un'opera innovativa che esiste in altre città europee come Berlino o Lisbona. È una sfida, un progetto che va a rivoluzionare anche un modo di pensare». Elisa Lodi, neoassessore alle Grandi opere, conferma che «progetto e cronoprogramma verranno presentati nella maniera migliore alla cittadinanza. Il finanziamento del ministero ne conferma la validità sia dal punto di vista turistico che da quello della mobilità sostenibile. E stanno procedendo anche i lavori del tram di Opicina, che riteniamo fondamentale per Trieste». Critiche arrivano invece dalle opposizioni. Francesco Russo parla di «una risposta sbagliata a un problema reale: quello dell'accesso alla città, che in questo modo non verrà risolto. Abbiamo pochi treni e lenti, e un tram fermo da cinque anni, ma poco importa. Con grande lungimiranza si sceglie di investire su un progetto che i triestini non vogliono e che avrà impatti pesanti sull'ambiente». Russo conferma la disponibilità a creare un asse con Adesso Trieste, raccogliendo «la contrarietà della maggioranza dei triestini all'ovovia». «Le richieste dei portatori di interesse - aggiunge Riccardo Laterza - sono state ignorate ancora una volta, tanto a livello locale quanto a livello nazionale. La realizzazione dell'opera provocherà danni irreversibili dal punto di vista economico, urbanistico e ambientale, senza risolvere alcuno dei problemi di mobilità». Laura Famulari, segretaria provinciale Pd, parla di «scandalo: 48 milioni per un'opera inutile, impattante e che non vuole nessuno, più di quanto si prevede di spendere per realizzare il Museo del mare al Magazzino 26. La nuova Giunta non si è ancora insediata e si stanno già avverando le nostre peggiori previsioni».

an.pi.

 

 

 IL PICCOLO - SABATO, 18 settembre 2021

Sul progetto Kipar per il Porto vecchio è sfida di visioni fra Dipiazza e i rivali

Il sindaco: «Tassello importante, dagli altri solo chiacchiere» Russo: «Boutade elettorale». Laterza: «Scelte sbagliate»

Quale soluzione per il Porto vecchio? All'indomani della presentazione del piano dell'architetto Andreas Kipar per gli spazi pubblici dell'area, la comunità politica si divide: se per il sindaco uscente è la chiave per realizzare un nuovo borgo cittadino, gli altri candidati alla guida di palazzo Cheba chiedono a gran voce - ognuno a suo modo - che l'antico scalo sia anche sede di attività produttive. Per Roberto Dipiazza il lavoro degli esperti germanici è un'occasione per riaffermare il suo essere uomo del fare: «Il Bosco urbano dell'architetto Kipar nel nuovissimo Porto vecchio è un tassello di questa nostra concreta visione della città che stiamo già progettando e realizzando, a differenza di altri che possono fare solo chiacchiere o raccontare menzogne». Quanto al rischio dello "spezzatino", paventato anche dall'architetto, Dipiazza spiega il suo approccio: «I magazzini hanno 15-20 mila metri quadrati, è difficile pensare di non dividerli in sezioni per dare modo a diverse aziende di insediarsi. Poi il consorzio Ursus è lì per valutare: la Ford voleva farci il suo museo ma metterci anche un concessionario. Ho detto di no. Ma se arriva una proposta come quella di Eataly? Si valuta caso per caso». Il candidato del centrosinistra Francesco Russo la vede diversamente: «Trovo interessanti molti spunti di Kipar, ma questa era una presentazione pre elettorale. Il tema vero è che quell'area ha bisogno di un piano strategico che non ne faccia un rione residenziale verde, con ampi rischi speculativi, ma che la metta nel suo insieme a disposizione di investitori e realtà produttive. Dal mese prossimo si cambia approccio: un piano di lungo periodo, un ragionamento sull'area nel suo complesso, il supporto di professionalità private ma anche capacità di ascolto dei cittadini. Perché, al di là delle capacità di Kipar, parliamo dell'ennesimo progetto calato dall'alto». Riccardo Laterza di Adesso Trieste punta il dito sulle «scelte profondamente sbagliate» prese dal Comune «sulle destinazioni d'uso degli edifici»: «È triste constatare come l'assetto proposto degli spazi aperti e la loro relazione con i volumi esistenti siano concepiti sul modello di una città esclusivamente del tempo libero, dove il lavoro e la produzione non esistono». Rilancia: «Quando governerà il Comune Adesso Trieste stralcerà la variante che considera Porto vecchio come il quarto borgo storico di una città che ha già 13 mila case vuote e 1.800 negozi sfitti, e ne proporrà un'altra, con le misure e gli strumenti necessari a dare un futuro produttivo e sostenibile alla città». Così la candidata del M5s Alessandra Richetti: «Il centrodestra continua a fare proposte faraoniche poco incentrate sui bisogni della città. Ho grande stima dell'architetto Kipar e nel suo lavoro ci sono spunti molto interessanti, la sua idea del verde ci trova d'accordo. Non riusciamo a capire però idee come quella della Regione, di arroccare lì tutte le sue sedi senza che ciò faccia crescere la città, mentre ciò di cui Trieste ha bisogno sono nuovi spazi di sviluppo». Duro Franco Bandelli di Futura: «Kipar è un paesaggista e ha fatto la cornice di un contesto in cui mancano, non per colpa sua, i contenuti. Il discorso è sempre lo stesso, manca un progetto generale: siamo passati dalla ruota panoramica all'ovovia, agli uffici della Regione, che ricordo pagheremmo noi. Mi sembra, insomma, una boutade elettorale: nelle prossime due settimane mi aspetto arrivi l'impianto di ping pong dei coreani e la fabbrica di lana merino cilena. Suvvia». Il candidato della Federazione del Tlt Giorgio Marchesich commenta: «Il solito fumo negli occhi che arriva alla vigilia di ogni elezione. Noi non siamo favorevoli perché vogliamo non sia una speculazione edilizia, né un giardino incolto, ma un porto franco internazionale come impone l'allegato VIII». Per la candidata di Verdi e Sinistra Tiziana Cimolino il progetto serve a coprire le carenze del Comune: «È greenwashing. Una strategia di comunicazione finalizzata a costruire un'immagine ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti al progetto che stanno costruendo veramente».

Giovanni Tomasin

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 17 settembre 2021

Porto vecchio, il piano di Kipar per una nuova città verde

Il paesaggista: "Lo spazio pubblico punto di partenza per lo sviluppo dell'area". Previsti anche il trenino turistico e l'ovovia. I moli trasformati in oasi "green"

L'importante sarà tenere il ritmo. Si compone come un pentagramma il piano dell'architetto Andreas Kipar e del suo team per quello che ormai chiama Porto "nuovissimo": al cuore del progetto l'idea di sviluppare l'antico scalo pensandolo a partire dai suoi spazi pubblici, verdi e sostenibili. Ieri, presentando sua la partitura, il paesaggista tedesco ha lanciato un monito: bisognerà tenere sempre a mente il piano generale in fase di vendita dei magazzini, per evitare il rischio del celebre "spezzatino". Il lavoro fatto finora è stato presentato in mattinata alla sala Luttazzi del Magazzino 26, nell'ambito del secondo incontro partecipativo per lo sviluppo della città. Kipar e la sua squadra (Land Italia srl) hanno esposto il cuore del progetto, affidato loro dal Comune all'inizio dell'anno e ormai a buon punto d'elaborazione: il già citato pentagramma è composto nelle sue linee orizzontali dai grandi viali del Porto vecchio, segnate in verticale dagli assi ideali dei moli. Lo spazio pubblico è l'idea portante di riqualificazione dell'area, e l'impostazione lo legge come una infrastruttura verde, ispirata tanto al parco di Miramare quanto al paesaggio carsico. La forma e le tipologie del verde rispondono a indagini storiche e naturalistiche, nonché dal confronto con interlocutori locali come l'ordine degli agronomi e dei forestali. Gli architetti hanno affidato una finalità ai tre viali e alla linea di costa. Il viale vicino alla stazione sarà "l'asse città aperta": vi passerà la strada, ma la maggior parte dello spazio sarà pedonale e ciclabile, alberata. Il secondo viale, "l'asse natura" sarà uno spazio pedonale e ciclabile verde, in mezzo al quale è previsto il passaggio dell'ovovia, idea a cui Kipar ha dato la sua approvazione: «Alla recente conferenza della mobilità europea ho constatato che molte città stanno ragionando di questi strumenti». Il terzo viale, "l'asse cultura" è quello che corre parallelo alla riva passando davanti al Magazzino 26 e al Centro congressi: oltre all'immancabile verde, le schede dell'architetto lasciano intendere il passaggio del celebre trenino del Porto vecchio. Infine "l'asse waterfront" si presenta come una passeggiata verde lungo il mare, intervallata dai moli, pensati anch'essi come parchi e spazi pubblici: «La visione complessiva è green - ha spiegato Kipar -: il bosco urbano. Sarà un verde a volte anche carsico e consentirà di aprire l'area alla città con una grande permeabilità». Permeabilità è anche la base dell'approccio alla gestione degli edifici, in cui si privilegerà un ruolo pubblico per i piani terra. In chiusura di conferenza Kipar ha dato un suggerimento al Comune: «Non fare lo spezzatino, resistere alla tentazione di vendere piccoli pezzi a favore di una visione globale che si sta prospettando e che parte da qui, da un Porto nuovissimo che deve essere attrattivo, sociale e per questo green». A margine della conferenza ha articolato: «Il paesaggio e gli spazi pubblici vanno tenuti assieme allo schema di funzione e allo sviluppo futuro, perché oggi la destinazione sbagliata di una prima parte può compromettere tutto il resto. Trieste non deve pensarsi più piccola di quel che è, né temere che gli investitori non vengano: gli investitori che restano, non quelli che vogliono speculare, arrivano se c'è questa visione d'insieme, com'è avvenuto ad Amburgo». Sul palco a fianco di Kipar il dirigente dei lavori pubblici Giulio Bernetti, che ha fatto il punto degli interventi e del consorzio Ursus. In apertura sono intervenuti il presidente Fvg Massimiliano Fedriga (vedi a destra), il sindaco Roberto Dipiazza, le assessore Elisa Lodi e Luisa Polli.

Giovanni Tomasin

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 7 agosto 2021

«Nel Piano della mobilità c'è ben poco da salvare» - la coalizione Rossoverde

«Altro che sostenibilità!». Dure critiche al Pums (Piano di mobilità sostenibile) appena approvato dal Comune vengono sollevate dalla candidata sindaco della coalizione rossoverde Tiziana Cimolino (Verdi Trieste) che alla luce dei contenuti del Piano (che racchiude ascensori, scale mobili e ovovie) rilancia: «Perché allora non realizzare l'Ovotram?, risolvendo così due problemi in uno?». Prosegue: «Leggiamo con sconcerto alcuni passaggi del testo approvato dalla maggioranza: è chiaro - afferma Cimolino - che si tratta in realtà di un Pumi: Piano di mobilità Insostenibile! C'è ben poco da salvare in questa delibera». I parcheggi di interscambio (fra cui quello criticatissimo di via Tigor) secondo la candidata sindaco della coalizione Verdi Trieste - Sinistra in Comune «sfuggono alle logiche più elementari»: «Per non parlare dei sistemi "ottometrici", parolona roboante che racchiude ascensori, scale mobili e... Ovovie! Evidentemente chi ha voluto usarla aveva la chiara intenzione di nascondere nelle pieghe dei sinonimi la famigerata Ovovia che ha attirato critiche da ogni punto cardinale».

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 1 agosto 2021

SEGNALAZIONI - Trieste-Grado - Esperimento riuscito

Sono contento che l'imbarcazione Adriatica in servizio tra Trieste e Grado abbia avuto la documentazione per poter effettuare servizio anche con venti forza 5 che, sia detto per inciso, nel Golfo di Trieste non sono così rari. Meno contento sono però nel sentire che la proposta di un'ovovia da Barcola a Opicina vada avanti e anzi venga allungata da Barcola al Molo 4. Tenendo conto che Trieste è la città della bora, vedrei molto meglio un servizio su monorotaia come quello che funziona ottimamente da molti anni a Tokyo tra l'aeroporto e la città. Oltretutto funziona senza personale a bordo del treno. Il collegamento che già esiste tra Trieste e Muggia potrebbe essere potenziato prevedendo anche una fermata a "Porto Pedoccio", l'area dove una volta operava la Cartubi: questa ritengo dovrebbe essere riqualificata in modo da essere fruibile dalla cittadinanza e non solo dai turisti (parco cittadino quindi non solo Parco del mare). Se, come sembra dai consistenti investimenti in nuove strutture alberghiere, Trieste è destinata ad avere un grande sviluppo turistico, allora è opportuno che i trasporti siano studiati in modo da far fronte a questo sviluppo senza penalizzare l'attuale traffico cittadino. I nostri amministratori forse non si rendono ben conto delle prospettive.

Carlo Quattrociocchi

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 29 luglio 2021

At attacca Dipiazza «Ignora l'ambiente»  - il Piano della mobilità sostenibile

«Ci vuole coraggio a chiamarlo Piano della mobilità sostenibile, visto che prevede che in 10 anni non ci sia un calo della produzione di CO2 legata al traffico veicolare». Queste le parole di Federico Zadnich, coordinatore dell'Assemblea Ecologia di Adesso Trieste all'indomani dell'approvazione in Consiglio comunale del Pums. «Siamo nel pieno di una crisi climatica e chi governa dovrebbe attivarsi su questo tema. Nel 2019 Dipiazza ha firmato il «Patto dei Sindaci per il clima e l'energia», attraverso il quale si era impegnato a ridurre le emissioni del 40 % entro il 2030. Impegno che però con questo Pums verrà completamente disatteso». L'Amministrazione, invece, continua a ignorare le istanze dei portatori di interesse. Nel 2020, quando il Pums era stato adottato, tutte le associazioni che si occupano di temi ambientali e di mobilità si erano schierate contro. Anche l'assurdo progetto dell'ovovia era stato bocciato: le associazioni avevano raccolto 4000 firme in favore, piuttosto, di un tram treno».

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 28 luglio 2021

 

"Ring" e parcheggi, ok al Piano mobilità

Via libera in consiglio. La giunta: "Documento strategico". Le opposizioni "strumento carente e inadeguato"

Nel 2030 un "ring" stradale correrà attorno al Borgo Teresiano. Il circuito? In senso orario per gli autobus e viceversa per i mezzi privati, passerà attraverso Rive, passaggio Sant'Andrea, galleria Vico, galleria Sandrinelli, piazza Goldoni, le vie Carducci e Ghega. È uno degli obiettivi più ambiziosi che si propone il Piano urbano per la mobilità sostenibile (Pums) approvato ieri in videoconferenza dalla maggioranza del Consiglio comunale. Dopo che il presidente dell'aula Francesco Panteca ha introdotto i lavori, l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli è passata a illustrare la corposa delibera: «Si tratta di un piano strategico e programmatorio, le cui linee guida prima di essere applicate dovranno passare per varianti al Piano regolatore oppure a quello del traffico, necessario in base alla recente normative per poter accedere ai fondi europei e del Pnrr. Lo scopo - ha proseguito - è migliorare il sistema dei trasporti e il suo rapporto con il territorio sul medio e lungo termine, entro le scadenze Ue rispettivamente del 2025 e del 2030, accrescendo attrattività del territorio, qualità ambientale, riducendo inquinamento acustico, atmosferico e dei consumi energetici». Un documento d'indirizzo, dunque, che raccomanda innanzitutto la creazione di otto "parcheggi di interscambio" a Opicina, nei pressi della stazione, di via Carli, di Cava Faccanoni, dell'Università centrale, di via Tigor, in via Giulia alta, tra il Porto vecchio e Barcola: in questi punti strategici si potrà lasciare l'auto e proseguire verso il centro con i mezzi pubblici, per alleggerire la città dal traffico. Si vogliono poi istituire sistemi ottometrici - vale a dire ascensori, scale mobili verticali e l'ovovia - in zone di particolare pendenza. Sul fronte del Trasporto pubblico locale si prospetta una nuova dorsale, a elevata capacità, da Muggia a Barcola nonché l'intensificazione dei collegamenti tra istituti scientifici e centro cittadino. Si prevedono poi un allargamento delle zone Trenta, alcune integrazioni al Biciplan (tramite corsie ciclabili differenziate per ciclisti definiti rispettivamente "lepre" e "tartaruga") e al Piano eliminazione barriere architettoniche (con una rete di percorsi accessibili). In sede di dibattito pioggia di critiche da parte delle opposizioni. Per la segretaria del Pd triestino Laura Famulari il Pums è «debole sul fronte della sostenibilità: implica una riduzione di suolo e i parcheggi sono troppo vicini alle aree urbane. Secondo le previsioni, la pedonalità resterebbe ferma al 21,95%, il Tpl salirebbe dall'1,5% al 23,83%, la ciclabilità dall'1,86% al 5,4%: troppo poco». Secondo la capogruppo del M5s Elena Danielis «il suo mero scopo è la possibilità di accedere ai finanziamenti. Le controdeduzioni al Piano fatte da Arpa e Regione, che invitano ad approfondire i temi legati a impatto ambientale e biodiversità, basterebbero a bocciarlo». Sabrina Morena di Open lo ha definito «un "piano dei parcheggi", fallito in partenza, scarsamente ambizioso rispetto agli obiettivi Ue». Morena ha anche presentato 5 emendamenti - tra cui uno in cui si chiedeva di stralciare il progetto dell'ovovia - respinti dalla maggioranza. Pure Maria Teresa Bassa Poropat dei Cittadini ha ribadito la sua contrarietà all'ovovia, sottolineando «l'insufficienza della prevista riduzione delle emissioni. Ci sono aspetti positivi, come il collegamento Muggia-Park Bovedo, ma non ci capisce come realizzarlo. Invece che un parcheggio turistico, a Monte Grisa ne andrebbe fatto uno stabile». Così Antonella Grim di Italia Viva: «Il Pums non prende in considerazione lo sviluppo di una "città di 15 minuti", il Porto vecchio dovrebbe essere totalmente a mobilità sostenibile, elettrica o su rotaia». «Progetto lungimirante ma migliorabile», ha chiosato Roberto De Gioia di Futura: «Non si punta sulla mobilità via mare, l'oleodotto transalpino non è contemplato in quanto potenziale pista ciclabile».

Lilli Goriup

 

«Nuova convivenza tra mezzi privati e trasporto pubblico E il traffico calerà» - l'analisi tecnica

L'alto dirigente del Comune Bernetti: «Il testo tiene conto delle tendenze future»

«Una mobilità sostenibile attraverso la quale si raggiungerà l'equilibrio che consentirà una convivenza del trasporto privato, di quello pubblico e dell'intermodalità». Giulio Bernetti è il direttore del Dipartimento territorio, economia, ambiente e mobilità del Comune: non ha partecipato alla scrittura del Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) che è stato redatto da una società di Perugia, ma ha la visione di quello che sarà il futuro grazie ai dati raccolti in questi anni di lavoro. «Abbiamo avuto una fotografia e una banca dati aggiornata al 2019 - spiega Bernetti - quindi in epoca pre-pandemia. Grazie all'analisi possiamo prevedere quello che accadrà in futuro dove, ad esempio, la percentuale di ciclisti salirà dal 2% al 5%». «Il futuro della mobilità in città - prosegue il dirigente - è legato all'interscambio: ci saranno dei parcheggi - l'esempio è il Bovedo - che consentiranno di lasciare l'auto e di muoversi con i mezzi pubblici o il bike sharing i cui numeri sono sempre più importanti. I residenti, e questa è una delle sfide più importanti, avranno sempre a disposizione i parcheggi ma gli assi viari non principali, dove non c'è il transito di autobus, saranno in larga parte zone 30 dunque con la possibilità di aree pedonali e un impatto minore del traffico. Oggi il contributo all'inquinamento è dato dalla quantità di traffico privato, che il Pums riduce, ma soprattutto dalla tipologia di veicoli e dagli impianti di riscaldamento».

An.Pi.

 

Quei 7 milioni per i park congelati dal 2006 Comune e Regione al lavoro per sbloccarli

Polli: «Il nostro obiettivo è quello di metterli a disposizione del Pums» Possibile anche un uso a sostegno del progetto dell'ovovia verso il Carso

Un tesoretto da 7,2 milioni di euro per realizzare parcheggi ad alta rotazione con l'obiettivo di ridurre il traffico nei centri storici. È la cifra confermata anche quest'anno dalla Regione Fvg in favore del Comune di Trieste, scriviamo "anche" perché sono fondi che risalgono al 2006 e da allora non è stato possibile spenderli a causa di un problema tecnico. A spiegare la situazione è proprio l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli: «È uno stanziamento che risale ai tempi della legge Bucalossi e che non poteva essere speso in quanto la norma era stata poi superata e aggiornata. Oggi stiamo lavorando con gli assessorati regionali delle Finanze, guidato da Barbara Zilli, e delle Infrastrutture, guidato da Graziano Pizzimenti, per riuscire a sbloccarli e renderli liberi da vincoli con l'obiettivo di andare a realizzare i parcheggi contenitore e di scambio», a cominciare dal Bovedo. Entrata in vigore nel '77, la Bucalossi, è la norma che ha introdotto gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria per le nuove costruzioni. Semplificando: chi voleva realizzare un nuovo edificio doveva anche lasciare qualcosa alla popolazione che abitava nella zona come ad esempio i parcheggi, i sottoservizi e in alcuni casi anche spazi verdi. Gli uffici comunali e regionali oggi sono al lavoro con l'obiettivo di sbloccare i 7,2 milioni, risorse che torneranno sicuramente utili per finanziare una parte dei parcheggi previsti dal Pums. «Dovesse arrivare il finanziamento per l'ovovia - spiega Polli - potremo andare a realizzare delle zona di sosta con l'obiettivo anche di togliere i parcheggi a raso sulle rive». L'assessore non si spinge nel dettaglio, l'area interessata è sicuramente quella del Molo IV dove è previsto il riuso di un magazzino con la creazione di un multipiano. L'opera consentirà di eliminare le strisce blu nella zona che va dalla Capitaneria alla Stazione marittima e al Salone degli incanti. Per procedere poi con l'eliminazione definitiva "dell'acciaio" - copyright Roberto Dipiazza - anche nel tratto finale sarà necessario intervenire con un altro contenitore di auto nella zona verso Campi Elisi. «L'obiettivo principale a cui stiamo lavorando - prosegue Polli - è di semplificare in modo da avere le risorse subito disponibili da erogare. Indipendentemente che lo faccia il Comune o la Regione». I parcheggi in ogni caso non sono condizionati solo dal progetto ovovia, per la cui realizzazione il Comune ha deciso di partecipare a un bando del governo il cui esito dovrebbe arrivare a breve. Costo 30 milioni, zero per palazzo Cheba. La partenza del collegamento è prevista dal Molo IV, fermate intermedie all'altezza della centrale idrodinamica, dove hanno location i musei, al Bovedo, dove c'è il parcheggio di interscambio, e poi su fino a Campo Romano. Sul tema dell'ovovia, uno dei più contestati dalle opposizioni, l'assessore si toglie anche un sassolino dalla scarpa «Genova, amministrata dal Pd e con una morfologia simile a Trieste, ha chiesto 79 milioni di euro al Pnrr per poterne realizzare una simile a quella progettata da noi».

Andrea Pierini

 

SEGNALAZIONI - Mobilità - Attendiamo piste ciclabili

Gentile direttore, uso quotidianamente la bicicletta per i miei spostamenti e anche per andare al mare, condividendo la mia scelta con tante altre persone di ogni età, residenti e turisti. Purtroppo, lo stato in cui versa l'infrastruttura ciclabile e pedonale più importante del territorio - quella che porta da Trieste a Barcola e "quasi" al Castello di Miramare, che viene utilizzata tutto l'anno per fare jogging o una passeggiata con i bambini, da pendolari e turisti - è davvero drammatico. Il percorso non è manutenuto bene: segnaletica orizzontale illeggibile, buchi e gradini, ostacoli ovunque. Per chi la percorre in bici, mancano numerosi punti di connessione: per attraversare il sottopasso ferroviario, in piena curva, la segnaletica si interrompe e invita ad attraversare le 4 corsie contromano! Ora, i timorosi come me o chi si sposta con i bambini smontano e spingono la bici sul risicato marciapiede tra guard-rail e pannelli pubblicitari fino al nuovo tratto ciclabile. Altri, come indicato, si immettono nel traffico sulla 4 corsie - quella sì, nuova e larghissima, che purtroppo permette alle auto di correre ben oltre i 50 km/h prescritti - facendo correre gravi rischi in un tratto in cui a mio avviso sembra vigere solo la legge del più forte: questo soprattutto ai turisti e i più giovani. All'ingresso di Barcola, di nuovo l'infrastruttura si interrompe senza offrire soluzioni, per riprendere alla fine della pineta tra gradini, pali, motorini e auto parcheggiate sopra, termina appena prima dell'entrata della strada per il Castello, dall'altra parte della carreggiata! Per le strisce pedonali tocca tornare indietro per 750 metri! I cittadini e i turisti meritano connessioni pedonali e ciclabili migliori: non crede?

Roberta Calcina

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 14 luglio 2021

Gli ambientalisti a Kipar: "Porto vecchio senz'auto. Si punti su un tram"

Un gruppo di associazioni scrive all'architetto incaricato di delineare il Piano paesaggistico e gli spazi aperti dell'area: bocciata pure l'ovovia

I 65 ettari di Porto vecchio sarebbero più belli senza traffico e senza parcheggi delle auto. Per i collegamenti all'interno dell'area basterebbe una linea tranviaria con una buona sequenza di fermate. Insomma, una soluzione "car free". Non solo: come sostenuto alcuni giorni fa, anche "ovovia free". Sette associazioni - Aidia, Cammina Trieste Auser , Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, Fiab Trieste Ulisse, Spiz, Trieste bella, Tryeste - hanno risposto con questa proposta all'invito formulato dall'architetto tedesco Andreas Kipar , incaricato dal Comune di redigere il Piano paesaggistico e spazi aperti del Porto Vecchio. Il professionista aveva chiesto al mondo delle professioni e delle associazioni di inviare i propri suggerimenti. Ieri le "sette sorelle" hanno diffuso la nota che riassume la loro posizione. «Il Porto vecchio - scrivono - è un'occasione straordinaria per ripensare la città. La maggior parte dei triestini non è mai entrata in quell'area, pur essendo centralissima, sul mare, e ben collegata alla città data la sua vicinanza al centro storico. Di quell'area "sconosciuta" hanno però interiorizzato due caratteristiche: lo spazio e la bellezza». Data questa premessa - prosegue la nota - le associazioni «sono unanimi nel ritenere un grave errore portare il traffico dove non c'è»: «Il Porto vecchio rappresenta un'occasione unica per reinventare la vivibilità e sostenibilità della città, facendone un quartiere senza auto». È la parte "forte" della proposta di parte ambientalista: «I quartieri senza auto offrono benefici ecologici, economici e sociali. Riducono l'inquinamento dell'aria, l'inquinamento acustico e gli incidenti. Grazie al ridotto numero di parcheggi si renderanno disponibili spazio e risorse finanziarie da investire in una migliore qualità residenziale, più spazi verdi, più servizi collettivi». Come potrebbero muoversi cittadini e residenti all'interno di un perimetro "off limits" per le vetture? «La mobilità - la replica delle associazioni - dovrà essere garantita da una linea tramviaria con stazioni ravvicinate che renderanno possibile il raggiungimento di qualsiasi punto in 5 minuti a piedi». « La viabilità automobilistica - insiste l'alternativa ambientalista - dovrà scorrere solo al margine della zona. Due parcheggi, sempre al margine della zona, saranno riservati ai lavoratori impegnati all'interno del comprensorio». «Le attività commerciali e i negozi del quartiere saranno avvantaggiati dalla mobilità sostenibile e dai necessari tragitti brevi - conclude la proposta trasmessa a Kipar -. I residenti faranno uso del trasporto pubblico e della mobilità condivisa, parcheggiando gli eventuali mezzi privati motorizzati ai margini o al di fuori dell'area».

MAGR.

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 8 giugno 2021

 

L'Altipiano Est boccia il Piano della mobilità - il no del "parlamentino" di Opicina
TRIESTE. È un secco no quello della Circoscrizione Est alle proposte del Pums, il Piano urbano della mobilità sostenibile del Comune, relative a Opicina. «Nel Piano - spiega il presidente della Circoscrizione Marko De Luisa - manca una specifica considerazione dei problemi connessi alla mobilità sul Carso, in particolare delle esigenze degli abitanti, legate alla vivibilità nei borghi, alle attività economiche e ai collegamenti sia tra i borghi sia tra gli stessi e la città. Tra le nuove "zone 30" previste dal Piano non se ne individua alcuna nei paesi dell'Altipiano Est, cioè Banne, Trebiciano, Padriciano, Gropada, Basovizza, né si prevede di realizzarne altre a Opicina. Sarebbe inoltre utile istituirne alcune nei tratti più pericolosi di attraversamento degli abitati carsici, sulle direttrici principali». Scarsa fiducia si nutre poi nel progetto legato all'ovovia e nella costruzione di cerniere di mobilità a Nord di Opicina. «Quelle esistenti a Sud del borgo - conclude De Luisa - sono sufficienti e potrebbero essere ampliate».

U.SA.

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 3 giugno 2021

 

 «Piano della mobilità debole sul consumo del suolo» - IL GIUDIZIO DI RICHETTI, CANDIDATA A SINDACO DEL M5S
La candidata sindaco del Movimento 5 Stelle, Alessandra Richetti, boccia il Piano urbano della mobilità sostenibile della giunta Dipiazza: «Il piano è negativo sotto il profilo del consumo del suolo e della tutela dell'ambiente, lo rileva la stessa Arpa nelle sue osservazioni - dice -. Con questo Pums, inoltre, il Comune dimentica di adottare misure già predisposte in Regione per l'eliminazione di barriere architettoniche». La critica di Richetti nasce dal passaggio del documento al vaglio della V circoscrizione, da lei presieduta. Del lavoro svolto il M5s apprezza le zone 30, dice, ma le criticità non mancano: «Notiamo che l'Arpa rileva assenze di coerenza con il Piano Paesaggistico Regionale, con il Piano Generale del Traffico Urbano e con il Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile». Documenti alla mano, Richetti rileva ancora che Arpa segnala di non ritenere «corretto escludere dalla valutazione degli impatti ambientali il progetto "Ovovia Opicina-Porto Vecchio"»: «Progetto, peraltro, a cui noi siamo fermamente contrari - dice la candidata 5s -. Noi diamo una valutazione negativa sul considerevole e irreversibile consumo di suolo causato da alcune azioni dal piano e rileviamo che non vengono proposte soluzioni alternative». Resta poi il punto debole del Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche (Peba):«Nonostante le linee guida elaborate da un gruppo di lavoro tra le Università di Udine e di Trieste in collaborazione con il Criba (Centro Regionale di Informazione sulle Barriere Architettoniche Fvg) e fatte proprie dalla Regione nel 2020, il Comune di Trieste non le ha ancora recepite limitandosi all'individuazione di solo alcuni percorsi, ad un analisi di piccolo ambito e documentandone solo alcune criticità ma in maniera peraltro sommaria». La Regione, osserva Richetti, chiede invece un lavoro in quattro fasi al termine del quale il piano può essere finanziato: «Emerge chiaramente - conclude la candidata - che l'amministrazione comunale di Trieste non ha manifestato alcun interesse per una effettiva adozione del Peba». La giunta preferisce non commentare.

Giovanni Tomasin

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 28 maggio 2021

 

SEGNALAZIONI - Urbanistica - Il Piano mobilità devasta il verde

Egregio direttore, il Piano urbano della mobilità sostenibile vuole realizzare entro il 2025 in zone verdi o comunque pubbliche opere impattanti, costose, superflue e a volte difformi dal Piano regolatore, come l'ovovia Opicina-Porto Vecchio, le "cerniere di mobilità" di Cattinara, Cava Faccanoni, Ippodromo, Opicina Nord e Sud e via Flavia, il "parcheggio di relazione" piazzale Europa-via Cologna-vicolo dell'Edera e le scale mobili (o ascensori verticali?) Cava Faccanoni-via delle Docce, Longera-Cattinara e piazzale Europa-via Giulia.Entro il 2030 anche la galleria tra largo Mioni a via D'Alviano. E chissà quando il sottopasso di piazza Unità e le scale mobili (o ascensori?) via Teatro Romano-via Capitolina e via Pellico-Capitolina. Eppure basterebbe ottimizzare aree pubbliche asfaltate come quelle di Fernetti, Pesek, Rabuiese, parcheggi pubblici come quelli di Monte Grisa, Area Science Park, piazzale delle Puglie e via Carli o autosilo privati come quelli di Montedoro, via Beirut, del Giulia e delle Torri d'Europa per favorire il passaggio dall'auto a bus, bici o pedonalità, limitando l'afflusso di traffico in zone congestionate. Il Pums esclude poi gran parte del territorio dalle Zone 30. Non prevede nuove Zone pedonali o a traffico limitato e rotatorie. Traccia "corridoi di percorribilità pedonale" solo in alcune vie principali o tratti di queste. Pone nello scenario 2025 solo 3 dei 9 itinerari ciclabili ma ne inserisce alcuni rami in Zone pedonali esistenti. Disegna un "anello circolatorio" con corsie preferenziali in un senso di marcia ma più corsie indifferenziate nell'altro. Potenzia pochissimo i bus, lasciando nel vago la "linea di forza" Muggia-Barcola. Non promuove il trasporto passeggeri sulla ferrovia di circonvallazione, la Campo Marzio-Opicina e la Cantieri-Muggia. Ignora i taxi. E non detta tempi brevi per i nuovi sistemi di distribuzione e consegna merci.

Paolo Radivo

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 7 aprile 2021

 

SEGNALAZIONI - Un parco sul mare alla Lanterna

Gentile direttore, la lettera della dottoressa Stella Rasman pubblicata in "Segnalazioni" del 30 marzo tocca vari temi di grande attualità cittadina sui quali è in atto un acceso dibattito che registra profondi contrasti nella politica locale e tra i cittadini: dalla discussa scelta di adibire ad abitazioni private parte degli spazi di Porto Vecchio, alla sottovalutazione dell'importanza del tram de Opcina nell''immagine della città, dagli eclatanti preannunci di una ovovia e di un mega -aquario che dovrebbero richiamare enormi flussi turistici in una Trieste versione Disneyland, alla scarsa o nulla considerazione del valore storico e paesaggistico della Lanterna, non trascurabile pezzo di archeologia portuale ed assolutamente da valorizzare. Ebbene, proprio sulla Lanterna, oggi seminascosta da squallidi edifici amministrativi di scarso valore, la Rasman affaccia una proposta brillante e coraggiosa, atta a ridare respiro e visibilità a quel manufatto strettamente legato alla storia portuale e marittima di Trieste. Propone la Rasman, ed io condivido, di abbattere quei brutti edifici che affollano il molo attorniando e nascondendo la Lanterna, per fare posto ad un'area green de-cementificata, insomma un "parco sul mare ". .. in linea con l'attuale politica europea ed italiana della riconversione verde. Riuscirà il pensiero stupendo di Stella Rasman a sedurre anche gli anziani signori che proprio lì, accanto alla Lanterna, intendono insediare un ulteriore colosso di cemento contenente il "parco del mare" ovvero il mega-aquario?

Mario de Luyk

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 30 marzo 2021

 

SEGNALAZIONI - Ferriera - Cilindri, memoria e produzione

Caro direttore, sono rimasta stupita dalla proposta della sovrintendente Bonomi, che ho letto sul Piccolo del 16 marzo scorso, di elevare a simbolo della Ferriera di Servola i cilindri d'acciaio realizzati per recuperare il calore del gas dell'altoforno, alti 28 metri, sui quali collocare terrazze panoramiche per ammirare il golfo. Mi sembra che la Ferriera non verrà eliminata ma modificata, date le diverse esigenze di produzione dell'acciaio e quindi il sito rimarrà industriale, ospitando la piattaforma logistica. Non lo vedo perciò come luogo di fruizione turistica. Non per questo voglio sminuire l'interesse per l'archeologia industriale e per la storia della Ferriera, simbolo di una tradizione importante per la città, anche se via via oscurata dall'espansione del terziario. Anzi, credo sarebbe ottima cosa ampliare il discorso, soffermandosi sul Gasometro di Broletto, splendido edificio industriale abbandonato; sui magazzini del Porto vecchio che rischiano di diventare appartamenti e, pur non trattandosi di archeologia industriale, sulle caserme dismesse, come quella di Banne e infine, sul disgraziato tram di Opicina. Quest'ultimo sì un formidabile richiamo turistico che langue per scelte che giudico deleterie di cui è stato vittima negli ultimi decenni. Meglio sarebbe - mi si conceda una divagazione - concentrare su tutto ciò competenze e finanziamenti piuttosto che su progetti impattanti per l'ambiente e rivelatisi nell'esperienza ormai privi di reale ricaduta economica come l'ovovia mare-Carso e il cosiddetto Parco del mare. La dottoressa Bonomi può giustamente obiettare che non sono di sua competenza, però il tram è una meraviglia tecnica dell'inizio del Novecento creata da un grande progettista, l'ingegner Geiringer. Archeologia industriale perfettamente funzionante per oltre 100 anni (come i suoi gemelli in Svizzera e Sud Tirolo). Soffermiamoci poi sull'area della Lanterna, dove decenni di colpevole incuria hanno fatto crescere edifici mostruosi che ospitano, purtroppo, istituzioni come la Polizia marittima, la Guardia di finanza, alcuni uffici della Capitaneria di porto. Dimostrazione di come gli enti pubblici stessi abbiano contribuito a disattendere uno più meravigliosi compiti che la Costituzione affida allo Stato italiano: la tutela del paesaggio. Bisognerebbe eliminare tutti i vetusti manufatti del Dopoguerra privi di qualsiasi pregio, ormai cadenti e proteggere e valorizzare la Lanterna, questa sì opera di pregio di un grande architetto del Neoclassico triestino, Pietro Nobile. Pensi che bello avere in quell'area un parco sul mare che circondi la Lanterna e le dia il risalto che merita. Un parco sul mare (e non "del mare") che sarebbe perfettamente in linea con la svolta green auspicata dall'Unione europea e per il quale potremmo senz'altro chiedere dei fondi. Abbiamo bisogno di verde in questa città, non di nuovi edifici. Seguiamo l'esempio di Udine che valorizza le zone verdi. Nella nostra città ci sono migliaia di case vuote da recuperare, non c'è bisogno di costruirne altre. Vogliamo i turisti? E allora realizziamo, vista la carenza di accessi al mare, nuove spiagge e servizi oltre che nella zona della Lanterna, verso Barcola, nell'area del Bagno Ferroviario, altro manufatto come tanti ormai cadenti dentro l'area di Porto vecchio, ancora da salvaguardare e cui dare un nuovo ruolo. Preferibilmente non come nuove entità abitative ma come spazio verde e attrezzato che offra finalmente ai triestini e ai visitatori nuovi punti di vista sul nostro magnifico golfo e sulla città conservando ed esaltando il fascino che essa da tre secoli non manca di suscitare, proprio per la sua peculiarità. Da salvare. E in questo la dottoressa Bonomi può certamente fare molto.

Stella Rasman

 

SEGNALAZIONI - Ferriera - Cilindri, memoria e produzione

Caro direttore, sono rimasta stupita dalla proposta della sovrintendente Bonomi, che ho letto sul Piccolo del 16 marzo scorso, di elevare a simbolo della Ferriera di Servola i cilindri d'acciaio realizzati per recuperare il calore del gas dell'altoforno, alti 28 metri, sui quali collocare terrazze panoramiche per ammirare il golfo. Mi sembra che la Ferriera non verrà eliminata ma modificata, date le diverse esigenze di produzione dell'acciaio e quindi il sito rimarrà industriale, ospitando la piattaforma logistica. Non lo vedo perciò come luogo di fruizione turistica. Non per questo voglio sminuire l'interesse per l'archeologia industriale e per la storia della Ferriera, simbolo di una tradizione importante per la città, anche se via via oscurata dall'espansione del terziario. Anzi, credo sarebbe ottima cosa ampliare il discorso, soffermandosi sul Gasometro di Broletto, splendido edificio industriale abbandonato; sui magazzini del Porto vecchio che rischiano di diventare appartamenti e, pur non trattandosi di archeologia industriale, sulle caserme dismesse, come quella di Banne e infine, sul disgraziato tram di Opicina. Quest'ultimo sì un formidabile richiamo turistico che langue per scelte che giudico deleterie di cui è stato vittima negli ultimi decenni. Meglio sarebbe - mi si conceda una divagazione - concentrare su tutto ciò competenze e finanziamenti piuttosto che su progetti impattanti per l'ambiente e rivelatisi nell'esperienza ormai privi di reale ricaduta economica come l'ovovia mare-Carso e il cosiddetto Parco del mare. La dottoressa Bonomi può giustamente obiettare che non sono di sua competenza, però il tram è una meraviglia tecnica dell'inizio del Novecento creata da un grande progettista, l'ingegner Geiringer. Archeologia industriale perfettamente funzionante per oltre 100 anni (come i suoi gemelli in Svizzera e Sud Tirolo). Soffermiamoci poi sull'area della Lanterna, dove decenni di colpevole incuria hanno fatto crescere edifici mostruosi che ospitano, purtroppo, istituzioni come la Polizia marittima, la Guardia di finanza, alcuni uffici della Capitaneria di porto. Dimostrazione di come gli enti pubblici stessi abbiano contribuito a disattendere uno più meravigliosi compiti che la Costituzione affida allo Stato italiano: la tutela del paesaggio. Bisognerebbe eliminare tutti i vetusti manufatti del Dopoguerra privi di qualsiasi pregio, ormai cadenti e proteggere e valorizzare la Lanterna, questa sì opera di pregio di un grande architetto del Neoclassico triestino, Pietro Nobile. Pensi che bello avere in quell'area un parco sul mare che circondi la Lanterna e le dia il risalto che merita. Un parco sul mare (e non "del mare") che sarebbe perfettamente in linea con la svolta green auspicata dall'Unione europea e per il quale potremmo senz'altro chiedere dei fondi. Abbiamo bisogno di verde in questa città, non di nuovi edifici. Seguiamo l'esempio di Udine che valorizza le zone verdi. Nella nostra città ci sono migliaia di case vuote da recuperare, non c'è bisogno di costruirne altre. Vogliamo i turisti? E allora realizziamo, vista la carenza di accessi al mare, nuove spiagge e servizi oltre che nella zona della Lanterna, verso Barcola, nell'area del Bagno Ferroviario, altro manufatto come tanti ormai cadenti dentro l'area di Porto vecchio, ancora da salvaguardare e cui dare un nuovo ruolo. Preferibilmente non come nuove entità abitative ma come spazio verde e attrezzato che offra finalmente ai triestini e ai visitatori nuovi punti di vista sul nostro magnifico golfo e sulla città conservando ed esaltando il fascino che essa da tre secoli non manca di suscitare, proprio per la sua peculiarità. Da salvare. E in questo la dottoressa Bonomi può certamente fare molto.

Stella Rasman

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 21 marzo 2021

 

Bike sharing affidato a Trieste Trasporti fino alla fine dell'anno
Soluzione-ponte da giovedì 25 per parcheggi e noleggio - Poi sarà lanciata una gara. Individuate tre fasce tariffarie
Una Trieste Trasporti in formato intermodale: non solo bus, non solo tram, non solo acqua, ma anche le bici. Ci manca solo l'ovovia. La società, controllata dal Comune triestino e dal gruppo Arriva (Db), si occuperà del bike sharing, ovvero dei parcheggi e del noleggio delle due ruote sistemati dal Municipio in alcuni punti-chiave del percorso turistico urbano. La concessionaria del tpl (trasporto pubblico locale) triestino se ne occuperà a tempo determinato da giovedì prossimo, 25 marzo (quando terminerà l'impegno di Bicincittà), fino al 31 dicembre del corrente anno. Una soluzione-tampone in attesa che la civica amministrazione bandisca una gara per reperire un gestore vero e proprio del servizio. Poiché il Comune non dispone di strutture e risorse umane tali da assicurare il funzionamento del bike sharing, Trieste Trasporti, anche per la possibilità di coordinare bus e velocipede (molte fermate dei mezzi coincidono con i parcheggi delle bici), è parsa la risposta temporanea migliore, in vista di una possibile ripresa delle visite turistiche. L'assessore Luisa Polli, che ha portato in giunta la delibera, ha sottolineato come non solo il bike sharing si presti come servizio complementare al tpl, ma consenta, in una fase in cui la pandemia è lungi dall'essere debellata, di agevolare un opportuno distanziamento sociale favorito dalla solitudine della pedalata. La delibera, controfirmata dal direttore dipartimentale Giulio Bernetti, individua tre fasce tariffarie: l'utente "sistematico", l'utente "occasionale", il turista. Il "sistematico" potrà fare un abbonamento annuale a un costo di 12 euro, ricaricabile a consumo; il noleggio prevede una prima mezz'ora gratuita, ogni mezz'ora successiva alla prima fino alle prime due ore un "ticket" di 50 centesimi, ogni mezz'ora successiva alle prime due ore di utilizzo 1 euro. Il cliente "occasionale" s'iscrive gratuitamente al servizio con ricarica obbligatoria minima pari a 5 euro; poi la prima mezz'ora richiede 50 centesimi e ogni mezz'ora successiva 1 euro. Ed eccoci al turista: il biglietto giornaliero implica l'esborso di 8 euro nell'arco delle 24 ore, durante le quali l'utilizzo massimo consentito è di 6 ore, anche non continuative. Cioè, il turista prende - per esempio - la bici in stazione, gironzola, poi la lascia al Teatro Romano e va a pranzo, la riprende e completa il tour. Il Comune riconosce al concessionario Trieste Trasporti un contributo pari a 33.500 euro (Iva compresa) più 7.000 euro in pezzi di ricambio. Se gli incassi supereranno i 50.000 euro, Comune e Trieste Trasporti faranno da bravi fratelli: metà per uno.

Massimo Greco

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 17 marzo 2021

 

Progetto superato per Porto vecchio - Riccardo Laterza e Giulia Massolino -  portavoce di Adesso Trieste
Nel suo ventennio da primo cittadino Roberto Dipiazza dovrebbe aver maturato un'esperienza sufficiente per sapere che è lecito, e anzi salutare, che in politica si confrontino prospettive diverse sullo sviluppo della città. Il Sindaco, invece, taccia qualsiasi critica e posizione diversa dalla sua come frutto di incompetenza o addirittura di risentimento o invidia nei suoi confronti. Non si capisce peraltro la ragione di tanta agitazione, considerata l'opposizione blanda che gli è stata riservata nel corso degli ultimi anni, culminata nel voto favorevole del centro-sinistra alle linee guida sul Porto vecchio poco più di due anni fa. Le scelte politiche in campo urbanistico della Giunta Dipiazza difendono un modello di sviluppo che appartiene al passato e non è più sostenibile: incentrato sul mercato immobiliare e sull'erogazione di servizi, giocato al ribasso sul costo del lavoro. La proposta di Adesso Trieste è di ricostruire una base produttiva ecosostenibile per la città, connessa con i settori del Porto e della ricerca, che garantisca un lavoro di qualità a chi vuole restare o tornare. Variante sul Porto vecchio - Il Sindaco sostiene che in Porto vecchio potranno insediarsi anche industrie ad alta tecnologia: falso, perché tra le destinazioni ammesse dalla variante promossa dalla Giunta c'è quella direzionale (ovvero uffici) ma non quella produttiva); la residenza, inoltre, dovrà essere la funzione prevalente sulle altre, fino a un massimo del 70% dei volumi dei magazzini del "sistema misto". L'idea del Comune è dunque quella di provare a riempire il Porto vecchio di funzioni per le quali la città offre già abbondante spazio oggi inutilizzato (12. 000 alloggi e 1. 800 negozi vuoti in tutta Trieste). Ridurre il ruolo di Ursus a quello di super-agente immobiliare è un errore macroscopico, agevolato purtroppo dall'ormai famoso "emendamento sulla sdemanializzazione" dell'allora senatore Russo, che prevede la vendita degli immobili come unica strada da percorrere per la valorizzazione dell'area del Porto vecchio. Si tratta di una previsione che andrebbe rivista. Piano Urbano della Mobilità Sostenibile - Nel 2019 Dipiazza ha firmato il "Patto dei Sindaci per il clima e l'energia" , attraverso il quale si impegna a ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030. Non è chiaro come intenda raggiungere questo ambizioso obiettivo, considerando che il Pums - lo strumento che regola la mobilità, che contribuisce per il 28% alle emissioni - non ne prevede alcuna riduzione. In controtendenza con qualunque città europea, il Piano prevede invece la diminuzione degli spostamenti pedonali, disegna turborotonde e parcheggi, lascia dunque inalterato un sistema incentrato sull'auto. Anche la tanto dibattuta ovovia è un'opzione di mobilità disegnata per lasciare indisturbato il traffico di auto private. Non costituisce una vera soluzione al problema dell'accesso da nord alla città, e presenta invece grossi impatti ambientali. Diverse associazioni cittadine e migliaia di cittadini si sono già espressi numerose volte per evitare questo spreco di denaro pubblico e puntare piuttosto su un sistema tranviario moderno - come fatto a Bologna, Reggio Emilia, Torino, Padova - integrato con la rete ferroviaria esistente. Piano Particolareggiato Centro Storico - C'è ben poca visione di futuro anche nel Piano Particolareggiato del centro storico, che prevede di destinare enormi spazi in pieno centro città a parcheggi, attrattori di traffico che costituiscono parte del problema anziché della soluzione. Alcuni di questi sono perfino a ridosso di scuole o asili, come quello previsto in via Tigor, dove i residenti chiedono invece di poter usufruire di aree verdi inaccessibili da decenni. Mentre tutte le città europee puntano a costruire parcheggi di scambio all'esterno del centro, collegati con moderni sistemi di mobilità pubblica, la Giunta vuole riempire sempre più il centro di auto private. Parco del Mare - Nel suo intervento il Sindaco si è dimenticato di nominare un altro mega-progetto che va nella direzione opposta a uno sviluppo sostenibile della città: il Parco del Mare, cui il Comune ha contribuito con una variante urbanistica nell'area della Lanterna, agevolando la scelta della Camera di Commercio di destinare 8 mln di euro di fondi dei suoi aderenti per questo progetto, anziché per azioni concrete di sostegno al commercio locale messo in ginocchio dalla pandemia. Il Parco del Mare è un anacronistico zoo liquido, cartina di tornasole di un modello di turismo non più sostenibile per un territorio. Lo stesso modello del turismo crocieristico e degli alberghi di lusso con i quali questa Giunta sta svuotando il centro storico, puntando sulle ricadute occupazionali ma omettendo il fatto che siano posti di lavoro mal pagati e senza tutele, come racconta la vertenza delle lavoratrici dell'Hotel Savoia. Una visione di futuro non può fare a meno di prevedere forme di turismo meno impattanti sulla città. Per questo Adesso Trieste propone un eco-parco del mare diffuso, che avvicini non solo i turisti ma anche i cittadini al mare, promuovendone la tutela e rendendolo un nuovo spazio di promozione di stili di vita sani nel rispetto dell'ambiente. Sono tutti temi sui quali sono molti i cittadini che hanno ed esprimono idee diverse da quelle dell'attuale Giunta. Idee che meriterebbero attenzione e non derisione o sbrigative bocciature, e su cui Adesso Trieste chiede un confronto pubblico con il Sindaco. Per costruire il futuro che la nostra città si merita non si può più fare politica con il paraocchi rivolgendo lo sguardo solo al passato.

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 4 marzo 2021

 

Residenze, hotel, negozi crociere e spazi verdi: Porto vecchio nel futuro - lo sviluppo dell'area
Oggi Comune, Regione e Autorità portuale firmano l'Accordo di programma sulla trasformazione dell'area. Le premesse per il quarto borgo del centro
Sulla carta, sono le premesse per il quarto borgo del centro di Trieste. Il Comune, la Regione e l'Autorità portuale firmeranno oggi l'Accordo di programma sul Porto vecchio alla Centrale idrodinamica. Il plico di cartine, tabelle e documenti che l'accompagna delinea la trasformazione del vecchio scalo asburgico in un nuovo quartiere. Prevede lo sviluppo dei magazzini storici in armonia con il centro (abitazioni, commercio e alberghi), una linea fronte mare destinata a nautica e alla crocieristica, un polo culturale e congressuale attorno al magazzino 26, e infine tutta la parte nord destinata allo sport e al verde. L'accordo promesso a fine 2019 e a lungo rimandato è ormai cosa fatta. La variante al piano regolatore, allegata al testo, ristruttura l'inquadramento normativo del Porto vecchio, rendendo possibile la vendita degli immobili che verrà affidata al Consorzio Ursus (vedi articolo a parte). Nella documentazione allegata si trovano anche i verbali delle riunioni tra gli uffici, e i botta e risposta fra gli enti riguardo questo o quell'aspetto normativo. Carte che spiegano, almeno in parte, come mai i tempi di approvazione si siano trascinati fino a oggi. Ma veniamo ai contenuti. L'area di pertinenza del Demanio marittimo arretra verso il mare, tenendo la linea di costa, i moli, il complesso Adriaterminal e alcuni edifici. Il gruppo principale dei magazzini asburgici rivolti verso la città (quelli compresi fra l'ingresso sud e gli edifici 17-18-19) dovrà svilupparsi senza grandi soluzioni di continuità rispetto al centro, seguendo i vincoli sui beni culturali. La categoria prevista prevede fino al 70% di residenziale, destinazioni alberghiere, commercio al dettaglio, servizi ma anche centri direzionali (con particolare attenzione alle attività digitali). Gli uffici hanno previsto maglie ampie, così da dare la massima flessibilità agli investitori. Fanno eccezione i magazzini 2 e 4, destinati al solo uso direzionale: sono quelli che la Regione si accinge a incamerare in seguito all'anticipo al Comune dei 26 milioni per le urbanizzazioni. Un accordo che, ricordiamo, ha sciolto l'antico nodo della concessione a Greensisam, che terrà in locazione i magazzini restanti 1a, 2a e 3. Il primo e l'ultimo, affacciati al golfo, avranno le stesse destinazioni potenziali degli altri magazzini storici. Sono gli unici, però, per cui è prevista la possibilità di un ampliamento. Il 2a, invece, rientra tra le "attrezzature per la viabilità e i trasporti", confermando le ipotesi di un parcheggio. Il viale inaugurato dai magazzini 2 e 2a è destinato ad "attrezzature per il verde, lo sport e gli spettacoli all'aperto". Tra le previsioni urbanistiche, c'è anche l'ipotesi di farvi passare un domani la cabinovia (tema su cui gli uffici regionali, in sede di confronto con il Comune, hanno mostrato qualche perplessità).Il nucleo di edifici attorno a magazzino 26, Centrale idrodinamica e centro congressi conferma la destinazione culturale, museale e sociale degli stessi. Proseguendo verso nord troviamo, verso monte, edifici e aree destinate al verde e allo sport (inclusa la potenziale piscina terapeutica), mentre a mare si prospetta un'area definita "costiera del Porto vecchio", a scopo ricreativo. Torniamo alle parti che restano in mano all'Adsp. Il molo IV e il molo III hanno destinazione "turistica nautica" e saranno collegati sulla linea di costa da un sistema di banchine pedonali. Il complesso di Adriaterminal avrà come scopo "portualità passeggeri, turistica e servizi connessi": ovvero un terminal crociere. Fuori dal demanio, avranno finalità "turistico nautiche" pure i magazzini 24, 25 e 30, affacciati sullo specchio d'acqua: lì saranno possibili servizi, alberghi, commercio. È previsto anche che i magazzini più recenti, privi di valore storico e architettonico, spesso malandati, possano essere eliminati ed eventualmente sostituiti da edifici coerenti con il contesto. Una volta firmato l'accordo, il Consiglio comunale avrà un mese di tempo per ratificarlo. Se questa visione possa davvero fare del Porto vecchio il quarto borgo del centro, dopo il Teresiano, il Giuseppino e il Franceschino di imperial memoria, saranno gli enti e il Consorzio Ursus a doverlo dimostrare.

Giovanni Tomasin

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 26 febbraio 2021

 

«Una rete di tram dal centro al Carso e sul lungomare» - LA PROPOSTA DI "UN'ALTRA CITTA'"
La rete di Un'altra città vuole che l'amministrazione comunale rinunci a ovovia e parco del mare. E che si concentri invece sul progetto di una rete tranviaria che copra l'asse compreso tra stazione e piazza Foraggi, passi per periferie e Carso nonché unisca la linea del fronte mare, da Barcola e Porto vecchio fino a Campo Marzio o addirittura Muggia. Sono alcune delle proposte emerse dal consueto dibattito online del giovedì, che gli attivisti organizzano per far conoscere i propri punti programmatici in vista della corsa per il Municipio, chiedendo al candidato o ai candidati dell'area di centrosinistra di farsene carico. Una sorta di campagna elettorale indiretta, almeno per il momento. Il futuro della mobilità dopo il Covid era al centro dell'incontro di ieri. Il docente di storia e filosofia dei licei Guido Pesante e la ricercatrice di Elettra Sincrotrone Loredana Casalis - entrambi esponenti di Un'altra città - hanno dialogato con Andrea Wehrenfennig (Legambiente Trieste) e Luca Mastropasqua (Fiab Ulisse). Legambiente e Fiab compaiono nel novero delle undici associazioni triestine che a dicembre avevano firmato un appello al governo nazionale, nel quale si accusa «l'attuale amministrazione cittadina» di «ignorare le direttive europee e nazionali sul taglio delle emissioni di gas serra». Nella stessa lettera si attaccano Piano urbano per la mobilità sostenibile (Pums), appunto ovovia e si avanza l'idea di una rete di tram come quella sopra descritta. Tra i firmatari figura anche Riccardo Laterza, in qualità di referente di Tryeste. Altre istanze emerse ieri hanno riguardato l'implementazione di pedonalità, ciclabilità e trasporto pubblico locale, immaginato gratuito perlomeno per le fasce economicamente più fragili della popolazione. Inevitabile un riferimento al Porto vecchio, che la rete auspica diventi un bacino per «soluzioni avanzate e capaci di diffondere buone pratiche sul territorio».

Lilli Goriup

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 24 febbraio 2021

 

Domani alle 18 - Un'altra città, dibattito sulla mobilità urbana

Domani il dibattito online della rete civica di "Un'altra città" sarà dedicato alla mobilità cittadina: appuntamento alle 18 su Fb e Zoom. Guido Pesante e Loredana Casalis dialogheranno con Andrea Wehrenfennig e Luca Mastropasqua, rappresentanti delle associazioni che hanno scritto al governo nazionale un appello contro l'ovovia.

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 11 febbraio 2021

 

SEGNALAZIONI - Urbanistica - Ovovia? No grazie

Caro direttore,Trieste, come ogni grande città, era dotata di una importante rete di tram e filobus che purtroppo negli anni '70 è stata smantellata. Proprio in questi giorni, il governo Conte avrebbe dovuto decidere se sostenere finanziariamente il progetto della Giunta comunale di realizzare la ormai famigerata ovovia. Che ci sia un problema di accesso alla città lungo l'asse della costiera è un fatto, ma che la soluzione possa essere l'ovovia è veramente inaccettabile. Esistono problemi di sicurezza e di blocco per molte giornate, visto che siamo una città nota per la forte bora; poi problemi di impatto ambientale sia nel realizzare il grande parcheggio a Opicina, con il taglio del bosco di Campo Romano, sia con il transito dell'ovovia in piena zona abitata, con un terminale previsto in Porto Vecchio (oppure in Porto Nuovo passando sopra le Rive?) Inoltre, con la mancanza di un Piano regionale vigente che preveda ovovie o strutture similari per il trasporto pubblico urbano, si pone la complessa necessità di espropriare terreni di proprietà privata al fine di consentire l'installazione dei piloni e il passaggio delle cabine. Ma non esistono altre soluzioni possibili? Più economiche, sicure e più facilmente realizzabili? Abbiamo una viabilità cittadina che consentirebbe il ripristino di linee tramviarie e filoviarie; abbiamo (o meglio da anni dovremmo avere) in funzione il tram di Opicina che, opportunamente ristrutturato e rinforzato, potrebbe essere parte di una ottima soluzione se integrato con la rete esistente e quella di nuova realizzazione. Abbiamo anche tratti di rete ferroviaria integrabile e utilizzabile per una sorta di "metropolitana di superficie".Il tutto più ecologico e sicuro, meno impattante ambientalmente e meno costoso. Come per il Parco del Mare, infine, ci sono le previsioni (in- fondate?) di un utilizzo da parte di milioni di utenti/anno; ma ovviamente in parziale sottrazione al servizio trasporto persone esistente oggi! Quindi un piano finanziario che non regge! Un bilancio che, quindi, andrebbe ripianato da Comune e Regione; comunque a carico dei cittadini. In conclusione, fermiamoci, si faccia un passo indietro e si avvii un serio e approfondito confronto con le parti sociali, le associazioni, la cittadinanza tutta su una materia di enorme rilevanza per il futuro di Trieste

Giorgio Uboni Cgil Trieste - Dip.to Ambiente-territorio - Lavori pubblici

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 3 febbraio 2021

 

Ovovia e Parco del mare progetti basati su troppo ottimismo - la lettera del giorno di Furio Rodella

Gentile direttore, persone più competenti del sottoscritto affermano che nel programmare interventi in ambito pubblico (come può essere il Comune di Trieste) che prevedono grossi investimenti, è importante procedere prima a dettagliati studi su fattibilità tecnica e impatto ambientale al fine di non incidere troppo profondamente nel modificare una parte del territorio, ma soprattutto sulla sostenibilità economica dei lavori stessi. Ultimamente nella nostra città viene posta come interessante la realizzazione di due opere che richiederanno un grosso impegno economico e mi riferisco al famoso Parco del mare e alla ovovia di collegamento con il Carso. Nel primo caso mi sembra che a livello di rispetto ambientale e con le elevate conoscenze tecnologico-digitali attuali potrebbe essere un'idea perseguire la realizzazione, in digitale, di buona parte del cosiddetto acquario anche se sicuramente alcune realizzazioni dal vivo, in vasche di grandi dimensioni non dovrebbe costituire forse un grosso problema in qualche caso. Tuttavia, in entrambi i casi, quello che dovrebbe costituire studio fondamentale è la fruibilità e di conseguenza il costo di gestione ed il mantenimento delle strutture nel corso del tempo. Al momento attuale mi sembra, ma sicuramente mi sbaglio, che le previsioni di utilizzo anche da parte di grandi masse di turisti sia un tantino troppo lungimirante. Ma ovviamente nessuna preclusione preconcetta anche se una cosa mi crea perplessità; saremo in grado di studiare, programmare e realizzare infrastrutture di così grande impegno mentre dopo 5 anni non siamo ancora riusciti a risolvere la situazione del tram di Opicina. Che, come anche messo in evidenza dal gentile lettore Bourlot nel giornale del 30 gennaio scorso, è stato realizzato ex novo in un anno solo di lavori nel 1902, con tecnologie sicuramente meno all'avanguardia di quelle odierne. E inoltre: non riusciamo neanche a risolvere la situazione di un'opera sicuramente più semplice ma non meno importante come la piscina terapeutica.

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 24 gennaio 2021

 

Le nove partite vicine alla svolta: da Barcola al Piano del centro storico
L'ex discarica da bonificare oltre Porto vecchio, le infrastrutture nell'antico scalo, piazza Sant'Antonio. E i cantieri privati
Sono nove le partite aperte che impegneranno in via prioritaria l'Urbanistica comunale negli ultimi mesi del terzo mandato Dipiazza. Alcune sono risolvibili nel breve periodo, altre sono destinate a spalmarsi in tempi medio-lunghi. I nove dossier, classificati dal direttore dipartimentale Giulio Bernetti, sono ripartibili in tre scaffali. Il Porto vecchio fa la parte del leone con 5 fascicoli: la bonifica di Barcola, il II lotto di infrastrutturazioni, la cabinovia-ovovia, l'accordo di programma da sottoscrivere insieme a Regione e Autorità portuale, il futuro del villaggio Greensisam. Poi abbiamo il Piano particolareggiato del Centro storico, che vedrà la luce tra inverno e primavera, e il restyling di piazza Sant'Antonio. Infine due grandi cantieri privati, l'ex Fiera (100 milioni) e l'ex Maddalena (40 milioni), che rappresentano, a velocità differenti, opportunità per ammodernare e rilanciare aree degradate del tessuto urbano semi-periferico. Nel Porto vecchio il Comune ha la possibilità di investire nell'arco di un paio d'anni quasi 15 milioni per infrastrutturare e risanare la zona, accrescendone valore e utilizzabilità. Una prima novità: dal novembre 2018 non si parlava della bonifica dell'ex discarica barcolana, "armata" da un finanziamento regionale di 5,5 milioni. Ora le notizie sembrano positive: il Comune presenterà il progetto definitivo, provvedendovi con un incarico esterno, chiamato a svolgere il compito entro le elezioni comunali (qualora si voti in primavera). Compiute la caratterizzazione e l'analisi dei rischi, elaborate le prescrizioni della Regione, riunita la conferenza dei servizi preliminare, adesso si può stringere verso la messa in sicurezza dei 90.000 metri quadrati del terrapieno, che si estende dagli ultimi magazzini del Porto vecchio verso le società nautiche. Bernetti pensa a una protezione costiera garantita da scogli e da cemento, mentre all'interno mezzo metro di terra "fresca" sarà gettato su un apposito tessuto. Questo lavoro bonificatorio potrebbe essere ultimato entro il 2023, in modo tale - ipotizza l'ingegnere - che le prime realizzazioni sportivo-ricreative, previste dalle linee-guida, sorgano nel 2025. Oltre alla bonifica, c'è bisogno di acqua-luce-gas-fogne per consentire al Porto vecchio di attrarre investitori. Il II lotto, finanziato nell'ambito dei 50 milioni stanziati dal ministero dei Beni culturali, progetta opere per 9 milioni di euro, che si svilupperanno dalla parte est del Magazzino 26 fino al varco del Silos lungo il muro confinario con la Stazione centrale: ma la gara è ancora ai blocchi, perché il parere della Soprintendenza tarda. L'auspicio è che l'iter si sveltisca, cosicché il bando sia lanciabile in febbraio. Della lentezza, con cui arranca l'accordo di programma Comune-Autorità-Regione per il governo di Porto vecchio, si sa già abbastanza, a cominciare dall'arrabbiatura del sindaco. Il destino del villaggio Greensisam, che vede il coinvolgimento della Regione intenzionata a trasferire i propri uffici in due dei cinque magazzini, è ancora tutto da precisare. Sui 40 milioni, per costruire la cabinovia-ovovia mare-Carso, la parola spetta all'organo decisore, ossia il ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Il Piano del centro storico ha ricevuto una quarantina di osservazioni, che adesso andranno vagliate. Una volta che siano più o meno recepite, il documento tornerà a fare il giro dell'oca tra circoscrizioni, giunta, Consiglio: Bernetti spera di saltarci fuori a marzo, per consegnare alla città un nuovo strumento pianificatorio a distanza di 41 anni dal precedente, che fu redatto da Luciano Semerani. Sempre nelle competenze dell'Urbanistica, rientra il "refresh" di piazza Sant'Antonio, sul quale è appostato 1 milione di euro da spendere durante l'anno. È l'ultima piazza da sistemare in centro (dopo Goldoni, Vittorio Veneto, Venezia, Libertà) e Dipiazza, poco desideroso di imbarcarsi in polemiche, ha disposto che la fantasia non andasse al potere: masegni sui due lati, un po' di arredo urbano e festa in duomo. Infine, i due disegni privati. Il più vicino a tramutarsi in realtà è l'ex Maddalena, 20.000 metri quadrati dove la Htm Nord Est dell'imprenditore veneto Francesco Fracasso si sta avviando a rogitare con il Comune per fare grande distribuzione, parcheggio, direzionale, residenziale (poco). Ancora indietro, seppure in annunciata ripartenza, la trasformazione ludico-commerciale-parking dell'ex Fiera a opera della carinziana Mid, pilotata da Walter Mosser.

Massimo Greco

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 9 gennaio 2021

 

Le critiche all'ovovia si basano sui documenti ufficiali del Comune - la lettera del giorno di Andrea Wehrenfennig, presidente Legambiente

Per correttezza nei confronti dei lettori del Piccolo e soprattutto di Gianpaolo Penco (segnalazione dell'8 gennaio), ricordo che le critiche sollevate dalle undici associazioni ambientaliste e civiche - che ora sono dodici - nei confronti dell'infelice progetto di ovovia si basano sui documenti ufficiali dei progettisti e del Comune. In particolare con la delibera n. 577 del 28 dicembre 2020 la giunta comunale "delibera di presentare istanza per l'accesso ai finanziamenti destinati ai sistemi di Trm ad Impianti fissi con la proposta progettuale denominata "Cabinovia metropolitana Trieste - Porto Vecchio - Carso" per una spesa complessiva presunta di euro 48.768.102,54 Iva inclusa interamente a carico del Ministero", il che conferma quanto affermato dalle associazioni. Inoltre secondo il progetto preliminare la stazione "Opicina" e il vicino parcheggio - che in realtà sono collocati presso l'abitato di Campo Romano - sono da realizzare in un'area boscata, il che comporta numerosi abbattimenti. Approfittiamo di questa precisazione per invitare il Comune a pubblicare sul proprio sito tutti i documenti del progetto preliminare, il documento di fattibilità delle alternative progettuali e le delibere di giunta, in modo che i cittadini possono avere tutte le informazioni necessarie a conoscere il progetto e poterlo commentare in base ai fatti (per evitare "informazioni sbagliate e fuorvianti").

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 8 gennaio 2021

 

SEGNALAZIONI - Mobilità - Il progetto dell'ovovia non è da buttare

In questi giorni ho letto spesso di articoli contro l'ovovia, sempre le stesse persone che affermano pure che tutti i triestini sono contro. Vorrei precisare e segnalare che solamente "quattro gatti" in percentuale sono contro. Più precisamente o sono quelli che abitano nella zona interessata alla realizzazione o quelli che politicamente a mio avviso sono contro l'attuale giunta e che invece di collaborare e fare osservazioni positive (ad esempio la cabina sarebbe più bella verde anziché blu o si può ampliare e modificare il percorso proposto), per partito preso sono contro forse perché a giugno ci sono pure le elezioni e da fastidio oggettivamente vedere che la giunta attuale ha lavorato e sta lavorando molto bene. Per chi non conosce la materia, "dieci associazioni hanno scritto", così sembrano un "reggimento", per formare un'associazione bastano soli tre iscritti/soci. Premetto, che non desidero scrivere da professionista ma in questo caso da umile cittadino. Condivido infatti la premessa delle Associazioni, che riporta la decisione del Parlamento Europeo del'8 ottobre 2020 di ridurre le emissioni di gas con effetto serra entro il 2030. Condivido pure l'incremento e l'efficientamento del trasporto pubblico, con rapida transazione ai mezzi elettrici. Sono però fermamente contrario a quanto riportato dalle varie associazioni contro la realizzazione dell'ovovia. Viene riportato che il Comune spenderà 45 milioni di euro di fondi statali per un'ovovia, informazione completamente sbagliata e fuorviante almeno da quanto indicatoci ed a mia conoscenza, sono fondi europei e ci accede chi vince una gara europea per la mobilità. Quindi se il Comune di Trieste vince è gratis, sono fondi gratuiti, se perde, quei fondi vanno destinati ad altra città o altro Paese europeo. Vengono indicati disboscamenti: errato, l'ovovia passerebbe da una zona da poco ritornata a Trieste, oggi senza abitanti ed abbandonata in restauro, cioè il Porto vecchio ad Opicina Obelisco, dove ci sono pochi giardini, un bosco quasi abbandonato perché in forte pendenza e tantissime case perché zona quasi completamente edificata. Viene indicato "il numero irragionevole di rispetto e bisogni, dove vengono riportati circa 1500 pendolari", in realtà solo la popolazione di Opicina ne ha quasi 10.000, poi ci sono gli altri comuni limitrofi che potrebbero utilizzarla ed i cittadini che vivono in città e lavorano sull'altopiano. A questi, vanno poi aggiunti tutti i pendolari transfrontalieri della vicina e confinante Slovenia oltre a quelli della Croazia che lavorano in centro città a Trieste. Fatta la semplice somma matematica con i dati alla mano, i possibili quindi utenti italiani, senza turisti che l'ovovia sicuramente ne incrementerebbe il numero e senza i vicini cittadini di oltreconfine sarebbero oltre i 220.000. Se poi l'ovovia, in progetto, verrà addirittura prolungata sino a Prosecco servirà tutto il Carso ad ovest. Inoltre, da non dimenticare, sempre nei pressi vicino a Prosecco, nel Comune di Sgonico, c'è la Grotta Gigante attrattiva turistica non da poco. Dimenticavo, l'ovovia funziona ad elettricità quindi a basso inquinamento e consuma meno in rapporto di una nuova tipologia di tram perché il servizio è continuo oltre a non creare raggruppamenti di persone perché non è come un tram dove alla fermata bisogna aspettare l'arrivo della carrozza successiva che normalmente arriva dopo parecchi minuti!

Gianpaolo Penco

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 3 gennaio 2021

 

Limite di 30 all'ora nelle frazioni del Carso Scintille dem-Dipiazza
I consiglieri Pd al sindaco: «Velocità ridotta e più sicurezza» - La risposta: «La Zona 30 a Opicina dà già abbastanza guai»
TRIESTE. Portare a 30 all'ora la velocità massima sulle strade che attraversano le frazioni carsiche del Comune di Trieste. È una richiesta che le circoscrizioni prima e seconda, sostenute anche da una petizione di cittadini, hanno presentato al Comune attraverso due apposite mozioni. In dicembre il problema è stato posto al sindaco Roberto Dipiazza dal gruppo del Partito democratico in Consiglio comunale, dando il via a un lungo carteggio, nel quale il primo cittadino rivendica quanto fatto con il Piano urbano della Mobilità sostenibile (Pums).Andiamo con ordine. La tenzone ha inizio con la lettera dei consiglieri Pd: «Il Pums che l'amministrazione ha presentato nello scorso luglio non considera minimamente i problemi specifici del Carso triestino in termini di mobilità sostenibile, di corrispondenza del trasporto pubblico alle effettive esigenze della popolazione e in particolare di sicurezza della circolazione di veicoli e pedoni, che è ritenuta da quasi tutti ancora gravemente insufficiente». I consiglieri dem chiedono quindi l'adozione del limite di 30 su tutte le direttrici che attraversano le frazioni carsiche, una maggiore inclusione e verifica dei paesi carsici nel sistema del trasporto pubblico urbano, l'estensione delle reti ciclabili. Temi che, proseguono i dem, «sono già stati presentati in forma di mozioni o ordini del giorno, senza ricevere risposta». La risposta stavolta arriva, vergata da Dipiazza: «Non vi nascondo un certo imbarazzo personale nel dovervi dire che sono trasecolato nel constatare la lacunosa conoscenza da parte vostra - scrive il primo cittadino -, sia sulle tematiche in questione che sulla posizione del territorio in oggetto». Il sindaco spiega di aver realizzato la Zona 30 a Opicina, voluta da Cosolini, pur non essendo «particolarmente convinto», e rivendica le azioni prese dal Pums, dalle ciclabili all'ovovia: «Quando parlate di attenzione inadeguata verso il Carso forse vi riferite alla vostra amministrazione, dato che questa ha recuperato ritardi di cinque anni ed è intervenuta nella realizzazione di infrastrutture e servizi fondamentali per le nostre comunità carsiche». I consiglieri dem rispondono: «L'istituzione del limite di velocità di 30 all'ora su tutte le direttrici di attraversamento dei borghi carsici ha poco o nulla a che vedere con il modello di Zona 30 messo recentemente in opera in alcune parti di Opicina. La proposta (delle circoscrizioni, ndr) può essere realizzata tempestivamente con la sola installazione di segnaletica verticale e orizzontale e di strumenti di vigilanza elettronica». Il sindaco ribatte nell'ultima lettera: «Se il problema è solo il limite di velocità, mi sembra evidente che avete dimenticato, e forse avete fatto bene, il progetto del vostro assessore (Zona 30, ndr) che avete creato e che sta creando più di qualche problema». La questione resta aperta per il 2021, commenta la consigliera Pd Valentina Repini: «Il limite 30 serve per una questione di sicurezza. Il territorio lo chiede».

Giovanni Tomasin