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RASSEGNA STAMPA  gennaio - giugno 2019

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 30 giugno 2019

 

 

Immondizie date alle fiamme di notte nel rione Piedimonte

Rifiuti in fiamme a Piedimonte. È lo strano e preoccupante fenomeno che si verifica nel quartiere periferico cittadino. Il tutto è frutto di una segnalazione giunta, nell'ultimo periodo, al consigliere comunale e capogruppo del Pd Marco Rossi in merito ad alcuni piccoli problemi e disagi cittadini. Tutto nasce dal fatto che, nei giorni scorsi, alcuni cittadini hanno inviato inviato delle fotografie all'esponente del Partito democratico da dove emergono "stranezze" in quel di Piedimonte.Una donna che risiede in via Brigata Cuneo ha segnalato che, di notte, qualcuno brucia dei rifiuti nei pressi della sua abitazione (non pochi se ha pensato che andasse a fuoco il bosco che c'è dietro alla via). Del fatto, la signora ha intenzione di informare anche il Comune, dato che l'incidente si sarebbe ripetuto altre volte in estate. E lo stesso Rossi, l'altra mattina, ha girato all'assessore comunale Del Sordi una mail dove si parla dell'accaduto. I rifiuti, stando alla missiva, «vengono bruciati da persone ignote generando odori molesti. I cittadini hanno lamentato odori, senso di nausea, bruciori alla gola e sono stati costretti a chiudere prontamente le finestre. Il fatto non succede ogni sera ma alcune volte. L'ultima volta si è ripetuto ieri sera».«Ogni volta puzza, senso di nausea, un odore acre che non sembra quello del semplice bruciare di rifiuti da sfalcio come erba o rami. L'ultimo episodio - riferisce Marco Rossi - pare sia avvenuto alla fine di via Brigata Cuneo in direzione Piuma. Il fatto che questi eventi si verifichino di notte lascia supporre effettivamente che qualche malintenzionato utilizzi le ore notturne per bruciare rifiuti o altri materiali depositati senza le necessarie autorizzazioni e senza alcun controllo sulle eventuali emissioni di sostanze nocive. Tenuto conto di quanto sopra - conclude il consigliere - chiedo di verificare prontamente l'origine di questi fumi e l'esistenza di eventuali discariche abusive in zona».

Emanuela Masseria

 

 

Nodo ricorso Iris e piano faunistico Bruno preme sulla nuova giunta

STARANZANO. La lista civica Staranzano al centro, nel primo consiglio comunale mette subito al lavoro la giunta. Il capogruppo Massimo Bruno, infatti, ha subito presentato tre interrogazioni con risposta scritta. La prima riguarda il lodo Iris per sapere se l'amministrazione comunale ha intenzione di impugnarlo visto che assieme agli altri ricorrenti deve pagare una quota per aver perso la causa. Se tale decisione la prenderà la giunta o se verrà presa previa discussione in consiglio, conoscere se è prevista la richiesta di un parere terzo rispetto ai soggetti coinvolti sulla fattibilità e probabilità dell'esito dell'impugnazione, quale ne sarà la spesa e i criteri per la nomina. La seconda richiesta riguarda la predisposizione dell'organo gestore (comprende i Comuni di San Canzian, Fiumicello, Grado e Staranzano che è capofila) di proporre un Piano pluriennale in materia faunistica, il quale può prevedere anche "prelievi" di animali in caso di eventuali squilibri. Il riferimento riguarda gli ultimi eventi per la presenza dei cinghiali nella zona Alberoni e delle nutrie che devastano gli argini. Nella terza interrogazione Staranzano al centro chiede al Comune una verifica dei costi delle tariffe Tari applicate al costo imputato da Isa Ambiente annualmente rispetto a quanto pagato dai cittadini. Inoltre serve una relazione su quanto costano: la pulizia delle strade, l'utilizzo dei macchinari, il materiale spiaggiato e le possibili tecniche per l'abbattimento del peso e del volume, gli ingombranti e dell'isola ecologica di Monfalcone e sul perché Staranzano non ne crei una propria nell'area una volta già adibita a tale uso.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 29 giugno 2019

 

 

La zona pedonale "avanza" in centro e fa suoi due isolati lungo via Trento

«Sono molto favorevole alle pedonalizzazioni. Le aree vanno ampliate gradualmente. È il modo migliore per godere della bellezza della città. Finalmente i triestini potranno camminare con il naso all'insù e guardare i meravigliosi palazzi del nostro centro storico», proclama l'assessore all'Urbanistica e all'Ambiente Luisa Polli annunciando un nuovo passo nella gradualissima pedonalizzazione del centro cittadino. Un centinaio di metri in Borgo Teresiano, concentrati in via Trento, un paio di isolati tra via Machiavelli e via Valdirivo che si trasformano in "area pedonale urbana". La strategia - Prosegue la pedonalizzazione a "spizzichi e bocconi" dell'amministrazione di Roberto Dipiazza. La delibera, preparata dall'ubiquo dipartimento territorio-economia-ambiente-mobilità, la ritiene tecnicamente «variante puntuale non sostanziale del piano generale del traffico urbano». Via Trento è già pedonalizzata nella parte meridionale, quella che lambisce la sede dell'assessorato alle Attività produttive della Regione Friuli Venezia Giulia e sfocia sul Canal Grande all'altezza di Ponte Curto. Non si altera - puntualizza il testo della delibera - l'impianto generale della mobilità e si perdono alcuni stalli a elevata rotazione. Una decina di parcheggi a pagamento sarà cancellata. Allo stesso modo la pista ciclabile diventerà "promiscua" dovendo convivere con i pedoni. Una scelta quasi obbligata visto che via Trento, dopo l'apertura del Passaggio Joyce (Ponte Curto), è diventata ormai una via di collegamento ciclopedonale tra il centro cittadino e la stazione dei treni e quella delle corriere. La connessione«Via Trento - si illustra nella delibera - costituisce uno degli elementi della maglia regolare di Trieste con funzione di connessione tra due realtà forti del centro storico: da una parte l'ampia zona pedonale che arriva fino al canale di Ponterosso e dall'altra il polo intermodale di piazza della Libertà con la stazione ferroviaria, la stazione delle autocorriere extraurbane e il polo principale del trasporto pubblico locale». I tempi - Il nuovo tratto pedonalizzato di via Trento riguarda, tra l'altro, il retro del palazzo storico delle Assicurazioni Generali e prosegue sulla via della rivitalizzazione del Borgo Teresiano con gli esercizi pubblici che possono invadere la via con i loro dehors. E la tempistica? «Speravo di poter attuare questa pedonalizzazione entro l'estate - spiega Polli -. A questo punto speriamo di riuscire ad attuarla prima della fine dell'estate». Il programma delle pedonalizzazioni prosegue. «Il fatto di procedere per piccoli tratti - aggiunge l'assessore - consente ai residenti e anche ai cittadini in generale di abituarsi gradualmente al cambiamento della città». Un anno fa, sempre all'interno del Borgo Teresiano, si era proceduto alla pedonalizzazione e alla riqualificazione di via XXX Ottobre, tra via Milano e via Valdirivo.

Fabio Dorigo

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 28 giugno 2019

 

 

Gli agricoltori dell'altipiano alzano la voce e invocano spazi

DUINO AURISINA. Dare un significativo impulso all'agricoltura, finendo di snobbarla rispetto ad altre attività, per farne lo strumento più adatto a garantire la tutela dell'ambiente e la conseguente conservazione del territorio. È questo il forte appello che lancia la locale Associazione degli agricoltori in vista del convegno in programma oggi pomeriggio, alle 15, al Castello di Duino, intitolato "Territorio come fattore decisivo per lo sviluppo dell'agricoltura e delle peculiarità economico- sociali e naturali". Promosso dalla stessa Associazione agricoltori e organizzato in collaborazione con il Circolo Anton Gregorcic, la Confederazione italiana agricoltori (Cia) e la Regione, l'appuntamento, che vedrà la presenza di numerosi esperti, ha come obiettivo infatti quello di spiegare che «l'agricoltura assicura una tutela attiva del territorio». «Disponiamo di un patrimonio straordinario che è il nostro territorio - spiega il presidente dell'Associazione agricoltori Franc Fabec - e chiediamo perciò alle competenti autorità e istituzioni di assicurare le condizioni normative e programmatiche necessarie affinché il settore dell'agricoltura possa svilupparsi e svolgere così il proprio insostituibile ruolo. Anche e soprattutto - precisa lo stesso Fabec - nelle zone che accusano specifici svantaggi e in quelle soggette a vincoli ambientali, quali parchi e riserve naturali, non da ultimo nelle aree interessate da vincoli di tutela speciale come quelle di Natura 2000». In sostanza, per l'Associazione agricoltori, lo sviluppo del comparto e la difesa dell'ambiente devono viaggiare in parallelo, perché compatibili. «Il Carso per esempio - riprende Fabec - è un'area ricca di risorse ambientali, sociali e culturali, e l'agricoltura qui presente svolge un rilevante ruolo per la collettività che la abita, in particolare per la conservazione degli habitat naturali o, molto più spesso, semi- naturali».Serve dunque una «maggiore disponibilità di uso del territorio». «Nel tempo - osserva il presidente dell'Associazione - si sono sommati vincoli di natura idrogeologica, paesaggistici e quelli di Natura 2000, che sono andati ad aggiungersi alla già grave situazione di riduzione di suolo agricolo che, nei decenni, si è verificata a causa dell'espansione edilizia, delle opere pubbliche e degli insediamenti produttivi extra agricoli. Nell'ambito del convegno - annuncia Fabec - porremo l'accento sulla questione della scelta delle politiche e quindi degli strumenti più appropriati per lo sviluppo delle aree vincolate e svantaggiate». Un capitolo a parte sarà riservato, nell'ambito dei lavori, al tema del recupero di spazi da dedicare all'agricoltura, e in particolare alla viticoltura, sul ciglione carsico.«Esiste un vecchio accordo in tal senso. Si tratta del protocollo di Prosecco - conclude Fabec - definito con Regione e ministero competente, ma mai attuato. Chiederemo sia finalmente concretizzato».

Ugo Salvini

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 27 giugno 2019

 

 

Goletta Verde boccia ancora un tratto di costa a Muggia - Fogne, servono nuovi scavi

Legambiente trova per il sesto anno consecutivo «fortemente inquinata» l'acqua alla foce del canale di via Battisti. Lavori già in corso per correre ai ripari

MUGGIA. «Per il sesto anno consecutivo il prelievo effettuato alla foce del canale di via Battisti a Muggia è fortemente inquinato, un punto che si conferma "malato cronico", emblema della mala depurazione ancora presente anche in questa regione». Legambiente commenta così i risultati del monitoraggio di Goletta Verde in Friuli Venezia Giulia, presentati ufficialmente ieri, che attestano come quello rivierasco sia l'unico neo dei nove punti analizzati. «Quello di Muggia è un caso limite dove le criticità continuano a rimanere irrisolte, tanto che si tratta dell'unico dei nove campionamenti realizzati da Goletta Verde lungo le coste del Friuli Venezia Giulia in cui gli inquinanti hanno superato il limite previsto dalla legge. Un monitoraggio, è bene ribadirlo, che è stato sicuramente influenzato dalle condizioni climatiche e in particolare dalle piogge abbattutesi nei giorni precedenti l'arrivo dei tecnici di Legambiente. Una situazione che, per quanto nel complessivo positiva, non deve far abbassare la guardia», puntualizza l'associazione ambientalista. E che non ci fosse pace per le condotte fognarie di via Signolo e via Tonello il Comune di Muggia già lo sapeva prima della conferma di Goletta Verde. In questi giorni un'imprevista criticità ha infatti costretto il Comune a far riaprire ad AcegasApsAmga il cantiere che si era chiuso lo scorso anno dopo un importante e robusto lavoro di sostituzione e potenziamento delle condotte presenti sotto le due arterie rivierasche. A prendere in mano i lavori è nuovamente, dunque, Acegas, ovvero il soggetto che era già intervenuto per riqualificare e potenziare la rete fognaria cittadina con un miglioramento non solo in termini di drenaggio urbano ma anche in quelli più propriamente ambientali, nell'ambito di un progetto di riqualificazione del valore di 260 mila euro. Nello specifico, l'intervento aveva visto la sostituzione delle condotte al di sotto di via Signolo e via Tonello, per un tratto di circa 270 metri, con tanto di aumento della capacità di ricezione della rete fognaria. Contestualmente era stata realizzata una nuova stazione di sollevamento per permettere di ottimizzare e potenziare anche la rete fognaria di via Frausin. «Oltre all'evidente miglioria sul piano del drenaggio urbano e degli scarichi domestici, quest'intervento si è realizzato come un impegno significativo nel suo complesso nella storia del Fugnan», così l'assessore all'Ambiente Laura Litteri. Fino al 2012, i valori di inquinanti erano decine di volte superiori alle soglie indicate per legge, in quanto insistevano diversi allacci fognari abusivi che scaricavano direttamente nel torrente. Negli ultimi anni, proprio grazie alla collaborazione tra Comune e AcegasApsAmga, sono state attuate diverse azioni che hanno portato a un sensibile miglioramento dei valori di inquinamento alla foce del Fugnan, l'ultima delle quali è stata per l'appunto l'importante intervento di sostituzione e potenziamento della rete fognaria e di adeguamento funzionale degli scolmatori connessi al torrente stesso. Tale intervento però, alla luce delle recenti verifiche, ultima quella di Legambiente, non è stato evidentemente risolutivo, tanto che Acegas ha riaperto il cantiere proprio alla foce del Fugnan, davanti al monumento ai caduti per la lotta di Liberazione. Ancora impossibile sapere la durata dei lavori, essendoci una valutazione in corso da parte dei tecnici per capire l'origine del problema.

Riccardo Tosques

 

 

Orario continuato al centro raccolta di via Giulio Cesare - IL NUOVO SERVIZIO DAL PRIMO LUGLIO

Arriva l'orario continuato, dal primo luglio, al centro di raccolta dei rifiuti di Campo Marzio. Lo comunica AcegasApsAmga: «Il secondo centro di raccolta più richiesto dai triestini in via Giulio Cesare 10 - si legge in una nota diffusa dalla multiutility nella giornata di ieri - cambia gli orari per un migliore servizio al cittadino passando dall'orario spezzato a quello continuato dalle 6 alle 16, per tutta la settimana dal lunedì al sabato. Dal primo luglio quindi i triestini potranno recarsi a conferire i propri rifiuti particolari e ingombranti anche all'ora di pranzo, senza dover attendere la riapertura, che in passato intercorreva tra le 11 e le 14». Il centro di Campo Marzio è «il più utilizzato dai triestini dopo quello di via Carbonara, in zona San Giacomo. Solo nel mese di maggio vicino al Mercato ortofrutticolo sono stati oltre 2.600 gli accessi e più di 250 le tonnellate di materiali conferiti», aggiunge Acegas, che annuncia anche il «grande successo» per la cosiddetta «Operazione Recupero» con «mille borse distribuite». Di cosa si tratta? Di una campagna «avviata il 15 aprile da AcegasApsAmga e Comune di Trieste», e che si è appena conclusa, «per sensibilizzare i cittadini» sull'«importante circolo virtuoso generato dal conferire correttamente i rifiuti».«I triestini - prosegue la nota stampa - hanno dimostrato un ampio apprezzamento per l'iniziativa che permetteva di venire premiati conferendo i propri rifiuti ai centri di raccolta: in meno di due mesi infatti sono state consegnate tutte le mille borse ai triestini virtuosi che hanno effettuato i tre conferimenti necessari a ricevere l'omaggio realizzato con materiali riciclati».Anche in questo caso, in linea con gli accessi, al centro di raccolta di San Giacomo si è registrato il più alto numero di borse consegnate con 500 pezzi. Campo Marzio segue con 200 e infine Roiano e Opicina si attestano a pari merito sulle 150 l'uno. Acegas ricorda infine gli orari degli altri centro di raccolta. Quello di via Carbonara 3 è aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 19 e alla domenica dalle 9 alle 13. Quelli di Roiano e Opicina, in via Valmartinaga 10 e in Strada per Vienna 84/a, sono aperti dal lunedì al sabato dalle 9 alle 19 e chiusi alla domenica.--

 

 

Quando la spiaggia sarà a Opicina

Alle 18, all'Arci di via del Bosco 17, a ingresso libero, la conferenza "In alto mare: quando la spiaggia sarà a Opicina" con Florence Colleoni (Ogs, geologa). Incontro organizzato da Legambiente, Arci, Ogs e Fridaysforfuture.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 26 giugno 2019

 

 

La "sentenza" dell'Arpa: acque pulite Via libera ai tuffi nel mare di Sistiana

L'ulteriore prelievo al largo fa rientrare definitivamente l'allarme: «I dati sballati? Un episodio isolato»

DUINO AURISINA. Il mare di Sistiana è pulito. La stagione balneare è salva. Tuffi e nuotate possono continuare in assoluta sicurezza. Anche il secondo controllo a campione effettuato in questi giorni dall'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, sulla porzione di mare prospiciente la scogliera di Duino, ha dato esito negativo. È stato così confermato che, nell'intero tratto di costa della zona di Duino Aurisina, le acque «sono balneabili - come recita un comunicato diffuso ieri pomeriggio dalla stessa Agenzia - con valori di Escherichia coli e di Enterococchi, cioè batteri che possono causare infezioni a carico del tratto digerente, delle vie urinarie o di molte altre parti del corpo, ampiamente inferiori ai limiti consentiti dalla normativa». Come si ricorderà, sulle spiagge di Duino era scattato l'allarme, una decina di giorni fa, proprio in seguito a una misurazione, effettuata sempre dall'Arpa, che aveva evidenziato una «positività microbiologica» nel cosiddetto punto di Duino Scogliera. L'effetto era stato una segnalazione che l'Agenzia aveva immediatamente fatto pervenire a Daniela Pallotta, sindaco di Duino Aurisina, nella quale si leggeva che «in conseguenza delle analisi effettuate e in via precauzionale, si indica di disporre il divieto temporaneo della balneazione nel punto denominato Duino Scogliera». Pallotta aveva allora chiesto fosse subito effettuato un secondo controllo suppletivo - puntualmente compiuto dall'Arpa come ulteriore test di verifica - che aveva evidenziato valori inferiori al limite massimo. Nel terzo e ultimo campione estratto giovedì scorso e reso pubblico ieri, perché per legge devono trascorrere almeno 72 ore prima che si possa esprimere un parere scientificamente valido, l'Arpa ha rilevato infine concentrazioni di Escherichia coli di 20 mpn / 100 ml, quando il limite massimo consentito è di 500, ed Enterococchi sotto i 10 mpn / 100 ml, là dove il limite massimo consentito è di 200, a conferma della "bontà" del tratto di mare preso in esame. «Siamo molto soddisfatti dell'esito di questo ulteriore controllo - ha detto ieri Pallotta che, in quanto sindaco, ha anche la responsabilità della salute pubblica - che conferma la qualità del nostro mare. I bagnanti possono perciò stare ancora più tranquilli - aggiunge - e cercheremo di dare loro servizi sempre migliori, per rendere il loro soggiorno da noi, che sia di una sola giornata o di un'intera vacanza, il più gradevole possibile». Dall'Arpa spiegano inoltre che «molto probabilmente i valori superiori alla media evidenziati dal controllo di una decina di giorni fa sono stati determinati da una situazione contingente e occasionale, che potrebbe anche essere per esempio il versamento in mare dei residui di un wc chimico di uno yacht». Continua intanto la battaglia su due fronti, uno ambientale e l'altro amministrativo, del gruppo "Salute & ambiente" contro le gabbie di allevamento collocate a circa 700 metri al largo di Duino. I responsabili hanno annunciato che incaricheranno un'azienda specializzata di «effettuare i controlli dei fondali circostanti le zone nelle quali sono sistemate le gabbie» e che verificheranno anche «le concessioni demaniali e le autorizzazioni sanitarie sulle quali si basa l'attività di allevamento».-

Ugo Salvini

 

 

Treno veloce Trieste-Venezia pronti 232 milioni di Rfi - La conferma di Serracchiani

«È stato confermato che 232 milioni sono nella disponibilità di Rete ferroviaria italiana, immediatamente spendibili per la velocizzazione della tratta Venezia-Trieste»: lo ha riferito la deputata Debora Serracchiani (Pd) che ieri a Roma ha incontrato Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi). «Gentile - spiega Serracchiani in una nota - ha ribadito che Rfi ha la volontà di procedere alle opere di velocizzazione della linea Venezia-Trieste in modo da abbassare la percorrenza a un'ora. Sono previsti interventi a Latisana, Portogruaro e al bivio di Aurisina, con implementazione degli impianti tecnologici, eliminazione di passaggi a livello, utilizzo degli investimenti già previsti a servizio del porto di Trieste e raddoppio della tratta Udine-Cervignano». Nel colloquio con Gentile, Serracchiani ha affrontato il problema del rumore causato dall'aumento del traffico dei treni merci che collegano lo scalo giuliano, «particolarmente avvertito dalla popolazione nelle aree di Trieste e Villesse». La parlamentare ha sottolineato la «volontà condivisa di far crescere i traffici del porto di Trieste ma senza penalizzare i cittadini delle aree più esposte al passaggio dei convogli».Il tema alta velocità è sempre in primo piano. Grazie al Frecciarossa «siamo i leader dell'Alta Velocità in Italia: vogliamo esserlo anche in Europa perché il mercato domestico non è più l'Italia ma è l'Europa grazie al quarto pacchetto ferroviario», ha detto intanto l'ad di Trenitalia, Orazio Iacono, n viaggio sul primo treno regionale Pop da Rimini a Bologna. --

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 25 giugno 2019

 

 

A Trieste il record delle tariffe rifiuti Gorizia la più cara per i servizi idrici

Report della Camera di Commercio sugli importi delle utenze A Udine per la Tari in certi casi si paga fino al 160% in meno

Trieste. Le bollette della raccolta rifiuti e del consumo di acqua per le utenze private e quelle commerciali? Molto care, addirittura sopra la media nazionale, a Trieste e Gorizia. Sensibilmente più convenienti a Udine e Pordenone. Ad assegnare alla Venezia Giulia la maglia nera delle tariffe è il report realizzato da RefRicerche e presentato ieri nella sede della Camera di commercio triestina. Report che evidenzia appunto distanze siderali tra i principali comuni capoluoghi del Fvg. Prendiamo ad esempio un ristorante di 180 metri quadrati. A Udine, per la tassa per i rifiuti solidi urbani, il titolare paga poco meno di 3 mila euro all'anno (per la precisione 2.896) mentre a Trieste deve sborsare 5.101 euro. Quindi oltre il 65% in più. Ancora più pesante la forbice nel caso degli alberghi: una struttura da mille mq a Udine paga 1. 835 euro annui contro i 4.820 euro richiesti a Trieste, vale a dire addirittura il 166% in più. Anche i parrucchieri udinesi e di Pordenone sono più fortunati degli omologhi triestini e goriziani, con Trieste che doppia Udine (176 euro contro 388 euro). Nel caso delle imprese del settore agroalimentare, tra l'altro, si assiste ad un sorpasso: in questo settore, cioè, Gorizia scippa a Trieste il titolo di città più cara , piazzandosi in testa alla classifica regionale con un esborso da ben 7.879 euro annui per un capannone industriale di 3 mila mq. Anche in questo caso Udine risulta essere la meno cara. Ma come si spiegano differenze così marcate? «Tra i fattori in gioco - commenta Nicolò Valle, economista di Ref Ricerche - pesano diversi fattori a partire dal diverso grado di efficienza delle gestioni dei servizi e dal tasso di raccolta differenziata», con Trieste fanalino di coda con il 37,3%, performance ben lontana non soltanto da Pordenone - sul gradino più alto del podio con un incredibile 82,5% -, ma anche da Udine e Gorizia, entrambe sopra il 60% e sopra la media nazionale che è del 55%. Fin qui come detto le bollette per la raccolta rifiuti. Ma anche a livello di tariffe per i servizi idrici esistono sostanziali differenze che, ancora una volta, vanno a discapito delle imprese della Venezia Giulia con Gorizia che si porta a casa il titolo di città più cara. Colpa, in buona parte, di reti idriche inefficienti caratterizzate da un pesante indice di dispersione - 45,2% per Trieste e 40,1% di Gorizia -, contro il 38% della media nazionale e, addirittura, il 14,1% di Pordenone. Qualche esempio? A fronte dei 57.835 euro spesi annualmente a Gorizia dai titolari di un albergo che consuma 8 mila metri cubi in un anno, a Udine, a parità di consumi, ne bastano circa 11 mila e a Pordenone 19.351 mentre Trieste si ferma a quota 32 mila 135. Gorizia detiene il primato negativo anche per le tariffe applicate ai ristoranti, con 12 mila 359 euro per un ristorante che ha un consumo di mille 800 metri cubi. Così come anche i parrucchieri della città sull'Isonzo devono prestare attenzione alle quantità d'acqua consumata, dato che se si consumano 400 metri cubi si pagheranno 2 mila 90 euro, contro i mille 518 di Trieste, gli 836 euro di Pordenone e i 571 di Udine. Trieste balza invece in testa per costi idrici di un'azienda alimentare che consuma 3 mila metri cubi: sono 10 mila 626 gli euro annui che l'imprenditore deve sborsare. La presentazione del report di ieri è stata anche occasione per presentare l'aggiornamento del Tasp, la piattaforma telematica attraverso la quale un'impresa può calcolare il costo delle utenze nel comune in cui opera o cercare la soluzione più vantaggiosa per decidere dove investire: «È importante - ha spiegato Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia - dare gli strumenti giusti anche a chi decide di venire a investire nella nostra area».

Luigi Putignano

 

Le immondizie più leggere? A Dolegna Che differenze rispetto a Staranzano - LA FOTOGRAFIA DEGLI ONERI PER LE FAMIGLIE

TRIESTE. Ogni anno si fanno i conti con i paventati rincari di Tari e servizi idrici: basti pensare che a livello nazionale mentre i prezzi al consumo, da dati Istat, sono cresciuti, dal 2013 al 2018, del 3%, nello stesso periodo c'è stato un incremento delle tariffe relative ai rifiuti solidi urbani del 13% e di ben 34 punti percentuali per quel che concerne l'acqua potabile. In regione le differenze tra Friuli e Venezia Giulia, anche nel consumo domestico, restano marcate, con Udine e Pordenone che presentano tariffe decisamente più economiche: nel capoluogo friulano per esempio la Tari annuale va dai 66 euro per un solo componente ai 240 euro per una famiglia composta da cinque persone. Nel caso delle utenze domestiche i profili su cui si basano le bollette prese in considerazione in questo confronto statistico su base geografica sono tre, ovvero i nuclei composti da una persona, quelli formati da tre e quelli che contano cinque membri. Nel primo caso, relativamente alla Tari, il comune in cui si paga meno annualmente è Dolegna del Collio, con 62 euro, che precede Savogna d'Isonzo, con 63 euro. Quello più esoso è Muggia con 120 euro, seguito da Monrupino con 111 euro e Ronchi dei Legionari con 110 euro. Nel secondo caso, quello della famiglia di tre persone, le tariffe più alte si registrano a Trieste e Staranzano, con 303 euro annui, e a ruota a Monrupino, con 282 euro. Le più basse sono sempre a Dolegna, con 149 euro da versare annualmente. Segue Romans con 193 euro. L'ultimo profilo, quello con cinque componenti nel nucleo familiare, vede "primeggiare" Staranzano con 458 euro, che precede Trieste con 439 euro, Monrupino con 437 euro e Monfalcone con 425 euro. La bolletta più bassa è sempre a Dolegna del Collio, che si conferma la località della Venezia Giulia meno cara per quel che riguarda le tariffe della nettezza urbana, con 222 euro, seguita da San Dorligo della Valle con 246 euro e da Duino Aurisina con 273 euro. Per quanto riguarda le utenze del servizio idrico integrato domestico i nuclei familiari che risiedono a Sgonico e Monrupino sono i più avvantaggiati perché pagano 154 euro annui, se composti da un componente, contro i 182 euro della totalità dei comuni dell'ex provincia goriziana, e 326 euro annui, se formati da tre componenti, contro i 379 dei restanti comuni dell'Uti Giuliana. Per le famiglie con cinque componenti i comuni meno cari sono quelli di Duino Aurisina, Muggia, San Dorligo della Valle e Trieste con 459 euro annui, mentre quelli in cui si paga di più sono Sgonico e Monrupino con 479 euro.

 

 

Debutta il primo luglio in Carso il bus a chiamata con un "clic"

Coinvolti due mezzi con base a Opicina: uno agirà in direzione Borgo San Mauro e l'altro verso Pese. Prenotazioni possibili sia attraverso il centralino che sul web

Bruxelles pensa alle aree continentali dove le genti europee alle periferie nazionali utilizzano meno il mezzo pubblico, offrendo così il destro a Trieste Trasporti per varare la sua ultima creatura, "SmartBus". La si potrebbe anche definire - vedremo perchè - "Transcarsica": un servizio a chiamata, sperimentale, che aprirà i battenti lunedì 1° luglio e che durerà quattro mesi fino alla fine di ottobre. E' uno dei primi assaggi, se non addirittura il primo, all'insegna della flessibilità operativa nel Nordest. Fino all'11 agosto sarà gratis, poi costerà 2 euro. Si potrà prenotare la corsa via web, con cellulari e computer, ma anche passando attraverso il centralino che l'azienda ha prudentemente contemplato. Il biglietto cartaceo, per i diversamente innovativi, sarà acquistabile in alcune rivendite che verranno individuate tra alcune settimane. La linea funzionerà dalle 9 alle 21, compresi i giorni festivi, e avrà come base Opicina, da dove ogni due ore una coppia di mezzi, uno diretto a est verso Pese e uno diretto a ovest verso Borgo San Mauro, effettueranno questo nuovo collegamento su prenotazione, prenotazione che potrà avvenire fino a due ore prima e che sarà confermata nel giro di 5 minuti. Importante: la meta, più vicina alla città, è il complesso ospedaliero di Cattinara. I bus, in grado cadauno di accomodare 60 utenti seduti, faranno capo alle fermate esistenti nella mappa del trasporto pubblico locale. Figura-chiave dal punto di vista organizzativo è l'autista, che, oltre al suo compito istituzionale, verificherà la congruità tra il passeggero e il suo documento di viaggio. La novità non sostituisce linee, ma le integra. Uno stato maggiore "interforze" ha illustrato ieri mattina il progetto in una sala del governatorato regionale in piazza Unità. Per la Regione l'assessore Graziano Pizzimenti, per il Comune triestino (azionista al 60% dell'azienda) l'assessore Francesca De Santis, per Trieste Trasporti un triumvirato composto dal presidente Pier Giorgio Luccarini, dall'amministratore delegato Aniello Semplice, dal comunicatore Michele Scozzai. Lo Iuav veneziano era rappresentato da Michele Mazzarino. Innanzitutto attenzione generale perchè si tratta di una prima volta regionale, replicabile se i risultati saranno incoraggianti. L'esperimento è finanziato per quasi il 50% da 130 mila euro dell'Interreg Central Europe Peripheral Access: in complesso, compresi i costi aziendali, i quattro mesi di prova richiederanno un investimento di circa 230-240 mila euro. Il Carso è il tallone d'Achille del trasporto pubblico triestino, quindi la "chiamata" è un interessante banco di prova per tarare meglio il servizio e per valutarne l'applicabilità in altre situazioni, come la "movida" notturna nelle aree urbane di maggiore frequentazione giovanile. Non ci sono previsioni sul potenziale numero di utenti lungo il quadrimestre sperimentale: conti in corso d'opera. -

Massimo Greco

 

Dimezzati in cinque mesi i "portoghesi" a bordo

L'ad Semplice conta di recuperare in un anno quasi un milione di mancati introiti attraverso gli strumenti di deterrenza come videocamere e conta-passeggeri

Pier Giorgio Luccarini sospira. Trieste Trasporti attende pazientemente, insieme alle altre tre colleghe (Saf, Atap, Atp), il giudizio di revocazione da parte del Consiglio di Stato, su istanza di BusItalia e Autoguidovie, in merito alla gara per la gestione del trasporto pubblico. In un primo tempo sembrava che la decisione dovesse arrivare a fine gennaio e adesso siamo a fine giugno. Ovviamente l'unificazione operativa delle quattro aziende è bloccata: orari, call center, App ... Tutto fermo. Aspettando il Godot amministrativo, Trieste Trasporti si concentra sulla gestione. Un capitolo importante riguarda la lotta all'evasione, cioè a chi non paga il biglietto. Rispetto al 2018 i risultati, secondo l'ad Aniello Semplice, sono molto buoni: nei primi cinque mesi del 2019 Trieste Trasporti ha recuperato il 50% di quanto si ritiene andasse perduto negli anni scorsi. Tradotto: l'azienda stima che il fenomeno dei "portoghesi" rappresenti poco meno del 10% degli incassi da vendita dei biglietti, quindi quasi 2 milioni di euro. Semplice ha visto che nel periodo gennaio-maggio si è verificato un aumento dei ricavi superiore al mezzo milione, riconducibile a una maggiore propensione dell'utenza all'acquisto del titolo di viaggio. Facendo una proiezione sull'intera annata, è presumibile che il minore introito dovuto ai "furbetti" venga parzialmente sanato verso una percentuale di "redenzione" pari al 5-6%. «Abbiamo investito molto nella lotta all'evasione tra videocamere e conta-passeggeri - commenta il manager - ma non vogliamo migliorare la situazione a colpi di multa (70 euro, ndr), l'obiettivo è che le misure di deterrenza motivino l'utente "distratto" a privarsi di 1,30 euro per una corsa. Un sacrificio affrontabile». C'è invece un tema strategico, che angustia Semplice: la velocità commerciale del trasporto pubblico triestino continua a essere piuttosto bassa, perchè da anni arranca attorno ai 17,5 kmh. E' un problema che va condiviso con le pubbliche amministrazioni, specialmente con il Comune. Perchè? Perchè una delle principali cause della lentezza dei bus triestini va addebitata alle "patologie" da sosta. Dal parcheggio in doppia fila al parcheggio alla fermata del bus fino alla sosta di camion e furgoni laddove non dovrebbero stare: gli autisti - dice Semplice - debbono fare acrobazie per passare con i mezzi ma la rapidità di manovra ne risente. Comunque i "fondamentali" di Trieste Trasporti restano - conclude l'ad - decisamente favorevoli: 13 milioni di chilometri all'anno, 5500 corse al giorno per 160 mila viaggi. Ogni macchina porta una media di circa 40 persone a giro. Ogni chilometro di "tpl" costa 4 euro.

Magr.

 

 

Armi nucleari al bando: mozione a San Dorligo - la nota del "Dolci"

SAN DORLIGO. Il neoconsigliere verde Alen Kermac ha presentato al Consiglio comunale di San Dorligo una mozione per la ratifica da parte dell'Italia e delle vicine Slovenia e Croazia del Trattato di proibizione delle armi nucleari (il Tpan, finalizzato alla denuclearizzazione della Terra, approvato da 127 paesi aderenti all'Onu su pressione della Coalizione Ican, Premio Nobel per la Pace 2017) contenente anche la proposta di studio sulla denuclearizzazione del Golfo, nonché l'adesione del Comune alla seconda Marcia mondiale della Pace e al Coordinamento regionale degli enti locali per la Pace. All'appello di Ican e alla seconda Marcia mondiale per la Pace e la Nonviolenza ha già aderito il Comune di Muggia, che peraltro è località d'ingresso della Marcia in Italia, diretta a Palermo, dove operò l'italo-sloveno di Sezana Danilo Dolci, «riconosciuto fondatore della lotta nonviolenta alla mafia». Lo sostiene in una nota Alessandro Capuzzo proprio per il Comitato Dolci, che ringrazia Kermac per la mozione e ricorda come San Dorligo a suo tempo «aderì alla rete dei "comuni denuclearizzati" e adottò mozioni contrarie ai porti nucleari».

 

 

 

 

LA REPUBBLICA - LUNEDI', 24 giugno 2019

 

 

Acque balneari italiane, il 95% risulta di eccellenza ma ci sono più siti inquinati

Rapporto Ue: Italia in top ten per bacini balneabili eccellenti anche se ha il primato negativo dei luoghi dove la qualità dell'acqua è estremamente bassa

ROMA - Una buona e una cattiva notizia, servite insieme. L'Italia entra nella top ten dei Paesi europei, collocandosi nona, per l'ottima qualità delle sue acque di balneazione, ma al contempo è anche prima in Europa per la quantità di siti, ben 89, con acque balneabili di bassa qualità. Il giudizio arriva dal Rapporto Ue sulle acque balenabili 2018 della Commissione europea e dell'Agenzia Ue per l'ambiente (Eea), di prossima pubblicazione sul sito del ministero della Salute. Secondo questo Rapporto, la percentuale di acque balneabili italiane classificata come 'eccellente' e 'buona' è infatti pari al 95,2% del totale. Al contempo, tuttavia, aumentano i siti con acque balneabili, sulla costa e all'interno, di bassa qualità: sono 89 ed in aumento, davanti a Francia (54) e Spagna (50). L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione, circa un quarto del totale di quelle europee (22.131): sono 5.539 totali, di cui 4.871 marine e 668 interne. Seguono la Francia con 3.351, la Germania con 2.289 (acque interne), la Spagna con 2.228 e la Grecia con 1.598. Dal report emerge dunque l'ottima qualità delle acque in Italia, tanto che nella stagione 2018, sul totale delle acque il 90% è di qualità eccellente ed il 5,2% buona. Un dato che si attesta oltre la media Ue (85%), con la nostra penisola che fa meglio di Paesi come Spagna (87%), Francia (78,8%) e Svezia (72,7%), ma peggio di Germania (92,7%) o Grecia (97%). Lo scettro della classifica va a Cipro, con il 99,1% di acque balneabili eccellenti, seguita da Malta (98.9%), Austria (97.3%) e Grecia (97%). Complessivamente, i bacini italiani analizzati rappresentano il 25% di tutte le acque balneabili nell'Ue. Per la restante quota di acque balneabili in Italia, il 2,1% risulta di qualità sufficiente, l'1,6% scarsa e l'1,2% non classificata per campionamenti insufficienti.  Se il nostro Paese si colloca in ottima posizione tra quelli con un'acqua considerata 'eccellente', il Rapporto evidenzia però anche un dato negativo: all'Italia va infatti la maglia nera Ue per il maggior numero di siti con acque balneabili, sulla costa e all'interno, di bassa qualità (89), davanti a Francia e Spagna. I siti balneari italiani di scarsa qualità, rileva il Rapporto, sono aumentati rispetto a un anno fa da 79 a 89 (in Spagna da 38 a 50), mentre per la Francia la situazione è in miglioramento (da 80 a 54). Resta il risultato positivo, che il ministero della Salute punta a consolidare. Attraverso il Portale Acque, il ministero offre inoltre ai cittadini la possibilità di visualizzare tutte le aree di balneazione, con i darti relativi al monitoraggio della stagione balneare in corso, lo stato di balneabilità in tempo reale e le informazioni ambientali riguardanti il profilo di costa di ogni singola area. A breve, l'obiettivo è anche quello di rendere visualizzabili sulla mappa i depuratori presenti nelle diverse aree. Una consultazione immediata e facile per i cittadini è possibile grazie all'app Portale Acque per dispositivi mobili.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 23 giugno 2019

 

 

Stalli, divieti e zona 30 - È mini-rivoluzione nel centro di Servola

Spazi di sosta per le due ruote e, con limite di 60 minuti, anche per le auto. Esultano i residenti e i commercianti

È scattato a Servola, in via sperimentale, il nuovo assetto della sosta lungo via di Servola nel tratto compreso tra via dei Giardini e via dei Soncini. Un intervento chiesto a gran voce da residenti e commercianti del rione. La decisione è stata presa dal Comune in seguito a una petizione che aveva raccolto oltre 600 firme per richiedere il ripensamento di alcuni limiti alle soste, che causavano difficoltà a trovare parcheggio per accedere ai servizi commerciali della zona e più volte avevano portato a raffiche di multe da parte della Polizia locale. La sperimentazione attuale prevede l'istituzione del limite massimo di velocità di 30 chilometri all'ora per tutti i veicoli, il divieto di sosta e di fermata sul lato dei civici pari e su una parte di quello dei numeri dispari, dei nuovi stalli riservati alla sosta dei mezzi a due ruote e altri per le autovetture con una limitazione del tempo di sosta consentito pari a 60 minuti (nei giorni feriali dalle 8 alle 19), l'obbligo di dare la precedenza ai veicoli che da via dei Soncini devono immettersi su via di Servola e l'ulteriore riduzione dell'area per il carico/scarico merci. Adesso, quindi, è possibile andare tranquillamente a fare la spesa o a bersi un caffè senza il pensiero di ritrovarsi il temuto foglio dei vigili sul parabrezza. «Noi residenti e commercianti siamo molto contenti e soddisfatti. Ora possiamo tirare un sospiro di sollievo», commenta Roberta Millini del negozio Roby Abbigliamento di via di Servola, promotrice della petizione. «In attesa dell'ipotesi dell'istituzione del senso unico nella via - aggiunge -, che secondo il Comune appesantirebbe troppo le zone limitrofe, questa rimane la soluzione migliore, simile a quella che esisteva un tempo». Millini ringrazia poi la circoscrizione per il sostegno ricevuto fin dall'inizio. «Sono soddisfatto del risultato e della decisione di andare incontro alle richieste del rione su una problematica così sentita, soprattutto per il commercio», dichiara Stefano Bernobich della Lega, presidente della Settima circoscrizione. «Adesso vediamo il risultato di questa modifica - conclude -, spero che Servola possa beneficiarne». 

Simone Modugno

 

 

Grande albero potato in salita Trenovia - I residenti protestano - VICINO ALLE ROTAIE DEL TRAM DI OPICINA

Nuova polemica per l'ennesima radicale potatura di un albero. Teatro della vicenda stavolta è salita Trenovia. In settimana, l'albero, che ombreggiava una parte delle rotaie dei primi metri del percorso del tram di Opicina, è stato ridotto a poco più di un moncherino, suscitando l'immediata protesta dei residenti. «Appena visto l'accaduto - racconta una testimone - abbiamo interpellato il Comune, senza ottenere risposta. Ci siamo rivolti allora alla Trieste trasporti e, in questo caso, ci è stato detto, in forma abbastanza generica - aggiunge -, che l'operazione sarebbe stata eseguita da una ditta esterna con l'obiettivo di pulire la zona delle rotaie. Siccome sappiamo tutti che il tram è fermo e lo sarà ancora a lungo - continua - rabbia e delusione sono aumentate. Era un albero bellissimo - conclude -, ricco di foglie e rami e ingentiliva la zona». 

Ugo Salvini

 

 

È il "Cicca day" Guanti e borse per la bonifica di Barcola

Torna la giornata da spazzini per liberare mare e spiagge dai mozziconi di sigaretta

Un semplice paio di guanti, qualche contenitore e olio di gomito in chiave ambientalista. Per chi auspica un mare pulito, o almeno non troppo contaminato, oggi torna l'appello del "Cicca Day", la giornata da vivere in veste di "spazzini" per quanto concerne i mozziconi di sigarette e dintorni. La manifestazione è a cura della sigla All Sail, posta sotto l'egida dell'Endas, associazione dedita alla pratica degli sport nautici (windsurf, vela, Sup e kayak) e il raduno è fissato alle 17.30, nella sede societaria di viale Miramare 70. La missione? Bonificare le zone di Barcola legate alla pineta e al lungomare Croce, depurarle, per quanto possibile, almeno dei resti di sigaretta, le "cicche" appunto, che regolarmente albergano impunite sulle spiagge o spesso anche nel "portacenere" non autorizzato del mare stesso. Per partecipare al safari ambientalista non servono particolari credenziali. Il tardo pomeriggio in compagnia richiede qualche accessorio d'obbligo, come i guanti monouso (messi a disposizione dall'associazione organizzatrice), qualche bottiglia di plastica (da portare da casa) da poi riempire con il bottino di mozziconi, e possibilmente una maglietta blu, sì, una sorta di uniforme con cui poter individuare le squadre all'opera lungo il teatro di Barcola.Il "Cicca Day", giunto alla sua seconda edizione, non comporta soltanto la gloria per una missione ecologica. La caccia regala infatti anche qualche scampolo di stimolo agonistico in più, vedi un noleggio gratuito di un kayak, offerto dalla All Sail, per chi racimola maggiori prede in carta e tabacco. Non poteva inoltre mancare il momento all'insegna della convivialità. Dopo la bonifica è infatti tempo di qualche brindisi, un pretesto, affermano gli organizzatori del "Cicca Day", per "conoscerci tutti e meglio". Ulteriori info su www.allsailasd.it.

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 22 giugno 2019

 

 

Autobus, voti positivi dal 98 % degli utenti - E ora nasce un comitato - sondaggio di Trieste Trasporti

Il 98,1 % dei residenti dà una valutazione positiva su Trieste Trasporti. Il dato emerge dall'indagine portata avanti in marzo dall'istituto Troisi Ricerche su un campione di 1.605 residenti. «Un successo che è giusto celebrare senza enfasi ma anche senza timidezza, con l'obiettivo di continuare a progredire» ha sottolineato l'amministratore delegato Aniello Semplice in una conferenza stampa al caffè San Marco in cui sono stati presentati i dati della ricerca, ma che ha costituito anche l'occasione per discutere degli aspetti ancora perfezionabili del sistema-trasporti in città. Un confronto stimolato ieri dalla presenza dei rappresentati di associazioni e circoscrizioni, come Legambiente, Trieste in bici e centro Elettra Sincrotrone. Le due esigenze più sentite, secondo quanto dichiarato ieri dai rappresentanti dei sodalizi, risultano quella di migliorare i collegamenti urbani col Carso e il servizio su viale Miramare. Nel primo caso, Semplice ha osservato che la partenza da luglio del servizio a chiamata potrà costituire una risposta concreta, mentre per quanto riguarda la situazione a Barcola ha osservato che il 6 barrato ha già portato a un progresso. «Nella zona, però, il problema è rappresentato soprattutto dall'inciviltà di chi parcheggia l'auto in corrispondenza delle fermate o in doppia fila» ha evidenziato Semplice. «Servirebbe un po' di autocritica - ha confermato l'assessore comunale Francesca De Santis - per quanto riguarda educazione e senso civico». Per un ascolto proficuo del territorio verrà costituito a breve un comitato che coinvolgerà consumatori e associazioni di categoria. Tornando all'esito del sondaggio, il 95 % promuove condizioni igieniche e pulizia dei mezzi. Il 44 % dei residenti ha dichiarato di usare l'autobus quasi tutti i giorni: dopo Venezia, Milano e Roma, Trieste è la quarta città per numero di viaggi per abitante. «Il lavoro svolto per Trieste Trasporti - ha spiegato Andrea Troisi - è alla base di un modello per misurare la soddisfazione degli utenti che abbiamo raccontato anche in una monografia edita da Cacucci». 

 

 

Un "sardone" gigante in plastica riciclata per difendere i mari

Iniziativa della Barcolana. L'opera verrà creata con bottiglie e flaconi depositati nei contenitori dentro ai market Despar

Un "sardone" fatto di bottiglie di plastica per ricordare l'importanza del riciclaggio e al contempo sensibilizzare gli amanti del mare sulla problematica ambientale. È questo l'obiettivo dell'iniziativa "Dalla parte del mare" presentata ieri nella sede della Società Velica Barcola e Grignano e che sarà realizzata con il contributo di AcegasApsAmga, Gruppo Hera, Herambiente e Despar. Il progetto è molto semplice: dal prossimo 7 luglio e fino al successivo 9 agosto sarà possibile conferire in un apposito contenitore posizionato all'interno dei punti vendita Despar flaconi e bottiglie di plastica i quali, al termine della raccolta, saranno raccolti per far nascere un'installazione artistica rappresentante la sagoma di un pesce, per l'appunto un sardone dal nome Alice, che diventerà poi protagonista il prossimo ottobre di una mostra dedicata il periodo della Barcolana.Il progetto artistico sarà realizzato in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Firenze e fa parte di #UnplasticTrieste, ovvero quello che sarà il "grido di battaglia" di Barcolana51, per quella che si preannuncia come un'edizione particolarmente sensibile in tema di plastiche e mare. Il progetto è stato condiviso sia dal Comune, presente alla conferenza stampa con l'assessore all'Ambiente Luisa Polli, sia dalla Regione, rappresentata dall'assessore Fabio Scoccimarro. «Dalla Parte del Mare - ha spiegato il presidente della Società Velica di Barcola e Grignano, Mitja Gialuz - è un progetto che abbiamo ideato e del quale ci siamo innamorati al punto di coinvolgere davvero tutti: vuole essere un grande simbolo di lavoro comune, capacità di costruire un messaggio condiviso in attesa di Barcolana. Insieme costruiremo un grande pesce, un'installazione artistica che, una volta elaborato, chiederemo al Comune di posizionare in piazza Unità durante il periodo della Barcolana, perché sia chiaro a tutti che la plastica va riciclata e solo dopo ripetuti utilizzi va conferita negli appositi contenitori, per evitare il rischio che la stessa finisca in mare». 

Lorenzo Degrassi

 

 

Divertimento, didattica e cultura ambientale: l'Ecotombola a Muggia - nel programma di RICREMATTINA

MUGGIA. Un gioco didattico ambientale pensato in particolare per diffondere fra i più piccoli, tutti bambini delle scuole elementari, una cultura attenta alla corretta gestione dei rifiuti e veicolare il messaggio anche alle loro famiglie. Questo l'obiettivo della Ecotombola, l'appuntamento muggesano ospitato all'interno del Ricremattina. Sono state consegnate a ogni bambino due cartelle contenenti non i classici numeri, bensì le immagini di diverse tipologie di rifiuti. Uno alla volta i protagonisti del Ricremattina hanno quindi estratto la figurina di un rifiuto da dover conferire nel corretto contenitore della raccolta differenziata mentre i compagni coprivano, nella propria cartella, la figura corrispondente laddove contenente quel rifiuto. Tanti i premi in palio: cappelli, magliette, borse e altro ancora. L'appuntamento è stato arricchito dalla mostra "Un mare di plastica" - sul tema dei rifiuti abbandonati nei nostri mari - e da "Un angolo di plastica", un gioco didattico per scoprire quanto tempo impiegano a degradarsi i rifiuti che generalmente vengono trovati in spiaggia. Il progetto è stato promosso dal Comune con il Circolo Verdeazzurro Legambiente e l'Ogs.

 

 

"Cicca Day" a Barcola contro le sigarette - Domani

Un paio di guanti, qualche contenitore e olio di gomito. Per chi auspica un mare pulito, o almeno non troppo contaminato, domani torna l'appello del "Cicca Day", la giornata da vivere in veste di "spazzini" per quanto concerne i mozziconi da sigarette e dintorni. La missione? Bonificare le zone di Barcola legate alla Pineta e al lungomare Croce, depurarle, per quanto possibile, almeno dei resti di sigaretta, le "cicche" appunto, che regolarmente albergano impunite sulle spiagge o spesso anche nel "portacenere" non autorizzato del mare stesso.

 

In marcia a passo libero tre percorsi e alla fine pastasciutta e premi - domenica

Una marcia non competitiva, a passo libero, tra Prosecco, Contovello e Santa Croce, prendendosi del tempo per se stessi e per condividere con gli altri la sana energia dell'immergersi nella natura. Domani torna la Marcia del solstizio d'estate organizzata dagli Amici delle iniziative scout in collaborazione con Arci Servizio civile. Le iscrizioni si potranno effettuare direttamente il giorno della manifestazione. Il ritrovo, all'Ostello Scout Alpe Adria a Campo Sacro, è dalle 8.30, con la partenza dalle 9 alle 10. Oltre ai percorsi da 8 e 12 km, come nella scorsa edizione, ce ne sarà uno breve, da 3,5 km. Tutti e tre attraverseranno il bosco e permetteranno di ammirare il mare dal costone carsico, i due più lunghi arriveranno sino a Santa Croce passando dalla vedetta Slataper. L'evento si inserisce nel programma del progetto "Culture della solidarietà", promosso da Arci Servizio civile e finanziato dalla Regione con fondi ministeriali dedicati al terzo settore. L'iniziativa è stata pensata come momento di promozione della cultura del volontariato e delle realtà impegnate nella promozione sociale, di cui Amis è una delle protagoniste. Saranno garantiti l'assistenza sanitaria, i ristori e, per chi lo volesse, con un contribuito aggiuntivo, anche la "pastasciutta del marciatore". L'arrivo e l'ulteriore momento conviviale saranno allietati anche da musica dal vivo. Ai gruppi più numerosi, al marciatore più giovane e al meno giovane andranno dei riconoscimenti in forma enogastronomica. Partecipanti e simpatizzanti potranno parcheggiare nell'area dell'ostello. 

Annalisa Perini

 

"Transvision", i collage di Flavio Biagi

Termina il 30 giugno la mostra dell'artista ferrarese Flavio Biagi visitabile in un percorso itinerante tra sei locali del centro storico di Trieste. La mostra porta lo spettatore a riflettere sull'importanza di preservare il patrimonio artistico e il pianeta. I Transvision sono collage composti di strati di acetato che hanno per tema delle visioni surreali. Info su www.flaviobiagi.it.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - VENERDI', 21 giugno 2019

 

 

Obiettivo clima al 2050: Paesi dell’Europa centrale frenano accordi UE

Obiettivo zero emissioni di carbonio per l'UE entro il 2050, testo bloccato dall'opposizione di tre Paesi dell'Europa centrale.

Tre Paesi dell’Europa centrale stanno bloccando i pur timidi tentativi europei di alzare l’asticella UE nella lotta ai cambiamenti climatici. L’ulteriore tappa di avvicinamento verso l’obiettivo emissioni zero di carbonio entro il 2050. Le prime a dichiararsi ostili al testo in esame sono state, malgrado tale documento fosse stato definito “vago” dalle associazioni ambientaliste, Polonia e Repubblica Ceca, seguite a stretto giro da quell’Ungheria che inizialmente appariva maggiormente disponibile al dialogo. Seppur con incrementi minimi rispetto a quanto sperato dalle associazioni ambientaliste, i sostenitori del documento speravano di poter mostrare in occasione del summit sul clima di settembre, in programma a Santiago del Cile, un’UE compatta nell’assumere maggiori impegni per contrastare i cambiamenti climatici e i disastrosi effetti sulle condizioni meteo e sullo stato idrogeologico del Pianeta. A preoccupare maggiormente la frequenza sempre maggiore di inondazioni, alluvioni, caldo estremo e perdita della biodiversità. Se da un lato Paesi come la Germania e la Francia si sono dichiarati favorevoli a impegni più concreti e chiari nell’ottica di un obiettivo emissioni zero entro il 2050, dall’altro Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria si sono opposti fermamente a qualsiasi menzione in merito al 2050 nei comunicati ufficiali. Il primo ministro ceco Andrej Babiš si è così espresso in merito a tale orientamento: “Perché dovremmo decidere 31 anni prima del tempo cosa accadrà nel 2050?”, chiedendo poi agli altri Stati membri perché l’UE dovrebbe agire quando la Cina incrementa la sue emissioni.  Malgrado le posizioni fortemente contrarie dei tre Paesi dell’Europa centrale è ampio il fronte a sostegno di una maggiore azione da parte dell’UE, al fine di raggiungere quanto prima l’obiettivo emissioni zero. La maggioranza degli Stati membri è favorevole inoltre proprio al fissare tale target al 2050. A sostegno di tale data si sono schierati di recente anche alcune nazioni del Centro-Sud Europa e del Baltico, tra cui Bulgaria, Slovacchia e Lituania. Il primo ministro lituano Krišjānis Kariņš ha sottolineato l’immensa opportunità di sviluppo e guadagno economico offerta dalla transizione verso la green economy. Non si parla quindi ancora di unanimità, sostengono fonti UE, ma di “maggioranza schiacciante”. Emissioni zero entro il 2050 un nodo cruciale per il successo della lotta ai cambiamenti climatici anche per il Segretario generale dell’ONU António Guterres, che ha ricordato la necessità di puntare a ridurre il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi. In una lettera diretta al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk lo stesso Guterres auspica la definizione per l’UE dell’obiettivo “zero carbon emission by 2050”. Preoccupate dallo stop nel percorso verso l’obiettivo emissioni zero al 2050 anche le associazioni ambientaliste. Come ha dichiarato Sebastian Mang, consigliere per la politica climatica di Greenpeace Europa: Parole vuote non possono ricostruire una casa distrutta da una frana di fango o ripagare un contadino che ha perso il suo raccolto per la siccità. Merkel e Macron hanno fallito nel convincere la Polonia e gli altri a sedersi al tavolo. Con le persone in strada che chiedono azioni e gli avvertimenti degli scienziati che la finestra per gli interventi si sta chiudendo velocemente i nostri governi hanno la possibilità di guidare in prima linea e orientare l’Europa verso un rapido percorso di piena decarbonizzazione.

Claudio Schirru

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 21 giugno 2019

 

 

Guerra ai rifiuti abbandonati con l'app iScovaze

L'utente potrà inviare la segnalazione con tipologia e quantità del materiale, oltre alla sua localizzazione, per consentire la rimozione

Oltre a fare la raccolta differenziata, dovremmo anche non rimanere indifferenti davanti all'inquinamento del territorio. Per questo è stata sviluppata l'applicazione iScovaze, ideata dal professor Dario Gasparo (già vincitore del Global Teacher Prize 2017) e realizzata da Rodolfo Riccamboni, che è stata presentata ieri al caffè Tommaseo. L'app si pone l'obiettivo di permettere ai cittadini di segnalare i rifiuti che si trovano in ambiente naturale in modo che si possa procedere al loro recupero grazie a un team di associazioni/volontari, semplici cittadini o amministrazioni pubbliche. L'applicazione vuole inoltre favorire la presa di coscienza delle persone che ancora non comprendono quanto sia enorme la quantità di rifiuti che vengono abbandonati in ogni luogo e vuol promuovere la consapevolezza sui rischi ambientali e sanitari legati alla loro produzione e al loro abbandono. Si tratta della prima applicazione gratuita di questo tipo in Italia ed è già scaricabile sui sistemi Android, mentre lo sarà a breve anche per Apple. Nella schermata principale è presente un bottone che può essere premuto dall'utente per inviare la segnalazione con la tipologia e l'indicazione della quantità del rifiuto (inerti, metalli, plastiche e così via), le coordinate ottenute manualmente o tramite geolocalizzazione ed eventuali informazioni aggiuntive e fotografie. In seguito, da un menù sarà possibile controllare lo stato delle proprie segnalazioni, le quali appariranno in verde se risolte, in giallo se ancora in attesa di validazione o in rosso se ritenute non corrette. «La nostra speranza è che sia l'amministrazione pubblica a farsi carico di queste attività e possa farlo tramite l'utilizzo di questa applicazione, in quanto dobbiamo spesso rinunciare agli interventi perché poi diventiamo depositari dei rifiuti in maniera illegale», ha spiegato Gasparo. L'app è stata sviluppata nell'ambito del progetto CreativaMente Volontari, che unisce 11 associazioni attive in città per la promozione di salute e benessere. 

Simone Modugno

 

 

Il parlamento di Lubiana vota l'uccisione di 200 orsi e 11 lupi

Convertita in legge la proposta del governo. Sarà immediatamente operativa Tutti i partiti favorevoli tranne Levica (Sinistra) e l'estrema destra della Sns

LUBIANA. Tempi durissimi per i Bubu, gli Yoghi sloveni e i loro colleghi lupi. Il disegno di legge del governo che prevede l'abbattimento di 200 orsi e 11 lupi per ristabilire l'equilibrio nel rapporto con l'uomo è diventato legge. Favorevoli tutti i partiti rappresentanti in Parlamento tranne Levica (sinistra), che attualmente fornisce il suo appoggio esterno al governo ma che ultimamente sta vivendo ore di tensione con il premier Mrjan Sarec, e l'estrema destra della Sns. Dunque, orsi e lupi uniscono là dove l'ideologia divide. Ma questa strana alleanza non basta a fermare l'abbattimento dei plantigradi e dei lupi. Fino ad ora una simile decisione è stata solamente sospesa dal Tribunale amministrativo dopo il ricorso dei gruppi animalisti e ambientalisti. Complessivamente è stato stimato che attualmente in Slovenia vivono oltre mille esemplari di orsi e 12 branchi di lupi con 5-10 esemplari per ciascun branco. Secondo gli esperti una situazione "normale" prevede una popolazione complessiva di plantigradi nel Paese che non superi le 400 unità. La legge approvata dal Parlamento sarà immediatamente esecutiva in quanto, come specifica il ministro dell'Agricoltura Aleksandra Pivec, «ogni notte può portare con sè qualche altra nuova vittima». Solo i lupi nell'anno in corso hanno ucciso 74 animali da cortile, 19 mucche, 15 cavalli e un asino. «Questa volta - spiega ancora il ministro - si tratta seriamente di tutelare gli esseri umani, sia i cittadini così come gli animali con i quali i primi sono in contatto quotidiano». «Prevediamo - conclude Pivec - una caccia selezionata per diminuire queste popolazioni faunistiche cresciute a dismisura». La norma rimarrà in vigore per tutto il 2020. E che il problema sia concreto lo dimostra anche la petizione con annessa raccolta di firme per chiedere l'abbattimento selezionato dei lupi che è stata predisposta nel comune di Selezniki (area della Selzka e Poljanska Dolina), una cinquantina di chilometri a Est di Kranj, con i testa gli abitanti dei paesi di Davca e Zgornje Danje. Qui erano decenni che non si registrava la presenza di lupi che in pochi giorni hanno attaccato due volte lo stesso gregge causando la morte di 40 pecore. Anche un orso ha fatto la sua comparsa lungo le strade dei due paesini e la gente ha paura per i bambini che andando a scuola per prendere l'autobus sono costretti a percorrere anche tratti di sentieri boschivi. Preso atto di tutte queste premesse il disegno di legge governativo ha trovato sostegno nella maggioranza trasversale delle forze politiche presenti ieri pomeriggio in aula al Parlamento di Lubiana. E gli interventi di tutti i deputati hanno puntato sulla necessità di garantire l'incolumità e la sicurezza dei cittadini di fronte ad animali che non temono più di invadere le aree abitate dagli uomini. Levica e Sns (contrari) hanno denunciato la mancanza di qualsiasi forma di intervento preventivo. Luka Mesec (Levica) ha sostenuto che fino ad ora nessun lupo ha assalito l'uomo e annualmente si segnalano due casi di «conflitto tra uomo e orso». Il fatto è, ha concluso ironico, che «l'animale selvatico più pericoloso è la zecca che periodicamente assale moltissime persone». 

Mauro Manzin

 

Tragica fine di due capodogli - il dramma al largo di Ponza

Drammatica fine di due capodogli trovati morti a largo dell'isola di Palmarola. Secondo il Wwf la causa è legata alla presenza delle cosiddette reti fantasma, veri e propri killer per questi pacifici giganti del mare. Probabilmente la mamma è morta cercando di liberare il piccolo dal groviglio mortale.

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 20 giugno 2019

 

 

«Il carbone cinese in Bosnia rischia di inquinare fino a Trieste»

L'allarme lanciato da Greenpeace sui fumi delle future centrali di Tuzla e Banovici che potrebbero avere ripercussioni "transnazionali": un clamoroso rapporto

BELGRADO. Non solo potenziali serie conseguenze sulle casse dello Stato a causa di problematici prestiti di Pechino, ma anche gravi effetti sulla salute pubblica, pure a centinaia di chilometri di distanza. Fino a Budapest, Salonicco, ma anche Napoli e Trieste. Sono quelli collegati ai controversi progetti delle future centrali a carbone di Tuzla 7 e Banovici, a distanza di una trentina di km l'una dall'altra, nel cuore della Bosnia, già oggi uno dei Paesi balcanici più inquinati per colpa della lignite. Le cose peggioreranno se si andrà avanti con l'idea del blocco 7 di Tuzla e del nuovo impianto di Banovici, sempre alimentati a carbone. La denuncia arriva da un rapporto di Greenpeace, che ha studiato sulla base di modelli scientifici l'effetto dei fumi delle future centrali. Centrali che avranno un pesante «impatto sulla salute pubblica» con ripercussioni «transnazionali», si legge nello studio, che ha calcolato in circa mille le morti premature in un decennio - più dell'80% fuori dai confini bosniaci - causate solo da Tuzla e Banovici, in particolare in «Serbia, Italia, Romania, Ungheria e Croazia», ma anche in Albania, Slovenia, Montenegro, oltre a centinaia di casi di recrudescenza d'attacchi d'asma nei bambini, bronchiti croniche, 7.600 giornate di assenza dal lavoro ogni anno. Fumi delle centrali - come già evidenziato dal recente studio «Chronic Coal Pollution» - che non si arrestano ai confini, viaggiano trasportati dai venti. Quelli di Tuzla e Banovici, si vede nelle mappe prodotte da Greenpeace, arriveranno fino a Budapest, Tirana, Skopje, nella greca Salonicco, ma anche a Zagabria, perfino Napoli e a settentrione in Slovenia e Friuli Venezia Giulia, si evince dalle mappe. Più "local", invece, il problema dei depositi di mercurio causati dall'«uso di carbone di bassa qualità», problema che sarà più marcato nelle aree prossime agli impianti, ma anche a Sarajevo e Belgrado. Studio che ha provocato allarme in particolare a Tuzla. «Nessuno ha diritto di uccidere per fare profitto e produrre energia a basso costo», ha denunciato Denis Zisko dell'Ong "Centro per l'ecologia e l'energia". Basso costo fino a un certo punto. Dietro a Tuzla 7 (450 MW), ad esempio, c'è un mega-prestito cinese, che dovrebbe coprire l'85% del progetto con una previsione di spesa di 720 milioni di euro, mentre il restante 15% sarà finanziato dall'omologo dell'Enel della Federazione bosgnacco-croata. Anche per Banovici (350 MW, 500 milioni di euro) si è fatta avanti Pechino, con la Dongfang Electric Corporation. Da mesi, il via libera all'investimento di Tuzla però tarda, rallentato dalle beghe politiche a Sarajevo, mentre salgono le denunce sui rischi per l'impennarsi del debito bosniaco verso la Cina, già oggi al 14%. Ma rimane lo smog, odierno e futuro, la maggior fonte di preoccupazione. 

Stefano Giantin

 

 

Il Po e le Alpi Giulie riserve mondiali del patrimonio Unesco

L'annuncio del ministero dell'Ambiente. Alleate tre Regioni Riconosciuto il progetto di gestione integrata dell'acqua

Roma. Il Consiglio internazionale del Programma Mab (Man and Biosphere) dell'Unesco ha proclamato due nuovi siti italiani riserve mondiali Unesco: la riserva «Po Grande» fra Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, e le Alpi Giulie, in Friuli Venezia Giulia. L'annuncio è stato diffuso ieri dal Ministero dell'Ambiente. L'area mediana del Po è stata perimetrata grazie a un'alleanza tra ottantacinque Comuni, tre Regioni (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto) e otto Province (Lodi, Piacenza, Cremona, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Rovigo e Pavia), che hanno condiviso gli obiettivi del programma Mab basati sulla conservazione, lo sviluppo sostenibile e l'educazione. L'Unesco ha riconosciuto il rilievo di questo nuovo progetto di gestione integrata dell'acqua che si connette ai due già esistenti: Delta del Po e Collina Po. Per quanto riguarda le Alpi Giulie, il comitato Unesco ha messo in luce la sua specificità: una collocazione territoriale all'incrocio di tre zone biogeografiche e aree culturali, che ha prodotto una ricchissima biodiversità, e il mantenimento di tradizioni popolari, su cui la riserva intende fondare i propri percorsi di sviluppo sostenibile, anche in una logica transfrontaliera con la confinante e omonima riserva slovena. «Da oggi - ha commentato dalla sede Unesco, Meuccio Berselli, segretario generale del Distretto Po - i territori che abbiamo messo in rete hanno uno strumento di straordinario valore per migliorare il loro ambiente e renderlo attrattivo in forma collettiva, a beneficio comune di chi abita questi luoghi suggestivi e per le migliaia di turisti che finora hanno vissuto habitat, paesaggio e ricchezze culturali e produttive in modo disomogeneo». Il riconoscimento, sottolinea Legambiente, per la terza volta interessa un tratto del grande fiume, dopo la zona del Delta e l'area delle colline torinesi, comprese nella rete Unesco. «Il lavoro sul MaB - afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è uno sforzo per provare a garantire uno sguardo unitario e politiche comuni a un ecosistema, quello del Po, che ha caratteristiche omogenee, ma che è sempre stato trattato in modo frammentario, a causa delle divisioni amministrative». Il riconoscimento da parte dell'Unesco, secondo il ministro dell'Ambiente Sergio Costa (M5S) è «un riconoscimento molto importante per il nostro patrimonio naturalistico. Salgono così a 19 i territori italiani iscritti nelle riserve Mab dell'Unesco quali luoghi unici in cui si concilia lo sviluppo e la tutela della natura e in cui il rapporto tra uomo e ambiente è esemplare».

 

Ambientalisti nel mirino del premier sloveno

BELGRADO. «Proteggere l'ambiente è importante, ma fermare ogni progetto non ci porterà lontano».Lo ha detto al Parlamento a Lubiana il premier sloveno Marjan Sarec, durante un question time. Intervento di Sarec, sollecitato dall'opposizione, che riguardava varie iniziative congelate nei mesi scorsi, a partire dalle centrali idroelettriche sulla Mura, che hanno incontrato fiera resistenza da parte degli ecologisti, ma anche quella di Mokrice, sul fiume Sava, un progetto da 200 milioni bloccato da un appello ai tribunali amministrativi. Senza dimenticare il caso del colosso Magna Steyr, nel mirino degli ambientalisti per una fabbrica a Hoce. La lista sarebbe più lunga e «ogni giorno ricevo lettere per bloccare questo o quel progetto, per chiudere Krsko» o la centrale a carbone Tes 6. Sarec ha suggerito che le autorità potrebbe in futuro compilare una lista di organizzazioni "degne" di dire la propria su progetti del genere. 

 

 

L'uso coscienzioso dell'energia

Ciclo di incontri sui cambiamenti climatici all'Arci di via del Bosco 17B, alle 18. Ingresso libero. Stefano Alessandrini (Area Science Park) interverrà su "Strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Verso un uso coscienzioso dell'energia".

 

Con Pino Roveredo il percorso in carrozzina da piazza Unità a Sant'Antonio Barriere, autobus e marciapiedi - Quant'è difficile il "Fuori Percorso"

Una carrozzina, magari un accompagnatore, vie, angoli e strade da attraversare immersi nelle dinamiche abituali per chi è disabile. È il copione di "Fuori Percorso", il progetto ideato dallo scrittore Pino Roveredo e da Cristiano Stea, neuropsicologo del Distretto sanitario 4, artefici dell'appuntamento supportato dal Comune di Trieste e da AsuiTs, in programma oggi - con ritrovo in piazza Unità - alle 16.30. Edizione numero 5, progetto quindi consolidato nella forma e nel messaggio. Il canovaccio propone infatti una sorta di tour cittadino da far vivere ai normodotati a bordo di carrozzine messe a disposizione dall'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste e accompagnate da persone con disabilità. Uno scambio di ruoli quindi, un gioco quasi cinico ma efficace con cui poter percepire le problematiche riguardanti le barriere architettoniche e le variabili che parlano della "semplice" fruizione di mezzi pubblici, marciapiedi o di accesso nei locali. Tutto questo in un piccolo viaggio urbano che parte da piazza Unità, si snoda per piazza della Borsa, via Cassa di Risparmio, parte di via Mazzini, via Genova, piazza Ponterosso, l'attraversamento di via Bellini e della parte pedonale di via San Spiridione, sino all'approdo in piazza Sant'Antonio. Insomma, qui la disabilità non si racconta ma si "prova", almeno in parte, cercando di colorare la carovana di altre tinte. La giornata verrà infatti caratterizzata da ulteriori spunti, come il tributo per Carlo Grilli, l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Trieste, senza contare le parentesi dedicate alla narrazione sul tema, con brevi testi estrapolati dal recente lavoro pubblicato dal gruppo Scritture Mal-educate. Come si partecipa? Basta presentarsi al raduno, accomodarsi sulla carrozzina e lanciarsi nel "Fuori Percorso".

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 19 giugno 2019

 

 

Magliette bianche e guanti per difendere l'ambiente e dare l'esempio ai grandi

I ragazzi del progetto Save the future hanno liberato dai rifiuti il Giardino pubblico e piazza Unità. «Noi crediamo in quello che facciamo»

Ragazzini annoiati e viziati che giocano tutto il giorno con gli smartphone o la playstation? Macchè. Date loro libertà, cum grano salis, e vi sorprenderanno con le loro idee e la loro forza di volontà. La prova arriva dai ragazzini, anche molto piccoli, che ieri si sono dati appuntamento davanti all'ingresso della scuola media Corsi (quando la scuola a prescindere da tutto, è anche un punto di riferimento logistico per cominciare un'avventura), armati di voglia di fare, guanti, rigorosamente non in lattice, e magliette bianche quindi, giustamente, sporcabili. Obiettivo realizzare quello che sul loro profilo Instagram hanno definito il progetto "step by step", che consiste nell'andare in città a raccogliere cartacce, bottiglie, lattine e tutto ciò che non dovrebbe essere per terra. Perchè una città pulita resta pulita più facilmente. «Noi crediamo in quello che facciamo - ha detto Rebecca, 13 anni, che ha appena finito la seconda media proprio alla Corsi di via Sant'Anastasio - e abbiamo intenzione di continuare perché questa non è una iniziativa "spot", ma si ricollega a quanto già iniziato a scuola, con corsi formativi nelle classi autorizzati dal dirigente scolastico, da quest'anno in pensione, Tiziana Farci». E anche ora che la scuola è terminata, la voglia di dare un contributo resta viva. Eccoli quindi, muniti di bustoni biodegradabili, divisi per tipologia di rifiuto, pronti a girare liberamente per la città, in gruppi - ieri due, uno a ripulire il Giardino pubblico e dintorni, l'altro piazza Unità, Cavana e Piazza Hortis. «Tanti - prosegue Rebecca - ci dicono che quello che facciamo è un'inutile perdita di tempo, ma noi ci crediamo e continueremo». «Per la comunicazione - spiega Lisa, 13 anni che il prossimo anno farà la terza media sempre alla Corsi - usiamo la nostra pagina Instagram savethefuture.project (che finora conta 135 follower), ed è grazie a questo strumento che oggi siamo riusciti a coinvolgere anche ragazzi provenienti da altre realtà scolastiche». E alla fine sono 14 i ragazzi che hanno risposto presente all'appello: oltre a Rebecca e Lisa, i tredicenni Giulietta, Ginevra, Edoardo, Emma, Marco, Ottavia, Devin più Elektra di 11 anni, tutti studenti della "Guido Corsi", i piccoli Daniel di 11 anni e Lodovica di 10 anni, della primaria "Ruggero Manna" e i tredicenni Ludovico e Emma della media "Dante Alighieri". Lisa, infine, tiene a sottolineare un ultimo aspetto. «Il nostro è un gruppo formato da ragazzi volontari, ma aperto a nuovi membri, anche adulti, perché l'importante è raggiungere lo scopo». Che è quello di salvare il loro futuro. E anche il nostro. Solo che loro lo sanno già, noi facciamo finta di non saperlo. 

Luigi Putignano

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 18 giugno 2019

 

 

Legambiente respinge l'etichetta "salottiera"

Trieste. Legambiente Fvg ribatte a Massimiliano Fedriga. «Doverose precisazioni», sottolinea il presidente Sandro Cargnelutti in risposta alla presa di posizione del governatore che, come pure l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro, ha accusato gli ambientalisti di «fare politica». La polemica si è aperta con la bandiera nera assegnata al presidente che si era scagliato contro «il folle ambientalismo da salotto che impedisce di tagliare alberi e togliere ghiaia dai fiumi». Di bandiere nere, puntualizza Cargnelutti, «ne abbiamo conferite a giunte di ogni colore e abbiamo anche promosso il progetto di raccolta differenziata a Udine e su alcune iniziative di Scoccimarro. Cerchiamo comunque di entrare nel merito dei problemi e mantenere ben salda la nostra autonomia di pensiero. Nell'operare tutti possono sbagliare. Ma sul campo come volontari, non dal salotto». Quanto al tema dello scontro, «la politica dovrebbe entrare nel merito dei problemi e dire verità. Configurare il disastro Vaia, come fa Fedriga, solo come un problema di manutenzione del territorio è scorretto». A difendere la tesi di Fedriga interviene il leghista Diego Bernardis: «La tutela dell'ambiente e l'ecologismo sono valori da tramandare ai giovani e non hanno nulla a che vedere con la faziosa polemica politica iniziata dai vertici di Legambiente». Di avviso opposto il dem Cristiano Shaurli: «Liquidare i temi della sostenibilità ambientale con battute come quelle di Fedriga o di Scoccimarro è da irresponsabili, specie da parte di chi rappresenta le istituzioni e dovrebbe dimostrare attenzione ed equilibrio». 

 

 

Ambiente e sostenibilità - Lubiana città verde d'Europa: a breve sarà a "rifiuti zero"

LUBIANA. Quindici anni fa, tutta la spazzatura di Lubiana finiva in discarica. Tra pochi anni, invece, la capitale slovena potrà vantarsi di riciclare il 75% dei propri rifiuti ed in futuro, Lubiana ha l'ambizione di diventare la prima città europea "a rifiuti zero". Ma com'è stato possibile? In un suo articolo pubblicato di recente, il celebre quotidiano britannico The Guardian racconta la trasformazione avviata dalle autorità slovene per fare della propria capitale una delle città europee più attente all'ambiente, premiata per altro con il titolo di Capitale verde d'Europa nel 2016. «Tutto è cominciato nel 2002, con la raccolta differenziata di carta, vetro e imballaggi in appositi contenitori posti a lato delle strade», scrive il Guardian. Il comune, che conta oggi poco meno di 300mila abitanti, ha poi lanciato la raccolta porta a porta dell'umido e, nel 2013, ha fornito alle famiglie dei contenitori speciali per la carte e gli imballaggi di plastica. Si tratta di misure oggi non nuove, ma che la capitale slovena ha saputo adottare in anticipo. Se dieci anni fa, nel 2008, Lubiana riciclava meno di un terzo dei suoi rifiuti (29,3%), oggi quel dato è più che raddoppiato, arrivando al 68%. Al punto che l'obiettivo del 75% fissato per il 2025 non pare più impossibile da raggiungere. Il quotidiano britannico passa in rassegna anche le misure infrastrutturali che hanno permesso questa svolta verde, dall'installazione dei contenitori sotterranei per la spazzatura (ben 67 nel centro storico) alla costruzione di centri per la raccolta di rifiuti domestici, ma il contesto in cui quest'evoluzione è stata possibile è in realtà ancora più ampio. I trasporti, le aree verdi, la questione del parcheggio... tutti questi aspetti della vita cittadina sono infatti stati rivoluzionati negli ultimi anni, tanto che, nel 2016, nel suo comunicato ufficiale che la eleggeva Capitale verde d'Europa, la Commissione europea celebrava «l'impressionante trasformazione» di Lubiana.Per escludere le auto dal centro storico si è ad esempio pensato ad introdurre un sistema detto «Park & Ride», che offre a chi lascia la propria auto lontano dal centro il trasporto gratuito andata/ritorno sui mezzi pubblici. Lo stesso obiettivo - quello di una città meno congestionata e con minori emissioni di CO2 - è stato portato avanti con il potenziamento del servizio di bike-sharing (o di condivisione delle biciclette), inaugurato nel 2011, e con l'introduzione di piccoli bus elettrici (battezzati "Kavalir") in funzione nell'iper-centro. Il risultato di tutte queste politiche è, in conclusione, la metamorfosi della capitale slovena che ora si riscopre piacevole da passeggiare e da vivere e dunque rinnovata destinazione turistica, con oltre 840mila turisti nel 2017. Erano quasi la metà nel 2014.

Giovanni Vale

 

 

Terremoti e misteri sotto il mare L'Ogs si svela al grande pubblico

Parlare in modo semplice e chiaro di ambiente e sostenibilità, due temi sempre più al centro del dibattito quotidiano. È stata la "stella polare" dell'incontro pubblico svoltosi ieri sera nell'Auditorium del Museo Revoltella di via Diaz. Una specie di "Open day" fuorisede , nel quale l'Ogs, l'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale, ha voluto raccontare nel modo più immediato possibile ciò che la ricerca fa quotidianamente per la società. Numerose le attività scientifiche che l'ente svolge attraverso le sue quattro sezioni di ricerca - Oceanografia, Geofisica, Centro ricerche sismologiche e Infrastrutture - e grazie a oltre 300 persone tra ricercatori, tecnologi, tecnici e personale amministrativo, tanto da essere giustamente considerato fiore all'occhiello in tutta Italia. Forte il richiamo da parte del pubblico in particolare per l'ambito sismologico, dovuto principalmente ai recenti episodi sismici occorsi in Carnia. Il direttore del settore Ricerche sismologiche Ogs Stefano Parolai ha così fatto il punto su come l'Ogs, in sintonia con la Protezione civile, stia operando per ridurre al minimo l'impatto "emergenza" in caso di terremoto. «Per comprendere al meglio la situazione della sismologia regionale abbiamo installato una serie di sensori in prossimità di edifici definiti "sentinelle" con l'obiettivo di ottenere informazioni in diverse zone della Regione al fine di capire nel giro di pochi secondi il grado di danneggiamento degli edifici in casi di episodi sismici. La fase immediatamente successiva allo sciame sismico - ha spiegato Parolai - deve poter essere ottimizzata per fare in modo che l'intervento della Protezione civile sia il più rapido ed efficace possibile, in modo da ridurre al massimo gli effetti causati dal terremoto». Ma si è parlato anche di quello che c'è sotto il mare: «Il nostro obiettivo è quello di analizzare il sottosuolo con tecniche prevalentemente ecografiche - ha spiegato Angelo Camerlenghi - per sapere cosa c'è sotto il mare senza dover aprire il terreno, svolgendo una vera e propria ecografia del "pavimento" del mare, perché, se del territorio in superficie ormai conosciamo tutto, sotto il mare ci sono ancora molte zone sconosciute». Nel corso del dibattito è stata infine preannunciata la nuova nave per esplorazioni geofisiche "Laura Bassi", rompighiaccio di 80 metri di lunghezza e quattromila tonnellate di stazza: sarà presentata a settembre in città nell'ambito di Trieste Next.

Lorenzo Degrassi

 

Anna dell'OGS fa le previsioni sullo stato di salute del mare

Laureata in Ingegneria per l'ambiente e il territorio, giunge dalla provincia di Milano, Anna Teruzzi, attiva all'Ogs da dodici anni. Trieste è stato il trait d'union tra lo studio e i sentimenti perché Anna proprio nel corso del dottorato svolto nel capoluogo giuliano ha conosciuto suo marito e quando si è trattato di decidere se vivere qui o a Milano: «La scelta è caduta su Trieste», dice. Città in cui si trova bene, soprattutto dal punto di vista lavorativo grazie all'interdisciplinarietà dell'Istituto di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale: «È una dimensione stimolante, anche perché molti progetti giungono dalla Comunità Europea, che ci finanzia, per cui il respiro è internazionale. Trieste poi è un centro intermedio, ottimale per le esigenze di una famiglia. Ha un suo equilibrio, offre stimoli ma non è faticosa». Teruzzi svolge un lavoro particolare nel gruppo di modellistica all'Ogs, per conto della Commissione Europea, si tratta di un servizio pubblico di previsione dello stato del mare: «E anche di analisi su ciò che il mare è stato nel passato. Esiste un sito Internet, il Copernicus Marine Service, dal quale è possibile accedere ai nostri prodotti. Ogni settimana facciamo delle previsioni di sette giorni. Il mio gruppo in particolare si occupa della catena trofica inferiore e quindi del plancton e dei nutrienti. Oltre a ciò collaboriamo con il Consorzio del Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici per prevedere la parte fisica come la corrente, la temperatura e la salinità». È necessario ricordare che la parte biogeochimica del mare di cui si occupa l'Ogs è molto importante, perché appunto il fitoplancton produce circa il 50% dell'ossigeno che respiriamo. Una serie di previsioni quindi che sono un vero e proprio servizio scientifico pubblico, che può essere sfruttato da diverse realtà. I passatempi Anna li condivide con le sue figlie, soprattutto i libri che scelgono insieme: «È un buon modo di condividere la lettura e di chiudere la giornata».

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 17 giugno 2019

 

 

Fedriga e Scoccimarro: «Legambiente fa politica»

Doppia replica dopo la "bandiera nera" assegnata al numero uno della giunta Il presidente: «Loro super partes? Giudicate voi». L'assessore: «È estremismo»

Trieste. Doppia replica a Legambiente dopo le critiche dirette al governatore Massimiliano Fedriga. Non è andata giù la presa di posizione del sodalizio ambientalista che nell'annuale report su buoni e cattivi atteggiamenti verso l'ecosistema ha riservato a Fedriga la "bandiera nera" per le parole pronunciate nell'incontro pubblico con la Protezione civile a Ravascletto in dicembre quando si era scagliato contro «il folle ambientalismo da salotto che impedisce di tagliare alberi e togliere ghiaia dai fiumi». «Non una ritorsione - aveva peraltro tenuto a precisare il presidente dell'associazione Sandro Cargnelutti sulla "bocciatura" -. Vogliamo rimarcare la necessità di un'attenta e corretta comunicazione da parte delle istituzioni quando si parla di cambiamenti climatici». Ieri, però, il governatore e l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro hanno rincarato la dose. Fedriga si è affidato a un post su Facebook allegando una foto-collage formata da recenti titoli di quotidiani nei quali si parlava di Legambiente come di un sodalizio che «fa politica»: «Legambiente mi attacca dandomi una fantomatica "bandiera nera" - ha scritto il presidente della Regione sul profilo social - in quanto ho affermato che l'ambiente si tutela curandolo, non abbandonandolo per il volere di qualche ambientalista da salotto che non vorrebbe toccare nulla. Ribadisco questa mia posizione. Comunque i vertici di Legambiente hanno tenuto a sottolineare che loro non fanno politica. Giudicate voi...». Scoccimarro, in un duro comunicato, ha parlato di «sterile polemica da ambientalismo radical chic». «L'attacco dell'associazione, peraltro come tutti sanno molto vicina al Pd - è stata la punzecchiatura dell'assessore -, sa molto di fallo di frustrazione post elezioni, in una partita ambientalista ormai instradata verso il buon senso e la salvaguardia del territorio, ma in primis della vita umana e animale. Alcuni stanno predicando un estremismo ambientale che ostacola la normalissima pulizia degli alvei. Sono ancora vive le ferite della tempesta Vaia e a noi non manca il coraggio di mettere in atto scelte difficili che hanno l'unico obiettivo di evitare situazioni drammatiche o peggio ancora tragiche». La polemica, insomma, non si spegne e in soccorso di Legambiente sono arrivati Pd e M5s. «Il tema ambiente è sempre più importante per i cittadini e liquidarlo con battute come quelle di Fedriga è da irresponsabili - ha attaccato il segretario regionale dem Cristiano Shaurli -, soprattutto da parte di chi rappresenta le istituzioni. In più, in questo caso vengono dileggiate in modo irrispettoso persone che hanno fatto del volontariato e dell'impegno gratuito una ragione di vita. Legambiente è nata ben prima della Lega Nord e di Fedriga e merita tutta la nostra riconoscenza». «Concordo con Legambiente - ha affermato Ilaria Dal Zovo, consigliere regionale del M5s -. L'associazione fa bene a criticare certe dichiarazioni. Ci vuole la massima attenzione, da parte degli esponenti politici, quando si parla dei temi legati all'ambiente. Una considerazione che assume ulteriore valore in una regione come la nostra dove sono ancora irrisolti problemi annosi, dagli impianti industriali impattanti all'amianto. Dobbiamo essere consapevoli che serve un cambio di rotta a livello mondiale. Noi stiamo cercando di dare il nostro contributo tenendo alta l'attenzione anche su questioni come il consumo del suolo, le città verdi, la filiera della canapa». 

Piero Tallandini

 

 

Stop al servizio notturno dell'Enpa Crolla il numero di animali soccorsi

Nel giro di un anno gli esemplari in difficoltà curati dopo le 20 sono "misteriosamente" scesi da 150 a 4

Il rischio era stato annunciato. Numeri alla mano, nel servizio di soccorso notturno per gli animali selvatici in difficoltà, o magari investiti da qualche auto, qualcosa non va. Lo sanno bene i tanti triestini che hanno segnalato un'emergenza dopo le 20 e spesso non hanno avuto risposta. Ma facciamo i conti. In media negli gli anni passati il Centro di recupero animali selvatici (Cras) dell'Enpa intercettava tra i e 150 ai 170 esemplari bisognosi di cure (154 nel 2017). Animali che, soccorsi la notte, venivano poi portati nelle struttura di via Marchesetti per essere curati. Dallo scorso luglio, da quando cioè l'Enpa non effettua più il soccorso notturno, al Cras di animali recuperati la notte ne sono arrivati soltanto 4, tutti caprioli: uno salvato da un ex guardiacaccia, uno inviato da AsuiTs e due recuperati dall'Enpa alle 8, ma già in difficoltà da ore. Di tassi, volpi, rapaci, gabbiani o ricci non vi è traccia. Per quelli, di notte, il soccorso sembra proprio non esistere. I dati fanno insomma sorgere qualche dubbio sull'attuale sistema di soccorso. Ma andiamo per ordine. Intanto va ricordato che la legge nazionale 157 del 1992 indica che «la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale». Dunque, il non tutelarla, il non soccorrerla, configura una violazione della legge. La legge nazionale prevede che del soccorso alla fauna selvatica si facciano carico le Regioni. La nostra, in passato, aveva demandato il compito alle Province, che operavano attraverso i guardiacaccia. Con la "morte" delle Province, i guardiacaccia sono diventati guardie forestali regionali, e dal 2015 il soccorso ai selvatici è tornato di competenza regionale, precisamente in capo all'assessorato Agricoltura e Foreste. Fino al 1º luglio 2018, il soccorso dei selvatici era affidato all'Enpa, che copriva il servizio 24 ore su 24, malgrado la Regione nel 2016 avesse anticipato che quel servizio sarebbe stato presto gestito direttamente dalle guardie forestali. Ancora oggi, invece, con convenzioni che procedono di proroga in proroga, se ne occupano sempre realtà private, come appunto l'Enpa. Che però, causa mancanza di personale e di volontari disposti a lavorare la notte, lo scorso anno aveva dovuto fare un passo indietro garantendo il servizio solo in orario diurno, dalle 8 alle 20. E da allora, tra i recinti e le gabbie dove l'Enpa ricovera le bestiole infortunate, mancano all'appello almeno 140 esemplari. Viene da chiedersi se gli animali non si feriscano più o non vengano più investiti la notte. Va ricordato che le modifiche apportate nel 2017 alla legge regionale 6 del 2008, prevedono che i cacciatori, se il veterinario intervenuto sul posto reputa non sia possibile salvare la bestiola, abbattano il capo tenendosi la carne. L'eutanasia - il metodo meno cruento per sopprimere un animale ormai privo di speranze - non consente invece il consumo della carne. Il sistema dovrebbe funzionare così. Chi si imbatte in un animale selvatico in difficoltà chiama il 112, che avverte le forze dell'ordine che, a loro vota, chiamano il veterinario di AsuiTs reperibile. Il sanitario valuta se l'animale possa essere salvato grazie alle cure dell'Enpa, o se debba essere abbattuto. Nel secondo caso, compila un verbale che consegna al direttore di riserva lasciando la sfortunata bestia nelle mani del cacciatore. AsuiTs, interpellata, indica che in media i suoi veterinari intervengono la notte tre volte al mese, dunque, circa 33 volte da luglio ad oggi ma, secondo Enpa, AsuiTs ha portato al Cras solo un capriolo. Dunque, negli altri casi le bestiole o erano già morte o sono state abbattute. Con quali modalità avviene l'abbattimento dell'animale nel caso in cui non si ritenga sia curabile? «L'abbattimento - spiega AsuiTs - deve essere fatto dal cacciatore mediante arma da fuoco. In alcuni casi, in assenza del cacciatore o per ragioni di pubblica sicurezza, se l'animale è in mezzo alle case o se l'abbattimento con arma da fuoco rappresenta un pericolo, per ragioni puramente umanitarie e deontologiche si è provveduto alla soppressione eutanasica mediante anestesia seguita da iniezione letale».

Laura Tonero

 

Il rischio invasione dei baby gabbiani

Le criticità nel soccorso notturno alla fauna selvatica comporteranno con ogni probabilità un altro problema, quello dello centinaia di piccoli di gabbiano che, a breve, spiccheranno il loro primo volo atterrando sull'asfalto delle trafficate vie cittadine, creando non pochi disagi al traffico. Un'emergenza che si ripresenta ogni anno dall'inizio di giugno a metà luglio. Un fenomeno consolidato che l'Enpa si preparava ad affrontare con personale ad hoc ogni estate, visto che in quel periodo le chiamate di cittadini e autonomisti che segnavano emergenze derivanti dai baby gabbiani sono all'ordine del giorno e della notte. I piccoli nati sui tetti dei palazzi sviluppano presto, ma non immediatamente, la tecnica del volo che richiede anche l'apprendimento degli effetti del vento, delle manovre di atterraggio. Così, ancora un po' indecisi e impacciati, atterrano maldestramente ovunque, incapaci poi di spiccare nuovamente il volo. Enpa, registri alla mano, riferisce che in media gli anni scorsi, nelle sei settimane critiche per le "prime prove di volo" dei giovanissimi gabbiani, venivano effettuati dai 450 ai 500 interventi. Una corsa continua per i volontari, chiamati non solo se il piccolo atterrava in strada, ma pure in corti interne, terrazzi, e giardini. Ora invece i soccorsi scatteranno solo di giorno.

 

 

Ogs "Dal mare alla terra" - Parola ai ricercatori

"Dal mare alla terra: tutto quello che avreste voluto sapere. I ricercatori Ogs rispondono". Appuntamento oggi alle 17 all'Auditorium del Revoltella su ambiente e sostenibilità. Per rendere più interattivo l'evento, promosso in collaborazione con l'assessorato all'Educazione, l'Ogs invita a inviare prima le proprie domande a urp@ inogs.it.

 

Si parla di ambiente e sostenibilità oggi al Revoltella con l'Osservatorio geofisico

"Dal mare alla terra: tutto quello che avreste voluto sapere. I ricercatori Ogs rispondono". Un incontro pubblico rivolto a tutti per parlare, in parole chiare e semplici, di ambiente e sostenibilità, due temi sempre più al centro del dibattito quotidiano, è in programma oggi pomeriggio alle 17, all'auditorium del Museo Revoltella.Promosso dal Comune di Trieste (assessorato all'Educazione, scuola, università e ricerca) e dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, l'evento ha lo scopo di raccontare quello che la ricerca nei vari ambiti delle "scienze della Terra" fa per la società e, in particolare, i progetti e le attività che riguardano il nostro territorio. Una sorta di "porte aperte sulla ricerca" in centro città, cui il pubblico potrà conoscere da vicino l'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e le numerose attività scientifiche che l'ente svolge attraverso le sue quattro sezioni di ricerca - oceanografia, geofisica, centro ricerche sismologiche, infrastrutture - e grazie a oltre trecento persone tra ricercatori, tecnologi, tecnici e personale amministrativo. Per rendere più interattivo l'evento, l'Ogs invita i curiosi di ogni età a chiedere ciò che vogliono sapere attraverso una serie di domande da inviare a urp@inogs.it. Ai quesiti verrà data risposta durante l'evento. La conferenza di questo pomeriggio è naturalmente a ingresso gratuito e aperta a tutti gli interessati. Si consiglia però la registrazione su questo link. Eventuali posti liberi in sala saranno a disposizione di coloro che si presenteranno direttamente all'auditorium del Museo Revoltella.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 16 giugno 2019

 

 

Legambiente "boccia" Fedriga «Stia più attento a ciò che dice»

"Bandiera nera" al governatore per le sue dichiarazioni sul «folle ambientalismo da salotto»

Udine. Come ogni anno Legambiente segnala i buoni e i cattivi atteggiamenti verso l'ecosistema dell'Arco alpino, assegnando le proprie "bandiere". Bocciato il governatore Massimiliano Fedriga, cui è toccata la bandiera nera. Dopo i terribili disastri autunnali della tempesta Vaia, a un incontro con la Protezione civile a Ravascletto, Fedriga si era scagliato contro «il folle ambientalismo da salotto, che impedisce di tagliare gli alberi e togliere la ghiaia dai fiumi». Parole che Legambiente non ha potuto tollerare. Il presidente dell'associazione, Sandro Cargnelutti, ci tiene a precisare che non si tratta però di una presa di posizione politica: «Non è una ritorsione corporativa degli ambientalisti, vogliamo rimarcare la necessità di un'attenta e corretta comunicazione politica. Ci deve essere massima serietà da parte delle istituzioni pubbliche e religiose quando si parla di cambiamenti climatici, altrimenti ne va dell'informazione dei cittadini».Per la prima volta Legambiente ha istituito anche una bandiera grigia, assegnata a un progetto non ancora realizzato, ma che già ha messo in allerta gli ecologisti: la tappa del Giro d'Italia sul Monte Lussari, prevista per il 2021. Cargnelutti ha lanciato un appello a Enzo Cainero, responsabile del progetto: «La cima dei tre popoli merita un evento coraggioso e nuovo. Chiediamo che la strada non venga asfaltata, che non vengano tagliate piante e non vengano distribuiti gadget di plastica. Dovrà essere una tappa sostenibile, solo a queste condizioni la sosterremo».Legambiente si è resa disponibile per il calcolo dell'impronta di carbonio e la sensibilizzazione dei partecipanti, per evitare che si ripeta quanto accaduto nel 2013 per la tappa ai Piani di Montasio.Bandiera verde, infine, per due cooperative montane: La Scluse di Chiusaforte e Coop Mont di Collina (Forni Avoltri). La prima ha creato occupazione e ridato vita alla vecchia stazione ferroviaria, trasformata in un centro di cultura e accoglienza sulla ciclovia Alpe Adria. La seconda ha salvato la coltura del cjapùt, il cavolo cappuccio tipico delle pendici del Monte Coglians, che ormai sopravviveva solo grazie all'impegno di Ciro Toch, il 92enne gestore dello spaccio di Collina. Ora un gruppo di tre giovani e due cinquantenni trasferitisi da Roma, ha rilanciato la coltivazione, con l'aiuto della comunità che ha messo a disposizione gratuitamente molti terreni. In ottobre è stata organizzata la prima "Festa dei cavoli nostri" e l'intero raccolto di cjapùt è andato venduto. Proprio dove nel 1880 apriva la prima latteria cooperativa della regione, la solidarietà ha vinto ancora. 

Alvise Renier

 

Il depuratore di Servola apre le porte ai cittadini

Il nuovo depuratore di Servola, operativo da marzo dello scorso anno, è pronto ad aprire le sue porte ai cittadini. AcegasApsAmga ha avviato le iscrizioni per poter prenotare una visita guidata gratuita nelle giornate di sabato 13 e 20 luglio. Per motivi di sicurezza sono previsti due turni, il primo dalle 8.30 alle 10 il secondo dalle 10.30 alle 12, per un totale di 80 persone a giornata. Le iscrizioni sono a esaurimento posti: è necessario andare sul sito della multitutility, cliccare sullo slider presente in home page e compilare il modulo con i dati richiesti. Una volta completata l'iscrizione, verrà inviata una mail di conferma di avvenuta prenotazione e successive istruzioni in merito allo svolgimento della visita.

 

 

Il "popolo" di Melara si tira su le maniche e pulisce la sua casa «Ce la riprendiamo»

Spazi interni ed esterni tirati a lucido su input della nuova associazione Quarto Quadro con altre realtà di quartiere

«Non stiamo tirando su siringhe, mamma!», cerca di spiegare il giovane Kevin alla madre, preoccupata da un'idea un po' lontana dalla vera realtà di Melara. Assieme a Kevin sono stati una trentina i cittadini - sia del quartiere che non - che hanno deciso di partecipare ieri all'evento "Melara Pulita", organizzato dalla neonata Associazione Quarto Quadro, fondata da un gruppo di giovani di Melara, insieme a Un'Altra Città, Spi Centrocittà, Auser Melara, Associazione Melara, Microarea Melara e Unione sportiva Acli di Trieste.«L'associazione è nata perché a Melara abbiamo grandissimi spazi che però sono poco utilizzati e vuoti, e allora è emersa la voglia di mettersi d'accordo e organizzarsi per creare qualcosa che serve principalmente a noi per crescere e divertirsi, e in più per dare una mano alla popolazione, così sicuramente qualcuno darà una mano anche a noi», spiega Federico Comelli, presidente di Quarto Quadro. «Abito a Melara da quando sono nato e ho deciso di creare questo evento per pulire il più possibile il quartiere, in particolare il giardino, perché nessuno si occupa più di questa parte esterna ma solo dell'interno», aggiunge Daniele Bulli, il vicepresidente. Nel corso della mattinata, i volontari hanno ripulito assieme le zone di interesse comune, come il centro, gli ascensori e soprattutto i giardini esterni. Fabio, Lorenzo e Kevin sono dei giovani studenti provenienti dal centro e, mentre grattano via lo sporco all'interno di un ascensore, spiegano di aver aderito all'iniziativa «semplicemente perché il quartiere di Melara è visto come un brutto posto quando in realtà non è assolutamente così, e quindi stiamo cercando di dare una mano e di contribuire per creare un luogo migliore e più pulito». Anche i fratelli Emma e Lorenzo non abitano nel quartiere e per loro si è trattato della prima volta che lo visitavano. «Già, è la prima volta e devo dire che mi ha abbastanza impressionato: non pensavo che a dieci minuti di macchina dal centro di Trieste ci potesse essere un posto come questo», afferma Lorenzo. «Anche per me è stato molto interessante da vedere e spero che si possa fare qualcosa di più per tenere questo posto un po' più pulito e vivibile», fa eco Emma. Tra i partecipanti all'iniziativa erano presenti gli attivisti della piattaforma Un'Altra Città, tra i quali l'attrice Sara Alzetta, che ieri recitava il ruolo di inserviente con un "mocio" come oggetto di scena. «Credo che chi trova pulito poi lascia pulito, quindi è un inizio di una presa di responsabilità del quartiere, anche da parte di chi non lo abita», riflette Alzetta: «È un peccato che ci sia questo scollamento tra la Melara nei film, nella Porta Rossa e nei video musicali, rispetto alla Melara per i suoi abitanti, che hanno il diritto ad avere un pavimento pulito e dei posti dove si possano sedere». A conclusione dell'operazione, i ragazzi dell'Associazione Quarto Quadro hanno offerto cibi, bevande e musica nel giardino esterno all'Auser, dove le persone del quartiere e quelle di "fuori" hanno avuto modo di conoscersi meglio e dialogare tra loro.-

Simone Modugno

 

 

«Dati del mare ok» Scongiurato a Duino il blocco dei tuffi

Rientrano nei limiti i valori dell'acqua in zona "Scogliera" Ma giovedì prossimo è comunque previsto un altro prelievo

DUINO AURISINA. Niente stop alla balneazione a Duino, almeno per ora. Ieri mattina l'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, ha reso noti i risultati del campionamento suppletivo resosi necessario dopo che un primo controllo, effettuato nei primi giorni della settimana, aveva evidenziato dati "fuorilegge" mettendo in apprensione tutti coloro che amano frequentare le spiagge di Sistiana e dintorni. «Il campione di acqua marina prelevato nel punto denominato "Duino-Scogliera" - si legge nella nota dell'Arpa - presenta valori di Escherichia coli ed Enterococchi ampiamente inferiori ai limiti consentiti dalla normativa per la balneazione. Nel dettaglio il valore per gli Escherichia coli è risultato essere di 63 Mpn/ 100 ml, laddove il limite massimo consentito è di 500, mentre per gli Enterococchi il valore registrato è stato inferiore a 10 Mpn/100 ml, a fonte di un limite massimo consentito di 200. Si tratta quindi di livelli ampiamente inferiori a quelli consentiti - conclude la nota dell'Arpa - che consentono di garantire la balneazione». La notizia è stata appresa con sollievo dal sindaco di Duino Aurisina Daniela Pallotta, che temeva di dover emettere un'ordinanza di divieto della balneazione proprio in una domenica di metà giugno, con temperature altissime e la popolazione ansiosa di potersi difendere dal caldo con tuffi e nuotate. «Ero fiduciosa - ha detto - perché ufficiosamente l'Arpa mi aveva anticipato i risultati, ma per legge bisognava attendere 48 ore dal prelievo, effettuato giovedì, prima di poterlo rendere noto alla collettività». Tutto risolto dunque? Solo per il momento. La normativa vigente prevede infatti che, nelle aree in cui è possibile la balneazione, siano di norma effettuati campionamenti con cadenza mensile da aprile a settembre. Se un campione presenta un valore superiore ai limiti consentiti, l'analisi deve essere ripetuta entro 72 ore. Se il secondo campione è negativo, possono essere revocate le ordinanze di divieto temporaneo di balneazione. «Effettueremo un ulteriore prelievo suppletivo giovedì 20 giugno, condizioni del tempo permettendo», ha già annunciato l'Arpa. In settimana perciò tutto tornerà in discussione. Anche perché va tenuto conto che in tutto il territorio comunale di Duino Aurisina sta esplodendo la protesta per la presenza di una sessantina di gabbie per l'allevamento dei pesci a circa 700 metri al largo del castello di Duino. Molti temono che i residui fecali e il mangime non consumato si avvicinino alla riva, trasportati dalle correnti. «Le vasche dovrebbero essere collocate in mare aperto - sostengono in tanti - dove i fondali sono profondi e il ricambio idrico sufficiente a eliminare la concentrazione di depositi organici». In questa battaglia, Pallotta è schierata con i cittadini: «Andrò a verificare i permessi dei titolari delle gabbie - ha promesso - perché in effetti la loro presenza non aiuta il turismo».-

Ugo Salvini

 

 

«Delusi da Dipiazza» Fiab pronta ad un tour di protesta in città - la denuncia dei ciclisti urbani

Zero ciclabili realizzate in tre anni. E dieci punti del documento "il Futuro va in bici" sottoscritti un mese prima delle elezioni rimasti sulla carta: questo il bilancio della Fiab Ulisse sull'amministrazione Dipiazza. «Per manifestare questa forte delusione - così Federico Zadnich, responsabile mobilità urbana Fiab, alla conferenza stampa di ieri - si organizzerà a settembre una ciclo-manifestazione, un tour cittadino proprio per vedere le dieci incompiute simbolo della mobilità ciclistica triestina, cui tutti saranno invitati a partecipare». Luca Mastropasqua, presidente del sodalizio, ha sottolineato come «a mille giorni dal suo insediamento c'è grande delusione per l'incapacità della giunta Dipiazza di dare risposte concrete». Sul tema della sicurezza, Zadnich ha ricordato la questione relativa alla pericolosità del tratto della ciclabile di Campi Elisi che passa davanti alla rampa autostradale e contro la quale lo stesso Dipiazza si era scagliato: «Il 20 settembre 2016 era stata annunciata la realizzazione di una bretella ciclabile che sarebbe passata dietro alla rampa. Ma ad oggi nulla è stato fatto». Dopo aver elencato tutti i progetti non portati a compimento, sono stati snocciolati dati alquanto preoccupanti sulla sicurezza stradale in città: "Nel 2017 a Trieste ci sono stati, solo su strade urbane, 10 morti tra cui quattro pedoni, 1081 feriti tra cui 202 pedoni e 36 incidenti che hanno coinvolto bici».

Luigi Putignano

 

La pedalata dei sindaci dal Carso a piazza Unità per la ciclabile di domani - l'iniziativa del gal

TRIESTE. Una pedalata informale ha riunito ieri sindaci e assessori di quasi tutti i comuni del Carso, e non solo. All'appello erano presenti anche Bruno Bertero di Promoturismo Fvg, Gabriella Peraino dell'Uti e Franco Bonu in rappresentanza della Regione. Sono stati chiamati a raccolta dal Gal Carso con l'idea di testare un potenziale percorso ciclabile che unisca l'altipiano al Golfo. E di sperimentarne in prima persona le criticità. Il gruppetto di volonterosi amministratori, in sella a delle mountain bike a pedalata assistita, è partito dall'infopoint di Sistiana per poi dirigersi verso il Sentiero della Salvia, scendere lungo via del Pucino (percorsa a piedi nel tratto contromano) sino alla Costiera e quindi da Barcola, passando per Porto vecchio, arrivare in piazza Unità. Presenti i rappresentati di Duino Aurisina, Sgonico, San Dorligo, Sagrado e Doberdò. Assenti giustificati Trieste, Monfalcone e Muggia, che si sono dichiarati però pienamente disponibili a collaborare al progetto.

Cristina Favento

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 15 giugno 2019

 

 

Dati "sballati" al largo di Duino - Tuffi a rischio, oggi la sentenza

Allerta Arpa al Comune: «Pronti se serve a disporre il divieto in zona Scogliera» Mervic (Lista Golfo): «Colpa degli allevamenti a mare». Pallotta: «Lo escludo»

DUINO AURISINA. Balneazione in forse nella zona di Duino. È stata l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) a dare l'allarme ieri, facendo pervenire sulla scrivania del sindaco di Duino Aurisina Daniela Pallotta una nota nella quale si spiega che «in conseguenza delle analisi effettuate e in via precauzionale si indica di disporre il divieto temporaneo della balneazione nel punto denominato Duino Scogliera», al largo rispetto al castello.Ovviamente Pallotta ha dovuto immediatamente prendere atto della raccomandazione dell'Arpa, preparandosi a tutte le evenienze in attesa delle controanalisi. Essendo responsabile della salute pubblica, Pallotta deve in effetti adottare tutte le misure necessarie per assicurare la salute dei cittadini. In Municipio però c'è ottimismo, in quanto la stessa Arpa, sempre nella giornata di ieri, ha annunciato di aver già eseguito appunto un secondo prelievo il cui risultato definitivo sarà reso noto nelle prime ore di stamane ma stando agli esiti per ora ufficiosi pare che il quadro sia migliore e che quindi la balneazione non debba essere interrotta. «Devo solo aspettare la formalizzazione dell'esito di questo secondo campionamento - ha spiegato il sindaco ieri pomeriggio - perciò spero di poter fare un'ordinanza nella quale confermo che si può fare il bagno in tutte le zone del nostro territorio comunale. Va anche detto - ha aggiunto Pallotta - che Duino Scogliera è un tratto lontano dai punti di maggiore frequentazione da parte dei bagnanti e difficile da raggiungere. In ogni caso - ha concluso la prima cittadina di Duino Aurisina - sono fiduciosa nel fatto che la balneazione non debba subire interruzioni».Negli ultimi giorni si era già alzato un polverone sul tema balneazione dopo che il consigliere d'opposizione Vladimiro Mervic (Lista Golfo) aveva presentato un'interrogazione nella quale chiedeva a Pallotta di «verificare con l'Arpa se sono attuati tutti i monitoraggi della qualità dell'acqua marina nella zona al largo di Duino per renderli noti alla cittadinanza». All'origine di tale interrogazione la presenza, nella zona indicata, a circa 700 metri dalla costa, di 58 grandi gabbie galleggianti per l'attività di piscicoltura. «Essendo queste gabbie collocate in una zona di fondali bassi perciò con scarso riciclo - aveva spiegato il consigliere - risulta da testimonianze di pescatori e diportisti la presenza di uno strato di prodotti di rifiuto come escrezioni di pesci e mangime non consumato». «Mi sento di escludere che possa essere quella la causa del problema evidenziato dalle analisi dell'Arpa - la replica di Pallotta - e aspetto con fiducia i risultati della seconda analisi».Da parte dell'Arpa, intanto, è stato confermato che «negli ultimi anni mai si sono riscontrati problemi nella qualità dell'acqua nello specchio d'acqua di fronte a Duino».-

Ugo Salvini

 

 

Nuovi contenitori della differenziata per tenere pulito il lungomare - l'isola ecologica

All'altezza della fontana di Barcola, sul lungomare Benedetto Croce, c'è una nuova postazione con appositi contenitori per la raccolta differenziata. Il nuovo servizio a disposizione di triestini e turisti è stato presentato ieri da Luisa Polli, assessore all'Ambiente del Comune, Giovanni Piccoli, responsabile dei servizi ambientali di AcegasApsAmga e Riccardo Finelli, responsabile comunicazione della stessa. «Questo è un importante rinforzo alla raccolta differenziata - ha affermato Polli - in un luogo molto amato dai cittadini e dove c'è un grosso afflusso anche da parte di chi viene da fuori. Le sette nuove batterie installate sono il risultato d'una richiesta fatta anche da Confcommercio ed albergatori in vista d'una maggiore differenziazione dei rifiuti a cominciare proprio da Barcola». I nuovi bidoni dalla capacità di 240 litri l'uno vanno a formare un'isola ecologica che si somma alle cinque posizionate l'anno passato nel tragitto che va dalla pineta fino al Castello di Miramare. «È un'azione di sostegno - ha precisato Piccoli di AcegasApsAmga - nei confronti di chi affolla notte e giorno Barcola: i bidoni saranno svuotati ogni giorno alle 6 della mattina, in modo da non recare disturbo a chi ama l'area». I contenitori per la differenziata rimarranno qui fino alla prossima Barcolana: finora gli altri cassonetti presenti erano molto pieni e, d'ora in avanti, sarà anche più semplice fare una distinzione tra quelli per i residenti (su viale Miramare) e quelli per tutti i bagnanti (sul lungomare). «Il tema della sostenibilità - ha aggiunto Piccoli - è sempre più importante in città. La raccolta differenziata a Trieste è passata dal 22% al 44% negli ultimi 10 anni: il nostro scopo è sforare il 50% quanto prima». Fino alla chiusura della stagione balneare, quindi, giunta e multiutility garantiscono il miglioramento dei servizi anche nei pressi del mare. 

Lorenzo Mansutti

 

 

Puliamo Melara

Quarto Quadro insieme a Un'altra città, Spi Centrocittà, Auser Melara, Associazione Melara, Microarea Melara, Unione sportiva Acli, promuove l'evento "Melara pulita", dalle 11 alle 15. I volontari ripuliranno il centro, gli ascensori e i giardini esterni. Festa in giardino dalle 15. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 14 giugno 2019

 

 

L'ex Maddalena torna a vivere Bonifica in corso e cantiere a luglio

Alla destinazione commerciale si aggiungono i parcheggi e spazi direzionali per 2500 metri quadrati nel piano Cervet

La bonifica dell'ex Maddalena è partita, entro luglio decollerà anche il cantiere incaricato di trasformare un enorme e fetente buco in qualcosa di presentabile che conterrà commerciale, direzionale, parcheggi. Un sospiro e un respiro di igienico sollievo per i residenti di un'ampia area urbana delimitata da via dell'Istria, via Molino a vento, via Marenzi, via Costalunga. In primo piano c'è via dell'Istria, dove, quasi dirimpetto alla malsana voragine creata dal crac di GeneralGiulia2, funziona l'ospedale infantile Burlo Garofolo. I fatti. La scorsa settimana sono iniziate e sono già a buon punto le attività di de-rattizzazione e di disinfestazione anti-zanzare. Si è provveduto a prosciugare quasi due metri e mezzo di acqua stagnante, che contribuivano a creare un indesiderato habitat animale: dell'antica palude restano ora 10 centimetri. L'intervento di risanamento è riassunto in questi termini da Francesco Fracasso, l'imprenditore veneto patron della Cervet, che nella primavera 2018 ha avviato le pratiche per rilevare GeneralGiulia2 dal concordato preventivo. Ha immesso 7,2 milioni di denaro "fresco", un po' a parziale saldo dei creditori e un po' per finanziare l'apertura del cantiere. Il nuovo contenitore societario si chiama Htm Nordest. Ieri mattina ha incontrato il sindaco Roberto Dipiazza, preoccupato affinché il cantiere abbandonato sia al più presto ripulito. Ma l'effettiva, concreta "redenzione" dell'ex Maddalena avrà inizio con i lavori edili veri e propri: Fracasso non vuole indugiare, perché una prima fase dell'operazione dovrà essere approntata nella primavera 2020. Programma confermato, anzi in probabile ampliamento: 5000 metri quadrati di commerciale spalmati su due-tre strutture, tre piani di parcheggi in grado di accogliere 500 vetture più un piano parking "a raso". Le iniziative commerciali saranno costruite a monte (verso via Costalunga) e a valle (verso via dell'Istria). A monte è anche allo studio - ecco la novità - la destinazione "direzionale" di 2500 metri quadrati, dove organizzare attività amministrative pubblico-private. Di residenziale invece non si parla più: lo stock di invenduto è sufficientemente fornito. Fracasso, esperto di riqualificazioni di spazi urbani malandati, investirà una trentina di milioni di euro per farcire di iniziative quella che finora è stata un monumento alla pantegana. Sono le prime buone nuove da otto anni a questa parte, cioè da quando il progetto Maddalena accese i motori. Allora GeneralGiulia2 aggregava nomi importanti dell'edilizia operante in loco: Riccesi-Cogg, Cividin, Palazzo Ralli, Carena cui si era aggiunta la società lituana Platon Gas Oil. Il vasto compendio dell'ex ospedale per infettivi venne acquistato a 11 milioni di euro dall'Azienda sanitaria: l'obiettivo originario era di realizzare 300 appartamenti e un centro commerciale. Nel 2013, acclarata la crisi del settore edile-immobiliare, il progetto venne modificato e articolato in due lotti: nella parte inferiore un centro Carrefour, negozi, ristorazione, un centinaio di appartamenti; nella parte superiore 53 alloggi Ater e altri 150 appartamenti riservati all'utenza meno abbiente. Ma neppure la modifica riuscì a invertire la rotta di un'operazione varata in un periodo infelice: Carrefour si tirò indietro e a GeneralGiulia2 mancò la benzina. L'ex Maddalena divenne quasi un emblema della crisi del settore: Cividin fallì, mentre Riccesi-Cogg, Carena, Palazzo Ralli chiesero un concordato preventivo. Nel febbraio 2018 anche la partecipata GeneralGiulia2, che aveva accumulato una massa debitoria di 21 milioni, avanzò eguale proposta, dopo che nel dicembre 2017 l'assemblea dei soci aveva deliberato un aumento di capitale, per consentire l'ingresso di un "cavaliere bianco" in quel momento ancora sconosciuto all'esterno. La figura di Fracasso si palesò pubblicamente nella primavera 2018, poco più di un anno fa. Il fondatore della Cervet, azienda con sede a Mirano specializzata nella "rigenerazione urbana", chiarì subito che i quattro blocchi di abitazioni, "ereditati" dal precedente progetto, erano destinati al dimenticatoio. 

Massimo Greco

 

I residenti "ostaggio" di zanzare e puzza: «Ma ora speriamo in un cambio di passo» - LE PAROLE DI CHI ABITA NELL'AREA

Topi, zanzare e "inquilini abusivi". Questi gli ospiti indesiderati dell'ex Maddalena che gli abitanti della zona sperano di veder sparire a seguito della bonifica e del prossimo avvio dei lavori. Coloro che subiscono maggiormente gli influssi negativi del cantiere sono i residenti dei palazzi adiacenti in via dell'Istria, soprattutto col sopraggiungere dell'estate e quindi del caldo che li portano a tenere le finestre aperte o a trascorrere del tempo nei giardini di casa. «La sera siamo costretti ad accendere una decina di Vape. Qui non ci sono zanzare, ma elicotteri», spiega Cristian Lonzan. Da quando il cantiere è stato abbandonato, Cristian denuncia di avvertire spesso degli odori di acqua stagnante e di avvistare ogni tanto dei topi che si spingono fino nei pressi delle case. Inoltre, racconta di aver visto in alcune occasioni delle persone entrare e uscire dal cantiere, scardinando la porta di legno con la quale si tenta di bloccarne l'accesso, per poi rimanerci a dormire durante la notte. Il suo vicino Lorenzo De Michele è stato persino costretto a compiere una bonifica del suo giardino per tentare di risolvere l'infestazione di zanzare, ma con scarsi risultati dato che gli insetti arrivano dal grande stagno a pochi metri dalla casa. «Sono d'accordo con la bonifica - riflette Lorenzo -, ma in realtà non dovevano proprio permettere uno scempio del genere. Piuttosto che un supermercato, parlando anche coi vicini, pensiamo che si dovrebbe tombare tutto e fare un giardino. Comunque, siamo favorevoli alle attività commerciali rispetto all'attuale stato d'abbandono». «Prima era un'oasi felice - ricorda ancora -, fresca, piena di alberi secolari con un bel muro in pietra. C'erano tassi e ricci al posto delle pantegane». Anche il tabaccaio del quartiere, Gabriele Bartolotta, ricorda con nostalgia lo «stupendo» giardino che esisteva in precedenza, prima che «una bruttura del genere ci sottraesse il verde». «Una cosa orrenda da vedere da tanti anni e tutti speriamo che alla fine le cose si risolvano», afferma Gabriele. Gli stessi problemi affliggono anche il vicino centro diurno comunale per anziani, l'Enaip e l'asilo nido Opera San Giuseppe. Chi però riceve dei danni diretti alla propria attività è la trattoria Baldon, pochi metri sopra l'ex Maddalena: «Abbiamo già detto al nostro responsabile della sicurezza di chiedere all'Azienda sanitaria se si può fare qualcosa, perché altrimenti noi ci sforziamo di tenere tutto pulito e poi qua fuori c'è questo schifo». Oltre ai residenti, anche i consiglieri della Quinta circoscrizione si dicono speranzosi che gli interventi previsti risolvano la situazione. «Come circoscrizione auspichiamo che la situazione si sblocchi concretamente il più presto possibile e si vedano le conseguenze dell'intervento», afferma il vicepresidente del parlamentino, Salvatore Mangiavillano. «L'importante era sbloccare la situazione che si protraeva da lungo tempo - aggiunge Mangiavillano -, con un intervento che sarà anche utile per tutta la vivibilità della zona».

Simone Modugno

 

 

Gli abitanti di Melara entrano in azione per ripulire il loro rione

Sensibilizzare gli abitanti del quartiere, ma anche tutti i triestini, intorno ad uno dei problemi principali di Melara, la pulizia e la vivibilità dei luoghi: questo l'obiettivo dell'associazione Quarto Quadro, il coordinamento dei giovani di Melara, che insieme, a Un'Altra Città, SPI Centrocittà, Auser Melara, Associazione Melara, Microarea Melara, Unione sportiva ACLI di Trieste, promuove l'evento "Melara Pulita" domani dalle 11 alle 15. La sfida è quella di contribuire insieme al ripristino della vivibilità del complesso di Melara, grazie a un impegno partecipato dei cittadini: gruppi di volontari che insieme ripuliranno le zone di interesse comune, come il centro, gli ascensori e i giardini esterni. A conclusione dell'operazione, che ci si augura molto partecipata, tutti potranno riunirsi nella festa in giardino, dalle 15. I ragazzi di Quarto Quadro offriranno cibi, bevande e musica e si favorirà l'incontro fra le persone che hanno preso parte al progetto. Un modo concreto per promuovere una rete di solidarietà e di riconoscimento reciproco. L'evento intende valorizzare la passione civile, per non restare passivi, e il piacere di dialogare con tutti e di agire insieme. «Una rete - aggiungono i promotori - per tornare ad ascoltare le persone, Trieste, le sue periferie, il suo tessuto produttivo, il suo disagio, ma anche la sua allegria». Molti cittadini, gruppi e associazioni si muovono in direzione ostinata e contraria, a servizio di un bene comune e di un'altra idea di città. Piccole realtà autonome e coraggiose come i volontari che aderiranno sabato 15 giugno a questa "chiamata" per Melara pulita. Info e adesioni: quartoquadro4@gmail.com

 

Museo Revoltella - Dal mare alla Terra"Lezione" dell'Ogs

Si intitola "Dal Mare alla Terra: tutto quello che avreste voluto sapere. I ricercatori Ogs rispondono" l'incontro in programma lunedì alle 17 al Revoltella.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 13 giugno 2019

 

 

Mangiamo microplastiche - Il nemico invisibile nel cibo

La Comunità scientifica: ogni anno ne ingeriamo tra le 39 e le 52mila particelle Anche l'aria contaminata. Il Wwf: un terzo delle sostanze dispersa nell'ambiente

Roma. È allarme plastica nel cibo che mangiamo e nell'aria che respiriamo. Un recente studio dell'Università canadese di Victoria ci consegna uno scenario molto preoccupante. Ingeriamo annualmente tra le 39 e le 52mila particelle di microplastica e se consideriamo le particelle che inaliamo arriviamo a 74mila. Cifre mostruose, ma purtroppo veritiere, e alle quali non è difficile credere. La plastica nel mare è una prima causa: ogni anno, 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici viene riversato nelle acque di tutto il mondo, con l'evidente conseguenza dell'ingresso della plastica nella dieta mediterranea. I pesci scambiano le particelle di plastica per plancton, lo ingeriscono e una volta che viene pescato arriva sulle nostre tavole. L'allarme lanciato dallo studio canadese è soltanto l'ultimo di una lunga serie. Di recente una nuova sirena aveva preso a suonare in Australia, con le ricerche dell'Università di Newcastle, commissionate da WWF International. Uno studio monumentale, sintesi di ben 52 rapporti scientifici, e secondo il quale in media ogni essere umano mangia, ogni settimana, circa cinque grammi di plastica, ovvero il peso di una carta di credito. Le microplastiche si trovano anche nell'aria che respiriamo: si disperdono nell'ambiente come frammenti di pezzi di plastica più grandi e diventano impercettibili ma letali. La plastica si trova dappertutto. Secondo lo studio australiano, il 94, 4% delle acque in bottiglia analizzate negli Stati Uniti contiene fibre di plastica con una media di 9, 6 fibre per litro. In Europa, la percentuale di bottiglie contaminate scende al 72, 2% con una media di 3, 8 fibre di plastica a litro. La plastica dunque arriva nell'ambiente, e nel nostro organismo, dappertutto, a causa della enorme diffusione delle particelle avvenuta con l'incremento della produzione degli ultimi 20 anni. Dall'inizio del nuovo millennio la plastica prodotta in tutto il mondo è stata pari a quella immessa nel mercato dal 1954, l'anno dell'invenzione di questo materiale. Preoccupa il fatto che secondo la ricerca commissionata da Wwf International, un terzo di tutta la plastica prodotta fino a oggi si trova dispersa nell'ambiente. Inoltre, la plastica prodotta sino a oggi non sembra essere ancora sufficiente, dal momento che secondo il recente rapporto dell'Agenzia Europea per l'Ambiente la richiesta di plastica, nei 28 paesi membri della Ue, è arrivata a 52 milioni di tonnellate - il 15% della domanda globale di tutto il mondo - in crescita rispetto al 2010, quando la richiesta era stata pari a 46 milioni di tonnellate. La domanda aumenta dal momento che la plastica è un materiale a basso costo, e che si adatta a molteplici utilizzi: il maggiore uso di plastica viene registrato negli imballaggi, seguito dalle costruzioni, dall'industria dei veicoli e dal settore dell'elettronica. L'Europa si sa, sta provando a dare una scossa. La Direttiva europea, infatti, non solo vieta l'utilizzo di prodotti in plastica monouso che potrebbero avere invece delle alternative al loro utilizzo, ma fissa anche i nuovi target di raccolta e produzione di altri oggetti in plastica, come le bottiglie: 25% di contenuto riciclato per ciascuna bottiglia entro il 2025 e il 30% entro il 2030, 90% di raccolta di bottiglie di plastica entro il 2029, con un traguardo intermedio del 77% al 2025. Prevenire resta la prima misura da attuare se vogliamo realmente ridurre la quantità di rifiuti che produciamo. 

Alfredo De Girolamo

 

 

Troppi rifiuti elettronici smaltiti illegalmente - il censimento

ROMA. Ogni anno in Europa si generano circa 9 milioni di tonnellate di Rifiuti Elettronici. Di queste solo un terzo, circa 3 milioni, vengono trattate nel pieno rispetto della legge. Il resto viene smaltito in modo non sicuro dal punto di vista ambientale, o finisce per gonfiare discariche abusive sparse per tutto il Pianeta. I dati sono stati forniti ieri a Roma nel corso del convegno internazionale "RAEE: sei nazioni a confronto".È la Francia il Paese del sestetto che, nel triennio 2015-2017, ha immesso più Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche nel proprio mercato con un quantitativo medio corrispondente a 1.487.418 tonnellate l'anno. In seconda posizione si piazza il Regno Unito con 1.391.642 tonnellate, seguito da Italia (848.011 t), Spagna (551.947), Olanda (333.785 t) e Portogallo (141.987). La Francia è la prima nazione anche nel ritiro dei RAEE domestici (728.569 tonnellate nel 2018). Anche in questa classifica, il Regno Unito è secondo (493.323), seguito da Italia (310.610), Spagna (268.003) e Olanda (167.235). Il nostro Paese occupa però l'ultimo posto per quanto riguarda la raccolta pro-capite (cioè i kg di RAEE raccolti ogni anno per abitante): solo 5,1 kg/abitante di RAEE, meno della metà della Francia (10,8 kg). Tra i sei Paesi partecipanti all'incontro, 4 hanno superato il target di raccolta del 45% fissato fino all'anno scorso dall'Ue. Il tasso di ritorno (ovvero il rapporto tra RAEE gestiti e media delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti) è stato del 50% in Olanda, del 49% in Francia e Spagna e del 48% in Portogallo. Non hanno raggiunto la quota minima né l'Italia, ferma al 37%, né il Regno Unito con il 35%.

 

Duino Aurisina scommette sul "mini porta a porta"

In arrivo la limitazione del servizio alla sola indifferenziata per indurre un uso costante dei contenitori per carta, vetro e plastica. Obiettivo: ridurre i costi e quindi le tariffe

DUINO AURISINA. Limitare alla sola indifferenziata il servizio di raccolta rifiuti con il sistema del porta a porta, in modo da stimolare i cittadini a utilizzare in maniera costante i raccoglitori della differenziata. Installare specifici punti di raccolta per l'olio esausto casalingo, dotando le famiglie di idonei contenitori dedicati. Migliorare la funzionalità del Centro servizi, ampliandone l'orario di apertura. Ottimizzare il posizionamento dei contenitori, eliminando quelli che risultano di troppo, nella prospettiva di una riduzione del costo del servizio. Sono questi i principali orientamenti che saranno adottati a breve, a Duino Aurisina, per migliorare il servizio di raccolta rifiuti, emersi nell'ambito dell'incontro che la Seconda commissione consiliare, presieduta da Chiara Puntar, ha dedicato al tema. Com'è noto, nel territorio di Duino Aurisina il servizio è svolto dalla Isontina ambiente n base a un accordo stipulato dalla precedente giunta Kukanja che l'esecutivo attuale ha sempre giudicato molto oneroso. «Non potendo uscire da questo vincolo contrattuale - la spiegazione del sindaco Daniela Pallotta - l'unica soluzione è quella di migliorare il servizio, ottimizzando e riducendo i costi, a beneficio dei residenti».Alla seduta hanno partecipato, oltre alla stessa Pallotta, al vicesindaco Walter Pertot, agli assessori all'Ambiente Massimo Romita e al Bilancio Stefano Battista e a tutti i consiglieri che fanno parte della Seconda commissione, anche Giuliano Sponton e Giulio Tavella, rispettivamente direttore generale e amministratore unico di Isontina ambiente. Sponton ha annunciato che «dal primo giugno è attivo lo svuotamento giornaliero dell'indifferenziata ed è più frequente, rispetto al passato, quello della carta e della plastica. Inoltre - ha aggiunto - abbiamo raddoppiato lo smaltimento del verde». Nel corso della seduta, è stata anche confermata l'introduzione di «un nuovo servizio, attivabile attraverso una apposita app dedicata di Isa ambiente o con una telefonata al numero verde, per la raccolta del verde a domicilio e gratuitamente, secondo le indicazioni che gli operatori daranno a ciascun richiedente». «Con la limitazione del porta a porta alla sola indifferenziata -ancora il sindaco Pallotta - potremo finalmente puntare ad alzare la percentuale della differenziata, oggi ferma al 49, abbassando di conseguenza la relativa imposta».-

Ugo Salvini

 

 

Mobilità, clima, mare è tempo di cambiare Almeno ogni giovedì

Focus sui cambiamenti climatici e sulle possibili conseguenze in chiave socio-ambientale. È quanto caratterizza il ciclo di incontri curato da Legambiente, Arci, Ogs e FridaysforFuture, progetto dal titolo emblematico come "È tempo di cambiare", allestito nella sede dell'Arci di via del Bosco 17B nell'arco dei giovedì di giugno, sempre con inizio alle 18 e con ingresso libero.Un percorso strutturato in quattro tappe e che approda al suo secondo scalo oggi, con il quesito "Muoversi meno, muoversi meglio?", sottotitolato "I limiti della mobilità sostenibile di fronte ai cambiamenti climatici", a cura di Andrea Wehrenfennig di Legambiente e Circolo Verdeazzurro. Un'ulteriore analisi del quadro climatico in atto torna alla ribalta nell'incontro di giovedì 20 giugno con in cattedra Stefano Alessandrini, ingegnere meccanico in forza all'Area Science Park e qui impegnato a tematizzare "Strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici", ovvero istruzioni per l'uso per procedere "verso un uso coscienzioso dell'energia". Il viaggio tra moniti e ipotesi termina il 27 giugno e qui entra in ballo l'elemento mare, anzi "In alto mare: quando la spiaggia sarà a Opicina-Innalzamento del livello del mare causato dall'aumento delle temperature", un quadro futuristico (o forse imminente?) dettato dalla relazione della geologa dell'Ogs Florence Colleoni, esperta nel campo delle interazioni tra le calotte glaciali e Oceano nei diversi periodi nell'Antartide. Ogni incontro prevede una coda in chiave di discussione mirata alle possibili soluzioni concrete del caso, senza scordare una sorta di dulcis in fundo costituito dall'aperitivo a offerta libera. --

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 12 giugno 2019

 

 

Balzo dei ricavi (+9,5%) per il gruppo Arvedi - controlla la Ferriera

Cremona. Il Gruppo Arvedi, che a Trieste controlla la Ferriera di Servola, chiude l'esercizio 2018 con risultati positivi, in termini di produzione, vendite, ricavi, redditività. Migliora l'indebitamento finanziario che cala di oltre 72 milioni rispetto al 2017. In sintesi, al 31 dicembre 2018, il gruppo ha registrato un +5% nei volumi di produzione (poco più di 4,5 milioni di tonnellate) e ricavi consolidati in crescita del 9,5% rispetto all'esercizio precedente, attestandosi a 3,126 milioni. La marginalità operativa lorda registrata nel 2018 a livello di gruppo è in linea con quella dell'esercizio precedente. Il Mol consolidato si è infatti attestato a 460,4 milioni (466,7 milioni nel 2017). Il risultato è di particolare importanza, tenuto conto dell'andamento del mercato, contrassegnato da un deciso rallentamento negli ultimi mesi dell'anno.

 

 

Troppi e pericolosi i lupi e gli orsi La Slovenia apre la caccia selettiva

Saranno abbattuti 11 canidi e 175 plantigradi, questi ultimi giunti a quota mille nel Paese. Il ministro: tuteliamo i cittadini

LUBIANA. Attenti al lupo. In Slovenia da mesi la popolazione, i contadini e gli allevatori devono fare i conti con gli attacchi di branchi di lupi e con le "visite" di orsi che hanno decimato gli animali da cortile e quelli da allevamento, leggi ovini e mucche, con gravi danni a questa fondamentale economia del settore primario. E così il ministro dell'Agricoltura Aleksandra Pivec ha annunciato la decisione di permettere l'abbattimento di lupi e orsi «così come era stato già previsto nella decisione che era stata poi bloccata dal Tribunale amministrativo» su istanza di alcune associazioni animaliste e ambientaliste, visto che nel Paese orsi e lupi sono fauna protetta. In Slovenia, in una situazione "normale" il numero degli orsi dovrebbe toccare le 400 unità, oggi invece ne sono stati contati più di mille. Per quanto riguarda i lupi, invece, i branchi individuati sono complessivamente 12 con 5-10 esemplari per branco. La decisione che è stata presa al termine della riunione dei partiti di coalizione a Brdo pri Kranju prevede l'abbattimento di 175 orsi e 11 lupi. Una decisione che sarà immediatamente esecutiva in quanto, come specifica il ministro Pivec, «ogni notte può portare con sé qualche altra nuova vittima». Solo i lupi quest'anno hanno ucciso 74 animali da cortile, 19 mucche, 15 cavalli e un asino. «Questa volta - spiega ancora il ministro dell'Agricoltura - si tratta seriamente di tutelare gli esseri umani, sia i cittadini così come gli animali con i quali i primi sono in contatto quotidiano». «Prevediamo - conclude Pivec - una caccia selezionata per diminuire queste popolazioni faunistiche cresciute a dismisura».La norma rimarrà in vigore per tutto il 2020. E che il problema sia concreto lo dimostra anche la petizione con annessa raccolta di firme per chiedere l'abbattimento selezionato dei lupi che è stata predisposta nel comune di Zelezniki (area della Selska e Poljanska Dolina), una cinquantina di chilometri a Est di Kranj, con i testa gli abitanti dei paesi di Davca e Zgornje Danje. Qui erano decenni che non si registrava la presenza di lupi che in pochi giorni hanno attaccato due volte lo stesso gregge causando la morte di 40 pecore. Anche un orso ha fatto la sua comparsa lungo le strade dei due paesini e la gente ha paura per i bambini che andando a scuola per prendere l'autobus sono costretti a percorrere anche tratti di sentieri boschivi. La rabbia dei cittadini è tale che, come conferma al Delo di Lubiana il presidente della Comunità locale Davca Igor Kejzar, se sarà organizzata la gente parteciperà anche a una protesta a Lubiana davanti il Parlamento. Il governo però ha fatto ora la sua scelta optando per un abbattimento selettivo di lupi e orsi per un numero ben definito di capi. Una scelta motivata dal rischio che la popolazione corre di fronte alle sempre più frequenti incursioni dei suddetti animali in zone abitate. Su tutto resta la sospensiva sul precedente simile provvedimento emanato dal governo sloveno dopo l'istanza degli animalisti e ambientalisti. Stavolta l'esecutivo punta molto sul rischio di attacchi anche all'uomo. La sensazione è che a decidere saranno ancora una volta i giudici. 

Mauro Manzin

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 11 giugno 2019

 

 

Otto mini stazioni per collegare bici, bus e parcheggi - Ma solo fra 30 mesi - Mobilita' ciclabile in citta'- Le novita'

Gli scambi nei punti strategici da Miramare a largo Irneri Il Comune investe 320 mila euro con risorse ministeriali

Tutto nacque da un decreto decembrino del ministero dell'Ambiente che metteva a disposizione dei Comuni con più di 50 mila abitanti risorse per realizzare progetti di "mobilità sostenibile" (la sigla è PriMUS). Dietro all'insopportabile burocratese di questa espressione si agita la volontà governativa di promuovere la connessione tra tutti i vettori che non siano l'auto privata o che comunque disciplinino l'uso delle 4 ruote. Queste risorse fanno comodo al Comune triestino, che ha preparato un programma di interventi dedicandolo al waterfront, cioè alla porzione urbana più vicina al mare. Il progetto di fattibilità tecnico-economica - portato in giunta dall'assessore Luisa Polli e seguito dai civici ingegneri Giulio Bernetti e Silvia Fonzari - individua 8 "isole" dove concentrare un modulo operativo standard composto da una ciclostazione di bike sharing, dalle colonnine elettriche per veicoli, dalla fermata dei bus, da un'area di sosta/parcheggio veicolare, da stalli per biciclette, da un totem informativo, dall'illuminazione e dalla videosorveglianza del sito. L'intervento costerà 320 mila euro, sui quali il Municipio spera in un generoso contributo statale. Il cronoprogramma si estende lungo 30 mesi: 12 dedicati ai lavori e ben 18 prima/dopo (progetti, pareri, approvazione, gara, collaudo), con ottime probabilità di sforare il mandato dell'attuale esecutivo comunale. Ecco le 8 "isole" prescelte, procedendo da nord verso sud: Miramare, Barcola piazzale 11 settembre, Park Bovedo, Park Esof (polo museale-espositivo Porto vecchio), largo Roiano, piazza Libertà (Stazione centrale), Molo IV, largo Irneri (zona direzionale con Allianz, Fincantieri, Italia Marittima, Autovie, Friulia, piscina Bianchi). Si può notare come siano snodi dove sono/saranno intersecabili bici, mezzo pubblico, parcheggio. In alcune situazioni il mare è a portata di mano, in altre un po' scostato verso l'interno (Roiano, Irneri) in un'accezione ampia di waterfront.Importante avvertenza: questo waterfront "sostenibile" si incrocia parzialmente con un precedente progetto di "bike sharing" che ha avuto un iter pluriennale assai travagliato tra Soprintendenza e Tar Fvg, tanto da aver accumulato un ritardo di perlomeno un anno. La gara, vinta dalla torinese Bicincittà, prevede nove stazioni per le due ruote, da realizzare con un finanziamento di 390 mila euro in buona parte garantito dai fondi euro-regionali Pisus A1. In particolare, nuova/vecchia progettazione si sovrappongono in piazza Libertà e a Barcola. Giulio Bernetti, capo dell'urbanistica municipale, dice che il "bike sharing" si farà durante l'estate e spera di inaugurarlo a settembre. Si avvarrà di 130 biciclette, di cui 36 a pedalata assistita. Ma torniamo al waterfront "sostenibile". Dal punto di vista ciclistico, la relazione tecnica, che accompagna la delibera, stima una media di 12 stalli e di 10 posti "bike sharing" per ogni postazione. L'unica, a fare eccezione per dimensioni, è piazza Libertà, per comprensibili ragioni: è stazione ferroviaria, è hub del trasporto pubblico locale (bus e pullman), ha il grande parcheggio indoor del Silos. Il Comune pensa di piazzare 24 portabiciclette in più punti della piazza, dove già è preventivata una ciclostazione dotata di 24 stalli. I motivi del waterfront "sostenibile" sono riassunti nell'introduzione alla relazione tecnica. I 65 ettari di Porto vecchio, l'incremento di manifestazioni culturali-sportive, l'incremento di turisti e di crocieristi, i movimenti dei pendolari costituiscono argomenti decisivi per cambiare marcia nell'impostazione delle politiche di mobilità. La scelta del waterfront è legata anche alla più accessibile morfologia del territorio urbano, meglio aggredibile dalle due ruote. Il documento fa un rapido riferimento alle ciclovie. Nell'estate dello scorso anno una delibera co-firmata dagli assessori Polli ed Elisa Lodi impostava un programma di 1,1 milioni di euro per avviare/migliorare la rete di ciclabili urbane. Tre le opere portanti: la ciclovia del mare Adriatico (con il problema dell'attraversamento alla base della rampa d'accesso alla Grande viabilità), la Trieste-Muggia «attualmente inesistente», la Bovedo-Porto vecchio. Il Comune aveva appostato 330 mila euro ma poneva molte speranze nella sensibilità ciclistica della Regione Friuli Venezia Giulia.

Massimo Greco

 

Fredda l'associazione dei ciclisti urbani: «Posteggi e sicurezza ancora all'anno zero»

Il portavoce di Ulisse Fiab, Zadnich, osserva: «Un passo in avanti ma c'è tanto da fare»

Un po' come iniziare a costruire la casa dal tetto. Il portavoce dell'associazione dei ciclisti urbani Ulisse Fiab, Federico Zadnich, vede così l'iniziativa comunale di piazzare strutture di bike sharing lungo la linea di costa. «Un passo in avanti, anche se per pensare al bike sharing bisognerebbe prima avere una città adatta al traffico ciclistico», commenta Zadnich, cosa pensa dell'iniziativa del Comune? È stata annunciata molte volte, prima era attesa per inizio estate, ora settembre. In ogni caso si tratta di un passo sicuramente positivo e al contempo una grande contraddizione. In che senso? Nello sviluppo delle infrastrutture per ciclisti urbani il bike sharing è una sorta di ciliegina sulla torta, qualcosa che arriva dopo che la città è stata attrezzata per il traffico dei ciclisti. Bisognerebbe prima garantire la sicurezza a chi si muove in città e i posti per parcheggiare. Sotto questo profilo siamo ancora al livello zero. Come giudicate quindi l'operato della giunta finora? Sabato mattina terremo una conferenza stampa in cui faremo un bilancio dell'operato dell'amministrazione. Per il momento posso dire che in questi tre anni non è stato fatto poi molto. Sul fronte delle ciclabili? Non ne è stato realizzato neanche un metro. E c'è da dire che ce ne sarebbe bisogno. I dati Istat parlano di 40 incidenti che includono ciclisti soltanto nell'ultimo anno. È un problema importante che va affrontato. Oltre alla sicurezza c'è l'aspetto dei parcheggi, che sono pochissimi in città. Poi ci sono anche aspetti positivi, come la ciclabile pianificata in Porto vecchio. Ma per il momento, appunto, è solo pianificata. Quanti sono i ciclisti urbani a Trieste?Le biciclette da noi sono in continuo aumento. Ormai tre anni fa abbiamo fatto un sondaggio assieme all'Swg da cui è emerso che il 2% dei triestini si muove in bicicletta. Possiamo stimarne circa 3500? Sono tanti. Ma il dato più interessante è un altro. Ovvero? Il 20% degli intervistati diceva che, potendo, sarebbe andato a lavorare in bicicletta e che era un tema a cui pensava spesso. Quindi c'è una domanda potenziale di migliaia di triestini per piste ciclabili sicure in città.

G.Tom. 

 

 

La sfida europea del Porto: un patto con le Ferrovie

Accordo fra il numero uno dell'Authority D'Agostino e l'ad di Rfi Gentile La capacità dello scalo triestino salirà a 25 mila treni all'anno entro il 2025

TRIESTE. Patto di ferro fra il porto di Trieste e le Ferrovie italiane per aumentare la capacità dello scalo a 25 mila treni movimentati l'anno entro il 2025. Un efficiente sistema integrato tra lo scalo e la rete ferroviaria rappresenta uno dei principali motivi che stanno alla base della crescita del porto guidato dal presidente Zeno D'Agostino che continua a tessere le fila di una serie di accordi con i big delle ferrovie. Il numero uno dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale ha aggiunto ieri a Roma un altro tassello alla sua strategia di espansione rinnovando il patto con Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) guidata da Maurizio Gentile. Una sfida lanciata ai rivali Amburgo e Rotterdam. «Vogliamo migliorare la connessione del porto di Trieste con l'infrastruttura ferroviaria nazionale per incrementare la quota di traffico ferroviario a servizio dello scalo», hanno annunciato ieri i vertici di Rfi dopo al firma dell'accordo quadro con il numero uno del porto triestino. L'annuncio arriva dopo l'accordo di Monaco con l'operatore tedesco Kombiverkehrche che rafforza la strategia dello scalo giuliano nella creazione di corridoi di collegamento con l'Europa centrale. Dopo aver incassato tre diversi accordi al Transport Logistic, ora c'è anche l'intesa con Rfi, che aggiorna un documento siglato nel 2016, permetterà di «incrementare l'efficienza e l'operatività dei moli riducendo le manovre, i tempi di percorrenza e l'allocazione delle stazioni quanto più possibile in prossimità delle aree di carico e scarico». Il piano è destinato a valorizzare la Stazione di Trieste Campo Marzio definito da Rfi «lo snodo più importante al servizio del porto». Il porto di Trieste ha chiuso il 2018 movimentando circa 10 mila treni (+12%, con 210 mila camion tolti dalla strada).Nel dettaglio già il nuovo piano regolatore del porto (Prp) di Trieste individua importanti opere infrastrutturali: si tratta della realizzazione di interventi anche tecnologici, tra cui un nuovo assetto nel piano d'armamento portuale che creerà una migliore connessione con i moli Quinto, Sesto e Settimo, l'ampliamento del punto franco doganale e l'eliminazione del muro di delimitazione che attualmente non consente lo sviluppo dell'area per i binari di arrivo e partenza: «Il beneficio principale -sottolinea Rfi- consisterà nella riduzione delle operazioni di manovra per i treni in arrivo e in partenza a cui consegue un significativo incremento della capacità produttiva dell'impianto».Inoltre l'accordo conferma gli interventi di potenziamento già previsti da Rfi sugli impianti e linee che ricadono sulla stazione di Campo Marzio lungo la dorsale portuale Servola-Aquilinia e quelli che riguardano le stazioni di Cervignano Smistamento e Villa Opicina, che - come previsto nel progetto Trihub - assieme a Trieste costituiscono un unico sistema di gestione del trasporto ferroviario delle merci provenienti dal porto: «L'obiettivo condiviso è quello di realizzare una fase significativa del Piano Regolatore Portuale entro il 2023», si sottolinea ancora nella nota di Rfi che annuncia l'intesa. 

 

 

«A Chiampore non arriveranno altre antenne» - LA PRESA DI POSIZIONE

MUGGIA. «Le emittenti del Monte Castellier non saranno spostate a Chiampore». Parola dell'assessore all'Ambiente di Muggia Laura Litteri. Una presa di posizione, netta, assunta in seguito alla ultima delibera approvata dal Consiglio comunale che ha avuto in oggetto l'adozione della Variante 38 al Prgc che aveva messo in allarme alcuni residenti chiamporini. «Dal 2013 ad oggi la strada intrapresa dall'amministrazione è stata quella di delocalizzare in aree diverse dall'abitato di Chiampore le antenne che sorgevano su tralicci abusivi al fine di ridurre il numero di antenne presenti in quell'area», ricorda Litteri. L'idoneità alla trasmissione dei segnali radiotelevisivi dei siti alternativi individuati è stata verificata attraverso uno studio commissionato all'Università di Udine: a conclusione dell'iter sono stati selezionati due siti per la localizzazione degli impianti, ossia Castellier e Fortezza. Un primo risultato pratico è stato ottenuto con la costruzione del traliccio in località Castellier, che ha comportato il contestuale abbattimento di sette tralicci nella zona di Chiampore e la riduzione degli sforamenti delle emissioni. «È un dato di fatto che, a fronte di una cinquantina di punti di misurazione che erano in precedenza al di sopra dei limiti di legge, attualmente non c'è alcun punto sopra i valori consentiti, come confermato dai rilievi Arpa di febbraio», spiega Litteri. Anche le emissioni nel nuovo sito di Castellier sono «perfettamente a norma». A scompaginare i piani è stata la Regione che ha deciso di togliere dal Piano di delocalizzazione il sito di Castellier in seguito al rinvenimento di reperti di interesse archeologico che hanno comportato l'estensione del vincolo a quell'area. È stato quindi necessario avviare un aggiornamento del Piano di delocalizzazione trovando, d'intesa con la Soprintendenza, un nuovo sito alternativo, sempre in località Castellier, che fosse compatibile con i vincoli introdotti dalla Soprintendenza stessa. «Allo stato attuale rimane impossibile modificare l'assetto delle emittenti radio fino a quando non sarà resa disponibile la nuova localizzazione individuata dalla delibera», aggiunge l'assessore. Non solo quindi non è possibile installare nuovi impianti, ma nemmeno spostare emittenti radio. Fanno eccezione, «per questioni puramente tecniche», le emittenti televisive le quali, secondo i dettami della nuova delibera, potranno essere spostate all'interno del comprensorio di Chiampore sempre nel rispetto dei limiti di legge. «L'effetto di questo atto è che una antenna televisiva si sposterà su un traliccio più distante dalle abitazioni, lasciando vuoto il traliccio sul quale si trovava, che potrà così essere abbattuto, quindi - conclude Litteri - è del tutto infondato il timore che alcune emittenti attualmente presenti sul Monte Castellier possano essere trasferite a Chiampore. Non certo quelle radio e tanto meno quelle televisive, che non sono neppure presenti nell'impianto di Santa Barbara».

Ri.To.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 10 giugno 2019

 

 

Museo del mare e Magazzino 18 - Trasloco da un milione nel 2020

Collezioni di Campo Marzio e masserizie degli esuli destinate a secondo e terzo piano del Magazzino 26

 Un milione di azioni Hera per un doppio trasloco culturale. L'amministrazione ha trovato i soldi per trasferire il Museo del mare di Campo Marzio e le masserizie degli esuli del Magazzino 18 all'interno del Magazzino 26. Su entrambi pende da tempo un problema di agibilità sollevato dai vigili del fuoco per le norme antincendio. L'operazione non avverrà però come annunciato per la Barcolana, ma a cavallo tra il 2019 e il 2020. Nella primavera prossima saranno in qualche modo di nuovo visitabili. A rendere noto il nuovo cronoprogramma dei traslochi culturali è l'assessore alla Cultura Giorgio Rossi assieme all'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi nel corso della Commissione consiliare congiunta (IV e V) che si è tenuta venerdì sul tema appunto dello spostamento dell'attuale allestimento del Museo del mare al Magazzino 26 e dello stato dell'arte del progetto preliminare del nuovo Museo del mare. A coordinare i lavori i presidenti delle commissioni Michele Babuder e Manuela Declich. L'intera operazione ruota attorno al Magazzino 26 nella parte già ristrutturata dove nel 2011 venne ospitata la Biennale diffusa di Vittorio Sgarbi. «I 3/5 saranno occupati dal nuovo Museo del mare che non vedrà la luce prima del 2024» spiega Rossi. I rimanenti 2/5, inclusa la parte già risistemata, ospiteranno l'Immaginario scientifico, il Magazzino 18 e, in via provvisoria, la mostra del Lloyd Triestino, il Museo del mare di Campo Marzio e un'anteprima del museo della Bora (tutte realtà che entreranno a far parte del nuovo Museo del Mare). Prima dei traslochi c'è però da ampliare il certificato antincendi del Magazzino 26 che attualmente limita la capacità ricettiva. E un problema di adeguamento alle normative antincendio ha portato nell'aprile scorso alla chiusura dell'edificio di Campo Marzio (già vecchio Lazzaretto e poi Direzione di artiglieria) che ospitava il Museo del mare. «Non aveva senso spendere soldi per adeguare l'edificio di Riva Grumula visto che abbiamo in progettazione il nuovo Museo del mare. Così abbiamo deciso di spostarlo provvisoriamente al terzo piano del Magazzino 26» spiega Rossi. Un trasloco per il quale dovrà essere chiesto il via libera alla Soprintendenza. Idem per le masserizie degli esuli del Magazzino 18. «Una struttura inadeguata. Anche qui c'è il rischio che vadano a fuoco. E così, prima che accada l'irreparabile, abbiamo deciso di spostare tutto il patrimonio al secondo piano del Magazzino 26 - spiega Rossi -. Abbiamo stanziato un milione, ricavato dalla vendita delle azioni Hera, per fare queste due operazioni urgenti». Non verrà intaccato insomma il tesoro dei 50 milioni del Mibact per il Porto Vecchio. E il nuovo Museo del mare? «Il modello è quello di Amburgo. Si tratta di 180 mila metri cubi su 5 livelli. Nelle prossime settimane sarà costituita la commissione che valuterà le manifestazioni di interesse» spiega Lodi. Il nuovo museo, ha assicurato l'assessore Rossi, ingloberà il museo privato della bora e pure quello dell'Antartide. «Noi riteniamo da tempo che il Museo della bora - replica la capogruppo M5s Elena Danielis - meriti uno spazio più ampio ed accessibile. Per questo le risposte dell'assessore Rossi sono state deludenti». C'è poi il problema del nome. Il consigliere della Lega Roberto Sain fa un po' di confusione e propone all'amministrazione di intitolare il Parco del mare al dimenticato Josef Ressel, inventore dell'elica. «Il Parco del mare potrà chiamarsi al massimo Parco Paoletti - scherza Rossi. - Il nome di Ressel sarà sicuramente preso in considerazione per il nuovo Museo del mare». Il consigliere Pd Giovanni Barbo attende invece ancora una risposta alla sua interrogazione dell'agosto 2018 proprio sullo spostamento del nuovo Museo del mare al Magazzino 26 (inizialmente era destinato ai Magazzini fronte mare 24 e 25). Un anno dopo siamo fermi al trasloco al Magazzino 26 del vecchio Museo del mare chiuso ad aprile. Stessa spiaggia, stesso mare. 

Fabio Dorigo

 

Immaginario scientifico nel mega contenitore con il canone dimezzato

La convenzione prevede anche un biglietto ridotto per i triestini

Dall'affitto agevolato al canone di concessione dimezzato per 24 mesi. L'amministrazione comunale si fa in quattro pur di avere l'Immaginario scientifico dentro il mega contenitore del Magazzino 26 (dove saranno stipati pure il Museo del mare, le masserizie del Magazzino 18, il museo della Bora e quello dell'Antartide). In una delibera dello scorso marzo l'amministrazione aveva previsto un trattamento di favore per l'insediamento di attività culturali in Porto vecchio (in pratica un sostanzioso sconto del 30% rispetto alle tariffe applicate al Castello di San Giusto). La delibera era stata adottata con urgenza proprio in vista del trasloco dell'Immaginario scientifico da Grignano al Magazzino 26 che dovrebbe avvenire prima di Esof 2020, la manifestazione che si terrà in Porto vecchio dal 4 al 10 luglio del prossimo anno. Due mesi dopo (30 maggio) un'altra delibera annuncia la riduzione del 50% del canone di concessione di parte del Magazzino 26 (3.560 metri quadrati su due piani). «Abbiamo trovato un accordo sul canone della concessione con quelli dell'Immaginario scientifico. E quindi ora si può procedere con il trasferimento» ha annunciato venerdì scorso l'assessore alla Cultura Giorgio Rossi nel corso della riunione congiunta della IV e V Commissione consiliare. La giunta comunale ha accolto la richiesta del Laboratorio dell'Immaginario scientifico (Lis) di riduzione del canone per i primi due anni di utilizzo "in considerazione dell'avviamento dell'attività". Un "aiutino" per partire. La nuova sede dello Science Centre Immaginario scientifico occuperà 1.546 metri quadrati del piano rialzato e 2.014 metri quadrati del primo piano del Magazzino 26. Il canone di concessione previsto ammonta a 40.008 euro annui (in pratica 3.334 al mese) e per i primi due anni verrà ridotto del 50 per cento. Da parte sua, l'Immaginario scientifico si impegna a ridurre di almeno 2 euro il costo dei biglietti interi di ingresso per i cittadini e le scuole del Comune di Trieste. L'immaginario scientifico, confinato in uno scantinato a Grignano, da anni attende una sede adeguata (in passato si era parlato dell'ex Pescheria Salone degli incanti e dell'ex Meccanografico di Campo Marzio). L'occasione di Esof 2020 (Trieste capitale europea della scienza) diventa così determinante per il trasloco. Tanto più che l'Immaginario scientifico, che è una cooperativa culturale, ha in portafoglio due contributi importanti. Dal 2013 Lis beneficia di un contributo di 400 mila euro del Miur (ministero dell'Università e della Ricerca) per il trasferimento in altra sede. La scelta del Magazzino 26 è stata avvallata dal ministero che ha confermato il contributo concesso ormai sei anni fa. C'è poi un contributo da 2 milioni e 105 mila euro della Regione per adeguare il Magazzino 26 alle esigenze del museo della scienza interattivo e sperimentale di Grignano. «Noi pensiamo di entrare nei primi mesi del 2020 - aveva annunciato a marzo Serena Mizzan, direttrice dell'Immaginario scientifico -. Stiamo definendo nell'ambito della convenzione delle condizioni sopportabili. Il Comune, in questo senso, ci sta aiutando. L'Immaginario sarà il primo a entrare, ma le tariffe scontate varranno per tutti».

Fa.Do. 

 

 

Pirano, golfo ripulito da 200 subacquei

In azione volontari croati, sloveni e bosniaci. Il patrocinio di Pahor e Grabar Kitarovic. Coinvolti anche molti bambini

LUBIANA. Dove non è riuscita la politica, la diplomazia, l'Unione europea, i giudici della Corte dell'Aja, ci è riuscito l'amore per l'ambiente e per il mare. Un amore rigorosamente senza confini. E così ieri mattina si sono dati appuntamento nel Golfo di Pirano duecento subacquei provenienti dalla Croazia, dalla Slovenia ma anche dalla Bosnia-Erzegovina per ripulire il fondale dai rifiuti ingombranti. Un colpo d'occhio che riuniva le coscienze dei popoli fatto di boe arancione che segnalavano la "rete" sottomarina di uomini che aiutavano l'ecosistema ferito a sopravvivere. Il tutto sotto l'egida della campagna ecologica ""Clean-Up Without Borders" in occasione della giornata mondiale dell'ambiente che si è celebrata lo scorso 5 giugno e l'alto patrocinio del presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor e di quello della Croazia Kolinda Grabar Kitarovic.Un contributo speciale all'iniziativa è stato dato dai bambini di "IV. Ecopatrols subacquei internazionali per bambini", i quali, sotto la guida di un istruttore subacqueo, hanno aiutato a pulire il mare lungo la costa di fronte al campeggio "Veli Joze", che sorge sulla penisola di Salvore. L'obiettivo principale dell'azione, mentre si pulisce il mondo sottomarino, è quello di aumentare la consapevolezza dell'importanza di preservare la flora e la fauna nel Mare Adriatico. Per riuscire, è necessario collegare i cittadini di tutte le generazioni e dei Paesi limitrofi, afferma l'organizzazione dell'iniziativa. La campagna è stata sostenuta anche da Electrolux, che ha dedicato parte dei ricavi delle vendite primaverili degli aspirapolvere alla pulizia del Golfo di Pirano. I co-organizzatori dell'azione sono il club subacqueo HrVI Nemo-Adriatic, Pgd Piran, Zagreb Holding e la sua controllata Vladimir Nazor.Oltre a pulire i fondali marini, l'obiettivo principale della campagna è, come rimarcato dagli stessi organizzatori, sensibilizzare le persone sull'importanza di preservare il mondo vegetale e animale nel Mare Adriatico. E per raggiungere questo obiettivo, è assolutamente indispensabile connettere l'azione degli abitanti dei Paesi contermini con la partecipazione di tutte le generazioni, con in prima fila i giovani che anche ieri hanno risposto numerosi e ricchi di impegno nella pulizia del Golfo di Pirano.Se poi collochiamo l'iniziativa di ieri in un quadro più completo si scopre che, ad esempio, la Slovenia non è proprio un Paese verde e così meraviglioso come viene proclamato. Da un punto di vista ambientale la situazione è molto critica come conferma l'ultimo rapporto dell'Istituto della Repubblica di Slovenia per la conservazione della natura (Zrsvn). Ma non si tratta solo di notizie catastrofiche riguardo a piante e animali, ma anche per noi, persone, si legge nel rapporto, la nostra salute è minacciata, la politica deve agire. Più della metà delle 201 specie vegetali e animali trattate dal rapporto si trova in uno stato di conservazione insufficiente o del tutto insufficiente. Ben vengano allora azioni come quelle di ieri nel Golfo di Pirano, che non fanno solo bene all'ambiente, ma creano quello spirito di coesione tra la gente che vive affacciata sullo stesso mare troppo spesso divisa da linee di confine contese e contestate ma che sempre le onde cancellano. 

Mauro Manzin

 

Ambiente - Codacons ai prefetti «Divieto di fumo in tutte le spiagge»

Il Codacons vuole presentare oggi una diffida ai prefetti perché il divieto di fumo sia effettivo in tutte le spiagge. Dopo l'appello lanciato al ministero dell'Ambiente, l'associazione è pronta a una battaglia legale per chiedere ai prefetti di ordinare ai Comuni «l'adozione di ordinanze tese a stabilire divieti di fumo e abbandono di prodotti da tabacco sulle spiagge». In assenza di misure urgenti, il Codacons «denuncerà i Comuni per concorso in inquinamento e in danneggiamento aggravato del patrimonio naturale».

 

 

Un aeroporto a trazione solare Allo studio il piano energetico

L'esecutivo regionale conta di inserire nelle prossime manovre di bilancio due tranche da 500 mila euro per i primi pannelli fotovoltaici

Trieste. Un aeroporto capace di funzionare interamente con l'energia solare entro due anni. Il piano è allo studio del Trieste Airport e punta a fare di Ronchi il primo scalo europeo green al 100%, grazie all'installazione di pannelli fotovoltaici in grado di produrre 2,5 megawatt di energia e all'impiego di batterie per l'accumulo di quanto prodotto. Il tutto per un costo di almeno tre milioni, parte dei quali finanziati dalla Regione. La giunta Fedriga conta di inserire nelle prossime manovre di bilancio due tranche da 500 mila euro per montare pannelli sul tetto del nuovo parcheggio multipiano e dei 400 metri di passerella che collegano l'aeroporto alla stazione ferroviaria. L'impegno garantirà i primi risultati, considerato che con un investimento di 700 mila euro si possono installare pannelli capaci di produrre elettricità per un megawatt e che per funzionare l'aeroporto necessita in totale di due megawatt. Trieste Airport dovrebbe allora realizzare coperture per altri 1,5 megawatt, che andrebbero a completare il fabbisogno della struttura e che garantirebbero pure l'immissione di mezzo megawatt nella rete per la ricarica delle auto elettriche del progetto Noemix, cui Ronchi ha aderito. L'idea del direttore Marco Consalvo è di «utilizzare energia proveniente totalmente da fonti rinnovabili: l'obiettivo è ambizioso ma riteniamo che potrebbe essere percorribile entro la metà del 2021 perché parliamo di una struttura di piccole dimensioni. Al momento siamo in fase di studio e stiamo dialogando con società esperte in questo settore, per valutare fattibilità e sostenibilità economica, considerando che i costi maggiori sono quelli delle batterie. Al momento è in svolgimento l'audit energetico: conosceremo gli esiti fra poche settimane e ci muoveremo poi assieme alla Regione, con cui la collaborazione è ottima». L'aeroporto appena finito nell'orbita del Fondo F2i potrebbe investire un paio di milioni del nuovo piano di sviluppo quadriennale da 30 milioni. Consalvo sa che il 100% di energia rinnovabile non è un traguardo semplice: «Se non ci riusciremo, punteremo al massimo possibile di solare e colmeremo la parte restante con uso di gas, come si fa in molti aeroporti quando il cielo è nuvoloso». Il progetto potrebbe installare i pannelli anche sulle tettoie del posteggio a raso realizzato tra il multipiano e il binario che serve la stazione di Ronchi dei Legionari. In questo caso verrebbe montata una serie di colonnine di ricarica per i veicoli in sosta. Consalvo spiega che «si stanno valutando pure alcuni servizi, come ad esempio il posteggio gratis per le auto elettriche». E la piega green dell'aeroporto continuerà con l'intenzione di farne «una realtà plastic free entro fine anno», sottolinea il direttore. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 9 giugno 2019

 

 

Cambiamenti climatici con il Nobel Filippo Giorgi - Ronchi dei Legionari

Sarà dedicato a "La terra sta soffrendo: siamo in tempo per salvare il pianeta? Gli effetti dei cambiamenti climatici" il panel della quarta giornata di "Aspettando il Festival...", serie di incontri di introduzione della quinta edizione del Festival del giornalismo, organizzato dall'associazione culturale Leali delle notizie di Ronchi dei Legionari. L'incontro si terrà martedì alle 20.30, a Villa Sbruglio Prandi di Cassegliano (San Pier d'Isonzo). All'incontro parteciperanno Filippo Giorgi (climatologo, vincitore Premio Nobel con lo staff di Al Gore), Damien Degeorges (esperto di geopolitica nordeuropea), Ermete Realacci (presidente onorario Legambiente), Daniel Tescari (gestore pagina "Pazzi per il meteo goriziano"). Saranno introdotti e moderati da Marco Virgilio (meteorologo e divulgatore). La traduzione sarà affidata a Laura Comand. Ingresso libero.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 8 giugno 2019

 

 

GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI - La signora degli abissi e un mare di plastica

Ancora due appuntamenti nell'ambito della Giornata mondiale degli oceani. Oggi alle 16, al Biodiversitario Marino - in un incontro per adulti e famiglie su prenotazione allo 040224147 interno 3 - si parlerà dell'avventurosa vita dell'oceanografa Sylvia Earle. A raccontare la sua storia sarà Chiara Carminati, autrice per Editoriale Scienza de "La signora degli abissi" che dialogherà con Paola Del Negro. Dalle 16.30 alle 18.30 a Il Giulia, in collaborazione con Circolo Verdeazzuro Legambiente, si terrà la mostra "Un mare di plastica". Nella galleria sarà collocato un espositore con alcuni esempi delle diverse tipologie di rifiuti raccolti durante le recenti iniziative di pulizia di fondali e spiagge locali. I bambini potranno partecipare a una simpatica eco-tombola a tema con dei gadget eco-green. Al termine la direzione del centro commerciale consegnerà una donazione a supporto delle iniziative organizzate dal circolo sul territorio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 7 giugno 2019

 

 

Iniziativa dei tre mari al via Sinergie contro il gas russo

Nasce un fondo per nuove opere strutturali tra cui metanodotti, ferrovie e strade Via libera ai rigassificatori. Sarà Usa il secondo reattore della centrale di Krsko

LUBIANA. Il piano è chiaro: i dodici Paesi europei che costituiscono l'Iniziativa dei tre mari puntano a una sinergia energetica che garantisca l'autonomia dalle fonti di approvvigionamento russe. Il partner di riferimento saranno gli Stati Uniti. E lo ha sottolineato con chiarezza il segretario di Stato Usa all'Energia Rick Perry presente ieri e mercoledì a Lubiana per il summit dei capi di Stato. «Il padre che ha effettuato 35 missioni per liberare l'Europa - ha detto Perry riferendosi alla vicenda del suo genitore - sarebbe fiero del figlio che collabora con gli stessi partner europei per portare la libertà, la libertà energetica». La risposta più attesa è giunta dal rappresentante del ministero degli Esteri tedesco Miguel Berger il quale ha definito «benvenuto» il gas americano «ma a condizioni di mercato». Il ghiaccio si è rotto. I rapporti tesi tra Washington e Berlino sulla realizzazione del cosiddetto North Stream, gasdotto che dalla Russia arriva in Germania, stanno assumendo qui a Lubiana un'altra direzione. Più gradita agli Usa che vedono come fumo negli occhi anche il Turkish Stream, gasdotto che porta la materia prima russa nei Balcani passando per la Turchia, attuale grande alleata di Putin nell'area mediorientale. Ma non solo Germania. Perry ha voluto sottolineare l'importanza che Washington da alla piccola Slovenia, troppe volte considerata fuori dai grandi circuiti internazionali. E lo fa con uno sfacciato interesse mettendo praticamente il cappello sulla fornitura di un piccolo reattore nucleare della americana Westinghouse per la costruzione del cosiddetto "secondo blocco" alla centrale nucleare di Krsko in Slovenia. Slovenia che, in base alle affermazioni del premier Marjan Sarec, non ha alcuna volontà di abbandonare la strada del nucleare. «L'energia atomica - ha detto il premier sloveno - resta significativa per la maggior parte delle riserve energetiche in Slovenia».Al Forum economico che ha fatto da cornice al summit erano presenti 600 operatori in rappresentanza di 40 nazioni. Il tutto sotto lo sguardo attento del presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker. Il vertice, fortemente voluto dal presidente della Repubblica della Slovenia Borut Pahor ha deciso anche la costituzione di un cospicuo fondo perla realizzazione delle grandi infrastrutture, soprattutto gasdotti e rigassificatori, come quello che sta per essere costruito dalla Polonia e che segue le orme di quello di Veglia in Croazia.«La collaborazione all'interno dell'Iniziativa dei tre mari - ha affermato il presidente polacco Andrzej Duda - noi la prendiamo molto seriamente e i successi non li misureremo in base al numero di vertici e delle dichiarazioni, bensì in base ai chilometri delle nuove strade, ferrovie e gasdotti». La presidente della Croazia Kolinda Grabar Kitarovic ha espresso chiaramente di ritenere l'istituzione del fondo come una delle soluzioni pratiche che saranno d'aiuto al superamento delle differenze tra Occidente e Oriente, mentre la sua "collega" estone, Kersti Kaljulaid ha fatto valere lo spirito ambientalista dei Paesi del Nord Europa sostenendo che è indispensabile dare vita all'innovazione verde, soprattutto nei trasporti e nell'energia. Ospite soddisfatto, come detto, il segretario di Stato Usa Perry che ha giudicato con favore l'intenzione dell'Estonia e degli altri Paesi baltici di dotarsi di impianti di rigassificazione (pronti ad accogliere il gas made in Usa) e quella relativa alla costruzione di un gasdotto che dall'Azerbaigian arrivi fino all'Adriatico. «Se l'Europa punta a trasformare la propria economia e aumentare la produzione - ha sostenuto Perry - avrà bisogno di questa energia». «Se i tedeschi - ha proseguito - decidessero di rinunciare totalmente al nucleare avrebbero davanti a se due sole opzioni: o resteranno senza elettricità, oppure potranno utilizzare il gas con tecnologia Lng», soddisfatto che proprio 'Europa sia il maggior acquirente di gas statunitense al mondo. A Slovenia e Croazia (sono le proprietarie della centrale nucleare di Krsko) e agli altri Paesi ha voluto garantire che la Westinghouse produce i migliori reattori al mondo. Miglior piazzista di così è difficile da trovare. 

Mauro Manzin

 

 

Allarme palntigradi - Orsi a ridosso di Fiume sequenza di "incontri" lungo le strade regionali

FIUME. Circondati dagli orsi. Magari sarà un'esagerazione, ma è vero che nei dintorni di Fiume - anche a pochi chilometri dalla città - plantigradi sono stati segnalati da est a ovest, apparendo nel comune di Novi Vinodolski, a poche centinaia di metri da Clana, a Lisina (località dove i fiumani posseggono diversi villini), sul Monte Maggiore e anche vicino alla statale Fiume-Trieste. Per tacere dell'isola di Veglia, dove gli orsi sono diventati quasi di casa, sbranando negli ultimi 20-25 anni centinaia di pecore e agnelli. L'altro giorno un orso, un esemplare giovane, è stato visto mentre attraversava la strada di Rupa, poco a nord-ovest di Fiume e a non tanta distanza dal valico con la Slovenia. L'animale stava tranquillamente per le sue quando ha sentito il rumore di un'auto in avvicinamento. A quel punto ha deciso di muoversi in tutta fretta, sparendo nel folto del bosco, ma non prima di essere fotografato. Qualche giorno prima, e in un'area non molto lontana - parliamo dell'abitato di Permani, sulla Fiume-Trieste - è stato notato per due volte un piccolo esemplare, forse anche un cucciolo. Quando è stato visto, ha scatenato naturalmente lo stupore di alcuni abitanti, voci che hanno spaventato l'animale, subito fuggito nei boschi che circondano la località di Permani. Durante il fine settimana è stato visto un orso sulla Litoranea adriatica, la costiera che collega Fiume e Zara, ad un paio di chilometri da Carlopago. L'automobilista che l'ha notato ha visto l'irsuto animale sulle pareti quasi a strapiombo sulla Litoranea ed è riuscito ad accendere il telefonino e a riprendere l'orso alpinista: il plantigrado si è arrampicato in modo quasi fulmineo, finendo sulla cresta della piccola altura. Quindi si è girato verso il conducente per capire la sua reazione e infine ha deciso di togliere il disturbo. Una serie di avvistamenti dunque, preceduta nei mesi (e anni scorsi) da numerose segnalazioni in tutto il Quarnero.

Andrea Marsanich

 

 

Giornata mondiale degli oceani

Alle 16.45, alla sala Bazlen e moderato da Maurizio Spoto (direttore dell'Amp), verrà proiettato il documentario "Il sottile velo azzurro: gli effetti del cambiamento climatico" a cui seguiranno gli interventi sui cambiamenti climatici in regione e la temperatura del mare a Trieste. Alle 20.30, la cena "Pesce povero" con le spiegazioni di Diego Borme (Ogs). Prenotazioni allo 040-0641724.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 6 giugno 2019

 

 

Il biologo Boero: «Meduse a tavola - Ecco perché sono il cibo del futuro» - il convegno dell'OGS al Revoltella

Le meduse, sempre più diffuse nel golfo di Trieste, entreranno in futuro nei nostri menù. È l'argomento del convegno promosso ieri da Ogs al museo Revoltella, con gli interventi di Ferdinando Boero, dell' Università degli studi del Salento, Antonella Leone, del Cnr, Paolo Gasparini, del Burlo Garofolo, Francesco Menegoni, di Generame, e Cosimo Solidoro di Ogs. A moderare Paola Del Negro. «Per il 70% il mondo è coperto da oceani - ha spiegato Boero, definito il massimo esperto italiano ed europeo di meduse - e gli ecosistemi oceanici sono i più importanti del pianeta. Nel tempo abbiamo sovrasfruttato i pesci, abbiamo incrementato e migliorato i sistemi di pesca, finché si sono esaurite le risorse naturali e siamo passati agli allevamenti. Nei nostri mari ci sono sempre meno pesci e più meduse, aumentano quindi gli animali mangiatori di meduse, e anche noi possiamo diventare "mangiameduse"». Ad approfondire ulteriormente la nuova frontiera dell'alimentazione è stata Antonella Leone. «Non è raro vedere in Puglia pescatori che ritornano al porto con le reti piene di meduse - ha esordito - nei mari ce ne sono ormai tante. Il lato positivo è che potrebbero essere risorse alimentari anche da noi o elementi utili ad esempio per l' industria farmaceutica o la cosmetica. Al momento il problema fondamentale è che vengono considerate un non-cibo: ancora oggi in Italia e in Europa non ci sono meduse autorizzate come alimento, ma sarà fatto presto. Ricordo che vengono già utilizzate in Cina da tanti anni, considerate come cibo ricco, gratificante, presente spesso nei banchetti di nozze». A incuriosire la numerosa platea anche le proprietà delle varie specie. «Su più di 1.400 esistenti, solo 40 sono commestibili, quelle più grandi e poco urticanti, presenti in particolare in Asia, dove vengono pescate, trattate e commercializzate, così come da poco tempo anche in Messico e in alcune zone degli Stati Uniti. Abbiamo lavorato di recente sulle meduse presenti nel Mediterraneo, scoprendo che molte hanno tante proteine, di queste gran parte sono collagene. Altri studi hanno rivelato che possono svolgere anche un'importante attività antiossidante». «Servono però - ha precisato - ancora verifiche. Vanno studiate, va definita la filiera, bisogna individuare la tecnologia alimentare adeguata e i punti critici di questo processo, in termini di sicurezza alimentare. E su questo stiamo già lavorando».L'incontro di ieri chiude il ciclo di conferenze "Mare&Salute", organizzato da Ogs, continuano invece gli appuntamenti di "Il mare nel piatto", degustazioni al Caffè San Marco, accompagnate da un ricercatore. Prossimo appuntamento il 7 giugno, alle 20.30 con il pesce povero, a cura di Diego Borme, il 19 giugno si parlerà di plastica all'aperitivo delle 18.30 con Federica Nasi, mentre il 3 luglio il tema sarà "Scarto o assaggio?" con Bruno Cataletto e Rocco Auriemma.

Micol Brusaferro

 

 

Il ciclo di incontri - Cambiamenti climatici - Focus nella sede Arci

FridaysforFuture, Legambiente, Arci e Ogs promuovono il ciclo sui cambiamenti climatici "È tempo di cambiare" nella sede Arci di via del Bosco 17/b, tutti i giovedì di giugno alle 18, a ingresso libero. Si inizia oggi con Alessandro Crise, oceanografo Ogs, che spiegherà "Se si ferma la Corrente del Golfo cosa succede al nostro golfo?"

 

Trieste - I cambiamenti climatici

Per il Ciclo sui cambiamenti climatici "È tempo di cambiare", nella sede Arci,in via del Bosco 17B, alle 18, oggi Alessandro Crise (Ogs, oceanografo) parla su "Se si ferma la Corrente del Golfo cosa succede al nostro golfo? "

 

Trieste celebra La Giornata degli Oceani tra mostre e giochi

Incontri sui mutamenti climatici, degustazioni e l'esposizione "Un mare di plastica"

Incontri divulgativi e con l'autore, videofilmati, mostra sul problema dei rifiuti di plastica in mare, eco-tombola e cena scientifica. Anche Trieste celebra la Giornata Mondiale degli Oceani con vari appuntamenti tra venerdì e sabato a Palazzo Gopcevich, Il Giulia, Antico caffè San Marco e BioMa. Amp Miramare e Ogs festeggiano insieme la giornata con un incontro divulgativo scientifico (realizzato anche col supporto della Regione e il contributo di Comune e Museo della Bora) dal titolo "Il Mare, la Bora, il Clima che cambia" e uno con l'autore. Nel corso dell'appuntamento di domani, in programma dalle 16.45 in Sala Bazlen e moderato da Maurizio Spoto (direttore dell'Amp), verrà proiettato il documentario "Il sottile velo azzurro: gli effetti del cambiamento climatico" a cui seguiranno gli interventi "Cambiamenti climatici in Regione" (Marco Virgilio, divulgatore scientifico), "120 anni di osservazioni della temperatura del mare a Trieste" (Fabio Raicich, Ismar Cnr), "La bora, motore della circolazione dell'Adriatico e del Mediterraneo" (Miroslav Gacic, Ogs), "Che mare avremo" (Paola Del Negro, direttore generale di Ogs) e "Perche celebrare la Bora?" (Rino Lombardi, Museo della Bora). La giornata si chiuderà alle 20.30 con la cena scientifica "Pesce povero". La degustazione, inserita nel ciclo "Il mare nel piatto", sarà accompagnata dalle spiegazioni del ricercatore dell'Ogs Diego Borme. Prenotazioni allo 0400641724. Sabato alle 16 al Biodiversitario Marino - in un incontro per adulti e famiglie su prenotazione allo 040224147 interno 3 - si parlerà dell'avventurosa vita dell'oceanografa Sylvia Earle. A raccontare la sua storia sarà Chiara Carminati, autrice per Editoriale Scienza de "La signora degli abissi" che dialogherà con Paola Del Negro. Sempre sabato dalle 16.30 alle 18.30 a Il Giulia in collaborazione con Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste si terrà la mostra "Un Mare di Plastica", iniziativa a supporto dell'educazione ambientale e del rispetto del mare. Per l'occasione nella galleria sarà collocato un espositore con alcuni esempi delle diverse tipologie di rifiuti raccolti durante le recenti iniziative di pulizia di fondali e spiagge locali. I bambini presenti potranno poi partecipare a una simpatica Eco-Tombola a tema con dei gadget eco-green. Al termine la direzione del centro commerciale consegnerà una donazione a supporto delle iniziative organizzate dal circolo sul territorio.

Gianfranco Terzoli

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 5 giugno 2019

 

 

L'Onu lancia l'allarme smog - 5 mila morti l'anno nelle città

Il report stilato su una ventina di centri, dall'Albania alla Serbia, segnala continui sforamenti dei limiti sulle emissioni. Nel mirino carbone e auto obsolete

BELGRADO. Le ripetute proteste della gente del posto contro la cappa velenosa che le soffoca, le tante denunce di Ong e ambientalisti. Ma ora anche l'allarme più forte e autorevole, quello delle Nazioni Unite. Che hanno confermato che nei Balcani si muore di inquinamento, in maniera massiccia e preoccupante. A disegnare il quadro è uno studio di UN Environment (Unep), "autorità globale" per la difesa dell'ambiente, ancora non reso pubblico ma che questo giornale ha potuto visionare in una copia preliminare. Lo studio, redatto anche con il contributo dei dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha voluto tastare il polso - o meglio fiutare l'aria dei vicini Balcani, focalizzandosi in particolare su una ventina di metropoli e città di Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del nord, Montenegro, Serbia e Kosovo. I risultati principali sono credibili perché basati su misurazioni in generale in linea con gli standard di quella Ue in cui i Paesi dell'area vogliono entrare, e su dati sulla qualità dell'aria raccolti per un minimo di 274 giorni all'anno. I due più importanti parlano di un «inquinamento nell'aria che contribuisce al 15-19% della mortalità totale nelle città» prese in considerazione dalla ricerca, dove «l'aspettativa di vita viene ridotta di 1,1-1,3 anni» causa smog. Il rapporto divulga anche altri numeri allarmanti. «Il numero delle morti totali per cause direttamente attribuibili all'inquinamento dell'aria è di quasi cinquemila all'anno per tutte le città» incluse nello studio, con un record per Belgrado dove le morti sono oltre mille all'anno. Ma si respira male anche a Pancevo, Skopje, Tetovo, Sarajevo, Uzice, Banja Luka, Podgorica.Cifre spaventose - come quelle che sottolineano i 130 mila anni di vita potenziale persi in un decennio, causa smog - che sorprendono fino a un certo punto. L'Unep ha infatti messo nero su bianco, ad esempio, che «i valori limite di Pm10 sono superati tra i 120 e i 180 giorni all'anno nelle città dei Balcani occidentali», mentre la legislazione europea prevede un massimo di 35. Non solo: il 75% delle aree studiate, con l'eccezione di Vlora, in Albania, supera anche il più generoso «limite Ue di 25 mg/m3 di Pm2.5», già superiore ai 10 stabiliti dall'Oms.Le cause? Il colpevole numero uno rimane sempre il carbone, ha confermato l'Onu. Ad avvelenare la regione sono infatti soprattutto le «centrali termoelettriche, in gran parte alimentate a lignite». Carbone che resta anche «una delle fonti di riscaldamento» privilegiate nelle case, responsabili del 25% delle emissioni in città come Sarajevo, Zenica e Tuzla. E il 60% della popolazione continua a usarlo, assieme alla legna, come «combustibile per il riscaldamento domestico». È una conseguenza della «povertà energetica», ha ricordato l'Onu, fenomeno che porta la gente a dare priorità all'obiettivo di stare al caldo, piuttosto che a salvaguardare l'ambiente. E una «transizione» ecologica costa e «richiede tempo», anche perché si parte penalizzati. Oggi, si legge nello studio, «circa l'88% delle abitazioni, 7,3 milioni, nei Balcani occidentali usa sistemi di riscaldamento decentralizzato», come stufe e boiler, mentre solo il 12% è collegato ai - costosi per l'allacciamento - sistemi di teleriscaldamento, per altro non disponibili in Paesi come Albania e Montenegro. E poi ci sono le auto, spessissimo di seconda mano, «vecchi veicoli» che affumicano l'aria «e per i quali servono più stringenti limiti», ha raccomandato l'Onu.Qualcosa, almeno in questo senso, pare muoversi. La Bosnia, uno degli Stati più inquinati della regione, da questo mese ha vietato l'importazione di auto sotto l'Euro 4, come ha fatto anche il Montenegro. Ma bisogna fare di più, ha suggerito lo studio. Colpendo industrie "sporche" e centrali obsolete, immaginando un futuro dove i Balcani non siano più «una delle regioni più inquinate d'Europa», cinque volte rispetto alla Ue. 

Stefano Giantin

 

L'Italia contro lo smog - Misure per 400 milioni - Protocollo firmato a Torino

Torino. «Abbiamo l'esigenza morale e politica che sia tutelato un bene di tutti. L'Italia non è pienamente in linea con le direttive Ue. Dobbiamo impegnarci di più per assicurare un ambiente pulito agli italiani». Il premier Conte, ieri a Torino, ha dichiarato guerra allo smog aprendo il "Clean Air Dialogue", bilaterale Italia - Commissione Europea sull'inquinamento dell'aria. Dai lavori scaturisce un impegno, il protocollo "Aria Pulita", sottoscritto da governo, Regioni e Province autonome. Sono previsti una dotazione di 400 milioni e sei mesi di tempo per individuare le misure concrete da finanziare. Il tutto diretto da una cabina di regia istituita alla presidenza del Consiglio. Il commissario europeo all'Ambiente, Karmenu Vella, ha spiegato che «in Europa muoiono 400 mila persone l'anno per l'inquinamento e l'Italia ha il triste primato del Paese col più alto numero di decessi». 

 

 

Dal porto di Trieste a Norimberga in partenza il nuovo servizio ferroviario

Treno bisettimanale di collegamento dal Molo V, a bordo container e semirimorchi. D'Agostino: baricentro verso Nord

TRIESTE. La missione del sistema Friuli Venezia Giulia alla Transport Logistic di Monaco di Baviera, fiera leader per il settore a livello mondiale, si apre con l'annuncio di un nuovo servizio ferroviario che da fine luglio collegherà Trieste con l'hub di Norimberga, a nord della Baviera. Un servizio la cui frequenza iniziale bisettimanale è destinata a essere incrementata entro fine anno, e un servizio con cui il Porto di Trieste punta a offrire un'alternativa di ingresso da sud - anziché dai porti nordeuropei - per le merci destinate al cuore dell'Europa.Si chiama Trinur - parola che lega le prime tre lettere di Trieste e Nürnberg - il nuovo collegamento che consisterà in un treno misto per il trasporto di semirimorchi e container. Il servizio nasce dalla già strutturata collaborazione fra Dfds, il gruppo danese leader mondiale nel settore del trasporto Ro-Ro che detiene il 60% delle quote del terminal Samer Seaports - e che controlla la turca Un ro-ro - e Alpe Adria, la compagnia che qui commercializza il collegamento in questione. Nella fase iniziale Trinur collegherà il Molo V di Trieste con quello di Tricon di Norimberga, gestito dal Gruppo Bayernhafen, «e oltre a trasferire in maniera sostenibile i volumi di traffico del mercato turco e greco, sarà attrazione per le esigenze di export del sistema industriale del territorio della Baviera», spiega l'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico orientale, presente a Monaco sia allo stand di Assoporti sia in quello promosso da Regione e Camera di commercio. A oggi, per il nuovo servizio, quello dei semirimorchi in arrivo da sud a Trieste lungo l'autostrada del mare «è l'elemento predominante», base di vantaggio da cui partire, annota il presidente dell'Autorità Zeno D'Agostino; ma il treno misto caricherà appunto anche i container che le navi turche da qualche anno hanno iniziato a trasportare, ed è proprio sulla crescita di questi che si concentra l'attenzione. Container che in futuro saranno anche quelli in partenza dal Molo VII.In questo scenario, Trinur - la cui trazione sarà operata da Tx Logistik, società del gruppo Fs con sede in Germania - è ulteriore tassello di penetrazione verso Nord: «Confidiamo che Norimberga possa essere per noi e per Bayernhafen un'occasione di collaborazione sinergica e di ponte per altre aree di mercato, come Polonia o Paesi baltici», aggiunge D'Agostino definendo la Baviera «da sempre partner fondamentale» e ricordando i servizi giornalieri già attivi con Monaco. Insomma, «il baricentro delle nostre attività continua a spostarsi anche verso Nord». In una seconda fase il servizio utilizzerà come gateway ferroviario di consolidamento anche Cervignano, guardando così ai volumi di traffico generati dal Friuli Venezia Giulia in un'ottica di "piattaforma logistica regionale" da disegnare. E proprio come «piattaforma logistica naturale» il governatore Massimiliano Fedriga ha citato la regione ieri durante l'incontro avuto con il ministro dei Trasporti del Land bavarese Hans Reichhart, in cui Fedriga ha messo sul piatto l'intensificazione delle relazioni «anche attraverso partecipazioni reciproche nei sistemi logistici delle due regioni», oltre al tema del corridoio doganale di cui si tornerà a discutere in un nuovo incontro previsto in autunno. Dell'intesa già sottoscritta nel 2016 tra Fvg e Land bavarese e delle possibilità di implementazione si è discusso ieri a Monaco anche in un tavolo bilaterale al quale tra gli altri hanno partecipato l'assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti, lo stesso D'Agostino e il presidente della Camera di commercio della Venezia Giulia Antonio Paoletti, che ha sottolineato l'opportunità che la Regione apra «un tavolo di confronto con i Paesi interessati dall'attraversamento dei Corridoi Mediterraneo e Baltico-Adriatico». 

 

Sepolto il progetto di un'isola artificiale lungo il Litorale

Parte dei materiali di risulta della Capodistria-Divaccia saranno riutilizzati, mentre il flysch non può reggere il mare

LUBIANA. Dall'isola del tesoro che poteva diventare all'isola che non c'è. È morta praticamente ancor prima di essere nata l'idea di far sorgere nella baia a fianco della cittadina di Isola sul Litorale sloveno verso Capodistria un'isola artificiale ricavata dai materiali di risulta degli scavi che saranno effettuati durante i lavori del raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia in pratica partiti proprio in questi giorni. Duplice la motivazione per l'abbandono del progetto. Innanzitutto perché gran parte del materiale di risulta sarà "riciclato" e trasformato in cemento che verrà poi usato nella costruzione dell'infrastruttura ferroviaria e poi perché, anche in vista di tale metodologia operativa, il Comune di Isola non ha inserito l'isola (un gioco di parole) nel nuovo Piano regolatore anche perché, come spiegano i tecnici municipali, per farlo sarebbe stato indispensabile una valutazione dell'impatto ambientale dell'intera area, elemento costoso e dai tempi di realizzazione molto lunghi. «Le rocce calcaree che saranno ricavate dagli scavi dei tunnel le utilizzeremo per i terrapieni dell'infrastruttura, il flysch sarà invece macinato e trasformato in cemento. Per l'intera opera serviranno complessivamente 1,5 milioni di metri cubi di cemento, mentre il flysch non è certo il materiale adatto per costituire la base di un'isola artificiale visto che questo materiale in mare decade». Con queste parole Marko Zitnik, il direttore esecutivo della società 2TDK che gestisce la realizzazione dell'opera, sentito dalle Primorske Novice, mette una pietra tombale al sogno dell'isola vicino a Isola. I tecnici stimano che nel corso dei lavori l'entità dei materiali di risulta sarà complessivamente pari a 4,9 milioni di metri cubi. Le rocce calcaree saranno circa 2,5 milioni di metri cubi, mentre il flysch toccherà quota 2,4 milioni di metri cubi. La rimozione e lavorazione di tutto questo materiale costerà 45 milioni di euro, una cifra molto elevata come evidenziato già dalla società Geodata, revisore del progetto. La parte più costosa è costituita dal trasporto di parte del materiale alla stazione ferroviaria di Sermino, da dove, caricato su appositi vagoni, sarà trasportato alla Salonit (proprietaria anche dell'ex Italcementi di Trieste) di Anhovo per essere trasformato in cemento. La struttura triestina, molto più vicina, non potrà però essere utilizzata per la trasformazione del flysch in cemento in quanto qui non esiste un forno per la lavorazione del materiale, ma si macina unicamente il klinker. 

Mauro Manzin

 

 

Volontari Enpa sul rio Ospo per censire le "nutrie star"

Concluso il monitoraggio delle ormai famose colonie di roditori di casa a Muggia A fine mese il piano di cattura e sterilizzazione. Le esche? Verdurine di stagione

Ci sono volute diverse settimane per setacciare il rio Ospo e stanare gli ormai famosi roditori. Ma ora, finalmente, il primo censimento ufficiale delle nutrie muggesane è stato completato. Le prime stime parlavano di una colonia di quasi cinquanta esemplari: in realtà le colonie si sono rivelate molto meno numerose. I roditori (i secondi più grandi d'Europa, dopo i castori) sono esattamente 13: dieci adulti e tre esemplari giovani. Ad effettuare il censimento sono stati i volontari dell'Enpa di Trieste, presieduti da Patrizia Bufo, che hanno accompagnato e formato sul campo i sette volontari dell'associazione ambientalista MujaVeg. Proprio i soci del sodalizio vegano muggesano, tra poche settimane, inizieranno la cattura degli animali. Il procedimento sarà piuttosto semplice. I volontari si recheranno sull'Ospo con delle gabbie-trappola. Tramite un'esca, normalmente una verdura cruda fresca, i roditori verranno attratti, catturati e portati subito all'interno della struttura della sede triestina dell'Enpa triestina, in via De Marchesetti. Qui il medico veterinario, una volta valutate le condizioni dell'esemplare, praticherà la puntura con cui verranno sterilizzati sia i maschi sia le femmine. Dopo circa 5 giorni di permanenza all'Enpa, gli animali verranno reimmessi nel rio Ospo con tanto di apposita marca auricolare. «Eviteremo loro la morte e il dolore: questa è una buona pratica da esportare altrove», racconta il portavoce di MujaVeg Cristian Bacci. Ma quando avverrà concretamente la fase del trappolaggio? «Come tutti abbiamo potuto constatare, la stagione climatica si è spostata di circa un mese e così anche la fase della riproduzione delle nutrie. Indicativamente a fine giugno i volontari di MujaVeg, se necessario accompagnati anche dai nostri volontari, si recheranno in loco per catturare i roditori», racconta la presidente Bufo. La decisione di sterilizzare le nutrie, evitando così loro una morte cruenta, è stata promossa con forza dai volontari di Muja Veg, che, anche grazie ad una campagna di sensibilizzazione culminata nella raccolta di 600 cittadini inviata alla Regione, hanno creato le premesse per opporsi al piano di «eradicazione violenta» lanciato dall'ex giunta regionale. Il passo successivo è stato, appunto, l'avvio di un programma di intervento alternativo al piano di «trappolaggio e successivo abbattimento con metodo eutanasico dell'animale mediante narcotici, armi ad aria compressa o armi comuni da sparo». Estremamente soddisfatta del lavoro svolto sino ad ora l'assessore all'Ambiente del Comune di Muggia Laura Litteri, paladina dichiarata delle nutrie: «Muggia è l'unico Comune in Friuli Venezia Giulia che ha deciso di procedere con un progetto di sterilizzazione dei "castorini", andando quindi controcorrente rispetto alle altre amministrazioni che hanno deciso di puntare a risolvere la questione tramite la soppressione degli animali. Siamo dei pionieri, in questo campo, sicuramente un esempio da seguire». -

Riccardo Tosques

 

 

Cosa mangeremo nel futuro

"Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica" è il titolo della conferenza promossa dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs. Alle 18, al Revoltella. Con la moderazione di Paola Del Negro, direttore generale dell'Ogs. Ingresso gratuito previa registrazione su www.inogs.it/it/content/mare-e-salute. Eventuali posti liberi in sala saranno a disposizione di chi si presenta direttamente al Revoltella.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 4 giugno 2019

 

 

Il riscaldamento globale e la variabile antropica - Stazione Rogers

Oggi alla Stazione Rogers, alle 19, la conferenza "Pianeta Terra, l'ineluttabilità dei cambiamenti climatici: gli effetti della variabile antropica" con Gianguido Salvi (Università di Trieste, Museo nazionale dell'Antartide); presentazione di Andrea Favretto, illustrazione di Jon Berkeley. Effetto serra, antropizzazione, tropicalizzazione dell'area mediterranea: termini che identificano ormai nell'immaginario collettivo un cambiamento climatico globale che in effetti è ormai già stato registrato da tempo da numerosi enti scientifici. I cambiamenti climatici, in effetti, sono eventi "normali" per il nostro pianeta. E allora, quali sono le ragioni che spingono oggi la comunità scientifica e a caduta l'opinione pubblica a interrogarsi sui possibili rischi del "global warming"? Il "puzzle" climatico del passato, grazie alla capacità della scienza di confrontare dati provenienti dal passato, si sta completando, mentre il futuro è ancora tutto da disegnare.

 

Alla scoperta dei "prodotti" dell'Adriatico

L'Ogs organizza il 7 giugno l'appuntamento "Il mare nel piatto" con degustazioni finali. Mangiamo sempre gli stessi pesci

Per quanto la richiesta di pesce sia in continuo aumento a livello mondiale, oggi le specie che vengono consumate sono in realtà ben poche. Le conoscenze tradizionali dei prodotti del mare si stanno perdendo inesorabilmente e, con esse, la potenzialità di utilizzare prodotti validi sia sotto l'aspetto ecologico sia sotto l'aspetto del gusto. Si terrà venerdì 7 giugno alle 20.30 il terzo appuntamento del ciclo "Il mare nel piatto" all'Antico Caffè San Marco organizzato dall'Ogs nell'ambito del progetto "Mare e salute" finanziato dalla Regione Fvg. A accompagnare i triestini alla riscoperta dei prodotti del mare, quelli cucinati dalle nostre nonne anche in base alle stagioni, sarà Diego Borme ricercatore dell'Ogs che commenta: «Se da un lato l'accesso al mare è aumentato, dall'altro la nostra conoscenza intima dei suoi prodotti e delle sue stagioni è caduta un po' nel dimenticatoio, questo perché è diminuita la percentuale di persone che vive direttamente di mare e con le generazioni successive parte delle memorie sono andate inevitabilmente perdute».«Anche il consumo dei prodotti ittici è in realtà aumentato - prosegue Borme - perché è migliorata la tecnologia della conservazione, basti pensare alla catena del freddo che ci permette di portare il pesce dove prima non arrivava. Tuttavia gran parte del consumo di pesce è focalizzato fondamentalmente su solo quattro specie: il salmone che viene allevato e che troviamo ormai anche nelle mense; la spigola, un pesce che una volta era considerato cibo da mangiare nelle grandi occasioni mentre ora si trova in qualsiasi ricetta televisiva; il merluzzo nordico, per la sua grande versatilità e diffusione; infine il tonno rosso, il cui sfruttamento molto particolare fatto con delle tonnare fisse a terra si è evoluto spostandosi sempre più a largo con una tecnologia che ha permesso di andare a intercettare e a scovare i banchi in mezzo al mare». Spiega Borme: «Tutti e quattro questi pesci sono in realtà risorse particolari perché si tratta di specie di grossa taglia e forti predatori. Il loro consumo non è equilibrato, né compatibile a lungo termine con il rispetto dell'ambiente: è come se sulla terraferma mangiassimo l'orso o qualche altro super predatore o allevassimo nelle nostre stalle non pecore e mucche ma leoni». «Stiamo in realtà perdendo - conclude il ricercatore - una miriade di altri prodotti, centinaia di prodotti ittici edibili che i nostri nonni utilizzavano e che fanno parte della nostra tradizione di popolo rivierasco. I nostri mari, per esempio, sono ricchi di pesce azzurro, di cui fanno parte le sardine e le acciughe, che hanno un ritmo di vita breve, crescono velocemente, sono molto salubri perché sono pesci ricchi di Omega3 e si nutrono di plancton». La degustazione sarà accompagnata dalla spiegazione scientifica con lo scopo di richiamare alla memoria una conoscenza più intima del mare. Si partirà con "Guazzetto di lumachini di mare" un piatto a base di chiocciole di mare che rappresentano uno dei primi approcci al mare del bambino intento a raccogliere le lumachine sulla battigia, seguirà "Ravioli al ghiozzo, cetrioli e peperoncino", il pesce che localmente chiamiamo "guato" e infine "Grongo affogato, finocchio e rucola", il parente propriamente marino dell'anguilla che ha invece una doppia vita tra acqua dolce e salata. Tutti gli appuntamenti sono a pagamento per Informazioni e prenotazioni: 040 0641724 e info@caffesanmarcotrieste.eu. 

Lorenza Masè

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 3 giugno 2019

 

 

ALLARME AMBIENTALE - Anomala moria di Pinna nobilis nell'arcipelago delle Elafiti

RAGUSA. La prima moria nelle acque croate dell'Adriatico di nacchere di mare, o Pinna nobilis, è stata segnalata di recente da esperti della società zaratina per le ricerche in mare "20.000 Milja". Il rinvenimento di animali morti - parliamo del più grande mollusco bivalve nel Mediterraneo - è stato registrato sui fondali dell'arcipelago raguseo delle Elafiti, monitorato per alcuni giorni dai biologi marini che intendevano accertare se i problemi riscontrati in altre aree mediterranee riguardassero anche il versante orientale dell'Adriatico. Purtroppo c'è stata una prima conferma e ha riguardato le isolette di Calamotta e Giuppana, dove è stato riscontrato un tasso di mortalità di questa specie rigorosamente tutelata in Croazia compreso tra il 64 e il 74 per cento. Nelle acque di tre insenature sono stati contati 650 esemplari di cui 450 morti o moribondi. Quelli privi di vita, o gran parte di essi, erano coperti da murici, nutritisi della polpa del bivalve, mentre alcuni esemplari ormai prossimi a decedere stentavano oppure non chiudevano affatto la conchiglia all'avvicinarsi di un corpo esterno, al contrario di quanto fanno le nacchere sane. «Abbiamo compiuto monitoraggi anche nelle acque del Parco naturale di Telascica, sull'Isola Lunga e in quelle del Parco nazionale dell'isola di Meleda - è quanto comunicato da 20.000 Milja - riscontrando il tasso di mortalità del 12 per cento, che è poi la media che si registra nel Mediterraneo. Le Elafiti ci hanno però riservato un'amara sorpresa e di questo abbiamo informato i ministeri croati dell'Ambiente e dell'Agricoltura e Pesca. Basandoci sullo scambio di esperienze con gli altri colleghi europei, crediamo che la Pinna nobilis venga decimata dal parassita Haplosporidium pinnae, microorganismo trovato all'interno dei bivalvi. Abbiamo notato che il protozoo aveva colonizzato l'apparato digerente, aggredito la ghiandola digestiva e interferito in modo fatale sui processi vitali di questa specie endemica del Mediterraneo. I nostri controlli vanno avanti, con la speranza che la strage delle Elafiti possa rivelarsi un fenomeno isolato». Mentre da Zagabria è arrivata la notizia che i due citati dicasteri vareranno tra breve misure atte a tutelare il bivalve per evitarne la temuta estinzione, la società zaratina ha invitato sub e bagnanti che notassero esemplari morti di Pinna nobilis a rivolgersi al profilo Facebook dell'associazione, all'indirizzo mail info@drustvo20000milja.hr, oppure a telefonare al recapito 095 896-8477, segnalando eventuali anomalie. La nacchera, protetta anche dalle direttive dell'Unione europea, è un mollusco filtratore, molto utile per l'ecosistema marino in quanto assorbe inquinanti e patogeni. È assolutamente rischioso mangiarne la polpa proprio per quanto detto sopra. 

Andrea Marsanich

 

 

Cosa mangeremo nel futuro lo scopriamo al Revoltella - mercoledi'

"Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica" è il quinto incontro del ciclo di conferenze "Mare e salute", promosse dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma mercoledì alle 18, al Museo Revoltella. Con la moderazione di Paola Del Negro, direttore generale dell'Ogs, si succederanno nel dibattito: Ferdinando Boero (Università del Salento); Antonella Leone (Cnr Ispa); Paolo Gasparini (Burlo e UniTs); Francesco Menegoni (Generame) e Cosimo Solidoro (Ogs). La conferenza è a ingresso gratuito previa registrazione sul sito dell'Ogs (https://www.inogs.it/it/content/mare-e-salute). Eventuali posti liberi in sala, saranno a disposizione di coloro che si presenteranno direttamente all'auditorium del Museo Revoltella.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 2 giugno 2019

 

 

Area giochi record negozi, posti auto e nuova viabilità: così rinasce la Fiera

Delineate le destinazioni dell'area. Traguardo a fine 2021 Via alle demolizioni a settembre con una festa della birra

Nel suo studio monfalconese, di fianco al Duomo dedicato a Sant'Ambrogio, l'architetto Francesco Morena, last but not least uno dei candidati a progettare il Museo del mare al Magazzino 26, passa in rassegna i rendering di quanto nascerà sulle rovine dell'antica Fiera. «Ho pensato una forma dinamica, ispirata a una nave che ormeggia in piazzale De Gasperi, dal ridotto impatto ambientale e dalla cubatura inferiore alla precedente edificazione».A settembre battesimo dei lavori, battesimo letteralmente bagnato dalla birra, perché Walter Mosser, il patron carinziano del gruppo Mid che investe 100 milioni di euro sulla radicale trasformazione dell'ex Fiera, offrirà una festa in piazzale De Gasperi, dedicata a Gambrinus. Il cronoprogramma, a grandi linee, sarà il seguente: si comincia con le demolizioni e il relativo trasporto degli inerti in cava Faccanoni, a novembre partono gli scavi, poi avanti con le nuove costruzioni fino all'inaugurazione pronosticata verso la fine del 2021. Dal punto di vista dimensionale, la superficie fondiaria ammonta a 24 mila metri quadrati, la superficie coperta su 3 livelli a 30 mila metri quadrati, il parking interrato su due livelli a 36 mila mq. Tra il multipiano sotterraneo e il parcheggio sul tetto con ingresso da via Rossetti la disponibilità di posti auto sarà di 1500 stalli. La demolizione dell'esistente sarà integrale, compreso il palazzo delle Nazioni comprato per essere raso al suolo a vantaggio del verde e del colpo d'occhio: si tenga presente che, sotto l'aspetto altimetrico, corrono 10 metri di differenza dall'angolo Rossetti-Revoltella a piazzale De Gasperi, quindi ambito realizzativo e campo di osservazione saranno completamente diversi da quelli cui per decenni il passante triestino era avvezzo. La tipologia di utilizzo prevede attività commerciale al dettaglio e all'ingrosso, ristorazione e bar. Ma la vedette dell'operazione sarà un'area ludica di 5 mila metri quadrati dedicata ai bambini. «Sarà il più grande spazio giochi indoor in Italia», precisa Armin Hamatschek che segue i progetti regionali della Mid da un ufficio ospitato dalla Comar Costruzioni nella periferia industriale di Monfalcone. Perché Mosser ha in piedi un altro importante intervento da 30 milioni di euro sul centro commerciale Friuli a Tavagnacco. Invece nel vasto perimetro Rossetti-De Gasperi-Settefontane - puntualizza Hamatschek - non si parlerà di residenziale e di alberghiero. La relazione allegata alla variante recentemente approvata dal Consiglio comunale, co-firmata da Morena e da Alberto Novarin, misura in oltre 400 mila persone il potenziale bacino d'utenza del compendio ex Fiera, attraibile dalla spesa giornaliera e da quella settimanale. Morena e lo staff di Mosser non hanno in mente solo l'acquisto alimentare, perché prevedono anche «piccole attività attualmente mancanti o presenti in maniera ridotta nel tessuto urbano»: calzolaio, tabaccaio, parrucchiere, piccola somministrazione. Ma anche studi medici e veterinari. Le assunzioni dirette dovrebbero riguardare 200 unità, cui si aggiungerà l'occupazione prodotta dall'indotto."Torri d'Europa", "Il Giulia", "Montedoro Freetime" vengono citati come le principali, più vicine presenze commerciali ma - rileva la relazione - «il nuovo insediamento proposto risulta, sia in termini funzionali che dimensionali, maggiormente attraente e sostenibile». Le ricadute - argomenta ancora la relazione - saranno anche urbanistiche, non solo edili e mercantili. La parte finale di via Rossetti sarà organizzata a boulevard con carreggiate separate da alberature centrali. Piazzale De Gasperi verrà ridisegnata secondo una rotatoria perimetrale impostata su due corsie di marcia. Ancora: tra viale dell'Ippodromo e Settefontane sorgerà un'ulteriore rotatoria che governerà il traffico generato dal nuovo parcheggio interrato e dal carico/scarico delle merci. Costante il riferimento alle aree verdi, sia per quanto riguarda la "redenzione" di piazzale De Gasperi che il giardino pensile cui si accederà da via Rossetti. L'angolo Rossetti-Revoltella sarà collegato con un pedonale a Settefontane. Gli effetti di questa riqualificazione urbana - scrivono Morena e Novarin - rimbalzeranno fino in piazza Foraggi, dove si studiano nuove configurazioni viario-semaforiche. Buona infine la copertura a livello di trasporto pubblico, che viene effettuato in zona da sei linee di bus. 

Massimo Greco

 

Ma il sogno di Mosser resta l'hotel di lusso - Nel mirino Porto Vecchio e Campo Marzio

Se è vero che Walter Mosser ha preferito non fare un albergo negli spazi dell'ex Fiera, è altrettanto vero che l'imprenditore carinziano non demorde dal sogno di costruire un hotel di lusso a Trieste. Il suo braccio destro nel Nordest italiano, il manager austriaco Armin Hamatschek, lo dice chiaramente, mentre nello studio di Francesco Morena spiega cosa nascerà tra via Rossetti e piazzale De Gasperi. «Vogliamo realizzare un albergo di grande prestigio. Ci siamo dati un tempo di due anni per individuare il sito e per impostare il lavoro. Porto vecchio e Campo Marzio, una volta che il mercato ortofrutticolo avrà traslocato in zona industriale, sono al momento le collocazioni che riteniamo più interessanti». E palazzo Carciotti? «Troppo caro - replica senza troppe circonlocuzioni - perchè alle risorse necessarie all'acquisto vanno aggiunti gli investimenti per la ristrutturazione. Una sede affascinante ma lontana dalla nostra portata». Più esplicitamente, il manager austriaco accenna a una disponibilità massima di 8 milioni, quando il Carciotti parte da una base d'asta di 15 milioni. Hamatschek non ha problemi ad ammettere che una costruzione nuova, non legata ai vincoli del restauro, costa meno e presenta meno problemi progettuali e realizzativi. Mosser è un avvocato settantenne, originario di Villaco e laureato in giurisprudenza a Graz. Klagenfurt ha fondato nel 1995 la Mid, che ha realizzato oltre settanta immobili tra centri commerciali e parcheggi (il core business dell'ex Fiera triestina), diffusi nell'area centro-europea. Poi Mosser ha guardato verso l'Italia, dove, oltre a Trieste e a Tavagnacco, ha in animo di sbarcare a San Giuliano Milanese, a sud della metropoli lombarda. L'operazione di riqualificazione dell'ex Fiera ha avuto effettivo inizio due anni addietro, nell'aprile 2017, quando Mid presentò un'offerta di 13,3 milioni per l'acquisto del compendio. Offerta che migliorava di un paio di milioni la base d'asta fissata dal Comune. Dopo il rogito sottoscritto davanti al notaio Pietro Ruan in settembre, il primo rendering apparve in salotto azzurro il 14 novembre dello stesso anno: Mosser, accompagnato da Morena, illustrò a Dipiazza gli orientamenti progettuali. Il 2018 e l'inizio del 2019 vennero occupati dalla brigosa preparazione dello strumento urbanistico, perchè Mid modificò l'idea originaria, togliendo il residenziale e inserendo 15 mila metri quadrati "commerciali". Sono state necessarie tre tipi di varianti che hanno coinvolto il Piano regolatore, il Piano del traffico, il Piano del commercio. Adesso l'operazione, con qualche mese di ritardo, arriva al dunque. La relazione Morena-Novarin sottolinea il degrado che circonda l'ex Fiera: la caserma Vittorio Emanuele III dismessa, l'ippodromo Montebello semi-dismesso, modesta la qualità dell'edificato circostante. E'però vero che negli ultimi anni qualcosa si è mosso anche in questa porzione castrense della città: il grande condominio Ater, la sede della Polizia locale, il nuovo Archivio generale, i musei di via Cumano, l'housing sociale nell'ex fabbrica Sadoch. Il deserto dà segni di vita.

Magr

 

 

«Antenne ed eternit - Vogliamo risposte» I dubbi e le paure di chi abita a Melara

Viaggio nel Quadrilatero, dopo i dati emersi in commissione sui casi di tumore in tre numeri civici attaccati l'uno all'altro

C'è preoccupazione a Melara a causa di un'inusuale frequenza di casi di tumore tra gli abitanti del quadrilatero, edificio diventato negli ultimi anni famoso in tutta Italia grazie ad alcuni episodi della serie tv "La porta rossa". Un numero di malati che ha allarmato alcuni abitanti dello storico "edificio-rione", impauriti dal fatto che questo importante aumento di casi di tumore possa essere legato alle due antenne installate sul tetto dell'edificio e alla presenza di amianto sulle pareti dello stesso. Discordanti le voci dei diretti interessati, che si intersecano fra chi è preoccupato e chi invece propende per vedere il lato positivo del vivere in un palazzo come quello di Melara. Com'è il caso di Maria, che abita da ben 43 anni in quella che negli anni '80 veniva definita addirittura l'Alcatraz triestina. «Io fui fra le prime a venire a vivere qui, appena completata la struttura. Qualcuno che muore di tumore lo possiamo trovare ovunque - continua la decana del Quadrilatero - ma non me la sento di poter dire di aver mai sentito di incidenze tumorali particolari dovute proprio a manufatti presenti sull'edificio». Maria è affezionatissima a Melara ed è pronta a difendere il suo quadrilatero a spada tratta: «A prima vista può sembrare un ambiente brutto e sporco, ma io da qui non andrei via per nessuna ragione al mondo perché all'interno della struttura vi è presente tutto l'essenziale per vivere. Ci sono la posta, la farmacia, l'asilo, un bar, negozi e una palestra. Io poi lavoro qui vicino e dal terrazzino del mio appartamento posso avere tutta la città ai miei piedi». Eppure - come emerso nei giorni scorsi durante una riunione di commissione in Comune - i numeri dicono che negli ultimi sei anni c'è stata una quarantina di casi di tumore, che hanno causato 19 morti in tre numeri civici adiacenti tra loro. Gli stessi anni che vedono Ferruccio abitante del quadrilatero: «Ho letto dell'articolo apparso sul giornale, ma credo che per vedere se effettivamente ci sia un aumento di casi di tumore bisognerebbe eseguire un serio studio epidemiologico, valutando anche l'incidenza lavorativa, cioè dove hanno lavorato nel corso degli anni gli eventuali interessati». Chi invece non ha dubbi che nella zona ci sia un problema amianto è la signora Cristina, anch'ella residente storica della struttura. «Anni fa facemmo una riunione assieme ai rappresentanti dell'Ater perché eravamo allarmati dal fatto che sull'edificio ci sono dei rimasugli di eternit, ma la stessa azienda ci tranquillizzò rispondendo che si trattava di amianto "spento", ossia non più pericoloso per la salute dell'uomo. Io non so più cosa dire - continua rassegnata -, per quanto riguarda una delle antenne incriminate posso solo dire che da quando è stata installata ho molti disturbi nella tv di casa, cosa che non credo sia un indizio promettente». La stessa antenna che toglie il sonno a un'altra residente, intenta a rientrare in casa con il nipotino: «Quell'antenna ce l'hanno messa sulle nostre teste senza chiederci il permesso - incalza la signora Ester -, non ci hanno detto nulla e siamo stati costretti solamente a prenderne atto senza poterci opporre. A volte veramente mi chiedo a cosa serva l'Ater...». Valutazione ambivalente, infine, quella di Diego, sessantenne, a sua volta da una vita residente nell'edificio: «Sono scettico sulla correlazione tra la presenza di antenne in grado di rilanciare segnali radio, televisivi e satellitari e l'insorgenza di tumori, diverso invece il discorso sull'amianto presente sugli edifici del quadrilatero e del quale l'Ater dovrebbe tenere conto. In tal senso mi aspetto da parte dell'azienda i necessari accertamenti e che ci tenga al corrente adeguatamente».

Lorenzo Degrassi

 

 

Medolino punta a diventare primo Comune "plastic free" - Ambiente e promozione turistica in Croazia

POLA. Il Comune di Medolino punta a essere il primo della Croazia a mettere al bando gli oggetti di plastica monouso e rispondere così, battendo sul tempo tutte le altre municipalità, alle direttive europee che sono state di recente varate in materia. Una delibera in questo senso verrà posta all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio municipale e l' approvazione del documento viene data per scontata. Di cosa si tratta esattamente? Le istituzioni e le società delle quali è fondatore il Comune non potranno più fare uso di piatti, posate e cannucce di plastica, fermo restando comunque che le scorte nei magazzini si potranno utilizzare fino al loro esaurimento. Le nuove ordinazioni di materiali invece dovranno rigorosamente rispettare la delibera. Come spiega il sindaco indipendente Goran Buic, il divieto dovrà essere rispettato anche nel corso delle manifestazioni culturali e di intrattenimento organizzate nel territorio comunale, nelle quali gradualmente si passerà all'uso di prodotti in materiale alternativo, comunque ecologicamente accettabili e biodegradabili. Il passo compiuto dal Comune di Medolino che mira a diventare località "plastic free", oltre che con l'abito ecologista, trova anche una chiave di lettura per così dire di attenzione per il turismo. Il Comune definito il più turistico del paese - che rientra da tempo nella top ten dei centri balneari più visitati - dispone di ben 42 chilometri di costa e di spiagge, per cui è comprensibilmente voglia presentarsi agli occhi dei visitatori anche come Comune più ecologico. L'invito ai turisti a trascorrere le vacanze in territorio "liberato" dalla plastica può essere insomma un'altra carta da giocare. Il rispetto delle nuove disposizioni verrà controllato dalle guardie comunali. Al momento non viene dato sapere se esse riguarderanno subito anche i ristoratori e i commercianti, o se questo sarà un passaggio successivo. Intanto, in un periodo a lungo termine, Medolino intende andare oltre. Come aggiunge Buic, le automobili di servizio a trazione diesel verranno gradatamente sostituite da quelle a benzina e quindi da quelle ibride ed elettriche, per limitare al massimo le emissioni in atmosfera. 

 

 

Al parco di San Giovanni - Yoga e Tai Chi sull'erba oltre a 150 stand "green" nel weekend di Bioest

Abbigliamento realizzato con tessuti bio, prodotti di bellezza a base di erbe, detersivi green, borse e gioielli creati con materiali di recupero. Offrono questo e molto altro gli stand della XXV edizione di Bioest, la manifestazione al via ieri nel parco di San Giovanni e aperta anche oggi dalle 9 alle 20 a ingresso libero. La Fiera dei prodotti naturali e delle Associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato conta su 150 postazioni, con operatori provenienti da tutta Italia, Slovenia e Croazia. Ad arricchire l'evento anche corsi, presentazioni, conferenze, degustazioni, esibizioni, dimostrazioni e concerti. Ieri mattina, sul prato, in tanti hanno preso parte alle lezioni di yoga, e si prosegue anche oggi, con la possibilità di provare gratuitamente anche altre discipline, tra le quali Tai Chi, Campane Tibetane, TaisoHatha Yoga e Hatha Yoga Sound. Tante le persone che hanno affollato lo spazio fin dall'avvio della manifestazione al mattino, alle 9, con il taglio del nastro ufficiale alle 11. Passeggiando tra gli stand diverse le curiosità in vendita, come splendidi mosaici, vestiti eco-bio 100% canapa, una lunga serie di creme di arnica, con depliant a elencare i vari benefici, e ancora saponi naturali e detergenti amici della natura. Ampio spazio anche per il riciclo, con orecchini, zaini e borse colorate costruite con grande creatività, utilizzando materiali di scarto, e per il settore alimentare particolare attenzione a vegani e vegetariani. Si prosegue oggi, anche con tanti appuntamenti, tra i quali i laboratori per i più piccoli, sempre all'aria aperta. La manifestazione, promossa dall'Associazione Bioest - Gruppo Ecologista Naturista, è realizzata in co-organizzazione con il Comune. Lo slogan di quest'anno? "...tutti giù per Terra".

 

Bioest chiude a San Giovanni

Oltre 150 espositori da tutta Italia, Austria, Slovenia e Croazia. Musica, visite guidate, corsi gratuiti, dimostrazioni, attività per adulti e bambini, degustazioni e ristorazione, proposte vegetariane e vegane. Dalle 9 alle 20 c'è Bioest, la fiera dei prodotti naturali e del biologico delle associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato nel parco di San Giovanni. Tra gli eventi, alle 9.45, alla sala Villas, "Obiettivo rete territoriale San Giovanni-Cologna": incontro di condivisione tra cittadini e associazioni e altre realtà del territorio. Dalle 11 alle 19 giochi e animazione. Dalle 10 alle 12 laboratorio con elementi naturali e dalle 15 alle 18 laboratorio su telaio collettivo. Alle 10, incontro e visita in apiario e alle 15 passeggiate alla scoperta degli oleoliti.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 1 giugno 2019

 

Ordinanza balneare in vigore da oggi - E in zona Acquario i tuffi tornano liberi

MUGGIA. «A seguito del completamento dei lavori di bonifica del terrapieno Acquario sarà consentito l'accesso alla fascia a mare del terrapieno» stesso. Finalmente, per la prima estate, i muggesani (e non solo) potranno recarsi al mare anche nel tratto del litorale più tribolato della storia di Muggia. Nell'ordinanza balneare 2019 - che entrerà in vigore oggi e che terminerà il 16 settembre - si specifica comunque che l'accesso al fronte mare di Acquario sarà consentito sino all'avvio dei lavori di bonifica relativi al secondo stralcio: con il nuovo cantiere, di cui non è ancora nota la data di apertura, l'accesso al terrapieno verrà nuovamente interdetto, quantomeno in modo parziale ma forse anche integrale, al fine di consentire il regolare svolgimento dei lavori sull'area. L'ordinanza, come da tradizione, fissa sulle aree destinate alla balneazione e negli specchi acquei antistanti alcuni divieti da rispettare durante la stagione estiva. Sarà vietato poi provocare rumori molesti, tenere ad alto volume radio e in generale apparecchi di diffusione sonora, nonché fare uso di tali apparecchi dalle 13 alle 16. Non sarà consentito l'utilizzo di detergenti di qualsiasi natura, sia sotto le docce pubbliche che in aree in cui gli scarichi finiscano a mare. Stesso dicasi per qualsiasi gioco (calcio, tennis da spiaggia, pallavolo, basket, bocce) da cui possa derivare «danno o molestia alle persone, turbativa alla pubblica quiete nonché nocumento all'igiene dei luoghi». Sulla costa non si può esercitare commercio in forma fissa o itinerante, né organizzare giochi, manifestazioni ricreative o spettacoli pirotecnici senza l'autorizzazione del Comune. Attivo anche il divieto di effettuare pubblicità mediante la distribuzione di manifestini e oggetti promozionali o il lancio degli stessi anche a mezzo di aerei. E ancora saranno vietate attività quali campeggiare, impiantare tende, baracche o roulotte, o pernottare nelle cabine e all'addiaccio sui tratti di costa destinati al pubblico uso. Su tali aree si potranno impiegare soltanto ombrelloni, sedie a sdraio e altro materiale simile portatile, e nulla dovrà essere lasciato oltre il tramonto. E in generale risulta comunque vietato usare ombrelloni, sdraio, tavoli, sedie e simili, sia quando questi creino intralcio agli altri bagnanti, sia se occupano la fascia di cinque metri dalla battigia. Quasi scontato infine il divieto di gettare a mare o lasciare nelle cabine o sulle aree demaniali rifiuti di qualsiasi genere, accendere fuochi, bombole di gas o altre sostanze infiammabili senza autorizzazione, ma anche pescare con qualsiasi tipo di attrezzo nelle ore e nelle zone destinate alla balneazione, salvo deroghe dell'autorità marittima, tirare a secco imbarcazioni da pesca e distendere le reti.

Ri.To.

 

 

Inaugurazione Bioest

Inaugurazione ufficiale, alle 11, di Bioest (la tradizionale Fiera dei prodotti naturali e delle associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato) al parco di San Giovanni. Orari: oggi 9-21 e 9-20 domenica, con ingresso libero.

 

Festa della Repubblica a San Giovanni

Celebriamo la festa della Repubblica con una riflessione sulla pace: ecofemminismo, giustizia climatica, militarismo, educazione alla pace. Alle 11 nello spazio Villas (parco di San Giovanni), tavola rotonda con Monique Badiou (Anpi), Lorena Fornasir, volontaria nei campi profughi in Bosnia, Daniela Luchetta, presidente Fondazione Luchetta, Tatjana Rojc, senatrice Pd, Marisa Semeraro (Istituto comprensivo di Muggia), Tiziana Volta. Coordina Anna Maria Mozzi.

 

Domani - San Giovanni fa rete

Alle 9.45, alla sala Villas a pochi passi dal Posto delle fragole, a San Giovanni, "Obiettivo rete territoriale San Giovanni-Cologna": incontro di condivisione tra cittadini e associazioni e altre realtà del territorio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 31 maggio 2019

 

 

Cambiamenti climatici - La sfida passa per Trieste - il convegno

Nell'ambito del progetto europeo Secap (Supporto alle politiche energetiche e di adattamento climatico) si è tenuto l'incontro "Impegno delle autorità locali sul fronte del cambiamento climatico: nuovi modelli di intervento", durante il quale si è parlato di cambiamenti climatici che interessano l'area di programma transfrontaliera italo-slovena. L'obiettivo del progetto è di promuovere l'efficienza energetica e migliorare le capacità territoriali per una pianificazione congiunta della mobilità. Eleonora Lo Vullo, ricercatrice per la Commissione europea, ha sottolineato: «Con il Secap gli impegni vengono presi fino al 2030 e, alla sola mitigazione dei gas serra prevista dal precedente progetto, viene aggiunta la parte relativa all'adattamento». Sebastiano Cacciaguerra, della Direzione ambiente ed energia della Regione, ha ricordato, per quanto riguarda Trieste, «un primo passo è stato fatto perché il Comune ha già adottato il suo piano d'azione per l'energia sostenibile». Intanto nella vicina Slovenia, come ha spiegato Mojca Dolinar, dell'agenzia slovena per l'ambiente, «a causa dell'impatto causato dai cambiamenti climatici si prevedono eventi estremi con precipitazioni più durature e brevi e intense ondate di calore». Infine Federica Flapp, di Arpa Fvg, ha sottolineato che in ambito regionale sia stato istituito un tavolo interistituzionale sui cambiamenti climatici, non ancora formalizzato, composto da gli atenei regionali e dai principali enti di ricerca del territorio. 

 

 

Missione Bioest - A San Giovanni la Woodstock degli ambientalisti

Associazioni e oltre 150 produttori nel parco Degustazioni, visite guidate e attività per tutti

L'edizione è la numero 26, il teatro è ancora quello del parco di San Giovanni. Culto del pensiero ecologista, tutela della natura e attenzione ai prodotti bio permangono i temi portanti di Bioest, la manifestazione a cura dell'omonima associazione triestina targata anche Gruppo ecologista naturista, progetto allestito in collaborazione con il Comune di Trieste domani e domenica.Più festa che fiera. Gli ideatori amano porre l'accento su tale nota, portando alla ribalta il tema cardine della due giorni, ovvero "Tutti giù per terra", lo spunto con cui dare adito e vetrina a un cartellone disegnato da una cinquantina di associazioni e da 150 espositori, provenienti anche dal resto dell'Italia, Croazia, Austria e Slovenia, e da un corredo di proposte che riprendono le tematiche ambientalistiche, le trame consuete dei concetti vegani e vegetariani, dell'allattamento naturale, dei crismi della pedagogia del pensiero Steiner-Waldorf o dei laboratori a tema indirizzati specialmente ai più giovani. In chiave logistica, la "Woodstock" degli ambientalisti prevede la creazione di cinque zone tematiche all'interno del parco di San Giovanni, dislocate nelle aree Prato, Chiesa, Villas, Glicine e Sala Rosa, dove mettere in scena anche spunti sportivo-marziali (karate, body fitness, yoga, Tai Chi) o altri affreschi della cultura New Age e qui collocati sotto la voce Spazio Energia vitale, vedi campane tibetane, i bagni di suono o il saluto al Sole.Bioest gioca poi su altri fronti, come l'orticoltura (alle 10 di domani), l'apicoltura (alle 10 sabato e domenica) momenti musicali e laboratori (Land Art). I cancelli della manifestazione si aprono alle 11 di domani nell'area Chiesa. Orari: domani 9-21, domenica 9-20. Ingresso libero (infosu www.bioest.org).

Francesco Cardella

 

Il ritorno di orsi, lupi e sciacalli dorati come convivere con i grandi predatori - oggi il convegno

Il ritorno di orsi, lupi e linci, l'arrivo dello sciacallo dorato. Sarà questo il tema di "Grandi predatori: convivenza possibile?", il convegno in programma oggi, alle 17, nella sala della Cooperativa economica di Basovizza di via Gruden 37. Un fenomeno di grandissimo valore biologico, ma che inevitabilmente fa emergere nuove problematiche di tipo sociale e gestionale. «La normativa europea e nazionale vigente in materia di conservazione e tutela della natura suggerisce che l'unica adeguata risposta sia la convivenza tra l'uomo e i grandi carnivori, obiettivo che si raggiunge attraverso un'informazione tesa a costruire una visione corretta negli abitanti e nei fruitori dell'ambiente alpino», spiega l'ispettore forestale Diego Masiello. Il convegno sarà dunque l'occasione per fare il punto della situazione e accettare quella che appare come un sfida sociale, che parte dall'accettazione di questi animali, dal recupero delle antiche pratiche di difesa del patrimonio zootecnico e agricolo, ma anche da azioni di prevenzione e di indennizzo ad allevatori e apicoltori e di studio e controllo delle dinamiche di queste specie. I lavori, moderati da Massimo Stroppa, direttore dell'Ispettorato forestale di Trieste e Gorizia, saranno aperti da Alessandro Zagar, presidente della Comunella di Basovizza, Diego Masiello (coordinatore del Centro didattico naturalistico di Basovizza) e Piero Mozzi (presidente della XXX Ottobre). Interverranno anche Davide Berton (Cai), Dario Gasparo (Cai), Nicola Bressi (Museo di Storia naturale), con Saimon Ferfolja (faunista), Alessandro Zagar (presidente pascolo sociale di Basovizza), Giuliana Nadalin e Paolo Benedetti (Regione Fvg). Il convegno sarà a ingresso libero. E alle 19.30, al Centro didattico di Basovizza si inaugura la mostra "Presenze silenziose. Ritorni e nuovi arrivi di carnivori nelle Alpi": 21 pannelli contenenti testi, immagini attuali e storiche, disegni e cartine di distribuzione delle diverse specie sull'arco alpino.

Riccardo Tosques

 

Domenica - C'è "Invasati"all'Orto botanico

Domenica, all'Orto botanico di via Marchesetti 2, sul colle di San Luigi, dalle 10 alle 19, si tiene primo dei tre appuntamenti di "Invasati, tutti pazzi per i fiori", l'atteso mercatino del giardinaggio e orticoltura.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 30 maggio 2019

 

 

«Troppi casi di cancro a Melara» E il Comune convoca gli esperti

Commissione ad hoc con la presenza dei referenti di Arpa, Azienda sanitaria e Ater. Sotto "accusa" antenne e amianto

Un gruppo di abitanti di Melara è preoccupato dalla frequenza di casi di tumore tra gli abitanti del quadrilatero, giudicata da loro anomala, e sospetta che ciò possa essere legato alle due antenne installate sul tetto o alla presenza di amianto nell'edificio. Ieri mattina, nel corso della seduta della Prima commissione comunale, è stata presentata una mozione firmata dal consigliere Michele Claudio della Lega che chiede al sindaco di adoperarsi per contattare l'Arpa e l'Azienda sanitaria affinché svolgano verifiche e riscontri su quanto riportato dai residenti della zona. Nel corso della seduta era presente anche Genny Mauro, un'abitante di Melara che riporta di aver contato una quarantina di casi di tumore in cinque, sei anni, che hanno causato 19 morti in tre numeri civici adiacenti tra loro, ma di aver deciso di fermarsi per evitare di creare allarmismi. «Io stessa mi sono ammalata di tre tumori ossei rari come altri miei vicini - spiega Mauro - e che solitamente non sono causati dall'alimentazione o dal fumo ma dalle radiazioni».Successivamente, Massimiliano Benes dell'Arpa ha precisato che «l'agenzia può svolgere degli interventi gratuiti di monitoraggio se essi fossero giudicati d'interesse della collettività e qualora pervenisse una richiesta da parte dell'amministrazione pubblica», mentre Valentino Patussi dell'Asuits ha richiesto formalmente al Comune di «fornire l'elenco degli abitanti dell'area per verificare, tramite il registro regionale dei tumori, l'incidenza della patologia», spiegando che solo successivamente si sarà in grado di compiere delle valutazioni e precisando che, però, «al momento non è ancora stata dimostrata una correlazione certa tra le onde elettromagnetiche delle antenne e l'insorgenza di tumori». Il direttore dell'Ater Antonio Ius si è detto infine «sorpreso della convocazione della commissione», spiegando che all'azienda non sono mai pervenute avvisaglie o segnalazioni di simili problemi, ma ha giudicato positiva l'idea che Arpa e Asuits svolgano degli approfondimenti «per capire se ci sia il bisogno di intervenire».-

Simone Modugno

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 29 maggio 2019

 

 

Cambiamenti climatici - Focus Propeller-Ogs - Il dibattito

Domani alle 18.30 nella sala Piccola Fenice di via San Francesco 5 il Propeller Club organizza l'incontro "Cambiamenti climatici a livello globale e sul territorio, conseguenze e strategie d'intervento". Relatori Maria Cristina Pedicchio, Paola Del Negro e Florance Colleoni, presidente, direttore generale e ricercatrice dell'Ogs, e l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro.

 

"Il mare nel piatto"

Torna "Il mare nel piatto", il ciclo di appuntamenti per avvicinare al mare mediante un approccio che abbina i momenti informativi alle degustazioni. Al Caffè San Marco, alle 18.30, l'aperitivo "Sale e saline": Angelo Camerlenghi (Ogs) accompagnerà i partecipanti dalla storia del sale alla geologia e al commercio, per arrivare alla cucina. Prenotazione allo 040-0641724 e info@caffesanmarcotrieste.eu.

 

 

 

 

ALTROCONSUMO - MARTEDI', 28 maggio 2019

 

 

Politiche verdi. Intervista al ministro dell'Ambiente Sergio Costa

Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa spiega la sua idea di Italia sostenibile. E perche' siamo tra i piu' bravi nell'economia green.

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 28 maggio 2019

 

 

San Marco - La fragile Italia nel libro di Giovanni Carrosio

È possibile che la chiave per comprendere e affrontare la lunga crisi che stiamo vivendo, iniziata nel 2008, non stia nei grandi centri ma vada cercata nei luoghi marginali? A questa domanda cerca di dare risposta Giovanni Carrosio, sociologo dell'ambiente all'Università di Trieste, nel libro "I margini al centro", recentemente pubblicato da Donzelli. L'autore ne parlerà oggi alle 18, al San Marco, dialogando con la giornalista Elisa Cozzarini. L'evento è organizzato dal Circolo verdeazzurro di Legambiente Trieste. L'ingresso è libero. Ne "I margini al centro", Carrosio parte da un dato: per capire ciò che sta avvenendo, sostiene l'autore, è necessario guardare alla crisi come intreccio di tre fenomeni, distinti ma interdipendenti: la crisi ambientale, la crisi fiscale dello Stato e la questione migratoria.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - LUNEDI', 27 maggio 2019

 

 

Salvamare: cos’è e cosa prevede la legge voluta dal ministro Costa

Il ddl Salvamare punta a contrastare l'inquinamento da plastica dei mari italiani, ecco cosa prevede.

Il Consiglio dei Ministri ha dato il suo via libera al disegno di legge Salvamare. Un tema rilanciato in questi giorni dall’approvazione, da parte del Parlamento UE, delle nuove normative legate alla messa al bando della plastica monouso. A sostenere fermamente la lotta all’inquinamento dei mari italiani è stato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che punta ad affermare l’Italia come Stato UE in prima linea contro gli inquinanti plastici. Attraverso il disegno di legge Salvamare, composto da 8 articoli, il Ministero dell’Ambiente pone tra i suoi obiettivi primari quello di colmare una lacuna normativa che espone i mari italiani all’inquinamento da plastica. Non solo, con le nuove normative i pescatori che decideranno di raccogliere i rifiuti raccolti durante la pesca non rischieranno più un’incriminazione per “traffico illecito di rifiuti”. Misure rese necessarie, ha sottolineato il ministro Costa in occasione dell’approvazione delle recenti norme UE sulla messa al bando della “plastica monouso”: Alcuni studi indicano che i livelli di contaminazione da microplastiche nella colonna d’acqua a Portici (Golfo di Napoli) e alle Tremiti sono paragonabili a quelli riscontrati nei grandi vortici oceanici, altri attestano la presenza di zone di accumulo di detriti in plastica anche nei nostri mari, addirittura all’interno del Santuario dei Cetacei. Credo che a quest’emergenza l’Italia stia iniziando a rispondere bene con un ventaglio di misure. Cosa prevede il ddl Salvamare All’interno dell’art. 1 vengono definite finalità, oggetto e ambito di applicazione del provvedimento, oltre agli obiettivi di quest’ultimo: risanamento degli ecosistemi marini; promozione dell’economia circolare; sensibilizzazione di cittadini, aziende e istituzioni riguardo la necessità di non abbandonare i rifiuti in mare. In tale ottica viene assegnato ai pescatori un ruolo attivo nella raccolta di rifiuti marini, tanto da aver fatto guadagnare loro a livello mediatico il soprannome di “spazzini del mare”, sia che avvenga in maniera causale (durante la pesca) che volontaria (attraverso ad esempio campagne ambientaliste). L’articolo 2 stabilisce che i significati corrispondenti per determinate definizioni (rifiuti pescati accidentalmente; rifiuti raccolti volontariamente; campagne di pulizia del mare; campagna di sensibilizzazione; autorità competente, individuata nel Comune territorialmente competente; soggetto promotore della campagna di pulizia) sono quelli contenuti all’interno del d.lgs. n.182 del 2003 e al d.lgs. n.152 del 2006. Plastica, Sergio Costa: pescatori diventeranno spazzini del mare Attraverso l’art. 3 vengono individuate le “modalità di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati”. Qualora i pescatori dovessero raccogliere rifiuti durante la pesce dovranno procedere analogamente a quanto accade per i rifiuti prodotti dalle navi, depositandoli una volta giunti in porto in depositi temporanei. I costi di gestione non saranno però soltanto a carico dei pescatori o degli utenti portuali, ma viene stabilita, secondo una modalità di copertura stabilita dall’ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) una componente tariffaria relativa al sistema integrato dei rifiuti. Lo stesso articolo riconosce inoltre ai comandanti dei pescherecci soggetti a tali obblighi un sistema premiale. Gli articoli dal 4 al 6 stabiliscono nell’ordine: le modalità di attuazione delle campagne volontarie per la raccolta dei rifiuti in mare; l’attribuzione al MinAmbiente dei poteri di identificazione dei criteri che sanciscono il cambio di qualifica dei “rifiuti accidentalmente pescati”, in particolare riferimento al quando gli stessi smettono di essere identificati come tali; l’organizzazione di campagne volte a sensibilizzare il pubblico sull’abbandono dei rifiuti in mare. Altro articolo di particolare rilievo è il numero 7, che stabilisce le misure di incentivazione degli imprenditori ittici verso pratiche più rispettose dell’ecosistema marino. Nello specifico verranno inoltre attribuite certificazioni ambientali, da assegnare in base a quanto stabilita un decreto del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, agli “imprenditori ittici” che conferiranno i rifiuti accidentalmente pescati, che parteciperanno a campagne di raccolta del “marine litter” o che utilizzeranno attrezzature più sostenibili. All’interno dell’art. 8 è contenuta la clausola di invarianza finanziaria. Come ha dichiarato Sergio Costa in riferimento al ddl Salvamare: È una grande vittoria per il nostro mare, finalmente iniziamo a ripulire il mare dalla plastica e lo facciamo con degli alleati eccezionali – i pescatori – che conoscono il problema meglio di tutti perché ogni giorno tirano su le reti raccogliendo spesso altrettanta plastica rispetto al pescato. Quella della plastica in mare è un’emergenza planetaria, dobbiamo affrontarla adesso, non si può rinviare. L’Italia, che è bagnata per due terzi dal mare, vuole essere leader nella soluzione: appena la Direttiva europea sulla plastica monouso sarà pubblicata, approveremo anche noi la legge per dire stop al monouso.

Claudio Schirru

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 27 maggio 2019

 

 

La Cona sarà intitolata al suo padre fondatore il naturalista Perco

STARANZANO. Nell'ultima riunione di questo mandato, la giunta comunale uscente presieduta dal sindaco Riccardo Marchesan con gli assessori Andrea Corà, Matteo Negrari, Serena Francovig e Flavio Pizzolato (assente Erika Boscarol), ha approvato l'intitolazione del Centro visite della Riserva Naturale Regionale Foce dell'Isonzo all'indimenticabile naturalista Fabio Perco, morto lo scorso febbraio e considerato il padre fondatore dell'Isola della Cona. Un doveroso omaggio per quanto realizzato in tanti anni. La cerimonia dell'apposizione della targa è rinviata finite le elezioni. Nella motivazione l'amministrazione ha stilato uno speciale curriculum nel quale ha ricordato una serie di pregi forse a molti sconosciuti. Perco era una persona riflessiva, dotata di sottile ironia, attiva nel campo scientifico e in quello artistico, doti che hanno reso eccellente nel settore naturalistico la comunità staranzanese, mettendo a disposizione le sue profonde conoscenze nel campo zoologico e ambientale. Amante della natura e grazie al suo intuito e ingegno ha saputo cogliere una straordinaria opportunità offerta dall'ambiente del territorio. È stato tra i padri fondatori dell'Ambito di Tutela Ambientale della Cona prima, e poi della Riserva Naturale Regionale Foce dell'Isonzo, divulgando in Italia e nel mondo l'area protetta di Staranzano, sia come consulente scientifico della Riserva che come responsabile-coordinatore della Sbic, la Stazione Biologica dell'Isola della Cona. Zoologo, laureato a Trieste nel 1975, naturalista, illustratore e saggista, docente in università italiane e straniere, è stato ideatore di importanti progetti di tutela e fruizione di habitat naturali, instancabile animatore e divulgatore della biodiversità, ha contribuito a far conoscere Staranzano e il Centro Visite dell'Isola della Cona ad un pubblico internazionale, come dimostrato da importanti riconoscimenti europei e internazionali ottenuti dalla Riserva, quali: Zona Speciale europea di Conservazione (ZSC), Zona europea di Protezione Speciale (ZPS), Miglior area per il birdwatching (EBN Italia 2007), Secondo posto graduatoria europea progetto AdriaWet del 2014, Miglior progetto europeo di ricostruzione ambientale (Nagoya 2010), Zona umida di interesse Internazionale ai sensi convenzione Ramsar nel 2016. Perco negli ultimi tempi aveva passato il testimone in particolare a due valenti naturalisti, Matteo De Luca e Silvano Candotto.

Ciro Vitiello

 

 

Promossa la tratta su rotaia Gorizia-Nova Gorica Il rilancio in chiave turistica è a portata di mano

Il treno storico è tornato a coprire dopo un decennio il percorso fra le stazioni centrale e della Transalpina nell'ambito della Trieste-Bled

Non solo la cultura, ma anche il turismo a Gorizia e Nova Gorica corre lungo i binari delle ferrovie. Così la stazione della Transalpina, che sabato sera si è tramutata in un palcoscenico incantevole per incorniciare nella maniera più degna la sottoscrizione della candidatura di Gorizia e Nova Gorica a capitale europea della cultura nel 2025, è stata anche l'epicentro di un'altra iniziativa di spessore. La Fondazione Fs ha annunciato la volontà di rilanciare in chiave turistica l'antica crociera ferroviaria Trieste-Bled, inaugurata nel 1906 per completare la rete che collegava la capitale dell'impero, Vienna, al porto di Trieste. In quel contesto, per comprendere al meglio l'importanza che l'impero attribuiva a questa tratta, fu costruito il ponte ferroviario di Salcano. L'annuncio, pronunciato direttamente dal direttore generale della fondazione Luigi Cantamessa, accompagnato per l'occasione dal presidente dell'Associazione Museo Stazione Trieste Campo Marzio, Alessandro Puhali, è stato la ciliegina sulla torta del viaggio a bordo del treno storico che ha raggiunto la stazione centrale di Gorizia e, subito dopo, quella della Transalpina, percorrendo per la prima volta dopo circa un decennio il collegamento tra le due stazioni con un convoglio adibito al trasporto di persone. Una tratta lunga circa 20 minuti, che costeggia il confine passando alle spalle della Sdag e davanti all'ex valico della Casa rossa, e che si candida proprio per questa sua assoluta peculiarità a rappresentare l'epicentro emozionale della crociera di Bled. Un percorso promosso a pieni voti da Cantamessa, che dalle storiche finestre del treno a vapore ha guardato affascinato il destreggiarsi dei binari tra i campi e le case che si affacciano sul confine. Dettagli che a noi indigeni possono sembrare scontati e di poco valore ma che, come è stato confermato una volta di più dallo stesso Cantamessa, agli occhi di chi arriva da fuori rappresentano un'esperienza estremamente rara. Il viaggio, del quale non sono ancora state svelate le date, anche se si pensa che le prime partenze potranno essere previste per il prossimo anno, sarà proposto tutte le domeniche di primavera e in estate, con partenza dalla stazione di Campo Marzio. «Il nostro obiettivo è quello di riesumare l'antica crociera turistica del lago di Bled, oggi attiva solamente in Slovenia. Renderla transfrontaliera ne amplifica di 10 volte la potenzialità ma va costruito l'itinerario, che nei nostri pensieri parte da un polo di eccellenza come Campo Marzio, attraversa la vecchia linea di Rozzol, Villa Opicina, il valico di Monrupino o il bivio di Aurisina, arrivando a Gorizia che sarà il centro emozionale del tragitto, con la storia unica di questa città, e da qui si riprende la linea slovena fino a Bled». L'obiettivo, anche se di cifre non si è parlato, è quello di confermare il coefficiente di riempimento dei treni storici del Fvg, che si attesta su un ottimo 95%. «Quando parliamo di risultati - ha commentato il sindaco Ziberna - dobbiamo ricordarci che il 19% di turisti in più che abbiamo registrato a Gorizia è dovuto alle nostre radici e alla storia che siamo capaci di raccontare. Oggi Gorizia è una capitale della storia e ci auguriamo che, anche grazie a queste iniziative, possa essere presto capitale della cultura».Di occasione unica ha parlato l'assessore a cultura e turismo, Fabrizio Oreti. «Queste iniziative ci permetteranno di arrivare al 2025 in maniera impeccabile, sono un veicolo straordinario per far conoscere le nostre città e il nostro territorio, che non è marginale ma pieno di ricchezze che finalmente stiamo tutti assieme valorizzando». Al treno storico di ieri hanno partecipato circa 200 persone che durante la sosta di Gorizia hanno potuto visitare la mostra "Cavalli 8, uomini 40 - Binari di guerra" , allestita nella sala d'attesa della stazione, mentre dopo l'arrivo in Transalpina sono state accompagnate a èStoria. 

Alessandro Caragnano

 

 

Trieste - Storia e vita del bosco Farneto

Alle 17, all'Università della Terza Età, in via Corti 1/1, conferenza "Il parco Farneto (Boschetto)" di Francesco Panepinto. Sarà descritto il bosco, raro esempio di bosco urbano in Europa, la sua storia, i dinamismi del bosco e delle sue componenti (flora e fauna), le associazioni vegetali tra alberi, il mondo vegetale e animale e i fattori di rischio. La conferenza è organizzata da Italia Nostra.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 26 maggio 2019

 

 

I volontari ripuliscono Canovella alla "vigilia" della stagione estiva - L'ANNUALE INIZIATIVA DI LEGAMBIENTE   -   vedi articolo

DUINO AURISINA. Dieci sacchi pieni di immondizie raccolti in poco più di un'ora. Una trentina di volontari che fanno riferimento al Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste ha rimosso ieri mattina i rifiuti dalla spiaggia di Canovella de 'Zoppoli nell'ambito di un'operazione a sfondo ecologista promossa in tutta Italia e all'estero con l'obiettivo di pulire i litorali prima dell'avvio della stagione estiva.«È un appuntamento per noi abituale che si ripete da molti anni - hanno spiegato i volontari che si sono dati appuntamento a Canovella - e che si pone come primaria finalità il portare via tutto ciò che arriva dal mare, come reti o altri scarti prodotti dalle imbarcazioni e dall'attività della pesca, oltre a quello che la gente abbandona a terra. Questa volta, insieme ad altre realtà associative, come Trieste Altruista e Sos Carso, abbiamo recuperato soprattutto pezzi di polistirolo, tappi e bottiglie di plastica e molti frammenti di reti, sempre di plastica, usate per l'allevamento delle cozze». Adulti e bambini si sono dati da fare, nell'occasione, per liberare lo spazio dai vari materiali, prima di spostarli dalla spiaggia e conferirli correttamente, differenziando tutto con attenzione. L'iniziativa rientra appunto nella più ampia campagna di Legambiente denominata #SpiaggiaFondaliPuliti, che sta promuovendo in questo fine settimana in tutta Italia una massiccia pulizia delle zone costiere, con lo slogan: "Il mare non te lo chiede, ma ha bisogno di te". Ogni anno spiagge e fondali sono soffocati infatti da otto milioni di tonnellate di rifiuti, di cui almeno l'80% di plastica, viene ricordato sul sito ufficiale di Legambiente. «Molti pensano che i rifiuti vengano dal mare - si legge - e invece la stragrande maggioranza arriva dalla terraferma. L'equivalente di più di un camion di rifiuti al minuto naviga lungo fumi, corsi d'acqua, scarichi delle case e tombini, arrivando in mare. Per questo, non importa a che distanza vivi dalla costa, il tuo modo di acquistare, consumare e smaltire i rifiuti è legato al mare molto più di quanto immagini».L'iniziativa del week end ha una valenza internazionale, sotto il nome di "Clean-up the Med". Dal 1995 Legambiente coordina associazioni, scuole e istituzioni locali che dedicano proprio l'ultimo fine settimana di maggio alla pulizia delle spiagge e dei siti naturali di tutto il Mediterraneo. Negli ultimi mesi l'importanza di rimuovere i rifiuti dai fondali è stata sottolineata con diverse iniziative a Trieste, tra le quali la pulizia di parte della Sacchetta e dello specchio d'acqua accanto al Molo Audace, e ancora prima i sub si erano immersi con lo stesso scopo anche nella zona del porticciolo di Grignano. In ogni occasione è stata sempre la plastica a segnare un triste primato, come materiale in assoluto più presente tra le immondizie. Nel pomeriggio di ieri inoltre un gruppo di volontari di Trieste Altruista si è occupato anche di rimuovere i mozziconi di sigaretta dalla pineta di Barcola.

Micol Brusaferro

 

 

Un piano da 200 milioni per far lievitare i treni del 150% in cinque anni - il futuro del porto di Trieste

L'ambizioso progetto infrastrutturale Trihub prevede di passare nel 2023 da 10 mila a 25 mila convogli. Campo Marzio e Servola tra gli snodi chiave

Trieste. Dai diecimila treni all'anno di oggi a un potenziale di venticinquemila nel 2023. Sta tutto qui l'obiettivo di Trihub, il progetto di sviluppo infrastrutturale che Rete ferroviaria italiana e Autorità portuale si apprestano a mettere in campo a Trieste, anche con l'aiuto di China Communications and Construction Company. Nel 2018 i traffici dello scalo si sono tradotti nella movimentazione di 9.700 convogli in uscita e in entrata. La società Adriafer, deputata dall'Autorità portuale a gestire le manovre, ritiene che con le infrastrutture attuali si possa arrivare a 14 mila treni, grazie a miglioramenti operativi che dall'arrivo del presidente Zeno D'Agostino hanno permesso di spingere ogni anno più in là una capacità che partiva da seimila unità e sembrava ogni volta giunta al suo limite. Ma il porto cresce e gli espedienti organizzativi non bastano più. Ci vuole una rivoluzione ferroviaria e della necessità della cura del ferro si è accorta anche Roma, che attraverso Rfi e un cospicuo pacchetto di fondi statali punta a realizzare in cinque anni un piano da quasi duecento milioni che trasformerà la fisionomia della rete merci triestina. L'intervento più ingente riguarda l'area di Campo Marzio, ma il programma prevede l'adeguamento del nodo di Villa Opicina, il ripristino della stazione di Aquilinia e la futuribile creazione di un nuovo polo a Servola. Non mancheranno poi interventi più minuti ma capaci di oliare il meccanismo complessivo, come nel caso del bivio della galleria di cintura e dei raccordi per la Piattaforma logistica e le aree ex Wartsila di FreeEste. Per concludere con la riapertura della storica ferrovia Transalpina e migliorie lungo tutta la linea che porta verso Tarvisio, affinché la capacità triestina non incontri colli di bottiglia fino alla frontiera con l'Austria. Campo Marzio - La grande opera di Trihub è il riassetto di Campo Marzio, finanziato con cento milioni, metà messa a disposizione da Rfi e metà frutto di un finanziamento riconosciuto all'Autorità portuale dalla Banca europea per gli investimenti. I lavori prevedono l'abbattimento del muro che oggi separa il fascio di binari della stazione e quello collocato parallelamente in regime di punto franco: l'unificazione permetterà di fare di Campo Marzio lo snodo più importante a servizio del porto e il centro direzionale delle manovre che interesseranno le aree del porto nuovo attraverso le stazioni di Servola, Aquilinia e San Sabba. Il piatto forte sono gli investimenti sull'automazione degli scambi e su apparati tecnologici capaci di velocizzare le manovre. I binari di Campo Marzio verranno infine allungati per consentire la formazione di treni da 750 metri, ovvero lo standard più avanzato possibile, che sarà introdotto anche ad Aquilinia e Servola. Il bivio e la galleria - Sebbene sia un'infrastruttura fondamentale per il porto, non tutti sanno che i treni carichi di container lasciano Trieste passando per la galleria di cintura, che percorre mezza città sottoterra e permette ai convogli di immettersi all'altezza di Barcola. Per prendere la galleria bisogna necessariamente partire da Campo Marzio: un percorso naturale per i treni caricati presso i moli V, VI e VII ma non per quelli che provengono dalla Ferriera e che in futuro partiranno dalla Piattaforma logistica o da FreeEste e che dovrebbero entrare in Campo Marzio trainati da locomotore diesel, invertire il senso di marcia, passare a trazione elettrica e ripartire verso la galleria, con aggravio di tempi e congestionamento dello snodo. Da qui l'idea di riattivare entro il 2020 il cosiddetto bivio San Giacomo Cantieri, che permetterà l'ingresso diretto in galleria dei treni provenienti da Servola, Piattaforma logistica ed area ex Wartsila. Un intervento da 3 milioni di euro, capace tuttavia già oggi di alleggerire Campo Marzio di duemila treni all'anno e domani di dare respiro alla parte orientale del porto, dove si concentrerà lo sviluppo in futuro. Aquilinia e ServolaTrihub prevede anche la creazione di una stazione ex novo a Servola, che potrà però nascere solo in caso di cessione da parte di Siderurgica triestina dei terreni dove oggi sorge l'area a caldo della Ferriera. Per ora si utilizzerà allora la stazione esistente, che servirà la Piattaforma logistica, la cui crescita potrà stimolare appunto la nascita del nuovo polo ferroviario. Per ora ci si limiterà a rimettere in funzione entro l'anno il vecchio binario che serviva lo Scalo legnami e che permetterà alla Piattaforma di fruire di quattro coppie di treni al giorno, contro le 25 che si avrebbero con la nuova stazione. Diverso il discorso per Aquilinia, che sarà rimessa in funzione per gestire i traffici generati da FreeEste a Bagnoli e dal possibile terminal ungherese nell'area ex Teseco: un'operazione da venti milioni, comprendente la rimessa in funzione di undici binari entro il 2020, il loro collegamento con Servola e l'ingresso nella galleria di cintura attraverso il nuovo bivio. La Transalpina - Il piano comporta poi l'adeguamento della stazione di Villa Opicina, da cui passa il 20% dei treni che lasciano il porto, diretti verso Slovenia e Ungheria. Quegli stessi convogli, ma anche una parte di quelli provenienti da Tarvisio via Aurisina, potranno in futuro arrivare al mare anche attraverso una via alternativa alla galleria di cintura. Trihub riattiverà infatti definitivamente la Transalpina, che collega Villa Opicina a Campo Marzio, con un binario unico di 15 chilometri, che non servirà solo per una linea storica a uso turistico ma in primo luogo per il traffico merci in entrata. La pendenza è tale infatti da sconsigliarne l'utilizzo per far salire convogli da duemila tonnellate, che potranno invece scendere agevolmente da Villa Opicina, sgravando le infrastrutture attuali. Si tratta dell'alternativa al percorso abituale da 34 chilometri che porta i treni ad arrivare a Campo Marzio da Opicina, passando per il bivio di Aurisina e percorrendo poi la linea costiera e la galleria di cintura. Aspettando trihub - Nei prossimi cinque anni, in attesa della rivoluzione, l'Autorità portuale cercherà di migliorare l'esistente con interventi di carattere organizzativo. Lo farà attraverso la propria Direzione infrastrutture ferroviarie e attraverso Adriafer, società in vendita ai tempi della presidenza Monassi ma rilanciata e mantenuta interamente pubblica dalla gestione D'Agostino, con una scelta unica nel panorama portuale italiano. L'Autorità decise infatti di mantenere il controllo di Adriafer e affidarle per intero le manovre ferroviarie interne allo scalo, cancellando così l'esistenza di tre diversi soggetti impegnati contemporaneamente. Ne è derivato un notevole risparmio sui tempi di lavoro, considerato che fino ad allora i treni erano movimentati da Adriafer in porto e da Serfer nel nodo di Campo Marzio, con l'assurda necessità di cambiare tre volte il locomotore per il passaggio da quello elettrico a quello diesel, in grado di portare il treno nelle zone non elettrificate. Coi suoi 94 dipendenti e 13 locomotori, Adriafer si occupa della movimentazione dei treni da momento in cui escono dalla rete ferroviaria nazionale ed entrano in porto, con un dimezzamento dei tempi e dei costi rispetto all'epoca precedente. Un lavoro svolto nel 2018 per 9. 700 volte fra convogli in entrata e in uscita: gli uomini dei treni di Trieste ritengono che, con un po'di limature, la capacità del porto possa essere spinta ulteriormente di mille unità all'anno fino al limite di 13-14 mila treni. -

Diego D'Amelio

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 25 maggio 2019

 

 

Arriva il sì dei super esperti - Il centro congressi va avanti

Conclusa dopo 2 mesi la verifica di Veritas Bureau su progetti e finanziamenti Riunione Comune-Tcc-Esof: cronoprogramma sotto controllo. Il rebus arredi

Posa di una seconda pietra per Trieste convention center (Tcc), il centro congressi progettato nei magazzini 27-28 in Porto vecchio, che dovrà essere approntato nella primavera 2020 in tempo per ospitare la manifestazione scientifica Esof. Dopo la prima pietra posata il 20 dicembre scorso, questa seconda è in realtà cartacea ma non meno pesante: perchè alcuni giorni orsono è finalmente arrivata, a seguito di una complessa istruttoria durata un paio di mesi (più del previsto), la verifica di Veritas Bureau relativa alla progettazione del centro congressi. Conclusa così l'analisi sulla qualità e sulla congruità di disegni/cifre, adesso il "rup" del procedimento, che è lo stesso direttore dei Lavori Pubblici comunali Enrico Conte, firmerà la cosiddetta validazione e il cantiere potrà accelerare l'attività. Nel primo pomeriggio di ieri Conte ha incontrato gli staff di Tcc ed Esof, capitanati rispettivamente da Diego Bravar e Stefano Fantoni, per il punto della situazione: le tensioni sono stemperate, il cronoprogramma sarà rispettato, l'attività edile-impiantistica non dovrebbe presentare particolari criticità, l'appuntamento più importante sarà quello estivo con il "28 bis", cioè l'unica costruzione nuova - insieme al "ponte" tra il 27 e il 28 - del futuro compendio congressuale. Tra un mese la triade Comune-Tcc-Esof si ritroverà per un aggiornamento del quadro operativo. La banca, che ha congelato il finanziamento a Tcc causa il reclamo presentato dall'agenzia indipendentista Iprftt, non blocca invece il prosieguo dei lavori: in Municipio confidano in una celere pronuncia da parte del Tar Fvg.Sempre a proposito di pratiche amministrative, attorno al 10 giugno Comune e Tcc sottoscriveranno davanti al notaio Tomaso Giordano la concessione del diritto di superficie: 12 mila metri quadrati per un periodi vent'anni a un canone di 80 mila euro annui da corrispondere parte in contanti e parte in giornate nelle quali utilizzare le strutture congressuali.«Adesso mancano solo gli arredi», sorridono i buontemponi: a guarnire i due capannoni destinati a essere trasformati in centro congressi dovrebbero provvedere le Assicurazioni Generali, che si sarebbero impegnate a finanziare con 1,7 milioni l'allestimento della struttura. Si tratterebbe di un investimento, in quanto la compagnia è interessata a fruire del futuro sito congressuale. Infine, in via di completamento la fase preliminare della gara per la progettazione del Museo del mare: deve riunirsi la commissione per decretare quanti sono gli aventi diritto a partecipare rispetto alle 17 offerte presentate al Municipio, dopo che due proponenti hanno fruito del cosiddetto "soccorso istruttorio" .

Massimo Greco

 

Antico Scalo - Società di gestione - Statuto pronto prima di agosto

Il Comune ha fatto la sua parte: sui tavoli del governatore Massimiliano Fedriga e del presidente portuale Zeno D'Agostino sta per atterrare una bozza di statuto relativa al costituendo consorzio "à trois" per gestire Porto vecchio. Più correttamente, la missione consortile riguarderà consulenza, supporto nel coordinamento degli strumenti urbanistico-amministrativi, stazione appaltante per una quarantina di magazzini che sarà messa all'asta. Permane una certa riservatezza sul contenuto dell'operazione, che il Municipio conta di definire prima delle ferie agostane. Il consorzio, che avrà forme e finalità pubblicistiche, sarà formato da Comune, Autorità portuale, Regione Fvg: concentrerà la sua attività in quella parte di Porto vecchio che confina a nord con il polo culturale-fieristico (Magazzino 26, Centro congressi, Centrale idrodinamica) e a sud con il compendio composto dai cinque magazzini nel 2005 dati in concessione a Greensisam. A proposito di Greensisam, la società, in seguito alla scomparsa del leader Pierluigi Maneschi, ha chiesto tempo fino a metà giugno per rispondere al Comune in merito all'inevasa questione degli interventi di urbanizzazione (allacciamenti delle reti, strade, ecc.), che, a giudizio del Municipio, spettano alla concessionaria. Lo scorso novembre il sindaco Roberto Dipiazza aveva presentato il programma d'azione per questa porzione di Porto vecchio, che occupa circa la metà dei 65 ettari totali. Porzione che si caratterizza per una destinazione "mista" tra residenziale, commerciale, turistica. Uno degli aspetti più delicati riguarda le compatibilità procedurali-amministrative tra competenze terrestri comunali e competenze marittime dell'Autorità. Sempre a novembre '18, Dipiazza aveva detto che per gli edifici non vincolati, privi di valore storico-architettonico, si potrà ricorrere alla demolizione. Confinante con questa porzione, è Adria terminal, il cui futuro è pensato come scalo passeggeri.

Magr

 

 

Fridays For Future - Clima, impegno e futuro - Le parole d'ordine di Greta si riprendono la piazza

Centinaia di persone, perlopiù giovanissime, anche a Trieste ieri hanno partecipato alla seconda marcia globale per il clima, organizzata in numerosissime città dai comitati locali di "Fridays for future". Un movimento, quello nato dalla protesta avviata lo scorso agosto da Greta Thunberg, che secondo le cifre fornite dalla Cnn, ieri è riuscito a organizzare mobilitazioni in almeno 125 Paesi, sparsi in tutti i continenti. Tornando a Trieste, l'appuntamento era alle 14.30 all'inizio di viale XX settembre. Si sono visti numerosi striscioni e slogan, tutti a tema. «Se il clima fosse una banca, lo avreste già salvato», ad esempio. Oppure: «Vogliamo respirare il nostro futuro». O ancora è rispuntato il redivivo: «Pensare globale, agire sociale». Il corteo si è inerpicato fino all'agorà dell'ateneo cittadino. In piazzale Europa, appunto, si sono tenuti gli interventi di attivisti, esperti e associazioni, non da ultimo quello di Maurizio Fermeglia: «Solo dal sapere e dalla scienza può arrivare la salvezza del pianeta - ha detto il rettore uscente -. È strabiliante che la politica non se ne renda conto. Anzi fa il contrario: si occupa di meteorologia, invece che di climatologia». Il riferimento è a chi diffonde le fake news secondo cui il freddo anomalo di questo maggio dimostrerebbe che l'emergenza climatica non esiste. In realtà la scienza dice che è vero il contrario: ha fatto freddo qui perché è surriscaldato l'estremo Nord. «Bisogna fare qualcosa - ha continuato Fermeglia -. Parlate con i vostri genitori e amici. La data limite è il 2030 ma bisogna attivarsi prima».Al microfono si sono poi succeduti Simone Libralato e Michele Rebesco dell'Istituto nazionale di oceanografia (Ogs); il curatore del Museo di Storia naturale Nicola Bressi; il docente Units Alessandro Pavan e il climatologo Filippo Giorgi, parte del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) quando quest'ultimo ha vinto il Nobel per la pace nel 2007. Di Fridays for future hanno invece preso la parola Anna Lilian, Francesca Zampieri, Laura Zorzini, Afra Rolfo e Sara Segantin: «Siamo tutte soddisfatte - ha commentato a margine quest'ultima -. Il corteo è stato partecipato nonostante la salita. È stato importante anche il lavoro dietro le quinte. Istituzioni scientifiche, associazioni, cittadini: tutti ci hanno aiutato. La nostra speranza è che questo sciopero per il clima faccia riflettere le persone, affinché votino in maniera consapevole». Il movimento è infatti apartitico ma politico: l'invito esteso a tutti è a considerare l'emergenza climatica, domani nell'urna. 

Lilli Goriup

 

 

Rigassificatore di Veglia La bacchettata di Mosca: una mossa sbagliata - VERSO LA VISITA DI PUTIN A ZAGABRIA

ZAGABRIA. In Croazia sta per scoccare l'ora Putin. Il presidente russo sarà infatti in visita nel Paese ex jugoslavo, oggi membro dell'Unione europea e importante avamposto della Nato nei Balcani occidentali. Data e modalità saranno decise durante l'arrivo a Zagabria del ministro degli Esteri di Mosca Sergey Lavrov in occasione dell'inaugurazione della nuova ambasciata russa nella capitale croata. Ad annunciarlo è stato lo stesso ambasciatore russo in Croazia Anvar Azimov. Nel corso del suo incontro con la stampa il diplomatico di Mosca ha evidenziato anche quelli che sono alcuni capisaldi della politica estera russa. Mosca, secondo l'ambasciatore, non minaccia nessuno anche se negli ultimi anni sembra che l'Occidente voglia isolare la Russia. Russia che, ha proseguito, condurrà sempre una politica indipendente e non sarà mai d'accordo sulla leadership di un solo Paese, come invece vogliono ora gli Stati Uniti. Mosca, per Azimov, ha una visione del mondo multipolare, ha ribadito che non accetterà l'espansione della Nato a ridosso dei propri confini e ha riaffermato la contrarietà che fu di Mosca nel 1999 ai bombardamenti Nato sulla Serbia. Poi l'affondo legato all'attualità. Il diplomatico infatti ha affermato che non è corretto paragonare, come troppo spesso si fa, la Crimea al Kosovo. La Crimea, ha specificato Azimov «è tornata alla Russia» in base alla volontà espressa da un referendum popolare, mentre in Kosovo non vi è stato alcun referendum e l'Occidente usa «diversi archetipi» quando si tratta di questi due casi. Riguardo alle questioni energetiche, molto importanti per la Russia e lo sviluppo balcanico di Turkish stream, l'ambasciatore ha affermato che a Mosca non importa nulla della costruzione del rigassificatore a Veglia (capitale Ue, croato e forte spinta Usa) che comunque viene considerata come una mossa sbagliata all'interno dello scacchiere balcanico. Sul versante della possibile costruzione da parte della Croazia, in cerca dell'autosufficienza per quanto riguarda proprio le risorse energetiche, di una centrale nucleare al confine con la Bosnia-Erzegovina e di eventuali contatti Zagabria-Mosca relativi alla possibile fornitura del generatore nucleare, l'ambasciatore Azimov ha negato qualsivoglia contatto tra i due Paesi.

 

 

Raccolta rifiuti spiaggia Canovella

Legambiente vi invita a partecipare a "Spiagge e fondali puliti": i volontari provvederanno alla raccolta dei rifiuti nella spiaggia di Canovella degli Zoppoli, alle 9.30. Chiunque voglia partecipare si presenti nel luogo e nell'ora stabiliti; Legambiente mette a disposizione l'occorrente.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 24 maggio 2019

 

 

Domani spiagge e fondali puliti a Canovella assieme a Legambiente - l'iniziativa

Dopo i fondali, ora è il momento della spiaggia. Per quanti credono nel bisogno anche di piccoli interventi per grandi battaglie ecologiste, l'appuntamento è fissato domani, sulla spiaggia di Canovella degli Zoppoli, teatro di una giornata di pulizia e bonifica dei rifiuti del tratto costiero, manifestazione ideata sotto la voce "C'era una volta il mare-Spiagge e fondali puliti" e curata dal Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste.Le modalità sono quelle di sempre, legate cioè a un lavoro sul campo, alle prese con immondizie e dintorni che guastano il paesaggio e ammalano l'ambiente. Partecipare è semplice e gratuito, opera che comporta anche una copertura assicurativa e una coda conviviale a base di gelati sponsorizzati da un partner della campagna, spunti anch'essi gratuiti. Il ritrovo con i volontari è fissato a Canovella degli Zoppoli, zona scale, alle 9.30 ma è possibile fruire anche di un trasporto, aderendo al raduno preliminare delle 9 in piazza Oberdan, previa la comunicazione all'indirizzo mail info@legambientetrieste.it. La campagna di spiagge e fondali di Legambiente approda quest'anno alla sua quinta edizione, mole di intervento che racchiude anche la fase di "censimento", dove individuare le zone a rischio del territorio. Al pari dello scenario dei fondali, anche il litorale triestino sembra dover far i conti con l'imperversare della plastica e dei suoi derivati, senza contare le dosi di cordame, tappi, vetri e lattine, insomma oramai un classico. L'organizzazione provvede per i vari "attrezzi di lavoro", tra cui guanti e sacchi di raccolta. Per ulteriori informazioni basta telefonare ai seguenti numeri: 3663430369 e 3665239111. -- 

Francesco Cardella

 

 

Comuni "green", premio a Udine e Tavagnacco - Energy Awards Fvg

Si è chiusa mercoledì sera la prima edizione degli Energy Awards Fvg, il galà dei Comuni più efficienti del Fvg. Al castello di Udine si è svolta la serata dedicata ai Comuni++, ovvero quelli che più si sono impegnati nell'adozione di buone pratiche volte a favorire la riduzione dei consumi di risorse ed energia. I risultati migliori, come Comune A++ li hanno dimostrati Udine, Caneva e Tavagnacco.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 23 maggio 2019

 

 

Un "referendum" del Comune sulla futura piazza Sant'Antonio

In via di definizione una piattaforma digitale dove i cittadini potranno esprimersi sui quattro progetti di riqualificazione. Il nodo dello spostamento della fontana

Roberto Dipiazza, dietro le maniere tonitruanti, è un uomo prudente che non ama scontri e dissensi. Così ha deciso che su un fascicolo potenzialmente bollente come il rifacimento di piazza Sant'Antonio sarebbe stato opportuno saggiare le reazioni della capricciosa platea cittadina. Così il Municipio sta approntando una piattaforma digitale dove inserirà quattro ipotesi progettuali di riqualificazione dello spazio urbano delimitato da via San Spiridione e dalla grande chiesa neoclassica disegnata nella prima parte del XIX secolo da Pietro Nobile. Il poker di idee è curato dall'architetto e docente universitario Maurizio Bradaschia, che nell'autunno dello scorso anno aveva ricevuto l'incarico di ripensare un rettangolo strategico nell'ambito di un Borgo Teresiano, dove negli ultimi anni è stato realizzato, a cominciare con l'amministrazione Cosolini e a proseguire con quella Dipiazza, un importante recupero (via Trento, Ponterosso, Canal Grande) di un'area pregiata ma sciupata. Su queste quattro proposte il Comune avvia una sorta di consultazione preventiva via-Internet, per saggiare gusti/disgusti della popolazione, memore delle polemiche già verificatesi nel novembre 2018, quando bastò un rendering ufficioso e non definitivo (su sette suggerimenti inizialmente elaborati) a scatenare discussioni sulla sorte del sito. Tra l'altro - ricordano in Comune - Sant'Antonio resta l'ultima piazza centrale da rimettere a posto, dopo gli interventi (non sempre apprezzati) su Goldoni, Vittorio Veneto, Ponterosso, Panfili. «Desideriamo che sul futuro assetto di piazza Sant'Antonio vi sia un dibattito pubblico», riassume il direttore dei Lavori Pubblici Enrico Conte. Il quale aggiunge che all'interno del quartetto di ipotesi le differenze non sarebbero poi tante e che il progetto più sbarazzino prevede uno spostamento della fontana all'altezza della chiesa serbo-ortodossa. Per il resto si tratterebbe di modifiche riguardanti il verde e il disegno dei basolati. Dipiazza, poco incline a ibridare antico/nuovo, ha chiesto di evitare l'inserto artistico contemporaneo che in una prima fase Bradaschia aveva previsto nell'angolo di nord-ovest creato dalla piazza e da via Filzi, sotto le finestre della fondazione Scaramangà, riprendendo quanto visto alle Zattere veneziane , ai Musei Vaticani, a Versailles.Sempre su indicazione del sindaco, confermato il "no" autunnale alla riapertura del Canal Grande fino al sagrato della chiesa: Dipiazza non è intenzionato a riprendere gli spunti acquei emersi durante il precedente mandato, quando il predecessore Cosolini e l'assessore Dapretto erano propensi a ripristinare l'originario percorso idrico.In autunno Bradaschia aveva anticipato alcune direttrici progettuali: no a forzature rispetto al contesto architettonico del sito, sì a una serena fruibilità quotidiana garantita a lettori di giornali e a ludi infantili. 

Massimo Greco

 

 

La dura vita dei ciclisti tra stalli insufficienti e automobilisti maleducati

Svevo, paladino delle due ruote, immortala e pubblica sui social le soste selvagge e i tanti altri sgarbi commessi da chi non rinuncia a spostarsi in macchina

Sempre più triestini scelgono di muoversi in bicicletta, ma molti automobilisti mal tollerano chi pedala, e ogni giorno chi si sposta in modo ecologico, deve fare i conti con problematiche costanti, legate soprattutto alla maleducazione. È il grido d'allarme lanciato da Marco Svevo, ciclista, socio Fiab, che usa le due ruote anche per lavorare, e che da qualche anno sui social documenta quotidianamente i tanti disagi sulla pista ciclabile e spesso anche nelle vie del centro. Una denuncia in forma propositiva, con la speranza che qualcosa cambi. Pochi giorni fa è stato anche vittima di un incidente, travolto da un'auto mentre transitava in via Trento. Sulla ciclabile. «C'è pochissima tolleranza nei confronti dei ciclisti, c'è un astio inspiegabile da parte di molte persone - spiega - e pensare che aumenta costantemente il numero di chi usa la bici per andare in giro. Eppure a tanti diamo fastidio. Soprattutto a chi guida l'auto. Fa più rabbia poi quando si accaniscono. Qualche giorno fa facevo consegne con la mia bici e all'incrocio tra via Torrebianca e via Trento un automobilista mi ha centrato, sono volato a terra, per fortuna senza gravi conseguenze. Il paradosso è che l'uomo, poi multato, si è arrabbiato, anche se mi trovavo regolarmente sulla pista ciclabile. Ho rischiato grosso, mentre lui, semplicemente, non aveva controllato in quella direzione». Svevo ricorda poi come siano in tanti anche a lavorare in bici, in particolare chi effettua consegne a domicilio. «Tra marzo e aprile, con la mia due ruote, ho percorso ben mille chilometri in città. Sfatiamo il mito che a Trieste "no se pol". Chi pedala affronta salite, anche impegnative, e si muove senza difficoltà. E fa piacere - aggiunge - quando recapiti qualcosa in zone come Strada Del Friuli o via Commerciale, e la gente si stupisce». Tra le note negative segnalate, anche i pochi stalli presenti in centro. «Tanti sono pieni di catorci fermi da mesi, che andrebbero rimossi, e poi gli spazi andrebbero incrementati, per rispondere alle esigenze attuali». Sui social poi Svevo ha intrapreso una battaglia contro le soste selvagge lungo la ciclabile. Spesso fotografa le auto parcheggiate, omettendo le targhe, ma indicando chiaramente come ostacolino il passaggio. «Si tratta di problemi quotidiani - racconta - che cerco di immortalare con qualche scatto, non per accanimento o cattiveria, ma per puro spirito di segnalazione, per far capire che una vettura, anche se lasciata per pochi minuti sulla ciclabile, crea una difficoltà. La zona più problematica? Campi Elisi, anche per la presenza di tanti uffici e quindi di molti che non trovano spazi liberi dove lasciare l'auto. So però che spesso vengono sanzionati. E proprio a chi lavora lì lancio un messaggio: avete la pista ciclabile sotto l'ufficio, perché non pensare di utilizzare la bici ogni tanto?». 

 

Rimosse dai vigili diciannove bici lasciate incustodite agli angoli di strada - il blitz

Ben diciannove biciclette dimenticate in strada dai rispettivi proprietari o comunque lasciate incustodite vicino a pali della luce o stalli per motorini. È il "bottino" del blitz messo a segno nei giorni scorsi dagli agenti della Polizia locale, tenuti per regolamento a rimuovere i mezzi a due ruote "abbandonati" sulla pubblica via. I vigili, precisa una nota del Corpo, prendono sempre nota delle segnalazioni di biciclette "orfane" fatte dai cittadini. E quando la lista è abbastanza lunga, organizzano un intervento unico per il loro recupero. Così è successo appunto l'altro giorno: il neo costituito Nucleo operativo territoriale (formato dagli agenti appena assunti), con l'ausilio dei Nis (i "pretoriani" del sindaco), ha recuperato 19 biciclette in stato di abbandono in queste zone del centro: 3 in via Revoltella (civici 2, 4 e 15), una 1 in via Settefontane 12 (velocipede a pedalata assistita), uno in via Pascoli (di fronte al civico 22), due in piazza dell'Ospitale (di fronte al civico 8), 6 in largo Barriera Vecchia (di fronte al civico 15) e 6 in via Battisti. Le bici sono custodite nel deposito temporaneo di viale Miramare 65 (sede del Distretto C). Proprio mentre stavano per rimuovere la ventesima bicicletta, in viale D'Annunzio, è arrivato il proprietario: immediata la contestazione del Regolamento di polizia urbana (la sanzione prevista è di 100 euro) e l'obbligo di rimuoverla immediatamente. Molte delle bici sono in condizioni pessime tranne due che, essendo ferme da tempo, avevano cominciato ad essere "cannibalizzate" da ignoti: perciò gli operatori hanno provveduto a toglierle dalle rastrelliere di via Battisti benché non ancora classificabili come rottami. Recuperato un carrello della spesa, legato ad un palo in via Slataper.

 

 

Studenti del Nautico a lezione di rifiuti - a Roiano

Il progetto "Rifiuti in piazza", organizzato da AcegasApsAmga ha fatto tappa ieri in piazza tra i Rivi a Roiano. Davanti a tre classi dell'ultimo anno dell'istituto Nautico sono stati separati per tipologia alcuni rifiuti, approfondendo in questo modo la pratica della raccolta differenziata.

 

 

Greta: i Comuni dichiarino l'emergenza climatica - Domani in piazza

I ragazzi di Greta Thunberg tornano in piazza per il clima. Dopo il primo sciopero globale del 15 marzo, che ha mobilitato milioni di giovani nel mondo, domani il movimento Fridays For Future replica l'iniziativa. In Italia ci saranno eventi in 126 città. Stavolta ci sarà una richiesta precisa: che i Comuni italiani e il parlamento dichiarino lo stato di emergenza climatica, come già la Camera dei Comuni britannica e il consiglio comunale di Milano. Stessa richiesta già fatta a Roma e Firenze.

 

Fridays for Future - Il popolo di Greta torna a manifestare

Venerdì ritorna il "global strike", lo sciopero globale per il clima organizzato dalle ragazze e dai ragazzi di Fridays for future. A Trieste l'appuntamento è alle 14.30 all'inizio di viale XX settembre. L'arrivo è fissato in piazzale Europa, dove la manifestazione proseguirà con interventi da parte di giovani, di associazioni e di rappresentanti del mondo della scienza, compreso il rettore uscente Maurizio Fermeglia. «Abbiamo scelto l'università in quanto luogo simbolico - spiega l'attivista Laura Zorzini -. Noi siamo solo studenti e abbiamo di conseguenza invitato a parlare professori e scienziati». Oltre a Fermeglia, prenderanno la parola esperti dell'Ogs, del Museo di Storia naturale e dell'Università. Tante saranno anche le associazioni presenti a supporto della mobilitazione, come Legambiente, Trieste senza sprechi, Greenpeace, Sea Sheperd, Libera «che combatte le ecomafie anche nella nostra regione» e Amnesty International, «che difende i diritti degli attivisti ambientali in tutto il mondo. Nell'area della foresta amazzonica persone sono state uccise per aver fatto quello che stiamo facendo noi». Il Wwf, impossibilitato a partecipare, sarà presente nelle intenzioni. «Siamo un movimento apartitico ma politico nel senso che agiamo nel contesto della polis, della città - proseguono i giovani -. Cerchiamo il dialogo con i cittadini e con le istituzioni: vogliamo portare all'attenzione delle seconde le istanze dei primi. Siamo un movimento trasversale, pacifico e aperto a tutti, dal momento che stiamo lottando per tutti». Non è un caso che la data scelta per la mobilitazione sia a ridosso delle elezioni europee. «Vogliamo che l'Europa sia compatta su questi temi e pesi a livello globale nei confronti delle grandi potenze».

 

La corretta gestione degli alberi

Conferenza "Linee guida per la corretta gestione degli alberi dei giardini" che sarà tenuta da Alfonso Tomè alle 18, all'Università della Terza età, in via Corti 1/1. Saranno illustrate le regole di coltivazione e manutenzione degli alberi dei giardini. La conferenza rientra nel ciclo di incontri sulla cultura del verde organizzato da Italia Nostra.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 22 maggio 2019

 

 

Dall'Europa la guerra anti-plastica - Stop a piatti e a posate monouso

L'inquinamento è eccessivo: dal 2021 la direttiva Ue imporrà un freno ai prodotti usa e getta L'obiettivo è portare a una differenziata spinta (al 90%) il rifiuto. Carta e bamboo le alternative

È una stretta forte quella che l'Europa impone agli Stati membri relativamente all'inquinamento da plastica monouso. Il Consiglio europeo, infatti, dopo il voto dell'Europarlamento del marzo scorso, ha varato la nuova direttiva sulla plastica che vieta, a partire dal 2021, piatti, posate, cannucce, aste per palloncini, bastoncini cotonati e quant'altro oggetto di consumo creato in plastica monouso. Una stretta, quella proveniente dalla Unione europea che, se non decisiva in modo definitivo, mira a indebolire ulteriormente il fenomeno della dispersione di plastica nell'ambiente. La minaccia più grande universalmente riconosciuta in questi anni per il nostro pianeta. Gli obiettivi - La direttiva europea non solo vieta l'utilizzo di prodotti in plastica monouso che potrebbero avere invece delle alternative al loro utilizzo, ma fissa anche i nuovi target di raccolta e produzione di altri oggetti in plastica, come le bottiglie: 25% di contenuto riciclato per ciascuna bottiglia entro il 2025 e il 30% entro il 2030, 90% di raccolta di bottiglie di plastica entro il 2029, con un traguardo intermedio del 77% al 2025. La plastica finisce dunque nella morsa dell'Europa, per la gioia del Commissario europeo per l'ambiente Karmenu Vella, che a seguito del varo della direttiva ha dichiarato che le nuove norme affronteranno il 70% delle tipologie di rifiuti che inquinano i nostri mari, per un risparmio economico in termini di danni ambientali di circa 22 miliardi di euro al 2030. Nuove opportunità - Una manna per i cittadini europei, che ogni anno generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, dei quali tuttavia meno del 30% è raccolta per essere riciclata. Adesso la palla, pena multe salate, passa agli Stati membri, che da questa direttiva potranno trarre benefici ambientali e creare opportunità di investimento e posti di lavoro. La stretta sui prodotti plastici impattanti, quali in particolare quelli monouso, oltre a produrre effetti nel breve periodo su tutto il sistema economico, produrrà anche una necessaria spinta innovativa a lungo termine. Le aziende del settore, infatti, già da tempo sono chiamate a investire su bioplastiche e bioprodotti, a promuovere imballaggi che si riciclano più facilmente, a ridurre i confezionamenti eccessivamente destinati all'abbandono immediato, e a seguito di questo provvedimento non potranno fare altro che accelerare. Le alternative - Molti Paesi europei stanno scegliendo la strada della carta e del cartone come sostituti delle plastiche, mentre altri stanno seguendo l'esempio di paesi extra Ue, che puntano sul bamboo e su matrici vegetali diverse. L'emergenza plastica è un problema di caratura mondiale, che non riguarda solo il nostro Continente: basti pensare alla chiusura al mercato della plastica da importazione della Cina, che ha avviato una serie di mercati illeciti in altri paesi orientali - Malesia su tutti, dove il Governo ora ha a sua volta intrapreso una dura battaglia contro il riciclo illegale di plastica - rallentando però in parte le procedure di smaltimento da parte dei grandi paesi occidentali, come gli Stati Uniti che si ritrovano con navi cariche di tonnellate di rifiuti plastici da smaltire ancora ferme nei porti. L'Europa come ultimo atto, alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento, dà il buon esempio, con una strategia che va nella giusta direzione, quella legata alla salvaguardia dell'ambiente. 

Alfredo De Girolamo

 

 

Galateri: entro il 2021 obiettivo 4,5 miliardi di investimenti green - PRESIDENTE DI GENERALI

TRIESTE. «Le Generali confermano l'impegno entro il 2021 a centrare l'obiettivo di 4,5 miliardi di euro di investimenti, tra infrastrutture e green bond. Puntiamo inoltre ad una crescita del 7-9% dei premi relativi ai prodotti assicurativi con valore socio-ambientale»: così il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, intervenendo al Global sustainability forum presso la Luiss Business School «Per quanto riguarda il carbone, oltre a non investire in nuovi clienti carboniferi, il gruppo - spiega Galateri - sta procedendo al disinvestimento dei 2 miliardi di euro di attività legate al carbone in portafoglio. Sul fronte assicurativo, oltre ad impegnarsi a non aumentare la già minima esposizione verso il comparto, Generali - rimarca - ha deciso di non assicurare nessuna nuova costruzione di centrali elettriche e miniere a carbone». La sensibilizzazione verso temi più strettamente sostenibili nel mondo della finanza è stata confermata ieri anche da una svolta green negli investimenti di Bankitalia illustrata dallo stesso Visco. Da quest'anno infatti, ha spiegato il governatore, Via Nazionale ha deciso di adottare una strategia di investimento che considera aspetti quali l'ambiente e il sociale nella gestione del proprio portafoglio azionario.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - MARTEDI', 21 maggio 2019

 

 

Stop alla plastica: Consiglio UE approva la messa al bando

Stop alla plastica dal Consiglio UE, messa al bando per i prodotti monouso più diffusi tra cui piatti, posate e Cotton fioc.

Il Consiglio UE ha dato il via libera oggi alla messa al bando della plastica monouso. Nuova spinta verso un’economia più circolare da parte dell’Unione Europea, che dichiara ufficiale lo stop a piatti, posate, cannucce, tazze in polistirolo espanso, contenitori per alimenti, Cotton fioc e bastoncini per palloncini. Non risultano inclusi nel divieto europeo i bicchieri. Nel provvedimento approvato dal Consiglio UE stop anche alle bottiglie PET, per le quale vigerà un obbligo di raccolta differenziata, entro il 2030, pari ad almeno il 90% del quantitativo consumato; previsto inoltre un obiettivo intermedio, al 2025, del 77%. Le bottiglie di plastica dovranno inoltre contenere almeno il 30% di materiali riciclati; minimo il 25% entro il 2025. Secondo quanto contenuto nel testo approvato dal Consiglio Europeo risulta esteso il principio di responsabilità per i produttori, applicato anche a palloncini, filtri per tabacco, salviette umidificate, assorbenti igienici e accessori per la pesca: per tali prodotti il produttore sarà tenuto a coprire costi di raccolta, successivo trasporto e trattamento (inclusi quelli relativi a rimozione dei rifiuti e sensibilizzazione dei cittadini). Ha dichiarato Stefano leoni, coordinatore scientifico del Circular Economy Network promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e da 12 aziende e organizzazioni d’impresa: È un passo avanti importante. Il provvedimento ha una notevole forza innovativa: per la prima volta si impone una percentuale minima di utilizzo di materiale riciclato nella fabbricazione primaria dei prodotti. Per ora la soglia stabilita è del 30% al 2030: non è molto, ma servirà a sostenere un mercato del materiale riciclato.  È auspicabile che questa soglia non solo salga, ma venga introdotta anche per altri prodotti, ad esempio vestiti, arredamento, auto, elettrodomestici, costruzioni. Intanto la palla passa ai governi: in fase di recepimento dovranno fissare quote di riciclo minimo dei rifiuti raccolti relativi ai prodotti quali filtri e prodotti del tabacco, palloncini, assorbenti igienici, salviette umidificate e prodotti della pesca.

Claudio Schirru

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 21 maggio 2019

 

 

Debutta la task-force degli esperti anti-odori - Giovedì visita alla Siot - IL SOPRALLUOGO

SAN DORLIGO. Debutta a San Dorligo il gruppo di lavoro anti-inquinamento olfattivo, di cui fanno parte due tecnici delle Arpa di Veneto e Puglia, già coinvolti nel monitoraggio delle aree industriali di Marghera e Taranto e indicati dall'Arpa del Fvg, e da esperti dell'Università di Trieste, già nominati dalla Regione per le problematiche legate alla Ferriera. La prima riunione è prevista giovedì tra il Municipio e la Siot, dove si terrà un sopralluogo. La task-force è la "fase due" del tavolo tecnico sull'inquinamento olfattivo insediatosi in Municipio nel 2017 cui hanno preso parte tra gli altri Arpa Fvg, Regione, Autorità portuale e Capitaneria di porto, sfociato in un contributo di 35 mila euro della Regione, che ha permesso all'Arpa di costruire un piano di lavoro di cinque mesi che comprende, tra le altre cose, un confronto con la Siot, l'individuazione di realtà simili alla Siot stessa e la stesura di un report. La giunta di San Dorligo ha approvato il 24 aprile la proposta dell'Arpa e il 15 maggio l'accordo con l'Università di Trieste.Tale percorso - spiega il Comune - è stato supportato dalla Commissione Ambiente, presieduta da Roberto Potocco, «espressione di tutti i gruppi presenti all'interno del Consiglio comunale».

 

 

Arci Servizio civile solidale domande entro venerdì

Il Servizio civile solidale è nato per sviluppare e valorizzare lo strumento del servizio civile sul territorio regionale creando occasioni per contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani di 16 e 17 anni. Arci Servizio civile propone in Fvg 11 progetti di servizio civile solidale (sette a Trieste) dando la possibilità a 38 giovani di mettersi in gioco. Gli interessati possono rivolgersi negli uffici di Arci Servizio civile in via Fabio Severo 31 entro le 14 di venerdì. Info: www.arciserviziocivilefvg.org.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 20 maggio 2019

 

 

Cala il sipario su Mare Nordest tra gare di apnea e fondali puliti

Migliaia di visitatori in tre giorni sulle rive

Cala il sipario su Mare Nordest 2019, che resterà negli annali come l'edizione dell'Ursus e dei Tuffi Show. Attrazioni che, nonostante il tempo non proprio clemente, hanno richiamato migliaia di persone sulle Rive per la tre giorni ad alto tasso di spettacolo e divertimento. Il menu di ieri, giornata conclusiva, ha offerto la pulizia dei fondali, la classica targata "Clean Water" e la novità, il torneo "Spazzapnea", il safari subacqueo. La 5° edizione della pulizia dei fondali incastonata in Mare Nordest ha coinvolto un centinaio di volontari, tra subacquei e personale a terra, impegnati nello spazio acqueo di Scala Reale teatro di una "ripulita" che ha fatto emergere la solita galleria di rifiuti, con bottino oramai abituale come cellulari, vetro, cartelli, lamiere e transenne ma anche ombrelli, mangianastri, bandiere, mattoni, tubi, ferraglia, canne da pesca, una ruota da camion e altro ancora. Il torneo "Spazzapnea", svoltosi nel tratto della Diga Vecchia, ha seguito la traccia ma disegnato un clima agonistico, lanciando in lizza una trentina di apneisti alle prese non con pesci ma immondizie in grado di far punteggio e qui si andava dai 100 per i cotton fioc, accendini, borse e lattine ai 2000 attributi per il recupero di cellulari, computer, arredamento e, chissà perché, portafogli. Una battuta di caccia in salsa ecologista abitata da una trentina di apneisti vinta dal Team "Omer e Pathos" e che ha sortito anche qui una certa varietà, da mensole a coppertoni, passando per batterie, sanitari, cartelli e occhiali. Da domani, assicurano gli organizzatori, si inizierà già a lavorare alla prossima edizione dell'evento, per offrire sempre più spettacolo e garantire un coinvolgimento sempre più significativo di scuole, enti di ricerca e Università. 

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 19 maggio 2019

 

 

Anche a Miramare si celebra la natura per la Giornata delle oasi Wwf

Apertura gratuita del Biodiversitario marino passeggiate guidate e pulizia della spiaggia

Oggi è la Festa delle oasi Wwf. E anche a Trieste, come in oltre 100 strutture italiane, la ricorrenza si celebra all'interno dell'Area marina protetta di Miramare con un nutrito programma di iniziative. Un'occasione, spiegano al Wwf, per celebrare la biodiversità del nostro Paese: per questo motivo è stata lanciata anche la campagna "Sos Natura d'Italia", una raccolta fondi per proteggere il grande patrimonio naturale italiano attraverso la quale fino a oggi è possibile donare 2 euro inviando un sms al 45590.Miramare aderisce all'evento nazionale con vari appuntamenti: si è iniziato già ieri con la pulizia del porticciolo del castello a cura dello staff dell'Area marina in collaborazione con il Centro monfalconese sommozzatori. Oggi invece ci sarà spazio per le attività aperte al pubblico, con l'apertura gratuita del BioMa dalle 10 alle 18. Lo staff Wwf sarà a disposizione per visite guidate, approfondimenti e curiosità marine. La mattina e il pomeriggio sono in programma inoltre due attività, gratuite: il ritrovo per una passeggiata guidata nel parco di Miramare sul tema "Un milione di stagni", la campagna Wwf per sensibilizzare sull'importanza delle piccole zone umide, è fissato alle 10.30 al BioMa. Nel pomeriggio si svolgerà un'operazione di pulizia nell'ambito del progetto "Qui ci giochiamo il mare". Chiunque volesse fornire il proprio apporto per ripulire la spiaggetta di fronte alle ex Scuderie potrà presentarsi alle 14 al BioMa.«Questa campagna - spiega il direttore dell'Amp, Maurizio Spoto - ci trova preparati. Abolire l'utilizzo di bottigliette e stoviglie monouso nel BioMa come negli uffici, o proporre materiali e gadget con materiali tracciati e certificati per il bookshop, sono solo alcuni dei passi già fatti per migliorare la consapevolezza di ognuno nel gestire scelte quotidiane che possono fare la differenza».

Gianfranco Terzoli

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 18 maggio 2019

 

 

La Regione scommette sul Geoparco del Carso - IL PROGETTO TRANSFRONTALIERO

TRIESTE. Un progetto che esalta la geodiversità e l'unicità del Carso nell'ottica di un respiro transfrontaliero, perché la Regione crede profondamente nella vocazione mitteleuropea di quest'area. In tale contesto l'amministrazione Fvg sta predisponendo la candidatura del Carso classico sia a Geoparco regionale - per quanto riguarda la parte italiana - sia a Geoparco della rete Unesco per il Carso transfrontaliero, in un'ottica europea di protezione del patrimonio geologico come ricchezza naturalistica unica. Questi i concetti espressi ieri a Trieste dall'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro alla presentazione dello stato dell'arte del progetto del Geoparco transfrontaliero. Sono 17 i comuni che vi aderiscono: 12 per la parte italiana (Doberdò del Lago, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Monrupino, Ronchi, Sagrado, San Dorligo, San Pier d'Isonzo, Savogna, Sgonico e Trieste) e 5 per la parte slovena (Divaccia, Erpelle-Cosina, Comeno, Merna-Castagnevizza e Sesana).

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 17 maggio 2019

 

 

La replica di sindaco e assessore «Il giardino pubblico vive sotto fitorimedio Morena si informi»

«Prima di parlare sempre attivare il cervello». Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza non le manda a dire alla consigliera comunale di opposizione Sabrina Morena protagonista mercoledì di un sopralluogo al giardino pubblico per denunciare il degrado in cui versa. La parola chiave della vicenda è "fitorimedio". «La consigliera parla a vanvera. Ogni tanto informarsi non è peccato - attacca il primo cittadino -. Nel giardino pubblico è stato adottato il sistema del fitorimedio che utilizza piante particolari per bonificare il terreno. In questo modo riusciamo a tenere aperto il giardino e controllare l'inquinamento». Sulla vicenda del giardino pubblico "de Tommasini" di via Giulia è intervenuta ieri anche l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi. «Ritengo necessario ricordare a chi rappresenta i cittadini all'interno dell'assemblea municipale l'esistenza della non semplice problematica inerente l'inquinamento diffuso all'interno dello stesso giardino - spiega l'assessore -. Una questione emersa non certo ieri mattina o nei giorni scorsi bensì nel 2016 e che questa giunta ha affrontato introducendo il sistema del fitorimedio nelle aree dove è stata acclarata la sussistenza dell'inquinamento». Nessun degrado, insomma. «In tal senso l'impresa incaricata dal Comune - spiega Lodi - ha effettuato alcune settimane fa lo sfalcio delle superfici sulle quali era iniziata l'operazione di fitorimedio (riguardante circa la metà del giardino, in aree opportunamente recintate), riservandosi di effettuare successivamente (ma in pratica già a partire da oggi) lo sfalcio nelle restanti aree, attualmente non sottoposte all'intervento anti-inquinamento». L'azione di fitorimedio, comunica l'amministrazione continuerà anche dopo l'estate con la piantumazione di nuove piante. «E come nei precedenti interventi di sfalcio e pulizia - conclude l'assessore - ribadisco che si presterà la massima attenzione, seguendo le prescrizioni e raccomandazioni formulate dal tavolo tecnico istituito in Regione, tagliando cioè il giusto ma non troppo». -

 

 

MARE NORDEST '19 - Una festa sull'acqua. Da oggi sulle rive tuffi, immersioni, convegni e pulizia dei fondali

Ambiente - La pulizia dei fondali è diventato un vero rito

Qui le associazioni di solito sono tutte d'accordo e fanno a gara per dare un contributo autentico, in mare e nelle operazioni a terra. La pulizia dei fondali è diventata anche esso una sorta di sacra liturgia dei subacquei, concordi nel doversi rimboccare le maniche della muta e fornire l'esempio sul fronte ecologico. Tema caro sin dalle prime edizioni all'interno di Mare Nordest, manifestazione che fa del fronte ambientalista una delle cifre fondamentali del progetto e che quest'anno ripropone la tappa targata "Operazione Clean Water", edizione numero cinque, programmata nel Golfo nella mattinata del 19 maggio. Un classico quindi, il momento aggregante per eccellenza che vede all'opera sub esperti, volontari sulle rive e gruppi di studenti impegnati in opere di catalogazione e ricerche. Uno spunto quest'ultimo emerso lo scorso anno, quando alla pulizia dei fondali di Mare Nordest parteciparono forze accademiche, come Manuela Rizzo, laureanda in Biologia, e Federica Nasi, ricercatrice dell'Ogs. Nel 2017 l'Operazione Clean Water coinvolse 14 associazioni, 70 sub ed una trentina di volontari, missione che portò al recupero di 300 bottiglie di vetro, una quarantina di bicchieri, 47 lattine, una decina di sacchi di nylon, una tenda da negozio di 20 metri e 21 cellulari. E che dire dello scorso anno. Qui la caccia ai rifiuti assunse tinte quasi grottesche, considerando la tipologia di materiale rinvenuto nell'arco di poche ore. Qualche esempio? Vetro, plastica e ceramica non mancarono all'appello ma la pulizia sortì anche uno scaldabagno, 14 ombrelli e, chissà perchè, una tesi di laurea e in doppia copia.

F.C.

 

 

Pianezzi verso la rinascita grazie al progetto orto sociale

Studio di fattibilità da 14 mila euro per la trasformazione completa dell'area Il Comune: «Non solo riqualificazione, creeremo un punto di integrazione»

MUGGIA. Nuovo passo in avanti per il primo orto sociale comunale di Muggia. È attualmente in corso il progetto preliminare di riqualificazione totale dell'area di Pianezzi affidato ai geologi Fabio Bosso e Sandro Rota per un compenso di quasi 14 mila euro: uno studio di fattibilità volto a individuare tutti gli aspetti necessari a renderlo un luogo di recupero ambientale e socialità, un vero e proprio mercato contadino. «Non solo stiamo andando a riqualificare un'area verde all'interno del nostro territorio, ma le stiamo dando una nuova identità dato che la stessa potrà diventare luogo di incontro e di integrazione intergenerazionale per giovani, anziani, famiglie, disoccupati, lavoratori...», ha spiegato con soddisfazione l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Muggia Luca Gandini.Grazie al finanziamento di 50 mila euro ricevuti nel 2017 si sono già svolti i primi importanti lavori tra i quali la pulizia dell'area dalle essenze infestanti, il taglio (all'occorrenza) di alberi e cespugli, la demolizione di manufatti presenti (con raccolta, trasporto e conferimento a discarica del materiale di risulta) e la creazione di piccoli percorsi di accesso al fine di verificare le condizioni dei muri a secco. Tutte azioni fondamentali al ripristino e alla preparazione del terreno, per la successiva semina e piantumazione ed alla messa in sicurezza dei muretti di sostegno. Successivamente l'Uti ha finanziato con 250 mila euro la promozione di forme di economia solidale e, nello specifico, la realizzazione dell'obiettivo "Una comunità coesa e solidale. Rafforzare la domiciliarità e sostenere le famiglie. Migliorare i servizi per i disabili" attraverso l'intervento denominato "Promozione di forme di agricoltura sociale o di altre filiere di economia solidale, in raccordo con il Terzo settore". Il Comune sta ora procedendo alla fase di rilievo dell'area: seguirà la redazione del progetto di fattibilità tecnica di sistemazione dei futuri orti, oltre alla redazione di una relazione geologica e geotecnica, a una valutazione della compatibilità idraulica. Si potrà in tal modo individuare i percorsi verso e tra i pastini, predisporre il terreno per la realizzazione di opere di primaria urbanizzazione, individuare zone per il posizionamento di attrezzatura diversa (vasche di raccolta acqua, di capanni per gli attrezzi, di giochi), scegliere le culture da sviluppare nelle diverse zone, con la supervisione di un agronomo, sull'individuazione dell'area da adibire ad un vero e proprio mercato del contadino. «Questo progetto - ha concluso Gandini - ha il chiaro obiettivo di promuovere l'educazione e la formazione di adulti e bambini, il rispetto per l'ambiente, la creazione e il consolidamento di legami sociali, ma è anche strumento di divulgazione ed informazione a tutta la popolazione ad uno stile di vita più sostenibile». 

Riccardo Tosques

 

 

Duino Aurisina - Tutto esaurito per il corso sui muretti a secco

Ha avuto un notevole successo di partecipazione il primo seminario formativo sulle murature in pietra a secco del Carso svoltosi nel Parco del castello di Duino, nella zona denominata Vinja. A organizzare l'iniziativa è stato l'architetto Danilo Antoni, presidente del Partenariato, in collaborazione con l'ordine degli Architetti di Trieste, il sostegno del principe Dimitri della Torre e Tasso, la famiglia proprietaria del castello, e la srl Castello di Duino, rappresentata da Luca Marcuzzi. Il luogo è stato scelto perché vi sono presenti resti di muri di sostegno, i cosiddetti pastini. Una trentina di persone hanno riparato in parte i muri danneggiati, ripetendo così gesti antichi, testimoni del lavoro di altre epoche. Nella sala del Centro congressi del castello si è svolto anche un convegno per approfondire i misteri, le caratteristiche e la cultura legate al sapere e alla fenomenologia delle murature in pietra a secco e il loro ruolo nel Carso. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 16 maggio 2019

 

 

«Il giardino pubblico è ostaggio del degrado» Il caso diventa politico - LA DENUNCIA DI OPEN FVG

Chissà se anche oggi, come agli inizi del secolo scorso, lo Zeno Corsini protagonista de "La Coscienza di Zeno" di Italo Svevo, nelle condizioni in cui versa lo storico giardino pubblico, avrebbe avuto la stessa «sincera intenzione di gioire di quel verde che apparisce tanto puro in mezzo al grigiore delle strade e delle case che lo circondano». Non che il verde oggi manchi, al contrario cresce e si sviluppa in abbondanza, solo che ciò che fino a qualche anno fa appariva come l'elegante polmone verde della città oggi conserva sì il suo ruolo di polmone nel traffico cittadino ma è sempre più in balia del degrado. «Si parla di Trieste città turistica - ha spiegato Sabrina Morena, consigliera comunale di Open Fvg che ieri (foto Bruni) ha lanciato il suo personale grido d'allarme sulle condizioni dello storico giardino - e poi uno dei biglietti da visita della nostra città è ridotto, specie sul lato Est, a selva quasi impenetrabile, o lasciato aggredire dagli infestanti. Qui si incontravano Svevo e Joyce, è ancora un posto in cui triestini e non trovano refrigerio dalla calura estiva o fanno attività motoria e i bambini scorrazzano liberamente».Appena davanti all'ingresso monumentale, che conserva l'originario splendido cancello in ferro sbalzato, ci si imbatte in aiuole spelacchiate, in spazi una volta verdi e adesso riempiti da fogliame secco e ortiche, in percorsi lastricati i cui cordoli sono stati divorati dagli infestanti. Le stesse erme dei concittadini illustri, di cui il giardino è pieno, sono spesso parzialmente occultate da piante spontanee che si sviluppano in altezza. Un cartello, posto sul fusto di un lampione, tristemente ripiegato su se stesso tanto da non essere quasi più leggibile, avverte del divieto di calpestare le aiuole a causa dell'inquinamento del terreno. Addirittura, tra il folto sottobosco qualcuno ha creato delle piste alternative. Migliori appaiono le condizioni delle aree recintate, come quella del laghetto artificiale. «Ho chiesto agli assessori Luisa Polli ed Elisa Lodi lumi sulla gestione della manutenzione del parco, ricevendone informazioni confuse anche a causa del rimpallo di responsabilità e competenze. So che precedentemente la gestione della manutenzione era in capo a un cooperativa. Non è chiaro chi lo faccia oggi, ma i risultati sono davanti agli occhi di tutti. Il prossimo obiettivo sarà certamente quella di presentare una mozione anche se l'auspicio è che qualcosa si possa muovere prima dell'esordio della stagione estiva». E intanto anche il busto del creatore di Zeno si eclissa sempre di più dietro la vegetazione incolta.

Luigi Putignano

 

 

Enel, conto alla rovescia per l'addio al carbone - obiettivo 2025

ROMA. L'uscita dell'Italia dal carbone è fissata al 2025 e l'Enel ha fatto partire il conto alla rovescia per farsi trovare pronta all'appuntamento. Il gruppo elettrico ha infatti presentato la domanda di autorizzazione per la conversione di quattro centrali, avvertendo però che l'iter deve essere immediato, altrimenti la trasformazione «non potrà essere garantita», con tutti i rischi connessi alla sicurezza del sistema elettrico. L'occasione per fare il punto sulla preparazione al cosiddetto phase out è stata l'audizione alla Commissione attività produttive della Camera sul Piano nazionale energia e clima, che conferma appunto entro sei anni l'abbandono definitivo a quella che viene considerata la risorsa energetica più inquinante, del responsabile per l'Italia dell'Enel, Carlo Tamburi.

 

 

Il cambiamento climatico

Alle 18.30, al Knulp, "La sfida del cambiamento climatico": con Rita Nogherotto (Ictp), Alessandro Massi Pavan (UniTs), e Renato Colucci, Ismar Trieste-Cnr.

"Mare antico" racconta com'e' nato il golfo di Trieste - IL DOCUMENTARIO

La "nascita" del golfo di Trieste, la sua origine geologica e i suoi mutamenti, il nostro mare com'era al tempo dei dinosauri, i segreti delle fonti termali di Monfalcone, i labirinti sommersi nelle bocche del Timavo a Duino. Domenica alle 10.30 su Rai 3 regionale, e in replica mercoledì 22 maggio alle 21.50 su Rai 3 bis (canale 103 del digitale terrestre) va in onda il documentario di Pietro Spirito e Luigi Zannini, "Mare antico. Viaggio alle origini della frontiera sommersa", prodotto dalla sede regionale della Rai per la regia di Luigi Zannini. Il documentario - il quarto della serie dopo "La frontiera sommersa", "I segreti del golfo" e "Trincee del mare" - racconta un viaggio nella storia del golfo, alla scoperta delle sue origini geologiche, con le forme di vita più antiche e le tracce che hanno lasciato, le sorgenti sotterranee, il Timavo e le acque termali di Monfalcone. Assieme ai geologi, ai ricercatori dell'Ogs, agli speleosubacquei del Club alpinistico triestino la troupe è scesa nel cuore del nostro mare in un viaggio che dal tempo profondo arriva fino ai nostri giorni. Ed è una scoperta dietro l'altra, con le telecamere che entrano nei labirinti sommersi del Timavo sotto la guida dello speleosub Luciano Russo, oppure indagano sott'acqua con Stefano Furlani la variazione dei livelli marini, o ancora con Flavio Bacchia fanno rivivere in realtà virtuale la vita nei fondali marini milioni di anni fa, mentre Martina Busetti dell'Ogs spiega i grandi mutamenti geologici del golfo. E dal tempo più remoto arriviamo all'attualità con Maurizio Spoto (Riserva di Miramare) che racconta com'è la vita marina oggi.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 15 maggio 2019

 

 

Pressing per spostare le "zebre" di via Mazzini - IL TEMA IN SESTA COMMISSIONE

«Spostare il passaggio pedonale di via Mazzini alla confluenza con piazza Goldoni senza aspettare l'ennesima vittima»: così il consigliere Salvatore Porro (Fdi), presidente della Sesta commissione, ieri in occasione della discussione della mozione presentata dal gruppo consiliare di Fratelli d'Italia. Un attraversamento pedonale balzato agli onori della cronaca dopo la morte della sessantaduenne Gloria Bonetti, investita lo scorso 12 marzo da un autobus mentre attraversava via Mazzini con il semaforo rosso. «Gli autisti di Trieste Trasporti - ha detto Giuseppe Zottis, responsabile area gestione esercizio della società di trasporto pubblico locale - hanno chiesto di spostare di cinque metri più in giù le strisce pedonali in maniera tale che l'attraversamento non coincida con il momento in cui il montante laterale del mezzo non garantisce una buona visibilità». L'assessore all'Urbanistica Luisa Polli, chiamata in causa dai firmatari della mozione, ha spiegato come «uno spostamento di qualche metro delle strisce pedonali cambierebbe poco o nulla la situazione che è prettamente culturale». Si è parlato di installare specchi e paletti: per il consigliere della Lega, Francesco Bettio, «questi ultimi verrebbero sistematicamente aggirati». Per Sabrina Morena di Open Fvg «occorrerebbe ripensare a una chiusura di via Mazzini, cosa che quando avviene in occasione di eventi particolari, funziona benissimo con il dirottamento del traffico in via Valdirivo», soluzione già cassata nelle scorse settimane dall'assessore Polli, che ha ribadito ieri come «l'arteria in questione sia un asse di collegamento fondamentale della città». 

Luigi Putignano

 

 

Scoccimarro annuncia gli Stati generali della mittelenergia dell'Alpe Adria

LA NOVITA' ALLA PRESENTAZIONE DI ENERGY AWARDS FVG

TRIESTE. «Gli Stati generali della mittelenergia dell'Alpe Adria e dell'Adriatico». Nel giorno della presentazione nel palazzo della Regione di Udine di Energy Awards Fvg, una sorta di premio Oscar dell'efficienza energetica, l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro annuncia un'iniziativa, tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, con il Friuli Venezia Giulia capofila, che coinvolga Veneto, Carinzia, Stiria, Slovenia e Croazia e sia propedeutica a una Carta ambientale 2030-2050, «non un libro dei sogni, ma un documento da monitorare e tagliandare ogni anno». A più stretto giro, mercoledì 22 maggio, in Castello a Udine, si procederà a premiare i 20 Comuni (sui 26 partecipanti, il primo anno è stato di rodaggio, il riconoscimento avrà cadenza annuale) - tra cui due capoluoghi, ma i nomi sono ancora top secret - che si sono distinti per buone pratiche nel campo della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. Il progetto vede unite Regione e Ape, l'Agenzia per l'Energia del Fvg che promuove lo sviluppo sostenibile aiutando individui, aziende e amministrazioni locali a conseguire miglioramenti significativi e misurabili nell'utilizzo razionale dell'energia e delle sue fonti rinnovabili. «Un percorso virtuoso», che conosce ora la tappa dell'Energy Awards Fvg, sottolinea Scoccimarro, «che vede anche la Regione coinvolta nel concorso a un cambio culturale nella nostra società». Dall'assessore, affiancato dal direttore regionale del Servizio Energia Sebastiano Cacciaguerra, sono arrivate altre due anticipazioni: «Proprio domani (oggi per chi legge, ndr) puntiamo a vincere un premio nazionale con un progetto Insiel per la mappatura ambientale al forum della Pubblica amministrazione a Roma. Parte inoltre in questi giorni, con un protocollo che stiamo predisponendo con un investimento importante, il processo per rendere l'aeroporto regionale il primo scalo internazionale in Italia e in Europa totalmente "energy free", il che significa che l'energia consumata sarà completamente prodotta dalla stessa infrastruttura». Mercoledì 22, al tavolo dei relatori, con Scoccimarro, ci saranno il sindaco di Udine Pietro Fontanini, il direttore dell'Ape Matteo Mazzolini e Anna Sappa, responsabile del progetto Ce-Heat. 

 

 

Torna Rifiuti in piazza sulla cultura del riciclo - Oggi a Borgo San Sergio

Questa mattina dalle 10.30 arriva in piazza XXV Aprile a Borgo san Sergio l'iniziativa "Rifiuti in piazza" organizzata da AcegasApsAmga in collaborazione con Arpa Fvg e Comune, per sensibilizzare la cittadinanza sulla corretta raccolta differenziata. I triestini, nel corso della mattinata, potranno scoprire cosa effettivamente finisce nella raccolta dell'indifferenziata e della plastica e ricevere degli utili omaggi per riciclare al meglio anche a casa.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 14 maggio 2019

 

 

Abitanti di Longera in rivolta contro AcegasApsAmga

Residenti di Longera "in rivolta" contro AcegasApsAmga. I lavori di realizzazione della rete fognaria iniziati ad aprile da parte dell'ex municipalizzata, e costati circa mezzo milione di euro, hanno portato a galla parecchi malumori. Gli interventi dureranno circa otto mesi e garantiranno la possibilità per i cittadini di usufruire di una nuova rete fognaria, che trasporterà i reflui domestici delle abitazioni fino al depuratore di Servola. La realizzazione delle lavorazioni lungo strada di Longera sarà effettuata in regime di chiusura della sede stradale, ma la viabilità pedonale sarà comunque garantita mentre il traffico veicolare subirà alcune variazioni temporanee. Secondo alcuni residenti, però, anche con i nuovi lavori verrà coperta solo una parte delle utenze del rione. Molte abitazioni attualmente non sono allacciate alle fognature e quindi in possesso di fosse biologiche di proprietà, infatti, continueranno a scaricare nel torrente Farneto dopo una depurazione tramite vasche biologiche. «Restituiteci i soldi per la depurazione delle acque nere, che finora sono state sversate nel torrente», hanno reclamato Manuel Purger e Francesco Pincer in rappresentanza di una parte degli abitanti di Longera, nel corso dell'ultimo consiglio della sesta circoscrizione. Presente alla seduta anche l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, che ha manifestato l'intenzione di convocare una futura assemblea o un sopralluogo sul tema assieme ai tecnici dell'Acegas. Nel frattempo, Andrea Rubin, responsabile delle reti idriche e fognarie per Acegas, chiarisce: «Le vie laterali alla strada di Longera non verranno collegate per via dell'attuale pianificazione regionale, che però può essere forzata con le richieste dei cittadini al Comune». Poi, in merito alla questione delle tasse, Rubin spiega: «Per ora pagavano solamente il "canone fognature" e con questa tubazione si pagherà anche il canone per la depurazione». A breve, AcegasApsAmga spedirà una lettera agli utenti con tutte le informazioni necessarie al fine di completare la procedura di allacciamento . 

 

 

Ambiente e rifiuti - Apparecchi elettronici - Record di smaltimenti.

Roma. Nel 2018 il Consorzio Ecodom si conferma al primo posto in Italia per quantità di Raee domestici trattati (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche): oltre 105mila tonnellate, con un taglio delle emissioni di Co2 pari a 808mila tonnellate e un risparmio di energia superiore a 130 milioni di kWh. Sono i dati che emergono dal rapporto di sostenibilità del Consorzio per il 2018. L'anno scorso si è registrato un totale di 310.610 tonnellate di Raee Domestici gestiti complessivamente nel sistema «formale» italiano. Nel 2018 è stata evitata la dispersione nell'aria di 808.092 tonnellate di Co2, pari alla quantità di anidride carbonica generata dal parco veicolare dell'intera provincia di Milano per un periodo di circa 30 giorni. Il lavoro di Ecodom ha inoltre permesso di risparmiare 130,8 milioni di kWh di energia.

 

Dagli apneisti ai sub-robot Tre giorni di "mare pulito"

Presentata l'iniziativa dedicata all'ecologia che vivrà il momento clou con la gara di tuffi da 27 metri dall'Ursus. Mix di eventi tra scienza e sport davanti alle Rive

Tre giorni dedicati al mondo del mare, per capire come tutelarlo, scoprirlo dal punto di vista scientifico ma anche attraverso lo sport. Nel week end, a partire da venerdì 17 e fino a domenica 19, torna "Mare Nordest", l'iniziativa che quest'anno avrà come momento clou la gara di tuffi dall'Ursus, che per l'occasione lascerà il Porto vecchio per arrivare davanti a piazza Unità, dove verrà allestito il villaggio. Ieri alla conferenza stampa di presentazione in Regione, Roberto Bolelli, general manager dell'iniziativa, ha spiegato che «questa ottava edizione sarà particolarmente ricca di appuntamenti e iniziative. Un simbolo di effervescenza della società e del pubblico che hanno preso a cuore i temi che portiamo avanti e che sono legati alla tutela dell'ambiente». "Il Mare ti ascolta, il Mare ti parla" sarà il filo comune che coinvolgerà anche le scuole, con un centinaio di studenti dell'Istituto nautico Tommaso di Savoia Duca di Genova e del Liceo scientifico Galileo Galilei, che presenteranno i risultati del progetto "3R" per il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti. In collaborazione con "Mujalonga sul mar" e con il Comune di Muggia sono stati svolti anche degli incontri alla Edmondo De Amicis, che si trova per l'appunto a Muggia.Una delle iniziative più curiose è legata poi alla "pesca dei rifiuti", che prevede una vera e propria gara tra apneisti davanti alla Diga vecchia, dove vincerà chi raccoglierà più immondizia dai fondali. Numerosi i seminari rivolti alla cittadinanza e patrocinati da proEsof 2020, che saranno realizzati in collaborazione con Università di Trieste, Museo dell'Antartide, Ogs e Arpa Fvg. Oltre a pannelli e filmati ci saranno conferenze sulle variazioni climatiche, sulla biodiversità e sulle spedizioni italiane in Antartide. Il Dipartimento di matematica e geoscienze porterà anche un mini Rov - un minirobot subacqueo - costruito nel laboratorio di Oceanografia, delle centraline per l'acquisizione dei dati e i mareografi. L'assessore regionale agli Enti locali Pierpaolo Roberti ha parlato di «un'iniziativa che si arricchisce ogni anno di più. Trieste ha basato la sua ricchezza sulla cultura del mare ed è importante che venga diffusa ai cittadini spaziando quanto più possibile sui contenuti. Bisogna anche parlare di potenzialità e prospettive che devono arrivare preservando l'ambiente marino: troppo spesso inquinato anche da chi getta i rifiuti senza troppi scrupoli». «Mare Nordest deve diventare uno dei grandi eventi di riferimento per la città - ha aggiunto il vicesindaco Paolo Polidori - e per questo come amministrazione abbiamo deciso di fare uno sforzo ulteriore per legare, attraverso questa iniziativa, in modo ancora più forte, Trieste e il suo mare». Paola Del Negro, direttore dell'Ogs che organizzerà una serie di incontri, ha ricordato che «per la prima volta l'Italia avrà una nave rompighiaccio e sarà proprio di proprietà dell'istituto, acquistata grazie al sostegno, non solo economico, del ministero dell'Istruzione. Speriamo di poterla portare alla prossima edizione tra un anno». Giorgio Cecco, di FareAmbiente, ha evidenziato l'importanza della manifestazione e Furio Belsasso, presidente della Trieste Tuffi, ha ricordato che ci saranno anche i campioni Klaus Dibiasi e Noemi Batki.-

Andrea Pierini

 

 

I Verdi mettono nel mirino la linea Capodistria-Divaccia

Critiche del movimento ambientalista al progetto dell'infrastruttura ferroviaria il cui cantiere costeggia il confine italiano

SAN DORLIGO DELLA VALLE. Ìl progetto della nuova linea ferroviaria Capodistria-Divaccia finisce nel mirino del candidato dei Verdi al Consiglio comunale di San Dorligo della Valle, Alessandro Capuzzo. «Non è noto il parere dell'Italia sull'impatto ambientale della nuova linea - spiega - il cui cantiere aperto costeggia il confine italiano, lambendo numerose frazioni di San Dorligo della Valle e Muggia, tagliando le zone classificate "Natura 2000" e incidendo su aree archeologiche, boschi, torrenti e fauna selvatica. In ogni caso - aggiunge - siamo al cospetto di una vera e propria invasione su di una delle riserve naturali del territorio. Si tratta di 27 chilometri di nuova ferrovia, di cui 20 in galleria e due viadotti, costeggiando il confine italiano a poche centinaia di metri dalle frazioni di Grozzana, Pese, Draga Sant'Elia, Bottazzo, Bagnoli, Dolina, Prebenico, Crociata, Caresana, Aquilinia, Noghere, Rabuiese e Vignano». Sul progetto ci sono state anche proteste da parte slovena, culminate in un referendum «che - sottolinea Capuzzo - è stato boicottato dall'establishment d'oltre confine. L'infrastruttura, pensata per raddoppiare il percorso delle merci da e per il porto di Capodistria, sta entrando coi suoi escavatori e caterpillar lungo l'intero tracciato, e rimuoverà milioni di metri cubi di materiali di scavo. Altri milioni di metri cubi di materiale edilizio, più 58 chilometri di binari e scambi - prosegue il candidato - saranno necessari, con forte impatto su foreste, vigneti, frutteti, artigianato, paesi antichi, chiese, grotte, foibe e pericolo per gli animali. In territorio italiano - insiste l'esponente ambientalista - sono a rischio pure i torrenti Ospo e Rosandra. Chiediamo che la Repubblica di Slovenia possa modificare le sue decisioni - conclude - possibilmente in accordo con le competenti autorità italiane». A sostenere i Verdi interverranno domani, alle 17.30, nell'aula del Consiglio di San Dorligo della Valle, i portavoce di Trieste e Isola del "Movimento per la Democrazia in Europa entro il 2025", fondato dall'ex ministro delle finanze greco Varoufakis, per un incontro che vedrà anche la partecipazione dell'ex sindaco di Capodistria, Aurelio Juri, dei candidati alle europee della Sinistra, Andrea Bellavite e Iztok Furlanic, dei Verdi, Tiziana Cimolino e Pino Prasel, del candidato sindaco dei Verdi per San Dorligo della Valle, Alen Kermac, e del capolista di Rifondazione comunista, Goran Cuk. Il movimento "DiEM25" ha lanciato l'iniziativa "European May", per sensibilizzare l'elettorato verso il programma intitolato "Green New Deal", elaborato in vista del rinnovo parlamentare europeo. 

 

 

I disastri ambientali tra logiche d'emergenza e cultura di prevenzione - incontro pubblico

Si intitola "Disastri naturali e ambientali fra logica dell'emergenza e cultura della prevenzione" l'incontro di carattere operativo in programma domani nell'auditorium dell'ex Salone degli Incanti in Riva Nazario Sauro dalle 14.30 alle 19.30. L'evento, promosso dall'associazione di promozione sociale InProspettiva, prende le mosse dalle coordinate tecniche inserite nel nuovo Codice della Protezione civile, e gode del patrocinio della Regione e della coorganizzazione del Comune. Ad aprire i lavori dell'incontro (aperto al pubblico e a ingresso gratuito), dopo i saluti istituzionali portati dai rappresentanti dell'amministrazione municipale, sarà il direttore del Piccolo Enrico Grazioli, che nel corso del pomeriggio terrà inoltre un intervento dal titolo "La notizia dell'emergenza e la notizia della prevenzione". Subito dopo interverranno il prefetto Valerio Valenti, che parlerà del ruolo della Prefettura in materia di Protezione civile, l'assessore Riccardo Riccardi ("Vulnerabilità e pericolosità naturali del territorio: attività di pianificazione della Regione") e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, Natalia Restuccia. La seconda parte del pomeriggio vedrà gli interventi dei vertici delle forze dell'ordine (Livio Ciancarella del Comando regionale dell'Esercito, Stefano Cotugno a capo del Comando provinciale dei Carabinieri, e il questore Giuseppe Petronzi. Il tema dei disastri naturali verrà affrontato però anche dal punto di vista dell'impatto emotivo. Di qui la partecipazione do Hanna Farah, presidente dell'Associazione Psicologi per i popoli Fvg.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 13 maggio 2019

 

 

Dall'incidente ai progetti sospesi - L'odissea del tram tocca i mille giorni

Lo scontro frontale in via Commerciale il 16 agosto 2016 Numerosi gli annunci, ma manca il via libera dell'Ustif

Mille giorni. Dallo scontro frontale tra due vetture del tram di Opicina, avvenuto il 16 agosto 2016, sono passati tre governi (Renzi, Gentiloni e Conte) e due presidenti della Regione (Serracchiani e Fedriga). Sul fronte sportivo la Triestina era in serie D e la Pallacanestro Trieste si giocava una tranquilla A2. Dopo mille giorni invece il Tram di Opicina resta ancora tristemente fermo, nonostante le promesse di una pronta ripartenza. Da quando c'è stato l'incidente frontale tra la vettura 404 e 405 il tempo sembra infatti essersi fermato. Nell'impatto rimasero feriti sette passeggeri e i due macchinisti, nessuno in modo serio per fortuna. Secondo la ricostruzione la 404 stava scendendo verso la città per delle prove tecniche. L'altra vettura, la 405, era regolarmente in servizio e, dopo aver fatto passare un terzo mezzo, la 406 che andava verso città con delle persone a bordo, era ripartita dalla fermata di Conconello. Dopo cinquanta metri e nel mezzo di una curva lo scontro frontale. Per la ricostruzione definitiva della dinamica e per le responsabilità bisognerà attendere il processo che è ancora in corso e vede imputati i due macchinisti: Stefano Schivi e Fulvio Zetto. Entrambi sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti con l'accusa di disastro ferroviario colposo. Il processo dovrà appurare se sono stati ignorati semafori rossi o se non sono state date le indicazioni corrette via radio. Per avere la verità, almeno processuale, servirà ancora del tempo mentre il 2020 potrebbe essere effettivamente l'anno del rientro in servizio del tram. Nessuno chiaramente vuole ormai sbilanciarsi anche perché dal 2016 gli annunci, poi disattesi, non sono mancati. Il timore iniziale era di non riuscire a completare in tempi brevi il restauro delle vetture. Per il regolare servizio ne servono almeno tre e, oltre alle due coinvolte nel sinistro e sotto sequestro, delle altre sei solamente due erano operative. La 401 era oggetto di lavori strutturali piuttosto importanti dal 2009 e rallentati pure dal patto di stabilità. La 407 era impegnata nella revisione annuale. Le fasi di riparazione delle due vetture incidentate si erano invece concluse in tempi brevi, ovvero già l'8 giugno 2017. Proprio in quei giorni l'assessore Luisa Polli, una che il tram lo usava spesso, aveva manifestato un certo ottimismo sui tempi di ripartenza: «Direi che ormai siamo davvero a buon punto». L'ottimismo non venne però ripagato dalla realtà al punto che il Piccolo avviò una raccolta di firme che si chiuse il 30 ottobre 2017 con 15.783 adesioni da tutto il mondo. A quella virtuale si affiancò anche la raccolta cartacea promossa da Luigi Bianchi di CamminaTrieste. A sottoscrivere il documento furono oltre 2.200 persone tra cui molti politici come l'ex premier Matteo Renzi. Nonostante le critiche del sindaco Roberto Dipiazza - «a cosa serve? C'è qualcuno che non vuole la riapertura del tram?» - vi aderirono anche i vertici della Regione con l'allora presidente Debora Serracchiani e il suo assessore alle Infrastrutture Maria Grazia Santoro, che garantirono anche l'appoggio economico per rimettere in funzione la linea.Proprio la Regione è il gestore della linea, che è di proprietà del Comune, mentre Trieste Trasporti mette in pratica il servizio. Per riattivare la linea serve il via libera dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif), un organo periferico del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che lo scorso anno ha cambiato nome diventando Agenzia unica per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. Va detto che palazzo Cheba non è rimasto con le mani in mano e ha consegnato diversi progetti. E non sono mancati i confronti, al punto che a metà ottobre 2017 Dipiazza alzò pesantemente la voce arrivando a sbattere la porta (neanche troppo metaforicamente) in uno degli incontri. Lo scorso dicembre proprio il sindaco è stato querelato dai funzionari dell'organo. In questi mille giorni si potrebbe intravedere però la luce e qualcuno parla del primo trimestre del 2020 come data di ripartenza. Tutto dipenderà però ancora dall'Ustif, che nel 2017 aveva chiesto degli adeguamenti ai primi progetti per l'ammodernamento della linea, chiedendo anche degli adeguamenti sui marciapiedi delle fermate. La nuova progettazione della società Mercitalia Shunting & Terminal srl (che aveva già redatto il primo progetto) è stata completata e trasmessa in data il 23 marzo alla Regione, che l'ha inviata poi all'Ustif. Intanto sono state bandite le gare da 270 mila euro per la fornitura delle traverse, aggiudicata dalla società Lodovichi Domenico spa di Roma, e da poco meno di 134 mila euro per la realizzazione e la fornitura di nuove rotaie, aggiudicata all'austriaca Voestalpine Schien gmbh. 

Andrea Pierini

 

Dipiazza resta in silenzio dopo la querela Luccarini suona la carica: «Manca poco»

Il sindaco Roberto Dipiazza preferisce non dire più nulla sul tram di Opicina vista la querela dello scorso dicembre che gli ha fatto l'Ustif, l'organo del ministero delle Infrastrutture e trasporti che deve dare il via libera al progetto per la messa in sicurezza della linea. Il primo cittadino, insieme alla sua giunta, saranno però i protagonisti di un video satirico che dovrebbe essere pubblicato proprio oggi in occasione dei mille giorni di stop della linea 2. Chi lo ha visto in anteprima conferma che si tratta di un collage, chi lo ha realizzato sceglie invece di restare ancora nell'ombra. A parlare è l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi: «Abbiamo inviato alla Regione il 23 marzo scorso il progetto con le modifiche che ora è stato mandato all'Ustif. L'impegno degli uffici è consistente per riuscire a riattivare la linea. Sono stati compiuti diversi incontri e riunioni per arrivare a una soluzione, stiamo facendo il massimo lavorando a testa bassa». La linea 2 è di proprietà del Comune, è gestita però dalla Regione attraverso la Trieste Trasporti. Proprio il rinnovato presidente della partecipata Pier Giorgio Luccarini manifesta un certo ottimismo: «Ormai siamo in quello che possiamo ragionevolmente ritenere l'ultimo rettilineo prima della ripartenza. Per dare avvio alla riqualificazione della linea manca ancora qualche passaggio formale e poi, una volta ultimati i lavori, si potrà procedere con i collaudi. Si sta lavorando tutti in grande sintonia e con risultati che sono apprezzabili giorno dopo giorno: fra Comune, Regione, Ustif e Trieste Trasporti ci sono oggi collaborazione e dialogo costanti. Una collaborazione e un dialogo a cui tiene molto anche lo stesso sindaco che sta seguendo personalmente e con grande attenzione l'evolversi della situazione». L'ottimismo si scontra però con il tempo: «È vero mille giorni sono tanti - aggiunge Luccarini - ma è un periodo purtroppo coerente con una burocrazia complessa e parcellizzata come quella italiana. Come altre volte ho avuto modo di dire, siamo tutti molto consapevoli del ruolo e della funzione, anche simbolica, che il tram ha per la città e la lunga attesa, ne sono certo, non farà che rendere ancora più bella la ripartenza. Da parte nostra, posso assicurare che Trieste Trasporti si farà trovare pronta un minuto dopo l'ultimazione dei lavori e il nulla osta dell'Ustif». Chi osserva con attenzione l'evolversi della situazione è l'ex sindaco Roberto Cosolini, oggi consigliere regionale del Pd, che proprio sulla questione del tram era stato pesantemente attaccato durante il suo mandato. «Ricordo bene gli attacchi strumentali dell'opposizione», racconta: «All'epoca stavamo facendo dei lavori pesanti e il blocco era stato alla fine di 21 mesi. Mi viene da pensare cosa potremmo dire adesso che siamo a mille giorni e che si prospetta un periodo di attesa ancora piuttosto lungo. Non sottovaluto la complessità della questione, proprio perché ci sono passato. A questo punto però servirebbe avere una tempistica decente e nessuno si scandalizzerebbe per uno sbaglio di due mesi. Mi pare comunque di aver capito che difficilmente il tram prenderà servizio nel 2019». Sullo scontro Dipiazza- Ustif, Cosolini, spiega che «l'organismo ha sempre fatto il suo mestiere che è di garantire la sicurezza dei trasporti su rotaia. Si tratta di programmare e fare le cose per mettere i funzionari nelle condizioni di eseguire i collaudi e concedere le autorizzazioni. Certo è che un'interruzione di quattro anni è un danno d'immagine pesante per un simbolo della città».

 

La delusione dei tanti turisti che aspettano invano di salirci

Gli operatori del settore ammettono di percepire il rammarico di chi arriva in città e scopre che il servizio non è ancora operativo

I triestini probabilmente si sono assuefatti all'assenza, anche se non sono assolutamente rassegnati. I turisti invece non capiscono: soprattutto quelli che sono tornati in città più volte negli ultimi tre anni. Il tram di Opicina è uno dei pochi impianti a fune che ancora esistono nel mondo al punto da essere anche una domanda del popolare gioco da tavola "Trivial pursuit": il suo fascino entra in guide turistiche e documentari. «Nonostante i mille giorni di stop il tram rimane uno dei simboli della città», racconta Francesca Pitacco, presidente dell'Associazione delle guide turistiche Friuli Venezia Giulia. «La cosa più difficile - racconta - è spiegare perché non è in funzione. Gli italiani sanno come funziona la burocrazia nel nostro Paese mentre gli stranieri restano sbalorditi dal fatto che è fermo da tre anni. Come guide ci limitiamo a spiegare che c'è stato un incidente. Di certo le persone che attendono di farci un giro rimangono molto deluse». «I turisti, soprattutto quelli che sono già stati in città, quando prenotano ci chiedono se il tram è tornato in servizio - spiega Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste - e noi abbiamo l'ingrato compito di spiegare che ancora è tutto fermo. Un aneddoto che ricordo è che portammo dei tour operator in visita proprio sul tram e quando chiedemmo loro quale fosse il costo per una corsa di quel tipo: le cifre oscillarono dai 10 ai 14 euro. Rimasero basiti quando comunicammo che si pagava solo il biglietto del bus. Il tram è un patrimonio di questa città ed è un valore aggiunto per gli stranieri». Michele Ciak, presidente della Pro Loco, conferma che «tantissimi ci chiedono del tram nei nostri info point di piazza Unità e di San Giusto. Sono sia italiani che stranieri, soprattutto austriaci e tedeschi, anche se non mancano inglesi e francesi che ne hanno letto e sentito parlare. Diciamo che la promozione che è stata fatta nel corso degli anni ha dato esiti importanti e sta ancora dando risultati. Non posso che confermare la delusione di chi viene per la prima volta e di chi torna. Qualcuno prende il servizio sostitutivo con le linee 4 e 2/. Non è però la stessa cosa». Leandro Steffè dell'associazione Ferstoria denuncia «un grave danno per la città sia dal punto di vista turistico che storico. Anche gli utenti sono penalizzati perché il tram fornisce comunque un servizio per alcune zone della città. Bisogna capire se è più colpa dell'inerzia locale o della burocrazia nazionale: probabilmente è frutto di un mix tra le due cose». 

 

 

Veglia, il rigassificatore pronto a funzionare entro l'inizio del 2021

La conferma del ministro dell'Ambiente. Lng Croazia: lavori nei tempi previsti. Comune e Regione restano contrari

ABBAZIA. Il rigassificatore galleggiante di Castelmuschio (Omisalj), sull'isola di Veglia, entrerà in funzione entro il primo gennaio 2021. La conferma arriva da fonti autorevolissime: a darne l'annuncio sono stati infatti il ministro croato dell'Ambiente, Tomislav Coric e la direttrice dell'azienda statale Lng Croazia (cui è stata affidata la realizzazione del progetto), Barbara Doric. L'occasione è stata quella del convegno internazionale sul gas che ad Abbazia ha riunito 600 esperti del settore provenienti da una ventina di Paesi di tutto il mondo. Coric ha ricordato che negli ultimi anni la Croazia si sta adoperando per diversificare le fonti di energia e per diventare uno Stato sicuro e quanto più autonomo nel campo dell'approvvigionamento di combustibili. «Attualmente la Croazia importa il 40% del suo fabbisogno di elettricità - ha rilevato il ministro - il 60% di gas e l'80% di derivati petroliferi. Il nostro traguardo è ridurre in modo significativo queste percentuali, arrivando alla necessaria autonomia energetica. Il terminal metanifero nordadriatico - ha detto Coric - rientra nel perseguimento del nostro obiettivo: la nuova struttura inizierà a essere attiva fra circa un anno e mezzo».In merito al rigassificatore offshore, il ministro ha aggiunto che negli ultimi due anni si è passati dalle parole ai fatti: i lavori di approntamento sono iniziati lo scorso marzo. La direttrice di Lng Croazia è peraltro arrivata ad Abbazia direttamente dal cantiere di Castelmuschio: i preparativi per l'impianto, ha riferito, procedono senza intoppi malgrado al progetto si oppongano fermamente il Comune di Castelmuschio, la Regione quarnerino-montana, alcune forze politiche e ambientalisti. Il presidente del convegno abbaziano e responsabile dell'Associazione croata degli esperti nell'industria del gas, Dalibor Pudic, si è detto certo che l'impianto avrà un futuro assicurato, essendo il comparto in lenta ma costante espansione. Per la realizzazione del rigassificatore è previsto un investimento pari a 234 milioni di euro, dei quali 101 stanziati a fondo perduto dall'Unione europea. 

Andrea Marsanich

 

 

Manuale per lo spreco zero Andrea Segré ci insegna a rimettere il cibo in circolo

Docente e inventore del "Last Minute Market" di Bologna propone una rivoluzione alimentare a partire dal frigorifero

Il retrobottega dei supermercati è il regno di un uomo misterioso, il Descaffalatore. È addetto a decretare vita e morte degli alimenti. Confezione ammaccata? lattina con etichetta sbilenca? yogurt in scadenza? «Tu sei fuori! » Ma all'ingresso dei supermercati c'è anche un professore dell'università di Bologna, il triestino Andrea Segré, che con costanza e inesauribile pazienza, da almeno vent'anni, ammonisce che il cibo non si getta. Con qualche accorgimento "Il metodo spreco zero" (Bur Rizzoli, pag. 272, euro 14) è alla portata di tutti e Segré l'ha presentato ieri, come ultimo appuntamento del festival Link, in dialogo con Massimo Cirri, autore e voce di "Caterpillar" (Radiodue Rai) che firma la postfazione del manuale, pentito redento dell'Offertona irrinunciabile, del 3x2, del Sottocosto Spinto. Per Segré tutto cominciò oltre venti anni fa, fondando il bolognese Last Minut Market, e si rivelò idea vincente, oltre che meritoria. Oggi l'impresa sociale di cui è presidente, rileva da bar, gastronomie, centri commerciali, alimenti perfettamente commestibili eppure destinati alla spazzatura e li reinserisce all'interno dei circuiti della solidarietà. S'intende che ciò che si fa in larga scala è applicabile a quella ridotta in nome della triade: comprare ciò che serve, cucinare il necessario, mangiare quanto basta. Lasciando alle grandi occasioni le pietanze elaborate, nessun cibo è più saporito di quello frugale, eppure nessuna strada porta all'inferno più di quella lastricata di buone intenzioni della spesa del sabato. Perché, scrive Segré, si sa, è impulsiva, si fa sedurre dallo sconto, cede al fascino del fiocco, della novità. Ma è vittima anche del tempo tiranno che porta a sovrastimare la necessità di riempire la dispensa per tutta la settimana. Morale: ogni giorno buttiamo cibo per 100 grammi a testa, che diventano 37 chili pro capite all'anno e con esso 450 euro per un nucleo di circa 4 persone. La concezione del Last Minut Market formato famiglia, parte dalla compilazione di un "diario dello spreco" , in cui registrare gli alimenti buttati quotidianamente per capire i nostri errori, liberarci dalle cattive abitudini e infine dare il via alla "rivoluzione alimentare" . Siamo ciò che mangiamo, diceva Ippocrate, padre della Medicina. Ma siamo anche ciò che non mangiamo e ci gira intorno: relazioni, valori sociali, energia, acqua, soldi, fame e diete, troppo e troppo poco. L'importante è riconoscere che lo spreco del cibo commestibile è "peccato" in sé, come esortano gli anziani, ed è un danno anche economico e ambientale. Smaltire i rifiuti costa e inquina. Per cambiare, alla fin fine influenzando anche il modello industriale, sensibilissimo alle tendenze del consumatore, basta aprire casa nostra a allegre forme di pianificazione e disciplina. Cittadino responsabile, industria responsabile, politica responsabile, non necessariamente in quest'ordine ma tant'è: il "la" tocca darlo al cittadino responsabile. Meglio se competente pioniere come Segré che insegna a fare la spesa mirata, il menù modulare, a conoscere a fondo il freddo mondo del frigorifero organizzandolo al meglio. A leggere le etichette, a usare e riusare gli imballaggi, a fare l'orto in casa e il compostaggio. Infine a evitare del tutto gli avanzi, dando agli scarti una nuova chance attraverso una cornucopia di ricette magiche. L'economia domestica di un tempo ora esige uno sforzo in più, per diventare sostenibile e circolare assecondando la forma sferica del nostro pianeta. 

Cristina Bongiorno

 

 

I 17 traguardi da tagliare per lo sviluppo sostenibile

L'accademia mondiale delle scienze promuove un incontro per affrontare i temi legati alla formazione delle future generazioni

Trieste. Insegnare alle nuove generazioni l'importanza della scienza, della tecnologia e dell'istruzione per riuscire a vincere le 17 sfide dello sviluppo sostenibile. A lanciare l'obiettivo è Max Paoli, coordinatore dei programmi della Twas, l'Accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste. «L'educazione scientifica - spiega - è ancora oggi sottostimata, mentre andrebbe promossa con maggior vigore in tutte le scuole in modo da formare una società futura più preparata e consapevole, perché scienza e tecnologia sono ovunque»." Sviluppo sostenibile: sfide globali e opportunità per il futuro" è l'evento organizzato proprio da Paoli che si terrà domani dalle 16 nell'aula magna dell'Università, in via Filzi 14 a Trieste. L'evento - a ingresso libero e aperto alla cittadinanza - si svolge nel quadro del Festival dello sviluppo sostenibile organizzato da Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), ed è realizzato in collaborazione con le Università di Trieste e Udine, la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile e la Regione Fvg con il supporto di proEsof. La sostenibilità è un concetto composito, spiega Twas, che ha come obiettivo una qualità della vita adeguata e piacevole per tutti tramite l'utilizzo razionale delle risorse disponibili e che tocca temi universali: salute, acqua ed educazione. Di popolazione e di previsioni di crescita parlerà proprio Edoardo Milotti, docente al dipartimento di fisica dell'ateneo triestino: «Fare previsioni - sottolinea - su crescita e decrescita della popolazione, tenendo anche conto delle migrazioni è importantissimo. Disporre di stime numeriche sull'andamento futuro della cittadinanza ci permetterà di capire come cambierà il mondo e di anticipare decisioni importanti in fatto di sanità, energia, istruzione».Maurizio Fermeglia, in chiusura di mandato in qualità di rettore dell'Università di Trieste, affronterà il tema dei lavori del futuro legati alla sostenibilità, e avverte: «Nel 2030, per effetto della digitalizzazione molti lavori scompariranno. Resteranno quelli in cui permane la sensibilità che è propria dell'uomo e che i robot non possono acquisire. Per questo non dobbiamo sprecare il capitale umano che possediamo».Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals) sono 17 e sono stati concordati dalle Nazioni unite. Il numero totale annovera 169 target che mirano a risolvere un'ampia gamma di problematiche riguardanti lo sviluppo economico e sociale, come ad esempio la povertà, la fame, la salute, l'istruzione, il cambiamento climatico, le questioni energetiche e l'uguaglianza di genere. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 12 maggio 2019

 

 

Il porto fa gola ai colossi asiatici - Cordata indiana pronta a investire

Imprenditori interessati al business immobiliare nell'antico scalo e ai vantaggi del Punto Franco. Contatti avviati con l'Authority

Non solo cinesi e ungheresi. A mettere gli occhi sul porto di Trieste sono ora anche imprenditori indiani e indonesiani. Un interesse più che concreto, il loro, come testimoniano i contatti già avviati con l'Autorità portuale. A voler sbarcare in città - secondo i bene informati sia con investimenti immobiliari in Porto vecchio sia con attività di tipo industriale che potrebbero beneficiare del regime di Porto franco -, sono nel dettaglio alcuni investitori asiatici con garanti inseriti in società lombarde ed emiliane. Le stesse che, per ora, mantengono il più stretto riserbo sull'identità dei loro clienti per non "bruciarli" e rischiare così di complicare le trattative. Trattative però, come detto, già iniziate e accompagnate un po' a sorpresa da un'iniziativa parallela, una sorta di "operazione simpatia" per avvicinarsi alla città e iniziare a farsi conoscere: la creazione di una squadra di cricket, sport nazionale in India e nei Paesi vicini. Proprio a margine della presentazione del team di "Trieste United" (che tra un mese debutterà nel campionato di categoria) è emersa l'esistenza della misteriosa cordata asiatica pronta a investire in città, specie nel business del Porto vecchio. A farne parte, secondo quanto filtra al momento, sarebbero società che lavorano nel settore immobiliare, logistico e industriale (dalla componentistica ai materiali da costruzione) che vedono ai piani alti imprenditori indiani insieme a indonesiani e alcuni cinesi. Uomini d'affari comunque, si apprende da fonti vicine all'Autorità portuale, del tutto slegati rispetto agli indonesiani della Java Biocolloid, leader nella produzione del polisaccaride agar-agar, che da settembre dovrebbero iniziare la lavorazione degli estratti di alghe rosse in un capannone nel Canale navigabile. A rappresentare in questa fase gli interessi degli investitori della penisola asiatica è una società emiliana, la Phoenix, che fa parte della Rossi Group, una holding dalla storia più che centenaria, fondata a Piacenza nel 1866 e attiva nel settore dell'importazione, il cui core business, come si legge nel sito della holding emiliana, è proprio l'avvio e lo sviluppo di nuove aziende. Proprio Giovanni Rossi, amministratore delegato della Phoenix, è attualmente vicepresidente della squadra triestina di cricket. A confermare l'attenzione da parte di industriali indiani e indonesiani, come detto, è proprio la Torre del Lloyd. «Sì, ci sono investitori asiatici alla porta - spiega Antonio Gurrieri, dirigente responsabile della Direzione amministrazione e Finanza del Porto -, anche se la trattativa è alle battute iniziali. Per questo parlarne troppo rischierebbe di compromettere gli interessi del gruppo. Per intenderci, comunque, la trattativa non è avanzata come quella avviata con altri gruppi (cinesi e ungheresi). Come porto, però, noi siamo aperti ad ascoltare chiunque voglia venire qui a Trieste ad investire». Cauto anche il presidente dell'Authority Zeno D'Agostino. «In questo periodo sono in molti ad averci contattato - afferma -, compresi alcuni investitori indonesiani. Negli ultimi mesi il porto di Trieste fa gola a molti». Diplomatico infine Roberto Dipiazza che, a domanda precisa, preferisce non rispondere, limitandosi ad un ermetico «di queste cose meglio parlare nelle sedi opportune» e lasciando però intuire l'esistenza di una trattativa potenzialmente molto interessante e, proprio per questo, da "maneggiare con cura".

Lorenzo Degrassi

 

 

Pneumatici, moquette, bottiglie e pure un wc Riemerge dalla Sacchetta un "cimitero" di rifiuti

Mattinata in nome dell'impegno ecologico tra Pontile Istria e Molo Sartorio promossa dal Circolo Sommozzatori, Triestina della Vela e Adriaco

Bottiglie di vario tipo, da quelle di vino a quelle di liquore, e poi piatti, lattine, plastica in abbondanza, pezzi di canne da pesca, ferraglia, parabordi, pneumatici, boe danneggiate, un'enorme ancora e pure un wc che, stranamente, è un oggetto ricorrente quando si eseguono le pulizie dei fondali. È il "bottino" emerso dalle acque tra il Pontile Istria e il Molo Sartorio, frutto del lavoro del Circolo Sommozzatori Trieste, che ieri mattina ha impiegato 12 sub con bombole, in aggiunta a tre apneisti, oltre a una trentina di volontari a terra, tra i quali molti sportivi di Triestina della Vela e Adriaco, che hanno promosso congiuntamente l'iniziativa. Mentre dal bacino emergevano immondizie di ogni tipo, i giovani si sono occupati di dividere i rifiuti e differenziarli subito, sul posto. «È la prima volta che procediamo con un intervento simile in questo punto - spiega Enrico Torlo, presidente del Circolo Sommozzatori Trieste - e un ringraziamento va a tutto il personale impiegato nonché alle due società sportive che hanno agito in sinergia, per eliminare la sporcizia dal fondale. Come già accaduto in altre aree a ridosso della riva, troviamo sempre un po' di tutto. Oggetti portati dal vento, durante le giornate di bora, come la moquette delle imbarcazioni. Ma tanti materiali sono stati gettati in acqua volutamente. Tra questi il water, datato, che abbiamo recuperato. E poi stoviglie, bottiglie e davvero tanta plastica, il materiale in assoluto più raccolto, tanto che abbiamo riempito ben quattro cassonetti». «Occasioni come queste devono far riflettere tutti», sottolinea lo stesso Torlo: «Bisogna aver cura del nostro mare, cosa che spesso non si fa».I sub, muniti di una rete, utile a infilare i rifiuti, si sono immersi attorno alle 10, divisi in coppie, a scandagliare tratti di mare stabiliti in precedenza, durante una riunione. In vari punti vicini alle due società veliche, squadre di volontari hanno calato poi in mare cassette di plastica, per portare all'asciutto le immondizie e conferirle nel modo più corretto. La mattinata si è conclusa dopo mezzogiorno. A collaborare alle operazioni anche tanti bambini, che si sono messi a disposizione dell'organizzazione per dare una mano. «Purtroppo - aggiunge Torlo - sono interventi che consentono solo una parziale ripulitura, c'è davvero tanto da fare. Per fortuna negli ultimi anni abbiamo lavorato in varie zone e sicuramente abbiamo dato un contributo prezioso. Nel tempo ci sono capitati anche pezzi voluminosi, come motorini o carrelli della spesa, questa volta sono state pescate meno stranezze ma comunque restano sempre tanti gli oggetti riportati a galla». Qualche mese fa il circolo si era occupato anche delle acque del porticciolo di Grignano. Erano state rimosse tante bottiglie, varie batterie, un frigorifero, un motore, vetro, metalli e anche in quel caso moltissima plastica, il 70% dei rifiuti complessivi.-

Micol Brusaferro

 

Incubo-plastica -  E il 19 si replica alla Scala Reale - I FOTOGRAMMI

 Nelle immagini di questa pagina alcuni dei momenti vissuti ieri durante le operazioni di pulizia tra Pontile Istria e Molo Sartorio. A sinistra i sub protagonisti dell'iniziativa, a destra il recuperato con accanto alcuni pneumatici riemersi sempre dalle acque della Sacchetta, a destra il wc. Qui sopra un cestino di "scovazze". Il materiale comunque al quale spetta la "maglia nera" resta la plastica. In questo caso ne è venuto a galla un quantitativo in grado di riempire quattro cassonetti. Domenica 19 spazio invece alla consueta pulizia dei fondali davanti alla Scala Reale, nell' ambito della manifestazione Mare Nord Est, dalle 9 alle 11. L'operazione Clean Water, giunta alla quinta edizione, si concentrerà in particolare sulla rimozione della plastica e vedrà la collaborazione di diverse realtà insieme. Tutte le informazioni sono presenti sul sito www.marenordest.it, dove si possono vedere anche le immagini di tutti gli oggetti, compresi quelli più stravaganti, riportati in superficie durante gli anni passati, tra i quali un paio di sci.

(mi.b.). Fotoservizio di Massimo Silvano

 

 

Il clima cambiato scatena più allergie Dodici milioni di italiani sono a rischio

I pericoli vengono da aumento delle temperature, inquinamento e diffusione dei pollini. Malattie tropicali in crescita - i 4 fattori che danneggiano la salute

Torino. L'idea corre subito agli uragani, alle grandi ondate di calore o ai periodi di siccità. Questi per gli esperti sono «eventi estremi», perché tutti gli altri sono meno evidenti. Apparentemente non catastrofici, ma in realtà rischiano di rivelarsi persino più dannosi. Tra una devastazione e l'altra, infatti, i cambiamenti climatici stanno influenzando silenziosamente la nostra vita quotidiana. Le prove sono in mano ai medici, che sempre più frequentemente diagnosticano nuove malattie e fanno i conti con la maggiore diffusione di alcune patologie certamente legate agli stravolgimenti del nostro pianeta. Il surriscaldamento - Il problema più diffuso, che riguarda circa 12 milioni d'italiani, è quello delle allergie. A farne le spese è una fetta sempre più ampia di popolazione e l'aggressività è ormai allarmante. Il mix più preoccupante, spiegano gli studiosi, è quello tra l'inquinamento, l'aumento delle temperature e la diffusione dei pollini. Il risultato è semplice: il boom di riniti e asma. «L'incidenza è molto più alta di prima e i cambiamenti climatici sono un fattore determinante», sottolinea Giorgio Walter Canonica, professore e past president della Società italiana di allergologia, oltre che responsabile del Centro asma e allergologia della clinica Humanitas di Bergamo: «Allo stesso tempo la maggiore frequenza delle allergie è riconducibile agli stravolgimenti dei nostri stili di vita».L'indiziato numero uno è il surriscaldamento del pianeta. E se è vero che non ci sono più le mezze stagioni, allora bisogna fare davvero i conti con le conseguenze. Una riguarda le piante e il loro periodo di fioritura, che anticipa l'arrivo della primavera. «Da questo dipendente il fatto che i pollini si concentrano nell'aria per un arco di tempo ben più ampio - sottolinea Canonica -. È quasi scontato che l'incidenza delle allergie sia maggiore. Uno studio durato 27 anni e concluso di recente ci ha consentito verificare che alcune piante parietarie hanno esteso di 90 giorni il loro periodo di pollinazione». Lo stravolgimento delle stagioni e il grande caos ambientale finiscono per avere conseguenze anche più pesanti per chi si vive nei grandi agglomerati urbani diventati roventi. Le scorie nell'aria - L'altro problema, che è fratellastro del surriscaldamento del pianeta, è l'inquinamento. Il legame con una serie di malattie tumorali è già noto, ma la diffusione di particelle nell'aria è anche una delle cause dell'aumento vertiginoso delle allergie. Il professor Canonica ne spiega la ragione: «La diffusione nell'aria delle particelle esauste del diesel aumenta il rischio di allergie. Queste particelle si legano ai pollini e li aiutano nella loro azione dannosa sul nostro organismo. Di conseguenza, può bastare una quantità di 20 volte inferiore per scatenare una grave reazione». Molti pericoli sono legati, inoltre, allo sviluppo di diverse specie vegetali, che dalle in Italia sono arrivate per caso e che si sono subito adattate. La più temuta è una pianta che ha origine americana: si chiama «ambrosia», assomiglia a una margherita e i suoi pollini hanno già dimostrato d'essere particolarmente aggressivi e capaci di provocare gravi patologie. Un'altra pianta che gli allergologi stanno studiando è la betulla: arriva dalla Scandinavia e in Italia si è diffusa di recente. Anche i suoi pollini sono molto allergenici. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute umana non riguardano soltanto le allergie. L'allarme suona soprattutto per le malattie cardiovascolari: «Sono principalmente legate ai picchi di calore, a quello che noi definiamo stress da alte temperature», sottolinea Alessandro Pezzoli, bioclimatologo dell'Università di Torino, che fa parte di un'equipe di ricercatori che studia l'impatto del clima sugli esseri viventi. «I rischi maggiori sono nelle zone urbane, dove si crea la cosiddetta isola di calore e dove bisogna pianificare lo sviluppo urbanistico proprio per ridurre l'impatto». L'altro rischio è legato alle malattie tropicali trasportate da insetti che prima non avrebbero resistito alla rigidità del nostro inverno: «Ora si sono adattate - aggiunge Alessandro Pezzoli - e la diffusione di malattie come la Febbre del Nilo lo dimostra». 

Nicola Pinna

 

 

L'energia di domani tra nucleare "green" e isole autoalimentate

IL FORUM INNOVAZIONE proiettato verso esof2020

Il passaggio da un'economia lineare a una circolare, più sostenibile e attuale, con un'attenzione alle innovazioni "in progress" e future. Questo, in estrema sintesi, quanto emerso ieri mattina in occasione del Forum Innovazione ed energia, organizzato dal Distretto 2060 del Rotary guidato dal governatore Riccardo De Paola, insieme al Comune, rappresentato dal vicesindaco Paolo Polidori. Forum che, come anticipato da Giorgio Sedmak, presidente della Commissione relazioni internazionali del Distretto 2060 del Rotary, «avrà il suo sequel con Esof2020». La prima sessione, moderata da Riccardo Caronna, presidente della Commissione innovazione del distretto, ha visto l'intervento di Antonello Pezzini, consigliere del Comitato economico e sociale europeo Ten e rappresentante di Confindustria, che ha posto l'attenzione sulle prerogative regionali relativamente all'energia definendo l'Italia «un Paese assurdo perché ha voluto modificare il Titolo quinto della Costituzione per attribuire alle Regioni, tra cui certamente il Fvg, competenze che sono nazionali al fine di rendere gli stessi enti più efficienti, come fanno in Germania, anche se poi tutto questo non trova applicazione».Francesco Cappello, poi, responsabile del Centro di consulenza energetica Enea, ha ricordato il progetto "Clean Energy for Ee Islands", che riguarda sei isole pilota del Vecchio Continente, scelte dalla Commissione europea per la transizione verso l'energia pulita, tra cui Salina: «Nell'isola di Salina, nell'arcipelago delle Eolie, l'iniziativa europea intende favorire un percorso verso l'autosufficienza e la sostenibilità. A queste prime sei, entro la prossima estate, si uniranno altre 20 isole europee, fra cui Favignana e Pantelleria». A chiudere la prima sessione del Forum è stata la relazione di Alessio Lilli direttore generale di Siot - Tal Italia, che ha presentato la centrale petroelettrica realizzata dalla sua azienda «all'interno di un parco nazionale in Austria, che produce energia elettrica per il fabbisogno di tremila famiglie senza alcuna emissione nell'ambiente, sfruttando la caduta del greggio, grazie al dislivello successivo al passaggio delle Alpi, imitando il funzionamento di una centrale idroelettrica». La seconda sessione, moderata da Sedmak, è cominciata con l'intervento di Mario Signorini, ad di Mangiarottii, che ha illustrato l'importantissimo ruolo dell'azienda e del suo stabilimento di Monfalcone nel progetto "Iter" sulla realizzazione del primo impianto di fusione, anziché fissione, nucleare, «frutto di un accordo di cooperazione trentacinquennale tra Ue, Cina, Giappone, Corea, India, Usa e Russia, con un investimento di 25 miliardi».Il rettore Maurizio Fermeglia, oltre ad aver ricordato il grande fisico triestino Giacomo Ciamician, pioniere dell'energia solare, ha lanciato l'allarme sui tempi d'arrivo della "tempesta perfetta" che potrebbe portare al collasso del sistema Terra prima del 2030 se non si attua una decisa sterzata: «Un modo può essere quello di un ritorno energetico sull'investimento stesso, ossia l'energia ricavata su quella consumata». La tavola rotonda condotta dal vicepresidente di Confindustria Vg Diego Bravar ha visto l'intervento di Enrico Samer secondo cui «il futuro porto 5.0, intermodale, connesso all'industria e alle istituzioni scientifiche e, soprattutto, "franco", è praticamente realtà a Trieste».-

Luigi Putignano

 

 

Focus in via Filzi sulle sfide della sostenibilità - Accademia delle scienze

L'aula magna della sede di via Filzi dell'Università ospiterà martedì prossimo dalle 16 l'evento "Sviluppo sostenibile: sfide globali e opportunità per il futuro" organizzato da Max Paoli, coordinatore dei programmi della Twas, l'Accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste. L'evento, che ha il supporto di ProEsof, è organizzato in collaborazione con le Università di Trieste e Udine, la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile e la Regione Fvg. «L'educazione scientifica - spiega Paoli - è ancora oggi sottostimata, mentre andrebbe promossa con maggior vigore in tutte le scuole in modo da formare una società futura più preparata».

 

 

 

 

PUNTO INFORMATICO - SABATO, 11 maggio 2019

 

 

Cambiamenti climatici: record negativo per la CO2

Sabato 11 maggio 2019 il valore più alto in assoluto mai rilevato per quanto riguarda la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera.

Mentre il dibattito sui cambiamenti climatici tiene banco non solo tra gli addetti ai lavori (fortunatamente), finendo talvolta con il polarizzare le opinioni e spingere la diffusione di fonti o teorie dalla veridicità opinabile (meno fortunatamente), giunge notizia di un record negativo per il nostro pianeta. Si tratta di quello legato alla quantità di CO2 nell’atmosfera, giunta a una concentrazione mai così elevata da quando viene monitorato. CO2 da record, mai così sulla Terra: 415,26 ppm (parti per milione), registrato nella giornata dell’11 maggio dai sensori del Mauna Loa Observatory gestito dalla National Oceanic and Atmospheric Agency sull’isola delle Hawaii. La responsabilità è attribuita in gran parte alle emissioni generate dall’essere umano e dalla sua attività, sia a livello industriale sia derivante da tutto ciò che comporta il consumo di combustibili fossili. Sebbene la comunità scientifica non sia in possesso dei dati e delle informazioni necessarie per affermare con certezza che mai prima d’ora la Terra sia arrivata ad avere una tale concentrazione di anidride carbonica nella propria atmosfera (per quanto riguarda gli ultimi 800.000 anni è ad ogni modo così), quasi tutti i suoi esponenti concordano sul fatto che un simile aumento e tasso di crescita non abbia precedenti: si è passati dai 300 ppm all’inizio del ‘900 a 400 ppm nel 2016 e a 410 ppm l’anno successivo. Mai prima di quest’epoca il pianeta aveva infatti dovuto fare i conti con una tale produzione artificiale di biossido di carbonio. Il suo incremento è legato a doppio filo all’innalzamento delle temperature rilevato a livello globale, mettendo a rischio i delicati equilibri che regolano ogni ecosistema, con ripercussioni per tutti gli esseri viventi. La notizia può essere interpretata come un ennesimo campanello d’allarme, come un ulteriore monito di quale sia la direzione intrapresa e quali le conseguenze non più in un futuro lontano, ma in un avvenire ormai tangibile e che si sta concretizzando sotto i nostri occhi, anche quando siamo tentati di volgere lo sguardo altrove. Certo invertire l’inerzia non è affatto cosa semplice, per via di resistenze legate non solo ad abnormi interessi economici, ma anche a fattori culturali che risentono talvolta dell’influenza non propriamente positiva di chi si trova nella posizione e nel dovere di dare il buon esempio.

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 11 maggio 2019

 

 

AMBIENTE - Agricoltura sostenibile  - G20 al via in Giappone

Sicurezza alimentare, sviluppo sostenibile e effetti dei cambiamenti climatici. Su queste sfide globali e sul ruolo che in esse avranno i paesi del G20, porrà l'accento la tre giorni dei ministri del G20 dell'Agricoltura «Verso un settore agroalimentare sostenibile: problemi emergenti e buone pratiche», da oggi in Giappone. Per l'Italia il ministro presente il ministro Gian Marco Centinaio che già ieri ha incontrato a Tokyo il ministro giapponese Takamori Yoshikawa.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 10 maggio 2019

 

 

Tassa rifiuti rincarata - In arrivo 110 mila avvisi a single, famiglie e ditte

Già consegnata la metà dei bollettini. Il resto degli avvisi atteso entro il 20 maggio Aumenti medi del 7%. Corsa agli uffici di Esatto per segnalare errori nei calcoli

L'operazione Tari rincarata entra ufficialmente nel vivo. Nelle cassette della posta dei contribuenti triestini - famiglie e aziende che operano sul nostro territorio - stanno arrivando in questi giorni i modelli F24 per il pagamento della tassa sui rifiuti. Un "esercito" di 110 mila bollettini spediti da Esatto, circa 95 mila indirizzati ai privati e 15 mila alle imprese. La metà è già stata consegnata, l'altra verrà recapitata entro il prossimo 20 maggio. Aprendo le buste con l'intestazione della spa di piazza Sansovino, i contribuenti ora scopriranno quanto pesa realmente sulle loro tasche l'aumento della Tari approvato a fine marzo dal Consiglio comunale, con un incremento di circa il 7 % per le utenze domestiche e del 6% per ciò che riguarda quelle non domestiche. Un sigle che vive in un appartamento da 59 metri quadrati, valutando che la quota variabile in questo caso è passata da 45,56 a 48,42 euro e quella fissa da 1,07 a 1,16 euro, e aggiungendo il tributo provinciale per l'igiene ambientale (Tefa), scoprirà di dover versare 122 euro a fronte dei 114 dovuti nel 2018. Più pesante il rincaro per una famiglia composta da quattro persone, residente in un alloggio da 100 metri quadrati. In questo caso la somma da sborsare sarà di 342,50 euro, con un incremento di 22,50 rispetto all'anno precedente. Anche la Tari 2019 è pagabile a rate o in un' unica soluzione. Per il versamento - unico o della prima rata è stato fissato il termine del 31 maggio -. La seconda rata scade il 31 luglio e la terza il 31 ottobre. Nella lettera recapita agli utenti, Esatto ha allegato sia i tre modelli F24 per effettuare il pagamento a rate, sia quello per un unico pagamento. Indicativamente, spiegano dagli uffici di piazza Sansovino, la metà dei triestini utilizza l'F24 che propone la soluzione unica. L'operazione di pagamento è gratuita ed effettuabile allo sportello postale o bancario. Per la Tari, accedendo al sito internet di Esatto, è disponibile anche il servizio online che consente di visionare la propria posizione contributiva, la stampa degli F24 utili al pagamento della scadenza in corso, e anche quella dei modelli per l'invio della prima dichiarazione Tari e delle eventuali successive variazioni. La società, proprio per facilitare il più possibile i cittadini, ha preparato una sorta di vademecum con le istruzioni per l'uso, riportata sul retro dell'avviso che accompagna i modelli di pagamento. «L'avviso deve essere attentamente controllato - si legge -. In particolare deve essere verificato che siano esposti tutti gli immobili occupati o posseduti con le corrette superfici per i periodi di occupazione o possesso». Chi rileva delle difformità, rendendosi conto, ad esempio, che nel calcolo non compare uno o più immobili di proprietà, oppure che non è stato aggiornato il numero dei componenti della famiglia, deve rivolgersi quanto prima agli sportelli di piazza Sansovino o, in alternativa, contattare il numero verde 800.800.880. Le dichiarazioni e le variazioni inerenti la tassa sui rifiuti per il 2019 vanno comunicate entro il 31 gennaio 2020. In caso di omessa presentazione della dichiarazione è prevista una sanzione fino al 200% della tassa dovuta, con un minimo di 50 euro. In caso di dichiarazione "infedele" scatta la multa dal 50% al 100% della tassa dovuta, con un minimo di 50 euro.

Laura Tonero

 

E in estate il via alle ingiunzioni per chi in passato non ha pagato

Pronte a partire fra poco più di un mese 10 mila notifiche per recuperare i mancati incassi riguardanti quattro annualità fra il 2014 e il 2017

In arrivo le ingiunzioni di pagamento per i furbetti della Tari. Fra poco più di un mese, infatti, Esatto inizierà a recapitare 10 mila notifiche di ingiunzione per chi non ha versato la Tari relativa agli anni 2014, 2015, 2016 e 2017. Si tratta di un'operazione analoga rispetto a quella effettuata lo scorso dicembre nei confronti dei contribuenti triestini che non avevano ancora pagato la Tares del 2013, o a quella messa in atto un anno fa per il recupero dei mancati pagamenti relativi ai servizi educativi come le rette per i nidi, le materne e il Sis. A chi non ha saldato i modelli F24 relativi alla tassa dei rifiuti di quegli anni, la partecipata comunale aveva già fatto pervenire i solleciti previsti dalla norma, inviando nuovamente il modello utile al pagamento. Chi ha fatto lo gnorri e non ha saldato il dovuto si vedrà così recapitare entro la fine dell'estate l'atto di ingiunzione, che ora arriva direttamente da Esatto, visto che la società detenuta al 100% dal Comune e presieduta da Andrea Polacco già da tempo, su decisione dell'amministrazione municipale stessa, provvede anche alla riscossione coattiva che prima risultava delegata a Equitalia. È bene che i destinatari dell'ingiunzione - che prevede il recapito di un atto unico anche in caso di mancati versamenti per più annualità - non sottovalutino la notifica che riceveranno. Nella fase dell'ingiunzione, in effetti, il contribuente viene intimato a versare il dovuto entro una determinata data, ma trascorsi i termini previsti per il pagamento o per un eventuale ricorso si passa alla fase cautelare ed esecutiva, con il rischio a quel punto di un pignoramento. «Abbiamo ritardato di poco questi invii, perché la notifica delle prossime ingiunzioni è stata preceduta da un'operazione di "bonifica" del nostro database, con cui si è provveduto a una verifica puntale delle aziende che hanno chiuso o, ad esempio, dei contribuenti che avevano omesso di dichiarare una cessazione», specifica il direttore di Esatto Davide Fermo. Fermo fa un appello a quanti sanno di essere morosi per la Tari relativa a quelle quattro annualità, dal 2014 al 2017: «Hanno ancora un margine di tempo per sanare la loro situazione, pagando ora quegli arretrati eviteranno anche le sanzioni previste». Tra le multe comminate agli automobilisti, le rette per i servizi comunali, come ad esempio le mense scolastiche, e la lunga lista di vari balzelli che pendono su famiglie e aziende di Trieste, la Tari rappresenta la fetta più importante degli importi non incassati dal Comune. Una situazione generata certamente dai furbetti che pensano comunque di farla franca, ma anche da ritardatari e pure da chi si ritrova davvero in difficoltà dal punto di vista economico, e non ce la fa a sostenere il pagamento.

 

 

Il futuro dei nostri mari tra urgenze ambientali e sfide dell'economia

Esperti a confronto nel corso del convegno "Horizons" aperto dal nuovo presidente di Wärtsilä Bochicchio

«Tutta l'economia dipende in maniera primaria dal mare, con il 90% dei commerci che avviene via nave e genera un valore di 2.500 miliardi di euro di beni e servizi ogni anno». Ha esordito così ieri mattina il neo presidente di Wärtsilä, Andrea Bochicchio, in occasione del convegno "Horizons" organizzato, oltre che da Wärtsilä, da Confindustria e dal Comune di Trieste. Un evento che ha messo in luce anche l'esistenza del rovescio della medaglia: «Dal punto di vista ambientale - ha proseguito Bochicchio - il settore marittimo genera annualmente un miliardo di tonnellate di CO2, pari al 3% delle emissioni globali». Al centro dell'incontro la protezione del mare e un suo utilizzo sempre più sostenibile, con Trieste che, nei prossimi anni, potrebbe giocare un ruolo da protagonista nell'ambito del commercio globale. Diego Bravar, vicepresidente di Confindustria Venezia Giulia, ha ricordato come ci siano «ben 10 mila ricercatori che lavorano in città e che possono dare molto al suo sviluppo economico». Nel corso della mattinata si sono succeduti numerosi interventi, moderati dalla giornalista Barbara Ganz, de Il Sole 24 Ore, come quello di Lisa Vaccari di Elettra, che ha relazionato sulle possibilità della luce di Sincrotrone per uno sviluppo ecosostenibile e sugli studi condotti sulla degradazione delle microplastiche, o come quello di Paolo Jerkic, a capo dell'impianto di depurazione all'avanguardia di AcegasApsAmga a Servola, che tratta tra gli 80 e i 100 mila metri cubi di reflui al giorno, o, ancora, come quello del rettore uscente, Maurizio Fermeglia, secondo il quale «le uniche strategie consistono nella decarbonizzazione e nella digitalizzazione, con i big data a fare la differenza». Anche il mondo dello sport ha detto la sua: Mitja Gialuz, presidente della Barcolana, ha raccontato l'opera di sensibilizzazione ambientale avviata con il progetto "We are all in the same boat", sviluppato anche assieme a Wärtsilä e Illy: «Con la vendita del manifesto dell'edizione numero 50 firmato da Marina Abramovic - ha raccontato - abbiamo raccolto fondi per l'acquisto di dispositivi SeaBin che saranno donati alle società veliche per pulire dalle plastiche in superficie i principali approdi». 

Luigi Putignano

 

 

ADRIACO E STV - La pulizia dei fondali in nome della tutela dell'ambiente marino

Domani dalle 8.30 alle 12.30 Adriaco e Triestina della Vela in collaborazione con Circolo Sommozzatori Trieste e Associazione Marevivo Fvg organizzano su base volontaria una mattinata di pulizia dei fondali tra il Molo Sartorio e il Molo Istria. La manifestazione si propone di sensibilizzare i velisti e i cittadini sul tema della tutela dell'ambiente marino, «bene prezioso che va rispettato e curato per il bene di tutti e in particolare a favore delle generazioni future».

 

Come mitigare il rumore marino causato dalle navi - seminario

Mitigare il rumore marino provocato dalle navi per tutelare la fauna ittica. Questo uno dei temi esposti oggi, alle 10, all'Università di Trieste nell'edificio H3 del campus di piazzale Europa all'interno del seminario organizzato dal cluster MareFvg. L'evento vede tre relatori: Walter Cergol (studio di progettazione Cergol Engineering Consultancy) illustrerà il progetto Corma - realizzato in collaborazione anche con l'Ogs - sugli strumenti adottati per il controllo del rumore sottomarino; Fabrizio Borsani, biologo marino dell'Ispra, parlerà su "Quietmed: monitoraggio e mitigazione del rumore marino antropogenico"; Mario Felli (Cnr) parlerà di impatti, cause e prospettive del rumore sottomarino.

 

Il mare nel piatto

Per il ciclo "Il mare nel piatto", alle 20.30 al San Marco, si terrà la cena "La catena trofica nel piatto". Simone Libralato (Ogs), mostrerà quale sia l'impronta ecologica di ciò che si trova nel piatto e illustrerà come imparare a essere sostenibili anche quando consumiamo prodotti ittici. Per prenotare: 040-0641724 e info@caffesanmarcotrieste.eu.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 9 maggio 2019

 

 

Da piazza Vecchia a largo dei Granatieri - Via al piano di riqualificazione del Ghetto

Parte la gara per le aree interne a via del Teatro Romano. In arrivo marciapiedi più larghi e percorsi pedonali più sicuri

Da via del Teatro Romano a corso Italia, da largo Granatieri a piazza Vecchia passando per via del Rosario, Tor Bandena e Malcanton. Un'operazione di "rammendo". Non delle periferie (come sollecita l'architetto Renzo Piano), ma del centro cittadino. L'amministrazione comunale, su proposta dell'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, ha approvato il progetto esecutivo per la riqualificazione della arre limitrofe a piazza della Borsa. Una serie di piccoli interventi per migliorare la mobilità pedonale dal valore di 726 mila euro frutto di tutta una serie di avanzi. In questa cifra sono compresi, per esempio, i 414 mila euro risparmiati nell'intervento di riqualificazione di piazza della Borsa. La gara di appalto per l'affidamento dei lavori è già stata bandita. Il termine per presentare le offerte è il 27 maggio. L'obiettivo è porre mano alle "incompiute" del programma di riqualificazione urbana del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino partito nel febbraio del 2007. «L'opportunità concessa dal ministero dell'Ambiente di utilizzare alcuni residui di finanziamenti di alcune opere - si legge nella relazione tecnica - ha consentito all'amministrazione di prevedere l'esecuzione di alcuni interventi di completamento di quanto già eseguito sia dal punto di vista architettonico sia per garantire una maggiore e sicura fruibilità da parte dei pedoni e delle persone con ridotta capacità motoria».Tra gli interventi previsti c'è attuazione di quanto inserito nel piano particolareggiato del gennaio 2018 che prevedeva la creazione di una zona a traffico limitato ad elevata valenza pedonale in piazza Vecchia e via del Rosario. Sarà ampliato il marciapiede in pietra arenaria storica di via del Rosario per ospitare i chioschi di vendita di libri usati attualmente adiacenti all'ex scuola Carli proseguendo così idealmente il percorso di via delle Ombrelle. Un ritorno all'origine, insomma. In piazza Vecchia, invece, verrà realizzato un nuovo marciapiede in pietra arenaria fiammata. Saranno, inoltre, ricavati alcuni parcheggi riservati alla vicina Questura. Il progetto prevede pure la riqualificazione pedonale di via Tor Bandena mediante la creazione del marciapiede di collegamento tra piazza Vecchia e via delle Beccherie (in parte già esistente) e la sistemazione del dislivello dell'attuale piazzetta in asfalto (racchiusa da paletti e catenelle) con tre gradini in pietra d'Aurisina in modo da consentire un agevole percorso per disabili. È prevista poi la creazione di un agevole percorso pedonale protetto e accessibile in largo Granatieri (sarà allargato e rettificato il marciapiede davanti all'ingresso della sede comunale), in via Malcanton e all'incrocio con via del Teatro Romano dove un allargamento dei marciapiedi renderà più sicuro il transito e l'attraversamento dei pedoni. In programma anche la parziale risistemazione della cosiddetta piazzetta Marenzi, racchiusa tra il palazzo e un edificio privato su via del Teatro Romano. Sarà riqualificata la minuscola zona verde sul retro della Chiesa del Rosario. Il progetto prevede anche il rifacimento dei marciapiedi di corso Italia nel tratto tra piazza della Borsa e piazza Benco, in modo da permettere ai bus l'uso della pedana per i passeggeri in carrozzella. Prevista infine, vista la zona, anche l'assistenza archeologica nel corso dei lavori da attivare nel caso in cui vengano rinvenuti manufatti di rilievo durante gli scavi. 

Fabio Dorigo

 

La "piazzetta" Marenzi resta nel libro dei sogni «Dislivello impossibile»

Nessun passaggio attraverso Palazzo Marenzi. Il progetto della "corte" o "piazzetta" pubblica, di cui si parla da almeno 10 anni, resterà tale. Un'incompiuta. L'edificio, che ospita gli uffici di AcegasApsAmga, continuerà a offrire il "brutto retro" a via del Teatro Romano. Un'oasi di degrado in pieno centro. Il motivo? Il Comune si è dovuto arrendere di fronte a un dislivello di 2 metri che non è mai stato colmato. «L'area in parte è di proprietà privata e in parte è già in concessione all'affittuario di palazzo Marenzi (AcegasApsAmga, ndr). Il collegamento tra via Teatro Romano e via dei Rettori attraverso il portico del palazzo, or chiuso con dei cancelli, necessita di rampe e scale per superare il dislivello (circa 2 metri) che occuperebbero gran parte dell'area formando dei terrazzamenti con zone scarsamente visibili e quindi utilizzabili impropriamente oltre che poco sicure quando il portico del palazzo è chiuso» si legge nella relazione. É il motivo per cui «l'amministrazione ha deciso di sospendere momentaneamente la sistemazione dell'area, predisponendo una chiusura metallica verso via del Teatro Romano e pavimentando in pietra la zona dei contrafforti, allargando il marciapiede in corrispondenza dell'attraversamento pedonale». Andrà meglio invece al "retro" della Chiesa del Rosario dove resistono due cipressi: «una piccola e semplice recinzione metallica simile a quella esistente in piazza San Giovanni (dove c'è la statua di Verdi, ndr) delimiterà l'aiuola dietro la chiesa, in modo da preservare e consentire al verde di svilupparsi». Un'assoluta rarità nella zona.

 

 

L'allarme degli albergatori: «Pochi parcheggi per turisti»

Il presidente locale della categoria Lanci: «La situazione è seria e peggiorerà senza interventi». Le necessità aumenteranno con i nuovi hotel in centro

Gli albergatori lanciano l'allarme parcheggi. I turisti che alloggiano nelle strutture ricettive cittadine hanno ormai serie difficoltà a trovare un posto dove sistemare l'automobile per una o più notti. E se ora la situazione è difficile, dopo la prossima apertura di ulteriori due importanti alberghi come quello di Hilton e l'altro da 55 stanze in corso Italia della Golden Hotel & Resorts, e il proliferare di altre strutture come b&b e case vacanze, la questione - secondo la categoria - diventerà insostenibile. Il tutto senza tener conto pure che la città - come confermato anche dai recenti report sul mercato immobiliare e sulla distribuzione anagrafica dei residenti nel comune di Trieste - sta registrando un aumento significativo di nuovi abitanti tra le vie centrali cittadine. Hilton puntava molto sulla conversione in parcheggio dell'intero ex Filodrammatico di via degli Artisti che, invece, rilevato all'asta lo scorso dicembre, verrà trasformato in residenze con alcuni spazi riservati anche a box auto. Ma i lavori devono ancora partire. «La situazione dei parcheggi per i clienti degli alberghi è seria, e peggiorerà se non si trova una soluzione - valuta Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi -. Park San Giusto nei periodi turisticamente importanti risulta già tutto esaurito, il contenitore del Silos presenta criticità evidenti che lo rendono di difficile accettazione per un turista, altri sono troppo distanti dagli alberghi del centro». Lanci racconta che più di un anno fa Federalberghi aveva avanzato la proposta al Comune di prendere in locazione 100-200 stalli all'interno del parcheggio di via Carli, di proprietà comunale, e di organizzare un sistema di navetta per collegare i turisti da quella struttura al centro città. «Ma si è rivelata una soluzione impraticabile - spiega - perché garantire i mezzi utili a un percorso circolare, frequente e fino a tarda notte, ha un costo di circa 800 euro al giorno, e per noi è insostenibile. Siamo pronti a investire, ma serve un piano sostenibile, tenendo conto che nelle altre città i parcheggi che vanno a soddisfare queste esigenze sono sostenuti in compartecipazione tra pubblico e privato turistico». Attualmente gli alberghi hanno stretto una convenzione con una società privata che si propone di ritirare l'automobile davanti all'hotel, di portarla nel parcheggio di via Carli e di riportarla al cliente quando riparte. Costo: 25 euro al giorno. «Il servizio è ben gestito ma non tutti gradiscono affidare la propria auto a un estraneo che la parcheggia lontano dall'hotel, e la tariffa non è per tutte le tasche», valuta Alessandro Lucchetta della società che gestisce già l'Hotel Continentale, il Palace Suite, il futuro nuovo albergo di corso Italia e presto anche una struttura ricettiva a Casa Romano in piazza della Borsa. «Chi opera in centro soffre sempre più questa criticità, servirebbero incentivi per la realizzazione da parte di privati di nuovi parcheggi a piani in zone centrali».

Laura Tonero

 

L'ALTRO FRONTE APERTO - I pullman posteggiati dietro il Magazzino 26 «Ma mancano servizi»

Quello dei parcheggi è un problema che tocca anche i tanti pullman che accompagnano in città gruppi di turisti o studenti in gita scolastica. Gli autisti si trovano a dover sistemare il pesante mezzo dietro al Magazzino 26 in Porto vecchio, in un'area che oggi, ai conducenti che devono sostare minimo due ore per legge e attendere i passeggeri mentre visitano un museo o il centro città, non offre nulla. «I conducenti lamentano un disservizio - denuncia Donata Ursini, presidente di Nord-Est Guide - non c'è un servizio igienico, un distributore di bibite, niente, e Trieste non fa una bella figura. Tra l'altro, l'unico punto di carico e scarico utilizzabile dai pullman in centro, si trova sulle Rive davanti a palazzo Aedes, e ora causa lavori a quell'edificio è inutilizzabile». «Se si vuole che Trieste diventi una vera città turistica, bisogna pensare di offrire anche dei servizi - constata Francesca Pitacco, presidente dell'Associazione Guide Turistiche del Friuli Venezia Giulia - e i servizi non vanno dati solo perché si deve. È possibile pensare di rendere quel parcheggio in Porto vecchio a pagamento se si offre, ad esempio, un servizio di sorveglianza o di collegamento con il centro». Il presidente di Federalberghi, Guerrino Lanci, ricorda che già lo scorso settembre era stato preso un accordo con l'allora assessore al Turismo Bucci, per destinare 50 mila euro della tassa di soggiorno a una minima infrastrutturazione di quell'area, pensando ad una recinzione che la delimiti e al posizionamento di un wc chimico. «Lo scorso gennaio l'accordo era stato confermato anche dall'assessore Francesca De Santis, ma ad aprile è stato messo nuovamente tutto in discussione», dichiara Lanci. «Fin dai primi giorni dal mio insediamento avevo recepito subito quell'esigenza - spiega De Santis - ma le risorse della tassa di soggiorno destinate alle infrastrutture non erano ancora svincolate. Ora che l'intero gettito è svincolato procederemo a una puntuale analisi di quel progetto». Sulla proposta di recintare l'area e di dotarla di certi servizi, l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli fa presente che «quella sistemazione per i pullman è provvisoria, la zona da destinare a quel servizio verrà individuata in maniera definitiva solo quando avremo un piano completo della viabilità di piazza Libertà. Il Comune potrà valutare di sistemare un wc chimico e un distributore automatico ma per ora non è possibile investire in una recinzione».

 

 

Allianz dice stop al carbone Il clima nuova emergenza

Anche il colosso tedesco annuncia nell'assemblea di Monaco che non firmerà nuovi contratti assicurativi con le industrie che inquinano: sì alle fonti alternative

MILANO. La decarbonizzazione si fa strada nel comparto assicurativo. Nel corso dell'assemblea annuale di Allianz che si è svolta ieri a Monaco di Baviera, il gruppo tedesco ha annunciato una strategia per concentrarsi sugli investimenti sostenibili con il duplice obiettivo di incontrare il favore dei consumatori, sempre più attenti alle tematiche ambientali, e al contempo ridurre i rischi legati alla fonte di produzione energetica tradizionale. Un'iniziativa che si inserisce nel solco tracciato da Generali, che martedì - prima dell'avvio della sua assemblea - ha registrato una nuova manifestazione di Greenpeace simile a quella dello scorso anno. Questa volta una dozzina di attivisti dell'associazione ambientalista ha cercato di arrampicarsi per protesta sul tetto della Stazione marittima. Sotto accusa "i rapporti con le compagnie energetiche più inquinanti che non abbiano presentato piani in linea con gli accordi sul clima di Parigi". Dichiarazioni alla quale il presidente del Leone Gabriele Galateri ha risposto sottolineando i progressi già compiuti dal gruppo triestino in direzione green, con un target di 4,5 miliardi di euro investimenti tra infrastrutture e green bond, entro il 2021. Tema che ha dominato anche l'assemblea del colosso tedesco. Ieri l'amministratore delegato Oliver Bäte ha indicato l'obiettivo di arrivare entro il 2023 a coprire tutta l'energia elettrica consumata dal gruppo (che opera in più di 70 Paesi) con produzione da fonti rinnovabili. «Siamo molto determinati in questa direzione, data la rilevanza del problema», ha detto il numero uno del colosso di Monaco. Che ha sottolineato l'approccio di "neutralità climatica" che verrà seguito da qui in avanti. In concreto questo significa che Allianz non vuole più investire il proprio capitale in società che conducono affari dannosi per il clima. A partire dallo scorso anno, Allianz non ha firmato nuovi contratti assicurativi per centrali elettriche a carbone ed entro il 2040 intende chiudere tutte le attività assicurative con l'industria del settore. A questo proposito, è emerso che alla fine dello scorso anno Allianz aveva un portafoglio poco inferiore a 670 miliardi di euro, investito principalmente in strumenti di debito. Come gestore patrimoniale si occupa di un portafoglio di 1.960 miliardi di euro per conto di clienti esterni, finora senza specifiche esclusioni settoriali. L'assemblea degli azionisti (3.600 presenti) era stata convocata per approvare i conti del 2018, che hanno evidenziato un utile netto in aumento del 9,7% su base annua, a 7,46 miliardi di euro, mentre l'utile operativo si è attestato a 11,5 miliardi. Gli azionisti hanno anche approvato la proposta avanzata dal board di distribuire un dividendo di 9 euro per azione, uno in più del 2017. Nel corso dell'assise, il management del colosso assicurativo tedesco ha confermato che lancerà quest'anno un programma di riacquisto di azioni per 1,5 miliardi di euro. Non sono invece stati forniti aggiornamenti sull'andamento dei conti L'appuntamento è per martedì prossimo, quando il gruppo tedesco alzerà il velo sull'andamento del primo trimestre 2019.

Luigi Dell'Olio

 

 

Arriva il questionario online per dare i voti all'acqua di casa il progetto

Rispondendo alle domande pubblicate sul sito della multiutility i cittadini potranno esprimere opinioni sulla qualità di ciò che bevono

Cosa pensano i triestini dell'acqua del loro rubinetto? Quali sono le perplessità legate alla qualità e alla bontà dell'acqua che arriva nelle nostre case? Per rispondere a queste domande AcegasApsAmga, insieme a Coop Alleanza 3.0, ha dato il via ad un'indagine online, relativa al gradimento dell'acqua di rete al fine di comprendere meglio quali siano le motivazioni che talvolta spingono i cittadini a considerare l'acqua di rubinetto di qualità inferiore rispetto all'acqua minerale confezionata. Collegandosi al sito internet dell'ex municipalizzata, i cittadini potranno dire cosa pensano dell'acqua di rete, fornendo così al gestore molte informazioni utili al fine di migliorare sia il servizio che la comunicazione legati alla risorsa idrica. Il questionario potrà essere compilato anche nei punti vendita di Coop Alleanza 3.0 a partire da luglio fino a settembre, grazie al coinvolgimento dei soci Coop che diventeranno "ambasciatori" dell'iniziativa "La tua acqua", lanciata lo scorso 18 marzo. A tutti i cittadini che si fermeranno per compilare il questionario verrà data in regalo una borraccia in alluminio, comoda e pratica da riempire."La tua acqua vede" per la prima volta la collaborazione a livello regionale di tre diversi gestori(oltre ad AcegasApsAmga sono coinvolti anche Cafc e Irisacqua, attive rispettivamente a Udine e Gorizia) per la sensibilizzazione all'utilizzo dell'acqua di rubinetto, sottoposta a numerosi controlli chimico-fisici e batteriologici che ne attestano la qualità. L'acqua del rubinetto, almeno a Trieste, infatti, è buona e sicura, oltre che ecologica ed economica: si stima infatti che 1000 litri d'acqua minerale in bottiglia costino in media 270 euro. Dal momento che nel mondo sono vendute circa 900 mila bottiglie di plastica ogni minuto e solo il 38% di queste si riesce a riciclare, bevendo l'acqua del rubinetto è possibile dare un importante contributo alla tutela ambientale. Soprattutto in Italia, che risulta stabilmente il terzo paese al mondo per consumo pro capite di acque in bottiglia di plastica.

 

 

I segreti della raccolta rifiuti sotto la lente a San Giacomo

Analizzato dagli esperti il contenuto dei cestini evidenziando davanti ai cittadini errori e conferimenti corretti Prossima tappa il 15 maggio

Riparte da San Giacomo l'iniziativa "Rifiuti in piazza", organizzata da Arpa Fvg con il patrocinio del Comune di Trieste e promossa da AcegasApsAmga e Regione per sensibilizzare ed educare i cittadini all'importanza di una corretta raccolta differenziata. Sono tante le persone che ieri si sono ritrovate nella piazza centrale del rione, per assistere all'appuntamento, incentrato sull'analisi delle immondizie che la gente ha gettato nei cestini, il cui contenuto è stato riversato su un grande telone, sotto gli occhi incuriositi di molti cittadini. Via libera poi all'analisi diretta di tutto ciò che è stato trovato nei singoli bidoni. Sono stati evidenziati gli errori, materiali spesso non conferiti correttamente, ma anche gli scarti abbandonati con precisione negli appositi spazi. Obiettivo degli incontri, che proseguiranno in altre zone della città, aiutare tutti a eliminare con attenzione la spazzatura. Una buona prassi, è stato più volte sottolineato, consente di risparmiare e di tutelare l'ambiente, consentendo l'avvio di un riciclo efficace come nel caso, ad esempio, della plastica. A chi ha assistito alla "lezione" all'aperto sono stati distribuiti anche alcuni gadget, sempre mirati a una miglior differenziata. È stato inoltre ricordato il "rifiutologo", l'app e il depliant che consentono di ricevere informazioni, in caso di dubbi sulla destinazione di un determinato prodotto. La mattinata è stata seguita anche da Radio Punto Zero, con interviste agli esperti sul posto e con il coinvolgimento dei cittadini. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2017, a Trieste, AcegasApsAmga ha mediamente destinato a recupero il 96,8% di quanto raccolto in modo differenziato (154,8 chilogrammi per abitante), a dimostrazione di come gli sforzi congiunti con Comune e cittadini vadano a buon fine. Prossimi appuntamenti con "Rifiuti in piazza", sempre aperti a tutti, mercoledì 15 maggio alle 10.30 in piazza XXV Aprile a Borgo San Sergio e mercoledì 22 maggio, con lo stesso orario, in largo Roiano.

 

Pugno duro in arrivo a Muggia contro i furbetti dei rifiuti

Dopo i recenti conferimenti impropri e abbandoni di sacchi segnalati da Mejo Muja l'assessore Litteri annuncia l'introduzione di un nuovo sistema di controlli e multe

MUGGIA. «È in fase di predisposizione il Regolamento comunale per la gestione dei rifiuti urbani che prevede uno specifico sistema sanzionatorio per i trasgressori».Laura Litteri, assessore all'Ambiente del Comune di Muggia, annuncia novità in arrivo per i "furbetti" delle immondizie. La tematica dei rifiuti è stata nuovamente affrontata nell'ultima riunione del Consiglio comunale muggesano in seguito a un'interrogazione presentata dalla capogruppo della lista Meio Muja Roberta Tarlao. In questo documento l'esponente dell'opposizione lamentava ancora problemi con la raccolta "porta a porta" davanti alle scuole di via D'Annunzio e nel rione di Zindis.«Sono già state emesse diverse sanzioni per accertati abbandoni di rifiuti o conferimenti impropri per i quali è stato possibile risalire al responsabile. Ora è in fase di predisposizione il Regolamento comunale per la gestione dei rifiuti urbani che prevede uno specifico sistema sanzionatorio a carico dei soggetti che si rendono responsabili della violazione dello stesso», ha spiegato Litteri. Il pugno duro della giunta Marzi ha un unico fine: «Con un puntuale sistema sanzionatorio e con il controllo da parte del personale preposto sarà ulteriormente migliorato il rispetto delle regole di conferimento ed esposizione nel centro storico». Sulle singole problematiche lamentate da Tarlao, Litteri ha spiegato le mosse del Comune. «Per risolvere la situazione davanti alle scuole, considerato che i conferimenti non corretti provengono principalmente da soggetti non autorizzati a conferire nei cassonetti lì presenti, sono stati acquisiti dei cassonetti con la cosiddetta chiusura a gravitazione che saranno posizionati a breve. Ciò allo scopo di evitare il conferimento da parte di terzi e migliorare la differenziazione dei rifiuti, garantendo il decoro dell'area».Per quanto riguarda invece il rione di Zindis, Litteri ha preannunciato che «vi sono diverse ipotesi di intervento per cercare di ridurre il conferimento del secco residuo, tra cui una diversa collocazione dei contenitori dell'indifferenziato per inserirli nelle batterie di ciascun condominio». Una soluzione che potrà essere definita previa collaborazione da parte dell'Ater «in quanto vanno identificati degli spazi maggiori per la collocazione dei contenitori» stessi. Infine, a proposito dell'applicazione della tariffa puntuale, chiesta nuovamente a gran voce da Tarlao, Litteri non ha dubbi: «Con il sistema attuale l'applicazione del riconoscimento dell'utente è tecnicamente possibile, ma necessita di una progettualità dettagliata e definita in modo puntuale con il gestore. La Net comunque non sta utilizzando ancora la tariffa puntuale in nessuno dei Comuni nei quali opera».

Riccardo Tosques

 

 

Un salto nella storia e poi un altro a tavola nel segno del sale - il ciclo di conferenze "Mare e salute"

Al Revoltella Camerlenghi dell'OGS è partito dalle miniere - i consigli di Robino (Burlo) e Sinagra (AsuiTS) sul tema cibo

Dalla storia alle tecniche di estrazione, dal ruolo nell'alimentazione al consiglio dei medici, volto a non abusarne. È il sale al centro del terzo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute", promosse dall'Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale - Ogs, all'Auditorium del Museo Revoltella. La conferenza di ieri, dal titolo "Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola", è stata aperta dal giornalista scientifico Fabio Pagan, mentre il primo relatore, Angelo Camerlenghi dell'Ogs, è partito nel suo intervento portando in sala un blocco di salgemma puro. «Il sale, quello che noi usiamo comunemente sulla tavola - ha spiegato - arriva da sottoterra, come dalle miniere in Sicilia o da quelle di Salisburgo, l'estrazione mineraria infatti risale agli albori della storia ed è una tecnica consolidata. L'uomo si è ingegnato e ha imparato anche a ottenere lo stesso prodotto nelle saline, come a Pirano. Il sale è stato fondamentale nella storia dell'umanità, per la conservazione del cibo, anche se poi questo utilizzo si è perso». Camerlenghi ha poi ripercorso le tappe dello studio sull'argomento e le esplorazioni realizzate sui fondali, con particolare attenzione al Mediterraneo. Flavio Boni, del Museo del Mare di Pirano, studioso delle saline dell'Alto Adriatico, ha raccontato la storia di quelle più antiche, ormai non più attive. «Sono un importante pezzo di storia di diversi Paesi, che spesso sono sparite e stanno sparendo - ha sottolineato -. Molte, anche di grandi dimensioni, non esistono più». Spazio poi agli interventi di Antonietta Robino, dell'Irccs Burlo Garofolo, e di Gianfranco Sinagra, dell'Università degli studi di Trieste e dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, con un focus, ricordato anche da un foglio informativo, distribuito a tutti, con il messaggio "Più salute con meno sale...e meno zuccheri", con alcune indicazioni importanti per il proprio fisico. Fondamentale ridurre la quantità di sale e zuccheri aggiunti in cucina, controllare in che quantità sono presenti ovunque, leggendo le etichette di cibi e bevande, ed evitare di condire troppo i piatti e di zuccherare ciò che si beve. Sul volantino fornito è stata indicata anche la modalità di lettura dei valori riportati nella descrizione degli ingredienti dei vari prodotti in vendita. Prossimo appuntamento in programma giovedì 16 maggio, quando si parlerà di come la plastica sia entrata nella catena alimentare, mentre l'ultimo è previsto mercoledì 5 giugno con il tema "Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica". Il ciclo di conferenze "Mare e Salute" è organizzato da Ogs nell'ambito del progetto di divulgazione regionale "Mare e salute", con i partner Fai - Fondo Ambiente Italiano Fvg, Irccs Burlo Garofolo, Associazione Scienza Under 18 e Wwf Area Marina Protetta di Miramare. È finanziato dalla Regione e le conferenze sono co-organizzate con il Comune di Trieste - Assessorato all'Educazione, Scuola, Università e Ricerca. Gli incontri si svolgono in collaborazione con la Delegazione Fvg di Marevivo e il supporto scientifico dei progetti internazionali Medsalt, Saltgiant, Fairsea, Prizefish e Ecomap. Gli eventi sono inseriti nel programma di ProEsof 2020.

Micol Brusaferro

 

Conferenza sui rondoni

Il Museo di Storia naturale, alle 18, organizza la conferenza "I rondoni, instancabili volatori e specie affini, preziosa biodiversità". Con Franco Sacchetti, autore del libro "Dove i rondoni vanno a dormire", e dell'ornitologo Mauro Ferri. La conferenza è introdotta dal conservatore Nicola Bressi.

 

Urbi et Horti a San Giovanni

Per Urbi et Horti, quarta lezione su "La permacultura" con Marco De Donà: alle 18, al padiglione V dell'ex Opp di via Weiss 14. Avremo modo di conoscere i principi e le tecniche di questa disciplina e la loro applicazione nella gestione di un orto, anche quello urbano.

 

Caffè delle scienze - Lo scampo adriatico e il grafene al Tommaseo

Ultimo incontro del Caffè delle scienze: al Tommaseo, alle 17.30, Donata Melaku Canu, ricercatrice all'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, terrà l'intervento "Alla ricerca di Nephrops: viaggi di una larva di scampo nel Mar Adriatico". Lo scampo adriatico è una delle specie di maggior pregio, che ha registrato negli ultimi anni un forte declino delle catture, conseguenza del sovrasfruttamento. A seguire Fabio Candotto Carniel (Università di Trieste) parlerà de "Il grafene: luci e ombre del prodigioso nanomateriale". Ingresso libero.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 8 maggio 2019

 

 

La protesta di Greenpeace «Basta con l'inquinamento»

Attivisti davanti alla Marittima come un anno fa, esposte finte ciminiere fumanti Generali: già detto stop alle centrali, 4,5 miliardi di investimenti verdi e sostenibili

TRIESTE. Volevano arrampicarsi per protesta sul tetto della Stazione marittima, ma sono stati fermati dalla Polizia. Si è ripetuta ieri mattina, sulla falsariga di quanto avvenuto un anno fa, nel piazzale della Stazione marittima, poco prima dell'inizio dell'assemblea delle Assicurazioni Generali, la protesta di Greenpeace per denunciare «il coinvolgimento del gruppo nel settore del carbone, la fonte energetica con le più alte emissioni di CO2». Una dozzina di attivisti di Greenpeace, attrezzati per il tentativo di arrampicata, già prima delle 8, si sono dati appuntamento davanti all'edificio. Stavolta però, a differenza di quanto accadde lo scorso anno, quando riuscirono a issarsi sul tetto da dove calarono un grande striscione di protesta, le forze dell'ordine hanno fatto in tempo a fermarli, prima che portassero a termine il loro proposito. Sono riusciti però, prima dell'intervento della Polizia, a posare, davanti all'ingresso della Stazione marittima, due ciminiere di legno grandi come furgoni, per riprodurre una centrale a carbone. Bloccati dalla Polizia, che ha provveduto anche a spostare le finte ciminiere, gli attivisti di Greenpeace non hanno abbandonato il piazzale, dando vita a quella che tecnicamente è definita "resistenza passiva", costringendo in sostanza gli agenti a trascinarli via di peso. Greenpeace con la sua azione chiede alla compagnia di «interrompere i rapporti con le compagnie energetiche più inquinanti che non abbiano presentato piani in linea con gli accordi sul clima di Parigi. Le centrali che Generali assicura in Polonia e nella Repubblica Ceca - hanno spiegato - generano un impatto ambientale e sanitario enorme, per questo protestiamo». Il presidente del gruppo triestino, Gabriele Galateri, rispondendo ad alcuni attivisti in assemblea che sono intervenuti più volte, ha precisato che le Generali «non hanno la bacchetta magica che ci consente di trasformare il mondo in un colpo». Il gruppo, ha messo in evidenza il presidente, ha aumentato il suo impegno nei settori green e sostenibili con un target di 4,5 miliardi di investimenti, tra infrastrutture e green bond, entro il 2021. Relativamente al carbone, oltre a non investire in nuovi clienti carboniferi sta procedendo al disinvestimento dei 2 miliardi di euro di attività legate a questo combustibile in portafoglio, mentre sul lato assicurativo, oltre a impegnarsi a non aumentare l' esposizione verso il comparto, definita «minima», ha deciso di non assicurare nessuna nuova costruzione di centrali elettriche e di miniere a carbone, anche di clienti esistenti, impegnandosi a uscire da tutte le miniere di carbone polacche. Luca Iacoboni, responsabile della campagna "Energia e Clima" di Greenpeace Italia, ha precisato che «se, come ha più volte dichiarato di voler fare, il gruppo triestino vuole davvero proteggere le persone e svolgere un ruolo importante nella lotta ai cambiamenti climatici, deve abbandonare subito il carbone, senza alcuna eccezione. La scienza - ha aggiunto - ci dice che abbiamo pochi anni per invertire la rotta e salvare il clima globale, non è dunque più il tempo delle mezze soluzioni. Generali deve decidere - ha concluso - o diventa parte della soluzione o resta inesorabilmente parte del problema».Poco dopo Generali ha diffuso un comunicato nel quale si spiega che «Generali sta attivamente implementando la strategia sul clima, presentata a febbraio 2018 e dettagliata nello scorso novembre. La direzione è chiara - prosegue il testo - e prevede un aumento dell'impegno del gruppo verso i settori green e sostenibili e la dismissione delle attività legate al carbone, con un impegno concreto sia sul fronte investimenti, sia su quello assicurativo. Sarà ulteriormente rinforzata la già importante presenza nel settore delle energie rinnovabili, puntando a una crescita del 7-9 per cento dei premi relativi ai prodotti assicurativi con valore socio ambientale. Relativamente al carbone - continua la nota del gruppo triestino - oltre a non investire in nuovi clienti carboniferi, il gruppo sta procedendo al disinvestimento dei 2 miliardi di euro di attività legate al carbone in portafoglio. Inoltre Generali non assicurerà alcuna nuova costruzione di centrali elettriche e miniere di carbone, impegnandosi a uscire da tutte le miniere di carbone polacche. In particolare, non è stata rinnovata la polizza costruzione della nuova unità della centrale polacca di Turow. Nei Paesi fortemente dipendenti dal carbone - continua il documento - sono state intraprese attività di coinvolgimento delle controparti associate al settore carbonifero, per applicare i principi della Transazione giusta, che integra la dimensione sociale di impatto delle nostre decisioni sull'occupazione locale e sulla fornitura di energia ai cittadini, nella strategia del clima».

Ugo Salvini

 

 

Alunni di San Dorligo a lezione di riciclo e difesa della natura

Replicata anche quest'anno l'iniziativa "Per l'ambiente... tutti presenti!" da parte del gestore dei rifiuti Coinvolte venti classi

SAN DORLIGO DELLA VALLE. Dopo il successo delle precedenti edizioni, anche nell'anno scolastico che si sta per concludere A&T 2000, la spa che gestisce il servizio rifiuti a San Dorligo, ha portato a termine, tra elementari e medie del territorio, l'iniziativa "Per l'ambiente... tutti presenti!".Si tratta di un progetto didattico di educazione ambientale che A&T 2000 porta avanti da anni. A San Dorligo hanno partecipato 20 classi di lingua sia italiana sia slovena, e più precisamente quelle degli istituti Pacifico, Trinko-Zamejski, Samsa, Voranc e Venturini. L'iniziativa, dedicata di volta in volta temi diversi, "presi" dall'ambito della gestione dei rifiuti e della sostenibilità ambientale, quest'anno si è focalizzata sul tema dello smaltimento di apparecchiature elettriche ed elettroniche, una tipologia in forte crescita, che richiede una raccolta separata e un trattamento particolare, sia per recuperare le risorse contenute nelle apparecchiature, sia per ridurre i rischi di inquinamento del territorio. Sono stati fatti inoltre degli approfondimenti sullo smartphone, al fine di far conoscere le tipologie e la provenienza dei preziosi materiali di cui è composto e di incentivarne il riciclo, nel momento in cui non funziona più o si decide di comprarne un altro. Il progetto ha visto pure il coinvolgimento delle famiglie, attraverso materiali informativi che gli alunni hanno portato a casa. Gli alunni di terza, quarta e quinta hanno poi avuto il compito di intervistare gli adulti per testare la loro conoscenza sul tema, diventando per una volta insegnanti e compilando l'ecopagella del buon riciclatore. E il Comune, a questo proposito, auspica «in futuro una partecipazione sempre più numerosa a queste iniziative da parte delle scuole».

Ugo Salvini

 

 

Piazza Sant'Antonio va lasciata così, basta riallineare le pietre - la lettera del giorno di Leonardo Garbin

È da parecchio tempo che non leggo "novità" sui progetti di rifacimento di piazza Sant'Antonio, pertanto mi permetto di manifestare anche la mia opinione. Alcuni giorni fa, in una meravigliosa giornata di sole ho fatto quattro passi in tale zona, colpito dalla luminosità e l'accostamento dei colori: bianco delle pietra, azzurro della vasca e verde della vegetazione e ho immediatamente pensato che distruggere quel insieme con unico scopo di "cercare il nuovo", sarebbe un delitto! Questa opera rappresenta un'epoca e fa parte della storia di Trieste. Per assurdo sarebbe a mio avviso come il voler demolire il Colosseo per fare posto al Nuovo Stadio di Roma. Indubbiamente in posizione centralissima e con un grande posteggio sotterraneo a due piani, sarebbe l'ideale per la comodità dei tifosi. Lo stesso dicasi, con ironia, per il nostro Teatro romano, comoda piscina a copertura apribile per l'estate... e il posteggio San Giusto l'abbiamo già a due passi!Invito i miei concittadini a osservare che tutto il manufatto, i cordoli arrotondati e la pavimentazione sono stati posizionati nel lontano 1934 ed eseguiti in pietra bianca di Aurisina o d'Istria, materiale indistruttibile e perfettamente integro. Vogliamo gettare via tutto e pavimentare come piazza dell'Unità, le cui pietre si sfaldano solo a guardarle? Per spendere soldi pubblici, Trieste ha certamente altri interventi da fare e sicuramente più urgenti e utili. Concludendo: se si vuole giustamente abbellire e valorizzare tutta la zona basterebbe restaurare le poche pietre usurate dal tempo e soprattutto livellare perfettamente tutta la pavimentazione alla "romana" usando le stesse pietre previa numerazione in modo da porle con le stesse fughe sottilissime attuali. Organizzare due serie di bancarelle multicolori e, volendo strafare, porre altre nuove piante, per l'estetica e la gioia degli occhi dei triestini e turisti.

 

 

I giovani di Fridays for Future lanciano l'evento bis a Trieste

I sostenitori del movimento creato da Greta Thunberg in Svezia scenderanno di nuovo il piazza il 24 maggio come in tante altre città del mondo

Trieste. Fridays For Future Trieste torna in campo dopo il successo ottenuto grazie allo sciopero del 15 marzo scorso. Il movimento, nato la scorsa estate dopo le prime proteste di Greta Thunberg davanti al Parlamento svedese, ha presentato ieri le prossime iniziative che porteranno al secondo Global Strike for Climate. Composto in gran parte da studenti delle superiori e dell'Università, Fridays For Future Trieste scenderà di nuovo in piazza il 24 maggio, in simultanea con il resto del mondo. E non si tratta solamente di uno sciopero o di una presa di posizione per invertire le sorti del clima, spiegano le promotrici Anna Lilian Gardossi, Francesca Zampieri e Sara Segantin: «Vogliamo fare divulgazione scientifica: purtroppo i cambiamenti climatici a cui assistiamo non sono un'opinione e c'è bisogno del supporto di esperti e professori che si occupano di questi fenomeni da tempo». A dimostrazione di ciò FFF ha in programma due conferenze domani e il 23 maggio alle 18 nella sede Arci di via del Bosco: la prima è "Cosa significa cambiamento climatico e quali conseguenze per l'uomo", durante la quale interverrà Cosimo Solidoro, direttore della sezione Oceanografica Ogs; la seconda "Cambiamenti climatici tra agricoltura e biodiversità" con Angela Gatti, Francesca Zampieri e Laura Zorzini dell'ateneo di Trieste. Sabato alle 15.30 al bar Knulp è in agenda invece un incontro con l'europarlamentare Elly Schlein e il giorno dopo una raccolta dei rifiuti in Val Rosandra. Ultimo evento prima del Global Strike for Future il 17 maggio sarà la Giornata del Riciclo nel Parco di San Michele.

Lorenzo Mansutti

 

Terza "lezione" dell'Ogs Focus sul sale e il cuore - Il ciclo di conferenze

"Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola" è il titolo del terzo appuntamento del ciclo di conferenze sul legame uomo-mare denominato "Mare e Salute" e promosso dall'Ogs, l'Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica sperimentale, per evidenziare gli effetti del mare sulla salute dell'uomo e quelli dell'uomo sulla salute del mare. L'evento in questione si terrà oggi alle 18 al Revoltella e affronterà in particolare, attraverso la voce degli esperti, la storia del sale e le malattie cardiovascolari.

IL SALE DEL MEDITERRANEO: dalla geologia alla tavola

"Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola" è il terzo incontro del ciclo di conferenze "Mare e salute", promosse dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma alle 18, al Revoltella. L'incontro spazierà dal gigante salino del Mediterraneo alla storia del sale e alle malattie cardiovascolari. Con la moderazione del giornalista scientifico Fabio Pagan, si alterneranno le voci di Angelo Camerlenghi (Ogs), Flavio Bonin (Museo del Mare di Pirano), Antonietta Robino (Burlo) e Gianfranco Sinagra (Università di Trieste e AsuiTs). La conferenza è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito dell'Ogs alla sezione www.inogs.it/it/content/mare-e-salute.

 

Che aria tira con Legambiente

Incontro sull'inquinamento dell'aria aperto a tutti, alle 18, in via Donizetti 5, organizzato da Legambiente. Con Gorizia, Luca Cadez e Mario Mearelli (Legambiente Trieste), che illustrerà il monitoraggio delle polveri sottili tramite i sensori della rete "Luftdaten", molto diffusi in tutta Europa.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 7 maggio 2019

 

 

A rischio una specie animale su 8 - Dalle allodole agli scoiattoli: è sos

L'allarme Onu. Entro qualche decennio pericolo estinzione per un milione di tipi di flora e fauna L'uso massiccio di pesticidi e l'inquinamento delle acque minacciano anche la salute dell'uomo

L'ultima moria delle api è accaduta in Veneto negli scorsi giorni: 10mila esemplari sono stati trovati morti a Musile, tra i fiumi veneti Piave e Sile, e secondo gli apicoltori la colpa sarebbe dell'uso sconsiderato di diserbanti. Queste sentinelle dell'ambiente sono importanti per il nostro ecosistema perché garantiscono il ciclo di vita delle piante. Lottano per sopravvivere. E non sono certo le uniche vittime dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento intenso dell'ambiente, che stanno pericolosamente accelerando l'estinzione di intere specie finora conosciute. Una su otto scomparirà dalla faccia della Terra. Il dato ha dell'incredibile ed emerge da un rapporto Onu, presentato a Parigi alla presenza dei rappresentanti di 130 Paesi, elaborato dalla Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes). Un milione di specie di piante e animali di terra e acqua sono minacciati come mai prima d'ora dall'azione dell'uomo, che pensa solo alla sua, di sopravvivenza. La loro vita ha l'orizzonte di qualche decennio. Un'apocalisse ambientalista che, secondo gli esperti, avrà effetti significativi sulla nostra salute. Basti pensare che ogni anno versiamo 300-400 milioni di tonnellate di metalli pesanti, solventi, fanghi tossici e altri rifiuti nelle acque degli oceani. Tra il 1980 e il 2000 sono andati perduti 100 milioni di ettari di foresta tropicale, principalmente rioccupati con allevamenti di bestiame in Sud America e piantagioni di palma da olio nel Sud-Est asiatico. Negli ultimi secoli, per mano nostra, sono già scomparse 680 specie di vertebrati. I prossimi condannati sono animali che incontriamo comunemente nelle nostre campagne: l'allodola - ne sono sparite la metà negli ultimi 40 anni -, la farfalla blu - meno 38% dagli anni '70, mentre un terzo di api e insetti è a rischio estinzione -, gli scoiattoli rossi, i pipistrelli e i ricci. Neppure per la barriera corallina c'è stato scampo: quasi dimezzata negli ultimi 150 anni. Alla luce di questi dati, numerosi scienziati affermano che la Terra sia all'inizio della sesta estinzione di massa della sua storia, ma la prima attribuita all'uomo e alle sue attività. Il tasso di distruzione pare essere da decine a centinaia di volte superiore alla media degli ultimi 10 milioni di anni. Una catastrofe, insomma, che provochiamo per tenere in piedi la nostra economia. Mentre i nostri appetiti insaziabili non vedono e ignorano i danni a medio-lungo termine. «Abbiamo documentato un declino senza precedenti della biodiversità», spiega Kate Brauman, dell'Università del Minnesota, che ha guidato la ricerca, durata tre anni. «Negli ultimi 70 anni - dichiara Carlin Petrini, fondatore di Slow Food - abbiamo distrutto i tre quarti dell'agrobiodiversità, che i contadini avevano selezionato nei 10mila anni precedenti». Per il britannico Robert Watson, presidente dell'Ipbes, «stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, i nostri mezzi di sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del mondo intero». Anche sull'onda delle proteste per il clima animate dai giovani dei Fridays for Future, l'allarme dovrebbe servire a correre in qualche modo ai ripari. «Non è troppo tardi per agire - continua Watson - ma solo se cominciamo da subito e a tutti i livelli, dal locale al mondiale». Seicento attivisti e Ong in difesa della biodiversità in 50 Paesi hanno firmato una lettera aperta promossa dal Wwf, per chiedere ai governi un'azione urgente tesa ad arginare la «crisi bio-climatica». Intanto, per dare un segnale, la città tedesca di Costanza ha proclamato «l'emergenza climatica», il che significa che ogni iniziativa politica, e non solo, dovrà tenere conto del problema dell'inquinamento e delle emissioni di CO2.

Letizia Tortello

 

 

Miramare sarà la nursery dell'alga bruna

Sui fondali della Riserva posizionate migliaia di Cystoseira, a rischio estinzione eppure fondamentale per la biodiversità

Lo hanno annunciato dalla loro pagina Facebook: "Il 25 aprile, giorno della Liberazione, noi lo festeggiamo "liberando" le piccole Cystoseira in Area marina protetta Miramare. Buona vita piccoline!". Si è dunque concretizzata sui fondali della Riserva di Miramare la tappa fondamentale del progetto di ripopolamento di Cystoseira, un'alga bruna, protetta a livello internazionale e a rischio estinzione, che svolge un ruolo chiave per la conservazione della biodiversità marina e della mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici grazie all'assorbimento di quantità di CO2. Le foreste marine svolgono le stesse funzioni di quelle terrestri: producono ossigeno tramite la fotosintesi e costituiscono un vero e proprio habitat rifugio per altri organismi, come i pesci o i crostacei e i molluschi che ci depongono le uova; e al pari di quelle terrestri, stanno rapidamente scomparendo. Il progetto Roc-PopLife, acronimo che sta per Restoration of Cystoseira Population, cofinanziato dalla Ue per un totale di circa 900 mila euro, partito a ottobre 2017 avrà una durata di tre anni, fino a ottobre 2020. Due le università coinvolte, Trieste e Genova, e quattro Aree marine protette: Miramare, Cinque Terre, Portofino e Strugnano, in Slovenia.Il 25 aprile scorso, dopo l'impianto nei mesi scorsi nei fondali del Mar Ligure, è iniziato anche nell'Alto Adriatico il ripopolamento delle foreste sottomarine di alga Cystoseira. Il gruppo - composto a terra dai ricercatori dell'Università di Trieste e a mare dai biologi della Riserva di Miramare guidati da Saul Ciriaco - ha piantato le piccole Cystoseira grazie anche al supporto del diving triestino Area51. L'intervento di restauro si avvale di un nuovo protocollo di coltura, sviluppato in stretta collaborazione tra le Università di Trieste (con il gruppo di ricerca guidato da Annalisa Falace, coordinatrice del progetto Roc-PopLife e ricercatrice del Dipartimento di Scienze della vita dell'ateneo giuliano) e di Genova (con il gruppo di ricerca della professoressa Mariachiara Chiantore).«La novità di questa metodologia di restauro - spiega Ciriaco - sta nella produzione in acquari di nuove "plantule" da reintrodurre in ambiente marino, senza danneggiare i siti donatori (rispettivamente Strugnano per il sito di Miramare e Portofino per le Cinque Terre, ndr)». A Miramare sono già stati posizionati 400 dischetti con radicate sopra migliaia di "plantule" di Cystoseira; le variabili di successo però sono infinite, a partire dal pericolo costituito dagli erbivori che potrebbero divorarle in breve tempo e per questo sono stati inseriti su metà dei dischetti degli appositi dissuasori. «Ogni settimana - prosegue il biologo - scatteremo delle foto poi analizzate da un software per verificare l'attecchimento della Cystoseira su questi dischetti». In futuro il progetto potrà trovare applicazione su larga scala anche in altre aree del Mediterraneo. 

Lorenza Masè

 

 

Enti e aziende, confronto sullo sviluppo sostenibile - l'iniziativa di Wärtsilä

Preparare Trieste a una crescita sostenibile. È questo il tema di "Horizons", giornata di approfondimento tecnico, economico e scientifico che Wärtsilä, con Confindustria Venezia Giulia e Comune, dedica alla città giovedì al Ridotto del Teatro Verdi. Previsti un convegno al mattino, nel quale si tracceranno, in maniera parallela, le dinamiche di sviluppo del porto industriale, del Porto vecchio e delle istituzioni scientifiche cittadine, e tavoli tecnici al pomeriggio: protagonisti da Wärtsilä a Fincantieri, dall'Autorità portuale a Italia Marittima, dal Comune a Sincrotrone Elettra, dall'Università alla Barcolana, fino a Nidec, Msc, Acegas e interessanti newco e start up con progetti innovativi. Il filo rosso, si legge in un comunicato, «è l'attenzione allo sviluppo sostenibile, e la volontà di dialogare per disegnare la Trieste del futuro, pronta a recepire investimenti internazionali, da orientare verso progetti innovativi di porto e industria sostenibili». L'evento è aperto al pubblico dalle 9.30 alle 13, e per partecipare è sufficiente registrarsi al link https://www.wartsila.com/ horizons-trieste. «Wärtsilä ha inserito Trieste tra le città di riferimento per il progetto internazionale An Oceanic Awakening Sea20, volto a creare una cultura scientifica e tecnica condivisa che faccia della sostenibilità il punto cardine. L'evento organizzato a Trieste - spiega il presidente & managing director di Wärtsilä Italia Andrea Bochicchio - fa parte parte di un ciclo di incontri che ha già visto e vedrà coinvolte città come Helsinki, Rotterdam, Amburgo e Oslo».

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 6 maggio 2019

 

 

Carso e Muggia nuove "case" del picchio rosso mezzano

L'ornitologo giuliano Benussi ha avvistato degli esemplari «in querceti maturi» Presenza nel bosco di Vignano, sul monte Carso, a Draga Sant'Elia e sul Lanaro

TRIESTE. Ora è ufficiale: una nuova specie di uccello ha deciso di nidificare nella provincia di Trieste. Si tratta del Picchio rosso mezzano (Dendrocoptes medius), che, come si deduce già dal nome, è la specie di picchio rosso che per dimensioni si inserisce tra il più conosciuto picchio rosso maggiore e quello più piccolo, il cosiddetto picchio rosso minore. Ad accertare, con tanto di puntuale documentazione videofotografica, la prima nidificazione del picchio rosso mezzano nel nostro territorio è stato l'ornitologo triestino Enrico Benussi, coadiuvato dal fido collaboratore Nereo Verginella. Un accertamento di grande valore tenendo conto che quella testimoniata dal naturalista giuliano è la prima nidificazione di questa specie non solo in regione, ma in tutta l'Italia settentrionale. «La specie è stata localizzata fino ad ora in querceti maturi di sei località del Triestino, che vanno dal Carso al Muggesano, con almeno una decina di coppie riproduttive accertate. Alla luce delle attuali conoscenze la specie può essere considerata sottostimata nel numero degli effettivi», spiega Benussi. A dar man forte alla scoperta, la conferma di un primo nido occupato e la documentazione di un accoppiamento. Bosco di Vignano, monte Carso, Draga Sant'Elia, monte Lanaro sono alcune delle aree che hanno confutato il fatto che il picchio rosso mezzano nidificasse in Italia esclusivamente sulle montagne meridionali e nello specifico in boschi di latifoglie, sino a raggiungere al massimo l'Abruzzo. A causa del piumaggio bianco e nero e del cappuccio rosso, il mezzano ricorda in parte un giovane di picchio rosso maggiore da cui si distingue per le minori dimensioni (circa 20 centimetri), l'assenza della stria nera ai lati del capo e dei mustacchi neri, e per una macchia nera ai lati del collo. Di norma staziona in alto sugli alberi, per cui è tutt'altro che facilmente visibile: l'avvistamento a terra di un picchio rosso mezzano rappresenta un evento molto raro, poiché preferisce vivere la maggior parte della propria vita nel fitto delle chiome lontano da sguardi indiscreti. «Come il picchio rosso maggiore, il mezzano si nutre su tronchi e rami mangiando insetti ma non solo, visto che è stato fotografato con una bacca nel becco. A differenza di altre specie simili di picchi, però, il mezzano non utilizza sempre il classico "tambureggiamento" per la delimitazione del proprio territorio diventando così piuttosto "silenzioso" rispetto al maggiore», spiega Benussi. Ma questo uccello come è arrivato sul Carso e nei dintorni? «Negli ultimissimi anni il mezzano ha avuto una espansione nei Balcani. L'incremento numerico lo ha portato a spingere verso occidente arrivando quindi da noi dalla Slovenia. In passato era già stato osservato lo svernamento invernale in varie zone - Doberdò, Collio e Valli del Natisone - ma ora è arrivata questa importante conferma, ossia che questo piciforme nidifica sul Carso e in zona Muggia. A questo punto - conclude Benussi - è facile ipotizzare che nel corso degli anni si espanderà ulteriormente in Friuli Venezia Giulia. Al momento però è una primizia tutta nostra». 

Riccardo Tosques

 

 

Roiano, altri progetti sembrano prioritari rispetto alla riqualificazione - la lettera del giorno di Pino Podgornik

È passato qualche anno dalla sdemanializzazione del Porto vecchio e finalmente qualcosa d'interessante, almeno sulla carta (per ora), si sta muovendo. Il sindaco Roberto Dipiazza assieme al presidente dell'Authority Zeno D'Agostino e al governatore della Regione Massimiliano Fedriga hanno messo "la prima pietra" su un progetto (entro tre mesi sarà operativo) che dovrà dare i suoi vantaggi negli anni futuri. Questa società è da sostenere e si spera che i suoi frutti si possano vedere da subito, con l'augurio che lo sviluppo del nostro territorio sia epocale ed aperto alle innovazioni. Dopo avere citato un progetto che dovrebbe comportare un possibile tornaconto a livello cittadino e regionale, ricordo la, a mio avviso, penalizzazione di un rione spesso dimenticato, quello di Roiano, dove all'ex caserma della Polizia i lavori di riqualificazione sono fermi da troppo tempo. Niente si muove se non qualche gatto randagio, re incontrastato, che passa indisturbato in mezzo al nulla. Sul Piccolo del 26 aprile scorso l'assessore Lodi ha parlato di abbattimenti, rifacimenti e risanamenti in varie zone cittadine e carsiche. Sull'ex caserma di Roiano nessun accenno! Vorrei chiedere al sindaco Roberto Dipiazza quando riprenderanno i lavori di riqualificazione della zona, come saranno gestiti i 70 posti-macchina (a pagamento o a rotazione) e se alcuni posti-auto potrebbero essere messi in vendita. Non mi sembra di chiedere troppo e spero che le risposte non tardino ad arrivare!

 

 

Tecnologie d'avanguardia per navi ecologiche - mercoledì alla Sissa

Viaggiare in navi ecologiche sicure, automatizzate e a zero emissioni inquinanti. Sarà questo il tema portante dell'incontro "Ottimizzazione e calcolo alte prestazioni per applicazioni industriali, simulazione, machine learning" in programma dopodomani mercoledì 8 alle 14. 30 all'interno della Sissa (aula 128-palazzo A). Organizzato da MareFvg nell'ambito del progetto Navigando, l'incontro verterà sulla realizzazioni delle navi del futuro. «Le tecnologie di simulazione virtuale sono ormai parte integrante e fondamentale dei processi di progettazione navale. Ora la nuova sfida sarà arrivare a disegnare navi autonomi e a zero emissioni, connessa e automatizzata e munita di avanzati sistemi di sicurezza a 360 gradi, sia da attacchi cyber, sia nelle avverse condizioni ambientali che si verificano con i cambiamenti climatici», racconta Lucio Sabbadini, amministratore delegato del cluster MareFvg, ente organizzatore dell'evento. Ne parleranno Christian Veldhuis (Marin institute), Matteo Diez (Cnr Inm) e Antonio Traverso (Cetena-Centro per gli studi di tecnica navale).

Ri.To.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 5 maggio 2019

 

 

Museo di Campo Marzio, via al restauro - Ospiterà pure il primo hotel ferroviario

Cantiere da 18,5 milioni, di cui 6,5 già finanziati. Obiettivo: rilanciare in chiave turistica, entro il 2022, la storica stazione

Campo Marzio, la stazione "base" degli storici collegamenti con Vienna, diventerà il secondo più grande museo ferroviario nazionale dopo quello di Pietrarsa (Napoli). Ieri mattina è stato tagliato il simbolico nastro che ha avviato idealmente i lavori di restauro. Da domani mattina la stazione diventerà area di cantiere per il grande e ambizioso progetto di recupero. I lavori si articoleranno in tre fasi: le prime due riguarderanno il restauro di tutta l'area prospiciente via Giulio Cesare e degli interni, che costituiranno nuovamente la sede espositiva del museo ferroviario. Il tutto per un costo complessivo di 6 milioni e 500 mila euro, finanziati dal Gruppo Fs per effetto di un'intesa con ministero dei Beni culturali e Regione. La terza fase prevede la realizzazione dell'hotel tematico ferroviario, in primo in Italia del suo genere, il restauro dell'altro lato del comprensorio, il rifacimento della volta metallica, che dal 1906 al 1942 sormontava il fascio binari, poi smantellata per donare il ferro alla Patria, e la creazione di un enorme cortile interno coperto per ospitare eventi. Nel progetto è contemplata anche una terrazza prospiciente il golfo, che però non ha ottenuto ad oggi l'avallo della Soprintendenza. Questa terza fase, del valore di circa 12 milioni, al momento non dispone di copertura preventiva e sarà oggetto di successivi finanziamenti. Al termine degli interventi di riqualificazione, indicativamente nel 2022, la Fondazione Fs gestirà direttamente il museo, avvalendosi anche del contributo dell'omonima associazione di appassionati. Il progetto di riqualificazione del museo ferroviario di Campo Marzio è nato alla fine del 2016 con un primo studio di fattibilità che si è poi concretizzato con un protocollo d'intesa firmato a luglio 2017 tra ministero dei Beni culturali, Regione, Comune, Ferrovie dello Stato, Fri e Fondazione Fs. La filosofia della rinnovata struttura si dividerà in tre parti: ludico-educativa, tecnico- scientifica e socio-antropologica. Sarà quindi un museo dedicato a più target e non solo a un pubblico esperto, interessato da un punto di vista storico- tecnico. Oltre agli interventi di restauro interno ed esterno e a un nuovo percorso espositivo, cambierà pure l'ingresso. Non si accederà più da via Giulio Cesare, bensì dal portico di via Ottaviano Augusto, mentre l'atrio diverrà una sala polivalente anche se già da solo ha già un suo fascino, rappresentando un bell'esempio di stile Liberty. I visitatori, una volta varcato il nuovo ingresso, si troveranno davanti un grande atrio vetrato. Oltre all'hotel tematico saranno ricavati spazi per mostre, un laboratorio didattico, una carrozza bar, un negozio di modellismo, un'agenzia di turismo ferroviario, un bookshop e una caffetteria.

Andrea Di Matteo

 

La promessa delle istituzioni: «Sarà polo di respiro nazionale»

Per i rappresentanti degli enti coinvolti nel patto si tratta di un momento storico non solo per la città ma per l'intero Paese

Ormai la storica stazione versava in condizioni precarie e sicuramente non era un bel biglietto da visita per il numero crescente di turisti. Così ieri mattina, una cerimonia con relativo taglio del nastro - alla presenza del governatore Massimiliano Fedriga, del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, del presidente e del direttore generale della Fondazione Fs Mauro Moretti e Luigi Cantamessa - ha ufficialmente sancito l'inizio dei lavori, che prevedono, per l'appunto, la rinascita dello storico fabbricato.«Oggi è una giornata importante per la storia delle Ferrovie dello Stato in questa regione - ha detto Cantamessa - perché riparte Campo Marzio, un "unicum" per le terre giuliane. Non sarà un museo, non sarà una stazione, bensì la prima stazione-museo con attività ricettive in Italia». «Da qui partiranno - ha aggiunto Cantamessa - le "crociere ferroviarie", un progetto già avviato quest'anno con oltre 600 mila euro stanziati dalla giunta Fedriga per tour in tutta la regione». A delineare il futuro dell'area di Campo Marzio è intervenuto anche il sindaco Roberto Dipiazza, ricordando come tutta la zona cambierà volto (si legga l'articolo nella pagina a fianco, ndr). «Mi auguro che questo museo diventi un centro culturale della città di prima importanza - ha sottolineato Moretti durante il suo intervento - non solo un centro della cultura nazionale ferroviaria, ma anche una casa dove svolgere tanti altri tipi di iniziative e manifestazioni. Guardavo in televisione il museo di Napoli che è diventato uno dei più richiesti in particolare per i matrimoni, ricercato persino dal Giappone». Quella di ieri viene vissuta come una giornata storica, dunque, decisiva per la città. Che ora, grazie alla Fondazione Fs e a tutti gli altri enti coinvolti nella sfida di Campo Marzio, potrà contare non soltanto su un museo rinnovato e multimediale ma soprattutto su un luogo poliedrico. «Ringrazio la Fondazione Fs per aver creduto nel nostro territorio», ha sostenuto a sua volta Fedriga: «Quando tutti remano nello stesso verso, si fa prima e meglio. Questa sarà una straordinaria opportunità per la città di Trieste e per la Regione che, a partire dal 2022, avrà a disposizione un nuovo polo turistico, culturale e ricreativo, il secondo grande museo ferroviario nazionale. Il primo, quello di Pietrarsa, è infatti già una solida realtà, capace di realizzare, nel solo 2018, l'invidiabile numero di 170 mila visitatori». «Trieste - ha infine dichiarato la parlamentare del Pd ed ex governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani - è una delle capitali europee della cultura e sarò felice se il museo ferroviario diventerà un grande polo di attrazione e anche di ricerca nazionale e internazionale. Le grandi opere che si realizzano a Trieste devono avere l'ambizione di dialogare con un larghissimo retroterra geografico e storico».

 

 

I maghi dell'acqua che creano reti di acquedotti contro gli sprechi

La società triestina d'ingegneria Idrostudi investe in ricerca per la gestione delle risorse: ordini anche dall'Arabia

TRIESTE. Più una risorsa è scarsa più c'è la necessità di gestirla al meglio, soprattutto se si tratta di un bene indispensabile per la vita sul nostro pianeta come l'acqua. Le nuove tecnologie impiegate nella progettazione e nel monitoraggio delle reti idriche possono fare la differenza sul tema, sempre più pressante, del risparmio dell'acqua: grazie a reti intelligenti, fortemente interconnesse e capaci di "parlare", segnalando guasti o anomalie, è possibile ridurre fortemente gli sprechi. Si occupa proprio di ideare soluzioni per la gestione ottimale della risorsa idrica la società d'ingegneria Idrostudi, che dal 2002 svolge attività di consulenza e ricerca e sviluppo in ambito acquedottistico e fognario. A idearla sono stati quattro ingegneri - Luca Falcomer, attuale amministratore delegato della società, Mauro Castellarin, Davide Russo e Christian Marson - che al termine del loro percorso di studi, concluso con un dottorato di ricerca in geofisica applicata e idraulica all'Università di Trieste, hanno deciso di tentare di conciliare la loro passione per la ricerca con l'imprenditorialità. «Ci siamo praticamente inventati un mestiere, fondando una società che allora come oggi è un'unicità nel panorama italiano - racconta Falcomer -. Non avendo esempi a disposizione abbiamo seguito una strada tutta nostra e siamo riusciti a dare vita a un'azienda che negli anni è gradualmente cresciuta: oggi ci lavorano una quarantina di persone, tra dipendenti e collaboratori, e oltre alla sede in Area Science Park, dove ci siamo trasferiti nel 2007, abbiamo recentemente aperto anche una succursale lombarda, a Melzo, e una sarda, all'interno del Parco tecnologico della Sardegna". In questi ultimi anni Idrostudi, che si è occupata anche della distrettualizzazione della rete idrica triestina, si è aggiudicata appalti importanti che la vedranno concentrata sul territorio italiano nel prossimo futuro: «In Italia c'è stato un boom degli investimenti nel ciclo idrico: siamo passati da un miliardo e mezzo circa del 2011 ai quasi sei che s'investiranno nel 2019». Ma in passato Idrostudi ha lavorato anche all'estero: in Oman, Arabia Saudita e Turchia, dove nel 2015 si è aggiudicata il primo contratto internazionale per il monitoraggio e il master plan della rete acquedottistica di Malatya, città da 550 mila abitanti. Il team della società, composto quasi esclusivamente da ingegneri specializzati in ambito idraulico e ambientale, ha competenze avanzate nella progettazione e nell'ottimizzazione di reti idriche e fognarie: è specializzato nel monitoraggio in real-time, nella gestione delle perdite idriche e delle pressioni in acquedotto, nell'identificazione delle acque parassite nelle fognature, nell'elaborazione di studi idrologici e idrogeologici. Nella storia di Idrostudi le collaborazioni aziendali hanno giocato un ruolo di primo piano: nel 2005 è stato siglato un contratto di partnership con Bm Tecnologie industriali, azienda che opera nello stesso settore di Idrostudi con sede a Padova, e nel 2014 è stata creata Iws (Integrated Watercare Solutions), una rete d'imprese di cui Idrostudi è cofondatore, che consente di offrire il classico "pacchetto completo" ai clienti della società, gestori di acquedotti e impianti fognari. 

Giulia Basso

 

«Il nostro algoritmo predice le perdite di una condotta»

«Cresciamo ad un ritmo del 15-20% ma ci consideriamo per il nostro metodo di lavoro una startup che non si stanca mai di innovare»

Trieste. «Anche se ormai siamo una realtà consolidata che cresce del 15-20% annuo continuo a considerare Idrostudi una start up, perché il nostro metodo di lavoro si fonda da sempre sulla sperimentazione e la ricerca di nuovi sviluppi: il prossimo passo sarà l'integrazione di tecniche di machine learning per "far parlare" le reti il più possibile, grazie all'enorme mole di dati che otteniamo con i nostri sistemi di monitoraggio». Racconta così Luca Falcomer, cofondatore e amministratore delegato di Idrostudi, le sfide continue che in questi anni hanno portato la sua società a diventare un leader di settore nel mercato italiano, tanto che ha già ricevuto ordinativi per sette milioni di euro nei prossimi tre anni. Il segreto di questo successo è un mix di elementi che la rendono un'azienda unica nel suo genere: un team di lavoro giovane, con una forma mentis e un'organizzazione del lavoro molto diversa rispetto a quella di un classico studio di progettazione, e un utile societario che finora è stato reinvestito totalmente in ricerca e sviluppo.«Cerchiamo di scegliere al meglio i nostri collaboratori, che provengono praticamente da tutt'Italia, e finora chi è entrato nel nostro team di lavoro non se n'è più andato - evidenzia l'ad. Non abbiamo orari di lavoro, gli uffici sono sempre aperti e cerchiamo di lasciare al singolo collaboratore la massima libertà nell'affrontare i problemi che ci vengono posti: sono convinto che soltanto in questo modo le persone possano essere incoraggiate a proporre soluzioni diverse e mai scontate». Sono due e destinati a fondersi i progetti di ricerca e sviluppo più innovativi in cui Idrostudi è attualmente impegnata. Da un lato c'è lo sviluppo di piattaforme software che utilizzino tecniche di machine learning per la gestione dei dati del ciclo idrico integrato. Dall'altro c'è la progettazione di un algoritmo, che è già in fase di test, in grado di predire le perdite future di una rete idrica basandosi su un'enorme mole di dati storici e di variabili. Per seguire questi sviluppi Idrostudi ha reclutato come collaboratori anche matematici, fisici e programmatori. Inseguire la propria passione con entusiasmo, ricercare stimoli continui, tentare di risolvere i problemi in modo diverso e originale e non temere i fallimenti sono, secondo Falcomer, gli ingredienti essenziali di un'imprenditoria di successo. «In Italia questa cultura imprenditoriale, tipica del mondo americano e anglosassone, non è così sviluppata. E anche da parte del mondo della finanza e degli investitori servirebbe un po' di pazzia in più, indispensabile per puntare su idee davvero nuove». 

 

 

Una piattaforma online per viaggiare "sostenibile"

Lo strumento consentirà di organizzare al meglio gli spostamenti fra Italia e Croazia, dai ticket alle bici a noleggio. L'Università di Trieste nel progetto europeo

Trieste. L'Università di Trieste è tra i protagonisti della cooperazione transfrontaliera tra Italia e Croazia per l'implementazione della mobilità sostenibile nel rispetto dell'ambiente. Nell'ambito del progetto europeo Step-up l'ateneo sta infatti lavorando alla realizzazione di una piattaforma online - a disposizione di cittadini e di turisti da fine estate - finalizzata all'integrazione dei servizi di trasporto tra i due Stati affacciati sull'Adriatico. Di questi e altri temi si parlerà martedì, durante la conferenza "Nuovi scenari sulla mobilità multimodale. Info-mobilità per un flusso passeggeri sostenibile tra Italia e Croazia", organizzata dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell'Units.Il seminario intende promuovere la conoscenza di campo del turismo, della multimodalità e dei sistemi Ict applicati ai flussi passeggeri, ponendo l'attenzione sui progetti di sviluppo che coinvolgono appunto l'area adriatica compresa tra gli Stati di Roma e di Zagabria. L'iniziativa si inserisce nel più ampio contesto del progetto "Sustainable transport e-planner to upgrade the It-Hr mobility", abbreviato appunto in Step-up. Si tratta di un progetto europeo dell'ambito interreg Italia-Croazia, che mira ad agevolare la mobilità multimodale dei passeggeri nell'area presa in considerazione. Ciò avverrà attraverso servizi Ict e di infomobilità. L'obiettivo finale è la realizzazione di un Travel planner, ossia una piattaforma web messa a disposizione di cittadini e turisti, che permetta di integrare servizi e modalità di trasporto tra i territori dei due Paesi, nel rispetto della sostenibilità. Spiega il professor Walter Ukovich, del Dipartimento di Ingegneria e Architettura: «In altre parole, si vogliono mettere a disposizione del pubblico elementi utili al fine di organizzare i propri spostamenti. Si pensi all'esempio del turista che, uscito dalla porta di casa, prende un taxi per la stazione. Una volta giunto a destinazione salirà a bordo di un traghetto e, quando si troverà sull'altra sponda dell'Adriatico, viaggerà su un pullman oppure di una bicicletta a noleggio, per esplorare i dintorni. La piattaforma, che sarà operativa da settembre, servirà a coordinare gli orari, verificare la possibilità di acquistare biglietti online o in forma di pacchetti turistici multipli e così via».All'appuntamento di martedì (dalle 9 all'hotel Savoia) interverranno studiosi ed esperti di vari Paesi. La partecipazione alla conferenza, che si terrà in inglese come lingua ufficiale del progetto, è gratuita registrandosi entro domani (step-up-new-scenaries.eventbrite.it oppure scrivendo a info@step-up.training). Si potrà anche partecipare in streaming. La giornata è la prima di tre occasioni formative, tutte aperte al pubblico. L'Università di Trieste è uno dei tre partner italiani con la Regione Emilia Romagna e il Comune di Lecce; quelli croati sono Contea di Spalato-Dalmazia, Città di Sebenico e Aeroporto di Zara. Capofila la Regione Marche. 

Lilli Goriup

 

 

Branco di lupi vicino a Divaccia sbrana gregge vicino alle case - Allarme tra gli abitanti

LUBIANA. I lupi colpiscono ancora in Slovenia. Questa volta sul Litorale a Dolenja Vas, a pochi chilometri da Divaccia e quindi nelle prossimità del confine con il valico di confine con l'Italia di Pese. Le vittime sono 26 pecore di un gregge che pascolava a pochi metri dalle case. Ed è proprio per la vicinanza agli insediamenti umani che l'attacco ha assunto un forte rilievo in Slovenia.Il padrone del gregge Jurij Moze si è ritrovato così con 40 pecore in meno, perché alle 26 sbranate e uccise dai lupi si sono aggiunte quelle che ferite in modo gravissimo hanno dovuto essere abbattute. Certi avvenimenti nella zona sono già avvenuti in passato ma mai, come dicevamo, in un pascolo che si trova tra due gruppi di case distanti solamente una decina di metri dal luogo dell'agguato. L'anno scorso è stato segnalato un altro caso simile e per quest'anno se ne attendono anche altri, spiegano i cacciatori della regione perché da moltissimo tempo ci è proibito abbattere i lupi. «Sono animali, i lupi - sostiene alle Primorske Novice Damjan Vidmar leader della Famiglia di cacciatori di Senosecchia - che sbranano anche mucche e asini, non temono avvicinarsi all'uomo»: E poi si chiede provocatoriamente: «Non è che in futuro attaccheranno anche qualche bambino?»A rispondergli indirettamente è Andrej Sila del Gruppo forestale della Slovenia il quale sostiene che non sussiste alcun rischio che il lupo attacchi l'uomo. «Sono giunti vicino alle case perché lì c'erano le prede - spiega - e non credo che questo attacco sia dovuto all'accrescimento del numero dei lupi nell'area, semplicemente hanno fiutato le prede». «Sono convinto - conclude - che sia più pericoloso l'uomo che si avvicina al lupo che il lupo che giunge in prossimità dell'uomo».A Dolenja Vas, secondo gli esperti, ad agire è stato un branco di lupi formato da cinque a otto esemplari adulti.

Mauro Manzin

 

 

Quattro passi "salati" dal mare alla tavola - Conferenza al Revoltella PRO ESOF2020

"Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola" è il terzo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute", promosse dall'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale - Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare nell'ambito di ProEsof 2020. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma mercoledì 8 maggio alle 18, al Museo Revoltella. L'incontro spazierà dal gigante salino del Mediterraneo alla storia del sale e alle malattie cardiovascolari. Con la moderazione del giornalista scientifico Fabio Pagan, si alterneranno le voci di Angelo Camerlenghi (Ogs), Flavio Bonin (Museo del Mare di Pirano), Antonietta Robino (Irccs Burlo Garofolo) e Gianfranco Sinagra (Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste). La conferenza è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito dell'Ogs. --

 

FridaysForFuture - La lotta per l'ambiente sulla scia di Greta

Maggio sarà «il mese del cambiamento». Lo assicura "FridaysForFuture Trieste", il comitato costituitosi in città sulla scia del messaggio veicolato nel mondo dalla svedese Greta sul tema della difesa dell'ambiente, che martedì alle 12 al San Marco presenterà in una conferenza stampa «le iniziative promosse dai ragazzi di FridaysForFuture Trieste in collaborazione con enti e associazioni locali in preparazione al Global Climate Strike previsto per venerdì 24 maggio» tra «conferenze con esperti dell'Ogs e dell'Università» e «attività rivolte ad adulti e bambini».

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 4 maggio 2019

 

 

«Giù la maxi antenna» Il Consiglio spedisce le ruspe a Santa Barbara

Ok allo spostamento in base alle direttive paesaggistiche Ridefinita anche la questione dei ripetitori tv a Chiampore

MUGGIA. Smantellamento e conseguente delocalizzazione dell'enorme traliccio di oltre 40 metri: dopo oltre cinque anni dalla sua erezione, la maxi antenna che sorge a Santa Barbara pare finalmente avere le ore contate. Nell'ultima seduta del Consiglio comunale è stata infatti approvata la Variante di livello comunale 38 al Piano regolatore generale di Muggia. Una variante ad hoc per l'adeguamento al Piano comunale di settore per la delocalizzazione degli impianti radiotelevisivi. La necessità di individuare un nuovo punto di delocalizzazione rispetto alla zona di vincolo del monte Castellier si è resa necessaria per consentire la piena attuazione dello stesso Piano comunale di settore dopo che la Regione - in fase di approvazione della Variante 31 al Prgc - aveva stralciato il precedente sito su indicazione della Soprintendenza. Per questo motivo la scelta del nuovo sito, più lontano dalle case, è stata anticipata sia da un aggiornamento dello studio realizzato dall'Università di Udine, in merito alle caratteristiche tecniche di copertura del segnale, sia da una verifica preliminare sulla possibilità di ritrovamento di eventuali beni archeologici effettuata dalla stessa Soprintendenza, sia avendo cura di non "toccare" ulteriori aree a propria volta soggette a vincolo paesaggistico o comunque rientranti nelle cosiddette aree di interesse individuate dal Piano paesaggistico regionale. Il vecchio traliccio, "ereditato" dopo un'aspra polemica tra i residenti dalla località di Chiampore, verrà dunque trasferito in una zona più lontana rispetto all'abitato di Santa Barbara. «È ben chiaro che con questa variante siamo intervenuti per risolvere la situazione venutasi a creare dopo il Piano paesaggistico regionale, in modo da poter delocalizzare il traliccio esistente secondo quanto previsto dalle nuove direttive», spiega il sindaco muggesano Laura Marzi. Così l'assessore all'Ambiente Laura Litteri: «Non è stato semplice arrivare sin qui in quanto la ricerca della nuova area doveva anche essere idonea alla trasmissione dei segnali radioelettrici. A tale scopo è stato commissionato uno studio all'Università di Udine, studio che ha individuato una zona adeguata e che dopo tutte le procedure di verifica ha visto l'approvazione in Consiglio».Sulla vicenda il Comitato anti antenne di Santa Barbara aveva sempre espresso la propria contrarietà al traliccio di Santa Barbara: «Non lo vogliamo. Né dov'è ora, né in un altro punto», aveva puntualizzato il portavoce Edoardo Ciacchi. Ma Litteri aveva subito evidenziato come, in base allo studio radioelettrico alla base del Piano di delocalizzazione degli impianti, «il sito di Chiampore e quello di Santa Barbara risultano tra i più idonei all'installazione di impianti di telecomunicazioni». Ma la Variante 38 ha affrontato anche un'altra questione, quella relativa alla realizzazione degli impianti televisivi: è stata infatti modificata la normativa per l'installazione di impianti di trasmissione del segnale televisivo alla luce della necessità tecnica di concentrare questo tipo di impianti entro un ambito territoriale più ristretto, senza però concedere la realizzazione di nuovi tralicci. Considerato, pertanto, che il sito regionale designato proprio per gli impianti televisivi è la località di Chiampore, il Consiglio comunale di Muggia ha approvato la possibilità, per le stazioni televisive, di migrare sì ma esclusivamente all'interno dei tralicci che insistono in quella stessa area.

Riccardo Tosques

 

 

Grado mantiene il record è ancora Bandiera blu

Il riconoscimento assegnato per la 31.a volta. E subito dietro c'è Lignano Nel Paese salgono a 183 i Comuni insigniti per un totale di 385 spiagge

ROMA. Ancora una volta tornano le Bandiere blu a Grado e a Lignano. Per l'Isola d'Oro si tratta ormai della 31.a volta; per la spiaggia friulana della trentesima. Con la nuova riconferma, Grado continua a detenere il record italiano di Bandiere blu ricevute, alla pari della località ligure di Moneglia. Soddisfazione da parte di tutti (per Grado ieri a Roma a ritirare la Bandiera blu c'era il vice sindaco Matteo Polo) poiché il vessillo rappresenta un segno distintivo quanto alla qualità di spiagge e località balneari. Ad assegnare le Bandiere blu è come sempre la Fee, Foundation for Environmental Education, ong internazionale con sede in Danimarca e presente in 77 Paesi, fra cui l'Italia dove è presieduta da Claudio Mazza. L'assegnazione dei riconoscimenti, lo ricordiamo, non viene effettuata solo in base ai dati forniti dal ministero della Salute in merito alla qualità delle acque, ma avviene una volta esaminata una lunga serie di parametri. Indicatori che vanno dall'organizzazione e sicurezza delle spiagge alle strutture ricettive, dalla raccolta dei rifiuti con i moderni depuratori fino alla valorizzazione, al rispetto e alla divulgazione degli aspetti ambientali e naturalistici. Nella scelta delle località da premiare, particolare attenzione va inoltre a quelle località che presentano vaste aree pedonali, piste ciclabili, arredo urbano curato e aree verdi. I 32 criteri previsti attualmente dal programma vengono aggiornati periodicamente in modo tale da spingere le amministrazioni locali che partecipano all'assegnazione a impegnarsi per risolvere, e migliorare nel tempo, le problematiche relative alla gestione del territorio con l'obiettivo primario della salvaguardia dell'ambiente. Al programma collaborano peraltro i ministeri di Ambiente e Politiche agricole, l'Ispra, le Capitanerie di Porto, l'Anci e i sindacati dei balneari. Saranno 183 - erano 175 nel 2018 - i Comuni che quest'anno potranno far sventolare la Bandiera blu. A fronte dei 183 comuni - 12 i nuovi ingressi, 4 le uscite - sono state riconosciute meritevoli di Bandiera blu 385 spiagge che corrispondono, è stato spiegato ieri in conferenza stampa a Roma, a circa al 10% delle spiagge premiate a livello mondiale. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, Grado ha visto riconosciute la spiaggia principale gestita dalla Git e quelle della Costa Azzurra e di Pineta. Per Lignano il riferimento è invece per il "Lido". Rispetto al 2018 ci sono new entry come Anzio, Imperia, Sanremo, Gabicce e Pozzallo; non hanno avuto la riconferma località come Porto San Giorgio, Porto Sant'Elpidio e Rodi Garganico. «Il turismo - ha detto il presidente di Fee Italia Claudio Mazza - non può che essere sostenibile, così da garantire un equilibrio tra fruizione e tutela del patrimonio ambientale». «La Bandiera blu guida passo dopo passo i comuni costieri a scegliere strategie di gestione sostenibile del proprio territorio, attraverso un percorso che giovi all'ambiente e alla qualità della vita», ha aggiunto annotando che «da tre anni sono in crescita anche i Comuni del Sud», che pure sconta ancora una cronica carenza di depuratori e raccolta differenziata. Nella classifica stilata per regioni è sempre la Liguria, con 27 località, a restare in vetta alla classifica. Seguono Toscana con 19 località, la Campania (18) e le Marche (16). La Puglia raggiunge quota 14, la Sardegna è presente con 13 località. Si va poi a decrescere con il Friuli Venezia Giulia che, come abbiamo visto, ne segna due, Grado e Lignano. 

Antonio Boemo

 

 

Urbi et Horti a Borgo

Alle 10.30, all'orto dei Puffi di Borgo San Sergio, preparazione dei semenzari e cura del seminato. Conoscenza dei tempi delle coltivazioni.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 3 maggio 2019

 

 

Parco del mare "infinito", slitta il progetto

Almeno otto mesi in più per trovare la soluzione al vincolo che ricade attorno alla Lanterna dal 1961, scoperto dal Wwf

Serviranno ulteriori otto mesi per arrivare alla bozza del progetto del Parco del mare a Portolido. Lo ammette il presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti: «L'ente camerale sta continuando, come ha sempre fatto, a lavorare per arrivare alla realizzazione del Parco del mare. Stiamo verificando con le istituzioni competenti i contenuti e i termini per il superamento dei limiti del vincolo ministeriale del 1961 gravante sull'area della Lanterna. Vincolo la cui esistenza ha provocato un allungamento di almeno otto mesi dei tempi previsti per l'analisi di fattibilità per la realizzazione dell'intervento in quell'area». La questione del vincolo era emersa nei mesi scorsi quando l'avvocato Alessandro Giadrossi, presidente del Wwf giuliano, aveva scavato nelle carte recuperando il documento risalente al 13 giugno del 1961, quando il sottosegretario alla Pubblica istruzione Maria Maddaloni, su sollecitazione dell'architetto Civiletti, allora alla guida della Soprintendenza, firmò la norma che ancora oggi impedisce qualsiasi nuova edificazione nel raggio di 130 metri dalla Lanterna. L'anno prima erano stati completati i lavori per la caserma della Guardia di finanza e successivamente, nonostante il vincolo, oltre alla nuova sede della Lega navale, sono state edificate ulteriori palazzine. Le soluzioni sono dunque due: mantenere le cubature attuali, ipotesi complessa anche se il Parco del mare dovrebbe svilupparsi soprattutto sotto terra, oppure cancellare il vincolo, un compito però che spetterebbe al ministero con tempi che si annunciano decisamente più lunghi. Nessuno dei partner che ha creduto nel parco marino che dovrebbe nascere a Portolido al momento si è sfilato dal progetto (eccezion fatta per la Fondazione CRTrieste) con la Regione che resta al fianco dell'ente camerale e il Comune che ha sempre pronta l'alternativa di Porto vecchio. Il progetto di un nuovo Parco del mare risale al 2004 quando Trieste perse l'Expo e Paoletti lanciò l'idea. La prima presentazione pubblica al Verdi nel 2005 e da allora le location non sono mancate partendo proprio dal terrapieno di Barcola, poi il Porto vecchio, l'ex Pescheria, l'ex Bianchi, per arrivare a Campo Marzio nell'area del Mercato ortofrutticolo e infine a Portolido. Un anno fa sembrava che la situazione si fosse finalmente sbloccata con Paoletti che aveva effettuato un sopralluogo con il neoeletto presidente della Regione Massimiliano Fedriga e il sindaco Roberto Dipiazza, annunciando l'avvio del cantiere in tempi brevi. Il vincolo ha però bloccato tutto e ora si sta lavorando a una soluzione che verrà proposta alla Soprintendenza, che solamente con un progetto, che ancora non c'è, potrà fornire indicazioni e pareri.

Andrea Pierini

 

 

Nasce nel verde del Farneto la nuova "casa di cura" per gli animali selvatici

Si tratta di 23 mila metri quadrati un tempo destinati a pascolo acquisiti e riqualificati dall'Enpa grazie alle donazioni di soci e semplici cittadini

I 23 mila metri quadrati inaugurati lo scorso mercoledì primo maggio, che si inseriscono negli 85 mila metri quadrati complessivi di proprietà dell'Enpa, nell'Oasi del Farneto, rappresentano ora un vero e proprio "albergo a cinque stelle" per gli animali selvatici, specialmente per quelli feriti, ammalati, bisognosi di cure e riabilitazione, ma pure per i piccoli mammiferi e l'avifauna che in quel paradiso possono trovare casa. L'intera vasta proprietà, non edificabile, un tempo di privati residenti di Longera e destinata al pascolo, è stata acquistata negli anni dallo stesso Enpa grazie a donazioni ed elargizioni di soci e semplici cittadini. L'Enpa ha così potuto presentare al Comune di Trieste, alla Soprintendenza e alla Forestale un progetto per la costituzione di enormi recinti per accogliere la fauna selvatica. Nel novembre del 2017 sono state rilasciate le autorizzazioni e ieri, dopo 15 mesi, finalmente i 23 mila metri quadrati recintati sono stati inaugurati e aperti ai triestini, che hanno potuto visitare gli animali ricoverati e toccare con mano l'importante lavoro svolto dall'Enpa e dal suo Centro di recupero. La recinzione - ogni palo è stato piantato a mano senza l'utilizzo di mezzi meccanici - è stata realizzata grazie ad un contributo regionale e a quello di soci Enpa e cittadini che ormai conoscono il valore della realtà di via Marchesetti e che hanno creduto nel progetto.«Tutta quella vasta porzione di terra - specifica Gianfranco Urso, coordinatore regionale dell'Enpa - è a bosco, con vegetazione spontanea, che grazie alla nostra cura e attenzione diventerà un autentico parco naturale, orientato per l'appunto al mantenimento di flora e fauna tipiche del nostro territorio. In quell'ambiente affluiscono già micromammiferi e avifauna autoctona».L'Enpa ogni anno raccoglie in media oltre 2.500 animali. Ai circa 1.500 esemplari di fauna selvatica si aggiungono gatti, conigli, pappagallini, qualche cane, criceti, rettili e cavie. Tra gli ospiti che i visitatori ieri hanno potuto ammirare nell'Oasi del Farneto ci sono ricci, tartarughe, oltre che l'avifauna, ovviamente. Qui hanno fatto capolino anche alcuni caprioli, che convivono con delle caprette e un gallo, e tre cinghiali maschi ormai stanziali, che ieri non hanno battuto ciglio nel veder passeggiare tanta gente nell'Oasi, continuando beatamente a dormire o cimentandosi in un bagno di fango in una delle pozze d'acqua artificiali create dai volontari per consentire agli animali che popolano quella posizione di terra di abbeverarsi con facilità. Tra i cinghiali c'è Mirko, un esemplare molto vecchio, che anni fa era stato recuperato mentre vagava per Borgo San Sergio. E poi c'è la mascotte, la cinghiomaialina Circe, una femmina di quattro anni nata dall'accoppiamento tra la suina di un agricoltore e un cinghiale, alla quale, dopo una querelle giudiziaria per stabilire se quell'esemplare sia da considerasi selvatico o meno, l'Enpa ha deciso di dare un ricovero. Mercoledì è stato anche liberato un ghiro, in cura da tempo al Centro recupero, che però ha fatto capire chiaramente che resterà in zona, abitando una delle casette sugli alberi realizzate dai volontari.-

Laura Tonero

 

 

A Trieste l'acqua tra le più care d'Italia. Esclusa Roma - la lettera del giorno di Giorgio Vesnaver

Per fornire ai concittadini maggiori informazioni sull'aumento dei costi dell'acqua, per le famiglie di 1 o 2 persone, ho fatto un piccolo test di confronto tra Trieste ed altre città italiane, che fa capire come le direttive dell'Arera abbiano trovato, pur restando nei principi generali, diverse modalità di applicazione. Partendo dalla regione, ad Udine si hanno dei prezzi al metro cubo molto bassi, ad esempio per la classe massima di eccedenza si pagano 0, 75 euro al metro cubo contro i 3 euro al metro cubo di Trieste. Anche a Gorizia prezzi più bassi in tutte le fasce, il prezzo massimo della fascia di eccedenza è di 2, 85 euro al metro cubo. A Milano, con 3 fasce di eccedenza, prezzi più bassi in tutte le fasce, prezzo massimo di eccedenza 0, 58 euro al metro cubo. A Vicenza si applicano 3 fasce di eccedenza, prezzo massimo 2, 1 euro al metro cubo. A Padova e Bologna, gestione del gruppo Hera, ci sono rispettivamente 3 e 2 fasce di eccedenza con un aumento graduale e più limitato dei costi. A Salerno prezzi più bassi di Trieste in tutte le fasce con un massimo di 1, 92 euro. A Genova tre fasce di eccedenza con prezzi minori di Trieste in tutte le fasce di consumo. In Puglia le 3 fasce di eccedenza vanno a mitigare l'impatto dei maggiori costi per l'utenza. Solo Roma, tra le città che ho esaminato, ha prezzi più alti di Trieste. Da questo breve excursus si deduce che a Trieste il gruppo Hera, oltre a non applicare più fasce di eccedenza, ha anche dei prezzi al metro cubo tra i più cari d'Italia. Non mi risulta che l'azienda faccia a Trieste degli investimenti tali da giustificare questi tipo di prezzi, tenuto conto anche che la perdita di acquedotto nella nostra città continua ad essere del 41%. Si ha l'impressione che l'operazione di riequilibrio dei costi tra le famiglie e di una razionalizzazione nell'uso dell'acqua, indicata da Arera, qui da noi si trasformi in una mera operazione di aumento dei profitti.

 

 

La sfida di Europa Verde fra ambiente ed energia - I CANDIDATI NEL NORDEST PER IL 26 MAGGIO

TRIESTE. «A Trieste come a Taranto, le concentrazioni di benzopirene avvelenano i parchi. Noi vogliamo portare in Europa il principio per cui chi inquina paga». L'ha affermato Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi e candidato nella circoscrizione Nordest della lista Europa Verde, ieri nel capoluogo regionale per presentare il programma in vista delle elezioni europee del 26 maggio. La lista comprende i Verdi italiani e Possibile. Erano presenti altri due candidati nel Nordest, ovvero Tiziana Cimolino, da anni attiva nel mondo dell'associazionismo ambientalista ed ex Pd, e lo storico militante dei Verdi Giuseppe Prasel. Tanti i temi toccati, dal mercato dell'abusivismo controllato dalla criminalità organizzata alla necessità di portare in Europa l'istanza di politiche energetiche adeguate. Bonelli ha specificato che la lista Europa Verde è «anti-sovranista» ma che non ha «il compito di rifondare la sinistra». A proposito del Pd, «spesso ha approvato trivellazioni e lottizzazioni sulle aree agricole: l'ecologismo non è un abito buono solo per la domenica».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 1 maggio 2019

 

 

L'Enpa inaugura altri 23mila metri quadrati di verde

Grande partecipazione oggi all'Enpa per l'inaugurazione di nuovi spazi: 23 mila metri quadrati di recinti all'interno dell'Oasi del Farneto. Una festa che ha consentito a quanti hanno fatto vista alla struttura di via Marchesetti di vedere molti degli animali in cura al Centro di recupero dell'ente animalista. Tra gli altri, hanno fatto capolino nelle aree recitate alcuni caprioli, i cinghiali, i ricci, le capre, un coniglietto, un gallo, e Circe, l'esemplare nato da un incrocio tra una scrofa e un cinghiale entrato furtivamente in una stalla. Molti anche i volatili ospitati nelle ampie voliere.

 

 

Alla scoperta della vita nascosta nelle grotte del nostro Carso - Il Club Alpinistico Triestino organizza escursioni e laboratori di ricerca

Una giornata alla scoperta del pianeta grotte attraverso i tanti piccoli reperti che questo mondo sotterraneo nasconde. S'intitola "Dalla grotta al laboratorio" l'originale iniziativa proposta dal Cat (Club Alpinistico Triestino onlus) per sabato 18 maggio: un corso di speleologia di secondo livello che si concentrerà sull'aspetto scientifico dell'esplorazione in grotta, accompagnando i partecipanti dalla visita a un ambiente ipogeo carsico per la raccolta di reperti e campioni all'analisi in laboratorio, con l'ausilio di microscopio, computer e materiali scientifici e didattici, dell'insolito "bottino". Ad accompagnare i partecipanti in quest'avventura che svelerà molti segreti del pianeta grotte saranno, oltre a guide e istruttori di speleologia, i docenti Andrea Colla (entomologo del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste) e Sergio Dolce (biologo, già direttore del Museo). L'appuntamento è fissato per le 9 nelle aree di sosta nei pressi della grotta dei Pisoliti: «Si tratta di una grotta dall'ingresso ampio, a forma di baratro, con una vasta sala interna ricca di pisoliti, concrezioni cristalline di forma sferica che si formano nelle vasche dove si raccoglie l'acqua di stillicidio - spiega il biologo Sergio Dolce -. La grotta sarà attrezzata per la discesa e la risalita, per cui non sono richieste particolari abilità tecniche. Al suo interno raccoglieremo reperti e campioni, nel rispetto della normativa vigente, che nel pomeriggio porteremo in laboratorio, nella sede del Cat, per esaminarli». Ci si concentrerà in particolare sullo studio della catena alimentare che coinvolge i piccoli e grandi abitanti delle grotte: «Attraverso per esempio la raccolta e l'analisi dei boli alimentari, i resti del pasto dei rapaci che nidificano in grotta, in genere allocchi o gufi reali, è possibile comprendere quali sono le prede di questi animali e ricostruire un pezzo di catena alimentare. Lo stesso vale per i resti di insetti, di cui si nutrono vari predatori, inclusi i piccoli mammiferi che usano le grotte come rifugio». Sempre il Cat organizza un'altra iniziativa, strutturata in cinque appuntamenti, per avvicinare la cittadinanza al mondo sotterraneo: nel mese di giugno partirà "Speleorando", un corso dedicato a grandi e piccoli che quest'anno si concentrerà sulle grotte d'interesse archeologico e paleontogico, focalizzandosi dunque soprattutto sulla preistoria e sul mondo dei fossili. Per informazioni e iscrizioni http: //www. cat. ts. it. --

Giulia Basso

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 30 aprile 2019

 

 

I Verdi ridiscendono in campo «a difesa della Val Rosandra»

Il movimento si ripresenta alle elezioni di San Dorligo dopo cinque anni di assenza Primo "nemico" il raddoppio della Capodistria-Divaccia

SAN DORLIGO. Preservare la Val Rosandra, opponendosi in primis al progetto del governo sloveno, determinato a raddoppiare la linea ferroviaria che unisce Capodistria a Divaccia, «operazione che potrebbe creare considerevoli danni all'attuale equilibrio naturale della zona». Proporre una class action per tutelare il territorio dalle cosiddette molestie olfattive «originate dalla Siot». Monitorare con maggiore puntualità le emissioni causate dalle prove sui motori «all'interno dello stabilimento della Wärtsilä» e l'inquinamento atmosferico provocato «dall'incremento del numero dei Tir che transitano sul territorio comunale». È un programma molto preciso quello dei Verdi, che tornano a correre per le amministrative a San Dorligo dopo un'assenza di cinque anni. «I problemi sono troppo importanti - spiega il candidato consigliere Rossano Bibalo - perciò abbiamo deciso di fare questo passo. Inizialmente abbiamo provato un approccio con il centrosinistra, ma non ci siamo trovati sul programma», prosegue Bibalo: «Abbiamo avuto contatti anche con l'opposizione, ma ci siamo scontrati con personalismi che non potevamo accettare, pur nella condivisione su alcuni temi».«Perciò - chiude Bibalo - ci presentiamo da soli e Alen Kermac è il candidato sindaco ideale, anche perché, in quanto residente, conosce i problemi di questa zona». E Kermac si concentra proprio sul raddoppio della Capodistria-Divaccia: «Un progetto sul quale il governo sloveno si sta dimostrando troppo disinvolto e poco attento alle esigenze di rispetto dell'ambiente. Collaboreremo strettamente con gli amici sloveni che si ritrovano sulle nostre posizioni - aggiunge il candidato sindaco - nel contesto di un'alleanza verde». Fra i candidati consiglieri figura anche Tiziana Cimolino: «Questa zona avrà sempre più bisogno di presidi vicini, perché il territorio è frazionato e i mezzi pubblici passano di rado». Antonello Gallese infine punta il dito sulla «mancanza di un'adeguata sorveglianza sul territorio: serve un serio monitoraggio di terreno, acque e aria».

 

 

Al via la stagione delle crociere a basso impatto ambientale

Aidanova (Carnival) è in grado di utilizzare gas naturale liquefatto (Gnl)

Con il primo approdo a Barcellona di Aidanova ha preso il via l'era delle crociere a bassissimo impatto ambientale per il Mediterraneo. come sottolinea The Meditelegraph infatti l'ammiraglia di Aida Kreuzfahrten (brand di Carnival Corporation all'interno del gruppo Costa) è la prima al mondo nel campo delle passeggeri alimentabile anche in navigazione a gas naturale liquefatto. Si tratta della tecnologia di propulsione più avanzata e a minor impatto ambientale dell'industria navale, nonché del combustibile fossile più ecologico al mondo, che abbatterà significativamente le emissioni atmosferiche e l'utilizzo di gasolio. L'industria crocieristica ha intrapreso così una fondamentale svolta green che permetterà di abbattere notevolmente le emissioni inquinanti delle navi bianche. Il porto catalano è stato scelto da Carnival Corporation come base per il rifornimento per il Gnl delle proprie unità nel Mare Nostrum. Questo avverrà tramite bettoline appositamente attrezzate grazie ad un accordo di collaborazione con la Shell. Molte saranno le nuove navi da crociera alimentabili a Lng che entreranno in servizio in futuro: 10 per il gruppo Carnival Corporation (incluse le prime due navi di questo tipo realizzate da Fincantieri), 5 per MSC Crociere, 4 per il gruppo Royal Caribbean ed infine 3 per Disney Cruise Line. Fincantieri ha fatto da apripista. Il gruppo di Bono ha firmato nel marzo scorso i contratti definitivi con Princess Cruises, (anche questo un brand degli americani di Carnival Corporation alleato storico del colosso triestino), per costruire a Monfalcone due navi da 175mila tonnellate di stazza lorda, in grado di ospitare circa 4300 passeggeri. Si tratta delle navi più grandi mai realizzate in Italia con consegne previste per la fine del 2023 e la primavera del 2025 che saranno alimentate anche queste in modalità dual-fuel (gasolio ma anche Lng, gas naturale liquefatto). Il valore complessivo della maxi-commessa non è stato reso noto, ma le caratteristiche tecniche delle navi suggeriscono una stima, secondo fonti di settore, sopra i due miliardi. Le unità si baseranno su un progetto di prossima generazione, diventando le prime navi dual-fuel della flotta di Princess Cruises ad essere alimentate primariamente a gas naturale liquefatto (Lng). È una svolta epocale quella di Fincantieri che vira la sua produzione verso le costruzioni di navi da crociera che sfruttano l'energia del combustibile più pulito al mondo. Intanto la Clia, associazione internazionale dell'industria crocieristica, ha annunciato che nel 2018 è stato raggiunto il nuovo record di 28,5 milioni di passeggeri nel mondo, con una crescita del 7% rispetto all'anno precedente. Inoltre, si prevede di raggiungere quota 30 milioni entro questo anno e 40 entro il 2028. Anno dopo anno, il settore delle crociere continua a crescere costantemente e a stabilire nuovi record. L'Europa è ricopre un ruolo centrale, con 7,17 milioni di crocieristi registrati nel 2018, una crescita del 3,3% rispetto al 2017. Di questi più di 4 milioni nel Mediterraneo.

 

 

Al via il Servizio civile solidale sette progetti per i ragazzi a Trieste

La Regione Fvg Giulia ha istituito con la LR 11/07 il Servizio civile solidale regionale rivolto a giovani di 16-17 anni e il 23 aprile è stato pubblicato il bando per la selezione di giovani interessati a questa esperienza. Il Servizio civile solidale è nato per sviluppare e valorizzare lo strumento del servizio civile sul territorio regionale creando occasioni per contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani. Questo avviene mediante l'organizzazione di attività riconosciute e retribuite a favore dei ragazzi più giovani e che hanno anche lo scopo di soddisfare i bisogni della comunità stessa. L'impegno è di 360 ore distribuite nell'arco dell'anno ed è previsto un riconoscimento economico. Il Servizio Civile sarà attivo con 11 progetti di servizio civile solidale: sette a Trieste (Aggregazioni - Amis, Cultura della montagna - Monte Analogo, Immagini possibili - Oltre Quella Sedia, Liberamente - Arci, PopArt - Zskd, Reti creative - Arci Servizio Civile, Sport come opportunità di crescita - Zssdi) mentre uno è previsto a Udine (Sparks - Get Up), a Muzzana del Turgnano (Cultur@ambiente - Buteghe), a Carlino (#Generazionigenerano - A.f.d.s.) e a Latisana ( Latisan@attiva-A.F.D.S) dando la possibilità a 38 giovani di mettersi in gioco. I progetti si occupano, tra l'altro, di organizzazione e gestione di iniziative sportive, ambientali e culturali, attività nel campo della comunicazione, diffusione della cultura della cittadinanza attiva, educazione alla legalità e alla progettazione partecipata, promozione del commercio equo-solidale; sviluppo di centri di aggregazione giovanile; servizio di doposcuola multiculturale; supporto nel campo della disabilità. L'inizio è previsto nel mese di luglio e andranno ad aggiungersi ai 56 giovani del Servizio Civile Universale(18-28 anni), e alle due ragazze del Servizio Volontario Europeo provenienti dalla Germania e dalla Serbia, perun totale di 99 giovani. Arci Servizio Civile è la più grande associazione italiana no-profit dedicata esclusivamente al servizio civile che mette a disposizione dei giovani l'opportunità di dedicare un anno della propria vita per conoscere se stessi, agire per promuovere i diritti delle persone, partecipare alla vita sociale, sostenere i valori della pace e della nonviolenza. Gli interessati possono rivolgersi negli uffici di Arci Servizio Civile in via Fabio Severo 31, a Trieste entro il 24 maggio. Info: www.arciserviziocivilefvg.org. 

 

 

Simulazioni sul clima: un lavoro su due scenari

Se ne occupa Erika Coppola, ricercatrice del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare. Un'ipotesi positiva e una negativa

TEMA ESOF - I cambiamenti climatici sono una realtà già oggi e sono stati soprattutto i più giovani, ispirati anche dalla sedicenne Greta Thunberg attivista ambientalista svedese, a scendere in piazza il 15 marzo scorso per spingere i governi di tutto il mondo ad adottare politiche più incisive a tutela del clima e dell'ambiente. "Sustainable future" è uno dei nove temi scelti dall'organizzazione di Esof 2020 per il programma dell'edizione targata Trieste dell'EuroScience Open Forum - Esof che si svolgerà dal 5 al 9 luglio 2020 nel comprensorio del Porto Vecchio. Erika Coppola ricercatrice del Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam-ICTP lavora con modelli climatici regionali che simulano scenari di cambiamento climatico nell'arco di 100 anni, spiega: «Simuliamo l'evoluzione del clima fino al 2100 in diverse regioni del mondo, inclusa l'Europa, seguendo degli scenari di emissione di anidride carbonica (ed altri gas serra) per studiare e comprendere quale sarà l'evoluzione del nostro clima. Utilizziamo due scenari, uno più pessimistico, ovvero cosa accadrebbe se continuassimo ad emettere allo stesso tasso di oggi da qui al 2100, l'altro più ottimistico, se invece riuscissimo a rispettare gli accordi di Parigi mantenendo l'aumento di temperatura inferiore ai 2 gradi, limitando dunque le emissioni di gas serra». Ma che cosa ci dicono le previsioni degli scienziati? Risponde Erika Coppola: «Già per la metà del secolo, quindi per il 2050, ci sarà sicuramente un aumento di ondate di calore, come è testimoniato dai modelli, e si intensificheranno eventi estremi di precipitazione, ad esempio per effetto del riscaldamento globale nel bacino del mediterraneo».«Ogni quattro anni l'Ipcc, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, redige un rapporto scritto dagli scienziati per i governi per fare il punto sulla situazione - commenta l'esperta che fa parte del team degli autori del prossimo rapporto - il ruolo degli scienziati è anche quello di far capire ai cittadini che il cambiamento climatico esiste: è dimostrato dalle osservazioni e sta già accadendo, non si tratta di crederci o meno perché gli effetti del riscaldamento globale sono già sotto i nostri occhi. L'altra cosa importante che gli scienziati dovrebbero riuscire a far capire a tutti è che non è vero che non si può fare niente perché dipende proprio da noi riuscire a limitare le emissioni per esempio utilizzando fonti alternative di energia rinnovabile»

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 29 aprile 2019

 

 

Sulla Ferriera basta con promesse elettorali sulla pelle degli operai  - La lettera del giorno di Roberto Decarli

Sono trascorsi quasi vent'anni da quando, nel maggio del '99 è stata affissa la targa sulla lingottiera prodotta nel 1964 dalla ex-Fonderia della Ferriera di Servola. La lingottiera è attualmente posizionata in Corso Cavour, all'imbocco del Canale Ponte Rosso. Il motivo di quell'evento ha lo stesso significato di quello di oggi: ricordare. Ricordare il lavoro di tanti uomini e donne occupati ieri ed oggi in questa fabbrica. Una fabbrica che certamente non era e non è facile, nella quale la fatica e l'esposizione al calore erano elementi non evitabili ma che allo stesso tempo costituiva un serbatoio di umanità e solidarietà al quale tanti di noi, ora pensionati, si sentono ancora molto legati. La siderurgia europea, nazionale, e in particolare la Ferriera di Servola, hanno subito diverse crisi dettate dal mercato altalenante, crisi a cui sono seguite lotte sindacali, ma chi ha sofferto e pagato pesantemente dal punto di vista occupazionale ed economico sono stati sempre e solo i lavoratori e le loro famiglie. Tutto ciò sarebbe già stato sufficiente, tuttavia alcuni personaggi della politica cittadina ed uno in particolare, per puro ed esclusivo interesse elettorale, hanno iniziato ad accanirsi in modo rozzo e offensivo contro lo stabilimento e contro coloro che all'interno vi hanno lavorato e tutt'ora vi lavorano, costruendosi in questo modo una lunga e immeritata carriera politica. In questi ultimi anni sono stati fatti importanti e dimostrabili investimenti per migliorare l'ambiente, anche attraverso lo sviluppo di lavorazioni specialistiche, quali la rilaminazione a freddo. Tutto questo ha garantito e aumentato di conseguenza l'occupazione dello stabilimento e dell'indotto. La situazione ambientale legata alla tipologia siderurgica è migliorata molto da tutti i punti di vista. Ora si parla nuovamente di collegare parti importanti dell'area dello stabilimento a future prospettive nel settore della logistica, bene. Qualsiasi progetto va valutato e accolto se i fondamentali mirano ad incentivare l'occupazione e a valorizzare economicamente il nostro porto. Tanti di noi legati alla storia e al lavoro di questo stabilimento, ascoltano con grande attenzione ciò che giornalmente e con evidenti sottolineature viene pubblicato e diffuso dai media locali e nazionali. Ci aspettiamo quindi che con la stessa forza comunicativa si parli anche di occupazione e di eventuali credibili ricollocazioni e tutele per coloro che potrebbero essere coinvolti. Le vicende e le promesse di questi anni ci inducono a non essere fiduciosi.

 

 

Trieste - Storia del verde urbano

Conferenza " Verde urbano - storia ed evoluzione - giardini e ville storiche della città di Trieste" a cura di Francesco Panepinto oggi, alle 17.30, nella sala conferenze dell'Università della Terza Età, in via Corti 1/1. La conferenza rientra nel ciclo di sei incontri culturali sulla cultura del verde - L'importanza del verde urbano e il valore degli alberi - organizzato da Italia Nostra. Saranno illustrati l'evoluzione del rapporto tra civiltà e giardini, gli stili architettonici dal rinascimento ad oggi, i giardini, le ville e i viali alberati storici della città.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 28 aprile 2019

 

 

Via Mazzini pedonale "stoppata" dal Comune «Meglio i bus elettrici»

L'assessore all'Urbanistica Polli: «Ci siederemo al tavolo con Trieste Trasporti e Regione. Soluzione entro dicembre»

Una linea di autobus elettrici in futuro potrebbe collegare piazza Goldoni e le Rive, passando attraverso via Mazzini. È una delle possibilità contemplate nel più ampio contesto del nascituro Piano urbano di mobilità sostenibile (Pums), in alternativa alla pedonalizzazione: l'idea di chiudere la zona al traffico, appena risollevata da Confcommercio Trieste, al momento non è contemplata dal Municipio. L'intento dell'amministrazione comunale, in quel punto, è di sostituire il trasporto pubblico tradizionale con i bus elettrici, «silenziosi e non inquinanti - spiega l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli -. Sarebbe un modo di alleggerire vibrazioni e smog, senza rinunciare al traffico: è giusto trovare un compromesso per andare incontro alle esigenze di tutti, e cioè dei commercianti così come dei cittadini, degli albergatori e dei loro ospiti. Molti cittadini, soprattutto anziani ma anche portatori di disabilità, hanno l'esigenza di raggiungere agilmente l'area: cosa impensabile con la pedonalizzazione». «In via Mazzini, poi, ci saranno importanti hotel - prosegue Polli -. Chi vi alloggerà dovrà poterci arrivare davanti con l'auto per scaricare i bagagli; sarebbe assurdo dover camminare per centinaia di metri, per raggiungere un albergo a 5 stelle. Ciò peraltro favorirà il commercio di alta qualità. Un'eventuale pedonalizzazione, infine, intaserebbe ulteriormente piazza Goldoni, penalizzando gli esercenti di corso Italia, dove il rumore aumenterebbe». L'idea è che chi arriverà in piazza Goldoni, tra i principali capolinea del trasporto urbano, qui avrà la possibilità di salire a bordo delle navette elettriche per poi scendere sulle Rive, ricongiungendosi alla rete di autobus ordinaria. L'assessore sottolinea che tutto ciò, al momento, ha valore di ipotesi: «Come è noto stiamo lavorando al Pums, in collaborazione con tutti i soggetti pubblici, privati e di categoria - conclude -. Troveremo una soluzione entro dicembre. Per quanto riguarda i bus elettrici, nello specifico, sono già efficacemente in uso in molte città con orografia simile a Trieste, specie nel Nord Europa. Ci metteremo a tavolino con Trieste Trasporti e Regione per studiare le linee elettriche: una di queste sarà probabilmente via Mazzini, appunto. Ma la riprogettazione riguarda più in generale l'intera area, compresi corso Italia e via Imbriani». La svolta ecologica nel trasporto pubblico cittadino è peraltro auspicata anche da Progetto Fvg. Spiega Giorgio Cecco, referente della sezione triestina: «Bisogna prestare attenzione all'ampliamento delle zone pedonali, tuttavia è meglio non avventurarsi in sperimentazioni parziali come quelle passate. L'ideale sarebbe una pianificazione a medio-lungo termine, con una pedonalizzazione più ampia del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino. Servirebbe inoltre una radicale modifica al trasporto pubblico integrato, valutando bene gli assi di corso Italia e via Mazzini, magari con un sistema elettrico». 

Lilli Goriup

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 27 aprile 2019

 

 

Via Mazzini "occupata" da Piazza Europa I commercianti: «Ora va pedonalizzata»

Categoria in pressing sul Comune: «La manifestazione di questi giorni prova che è possibile farlo senza problemi»

Via Mazzini e le strade vicine chiuse alla circolazione e ai bus per il mercato europeo? Perché non decidere per la pedonalizzazione definitiva. È il messaggio lanciato da Franco Rigutti, vicepresidente di Confcommercio Trieste, che in occasione dell'evento torna sulla questione. «Vediamo che per questa manifestazione le strade sono interdette al traffico e nessuno si lamenta - spiega Rigutti - quindi si capisce che il cambiamento alla viabilità è qualcosa di fattibile, senza grandi rivoluzioni. È un esempio chiaro - prosegue - che ci si può organizzare e cominciare a discuterne». E anche altri commercianti della zona sollecitano una ripresa della vicenda, che porti questa volta a pensare concretamente a rendere le vie aperte solo ai pedoni. «Porterebbe un indubbio beneficio a tutte le persone che hanno attività qui, ci sarebbe più movimento - spiega Gabriele Leonori, titolare di Monti - e le persone amano camminare nel pieno centro. Ho visto personalmente in altre città all'estero che tutto ciò è possibile e senza grandi problemi, consentendo naturalmente il passaggio di mezzi di soccorso o di altri che necessitano di transitare. Solo da noi - aggiunge - pare che la burocrazia sia difficile e renda tutto più complicato. E poi sarebbe fantastico poter contare su un' asse che dal mare arriva fino a piazza Goldoni, da percorrere interamente a piedi, sia per i triestini che per i turisti. Penso di interpretare il pensiero di tutti i proprietari di negozi della strada, quando dico che la pedonalizzazione non può che essere un' idea molto positiva». Commenta il presidente di Confcommercio Trieste Antonio Paoletti: «La pedonalizzazione di varie aree della città ha certamente incrementato il potenziale di attrattività turistica e consentito importanti flussi di persone, che hanno portato a maggiori acquisti nel comparto commerciale locale. Indubbiamente è la strada da continuare a percorrere, lasciando alle amministrazioni pubbliche competenti il compito della valutazione dei costi e delle opportunità offerte nella scelta di un'arteria stradale rispetto all'altra». Aggiunge ancora il presidente di Confcommercio: «L'incremento di visitatori in città dipende anche da scelte realizzate fuori dal centro. Lo dimostra in questi giorni la creazione del parcheggio Bovedo, che con i suoi stalli per i camper ha consentito a numerosi turisti di raggiungere agevolmente il centro città», è la conclusione di Paoletti. 

Micol Brusaferro

 

 

Restauro del Museo Ferroviario Cantiere in partenza il 4 maggio

Fissata la data per il via simbolico al restyling alla presenza di Fondazione Fs Si comincia dalla facciata di via Giulio Cesare ma per il resto non ci sono fondi

È uno dei musei più conosciuti e apprezzati della nostra città. È anche punto d'incontro di storici, modellisti e cultori del mondo dei trasporti, ma attualmente è in attesa di un intervento di riqualificazione che lo riporti agli antichi fasti di un tempo. Stiamo parlando del Museo Ferroviario di Campo Marzio, inaccessibile dall'estate del 2017, quando ne venne annunciata la chiusura per l'avviamento dei lavori di riqualificazione. Ora finalmente questo momento tanto atteso è alle porte.«Sabato 4 maggio - spiega l'ingegner Luigi Cantamessa, direttore della Fondazione FS - con un momento di condivisione molto semplice, sanciremo ufficialmente l'avvio dei lavori di riqualificazione del primo lotto della stazione - museo di Campo Marzio».L'appuntamento è fissato per le 11, quando a inaugurare il cantiere dei lavori di riqualificazione saranno il presidente e il direttore generale della Fondazione FS Mauro Moretti e Luigi Cantamessa, insieme al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza.L'opera è di una certa importanza e la preparazione del cantiere ha coinvolto principalmente la Soprintendenza e il ministero dei Beni e delle Attività culturali. Della partita è ovviamente la stessa Fondazione Fs, coinvolta per predisporre una gara europea, bandita poi da Rete ferroviaria italiana sotto il segno della massima trasparenza. In questo periodo, oltre al disbrigo di tutta la parte burocratica, nonché alla stesura e approvazione del progetto, i soci volontari dell'Associazione Museo Stazione Trieste Campo Marzio hanno provveduto a catalogare e smontare tutti i materiali della collezione, assicurandosi che venissero posti in un luogo sicuro e protetto. Questo primo lotto dei lavori riguarda soltanto la parte che si affaccia su via Giulio Cesare, ossia l'area già occupata dal Museo fino al luglio 2017, mentre per gli altri due lati del fabbricato non c'è al momento la necessaria copertura finanziaria. Il tempo massimo previsto per la riapertura di questo primo lotto è di venti mesi compreso il nuovo allestimento, anche se è auspicabile che i lavori vengano conclusi in un lasso di tempo inferiore. Ma per seguire in diretta il working progress dei lavori, sarà pure possibile effettuare dei sopralluoghi al cantiere. «Per chi vorrà constatare di persona l'avanzamento dei lavori - spiega infatti Cantamessa - verranno organizzate delle visite al cantiere, su prenotazione, ovviamente con le necessarie dotazioni di sicurezza». 

Andrea Di Matteo

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 26 aprile 2019

 

 

Acque ok dopo le analisi Arpa davanti a Ferroviario e Diga

ADESSO SI ATTENDE IL RITIRO DELLO STOP AI TUFFI DA PARTE DEL COMUNE

I valori dei batteri fecali nel mare davanti al Bagno Ferroviario e all'Antica Diga sono scesi sotto la soglia prevista dalla legge e ora si attende il ritiro del divieto di balneazione emesso con un'ordinanza dal Comune il 19 aprile. A rendere nota la situazione è l'Arpa che ha effettuato i campionamenti martedì 23 dopo il superamento dei limiti nei test del 16 aprile. A causare la contaminazione era stato un intervento straordinario sul collettore fognario della "Zona alta", uno dei due principali della città. L'intervento si è reso necessario a fronte di una ostruzione nella conduttura all'altezza dell'ospedale Maggiore. Per consentire l'intervento di AcegasApsAmga la Regione aveva autorizzato lo scarico a mare per 30 giorni a partire dall'8 aprile. I lavori si sono conclusi lo scorso venerdì e dunque ci sono voluti alcuni giorni perché la situazione ritornasse alla normalità e all'interno dei valori previsti dalla legge. Tira un sospiro di sollievo Lorenzo Deferri, presidente del Cral che chiude le polemiche dei giorni scorsi: «Diciamo che avevamo del tempo prima di aprire la stagione estiva a giugno. È stata comunque una Pasqua sicuramente difficile dopo la notizia del divieto di balneazione. Oggi (ieri, ndr) sapere che i valori sono tornati nella norma non può che farmi piacere e tirare un sospiro di sollievo anche se aspettiamo la comunicazione ufficiale del Comune». Arpa ha effettuato, come di consueto, le analisi sia per gli enterococchi che per l'escherichia coli e, come accennato, i valori sono tornati sotto il limite di legge e quindi già ieri è stata comunicata la fine dell'emergenza al Comune che ora potrà ritirare il divieto di balneazione nell'area

 

 

Marciapiedi, alberi, giardini, giochi Manutenzioni per quasi un milione

Cinque delibere illustrate dall'assessore Lodi

Nel giro di quasi un mese, tra fine marzo e fine aprile, la giunta Dipiazza ha deliberato un programma di manutenzioni per un valore di circa un milione di euro, 950 mila euro per esattezza. Marciapiedi, alberature, giardini, aree gioco per i bambini: i provvedimenti, che rientrano nella progettualità definitivo-esecutiva, sono stati illustrati dall'assessore ai Lavori pubblici, Elisa Lodi. Dal punto di vista finanziario, è la vendita di azioni Hera a supportare gli interventi, la cui durata è prevista attorno a un anno. Naturalmente la delibera, che s'inquadra nel Piano triennale delle opere 2019-21, accende un iter amministrativo che nelle determine dirigenziali e nelle gare avrà il suo compimento. L'opera più rilevante riguarda il risanamento "radicale" dei marciapiedi nella Zona Nord della città, con l'abbattimento delle barriere architettoniche: valore 500 mila euro. Il servizio spazi aperti-verde pubblico-strade ha individuato sette siti da rimettere in sesto: si tratta di via Segantini, viale d'Annunzio, via Felluga, foro Ulpiano, via Xydias e via Timeus, via Sinico e via San Pio X, via San Francesco. Centro e periferie. La relazione, redatta dai tecnici Lucia Cammarata e Alessandro Loy, precisa alcune linee operative: demolizione e rifacimento del manto bituminoso; rialzo ed eventuale sostituzione dei chiusini preesistenti; abbassamenti pedonali in corrispondenza di attraversamenti pedonali, varchi, accessi stradali, parcheggi per disabili; costruzione di brevi rampe necessarie a completare percorsi pedonali per disabili «anche preesistenti»; percorsi pedonali per disabili caratterizzati dalla presenza di pavimentazione tattilo-plantare in masselli di cemento; sistemazione di eventuali aiuole presenti in marciapiedi. Nella graduatoria economica dei lavori segue la manutenzione straordinaria della segnaletica stradale: orizzontale, verticale, specchi parabolici, dissuasori in ghisa. Il Municipio ci scommette 150 mila euro. La relazione, che accompagna la delibera 217, puntualizza che «la segnaletica orizzontale risulta scarsamente visibile a causa degli elevati volumi di traffico e in parte da svariati interventi di ripristino della pavimentazione stradale». Dal punto di vista topografico non ci sono riferimenti precisi e la relazione si limita genericamente a citare vari borghi cittadini e carsici. Altro ambito manutentivo è quello che concerne le alberature presenti lungo i bordi strada, con l'obiettivo di alzare il livello di sicurezza della circolazione veicolare. I siti principalmente interessati sono - secondo il progettista Francesco Panepinto - strada nuova per Opicina, strada per Basovizza, via Carnaro, strada della Rosandra, via Flavia, via Damiano Chiesa. Per i lavori 100 mila euro. Stesso importo per la manutenzione delle aree gioco. Un elenco assai lungo composto da 54 siti, dal giardino Mascherini in piazza Carlo Alberto all'area gioco della parrocchia di Santa Maria Maddalena. Infine ancora 100 mila euro sulla manutenzione straordinaria dei giardini. La relazione elenca 44 aree bisognose di cure, sia per il deperimento naturale delle piante che per atti di vandalismo. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 25 aprile 2019

 

 

Poche mucillagini ma tante meduse Ecco quale mare ci attende in estate

Le previsioni emerse nell'incontro "Dove faccio il bagno" dedicato a batteri, specie aliene e inquinamento

Sarà un'estate piena di meduse, mentre non c'è evidenza di un rischio concreto di mucillaggini, frutto di inverni tiepidi come quello appena trascorso e segnalate nelle ultime settimane solamente nel Sud della Croazia. È quanto emerso ieri nel corso del secondo appuntamento di "Mare&Salute", il ciclo di conferenze divulgative dell'Ogs sul legame tra uomo e mare, tenutosi al Museo Revoltella con il tema dal titolo: "Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene". Il dibattito ha spaziato dai batteri alla comparsa di specie aliene nei nostri mari, passando per i metalli pesanti come il mercurio che inquinano le acque dell'Isonzo e che finiscono con il riversarsi nel golfo di Trieste. Moderato dal giornalista scientifico Fabio Pagan, nell'auditorium del museo cittadino sono intervenuti Paola Del Negro, direttore generale dell'Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale, Maurizio Spoto, direttore dell'Area marina protetta di Miramare, padre Luciano Larivera, teologo, giornalista e presidente del Centro culturale Veritas, Fabio Barbone, direttore scientifico del Burlo, e Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde. È un tema, quello dell'ambiente, che negli ultimi anni ha finito con il sensibilizzare perfino lo stesso papa Francesco, come ha ricordato padre Larivera. «Partendo dalla sua enciclica "Laudato sì" del 2015 - queste le parole del teologo - il Santo Padre ha aperto uno spiraglio nuovo nel contesto dell'etica ambientalistica fra mare e uomo, cercando di dare agli uomini un motivo per agire. Solo attraverso una conversione ecologica pienamente consapevole si consentirebbe quantomeno di affrontare in modo adeguato questo insieme di problematiche». Più del 70% del pianeta - è stato ricordato nell'incontro di ieri pomeriggio al Revoltella - è coperto d'acqua e la sopravvivenza dell'uomo sulla Terra è strettamente legata all'ecosistema marino. Mari e oceani hanno un ruolo fondamentale per la salute umana perché rappresentano una fonte di cibo e altre risorse naturali. Quello marino, insomma, è un ecosistema fondamentale per l'uomo in quanto principale fornitore di "beni e servizi", ma la sua salute è spesso minacciata dalle attività degli stessi esseri umani.«Il mare non è una piscina - ha spiegato Del Negro - bensì un insieme di organismi come i fitoplasmi che catturano l'anidride carbonica per trasformarla in ossigeno e più della metà dell'ossigeno che noi respiriamo deriva dal mare: se esso smettesse di svolgere questo servizio di purificazione dell'aria per l'umanità sarebbe l'inizio della fine». Ma quindi dove sarà possibile andare a fare il bagno nell'incipiente stagione estiva? «Le aree costiere del Friuli Venezia Giulia sono come sappiamo limitate - ancora la professoressa Del Negro - e al contempo ci sono zone a rischio inquinamento più elevato a causa del traffico navale e portuale». Il porto di Trieste e la laguna di Marano sono perciò le pecore nere in quanto a balneabilità nel golfo di Trieste, ma quali sono fattori e criteri che caratterizzano tale balneabilità? «Esistono dei batteri indicatori nell'acqua - sempre Del Negro - che stanno a misurare il grado di qualità della stessa acqua e a seconda delle loro concentrazioni nel mare si definisce la qualità di quest'ultimo». Un concetto di qualità dell'acqua marina che non va di pari passo con il concetto di limpidezza del mare: molto spesso l'acqua più limpida finisce con l'inficiare la presenza di altri organismi, verosimilmente preziosi per la nostra fauna ittica. La prossima conferenza, sempre al museo Revoltella, si terrà mercoledì 8 maggio alle 18: si parlerà della storia del sale e delle malattie cardiovascolari.-

Lorenzo Degrassi

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 24 aprile 2019

 

 

«Sì alla società per Porto vecchio ma la regia non finisca ai privati»

Il nuovo gestore annunciato da Dipiazza incassa il placet condizionato degli alleati Il Pd: «Il rischio spezzatino non è scongiurato». Il M5s: «Quote pubbliche al 100%»

La società di gestione per lo sviluppo del Porto vecchio risveglia la comunità politica triestina dopo l'annuncio, da parte del sindaco Roberto Dipiazza, della sua imminente costituzione. Se da destra arriva il plauso all'operato di giunta, pur con dei rilevanti distinguo, sui banchi dell'opposizione i dubbi fioccano. Il primo cittadino, ricordiamo, ha dichiarato sul Piccolo di ieri che il 29 del mese si terrà un incontro fra lo stesso sindaco di Trieste, il presidente dell'Autorità di sistema portuale Zeno D'Agostino e il presidente della Regione Massimiliano Fedriga per stabilire quali saranno i primi passi della società che, sulla carta, dovrebbe accompagnare il processo di alienazione dell'antico scalo. Finora però il sodalizio non aveva visto luce, suscitando le perplessità dei suoi sponsor. Dipiazza ora però corre ai ripari e annuncia l'imminente costituzione della società, specificando che all'inizio sarà pubblica, e che in futuro si potrà aprire a partecipazioni private. Dai ranghi del centrosinistra interviene la capogruppo del Partito democratico Fabiana Martini: «Premesso che noi faremo sempre il tifo per Porto vecchio, al di là dei facili annunci e del rischio "spezzatino", che non ci sembra per nulla scongiurato, quello che ci preoccupa di più è la mancanza di una maggioranza stabile capace di una visione unitaria del futuro della città. Oggi si è ostaggio dell'elezione del presidente del Consiglio, domani della società di gestione, dopodomani chi sa di che altro». Così invece il consigliere del Movimento 5 Stelle Paolo Menis, che in aula aveva chiesto venisse preservato il carattere pubblico della società: «Dipiazza dice che poi apriranno all'ingresso dei privati ma, come noi abbiamo chiesto fin dal principio, la società di gestione dovrebbe restare interamente in mano pubblica». «Ora però, al di là degli annunci, bisogna capire - aggiunge lo stesso Menis - quale sarà il ruolo di questa realtà, perché al momento le funzioni non ci sembrano ancora chiare. Servirebbe inoltre un piano complessivo per lo sviluppo dell'area».Passando dall'altro lato dello spettro politico, troviamo il consigliere comunale leghista Everest Bertoli, che per il Carroccio si esprime così: «La nascita di una società pubblica è un'ottima iniziativa, presuppone una visione e un progetto comune per il futuro dell'area. Condividiamo anche il fatto che le partecipate pubbliche non debbano diventare un deposito per "politici bolliti", come ha detto il sindaco». Il Carroccio pone però dei punti fermi sulla futura evoluzione della società, durante un mandato in cui il Consiglio comunale è relegato a un ruolo ancillare: «Una volta costituita la società, definiti lo statuto e la struttura, il Comune sarà chiamato a stabilire chi saranno gli amministratori attraverso i suoi organismi, ovvero la giunta e il Consiglio comunale».Si frega le mani invece il capogruppo di Forza Italia Alberto Polacco, che accoglie con soddisfazione l'annuncio del sindaco: «Fu Forza Italia a chiedere che la società di gestione mantenesse un carattere pubblico al 50% più uno. Lo abbiamo messo nero su bianco in un emendamento alle linee direttive su Porto vecchio che è stato inserito nel documento. Quanto detto dal sindaco conferma il recepimento del nostro lavoro». Conclude Polacco: «Se poi si apre ai privati, bene, ma la regia resti in mano pubblica».-

Giovanni Tomasin

 

 

I rischi del mare oggi al Revoltella - L'INCONTRO

"Dove faccio il bagno ? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il secondo incontro del ciclo "Mare e Salute" promosso dall'Ogs. L'incontro, oggi alle 17.30 al Revoltella, spazierà dai batteri alle specie non propriamente autoctone nei nostri mari, dai metalli pesanti al rapporto uomo-ambiente.

 

Revoltella - Dove faccio il bagno? I rischi del mare

"Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il secondo incontro del ciclo di conferenze "Mare e salute", promosse dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma alle 17.30, al Museo Revoltella. La conferenza è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito dell'Ogs alla sezione https://www.inogs.it/it/content/mare-e-salute.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 23 aprile 2019

 

 

Sito inquinato, 8 milioni in ballo - La Regione in pressing a Roma

L'assessore all'Ambiente Scoccimarro incontrerà a breve i vertici del ministero per ottenere la gestione diretta di altri spazi. Pronti 7 dossier attorno al Canale

La Regione chiama banco: chiede di gestire in prima persona una fetta più ampia del Sito di interesse nazionale (Sin), il precedente del Canale navigabile sembra aver dato buoni risultati e allora vuole insistere nella bonifica "decentrata". Il motivo è semplice: il ministero dell'Ambiente è troppo lento nell'evadere le pratiche relative al Sito di interesse nazionale (leggi: aree in zona industriale da esaminare ed eventualmente da risanare), i fascicoli sonnecchiano nel palazzone della capitolina via Cristoforo Colombo che ospita il dicastero, gli imprenditori sfogano il loro legittimo malumore sulla Regione Fvg. A sua volta la Regione rileva che molti procedimenti sono bloccati perchè Roma non convoca le conferenze dei servizi. Non solo: ancora nel luglio 2017, quasi due anni fa, la stessa Regione (a quel tempo guidata dal governatore "dem" Serracchiani) aveva consegnato l'analisi di rischio al ministero ma da allora la conseguente conferenza dei servizi non ha avuto luogo. Nell'infernale labirinto burocratico del Sin, una maledizione piombata su Trieste sedici anni fa nel 2003 (ma preparata già nel 2001), una delle poche cose positive si è invece rivelata la parziale "regionalizzazione" del sito, con il passaggio delle competenze - avvenuto durante il governo Serracchiani) - a Trieste delle aree attorno al Canale navigabile: nel giro di un anno su 11 procedimenti avviati, 7 sono stati definiti, addirittura in 5 casi con la restituzione dei suoli. L'assessore regionale all'Ambiente, Fabio Scoccimarro, non vuole fungere da capro espiatorio delle proverbiali pigrizie romane e volerà entro le prime dieci giornate di maggio nella Capitale con un'agenda impostata su tre punti: modificare l'accordo di programma firmato nel 2012, ridefinire le competenze in seguito alla soppressione della Provincia e alla liquidazione dell'Ezit, trasferire da Roma a Trieste l'utilizzo di 8 milioni di euro. Il viaggio è preparato in collaborazione con il sottosegretario leghista pordenonese Vannia Gava. Una lunga attesa perchè l'appuntamento era stato chiesto il 14 dicembre dello scorso anno. La questione di fondo riguarda lo snellimento e la velocizzazione di procedure giudicate «farraginose e complesse».. Uno dei capitoli più tosti si apre sull'acqua, perchè prima di analizzarle - ricordano gli uffici regionali - bisogna accendere una convenzione con i privati. Così sono centinaia quelle da sottoscrivere e si rischia di restare al palo: la soluzione potrebbe essere quella di partire con gli esami, verificando se la responsabilità dell'eventuale inquinamento sia pubblica o privata. Nella seconda ipotesi (ritenuta assai più infrequente) si chiederà al privato la rivalsa delle spese sostenute. Per documentare la buona prova della Regione nello sveltire le pratiche nelle aree di competenza, Scoccimarro fa filtrare l'elenco dei dossier, con relativi esiti. Chiuse le procedure sui suoli per due realtà Colombin (via Malaspina e e via dei Cosulich). Chiuso il fascicolo suoli per SeaMetal (ex Ortolan mare) in riva da Verrazzano. Chiuso il faldone per Sea Service (Crismani) in via Caboto. A posto infine le carte di AutaMarocchi, della Bruno Pacorini e di Acegas ex Aluwork. La nautica Quaiat ha il piano di caratterizzazione approvato, per quasi tutte le aziende è in corso il monitoraggio acque. Sul tema Sin si è mossa anche l'opposizione in Regione. L'ex sindaco Roberto Cosolini (Pd) ha presentato un'interrogazione a risposta immediata all'assessore Scoccimarro «con l'obiettivo di sollecitare l'azione della Regione, sia dando corso alle attività di caratterizzazione e analisi di rischio ereditate dall'Ezit, sia per ottenere il trasferimento della competenza di altre aree del Sin dal ministero dell'Ambiente alla Regione». Cosolini argomenta ulteriormente che «la situazione del Sin penalizza le nostre attività produttive, crea vincoli e incertezze fra le imprese insediate in loco e compromette nuovi insediamenti». In termini più generali, sempre sul versante "dem", interviene il segretario regionale Cristiano Shaurli, che contesta a «Fedriga, Roberti, Bini» l'assenza di una politica industriale . «Non possiamo credere - scrive - che il centrodestra continuerà a gestire così l'economia regionale, passando da una singola crisi industriale all'altra senza ottenere alcunchè». 

Massimo Greco

 

Via libera dagli enti "controllori" Si sblocca il rilancio di Acquario

Ok della Conferenza dei servizi dopo l'esame supplementare della documentazione che aveva indotto il Comune di Muggia a sospendere l'iter. Bussani: «E ora la gara»

MUGGIA. La Conferenza dei servizi ha approvato il progetto riguardante il secondo stralcio dei lavori di bonifica di Acquario. La sospensione dell'atteso maxicantiere è stata, dunque, finalmente revocata. Soddisfatto il vicesindaco di Muggia Francesco Bussani: «Ora che è arrivata l'approvazione, si potrà riaprire la gara per l'affidamento dei lavori». La battuta d'arresto nel percorso di restituzione pubblica del terrapieno lungo la costa muggesana era arrivata ad inizio anno. Una volta presentato nella Conferenza dei servizi - passaggio fondamentale per ottenere l'approvazione definitiva - l'iter si era bloccato per un «dilatarsi dei tempi rispetto a quanto prevedibile, con il subentrare della necessità di un atto di sospensione della procedura attivata da parte del Comune di Muggia», come aveva puntualizzato allora il sindaco Laura Marzi. Ottenute le proroghe per analizzare le documentazioni ricevute, ora è arrivato il "nulla osta" per ripartire con l'iter stesso. Nel dicembre dello scorso anno l'amministrazione comunale aveva già formalizzato l'approvazione del progetto che era stato predisposto, dopo l'espletamento della necessaria procedura di gara, dal costituendo "Raggruppamento temporaneo di professionisti di tipo orizzontale" composto da Hmr Ambiente srl, Servizi qualità e sicurezza srl, Hmr srl e Thetis spa.Il progetto prevede la realizzazione di un tratto di pista ciclabile a costeggiare la strada principale, la creazione di due punti di bike sharing, ma anche la creazione di chioschi enogastronomici con annessi servizi legati alla balneazione e alcune strutture ombreggianti per trovare riparo dal sole. Ma non solo. La riqualificazione di Acquario promossa dalla giunta Marzi prevede anche la realizzazione di un'area giochi e fitness, un campo da beach volley, un campo da bocce e lo skate park, quest'ultimo dirottato dall'ex piazzale Alto Adriatico alla riviera. Completano infine il progetto in questione arredi, docce, fontanelle, otto scalette a mare e l'allargamento del parcheggio esistente, che vedrà quasi raddoppiata l'attuale capienza. L'esecuzione comporterà una spesa complessiva di sei milioni e 310 mila euro, che trova copertura finanziaria grazie a vari contributi. Esattamente 910 mila euro derivano da un avanzo di amministrazione comunale vincolato e cinque milioni e 400 mila euro arrivano da un contributo fornito dall'Unione territoriale intercomunale. Nonostante la sospensione il vicesindaco muggesano aveva espresso da subito la propria fiducia nei confronti di una potenziale breve risoluzione del caso: «È uno dei progetti più importanti di tutto il territorio regionale, auspichiamo quindi che le tempistiche non subiscano rallentamenti che potrebbero posticipare la restituzione di questo tratto di costa alla comunità». Poco tempo dopo l'annuncio pubblico del rallentamento da parte del Comune, quindi, la Conferenza dei servizi ha dato l'ok a un cantiere atteso da più di 20 anni.

Riccardo Tosques

 

«Cantiere senza troppa "pubblicità" sulla linea Tal» - l'attacco dei Verdi

SAN DORLIGO. L'ex consigliere verde Alessandro Capuzzo, ricandidato ora per la lista "Zeleni Verdi Grune", interviene nel dibattito sui temi ambientali riguardanti la Siot a ridosso delle amministrative di San Dorligo. «Stavo pedalando in cerca di sbocchi per una futura ciclabile di collegamento fra Trieste-Draga e Cattinara-Longera, presso il tracciato della vecchia teleferica Italcementi, fra San Giuseppe e lo svincolo di Cattinara, quando mi sono imbattuto in uno scavo all'oleodotto Tal, che sembra dovuto a un'opera di riparazione del tubo principale di pompaggio», scrive Capuzzo: «Mi è parso emblematico che di questi lavori non si sia saputo granché. I colleghi della Lista Verde mi hanno comunicato che sono parte di una manutenzione programmata, autorizzata dalla Forestale. So che la Siot è prudente sulle questioni ambientali, dovendo misurarsi col malcontento dei cittadini riguardo i fetori. Sul posto sembra una riparazione della grossa condotta interrata, e mi chiedo: è forse dovuta a una perdita o a un incidente? E come mai il cartello sulla recinzione del cantiere esorta a far attenzione per la presenza di amianto?».--

 

 

Festa campestre a San Giovanni per la difesa del verde tra le case - L'INIZIATIVA AMBIENTALISTA

I contadini degli orti urbani sono giunti da ogni parte della città per la festa campestre di San Giovanni. In occasione della Giornata della Terra e della Pasquetta, infatti, ieri in via Brandesia è stato aperto alla cittadinanza l'orto di Francesca Birsa, uno degli ultimi spazi verdi nel centro del rione che da quattro generazioni è di proprietà della sua famiglia e che è difeso da tempo da possibili edificazioni. Accomunati dalla passione per la terra ma di età e curricula molto differenti, ognuno dei partecipanti ha contribuito al banchetto portando qualcosa. Tra di loro c'era il giovane universitario Claudio Amidei, che è in attesa di poter usufruire di un suo spazio all'interno dell'orto di San Giovanni per poter piantare le sue ibridazioni di iris ed hemerocallis. A seguito del trasferimento da Opicina, dove possiede un terreno che ora verrà venduto, ha scoperto di poter continuare a coltivare la sua passione poco lontano dalla nuova casa: «Un'ottima idea, per dare un'opportunità di sfruttare degli spazi condivisi e stare assieme agli altri».Non erano presenti solo i contadini degli orti urbani, ma anche semplici curiosi come Dario Visintini e Patrizia Biasimo, marito e moglie che conoscono la titolare del terreno: «È importante mantenere le sagre e le tradizioni legate alla campagna e alla periferia, così come difendere gli spazi di terra dalla cementificazione». L'obiettivo dell'iniziativa, organizzata da Bioest, Legambiente e altre associazioni, era di parlare di ambiente e dell'importanza di difendere il verde urbano. Durante la giornata si sono svolti due seminari: uno sul compostaggio svolto da Tiziana Cimolino di Urbi et Horti, l'altro sulla funzione dei fermentati, gli antiparassitari naturali, tenuto da Caterina dell'associazione Fervide Menti. È stata pure allestita una mostra d'immagini d'epoca su San Giovanni 100 anni fa.

Simone Modugno

 

 

FOTOGRAFIA - "Mare, Terra, Città" tempo di premiazioni - vedi articolo

Serata finale, al Circolo Arci, del concorso fotografico "Mare, Terra, Città" indetto da Legambiente. I vincitori delle sezioni del concorso sono stati: Premio Stili di vita a Paolo Bullo; Premio Sostenibilità a Paolo Bullo e Alessia Sala; Premio Uomini e Ambiente a Tommaso Vaccarezza; Premio speciale divulgazione a Flavia Luglio; Premio speciale Denuncia a Fabiana Stranic; Premio speciale Impatto Ambientale a Michela Langone. Menzione artistica a Alessandra Nider.

 

 

«Il nuovo ingresso dell'antico scalo ne cancella l'identità» - La denuncia di Italia nostra

«Il nuovo ingresso al Porto vecchio da Viale Miramare potrebbe cancellare l'identità storica. Anche se gli edifici in demolizione non sono stati oggetto di tutela, questo non vuol dire che non abbiano valore storico. Fortunatamente resterà la vecchia rimessa ferroviaria e speriamo anche la piccola stazioncina». L'architetto Antonella Caroli Palladini, presidente di Italia Nostra ed ex segretario generale del Porto di Trieste, boccia senza appello il nuovo ingresso all'antico scalo. Non tanto l'ingresso provvisorio spostato di una cinquantina di metri, ma la grande rotonda di viale Miramare che dovrebbe essere realizzata entro gennaio 2020 per 500 mila euro. «Purtroppo questi lavori, accelerati dall'evento Esof, comportano la rimozione di alcuni binari per la posa in opera dei sottoservizi. Speriamo in un ripristino dello stato precedente - continua l'architetto Caroli -. Certo tutti vogliono la riqualificazione ma chi ama il Porto vecchio non può che subire uno choc. Anche se questa non è considerata una zona di pregio cambierà radicalmente l'atmosfera dell'ingresso all'area storica. Molti desiderano nuove architetture, nuovi colori, ma questo comporta il non riconoscimento del luogo». La vicenda dei binari rimossi è al centro di una denuncia dei volontari di Tramway Porto vecchio Trieste. «Vergogna. Certo che il sindaco di Trieste non ha eguali. E meno male che i binari del Porto vecchio dovevano essere tutelati. Ma la soprintendenza ai beni culturali cosa sta facendo? Qualcuno dovrebbe intervenire e rapidamente», denunciano sulla Pagina Facebook postando una foto dei binari tagliati in viale Miramare. La segnalazione dei binari "interrotti" dai lavori di questi giorni è stata già inviata alla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia. L'antico scalo, viene ricordato, era fondamentalmente un porto ferroviario, e tra i più importanti d'Europa.

 

 

Come salvare un mare "di plastica"

Un progetto Interreg da 2 milioni che investe anche UniTs per salvaguardare l'Adriatico da questa pericolosa materia

Non solo gli oceani, ma anche il nostro Adriatico sta diventando sempre più un mare di plastica. Un rifiuto in cui non solo nuotiamo, ma che sotto forma di microplastica arriva nelle nostre tavole, ingerita dai pesci di cui poi ci nutriamo. Mettere in campo nuove tecnologie per contrastare l'inquinamento da macro e microplastiche nelle spiagge e negli habitat marini del mare Adriatico è l'obiettivo del nuovo progetto europeo Interreg NET4mPLASTIC, che avrà durata triennale, è finanziato con quasi 2 milioni e mezzo di euro e riunisce nove partner, italiani e croati, tra cui l'Università di Trieste. «L'idea è nata lavorando assieme alla collega Elena Zambello. La plastica è un materiale che impiega migliaia di anni per disgregarsi e non scompare: una bottiglia abbandonata nell'ambiente presto finisce in mare e con l'azione del sole, dell'acqua e degli urti si riduce in pezzetti sempre più piccoli, le cosiddette microplastiche», spiega Marco Caniato, ricercatore della Libera università di Bolzano che collabora con il Dipartimento di Ingegneria e Architettura di UniTs al progetto, insieme alla professoressa Chiara Schmid. «Oltre a queste ci sono le microplastiche create dall'uomo, che nascono già micro e si riversano in mare, perché nessun filtro è in grado di fermarle. Si trovano nelle creme di bellezza e in molti tessuti che indossiamo: quando facciamo una lavatrice di capi sintetici riversiamo in mare una certa quantità di microfibre plastiche, che poi finiscono nella pancia dei molluschi e dei pesci di cui ci cibiamo». Sono quattro i principali aspetti di cui si occuperà questo progetto: «Vogliamo innanzitutto comprendere da dove proviene la maggior parte di queste microplastiche: se dalle creme di bellezza, dalle lavatrici, dalle lavorazioni industriali, dalle reti dei pescatori o dai rifiuti gettati nell'ambiente. Una volta individuata la causa principale sarà più facile agire di conseguenza per arginare il fenomeno», sottolinea Caniato. Altro obiettivo sarà la messa a punto di un sistema per il riciclaggio delle microplastiche, che essendo scarti eterogenei non possono essere riciclate con i metodi tradizionali già in uso. Il progetto chiamerà in causa le nuove tecnologie anche per il monitoraggio e la previsione delle aree dell'Adriatico dove si concentra la presenza di microplastiche: alle tradizionali procedure d'indagine e campionamento saranno affiancati dei droni per la mappatura e dei modelli numerici che simuleranno i processi di trasporto marittimo. Tutti i risultati e i dati del progetto saranno integrati in una piattaforma online, per sviluppare uno strumento di previsione dell'accumulo di plastiche e un sistema di allarme rapido utile alle autorità locali e agli allevatori di crostacei. Si cercherà infine di capire anche dal punto di vista sanitario quanto queste microplastiche, se ingerite, siano dannose per gli animali e per l'uomo. Insieme alle Università di Trieste e di Ferrara la partnership prevede il coinvolgimento dell'Università di Spalato, di enti territoriali italiani - la Regione Marche e l'Istituto di sanità pubblica veterinaria di Abruzzo e Molise - e croati - l'Istituto didattico per la sanità pubblica e l'Istituzione pubblica per il coordinamento e lo sviluppo del distretto di Spalato Dalmazia - e di due aziende del settore, la Hydra Solutions Srl e la Prosoft Ltd. 

Giulia Basso

 

 

Al Revoltella - Le specie aliene del mare triestino

"Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il tema del secondo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute" promosso dall'Ogs. L'incontro, domani alle 17.30 al Revoltella, spazierà dai batteri alla comparsa di specie non propriamente autoctone nei nostri mari, dai metalli pesanti alla nostra salute, fino al rapporto uomo-ambiente.

 

Falesie a colori avifauna e fiori da scoprire in cinque uscite

Si parte con la passeggiata "Tempo di nidi" Un unico consiglio: portatevi il binocolo

Prende il via giovedì, con la prima passeggiata intitolata "Tempo di nidi", il ciclo di escursioni gratuite primaverili in programma all'interno della Riserva naturale delle falesie di Duino, organizzate dal Comune di Duino Aurisina e dalla Turismo Fvg. Ogni evento sarà dedicato a un tema specifico per dimostrare che uno stesso ambiente può essere letto attraverso varie chiavi di interpretazione, riservando ogni volta sorprese e scoperte.Giovedì l'escursione avrà come protagonisti gli uccelli, perché questo è periodo di nidificazione e, soprattutto al mattino, nella Riserva si sentono i canti con cui i maschi delle varie specie segnalano la loro presenza sul territorio. Durante la passeggiata (ritrovo alle 8.45 all'Infopoint di Sistiana) alla quale gli organizzatori propongono di partecipare muniti di binocolo, si potranno identificare, attraverso le indicazioni degli esperti, alcune specie proprio attraverso il canto, dal comune fringuello al prezioso passero solitario. La stagione favorevole potrebbe anche consentire di osservare qualche uccello migratore, come il poco comune falco pecchiaiolo.Il ciclo di escursioni prevede poi, per sabato 11 maggio, un appuntamento serale intitolato "Ascoltando il popolo della notte". La passeggiata all'imbrunire (inizio alle 19.30, ritrovo all'ingresso del castello di Duino), vedrà protagonista uno degli animali più discreti e bistrattati del pianeta, il pipistrello. Si tratta di un animale straordinario, unico mammifero capace di volo attivo, bio indicatore della qualità dell'ambiente e capace, in una sola notte, di nutrirsi di centinaia di insetti, zanzare comprese. Con il bat detector, gli esperti cercheranno di intercettare la discreta presenza dei pipistrelli durante la passeggiata.Gli altri appuntamenti sono previsti per domenica 26 maggio e nelle domeniche 9 e 23 giugno. Il 26 maggio il titolo dell'escursione è "Il monitoraggio dell'avifauna: scopi e utilità", mentre il 9 giugno spazio a "La fauna delle falesie, fra cielo e mare"; infine, domenica 23 giugno ecco "Falesie a colori: tra fiori e farfalle". I gruppi non potranno superare le 30 unità, perciò sarà opportuno prenotarsi: allo 040-299166 e alla mail info.sistiana@promoturismo.fvg.it. --

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 21 aprile 2019

 

 

Troppi batteri in mare - Vietati i primi tuffi fra Cral e Ferroviario

Contaminazione causata da lavori alle fognature ora finiti Gli interessati: «Mai informati. Grave danno d'immagine»

Divieto temporaneo di balneazione nel tratto costiero incluso tra l'Eapt, ovvero il Cral dell'Autorità Portuale, il Bagno Ferroviario e l'Antica Diga. Dai campioni prelevati nel golfo lo scorso 16 aprile e analizzati dai laboratori dell'Arpa, sono emersi valori di "enterococchi intestinali", i batteri presenti nelle feci, superiori al limite di legge proprio in quel tratto di mare. Nel punto di rilevazione davanti a Eapt e Ferroviario risultano superiori addirittura del doppio rispetto ai limiti previsti. Ricevuta comunicazione, il sindaco Roberto Dipiazza ha dovuto emettere un'ordinanza, datata 19 aprile, di «divieto temporaneo di balneazione». La Capitaneria di Porto è incaricata dell'esecuzione dell'ordinanza. La competenza di quel tratto costiero è dell'Autorità portuale, che in queste ore ha disposto la presenza di cartelli indicanti questi divieti. «L'uovo di Pasqua ci ha riservato veramente una brutta sorpresa - commenta esterrefatto Lorenzo Deferri, presidente del Cral - e lo veniamo a sapere dalla stampa. E questo non è corretto. L'acqua era bellissima, è un grave danno di immagine. Ci riserviamo di prendere dei provvedimenti».Alla base di questa contaminazione ci sono dei lavori di riparazione che AcegasApsAmga ha effettuato in uno dei due collettori principali cittadini che trasferiscono i liquami verso il depuratore di Servola. L'azienda spiega che «la scorsa estate i sistemi di ispezione delle rete fognaria hanno rilevato un'ostruzione rilevante all'altezza dell'ospedale Maggiore. Del problema è stata data informazione a Comune, Regione e AsuiTs». A stretto giro ha preso il via un confronto per capire come affrontare il problema, e lo scorso febbraio è stato presentato il definito dei lavori. Il 20 marzo la multiutility ha presentato alla Regione - della quale l'Arpa è peraltro un'agenzia, un braccio operativo - istanza di autorizzazione provvisoria per lo scarico a mare delle acque reflue raccolte dal cosiddetto "Collettore di Zona Alta" al fine di eseguire le riparazioni. La Regione, con un decreto dell'8 aprile, ha autorizzato con prescrizioni tale scarico provvisorio per la durata di 30 giorni dall'avvio dei lavori. Lavori che sono iniziati l'11 aprile e che si sono conclusi venerdì sera. Riprenderanno dopo la Barcolana. Intanto, però, per quasi una settimana uno dei due più importanti collettori fognari ha scaricato i liquami a mare, proprio in quella zona. Ed era dunque inevitabile un riscontro così elevato di batteri fecali. Le autorità dunque sapevano, hanno firmato le autorizzazioni, ma non hanno evidentemente informato - non mancano di farlo osservare i soggetti diretti interessati - le realtà che operano nei pressi di quegli specchi acquei. In questi giorni la stessa Regione, attraverso l'Arpa, ha effettuato come da prassi i campionamenti rilevando appunto quei valori "fuori legge". Inevitabile l'ordinanza del sindaco, dal momento che quando i monitoraggi evidenziano un superamento dei limiti è previsto venga adottato un protocollo che include proprio l'interdizione temporanea della balneazione nell'area in esame e l'attivazione di un controllo aggiuntivo entro 72 ore. In caso di esito favorevole, e a seguito di un ulteriore controllo dopo sette giorni, il divieto decade. In caso di esito sfavorevole l'area resta invece vietata alla balneazione fino a quando l'analisi non sarà favorevole. «Il Comune meno di 40 giorni fa ci ha invitato fa un certificato d'eccellenza delle nostre acque», dice Claudio Vianello, presidente del Ferroviario: «Stiamo per aprire la stagione balneare e ci troviamo con questo danno di immagine senza che nessuno, peraltro, si sia preoccupato delle ricadute sulle nostre attività. Abbiamo 3.546 soci, diamo da mangiare a 20 famiglie, paghiamo concessioni e tasse a non finire. Anche se i valori rientrassero il danno è fatto. Chiediamo una mano al sindaco».-

Laura Tonero

 

 

SEGNALAZIONI - AcegasApsAmga - Le vernici si possono di nuovo smaltire

In relazione alla lettera da voi pubblicata martedì 16 aprile dal titolo "Difficile smaltire la vernice" AcegasApsAmga desidera precisare che nel caso segnalato, il centro di raccolta di Roiano aveva raggiunto la capienza massima di stoccaggio delle vernici. Gli addetti avevano quindi già avviato le attività necessarie allo svuotamento del contenitore in questione che il giorno successivo era nuovamente disponibile al conferimento. AcegasApsAmga, nello scusarsi per il disagio, conferma quindi che le vernici possono essere regolarmente conferite presso tutti i centri di raccolta presenti sul territorio servito della multiutility, salvo saturazione temporanea della capienza dei contenitore.

Valentina Albanese - comunicazione AcegasApsAmga

 

 

Lunedì - Pranzare e divertirsi tutti assieme La festa è verde a San Giovanni

Pasquetta, a San Giovanni, si festeggia in un orto. Occasione per stare insieme, parlare di orticoltura e contribuire alla salvaguardia del verde urbano. In concomitanza con la Giornata della Terra, lunedì verrà eccezionalmente aperto al pubblico - dalle 11 al tramonto - per una Festa Verde l'orto di Francesca Birsa, uno degli ultimi spazi verdi nel centro del rione, che la proprietaria difende da tempo da possibili edificazioni e vorrebbe mantenere adibito a orto. Il terreno da quattro generazioni è di proprietà della sua famiglia, tra i fondatori dell'associazione viticoltori di San Giovanni. L'invito è a presentarsi con un amico (ingresso da via Brandesia 13) e portare qualcosa per pranzare tutti insieme nel verde, trascorrendo una Pasquetta a base di divertimento, animazione e musica vicino alla chiesa.L'obiettivo dell'iniziativa, organizzata da Bioest, Legambiente e altre associazioni tra cui la Pro Loco San Giovanni-Cologna allo scopo di poter respirare anche nella piazza di San Giovanni, è di parlare di ambiente e dell'importanza di difendere il verde urbano. Durante la giornata verranno tenuti due seminari. Uno sarà dedicato al compostaggio e la stessa Cimolino, impegnata da anni nel progetto di orti comuni, illustrerà le modalità per ottenere un buon compost, mentre Caterina dell'associazione Fervide Menti terrà un workshop sui fermentati, antiparassitari naturali utilizzabili nella cura dell'orto. Verrà allestita inoltre una mostra di immagini d'epoca (nella foto) che permetteranno di rivedere San Giovanni com'era cento anni fa. Info al 3287908116.

Gianfranco Terzoli

 

Batteri e specie "aliene" Focus sui rischi del mare

"Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il tema del secondo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute" promosso dall'Ogs, l'Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica sperimentale per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'incontro, aperto a tutti, è in agenda mercoledì alle 17.30 al Revoltella. L'incontro spazierà dai batteri alla comparsa di specie non propriamente autoctone nei nostri mari, dai metalli pesanti alla nostra salute, fino al rapporto uomo-ambiente.

 

Negli Horti Tergestini tra ricette e tour

Al parco di San Giovanni prosegue Horti Tergestini. Il programma di oggi: alle 17, allo Spazio Villas, "Di bocca in bocca: la Pasqua triestina raccontata e mangiata" (conversazione con la scrittrice Graziella Semacchi Gliubich). Domani, alle 11, la redazione del giornale Volere Volare si racconterà al pubblico in un incontro dal titolo "La fatica di sbocciare: la cura, il tempo, la gioia", a cura di Alt, Associazione di cittadini e familiari di Trieste per la prevenzione e il contrasto alle dipendenze. Alle 15, una nuova visita guidata gratuita al parco. Ritrovo al portico dietro a Il posto delle Fragole. Info: didattica@lacollina.org e cell. 3498722305. Infine alle 16, allo Spazio Villas, "Le piante commestibili" a cura del vivaio Fratelli Gramaglia. L'ingresso a Horti Tergestini è libero, orario dalle 9 al tramonto.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 20 aprile 2019

 

 

Stop al progetto per potenziare i bus diretti a Barcola. Bufera sul comune.

Il direttore della Sissa "Decisione che lascia esterrefatti. Nessun rispetto per i nostri scienziati". Residenti in rivolta.

Il niet del sindaco alla partecipazione economica del Comune al progetto di rafforzamento dei bus della Trieste Trasporti sulle linee per Barcola, e la sua contrarietà ad un incremento delle corse che salgono fino a via Bonomea, hanno innescato una pioggia di reazioni a dir poco accese. Tra i più arrabbiati c'è il direttore della Sissa Stefano Ruffo. «Sono rimasto esterrefatto di fronte alla bocciatura da parte del primo cittadino di un progetto già al centro di incontri con gli uffici dell'assessore regionale Pizzimenti e con quelli della Trieste Trasporti - afferma Ruffo -. Forse il sindaco i suoi ospiti li fa arrivare in auto blu, mentre gli scienziati che da tutto il mondo sbarcano a Trieste per raggiungere la Sissa prendono la 38, rimanendo colpiti molto negativamente dalla situazione di quella linea». Ruffo si dice particolarmente stupito dallo stop al progetto, perché ricorda come con il Comune ci sia sempre stata una serena e proficua collaborazione. «Abbiamo dato in concessione gratuitamente il parcheggio di via Beirut - prosegue il direttore della Sissa - e tutto l'ufficio comunicazione di Esof è stato concesso dalla Sissa. Ci aspettavamo una considerazione diversa». Chi utilizza con frequenza regolare la 38 racconta di una situazione spesso al limite, con l'autobus talmente carico da far difficoltà a salire per via Bonomea. Le richieste avanzate dai vertici della scuola, e supportate anche da una raccolta di firme, prevedevano nelle fasce orarie dalle 7.30 alle 9 e dalle 17 alle 19 una maggior frequenza della linea 38 e una breve deviazione della 2 e la 4 da Strada per Vienna alla Sissa. «Capisco possano esserci delle difficoltà, - valuta Ruffo - ma il problema va affrontato. Sono aperto al confronto, ma serve rispetto. Se invece la Sissa rappresenta un problema e non un valore aggiunto per Trieste, allora noi possiamo anche andarcene. Invito il sindaco a prendere la 38 con me, come faccio ogni giorno, e poi ne riparliamo».Delusi e preoccupati anche i residenti di Barcola, che ormai da anni denunciano una situazione critica sul fronte del trasporto pubblico a svantaggio di chi vive quella zona, degli amanti della tintarella e dei turisti diretti anche a Miramare. «Il sindaco non viaggia in autobus, altrimenti capirebbe il nostro disagio - commenta Igor Poljsak, residente e membro del comitato "Per una Barcola migliore" -. La soluzione da lui prospettata (utilizzare delle navette fino alla Pineta,ndr) non può funzionare perché gli utenti vogliono raggiungere in bus l'intero lungomare, e le corse esistenti non bastano a supportare quell'esigenza. Servono anche il pugno duro da parte della polizia locale che non deve permettere automobili in seconda fila, in divieto e il degrado che d'estate regna a Barcola». «Chi ha votato Dipiazza resta deluso dall'arroganza con la quale ha gettato quel progetto, - sostiene Stefano Babic, residente e imprenditore della zona -. Siamo disposti a vagliare una proposta alternativa, ma doveva arrivare a gennaio, non a ridosso di un ponte festivo che ci vede già invasi da turisti senza che ci siano idee chiare sul da farsi. Invalidi e anziani di Barcola sono costretti a muoversi in taxi in estate, e non è giusto, abbiamo diritto ad un trasporto pubblico efficiente». Manuela Latzel si batte dal 2013 per un potenziamento dei colleganti con quel lungomare. «La situazione è peggiorata - denuncia -. In estate la 36 talvolta nemmeno si ferma da quanto è piena, non ci sentiamo salvaguardati. L'estate per noi si è trasformata in un incubo, il sindaco non può non ascoltarci». Confida ancora in una soluzione il consigliere di Forza Italia Michele Babuder, che già la scorsa estate si era attivato per l'implementazione. «L'affluenza di turisti e bagnanti sulla riviera barcolana - sostiene - deve essere garantita da trasporti all'altezza delle ambizioni turistiche della città e dei cittadini».

Laura Tonero

 

L'opzione bis di Dipiazza «Usiamo i mezzi "XL" impiegati l'anno scorso»

Lo sfogo di giovedì in commissione, con lo stop all'accordo che pareva già cosa fatta, ha scatenato un putiferio (come riferiamo nel pezzo a fianco). Ieri quindi il sindaco è tornato sull'argomento trasporto pubblico a Barcola, questa volta proponendo un'alternativa al progetto di Trieste Trasporti. «Lo ribadisco: l'idea di spendere 160 mila euro per garantire 38 mila chilometri in più e potenziare il servizio incrementato da maggio a dicembre è una follia, anche perché non comprendo la necessità di aumentare le corse nei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Io non sono un sindaco che se ne sbatte, io penso al bene della mia città e già altre volte ho proposto valide soluzioni per risolvere le criticità del trasporto pubblico». L'alternativa dunque? «Rafforzare sì le corse, utilizzando come lo scorso anno i mezzi più capienti adottati per la linea 17 da quando terminano i corsi universitari, negli orari di punta e solo nei mesi estivi». Un'apertura dunque alle richieste dei residenti e dei frequentatori di Barcola. «I cittadini sappiano però che le file continueranno a esserci. Colpa dell'errore fatto decenni fa di creare un'unica corsia»

 

 

Produrre energia dalle onde patto fra big con Fincantieri

Il gruppo triestino con Cassa Depositi e Prestiti alleato di Eni e Terna per creare impianti su scala industriale in grado di sfruttare la nuova tecnologia in Adriatico

TRIESTE. Produrre energia dalle onde del mare e compiere così un altro passo avanti verso la sostenibilità e la decarbonizzazione. Ci lavoreranno insieme quattro big dell'industria e della finanza italiana, controllate dallo Stato: Casssa depositi e prestiti, Eni, Fincantieri e Terna. I loro amministratori delegati, rispettivamente Fabrizio Palermo, Giuseppe Bono, Luigi Ferraris e Claudio Descalzi, hanno siglato all'Eur di Roma, sede del Cane a Sei Zampe, un accordo non vincolante progettare e realizzare questi impianti su scala industriale. Ciascuno apporterà le sue diverse competenze. Fincantieri sfrutterà le competenze navali per la progettazione esecutiva: «Ci appassiona e ci rende fiduciosi per la capacità tutta italiana di guardare al futuro», ha detto il Ceo del gruppo triestino Giuseppe Bono. L'obiettivo ultimo, spiega una nota congiunta, è «trasformare il progetto pilota Inertial Sea Wave Energy Converter (Iswec), l'innovativo sistema di produzione di energia dal moto ondoso installato da Eni nell'offshore di Ravenna e attualmente in produzione, in un progetto realizzabile su scala industriale e quindi di immediata applicazione e utilizzo». Una volta completata la fase pilota dell'Iswec, si arriverà alla progettazione e alla realizzazione entro il 2020 di una prima installazione industriale collegata a un sito di produzione offshore Eni. Il gruppo petrolifero, oltre all'esperienza e conoscenza maturata con l'impianto dell'Adriatico sviluppato col Politecnico di Torino e lo spin-off Wave for Energy, metterà a disposizione del programma la logistica e la tecnologia dei suoi impianti in mezzo al mare.Il passaggio successivo sarà infatti estendere la tecnologia ad ulteriori siti in Italia, «in particolare in prossimità delle isole minori, con la realizzazione di impianti di taglia industriale per fornitura di energia elettrica completamente rinnovabile». Per Descalzi, «la collaborazione con tre eccellenze italiane consentirà di mettere a fattor comune le grandi competenze esistenti e di accelerare il processo di sviluppo e industrializzazione di questa tecnologia, con l'obiettivo di esplorare insieme possibili progetti su larga scala anche all'estero». Alla Cdp sarà affidata la parte di supporto finanziario dell'iniziativa e la sua promozione presso le Pa e le istituzioni. Palermo ha commentato: «Potremo contribuire in modo concreto allo sviluppo di una tecnologia italiana innovativa e alla diffusione delle fonti di generazione rinnovabile, a beneficio del Paese e della collettività». Le società sono convinte che «le caratteristiche innovative del sistema Iswec possono consentire di superare i vincoli che hanno fin qui limitato un diffuso sfruttamento delle tecnologie di conversione dell'energia del moto ondoso». Se riusciranno a scalare, come si dice in gergo, il modello, i quattro big contano sul fatto che gli impianti di generazione di energia da moto ondoso possano un domani «fornire un contributo rilevante non solo ai processi di decarbonizzazione in ambito offshore ma più in generale a supporto della sostenibilità dei sistemi di produzione di energia elettrica e della diversificazione delle fonti rinnovabili». «Terna investe nell'innovazione sostenibile al servizio della transizione energetica, nella convinzione che le competenze del gruppo possano contribuire all'abilitazione di nuove fonti rinnovabili».

 

 

Cementificio di Albona salva (per ora) Val Castion - smaltimento rifiuti

POLA. La montagna di 6.000 balle di combustibile Rdf (refuse derivered fuel), prodotto secondario della tecnologia Mbo sta letteralmente soffocando il nuovo centro regionale per la gestione dei rifiuti di Castion, nel Comune di Medolino. Comunque una valvola di sfogo si è aperta nei giorni scorsi, ma è una soluzione temporanea che permette solo di rifiatare un po' per cui urgono provvedimenti duraturi di cui al momento si è alla ricerca. Il nocciolo del problema sta proprio nell'adozione della tecnologia Mbo superata e antiquata e non in grado di riciclare i rifiuti nel rispetto delle direttive comunitarie. Dunque le contestazioni degli ambientalisti nella fase progettuale erano più che fondate. Di riflesso il combustibile Rdf invece di avere un valore commerciale sul mercato, implica un esborso da parte di chi vuole liberarsene, pari a 33 euro la tonnellata. La valvola di sfogo è rappresentata dalla disponibilità del cementificio Holcim di Valmazzinghi (Albona) che ha aperto le porte ai camion con le balle di combustibile al ritmo di 40 tonnellate al giorno.

 

 

Il merlo acquaiolo "stoppa" la festa in Val Rosandra

Vietata la discesa della cascata prevista tra una settimana dopo la segnalazione della nidificazione del volatile

TRIESTE Cascata della val Rosandra off-limits per almeno un mese. Nella giornata di ieri il Comune di San Dorligo della Valle ha emanato un'ordinanza nella quale ha annunciato la recente nidificazione nell'area di una specie animale di particolare pregio: il merlo acquaiolo. L'ordinanza è scattata in seguito alla segnalazione da parte della Forestale della nidificazione del volatile in un'area che domenica 28 aprile sarebbe dovuta essere al centro della cosiddetta Festa della cascata, che tra le varie attività, prevedeva anche la discesa della cascata (trentasette metri) con tecniche speleo-torrentistiche su corda singola da parte di una decina di esperti del settore. La notizia della seduta di torrentismo all'interno della riserva naturale regionale della val Rosandra aveva immediatamente messo in allarme diverse sigle ambientaliste e animaliste tra cui Wwf, Enpa e Legambiente. Immediato la presa di posizione. «Chi ha organizzato questa manifestazione non ha evidentemente tenuto conto né del valore naturalistico di quell'habitat né la condizione di area particolarmente tutelata. A nessun ente verrà mai in testa di autorizzare una manifestazione di quel tipo in prossimità della cascata o sui ghiaioni, fuori dal sentiero, in particolare in questa stagione» aveva subito spiegato l'avvocato Alessandro Giadrossi, presidente del Wwf di Trieste.Sollecitati anche da diversi naturalisti, Forestale e Comune hanno lavorato in stretta sinergia per tutelare il merlo acquaiolo che sta nidificando nei pressi della cascata. Da qui l'ordinanza del sindaco di San Dorligo della Valle Sandi Klun atta a «evitare che gli esemplari di merlo acquaiolo vengano disturbati in questo delicato periodo».Un'ordinanza comunale che fa seguito a quella dello scorso marzo inerente un altro volatile, il corvo imperiale, che sta nidificando sulla parete "La Bianca" che è anch'essa off-limits (sino al 5 maggio).Soddisfatto il coordinatore della stazione forestale di Trieste Lucio Ulian che ha fatto la segnalazione della nidificazione del merlo acquaiolo al Comune di San Dorligo della Valle. «Collaboriamo continuamente e proficuamente con il Comune ente gestore della val Rosandra - ha spiegato Ulian - segnalando nidificazioni e altri eventi rilevanti in un ambiente così fragile come quello della Valle caratterizzata da una grossa pressione antropica».Il divieto di arrampicata e di sorvolo da parte di droni sulle pareti contigue alla cascata e di accesso all'area sottostante - nello specifico fino ad una distanza di 10 metri intorno al perimetro della vasca sottostante - sarà in vigore sino al 20 maggio.

Riccardo Tosques

 

 

Al Parco di San Giovanni apre HORTI TERGESTINI

Nel parco di San Giovanni apre oggi, alle 11, Horti Tergestini. Ospite d'onore la scrittrice Laila Wadia che, allo Spazio Villas, terrà la conferenza "L'ibridazione umana: la magia dell'incontro" arricchita da una proiezione fotografica "La poesia dei fiori" di Tullio Valente. Il programma: dalle 10 alle 12, al MiniMu due laboratori per bimbi, "Fiore di sasso" e "Trasparenze di fiori". Prenotazioni: cell. 3332611573 e info@mini-mu.it. Alle 15, "Passeggiate nel parco": visita guidata gratuita nel parco. Ritrovo al portico dietro a Il posto delle Fragole. Info: didattica@lacollina.org e cell. 3498722305. Alle 15.30, allo Spazio Villas, "Costruire piccoli giardini a Trieste" con Alessia Iersettig, e alle 17 "Il giardinaggio è donna": conferenza di Nicoletta Campanella, autrice del libro "Grandi giardiniere d'Italia". L'ingresso a Horti Tergestini è libero, orario dalle 9 al tramonto. Fino a lunedì.

 

 

Cio' che non va - Ormai i rifiuti sono presenti anche al Boschetto

Ritengo di dovere segnalare che il non rispetto del verde si sta insinuando ancora più vicino al centro città. Addentrandosi nel Bosco Farneto, popolarmente conosciuto come "Boschetto", nel punto che un tempo era conosciuto come "Là de Ciuciola" (dove scende il "patoc" verso San Giovanni), e cioè nel parcheggio di accesso al Bosco in via Marchesetti con annesso parco giochi, retrostante la chiesa di San Luigi, è possibile trovare le tracce di un "bivacco organizzato", con teli di plastica, coperte, pentole e stoviglie, valige e masserizie varie. Bivacco ben servito dai mezzi pubblici: la fermata del Bus 25 e 26 si trova a una cinquantina di metri. La bora provvede a spargere gli oggetti più leggeri nei dintorni, e ce n'è abbastanza per richiedere un intervento di rimozione, magari approfittando della prossima edizione di "Puliamo il Mondo", anche perché cittadini incivili hanno provveduto a scaricare materiale vario ingombrante. Negli Anni '50 ricordo che il Comune di Trieste disponeva di un Corpo di "vigili verdi" che pattugliavano regolarmente le aree verdi e somministravano contravvenzioni a chi le lordava o danneggiava. Io stesso fui sanzionato per aver raccolto pesche selvatiche da un albero poco sotto l'Orto botanico (all'epoca c'era il filo spinato a protezione del bosco). Non sarebbe male, ritengo, che questo Corpo fosse ripristinato.

Nicolò Zuffi

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 19 aprile 2019

 

 

E l'Ince rilancia il biglietto integrato autobus-treno da Trieste a Lubiana

Il ticket, che costa 8 euro, rientra nel Programma Interreg per migliorare i collegamenti nelle aree periferiche, rurali e transfrontaliere

Un unico biglietto per viaggiare, prima in autobus e poi in treno, da Trieste fino a Lubiana via Opicina, a bordo dei mezzi di due distinti gestori di trasporto pubblico: Trieste Trasporti e Ferrovie slovene Slovenske Zeleznice. Come funziona? I cittadini possono acquistare online, al costo di 8 euro, il biglietto integrato e usufruire del servizio di trasporto pubblico locale per raggiungere dal centro di Trieste la stazione ferroviaria di Villa Opicina e poi prendere direttamente il treno per Lubiana. Anche in senso inverso. Di questo si è parlato ieri nel corso di un evento organizzato dall'Ince, l'Iniziativa Centro Europea, che ha visto la partecipazione, tra gli i altri, di Roberto Gerin, direttore di Trieste Trasporti, Elisa Nannetti, direttrice della divisione passeggeri Fvg di Trenitalia, e Maurizio Ionico, amministratore unico di Ferrovie Udine Cividale. Presente anche l'assessore regionale alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti, secondo cui «finalmente si parla di finanziamenti europei utilizzati per qualcosa di concreto e non solo per studi di fattibilità». Il biglietto unico integrato rientra nell'ambito del progetto europeo Connect2Ce, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) a valere sul Programma Interreg Central Europe 2014-2020, che si pone l'obiettivo di migliorare l'accessibilità del trasporto pubblico nelle aree periferiche, rurali e transfrontaliere del Centro Europa. Paolo Dileno, project manager InCE, oltre a moderare l'incontro, ha presentato il progetto «che vede nel ruolo di partner sette Paesi dell'Europa Centrale (Italia, Slovenia, Austria, Germania, Croazia, Ungheria, Repubblica Ceca). Il biglietto unico integrato tra Trieste e la capitale slovena, parte di questo progetto, è partito il primo marzo di quest'anno e terminerà il 31 agosto 2019 e agisce in sinergia con il progetto Interreg Italia Slovenia Strategic Project, Crossmoby", il treno transfrontaliero Udine-Trieste-Ljubljana». Si tratta della seconda azione pilota del progetto che riguarda il Fvg dopo quella che ha visto l'estensione a Trieste del servizio MiCoTra, con due treni al giorno sulla tratta Trieste-Udine-Villach durante i weekend, in sinergia con la ciclovia Alpe Adria, un test partito l'anno scorso a giugno e che recentemente è stato esteso a dicembre del 2020. Test quest'ultimo che come anticipato da Ionico di Ferrovie Udine Cividale, nonostante i risultati lusinghieri «non sarà effettuato tutti i giorni per una questione di risorse». Sono state affrontate anche alcune criticità dovute alla concorrenza di vettori privati come Flixbus e l'auspicabile implementazione di servizi rivolti al turista compresi nel costo del biglietto integrato. Biglietto che finora non ha prodotto numeri trascendentali: al 16 aprile i biglietti integrati venduti attraverso la piattaforma di webticketing di Slovenske Zeleznice sono stati 137, anche se per Michele Scozzai, di Trieste Trasporti, «i flussi aumenteranno da Pasqua in poi e avranno verosimilmente un picco durante l'estate». 

Luigi Putignano

 

 

Finestre divelte, vasi da fiori e biciclette "Strage" di rifiuti sul fondo del Canal grande

Sole pieno e bassa marea svelano a Ponterosso la presenza di improbabili materiali, finiti poi in selfie e foto ricordo

Una bicicletta, l'anta di un'imposta (ancora con il vetro), un ombrello aperto. E ancora la vaschetta di una gelateria, una "strage" di bottiglie e tanti altri oggetti finiti sotto superficie. Il canale di Ponterosso, dove in questi giorni l'acqua è particolarmente limpida e bassa, rivela un universo di spazzatura depositato sui fondali, diventato anche un'attrazione per i tanti turisti, che si fermano per immortalare le stranezze captate con uno sguardo per caso. Il selfie con i rifiuti improbabili, insomma, piace e nemmeno le tante scolaresche presente in questi giorni in città riescono a rinunciarci. A svelare cumuli di oggetti gettati sul fondo è soprattutto la parte del canale più vicina a piazza Ponterosso, dove non sono ormeggiate le imbarcazioni. Qui si nota quel che resta di una finestra, bianca, probabilmente strappata alla sua sede originale durante una giornata di forte bora da qualche edificio non lontano. Stesso destino anche per diversi vasi di fiori, che si trovavano sul davanzale di un'abitazione o nella parte esterna di bar e ristoranti. Difficile capire invece come una vasca per il gelato, di quelle presenti nei locali attrezzati, sia finita a mollo sott'acqua. Chiaramente visibile poi un ammasso di cartoni e contenitori vari accumulati in un angolo, proprio sotto il ponte, dove spuntano anche lattine, bottiglie e, pare, persino un cellulare, probabilmente scivolato da qualche tasca di giubbotto. Nell'altra parte del canale, quella verso il "ponte curto", ecco ben visibile un ombrello aperto, vari contenitori di plastica, una sorta di zavorra di cemento, che forse sosteneva qualche struttura a terra, così come un "panettone" di pietra, e ancora vasi di fiori, alcuni fatti a pezzi. Di diverse sagome, tra le quali un oggetto azzurro, è impossibile capire l'originale funzione, così come dei pezzi colorati finiti sotto le barche ancorate. Percorrendo il tratto verso il mare, proprio vicino al ponte, si scorge poi una mountain bike, forse sfuggita di mano a qualche incauto ciclista rimasto spiazzato dall'arrivo di una forte folata, che ha trascinato la due ruote in acqua, dove è custodita tuttora. Che il canale sia un deposito di immondizie, del resto, non è una novità. Le varie attività di pulizia intraprese dai sommozzatori in passato, a più riprese, hanno permesso di riportare a galla di tutto, cartelli stradali, pneumatici, cerchioni, interi set di tavoli e sedie e qualche anno fa pure un passeggino. Operazioni simili erano state avviate poi sulle Rive, accanto al Molo Audace, e anche in quel caso le sorprese non erano mancate, tra gli oggetti più originali sfuggiti ai proprietari o scaricati volutamente, figurava una tesi di laurea in doppia copia, un wc e uno scaldabagno, una dentiera e uno skateboard.

 

 

Sant'Antonio, la piazza è bella così basta curarla - LO DICO AL PICCOLO di Luciana Del Piero

Perché stravolgere piazza Sant'Antonio, che è già bella così? Certo avrebbe bisogno di un po' di maquillage, curando il suo verde e ricomponendo la pavimentazione, così chiara, brillante e unica intorno alla fontana ma mantenendone l'attuale struttura. Il progetto di rifacimento prevede anche la messa a dimora di alberelli. Magari morirebbero di sete in estate? E non si pensa ai disagi e alla spesa che il tutto comporterebbe per ottenere magari un pessimo risultato, come quello di piazza Goldoni o di piazza Vittorio Veneto? Non sarebbe di maggiore buon senso spendere quei soldi per i marciapiedi sconnessi e le disastrate zone meno centrali ?

 

 

Ok alla nuova sede del Museo del mare, date più spazio a Ressel - la lettera del giorno di Roberto Barocchi - architetto

Nel 1970 da poco laureato progettai l'arredamento del Museo del mare, aperto poi nel 1972, come assistente dell'architetto Umberto Nordio che però mi lasciò completamente carta bianca. Pensai e penso tuttora che un museo non è una raccolta di oggetti, ma un luogo in cui si racconta una storia, di cui gli oggetti esposti sono i testimoni. Sulle vetrine previdi delle fasce che avrebbero dovuto essere riempite di brevi testi e immagini per raccontare l'evoluzione della navigazione, ma da allora sono rimaste bianche. Anche i pannelli sui muri furono riempiti alla bell'e meglio con qualcosa. Il museo è stato poi in un certo senso a mio avviso abbandonato, non facendogli abbastanza pubblicità nonostante contenesse una delle più importanti collezioni marinare del Mediterraneo e credo che una parte dei triestini non sapesse neanche dove fosse. Ora si prevede di realizzare un nuovo Museo del mare in Porto vecchio, luogo senz'altro adatto per costituire attorno alla Centrale idrodinamica un grande plesso museale. Spero che nella nuova sede il Museo abbia un più ampio spazio e vi sia dato più spazio anche alla sala dedicata a Josef Ressel che 190 anni fa sperimentò con successo nel porto di Trieste l'elica navale, ma fu anche multiforme inventore e geniale forestale a servizio della Marina austriaca. Sarebbe bello dedicare a lui il museo. Auspico anche che il nuovo Museo del mare segua il principio didattico a cui mi volevo attenere nel 1970; oggi con la realtà virtuale si possono fare cose strabilianti per mezzo di multiproiezioni, proiezioni in 3D e ologrammi. Un museo moderno deve essere non una serie di sale con vetrine ma un luogo fantastico in cui, divertendoci, impariamo una storia.

 

 

Horti Tergestini riapre nel segno dei profumi e dei sapori

La mostra mercato dedicata al verde si arricchisce di conferenze, eventi e libri

Un tripudio di fiori, piante, aromi e profumi in un appuntamento atteso ogni anno dagli appassionati di giardinaggio. Torna Horti Tergestini, da domani a lunedì, dalle 9 al tramonto al parco di San Giovanni, la mostra mercato che si arricchisce nuovamente con conferenze, eventi e presentazioni di libri sul tema del verde, sempre a ingresso gratuito. Ricco il programma della 14esima edizione, pubblicato sul sito www.hortitergestini.it, dove sono presenti tutte le informazioni sulla manifestazione. «Quest'anno coincide con le festività pasquali - spiegano gli organizzatori on-line -, un'occasione per i triestini di coniugare vacanze e natura, un'occasione per i turisti di spingersi fino al parco di San Giovanni e farsi conquistare da una storia all'insegna del benessere, e non solo fisico. Ad attendere tutti piante di ogni tipo, rose in testa, ma anche laboratori, pubblicazioni, incontri, prodotti artigianali. La scrittrice Laila Wadia, ospite d'onore di quest'edizione, esperta di frontiere, ma anche di bellezza e di bellezza della pluriculturalità, ci guiderà alla scoperta di profumi e sapori sorprendenti e inimmaginabili. Da non mancare anche le visite guidate al parco e la presentazione di un libro dedicato alle grandi giardiniere italiane, interpreti di un amore per la bellezza e per il paesaggio, che contribuisce a far stare meglio tutti».Inaugurazione domani alle 11, allo Spazio Villas: qui Laila Wadia terrà la conversazione "L'ibridazione umana: la magia dell'incontro", arricchita da una proiezione fotografica "La poesia dei fiori" di Tullio Valente. Alle 15, Passeggiate nel parco a cura della cooperativa La Collina (ritrovo al portico dietro Il posto delle fragole). Alle 17, allo Spazio Villas, "Il giardinaggio è donna", conferenza di Nicoletta Campanella, autrice del libro "Grandi giardiniere d'Italia". Di sapori nostrani, invece, si discuterà domenica alle 17, festeggiando la Pasqua e esplorandone le tradizioni con l'aiuto di Graziella Semacchi Gliubich, che intratterrà il pubblico sul tema "Di bocca in bocca: la Pasqua triestina raccontata e mangiata". Ce n'è davvero per tutti i gusti e per ogni età: anche quest'anno, infatti, Minimu propone un laboratorio per i più piccoli stavolta dedicato ai fiori di sasso (domani, dalle 10 alle 12; è richiesta la prenotazione: info@mini-mu.it).Horti Tergestini è organizzato dalla cooperativa sociale Agricola Monte San Pantaleone con l'apporto dell'associazione orticola del Fvg Tra fiori e piante.

Micol Brusaferro

 

Urbi et Horti

Terza lezione di Urbi et Horti sul tema "Tutelare gli stagni" con Gaia Fior (Tutori stagni). Alle 18, al padiglione V dell'ex Opp in via Weiss 14. Domani, alle 10.30, prima lezione pratica: allestimento dell'orto nell'ottica della tutela del paesaggio, facilitata accessibilità e fruibilità. Preparazione del terreno con aratura, fresatura e tempi di pausa. All'orto dei Puffi di Borgo S. Sergio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 18 aprile 2019

 

 

Patto Italia-Croazia per combattere la plastica nel mare - IL PROGETTO

Entra nel vivo "Net4mPlastic", il progetto transfrontaliero che mira a sviluppare nuovi metodi di rilevazione delle microplastiche in mare, nonché di raccolta dei dati sulla loro distribuzione e la loro composizione lungo le aree costiere e marine croate e italiane. Il progetto avrà durata triennale, dispone di una dotazione di circa due milioni e mezzo assicurato dal programma di cooperazione Cbc Italia-Croazia e riunisce nove partner croati e italiani, tra cui l'Università, che ha ospitato l'incontro di apertura. «Non solo gli oceani, anche il nostro Adriatico sta diventando sempre più un mare di plastica, che poi finisce nei pesci che mangiamo», spiega Chiara Schmid, responsabile scientifico per l'UniTs.

 

 

Barca: «La crisi alimenta un odio che va a colpire sempre i deboli» - la conferenza

L'ex ministro al lancio del film-libro sulla Microarea di Ponziana Il doppio progetto svela la vita dimenticata dei poveri urbani

 «Abbiamo bisogno gli uni degli altri, non è una fase facile». L'ha affermato ieri al cinema Ariston Fabrizio Barca, membro fondatore del Forum disuguaglianze diversità, già Ministro per la coesione territoriale nel governo Monti, ha inoltre ricoperto incarichi nell'Ocse e nella Commissione Europea. Barca era all'Ariston per l'inaugurazione del tour nazionale di presentazione de "La città che cura": un libro e un film che, con linguaggi diversi, raccontano il lavoro di Microarea e la vita nel rione triestino di Ponziana. «In questa fase c'è voglia di autoritarismo - ha proseguito Barca - e c'è risentimento, radicato nella perdita della speranza di poter stare meglio: allora ci si sfoga dando un calcio agli ultimi, consolandosi del fatto che stanno peggio. Ciò accade quando non c'è riconoscimento e fa emergere la parte cattiva dell'essere umano. E per riconoscimento intendo quello dell'unicità di ogni persona: un concetto che dovrebbe essere evidente ma che non si realizza se non è appunto riconosciuto anche dalla macchina produttiva. La Costituzione dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, ed è proprio quello che voi fate». La pellicola di Erika Rossi (prodotta da Tico Film e distribuita da Lo Scrittoio Italia) mostra la vita di ogni giorno nel quartiere. C'è Plinio, un anziano pianista ipocondriaco che non esce più di casa. Ci sono poi Roberto, che affronta la quotidianità dopo essere stato colpito da un ictus, e Maurizio, che paga il fio della sua devastante passione per la droga. Storie e vissuti che perlopiù rimangono sconosciuti, con il loro carico di fragilità, sfide, necessità di reti sociali adeguate. ll volume di Giovanna Gallio e Maria Grazia Cogliati Dezza (Collana 180, Edizioni AlphaBeta Verlag) contiene invece da un lato alcuni saggi sul lavoro della Microarea e, dall'altro, il racconto di singoli protagonisti, sia operatori sia utenti. L'incontro, cui è seguita la proiezione del film, è stato organizzato dal movimento "Per un'altra città". Presenti in sala le autrici.

Lilli Goriup

 

 

«Mangi sano? Invecchierai meglio E il dna dei tuoi figli sarà più forte»

Il "guru" della nutrizione e degli stili di vita corretti Luigi Fontana ospite al Mib «Stiamo scoprendo che la salute dei nostri discendenti dipende anche da noi»

«Ciò che facciamo oggi, il modo in cui decidiamo di condurre il nostro stile di vita, segnerà i nostri figli, nipoti e pronipoti»: questo è quanto affermato da Luigi Fontana - medico e scienziato di fama internazionale, docente all'Università di Sydney, considerato uno dei massimi esperti mondiali nel campo della nutrizione e degli stili di vita mirati a promuovere la longevità in salute - a margine dell'incontro tenutosi ieri pomeriggio a Trieste al Mib dal titolo "Invecchiare in salute: la nuova sfida per una società moderna e sostenibile".L'incontro - promosso dall'Associazione italiana dei gastroenterologi ospedalieri in collaborazione con la Lega italiana per la lotta contro i tumori in coorganizzazione con il Comune di Trieste - è stato introdotto da Fabio Monica, direttore della Struttura complessa di gastroenterologia di Cattinara, e moderato da Bruna Scaggiante, docente di Biologia molecolare all'Università di Trieste e presidente Lilt Trieste, e ha visto gli interventi, oltre che dello stesso Fontana, di Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lilt, di Giuseppe Milazzo, presidente nazionale Aigo, e di Stefano Fantoni, presidente della Fondazione internazionale Trieste. «Stiamo scoprendo - ha spiegato Fontana - che l'invecchiamento inizia in età preconcezionale». In che maniera? «Un neurone o un epatocita presentano la stessa informazione genetica soltanto che alcune parti del dna vengono trascritte e altre vengono nascoste in un neurone rispetto a un epatocita. Quello che facciamo prima di generare i figli influenza l'epigenoma, vale a dire quale parte del dna viene trascritta e quali proteine vengono prodotte. Quello che stiamo scoprendo dai modelli sperimentali è insomma che quello che facciamo adesso influenzerà le nostre successive tre generazioni. Significa che io preparo già adesso il terreno alle future predisposizioni della mia progenie a sviluppare obesità, cancro, diabete e altre patologie. Una sorta di imprinting». Per cercare di ovviare a questa responsabilità, per Fontana «è fondamentale avere uno stile di vita corretto per un invecchiamento sano e per non influenzare le generazioni future, con tutto ciò che questo comporta, ovvero costi sempre più insostenibili per il welfare».Inoltre, secondo Fontana, «occorre che la classe medica cambi modus operandi: noi come medici siamo specializzati a trattare la patologia dopo che la stessa si è presentata e, se teniamo conto che normalmente per tutte le patologie croniche ci vogliono tra i 40 e i 50 anni perché si sviluppino, viene da sé l'idea che se facessimo più prevenzione non ci troveremmo a fare esclusivamente diagnosi di un danno ormai grave. Oggi purtroppo questa cultura della prevenzione non c'è, andrebbero create delle strutture parallele agli ospedali, in cui insegnare alle persone a vivere meglio e più a lungo».

Luigi Putignano

 

 

Trasporti - Bus-treno per Lubiana Presentazione all'InCe

Il biglietto integrato sperimentale transfrontaliero treno-bus fra Trieste e Lubiana, che ha preso il via a inizio marzo e sarà testato fino alla fine di agosto, sarà presentato al pubblico oggi dalle 10 alle 12 a un "evento di disseminazione" nella sede del Segretariato generale dell'InCe, l'Iniziativa Centro-europea, alla presenza del segretario generale InCe Roberto Antonione e dell'assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti.

 

Escursioni - Sulla ferrovia della Meridionale

Ferstoria promuove per giovedì 25 aprile un'escursione sulla storica ferrovia Meridionale da Trieste Centrale a Pivka (S. Pietro del Carso) con il nuovo collegamento per Lubiana, seguito da una visita guidata al nuovo Museo Militare, seguita da pranzo organizzato e visita al "lago che scompare" di Cerknica. Mezzi previsti: treno in andata, carro a cavalli sul lago e pullman al ritorno. Info e adesioni da Mittelnet, via San Giorgio 7, tel. 040-9896112 e info@mittelnet.com.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 17 aprile 2019

 

 

Rivoluzione del traffico in piazzale De Gasperi - commissione sull'area dell'ex fiera

L'inserimento di una rotonda all'interno del nodo stradale adiacente a piazzale De Gasperi sarà soltanto uno degli interventi di snellimento del traffico nella zona, all'interno della più ampia opera di riqualificazione dell'area dell'ex Fiera, dove l'imprenditore carinziano Mosser investirà oltre 60 milioni di euro. Tra le opere pubbliche previste, per una spesa totale di 6 milioni e mezzo di euro, figurano anche una pista ciclopedonale in viale Ippodromo e 150 nuovi parcheggi, messi gratuitamente a disposizione dei residenti. È quanto emerso ieri durante la sesta commissione consiliare, presieduta da Salvatore Porro (Fdi). L'assessore all'Urbanistica Luisa Polli ha espresso «soddisfazione per gli interventi a favore della popolazione residente». I tecnici del Comune hanno invece illustrato le modifiche alla viabilità, che coinvolgeranno tre nodi principali. Le maggiori trasformazioni riguarderanno piazzale De Gasperi: sarà realizzata una circuitazione a senso unico e uno dei suoi vertici sarà una rotatoria, che consentirà l'accesso al centro commerciale nel compendio ex Fiera. Il sito sarà accessibile anche tramite la pista ciclopedonale che sarà edificata lungo viale Ippodromo con fondi regionali. Sempre in piazzale De Gasperi sarà realizzato un parco urbano. Lungo la direttrice che da viale D'Annunzio va verso viale Ippodromo sarà consentito l'arrivo dei veicoli provenienti da piazza Foraggi, che potranno risalire e avere accesso al centro commerciale da nord. Infine, semaforo all'incrocio tra via Revoltella e via Rossetti; quest'ultima diventerà a doppio senso nel suo tratto alberato. Cristina Bertoni (M5s) ha sollevato la questione della riqualificazione dell'ippodromo: Porro ha proposto di riconvertirlo in un velodromo. 

Lilli Goriup

 

Piazza Volontari Giuliani - La rotatoria a settembre - iniziati i lavori

Sono scattati in questi giorni i lavori per la realizzazione della rotatoria in corrispondenza dell'incrocio tra via Giulia, piazza Volontari Giuliani e via del Pilone. L'operazione, programmata dagli uffici competenti in materia di Lavori pubblici che fanno capo all'assessore Elisa Lodi, andrà di fatto a rendere definitiva l'attuale rotatoria provvisoria, completando la viabilità con interventi di messa in sicurezza di tre attraversamenti pedonali, mediante la realizzazione di isole salvagente a centro strada, ubicate in corrispondenza di via Zovenzoni, via Galilei e via Kandler. Prevista inoltre una quarta isola spartitraffico all'altezza di via Ricci, con ulteriori opere di riqualificazione del giardino di piazza Volontari Giuliani. I lavori, si legge in una nota del Comune, comportano una spesa di oltre 280 mila euro, finanziata per 70 mila euro dal Comune e per la parte restante dal ministero dell'Ambiente, dal momento che l'operazione rientra nel programma di finanziamenti per il miglioramento della qualità dell'aria nelle aree urbane. Progettato dagli uffici del Dipartimento Territorio, Economia, Ambiente e Mobilità del Comune di Trieste e realizzato dall'impresa Ecoedilmont srl di San Dorligo, l'intervento sarà ultimato entro la prima decade di settembre.

 

 

Curiosi di natura nel verde del Carso Si passeggia e poi si assaggia

Fino al 2 giugno escursioni pensate per tutti Lunedì la camminata sul Sentiero Riselce

La natura, i sapori e una mobilità all'aria aperta calibrata, alla portata di tutti. La primavera si vive anche così, magari con la proposta targata "Piacevolmente Carso", il calendario di escursioni a cura della cooperativa Curiosi di natura che torna con una serie di appuntamenti ideati sino a giugno tra i sentieri carsici triestini e del Goriziano. Lo schema è collaudato e prevede gite, degustazioni e illustrazioni sul campo sui temi storici e naturalistici delle zone attraversate, un progetto che si avvale della collaborazione dell'Unione regionale economica slovena, di Sapori del Carso, del Git (Gruppi di iniziativa territoriale) Alta- Marea Cultura, Banca Etica di Trieste, Gorizia e Udine, e Tipicamente Triestino, e che quest'anno si sposa con i dettami di "Primavera della dolce mobilità", iniziativa su scala nazionale promossa da Alleanza per la mobilità dolce.La prossima passeggiata è il lunedì di Pasquetta, dalle 9.30 alle 13 a Sgonico, sul Sentiero Riselce: tra landa carsica e boschi, fino a una delle doline più spettacolari del Carso triestino, con pareti a strapiombo di 40 metri. Ritrovo alle 9.10 nella piazza del municipio di Sgonico; è raccomandata la prenotazione.Le escursioni successive si terranno - sempre dalle 9.30 alle 13, con ritrovo 20 minuti prima - domenica 28 aprile al Parco della Grande Guerra di Monfalcone: nella pace del verde, tra i resti delle trincee, letture di testimonianze sulla Grande Guerra. Ritrovo alle 9.10 al municipio di Monfalcone. Domenica 12 maggio si andrà invece da Rupingrande alla Rocca di Monrupino: tra boschi di querce e pini, fino alla Rocca con il santuario e ai Torrioni, spettacolari rocce di 10 metri originate dalla corrosione della pioggia. Con letture dal vivo. Ritrovo nella piazza di Rupingrande.Domenica 19 maggio escursione sull'altipiano del Monte Carso e di Ocisla: tra le fioriture della landa, i ginepri contorti dal vento e uno spettacolare panorama sulla Val Rosandra, il mare e l'Istria. Ritrovo al cimitero di San Dorligo. Infine, domenica 2 giugno escursione dalle 9.30 alle 17, da Basovizza al Cocusso. Pranzo libero e ritorno a Basovizza su un percorso diverso. Ritrovo alle 9.10 al parcheggio del Sentiero Ressel, a Basovizza. Per prenotazioni e informazioni c'è il sito www.piacevolmentecarso.it e il cellulare 3405569374. --

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 16 aprile 2019

 

 

Tcc rassicura il Comune sul cronoprogramma per il Centro congressi

La società privata garantisce che il cantiere si chiuderà tra un anno e consentirà l'allestimento di Esof secondo le previsioni

Il Centro congressi si farà nei tempi stabiliti secondo il cronoprogramma annunciato. La manifestazione scientifica Esof avrà a disposizione la nuova struttura tra un anno, come da copione. Bureau Veritas, società specializzata nella verifica e nella validazione progettuale, ha avuto il supplemento documentario richiesto e dovrebbe procedere quanto prima al nulla osta. Di conseguenza il cantiere non soffrirà di ritardi e non ci sarà bisogno di un Piano B. Prima di Pasqua Comune, Tcc, Esof si faranno gli auguri di stagione su un tavolo di coordinamento e di reciproca informazione. Il rassicurante risultato, dopo alcuni dubbiosi bollettini, è scaturito dalla riunione che ieri mattina ha visto confrontarsi Comune e Tcc, i due partner impegnati nella realizzazione del centro congressuale in Porto vecchio con un investimento di 11,7 milioni. Il Municipio ne mette 5,5 e l'alleato privato 6,2. L'assessore Elisa Lodi era accompagnata dal direttore dei Lavori pubblici Enrico Conte e dallo staff tecnico. Tcc era rappresentata dal presidente Diego Bravar, a sua volta scortato dagli imprenditori (Monticolo & Foti, Rosso) e dai professionisti (Ermanno Simonati, Giulio Paladini) coinvolti nell'operazione. Il confronto era stato sollecitato dalla civica amministrazione in seguito alle insistenti voci riguardo la capacità di Tcc di terminare in tempo utile l'intervento sui Magazzini 27-28 e la costruzione del cosiddetto "28 bis". Lo stesso direttore tecnico-esecutivo di Esof Trieste, Tazio Di Pretoro, aveva chiesto al Comune e a Tcc chiarezza sulla situazione e sulla prospettiva del cantiere: se le cose non si fossero messe sul versante giusto, l'organizzazione si sarebbe arrangiata diversamente, nella stessa area ma ritoccando il budget. Come anticipato, Tcc ha confermato gli impegni su tutta la linea, ragion per cui Esof potrà essere allestito a partire dall'aprile 2020 per essere inaugurato in luglio. Conferma anche per l'opera più importante, l'edificazione del "28 bis", che è in realtà l'unica struttura nuova in programma, in grado di ospitare circa 1900 convegnisti. I lavori per il "28 bis" si concentreranno in estate, onde fruire delle migliori condizioni meteo. Gli interventi sul 27 e sul 28 saranno di minore impatto progettuale e operativo. L'auspicio delle imprese è di avere nel gennaio 2020 le opere "al grezzo", per procedere con la fase di rifinitura. Soddisfatta Elisa Lodi. Sempre su questo fronte, ieri sera il Consiglio comunale ha esaminato e poi approvato la delibera che concede a Tcc il diritto di superficie sulle aree di Porto vecchio, con un canone annuo di 80 mila euro corrisposto in 5000 euro di numerario e in 5 giornate di utilizzo delle strutture congressuali. Diritto di superficie la cui principale funzione è quella di costituire una garanzia per i finanziatori. Tcc è supportata da tre istituzioni creditizie: il Frie sarebbe un po' in ritardo nell'erogazione, così le altre due fanno gli straordinari. La delibera era passata dalla IV commissione, dove si era lamentato lo striminzito numero di giornate messo a disposizione del Comune. 

Massimo Greco

 

Passa il piano delle opere grazie ai voti d'opposizione

È stata approvata, ieri in aula, in maniera bipartisan la concessione a Tcc del diritto di superficie sulle aree interessate alla realizzazione del Centro congressi in Porto vecchio. Si è astenuto solo il M5s. La giunta ha accolto la mozione avanzata da Open e Pd, che chiede a Trieste convention center di aumentare - dai 5 attualmente previsti - il numero di giorni in cui gli spazi congressuali saranno messi a disposizione del Comune. Passando al programma triennale delle opere pubbliche, in maggioranza Lega e Fratelli d'Italia non hanno partecipato al voto mentre il centrosinistra si è espresso favorevolmente. Ha commentato Sabrina Morena di Open: «Diciannove milioni di opere pubbliche delle Uti passeranno a Trieste grazie all'opposizione, perché gli altri non partecipano al voto». È stato inoltre eletto il Collegio dei revisori dei conti, con presidente Giuseppe Di Bartolo. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 15 aprile 2019

 

 

I forzisti duinesi a Mervic: «L'ambiente una priorità» - LA POLEMICA FRA CONSIGLIERI

DUINO AURISINA. Secca replica di Forza Duino Aurisina alle accuse mosse alla giunta Pallotta dal consigliere di opposizione Vladimiro Mervic (lista per il Golfo). Quest'ultimo aveva giudicato «incoerente l'esecutivo che annuncia una svolta ecologica ma non si oppone con decisione al pirogassificatore». «Rispediamo al mittente le critiche - scrive la capogruppo forzista Chiara Puntar - perché le nostre iniziative di tutela ambientale fanno parte di una programmazione fatta in collaborazione con le scuole, le società nautiche, le associazioni di volontariato e ambientaliste, con comitati spontanei, con l'obiettivo di far crescere in tutti noi la cultura del rispetto ambientale. Questa campagna - continua Puntar - segue un percorso iniziato con l'approvazione della delibera, votata anche da Mervic, sulla modifica del regolamento delle Falesie, Riserva che deve essere vissuta e fruita con attenzione all'educazione al rispetto ambientale, demandata ad alcune associazioni. Dobbiamo adoperarci per vivere il presente nel segno della continuità della tutela dei luoghi». -

 

 

Cornacchie scaccia-passeri? Le autorità dovrebbero arginarle - la lettera del giorno di Dino De Marco

Una ventina di anni fa, mentre d'estate stavamo pranzando in cucina, una tortora dal collare si posò sul davanzale della nostra finestra con aria interrogativa: un comportamento assai insolito per un animale timido come quello. Cercando di non spaventarla improvvisai una mangiatoia sminuzzando una fetta di pane biscottato dentro un piattino. Volò via quando mi avvicinai al davanzale per offrirle quel pasto rabberciato ma ritornò non appena mi rimisi a sedere e spolverò tutto accuratamente. Il giorno successivo alla stessa ora la rivedemmo, posata su una antenna televisiva della casa di fronte, questa volta in compagnia e anche stavolta provvidi con mezzi di fortuna alla bisogna di entrambe; però messo ormai sull'avviso, feci anche rifornimento delle opportune granaglie in quel negozio di agraria che allora si apriva in piazza Goldoni.Nei giorni seguenti la voce si sparse e il numero delle nostre richiedenti vitto aumentò via via, tanto che dovetti preparare due mangiatoie per far spazio a tutte. Andò avanti così, e per molti anni pranzammo accompagnati dal frullo d'ali delle nostre allegre commensali, fino a quando da una dozzina che erano, il loro numero prese a contrarsi inspiegabilmente. Scomparvero tutte, con nostro grande disappunto, un paio d'anni fa. Ce ne siamo chiesti a lungo la ragione perché quella di un banale ricambio generazionale non ci sembrava convincente. Giovedì 11 aprile scorso sulle Segnalazioni il lettore Antonio Tota ce ne ha fornito una spiegazione purtroppo attendibile e temo anch'io che cornacchie e gabbiani stiano mettendo in pericolo l'equilibrio dell'avifauna locale. In effetti non vedo più volare né tortore né passeri e quindi mi associo caldamente al signor Tota nell'auspicare che la Regione intervenga per scongiurare il pericolo di una primavera silenziosa.

 

 

IL VALORE DEL VERDE - Italia Nostra svela l'importanza dei nostri alberi

Percorso strutturato in cinque conferenze ospitate all'Università della Terza età

Conoscere gli alberi, tutelarli rispettandone le varie funzioni tra i parametri dell'ecosistema. È il piano programmatico de "L'importanza del verde urbano e il valore degli alberi", ciclo a cura di Italia Nostra ospitato nella sede dell'Università della Terza età in via Corti 1/1 (trasversale di via Lazzaretto Vecchio). Un percorso strutturato in cinque appuntamenti e che propone il suo secondo scalo oggi, alle 17.30, con una puntata chiave dal titolo "L'albero e le sue parti", intervento a cura di Alfonso Tomè, esponente della Regione e dell'Associazione nazionale direttori e tecnici pubblici giardini. La relazione racchiude alcune delle componenti fondamentali del ciclo, soffermandosi sulla biologia e fisiologia generale dell'albero, sulle caratteristiche di base e sui fattori che possono determinare sia l'adattamento che le forme di malattia.L'incontro del post-Pasqua, quello del 29 aprile, sempre alle 17.30, disegna invece il rapporto speciale che intercorre tra contesto sociale, storia e angoli della natura, conferenza dal titolo "Verde urbano-Storia ed evoluzione, giardini e ville storiche della città di Trieste", con in cattedra Francesco Panepinto, dell'Unità tecnica alberature e parchi del Comune di Trieste. Francesco Panepinto tornerà in veste di relatore anche per l'incontro del 3 maggio (alle 18) disquisendo sul tema "La cura e la sicurezza del patrimonio arboreo pubblico di Trieste e il regolamento sul verde", un focus sulle direttive tecniche e gestionali, argomento destinato a una serie di ulteriori dettagli nella conferenza fissata il 23 maggio (alle 18) affidata ad Alfonso Tomè e incentrata su "Linee guide per una corretta gestione degli alberi da giardini". Il viaggio si chiude il 27 maggio (alle 17) con una vetrina dedicata al parco Farneto, icona europea di bosco urbano. --

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 14 aprile 2019

 

 

Il vincolo che frena il Parco del mare: nessun progetto in Soprintendenza

Lo stallo per il divieto di costruire in un raggio di 130 metri dalla Lanterna. Dipiazza: «Alternative? Decida Paoletti»

C'è un problema. Il futuro del Parco del mare nella zona della Lanterna appare sempre più complicato, nonostante si stia cercando una soluzione per riuscire a superare il vincolo che vieta nuove costruzioni nel raggio di 130 metri dalla Lanterna. Questo il "dettaglio" alla base dei grattacapi dei professionisti che non hanno ancora consegnato un progetto alla Soprintendenza, che dovrà poi fornire le dovute autorizzazioni. Eppure, poco meno di un anno fa, la situazione sembrava in via di risoluzione. Il presidente camerale, Antonio Paoletti, aveva effettuato un sopralluogo con il neo eletto presidente della Regione Massimiliano Fedriga e il sindaco Roberto Dipiazza, e in preda all'entusiasmo aveva dichiarato: «Ci piacerebbe inaugurare il cantiere il 16 dicembre 2018, 14 anni esatti dal lancio dell'idea». Al momento nessuna posa della prima pietra, nessun progetto ultimato, visto che è emerso il "dettaglio" appunto che al momento pesa come un macigno sul futuro del progetto. Il 13 giugno del 1961 infatti il sottosegretario della Pubblica istruzione, Maria Maddaloni, su sollecitazione dell'architetto Civiletti, allora alla guida della Soprintendenza di Trieste, firmò un decreto che impediva qualsiasi nuova edificazione nel raggio di 130 metri dalla Lanterna. L'anno prima erano stati completati i lavori della caserma Fratelli Bandiera della Guardia di Finanza e probabilmente si volevano impedire nuove cementificazioni che andassero a "coprire" la Lanterna. A ribadire la presenza del vincolo, oltre a quelli paesaggistico culturali, era stato di recente proprio il presidente del Wwf giuliano, l'avvocato Alessandro Giadrossi. Dalla Camera di commercio al momento nessun commento sullo stallo del progetto: il presidente Paoletti è fuori sede ed è l'unico che può parlare sul Parco del mare. La Regione conferma che non ci sono passi indietro rispetto alla volontà di essere parte del progetto mentre il sindaco Roberto Dipiazza conferma che la situazione è complessa: «Ci sono dei problemi che presumo verranno risolti, sono però tra la Camera di commercio e la Soprintendenza». Il primo cittadino non chiude le porte a possibili soluzioni alternative: «Però dovrà essere Paoletti a decidere se non proseguire a Porto Lido. Ad oggi non so quali siano gli sviluppi. Il Porto vecchio è sempre a disposizione». Al momento non c'è neanche una presa di posizione della Soprintendenza, in quanto non c'è ancora un progetto sul quale intervenire, anche se c'è la massima disponibilità a collaborare per cercare di risolvere la questione del vincolo che, fino a pochi mesi fa, sembrava nessuno avesse notato, al punto che è sorta anche la nuova sede della Lega navale a poca distanza da quella storica proprio nella Lanterna. A un anno da quando la situazione sembrava essersi sbloccata dunque, pare ancora tutto fermo alla fase di progettazione iniziale, con una spada di Damocle pesante sopra il capo dell'area che potrebbe mettere in discussione tutto quanto, costringendo la Camera di commercio a tornare indietro. Magari deviando proprio verso Porto vecchio, una delle prime sedi ipotizzate per la costruzione del mega acquario. Se alla fine verrà confermata Porto Lido, ci sarà anche il passaggio alla Cciaa delle quote di Italia Navigando, la srl del ministero dello Sviluppo economico che ha in concessione l'area. 

Andrea Pierini

 

 

Fai - Carta del paesaggio - Se ne parla in Regione

Interverrà anche l'ex sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni all'incontro sul "Il futuro dei Paesaggi" in programma domani alle 16 nel Salone di rappresentanza della Regione in piazza Unità. Al centro dell'evento, organizzato dal Fai in collaborazione con l'Ordine degli architetti, sarà la "Carta nazionale del paesaggio", che si rivolge a quanti hanno responsabilità di governo.

 

Natura - Habitat e uccelli della Val Rosandra

La Riserva della Val Rosandra è arricchita da un mosaico di habitat diversificati tra loro che ospitano numerose specie di uccelli, ognuna delle quali con esigenze ecologiche diverse. Oggi scopriamo insieme questa grande ricchezza, approfondendo notizie e curiosità, in compagnia del faunista Saimon Ferfolja. Il ritrovo è fissato alle 15, al Centro visite. La partecipazione è gratuita ed è rivolta sia agli adulti che ai bambini. Si raccomanda di indossare abbigliamento e calzature adeguati. In caso di leggero maltempo l'appuntamento sarà comunque garantito.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 13 aprile 2019

 

 

Manifestazione - Oggi a Trieste il corteo anti razzista "People"

Trieste. «Il Pd del Friuli Venezia Giulia aderisce alla manifestazione "People. Prima le persone" e sarà presente a Trieste. Vogliamo dare un chiaro e pacifico segnale in favore del buon senso, dei diritti e della civile convivenza, proprio mentre assistiamo all'incattivirsi del Governo nelle parole d'ordine e nei metodi». Così il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli annuncia la partecipazione del partito alla grande iniziativa pubblica promossa dalla Rete per i diritti, l'accoglienza e la solidarietà internazionale (Dasi) e dal Centro E. Balducci di Zugliano, che si svolgerà a Trieste, con inizio alle 15.30 in largo Barriera Vecchia. «La politica della Lega e dei 5Stelle - prosegue - oggi è sul pendio di una pericolosa deriva autoritaria e culturale: sempre "contro" alla ricerca di un nemico, meglio se è debole e non italiano. Ogni metodo è buono per distrarre gli italiani dal pericolo vero, cioè il disastro economico del Paese e il lavoro che non c'è». E sempre sul fronte accoglienza ieri una delegazione Pd ha incontrato il prefetto di Trieste per rappresentare le preoccupazione per le ricadute occupazionali legate al Decreto sicurezza, che riduce drasticamente le risorse destinate al sistema dell'accoglienza. «Dal rappresentante del governo Valerio Valenti - riferisce il consigliere regionale Francesco Russo - abbiamo appreso con soddisfazione che il lavoro svolto sin qui da tutti soggetti impegnati nella gestione del fenomeno migratorio è apprezzato e che anzi il Fvg costituisce un modello e un'esperienza da non disperdere».

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 12 aprile 2019

 

 

In 200 a "lezione" di mare e ambiente al Nautico-Galvani

Duecento studenti dell'ultimo triennio dell'Istituto Nautico - Galvani sono stati coinvolti ieri, con un incontro informativo all'interno della scuola a cura della Capitaneria di Porto e della Lega Navale, nell'ambito delle iniziative dedicate all'11 aprile come "Giornata del mare e della cultura marina", che si sono svolte in tutta Italia «per valorizzare le tradizioni marinaresche del nostro Paese e il patrimonio storico e culturale legato al mare», come si legge in un comunicato della locale Capitaneria. «Le conferenze proposte all'interno delle scuole - aggiunge il comunicato - sono state incentrate principalmente sui problemi molto attuali di tutela ambientale e dell'ecosistema marino, in particolare sull'argomento della dispersione in mare di materiali non facilmente degradabili, in primis plastiche e microplastiche».

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 11 aprile 2019

 

 

L'allarme per il lavoro nella Ferriera di Servola dopo il patto con i cinesi

Un futuro pieno di incognite per i lavoratori della Ferriera e un silenzio assordante da parte delle istituzioni e della proprietà che fa temere per il peggio: ecco cos'è stato denunciato ieri pomeriggio dai rappresentanti sindacali che, dopo la firma del memorandum tra Porto e Cccc, acronimo di China Communications Construction Company, vedono profilarsi scenari preoccupanti per il futuro dell'area a caldo. «Da mesi chiediamo un confronto con la proprietà - ha detto Antonio Rodà, segretario Uil di Trieste e Gorizia -, ma senza successo. La trattativa tra la proprietà e i cinesi potrebbe portare a una deflagrazione del problema occupazionale, che andrebbe a riguardare non i 100 lavoratori della cokeria ma anche gli oltre 400 dell'intera area a caldo, compreso l'indotto». Problema occupazionale che, secondo quanto affermato da Andrea Relli, segretario Fiom Trieste «è molto più che ipotetico visto che dal memorandum si evince che la Cccc intende realizzare nella stazione di Servola un terminal ferroviario intermodale con capacità di convogli fino a 750 metri e che presuppongono una linea di scambio di 1,5 chilometri per tradotta, che necessiterà di uno spazio rintracciabile esclusivamente andando a occupare i terreni su cui insiste l'area a caldo. Questo significa oltre 530 lavoratori a rischio, senza una reale capacità di riassorbimento da parte delle attività logistiche subentranti». «Ad oggi - ha sottolineato Franco Palman, Rsu Uilm - non abbiamo un piano industriale perché la proprietà sta alla finestra. La politica e l'azienda devono assumersi le proprie responsabilità e agire la salvaguardia dei lavoratori, costretti in uno stato di incertezza per il futuro».

L.P.

 

 

«Giunta di Duino Aurisina incoerente sull'ecologia»

DUINO AURISINA. «Svolta ecologica? Non direi proprio». Questo il sarcastico commento di Vladimiro Mervic, consigliere di opposizione a Duino Aurisina come capogruppo della lista "Per il Golfo", dopo l'annuncio della giunta Pallotta dell'avvio della campagna "Mare, Morje e Sailing", iniziativa che riguarda una quarantina di eventi finalizzati a tutelare il territorio e il Golfo con la collaborazione di enti e associazioni del territorio. «Ho forti dubbi sul reale impegno ecologico del Comune - spiega Mervic - che dapprima ha richiesto alla Regione di assoggettare alla Valutazione d'impatto ambientale il progetto del pirogassificatore, salvo poi eclissarsi quando la Regione ha deciso di non sottoporlo a tale vaglio. Inoltre, quando abbiamo presentato un ricorso al Tar contro la scelta della Regione, l'amministrazione non si è fatta sentire, mentre sarebbe stata auspicabile una presa di posizione coerente con la svolta ecologica».

 

 

Raddoppia l'eco-bonus per auto elettriche e ibride

Il governo dà il definitivo via libera alla somma degli incentivi nazionali e locali - L'aiuto in Friuli Venezia Giulia vale fino a 11 mila euro ma serve la rottamazione

Trieste. Un super bonus da 11 mila euro per l'acquisto dell'auto elettrica e di 6.500 per quella ibrida, a patto di rottamare un vecchio veicolo fino a Euro 4. I cittadini del Friuli Venezia Giulia potranno cumulare l'incentivo alla rottamazione nazionale e quello regionale, come confermato dal sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa in una risposta a un'interrogazione nella commissione Attività produttive della Camera. A precisa domanda, l'esponente governativo del Movimento 5 stelle ha spiegato che la norma dell'esecutivo gialloverde stabilisce «esclusivamente che il contributo non è cumulabile con altri incentivi di carattere nazionale». Dalla risposta all'interrogazione e dalla voluta omissione di riferimenti ai contributi regionali si desume che l'incentivo statale può essere sommato con quello regionale, garantendo un grosso aiuto a chi in Fvg voglia acquistare un'auto ecologica. Il bonus del governo prevede uno sconto fino a 6 mila euro per l'acquisto di veicolo elettrico o ibrido se viene contestualmente rottamato un mezzo fino a categoria Euro 4 e se l'acquisto non supera i 50 mila euro Iva esclusa. Il contributo scende a 4 mila euro se la spesa non si accompagna alla rottamazione. Resta invece condizionato alla demolizione di un mezzo usato l'incentivo per l'acquisto di moto, sempre elettriche o ibride, con incentivo fino a 3 mila euro. L'aiuto peserà quest'anno per 60 milioni sulle casse pubbliche e si potrà aggiungere a quello previsto fin dal 2017 dalla Regione, cui la misura costerà 1,4 milioni. Il bonus regionale impone sempre la rottamazione e vale 5 mila euro per l'auto elettrica nuova o a "chilometri zero". L'aiuto si abbassa a 2.500 euro se l'acquisto è relativo a una macchina elettrica usata non più vecchia di due anni. In caso di acquisto di un mezzo ibrido, il bonus Fvg vale infine rispettivamente 4 mila euro per il nuovo e 2 mila per l'usato. Nella omnibus appena approvata i contributi regionali sono stati estesi alla rottamazione dei veicoli fino a Euro 4, mentre un emendamento del M5s alla finanziaria ha previsto l'incentivo per chi rottama moto o scooter, con l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro disponibile a finanziare il capitolo in sede di assestamento di bilancio. Con il cumulo dei due incentivi si toccano gli 11 mila euro per l'auto elettrica e i 6.500 per quella ibrida, se acquistate con contemporanea rottamazione della macchina fino a Euro 4. Il M5s regionale esulta con il consigliere Cristian Sergo: «Un'ottima notizia anche per chi si appresta a comprare un veicolo a trazione elettrico. Non ci sono più scuse». Scoccimarro si dice «contento che il Mise abbia sciolto le riserve sulla cumulabilità: in Fvg abbiamo ora le condizioni per un forte impulso all'elettrico, soprattutto in ambito urbano, dove l'esigenza di ridurre le emissioni è più pressante. La nostra regione è un esempio virtuoso per tutto il paese. Abbiamo destinato 1,4 milioni alla misura, ma a luglio pensiamo di rimpinguare il capitolo perché la mobilità sostenibile è la sfida dei prossimi anni». 

Diego D'Amelio

 

 

Centrale di Fianona di nuovo in attività Gli ambientalisti denunciano Zagabria

Avviata la causa contro il ministero che ha rilasciato l'autorizzazione a rimettere in moto l'impianto

Albona. Le associazioni ambientaliste Azione verde e Istria verde scelgono la strada delle azioni legali per tentare di arrestare quello che definiscono uno scempio ambientale, per il quale mettono nel mirino l'azienda elettrica di stato Hep e il ministero della Tutela dell'ambiente e dell'energia. I due sodalizi hanno infatti denunciato il ministero stesso per avere rilasciato il permesso ambientale in relazione al progetto di prolungare di altri 15-20 anni l'attività della vecchia centrale a carbone Fianona 1, di 125 Mw, costruita nel 1969.L'intera procedura sarebbe illegale - è quanto sostengono le associazioni - giacché non è stata preceduta dall'elaborazione dello studio relativo all'impatto ambientale, previsto invece dalla legge. Si riaccende così la battaglia che già ha visto divampare aspri scontri in passato in merito all'uso del carbone nel Golfo di Fianona, sacrificato sull'altare della produzione elettroenergetica. Ora la Hep, con l'appoggio del ministero e dunque del governo, vorrebbe rimettere in funzione la centrale vecchia di mezzo secolo e chiusa oltre due anni fa in quanto fuori norma rispetto agli standard previsti dalla direttiva europea in materia di emissioni industriali. Proprio per questo l'impianto sarebbe dovuto essere smantellato entro il 31 dicembre 2015, termine in seguito rimandato di due anni mentre adesso - evidentemente - si vuole fare un passo indietro. E il motivo è semplice: nel paese la domanda di energia elettrica è in continuo aumento e il contestatissimo progetto della centrale a carbone Fianona 3, pensata a suo tempo come sostitutiva della "1" e che avrebbe dovuto entrare in funzione accanto alla Fianona 2 attiva dalla fine degli anni Novanta, probabilmente è destinato a rimanere nel cassetto. Zagabria dunque punta ora a sfruttare al massimo le centrali già esistenti, anche con l'obiettivo di contenere quell'importazione di energia elettrica che comporta un esborso annuale non indifferente per le casse statali: dai 400 ai 500 milioni di euro all'anno. Per rimettere in moto Fianona 1 è comunque necessario installare dei filtri in modo da riportare le emissioni in atmosfera entro il perimetro degli standard comunitari, così come fatto di recente con la centrale Fianona 2. Quest'ultima, per la precisione, è stata dotata del sistema Denox mirato a rimuovere gli ossidi di azoto dalle emissioni della ciminiera, alta 340 metri. L'intervento, attuato con un sistema che si basa sulla tecnica della riduzione catalitica selettiva, ha richiesto un investimento di circa 27 milioni di euro. Secondo gli ambientalisti però i filtri sulla Fianona 1, vista la sua veneranda età, non sarebbero comunque sufficienti a far rientrare le emissioni nei parametri di consentiti. Al momento comunque non si sa se e in quale misura la denuncia degli ambientalisti si tradurrà in un ostacolo per i propositi della Hep e del governo. 

 

Patto tra ateneo e San Dorligo per la lotta agli "odori molesti" - L'OK UNANIME IN AULA

SAN DORLIGO. Sarà l'Università a dare man forte al Comune di San Dorligo nella ricerca di una soluzione che possa finalmente porre rimedio al problema dei cattivi odori che si diffondono dall'area della Siot. Va in questa direzione la convenzione quadro di collaborazione fra l'ateneo e l'amministrazione di San Dorligo, il cui testo è stato approvato ieri dal Consiglio comunale con un voto all'unanimità, a testimonianza della trasversalità rispetto a un bisogno che i residenti evidenziano da tempo. La convenzione è stata volutamente definita "quadro" in quanto propedeutica a una successiva che sarà sottoscritta a breve e che riguarderà più specificamente il tema della lotta agli "odori molesti". «Stiamo lavorando da tempo su questo tema molto sentito soprattutto dai residenti delle zone più vicine all'area della Siot - spiega il presidente della Commissione Ambiente del Comune Roberto Potocco - e contiamo sulla competenza e la professionalità della locale Università per cercare di risolvere il problema, i cui riflessi sul quotidiano di centinaia di famiglie è considerevole». Su questo fronte sta prendendo corpo, sempre in questi giorni, anche un'altra iniziativa dell'amministrazione del sindaco Sandy Klun. Con 35 mila euro messi a suo tempo a disposizione del Comune dall'amministrazione regionale, all'epoca della giunta Serracchiani, è stata attivata un'intesa con le Arpa di Puglia e Veneto che garantiranno alla giunta Klun le prestazioni di due tecnici che hanno accumulato notevole esperienza in materia, avendo lavorato uno sulle tematiche dell'Ilva di Taranto e l'altro sul sistema industriale di Marghera. A loro si affiancherà anche un tecnico dell'Università di Trieste, per formare un team di esperti che avranno come compito quello di portare a termine ricerche di respiro internazionale, in modo da individuare, se esiste, un caso simile a quello della Siot e se, eventualmente, si possono applicare in sede locale le soluzioni attivate da altre parti. «Dobbiamo spingere in questa direzione - riprende Potocco - perché la problematica è di tale entità che tutte le strade devono essere battute per cercare di dare una risposta soddisfacente a tutte le famiglie che, da anni, si rivolgono all'amministrazione per poter migliorare la qualità della loro vita, da troppo tempo condizionata dai cattivi odori che fuoriescono dal perimetro all'interno del quale opera la Siot».

Ugo Salvini

 

 

Attenzione a provenienza, taglia, stagione Le "regole" sul pesce a tavola targate Ogs - l'appuntamento

Al Revoltella prima conferenza del ciclo "Mare&Salute" per esplorare a 360 gradi il legame fra uomo e polmone blu

Il pesce è un alimento prezioso nella dieta, va però scelto con attenzione. Il primo appuntamento di "Mare&Salute", un ciclo di conferenze divulgative sul legame tra uomo e mare, ha affrontato ieri al Museo Revoltella il tema "Pesce: il decalogo del mangiare sano e sostenibile". Poche ed efficaci le regole da rispettare, messe in luce ieri dagli esperti presenti. Mangiare pesce fa bene, è il dato messo in evidenza, ma bisogna sempre controllare ciò che viene scelto, la provenienza per esempio, se si tratta di allevato o pescato, la taglia, e allo stesso tempo ricordare che le risorse ittiche non sono inesauribili. A introdurre l'iniziativa Maria Cristina Pedicchio, presidente dell'Ogs, moderatrice dell'incontro, che ha ricordato anche l'obiettivo dei cinque appuntamenti promossi, organizzati proprio da Ogs nell'ambito di proEsof. «È un ciclo di conferenze al Revoltella, che farà tappa anche al Caffè San Marco, e che mira a parlare di mare e salute, del legame indissolubile - ha sottolineato - tra uomo e mare. Abbiamo voluto dar vita a questi incontri culturali e di sensibilizzazione perché è un argomento di cui parliamo spesso, ma noi cittadini poi cosa sappiamo esattamente? Molto poco in realtà. Così succedeva per tanto tempo anche in passato. Solo da pochi anni l'uomo ha capito l'importanza del mare. E pensiamo che rappresenta il 72% del mondo, da lì arriva il 50% dell'ossigeno, un vero polmone blu, accanto a quello verde, ben più noto. E ancora - ha ricordato Pedicchio - è paradossale che abbiamo esplorato solo il 5% dei fondali esistenti, si conosce di più la superficie di Marte. In questa serie di incontri affronteremo insieme tanti argomenti, tra i quali l'inquinamento e la plastica, che in questo momento suscita grande attenzione e polemiche, ma i temi saranno molteplici. Quello che noi vogliamo fare con "Mare&Salute" - ha ribadito - è informare, in maniera trasversale, perché quando si conosce si agisce, quando si agisce si diventa responsabili. Questa è la missione dei nostri enti, promuovere un'educazione responsabile, ricordando che per l'uomo il mare è fondamentale, ma non viceversa». Spazio poi agli interventi dei vari relatori, Simone Libralato, dell'Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale - Ogs appunto, Antonio Terlizzi dell'Università di Trieste, Michela Zanetti sempre dell'ateneo giuliano e Rosalba Giugni di Marevivo, quest'ultima presente con un video messaggio. Prossimo appuntamento mercoledì 24 aprile, alle 17.30, sempre al Revoltella, con l'argomento "Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene". L'8 maggio alle 18 si parlerà del sale, dal mare alla nostra tavola, stesso orario anche giovedì 16 maggio con il dibattito sulla plastica e mercoledì 5 giugno con "Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica". 

Micol Brusaferro

 

Agricoltura e abissi marini al Caffè delle Scienze - al Tommaseo

Proseguono gli incontri del Caffè delle Scienze. Oggi alle 17.30, al Caffé Tommaseo, in Riva Tre Novembre 5, Mauro Balboni, agronomo, parlerà di "Il pianeta mangiato. La guerra dell'agricoltura contro la terra". Ciò che un tempo veniva chiamata agricoltura, oggi è un'industria che causa molti danni collaterali come pandemia, globesità e riscaldamento globale. Investendo sulle tecnologie dell'ultimo decennio si possono rinnovare i sistemi di coltivazione, ridurre il consumo di acqua dolce e vietare ulteriori sconvolgimenti dei cicli geochimici planetari. A seguire Manuel Bensi, Ricercatore all'Ogs tratterà il tema "Abissi oceanici: come e perché studiarli". Le profondità degli abissi: quali segreti nascondono e cosa ci possono dire sui cambiamenti climatici? Dal Mediterraneo ai Poli, un breve viaggio nelle tecniche oceanografiche utili a carpire i segreti dell'oceano.

 

 

SEGNALAZIONI - Le cornacchie grigie minano l'avifauna

Più che di conquista, io avrei parlato di una vera e propria "invasione ostile" che non fa prigionieri, perché di questo si tratta. E gli effetti credo siano ormai sotto gli occhi di tutti. La cornacchia grigia sta di fatto compromettendo, mettendola a serio rischio, la sopravvivenza di quasi tutta l'avifauna locale presente nel e sul nostro territorio. Esclusi i gabbiani, che ancora sembrano resisterle, vuoi per stazza che per combattività, tutti gli altri, fra i quali colombi, tortore, merli, rondini, passeri, ecc. ecc. , tutti uccelli dei quali era piacevole ascoltare il dolce tubare e cinguettare, oggi non esistono quasi più. Senza voler parlare dei danni all'agricoltura, alle colture orticole primaverili-estive ed ai frutteti. Amo gli animali, come ritengo tantissimi fra i lettori del Piccolo, ma quando è troppo, è troppo! Forse sarebbe ora che la Regione, nella persona dell'assessore all'ambiente, il signor Fabio Scoccimarro, pensasse ad un "piano di contenimento" di questo corvide, prima che sia troppo tardi per la restante avifauna altrimenti destinata all'estinzione.

Antonio Tota

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 10 aprile 2019

 

 

Cambia l'accesso al Porto vecchio - Il nuovo varco al ponte di ferro

Firmata l'ordinanza per la viabilità in vista dei nuovi cantieri - La bretella diventa un rettilineo con il Magazzino 26

Cambia l'accesso a Porto vecchio. Tra un paio di settimane lo storico varco di viale Miramare con relativa bretella, aperto nel 2011 in occasione della Biennale diffusa al Magazzino 26, arretrerà di 50 metri finendo praticamente a ridosso del cavalcavia ferroviario. Una scelta determinata dall'imminente apertura dei cantieri per la nuova viabilità, la realizzazione delle reti infrastrutturali e del nuovo centro congressi. La novità è contenuta in un'ordinanza temporanea (scadenza fine gennaio 2020) della viabilità firmata dal direttore d'area Giulio Bernetti. «Il nuovo accesso al Porto vecchio si sposta di una cinquantina di metri. Non cambierà nulla rispetto alle regole in vigore attualmente nel Porto vecchio solo che i veicoli passeranno tra la Centrale idrodinamica e il Magazzino 27 invece che tra il Magazzino 27 e il 28 come accade ora. È un'ordinanza legata ai lavori che stiamo facendo. Una viabilità da cantiere», spiega Bernetti. Così per i prossimi nove mesi, che includono l'estate balneare, i triestini dovranno fare i conti con un ulteriore restringimento di viale Miramare e con gli inevitabili disagi per i rientri in città dalla riviera di Barcola. La cosa positiva è che, con il nuovo varco d'ingresso in Porto vecchio, la bretella sarà un rettilineo con le corsie di marcia riallineate al Magazzino 26. Nell'operazione, ovviamente, saranno sacrificati un'altra porzione degli storici binari (che verranno ricoperti a futura memoria) e un'ulteriore pezzo della recinzione monumentale (tutelata dalla Soprintendenza) come è accaduto anche per il parcheggio Boveto, realizzato all'inizio di Porto vecchio sul terrapieno di Barcola. «La viabilità sarà sempre garantita. Sarà uguale a quella di adesso semplicemente spostata verso il ponte di ferro. Si dovrebbe partire tra qualche settimana. Si sta demolendo uno dei magazzini non vincolati e una volta ripulita la zona verrà realizzato il nuovo accesso», spiega il direttore Bernetti. L'ordinanza prevede l'istituzione di due corsie (una per ogni senso di marcia) della larghezza di almeno 3 metri (con divieto di sosta e fermata con rimozione) tra il nuovo varco di accesso su viale Miramare e il Magazzino 26 (dove c'è già la mostra sul Lloyd Triestino e dove dovrebbero arrivare il Museo del Mare di Campo Marzio, l'Immaginario scientifico e le masserizie degli esuli del Magazzino 18). Ci sarà poi l'istituzione del limite massimo di velocità di 30 chilometri all'ora per l'intera area di Porto vecchio. Rimarrà inalterato l'obbligo di svoltare a destra per tutti i veicoli (direzione centro città) che escono dal Porto vecchio e si immettono in viale Miramare. Nell'ordinanza che dura 10 mesi sono previsti anche divieti di transito della durata di tre giorni, restringimenti della carreggiata e sensi unici alternati. Tutto previsto in vista dei cantieri che affolleranno il comprensorio museale che si sviluppa attorno al Magazzino 26 e alla Centrale idrodinamica. A breve sono previsti interventi alla pavimentazione generale, alle strade, ai servizi principali, alle reti elettriche, a quelle di acqua e gas, e ancora agli impianti di illuminazione, alle fognature e agli arredi urbani. Tutti servizi che non esistono in Porto vecchio. I primi interventi sono iniziati dalla demolizione di alcuni fabbricati, pubblicizzati con orgoglio dal sindaco picconatore Roberto Dipiazza. «Si tratta di edifici che già si trovavano in pessime condizioni e che non erano vincolati dalla Soprintendenza - spiega Bernetti -. Eliminarli servirà ad allargare la futura sede stradale». Nel lotto dei lavori è compresa anche la realizzazione di una grande rotatoria su viale Miramare all'altezza dell'attuale varco. Un altro cantiere per cui è stata emessa l'ordinanza della viabilità è quello che sta per partire per la costruzione del nuovo centro congressi nell'area dei magazzini 27 e 28. Un vera corsa contro il tempo visto che dovrebbe essere pronto entro luglio 2020 quando in Porto vecchio si terrà Esof. «Procedono i lavori per la realizzazione del Centro congressi nel Porto vecchio di Trieste che sarà pronto per Esof2020. Un importante investimento pubblico-privato di circa 11 milioni di euro», ha assicurato a metà marzo Dipiazza. Un'autentica scommessa. 

Fabio Dorigo

 

Il primo appalto da 3,7 milioni a una cordata friul-giuliana

L'Ati tra Adriacos di Latisana e Innocente & Stipanovich di Trieste realizzerà il lotto di lavori relativo alle strade e all'infrastrutturazione

Un'alleanza friul-giuliana. A vincere il primo vero appalto della trasformazione del Porto vecchio di Trieste è stata l'Ati (associazione temporanea di imprese) tra Adriacos srl di Latisana (Udine) e Innocente & Stipanovich di Trieste. Una fetta di lavori da 3,7 milioni di euro. Si tratta del primo lotto relativo alla riqualificazione della viabilità e all'infrastrutturazione dell'area del polo museale, che racchiude i Magazzini 26 (Museo del mare, Immaginario scientifico, Magazzino 18), 27-28 (nuovo centro congressi), 30 (Fish market), la Centrale idrodinamica e la Sottostazione elettrica. I lavori di viabilità e infrastrutturazione hanno avuto la precedenza in vista di Esof2020 (Trieste capitale europea della scienza), che avrà luogo in Porto vecchio nel luglio del prossimo anno. Alla gara, che scadeva lo scorso dicembre, avevano presentato offerte sei cordate organizzate in altrettante associazioni temporanee di imprese. La vincitrice, l'Ati Adriacos e Innocente & Stipanovich, ha a disposizione 300 giorni per realizzare le opere. Tutto dovrà essere pronto per fine gennaio 2020. La rotatoria di viale Miramare, che fa sognare il sindaco Roberto Dipiazza, è l'opera di maggior impatto: il cantiere inizierà alla fine di questa estate e sarà la conclusione di tutto il primo lotto. La rotatoria, che da sola vale mezzo milione di euro, avrà un diametro di 30 metri con un'isola centrale allestita a verde e alcune isole spartitraffico perimetrali. Il progetto prevede un allargamento dell'attuale varco di accesso al Porto vecchio mediante la rimozione di alcune campate della storica recinzione tutelata dalla Soprintendenza (che come le altre saranno smontate e conservate nei depositi comunali). Nel caso dell'infrastrutturazione si parte da zero. È praticamente tutto da rifare. Lo stato di fatto delle infrastrutture a rete dell'area ex portuale è caratterizzato da condotte vetuste che necessitano un totale rifacimento: dai servizi idrico-elettrici al sistema fognario (che risulta "per lo più sconosciuto") per finire alle condotte del gas da inventarsi di sana pianta. Il secondo lotto, di oltre 5 milioni di euro, provvederà a collegare le infrastrutture del polo museale con la città in corrispondenza di largo Santos.

 

Museo del mare Piano e Koolhas interessati - Oggi le offerte - IL PROGETTO

Non è automatico che un sopralluogo implichi la partecipazione a una gara progettuale. Ma è comunque positivamente sintomatico che alcuni grandi studi internazionali di architettura abbiano chiesto agli uffici comunali di valutare sul campo il sito nel quale sorgerà il Museo del mare, quel Magazzino 26 in Porto vecchio sulla cui realizzazione il Municipio ha puntato 33 milioni di euro. Renzo Piano, Rem Koolhas, Mario Cucinella sono alcune "archistar" che hanno mandato in avanscoperta i propri "sherpa": è in ballo una parcella di un milione 633 mila euro per «affidamento di servizi di ingegneria e architettura - servizio di progettazione definitiva, esecutiva e coordinamento per la sicurezza». Ieri alle 12.30 è scaduto il termine per la presentazione delle offerte, che saranno aperte stamane alle 10 nella stanza 11 del piano ammezzato della residenza municipale. Il seggio di gara è formato da due dirigenti, Lucia Iammarino (che è anche "rup" del progettando Museo) e Riccardo Vatta. Una volta affidato l'incarico, il vincitore dell'appalto avrà a disposizione otto mesi per preparare il progetto. 

 

 

Esof chiede chiarezza sul centro congressi: «Tempi certi per giugno» - La manifestazione di luglio 2020 e il nuovo polo.

Gli organizzatori di Esof 2020, la manifestazione scientifica programmata in Porto vecchio nell'estate del prossimo anno, debbono sapere la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità entro la fine di giugno. Domanda-chiave: il centro congressi di Tcc riuscirà a essere approntato per la primavera 2020? Sarà completamente agibile per un'integrale utilizzazione, come da progetto? Riuscirà il cantiere, che ha terminato la fase demolitoria e che attende la validazione di Veritas Bureau, a chiudere i lavori entro la fine di aprile 2020, in modo tale che Esof possa impostare l'allestimento con un paio di mesi di anticipo rispetto al varo dell'iniziativa?Il quartier generale Esof lo chiederà esplicitamente al Comune e alle aziende esecutrici a giugno: giusto in tempo per calibrare la gara internazionale, con la quale verranno scremati i fornitori. In palio un milione di euro, che potrebbero diventare di più se Tcc non sarà in grado di completare le opere nel tempo previsto e quindi se Esof si troverà costretto a trovare ulteriori risorse per ovviare a eventuali ritardi. «Nessuna volontà polemica - tiene ripetutamente a chiarire Tazio Di Pretoro, responsabile tecnico-esecutivo di Esof - soltanto necessità da parte nostra di avere un quadro attendibile della situazione edile-impiantistica, così da muoverci con la dovuta tempestività».Di Pretoro, che è anche socio dello studio Metroarea impegnato nella progettazione del Tcc, parte da una considerazione preliminare: un conto è Esof, un conto è il centro congressi. In termini cronologici Esof viene prima dell'idea di un centro congressi. Infatti - precisa l'architetto - Esof verrà allestito comunque, a prescindere dal completamento del centro congressi. Basta saperlo. E come si farà? Semplicemente attuando un Piano B che altro non è se non il piano originario, mediante il quale prevalse la candidatura di Trieste: un piano basato sull'utilizzo di cinque edifici - i Magazzini 26, 27, 28, la Centrale idrodinamica, la Sottostazione elettrica - e degli spazi aperti davanti a questi stabili. E allora dove sta la differenza? La differenza sta nel progetto Tcc che prevede la costruzione ex novo di una struttura "28 bis" attaccata al "28": il "28 bis" dovrà contenere l'auditorium più grande, in grado di mettere a sedere 1800 persone. E se non si fa il "28 bis"? «Si farà con il "28" - risponde Di Pretoro - adeguato per ricevere 1400 convegnisti». La logistica della manifestazione stima l'arrivo di 4500 "delegati", che utilizzeranno 8 sale conferenze su tre livelli del "26", auditorium e zona ospiti all'Idrodinamica, 800 metri quadrati espositivi e quattro piccole sale al "27". Mille metri quadrati espositivi, due sale stampa, l'incognita della super-sala al "28" e "28 bis". Tra il "27" e il "28" si estenderà un nuovo ponte dei sospiri che non mancheranno nel rush finale degli interventi. Negli spazi "open" un ristorante da 800 metri quadrati, un plateatico di 500 mq dotato di sedie e ombrelloni, bar, una "agorà" con due box informazioni. Chi non è delegato, dovrà pagare "on line" l'ingresso al "villaggio": a Tolosa costava 100 euro/dì e a Trieste non sarà più economico.

Massimo Greco

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 10 aprile 2019

 

Ripartono a Muggia i corsi sui "segreti" dell'agricoltura

Oggi pomeriggio in sala "Millo" la prima delle 30 lezioni gratuite di quest'anno. I focus sul mare fra le novità. Visite in azienda orticola, caseificio e saline

MUGGIA. Tornano i corsi su agricoltura e territorio organizzati dal Comune di Muggia. Dopo i 250 iscritti totalizzati nelle ultime edizioni, stavolta le lezioni saranno in totale 30 e si svolgeranno, come da tradizione, sia in aula sia in esterna. Il docente sarà Paolo Parmegiani, dottore agronomo-forestale e divulgatore agricolo della Regione. L'inizio del corso, che sarà gratuito, è previsto oggi alle 17 nella sala "Millo" di piazza della Repubblica. «La partecipazione, previa iscrizione, è aperta a tutti i cittadini di Muggia, ma una percentuale di posti disponibili sarà riservata anche quest'anno ai cittadini dei comuni limitrofi, che saranno quindi i benvenuti», ha spiegato in questi giorni il vicesindaco Francesco Bussani. Le lezioni - di tipo teorico, tecnico, pratico e culturale - spazieranno dalla coltivazione dell'ulivo a quella degli ortaggi delle specie minori, dalla frutticoltura (con attenzione alle vecchie varietà del territorio) alla produzione del formaggio, dalla produzione vinicola a quella dell'olio, con la finalità di divulgare conoscenze e abilità che possano far avvicinare i partecipanti alla dimensione agricola che per secoli ha caratterizzato le zone di Muggia. Una novità di quest'anno è l'introduzione dell'elemento "mare" con due lezioni su pesci, spugne, molluschi e storia del sale, con tanto di uscite tematiche tra cui quella alle saline. Appuntamenti in esterna che andranno ad arricchire il calendario fuori dall'aula, che vede organizzate, tra le altre cose, visite a un'azienda orticola, a una cantina e a un caseificio. «Abbiamo avuto modo di constatare quanto il corso fosse apprezzato anche al di fuori di Muggia, con persone che hanno manifestato interesse e aderito con entusiasmo. Ci auguriamo che anche in questa edizione la partecipazione sia significativa come negli anni passati», l'auspicio di Bussani. Le iscrizioni possono essere presentate all'Urp di piazza Repubblica o via email a luciana.ficiur@comunedimuggia.ts .it e lorenzo.prelec@comunedimuggia.ts.it. A fine corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione e sarà fornito il materiale di tutte le lezioni.-

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 9 aprile 2019

 

 

Aurisina Cave liberata da montagne di rifiuti

Nuovo blitz dei volontari di Sos Carso: tra i boschi e le doline accanto alla discarica comunale è stato trovato di tutto

DUINO AURISINA. Oltre 200 sacchi di rifiuti vari, 32 pneumatici da macchina e otto da camion. Ma anche un televisore, circa 20 metri cubi di ferraglia, 17 batterie di auto e persino una tavola da surf. È solo una parte del lauto "bottino", nascosto tra i meandri dell'altipiano, "catturato" nell'ultima uscita ecologica dai volontari del gruppo triestino Sos Carso. Gli ambientalisti capeggiati da Cristian Bencich hanno preso d'assalto in questo caso boschi e doline nella zona di Aurisina Cave, proprio a poche decine di metri, in linea d'aria, dalla discarica comunale. Oltre al materiale già citato sono stati recuperati nel verde 10 metri cubi di materiale edile, cinque metri cubi di plastica varia, e ancora cavi elettrici, tubi, guaine e, "dulcis in fundo", lo scafo di una barca in vetroresina. La battuta di pulizia è stata un successo in particolar modo per la forte partecipazione di tante persone e di varie associazioni riunitesi con un unico scopo, ossia quello di creare un Carso più pulito, e non solo. «In questa uscita ecologica siamo riusciti a coinvolgere oltre 100 persone nei vari momenti, tra mattina e pomeriggio, dimostrando che se le cose vengono fatte con il cuore e partono dal basso si possono ottenere grosse soddisfazioni, anche con pochi aiuti, perché qui oltre all'aspetto ecologico conta molto anche l'aspetto umano», racconta estremamente soddisfatto Bencich. Uomini, donne, anche qualche giovanissimo, hanno così raccolto l'appello di Sos Carso ritrovandosi sin dal mattino nella frazione di Aurisina Cave, ospiti degli spazi del Dipartimento di salute mentale dell'AsuiTs. Da lì sono partite le varie spedizioni nelle doline e nei boschi con guanti e tanta buona volontà. Alla fine, come sempre, è stato davvero impressionante vedere tutti quei rifiuti ammassati, pessimo prodotto del senso di inciviltà che permea purtroppo qualche mascalzone. Alle operazioni di pulizia hanno preso parte anche gli scout del gruppo Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) della comunità di Trieste, che non si sono certo tirati indietro. Attorno alle 14 negli spazi all'aperto dell'AsuiTs è stato organizzato un pranzo rigorosamente ecologico, senza plastica usa e getta, grazie all'associazione Trieste Senza Sprechi. Molto soddisfatto dell'esito della giornata anche Furio Alessi, cofondatore di Sos Carso: «La fatica, l'ennesima, per ripulire il nostro amato Carso, è stata ampiamente ripagata dalla presenza di così tante persone, alcune delle quali provenienti anche dalla vicina Bisiacheria. Stiamo crescendo, o, meglio, sta crescendo il nostro messaggio».-

Riccardo Tosques

 

 

Il team Unesco Giovani rilancia da Trieste il progetto "caschi verdi"

Chiusa la tre giorni di lavori dedicata a tra scienza e ambiente. Tra le proposte la creazione di una task force a tutela del pianeta

È calato il sipario sul secondo Unesco Italian Youth Forum organizzato per tre giorni a Trieste da Unesco Giovani, la più grande realtà giovanile del mondo Unesco. Un evento dedicato quest'anno al rapporto tra scienza e ambiente. Quanto mai attuale il tema di quest'anno, centrato attorno alla domanda: «Quanto è importante la ricerca scientifica e tecnologica per salvare il pianeta?». A confrontarsi sull'argomento, assieme ai giovani, il presidente di Unesco Italia Franco Bernabè, il sottosegretario Vincenzo Spadafora, e i numerosi esperti che hanno preso parte ai lavori durante i tre giorni dell'iniziativa. Unesco dedicherà la decade 2021-2030 al grande tema degli oceani, cuore della salvaguardia ambientale. «Siamo veramente orgogliosi di aver fatto conoscere la città di Trieste e le sue eccellenze - afferma Marina Coricciati, rappresentante della sezione Fvg dell'Associazione italiana giovani per l'Unesco - è stata un'interessante tre giorni di scambi di conoscenza e costruzione di nuove azioni per il futuro, attraverso un ruolo sempre più centrale e cruciale dei giovani del nostro Paese». «Desidero quindi - continua Coricciati - ringraziare tutti i soci Unesco Giovani, e in particolare il gruppo Fvg per il lavoro svolto e l'impegno che è stato messo in campo. Ora che il forum si è concluso iniziamo da subito a pensare a nuove attività, portando avanti le relazioni avviate con tutti gli attori del territorio che hanno contribuito a rendere questo forum così speciale». Nell'ambito del Forum è stato nominato il nuovo presidente di Unesco Giovani, Antonio Libonati, che succede al fondatore Paolo Petrocelli. «Unesco Giovani ha lanciato, accanto alla grande campagna #UNITE4HERITAGE di Unesco Mondo, quella denominata #UNITE4EARTH - afferma Libonati - perché dai giovani italiani vuole partire un grande messaggio di consapevolezza e di informazione affinché i governi mondiali facciano ciò che devono per salvare la nostra terra e i nostri mari. Ma l'obiettivo dei giovani italiani per l'Unesco - continua il neo-presidente - è quello di rilanciare l'idea italiana dei "caschi verdi, vale a dire una rete di competenze in grado di difendere e sostenere le aree verdi del pianeta. Siamo l'ultima generazione che può fare qualcosa di utile per salvare il pianeta. Non ci tireremo indietro».Da Trieste il testimone passa ora a Parma, che nel 2020 sarà anche la Capitale italiana della cultura e ospiterà il prossimo Italian Youth Forum dell'associazione. Al termine del forum infatti, tutte le Regioni hanno votato fra Firenze e Parma, le due città proposte dai rispettivi comitati regionali e ha spuntarla è stata la città Ducale, peraltro già insignita nel 2015 dall'Unesco come Città creativa della gastronomia. «Siamo molto contenti e riceviamo con piacere il testimone da Trieste raccogliendo così la fiducia di tutti i Comitati Regionali che hanno deciso di portare nella nostra Regione il prossimo Forum - conclude Federico Ferrari, rappresentante regionale dell'Emilia-Romagna -. Abbiamo un anno di tempo per ripagare questa fiducia, organizzando un evento che possa essere attrattivo per tutto il territorio e portare a conoscere tutte le eccellenze della città ai quasi 400 soci dell'Associazione». -

 

 

«Nazionalizzare l'acqua costerebbe 15 miliardi» - PARLA STEFANO VENIER (HERA)

BOLOGNA. «Il tema è molto delicato, credo che sia un passaggio all'indietro ricchissimo di rischi e incertezze». Così l'amministratore delegato di Hera, Stefano Venier ha replicato - a margine di un convegno a Bologna di Nomisma - a chi gli chiedeva un commento sulla ripubblicizzazione del settore idrico come previsto dalla proposta di Legge Daga, in discussione in Parlamento, che ne attribuisce la gestione agli enti locali revocando le attuali concessioni. «Gestire il ciclo idrico integrato - ha spiegato - è un'attività a fortissima intensità di capitale, richiede competenze industriali e soprattutto una visione e una capacità di affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Una rinazionalizzazione scaricherebbe sulle spalle dei cittadini un debito di oltre 15 miliardi di euro, ma soprattutto -anche quelli che sono gli oneri legati alla gestione di questo ciclo».

 

 

SEGNALAZIONI - Piazza Sant'Antonio Almeno interventi"minimal"

Il Comune vuole il parere dei cittadini sulla progettazione dello spazio compreso tra la Chiesa di Sant'Antonio e la chiesa serbo ortodossa, quindi intervengo a riguardo. Tale spazio è stato oggetto di alcuni progetti, anche premiati, di alcuni architetti ai quali anche il sottoscritto ha dato il proprio contributo di idee. Attualmente però il lavoro svolto risulta a mio avviso sprecato, perché nulla sembra si farà in futuro. Quindi, visto che ci si chiede un ulteriore pensiero, propongo di pavimentare decorosamente lo spazio attualmente asfaltato tra piazza Sant'Antonio e le vie adiacenti che circondano il giardinetto, dare risalto alle aiuole che attualmente sono poco curate piantando anche alberi di gingko biloba "antismog", pavimentando quindi di sana pianta lo spazio restante che ora circonda la fontana completamente da rimettere a bolla (non come piazza dell'Unità), dando la possibilità ai venditori di prodotti locali di potere lavorare, lasciando intatte le panchine storiche. Suggerisco anche di rifare il mosaico interno della fontana centrale, il giardinetto con una decorazione che ricordi la natura del nostro mare e il Canale storico. Ricordo anche alla giunta che ritengo necessario pensare anche a stalli appositi per le biciclette.

arch. Giovanni Franzil

 

 

"Mare e salute" Pesce e decalogo del mangiar sano

Un evento Ogs Con il ciclo di conferenze "Mare e Salute", l'Ogs vuole evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare, tramite incontri rivolti a tutti, in programma al Museo Revoltella. Il primo appuntamento, in programma domani 10 aprile 2019 alle ore 18, è incentrato su "Pesce: il decalogo del mangiare sano e sostenibile" si parlerà dell'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 8 aprile 2019

 

 

Pesci, meduse, plastica e veleni A scuola di mare con l'Ogs

Cinque "lezioni" all'auditorium del Revoltella in programma da mercoledì Pedicchio: «Non è solo una risorsa da sfruttare ma un bene da difendere»

Raccontare il mare, aiutare le persone a conoscerlo e a viverlo in modo responsabile usando le risorse che regala e senza distruggerlo. L'Istituto nazionale di Oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) ha organizzato con quest'obiettivo cinque incontri dal titolo "Mare e salute", il primo dei quali è in programma mercoledì al Revoltella.«Troppo spesso l'ambiente marino viene visto principalmente come una risorsa da sfruttare e non da proteggere - racconta la presidente dell'Ogs, Maria Cristina Pedicchio - e divulgare il complesso delle interazioni tra uomo e mare rappresenta quindi una sfida in cui l'Ogs è da tempo in prima linea. Vogliamo far comprendere come la tutela dell'ambiente abbia importanti benefici per l'uomo, far sviluppare nella popolazione una cultura di prevenzione e un approccio proattivo alla salvaguardia della salute e dell'ecosistema naturale che ci circonda. Eventi meteorologici estremi, esposizione ai patogeni trasportati dalle acque, il loro inquinamento rappresentano solo alcuni esempi di importanti minacce per la salute umana connesse al mare. Ma, allo stesso tempo, i mari offrono numerosi benefici per la salute e il benessere umano sotto forma di servizi ecosistemici, come la fornitura di risorse quali cibo e materie prime, di cui è importante essere consapevoli». Il primo incontro è fissato alle 18 di mercoledì 10 aprile , sarà incentrato su "Pesce: il decalogo del mangiare sano e sostenibile" e affronterà il tema dell'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche, suggerendo scelte alimentari responsabili e sane. Mercoledì 24 aprile alle 17.30 si parlerà invece di "Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene". Il dibattito spazierà sugli elementi presenti nel mondo marino. La terza conferenza, prevista mercoledì 8 maggio alle 18, sarà su "Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola", per conoscere l'elemento ed il legame con le malattie cardiovascolari. "Plastica: dalla bottiglia al piatto - come la plastica è entrata nella catena alimentare" sarà il titolo del quarto evento il 16 maggio alle 18 e affronterà appunto il tema della plastica, un materiale importantissimo per la nostra vita quotidiana, spiegando i problemi per gli organismi acquatici e come questo elemento entra nella catena alimentare. Infine il 5 giugno, sempre alle 18, "Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica" parlerà delle meduse come nuova pietanza sulle nostre tavole e della nutrigenetica che influenza le nostre scelte alimentari. Per partecipare bisogna registrarsi sul sito www.inogs.it. Tutti gli appuntamenti si terranno all'auditorium del Museo Revoltella.Partner dell'Ogs saranno il Fai Fvg, l'Irccs Burlo Garofolo, l'associazione Scienza under 18 e il Wwf area marina protetta di Miramare. Il progetto è finanziato dalla Regione e le conferenze sono organizzate con il Comune di Trieste e l'associazione Marevivo Fvg. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 7 aprile 2019

 

 

Spunta a Rabuiese un "cimitero" di ruote nascosto nel verde

La discarica segnalata al Comune dall'Azienda sanitaria Tornano d'attualità degrado ambientale e rischio zanzare

MUGGIA. Almeno una trentina di copertoni abbandonati tra il verde di Rabuiese. Questa l'amara segnalazione fatta in questi giorni dall'Azienda sanitaria al Comune di Muggia. Roventi le parole dell'assessore all'Ambiente locale Laura Litteri: «L'abbandono dei rifiuti è un reato che può avere effetti molto negativi su tutti i cittadini, come in questo caso, con la possibilità del diffondersi di malattie anche pericolose, come la febbre del Nilo causata dalla puntura di zanzare infette». Visto l'imminente arrivo della bella stagione, con relativo innalzamento delle temperature, a Muggia si torna a parlare dunque di degrado ambientale e zanzare. L'argomento era già approdato nell'ultimo Consiglio comunale muggesano di ottobre, ma non era stato trattato per l'approssimarsi della stagione fredda. E così è stato ripresentato sotto forma di mozione nell'ultima seduta dalla consigliera Giulia Demarchi (Forza Muggia) prima di essere ritirato. Il documento aveva come oggetto l'eliminazione delle zanzare dall'asilo comunale Iacchia e chiedeva al Comune di impegnarsi a effettuare le dovute opere di disinfestazione suggerendo il periodo delle festività pasquali come finestra di tempo idonea a tale attività. «Sono certa che, grazie alle conoscenze che le derivano dagli studi di veterinaria, la consigliera Demarchi ben sa e si è solo dimenticata che la disinfestazione va effettuata nel periodo estivo con prodotti antilarvali nei potenziali focolai costituiti da raccolte d'acqua di vario genere e quindi sarebbe stato insensato effettuarla a Pasqua», ancora Litteri. La migliore arma contro le zanzare, secondo l'esponente della giunta Marzi, è «la prevenzione attraverso tutte quelle azioni che ciascuno di noi può mettere in campo per impedire o rallentare il proliferare delle zanzare». Nello specifico l'Asuits ha fornito una sorta di vademecum per combattere le zanzare. Le principali indicazioni? Rimuovere ogni sorta di potenziale contenitore per lo sviluppo larvale, come ad esempio secchi, bacinelle, bidoni anche di piccola dimensione nelle aree contigue alle abitazioni per evitare la formazione di raccolte d'acqua. Ma anche svuotare e ripulire, almeno una volta settimana, i contenitori di uso comune, come sottovasi di piante, piccoli abbeveratoi per animali domestici e annaffiatoi. Per i contenitori d'acqua inamovibili, quali ad esempio vasche in cemento, bidoni e fusti per irrigazione degli orti, è consigliato invece una copertura con strutture rigide, come teli di plastica o zanzariere. Consigliato anche l'inserimento di pesci "larvivori", come ad esempio i pesci rossi o le gambusie, nelle piccole fontane ornamentali da giardino. Ma un altro problema è rappresentato proprio dai copertoni abbandonati che, riempiendosi di acqua piovana, diventano il focolaio prediletto per lo sviluppo delle zanzare. «L'Azienda sanitaria ci ha segnalato un deposito di almeno una trentina di copertoni abbandonati in località Rabuiese. La rimozione e lo smaltimento dei copertoni sono procedure molto costose cui dovrà fare fronte il Comune e il cui costo ricade sull'intera comunità. L'abbandono dei rifiuti è un reato che può avere effetti molto negativi su tutti i cittadini», ammonisce appunto Litteri.-

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 6 aprile 2019

 

 

L'ASSESSORE ALL'AMBIENTE DI MUGGIA Litteri: «In un anno col porta a porta rifiuti indifferenziati ridotti del 50%»

«Dopo un anno di raccolta porta a porta è tempo di fare dei bilanci, soprattutto in vista dell'approvazione del Piano economico finanziario del Servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che si compone di una parte di raccolta e pulizia delle strade e di una parte di smaltimento dei rifiuti: ambedue le componenti sono comprese nella Tari». Lo premette l'assessore all'Ambiente del Comune di Muggia, Laura Litteri. «Il passaggio al nuovo sistema di raccolta - prosegue Litteri - ha portato a una drastica riduzione del 50% nella produzione di rifiuto indifferenziato; siamo passati da una produzione annua di quasi 4000 tonnellate nel 2017 a 2300 nel 2018 e, considerando che nei primi tre mesi 2018 la raccolta veniva effettuata ancora con i cassonetti stradali, stimiamo nel 2019 di arrivare a quantitativi inferiori alle 2000 tonnellate. Un risultato che fa bene all'ambiente e anche all'economia del nostro Comune».

 

 

SEGNALAZIONI - Opere pubbliche - Finto ambientalismo dei Sì Tav

Da non crederci. Ora i sostenitori del Tav Torino-Lione adottano argomentazioni di sostenibilità ambientale e amano molto citare Greta Thunberg, la ragazza svedese promotrice delle proteste giovanili in difesa del pianeta (vedi la lettera del signor Denitto sul Il Piccolo del 21 marzo). Dicono - ed è vero - che il traffico su strada dei tir emette migliaia di tonnellate di Co2; peccato che lo scavo di un tunnel di 57 chilometri sotto le Alpi, con i milioni dimetri di cubi di terra e roccia da scavare e movimentare, le colate infinite di cemento, l'utilizzo di centinaia di migliaia di tonnellate di acciaio (i famosi "tondini") comporterà l'emissione di così tanta Co2 ed altri inquinanti che ci vorrebbero decenni per arrivare ad un bilancio positivo. Ma soprattutto si dimenticano di dire che l'Alta velocità ferroviaria riguarda il traffico passeggeri, non le merci. Quante persone di spostano tra Torino e Lione ogni giorno? Forse qualche decina, ad essere abbondanti. Questo giustifica l'opera?Certo che bisogna incentivare la "strada ferrata", in quanto mezzo di trasporto meno inquinante rispetto camion o aerei, ma a mio parere non è necessario costruire altre linee, oltre quelle esistenti. Dalle parole dei Sì Tav (industriali e politici vari) sembrerebbe che non esistano linee ferroviarie dall'Italia verso la Francia, la Svizzera o la Germania e che il nostro Paese sia isolato a sud delle Alpi. Strano, personalmente mi è capitato di viaggiare proprio sulla tratta Torino Lione attraverso il Frejus. Realizzare opere così impattanti su territorio, nella sua eccezzione ambientale ma anche sociale, per risparmiare mezz'ora o poco più per un treno passeggeri, è semplicemente demenziale.

Dario Pacor

 

 

Focus su plastica e rifiuti Svolta ecologica del Comune

Presentato il programma "Mare Morje & Sailing" dal sindaco Pallotta. Prevede 41 appuntamenti per una cultura dell'ambiente

DUINO AURISINA No alla plastica gettata in mare, ai rifiuti abbandonati sul Carso, ai comportamenti irrispettosi dell'ambiente. E' una svolta ecologica quella decisa dal Comune di Duino Aurisina che ieri, attraverso le parole del sindaco, Daniela Pallotta, dell'assessore Massimo Romita e di Chiara Puntar, capogruppo di Forza Duino Aurisina, il partito numericamente più forte della maggioranza, ha presentato il programma denominato "Mare Morje & Sailing". Un progetto che si articolerà in 41 appuntamenti, distribuiti nell'arco della primavera e dell'estate 2019, in collaborazione con enti, associazioni, gruppi sportivi del territorio di Duino Aurisina, con l'obiettivo di «sensibilizzare la collettività al rispetto dell'ambiente in cui viviamo». Esaurito il primo appuntamento lo scorso fine settimana, con la gara di vela categoria Optimist juniores, organizzata dalla Pietas Julia e dallo Yacht Club Cupa, evento nel corso del quale i partecipanti sono stati invitati a soffermarsi sulla necessità di tutelare il mare, si proseguirà domani con un nuovo evento. Grazie all'impegno dei volontari di Sos Carso, Comunità di San Martino al Campo, Dipartimento di salute mentale dell'Asuits di Cave nove di Aurisina, Trieste senza sprechi, Masci e altri gruppi scout, sarà effettuata, nell'arco dell'intera giornata, una pulizia del territorio in località Cave nove, dove ci si troverà alle 9 del mattino. Al termine, pranzo collettivo senza uso di stoviglie di plastica usa e getta. Saranno accettati solo piatti, bicchieri e posate da lavare che ciascuno porterà da casa. Per informazioni tel. 331.7720526/732, 348.1310281. Giovedì 11 sarà il turno delle scuole. Per l'organizzazione della Polisportiva San Marco del Villaggio del Pescatore, lungo l'intera giornata le scolaresche dei plessi più vicini saranno invitati a impegnarsi a pulire il territorio. Domenica 14, pulizia dei fondali della baia di Sistiana, a cura e con l'assistenza della Sea shepherd Fvg onlus. Da maggio a settembre si susseguiranno tutti gli altri appuntamenti. 

Ugo Salvini

 

Parco di San Giovanni - Tutela dell'ambiente e clima impazzito alla Scuola di cittadinanza dell'Arci

La tutela dell'ambiente e i cambiamenti climatici saranno i temi al centro del terzo appuntamento della Scuola di cittadinanza, che si terrà alle 11.30 nello Spazio Rosa del parco di San Giovanni. Il tema, emerso prepotentemente nel dibattito pubblico a seguito del partecipatissimo Friday for Future che ha visto milioni di giovani nel mondo scendere in piazza per la giustizia ambientale, sarà affrontato da tre formatori di Legambiente: Luciano Ventura, Karen Bori e Martina Bellucci.Oltre a un'introduzione sulle questioni legate ai mutamenti climatici, al centro dell'indagine vi sarà soprattutto la possibilità di azione concreta dei giovani e le modalità di un approccio partecipato al monitoraggio delle criticità del territorio su molteplici aree d'intervento, dalla qualità dell'aria alla tutela della biodiversità, passando per l'inquinamento delle acque. Durante l'incontro saranno proposti dei laboratori di gruppo sulla progettazione di campagne ambientali e sul monitoraggio dal basso, anche a partire da VolontarixNatura, un'iniziativa che propone l'apprendimento learning by doing allo scopo di stimolare un rinnovato interesse verso il volontariato e al contempo rafforzare le competenze scientifiche dei giovani. La Scuola di cittadinanza è un'iniziativa di Arci Servizio civile Fvg. Il prossimo appuntamento è previsto il 23 e il 24 aprile a Pinzano al Tagliamento e affronterà la tematica beni comuni; il percorso proseguirà poi nelle settimane successive con approfondimenti sugli stereotipi, il volontariato europeo e lo sport per tutti, con laboratori di progettazione partecipata. Tutte le informazioni su www.spaziattivi.org e sulla pagina Facebook SpaziAttivi ASC.

Giulia Basso

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 5 aprile 2019

 

 

Piazza Sant'Antonio da rifare - Il Comune si rivolge ai social

L'assessore Lodi annuncia la decisione di confrontarsi con i cittadini via web sulle ipotesi di progetto «Un parere non vincolante»

I progetti dell'architetto Bradaschia per la riqualificazione di piazza Sant'Antonio dovranno passare al vaglio del gusto e delle impressioni dei cittadini, i quali, attraverso un'apposita pagina web, potranno scegliere, condividere sui social e proporre eventuali suggerimenti. Questo quanto emerso ieri dall'incontro della quarta commissione presieduta dal consigliere Michele Babuder, durante la quale sono emersi dubbi su alcune scelte e modalità. Il consigliere del Pd Giovanni Barbo ha espresso la sua assoluta contrarietà alla possibilità di scegliere «un progetto che va a modificare un'area strategica dal punto di vista urbanistico come è appunto la piazza in questione attraverso i social». Per il forzista Babuder «la piazza ha già una sua fisionomia ben precisa, credo che andrebbe riqualificata senza stravolgerne la forma attuale». Per la consigliera di Open Fvg Sabrina Morena «sarebbe stato il caso di fare ricorso a una gara internazionale. Inoltre sarebbe auspicabile la realizzazione di una piazza alberata e la conservazione o quanto meno, lo spostamento in altro luogo idoneo delle palme oggi presenti». Ricordiamo che tre dei quattro progetti prevedono la piantumazione di alberi. E sulla presenza di verde pubblico si è sviluppato l'intervento del consigliere pentastellato Paolo Menis: «È fuori da ogni logica una progettazione che non preveda alberature e spazi verdi. Sulla questione social è positivo il fatto di poter far partecipare la cittadinanza». In ogni caso l'assessore ai lavori pubblici, Elisa Lodi, ha sottolineato che i responsi sociale «non sono vincolanti»: «La decisione finale spetterà all'amministrazione comunale». Tra le problematiche sollevate dai consiglieri anche la presenza e la gestione dei dehors, a detta della consigliera dei Cittadini M. Teresa Bassa Poropat «spesso invasivi e che i rendering visti hanno ignorato» e la gestione della raccolta della nettezza urbana. La 5S Cristina Bertoni ha proposto raccolta porta a porta sperimentale proprio nell'area della piazza. 

Luigi Putignano

 

 

Comune sconfitto I giudici danno l'ok al rigassificatore nel mare di Veglia

Respinto il ricorso partito da Castelmuschio. La sindaca: ci rivolgeremo all'Ue. La Regione appoggia il no all'impianto

VEGLIA. Ancora una sconfitta del Comune di Castelmuschio (Omisalj), sull'isola di Veglia, che si oppone alla realizzazione del rigassificatore galleggiante nelle acque che circondano l'isola. Il Tribunale amministrativo di Fiume ha respinto il ricorso avanzato dalla municipalità contro il ministero croato dell'Edilizia e dell'Assetto territoriale per avere rilasciato la licenza sull'uso della superficie. I giudici fiumani, nel motivare la sentenza, hanno sottolineato come il progetto del terminal metanifero sia inserito nel Piano strategico di sviluppo della Repubblica di Croazia. Dunque, per Castelmuschio le probabilità di evitare la presenza dell'impianto offshore si stanno riducendo al lumicino.Ma la sindaca Mirela Ahmetovic, che da due anni si sta impegnando contro la gigantesca nave metaniera che dovrebbe essere posizionata di fronte a Castelmuschio, non si arrende: «Il verdetto ci è sfavorevole - queste le dure parole usate da Ahmetovic - ma questo non mi ha stupito dopo aver capito come funziona il nostro sistema giudiziario. Ripeto, il mio Comune e la Regione quarnerino-montana prevedono nei rispettivi piani regolatori la costruzione del rigassificatore. Da sistemare però sulla terraferma e non in mare. Dopo quanto deciso dal Tribunale amministrativo sono pronta a reagire rivolgendomi alle istanze europee, e ricorreremo in appello anche presso l'Alto tribunale amministrativo croato».L'intenzione, ha aggiunto Ahmetovic, è di non lasciare intentata alcuna strada: i contatti sono aperti con il rappresentante in Croazia della Commissione europea, Branko Baricevic, e con vari eurodeputati croati, tutti informati della strenua opposizione che il comune isolano sta facendo al progetto «Spero che gli organismi comunitari capiscano come non sia mai avvenuto nella storia dell'Unione europea - ha concluso la sindaca - che un progetto venga cofinanziato da Bruxelles nonostante la contrarietà dell'amministrazione e della popolazione locale».Ad appoggiare Ahmetovic c'è il governatore della Regione del Quarnero e Gorski kotar, Zlatko Komadina, che ha ripetuto che lo stesso piano regolatore della contea fiumana non si oppone affatto all'impianto sulla terraferma, ma esclude il rigassificatore offshore: «Siamo testimoni di un'aggressione dello Stato croato nei nostri confronti. Poteva essere lo Janaf, l'Oleodotto adriatico, ad essere l'investitore del terminal sulla terraferma, con ricadute positive per tutti. Invece si insiste con testardaggine su un progetto che qui da noi non vuole nessuno».Dopo che il Tribunale amministrativo ha in pratica spianato la strada al rigassificatore, ieri intanto il governo croato ha dato l'autorizzazione alla società Plinacro di concedere garanzie per 22,6 milioni di euro a Lng Croazia, l'azienda prescelta per realizzare l'impianto. Grazie alle garanzie, Lng Croazia potrà ricevere da Bruxelles 101,4 milioni di euro a fondo perduto per la realizzazione del rigassificatore vegliota, il cui costo totale è previsto in 235 milioni di euro. 

Andrea Marsanich

 

 

Fenomeni climatici alla base delle migrazioni

«All'inizio si migrava per il cibo, per un rifugio e per l'acqua, poi si è passati a un periodo in cui le migrazioni sono state causate principalmente dalle guerre; oggi la causa scatenante è il clima, deteriorato dagli stessi esseri umani. Le iniziative legate al cambiamento climatico sono già iniziate, nonostante ciò alcune regioni del mondo stanno affrontando le peggiori conseguenze, specialmente i paesi poveri del Sud dell'Asia»: è un passaggio che si legge all'interno dell'abstract della tesi presentata da Sadiq Khan.

 

 

SEGNALAZIONI - Costiera - La ciclabile è progetto fattibile

In merito all'articolo intitolato "Una ciclabile in Costiera?", informo che già nel 1998 organizzai un incontro con l'Anas, nonostante non fosse di competenza del Comune di Trieste, ma lo feci per promuovere la valutazione di fattibilità e realizzazione di una ciclabile turistica lungo il tragitto della Costiera. L'idea era di realizzare la ciclabile con alcuni tratti del percorso a sbalzo peraltro molto suggestivi, come esempio quelli realizzati due anni fa sul Garda. Vista la fattibilità, la proposi nel sito "Pala e Picon" del Comune di Trieste, antesignano dei social, visto l'anno 1998. In pochi giorni ebbi un notevole riscontro positivo. Poi nel 2006 ripresi l'argomento della valorizzazione turistica della Costiera, citata nel libro di Roberto Covaz "La Costiera triestina". L'opera è fattibile, anche se il costo è alto ma giustificato, considerato l'effetto turistico di richiamo.

Uberto Fortuna Drossi

 

 

Voglia di verde A San Giovanni inizia il corso di orticoltura

Al padiglione V al via otto ore di lezioni Attività prima in aula e poi all'aperto

A.A.A. Giardinieri e contadini urbani cercansi. Al via oggi, al padiglione V nel parco di San Giovanni, il nuovo percorso di formazione gratuita Orti e verde urbano promosso da un gruppo di associazioni riunito sotto il nome di Urbi et Horti che da anni porta avanti un progetto finalizzato a recuperare le aree verdi. Il corso, della durata di otto ore, è rivolto a tutti coloro che vogliano imparare a diventare orticoltori o giardinieri, anche sul terrazzo o il balcone di casa, o siano interessati a confrontarsi con il tema dei beni comuni. Il percorso si prefigge di fornire strumenti e metodi utili a promuovere, progettare e realizzare esperienze di agricoltura sociale a livello territoriale. Si articola in 4 moduli formativi di 2 ore ciascuno, in programma il venerdì alle 18, al termine dei quali verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Sono previste attività teoriche e momenti di pratica. «A Trieste c'è sempre più voglia di biologico e di coltivare orti all'interno del centro urbano. Per favorire l'approccio alla coltivazione di orti, giardini e balconi in maniera sostenibile - spiega la referente di Urbi et Horti, Tiziana Cimolino - anche quest'anno terremo una serie di incontri per parlare di agricoltura biologica, ambiente e tutela del paesaggio». La docenza sarà affidata a esperti di agricoltura, botanica e tutela del verde. «Di anno in anno - riprende Cimolino - sempre più persone si avvicinano al percorso che ha permesso finora di formare oltre 300 contadini urbani: attualmente contiamo su una ventina di orti, ma moltissimi privati hanno iniziato a costruire orti di comunità. L'interesse nel frattempo è cresciuto anche grazie al successo dei corsi professionali organizzati dallo Ial con una cinquantina di iscritti che al termine delle lezioni diventeranno nuovi giardinieri urbani, segno che l'orticultura piace».Si parte oggi alle 18 con la presentazione del corso a cura di Tiziana Cimolino e una lezione di agricoltura biologica con l'agronoma dell'Aiab, Daniela Peresson. Le attività proseguiranno il 12 aprile quando si parlerà di potature con l'agronoma Natasa Riggi. Il 19 aprile Daniela Peresson illustrerà come coltivare bio, mentre il 10 maggio il naturalista Marco De Donà si soffermerà sulla Permacoltura. Seguiranno da metà aprile lezioni pratiche con accompagnamento in campo del maestro contadino Roberto Marinelli nell'orto di Borgo San Sergio. Informazioni a orticomunitrieste@gmail.com, chiamando il 3287908116.

Gianfranco Terzoli

 

Domani - A scuola di cittadinanza

La tutela dell'ambiente e i cambiamenti climatici saranno i temi al centro della Scuola di cittadinanza, che si terrà domani alle 11.30, nello Spazio Rosa del parco di San Giovanni. Con tre formatori di Legambiente: Luciano Ventura, Karen Bori e Martina Bellucci.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 4 aprile 2019

 

 

Il riuso di Porto vecchio? «Volano per lo sviluppo ma attenzione ai tempi» - L'INDAGINE

L'indagine d'opinione di Swg conferma come la scommessa convinca i cittadini che chiedono però risposte su date dei lavori e destinazioni d'uso dell'intera area

Triestini fiduciosi nella trasformazione del Porto vecchio, ma alquanto disillusi riguardo le tempistiche per l'avvio dei lavori. È quanto emerge dalla corposa indagine di opinione riguardante i possibili utilizzi del Porto vecchio svolta dalla Swg, commissionata da Confindustria Venezia Giulia con il contributo di CiviBank e che Il Piccolo ha parzialmente anticipato nei giorni scorsi. L'indagine è stata tema di dibattito nel tardo pomeriggio di ieri all'hotel Savoia Excelsior. All'appuntamento hanno preso parte il presidente dell'Autorità portuale dell'Adriatico orientale, Zeno D'Agostino, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, l'ad di Fincantieri Giuseppe Bono, il presidente di Confindustria Venezia Giulia Sergio Razeto, la presidente di Civibank Michela Del Piero e il direttore de Il Piccolo Enrico Grazioli. Il lavoro di ricerca si è svolto attraverso tre indagini di opinione (maggio 2015, giugno 2016 e gennaio 2019) e un forum di esperti nel novembre 2015. L'osservazione ha consentito di verificare gli atteggiamenti che maturavano tra i cittadini, le loro preoccupazioni e aspettative, il livello di convinzione, la fiducia negli attori istituzionali ed economici. La disillusione percepita dal campione di cittadini contattati è dovuta principalmente alla scarsa fiducia dei triestini nella burocrazia, vista come ostacolo sia per l'avvio dei lavori sia per il completamento delle successive opere di costruzione. C'è anche preoccupazione da parte dei triestini su come destinare le varie aree presenti nel perimetro: la maggior parte preferirebbe spazi museali e attività portuale senza tralasciare quella diportistica. Interessante anche l'opinione dei cittadini riguardante la gestione del progetto: la maggioranza vuole che l'operazione complessiva sia affidata a una società privata piuttosto che ci sia una gestione pubblica della cosa. Da un lato ci sono molta attesa e fervore nel veder partire i lavori, ma sempre secondo l'indagine della Swg, viene rimarcata da parte dei cittadini una parallela indeterminatezza di fondo su tempistiche e destinazione d'uso che non aiuta a definire il quadro della situazione. Il Porto vecchio dovrà essere un volano per creare maggiore dinamicità della città, per incentivare attività economiche e per creare lavoro per i giovani, vero assillo degli intervistati. Parallelamente all'indagine riferita all'opinione pubblica, lo studio ha chiesto il parere a un forum di esperti costituito principalmente da professori universitari ed esperti del settore della logistica. Il loro punto di vista ha fatto emergere l'importanza del concetto di mobilità, dal momento che un comprensorio così ampio come quello di Porto vecchio, senza la necessaria mobilità non potrà avere il necessario spazio vitale. Allo stesso tempo, sempre secondo l'opinione degli esperti, sarà indispensabile la partecipazione dei cittadini, avere un coordinamento costante e stringente fra investimento pubblico e privato senza tralasciare il rispetto per l'identità costitutiva del luogo. «Questo lavoro costante nel tempo ci permette di vedere quanto la maggior parte della popolazione triestina vedeva con favore il progetto del Porto vecchio - queste le parole di Maurizio Pessato, presidente di Swg, nell'introduzione all'indagine organica - un favore cresciuto ulteriormente in questi quattro anni. I triestini hanno dei dubbi ma portano avanti istanze costruttive, proattive e tutto sommato il sondaggio fa percepire che non c'è ancora un grosso scoramento sulle tempistiche di realizzazione». Entrando nel merito dell'indagine, in primo luogo emerge come la città abbia reagito positivamente al percorso di attuazione di un'opera complessa come la riqualificazione di Porto vecchio. La ricerca ha evidenziato come la conoscenza del progetto ad inizio 2019 sia larghissima, corrispondente all'81% del campione intervistato. In secondo luogo la gran parte della popolazione (il 92%) considera positivamente l'operazione di utilizzo del Porto vecchio per un più dinamico sviluppo urbano ed economico di Trieste. Un aspetto che gli intervistati tengono in grande considerazione riguarda la possibilità di concludere un'opera così ambiziosa e le conseguenze che un progetto così ampio può generare. A riguardo solo un quinto dell'opinione pubblica mostra segni di scetticismo. Una posizione critica - per un terzo dei cittadini - si manifesta nel pericolo di concorrenza che il Porto vecchio potrebbe arrecare ad altre zone della città come il centro. Su questo aspetto, secondo gli interpellati, va posta la necessaria attenzione e vanno date le risposte adeguate da parte della politica locale. Un secondo elemento che emerge dal sondaggio è che quasi la totalità dei cittadini ritiene che il Porto vecchio costituirà un volano dinamico per Trieste e un attrattore di investimenti italiani e esteri. La portata della valutazione segnala che l'operazione di recupero e riutilizzo dell'area sia vista come un elemento per avviare una fase di sviluppo decisivo per la città. Vi è anche la consapevolezza che questa iniziativa avrà effetti sul piano regionale e nazionale. Questo insieme di riscontri pongono come conclusione due problemi a tutti quelli che hanno la responsabilità di far partire l'opera. In primo luogo l'opinione pubblica si è dimostrata paziente e razionale ma proprio per questo, e per la propensione dimostrata al recupero del Porto vecchio, non sopporterebbe una futura delusione. In secondo luogo appaiono necessari una maggior trasparenza nel procedere e un maggior coinvolgimento dei cittadini. 

Lorenzo Degrassi

 

Le opinioni raccolte fra 1002 persone residenti a Trieste - la nota metodologica

L'indagine sul Porto vecchio condotta da Swg è stata realizzata mediante una rilevazione con tecnica mista Cawi (Computer Assisted Web Interview) e Cati (Computer Assisted Telephone Interview) all'interno di un campione di 1002 soggetti maggiorenni residenti nella provincia di Trieste. I metodi utilizzati per il primo tipo di indagine sono di tipo casuale, mentre per quanto riguarda la seconda è stata effettuata una rilevazione telefonica all'interno di un campione di 300 soggetti in base a sesso, età, titolo di studio e condizione professionale degli intervistati.

 

Razeto e la chiave 2.0: «In questi settanta ettari una piccola smart city» - IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA VENEZIA GIULIA

«Quella del Porto vecchio è una sfida importante per la città. E i 70 ettari che lo costituiscono vanno occupati in maniera razionale e proficua». Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia, ente che ha promosso il sondaggio, ha ricordato che lo sviluppo dell'area «non può essere un passaggio dalla città al Porto vecchio, ma deve essere un completamento della città nel quale inserire ospiti nazionali o stranieri». Quanto agli esiti della ricerca effettuata dalla Swg, Razeto ha voluto ricordare che «i dubbi devono essere visti come suggerimenti di cui bisognerà tenere conto. Il percorso si sa che sarà lento, ma siamo fiduciosi. Ciò che manca - sempre secondo il presidente della Confindustria locale - è la chiarezza sulle aree di destinazione, ad esempio a me piacerebbe che nel Porto vecchio si sviluppasse una piccola "smart city" che possa guardare al futuro e non più solo al passato». Razeto ha poi lanciato un appello alla pubblica amministrazione che «dovrebbe coinvolgere di più i soggetti privati dalla spiccata valenza internazionale presenti a Trieste, i quali potrebbero dare un contributo importante all'attuazione del progetto "Porto vecchio 2.0"». Anche la presidente di Civibank (istituto bancario che ha contribuito alla realizzazione dell'indagine), Michela Del Piero, ha preso spunto dal pensiero di Razeto: «Sono cresciuta a Trieste e per questo la considero la mia città, oltre a essere un punto nevralgico per l'intera regione. Civibank ha deciso di appoggiare la costruzione del Palacongressi per Esof2020 che sta sorgendo proprio in Porto vecchio perché è una struttura che può avere interessi anche nel resto del territorio regionale. Per l'intera area serve però una visione complessiva anche perché non abbiamo più tempo a disposizione».

A.P. e L.D.

 

Bono: «Serve lavoro per i giovani» L'appello al sindaco a fare presto

Alla tavola rotonda al Savoia Dipiazza elenca i passi compiuti e futuri: «Ci sono già dei cantieri. Ora piano regolatore e società di gestione»

«Bisogna creare lavoro e riuscire a mantenere in città i nostri giovani migliori che oggi se ne vanno». Giuseppe Bono, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia e amministratore delegato di Fincantieri, ha le idee chiare su quale debba essere il futuro del Porto vecchio e lancia la provocazione durante il dibattito, moderato da Cristiano Degano, presidente dell'Ordine dei giornalisti Fvg, con il sindaco Roberto Dipiazza, il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino e il direttore de Il Piccolo Enrico Grazioli. Era invitata anche la Regione, ma l'assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, è rimasto bloccato dai lavori del Consiglio regionale. Se Bono ha deciso di rilanciare l'importanza del creare occupazione, «abbiamo una città della scienza che non ha avuto alcuna ricaduta per Trieste», Grazioli ha sottolineato quella di creare anche un piano complessivo: «Al momento ci sono singole cose, mi chiedo quale sia l'idea. Una archistar potrebbe aiutare a dare una direzione». Le critiche sono state però respinte in blocco dal sindaco che ha ricordato «i dieci masterplan che sono nei cassetti del Comune. In pochissimo tempo abbiamo fatto partire alcuni cantieri. Il prossimo passo è l'approvazione del Piano regolatore con le linee di indirizzo delle diverse zone e la creazione della società di gestione che dovrà occuparsi delle offerte. Rispetto ad altre città abbiamo dei vincoli sui magazzini quindi dobbiamo riempirli, non costruirli».Il consigliere regionale dem Francesco Russo, autore da senatore dell'emendamento che ha consentito la sdemanializzazione dell'area, ha invece evidenziato la necessità di «capitalizzare ogni singolo centimetro del Porto vecchio capendo come creare attività produttive nell'area. Gli imprenditori che vogliono investire ci chiedono di poterlo fare sull'intera area e ne dobbiamo tenere conto». A cercare di mettere ordine è stato D'Agostino: «Oggi con il Comune c'è grande sintonia, spetta alla politica disegnare il futuro di quell'area, noi accompagneremo il percorso. Sicuramente penso anche a una mobilità sostenibile all'interno dell'area sfruttando le rotaie già presenti».A mettere tutti d'accordo è stato invece il tema della società di gestione. «Ci stiamo lavorando - ha confermato Dipiazza - e saranno coinvolte oltre al Comune, Autorità portuale e Regione, poi ci sarà spazio anche per i privati con Fincantieri e magari Generali». L'interesse è stato confermato dallo stesso Bono che ha aggiunto: «Fate presto però perché le occasioni ci sono anche sotto il profilo della crocieristica visto che Venezia non sarà più in grado di ospitare tutte le navi che stiamo costruendo e Trieste avrà ottime possibilità di sviluppo». L'appello al sindaco è stato quello di fare presto, un appello però che ha infastidito il primo cittadino che ha lasciato il dibattito pochi minuti prima del termine riuscendo a raccogliere l'invito di Bono a togliere "vecchio" dal nome dell'area, senza però ascoltare l'auspicio di Grazioli a «non trovarci qua tra due anni per parlare di un nuovo sondaggio sulla percezione dei cittadini su Porto vecchio».

A.P.

 

 

Ricorso transfrontaliero al Tar per opporsi al pirogassificatore

L'istanza mira alla revoca del provvedimento regionale che non prevede la Via In campo ambientalisti, associazioni, politici locali e sindaci di Comuni sloveni

DUINO AURISINA. Un ricorso al Tar, per dire no al pirogassificatore. È vasto, trasversale e internazionale il fronte di coloro che vogliono opporsi al progetto per la realizzazione di un pirogassificatore nell'area della Cartiera Burgo, attraverso un'istanza che sarà presentata entro domani all'organo regionale di giustizia amministrativa. Promosso in prima persona dal Gruppo locale "Salute & ambiente", il ricorso ha subito trovato espliciti consensi in numerosi esponenti delle istituzioni locali. Alla conferenza stampa di presentazione del testo dell'istanza, redatta dal giovane avvocato triestino Antonio Cattarini, hanno infatti partecipato, confermando il sostegno all'iniziativa, il consigliere comunale di Monfalcone Gualtiero Pin (M5s), Edi Bukavec, segretario dell'Associazione degli agricoltori, il sindaco di Comeno in Slovenia, Erik Modic, mentre il suo collega di Nova Gorica, Klemen Miklavic, ha mandato una lettera, l'architetto ambientalista Danilo Antoni, il direttore d'orchestra e compositore Stefano Sacher, noto esponente del mondo culturale di Duino Aurisina, e una piccola folla di residenti. «Il nostro obiettivo - ha spiegato Cattarini - è di ottenere la cancellazione del decreto, adottato dalla Regione lo scorso 24 gennaio, con il quale l'ente ha dichiarato che il progetto per l'installazione del pirogassificatore non è da assoggettare alla procedura di Via. Abbiamo verificato - ha aggiunto - che lo strumento del ricorso al Tar è il più efficace in questi casi, perciò ce ne avvaliamo». Cattarini ha poi voluto esprimere «a nome di tutti, totale solidarietà ai lavoratori, che stanno soffrendo per l'incertezza del momento, e ai licenziati. Ciò non toglie - ha proseguito l'avvocato - che il nostro auspicio è di vedere la Regione revocare il provvedimento, agendo in regime di autotutela, alla luce degli eventi sopravvenuti, cioè la crisi complessiva dello stabilimento, peraltro resa nota dopo la decisione della Regione sulla Via». Pin ha sottolineato che «si sta delineando una situazione che potrebbe nuocere gravemente all'equilibrio ambientale della nostra area. Speriamo che i cittadini - ha continuato - prendano presto consapevolezza del rischio al quale si va incontro». In realtà, molti residenti hanno partecipato alla raccolta fondi, che sarà utile per sostenere la causa davanti al Tar, dando così concreta testimonianza della solidarietà all'iniziativa del gruppo "Salute & ambiente". Da rilevare che, per ospitare la conferenza stampa, i Principi di Torre e Tasso hanno messo a disposizione la sala delle conferenze, all'interno delle mura del Castello di Duino. Un gesto che ha un significato. 

Ugo Salvini

 

 

Centro studi Srm di Intesa San Paolo «Italia troppo dipendente dall'import di energia» - IL RAPPORTO

L'idea di un mondo spinto da energie prodotte da fonti rinnovabili è ancora molto lontana. Basti pensare che la domanda mondiale di energia elettrica è sostenuta essenzialmente da fonti fossili, per il 34,2% da petrolio, per il 27,6% da carbone e per il 23,4% da gas. I numeri emergono dal primo rapporto annuale redatto dal Centro studi Srm di Intesa San Paolo. «Med & Italian Energy Report» analizza le risorse i flussi e le strategie energetiche dell'Italia tra Europa e Mediterraneo. Lo studio evidenzia che i consumi di energia sono concentrati su tre aree mondiali, Cina, Stati Uniti e Unione Europe, che insieme rappresentano quasi il 50 per cento del totale. Medio Oriente e Nord Africa, area Mena, detengono quasi la metà delle riserve mondiali di petrolio e oltre il 44 per cento di gas naturale. Di fronte a questi numeri, l'Italia dipende per il 78,6 % dalle importazioni di combustibili fossili, ma è anche vero che dal 2007 a oggi la produzione di fonti rinnovabili assieme al risparmio energetico ha incrementato la quota sulla produzione lorda dal 17 al 36 per cento. La filiera dell'energia elettrica italiana, dalla produzione alla manifattura conta 30 miliardi di euro di valore aggiunto e produce 177 miliardi di fatturato, grazie a 23500 imprese attive per circa 215.000 addetti. La riserva energetica italiana è concentrata quasi tutta nel Mezzogiorno con la Basilicata, che da sola pesa per l'84% della produzione a terra di Oil & Gas. Il Sud produce il 50% circa del totale dell'elettricità da fonti rinnovabili, come eolico, solare, bioenergie e geotermica. In questo contesto, il centro studi Srm rileva l'importanza strategica dei porti, come gate di accesso energetico. Nei porti italiani vengono gestiti 184 milioni di tonnellate di rinfuse liquide, e il Mezzogiorno concentra il 45 per cento del traffico energetico del Paese. «Mai come oggi, la competitività di un Paese -spiega il presidente di Srm, Paolo Scudieri - si gioca non solo sulle capacità delle imprese ma anche, e forse soprattutto, sui costi e approvvigionamenti dell'energia e sull'efficienza della catena logistica».

 

Energia pulita per le isole al via i progetti del fotovoltaico

Alla firma il contratto con Bruxelles per far partire a Unie il cantiere dell'impianto al quale si allacceranno poi le aree vicine. Nuova struttura anche a Cherso

LUSSINPICCOLO. Godono di tanto sole e vento, ma per il loro approvvigionamento le isole quarnerine e dalmate dipendono al 100 per cento dall'energia che arriva dalla terraferma e dai combustibili fossili: un quadro che l'Unione europea intende cambiare quanto più rapidamente possibile. Uno dei primi progetti concreti è in partenza. Fra le isole che in capo a un paio d'anni dovranno diventare autosufficienti per energia è quella di Unie, nell'Adriatico settentrionale, che fa parte della Regione quarnerino-montana. La prossima settimana Darko Jardas, direttore dell'Agenzia regionale per l'Energia, sarà a Bruxelles per firmare il contratto che porterà alla realizzazione di una centrale fotovoltaica nell'isola che conta appena 90 abitanti. Il documento prevede l'erogazione di 550 mila euro a fondo perduto da parte dell'Ue nell'ambito del progetto Horizon Insulae, che Bruxelles finanzia con 10 milioni di euro per contribuire all'autosufficienza energetica di 26 isole europee, tra cui quelle adriatiche di Cherso, Lussino, Brazza, Lesina e Curzola. «L'impianto fotovoltaico - ha spiegato Jardas - consentirà a Unie di avere elettricità propria, senza dover ricorrere all'energia dalla terraferma. Dopo Unie, si allacceranno alla centrale le vicine isole di Sansego, Canidole Grande e Piccola». Un progetto dunque «importantissimo per quest'area insulare, che vedrà come partner croati l'azienda Ericsson Nikola Tesla, la Facoltà di Ingegneria meccanica di Zagabria e la municipalizzata lussignana Canalizzazione e Acquedotto», ha aggiunto Jardas. Il direttore dell'Agenzia regionale ha precisato che grazie all'impianto solare si procederà anche a realizzare un sistema di distribuzione idrica che sostituirà l'attuale dissalatore inaugurato alcuni anni fa. La nuova rete idrica, ha aggiunto, ha bisogno di sufficiente energia, che verrà assicurata appunto dalla struttura fotovoltaica: «Quest'anno sarà preparata la documentazione necessaria, mentre i lavori di costruzione della centrale a Unie partiranno nel 2020. È interessata al progetto anche l'Azienda elettrica croata che si è detta pronta all'energy storage, cioè all'accumulo dell'elettricità prodotta dall'impianto solare».Tra i progetti che verranno finanziati da Bruxelles anche quello dell'impianto fotovoltaico Orlez Trinket-ovest, a Cherso: della potenza di 3,5 megavatt, si aggiungerà alla centrale Orlez Trinket-est, del valore di 45 milioni di kune (poco più di 6 milioni di euro), che una volta in funzione coprirà circa i due terzi del fabbisogno energetico di Cherso. L'impianto ovest - così Jardas - «garantirà all'isola piena indipendenza energetica, almeno nella bassa stagione turistica».Come detto l'Ue ha stanziato 10 milioni di euro per i progetti di transizione energetica, che prevede l'uso di fonti rinnovabili: 2 milioni toccheranno alle citate isole. Fra i promotori del piano l'europarlamentare croatoTonino Picula. 

Andrea Marsanich

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 3 aprile 2019

 

 

Tessere punti e premi finali per i virtuosi dei rifiuti

Chi depositerà correttamente materiali ingombranti nei quattro Centri di raccolta riceverà una borsa Lister in plastica riciclata

Un piccolo dono, cioè una borsa per fare la spesa, realizzata con materiali riciclati. Questo il premio che attende i cittadini che si dimostreranno virtuosi e costanti nella consegna, ai Centri di raccolta, dei rifiuti inadeguati, per loro natura, ai contenitori dell'indifferenziata. L'iniziativa, denominata "Operazione recupero", è stata lanciata dall'AcegaApsAmga ed è stata presentata ieri di concerto con l'amministrazione comunale, alla presenza dell'assessore Luisa Polli. «L'obiettivo - ha spiegato Giovanni Piccoli, responsabile Servizi ambientali di AcegasApsAmga - è quello di incentivare i cittadini nell'utilizzo dei quattro Centri di raccolta distribuiti sul territorio comunale e ai quali vanno conferiti i rifiuti ingombranti, le apparecchiature elettroniche, le vernici, i vecchi pc, tutto ciò che non si può mettere nei tradizionali contenitori sistemati sulle strade». Il meccanismo predisposto dall'azienda è molto semplice: a partire dal prossimo 15 aprile, i cittadini che si recheranno in uno qualsiasi dei quattro Centri di raccolta della città, per conferire rifiuti che non possono essere lasciati nei contenitori dell'indifferenziata, riceveranno dagli addetti una speciale tessera. A ogni conferimento successivo, sarà apposto un timbro sulla tessera; al raggiungimento di tre timbri, la tessera potrà essere consegnata agli addetti che faranno dono della borsa, realizzata dalla sartoria sociale "Lister", riciclando striscioni in pvc o ombrelli rotti. Ogni cittadino virtuoso potrà ricevere al massimo due borse. Nell'occasione, Piccoli ha reso noti alcuni numeri che riguardano la raccolta. «Nei quattro centri - ha precisato - abbiamo avuto, nel 2018, 121mila accessi, concentrati soprattutto in via Carbonara, per un totale di 11mila tonnellate. I rifiuti abbandonati nelle strade, soprattutto materassi e mobilia, sono stati invece 26mila con un costo a carico della collettività, per il recupero, di circa mezzo milione di euro». Polli, da parte sua, ha ricordato come ai rioni di San Giacomo e Barriera Vecchia spetti il primato negativo del numero di rifiuti abbandonati in strada».

 

 

Caccia agli ungulati con arco e frecce - Lega e Progetto Fvg ora si sfilano

Il capogruppo del Carroccio Bordin: ho firmato per errore Di Bert: mancato il tempo per approfondire. Contrario anche l'assessore Scoccimarro

TRIESTE. A poche ore dal voto nell'aula del Consiglio regionale, Lega e Progetto Fvg si sfilano dall'emendamento alla cosiddetta legge omnibus, che vede come prima firmataria la forzista Mara Piccin e introduce la possibilità della caccia selettiva agli ungulati (dai cinghiali ai cervi) con arco e frecce, consentendo anche l'utilizzo di fonti luminose di notte. Con l'intento dichiarato di rispettare il voto dell'aula, preferisce non parlare l'assessore regionale alle Risorse Agricole e Foresta Stefano Zannier. Mentre a mettersi di traverso è l'assessore all'Ambiente, Fabio Scoccimarro: «Non sta né in cielo né in terra che sul nostro territorio venga permessa una simile atrocità, ne ho già parlato anche con il presidente Fedriga», anticipa. Fatto sta che ieri mattina, forse sorpreso dalle proteste che nei giorni scorsi hanno accompagnato la notizia dell'emendamento, il capogruppo in Consiglio regionale della Lega Mauro Bordin ha annunciato: «Ritirerò la mia firma dalla proposta che non condivido e che ho firmato come capogruppo della Lega per errore». La richiesta di ritiro della firma - fa poi sapere Bordin - è già stata depositata. Gli fa eco il consigliere dello stesso partito, Diego Bernardis, spiegando che «in politica capita che all'interno di una maggioranza si firmino emendanti a supporto degli alleati, talvolta senza aver approfondito bene ciò di cui tratta l'argomento, in fiducia, come si die. Naturalmente - sottolinea - se il mio capogruppo ritira la firma all'emendamento in questione, che ho firmato per spirito di servizio, anche il sottoscritto ritirerà la propria domani mattina (ndr: oggi)».Si defila anche Progetto Fvg. «I 220 emendamenti presentati all'ultimo momento - argomenta il capogruppo Mauro Di Bert - non hanno consentito un accurato approfondimento. Ora, dopo una riflessione, ho deciso di ritirare la firma». Peraltro, la legge nazionale 157/92 che dispone le "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" indica come «le attività di caccia selettiva siano condotte in modo da assicurare l'efficacia immediata del gesto venatorio, affinché gli animali non siano vittime di inutili pene e atrocità». Garanzia difficile da soddisfare con l'utilizzo di arco e freccia, dato l'elevato rischio che l'animale - come ha sottolineato sabato scorso la consigliera M5S Ilaria Dal Zovo sollevando il caso dell'emendamento - venga esposto a una lunga agonia. Tra i consiglieri della Lega, intanto, ad annunciare battaglia affinché l'emendamento sia ritirato c'è Danilo Slokar, «indignato da una simile proposta». E mentre Piccin ieri ha deciso di non rilasciare dichiarazioni, conferma la sua posizione il forzista Giuseppe Nicoli. «Voterò a favore, visto che nella disciplina della caccia è già contemplato l'uso dell'arco», sostiene. Oggi della questione si discuterà in una riunione di maggioranza. 

Laura Tonero

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 2 aprile 2019

 

 

«Caccia con arco prevista dalla legge nazionale»

TRIESTE. Federcaccia Fvg «auspica che le proposte del ddl 26», la cosiddetta legge omnibus, per quanto riguarda le proposte in materia di caccia «diventino legge non solo» per il «bene del mondo venatorio» ma «perché risultano una norma di intelligenza». Con queste parole Federcaccia, con il presidente regionale Paolo Viezzi, dà manforte a Mara Piccin, consigliera di Forza Italia prima firmataria - assieme ai colleghi di partito Giuseppe Nicoli e Franco Mattiussi, ai leghisti Mauro Bordin e Diego Bernardis e al capogruppo di Progetto Fvg Mauro Di Bert - dell'emendamento che fra l'altro introduce la caccia con arco e frecce agli ungulati e permette anche l'utilizzo di fonti luminose di notte. La caccia con l'arco è già prevista dalla legislazione nazionale, sottolinea Federcaccia che «condivide ognuna delle proposte» relative all'attività venatoria, prendendosela contro la consigliera M5S Ilaria Dal Zovo che ha criticato aspramente le novità sottolineandone la crudeltà, ma anche con il dem Diego Moretti, «ignaro del fatto che il prelievo con l'arco in Fvg fosse già consentito per tutte le forme» di caccia «a eccezione di quella selettiva».

 

 

Diventa social il monitoraggio dell'ecosistema marino

L'iniziativa sarà presentata oggi alle 16.45 all'ex Ospedale militare dall'Ogs e mira a coinvolgere operatori del mare, istituzioni e utenze varie

Il termine Citizen Science, letteralmente scienza dei cittadini, è stato definito dall'Oxford English Dictionary nel 2014 come "la raccolta e l'analisi di dati relativi al mondo naturale da parte di un pubblico, che prende parte a un progetto di collaborazione con scienziati professionisti". Il progetto MaDCrow (Marine Data Crowdsourcing) partito nel 2017 con fondi POR-FESR 2014-2020 a cui partecipano Transpobank (capofila), l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - Ogs, l'Università degli Studi di Trieste e lo Studio Peloso sarà presentato oggi alle 16.45 all'ex Ospedale militare, via Fabio severo 40 e propone l'approccio Citizen Science per il monitoraggio dell'ecosistema marino. Il team ha infatti sviluppato il prototipo avanzato e funzionante di un'infrastruttura innovativa per la raccolta, l'integrazione e la diffusione di dati marini in grado di fornire in tempo reale informazioni sullo stato di salute del mare che permette a qualsiasi operatore del mare di assumere le vesti di citizen scientist, acquisendo svariati parametri oceanografici e diminuendo così i costi di campionamento. Il monitoraggio dell'ambiente marino è piuttosto costoso e per questo motivo è limitato ad alcuni punti, spesso vicini alla costa. Spiega Paolo Diviacco dell'Ogs e a capo del gruppo di ricerca che ha sviluppato il sistema di acquisizione dei dati: «L'acquisizione avverrà grazie al coinvolgimento di volontari e istituzioni pubbliche e private che, installando i sensori a basso costo sui loro mezzi navali/nautici, permetteranno di acquisire un gran numero di dati che andranno ad alimentare un'architettura appositamente sviluppata per la gestione ottimizzata di dati eterogenei e distribuiti in modo non regolare». «Noi - prosegue - ci occuperemo di validare questi dati, comparandoli a quelli rilevati da sensori ad alta risoluzione impiegati nelle campagne scientifiche di misurazione per creare quindi mappe che rappresentino lo stato del mare». «Le informazioni così raccolte ed elaborate saranno utilizzabili attraverso applicazioni web orientate a svariate finalità, ad esempio - conclude - il monitoraggio ambientale, la pianificazione territoriale e la pesca, fino alle attività ricreative» . Commenta Antonio Nadali Responsabile Laboratorio di Transpobank, azienda di Area Science Park: «I dati raccolti dal dispositivo MadCrow, sono trasmessi immediatamente a terra, raccolti da un gateway posto in Area Science Park e confluiscono in un'architettura cloud per essere elaborati da un sistema di supporto decisionale. La condivisione delle informazioni così elaborate avviene poi su una piattaforma web dedicata ad operatori di settore, alla comunità scientifica, ma anche all'utenza non professionale: ciascun utente, a seconda del proprio profilo, accederà a livelli di informazioni sempre più elevati».

L. M.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - LUNEDI', 1 aprile 2019

 

 

Plastica, Sergio Costa: pescatori diventeranno spazzini del mare

Una nuova legge per combattere l’inquinamento da plastica trasformerà i pescatori in spazzini del mare. Ad annunciarlo il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha sottolineato l’importanza di un testo che permetterà di tutelare in maniera più efficace le risorse marine. La discussione in seno al Consiglio dei Ministri della “Salve mare” è attesa per giovedì.

Come ha ricordato Sergio Costa la nuova legge servirà innanzitutto per superare un paradosso della legislazione attuale. Tale situazione anomala si caratterizza per il fatto che i pescatori sono costretti a rigettare in mare la plastica eventualmente “pescata” insieme ai prodotti ittici per non incorrere nell’accusa di “trafficanti di rifiuti”. Una quota che si aggira intorno al 50% di ciò che tirano su con le proprie reti. Numeri che rendono i pescatori le figure ideali per contribuire a ridurre l’inquinamento da plastica del mare. Una volta pescati i rifiuti potranno essere riconsegnati nei porti, dove la Capitaneria predisporrà delle isole ecologiche. Seppure non verrà istituito l’obbligo di riportare l’immondizia raccolta presso i porti, all’interno della legge verranno previste delle agevolazioni per rendere conveniente tale pratica: si andrà da speciali certificazioni di filiera eco-sostenibile a delle agevolazioni per il patentino da pescatori. L’iniziativa segue a stretto giro l’approvazione, da parte del Parlamento UE, della messa al bando a partire dal 2021 della plastica monouso. A partire dalla scadenza fissata non sarà più possibile la vendita entro i confini dell’Unione Europea di prodotti realizzati con materiali plastici quali cotton fioc, posate, bicchieri, piatti e altri “usa e getta”. Prevista anche una normativa specifica per la raccolta e la produzione delle bottiglie.

Claudio Schirru

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 1 aprile 2019

 

 

Centro congressi: conto alla rovescia verso aprile 2020 Ecco la road map

Attesa per la validazione di Bureau Veritas sui progetti - Poi opere strutturali entro maggio, da gennaio le rifiniture

È il momento della Veritas. Imminente, dicono in Comune. Speriamo, rispondono le imprese. Il nome per intero è Bureau Veritas, gruppo di portata internazionale specializzato nella verifica e validazione progettuale. Ha vinto la gara, alla quale si erano presentati in 9, per svolgere il suo compito professionale sui progetti che il concessionario Tcc ha messo a punto in ordine alla realizzazione del centro congressi in Porto vecchio. Bureau Veritas Italia percepirà 43.150,12 euro (Iva compresa) alfine di controllare qualità e congruità di disegni e relative cifre. Lo staff di Bureau Veritas ha chiesto un supplemento di documentazione, che - secondo le diverse scuole di pensiero - riguarderebbero i prezzi praticati e/o l'impiantistica. Naturalmente dagli uffici comunali idranti anti-incendio azionati a tutta forza: il centro congressi si farà nei tempi stabiliti, il cantiere procederà senza soluzione di continuità, la risposta di Bureau Veritas è attesa nei prossimi giorni. Anche se gli immancabili ben informati malignano che c'è qualche frizione di carattere finanziario tra committenza e aziende esecutrici .Sul centro congressi ai Magazzini 27-28 del Porto vecchio non si scherza: è in piedi un project financing pubblico-privato da 11,7 milioni di euro, di cui 6,2 a cura dei privati e 5,5 a cura del Comune (4,7 milioni da vendita di azioni Hera e 800 mila euro dal Fondo Trieste). Responsabile unico del procedimento (rup) è lo stesso responsabile dei Lavori pubblici municipali, Enrico Conte. Il primo appuntamento è a luglio 2020 con la manifestazione di divulgazione scientifica Esof (Euroscience Open Forum). Ma il "convention center" deve essere già pronto ai primi di aprile 2020, per cui manca un anno esatto al rendez-vous. Lo scorso giovedì 20 dicembre il sindaco Dipiazza aveva simbolicamente consegnato le chiavi dei due magazzini a Diego Bravar, presidente di Tcc. Durata: 450 giorni di cantiere. Novanta se ne sono andati, ne restano 360. Da allora è stato percorso solo un piccolo tratto di strada, il cosiddetto Lotto "0" - spiega l'imprenditore Andrea Monticolo - che consiste nell'accantieramento e nelle demolizioni, visibili nella parte retrostante del "28" dove sorgerà ex novo il "28-bis", cardine dell'insieme congressuale. Non appena Bureau Veritas darà disco verde, decollerà il Lotto "1" - prosegue Monticolo - con opere strutturali (rinforzi anti-sismici) e la predisposizione degli impianti: entro la fine di maggio questa fase dovrà essere completata. Perché poi l'estate accelererà i tempi con il clou dei lavori: in particolare l'infrastruttura del "28 bis" - a giudizio di Monticolo - rappresenterà da sola il 50% del programma. Senza dimenticare il ponte collegante tra i due magazzini. Settembre sarà la chiave di volta dell'operazione, perché consentirà un bilancio probante degli interventi eseguiti. A fine dicembre Monticolo vuole il "grezzo" a uno stato avanzato, cosicché possa partire la fase di rifinitura da chiudere entro il 31 marzo. Monticolo è una figura importante per scandire un cronoprogramma orientativo, in quanto la sua ditta - Monticolo & Foti - ha in capo l'esecuzione del 90% degli impianti e del 50% dell'edile. Non nasconde che prima arriverà la validazione di Bureau Veritas, prima il cantiere potrà transitare verso il Lotto "1", quello realmente operativo. I due magazzini andranno a costituire l'ambito fieristico-congressuale dirimpetto al polo culturale a sua volta formato dal Magazzino 26 e dal complesso Centrale idrodinamica-Sottostazione elettrica. Il "27" è un capannone industriale a un piano addossato alla storica facciata "ex Ford", ha uno sviluppo di 3000 metri quadrati. Il "28" risale agli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, anch'esso si estende per oltre 3000 mq. Il "28 bis" occuperà una superficie di circa 3400 mq e si estenderà proprio dietro il "28", previo abbattimento del muro divisorio. 

Massimo Greco

 

Museo del mare "Sfilata" di archistar al Magazzino 26: 13 sopralluoghi

Le proposte per progettare il grande contenitore devono essere presentate entro martedì 9 aprile Parcella da 1,6 milioni

I grandi studi di architetti hanno posato l'occhio sulla progettazione del Museo del mare al Magazzino 26, sulla cui realizzazione il Comune ha puntato un budget di 33 milioni di euro. Ben tredici i sopralluoghi finora richiesti, alcuni dai cosiddetti archistar internazionali. D'altronde una parcella da 1,6 milioni di euro val bene una trasferta a Trieste: le offerte debbono pervenire in Comune entro le 12.30 di martedì 9 aprile e saranno aperte alle 10 del giorno seguente. Il progetto andrà poi sviluppato lungo un periodo di 8 mesi, per dare un senso a una superficie enorme pari a 19 mila metri quadrati spalmata su quattro piani. L'assessore alla Cultura Giorgio Rossi parla di almeno 800 mila visitatori all'anno, quando il Museo sarà approntato. Sulla "torta" complessiva di 33 milioni, la fetta destinata al capitolo più squisitamente culturale ammonta a 7 milioni, per il resto tutto va alla ristrutturazione, alle demolizioni, alle aree pedonali, collaudi, sicurezza, ecc. Già, ma tra la redazione del progetto e l'andirivieni di gru e betoniere trascorrerà del tempo prima che aprano i botteghini del Museo del mare. Diciamo che, salvo imprevisti, si lavorerà fino ai primi del 2024. E intanto? Con le elezioni amministrative fissate alla primavera 2021? La vastità del Magazzino 26 fa sì che si possa prevedere qualche intervento integrativo di più pronta beva. Dove? Guardiamo la facciata principale e constatiamo che è già possibile entrare a visitare la mostra sul Lloyd Triestino. Bene, proprio a fianco, in una sezione verticale del grande edificio, il Comune è intenzionato a sistemare al pianterreno e al primo piano l'Immaginario Scientifico, mentre al secondo piano verrebbero riallestite le masserizie degli esuli istriani, oggi collocate nel Magazzino 18. Recentemente il responsabile dei Lavori Pubblici, Enrico Conte, ha incontrato il direttore dell'Irci, Piero Delbello, per una prima valutazione "volumetrica" dei materiali da traslocare. C'è un terzo piano dove finirebbe l'attuale dotazione del Museo del mare funzionante in Campo Marzio. L'edificio, di cui il Comune è inquilino, presenta problemi di sicurezza e quindi, tutto sommato, si fa prima e si spende meno a spostare le collezioni al "26". Sempre al pianterreno, sorgerà il "visitor center": Rossi vuole investirvi 1,2 milioni utilizzando due annualità dell'imposta di soggiorno. 

 

Al via i lavori per la rotatoria Obiettivo fissato a gennaio

La prima parte del cantiere prevede l'infrastrutturazione delle reti di acqua, luce e gas Saranno collocate la fibra e la rete delle fognature

Si concluderà a gennaio 2020 il cantiere che creerà il nuovo accesso del Porto vecchio dalla futura rotatoria di viale Miramare. Sono partiti nei giorni scorsi i lavori del primo lotto che comprende la demolizione di due edifici, la nuova viabilità con quella ciclabile e pedonale, gli arredi e soprattutto la maxi rotatoria all'altezza dello svincolo attuale. La parte più importante del cantiere si compirà però sotto il piano dell'asfalto, visto che verranno portate le reti infrastrutturali: acqua, luce, gas, fognature e la fibra. Tutti sotto servizi che ad oggi non esistono nel Porto vecchio. La rotatoria è invece la parte destinata ad avere maggior impatto sulla vita quotidiana dei triestini: il cantiere inizierà alla fine di questa estate, e sarà la conclusione di tutto il lotto. L'obiettivo è gennaio, anche se ci sono dei margini di incertezza, visto che il termine ultimo è il luglio 2020, quando Esof che sarà ospitato nella zona dei magazzini 26, 27 e 28.Attualmente sono stati demoliti degli edifici fatiscenti, si procederà poi con la creazione di una viabilità provvisoria tra il magazzino 27 e la sottostazione elettrica con una nuova apertura su viale Miramare. Questo consentirà all'impresa Innocente & Stipanovich, che si è aggiudicata l'appalto da quasi sei milioni di euro, di procedere a creare le tubature e le condutture che correranno sotto la strada che c'è attualmente. Poi si procederà con la nuova viabilità per le auto, le biciclette e i pedoni. Per quanto riguarda la rotatoria, dal diametro di 30 metri, si partirà sul lato mare per poi completare il cantiere con l'area dove oggi c'è viale Miramare.Contemporaneamente si sta procedendo anche alla costruzione del centro congressi che sorgerà sui magazzini 27 e 28, l'area davanti alla sottostazione (vedi articolo in alto).Dal lato Barcola del Porto vecchio resterà poi da completare il terrapieno che diventerà la zona "Ludico sportiva". I 5,5 milioni arrivati dalla Regione in questo momento sono utilizzati per i carotaggi che consentiranno poi la pianificazione della bonifica. Il progetto non è ancora stato disegnato anche se l'obiettivo è di creare campi di calcio, basket e altri sport e una foresteria a disposizione anche delle società sportive della zona. Per quanto riguarda i percorsi ciclabili, nelle scorse settimane l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli aveva sostenuto la seguente posizione: «Da Barcola si entrerà in Porto vecchio dal parcheggio del Bovedo, in più - aveva dichiarato l'assessore su queste pagine - saranno previsti anche passaggi ciclabili dove si realizzeranno, pure, quelli pedonali. Credo comunque che l'idea di un vero e proprio percorso riservato sia un po' superata, soprattutto per quanto riguarda i ciclisti urbani, che alla corsia dedicata preferiscono sempre più la strada». 

Andrea Pierini

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 31 marzo 2019

 

 

Torna la caccia con arco e frecce inserita nella legge omnibus

Emendamento di Piccin (Fi) con Lega e Progetto Fvg. Dal Zovo (M5s): «Crudeltà da Medioevo»

TRIESTE. A caccia con arco e frecce in Friuli Venezia Giulia. Lo prevede un emendamento alla legge 26 "Misure urgenti per il recupero della competitività regionale", ormai diventata la norma "omnibus", che sarà votata la prossima settimana in Consiglio regionale. A proporre il documento è Mara Piccin di Forza Italia, con le firme dei colleghi di partito Giuseppe Nicoli e Franco Mattiussi, quelle dei leghisti Mauro Bordin e Diego Bernardis e del capogruppo di Progetto Fvg Mauro Di Bert. Nel dettaglio, l'emendamento prevede che «sull'intero territorio regionale la caccia selettiva per qualità, sesso e struttura agli ungulati potrà essere esercitata anche mediante l'utilizzo dell'arco ai sensi della legge 157 del 1992». Della famiglia degli ungulati fanno parte anche i cavalli, che chiaramente non si possono cacciare a differenza di: cinghiali, cervi, caprioli, daini e mufloni. Nello stesso emendamento si autorizza anche l'utilizzo di fonti luminose, notturne, termiche o puntatori laser come mezzi ausiliari. A denunciare la proposta degli azzurri è la consigliera del M5s Ilaria Dal Zovo, che definisce la caccia con l'arco «un metodo barbaro e assolutamente assurdo. In questo modo, uccidere un cervide o un cinghiale al primo colpo è praticamente impossibile. Ciò provoca agonia e la lenta e atroce sofferenza per l'animale colpito», e inoltre «un cinghiale ferito può diventare estremamente pericoloso. Non possiamo pensare che nella nostra regione si consenta questa atrocità a puro scopo di sadico svago». Così come da additare, per Dal Zovo, è l'uso di fonti luminose, con animali «braccati nelle uniche ore in cui potrebbero stare tranquilli alla ricerca di cibo». Insomma, «di questo passo il Medioevo è dietro l'angolo". Mara Piccin replica a muso duro: «Ai 5 stelle rispondo in aula, non mi interessa la polemica sui giornali. Li conosciamo già da tempo e sappiamo la loro presa di posizione di parte su questi argomenti; e chi legifera non può farlo con queste ideologie. Si tratta comunque di un adeguamento alla legge nazionale 157». Sul fronte Lega, il capogruppo Mauro Bordin, precisa che «l'ho firmato insieme ai gruppi di maggioranza. È una iniziativa della Piccin che mi risulta essere stata discussa con l'assessore alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier. Abbiamo deciso come capigruppo di firmare tutti gli emendamenti proposti dalla maggioranza».A contestare le norma anche il Pd, con Diego Moretti che aggiunge: «Non si può pensare di affrontare il tema caccia a spot, ma va affrontato in maniera organica. L'uso dell'arco sarà anche autorizzato dalla legge 157, ma il Friuli Venezia Giulia aveva scelto di non adeguarsi perché può essere un metodo crudele nei confronti degli animali. Probabilmente questo emendamento serve ad accontentare una qualche associazione di caccia. Chiederemo lo stralcio, anche perché non si capisce cosa abbia a che fare con la competitività».

Andrea Pierini

 

 

«No a piani "spezzatino" Porto vecchio rinasca seguendo un'unica via»

Quali possono essere le strategie di riconversione dell'area del Porto Vecchio e quale aspetto potrà avere l'antico scalo al termine dei lavori di riconversione. Questi i due spunti base da cui si è sviluppato ieri il dibattito organizzato al Magazzino delle Idee, nell'ambito della mostra "040 - Reloaded - nuove idee in Porto Vecchio", al quale hanno preso parte Mitja Gialuz, presidente della Svbg, Massimiliano Tarantino, segretario della Fondazione Feltrinelli, Sandro Scandolo, direttore della Divisione ricerca del Centro Abdus Salam, l'architetto Dimitri Waltritsch, curatore della mostra, e Alessia Rosolen, assessore regionale a Lavoro e Ricerca. «Siamo nel pieno di una fase di trasformazione socio- economica», queste le parole dello stesso Waltritsch: «Una situazione che richiederà delle risposte pronte e attive da parte dei territori che da questa situazione vorranno trarne dei benefici. E Trieste con il Porto Vecchio dovrà attrezzarsi con una nuova capacità di attrazione, farne un richiamo di scala internazionale». Si profila dunque l'opportunità di attirare in città anche nuove persone con un'alta propensione all'innovazione, in grado di trovare a Trieste occasioni di sviluppo "combinate" alla prospettiva di un'alta qualità della vita sul territorio stesso. «È bene che la politica faccia delle riflessioni serie su questo tema - così Rosolen - perché il Porto Vecchio rappresenta un pezzo di città che potrà diventare un luogo importantissimo per la sua economia. Il mio auspicio è di vedere un progetto definitivo per l'intera area, che non immagini delle soluzioni diverse, a "spezzatino", così come fu fatto per il Borgo Teresiano». Ripensare il Porto Vecchio come un qualcosa di strutturato, di "integrale", che serva a tutti, insomma. Proteso sì verso il porto, ma senza dimenticare il terziario, al cui interno possano rientrarvi, al caso, pure abitazioni e strutture diportistiche. «Colgo l'occasione per lanciare due appelli», la conclusione di Rosolen: «Spero non si colga l'occasione per trasformare quest'area in un maxi deposito dove convogliare tutto ciò che in città non trova spazio, come musei o eventi, e al contempo auspico il rilancio dell'idea di una società unica per la gestione dell'intera area».-

Lorenzo Degrassi

 

 

I giovani propongono una piazza Sant'Antonio a misura di disabile

Il progetto della nuova piazza Sant'Antonio a misura di disabile è quello dotato di alberi e fontana nella zona antistante la chiesa di San Spiridione. Questo quanto emerge al termine di un lungo percorso avviato dall'associazione ProgettiAmo Trieste, che ha visto il confronto tra gli studenti di architettura dell'Università e le associazioni disabili. «Abbiamo voluto presentare una filosofia di lavoro che coinvolge tutti», ha spiegato il presidente di ProgettiAmo Emanuele Cristelli. Il sottosegretario con delega alla Disabilità Vincenzo Zoccano ha ammesso di «essere un po' nemico dei masegni. Dove vive una persona disabile vivono bene tutti. Non bisogna progettare per i disabili, ma con i disabili». Mauro Morassut, presidente della Consulta territoriale delle disabilità, ha sottolineato che «l'iniziativa è importante perché coinvolge i giovani che si sono impegnati in prima persona per progettare il nostro futuro». Le proposte per la nuova piazza Sant'Antonio sono rimaste quattro, il più a "misura" di disabile è quello appunto con la fontana davanti alla chiesa serbo-ortodossa e gli alberi fino a via Trenta ottobre, da dove parte l'illuminazione a terra in stile piazza Unità. Paradossalmente, in quanto completamente diversi, il secondo progetto qualificato è quello dove non sono presenti elementi se non una statua in prossimità di via San Spiridione. Per quanto riguarda le proposte rivolte nell'occasione all'architetto Maurizio Bradaschia, che ha realizzato i progetti ed era presente alla presentazione, è stata lanciata in particolare l'idea di creare degli attraversamenti senza i masegni e dei percorsi luminosi per valorizzare le attività commerciali.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 30 marzo 2019

 

 

L'aula approva l'aumento - Tari Sconto in arrivo per gli esercenti

Barbo (Pd) all'attacco: «Trascurate le periferie». Dipiazza: «Vai a lavorare» Emendamento dell'ultimo minuto dimezza le tariffe per ristoranti e osterie

Ieri sera il Consiglio comunale di Trieste ha approvato dopo aver discusso a lungo le nuove tariffe Tari: è in arrivo un dimezzamento delle tariffe per le categorie più "vessate" degli esercenti, come i ristoratori. Nella prima parte della serata, invece, l'aula ha approvato in un dibattito a dir poco infuocato il nuovo Piano economico finanziario (Pef) del Servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2019. Infuocato tanto che, a un certo punto, il sindaco Roberto Dipiazza ha apostrofato il consigliere dem Giovanni Barbo, che accusava la giunta di trascurare le periferie, invitandolo ad andare «a lavorare». Le novità del Pef 2019 sono state illustrate dall'assessore all'Urbanistica Luisa Polli: «La spesa aumenterà di 1 milione 928 mila euro - ha spiegato -. L'incremento è dovuto a obblighi di legge imposti a livello nazionale: in base a questi le amministrazioni hanno dovuto inserire nel Pef alcune nuove voci, prima comprese nelle spese di bilancio». Tra i servizi così introdotti c'è quello di pulizia delle aree verdi. Polli ha poi annunciato l'inserimento, sollecitato dai cittadini, dei distributori di sacchetti per le deiezioni canine nei principali giardini della città. Sarà inoltre creata un'area di micro-raccolta dell'amianto e sarà istituito un presidio di spazzamento per l'area compresa tra piazza Perugino, San Giacomo e Servola. La maggioranza ha approvato il Piano in maniera compatta, bocciando le proposte di emendamento dell'opposizione. Il voto è avvenuto dopo una discussione di oltre due ore, impossibile da riportare integralmente, durante la quale a intervenire sono stati soprattutto i consiglieri di minoranza. Il pentastellato Paolo Menis ha accusato l'amministrazione di aver «creato una delibera coerente con le mancanze degli anni precedenti. Nel 2017 vi abbiamo dato il beneficio del dubbio, pur non essendoci stato un cambio di rotta rispetto alla giunta Cosolini. Nei due anni successivi, tuttavia, non ci sono state modifiche di rilievo. Per questo voteremo contro». Diverse critiche sono state avanzate anche dal centrosinistra. Per la capogruppo Pd Fabiana Martini «da parte della maggioranza manca una visione d'insieme della città. Negli scorsi giorni ci sono stati momenti imbarazzanti nelle commissioni, con assessori che ignoravano le cifre da loro stessi stanziate. Non sono state coinvolte le categorie, nonostante le loro proteste. È minimo l'incremento della raccolta differenziata, tema che la destra è riuscita a ideologizzare come se la tutela dell'ambiente riguardasse solo la sinistra». La dem Antonella Grim ha evidenziato «l'assenza di progetti educativi e scolastici». Per Sabrina Morena (Open) è «grave l'aumento della tassazione ai cittadini. Nulla è stato fatto per sensibilizzare la popolazione sull'importanza del riciclaggio per la tutela dell'ambiente. Manca inoltre una seria trattativa con Acegas: la città è sporca e abbiamo pochi servizi». Così il dem Giovanni Barbo: «In via Torrebianca, dieci giorni dopo il Carnevale, c'erano ancora i coriandoli. C'è puzza di pipì. Vi limitate agli annunci su Facebook e non fate nulla, di fatto». Alla dichiarazione di Barbo è seguito un momento di bagarre generalizzata in aula, in cui il sindaco ha urlato a Barbo: «Vai a lavorare!». In sede di dichiarazioni di voto, il capogruppo Vincenzo Rescigno ha motivato il parere favorevole della Lista Dipiazza: «Il Pef comporta un lieve aumento dell'imposta sui rifiuti, che serve tuttavia a mantenere l'elevata qualità dei servizi di pulizia della città». Il leghista Radames Razza ha ribadito che l'aumento di «spesa è legato al rispetto delle normative nazionali». Anche il forzista Alberto Polacco ha difeso il testo. Passando alla discussione sulle tariffe della Tari, Forza Italia ha proposto all'ultimo minuto un emendamento, firmato da tutti i capigruppo di maggioranza, per ridurre del 50% l'aumento delle tariffe per alcune categorie di utenze non domestiche. Tra queste figurano ristoranti, pizzerie, mense, bar, ortofrutta, pescherie, fiorerie, banchi di mercato di genere alimentare e altre attività analoghe. È stato calcolato che la riduzione delle tariffe per tali categorie è pari a una cifra di 120mila euro. La richiesta della maggioranza è di stanziare una spesa corrispondente nel Bilancio 2019-2021, che sarà discusso lunedì prossimo:l'assessore preposto al Bilancio, il dipiazzista Giorgio Rossi, ha fatto proprio l'emendamento. 

Lilli Goriup

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 29 marzo 2019

 

 

LEGAMBIENTE - Un premio alle migliori foto di mare e terra

Legambiente Trieste - Circolo Verdeazzurro organizza il primo concorso fotografico "Mare, terra, città", aperto a tutti gli amanti della fotografia. A chiusura del concorso, le foto verranno esposte presso la sede Arci di via del Bosco 17/b. L'iscrizione e partecipazione al concorso è gratuita. Per informazioni e iscrizioni al concorso, vedi il sito: www.legambientetrieste.it mail: mareterracitta@gmail.com. Chiusura iscrizioni il 4 Aprile.

 

 

 Nuova diffida alla Ferriera "Fa ancora troppo rumore"

La mossa della Regione in base al piano acustico del Comune

La Ferriera di Servola avrà 12 mesi di tempo per adeguarsi ai nuovi obiettivi che la Regione ha chiesto per quanto riguarda i limiti acustici. Lo ha reso noto l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro in Consiglio regionale rispondendo all'interrogazione di Andrea Ussai del Movimento 5 stelle. Secondo Scoccimarro, dai rilievi fonometrici effettuati dall'Arpa dopo l'esecuzione degli interventi che avrebbero dovuto ridurre il rumore degli impianti e sulla base del nuovo Piano di classificazione acustica approvato dal Comune di Trieste, «permane il superamento dei limiti di accettabilità in ambiente esterno». Il 21 febbraio 2019 - ha spiegato l'assessore - era stato comunicato ad Arvedi l'avvio di un procedimento di diffida alla quale l'azienda aveva replicato sostenendo che gli interventi erano coerenti con quanto previsto dall'Autorizzazione integrata ambientale del 2016. A questa risposta la Regione, sulla base del nuovo Piano acustico del Comune, varato di recente, ha ribattuto con una nota con la quale sono stati prescritti nuovi tempi specifici e obiettivi in ottemperanza alla diffida stessa. Anche per quanto concerne le emissioni in atmosfera l'assessorato sta valutando la revisione dei limiti imposti sempre dall'Aia. «Tutte le segnalazioni dei cittadini - ha aggiunto Scoccimarro - sono oggetto di approfondimento sui dati rilevati dalle centraline che misurano la qualità dell'aria e, ogni volta in cui vengono rilevate irregolarità, seguono gli atti amministrativi del caso». La risposta non ha soddisfatto Ussai: «L'assessore conferma che non vengono rispettati i limiti di rumore previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale. Sono stati già dati tre anni per adeguarsi alle soglie indicate dall'Aia, imponendo ulteriori interventi di mitigazione del rumore. L'ulteriore ennesima diffida non è sufficiente. Mi aspetto azioni più incisive».

 

 

«L'Icgeb è fuori dalle scatole» Bufera sulla "gaffe" di Rossi

La frase pronunciata in commissione dall'assessore innesca la reazione di Giacca «Il problema è che il responsabile cultura ha un evidente problema di cultura»

L'Icgeb di Mauro Giacca, inizialmente assegnatario del Magazzino 26? «È andato fuori dalle scatole». Parola dell'assessore comunale alla Cultura Giorgio Rossi, che questa frase a dir poco infelice l'ha pronunciata martedì durante una seduta di commissione dedicata al bilancio, suscitando com'era prevedibile reazioni accese. A partire da quella del diretto interessato. «Il problema - ribatte a distanza il genetista - è che l'assessore alla Cultura ha evidentemente un problema proprio di cultura, in particolare scientifica, il che è abbastanza grave in una città come Trieste in cui esiste una grande concentrazione di strutture scientifiche. Detto questo, sono sicuro che, nonostante tutto, lui abbia sentito parlare di startup, trasferimento tecnologico, possibilità imprenditoriali, di Silicon Valley. Un atteggiamento - continua il direttore del Centro - che riflette un po' lo stato di abbandono culturale in cui versa questa città, l'incapacità di sviluppare un'idea o il solo fatto di trasformare il magazzino 26 in un vero e proprio magazzino, in cui infilarci dentro di tutto». E non finisce qui. «Questa infelice battuta evidentemente gli deve essere scappata - prosegue Giacca -. Ma resta il fatto che è sotto gli occhi di tutti l'incapacità di una programmazione sul Porto vecchio. Io penso che non trasferire in quell'area l'Icgeb sia un'occasione persa perché avrebbe consentito di spostarvici la ricerca, tutta una parte di attività di divulgazione per la città e il territorio, e un incubatore per startup». Il tira e molla sul trasferimento dell'Icgeb al Magazzino 26 - prima sbandierato ai quattro venti, poi lasciato in stand by e infine definitivamente cassato -, è proseguito come noto per anni. Ed è stato contrassegnato da altri "scivoloni" di Rossi. A settembre 2016, per esempio, l'assessore annunciava lo stop, da parte del ministero dei Beni culturali, allo stanziamento di 12 milioni fondi per il trasloco dell'Icgeb. «Quei fondi - chiariva Rossi - deve metterli il Miur». Una versione rivelatasi però del tutto infondata anche perchè, specificò in quell'occasione lo stesso Giacca, «noi non dipendiamo né da Miur né dai Beni culturali, bensì dal ministero degli Esteri». «L'Icgeb - aggiunge ora il direttore - è un centro di trasferimento di tecnologie alle imprese ed è anche un'organizzazione internazionale; certamente comportandosi così il Comune ha fatto una brutta figura agli occhi di tutto un contesto internazionale, composto da 65 Paesi. L'attuale assessore alla Cultura, ma anche il sindaco Dipiazza, al suo terzo mandato, non si sono mai degnati di venire a visitare la sede, non ci hanno mai messo piede. E la cosa non mi sorprende vista la pochezza di questa amministrazione». Che, dopo anni di annunci e passi indietro, lo scorso agosto ha definitivamente cassato il trasferimento in Porto vecchio, e promosso al suo posto Museo del mare, Immaginario scientifico e masserizie degli esuli, oggi stipate al Magazzino 18. «Purtroppo, - conclude amaro Giacca - l'amministrazione comunale ha convinto quella regionale, chiedendo al ministero di stornare questi fondi ad altre attività. Anche se io la risposta del ministero non l'ho trovata».Da parte di Rossi nessuna controreplica. L'esponente della giunta Dipiazza, nonostante i numerosi tentativi, ieri è risultato infatti irraggiungibile. In sua difesa scende in campo il forzista Michele Babuder, presente in commissione. «Quando l'altro giorno l'assessore è intervenuto sul tema, mi è sembrato evidente si riferisse al "problema/contenzioso" relativo al trasferimento dell'Icgeb. L'espressione "fuori dalle scatole" non era rivolta né alle attività dell'Icgeb né, tantomeno, alla figura del professor Giacca. Certo, non è stata la più felice ma non ritengo avesse alcuna intenzione di essere offensivo nei confronti di alcuno». Di tutt'altro avviso la consigliera Pd Antonella Grim. «Il comportamento tenuto l'altro ieri in commissione dall'assessore Rossi sulla questione Icgeb è inqualificabile - attacca -. Può anche legittimamente pensare di non volerlo trasferire in Porto vecchio, ma da qui a esprimersi con tale superficialità e crudezza ne passa». Sulla stessa linea Elena Danielis, consigliera M5s, che ha condannato fermamente la frase pronunciata dall'assessore «in un contesto istituzionale come quello in cui sono state pronunciate». «Una vera e propria mancanza di rispetto - conclude - nei confronti di un'istituzione e una persona che danno lustro alla nostra città a livello internazionale». 

Luigi Putignano

 

 

Affondo bis delle categorie contro gli aumenti alla Tari «La pazienza ha un limite»

Lettera a giunta e consiglieri per scongiurare i previsti aumenti dell'imposta rifiuti Oggi il verdetto finale con il voto in Consiglio

Farmacisti, ristoratori, albergatori, titolari di agenzie di viaggio e commercianti all'ingrosso e al dettaglio chiedono al Comune un passo indietro rispetto all'aumento della Tari. In una lettera a firma congiunta dei presidenti delle categorie che li rappresentano, e inviata al sindaco e agli assessori con delega ad Ambiente, Bilancio e Commercio, sottolineano i malumori che serpeggiano tra gli imprenditori e chiedono trasparenza sui motivi che hanno spinto la giunta ad adottare questo provvedimento. A far andar su tutte le furie Agrimercato, Fipe, Federfarma, Federalberghi, Acd e Fiavet è anche il confronto con i rispettivi colleghi di Udine, città in cui le aliquote sono più basse del 50% rispetto a quelle di Trieste, ma pure di Padova, dove opera AcegasApsAmga e dove comunque molte categorie pagano tariffe più ridotte. «L'imminente aumento Tari lascia indubbiamente dell'amaro in bocca, e che più sorprende è la mancanza di comunicazione e di condivisione di un simile provvedimento, che andrà ad incidere sull'attività di migliaia di aziende che operano su Trieste - si legge nella missiva -. Chi si attende un aiuto per le imprese e invece riceve un aumento delle tasse, non può girarsi dall'altra parte facendo finta sia uno dei tanti rincari ai quali sia impossibile opporsi. Perché, quando le brutte sorprese arrivano dall'amministrazione comunale, l'ente più vicino al territorio e a chi ci vive e lavora, il rammarico è più profondo». Le categorie auspicano un ripensamento della giunta, e fanno un appello ai consiglieri che proprio oggi saranno chiamati a licenziare il provvedimento in aula. «Chiediamo inoltre lun tavolo di confronto per ridefinire il regolamento Tari, - scrivono - oggi decisamente inadeguato a forte di una città che negli ultimi anni ha modificato il suo tessuto commerciale, con forti differenze tra centro e periferia». Tra le categorie più penalizzate c'è quella dei commercianti all'ingrosso. «In un momento così difficile per l'economia - spiega Massimo Vitale, presidente di Agrimercato - un'amministrazione comunale ha perlomeno il dovere di non aumentare quelle tariffe. È mancata soprattutto la concertazione con le categorie e mi chiedo come mai i miei colleghi di Udine paghino cifre così basse rispetto a noi». A rendere ancora più dura la posizione degli imprenditori, è stata anche la notizia del rialzo degli utili di Hera dell'11,2%, grazie ad un significativo contributo della controllata AcegasApsAmga. «Vogliamo vederci chiaro, chiediamo dettagli sui costi e capire cosa non va, perché a Trieste, dove tra l'altro abbiano un termovalorizzatore, si paghino cifre più elevate che altrove. Il Comune deve dare delle risposte». In caso contrario a fare le spese saranno i cittadini. «I triestini - evidenzia il presidente di Federfarma - saranno penalizzati due volte: come contribuenti e come consumatori perchè i rincari peseranno sui loro acquisti».

Laura Tonero

 

 

Domani scatta l'Ora della Terra e anche Trieste si mobilita

Al più grande evento sui cambiamenti climatici partecipano Wwf, Comune e Museo di Miramare

Lo spegnimento di due palazzi simbolo della città, una passeggiata serale con una visione del cielo al telescopio, cene a lume di candela e un banchetto informativo. A Trieste domani scocca l'ora della Terra. Anche la nostra città aderisce infatti alla mobilitazione sul cambiamento climatico, "Earth Hour - l'Ora della Terra", con un ricco calendario di eventi. L'appuntamento annuale, che rappresenta il più grande evento globale sui cambiamenti climatici, è promosso dal Wwf, sostenuto e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio, dal Senato, dalla Camera e dall'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e in collaborazione con il Miur. Anche quest'anno, allo scopo di evidenziare l'urgenza di contrastare e arrestare il cambiamento climatico, le luci di decine di migliaia di edifici, palazzi e monumenti si spegneranno per un'ora - dalle 20.30 alle 21.30 - in tutto il mondo." Anche il semplice gesto di abbassare le luci di luoghi pubblici e a Trieste di alcuni noti ristoranti - commenta Alessandro Giadrossi, delegato del Wwf Italia nel Friuli Venezia Giulia - significa essere attori della grande mobilitazione internazionale". Trieste aderisce simbolicamente spegnendo il Municipio e il Castello di Miramare. Pure alcuni esercizi pubblici triestini, sensibilizzati a cura del Wwf Trieste e della Bottega del Mondo Mosaico - hanno deciso di aderire e per offrire il proprio contributo serviranno la cena a lume di candela. Sono Degusteria Km0, Hostaria Malcanton, Cantina degli ostinati, Ristorante Savron, Cafè della musica, Ristorante ai Fiori, Caffè Tommaseo e Ginger-Tea & Cakes. Per l'occasione, sabato l'Area Marina Protetta di Miramare proporrà una passeggiata serale all'interno della Riserva della Biosfera nella zona di Monte Grisa. Il ritrovo è alle 18.30 davanti ai cancelli del tempio Mariano.

Gianfranco Terzoli

 

Il mare nelle nostre mani laboratori per bambini e incontri con gli esperti - domenica all'Immaginario

Il mare è nelle nostre mani. Per ricordarlo, all'Immaginario Scientifico è stata organizzata una giornata dedicata all'elemento blu e la sua salvaguardia, con attività gratuite grazie al contributo dell'associazione ambientalista Marevivo per bambini e adulti. Domenica al museo di Grignano alle 11.30 e alle 15 si terranno laboratori per ragazzi dai 7 anni in su (iscrizioni su www.immaginarioscientifico.it) e, in contemporanea, incontri per gli adulti (senza necessità di prenotazione). I più piccoli dovranno fronteggiare un'emergenza ambientale (uno sversamento di petrolio in mare) concentrandosi sulle diverse possibilità per contenere i danni e sulle difficoltà tecniche che potrebbero insorgere. Grazie a un apparato sperimentale i partecipanti potranno indagare le caratteristiche fisiche e chimiche di questi eventi catastrofici ed elaborare una strategia risolutiva. Negli stessi orari, gli adulti potranno riflettere sullo stato dei nostri mari e sull'emergenza plastiche assieme a Maria Cristina Pedicchio (presidente di Ogs e segretario generale di Marevivo Fvg), Simone Libralato (ricercatore in Oceanografia di Ogs) e Alice Affatati del comitato esecutivo di Marevivo. Le tre realtà hanno deciso di unire le forze per organizzare un evento con l'obiettivo comune di diffondere la conoscenza, sensibilizzare ed educare al rispetto per il mare. «Siamo lieti di poter mettere insieme tre soggetti qualificati per una causa importante - rileva Serena Mizzan, direttore dell'Immaginario Scientifico - e contribuire così a diffondere sul territorio una cultura attenta alla salvaguardia del mare». «Abbiamo voluto abbinare alle iniziative dell'Immaginario - aggiunge Maria Cristina Pedicchio - divertenti laboratori per ragazzi e una parte riservata agli adulti».

G.T.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 28 marzo 2019

 

 

Il via libera ai diportisti fa uscire Legambiente dal progetto europeo

STARANZANO. Legambiente contro tutti: il Comune, la Regione e il progetto europeo Im.pre.co (acronimo di Improve the transnational protection of ecosystem integrity and services), di cui il Comune di Staranzano è capofila. «Non ci sono più le condizioni per mantenere la nostra presenza nel gruppo dei portatori di interesse dell'area protetta - ha annunciato ieri Stefano Sponza, presidente di Legambiente, Circolo Ignazio Zanutto di Monfalcone - specie dopo l'approvazione da parte della Regione il 22 febbraio scorso, del Piano di Gestione del sito Natura 2000-Foce dell'Isonzo-Isola della Cona, che ha prodotto una totale deregolamentazione della fruizione diportistica della zona a mare della Riserva naturale da parte dell'associazione Amici dei Caregoni». Una decisione irreversibile, scaturita dalla "concessione" da parte della Regione dell'utilizzo delle imbarcazioni di una parte a mare in piena riserva naturale, contro - a detta loro - la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità.«Abbiamo cercato in ogni modo - afferma Sponza - di riportare al centro dell'attenzione il principio di conservazione e sostenibilità all'interno della riserva naturale. Ogni tentativo è risultato vano e la nostra funzione di portatori di interesse è svuotata di qualsiasi significato. La battaglia continuerà, ma non riteniamo né il Comune né i suoi consulenti affidabili per discutere questi temi».L'assessore alla Ricerca di fondi regionali europei, Serena Francovig è sorpresa da questa posizione di Legambiente. «Im.pre.co. - afferma - non ha niente a che vedere con il Regolamento di gestione che è stato emanato dalla Regione prima del progetto europeo. Questo prevede una gestione partecipata dei portatori di interessi, più di venti tra enti e associazioni, di cui fanno parte oltre a Legambiente, anche l'associazione dei pescatori, sky surf, agricoli, promoturismo, gli Amici dei Caregoni, agricoltori, attività economiche, la Stazione Biologica della Cona». «Quindi - aggiunge Francovig - dell'opinione dei "portatori" e delle diverse esigenze, viene fatta una sintesi e trovata una soluzione. Però non è che un'idea deve essere per forza predominante sulle altre. Il fatto che Legambiente abbia rinunciato è un dispiacere perché il suo apporto è molto importante».Ai margini della questione dei Caregoni, il consigliere regionale Pd Diego Moretti nel controbattere alle dichiarazioni dell'avvocato Massimo Bruno, candidato sindaco del centrodestra, sottolinea che «il consenso elettorale non si acquisisce andando a parlare con l'assessore regionale di turno (Zannier sui Casoni e Bini sulle attività produttive) senza approfondire prima le questioni e verificare ciò che è stato finora fatto». «Quelle che vengono spacciate per grandi conquiste - afferma Moretti - in realtà non sono altro che questioni già definite da tempo e non certamente per proprio merito. Cioè la balneazione, la navigazione e sosta delle piccole imbarcazioni da diporto della zona dei Caregoni, la pratica in specifici periodi dell'anno della pesca sportiva nel tratto della foce dell'Isonzo, questioni concordate da tempo dall'amministrazione Marchesan». -

Ciro Vitiello

 

L'isola della Cona dedica la domenica al ricordo di Perco "papà" della riserva a un mese dalla scomparsa

STARANZANO. Assemblea, conferenze, escursione nella Riserva, presentazione del Progetto "Aquila di mare" in Italia e nelle regioni Alto-Adriatiche. Domenica sarà una giornata dedicata a Fabio Perco, il "papà" della Riserva naturale regionale della Foce Isonzo, a un mese dalla scomparsa. A organizzare l'evento è il presidente dell'associazione Co.Na. (Conservazione della Natura), Graziano Benedetti, in collaborazione con la Rogos che ha in gestione l'area protetta e il Comune. Il programma prevede alle 11 l'assemblea dei soci e dei simpatizzanti nella sala conferenze al primo piano del Centro Visite della Riserva naturale, nella quale verrà illustrata la relazione sulle attività e il bilancio nel 2018 e le attività per il 2019. Nel corso dell'assemblea verrà presentato il "Numero 2" del Notiziario associativo, dedicato alla memoria di Fabio Perco e al "Progetto preliminare per il ritorno dell'Aquila di mare in Italia e nelle regioni Alto-Adriatiche". L'ultimo progetto da lui seguito. Nel pomeriggio soci e non soci potranno partecipare alle iniziative organizzate per ricordare la sua persona. Si comincerà alle 14.30 con una conferenza-testimonianza della figlia Nicoletta Perco e si proseguirà con un'escursione guidata lungo i sentieri e gli osservatori da lui ideati in tutti questi anni. «Va ricordato - spiega Benedetti - che Fabio Perco, oltre ad essere un naturalista e zoologo a tutto tondo, è stato un precursore della divulgazione ambientale e della fruizione di ambienti naturali. Ha fondato e gestito scientificamente la Riserva Foce dell'Isonzo, ha contribuito alla creazione di altre realtà importanti come la Riserva naturale Valle Cavanata, le Riserve naturali Foci dello Stella e Valle Canal Novo, la Riserva naturale del Lago di Cornino, l'Oasi dei Quadris di Fagagna, e di molte altre, in Italia e all'estero».Pur abitando a Trieste, dalla fine degli anni '80 è stato "adottato" da Staranzano, un paese diventato per lui seconda casa, senza tuttavia abbandonare le numerose ricerche in ambito regionale. Perco ha legato il suo nome e parte della sua attività professionale alla zona umida della Riserva, divulgando in Italia e nel mondo l'area protetta di Staranzano, sia come consulente scientifico che come responsabile-coordinatore della Sbic, la Stazione Biologica dell'Isola della Cona. Un importante punto di riferimento per il controllo della fauna migratoria e stanziale che nel periodo invernale raggiunge circa 25 mila presenze di oltre 325 specie. Zoologo, laureato a Trieste nel 1975, Perco è stato illustratore e saggista e docente in università italiane e straniere.

 

 

Sub "spazzini" in azione oggi al Mandracchio - LA MATTINATA ECOLOGISTA CON GLI STUDENTI

MUGGIA. Circa 200 studenti dell'Istituto comprensivo Lucio di Muggia prenderanno parte oggi alle 9 in sala "Millo" alla giornata dedicata alla salvaguardia, alla pulizia e alla tutela del nostro mare. Patrocinato dal Comune, l'evento prevede la presenza del personale della Capitaneria, che con altri tecnici ed esperti, attraverso video e miniconferenze, informerà e sensibilizzerà gli alunni sulle "leggi del mare", e in particolare sul rispetto e la tutela ambientale marina. Al Mandracchio sarà ormeggiata la motovedetta Sar della Capitaneria, che i ragazzi potranno visitare. All'iniziativa parteciperanno anche i subacquei del Primo nucleo sub di San Benedetto del Tronto della Guardia costiera e dell'associazione Scuba Tortuga, che si immergeranno per "raccogliere" dal fondale i rifiuti che saranno poi analizzati, selezionati e smistati per il successivo smaltimento. Presente l'Arpa - con cui l'Istituto Lucio già collabora per il progetto "Mondo mare" - che darà il suo contributo in merito alla tutela ambientale all'interno della mattinata. La giornata ecologista si concluderà alle 12.

Ri.To.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 27 marzo 2019

 

 

Il viadotto di Barcola potrebbe non sopportare l'aumento dei treni - la lettera del giorno di Marina Sofianopulo

Leggo sul giornale di domenica 17 marzo scorso la lettera del Comitato per una Barcola migliore. Abitando lungo la riviera barcolana da più di 60 anni, espongo alcune mie riflessioni. La Costiera triestina costituisce una delle principali bellezze turistico - paesaggistiche della provincia di Trieste e di tutto il Paese, sia per chi arriva dalla Strada costiera, sia dalla linea ferroviaria, dove da Bivio Aurisina si spalanca la visuale sulla città e sul Golfo, sia di giorno che di notte. Anche il suggestivo passaggio sopra l'abitato di Barcola dall'alto viadotto, e specialmente di notte, secondo me è di grande bellezza e suggestione. Dunque qualsiasi schermatura che "ostacoli la libera visuale del paesaggio" (Decr. legisl. 19 agosto 2005 n. 194, pag. 30), a meno di gravi necessità, costituirebbe un vero e proprio depauperamento dell'offerta turistica della nostra città, sfregio al paesaggio e al buon senso. Tuttavia è comprensibile il disagio, senza speranza di una fine, per gli abitanti, anche se tutti noi, venendo ad abitare qui, eravamo consapevoli della vicinanza della linea ferroviaria. Il problema evidentemente si è aggravato da quando è aumentato il trasporto via ferrovia dei container : la rumorosità non è forse solo un "effetto collaterale"?Secondo me la vera cosa di cui preoccuparsi, è la portata di questa linea ferroviaria in presenza dell'aumento progressivo del traffico di convogli molto lunghi e pesanti, specialmente sui tratti di viadotto molto alti (via del Boveto), costruiti in modo ammirevole (evidentemente più affidabili dei moderni ponti in cemento armato) sia per quanto riguarda l'estetica che la tecnica, ma nell'ormai lontano 1850, dunque calcolati per il traffico prevedibile all'epoca. Tutti auspichiamo che il Porto di Trieste abbia sempre maggior importanza e sviluppo - vedi l'accordo commerciale con la Cina attualmente in trattativa - e che il trasporto merci via terra, venga attuato sempre di più su ferro anziché su gomma, ma... è realistico immaginare che il futuro traffico con l'enorme Cina, debba passare tutto o in gran parte sul Viadotto di Barcola ?

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 26 marzo 2019

 

 

La burocrazia regionale viaggerà in auto elettrica - Presentato "Noemix"

La pubblica amministrazione regionale viaggia verso la modalità elettrica. Lo fa grazie a Noemix, progetto finanziato dal programma comunitario Orizon 2020 che si rivolge alle Pa del Friuli Venezia Giulia per realizzare la transizione a un modello più smart, fatto di auto elettriche condivise, nell'auspicio che si possa superare il nodo alimentazione. Da Fabio Scoccimarro, assessore regionale all'Ambiente, arriva non a caso l'annuncio di un Fvg pronto a introdurre 560 automobili totalmente elettrice tra Regione, Comuni, Aziende sanitarie e altri enti pubblici. A dare spinta al progetto, ieri a Udine a palazzo Belgrado, l'Università di Trieste ha presentato uno studio condotto dal dipartimento di Scienze economiche da cui emerge una fotografia dettagliata, al 2017, di fabbisogni e impatti. La flotta di veicoli della Pa Fvg è composta da 2.300 auto per il trasporto di persone e a uso promiscuo, di cui 1.130 in uso negli enti sanitari, 364 nei comuni capoluogo, 354 in quelli medio-piccoli e 501 in altre amministrazione, con un quadro preoccupante rispetto all'età. Dei veicoli considerati, infatti, il 59.1% ha più di 10 anni di vita (e il 26.3% va oltre i 15 anni), mentre solo il 13.1% ne ha meno di 4. Percentuali che evidenziano da un lato una limitata sicurezza dei veicoli, che può tradursi in elevata incidentalità e costi di manutenzione elevati; dall'altro la loro obsolescenza tecnica, con conseguenze pesanti sull'ambiente in termini di emissioni, tra l'altro in un contesto di utilizzo quasi solo urbano. La maggior parte dei veicoli (il 77.1%) risulta alimentata a benzina, con punte dell'80% se si considerano anche i veicoli ibridi a doppia alimentazione benzina/gpl e benzina/metano. Poco meno di un quinto (18.2%) sono quelli alimentati a diesel, mentre mancano completamente i veicoli solo a metano. Le auto elettriche? Pochissime. Solo 15: 8 del Comune di Udine, 6 del Comune di Pordenone e una presa a noleggio da Area Science Park. Di qui la convinzione di Scoccimarro: «Vogliamo essere un esempio virtuoso da seguire e stiamo investendo molto nel progetto Noemix».

m.b.

 

Trieste è terza fra le città italiane per numero di corse in autobus

Il dato di 320 viaggi pro capite al giorno emerso durante la tappa del Mobility Innovation Tour

«Il trasporto pubblico a Trieste può vantare la flotta più giovane d'Italia e, probabilmente, d'Europa - 4,2 anni contro una media di oltre 12 in Italia - con numeri importanti per il territorio, coperto capillarmente dalle 55 linee, con 5 mila 500 corse al giorno che trasportano quotidianamente ben 150 mila passeggeri, 320 corse al giorno per abitante che posizionano Trieste al terzo posto in Italia dietro solo a Milano e Roma». Numeri importanti che l'ad di Trieste Trasporti, Aniello Semplice, ha snocciolato ieri in occasione della tappa triestina del Mobility Innovation Tour 2019, organizzato dalla rivista Autobus sotto il cappello di Civitas Portis, progetto finanziato dall'Ue nell'ambito del programma Horizon 2020, che comprende le città portuali di Trieste, Aberdeen, Constanta, Anversa e Klaipeda, e che vede la città portuale cinese di Ningbo nel ruolo di osservatrice. «Le chiavi del successo di Trieste Trasporti - ha specificato Semplice - sono da rintracciare certamente, tra le altre, nella partnership tra pubblico e privato, ossia tra Comune di Trieste e Arriva, del gruppo Deutsche Bahn», società che, come ha ricordato l'ad Angelo Costa, «è presente in 14 nazioni e in Fvg detiene il 60% di Saf e il 40% di Trieste Trasporti, opera oltre 700 bus e percorre 33 milioni di bus/km annui». Il tutto in attesa della sentenza del Consiglio di Stato relativa alla gara per l'assegnazione del servizio di Tpl in Friuli Venezia Giulia al nuovo gestore unico regionale che sarà uno dei maggiori player nazionali del settore. Luisa Polli, assessore all'Urbanistica del Comune di Trieste, ha ricordato la recente presentazione del Pums, acronimo di Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, che «ridisegnerà la viabilità cittadina del prossimo futuro». Giulio Bernetti, dirigente dell'area Città e territorio del Municipio, ha posto l'attenzione sugli scenari futuri che si aprono sul fronte della mobilità urbana e sul recupero dell'area di Porto vecchio: «L'obiettivo è quello di evitare il collasso di quelle parti di città gravitanti nei pressi dell'antico scalo, attraverso una mobilità che preveda accessi pedonali come quello appena inaugurato alle spalle del polo museale, parcheggi scambiatori come il polo intermodale di Park Bovedo, e un ripensamento del sistema ferroviario esistente nell'area, di quello marittimo, e la progettazione di un futuribile ma fattibile collegamento aereo che metta in connessione l'area a mare con il Carso attraverso l'uso di cabinovie». Interessante la case history giunta da Cagliari, presentata da Roberto Murru, dg di Cmt, azienda di trasporto pubblico di Cagliari, con soluzioni sostenibili come i filobus 100% elettrici con aste di captazione per la ricarica sia in movimento che in stazioni apposite di sosta, o come il progetto di interconnessione tra l'area vasta della città e i due poli logistici, merci e passeggeri, del porto del capoluogo sardo, e che a Trieste potrebbero trovare un campo di applicazione. 

Luigi Putignano

 

 

La Tav Trieste-Venezia sul binario morto

Costerà 1,8 miliardi accelerare la linea Come il progetto è finito in un cassetto a vantaggio di una soluzione più soft

TRIESTE. Avrebbe dovuto essere la Tav è invece sarà, ma i tempi sono a questo tempo indefiniti, il potenziamento della linea ferroviaria Venezia-Trieste, con costi abbattuti da 7 a 1,8 miliardi di euro e treni con velocità massima di 200 chilometri orari. Una ricalibrazione del progetto rimasta per ora sulla carta. Perché, dopo la prima tranche di fondi nazionali del 2016, 200 milioni di euro stanziati con Graziano Delrio ministro, nulla si è più aggiunto. Un binario morto, al momento. A partire dall'annunciata Tav, visti i costi prospettati a inizio millennio. Sin dagli anni Ottanta la linea ha mostrato usura ma anche limiti strutturali, a partire dal nodo di Latisana, con la curva repentina direzione Nord e virata a Est verso Monfalcone e Trieste. Ma il progetto di una nuova ferrovia ad alta velocità ha perso appeal poco a poco: come pensare di spendere quasi 7 miliardi con un enorme impatto sul territorio, con tanto di galleria in Carso? Regione Veneto e Friuli Venezia Giulia, preso anche atto del sottoutilizzo dell'esistente, in particolare per il trasporto merci, decidono così di lasciar perdere e di concentrarsi su una soluzione ritenuta più logica: potenziare la linea storica. E il ministero delle Infrastrutture, d'intesa con Rfi, nel 2014 manda in soffitta il tracciato condiviso nel 2010 e dà il via libera a un piano da 1,8 miliardi. Si ridimensionavano i sogni e si punta solo su ciò che si può fare davvero. In tempi non biblici. «Costerà 1,8 miliardi la velocizzazione della ferrovia Venezia-Trieste, con lo scopo di collegare i due capoluoghi in poco più di un'ora, solo una decina di minuti in più rispetto all'alta velocità», confermava l'amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile a margine del Forum ferroviario Italia-Balcani a Trieste nel 2015. L'ad di Fs Renato Mazzoncini, due anni dopo, aggiungeva: «Entro il 2025 il sistema Av sarà completato fino a Venezia e la linea ammodernata fino a Trieste». I fondi? Risparmiati dalla voce ben più corposa che avrebbe riguardato la Tav, non sembravano un problema. Delrio stanziò appunto 200 milioni. E il cronoprogramma era definito. Prevedeva a partire dal 2016 una decina di mesi per il progetto preliminare e altri quattro-cinque per la conferenza dei servizi con gli enti locali. Quindi un altro anno per il progetto definitivo e sette-otto mesi per lo svolgimento della gara. In sostanza, tre anni per le attività preparatorie e altri cinque per i lavori. Quello che è successo dopo, invece, in assenza di cantieri, sono solo i confronti e gli scontri della politica. Il più acceso a fine 2018 quello tra Movimento 5 Stelle e Pd. La commissione Lavori pubblici del Senato dà infatti il via libera allo schema di contratto di programma 2017/21 tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Rete ferroviaria italiana, un documento che prevede un incremento di risorse per gli investimenti ferroviari pari a 13,2 miliardi. Secondo i grillini, si tratterebbe dell'altolà all'alta velocità in Fvg. La «pietra tombale» dei progetti Tav da Venezia a Trieste, sottolinea Stefano Patuanelli, capogruppo grillino a Palazzo Madama. Secca la replica di Debora Serracchiani, ex presidente del Fvg e deputata dem: «I 5telle erano e restano dei venditori di bufale un tanto al chilo: il progetto dell'alta velocità Venezia-Trieste non esiste più da anni, eppure la vendono come se fosse la grande rivoluzione di questa legislatura. Già nel 2016 Delrio aveva dato il colpo di freno decisivo e l'alta velocità Venezia-Trieste nel 2017 era uscita dall'allegato Infrastrutture che ha accompagnato il varo del Def: c'era invece, e rimane, la velocizzazione della Venezia-Trieste a carico di Rfi per 1,8 miliardi». I grillini tuttavia, dopo aver letto nel testo approdato in commissione la definizione "nuova linea", hanno sentito puzza di bruciato all'interno di un contratto Mit-Rfi che avrebbe dovuto essere ratificato dallo scorso Parlamento e invece è rientrato all'ordine del giorno di questo avvio di legislatura. «Alla nostra lettura, in due passaggi del documento si rimetteva mano ai 28 chilometri di galleria che devasterebbero il Carso con risparmi complessivi in termini di tempo, tra Mestre e Trieste, di non più di 11 minuti. Con questo definitivo stop si procederà finalmente al potenziamento della linea esistente». Nel febbraio scorso un altro botta e risposta. L'assessore regionale del Fvg ai Trasporti Graziano Pizzimenti e il consigliere regionale M5S Cristian Sergo evidenziano la mancanza di risorse per avviare i cantieri e Mariagrazia Santoro, assessore ai Trasporti della precedente giunta Fvg Serracchiani, ribatte: «Gli esponenti di M5S e Lega dovevano darsi da fare prima, quando si costruiva la finanziaria nazionale». 

Marco Ballico

 

 

CROAZIA - Zone off-limits e quantità limitate la pesca si adegua alle norme europee

Azzurro minuto, Zagabria vara il nuovo regolamento per i professionisti. In azione non più di 203 pescherecci

FIUME. Pesca al pesce azzurro minuto con reti da circuizione: in Croazia ora si cambia, in base a quanto stabilito dall'Unione europa. In ossequio alle disposizioni del Consiglio europeo, varate lo scorso 30 gennaio, il ministero croato dell'Agricoltura e Pesca ha emesso infatti il nuovo regolamento per la pesca di sardelle, acciughe e papaline. Tante le novità comprese nel documento, tutte mirate alla tutela della biomassa di queste specie e al favorire una pesca che sia veramente sostenibile. In primo luogo, i pescherecci con reti a circuizione - in azione nelle acque della Dalmazia, Istria e Quarnero - potranno essere al massimo 203, per una potenza complessiva di non più di 66.523 chilowatt. Sono state introdotte poi varie limitazioni, sempre relative al pesce azzurro di piccole dimensioni, quello che nel pescato totale incide in maniera preponderante. Dunque, nell'anno in corso i pescatori professionisti croati non potranno totalizzare un pescato superiore a quello di cinque anni fa, ossia del 2014, che dovrà anzi essere ridotto ulteriormente del 5%. Ricordiamo che in quell'anno furono pescate 55.783 tonnellate di sardelle e 8.594 tonnellate di "sardoni". Il quantitativo 2014 non potrà essere superato nel 2019 ed anzi dovrà esserci dunque il taglio di 5 punti. Nel 2017 il prelievo di sardelle toccò le 48.420 tonnellate, quello delle acciughe le 10.883 tonnellate. Per l'anno scorso, l'Istat nazionale croata non ha ancora pubblicato i dati. Nel 2020 e 2021, il pescato dovrà venire diminuito per ciascun anno del 5% rispetto ai dodici mesi precedenti. Le limitazioni però non finiscono qui. Ciascun peschereccio non potrà catturare più di 100 tonnellate delle specie citate e le imbarcazioni avranno a disposizione non più di 20 giornate di attività alieutica per ciascun mese. Il massimo di giornate di pesca all'anno per ogni singolo peschereccio non potrà superare le 180. Dunque, alle limitazioni amministrative volute da Bruxelles si aggiungeranno i giorni di luna piena e quelli in cui le condizioni meteomarine sono proibitive. Non è tutto: Zagabria e l'Ue hanno voluto chiudere alcune aree ai pescherecci di lunghezza superiore ai 18 metri, in modo da tutelare gli avannotti di sardelle, papaline a alici. Fra le zone off-limits vi sono le acque dell'Istria occidentale, una parte del golfo di Fiume, una porzione del Quarnero e tutto il Quarnerolo. Sono stati stabiliti anche i bracci di mare in cui - sempre per proteggere i piccoli di sardelle e acciughe - non potranno calare le reti i pescherecci di lunghezza compresa tra i 12 e i 18 metri. C'è anche un'area di divieto permanente per la pesca con reti da circuizione e riguarda il mare aperto dell'Adriatico centrale, questa la definizione, dove le iniziative alieutiche dei pescatori croati (parliamo sempre dell'azzurro minuto) sono abbastanza rare. Ci sono poi i fermi biologici. È stato confermato che le imbarcazioni dovranno restare ferme agli ormeggi dal 16 dicembre al 14 febbraio, mentre da quest'ultima data fino alla fine di febbraio sarà consentito un massimo di 5 giornate di pesca.-

Andrea Marsanich

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 25 marzo 2019

 

 

Scuole in lizza al concorso "Un disegno per l'ambiente" - Il Giulia chiama a raccolta i più giovani Si potranno usare fiori, pigne, sassi e semi

L'iniziativa supporta Legambiente cui verra' devoluto 1 euro per ogni elaborato

Estro, colori e fantasia per descrivere la natura e la tutela dell'ambiente. In occasione dell'International day of forest, il centro commerciale Il Giulia chiama a raccolta il mondo giovanile e lancia un concorso dal titolo "Un disegno per l'ambiente", iniziativa che supporta le istanze del Circolo Verdeazzurro Legambiente di Trieste rivolte alla sensibilizzazione ecologista nelle scuole. Il concorso apre i cancelli ai bimbi dai 3 ai 10 anni proponendo disegni o collage che parlino quindi dello scibile naturalistico, fruendo anche di materiale del ramo trattato, impiegando fiori secchi, foglie, pigne, sassi, semi e dintorni, il tutto da strutturare su classici fogli A/4 e A/3. Come partecipare al concorso? Il termine ultimo delle iscrizioni è domenica 7 aprile, data che segna lo scadere della consegna degli elaborati attesi all'infopoint della galleria del centro commerciale di via Giulia. L'evento ha intanto ufficializzato altre date. Dal 17 al 19 aprile, sempre nella sede del centro commerciale, è in programma l'esposizione delle opere in lizza, mentre la cerimonia finale, corredata da merenda e consegna di gadget, è programmata il 19 aprile, con orario ancora da definire. Come accennato, il progetto si affianca al Circolo Verdeazzurro, la realtà ambientalista di Trieste a cui verrà devoluto 1 euro per ogni disegno raccolto, un'operazione, sostengono gli organizzatori, concertata per "supportare le iniziative a tutela dell'ambiente locale e a favore della sensibilizzazione dei cittadini e della educazione ambientale nelle scuole".Temi ripresi dal commento di Piero Coin, amministratore del centro commerciale: «Crediamo fermamente che le giovani generazioni siano in grado di raccogliere la sfida della sostenibilità ambientale. Solo con il coraggio, l'assunzione di responsabilità e un pizzico di sana incoscienza giovanile - ha azzardato Coin - si può davvero invertire un ciclo che ha messo a repentaglio seriamente il futuro del nostro pianeta. Per questo motivo abbiamo organizzato l'evento - ha concluso - quale piccolo segno di adesione verso un movimento che in questi giorni sta avendo il massimo risalto a livello mondiale».Ulteriori informazioni sul concorso visitando il sito www.ilgiulia.it. 

Francesco Cardella

 

 

Tassa sui rifiuti più cara anche per ristoranti, bar hotel, negozi e artigiani

Incrementi fino al 6 per cento che si traducono in certi casi in centinaia di euro Le modifiche alle quote a metro quadrato figlie di costi più alti per la differenziata

Alberghi, ristoranti, rivendite di frutta e verdura, parrucchieri. Come per gli utenti privati è in arrivo una stangata sulla Tari anche per le imprese. Un aumento che oscilla tra il 5,5 e il 6 per cento, che non risparmia nessuno. E visto che le quote applicate alle utenze non domestiche raggiungono, tra fissa e variabile, anche i 36 euro al metro quadrato, quella per lo smaltimento della spazzatura si traduce per molti in una delle tasse più consistenti da sostenere. Un gioco di tariffe e metri quadrati che cambiano a seconda della tipologia d'utenza presa in considerazione. Ad esempio, per il punto vendita da 50 metri quadrati di un fioraio - attività sulla quale, assieme alle rivendite di ortofrutta, alle pescherie e alle pizzerie al taglio, gravano le quote più elevate, con la fissa che passa dai 18,52 ai 19,79 euro mentre la variabile da 16,22 a 16,96 - che negli anni scorsi pagava 1.737 euro, nel 2019 riceverà un F24 da 1.838 euro, il 5,7 % in più. Un ristorante da 200 mq che lo scorso anno di Tari pagava 5.400 euro (14,39 di quota fissa e 12,61 di variabile al mq), quest'anno dovrà sborsarne 5.710 (15,37 di quota fissa e 13,18 di variabile), 312 euro in più. Un bar o una pasticceria da 100 mq che sborsava 1.919 euro, ora ne pagherà 2.229. E un parrucchiere o un'estetista? Per 40 mq, ad esempio, pagheranno di tassa sui rifiuti 224 invece che 211 euro, il 6 per cento in più. Un falegname o un idraulico per le stesse dimensioni passeranno da 159,60 a 168,40 euro, un aumento del 5,5%. Un negozio di abbigliamento, una libreria o una cartoleria da 100 mq passeranno da 481 a 508 euro (5,6% in più). Per gli alberghi la tariffa varia in base al fatto che all'interno della struttura ci sia o meno un ristorante. Ma da cosa sono dipesi questi aumenti della Tari? Per la sola raccolta dei rifiuti si è registrato un incremento di spesa di 1 milione 900 mila euro a fronte di un costo complessivo di quasi 37 milioni: 22 milioni 783 mila euro per le utenze domestiche (il 61,58%), 14 milioni 214 mila euro (38,42%) per quelle non domestiche. Nel 2017 le tonnellate di rifiuti raccolte sono state 95.539; 96.930 nel 2018 e per il 2019 si stima 97.960. Se nel 2017 la differenziata di attestava al 41,10%, nel 2018 è arrivata al 41,55%, solo lo 0,45 in più. Dai report nelle mani dell'assessore all'Ambiente Luisa Polli, emerge «un incremento di circa 2 tonnellate di rifiuti nella zona centrale della città - spiega -, quella vissuta anche dai turisti, e per alcuni mesi un aumento di immondizia nei cassonetti in zone più periferiche, generate dai "pendolari" dei rifiuti, che per dribblare la raccolta porta a porta introdotta a Muggia o a San Dorligo della Valle gettavano i loro sacchi nei cassonetti di Trieste». Una raffica di sanzioni ha ridotto ma non eliminato il fenomeno. «A quelli per la mera raccolta-smaltimento dei rifiuti - spiega l'assessore al Bilancio, Giorgio Rossi - si aggiungono i costi di gestione, i costi del Comune (inclusi quelli del personale che se ne occupa), l'aggio ad Esatto e poi la legge impone un deposito per crediti inesigibili che per noi ammonta a circa 2 milioni di euro». Una legge nazionale impone che attraverso la Tari 2019 si pagherà anche la pulizia delle aree verdi e dei giardini, che fino allo scorso anno veniva invece sostenuta dall'Area Verde pubblico. 

Laura Tonero

 

RACCOLTA RIFIUTI PORTA A PORTA  - Differenziata a Muggia - C'è la ricarica di sacchi

MUGGIA. A quasi un anno dall'avvio del nuovo sistema di raccolta "porta a porta", parte la consegna dei nuovi sacchi per i residenti del centro storico di Muggia. La raccolta differenziata, nella cittadina rivierasca, ha avuto un avvio progressivo a differenza di quanto attuato secondo programmazione consolidata in tutti gli altri Comuni. La dotazione annuale dei sacchetti inizialmente messi a disposizione degli utenti sta ora per esaurirsi. La consegna riguarderà i residenti del centro storico con la precisazione, da parte del Comune, che la distribuzione per i condomini sarà avviata a breve ma in un secondo momento. I sacchetti che verranno consegnati in questi giorni saranno, come in passato, di colore blu da utilizzare per la carta/cartone, giallo per la plastica e nero per il secco residuo e costituiranno la nuova fornitura annuale. Chi avesse ancora in dotazione la vecchia fornitura, potrà continuare a utilizzarla fino ad esaurimento, per poi usare la nuova. --

 

 

Aquiloni al posto delle pale Cambia l'energia eolica per sfruttare i venti in alta quota

Il nuovo eolico parla "italiano" e sarà prodotto attraverso aquiloni che voleranno a mille metri di quota per catturare il vento e produrre energia. Addio pale eoliche, ingombranti e rumorose, che tolgono spazio alla terra e all'agricoltura. L'energia elettrica si produrrà in alta quota: lo hanno capito nel 2007 un gruppo di ricercatori italiani che anno dato vita alla KiteGen Venture, la società di Caselle (Torino) che ha stretto un accordo con la Saipem proprio per la realizzazione degli aquiloni eolici nei cieli di tutto il mondo. Il vento a mille metri di altitudine c'è sempre, allora perché non catturarlo con le vele degli aquiloni? Da questa intuizione è nata la tecnologia messa a punto dall'esperto di meccatronica Massimo Ippolito, affiancato dal professor Mario Milanese del Politecnico di Torino e dall'esperto di ingegneria meccanica Franco Taddei. Un'intuizione e un brevetto "sposato" recentemente da Saipem - il colosso italiano che realizza oleodotti e gasdotti in tutto il mondo - che si propone di sfruttare questa tecnologia là dove è impossibile realizzare pale eoliche, come al largo delle coste dove ci sono i giacimenti petroliferi. L'energia viene catturata tramite aquiloni collegati da un generatore a terra, in grado di produrre fino a 3 Mw di potenza. Le strutture leggere sfruttano il vento ad alta quota - presente con una media di sei, settemila ore l'anno - che garantisce una velocità maggiore e costante e dunque una produttività più elevata. Meno impatto visivo, meno ombre, rumore e meno spazio occupato a terra - secondo gli esperti - saranno la risposta ai "difetti" dell'eolico tradizionale. Il sistema ha una "struttura leggera e sicura" e le soluzioni di KiteGen sono protette da 40 brevetti in oltre 70 Paesi. I sistemi di rilascio e recupero della vela tramite cavi leggeri e ad alta resistenza e sistemi avanzati di automazione e controllo - attraverso software che intervengono sui cavi e determinano le traiettorie di volo per sfruttare al massimo il vento - permetteranno l'applicazione della tecnologia di KiteGen, anche al largo delle coste in in acque profonde, dove non è possibile utilizzare turbine eoliche. E dunque, produrre energia elettrica per alimentare le strutture utilizzate per l'estrazione di idrocarburi. Rispetto alle turbine volanti, KiteGen adotta una struttura molto più leggera e meno pericolosa in caso di avaria e caduta. L'aquilone rimane "in bandiera", ossia di taglio rispetto al vento e grazie al doppio cavo che lo affranca al generatore, in caso di rottura di una fune, può essere recuperato scongiurando possibili incidenti.

ROSARIA FEDERICO

 

 

SEGNALAZIONI - Oleodotto Siot - I cattivi odori questione di soldi

Credo che la segnalazione "Siot, cattivi odori? Un problema annoso" a firma del signor Silvio Stagni e dell'11 marzo scorso, meriti un riscontro. Condivido l'affermazione in base alla quale, installando sui serbatoi un tetto fisso aggiuntivo a quello galleggiante, si potrebbe risolvere il problema, e, infatti, ciò è stato ripetutamente indicato (nemmeno ricordo più quante volte e in quante sedi) come possibile soluzione. Cosa ha risposto la Siot? Nel corso dell'audizione di Alessio Lilli, direttore generale della Siot, il 18 febbraio 2016 in Consiglio comunale nel municipio di San Dorligo della Valle-Dolina, egli ha testualmente affermato che "non esiste al mondo un deposito di greggi in prossimità di unità abitative, con i tetti fissi, perché si tratterebbe di bombe. Bombe ... ordigni". Quindi non si può fare. Eppure il D.Lgs. 152/2006 (il Testo unico in materia ambientale) prevede che per lo stoccaggio di petrolio greggio possano essere utilizzati oltre ai serbatoi con tetto galleggiante anche quelli a tetto fisso purché con membrana galleggiante oppure a tetto fisso "polmonati" e con emissioni convogliate a sistemi di abbattimento. Esiste, inoltre una direttiva europea, la 94/63/CE dd. 20.12.1994, in base alla quale le guarnizioni di tenuta dei tetti galleggianti dovrebbero garantire un contenimento dei vapori pari o superiore al 95% di quello di una cisterna similare a tetto fisso priva dei dispositivi per il controllo dei vapori. Ne consegue che la soluzione, per contenere gli effetti odorigeni del teorico restante 5% di vapori, potrebbe essere, per l'appunto, la realizzazione di una copertura aggiuntiva fissa a contenimento di tali perdite. Quindi si potrebbe. Basterebbe che la Siot decidesse di voler spendere i soldini necessari (che, però, sarebbero sottratti ai dividendi dei Soci della Tal Siot...).Il lavaggio immediato delle pareti interne dei serbatoi mentre si abbassa il tetto galleggiante? E' quello che la SIOT sta provando a fare, da cinque anni a questa parte, con i noti impianti di nebulizzazione senza alcun significativo risultato. Il sistema non funziona: se fosse davvero efficace certamente non saremmo qui a parlare ancora e sempre di odori molesti.

Roberto Drozina, consigliere comunale Capogruppo Lista Civica Territorio e Ambiente

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 24 marzo 2019

 

 

L'altolà di Sarajevo alla Croazia sui rifiuti radioattivi di Krsko

La presidenza tripartita: no al deposito di scorie a un passo dal nostro confine E il ministro dell'Ambiente minaccia: «Potremmo fare altrettanto»

BELGRADO. Quel deposito di rifiuti radioattivi non s'ha da fare. E se la Croazia andrà avanti, sorda alle paure della Bosnia, allora Sarajevo e Banja Luka uniranno le proprie forze - uno scenario relativamente inedito, in un Paese che rimane scisso - per opporsi. Anche cercando di portare il problema all'attenzione internazionale. Il problema riguarda la quota croata delle scorie nucleari a media o bassa radioattività della centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, struttura di proprietà mista tra Lubiana e Zagabria. Ed è un problema che sta diventando sempre più sensibile: lo conferma la forte presa di posizione assunta l'altra sera dalla presidenza tripartita bosniaca, che ha emesso una dichiarazione con i toni del diktat per chiedere «alla Croazia di non designare Trgovska Gora, nella municipalità di Dvor», località a un tiro di schioppo dal confine bosniaco, come «deposito di rifiuti radioattivi e nucleari; e di trovare sul proprio territorio» una diversa ubicazione adatta per questi fini. Un'ubicazione che non deve essere - è stato l'ammonimento - «prossima al confine con la Bosnia», come si legge nel messaggio firmato dai tre membri della presidenza, il serbo-bosniaco Milorad Dodik, il bosgnacco Sefik Dzaferovic e il croato Zeljko Komsic. Di che cosa si parla? Di un progetto che sta tornando a provocare tensione e che era già stato proposto negli anni scorsi, accompagnato da una scia di critiche e polemiche e dalla levata di scudi di ambientalisti ed ecologisti: un deposito di una parte delle scorie di Krsko, quelle di pertinenza della Croazia - che Zagabria deve prendersi in carico entro il 2023 - in un'area in Croazia vicinissima alla Bosnia. La paura, sul fronte bosniaco del confine, è che il deposito «inquini l'ambiente su entrambi i versanti della frontiera e danneggi la salute dei residenti», ha ricordato l'agenzia Hina. Il problema è che un futuro deposito a Trgovska Gora, in un'area poco abitata ma solo su territorio croato, sarebbe a meno di 800 metri dal fiume Una, a 600 metri dalle fonti d'acqua che riforniscono Novi Grad, hanno ricordato anche i deputati bosniaci Sasa Magazinovic e Jasmin Emric. Dalla Croazia «ci arrivano rassicurazioni» che un eventuale deposito «non avrà ripercussioni negative. Ma se è così, consigliamo che scelgano tra Zagabria, Spalato o Dubrovnik», ha rincarato Magazinovic.Ma Zagabria ha deciso ormai per Trgovska Gora? Non ci sono ancora conferme ufficiali al 100 per cento, ma la reazione bosniaca fa pensare che tutto vada in questa direzione. Dodik ha promesso che contatterà i massimi vertici croati, il premier Andrej Plenkovic e la presidente della Repubblica Kolinda Grabar Kitarovic, per comunicare formalmente la richiesta della Bosnia dicendosi sicuro che le pressioni faranno cambiare idea a Zagabria.Nel frattempo, il ministero degli Esteri di Sarajevo è stato incaricato di diffondere a livello Ue le preoccupazioni bosniache. Il nervosismo è già salito a livelli di guardia. Nei giorni scorsi il ministro dell'Ambiente serbo-bosniaco, Srebrenka Golic, si è appellato direttamente a Zagabria affinché faccia chiarezza, ma ha poi minacciato: «Anche noi abbiamo rifiuti radioattivi» a bassa intensità. E potremmo «piazzarli sopra Dubrovnik, una misura di reciprocità», ha aggiunto. «Ci aspettiamo che le istituzioni bosniache difendano i propri cittadini», ha fatto eco il numero uno della municipalità Novi Grad/Bosanski Novi, Miroslav Drljaca.Ma non c'è solo la Bosnia sulle barricate, per dei rifiuti che nessuno sembra volere. Anche la comunità locale di Krsko, secondo quanto ha riportato di recente l'agenzia slovena Sta, è entrata nel dibattito. E si è detta contraria all'ipotesi di stoccare tutte le scorie dell'impianto, «più i rifiuti prodotti da altre strutture in Croazia», nel deposito sloveno di Vrbina, oggi in via di costruzione. -

Stefano Giantin

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 23 marzo 2019

 

 

Un patto Comune-imprese per il rilancio di Porto vecchio

Auspicata la realizzazione di opere in partenariato e con l'utilizzo dello strumento della finanza di progetto

Maggiore collaborazione fra il Comune e le piccole e medie imprese attraverso la realizzazione di opere in partenariato e con l'utilizzo della finanza di progetto. È questo l'auspicio dell'assessore ai Lavori pubblici del Comune, Elisa Lodi, nel corso del convegno "Riqualifichiamo il Porto vecchio: opportunità per le Pmi triestine" organizzato e promosso dalla Conferenza nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa di Trieste nella Sala Giubileo di Riva III Novembre. Quella della finanza di progetto è una tecnica attraverso la quale il finanziamento è garantito dai flussi di cassa previsti dall'attività di gestione o esercizio dell'opera stessa. Tramite questa operazione i soggetti privati possono essere coinvolti nella realizzazione di opere pubbliche in modo da velocizzare l'attuazione delle opere stesse. «C'è la volontà da parte della giunta comunale di lavorare assieme con i privati per la realizzazione delle opere che miglioreranno il Porto vecchio - queste le parole di Lodi - dove abbiamo avviato i lavori per la costruzione del centro congressi in vista di Esof 2020, una struttura di grande portata che resterà alla città anche dopo la manifestazione. A breve partiranno i lavori per la rotatoria di Barcola, un'opera da 6 milioni di euro che riqualificherà l'ingresso del Porto vecchio, abbiamo lanciato la gara per la procedura esecutiva di trasformazione del Magazzino 26, successivamente partirà la bonifica del terrapieno di Barcola per la quale abbiamo un contributo di 5 milioni». Opere per le quali il Comune ritiene di vitale importanza il coinvolgimento delle piccole e medie imprese. «L'attuale giunta comunale ha deciso fin da subito di mantenere alta l'attenzione sulle Pmi - ancora l'assessore Lodi -, motivo per il quale i rapporti con le associazioni di categoria proseguono alacremente, coinvolgendole attraverso la formula del partenariato pubblico - privato e con la finanza di progetto, come già accaduto per la realizzazione del park San Giusto». 

 

 

Acqua, record di consumi in Italia ma la metà va sprecata nella rete

Il report Istat: su 428 litri per abitante al giorno ad uso potabile, nelle case ne arrivano solo 220 L'allarme Fao: meno risorse, più popolazione e maggiore siccità, urge sfruttare pioggia e riciclo

L'Italia è al primo posto nell'Ue per consumo di acqua. Ma quanti sprechi: nel rubinetto di casa arriva appena la metà del prelievo nazionale ad uso potabile. E gli italiani, pur fiduciosi della bontà dell'acqua di rubinetto, preferiscono bere dalla bottiglia. Dati allarmanti che arrivano dall'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua. Un bene prezioso che, avverte la Fao, diminuisce sempre più. Urge correre ai ripari. 1. Se ne spreca la metà - Sono 428 i litri per abitante al giorno prelevati ad uso potabile, ma l'erogazione giornaliera è di 220 litri per persona, a causa della dispersioni di rete. Poco meno della metà del volume di acqua prelevata alla fonte (47,9%) non raggiunge infatti gli utenti finali. In tutto nel 2015 si parla di 9,49 miliardi di metri cubi prelevati. Nel 2018, precisa il report Istat, sono circa 24 milioni 800mila (95,8% del totale) le famiglie che dichiarano di essere allacciate alla rete idrica comunale. 2. Bere da rubinetto no grazie - Un altro dato che colpisce è che, nonostante otto famiglie su dieci si dichiarino «molto o abbastanza soddisfatte» del servizio idrico, sono ancora tanti coloro che preferiscono l'acqua in bottiglia. Con la conseguenza di un uso smodato di plastica. Ci sono stati comunque miglioramenti. La percentuale di chi non beve dal rubinetto passa dal 40,1% del 2002 al 29% del 2018, per un totale di 7 milioni 500mila famiglie. Si passa dal 17,8% del Nord-Est al 52% delle Isole, con la percentuale più elevata in Sicilia (53,3%), seguita da Sardegna (48,5%) e Calabria (45,2%). 3. Quanto mi costi - Nel 2017 per le famiglie la spesa media mensile per il consumo di acqua minerale è pari a 11,94 euro, in aumento dell'11,1% rispetto al 2016. Sono il 63% le famiglie in cui almeno un componente beve oltre un litro di acqua minerale al giorno. Il consumo più elevato è nelle isole (69%), più basso al Sud (55,8%). Tra le regioni è l'Umbria in testa per consumi (71%); in Trentino-Alto Adige il valore più basso (43,7%). 4. Clima e "fame zero" - Una cosa è certa: così non si può continuare. Di fronte ai cambiamenti climatici e la crescita demografica, la Fao esorta i Paesi «a intensificare gli sforzi per aumentare l'efficienza idrica e fornire a tutti l'accesso all'acqua potabile». «Garantire la sicurezza idrica globale è fondamentale per raggiungere "fame zero" e gli obiettivi di sviluppo sostenibile - dicono dalla Food and Agriculture Organization - La disponibilità di acqua dolce diminuisce per la crescita della popolazione, urbanizzazione e cambiamento degli standard di vita, e così assistiamo a un aumento delle esigenze agricole, industriali ed energetiche». 5. La sfida del futuro - Bisogna dunque intervenire e in fretta. Ecco come, secondo la Fao. «La lotta per l'equilibrio è la nostra più grande sfida», ha detto la vicedirettrice generale Fao per il clima e le risorse naturali, Maria Helena Semedo. Si prevede che entro il 2050 la domanda mondiale di acqua aumenterà del 20-30%, mentre l'offerta diminuirà in modo allarmante, il tutto mentre l'impatto negativo dei cambiamenti climatici continua a minare la sicurezza di cibo e acqua. La carenza idrica e la siccità, l'innalzamento del livello del mare, la desertificazione e la perdita di ecosistemi sono forti fattori di stress sociale che contribuiscono anche alla migrazione forzata. Semedo ha poi sottolineato la necessità di trovare fonti idriche innovative (come il riciclo delle acque reflue e la raccolta dell'acqua piovana) e di aumentare l'efficienza idrica, in particolare nei settori agricoli. L'agricoltura rappresenta infatti il 69% dei prelievi globali di acqua, con circa l'80% delle terre coltivate che vengono alimentate a pioggia, producendo il 60% del cibo. 

Lara Loreti

 

 

Il patto fra Porto di Trieste e Cccc sullo sviluppo della rete ferroviaria

Oggi il varo dell'alleanza all'interno del quadro complessiva. Poi 90 giorni di tempo per i piani concreti

ROMA. Il momento è arrivato. Sarà Villa Madama la cornice del varo dell'alleanza tra Autorità di Sistema portuale del mare Adriatico orientale e China communications construction company. Nonostante le perplessità leghiste degli ultimi giorni, arriva il via libera alle intese sui porti di Trieste e Genova che, da quanto è dato a sapere, sono già state formalizzate attraverso scambi di mail. L'ufficializzazione avverrà soltanto nella mattinata di oggi e soltanto dopo la firma che il primo ministro Giuseppe Conte e il presidente Xi Jinping apporranno sul Memorandum of understanding che ha portato Trieste alla ribalta mondiale davanti all'interesse cinese sul suo scalo. Come anticipato dal Piccolo, l'intesa sul porto giuliano non riguarda l'uso di banchine e ormeggi ma prevede l'inserimento di Cccc all'interno del progetto ferroviario Trihub e una serie di possibilità che l'Autorità portuale potrà giocare fra Europa centrale e Cina. Il memorandum dà novanta giorni affinché Autorità portuale, Rete ferroviaria italiana e Cccc decidano nel concreto le forme di collaborazione nel previsto rafforzamento delle infrastrutture ferroviarie che si snodano fra Trieste, Villa Opicina e Cervignano. Il piano nasce in contesto comunitario, poiché fa parte della lista di progetti messi sul tavolo da Roma nella Eu-China connectivity platform, creata proprio per immaginare forme di cooperazione tra Bruxelles e Pechino nell'ambito delle infrastrutture di trasporto. L'Autorità portuale potrà di contro partecipare all'operazione che vede Cccc impegnata per dare vita all'interporto di Kosice in Slovacchia. Il Porto di Trieste potrà infine sviluppare in Cina progetti di piattaforme logistiche non ancora precisati. Il presidente Zeno D'Agostino è chiuso nel più stretto riserbo, come d'altronde chiesto espressamente dai governi italiano e cinese a tutti gli attori coinvolti negli accordi che verranno sanciti oggi. D'Agostino è a Roma da giovedì sera e nella capitale sono stati avvistati anche l'ad di Fincantieri Giuseppe Bono, il presidente di Assicurazioni Generali Gabriele Galateri, il numero uno del Gruppo Danieli Giampiero Benedetti e la presidente di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli. Il governatore Massimiliano Fedriga tranquillizza intanto sulla portata dell'intesa relativa a Trieste: «Conosco molto bene il progetto della Via della Seta per quanto attiene al porto di Trieste, che non riguarda concessioni a società cinesi, ma un investimento ferroviario finanziato per la stragrande maggioranza da Rfi, quindi con maggioranza assolutamente pubblica». Per Fedriga, «quello che ci interessa è favorire il passaggio di traffici dalla Cina e verso la Cina attraverso il porto di Trieste e tutto il Fvg. L'alternativa è che questi traffici vadano in altri porti europei. Questo è un accordo e non è un contratto: ovviamente se si andrà verso un contratto si seguirà la normativa italiana ed europea». 

 

Sistiana Visogliano, vogliamo misure per ridurre il rumore dei treni - la lettera del giorno di Manuela Perna Morpurgo, presidente Comitato di quartiere Sistiana Visogliano

Abbiamo letto sul Piccolo del 16 marzo scorso la lettera del Comitato per una Barcola migliore in relazione all'inquinamento acustico prodotto dalla ferrovia. Anche noi che abitiamo nel comune di Duino Aurisina abbiamo lo stesso problema. Per questo motivo il 22 ottobre scorso abbiamo costituito il Comitato di quartiere Sistiana Visogliano, con la finalità di migliorare la qualità di vita dei cittadini del quartiere. Al giorno d'oggi c'è ancora troppa gente, dentro e fuori le istituzioni, che ritiene l'inquinamento acustico un problema secondario. Eppure, è ormai dimostrato con certezza che i danni alla salute provocati dall'esposizione al rumore oltre certi limiti sono gravissimi anche se non ce ne accorgiamo subito. Il 3/2/2016 è stato siglato a Roma l'Accordo quadro tra Regione Fvg e Rfi così da poter programmare il potenziamento del trasporto locale su ferro, migliorare i collegamenti tra la regione e Venezia e sviluppare collegamenti transfrontalieri sia verso l'Austria sia verso la Slovenia.Pochi giorni fa sono stati firmati due accordi da Rfi: uno con le ferrovie austriache Obb, il secondo con Rail Cargo Austria Rca nell'ottica di un futuro sviluppo del porto di Trieste. Dal 2015 a oggi i traffici settimanali da Trieste verso Budapest sono venti volte più frequenti. "La Rail Cargo Austria", che è il primo operatore del nostro porto, ha fatto quasi 3mila treni l'anno scorso sui 9700 complessivi. Se vogliamo crescere, se vogliamo aumentare i traffici del porto, la ferrovia è la componente principale del nostro sviluppo", ha concluso D'Agostino.Siamo d'accordo con il dott. D'Agostino. Anche noi vogliamo che la nostra città prosperi, che il nostro Porto abbia prospettive di crescita, che ci sia lavoro per i nostri figli, ma vogliamo anche che si sviluppi il turismo, vogliamo poter dormire, parlare, guardare la tv, ascoltare la radio, fare la "pennicchella" pomeridiana, stare in giardino ascoltando il cinguettio degli uccelli senza essere disturbati a tutte le ore da un altalenante rumore di ferraglia. Sulla linea Monfalcone Trieste attualmente transitano circa 60mila treni l'anno da 150 a 180 al giorno e spesso a velocità sostenuta accompagnati talvolta da fischi, anche durante la notte. Il rumore supera di gran lunga i decibel consentiti. Quello che ci aspettiamo dalle istituzioni e dagli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture è che quando pianificano investimenti di una certa portata come il potenziamento di una linea ferroviaria tengano conto anche di interventi di contenimento e abbattimento del rumore. La tutela della salute è un diritto fondamentale di ogni cittadino come sancito dall'art. 32 della nostra Costituzione.

 

 

SEGNALAZIONI - Ecologia: abbattiamo le combustioni

Proprio nella giornata delle iniziative di Greta Thunberg e al coinvolgimento lodevole dei giovani del pianeta e triestini, giunge notizia dell'aumento dei costi dei rifiuti. I dati riportati segnalano la crescita della raccolta indifferenziata, le novità applicative per i cittadini, i costi del termovalorizzatore. C'è chi ricorda le percentuale di raccolta differenziata: indicano posizioni di vertice in regione, nelle città di Pordenone, Gorizia e Udine. Perché non si potrebbe ottenere altrettanto a Trieste, limitando le combustioni?L'Ispra segnala la direttiva 2018/ 851/Ue che, a proposito di preparazione, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti, prevede che si arrivi nel 2020 al 50% (contro, a esempio, gli attuali 43,9% in Italia). Inoltre le emissioni di particolato da 2,5 micron a frazioni di micron, potrebbero non essere intercettate dai filtri industriali disponibili, disperdendosi nell'ambiente. Potremmo chiederci se esiste, in questi totali, una quota extraregionale, come fu segnalato in passato? Sulle tariffe si sono riscontrate osservazioni ragionevoli da parte della Uil. Tenendo conto di tutti questi elementi, sarebbe meglio incentivare la raccolta differenziata, sull'esempio dei valori raggiunti dalle altre provincie, come prescrive l'art. 205 del D.Lgs 152/2006. Si tratta di praticare più economia circolare (con riduzione, riuso, recupero e riciclo), abbattendo le combustioni, contrariamente all'incremento prospettato delle tariffe.

Mariano Cherubini - Isde Fvg

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 22 marzo 2019

 

 

Stop al mercato ittico in Porto vecchio La giunta ripiega sul canale navigabile

Sfuma l'ipotesi del Magazzino 30. Giorgi: «Convivenza impossibile tra centro congressi, lavorazione del pesce e file di Tir»

Il Mercato ittico cambia rotta. Non finirà "spiaggiato" al Molo Zero del Porto vecchio. La terza amministrazione comunale di Roberto Dipiazza, che l'aveva promesso di slancio a neppure un mese dal suo insediamento nel luglio 2016, ha dovuto fare i conti con la dura realtà. E così, dopo fughe in avanti, retromarce e palleggiamenti tra Magazzino 28 e 30, ha deciso di chiedere all'Autorità portuale un approdo meno suggestivo del Molo Zero, ma più funzionale di quello attuale dall'ex Gaslini (anche se non troppo lontano). «Il problema è che lo sviluppo del Porto vecchio è diverso da quello immaginato qualche anno fa. La presenza del centro congressi quella zona mal si concilia con l'inevitabile passaggio dei camion e con la lavorazione del pesce all'ingrosso. Il 70 per cento del pesce arriva su gomma, non via mare. Inoltre il mercato ittico del Friuli Venezia Giulia, con il riconoscimento europeo del bollino blu, serve anche il pescato di Slovenia e Croazia per la parte istriana. Non è pensabile di far transitare camion e Tir su viale Miramare o in Costiera», spiega l'assessore al Commercio Lorenzo Giorgi che, già un anno fa, aveva avanzato dei dubbi su quello che fin dall'inizio a qualcuno è parso una sorta di "capriccio" del sindaco Dipiazza, nato da un'idea dell'assessore Giorgio Rossi dopo la chiusura dell'ex Gaslini imposta nell'estate del 2016 da parte delle autorità sanitarie. E, proprio per non scontentarlo del tutto, resta in piedi il progetto di un mini "fish market" con spazio jazz in Porto vecchio (sempre in Magazzino 30), sul qualche sono arrivate a fine anno due manifestazioni di interesse. Il vero mercato ittico sembra invece destinato a imboccare la via del Canale navigale, un approdo da scegliere tra riva Giovanni da Verrazzano e riva Alvise Cadamosto. Un'area perfettamente collegata con la Grande viabilità e con il valico di Rabuiese. «Non posso dire ancora nulla sulla localizzazione. La prossima settimana abbiano un incontro con l'Autorità portuale con la quale vogliamo definire un'altra soluzione. Qualcosa è già stato individuato», aggiunge Giorgi che però sulla nuova destinazione tiene per il momento la bocca cucita. «Abbiamo preso atto che un Mercato ittico mal si concilia con la piega turistica che sta prendendo il Porto vecchio - conclude -. Resta invece buona l'idea di un Fish market al Magazzino 30 in funzione turistico ed enogastronomica. Più che un mercato, un'area dedicata alla ristorazione delle specialità del nostro mare al servizio dei convegni e magari dei visitatori del polo museale del Magazzino 26». Non era infatti pensabile la convivenza di un mercato del pesce con il turismo congressuale o museale, sia dal punto di vista del traffico sia da quello olfattivo. Resta un mistero il perché ci siano voluti oltre due anni per certificare l'incompatibilità del Mercato ittico di Trieste con la rete viaria del Porto vecchio. «Spenderemo pochissimi euro e tra un anno in questo periodo potremo già essere dall'altra parte - dichiarò Dipiazza nel luglio 2016 alla vigilia della firma del protocollo d'intesa con Zeno D'Agostino -. Sarà il primo insediamento produttivo del Porto vecchio: mettete lo spumante in frigo. Giorgio Rossi si è meritato un branzino». E ora, alla faccia del branzino, si finirà dritti dentro il canale navigabile. 

Fabio Dorigo

 

Canoni ridotti del 30% al Magazzino 26 per agevolare l'Immaginario scientifico - le nuove linee di indirizzo

Affitti agevolati in Porto vecchio per attività culturali. L'amministrazione comunale, su indicazione dell'assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi, ha varato le linee di indirizzo per l'utilizzo dei magazzini del Porto vecchio "come contenitori con finalità cultuali". È stato deciso uno sconto del 30% rispetto alla tariffe applicate, per esempio, al Castello di San Giusto. Una delibera adottata con urgenza in vista del trasloco dell'Immaginario scientifico da Grignano al Magazzino 26 che deve avvenire prima di Esof 2020, la manifestazione che si terrà in Porto vecchio dal 4 al 10 luglio del prossimo anno. Ovviamente le linee di indirizzo valgono per tutti i soggetti interessate e per tutti gli immobili del comprensorio dell'antico scalo. L'unica discriminante riguarda la tipologia di attività che deve essere culturale e non a fini di lucro. Il canone mensile applicato sarà di 2,17 euro al metro quadrato invece dei 3,10 euro previsti per San Giusto. «Abbiamo messo a punto un atto propedeutico al primo ingresso in Porto vecchio di un'attività culturale non gestita direttamente dal Comune. Abbiamo definito i canoni culturali per Porto vecchio», spiega l'assessore Giorgi. Il primo a sperimentare il canone "agevolato" sarà l'Immaginario scientifico che farà da "cavia" e che da anni attende una sede adeguata (in passato si era parlato dell'ex Pescheria Salone degli incanti e dell'ex Meccanografico di Campo Marzio). L'occasione di Esof 2020 (Trieste capitale europea della scienza) appare, insomma, di quelle da non perdere. Tanto più che c'è un contributo da 2 milioni e 150 mila della Regione Fvg per adeguare il Magazzino 26 alle esigenze del museo della scienza interattivo e sperimentale di Grignano. «A breve verrà definita la convenzione con il Comune di Trieste - spiega Serena Mizzan, direttrice dell'Immaginario scientifico. Poi ci saranno i lavori. Noi pensiamo di entrare nei primi mesi del 2020». La società di Grignano aveva prenotato 3.900 metri (così risulta dalla delibera comunale di una anno fa) al piano rialzato e al primo piano del Magazzino 26. Nel corso di quest'anno la superficie è stata limata a circa 3 mila metri quadrati. Con il canone agevolato si tratta di circa 6.500 euro al mese da pagare al Comune. Nel caso del canone pieno, applicato per esempio a San Giusto, il contro sarebbe di 9.300 euro al mese. «Stiamo definendo nell'ambito della convenzione della condizioni per noi sopportabile. Il Comune, in questo senso, ci sta aiutando. L'Immaginario sarà il primo a entrare, ma le tariffe scontate varranno per tutti» aggiunge Mizzan. L'abbattimento del 30% delle tariffe, infatti, varrà per tutti. In lista di attesa, solo per restare al Magazzino 26, ci sono il Museo dell'Antartide, il Museo della Bora, il Magazzino 18 dell'Irci. L'archivio di Its, invece, ha preferito accasarsi della sede della Fondazione CRTrieste in via Cassa di risparmio. «L'amministrazione comunale- spiega Giorgi - è interessata ad agevolare l'ingresso in Porto vecchio di tutte quelle attività culturali che possono essere degli attrattori. Come appunto l'Immaginario scientifico». 

 

Giù i primi ruderi - Aria di rivoluzione nell'antico scalo

Cominciata la demolizione degli edifici privi di vincolo storico È il via al maxi cantiere da 5 milioni per viabilità e impianti

Al via il maxi cantiere che nei prossimi mesi è destinato a cambiare completamente il volto di Porto vecchio, con interventi alla pavimentazione generale, alle strade, ai servizi principali, alle reti elettriche, a quelle di acqua e gas, e ancora agli impianti di illuminazione, alle fognature e agli arredi urbani. I primi interventi sono cominciati con la demolizione di alcuni fabbricati, ben visibili ieri attraversando il comprensorio, dove al lavoro erano operativi cinque mezzi, davanti agli occhi incuriositi di qualche "spettatore" di passaggio. «Si tratta di edifici che già si trovavano in pessime condizioni - spiega l'ingegner Giulio Bernetti, direttore dell'area Territorio e Ambiente del Comune - e che non erano vincolati dalla Soprintendenza. Eliminarli servirà ad allargare la futura sede stradale». Si proseguirà poi con la rotonda e con la sistemazione della viabilità e delle aree limitrofe rispetto all'attuale svincolo che da viale Miramare conduce all'interno dell'antico scalo. Sono stati infatti aggiudicati nei giorni scorsi i lavori che di fatto segnano l'inizio della rivoluzione, per un costo complessivo di cinque milioni di euro, mentre per la sola rotonda verranno spesi circa 500 mila euro.«È l'avvio ufficiale della ristrutturazione di Porto vecchio, il primo segnale concreto del grande cantiere - annuncia l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli - che interesserà prima la parte dietro la carreggiata, la zona interna rispetto all'asse stradale, poi la rotonda vera e propria, rispettando la viabilità che, nonostante l'intervento in corso, resterà comunque la stessa. I lavori per questo lotto dureranno 300 giorni e comprenderanno anche una serie di opere di riqualificazione verso il cuore del Porto vecchio e verso i bagni che si trovano a poca distanza». E di recente proprio i soggetti responsabili dei due stabilimenti della zona, Cral e Dopolavoro ferroviario, avevano chiesto al Comune di ipotizzare alcune varianti al progetto generale. Nel dettaglio i rappresentanti dei due sodalizi sollecitavano nuovi spazi per le auto più vicini agli ingressi e l'apertura di alcuni accessi di collegamento tra il nuovo parcheggio del Bovedo e le due aree di balneazione. «Li abbiamo incontrati ma al momento - spiega la Polli - non è semplice pensare a una modifica della situazione, che peraltro non dipende del tutto dal Comune. Sicuramente cercheremo di agevolarli in qualche modo».Un altro problema più volte emerso è il futuro della ciclabilità della zona, che però non sembra subirà per ora grandi modifiche. «Da Barcola si entrerà in Porto vecchio dal parcheggio del Bovedo, in più - aggiunge l'assessore - saranno previsti anche passaggi ciclabili dove si realizzeranno, pure, quelli pedonali. Credo comunque che l'idea di un vero e proprio percorso riservato sia un po' superata, soprattutto per quanto riguarda i ciclisti urbani, che alla corsia dedicata preferiscono sempre più la strada». Ma dal mondo delle due ruote non motorizzate arriva l'invito a non dimenticare l'aspetto della mobilità sostenibile, da collegare magari al tratto già esistente. «Negli ultimi due anni la situazione della pista ciclabile di Barcola è peggiorata notevolmente», commenta Federico Zadnich per Fiab: «Resta unidirezionale e in condizioni di degrado sempre maggiori. Allo stesso tempo, però, l'attenzione verso la nostra città, da parte di chi ama la bicicletta, è incrementata, e pertanto va trovata una soluzione migliorativa».

Micol Brusaferro

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 21 marzo 2019

 

 

NaturaSì mette al bando le bottiglie di plastica

NaturaSì diventa il primo supermercato in Italia a togliere dagli scaffali le bottiglie di plastica per l'acqua.

Niente bottiglie di plastica sugli scaffali del supermercato NaturaSì. La catena, che dispone di diversi punti vendita in tutta Italia, è la prima a prendere questa decisione nel nostro Paese. Decisione che arriva proprio alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dall’ONU e celebrata in tutto il mondo il prossimo 22 marzo. L’azienda, già impegnata nel diffondere la cultura del biologico tra i consumatori, prosegue dunque le sue battaglie a favore della salute dell’ambiente e dei consumatori. Definita una “piccola rivoluzione”, su questa scelta sono arrivate la parole di Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, che dal suo profilo Facebook ha scritto: "Nel giugno 2017 NaturaSì è stata la prima azienda italiana che ha permesso l’uso delle retine riutilizzabili per l’ortofrutta. Da oggi – 20 marzo – in 50 negozi (saranno 100 entro fine anno) vende l’acqua senza bottiglie di plastica. Non è uno scherzo. È la rivoluzione contro la plastica inutile che Legambiente e NaturaSì stanno realizzando insieme". L’associazione ambientalista è partner dell’iniziativa “Plastic free” intrapresa dall’azienda. Un’attività riconosciuta anche dal Ministero dell’Ambiente, che ne ha concesso il patrocinio. Come ha dichiarato Fabio Brescacin, presidente EcorNaturaSì: "Una mini rivoluzione, una grande rivoluzione. Sono diversi anni che stiamo lavorando a questo progetto. Il nostro obiettivo era eliminare almeno le bottiglie in plastica dell’acqua. Abbiamo studiato degli erogatori che prendono l'”acqua del sindaco”, quindi in ogni città l’acqua è diversa naturalmente, però facciamo un’ulteriore filtrazione, un filtro a carboni attivi. E poi abbiamo messo un vitalizzatore, un apparecchio costruito in Svizzera, perché l’acqua deve essere purificata, ma deve essere anche vitalizzata". Si prevede che entro fine anno si raggiungerà un risparmio di circa 1 milione e 300 mila bottiglie di plastica. Per evitare il consumo di plastica, sono diverse le azioni consigliate da NaturaSì: dall’uso delle borracce in alluminio per trasportare l’acqua ai sacchetti riutilizzabili nel comparto dell’ortofrutta.

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 21 marzo 2019

 

 

Ex Fiera, il cantiere al via a settembre

La carinziana Mid ha comprato pure il Palazzo delle Nazioni "interno" all'area: il progetto lievita verso i 100 milioni

Sono passati otto mesi dalla delibera giuntale 281 del 2018 che lo scorso giugno inaugurava l'iter amministrativo finalizzato alla riqualificazione dell'ex Fiera. In verità un iter finora piuttosto morbido che però adesso si è scosso dal letargo e accelera: ieri sera l'assessore Luisa Polli lo ha illustrato ai consigli circoscrizionali V e VI in seduta congiunta in Rotonda del Boschetto. Poi l'approdo in Consiglio, ultimo passaggio municipale prima del viaggio in Regione. L'adozione presuppone una tripla con asso: tre le varianti (Piano regolatore, piano del commercio, piano del traffico) e un progetto che da 60 è lievitato a quasi 100 milioni di euro. Perchè nel frattempo la carinziana Mid, guidata da Walter Mosser, ha comprato nel perimetro ex fieristico anche il cosiddetto Palazzo delle Nazioni, quello che era forse il padiglione più prestigioso nella struttura espositiva di piazzale De Gasperi: 4 mila metri quadrati spalmati su 5 livelli, una sala convegni con 260 posti. Nel 2007 venne acquistato all'asta dall'imprenditore Sergio Hauser per 3 milioni 60 mila euro e di recente è passato in proprietà a Mosser. Stando all'orientamento originario (cioè al netto del Palazzo delle Nazioni), l'avvocato carinziano, che nell'aprile 2017 acquisì l'ex Fiera pagando al Comune oltre 13 milioni, vuole puntare sulle attività commerciali utilizzando una superficie di 15 mila metri quadrati, ha eliminato l'interesse per il residenziale, pensa a un complesso su due piani da quasi 20 mila metri quadrati con uno spazio verde di 6400 mq, realizzerà un migliaio di posti-auto. Metterà mano alla parte di via Rossetti, che costeggia un lato dell'ex compendio fieristico, e risistemerà anche piazza De Gasperi. Ritiene di occupare 300 persone nell'esecuzione delle opere e 500 nelle iniziative che sorgeranno e che si concentreranno su ristorazione, shopping, intrattenimento, fitness. Mosser pensava che l'intervento potesse completarsi nella primavera 2021 (stagione elettorale) ma il rallentamento delle procedure si ripercuoterà prevedibilmente sulla cerimonia di inaugurazione Armin Hamatschek, consulente della Mid con ufficio a Bolzano, ritiene che i lavori di demolizione e di scavo inizieranno in settembre. Anche il Palazzo delle Nazioni è destinato a essere raso al suolo. Si tenga presente che l'abbattimento degli stabili e il relativo trasporto degli inerti non è un problema dappoco, in quanto bisogna provvedere a 100 mila metri cubi di strutture edili, con un volume di scavo pari a quasi 90 mila metri cubi. Nel riepilogare il cronoprogramma settembrino, Hamatschek ha ricordato un'altra importante operazione portata a termine nei mesi scorsi in regione, ovvero l'acquisto del centro commerciale Friuli a Tavagnacco, nell'area di Udine Nord, con un investimento di 30 milioni. Il manager altoatesino chiarisce comunque che lo sbarco friulano non condizionerà il più impegnativo progetto di Trieste. Mid è presente anche in Slovenia con il centro commerciale Qlandia a Nova Gorica. 

Massimo Greco

 

"Ma per riprogettare la citta' senza svenderne l'identita' serve una visione corale che rispetti il bene comune"

L'analisi della past president associazione donne ingegneri e architetti. Preso a modello il percorso progettuale del parco parigino del La Villette

Egregio direttore, leggo nell'ultimo periodo dell'intenzione dell'amministrazione comunale di mettere in vendita una serie di immobili non propriamente insignificanti nella storia della città e mi permetto alcune considerazioni, sperando che possano generare un confronto e un dibattito sulle pagine del Piccolo. Alienare e valorizzare sono azioni che potranno trovare molte difficoltà nell'espletarsi a vicenda in modo soddisfacente nelle realtà urbane. Immaginando che il tesoro di una città venga venduto, cosa ne sarà di essa, e come si potranno ristabilire le connessioni vitali della così detta broken city? Quali vuoti saranno riempiti tra i pezzi di storia e la città in evoluzione? Ci si potrebbe anche chiedere come verranno reinvestiti i denari acquisiti dalle svendite e se questi porteranno maggiori giovamenti al sistema urbano. Contestualmente, sembrerebbe necessario sapere a priori chi si occuperà del monitoraggio dei cambiamenti e delle decisioni prese in modo autonomo e autoreferenziale e quali saranno le ripercussioni sul sistema urbano complessivo. In questo contesto le scelte non sono banali, né si può decidere con estraniazione: così agendo si potrebbe provocare un'ulteriore frammentazione della città e del bene comune, senza ottenere garanzie di risultati né vantaggi reali nel processo urgente di sviluppo ed emancipazione urbana e umana. Le vie dell'edonismo individualistico e del soggettivismo giacobino conducono al naufragio, diceva Hegel, occorre quindi ricercare una terza via: quella delle virtù nel tener presente le finalità essenziali di Stato ed economia, che sono il "risultato del lavoro e del fare di tutti, che poi si risolve a suo volta nel godimento di tutti".Dovremmo a questo punto chiederci che ne sarà della città e quali saranno le conseguenze nel nostro futuro. È necessario un Piano, ma non può essere di alienazione, vocabolo che ci evoca tristemente ancora la fenomenologia dello spirito hegeliana e la perdita dell'armonioso rapporto individuo-comunità che coincide con la fine della polis. Questo Piano per la città deve svilupparsi sulla base di riflessioni profonde su quelle che possono essere le intenzioni della comunità attuale e futura (visione), a partire dal linguaggio che viene utilizzato per disporre e gestire il patrimonio storico collettivo (bene comune). E per poter scegliere bene è necessario conoscere in modo reale e profondo ciò che ci appartiene. Trieste guarda il mare, alle sfide del suo futuro nel tratto che contiene i suoi ultimi trecento anni: dalla Torre del Lloyd, espressione di modernità e della cultura economica e produttiva, al Castello di Miramare, custode di un'idea visionaria, onirica e innovativa come la Città Nuova, e la cultura dei luoghi e della Bellezza. Questa linea curva, lunga circa 10 km, racconta un passato eccellente e carico di energie, pronto a rimettersi in gioco se solo ci fosse l'occasione. Da sud a nord, il mare ritrae palazzi come il Carciotti, l'ex mensa Crda, il Mercato ortofrutticolo e gli ambiti di Sant'Andrea, Campo Marzio, del Porto vecchio, di Barcola e il litorale fino a Miramare.Non è pensabile sottrarre neppure uno di questi tasselli ad un pensiero di costruzione della città che verrà. L'operazione complessa che si dovrebbe attivare oggi è proprio quella che si impegna nel riconnettere con una nuova logica visionaria questo fil rouge che ha costruito nel tempo la concretezza urbana, attraverso azioni che vanno a riparare simbioticamente ciò che c'è: solo così si potrà autogenerare il prossimo futuro come realtà immanente, attraverso il ridisegno di nuove mappe esperienziali di una visione unitaria di sé stessa nella pluralità. Forse è una coincidenza, ma la linea curva su cui si snoda la Città del mare ha una lunghezza simile all'asse maggiore del parco de La Villette (Paris, 1983), e potremmo interpretare i nostri edifici notevoli come fossero delle "folies", una serie dissociata di cellule generatrici. La conformazione di questo spazio potrà evidenziare l'idea dell'uomo mitteleuropeo come soggetto che si muove in uno spazio in divenire, costruendo le conseguenze del suo futuro. I richiami a Hegel non sono casuali, visto che il progetto de La Villette prese forma dalla stretta collaborazione dell'architetto Tschumi con il filosofo Derrida, schierati l'uno affianco all'altro per definire le regole generali di uno spazio che alterna attività e funzioni caratterizzanti l'area e la città. Una visione plurale e una conoscenza approfondita del bene comune potranno sostenere scelte felici. La ricerca di una visione realistica del futuro potrà individuare quel linguaggio urbano che non può prescindere da un contestuale pensiero filosofico-umano, che potrà rivelare una riflessione sul tempo, sul passato, il presente e il futuro, sulle analogie e le relazioni nascoste e sui loro rapporti. Il Piano, il progetto per la città, diventa così un'operazione che porta alla costruzione di uno spazio analogico, quale ri-generazione del bene comune non più replicabile, come unico presupposto per la ri-fondazione di una Ville Lumière.

Lucia Krasovec-Lucas - past president nazionale AIDIA-Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti

 

Un futuro da centro di aggregazione culturale per l'ex polveriera di Borgo Grotta Gigante

La nuova destinazione messa a fuoco durante un sopralluogo del sindaco di Sgonico

Un luogo di aggregazione a disposizione della collettività, nel quale svolgere attività ricreative, culturali e sportive. Questo il futuro della polveriera di Borgo Grotta Gigante, struttura un tempo di proprietà del Demanio militare, poi trasferita all'amministrazione regionale e da questa al Comune di Sgonico che, su quell'area, esercita anche la giurisdizione amministrativa. Abbandonata per molti anni, come molte delle caserme e degli impianti un tempo sotto la gestione dell'Esercito, la polveriera, che copre uno spazio di circa 7 ettari, mentre altrettanti costituiscono la cosiddetta zona di rispetto che la circonda, è collocata in un punto dell'altipiano battuto dal vento e difficilmente controllabile, soprattutto di notte, e stava diventando un problema. Grazie all'iniziativa del Comune guidato dal sindaco, Monica Hrovatin, ora la prospettiva è cambiata. «Abbiamo già investito su quell'area circa 180 mila euro - spiega - che sono stati utilizzati per effettuare la bonifica dell'amianto nella decina di casette che sono collocate all'interno del perimetro caratterizzato dalle altane. Abbiamo poi rifatto i tetti con un materiale che garantisce la tenuta anche in presenza di forti escursioni termiche - aggiunge - perché per adesso le casette rimarranno disabitate e perciò soggette alle intemperie, e provveduto a chiudere tutti gli accessi con nuovi cancelli, in modo da isolare l'area. Adesso - prosegue Hrovatin - si tratterà di individuare le modalità e i percorsi amministrativi per collocare nella ex polveriera attività che possano coinvolgere la popolazione. L'importante - continua il sindaco - è che questo spazio sia messo a disposizione della collettività, perché una fruizione regolare costituisce anche elemento di maggiore sicurezza per tutti». «Ricordo i complessi passaggi dal Demanio alla Regione e poi al nostro Comune - rammenta Mirko Sardoc, all'epoca sindaco, oggi assessore esterno della giunta Hrovatin - ma finalmente siamo davanti a un primo risultato concreto». Per poter mettere la ex Polveriera a disposizione della collettività, servirà da subito un intervento di allacciamento alla rete idrica e a quella elettrica. «Se non si arriva qui con la luce e l'acqua - riprende Hrovatin - ben poco si può fare. Esistono i collettori sotterranei ma non sappiamo in quali condizioni si trovino. Abbiamo un progetto al riguardo e anche una certa disponibilità finanziaria per rimettere in sesto gli allacciamenti e sappiamo che un intervento del genere comporterebbe una spesa di circa 200 mila euro. Ma prima di iniziare - sottolinea - vorremmo aver definito al meglio quello che sarà l'uso futuro di questo spazi». Varie le ipotesi alle quali si sta lavorando; c'è chi propone di affidare una parte della ex polveriera a società sportive, chi a organizzatori di manifestazioni estive all'aperto o di eventi ricreativi. Data l'ampiezza dell'area, nulla esclude che si proponga una gestione mista, con vari soggetti coinvolti. 

Ugo Salvini

 

 

Ricerche su clima e Co2 - Quasi 9 milioni all'Ogs - IL FINANZIAMENTO MINISTERIALE

Affrontare la lotta ai cambiamenti climatici attraverso gli studi sull'anidride carbonica e sulle tecniche del cosiddetto "stoccaggio geologico" della Co2, per ridurne l'impatto. È ciò che sarà possibile fare all'Ogs, l'Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, grazie a un importante finanziamento del Miur, il ministero dell'Istruzione, l'Università e la Ricerca, che potenzierà "Eccsel Eric", l'infrastruttura di ricerca paneuropea la cui sede di Sgonico rappresenta il Nodo nazionale italiano: 8,8 milioni di euro, a valere sul Pon, il Programma operativo nazionale ricerca e innovazione 2014-2020, è l'ammontare del finanziamento al progetto "Ipanema". Esso prevede l'implementazione del laboratorio "Eccsel NatLab-Italy" di Panarea (località parte di un grande strato-vulcano sottomarino quiescente, caratterizzato da faglie tettoniche attive che formano un esteso campo fumarolico che emette diverse tipologie di Co2) con l'acquisto di strumentazioni all'avanguardia, utili all'analisi dei principali parametri fisici, chimici, geologici e geofisici. Il finanziamento permetterà inoltre di implementare la dotazione del laboratorio Ctmo - Centro di Taratura e Metrologia oceanografica dell'ente, localizzato nella sede Ogs di Sgonico, anch'esso parte di "Eccsel Eric". «Grazie agli studi nell'area di Panarea, sarà possibile avanzare ipotesi più precise su cosa accadrebbe se il Ph delle acque scendesse oltre una certa soglia e il livello di Co2 nel mare salisse in seguito all'aumento del livello di Co2 nell'atmosfera», spiega Maria Cristina Pedicchio, presidente Ogs.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 20 marzo 2019

 

 

Piano acustico in ritardo Il Tar "bacchetta" Municipio e Regione

L'approvazione del documento da parte del Consiglio comunale ha fatto sfumare l'ultimo ricorso del Gruppo Arvedi ma non il pagamento delle spese legali

La recente approvazione del piano comunale di zonizzazione acustica fa sfumare l'ultimo ricorso al Tar da parte del Gruppo Arvedi, ma non risparmia Municipio e Regione dal pagamento delle spese legali, perché la giustizia amministrativa riconosce l'ente pubblico responsabile di aver perso troppo tempo per varare il piano che indica le fasce di rumorosità e i limiti da rispettare. Tutto comincia ad agosto, quando Arvedi ricorre al Tar chiedendo che il Comune deliberi la zonizzazione, che all'epoca era in alto mare e che la società considerava un vantaggio perché i tetti delle leggi nazionali (valide in assenza di piani specifici) sono più stringenti di quelli della zonizzazione delle aree industriali. Il ritardo dell'approvazione nasce proprio dalla volontà municipale di rendere la vita più difficile alla Ferriera, come ammesso dall'assessore Luisa Polli. Il ricorso deciso da Arvedi mirava a ottenere l'annullamento della diffida con cui la Regione a inizio 2018 (giunta Serracchiani) aveva intimato all'azienda di eseguire gli interventi di mitigazione acustica che l'Arpa ha ad ogni modo giudicato recentemente ancora insufficienti. L'imprenditore si è impegnato a predisporre ulteriori misure, subordinandole proprio alla presentazione del piano di zonizzazione. Un passo che non ha evitato l'avvio di un nuovo procedimento di diffida deciso dall'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro. La citazione davanti al Tar ha coinvolto anche la Regione, ovvero l'ente che avrebbe dovuto commissariare il municipio e procedere alla zonizzazione in caso di ulteriori ritardi. Tutto andato in cavalleria perché, mentre il tribunale prendeva in esame la questione, il Consiglio comunale ha approvato il piano in seduta d'urgenza, proprio per anticipare l'udienza del Tar. E così ai giudici non è rimasto che chiudere la questione, dichiarando il ricorso «improcedibile», davanti al quadro ormai mutato. Tutto resta insomma com'è. E resta invariata anche la posizione della Regione, che aveva pubblicamente ricordato ad Arvedi che il 31 dicembre sarebbe scaduto il termine per i lavori di mitigazione acustica. «La società non si aspetti proroghe - aveva detto a suo tempo Scoccimarro - per l'abbattimento del rumore oppure gli uffici provvederanno a redigere tutti gli atti amministrativi previsti dalle norme, accordo di programma e Aia». Ad Arvedi resta la soddisfazione di sentire il Tar parlare di «indubbia fondatezza» del ricorso e sottolineare i tempi «eccessivamente lunghi e dimostrativi della sussistenza dell'inerzia del Comune», cui si sono affiancati i «poco efficaci inviti» della Regione. E così i due enti pubblici finiscono condannati al pagamento di mille euro, quali spese di lite a favore di Arvedi. 

Diego D'Amelio

 

 

Tari piu' cara del 7% per le famiglie. M5s e Pd all'attacco in commissione

Per 4 persone in 100 metri quadrati balzello di 22,50 euro. Basso e Grim "Raccolta differenziata ancora in ritardo"

Il paventato aumento della Tari si sta materializzando: la tassa sui rifiuti sale infatti di circa il 7% per quel che concerne le utenze domestiche e del 6% per ciò che riguarda quelle non domestiche. In particolare, la Tari per le utenze domestiche, dal 2014 a oggi, ha visto un andamento altalenante: dal leggero incremento del 2015 si è passati a un calo per due anni di seguito fino al costo minimo registrato nel 2017. Nel 2018 c'è stato un nuovo aumento fino a quello previsto per quest'anno, decisamente il maggiore degli ultimi sei anni, con un incremento reale che oscilla tra il 6,27 e il 6,28% per la quota fissa e tra il 7,80 e l'8,48% per quella variabile. Ad esempio se una famiglia composta da quattro persone, con un appartamento di 100 metri quadrati, nel 2018 pagava tra quota fissa e variabile 320 euro, da quest'anno dovrà sborsare 342,50 euro, con un incremento di 22,50; un single con un mini appartamento di 50 metri quadrati passa invece dai 99 euro del 2018 ai 106,42 euro dell'anno in corso. Questo, in sintesi, quanto emerso dalla riunione della seconda commissione - competente su bilancio, imposte e tasse -, presieduta da Roberto Cason della Lista Dipiazza, con l'assessore Giorgio Rossi che riguardo agli aumenti ha sottolineato come gli stessi derivino «non solo dal milione 900 mila euro in più del Piano economico finanziario, a cui si somma il costo del Comune che porta a circa due milioni il totale, ma anche dal fatto che non tutti pagano la Tari». Fattore che, a detta di Vincenzo Di Maggio, dirigente dell'Area tributi, ha fatto sì che non venisse incassata una somma pari a 6 milioni di euro - su un totale di 36 milioni; cifra che, grazie all'invio di raccomandate con ricevuta di ritorno agli insolventi si è ridotta a cinque milioni. Per quel che concerne i restanti 5 milioni non incassati - ha specificato Di Maggio - «ci attendiamo di recuperarli attraverso vari strumenti coattivi che comportano un aumento dei costi di aggio a Esatto, il 55% degli insoluti». Le opposizioni hanno puntato il dito contro le percentuali della raccolta differenziata. Secondo il consigliere del M5s, Domenico Basso, «l'aumento della Tari è figlio di un piano di gestione rifiuti obsoleto. Basti pensare che un aumento della differenziata al 71%, quando ora siamo al 41%, comporterebbe un risparmio di oltre 2 milioni di euro. Bisogna riuscire a far pagare in un modo puntuale, deve valere l'assioma che chi più produce rifiuti, più paga». Conti che fa anche la consigliera Pd Antonella Grim: «La precedente amministrazione di centrosinistra aveva trovato la raccolta differenziata al 23,29% portandola, in cinque anni, al 39,45%. In due anni e mezzo di amministrazione Dipiazza ter siamo saliti solo al 41,74%». 

Luigi Putignano

 

 

Biciplan di Trieste e del Carso per rinforzare le reti ciclabili

Progetto per incrementare i flussi del cicloturismo, implementare le strutture esistenti e crearne di nuove Il coinvolgimento dei cittadini

TRIESTE. Nasce il "Biciplan" di Trieste e del Carso, studio che dovrà recepire il piano delle reti ciclabili esistenti e di quelle in programmazione, prevedendo ulteriori collegamenti e finalizzato soprattutto al potenziamento dell'offerta turistica. Finanziato dalla Regione, attraverso l'Uti, con 15 mila euro, il progetto, affidato all'architetto Pietro Cordara, è denominato "Studio degli interventi per lo sviluppo della viabilità e mobilità ciclistica" ed è figlio della legge regionale 8 del 2018. Questa normativa persegue la promozione della mobilità ciclistica diffusa, sia attraverso l'incremento dei flussi cicloturistici che interessano il territorio, sia attraverso interventi e azioni volti a riqualificare e implementare le infrastrutture e i servizi di collegamento esistenti. La predisposizione del nuovo "Biciplan" dell'Uti dovrà organizzare e integrare le previsioni degli strumenti di programmazione comunale e intercomunale già disponibili, individuando le tipologie e i costi delle opere suddivise in opere programmate, opere di progetto realizzate o in corso e quelle sulle quali sono stati già ottenuti finanziamenti. Alla redazione del "Biciplan" sono chiamati a contribuire i cittadini per non tralasciare possibili esigenze e priorità. «Siamo al cospetto di una importante svolta per il futuro della mobilità sostenibile sul territorio - spiega Fulvio Della Vedova, dirigente dell'Area Servizi finanziari e tecnici dell'Uti Giuliana - alla quale saranno chiamati a contribuire cittadini ed enti locali». «Il Biciplan - precisa Adriana Cappiello, responsabile dell'Ufficio Sviluppo e pianificazione territoriale dell'Uti - andrà integrato con il nuovo Piano del traffico di Trieste, che sta muovendo i primi passi proprio in queste settimane, e con le scelte dei Comuni del circondario, alcuni dei quali da tempo sono molto attenti al ruolo del cicloturismo». Per informazioni è possibile consultare il sito dell'Uti Giuliana-Julijska Mtu: www.giuliana-julijska.utifvg.it. 

Ugo Salvini

 

 

Dissesto idrogeologico - Sei milioni di italiani vivono in zone a rischio - i dati annuali dell'ispra

Roma. L'eco di Fridays For Future, l'ondata di scioperi degli studenti in tutto il mondo per tutelare l'ambiente, è ancora forte. C'è tanto da fare contro l'inquinamento, ed un aiuto alle politiche da praticare per l'Italia giunge dall'Annuario dei dati ambientali di Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell'Ambiente. Clima e inquinamento sono i temi più discussi. Nel 2017 in Italia, protagonista è stata la siccità: con una precipitazione cumulata media al di sotto della norma del 22% circa, l'anno 2017 si colloca al 2° posto, dopo il 2001, tra quelli più secchi dal 1961. È stata di +1,30 gradi l'anomalia della temperatura media, superiore a quella globale sulla terra ferma (+1,20). Quanto ai gas serra, il valore limite giornaliero di PM10 (50 mg/m3 da non superare più di 35 volte l'anno) sempre nel 2017, è stato sforato nel 31% delle stazioni. Preoccupanti conferme riguardano il dissesto idrogeologico: in Italia oltre sei milioni di abitanti sono residenti in aree a pericolosità idraulica media (rischio evento idrogeologico tra i 100 e i 200 anni), mentre gli italiani a rischio frane sono oltre 1,2 milioni. I principali eventi di frana nel 2017 sono stati 172 e hanno causato 5 vittime, 31 feriti e danni alla rete stradale, eventi distribuiti in particolare nelle regioni Abruzzo, Campania, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Marche. Riguardo i terremoti, 4 eventi nel 2017 hanno raggiunto e superato magnitudo 5, tutti avvenuti il 18 gennaio con epicentri in provincia de L'Aquila, una delle aree a maggiore rischio sismico. Interessante il dato relativo all'inquinamento acustico: oltre il 32% delle sorgenti di rumore controllate presenta almeno un superamento dei limiti previsti dalla normativa, evidenziando un problema di inquinamento acustico. Ottimi riscontri dall'agricoltura biologica. Dal 1990 in continua crescita, la bioagricoltura interessa il 15,4% della Superficie agricola usata (Sau) nazionale e il 5,8% delle aziende agricole, con un aumento del 6,3% rispetto al 2016 di superfici agricole al servizio della produzione bio. In prima fila Sicilia, Puglia e Calabria, da sole, rappresentano il 46% del totale nazionale. Ma cosa si può fare per smuovere la situazione? Basta sbloccare le leggi ferme in Parlamento. Gli strumenti di pianificazione esistono, sia per quanto concerne il rischio idrogeologico che per il clima e l'inquinamento (politiche sulla mobilità sostenibile). Occorre muoversi al più presto.

Alfredo De Girolamo

 

 

Datteri di mare proibiti, ma ancora nei menù

I prelibati frutti di mare a prezzi folli nei ristoranti dalmati. Per chi sgarra fino a 5 anni di reclusione e 27 mila euro di multa

SPALATO. È un frutto di mare assolutamente proibito in Croazia fin dal 1995. Per la sua pesca, commercializzazione e consumo si rischiano fino a 5 anni di reclusione e il pagamento di multe fino a 27 mila euro, ma nonostante ciò può essere tranquillamente consumato in almeno una decina di ristoranti in Dalmazia. Il dattero di mare è croce e delizia per i ristoratori dalmati, ma anche per quelli istriani e quarnerini: croce perché si rischiano sanzioni da incubo e delizia perché - se impuniti - il guadagno è di quelli elevati. Il giornale spalatino Slobodna Dalmacija si è occupato del tema, venendo a sapere che in una decina di esercizi ristorativi nella regione adriatica si possono ordinare questi molluschi bivalvi, naturalmente con un atteggiamento da carbonaro, senza alzare troppo la voce, magari strizzando l'occhio al cameriere di turno. Da quanto è dato ufficiosamente a sapere, i proprietari di ristoranti e trattorie pagano, rigorosamente in nero, i datteri ad un prezzo medio al chilo di circa 40-47 euro. Li rivendono al costo di 120 euro, mentre in alcuni locali di livello più alto si possono sborsare fino a 160 euro alchilo. I prezzi alle stelle pare non spaventino nessuno, con domanda sempre elevata trattandosi di delizia vietatissima e per tale motivo ancora più appetibile. I ristoratori amano maggiormente offrirli alla clientela d'oltreconfine, non fidandosi degli avventori locali, che potrebbero tirare brutti scherzi. Possono mangiare un piatto di datteri alla busara o in compagnia di spaghetti solo quei croati di cui il padrone dell'esercizio si fida ciecamente. La presenza nel menù di taluni ristoranti è ormai una specie di segreto di Pulcinella. Prova ne sia che un ristorante dei dintorni di Spalato ha ottenuto voti molto alti su TripAdvisor da alcuni clienti statunitensi che hanno lodato proprio la bontà dei datteri di mare, addirittura postando una foto dei bivalvi. Sul portale Secret Dalmatia Blog-Travel Experiences in Croatia, tale Alan ha scritto che gli era stato offerto di mangiare i datteri, ma aveva opposto un deciso no. «Se si viene pizzicati dalla polizia o da un qualche ispettore a consumare questo frutto di mare in un ristorante - è quanto osservato da Alan sul portale - è prevista una pena pecuniaria fino a 6 mila dollari. Fate voi». Il Lithophaga lithophaga è tutelato severamente dalla legge sulla Salvaguardia ambientale e per i pescatori di frodo e i commercianti sono pronte pene detentive da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 5 anni. Le ammende per le persone giuridiche sono comprese tra i 3.370 e i 27 mila euro, per quelle fisiche tra i 945 e i 4.045 euro. Se però al processo si stabilisce che grazie ai datteri si è ottenuto un guadagno, la multa può arrivare a diverse centinaia di migliaia di euro. Nel novembre 2017, la corte del Tribunale regionale di Fiume aveva condannato un gruppo di sei istriani per pesca e vendita del mollusco in Slovenia. La multa era stata di 364 mila euro, con condanne al carcere da un minimo di 1 anno ad un massimo di 4 anni e mezzo. 

Andrea Marsanich

 

 

Due lupi vicino Zara sbranano un gregge - la paura degli ovinocoltori

ZARA. Marko Pucar, 37 anni, allevatore di ovini, residente a Crno, piccolo abitato ad un paio di chilometri a nord di Zara ha passato nei giorni scorsi un'avventura che difficilmente scorderà. Tra domenica e lunedì scorsi, Marko ha voluto personalmente fare la guardia al gregge di 250 esemplari, situato all'interno di un recinto elettrificato.«Alle 4 il recinto non viene più attraversato dall'elettricità - racconta - e proprio a quell'ora, a bordo della mia auto, mi sono addormentato per un paio di minuti. Sono stato svegliato dai belati disperati del gregge e dagli ululati dei lupi. Sono corso nell'oscurità, con gli ovini che mi venivano incontro, terrorizzati. I lupi sono scappati alla svelta e mi sono subito reso conto che avevano compiuto una strage». Infatti la scorribanda - avvenuta praticamente alla periferia di Zara - ha ucciso 40 tra pecore e agnelli. Per Pucar si tratta del terzo attacco di lupi ai suoi ovini, che gli hanno finora causato danni per circa 7 mila euro. Il giorno dopo a visitare la scena del massacro è stata Ana Grgas, perito autorizzato del ministero croato dell'Ambiente, che ha effettuato il sopralluogo. Il risarcimento - se verranno soddisfatti tutti i criteri per l'assegnazione - sarà pagato entro un massimo di 12 mesi, mentre prima l'attesa era molto più lunga. Il lupo è un animale protetto in Croazia da leggi e regolamenti molto rigorosi. Per la sua uccisione è contemplata una pena pecuniaria di 6 mila e 740 euro, mentre il risarcimento per un agnello è di 94 euro e per una pecora di 80 euro. A detta della Grgas, l'attacco di Crno è stato compiuto da due lupi, di cui uno è stato avvistato alcune ore dopo in località Bibbigne, nello Zaratino, a poche decine di metri dal mare. Dall'inizio dell' anno, le autorità hanno registrato 17 attacchi di lupi ad animali domestici, con il danno maggiore che ha riguardato Pucar. «Rispetto la decisione di tutelare questo predatore - ha asserito l'allevatore dalmata - ma si rischia di eliminare l'ovinicoltura nello Zaratino e di far emigrare centinaia di persone da queste zone dove le pecore e gli agnelli costituiscono da secoli una fonte di sostentamento per la popolazione locale». 

 

 

Porto vecchio, cosa pensano dei binari Comune e Soprintendenza? - la lettera del giorno di Dennis Orlando

Trovo singolare che vi sia un polo museale in Porto vecchio dove storicamente non sia stata tutelata oltre alla Stazione idrodinamica, alla Sottostazione elettrica e al Magazzino 26 e altre strutture, anche l'infrastruttura ferroviaria che è stata protagonista essenziale di quella storia. È ovvio che non tutto si può conservare, ma una parte essenziale e significativa della stessa, assolutamente sì!Mi chiedo se il Comune, che ora gestisce gli interventi in quel sito, sia consapevole di ciò e mi chiedo quale sia la posizione su questo tema della Soprintendenza ai Beni culturali. Si pensa a distruggere il sistema ferroviario del porto o se ne vuole conservare almeno una parte significativa? La quale in futuro potrebbe tornare ancora utile per usi turistici o anche trasformata in tranvia nel trasporto pubblico locale: a riguardo esistono finanziamenti europei per la mobilità "green". In passato un esperimento di trasporto passeggeri su rotaia è già stato realizzato in questa area: ricordo che ebbe un buon seguito, quindi perché precluderlo? Perché nel nuovo parcheggio di Barcola Bovedo sono coperti tutti i binari?Cosa s'intende fare per la nuova rotonda che verrà realizzata per l'accesso al Porto vecchio?Il Comune pensa ad un'ulteriore devastazione dei binari o sta valutando una forma di tutela degli stessi? Ringrazio in anticipo chi, del Comune di Trieste, dedicherà qualche minuto del suo tempo per rispondermi.

 

 

La salute del nostro golfo

Per gli appuntamenti organizzati dagli Amici del dialetto triestino, ci relazionerà sullo stato del nostro golfo Paola Del Negro, direttrice Inaf-Ogs. Alla Crise, alle 17.18 alla Sala Primo Rovis in via Ginnastica 47 a Trieste.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 19 marzo 2019

 

 

ACEGASAPSAMGA E GLI ALTRI GESTORI - Campagna ambientale - Parte il sondaggio sull'acqua di rubinetto

L'"acqua del sindaco", quella che sgorga dai nostri rubinetti, il suo sapore, la percezione all'olfatto, il suo utilizzo e la sua praticità saranno al centro di una serie di quesiti che i cittadini si vedranno sottoporre nelle prossime settimane per consentire ai gestori idrici AcegasApsAmga, Irisacqua e Cafc - che operano rispettivamente su Trieste, Gorizia e Udine - di sviluppare un progetto di comunicazione incentrata sull'utilizzo dell'acqua di rubinetto e per implementare nuovi servizi. L'iniziativa si colloca all'interno della campagna "La tua acqua" promossa in collaborazione con Coop Alleanza 3.0 per un uso consapevole della risorsa idrica, promuovendo la qualità certificata dell'acqua di rete. Per indurre i cittadini ad un acquisto consapevole, nei reparti riservati alle acque minerali di Coop Alleanza 3.0, un'apposita cartellonistica inviterà ad osservare i parametri relativi all'acqua di rubinetto che verranno aggiornati ogni tre mesi e messi bene in evidenza. «L'iniziativa ha certamente una straordinaria valenza nella promozione dell'acqua di rete, che significa soprattutto tutela dell'ambiente - spiega Franco Berti, direttore Acqua di AcegasApsAmga - ma rappresenta anche un ulteriore tassello della proficua collaborazione fra i gestori idrici della regione che da oltre un anno stanno lavorando congiuntamente allo sviluppo dei piani per la sicurezza idrica». «Bere l'acqua del rubinetto comporta un risparmio per i cittadini e una riduzione dell'uso della plastica del quale beneficerà l'ambiente - così l'assessore Fvg Fabio Scoccimarro -. La Regione in tal senso ha già dimostrato ampia sensibilità riconoscendo, ad esempio, degli incentivi ai pescatori per smaltire la plastica che finisce nelle loro reti». Una campagna che servirà anche a fare chiarezza su alcune perplessità dei cittadini. «Il 67% degli italiani non beve acqua di rubinetto - evidenzia l'assessore comunale all'Ambiente, Luisa Polli - perché spesso ha dei dubbi che con questa campagna si andranno a smorzare». 

Laura Tonero

 

Salone degli incanti - "Acqua per tutti" disponibilità e qualità

In occasione della Giornata mondiale dell'acqua, l'Ogs promuove iniziative di educazione ambientale. Il primo evento per il pubblico, a ingresso gratuito, sarà l'incontro "Acqua per tutti: disponibilità e qualità", in programma alle 18, al Salone degli incanti. L'evento, organizzato in collaborazione con il Comune, sarà aperto da Paola Del Negro, direttore generale di Ogs. Si parlerà di ghiacci nascosti delle Alpi, cambiamenti climatici, lo stato della qualità delle acque lagunari e marine in Friuli Venezia Giulia, di perdita della biodiversità e della desertificazione.

 

Le profezie di Ivan Illic al San Marco

Oggi alle 19, al Caffè San Marco, settima conferenza su "I precursori della decrescita" dal titolo "Ivan Illich, una voce fuori dal coro", relatore Aldo Zanchetta. Ivan Illich (1926-2002) è stato uno dei pensatori più originali e meno ideologici del secondo Novecento e uno dei primi a formulare una critica radicale dell'esistente che oggi si rivela quanto mai attuale.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 18 marzo 2019

 

 

Cento milioni di lavori pubblici - Priorità a scuole strade e sport

Pronto il Documento unico di programmazione triennale Pesa l'assenza del "tesoretto" Hera incassato nel 2018 - IL DOCUMENTO URBANISTICO DI PROGRAMMAZIONE DEL COMUNE2019-2021

Edilizia scolastica, manutenzioni stradali, impiantistica sportiva, Porto vecchio con il Magazzino 26 in primo piano: il Documento unico di programmazione (Dup) triennale, allegato al bilancio comunale 2019, cala il poker delle priorità. Su una somma di oltre 100 milioni di interventi pianificati nell'anno in corso, le quattro categorie di spesa sopraindicate concentrano suppergiù i due terzi del totale. Attenzione: l'elenco prevede codici di copertura finanziaria differenziati, alcuni dei quali - per esempio le alienazioni - ad alta aleatorietà, quindi dalla incerta realizzabilità. Il programma di opere pubbliche avrà un primo esame in IV commissione alle 9 di giovedì prossimo, giornata equinoziale, alla presenza dell'assessore elisa Lodi: il presidente forzista Michele Babuder promette un confronto serrato, perchè «alla lista mancano voci importanti, da Barcola a Santa Maria Maggiore». Ma non mancano solo progetti, mancano anche circa 20 milioni di incasso derivante dalla vendita di azioni Hera, che fiorirono nel 2018 ma che non rifioriranno nel 2019. La categoria più capiente è quella dell'edilizia socio-scolastica con un programma di oltre 40 milioni, arricchito anche degli interventi riguardanti gli istituti superiori "ereditati" dall'Uti. Ai lavori cantierati per Fonda Savio e Caprin, ecco infatti aggiungersi il Nautico-Carli (3 milioni), il Dante (4 milioni), il Nordio (2,7 milioni), lo "Ziga Zois" e lo "J. Stefan" all'ex Opp (3,1 milioni). Il mondo dei più piccoli potrà gioire con i 3,5 milioni destinati a costruire il nuovo asilo nido nel sito dell'ex caserma Charlie a San Giovanni. Al complesso Giotti-Stuparich sarà dedicato un milione di euro per la riqualificazione energetica. Un altro milione finanzierà gli adeguamenti anti-incendio. A quasi 12 milioni ammonta la programmazione relativa a strade, piazze, marciapiedi, scalinate. Su questo fronte il sindaco Roberto Dipiazza aveva sottolineato l'indifferibile appuntamento con la galleria Foraggi-Montebello, che nel 2019 spenderà il 10% del budget appostato per l'opera. Si comincia a lavorare su piazza Sant'Antonio, sulla cui riqualificazione vengono puntati 3 milioni. Sempre a proposito di spazi centrali da riqualificare, oltre 700 mila euro armeranno gli interventi nelle aree limitrofe a piazza della Borsa. Il monitoraggio sui ponti, in seguito ai fatti genovesi, ha consigliato l'inserimento del manufatto di via Brigata Casale nella manutenzione straordinaria. Un'importante voce a se stante concerne la trenovia Trieste-Opicina, per la quale il Dup scommette 950 mila euro, con l'augurio che riprenda l'attività al più presto. Ancora alla ribalta l'impiantistica sportiva, sulla quale fluisce una previsione di 9,5 milioni. Sempre il "Rocco" e il "Grezar" capilista delle attenzioni rispettivamente con 920 mila euro e 1,2 milioni di euro. Entra in campo anche il "Ferrini" a Ponziana, per il quale il Comune ha pensato a un project financing da 1 milione. Altra novità riguarda la cosiddetta "cittadella sportiva" di via Locchi, con una fiche da 900 mila euro. Sant'Andrea, San Luigi, Vesna completano il quadro degli interventi sui campi da calcio (1,8 milioni).Ben 11 milioni prendono la via della categoria "beni culturali" , ma oltre 5 milioni vanno ad addensarsi sul Magazzino 26. La Risiera di San Sabba (700 mila euro) e l'Aquario (900 mila euro) seguono a distanza. 

Massimo Greco

 

Porto Vecchio - Museo del mare e masserizie traslocano al Magazzino 26

Per il 2019 il Dup stacca un assegno - tutto compreso - di oltre 5 milioni di euro: il Magazzino 26, il re di Porto vecchio, è talmente vasto da soddisfare un'inesauribile vena di fantasia progettuale. L'ultima edizione di questa straordinaria epopea museale è prossima a uscire in concomitanza con il bilancio 2019. La civica amministrazione teme che il Museo del mare, sul quale viaggiano 33 milioni ministeriali, abbia tempi di progettazione e di lavoro troppo lunghi. Come accorciare questi tempi? Con alcuni allestimenti anticipati. In che senso? Per rispondere a questi tambureggianti interrogativi seguiamo l'idea che, su suggerimento dell'assessore Giorgio Rossi, verrà coltivata dai Lavori Pubblici. Sulla facciata principale del "26" è già possibile entrare a visitare la mostra sul Lloyd Triestino. Bene, proprio a fianco, in una sezione verticale del grande edificio, il Comune è intenzionato a sistemare al pianterreno e al primo piano l'Immaginario Scientifico - sempre che le parti raggiungano l'accordo sul canone -, mentre al secondo piano verrebbero riallestite le masserizie degli esuli istriani, oggi collocate nel Magazzino 18. Giusto oggi il responsabile dei Lavori Pubblici, Enrico Conte, incontrerà il direttore dell'Irci, Piero Delbello, per una prima valutazione "volumetrica" dei materiali da traslocare. Non è finita: perchè c'è un terzo piano dove finirebbe l'attuale dotazione del Museo del mare funzionante in Campo Marzio. L'edificio, di cui il Comune è inquilino, presenta problemi di sicurezza e quindi, tutto sommato, si fa prima e si spende meno a spostare le collezioni al "26".Ultima pennellata: sempre al pianterreno, sorgerà il "visitor center". Non è chiaro se coinciderà con l'Infopoint immaginato da Rossi con i quattrini dell'Imposta di soggiorno.

Magr

 

 

L'acqua nelle case dei triestini? Povera di sodio e oligominerale - l'etichettatura dell'acqua

Le analisi eseguite da AcegasApsAmga e AsuiTs "promuovono" la rete idrica Il consumo annuo è di 42 milioni di metri cubi pari a 28 mila piscine olimpioniche

I triestini consumano in media poco più di 42 milioni di metri cubi d'acqua, l'equivalente di 28 milioni a piscine olimpioniche. Ma che caratteristiche ha l'acqua del rubinetto che arriva nelle nostre case attraverso la rete idrica che si estende per circa mille chilometri servendo 234.638 utenti? Ha una durezza medio-bassa, è oligominerale a basso tenore di sodio, dunque indicata per chi è affetto da ipertensione, per chi osserva una dieta dimagrante e cerca di limitare la ritenzione idrica. Sono 18 i punti di prelievo nella provincia di Trieste da cui arrivano i campioni utilizzati per le 18.813 analisi che AgegasApsAmga e AsuiTs hanno svolto lo scorso anno. Nello specifico, dalle analisi effettuate risulta che in un litro dell'acqua che scorre nei nostri rubinetti ci sono dai 56 ai 51 milligrammi (il primo dato emerge dai sondaggi AcegasApsAmga, il secondo di AsuiTs) di calcio, 14 mg di cloruro, una concentrazione di ioni di idrogeno pari a 7,7-8 mg. Il magnesio è presente con 12-13 mg, di potassio si registra 1 mg per litro, 8 mg di sodio e dai rilievi di AcegasApsAmga 12 mg mette da quelli di AsuiTs 9 mg per litro di solfato. Tutti parametri entro i limiti di legge. «Garantiamo un'acqua buona da bere, nel rispetto dei requisiti normativi e con un'attenta sorveglianza lungo tutta la filiera di produzione dell'acqua potabile», sottolinea l'azienda. Più di qualche triestino, bevendo l'acqua dal rubinetto, dichiara di sentire il sapore del cloro. «Se l'acqua ha un leggero retrogusto di cloro è normale, - rassicura AcegasApsAmga - è sufficiente lasciarla riposare in una caraffa (meglio se di vetro) e consumarla fredda, dal momento che l'acqua a bassa temperatura risulta più gradevole». Nell'utilizzo, invece, di elettrodomestici come lavatrice e lavastoviglie è necessario controllare le indicazioni poste sull'etichetta dei detersivi che, in base alla durezza dell'acqua - quella dell'acqua erogata a Trieste come già spiegato è medio-bassa -, consigliano che quantità di prodotto utilizzare. A Trieste nel 2018 AcegasApsAmga ha investito circa 6,5 milioni di euro per la manutenzione e l'efficientamento della rete idrica, curando con particolare attenzione anche la parte di sperimentazione e innovazione. Gli investimenti hanno riguardato sia la sostituzione di condotte vetuste in tutta la città (per circa 10 Km), sia interventi strategici sulla rete e sugli impianti. In particolare quelli sulla condotta "900", che trasporta l'acqua lungo tutta la Costiera fino ad arrivare in centro città, interessata dalla sostituzione di due valvole molto obsolete, in modo da migliorare la sicurezza idraulica e ridurre le perdite. Un altro intervento di portata simile verrà eseguito nel 2019 sulla condotta nei pressi del bivio sulla Costiera per Santa Croce per diminuire il rischio di perdite e usura. Tutte queste attività svolte da AcegasApsAmga hanno consentito di aumentare l'efficienza energetica, risparmiando nel 2018 circa 2 milioni di metri/cubi di acqua rispetto al 2017. Oggi partirà la campagna di sensibilizzazione "La tua acqua" di Acegas.

 

 

Guerra ai gabbiani nascite dimezzate grazie alle uova finte

Varato nel 2011, il progetto di contenimento dei volatili ha visto calare del 70% i nidi fra Cittanova e Rovigno

PARENZO. Sta portando i risultati sperati il progetto mirato a contenere il moltiplicarsi dei gabbiani in Istria: avviato nel 2011, oltre a limitare la riproduzione dei pennuti il piano punta anche a farli ritornare nel loro habitat naturale, vale a dire gli isolotti e le scogliere. Il metodo consiste nel posizionamento di finte uova in plastica nei nidi dei gabbiani, individuati con la ricognizione aerea. Mamma gabbiano ignara continua a covare a lungo fino a che, accortasi delle finte uova, decide di spostarsi. Il bilancio è stato tracciato durante l'incontro annuale dei promotori ed esecutori del progetto: ne è emerso che le nascite dei gabbiani sono diminuite del 50%. Così, come annunciato da Branko Juric dell'Ospedale veterinario di Parenzo e da Albert Marinculic della facoltà di Veterinaria di Zagabria, il progetto - unico nel suo genere in Croazia - sarà attuato anche nei prossimi anni. Del coordinamento è incaricato l'Ospedale veterinario stesso, mentre il supporto finanziario viene assicurato dai comuni di Orsera, Torre-Abrega, Fontane, Rovigno, Cittanova e da grandi aziende turistiche (ad esempio Plava Laguna, Valamar Riviera e Maistra).Nell'incontro è stato sottolineato anche che in questi otto anni nell'area tra Cittanova e Rovigno sono state posizionate oltre 17.600 uova fasulle. È stato constatato inoltre che è calato dal 60 al 70 per cento il numero dei nidi sui tetti piani di alberghi e complessi turistici. Dopo anni di mappatura dei nidi si è arrivati alla conclusione che le coppie di gabbiani abbandonano il nido in cui da due a tre anni non ci sono state nuove nascite. In base ad alcune stime, nella sola area parentina ci sono tremila gabbiani. E dopo la chiusura delle discariche a cielo aperto nelle quali trovavano cibo, ci sono stati casi in cui gli animali hanno attaccato per le strade passanti che tenevano del cibo in mano o clienti di ristoranti all'aperto. Di qui il progetto di contenimento che come detto verrà portato avanti. 

 

 

SEGNALAZIONI - Ambiente - Economia circolare per i rifiuti di Trieste

Proprio nella giornata dedicata alla diffusione delle iniziative di Greta Thunberg e al coinvolgimento lodevole dei giovani del pianeta e triestini, giunge notizia dell'aumento dei costi dei rifiuti. I dati riportati segnalano la crescita della raccolta indifferenziata, le novità applicative per i cittadini, i costi del termovalorizzatore. C'è chi ricorda le percentuale di raccolta differenziata, che indicano posizioni di vertice in Regione, nelle città di Pordenone, Gorizia e Udine. Perché non si potrebbe ottenere altrettanto a Trieste, limitando le combustioni? L'Ispra segnala la direttiva 2018/ 851/Ue che, a proposito di preparazione, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti, prevede che si arrivi nel 2020 al 50% (contro, ad esempio, gli attuali 43, 9% in Italia). Inoltre le emissioni di particolato da 2, 5 micron a frazioni di micron, potrebbero non essere intercettate dai filtri industriali disponibili, disperdendosi nell'ambiente. Potremmo chiederci se esiste, in questi totali, una quota extraregionale, come fu segnalato in passato? Sulle tariffe si sono riscontrate osservazioni ragionevoli da parte della Uil. Tenendo conto di tutti questi elementi, sarebbe meglio incentivare la raccolta differenziata, sull'esempio dei valori raggiunti dalle altre provincie, come prescrive l'art. 205 del D. Lgs 152/2006. Si tratta di praticare più economia circolare (con Riduzione, Riuso, Recupero e Riciclo), abbattendo le combustioni, contrariamente all'incremento prospettato delle tariffe.

Mariano Cherubini

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 17 marzo 2019

 

 

«La più grande sfida della città sottovalutata dalla giunta»

L'Associazione Luoghi Comuni dell'ex sindaco Cosolini attacca sulla gestione della "partita" del Porto vecchio: «Non si tratta solo di riempire degli spazi»

C'è preoccupazione, mescolata a scoramento, sulle intenzioni d'intervento e sulle modalità di gestione la matassa Porto vecchio. Questo quanto emerso dall'incontro organizzato ieri dall'Associazione Luoghi Comuni, think tank che fa capo all'ex sindaco e attuale consigliere regionale Pd Roberto Cosolini, secondo cui «la madre di tutte le preoccupazioni è che un'operazione di grandissima portata, che in altri ambiti godrebbe della massima attenzione, qui venga trattata come fosse materia di ordinaria amministrazione: certamente un gravissimo errore, tenuto conto dell'esistenza di studi specifici già commissionati come quello di Ernst & Young». Insomma, sostiene Cosolini, non si vorrebbe dar seguito a un progetto unitario e lungimirante, un po' come quello che 300 anni fa contribuì alla futura grandezza di Trieste. Per Cosolini «una città che ospita protagonisti a livello planetario come Generali, Allianz, Fincantieri, Illycaffè o Wärtsilä dovrebbe cercare di coinvolgerli in una sorta di comitato d'indirizzo, insieme alle intelligenze locali, del Nordest e del bacino del Centrosud Europa. Oggi a Trieste quell'entusiasmo di alcuni anni fa si sta trasformato in indifferenza, occorre evitare che accada questo».Intanto «pare che si procederà a spezzoni», con il nuovo parcheggio ridotto, a detta dell'ex sindaco, «a sosta per camper anziché a utile parcheggio scambiatore collegato in maniera sostenibile alla città. Un parking che, in un certo qual modo, rappresenta la cartina di tornasole del modus operandi di quest'amministrazione. Che, tra l'altro, si ostina a non voler utilizzare l'infrastruttura ferroviaria esistente nel vecchio scalo per collegare la città con il solo nucleo attualmente fruibile e che l'anno prossimo ospiterà Esof 2020». Secondo l'ex assessore all'Urbanistica Elena Marchigiani, che gestisce il tavolo su mobilità e i servizi nell'associazione, «bisogna cambiare registro affinché non si assista a un banale riempimento di spazi. Si tratta di una criminale miopia su di un'area che è, in un certo qual modo, il nuovo "Borgo Teresiano" della città».-

Luigi Putignano

 

 

Alberi, cartelli, panchine e sentieri rimessi a nuovo - Il verde si rifà il look

Investimento da 350 mila euro per il riordino dei parchi urbani in vista dell'estate A breve il via ai due restyling più importanti: quelli di Villa Giulia e del Boschetto

Un ampio progetto di manutenzione straordinaria del Boschetto e di Villa Giulia, che partirà a breve, per una spesa di 150 mila euro, più una serie d'interventi di manutenzione ordinaria in diversi parchi urbani, già in atto, per un investimento di altri 200 mila euro. Le aree verdi della città si rifanno il look prima della bella stagione, con uno stanziamento totale, dunque, di 350 mila euro, destinato a lavori per sentieri e ripristino di segnaletiche con avvisi più chiari, ma anche per ulteriori piantumazioni, pulizie, rimozione di parti secche e nuovi arredi. «I lavori più consistenti sono previsti con un progetto che sarà mandato in gara dopo l'approvazione del bilancio e che riguarda appunto Villa Giulia e Farneto», annuncia l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi: «Tra le priorità figurano la sistemazione di alcuni tratti dei vialetti interni al parco di Villa Giulia, visti i frequenti fenomeni erosivi. Sarà realizzato uno strato di filatura drenante, come già fatto per piazza Hortis, con materiali ecocompatibili, totalmente privi di materiali plastici, a tutela dell'ambiente. È un cantiere necessario poiché, quando piove con forte intensità, servono pulizie consistenti del materiale che finisce nella vicina via Monte San Gabriele». In attesa della partenza dei lavori di Villa Giulia, l'8 marzo il Comune ha disposto l'interdizione al pubblico del viale di accesso all'ex cava presente all'interno del parco e del sentiero pedonale che corre sul coronamento della scarpata, potenzialmente interessati da fenomeni franosi di rilievo. A segnalare il divieto alcune recinzioni fisse. La chiusura era stata decisa dopo gli esiti delle indagini commissionate dal Comune a un geologo, a seguito di un distacco di materiale roccioso dalla scarpata stessa. Sul fronte del Boschetto, invece, saranno messi a posto i percorsi sterrati e saranno costruite nuove canalette per far defluire l'acqua piovana, in particolare nel Bosco dei Pini, vicino all'Orto botanico. Si procederà quindi con l'adeguamento della segnaletica nelle due aree verdi, in corrispondenza degli ingressi, con grandi cartelloni che riporteranno i principali divieti, tra i quali l'accensione dei fuochi o l'ingresso di mezzi a motori, ma sarà anche ricordato l'obbligo di condurre i cani a guinzaglio, che spesso nei due parchi viene eluso. Sono tante le segnalazioni dei cittadini a questo proposito, in particolare per quanto riguarda Villa Giulia. Un'attenzione speciale poi verrà riservata ad alcuni alberi. «Ci sarà un'opera di inserimento di querce in un'area di 20 mila quadrati nel Farneto - spiega ancora Lodi - in collaborazione con la Regione, vista l'elevata valenza ecologica di queste latifoglie. Sono state danneggiate e messe a dura prova, spesso, anche dai cinghiali. Inoltre è stata anche prevista una pulizia complessiva del sottobosco della zona, in parte avviata». Già concluso anche un altro intervento urgente. «Al parco del Ferdinandeo - rileva l'assessore - è stata eliminata la processionaria, che proliferava. Sono state poi tolte le ramaglie accanto ai punti luce». Anche al parco della Rimembranza sono stati rimossi rami e arbusti secchi e si procederà con nuove piantumazioni, previste anche al Ferdinandeo. Pulizia simile anche in alcuni tratti verdi di via Marchesetti. Nell'intervento da 150 mila euro di Boschetto e Villa Giulia, inoltre, risultano inseriti nuovi arredi, panchine, tavoli e panche da picnic, mentre altri sono stati installati in autunno. «Voglio ricordare poi il successo che sta registrando la nuova area fitness del Farneto - chiude Lodi - inaugurata a novembre, con il posizionamento di alcuni attrezzi per l'esercizio fisico, fin da subito molto apprezzata». Resta ancora interdetta invece una parte inferiore del giardino di Villa Cosulich, chiusa dall'11 febbraio per due mesi per un muro pericolante che verrà sistemato e consolidato in accordo con la Soprintendenza.-

Micol Brusaferro

 

E dal laghetto di via Giulia spuntano carpe e tartarughe - Pulizie eseguite da Italspurghi e volontari Enpa

Il laghetto all'interno del Giardino pubblico è stato ripulito. Su indicazioni del Comune, una squadra della Italspurghi al lavoro per conto di AcegasApsAmga, e i volontari dell'Enpa hanno avviato le operazioni rese ancor più laboriose dalle diverse specie animali che popolano quello specchio d'acqua. Prima che il laghetto venisse prosciugato, i volontari dell'ente di via Marchesetti, servendosi di alcuni retini, hanno raccolto uno ad uno gli animali, trasferiti provvisoriamente nelle vasche collocate di lato. Sono state recuperate 21 carpe, 30 pesci rossi di taglia grande, circa 300 pesciolini (avannotti) e ben 25 tartarughe Florida, alcune della specie con le guance gialle (Trachemys scripta scripta), altre di quella dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) di cui in Europa da anni è vietata l'importazione. Si tratta di tartarughe abbandonate dai triestini. Succede, infatti, che le persone acquistino le piccole tartarughe, se le portino a casa senza informarsi sulle esigenze di queste bestiole, pensando che le loro dimensioni restino ridotte. Invece, anche questi animali credono fino a raggiungere la lunghezza di 20 centimetri, necessitando e a quel punto di vasche ben più capienti. Così, senza farsi particolari problemi, i proprietari decidono di sbarazzarsene. Recuperati gli animali, il personale di Italspurghi, ha aspirato l'acqua e il fango, ripulito le sponde. Una volta riempito nuovamente il laghetto, gli animali sono stati reinseriti, fatta eccezione per alcune centinaia di avannotti, che l'Enpa per ora ha portato nelle sue vasche, con l'obiettivo di riportarli in quel contesto una volta cresciuti.

 

 

Folla di curiosi a Ponterosso per il bis del "pesce con le ali"

Avvistato nuovamente nel canale un Trigone viola, parente stretto della razza L'esperto: «Non è lo stesso animale arrivato mesi fa. Evitate di dargli fastidio»

Nel canale di Ponterosso c'è un nuovo, insolito ospite. Si tratta di un "Trigone viola" o "Pastinaca pelagica", parente molto stretto della più comune razza di mare. Ma non si tratta di "Violetta", vale a dire l'esemplare che aveva abitato quelle stesse acque per settimane lo scorso settembre e al quale i triestini avevano pure affibbiato un nome. Lo afferma con certezza un assoluto esperto in materia: il direttore dell'Area marina protetta Wwf di Miramare, Maurizio Spoto. «Questo "Trigone viola", che in dialetto viene chiamato anche "matàn", ha la coda bella lunga, completa, - spiega - mentre quello precedente ce l'aveva mozzata». In effetti il nuovo ospite del canale esibisce una coda molto lunga. È comparso in quello specchio acqueo giovedì e non pare aver intenzione di andarsene. Girovaga da una sponda all'altra, scende più in profondità per poi muoversi in superficie dando la possibilità a molti di ammirarlo. Come nel caso di Violetta, infatti, anche stavolta si è scatenata la curiosità dei triestini, che restano incantati ad osservare il bellissimo pesce dalle sponde del canale, scattando decine di foto e video. Nulla di anomalo comunque secondo il direttore della Riserva di Miramare. «È una specie comune - spiega Spoto - e si vede normalmente nel nostro golfo. Se finisce nelle reti dei pescatori viene liberata, perché le sue carni non sono pregiate. Come avevamo già spiegato, è normale che questi pesci si addentrino in acque più tranquille, dove si sentono più protetti e dove trovano facilmente del pesce». Per ora, dunque, tutto sotto controllo. «Il fatto che sia entrato in quel canale non significa affatto sia in difficoltà, - sottolinea Spoto -. Monitoreremo la situazione sperando ritrovi la via verso il Golfo da solo, ma se dovessimo ravvisare qualche criticità o stato di stress interverremo riportandolo in mare come abbiamo fatto per l'esemplare accasatosi nel canale in precedenza». C'è poi un appello che Spoto si sente di lanciare ai triestini. «Lasciate stare quell'animale e non tentate di pescarlo come accaduto lo scorso anno con l'altro "Trigone Viola"». Durante la permanenza di Violetta nelle acque del canale di Ponterosso, infatti, erano state avvistate delle persone che, armate di reti, tentavano di catturare il povero pesce. Va tenuto anche conto che all'estremità della sua cosa c'è un pungiglione che potrebbe rivelarsi pericoloso. Violetta aveva stazionato per settimane nel canale di Ponterosso. Il personale del Wwf Area Protetta di Miramare, che monitorava le sue condizioni, ad un certo punto aveva notato un andamento circolare dell'animale, sintomo di stress. Così, con il supporto del Corpo Forestale Regionale-Stazione Forestale di Trieste, Violetta - rivelatasi appunto una femmina lunga circa 60 cm- era stata recuperata e riportandola in sicurezza in acque libere. 

Laura Tonero

 

 

Le ferrovie proteggano Barcola con delle barriere anti rumore - LA LETTERA DEL GIORNO di Giorgio Maggi e Stefan Babic - Comitato per una Barcola migliore

Nell'ottobre 2018 il Comitato spontaneo "per una Barcola migliore", sorto per analizzare le numerose criticità del rione, ha scritto una lettera a Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) chiedendo di conoscere lo stato della prevista installazione di barriere antirumore volte a ridurre il disagio acustico dei numerosi residenti lungo la linea Trieste-Venezia, aumentato esponenzialmente negli ultimi mesi per l'accresciuta frequenza dei convogli, in particolare treni merci. Tale installazione è prevista nel "Piano d'azione dell'agglomerato di Trieste in materia di tutela dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico" messo a punto dal Comune di Trieste in base alle vigenti disposizioni legislative nazionali in materia. In particolare è stato richiesto a Rfi di fornire informazioni sul tipo di barriere previste, sulla loro precisa ubicazione lungo la linea nel tratto considerato e sui tempi della loro messa in opera. Purtroppo, anche se oggi si parla sempre più spesso di trasparenza degli atti, dei processi decisionali ecc, Rfi non ha fin qui ritenuto di fornire una risposta. Il Comitato pertanto sollecita, sempre con intento collaborativo, Rfi a fornire le informazioni richieste, che interessano un notevole numero di cittadini.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 16 marzo 2019

 

 

Trieste nel coro sul clima con oltre 1.500 in piazza: «Proteggiamo il pianeta»

Ragazzi delle scuole superiori e dell'università, giovanissimi con le famiglie e gli insegnanti, associazioni fra cartelli e slogan. «La Terra come il Titanic»

TRIESTE. Anche a Trieste, come nel resto d'Italia e del pianeta, in migliaia ieri hanno deciso di mobilitarsi e manifestare per il clima. L'iniziativa, nata dall'ingegno di Greta Thunberg, ha smosso le anime di tutto il mondo. E l'onda dei cosiddetti #FridaysForFuture, i "venerdì per il futuro", ha coinvolto anche Trieste, dove almeno 1.500 persone si sono radunate nel primo pomeriggio di ieri attorno alla fontana dei Quattro continenti di piazza Unità per ricordare ai potenti della Terra che il futuro della stessa è a rischio. Tanti cartelli colorati, molti i ragazzi delle scuole superiori e gli universitari presenti, ma anche tanti giovanissimi, chi accompagnato dai propri genitori e chi dalle stesse insegnanti delle scuole di primo grado. Una manifestazione che ha come obiettivo quello di chiedere ai governi di tutto il mondo un impegno concreto per contrastare l'emergenza ambientale. Come? «Con un'inversione di rotta - grida Sara Segantin, una delle ragazze organizzatrici dell'evento triestino - e anche immediata, perché forse non ci rendiamo conto che gli scogli di oggi sono questi (grida sventolando un sacchetto di plastica, ndr) che stanno diventando più pericolosi dell'iceberg per il Titanic. Con la differenza che il nostro pianeta è il Titanic e forse non ce ne stiamo rendendo conto». E prosegue con l'elenco, parziale, delle ultime catastrofi ambientali accadute recentemente nel Nordest, a cominciare dagli ettari di alberi caduti come stuzzicadenti fra il Cadore e la Carnia lo scorso autunno. «Questa iniziativa è nata nel pomeriggio di due settimane fa - spiega invece Anna Lilian Gardossi -, è completamente apolitica e assolutamente spontanea. Tutto è nato dall'idea di una quindicina di noi fra i banchi di scuola e dell'Università ed essere riusciti a chiamare a raccolta tutta questa gente in così poco tempo un po' ci spaventa». Un successo che ha anche colto impreparati gli stessi giovani organizzatori, privi di un adeguato impianto d'audio e costretti a urlare alle numerose persone accorse con microfoni di fortuna. A venire loro in soccorso gli esercenti della piazza, che alla spicciolata hanno aiutato questi volenterosi baby ambientalisti prestando loro amplificatori e microfoni. Sara, Anna, Micol, Angela, Francesca, Luigi come quota azzurra di un'organizzazione essenzialmente femminile e Sofia, che si commuove a parlare dinanzi al folto pubblico di piazza Unità. È questo il nucleo del gruppo triestino di protesta. Presente in piazza anche l'eurodeputata del Pd Isabella De Monte: «Tutelare l'ambiente non è una scelta, ma un dovere - afferma De Monte -: la politica ascolti i ragazzi, il futuro è loro». Secondo De Monte «la sostenibilità ambientale è una parola chiave e uno degli assi portanti delle politiche europee e la politica italiana deve riprendere in mano con coraggio il tema della sostenibilità». Solidarietà alla manifestazione anche da parte della Federazione dei Verdi, che in una nota condivide le preoccupazioni e gli allarmi sulla salute del pianeta. «Oggi rimonta una coscienza ambientalista - questa l'opinione dei Verdi regionali - e la convinzione che non si può delegare la battaglia per l'ambiente ad altri per vincere le sfide del mondo moderno». Tante le voci di un pomeriggio da "world strike" e che ha visto una grande risposta di pubblico anche nelle piazze degli altri capoluoghi provinciali del Fvg. Chiaro l'intervento dell'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro: «L'argomento clima è prioritario per tutti noi e riscontrare l'eccezionale risposta da parte dei giovani è motivo di orgoglio e speranza rispetto alle azioni di tutela e prevenzione che anche la Regione ha convintamente avviato». Dopo un'ora di slogan, canti e girotondi, la manifestazione si scioglie con la consapevolezza nei presenti di aver dato il giusto rilievo a una problematica che riguarda tutti. Trieste, insomma, come altre 1.769 città di 112 nazioni di tutto il mondo e altre 208 della Penisola. Decisamente non poco, per un'idea nata solamente pochi mesi fa dal genio ribelle di una ragazzina svedese. 

Lorenzo Degrassi

 

Il climatologo Giorgi: «Questa è una molla per il cambiamento» - l'esperto del centro di fisica

TRIESTE. Filippo Giorgi è il direttore della sezione di Scienze della Terra dell'Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (Ictp) di Trieste. Era presente anche lui al "Fridays for Future" di ieri in piazza Unità, una manifestazione che lo ha sorpreso positivamente per il successo e la rabbia costruttiva che ha emanato. «Non mi sarei mai aspettato che l'iniziativa di questa ragazza (Greta Thunberg, ndr) potesse trasformarsi in un evento di carattere internazionale. Si tratta di un bel segnale perché propositivo e non un messaggio che va contro qualcosa o qualcuno. La situazione è abbastanza grave, basti pensare che in Italia l'inquinamento è la quarta causa di morte, che ogni anno provoca 82.000 morti». Il professor Giorgi è rimasto colpito anche dal fatto che la maggioranza dei manifestanti era costituita da ragazzi: «Di solito in queste manifestazioni si presentano i soliti "veteroambientalisti". Qui non c'era politica e questa potrebbe essere la forza determinante per il successo dell'iniziativa. Il problema lo si conosce ma si sa anche qual è la soluzione - continua Giorgi -. Tuttavia non c'è la volontà di cambiare, pertanto auspico che una spinta di questo genere possa essere la molla che può sfondare certe barriere». E cosa dice a chi nega che questi cambiamenti climatici siano opera dell'uomo? «Chi nega non lavora in questo settore - la risposta secca del climatologo - ormai dal punto di vista scientifico non c'è più quasi nessuno che neghi il cambiamento climatico. Prendiamo ad esempio gli alberi caduti in Carnia e Cadore lo scorso autunno: nessuno sostiene che quell'evento sia stato provocato dai cambiamenti climatici, ma se in montagna si sono avuti venti a 220 km/h ciò è dovuto al fatto che ci sono stati in precedenza mesi dal caldo prolungato, che hanno reso la temperatura del Mediterraneo elevata, fattore che ha quindi provocato quei venti così forti e del tutto anomali per quelle zone».

 

 

"Furbetti" dei rifiuti Scattano le maxi multe

Sanzioni da 600 euro a tre operari sorpresi a gettare nei normali cassonetti anche plastiche e scarti di cantiere

Scaricano nei cassonetti "normali" i risulti speciali derivanti da opere edili di costruzione e demolizione, ma vengono pizzicati e multati dalle Guardie ambientali che li stavano monitorando. Nei giorni scorsi sono state tre le infrazione di questo tipo, per conferimento errato di materiale speciale, comminate dagli operatori della Polizia locale dedicati al contrasto di questo tipo di violazione, molto diffusa a Trieste. In tutti e tre i casi è stata comminata una sanzione da 600 euro. Il primo episodio è stato riscontrato nell'isola ecologica tra via Diaz e via Boccardi. Le Guardie ambientali, in quel caso, hanno individuato due operai che trascinavano dei sacchi neri, andandoli poi a sistemare accanto ai cassonetti. All'interno di quei sacchi sono stati rinvenuti cemento, calcinacci, fogli di catrame, materiale da risulta e pure lo pneumatico di una carriola ormai usurato. In un altro caso le Guardie ambientali hanno individuato in pieno centro, in corso Italia, un operaio che uscito da un cantiere, noncurante del fatto che qualcuno potesse vederlo, mentre spingeva una carriola ricolma di materiale elettrico, pezzi di plastica, vecchie piastrelle e malta, andando poi a conferire il tutto nell'isola ecologica di fronte alla questura, in via del Teatro Romano. Anche per lui sono scattati i 600 euro di multa. Infine, nei giorni scorsi sono stati sanzionati anche altri due operai che, questa volta a Borgo San Sergio, gettavano nei cassonetti dell'indifferenziata quatto sacchi neri contenenti materiale da risulta con pezzi di legno, materiale elettrico e idrico. Questo tipo di rifiuti vanno conferiti solo all'interno delle discariche autorizzate. Accade però che molte aziende che lavorano irregolarmente, in nero, non abbiano accesso a queste strutture in quanto non in possesso di regolare partita iva. «In molti altri casi - specifica il comandante delle Polizia locale, Walter Milocchi - si tratta esclusivamente di operai che per comodità, per semplificare il loro lavoro, escono dall'appartamento o dall'immobile dove stanno facendo i lavori, e gettano il materiale nel cassonetto più vicino». Quindi non solo ditte non in regola ma pure operai pigri e poco professionali. Ma cogliere sul fatto questo tipo di comportamenti non è semplice. «Se qualcuno ha evidenza che in un'isola ecologica ci sia qualcuno che abbandona quegli tipi di rifiuti con sistematicità, ce lo segnali», avverte il comandante. 

Laura Tonero

 

 

Mezzo milione pronto per rilanciare in Carso sei ettari abbandonati - IL BANDO GAL PER L'AGRICOLTURA

TRIESTE. L'abbandono dei terreni agricoli affligge il Carso sin dal dopoguerra e pare essere diventato cronico: negli ultimi 30 anni nell'ex provincia di Trieste sono andati persi 679 ettari. Ma ora grazie a un bando del Gal questa tendenza potrebbe essere invertita: con l'aiuto di fondi europei 5,7 ettari abbandonati verranno nuovamente utilizzati dalle aziende agricole. Il bando, lanciato lo scorso settembre dal Gal Carso e destinato al ripristino delle terre abbandonate, ha infatti ricevuto 15 richieste da altrettante fattorie. Gli agricoltori hanno chiesto 263.602 euro di fondi europei al Gal, accanto ai quali investiranno una somma equivalente, per un totale di 527.878 euro. Ora le domande saranno vagliate ed entro tre mesi il Gal farà uscire la graduatoria, ma, ammesso che abbiano rispettato i criteri formali di ammissibilità, dovrebbero essere tutte finanziate. Questi investimenti pubblici e privati sono parte di una nuova storia della comunità locale impegnata a invertire il trend nostrano: i dati parlano per il Carso di una perdita del 78,5% della superficie agricola utilizzata (Sau) dal 1950 al 2010, il tutto in un'area che per la sua morfologia non può puntare sull'agricoltura industriale, ma deve invece concentrarsi sulla qualità artigiana, che può realizzarsi al meglio in aziende agricole di piccole dimensioni come quelle che caratterizzano il territorio carsico. Con i 15 progetti giunti al Gal gli agricoltori puntano a ripristinare alla produzione 57.135 metri quadrati in cui ora dominano la macchia inselvatichita, i rovi, i muretti a secco crollati. I progetti presentati per il bando, intitolato "Risistemazione fondiaria tramite trasferimento di best practice", riguardano prevalentemente impianti vitivinicoli, ma anche uliveti e in un caso perfino orti. «Siamo felici per il risultato - spiega David Pizziga, presidente del Gal - ma è solo un primo passo: vogliamo ripubblicare il bando a ottobre, tentando di semplificarlo ulteriormente nella compilazione, con l'auspicio di intercettare altri agricoltori pronti a investire».-

Giulia Basso

 

IL PICCOLO - SABATO, 16 marzo 2019

 

LA CURIOSITA' - La razza torna nel canale di Ponterosso  (vedi foto)

Il lettore Marco Molino segnala che il canale di Ponterosso è nuovamente stato visitato da una razza, come già avvenuto nei mesi passati, nella fattispecie in settembre. «Non sono sicuro di che razza sia ma certo è bella», osserva Marco. L'esemplare dell'autunno scorso fu alfine liberato grazie all'intervento umano, visto che non riusciva più a uscire dal canale. Che si tratti dello stesso pesce?

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 15 marzo 2019

 

 

Trieste scende in piazza a difesa dell'ambiente

Studenti, associazioni e sindacati aderiscono allo sciopero globale per il clima Ritrovo alle 14.30 in piazza Unità. «Chiediamo risposte e azioni alla politica»

«Dite di amare i vostri figli più di ogni cosa, invece gli state rubando il futuro». Pesano come un macigno le parole di Greta Thunberg, 16enne svedese che da agosto manifesta ogni venerdì davanti al Parlamento della sua nazione contro il cambiamento climatico, chiedendo ai politici di agire subito e di fermarsi dal mettere a rischio il futuro dei giovani. Le parole - ma soprattutto l'azione - di Greta hanno ispirato il Global strike for future, lo sciopero globale per il clima, manifestazione che tra le 178 città italiane coinvolte vedrà in prima linea quest'oggi anche Trieste. L'appuntamento triestino - il raduno è fissato alle 14.30 in piazza Unità davanti al palazzo comunale - è stato organizzato da giovanissimi studenti che, come Greta, vogliono vedere le cose cambiare. «È fondamentale che una città come la nostra condivida e si impegni attivamente per sostenere quest'idea, viste le risorse ambientali di cui dispone», raccontano Ilaria Mosetti e Sofia Tornetta, studentesse del liceo musicale "Carducci". Le coetanee dell'attivista svedese non hanno dubbi: «Il territorio carsico circostante, fondamentale per la viticoltura, assieme alla zona marittima sono risorse fondamentali che non possono venir deturpate. Per questo dobbiamo sensibilizzare le persone a comportarsi in modo più adeguato e corretto nei confronti del pianeta ed, allo stesso tempo, richiedere piccole riforme a coloro che possono fare qualcosa: il nostro è anche un appello ai politici, ai potenti». Ma cosa viene chiesto esplicitamente ai potenti triestini? «Chiediamo mezzi di trasporto maggiormente ecologici, più controlli sulle emissioni di fumi tossici e carbonio, agevolazioni sull'installazione di pannelli solari e fotovoltaici, soprattutto per quanto riguarda il pubblico», replicano Mosetti e Tornetta. Il tema del clima è stato approfondito su più fronti anche dal liceo classico "Petrarca" come racconta la diciottenne Anna Venchiarutti, studentessa dell'istituto di via Rossetti nonché rappresentante della Consulta provinciale degli studenti: «Abbiamo dedicato l'ultimo numero del nostro giornalino scolastico ai cambiamenti climatici e contemporaneamente abbiamo allestito una mostra all'interno della scuola su questo tema. Siamo molto presenti anche sui social e sul nostro blog (www.giornalescolastico.it/liceopetrarcatrieste, ndr). Anche tanti studenti di altre scuole si sono dati da fare per promuovere l'adesione a questo evento». Proteste e richieste, sì. Ma anche azioni concrete. A partire da quest'anno scolastico, le scuole "Petrarca", "Deledda Fabiani", "Galilei" e "Nordio" hanno deciso di togliere i cestini delle immondizie dalle singole aule e utilizzare i raccoglitori per differenziare i rifiuti. «Molto dipende dai nostri politici, ma siamo noi che dobbiamo iniziare a cambiare il nostro approccio per tutelare la città e in generale il mondo in cui viviamo perché siamo l'ultima generazione che può ancora far qualcosa per la lotta ai cambiamenti climatici», aggiunge la giovane Venchiarutti. Oggi in piazza ci saranno tantissime associazioni. Tra queste Trieste senza sprechi, Greenpeace, Amnesty, Wef, Legambiente. I ciclisti della Fiab saranno presenti per promuovere «l'uso quotidiano della bici per gli spostamenti urbani, una delle azioni individuali più efficaci per ridurre le emissioni di gas serra». A manifestare ci sarà anche la Cgil come ricorda Anna Busi, segretaria provinciale Flc-Cgil Trieste: «Invitiamo tutte le lavoratrici ed i lavoratori della Scuola, Università, Ricerca, Conservatorio e Formazione professionale a partecipare». 

Riccardo Tosques

 

Energie rinnovabili al palo e tagli scarsi sui gas serra

Il governo gialloverde non fa grandi passi avanti per la decarbonizzazione Greenpeace accusa: Lega e M5S peggiorano le strategie prese in passato

ROMA. Non la stiamo vincendo la battaglia per salvare il mondo dagli effetti più catastrofici del riscaldamento globale. Gli impegni presi dai singoli Stati a Parigi nel 2015 - per limitare l'aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi centigradi - sono rimasti ancora largamente sulla carta. E nel mondo reale continuano ad aumentare le emissioni dei gas serra, con i paesi ricchi che non tagliano quanto sarebbe possibile e necessario, e i paesi emergenti e in via di sviluppo che spingono sul pedale dello sviluppo tradizionale. In realtà le tecnologie per cambiare in senso «pulito» il modo di produrre, lavorare e vivere ci sarebbero: ma bisognerebbe avere il coraggio di cambiare abitudini, di rompere con le cautele e le prudenze che nascondono gli interessi economici «sporchi» che non vogliono perdere i loro guadagni. Sono gli scienziati a dirci che dobbiamo arrivare a emissioni zero massimo entro il 2050 a livello mondiale. Ma bisogna volerlo fare: bisogna elettrificare il trasporto e il riscaldamento, ridurre gli sprechi usando l'energia in modo efficiente, rendere pulita la produzione di energia elettrica, lasciare sottoterra il più possibile gas, petrolio e carbone. I governanti - ma anche tanti cittadini - non vogliono. Anche in Italia questo coraggio (e la voglia di colpire interessi consolidati in campo industriale, energetico e petrolifero) non c'è. Il nostro paese è «solo» 19esimo nella classifica mondiale delle emissioni di gas serra, e certo non può assumersi colpe «globali». Eppure il Belpaese ha non fa nemmeno la sua parte. I numeri dell'Ispra relativi al 2017 (gli ultimi disponibili) dicono che siamo faticosamente in linea con gli obiettivi fissati per il 2020: dopo una forte accelerazione del calo dei gas serra, grazie al boom delle fonti energetiche pulite, l'era Renzi-Gentiloni ha segnato un sostanziale stop della crescita delle rinnovabili. Mentre poco o nulla è stato fatto per rendere meno pericoloso per l'atmosfera nel settore del trasporto (che pesa per un quarto delle emissioni nazionali) e del riscaldamento (che vale un quinto del totale, più o meno come l'attività industriale). Piccoli miglioramenti si sono visti in materia di agricoltura e rifiuti. Risultato, l'Italia in questo momento non è in grado di rispettare gli obiettivi fissati dall'Europa per il 2030. E il governo gialloverde? Sta portando l'Italia nella giusta direzione? La risposta è semplice, guardando i numeri: no. Ad esempio, nonostante la pressante necessità di ridurre la spesa pubblica o trovare soldi per nuovi programmi, i 16 miliardi che ogni anno vengono sborsati per incentivare fonti energetiche fossili non sono stati toccati. E non mostra alcun reale progresso sulla strada della decarbonizzazione dell'economia italiana nemmeno il "Piano energia e clima" che il governo ha sottoposto alla Commissione Ue. Stiamo parlando del documento - elaborato dal ministero dello Sviluppo economico, cioè il capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio - che indica la strategia con cui l'Italia vuole centrare gli obiettivi energetici e climatici concordati a livello del Vecchio Continente. I più delusi sono stati gli ambientalisti, che si attendevano sotto la spinta di M5S - in teoria una delle "stelle" del simbolo rappresenta la tutela dell'ambiente - una netta discontinuità con certe scelte della strategia elaborata dall'allora ministro Carlo Calenda, «realistiche» ma molto timide sul fronte della decarbonizzazione. «Il Piano - accusa Greenpeace - replica a volte addirittura peggiorandole le insufficienti strategie dei precedenti governi, puntando tutto sul gas e ignorando lo sviluppo delle energie rinnovabili». Di Maio aveva promesso il raddoppio del target di rinnovabili, e si accontenta di un modesto incremento. L'Ue chiede il taglio del 50% delle emissioni al 2030, e noi scriviamo -37%. Eppure, dice l'ex-ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, «la decarbonizzazione potrebbe diventare una straordinaria occasione di nuovo sviluppo e nuova occupazione». Potrebbe. 

Roberto Giovannini

 

 

Raccolta rifiuti, costi saliti di 2 milioni Scattano gli aumenti sulle bollette Tari

Rincari in vista per far fronte alle spese di funzionamento del termovalorizzatore e pagare nuovi servizi di pulizia strade - LA RACCOLTA RIFIUTI IN CITTA'

Rincari in vista per la tassa sui rifiuti. Una doccia fredda per migliaia di famiglie e titolari di attività commerciali. Il Comune si prepara infatti a chiedere loro nuovi sacrifici per riuscire a scavare le risorse necessarie a far fronte all'aumento delle spese per i servizi di nettezza urbana. All'appello mancano poco meno di 2 milioni di euro. E per raggranellarli, appunto, verrà ritoccata all'insù la tassa, con aumenti che verranno calcolati nel dettaglio nelle prossime settimane: per ora le stime parlano di alcune decine di euro in più all'anno. La situazione è emersa ieri nel corso della riunione della terza commissione consiliare si è discusso di gestione dei rifiuti e del piano economico finanziario per il 2019. L'assessore all'Urbanistica e all'ambiente, Luisa Polli, ha illustrato i dati del 2018 e le previsioni per il 2019 contenute nel documento programmatico. Numeri che fotografano un aumento delle spese per le casse municipali dovuti, secondo Polli, da un lato allo scatto Istat e dall'altro al costo totale del servizio passato da 29,4 milioni del 2018 a 31,1 milioni nel 2019, con un aumento di 1,7 milioni. Su questa cifra pesano, oltre ai conguagli dell'anno precedente e all'aumento delle tariffe per lo smaltimento degli ingombranti e del costo del legno, le attivazioni di nuovi servizi come il presidio di spazzamento manuale nelle aree di San Giacomo, Piazza Perugino/Largo Barriera e Servola (circa 93 mila euro), la pulizia dei cestini nei giardini pubblici e del retrospiaggia di Barcola, la pulizia di fioriere e aiuole in 116 siti e la distribuzione di sacchi per le deiezioni canine per dodici mesi al costo di 530 mila euro. D'altro canto i numeri parlano chiaro e sono impietosi: i rifiuti indifferenziati, sempre stando a quanto previsto dal Pef, passeranno dalle 55 mila tonnellate del 2018 alle 56 mila del 2019, con un aumento pari a 1.369 tonnellate. La tariffa per il conferimento dovrebbe quindi passare da 118,90 euro a tonnellata del 2018 a 120,09 euro a tonnellata di quest'anno. Una delle voci che potrebbe incidere maggiormente è quella relativa al funzionamento del termovalorizzatore: i costi dovrebbero lievitare di 237 mila euro, passando dai 6,6 a 6,9. Tuttavia ci sono anche buone notizie, seppur insufficienti a colmar il gap con quanto preventivato: Polli ha dichiarato che l'utilizzo delle eventuali penali comminate ad AcegasApsAmga, - oggi sull'ordine dei 78 mila euro -, e che finora venivano portati in detrazione in bilancio, da quest'anno verranno messe nel Pef per "scontare" direttamente le bollette ai cittadini. Previsto inoltre il possibile utilizzo degli introiti della tassa di soggiorno per coprire parte dei costi maggiorati dovuti anche all'aumento dei flussi turistici in città. Per i dettagli, però, bisognerà attendere fine marzo. 

Luigi Putignano

 

Piazza della Borsa - Da gioiellino hi-tech a grattacapo infinito La triste parabola dell'isola ecologica

Non solo i rincari della tassa rifiuti. I lavori della seconda commissione consiliare hanno affrontato ieri anche la discussione sul futuro della discussa isola ecologica realizzata in piazza della Borsa. Del resto ne è passata di acqua sotto i ponti dall'aprile del 2011, quando l'allora assessore allo Sviluppo economico Paolo Rovis e l'allora amministratore delegato di AcegasAps Cesare Pillon, e il sindaco Roberto Dipiazza, inaugurarono quel "gioiellino" tecnologico in piazza della Borsa, interrato sotto l'arenaria. Cinque contenitori invisibili più un gigantesco elettrocompattatore per i rifiuti non riciclabili che potevano tenere grosso modo cinquanta volte il volume di immondizie di cui è capace un'analoga serie di cassonetti standard. L'obiettivo era quello di far sparire dalla vista i contenitori tradizionali in uno de salotti buoni di Trieste. Peccato che l'impianto abbia riservato fin da subito un sacco di grane. I primi problemi si manifestano dopo pochi mesi: a Dipiazza subentra Roberto Cosolini e Fabio Omero prende il posto di Rovis e subito si verifica un guasto all'apparecchiatura, risoltosi con la sostituzione del pezzo che si era guastato. Di recente, dopo il ritorno di Roberto Dipiazza in Municipio, la meraviglia ecologica all'ombra della statua di Leopoldo torna a dare pensieri. I contenitori sono riapparsi, e qualcuno pensa addirittura di tombare un'opera che è stata pagata profumatamente dal Comune di Trieste, quindi dai cittadini. E che ha una sua valenza urbanistica. Un'opera che non è innovativa, e non lo era neanche nel 2011, ma che a detta di molti appare necessaria e che in altre realtà nazionali funziona alla grande. In alcuni casi con tanto di card e microchip personalizzata per ogni utente che vede, così, caricare punti e, quindi, sconti sulla bolletta. È il caso di Pisa, in Toscana, che da anni si è dotata di un sistema informatizzato per la raccolta differenziata, dopo anni di esperienza di raccolta door-to-door. Intanto a Trieste, in pieno centro, da oltre cinque mesi fa il dispositivo che solleva le pedane sotterranee, che sbucano a comando per consentire lo svuotamento dei cassonetti a scomparsa, comincia a mostrare la corda. Da un paio di mesi è totalmente fuori servizio. Il guasto non è cosa da poco, per sistemarlo serviranno mesi. E soldi. Pare che la colpa sia da attribuire al peso eccessivo dell'arenaria posta sopra l'apertura. Una copertura voluta dalla Soprintendenza, certamente bella ma troppo pesante per un meccanismo che fa fatica, è troppo sollecitato. Ieri in commissione ambiente è riapparsa appunto la questione dell'"isola che non c'è". Opera che è stata "defalcata", termine complicato per dire che nel 2019 il Comune di Trieste non pagherà i 23 mila 639 euro necessari per il servizio e la manutenzione. Ma soprattutto è stata messa in discussione la sua utilità. Un ritorno al passato, sicuramente più lontano di quella "radiosa" inaugurazione del 2011. 

 

Dai dem ai forzisti Rivolta bipartisan in commissione contro il ritocco all'insù

Il pentastellato Menis denuncia il flop della giunta Dipiazza nella gestione della nettezza urbana. Polli ribatte alle accuse

Le voci - È una levata di scudi bipartisan quella che, ieri in commissione, ha accompagnato l'annuncio dei rincari nella tassa rifiuti. Veder lievitare i costi di un'imposta che dovrebbe essere il frutto di un'accurata gestione della cosa pubblica sia dal punto di vista del decoro sia da quello sanitario e ambientale ha creato infatti mugugni e dubbi trasversali. Per Antonella Grim, consigliera comunale del Pd, presente ieri in commissione «la giunta Dipiazza ha deciso che nel 2019 ogni famiglia pagherà fino a quasi 20 euro annui in più di Tari. Il centrodestra si fermi prima di approvare una simile delibera». «Nel silenzio attonito dei colleghi di maggioranza - ha continuato Grim - l'assessore Polli ha fatto questo annuncio spiegando che serve 1 milione e 900mila in più per far fronte all'aumento del Piano economico e finanziario del 2019. Ma in primo luogo non vi è alcun obbligo di aumentare il Pef, perché dovrebbero essere trovate strade diverse. E poi va ricordato che i maggiori oneri sono dovuti principalmente all'aumento dei servizi che dovrebbe erogare AcegasApsAmga, allo scarso risultato della raccolta differenziata fatto a Trieste e al cosiddetto recupero dell'insoluto». Grim ha, inoltre, sottolineato come si sia tornati «allo stesso punto dell'anno scorso, quando durante la discussione sul Pef 2018 era stato votato un ordine del giorno della maggioranza con cui si chiedeva di aprire da subito un approfondimento per rivoltare il Pef del 2019 "come un calzino". Invece nulla di concreto è stato fatto ad esempio per migliorare la raccolta differenziata, che ora è al 41,74% ma che, portata al 71%, porterebbe un risparmio per le casse pubbliche di due milioni e 700mila euro, tutti da togliere alle tariffe da far pagare ai nostri concittadini».Contrario alla gestione dei rifiuti effettuata in questo modo è Paolo Menis del M5S: «Tassa sull'immondizia a Trieste: 1,9 milioni in più di costo complessivo, aumenti in arrivo fra 5 e 18 euro annui per famiglia - scrive in un messaggio fatto girare a decine di destinatari e diventato ben presto virale -. Da anni il M5S chiede una politica diversa per quel che concerne la gestione dei rifiuti ma il centrodestra non ci sente, e questo di oggi è il risultato». Menis, inoltre, ha ricordato l'impegno preso dall'amministrazione sull'implementamento gratuito per la raccolta dell'olio esausto. In commissione gli animi hanno iniziato a scaldarsi dopo la relazione di Giovanni Piccoli, responsabile ambiente di AcegasApsAmga: Guido Apollonio, consigliere comunale di Forza Italia si è chiesto «quante sono le tonnellate di rifiuti provenienti da fuori Trieste che vengono bruciate nel nostro termovalorizzatore aumentandone di conseguenza i costi di manutenzione». Everest Bertoli, della Lega, si è chiesto quale sia «la percentuale di servizi esternalizzati da Acegas». Teresa Bassa Poropat, dei Cittadini, ha ricordato l'esempio virtuoso di Muggia «giunta al 73% di raccolta differenziata, pur con le problematiche note relative alla raccolta porta a porta» a cui Polli ha risposto affermando come «paradossalmente sia aumentato il conferimento nei cassonetti presenti nel territorio del Comune di Trieste limitrofo a quello della cittadina rivierasca, con varie sanzioni comminate a cittadini muggesani colti in flagrante».

 

 

Grado, la beffa del ministero sul caso del Museo del mare

Roma chiama la segreteria del Comune per sapere se la struttura, mai partita, è aperta. E sul sito dei Beni culturali il nome "Iulia Felix" scritto in modo errato

GRADO. Sono già passati tre mesi da quando il Comune di Grado ha messo in mora, diffidando il ministero dei Beni culturali a fare aprire il Museo nazionale di Archeologia subacquea: struttura da una trentina d'anni ormai data dal Comune in comodato d'uso al dicastero stesso ma mai entrata in funzione, se non in un paio di occasioni per alcune mostre. Rimangono, come evidenziato nel recente consiglio comunale, ancora cinque mesi di tempo (il termine dato per aprirlo è stato appunto di otto mesi) prima che il Comune intenti una vera e propria causa contro il ministero con l'obiettivo di farsi restituire la struttura. Ma il ministero fino ad oggi non ha mai risposto. E c'è di più: qualche tempo fa un dipendente dello stesso dicastero ha telefonato alla segreteria del Comune per chiedere se il museo era aperto. Stupore, ovviamente, ha suscitato la richiesta: innanzitutto perché la domanda non è stata rivolta direttamente ai responsabili del Polo museale regionale, ma soprattutto per il fatto che il ministero stesso, che dovrebbe attivare il museo, in realtà non ne sa nulla. E in questi anni di richieste di solleciti, di lettere e telefonate e persino di visite a Roma per incontrare il sottosegretario se ne sono registrati a bizzeffe. Se si va sul sito del Mibac, il sito cioè del ministero, alla sezione direzione generale musei si legge che il piano superiore della struttura di Grado è genericamente adibito a ospitare mostre temporanee organizzate dal Comune che trattano il tema della relazione tra Grado, il suo mare e la sua laguna. «Per questo motivo, la struttura è stata ribattezzata dai suoi cittadini Museo del Mare. Il museo è nato per ospitare la Julia Felix, la nave romana rinvenuta sul fondo della laguna. La nave, collocata al piano terra, tuttavia, non è ancora visitabile».Si tratta di indicazioni più o meno esatte. Ad esempio c'è il nome Iulia Felix con il quale è stata battezzata la nave oneraria romana trovata al largo di Grado giù nel 1987 dall'allora direttrice del Museo di Aquileia: il nome va scritto infatti con la "i" iniziale del nome e non con la "j". Fino all'incirca un anno fa sul sito del ministero erano persino riportati, inoltre, gli orari di apertura del museo che non è mai stato aperto. Ma torniamo alla questione giudiziaria: poiché ormai pare si vada proprio verso questa direzione. È infatti da quando l'edificio (l'ex scuola Scaramuzza) è stato dato in comodato d'uso al ministero che da Grado partono i solleciti. Non solo. Nell'arco di tutti questi anni, del Museo nazionale di Archeologia subacquea nato dopo il rinvenimento della Iulia Felix è stata annunciata diverse volte l'apertura, anche con la dispendiosa organizzazione di conferenze stampa di livello nazionale (ovviamente con la stampa di brochure di vario genere) promosse da Roma e in occasione delle quali sono arrivate a Grado diverse persone. Diversi dei sindaci che si sono susseguiti hanno provato a farlo aprire, ma nessuno è sin qui riuscito nell'intento. Anche l'attuale amministrazione inizialmente si è fidata di certe persone e promesse che poi sono letteralmente naufragate. E ormai da mesi e mesi nessuno nemmeno si degna di rispondere alle richieste formulate dal Comune. 

Antonio Boemo

 

 

Piazza Sant'Antonio rischia di essere snaturata dal restauro - La lettera del giorno di Bruno Cavicchioli, presidente (Co.sa.pu.)

Abbiamo partecipato qualche giorno fa alla riunione della IV. Circoscrizione in cui l' architetto Bradaschia illustrava i quattro progetti per restaurare Piazza Sant' Antonio. A dire il vero questo è il termine caro a noi mentre, negli ultimi vent'anni, si è passati dalla "riqualificazione" allo "restyling" il che ha significato, comunque, lo snaturamento totale dell'assetto architettonico delle nostre piazze più belle, come ricordato dal sindaco nell'articolo del Piccolo e la creazione di un "patchwork", così definito del direttore del Piccolo dell'epoca dottor Paolo Possamai, di tutto l'insieme. Comunque sia i quattro progetti sono poco dissimili l'uno dall'altro: si tende a spianare tutto e, come in passato, a "ringiovanire" l'ambiente; lo testimoniano le civettuole strisce di pietra bianca (mai esistite a Trieste in passato) che intersecano la pavimentazione a piastrelle nella parte centrale della piazza e davanti al tempio dove l'illuminazione sarebbe a pavimento e non con lampioni. Sui due lati verrebbe mantenuto il masegno che si vede emergere e che, tra dieci anni, sarà sempre lì mentre le piastrelle, tanto care a tutte le amministrazioni, saranno sbriciolate e da sostituire: un film già visto. Abbiamo preso la parola per proporre un quinto progetto, ovverosia rispettare la legge e mantenere l'esistente provvedendo al "restauro" del sito come prevede chiaramente il decreto legislativo 42 del 2004. L'assetto dovrebbe rimanere quello attuale livellando la pavimentazione con le lastre esistenti attorno alla fontana, e mantenendo le aiuole senza l'impianto di alberi che turberebbero la visuale: non ha senso farlo oltretutto visto che poi, come davanti al silos, vengono estirpati. La vasca dovrebbe rimanere dov' è, sempre "ope legis": l'acqua è vita, bellezza, movimento, se la fontana funziona... Che senso ha buttare via soldi per farne un'altra (oltretutto quadrata!) pensando che i due templi si specchierebbero sull' acqua. Forse lo facevano quando c'era il canale, certamente non ora con dimensioni ridotte. In questo modo si risparmierebbero, oltretutto, un mucchio di soldi dei tre milioni previsti, che si dovrebbero destinare al "restyling", stavolta sì, delle disastrate piazze delle periferie.

 

 

L'INIZIATIVA - Campagna per l'acqua del rubinetto - Lunedì il lancio alla Coop delle Torri

Prende il via "La tua acqua", la campagna di sensibilizzazione che punta a fornire una serie di «informazioni necessarie per una scelta consapevole e ragionata sul tema acqua, con l'obiettivo di promuovere e salvaguardare l'ambiente favorendo il consumo dell'acqua del rubinetto e il risparmio idrico». La campagna, che interessa Trieste, Gorizia e Udine, vede il coinvolgimento dei gestori idrici, rispettivamente AcegasApsAmga, Irisacqua e Cafc, anche con brochure e manifesti informativi nei punti vendita Coop Alleanza 3.0. Il momento d'incontro con la stampa che lancerà ufficialmente in città "La tua acqua" è in programma lunedì alle 11 all'Ipercoop delle Torri. Saranno presenti tra gli altri Fabio Scoccimarro, assessore regionale all'Ambiente, Dino Bomben, vicepresidente Coop Alleanza 3.0, Roberto Gasparetto, direttore generale AcegasApsAmga, Salvatore Piero Maria Benigno, presidente Cafc, e Paolo Lanari, dg Irisacqua.

 

APERITIVO VERDE

Nell'ambito del ciclo Aperitivo Verde, oggi alle 18 al Centro di Educazione Ambientale - Padiglione "V" di via Weiss, 14 al Parco di San Giovanni (ex Opp) si terrà un incontro sui temi dell'ambientalismo nel racconto di due giovani protagoniste del programma Servizio volontario Europeo ospiti a Trieste. Ingresso libero. L'Aperitivo verde è un momento leggero per parlare di temi ambientali sorseggiando un aperitivo e discutendo delle proposte dei giovani per il futuro con l'iniziativa internazionale.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 14 marzo 2019

 

 

Ring in stile Vienna e zone a 30 all'ora - Il Piano del traffico svela le sue carte

Allo studio anche nuove pedonalizzazioni. Ma Polli rassicura: «No a interventi traumatici come quelli fatti in via Mazzini»

I piani del traffico sono sempre a rischio di trasformarsi in Waterloo per le giunte comunali. L'assessore all'Urbanistica Luisa Polli lo sa, e proprio per questo insiste sul metodo consultivo adottato per realizzare il prossimo "Pums", Piano urbano della mobilità sostenibile. Cionondimeno rivela qual è la filosofia di fondo del progetto: «Vogliamo convincere chi viene da fuori a lasciare l'auto all'esterno di un "ring" da creare attorno al centro e a muoversi poi con i mezzi pubblici. E intanto alleggerire gradualmente il traffico sulle vie del centro».Il Pums verrà realizzato nel bando del progetto Portis, dedicato dall'Unione europea alle città portuali, cui Trieste ha aderito nell'ambito della sezione relativa a "Trasporti intelligenti, verdi e integrati - Mobilità per la crescita".I progetti europei si fondano su un meticoloso coinvolgimento della popolazione nei processi decisionali. Anche per questo il Comune ha "sguinzagliato" dodici giovani sondaggisti sui bus e alle fermate cittadine per vagliare le opinioni dei triestini in fatto di traffico. La base del nuovo piano, quindi, deve essere ancora scritta. Eppure una "filosofia" dello strumento già c'è, e sembra ispirarsi alla lezione che la precedente giunta Cosolini trasse con la mancata pedonalizzazione di via Mazzini. Spiega l'assessore Polli: «L'idea di fondo è abituare le persone ad arrivare ai limiti di quello che potremmo definire un "ring" attorno al centro di Trieste per lasciarvi le proprie automobili, utilizzando poi i mezzi pubblici per spostarsi. Penso soprattutto a chi viene da fuori città o dal Carso».Inevitabile pensare al nuovo parcheggio di viale Miramare e agli altri che lì sorgeranno: quell'area potrebbe individuare almeno una parte del "ring" in stile Vienna immaginato dai tecnici del Comune e dalla giunta. Ma ci saranno altre pedonalizzazioni? L'assessore è cauta ma non nega che l'idea è diminuire la pressione del traffico sul centro: «L'idea è mantenere tre o quattro vie di scorrimento, alleggerendo gradualmente le altre». Un processo che, sottolinea Polli, deve essere pensato su una scala cronologica molto estesa: «Non devono esserci interventi traumatici come fu il tentativo di pedonalizzazione di via Mazzini. La tempistica deve essere dilatata, commisurata sui cambiamenti delle abitudini dei triestini».Un altro punto cardine sarà la tecnologia, in particolare quella che consente di abbattere l'inquinamento: «Abbiamo aderito al progetto della Regione a favore delle auto elettriche. Lo presenteremo assieme all'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro nei prossimi giorni. L'idea in generale è usufruire di tutti i fondi disponibili, dalla Regione all'Ue, per sostenere questo genere di mobilità anche nella nostra città, dando aiuti ai cittadini che intendono usare auto elettriche, e al contempo costruendo le infrastrutture necessarie». Conclude Polli: «Il mio sogno, infine, resta una veloce ripartenza del tram di Opicina».Guardando alla delibera che sancisce l'avvio dei lavori per il Pums, si colgono ulteriori linee guida. Una è lo sviluppo delle piste ciclabili e non: «Si devono localizzare nuovi percorsi e aree pedonali, sia nelle zone centrali della città che in quelle periferiche e nei borghi carsici, in aree predisposte a essere riqualificate e destinate alla mobilità sostenibile». E ancora: «Il piano dovrà promuovere la ciclabilità legata alla fruizione dei luoghi turistici, con particolare riguardo all'altipiano del Carso, nell'ottica di una visione sinergica con i Comuni vicini». In arrivo anche aree a "velocità rallentata": «Si dovrà prevedere la riduzione della velocità dei veicoli, con la riorganizzazione delle sedi stradali e l'estensione delle zone 30». Quando vedremo le prime modifiche tradotte in pratica? «Entro l'anno», dice Polli.

Giovanni Tomasin

 

Domani il debutto al Mib tra slide, relazioni e dibattiti

La presentazione del Pums coinvolgerà tecnici municipali, ingegneri civili e amministratori A fine lavori, spazio ai dubbi dei cittadini

Il "Pums", Piano urbano della mobilità sostenibile, verrà presentato domani nella Sala Generali del Mib, al Ferdinandeo. L'evento avrà inizio alle 14 e includerà interventi di istituzioni ed esperti che saranno coinvolti nella realizzazione del piano. Ad aprire le danze saranno l'assessore comunale all'Urbanistica e all'Ambiente, Luisa Polli, seguita dal direttore del dipartimento Territorio, Economia, Ambiente e Mobilità Giulio Bernetti. Polli e Bernetti provvederanno a presentare pubblicamente le linee guida del Pums. Seguirà Fabio Lamanna, ingegnere civile esperto in trasporti e collaboratore del Comune, che terrà un intervento intitolato "Verso una nuova scienza della città".Toccherà quindi a Tito Berti Nulli della società di ingegneria Sintagma, con una relazione sul tema "Il Pums di Trieste: obiettivi e linee di azione".Dopo Berti Nulli prenderà la parola Fiorella Honsell, ingegnere a sua volta, che esporrà i suoi "Primi spunti su punti di forza e criticità del sistema della mobilità a Trieste". Dopodiché interverrà Riccardo Berti Nulli, sempre di Sintagma, su "Rilevamenti e indagini per il quadro conoscitivo del Pums". Infine toccherà a Luca Lucietti di Fit Consulting: "Riorganizzazione e razionalizzazione della distribuzione urbana delle merci».Il pomeriggio si concluderà con una discussione e un dibattito assieme al pubblico, composto da cittadini e portatori d'interesse. Il convegno di apertura del Pums rientra nelle indicazioni date dall'Unione europea, che impone per progetti di questo genere un ampio livello di coinvolgimento della cittadinanza. Si legge nella delibera che avvia il procedimento per l'elaborazione del piano: «Il processo di redazione e approvazione del Pums dovrà essere caratterizzato dalla massima partecipazione e dal coinvolgimento degli stakeholders e della cittadinanza, anche attraverso le competenti circoscrizioni».Nella delibera si trovano anche delle anticipazioni dei temi che verranno trattati venerdì. Le linee guida del piano sono infatti sintetizzate come segue: «Visione strategica di lungo periodo dei trasporti e della mobilità per la aree urbane e peri-urbane, che copra tutte le modalità di trasporto (pubblico e privato, passeggeri e merci, motorizzato e non, gestione degli spostamenti e della sosta)». Il documento prosegue elencando come necessari un «approccio partecipativo», uno «sviluppo equilibrato e integrato di tutte le modalità di trasporto», la collaborazione fra enti coinvolti, una «valutazione della performance corrente e futura mediante l'indicazione di un set di indicatori», un «monitoraggio regolare, valutazione e revisione», «considerazione dei costi esterni per tutte le modalità di trasporto».

 

Questionari in strada e sondaggi porta a porta per mappare le abitudini di chi si sposta in città

Iniziata l'attività degli operatori incaricati di raccogliere idee e proposte Pettorine arancio e distintivi ad hoc per convincere i passanti a fidarsi

L'indagine - Capita di vederli anche al mattino presto in località non proprio centrali come via Svevo. Pettorine gialle e cartellino identificativo al collo, sono i 12 giovani sondaggisti sguinzagliati per la città e sugli autobus di Trieste dal Comune, attraverso la società Sintagma, che ha vinto l'appalto per le consultazioni sul nuovo Piano urbano di mobilità sostenibile. Da ora a giugno la società conta di realizzare circa 9 mila interviste "vecchio stile" per individuare gli interventi necessari sulla mobilità triestina: verranno condotte sui bus, porta a porta e perfino in strada affiancati dai vigili. A queste si aggiungono però misurazioni sul traffico con strumenti tecnologici all'avanguardia. Com'è strutturata la campagna? Lo spiega Federica Ranocchia di Sintagma, "regista" delle sei coppie di giovani sondaggisti che gireranno le strade di Trieste nei prossimi mesi. «Il termine ultimo è il 12 giugno perché ci interessa avere raccogliere i dati sulla mobilità triestina a scuole aperte, ovvero nei momenti di massimo traffico al mattino», dice.«Abbiamo previsto tre diverse fasi di raccolta delle informazioni», prosegue ancora Ranocchia. La prima consiste in quella ora in corso: i rilevatori parlano con i cittadini alle fermate dei bus e a bordo delle stesse linee, in accordo con Trieste Trasporti. Com'è ovvio, lo scopo di questa prima fase è intercettare la fascia di cittadini che si sposta usando i mezzi pubblici. Le domande sono semplici: punto di partenza e di arrivo, motivazione del viaggio e soprattutto frequenza. «Quest'ultimo dato è il più importante perché ci permette di capire quali sono i flussi costanti», precisa Ranocchia. La seconda fase punterà invece a intercettare il traffico veicolare privato. Si tratta di un compito non facile, e infatti i rilevatori in questo caso saranno coadiuvati dalla polizia locale di Trieste. «Ci interfacceremo con il trasporto privato in ingresso nel territorio di Trieste - spiega ancora l'esponente di Sintagma -. I rilevatori porranno le domande agli autisti fermati dagli agenti della polizia locale». Anche in questo caso le domande saranno luogo di partenza, destinazione, ragione e frequenza. Ancora una volta, l'importante è capire quali sono i traffici giornalieri in entrata in città. La terza fase, la più corposa dal punto di vista numerico, punta invece a intercettare le persone che non si spostano primariamente con i mezzi pubblici né con il trasporto privato. Le interviste verranno quindi condotte a domicilio. Si tratta di un'impresa complicata, poiché le persone tendono a non fidarsi di chi si presenta alla loro porta. «Per presentarci ai condomini affiggeremo un preavviso all'ingresso - spiega Ranocchia -, più o meno come si fa per le rilevazioni dei contatori del gas o dell'acqua». In questo modo il sondaggio dovrebbe fotografare anche la fascia di popolazione che si sposta a piedi, in bici o che adotta altre soluzioni. Le interviste interesseranno Trieste e i Comuni limitrofi, che verranno comunque tenuti in conto nell'elaborazione del Piano urbano di mobilità sostenibile. Alle interviste si affiancheranno le rilevazioni strumentali. Conclude Ranocchia: «Nostri tecnici da Perugia verranno a Trieste e, usando strumenti all'avanguardia come radar e videocamere, monitoreranno i flussi del traffico».

G.Tom.

 

E Trieste Trasporti "indaga" sulla soddisfazione degli utenti

Al via la ricerca demoscopica sulla qualità del servizio offerta dall'azienda Previste migliaia di interviste al telefono e alle fermate

Non solo i sondaggi preliminari alla stesura del nuovo Piano del traffico comunale. Ieri è entrata nel vivo anche l'edizione 2019, la diciottesima organizzata finora, dell'indagine demoscopica per la rilevazione dei livelli di soddisfazione per il servizio di trasporto pubblico locale a Trieste. Promossa e commissionata da Trieste Trasporti, l'indagine sarà condotta dalle società specializzate Gap di Trieste e Troisi Ricerche di Bari. Saranno realizzate alcune migliaia di interviste sia telefoniche e sia alle principali fermate degli autobus, sull'intero territorio provinciale. L'attività, che durerà due settimane circa, prenderà in esame diversi aspetti relativi ai servizi di Trieste Trasporti, come l'affidabilità, la pulizia dei mezzi, l'accessibilità, l'innovazione, la cortesia del personale. L'analisi dei dati raccolti consentirà a Trieste Trasporti di valutare il gradimento, la percezione e le aspettative dei clienti e di quelli potenziali, al fine di intraprendere azioni e cambiamenti coerenti con le esigenze del territorio nell'ottica di un progressivo miglioramento della qualità e dell'efficienza dei processi. I risultati dell'indagine saranno pubblicati entro l'estate. Trieste Trasporti, precisa una nota dell'azienda, ringrazia fin d'ora tutte le persone che, rispondendo alle domande degli intervistatori, accetteranno di dare il proprio contributo. Per informazioni, chiarimenti o segnalazioni è possibile contattare il numero verde 800.016675 o scrivere all'indirizzo di posta elettronica michele.scozzai@triestetrasporti.it.

 

 

Muggia - Orto sociale a Pianezzi Conclusi i primi lavori

Continua il progetto partecipato - da 250 mila euro - di riconversione in orto sociale dell'area di Pianezzi a Muggia. Chiusi i primi interventi di pulizia, demolizione di manufatti e creazione di piccoli percorsi di accesso, il prossimo step prevede uno studio sull'individuazione dei percorsi verso/tra i pastini.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 13 marzo 2019

 

 

Gli enti chiedono tempo sul progetto di Acquario Frena l'iter di bonifica

Per la Conferenza dei servizi serve una proroga alla procedura Il Comune di Muggia opta per lo stop: «Un atto necessario»

MUGGIA. «I tempi si stanno dilungando, ma confidiamo che la Conferenza dei servizi condividerà con noi l'importanza di riaprire un'area che da più di 20 anni attende di essere restituita alla comunità». C'è un pizzico di rammarico più che di preoccupazione nelle parole del sindaco Laura Marzi, dopo che nella giornata di ieri, come un fulmine a ciel sereno, lo stesso Comune di Muggia ha annunciato che la procedura per il secondo stralcio dei lavori di bonifica di Acquario è momentaneamente sospesa. Il colpo d'arresto dell'iter per la restituzione alla cittadinanza (e ai turisti) della costa muggesana è giunto in modo inatteso dopo che nel dicembre scorso l'amministrazione comunale muggesana aveva formalizzato l'approvazione del progetto che era stato predisposto, dopo l'espletamento della necessaria procedura di gara, dal costituendo Rtp, il Raggruppamento temporaneo professionisti di tipo orizzontale composto da Hmr Ambiente srl, Servizi qualità e sicurezza srl, Hmr srl e Thetis spa. Il progetto prevede la realizzazione di un tratto di pista ciclabile a costeggiare la strada principale, la creazione di due punti di bike sharing, ma anche la creazione di chioschi enogastronomici con annessi servizi legati alla balneazione e alcune strutture ombreggianti per trovare riparo dal sole. Il progetto promosso dalla giunta Marzi prevede anche la realizzazione di un'area giochi e fitness, un campo da beach volley, uno da bocce e lo skate park, quest'ultimo dirottato dall'ex piazzale Alto Adriatico alla riviera. «Completano il progetto arredi, docce, fontanelle, otto scalette a mare e l'allargamento del parcheggio esistente, che vedrà quasi raddoppiata l'attuale capienza», ricorda il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici di Muggia Francesco Bussani.Il progetto, dopo essere stato illustrato ai consiglieri comunali, è stato presentato qualche settimana fa alla Conferenza dei servizi, passaggio fondamentale per ottenere l'approvazione definitiva. «Tale passaggio ha visto, però, un dilatarsi dei tempi rispetto a quanto prevedibile, con il subentrare della necessità di un atto di sospensione della procedura attivata da parte del Comune di Muggia», si limita a spiegare il sindaco Marzi. Da quanto si è potuto apprendere alcuni enti hanno chiesto delle proroghe per analizzare le documentazioni ricevute. «Tecnicamente si stimava che il progetto esecutivo passasse al vaglio della Conferenza dei Servizi all'inizio del 2019 e che, dopo le eventuali osservazioni, il Comune potesse indire una procedura di gara per poi procedere quanto più rapidamente possibile (entro l'inizio dell'estate, ndr), all'avvio dei lavori e all'apertura vera e propria del cantiere», puntualizza ancora Marzi. Ora i tempi si stanno allungando, anche se dal Municipio trapela un discreto ottimismo dato che non ci dovrebbero essere gravi slittamenti rispetto alle tempistiche previste.-

Riccardo Tosques

 

 

I rottami rinascono "Oltre quella sedia" nei Sabati ecologici

Ripartono gli appuntamenti itineranti di AcegasApsAmga per la raccolta degli ingombranti con una doppia finalità: ambientale e sociale

Ripartono sabato, con il primo appuntamento nella sede della circoscrizione della Rotonda del Boschetto, i Sabati ecologici destinati al riciclo dei rifiuti e promossi da AcegasApsAmga, in collaborazione con la onlus "Oltre quella sedia" nell'ambito del progetto di recupero creativo dedicato ai ragazzi diversamente abili "RiCreazione", giunto al terzo anno di attività. Dalle 10 alle 16, tutti saranno invitati a portare appunto rifiuti che possono essere recuperati nella sede della Sesta circoscrizione, dove lo staff di AcegasApsAmga scremerà tutto quello che è recuperabile da ciò che non lo è. E così, seguendo un percorso già sperimentato, i 27 ragazzi di "Oltre quella sedia" potranno poi trasformare un ferro da stiro in un ferma libri, un contenitore di caffè in una lampada o una teglia per torte in un porta penne, dando fondo a creatività, fantasia e manualità, per prendere come detto oggetti apparentemente non più utili e donare loro nuova vita. Il programma dei Sabati ecologici, giunto invece al sesto anno, è stato inaugurato ieri alla presenza di Luisa Polli, assessore all'Ambiente, Giovanni Piccoli, responsabile dei Servizi ambientali di AcegasApsAmga, e Marco Tortul di "Oltre quella sedia".La onlus è impegnata a dare ai ragazzi diversamente abili l'opportunità di sentirsi utili, ottenendo un risultato «qualitativamente elevato» ed economicamente sostenibile. I Sabati ecologici sono stati avviati per la prima volta nel 2014 con nove tappe totali, portate nel 2015 a 11, visto l'ampio apprezzamento dei cittadini, e arrivando infine a 12 tappe annuali dal 2016. Dall'avvio nel 2014 è così stato possibile raccogliere oltre 390 tonnellate di materiali, di cui più di 90 solo nel 2018 (anno in cui è stato registrato un incremento dell'8% rispetto al 2017 e di circa il 200% rispetto al 2014).-

Ugo Salvini

 

 

SEGNALAZIONI - Tav - Il mercato delle consulenze

È divertente notare come il consulente Tav abbia trasudato consulenze diverse a seconda di chi era il cliente. Nulla di cui stupirsi: accade in tutte le aziende quando è ora di stilare il bilancio: spesso la domanda che il consulente fiscale ci pone riguarda quale si vuole che sia il risultato finale dell'esercizio. Non è la prima volta che si leggono consulenze dai contenuti bizzarri. Tanto per rimanere in tema, ricordiamo i signori di Nomisma che nella loro relazione sull'Alta velocità riuscirono ad affermare che sarebbe servita per fare andare più veloci i treni. Spesso il mercato delle consulenze è una vera e propria miniera d'oro per sedicenti esperti nei campi più disparati. Se poi l'oggetto ricade nel campo del sociale c'è di cui sbizzarrirsi, fino ad arrivare al caso delle due Simone rapite in Iraq dove, si dice, fossero impegnate ad insegnare la raccolta differenziata ai locali. Mi chiedo, oltre a tutto quello che è stato guadagnato da albergatori senza troppi scrupoli, quanti consulenti abbiano orbitato attorno al business dell'accoglienza, spesso travestiti da mediatori culturali o altre figure che potrebbero ricadere nelle competenze del classico assessorato alle "attività varie ed eventuali".

Nando Centelli

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 12 marzo 2019

 

 

Nessuno si fa avanti alla nuova asta - L'Obelisco resta senza compratori

Nonostante il prezzo d'acquisto crollato a due milioni, spaventa sul mercato l'onere della riqualificazione

"Gara non aggiudicata". L'interesse immobiliare ha il cuore di pietra. Non si fa commuovere dal progetto anni Settanta firmato da Gae Aulenti, nè tantomeno dai ricordi legati al console di sua Maestà britannica Francis Richard Burton, che circa 130 anni in quel luogo così ameno tradusse dall'arabo le "Mille e una notte". Richiami letterari, architettonici, paesaggistici non bastano a convincere gli investitori a spendere due milioni per l'acquisto del rudere e a scommetterne una ventina per resuscitarlo da un degrado inarrestabile. Anche l'ultima gara non ha dato gioia ai curatori del fallimento Gladstone, che da anni tentano di piazzare il compianto ex hotel Obelisco: edificio e appezzamento sono stati offerti a due milioni di euro ma ancora una volta nessuno si è fatto avanti. Il costo della redenzione è troppo elevato. Finora il turismo, che sembra il nuovo Eldorado dell'economia triestina, con aperture alberghiere e riqualificazioni in case-vacanze e b&b, non ha nutrito nostalgia per l'antica stazione di posta, che ha smesso di ricevere ospiti negli anni Ottanta. L'ultima proprietaria, la Gladstone, era partecipata dalla Norman95, società di gestione immobiliare facente capo a Massimo Cimatti e Corrado Coen, condannati lo scorso ottobre per bancarotta fraudolenta. Amministratore di Norman95, fallita nel 2011, era stato Fabrizio Palenzona, già vicepresidente di Unicredit. Curatori del fallimento Gladstone sono a Milano Patrizia De Cesari, Giorgio Canova e Andrea Carlo Zonca: dopo l'ennesimo esito negativo, valuteranno il da farsi, quando e come procedere con nuovi esperimenti d'asta. Si tenga presente che - rispetto alla prima stima pari a 4,6 milioni risalente al 2010 - il valore dell'Obelisco si è progressivamente deprezzato di oltre la metà del valore. Sulla carta l'area sarebbe una ghiottoneria: la struttura edificata supera gli 8mila metri quadrati, campi da tennis e piscina si estendono per quasi 6 mila metri quadrati, il parco rasenta i 30 mila metri quadrati consentendo ampia opportunità di parcheggio. Ma, nonostante in passato i venditori siano stati contattati da operatori italiani e stranieri, finora nessuno se la è sentita di scommettere doppie cifre per recuperare il sito. Così l'ex hotel Obelisco si iscrive a pieno titolo nell'elenco dei nobili edifici decaduti che faticano a trovare soggetti desiderosi di adottarli: non li ha trovati palazzo Dreher in pieno centro, non li ha trovati palazzo Carciotti sulle Rive. Li ha invece trovati l'ex Intendenza di finanza che accoglierà il più grande "quattro stelle" della regione. 

Massimo Greco

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 11 marzo 2019

 

 

La battaglia ambientalista di Greta contagia anche i ragazzi di Trieste - LA MANIFESTAZIONE

Sit-in venerdì in piazza Unità sulla sfida dei cambiamenti climatici L'ispirazione viene dalla sedicenne svedese diventata ormai un'icona

«I cambiamenti climatici sono un'emergenza. Noi vogliamo azioni immediate per contrastarli. Unisciti a noi!» . È lo slogan scelto per il #fridaysforFuture, iniziativa che si svolgerà in diverse città d'Italia, promossa da vari gruppi di ragazzi. Quello di Trieste scenderà in piazza Unità venerdì alle 14.30, con tanto d'invito rivolto a tutti ad "aggregarsi". «Il progetto nasce dall'idea di una ragazzina svedese di 16 anni, Greta Thunberg, nota per il suo manifestare ogni venerdì davanti alla sede del Parlamento svedese», si legge nella locandina dell'appuntamento: «Gli studenti di tutto il mondo hanno deciso di replicare, organizzando diversi cortei e sit-in. In Italia, oltre a Trieste, aderiscono Roma, Milano, Torino, Modena, Como, Bari e Genova. C'è la forte volontà di spronare a riflettere sull'inquinamento e il cambiamento climatico».In questi giorni l'evento sta rimbalzando sui social. «Vogliamo coinvolgere quante più persone possibile», spiega Ilaria Mosetti, una delle promotrici a livello locale: «Giovani ma non solo, l'iniziativa è rivolta a tutti. L'obiettivo è discutere insieme di tematiche ambientali, sensibilizzare la gente. Lo faremo con gli interventi di esperti e con chi vorrà contribuire. Si parlerà soprattutto di temi generali, ma ci sarà spazio anche per problematiche legate all'inquinamento nella nostra città». Il consiglio nell'invito online, rivolto a chi parteciperà, è di promuovere anche slogan inerenti l'argomento. «Ci teniamo - prosegue Ilaria - a far sì che Trieste, da sempre città piena di risorse e qualità ambientali, possa dire la sua per una grande causa che la riguarda anche da vicino. La manifestazione è apartitica, autorizzata, e abbiamo l'appoggio di varie realtà e associazioni locali come Greenpeace, Amnesty, Wwf, Isde e Zeno». Seguita in tutto il mondo per le sue battaglie a favore dell'ambiente, Greta è intervenuta di recente anche alla conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia. Con i suoi interventi è diventata in poco tempo la portavoce del movimento giovanile mondiale per il clima, i suoi discorsi pubblicati in rete hanno raggiunto milioni di utenti.

Micol Brusaferro

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 10 marzo 2019

 

 

Linci in Slovenia e Croazia via al piano di ripopolamento - DUE ESEMPLARI IN ARRIVO DA ROMANIA E SLOVACCHIA

FIUME. Linci "importate" dalla Romania e dalla Slovacchia con l'obiettivo di rafforzare geneticamente le loro consimili residenti in Croazia e Slovenia. In primavera due esemplari di lince maschio saranno introdotti nel Gorski kotar, l' area montana che fa parte della Regione di Fiume, e nel Paese subalpino. A una delle due linci, quella che sarà liberata in Slovenia, è già stato dato un nome: si chiamerà Goru. Magda Sindicic, docente alla facoltà di Veterinaria dell'Ateneo zagabrese, coinvolta nel progetto, ha fatto sapere che il felino destinato al Gorski kotar ha quattro anni di età e pesa 21 chili. Un bel bestione che dovrà dare il suo contributo al ripopolamento e al quale - nei prossimi cinque anni - si aggiungeranno altri tre esemplari che saranno prelevati con trappole speciali posizionate nelle aree boschive subcarpatiche.Il Gorski kotar, stando agli esperti, ha una popolazione di linci che tocca le 60 unità, una quota giudicata non troppo bassa. La regione montana è l' unica in Croazia ad avere questo bellissimo e sfuggente animale. La lince per il momento ancora senza nome verrà rimessa in libertà nel Parco nazionale del Risnjak grazie al progetto denominato Life Lynx, fortemente caldeggiato dall'Unione europea per fronteggiare il rischio di estinzione presente nell'area delle Alpi dinariche. La direzione del parco nazionale è da anni coinvolta nel progetto di ripopolamento delle linci, assieme alla citata facoltà di Veterinaria, al Politecnico di Karlovac e all'associazione ambientalista Biom, con il sostegno dell'istituto pubblico quarnerino Priroda (Natura in italiano).La Slovenia, che conta su una ventina di linci, avrà invece bisogno di un intervento più robusto. Oltre a Goru, e nell'arco di tempo di qui al 2024, saranno trasportati nel Paese dieci felini provenienti da Romania e Slovacchia. Il primo ripopolamento in quest'area avvenne nel 1973, sempre con esemplari portati dal territorio subcarpatico, con sei linci che furono rimesse in natura nelle vicinanze di Kocevje. In questi 45 anni però gli animali si sono accoppiati tra loro indebolendo geneticamente la popolazione. I vicini dall'Est garantiranno - è l'obiettivo - garantiranno dunque un utile "rimescolamento", che dovrebbe rafforzare geneticamente le linci slovene. Ricordiamo che il Gorski kotar è l'unica zona in Croazia nella quale convivono i tre grandi predatori europei, orsi, linci e lupi appunto, tutelati da leggi e regolamenti assai rigorosi. 

 

Ostriche contaminate in allevamenti di Stagno l'allarme degli esperti

RAGUSA (DUBROVNIK). L'anno scorso, in questo periodo, le tradizionali Giornate delle ostriche di Stagno - nella Dalmazia meridionale - avevano avuto per ospite anche il premier croato Andrej Plenkovic che, assieme a uno stuolo di ministri, aveva gustato i molluschi - di cui tracce di allevamento in zona risalgono all'antichità romana - parlando di brand da valorizzare a livello europeo e mondiale. Quest'anno l'atteso appuntamento gastronomico, uno dei più importanti del Raguseo, non si farà: è stato rinviato. Il motivo è semplice: gli ispettori alla Sanità hanno evidenziato la presenza del norovirus in tre dei cinque punti di controllo negli allevamenti di Stagno e dintorni. La vicenda è iniziata con l'intossicazione alimentare subita da una donna residente nelle vicinanze di Ragusa, finita al Pronto soccorso dopo avere mangiato alcune ostriche crude provenienti da uno degli allevamenti di Stagno. Gli ispettori sono entrati in azione e le analisi hanno confermato quanto si temeva, e cioè le ostriche contaminate da norovirus, principale responsabile di gastroenterite virale nelle persone adulte.Il festival delle ostriche di Stagno, come viene anche denominato l'evento, avrebbe dovuto svolgersi sabato prossimo a Stagno, in occasione della festa di San Giuseppe. Alla luce di quanto accaduto, gli organizzatori della locale Assoturistica hanno naturalmente dovuto gettare la spugna in via cautelativa, scatenando una serie di reazioni. Da una parte gli allevatori locali hanno ovviamente manifestato la propria insoddisfazione asserendo che non tutte - anzi - le ostriche sono infette; ma il sindaco di Stagno, Vedran Antunica, ha parlato di mossa saggia fornendo qualche cifra. «Nell'insenatura di Stagno - ha detto il primo cittadino - il 30 per cento degli allevamenti ha evidenziato la presenza del norovirus. Per evitare potenziali problemi di salute ai partecipanti alla tradizionale manifestazione, si è pensato bene di annullare l'evento».A parlare delle cause della presenza del norovirus nelle acque ragusee, lanciando anche un monito per il futuro, è intervenuto Vlado Onofri, consulente all'Istituto del mare e della costa dell'Ateneo di Ragusa: «Purtroppo il sistema fognario nell'area è scadente e le acque fecali si riversano in mare». Non solo: «La situazione - ha concluso - è destinata a peggiorare quando nella vicina Lucino razdolje entrerà in funzione la discarica regionale. Ci stiamo rovinando da soli». 

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 9 marzo 2019

 

 

Il Piano del traffico riparte in versione 4.0 e interroga i triestini

Al via dalla settimana prossima migliaia di interviste in strada e al telefono per raccogliere pareri su incroci pericolosi, ciclabili e zone off limits alle auto

Chi pensava che fosse stato definitivamente archiviato, dopo la sequenza infinita di annunci, polemiche e dietrofront, dovrà ricredersi. Il discusso "Piano del traffico", croce e delizia delle amministrazioni comunali che si sono date il cambio negli ultimi 15 anni, è pronto a riprendersi la scena. Cambiano infatti veste e nome - il nuovo diventa "Pums" cioè Piano urbano della mobilità sostenibile -, ma non la sostanza, che è appunto quella di un Piano del traffico in versione 4.0. Che, nelle intenzioni della giunta dovrebbe vedere la luce entro fine anno. Saranno peraltro gli stessi triestini a contribuire, con i loro suggerimenti, alla definizione del documento. L'operazione, illustrata ieri dall'assessore all'Urbanistica Luisa Polli, prevede la costituzione di una "task force" che realizzerà migliaia di interviste alle fermate dei bus e agli angoli delle strade: l'idea è di coinvolgere circa il 4% dei residenti, quindi tra le 8 e le 10 mila persone. Gli assi portanti dell'operazione? Attenzione alle categorie più deboli, cioè pedoni, ciclisti, anziani e bambini. Riordino degli incroci più pericolosi. Regolamentazione del traffico pesante in tutta l'area metropolitana, coinvolgendo in un nuovo assetto i Comuni del circondario. Servizi di favore per i turisti, cominciando dal noleggio di biciclette per vivere meglio il centro città. Utilizzo della più moderna tecnologia, compreso l'uso degli smartphone. Una mobilità all'insegna della sostenibilità, insomma, da definire appunto anche attraverso il confronto tra residenti delle varie zone della città e tecnici municipali (il primo incontro pubblico è fissato per venerdì prossimo), e interviste telefoniche e di persona, che inizieranno la prossima settimana.«Questo - ha commentato Polli - è l'inizio del percorso che riguarda la mobilità, un concetto molto ampio che comprende traffico, pedoni, circolazione di qualsiasi mezzo. Vogliamo segnare una cesura rispetto al passato - ha aggiunto l'esponente della giunta municipale - con l'adozione di questo piano, che deve essere aperto a modifiche che potranno concretizzarsi nel tempo, adeguandosi alle crescenti esigenze della collettività. Sentiremo tutte le categorie, soprattutto quelle definite "fragili" - ha proseguito - perché vogliamo arrivare alla rigenerazione urbana. Il centro cittadino va valorizzato anche attraverso una revisione della mobilità, che va rallentata, in modo da permettere anche di apprezzare le bellezze della nostra città». Alla presentazione del Piano urbano della mobilità sostenibile ha partecipato anche Giulio Bernetti, direttore comunale per Territorio e ambiente: «Rientriamo nel progetto europeo Civitas Portis, cioè il piano internazionale per lo studio e la sperimentazione di soluzioni innovative in tema di mobilità nelle città portuali d'Europa. Con il Comune collaborerà la società "Sintagma" - ha proseguito Bernetti - che collaborerà con Fiorella Honsell, ingegnere triestino esperta in materia». Bernetti ha poi spiegato che «le interviste saranno fatte da una dozzina di ragazzi alle fermate degli autobus e attraverso telefonate a domicilio». Per evitare problematiche, sui portoni degli edifici i cui residenti saranno interpellati telefonicamente, saranno preventivamente affissi avvisi. «Sono stati fissati due traguardi per la verifica dell'efficienza del piano, uno a breve termine, cioè per il 2025, l'altro a medio, per il 2030 - ha spiegato Tito Berti Nulli, di "Sintagma" -. La decisione che è stata presa è quella di far nascere il programma dal basso, con la possibilità offerta a tutti di proporre e discutere la riteniamo fondamentale. Partiremo dalla messa in sicurezza degli incroci sui principali tragitti urbani - ha continuato - perché a Trieste, purtroppo, si sta registrando un aumento degli incidenti, causati prevalentemente dall'uso dei telefoni cellulari mentre si guida». 

Ugo Salvini

 

Maxi punti raccolta e limiti di orario per regolare i tour di furgoni e camion

Farsi recapitare il pacco ordinato online nei centri di smistamento darà diritto a sconti così si disincentiverà la "ressa" in centro

Punti di raccolta, da individuare in varie zone della città, nei quali far confluire le merci che i cittadini ordinano online dove ciascuno potrà andare a ritirare ciò che ha chiesto, per ridurre la presenza di furgoncini e camion sulle strade del centro. È una delle soluzioni che saranno adottate, nell'ambito del Piano urbano della mobilità sostenibile. Lo ha anticipato ieri Tito Berti Nulli, rappresentante di "Sintagma", la società che collaborerà con il Comune nella stesura del "Pums".«Cercheremo aree dismesse, punti da rivitalizzare per collocarvi quelli che posso definire degli "armadi" - ha proseguito - nei quali gli spedizionieri potranno collocare la merce ordinata dai triestini e dove questi ultimi potranno andare a ritirare ciò che hanno comperato su Internet nel momento più comodo. L'incentivo sarà rappresentato da uno sconto sul prezzo della merce perché ovviamente il vettore avrà una riduzione di costo, non essendo tenuto alla consegna a domicilio. E questo rappresenterà un primo passo in direzione di un contenimento del traffico. Ma c'è un altro progetto al quale stiamo già lavorando - ha aggiunto Berti Nulli -, che consisterà nella razionalizzazione delle consegne delle merci a ristoranti, negozi e supermercati, che dovranno rispettare determinate fasce orarie. Sentiremo preventivamente le categorie interessate - ha spiegato l'esponente di Sintagma - cioè sia i trasportatori sia i destinatari. Poi predisporremo anche una regolamentazione che privilegi chi utilizza mezzi dotati di motori elettrici, di dimensione più contenuta. Completeremo una visione complessiva della situazione attuale - ha concluso Berti Nulli - e arriveremo a una sintesi che tenga conto delle esigenze di tutti».«In ogni caso - ha aggiunto Polli - sarà necessario tener conto della situazione di alcuni grandi supermercati che sono collocati in aree centrali e che non possono essere riforniti di merce, se non attraverso l'utilizzo di Tir o camion di notevole dimensione. Proprio per questo - ha continuato - abbiamo stabilito una serie di confronti diretti, ai quali invitiamo fin d'ora tutti gli interessati, siano essi privati o imprese, per definire una strategia che possa contemperare al suo interno le esigenze di tutti». Il primo incontro pubblico è fissato per venerdì prossimo, alle 14, al Mib, nella sede del Ferdinandeo. 

 

 

SEGNALAZIONI - Trasporti - Le linee ferroviarie vanno modernizzate

Voglio tranquillizzare Andrea Wehrenfennig di Legambiente Trieste su due aspetti da lui espressi in modo alquanto polemico. Il primo attiene alla sua preoccupazione che qualcuno nella nostra regione pensi ancora di realizzare l'alta velocità/capacità con particolare riferimento alla tratta carsica. Bene, Wehrenfennig può dormire sogni tranquilli: l'ammodernamento della linea attuale, per trasportare merci e passeggeri, fino a una velocità massima di 220 kmh, sicuramente basta e avanza e non impatta negativamente sull'ambiente carsico. Il secondo punto è sulla mia preparazione tecnica, con riferimento alla lettura dei quaderni dell'Osservatorio "collegamento ferroviario Torino-Lione". Anche in questo caso voglio tranquillizzare il signor Wehrenfennig sul fatto di avere letto abbastanza del ponderoso materiale tecnico prodotto. Anzi, gli ricordo che proprio nel "quaderno 08 Acb-Analisi costi benefici" (frutto del lavoro di 15 mesi di un team internazionale) viene smontata la teoria di chi sostiene che l'infrastruttura ferroviaria del tratto Torino-Lione non serva in quanto quella attuale è sotto utilizzata e veicola poca capacità di trasporto rispetto quello su gomma.

Marcello Guaiana - Segreteria regionale Pd

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 8 marzo 2019

 

 

Ambiente - L'Ue sanziona l'Italia sui gas ma grazia i comuni Fvg

Trieste - La Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia Ue per il mancato rispetto dei limiti sui gas inquinanti e delle norme dei sistemi di trattamento delle acque di scarico, ma il Fvg, che pure entra nel mirino comunitario, fa sapere, attraverso l'assessorato all'Ambiente, di essere in regola. Così assicura Fabio Scoccimarro precisando tra l'altro che, «per risolvere le problematiche ancora aperte, prevenire il rischio di finire sotto la lente dei burocrati della Commissione, e migliorare i servizi per cittadini e ambiente, sono pronti 13 milioni di euro, dei quali 3 legati all'accensione di mutui». Gli uffici comunicano inoltre che il nuovo richiamo europeo si riferisce in Fvg non a questioni legate allo smog, ma alla procedura d'infrazione del 2014 per il mancato rispetto dell'articolo 3 (raccolta insufficiente dei reflui), del 4 (depurazione insufficiente) e del 5 (trattamento più spinto) della Direttiva acque reflue urbane. Cinque i comuni coinvolti: Muggia, Rivignano, San Daniele, Maniago e Prata di Pordenone. Per quel che riguarda l'agglomerato cittadino, la Regione informa che il nuovo depuratore Trieste Servola è stato avviato il 5 marzo 2018, mentre il Trieste Zaule dal maggio 2016 è anche dotato di rimozione del fosforo attraverso precipitazione chimica. In relazione infine all'intervento di adeguamento dell'impianto di depurazione di Servola, dal 5 marzo 2018 è stata avviata la fase di esercizio provvisorio delle sezioni di trattamento dei reflui, mentre dal successivo 18 giugno si è dato avvio alla messa a regime del processo depurativo.

 

 

Allarme siccità in Pianura Padana «I fiumi in secca come in agosto»

Tutto il Nord soffre per un febbraio mai così caldo e asciutto Il Po segna -2,8 metri nel Pavese, sotto i limiti anche i laghi

ROMA. Al ponte della Becca in provincia di Pavia l'idrometro installato in Po ieri segnava -2,8 metri. In pratica il livello che si tocca ad agosto. La crisi però, complice un mese di febbraio tra i più caldi e siccitosi dal 1800 in avanti in gran parte del Paese, non interessa solo il grande fiume ma l'intera Pianura Padana. L'Adige è già sotto il livello minimo, i grandi laghi del Nord hanno percentuali di riempimento che vanno dal 33% del Maggiore al 14% dell'Iseo fino al 9% del lago di Como e per questo tra gli agricoltori è già scattato l'allarme rosso. Secondo l'Anbi, l'associazione nazionale dei consorzi di bonifica, «le condizioni del Po sono in linea con quelle della siccità del 2007, una tra le più gravi degli ultimi tempi, ben più grave di quella del 2017 costata 2 miliardi di euro di danni all'agricoltura». «Sul Po sembra piena estate» segnala Coldiretti in allarme per il rischio siccità che incombe. Idrometri in crisi - La crisi del grande fiume, stando ai dati raccolti dall'Anbi, purtroppo è «omogenea» in tutti i punti di rilevazione, da Piacenza a Cremona, a Boretto, Borgoforte e Pontelagoscuro. Gli idrometri indicano afflussi inferiori del 70% rispetto a gennaio del 40% su febbraio. In particolare nel piacentino, dove a marzo la portata storica del Po è pari 924 metri cubi al secondo ieri si sono toccati i 465 metri cubi. Di quei a due settimane si arriverà a quota 432 prevedono gli esperti, avvicinandosi così molto pericolosamente alla quota minima di 400 metri cubi al secondo. E così se a Torino all'altezza di corso Regina il livello delle acque fa segnare +0,34 metri, a Casale Monferrato è a -3,74, a Cremona addirittura a -6,76, con le cronache locali segnalano già i terribili odori che sprigiona un fiume che sembra quasi morto, a Casalmaggiore è invece a -3,77, -1,32 alla foce del Mincio e ancora -5,44 a Pontelagoscuro in provincia di Ferrara. Se soffre il Po è perché i suoi affluenti sono a loro volta in sofferenza. Sulla sponda emiliana l'Enza in questi primi giorni di marzo, ad esempio, ha toccato una portata di appena 0,01 metri cubi al secondo contro i 5,85 dell'anno passato, il Secchia è sceso da 20,25 a 2, 17 ed il Reno da 34,9 è passato a 6,79. A destare attenzione è anche la situazione dei grandi laghi lombardi i cui livelli sono ampiamente sotto la media stagionale. In loro soccorso dovrebbe arrivare lo scioglimento del manto nevoso, che però complici le temperature di febbraio si è fatto abbastanza scarso un po' a tutte le quote. In Veneto identica situazione: a 2mila metri il cumulo nelle Dolomiti settentrionali è infatti inferiore alla media stagione del 15-20% e addirittura del 20% nella parte meridionale. Arpa Piemonte definisce quello appena passato «il sesto inverno meno piovoso degli ultimi sessant'anni, un inverno avaro di piogge e nevicate che sta erodendo la riserva idrica accumulata nei 12 mesi precedenti». A farne le spese è innanzitutto il lago Maggiore a cui rispetto alla media del periodo mancano ben 100 milioni di metri cubi d'acqua. Misure d'emergenza - Secondo l'Anbi esistono ancora margini temporali utili per nuove precipitazioni e quindi di qui alle prossime settimane la situazione porrebbe cambiare. I Consorzi di bonifica si stanno comunque adoperando per creare le riserve idriche necessarie per rispondere alle esigenze delle campagne in caso di siccità. A Parma, ad esempio, il consorzio provinciale ha già riunito il tavolo sulla crisi idrica nel timore di possibili danni economici soprattutto alle colture del pomodoro ed al foraggio destinato alla filiera del Parmigiano Reggiano e tra le altre misure è arrivato a ipotizzare l'utilizzo come serbatoi delle casse di espansione dei torrenti Parma, Baganza ed Enza. Per il presidente dell'Anbi Francesco Vincenzi, vista la situazione, occorre «attivare al più presto tavoli di concertazione nelle regioni del Nord, per contemperare preventivamente i diversi interessi gravanti sull'utilizzo della risorsa idrica e quindi bisogna attuare, quanto prima, il Piano invasi straordinario e disporre di investimenti aggiuntivi». L'agricoltura è ovviamente in allarme, «poiché le riserve idriche - ricordano dalla Coldiretti - sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture, a cominciare dai cereali, ne avranno bisogno per crescere». Allarme colture - Nelle regioni del Nord, di fronte alla prospettiva che di qui in avanti l'acqua scarseggi sempre di più, si sta valutando, ad esempio, se seminare in anticipo i cereali ed al tempo stesso si teme per viti, pesche ed albicocche nel caso dovesse tornare il freddo. Nel frattempo però ci si deve misurare con l'aumento vertiginoso degli incendi fuori stagione (+1.200% nei primi due mesi rispetto al 2018, secondo le stime Coldiretti) prodotti dall'anomalia climatica. In pratica un'emergenza nell'emergenza. 

Paolo Baroni

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 7 marzo 2019

 

 

Grana in Porto vecchio Al palo da 8 mesi l'intesa Comune-Greensisam

Ferma la bozza per convertire la concessione demaniale in contratto di locazione Il nodo opere di urbanizzazione: chi, fra i due soggetti, deve pagare gli 11 milioni?

Sono ormai trascorsi otto mesi dall'ultimo contatto, risalente al luglio dello scorso anno quando lo stesso sindaco Roberto Dipiazza aveva preso parte alla corrispondenza. Poi il silenzio. Tra i faldoni da disinnescare, che l'ex responsabile dell'immobiliare comunale Walter Cossutta aveva passato al successore Enrico Conte, uno dei più interessanti e complessi riguardava Greensisam, l'azienda guidata da Pierluigi Maneschi che 18 anni fa si era candidata a battistrada nell'apertura di Porto vecchio, avendo ottenuto una concessione di 99 anni dall'Autorità portuale per i cinque magazzini 2A, 2, 1A, 4, 3. I primi che s'incontrano entrando in Porto vecchio e guardando a manca. Perché questo lungo silenzio? Perché rapporti congelati per tanto tempo? Cosa osta a smuovere finalmente un'operazione nata nel 2001 e contrattualizzata nel 2005, ma non ancora sbocciata nella concretezza realizzativa? La questione è nel contempo semplice e difficile, riassumibile nella seguente domanda: chi deve pagare gli interventi di urbanizzazione per allacciare i cinque magazzini alle reti elettriche, idriche, energetiche, fognarie, financo quelle viarie? Il conto, calcolato dal Comune, è ingente: 11 milioni di euro, scomputabili solo in un secondo momento dagli oneri di urbanizzazione. La civica amministrazione è assolutamente convinta che, trattandosi di iniziativa privata, queste opere siano di pertinenza Greensisam. Convinzione evidentemente non condivisa dalla controparte aziendale, come vedremo.

Si era parlato di un interessamento da parte di fondi di investimento austro-tedeschi, inclini a edificare nella "cittadella Greensisam" un hotel e altre strutture residenziali: un progetto quotato oltre i 150 milioni di euro. È quantomeno probabile che i potenziali investitori, prima di entrare in azione, desiderino che l'area sia dotata dei servizi essenziali. A questo punto passo indietro per capire le premesse del dossier. La sdemanializzazione del Porto vecchio ha comunque salvaguardato la concessione Greensisam, che deve essere riconvertita in un contratto di locazione con il nuovo proprietario Comune. Sulla locazione - secondo fonti municipali - le parti si sono incontrate, dando vita a una bozza d'accordo trasmessa nel giugno 2018 all'attenzione della parte privata. La quale però avrebbe risposto, a firma di Franco Quartana, eccependo sul pagamento delle opere di urbanizzazione. Anche Dipiazza ha scritto a sostegno della posizione comunale, poi è calato il sipario. Greensisam, comunque, continua a pagare un canone ammontante a 513 mila euro annui. Insomma, non è in discussione la vigenza della competenza Greensisam, ma la responsabilità di urbanizzare l'area. Il Comune è intenzionato a mettere all'asta i 5 stabili, il cui valore è stimato in 16 milioni di euro. Greensisam ha il diritto di prelazione, per cui, volendo, potrebbe tenersi i magazzini. Un match aperto, reso ancor più avvincente dall'incontro, avvenuto ieri pomeriggio, tra un pool di dirigenti comunali e i rappresentanti di un'impresa interessata a rilevare proprio la posizione di Greensisam in Porto vecchio. Nelle informazioni richieste anche le infrastrutturazioni da compiersi. E da finanziarsi. 

Massimo Greco

 

Il fondo straniero Vukile (Sudafrica) interessato ad investire sul recupero dello scalo

Investitori sudafricani pronti a sbarcare in Porto vecchio. A raccoglierne l'interesse sono stati i vertici dell'Associazione Giuliani nel mondo, il presidente Dario Locchi e il direttore Fabrizio Ziberna, impegnati nei giorni scorsi in una trasferta in occasione di una serie di cerimonie e manifestazioni celebrative in Sud Africa. A Città del Capo, infatti, alla presenza del console generale Emanuele Pollio, è stata celebrata la costituzione di un nuovo Circolo giuliano, presieduto da Leonardo Giuricich. A Johannesburg, invece, Locchi e Ziberna hanno partecipato ad una serata organizzata al Centro dell'Olocausto e del Genocidio, nel corso della quale Stefano Pilotto del Mib ha tenuto una conferenza sul Giorno del Ricordo. Proprio in quell'occasione, i vertici del sodalizio hanno avuto un colloquio con Laurence Rapp, presidente del fondo di investimento Vukile Property Found. Al centro, appunto, possibili investimenti del fondo sui progetti di riconversione del Porto vecchio. Gli stessi che il potente uomo d'affari potrebbe illustrare a breve nel corso di una visita a Trieste per incontrare i vertici della Regione, del Comune e dell'Autorità portuale. Laurence Rapp, cui Locchi e Ziberna hanno portato i saluti delle autorità regionali e locali e del rabbino di Trieste Alexander Meloni, tra qualche giorno presenzierà a Londra ad un summit economico-finanziario di investitori a livello internazionale e si è impegnato a portare all'attenzione dei partecipanti i progetti relativi allo scalo giuliano. A queste iniziative erano presenti il console generale a Johannesburg, Marco Petacco, e Mirta Gentile, primo segretario d'Ambasciata, nonché numerosi ragazzi che hanno frequentato gli stage formativo-culturali organizzati dall'Agm a Trieste e i Corsi Origini organizzati dal Mib.

 

 

Scambio tra il Carciotti e la caserma di via Rossetti C'è l'ostacolo delle stime

Il Municipio valuta il grande palazzo di fine Settecento tra i 23 e i 20 milioni di euro mentre Cdp quota l'ex struttura militare 17 milioni e a giorni presenterà la sua proposta

Adesso parola a Cassa depositi e prestiti (Cdp) Investimenti sgr. Il "verdetto" è atteso a giorni: è colmabile la differenza di quotazione tra un grande palazzo mercantile di fine Settecento e una vasta struttura castrense eretta nei primi trent'anni del Novecento? Antefatto. Una delegazione dell'istituto ha visitato alcuni giorni addietro palazzo Carciotti, per vagliare la possibilità di effettuare uno scambio immobiliare con il Comune, interessato all'ex caserma Vittorio Emanuele III in via Rossetti, da trasformarsi in campus scolastico. Dopo il sopralluogo al prestigioso edificio neoclassico, gli "sherpa" di Cdp hanno contraccambiato la cortesia, accompagnando il sindaco Dipiazza, l'assessore Giorgi e i dirigenti comunali in via Rossetti. Al momento i termini economici del negoziato sull'asse Roma-Trieste sono i seguenti. Il palazzo Carciotti è stato stimato dall'Agenzia delle entrate 22,7 milioni e con questa quotazione è andato una prima volta all'asta nel settembre dello scorso anno, senza trovare acquirenti. Il Comune ci ha riprovato in novembre - con un ribasso superiore al 10% a 19,9 milioni - ma l'esito non è cambiato. Allora il Municipio ha rivisto la strategia: stop alla vendita, verifica dello scambio con Cdp. Perché il Comune guarda con attenzione alla permuta? Perché la Regione finanzia la trasformazione dell'area ex militare in struttura scolastica e ha già assicurato i primi 5 milioni sul 2019. Ma non sosterrà il Comune sulle spese di acquisto. Da parte sua Cdp Investimenti sgr valuta 17 milioni il compendio di via Rossetti. E, secondo quanto filtra da piazza Unità, ritiene sopravvalutato l'immobile neoclassico, che occupa un intero isolato ma che abbisogna di un investimento molto importante per reinventarsi (vedi l'ipotesi alberghiera). Si parla di un cantiere da una trentina di milioni. I tecnici di Cdp hanno chiesto un paio di settimane di tempo, per preparare una prima proposta al Comune in ordine alla realizzabilità finanziaria dello scambio. Sulla carta, come abbiamo visto, danza una differenza di alcuni milioni di euro. Naturalmente, aldilà delle valutazioni economiche, è lecito presupporre che nella trattativa intervengano anche ragioni che attengono l'utilizzabilità dell'asset: cosa può farsene - riflettono in Comune - Cassa depositi e prestiti dell'ex caserma in una zona urbana dove è già in piedi un investimento di oltre 60 milioni di euro destinato a trasformare l'ex Fiera in un luogo dove far shopping, andare in piscina e in palestra, portare i bambini a giocare nel futuro giardino. La scheda pubblicata sul sito di Cdp Investimenti descrive l'ampiezza dell'ex caserma: 50 mila metri quadrati lordi, una quindicina di corpi di fabbrica inseriti in un'area suddivisa in tre grandi comparti. La fascia sud-ovest, lato via Rossetti, con l'ingresso principale, il parlatoio, il corpo di guardia, l'edificio comando e due corpi caserma. La fascia centrale, con corpi di fabbrica di ridotte dimensioni, destinati a deposito automezzi e officine. La fascia nord-est con tre corpi caserma, un capannone utilizzato a palestra, la torre dell'orologio, il poligono e tre edifici destinati a magazzini/depositi. Dal 2012 sull'ex caserma Vittorio Emanuele III, edificata tra il 1912 e il 1926, c'è il vincolo della Soprintendenza. 

 

 

Incubo smog, l'Ue denuncia l'Italia «Poca cura per la qualità dell'aria»

Sotto accusa la percentuale di biossido di azoto. La Commissione denuncia sforamenti continui Maglia nera alla Pianura Padana oltre a Torino, Firenze, Genova, Roma, Campobasso e Catania

Bruxelles - Provvedimenti poco incisivi e sforamenti continui: l'Italia resta maglia nera in Europa per lo smog e la Commissione europea ha deciso di deferirla alla Corte di Giustizia Ue. Sotto accusa, gli sforamenti di biossido di azoto (NO2), un «processo» iniziato nel 2015 e che corre su un binario diverso rispetto a quello legato agli sforamenti di Pm10, per cui Roma era stata deferita alla Corte nel maggio dello scorso anno. Martedì il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, era a Bruxelles e ha incontrato il commissario Karmenu Vella. Negli ultimi mesi il ministro ha intensificato le sue visite nella capitale Ue per cercare di bloccare l'iter delle procedure di infrazione aperte, ma in questo caso il pressing non è servito. E così ieri i 28 commissari hanno dato il via libera politico alla decisione già presa lunedì dai loro capi di gabinetto. Il provvedimento verrà annunciato oggi a mezzogiorno. Il biossido di azoto è in gran parte legato all'inquinamento da traffico stradale. E l'Italia ha violato la direttiva per i continui sforamenti, ma anche «per la mancata adozione di misure appropriate per garantire la conformità e mantenere il periodo di superamento il più breve possibile». Le zone coinvolte - Sul banco degli imputati c'è, come sempre, l'area della Pianura Padana, ma anche altre città come Torino, Firenze, Genova, Roma, Campobasso e Catania. Salvi l'anno scorso - Nel maggio dello scorso anno l'Italia era stata bocciata (insieme con Romania e Ungheria) per i valori delle polveri sottili (Pm10), ma era riuscita a evitare la bocciatura per gli sforamenti di NO2 (per cui Bruxelles ha già portato davanti ai giudici la Francia, la Germania e il Regno Unito). Dieci mesi dopo, però, i risultati sono ancora deludenti e oggi Bruxelles farà scattare il deferimento. Per arrivare alle sanzioni, l'iter è ancora lungo e serviranno due pronunciamenti della Corte, ma - almeno da un punto di vista potenziale - le multe (calcolate sui giorni di sforamento) possono arrivare fino al miliardo di euro. Fognature non a norma - Oggi l'Italia verrà deferita alla Corte di Giustizia anche per un'altra vicenda, sempre legata alle politiche ambientali. Sotto la lente c'è il trattamento delle acque reflue urbane, che ha già portato all'apertura di quattro diverse procedure di infrazione, classificate in base alla dimensione dei Comuni. Il deferimento riguarda agglomerati urbani con più di duemila abitanti: si tratta di 758 aree, in tutta Italia, che presentano depuratori non a norma. C'è poi una terza procedura che oggi subirà un passo in avanti, anche se non siamo ancora al deferimento: la Commissione manderà una lettera di messa in mora complementare al governo, perché le concessioni per la gestione di alcune centrali idroelettriche vengono ancora affidate tramite proroghe automatiche e non attraverso bandi di gara trasparenti. Una pratica diffusa in diversi Paesi europei che però contrasta con la normativa Ue sul mercato unico. 

Marco Bresolin

 

Allarme dell'ONU - L'inquinamento causa una vittima ogni cinque secondi

L'allarme è serio e non vengono usati giri di parole: «L'umanità sta per causare la sesta estinzione di massa nel mondo». Non consentono fraintendimenti le parole usate dall'esperto Onu per i diritti umani e l'ambiente, David Boyd, commentando gli ultimi dati sugli effetti dell'inquinamento atmosferico: una vita umana, spiegano le Nazioni Unite, finisce prematuramente ogni cinque secondi, con una media di circa 800 decessi all'ora.

 

 

Moria di api in Friuli, 152 indagati per inquinamento ambientale - EMESSI ANCHE DECRETI DI SEQUESTRO PREVENTIVO

UDINE. Hanno localizzato sulla cartina della campagna friulana gli 11 apiari per i quali nell'aprile 2018 era stato denunciato un rapido e massiccio spopolamento, hanno calcolato per ciascuno un raggio d'azione delle api bottinatrici pari a 3 chilometri (cosiddetta distanza di pabulazione) e hanno tracciato col compasso un cerchio (ma con raggio prudenziale ridotto a 1,5 km) individuando al suo interno tutti i campi coltivati a mais. È con quella mappa in mano, suddivisa per zone agricole numerate e distinte per colore, che il personale del Corpo forestale regionale coordinato dal pm di Udine, Viviana Del Tedesco ha avviato la caccia ai trasgressori. E cioè a coloro che, nel procedere con la concia del mais, non avrebbero esitato a usare, in quantità notevoli e con una certa disinvoltura rispetto alle prescrizioni di sicurezza, un fitofarmaco, il Mesurol 500 Fs, costituito da un principio attivo, il Methiocarb, che la legge non vieta, ma raccomanda comunque di usare con cautela, in quanto caratterizzato da elevati livelli di tossicità per le api. Nel mirino degli inquirenti sono finiti i conduttori dei fondi, gli esecutori materiali delle semine e i beneficiari di contributo Pac, per un totale di 152 indagati riferibili ai 236 terreni agricoli per i quali è già stato emesso decreto di sequestro preventivo. Gli appezzamenti rientrano nei buffer relativi ai territori comunali di Flaibano, Martignacco e Fagagna. All'appello risultano altri provvedimenti analoghi, ciascuno con la propria dote di indagati, ma sono procedimenti ancora evidentemente coperti da segreto investigativo. L'ipotesi di reato a carico di tutti i destinatari dell'informazione di garanzia è inquinamento ambientale. Gli sviluppi dell'inchiesta potrebbero portare a ulteriori contestazioni oltre che a rivedere la posizione di alcuni indagati. L'indagine, nata come naturale prosecuzione di quella che lo scorso 9 ottobre si era chiusa con il patteggiamento delle pene da parte di tutti i 21 agricoltori accusati di inquinamento ambientale colposo (7 mesi e 16 giorni di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale della pena), pare quindi approdata a un nuovo e significativo risultato. Perchè i terreni al centro dei provvedimenti sono quelli in cui «gli elementi probatori acquisiti nel corso degli accertamenti compiuti da questo ufficio - ha detto il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo - hanno dimostrato che nel 2018 vi è stato un uso massiccio di fitofarmaci in difformità delle severe prescrizioni di sicurezza per essi previste, sicché vi è stata una significativa compromissione dell'ambiente».Non un cartellino rosso su tutto il fronte, comunque, quello sollevato dalla magistratura friulana. «In aderenza alle richieste di questa Procura - precisa De Nicolo -, il sequestro è stato disposto dai giudici con le modalità meno invasive, e cioè nella sola forma dell'inibizione, per l'anno 2019, alla coltivazione di mais conciato con qualsivoglia principio attivo tossico per le api, nonché di qualsiasi altra coltivazione che richieda la concia del seme o il trattamento della pianta con insetticidi tossici per le api e per l'ambiente. Pertanto qualsiasi altro impiego dei terreni in questione è consentito e a tal fine i terreni rimangono nella disponibilità dei rispettivi proprietari o affittuari».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 6 marzo 2019

 

 

Sulla Tav Torino-Lione continua a regnare una grande confusione - la lettera del giorno di Andrea Wehrenfennig, Legambiente Trieste

Recentemente ho visto sui media e sui social moltissime considerazioni sulla questione TAV/Torino-Lione che si basano solo su preconcetti e affermazioni molto generiche, ma che rivelano una scarsissima conoscenza del problema, che è molto complesso e non ha facili soluzioni. Per adesso il record di imprecisione e superficialità è stato raggiunto dall'ingegner Guaiana che ricordo meno sensibile ai temi ambientali (a favore delle trivellazioni in Adriatico, ai tempi del referendum), ma prendo atto con piacere del suo nuovo impegno per l'ambiente. Ho fatto parte per anni, come rappresentante di Legambiente, del direttivo del coordinamento Ite (Initiative Transport Europe), lanciato proprio dall'Iniziativa delle Alpi svizzera, che è riuscita a vincere il referendum per il trasferimento delle merci tra strada e rotaia e quindi l'altro referendum sulla tassa sul traffico pesante, che ha finanziato la costruzione del nuovo tunnel ferroviario del Gottardo. Per anni l'Ite ha chiesto ai governi europei l'attuazione della direttiva Ue sulla tassazione dei Tir: molti governi hanno esitato, in Italia nessun governo ha avuto il coraggio o la forza di introdurre questa tassazione ambientale. Senza tassa sul traffico pesante stradale è inutile costruire grandi linee e tunnel ferroviari: finché costa meno la strada, questa continuerà a prevalere sulla ferrovia. A meno che le infrastrutture ferroviarie e portuali non siano particolarmente efficienti (e magari ricevano qualche incentivo al trasporto combinato), come è successo a Trieste coi treni intermodali verso l'hinterland, che finalmente sfruttano la nuova linea Pontebbana, con una capacità di 250 treni/giorno (quella di una normale ed efficiente linea ferroviaria), dopo che per anni essa veniva utilizzata al 16% della sua capacità. Ma cosa c'entra Trieste con la Torino-Lione? Qualcuno vorrebbe riesumare il bocciato progetto di alta velocità Trieste-Venezia, invece del promesso ammodernamento della linea attuale, con cui si possono trasportare merci e passeggeri, fino a una velocità massima di 220 kmh, il che basta e avanza? Sulle rete italiana AV, in esercizio dal 2005, non passano le merci; il termine AV/AC in realtà viene usato per tutto e niente, vedi la Napoli-Bari che è una ristrutturazione di linee vecchie con l'aggiunta di tratti nuovi, con una velocità massima di 200 kmh. È noto che in Francia le linee AV sono riservate ai passeggeri e che in Slovenia, Ungheria e Ucraina le linee AV sono l'ultimo dei loro problemi. Perché fare tanta confusione? Spero che Gaiana, oltre allo studio condotto da Ponti, abbia almeno consultato i Quaderni dell'Osservatorio sulla Torino-Lione, da cui emerge chiaramente che proprio la parte internazionale dell'opera, il tunnel vero e proprio, è quella meno urgente e meno utile, rispetto al miglioramento della rete ferroviaria tra la Val Susa e Torino.

 

 

Rinnovabili - La produzione "green" di Enel cresce del 39%

Le energie rinnovabili, nel 2018, hanno contributo alla produzione del gruppo Enel per il 39,5% a livello mondiale e per il 47,9% in Italia. È quanto si legge nel report sui dati operativi del gruppo elettrico relativo al quarto trimestre 2018 e all'intero anno scorso. In Italia la produzione green è stata pari a 25.476 GWh, con un peso appunto del 47,9% e anche in questo caso si registra una crescita rispetto all'anno precedente, quanto si era attestata al 39,4%.

 

 

Crea discordia anche il gasdotto L'Italia si tira indietro, l'Ue preme

Si tratta di un progetto da oltre sei miliardi di euro già approvato dai precedenti esecutivi Lo scopo è portare gas in Europa d'accordo con Grecia, Cipro e Israele, riducendo il potere russo

Il pressing di tre Paesi che chiedono il rispetto degli impegni presi. L'Europa che osserva con impazienza gli sviluppi. Il governo che nicchia, prende tempo. Le due anime della maggioranza divise sul da farsi. Le proteste che arrivano dal territorio. Sembra un film già visto, con una trama nota, anche se questa volta il protagonista non si chiama Tav o Tap, ma "EastMed". Un progetto da oltre sei miliardi di euro per costruire un gasdotto lungo più di due mila chilometri, con un tratto sottomarino tra i più estesi al mondo (1.300 chilometri). Un canale per portare in Europa 15-20 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno dai giacimenti al largo di Israele e Cipro, via Grecia, favorendo la diversificazione energetica e riducendo così la dipendenza dalla Russia. Lo sbocco in Italia è previsto ad Otranto, una trentina di chilometri a sud di Melendugno, il luogo in cui terminerà il contestato gasdotto della Tap. Il progetto "EastMed-Poseidon" (Poseidon è il nome del tratto tra Italia e Grecia) è già stato approvato dai precedenti governi italiani: l'ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, aveva siglato nel 2017 una dichiarazione congiunta con i colleghi di Grecia, Cipro e Israele. A benedire l'intesa c'era anche il commissario europeo Miguel Arias Cañete, visto che l'Ue si è impegnata a cofinanziare i lavori. La firma dell'accordo definitivo era prevista entro la fine di marzo, ma ora l'Italia ha fatto sapere di volersi prendere un po' di tempo. Nonostante Matteo Salvini si fosse speso in prima persona per sostenere l'utilità di questo progetto durante la sua visita in Israele nel dicembre scorso: «Credo in questo progetto - aveva detto - e invito le aziende italiane a partecipare. Non c'è alcun impatto di tipo ambientale. Avere maggiori forniture di gas aiuta a ridurre il costo della bolletta per gli italiani». Ma il M5S, dopo aver deluso gli attivisti pugliesi con il via libera alla realizzazione della Tav, ora è di nuovo sotto la pressione del territorio e degli ambientalisti. Una trentina di associazioni hanno sottoscritto una lettera a Giuseppe Conte, a Luigi Di Maio e al ministro dell'Ambiente Sergio Costa chiedendo di bloccare l'opera. Per questo l'esecutivo ha deciso di premere nuovamente sul tasto "rinvio". Il ministero dell'Ambiente avrebbe ordinato una nuova valutazione di impatto ambientale. «Il governo italiano non ci ha fornito motivazioni concrete» racconta - sotto garanzia di anonimato - un diplomatico che lavora per uno degli altri Paesi coinvolti. «La nostra impressione - continua - è che ci siano ragioni elettorali dietro questo stop e non un ripensamento sul merito. Ma non sappiamo ancora se dopo le elezioni qualcosa si sbloccherà». Il via ai lavori era previsto già per quest'anno, con l'obiettivo di concludersi nel giro di 5 anni. Per Cipro e Grecia l'opera ha un'importanza strategica non soltanto dal punto di vista economico: andrebbe a sigillare una partnership regionale molto più vasta con Israele. I governi dei tre Paesi hanno fretta perché vogliono presentarsi alle elezioni (per Israele quelle parlamentari) con il progetto avviato. Per questo si è fatta largo anche l'ipotesi di un'intesa preliminare a tre, con l'Italia che si aggiungerebbe in corsa. Ma difficilmente potrebbero partire i lavori senza un accordo con Roma. Il progetto è osteggiato dalla Turchia - che vede ridursi la sua influenza regionale e il suo ruolo di hub energetico - e dall'Egitto, che invece punta a un accordo con Nicosia per trasferire sulle sue coste il gas naturale estratto al largo dell'isola. Proprio nei giorni scorsi, Exxon Mobil ha annunciato di aver scoperto un giacimento di gas naturale al largo di Cipro, un bacino che avrebbe una capacità pari a 200 miliardi di metri cubi. Ovviamente anche la Russia, principale fornitore Ue, non vede di buon occhio il nuovo gasdotto. La Commissione Ue ha dichiarato che il gasdotto EastMed è un «progetto di interesse comune». Ha già stanziato circa 100 milioni di euro per gli studi di fattibilità e ora è in attesa della firma per definire il finanziamento. «La decisione - spiega un funzionario Ue - è prevista per l'autunno di quest'anno». Lunedì a Bruxelles c'è stata una riunione dei 28 ministri dell'Energia e per l'Italia era presente il sottosegretario Andrea Cioffi. Contattato per avere chiarimenti sulla posizione italiana, lo staff dell'esponente M5S ha invitato a rivolgersi direttamente ai piani più alti del ministero dello Sviluppo Economico. Ma, nonostante le ripetute richieste, non è arrivata alcuna spiegazione ufficiale. Del caso hanno parlato, a fine gennaio, anche il premier Giuseppe Conte e il presidente cipriota Nikos Anastasiadis a margine del summit Med7 a Nicosia, ma anche Benyamin Netanyahu e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, durante la sua recente visita in Israele. Ma al momento l'intesa è bloccata. 

Marco Bresolin

 

 

 

 

LA REPUBBLICA - MARTEDI', 5 marzo 2019

 

 

Quando in inverno è già primavera, come cambia il tempo delle piante

E' tempo di risveglio per le piante. Dopo il letargo invernale l’orologio biologico ha ripreso a funzionare. Il primo a fiorire è stato il nocciolo a metà febbraio mentre tra pochi giorni toccherà al salice. Per queste piante, e non solo, la primavera arriva con una media di oltre dieci giorni di anticipo secondo i primi dati che arrivano dai giardini fenologici, orti scientifici dove i botanici studiano il calendario della natura. Di questi giardini ce ne sono in tutto il mondo e in Italia esiste una rete nazionale che copre tutto il territorio. I giardini fenologici sono tutti uguali: ospitano un numero ristretto di specie e solo esemplari clonati a partire dalla stessa madre. Una grande famiglia di piante fotocopia a cui spetta misurare le stagioni come una clessidra con le radici. «Il giardino fenologico offre un’interpretazione dei cambiamenti invisibili che avvengono sopra e sotto di noi», spiega Marco Fornaciari da Passano, docente di botanica applicata all’Università di Perugia e direttore del Centro Appenninico del Terminillo dove si trova il giardino fenologico a più alta quota in Italia. I bioritmi delle piante Negli ultimi dieci anni i bioritmi di queste piante indicano un anticipo di primavera in Italia, come nel resto dell’Europa continentale, già verso la fine di febbraio. «Per specie precoci come nocciolo e salice le prime foglie si sviluppano già a partire dalla seconda metà di febbraio, una o due settimane prima rispetto all’agenda biologica – prosegue il docente dell’Università di Perugia – I dati ci dicono che si è ridotto il margine tra gli ultimi freddi invernali in cui l’organismo è in una sorta di letargo che si chiama eco-dormienza, e i primi tepori primaverili che innescano lo sviluppo fisiologico grazie all’accumulo di calore utile per la crescita». L'indice di primavera Colpa solo dell’innalzamento delle temperature? In realtà, non tutto il mondo vegetale segue questo meccanismo ed è ancora da accertare il contributo delle ore di luce al ciclo biologico. Per seguire l’arrivo della bella stagione nei giardini fenologici si calcola il cosiddetto “indice di primavera”. È un percorso a tappe tra gennaio e maggio che copre le fasi di dieci piante diverse: si parte con la fioritura del nocciolo, che segna l’inizio della stagione, e si termina con la comparsa delle foglie sul faggio che aprono le porte all’estate. Ventidue specie In questi giardini sono ammesse fino a 22 specie, tutte con capacità di adattamento ad ambienti diversi, dalle Alpi al clima mediterraneo. Oltre al salice e al nocciolo, nella lista ufficiale delle piante approvata dalla comunità scientifica internazionale, ci sono per esempio la robinia, il ciliegio e il rovere. Altri giardini fenologici aggiungono anche cultivar come il melo e la vite, ed erbe come anemone, margherita e tarassaco. «Il giardino è una sorta di specchio vegetale delle evoluzioni stagionali. In base all’anticipo o al ritardo di fioritura di queste specie-guida siamo in grado di spiegare l’andamento della primavera e, su una scala temporale più ampia, anche i cambiamenti climatici in atto e i loro effetti sulla biodiversità – aggiunge Fornaciari da Passano – l’identità genetica di tutti gli esemplari consente di valutare quale sia l’origine di eventuali comportamenti anomali». Se una quercia in giardino fenologico in Veneto germoglia prima del suo gemello in Calabria significa che il responsabile va cercato nel clima o in altri fattori ambientali come l’inquinamento, perché le due piante sono identiche. Rilievi dal 1808 Le origini della fenologia sono molto antiche. I primi rilevamenti sull’arrivo della primavera risalgono a misurazioni eseguite a partire dal 705 d.C. sulla fioritura dei ciliegi in Giappone. In Europa il primato della serie fenologica più longeva spetta a un singolo ippocastano sulla Promenade de la Treille a Ginevra in Svizzera monitorato con regolarità dal 1808. In tutti casi, l’avvio della bella stagione sembra spostarsi verso l’inizio di marzo. Dal 1970 a oggi la primavera ha sottratto in media quattro giorni all’inverno ogni dieci anni. «Anche eventuali gelate tardive ad aprile o maggio non sono in grado di invertire la tendenza ad anticipare la fioritura – spiega Fabio Orlandi, docente dell’Ateneo perugino e segretario del gruppo di ricerca nazionale sulla fenologia della Società Botanica Italiana – se le temperature medie si alzano e le ore di luce aumentano la pianta si attiva perché riceve un chiaro segnale. Lo stesso fenomeno, anche se meno marcato, si presenta con un ritardo di circa una settimana per l’arrivo dell’autunno che da fine settembre si è spostato a inizio ottobre». Secondo i dati registrati nei giardini fenologici in Svizzera, dove questa disciplina è molto praticata, oggi la margherita comune che cresce nei prati di pianura negli ultimi anni ha anticipato la primavera di 17 giorni mentre i germogli di tarassaco sbocciano nella prima decade di marzo invece che ad aprile. Le cause Tra i fattori che condizionano lo sviluppo delle piante non si possono dimenticare smog e contaminazioni varie. «Dalle ricerche nei giardini fenologici si ricavano informazioni sulle stagioni così come sull’inquinamento atmosferico – prosegue Orlandi – anche le sostanze chimiche disperse nell’aria o nel suolo possono alterare lo sviluppo delle piante. Gli esemplari clonati indicano anche le date di arrivo dei pollini della betulla, per esempio, e i periodi in cui piante da frutto come l’olivo e il ciliegio sono più vulnerabili all’attacco di virus e parassiti». Quando si sale di quota, il discorso cambia. Rispetto agli esemplari in pianura le fioriture dell’albero del melo, per esempio, ritardano di quasi tre giorni per ogni cento metri di altitudine in più. «Per studiare questi effetti – spiega Costantino Bonomi, coordinatore dell’unità di ricerca sulla biodiversità botanica del Muse di Trento – stiamo partecipando a un progetto internazionale per costituire una rete di giardini fenologici dalla Norvegia agli Appennini per monitorare il comportamento delle piante in ambienti di montagna».

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 5 marzo 2019

 

 

Trieste a rischio sommersione entro i prossimi ottant'anni

Il meteorologo Giuliacci ha illustrato i pericoli derivanti dal riscaldamento climatico in una conferenza organizzata dall'europarlamentare Affronte

Trieste, nei prossimi ottant'anni, rischia di essere sommersa. In Friuli Venezia Giulia nell'ultimo mezzo secolo la superficie occupata dai ghiacciai si è ridotta del 50%. Non si tratta di fantascienza bensì degli effetti del cambiamento climatico sul nostro territorio, illustrati da uno scienziato del calibro di Andrea Giuliacci. Questi e altri dati sono stati esposti ieri nel corso della conferenza sul climate change "Non c'è un pianeta b", organizzata all'hotel Savoia dall'europarlamentare dei Verdi Marco Affronte. Principale relatore è stato appunto Giuliacci, noto meteorologo del Centro Epson Meteo: «Negli anni Settanta, quando c'erano 30 gradi, si diceva che faceva caldo - ha esordito -. Oggi non più: che il clima è cambiato lo percepiamo sulla nostra pelle. E i termometri, che sono oggettivi, lo confermano. È il fenomeno del global warming: le temperature medie stanno velocemente aumentando. Purtroppo l'Italia e il Fvg si trovano in una delle aree terrestri in cui il mutamento è più significativo». Il climatologo ha dunque esposto alcuni numeri elaborati da Arpa Fvg. Negli ultimi 40 anni la temperatura media in regione è cresciuta di 0,45 gradi ogni dieci anni. «Nello specifico, è aumentata la media annuale dei "pomeriggi bollenti", in cui si superano i 30 gradi - ha proseguito -. Ma anche quella delle "notti tropicali", con minime sopra i 20 gradi. Con effetti significativi sulla capacità fisiologica dell'organismo di prendere sonno». Gli effetti del cambiamento sono già visibili: «I ghiacci si stanno sciogliendo. Dal 1962 al 2014 in Fvg la superficie occupata dai ghiacciai si è ridotta del 50%, anche se il loro numero, e cioè 7, è invariato. Idem nel resto d'Italia: la superficie totale è diminuita del 30%. Passando alle piogge, tendono all'estremizzazione. Le precipitazioni totali non sono mutate ma avvengono sempre più di rado e in maniera più violenta. In Italia negli ultimi 130 anni i giorni di pioggia sono diminuiti del 130%». E ancora: «Tra il 1870 e il 2010 il livello medio dell'Alto Adriatico è cresciuto di 13 centimetri. È tanto. Una recente ricerca Enea dice che entro il 2100 oltre 5mila chilometri di costa, in Italia, potrebbero essere sommerse: ciò riguarda da vicino il versante Adriatico e Trieste, che è citata esplicitamente». L'europarlamentare Affronte ha infine spiegato quanto emerso dalla Cop24, e cioè la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico svoltasi a dicembre a Katowice: «Nel 2015 a Parigi l'accordo globale è stato finalmente raggiunto. Ora si tratta di attuare gli obiettivi: a Katowice si è parlato di decarbonizzazione e di riconversione dei sistemi produttivi in senso sostenibile. Ma i paesi in via di sviluppo rivendicano il diritto a industrializzarsi come ha fatto finora l'Occidente». 

Lilli Goriup

 

 

IN MUNICIPIO - La sesta commissione tratta il metanodotto

Un parere sulla Via al metanodotto. È quanto si discuterà questa mattina durante la riunione della VI commissione consigliare, che si terrà nell'aula della giunta comunale. L'assemblea presieduta dal consigliere e capogruppo di Fratelli d'Italia Salvatore Porro si occuperà della seguente deliberazione consigliare: «Parere sulla Valutazione di impatto ambientale relativa al progetto "Rifacimento Metanodotto Mestre-Trieste, tratto Casale sul Sile-Gonars e opere connesse" e "Metanodotto Mestre-Trieste interventi per il declassamento a 24 bar e opere connesse". Commenta Porro: «Si tratta del metanodotto alla periferia di Trieste, interessa le zone di San Sabba, Altura, Borgo San Sergio e le alte. In sostanza la prima, seconda e settima circoscrizione. È anche la zona dove abito io. Ci sono tante famiglie che hanno ancora le bombole del gas, siamo favorevoli tutti. Non ci saranno problemi ad approvarla, andrà tranquillamente». Aggiunge ancora Porro: «Il lavoro della nostra commissione per l'ambiente è importante. La settimana scorsa siamo andati in visita al depuratore di Servola. Nessun odore, una pulizia assoluta. Eravamo tutti molto impressionati, i soldi pubblici sono stati spesi bene. Una tecnologia incredibile, mi sembrava di stare nella sala comandi del Titanic. Un vanto per Trieste e per l'Italia intera».

 

 

L'europarlamentare Kyenge visita a Trieste la Casa delle donne e il Consorzio Interland

Cécile Kyenge, europarlamentare del gruppo Alleanza progressista socialisti e democratici nonché ex ministro per l'Integrazione nel governo Letta, ieri ha visitato diverse «associazioni del territorio, tra Monfalcone, Gorizia e Trieste per scoprire le eccellenti esperienze di socialità e impegno per gli altri». Così ha infatti scritto su Twitter a proposito della sua visita in Friuli Venezia Giulia, che per il resto ha avuto carattere perlopiù privato e non è stata pubblicizzata altrimenti. A Trieste ha visitato alcuni terreni agricoli a Borgo San Sergio, collegati al progetto Orti di Massimiliano, promosso dal consorzio Interland. «L'onorevole Kyenge si è detta fortemente interessata al tema dell'agricoltura sociale - hanno spiegato i soci di Interland - e non solo. Ha detto che, dopo la visita a noi, sarebbe andata alla Casa internazionale delle donne. In mattinata è stata invece nell'isontino. Siamo estremamente colpiti dal suo interessamento». A Monfalcone, nello specifico, l'europarlamentare ha visitato la comunità per minori stranieri non accompagnati "Timavo".

Lilli Goriup

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 4 marzo 2019

 

 

L'ex ministro Kyenge a Trieste in visita agli Orti di Massimiliano

L'europarlamentare Pd in città per l'iniziativa promossa da Interland assieme alle cooperative associate Quercia, Querciambiente e Viviana

L'europarlamentare del Pd Cécile Kyenge, già ministro per l'Integrazione nel governo Letta, oggi sarà a Trieste. L'appuntamento è alle 14.30 all'inizio di via Antonino di Peco, sopra Borgo San Sergio: la visita proseguirà al vicino orto "di Viviana". Kyenge si è infatti interessata al progetto di agricoltura sociale Orti di Massimiliano, promosso dal consorzio Interland e dalle cooperative associate Quercia, Querciambiente e Viviana, appunto. Orti di Massimiliano è una filiera corta, ovvero una rete tra le aziende agricole del territorio, i cui prodotti confluiscono nel botteghino Purpurì, inaugurato a settembre in via del Ponzanino 16b. Qui si possono acquistare non solo frutta e verdura ma anche miele, spezie e così via, il tutto rigorosamente a chilometro zero. Scopo dell'iniziativa è infatti quello di avvicinare la cittadinanza al mondo rurale e alle realtà del territorio. Tra queste figura il già citato orto di Viviana, a Borgo San Sergio: la sua istituzione, nel 2017, ha sancito l'avvio del progetto. Ma ci sono anche "I doni dell'ape" di Trebiciano; l'azienda agricola Luna di Campanelle; Ferfoglia di Piscianzi; Rado Kocjancic di San Dorligo e così via. Il criterio per la scelta delle imprese rappresentate all'interno di Purpurì è il fatto di prendersi cura della terra: che ciò accada viene verificato di persona dai dipendenti del negozio e non in base a certificazioni dalla dubbia attribuzione. Oltre alla vendita si svolgono anche attività di inserimento lavorativo, di ortoterapia o di educazione ambientale per le scuole. Il progetto è talmente innovativo da aver attirato l'attenzione di Kyenge. «È stata una sorpresa - spiega Dario Parisini, presidente Interland -. Ci ha chiesto un appuntamento qualche giorno fa la segreteria della parlamentare, la quale è interessata ai temi dell'agricoltura sociale. Siamo davvero felici che una rappresentante delle istituzioni europee voglia conoscere chi promuove dal basso la tutela dell'ambiente e della salute. Sarà un'occasione per far conoscere le nostre idee e le nostre fatiche». 

Lilli Goriup

 

 

Catturato al largo di Salvore squalo elefante di otto metri

È rimasto impigliato nelle reti a 60 metri dalla riva nel golfo di Pirano. Il pescatore ha chiamato aiuto per trainarlo a riva. L'esemplare è stato poi liberato al largo

UMAGO. Si è accorto di aver catturato veramente una bella preda, ma mai avrebbe pensato trattarsi di uno squalo elefante che si nutre di plancton ed è innocuo per l'uomo. L'animale della lunghezza di circa 8 metri è finito nella rete del pescatore salvorino Ivan Pavelic. «Ho preso il mare - spiega - per recuperare le tre reti calate nel golfo di Pirano, a 60 metri dalla costa. Due le ho trovate subito mentre la terza era sparita e già cominciava ad assalirmi il dubbio di qualche dispetto». «Mi sono messa a cercarla nei paraggi - prosegue il racconto ancora pieno di adrenalina - quando improvvisamente sotto la superficie dell'acqua ho notato il segnale della rete intravedendo un pesce molto, ma molto grande che da solo non avrei potuto trainare fino al porticciolo di Salvore». «Così ho chiamato in aiuto i colleghi Moreno Ocisce e Vedran Vizentin - conclude - e pian piano abbiamo rimorchiato la preda nel porto». Qui ad attendere i tre motopesca c'erano tanti curiosi avvertiti dell'eccezionale pescato e i maggiori conoscitori della fauna marina hanno detto immediatamente che si trattava di uno squalo elefante del peso di quasi due tonnellate. I pescatori hanno cominciato subito a liberarlo dai 140 metri di rete nella quale era avvolto. Nell'opera piuttosto complicata è emersa per prima la coda del pesce, della larghezza di due metri, ritenuta in proporzione con i dati sulla lunghezza e sul peso dell'animale. Il loro lavoro è andato avanti per ore e ore durante le quali il pesce dava sempre segnali di vita. Poi Jasmin Kocijancic e Michael Latin lo hanno imbracato in qualche modo portandolo un miglio al largo e rimettendolo in libertà con la speranza che si possa riprendere dalla brutta avventura, soprattutto dallo choc. La "visita" dello squalo elefante nel porto di Salvore è stata registrata dalla polizia arrivata sul posto, ma non dall'ispezione veterinaria, come scrive il portale Ipress che invece avrebbe dovuto effettuare il sopralluogo. Da dire che una specie di preallarme sulla presenza dello squalo nelle acque salvorine era stato lanciato dal pescatore Danilo Latin, che lo aveva intravisto. Non è la prima volta che uno squalo di tali dimensioni si sia fatto vedere da queste parti. Come raccontano i pescatori salvorini, in tempi recenti, sono finiti nelle loro reti ltri due esemplari di proporzioni simili. Lo squalo elefante (Cetorhinus maximus Gunnerus, 1765), detto anche cetorino o squalo pellegrino, è un pesce cartilagineo, unico membro attuale del genere Cetorhinus e sola specie esistente della famiglia dei Cetorinidi. Con una lunghezza media di 10 metri ed una massima che può raggiungere i 12, questo squalo è considerato il secondo pesce più grande attualmente vivente sulla Terra dopo lo squalo balena. Facilmente riconoscibile grazie all'alta pinna dorsale e alla bocca che viene distesa al massimo quando si nutre, lo squalo elefante è presente negli oceani e nei mari temperati. Imponente, lento e privo di aggressività - il suo nome in inglese, Basking shark, si può tradurre in «squalo che si crogiola al sole» -, questo squalo è assolutamente innocuo per l'uomo, si nutre principalmente di plancton, alghe o animali microscopici che assorbe attraverso la grande bocca. 

 

 

Cattivi odori a San Dorligo, i "nasi" elettronici sono una bufala - la lettera del giorno di Roberto Drozina consigliere comunale capogruppo Lista civica Territorio e ambiente

Siamo in pieno periodo di Carnevale, quello in cui, per tradizione, è ammesso ogni tipo di scherzo: mi piacerebbe pensare che l'articolo "Cattivi odori a San Dorligo - In arrivo i nasi elettronici" comparso il 26 febbraio scorso, rientri in questa categoria, ma temo, purtroppo, che così non sia. Questo timore posso manifestarlo con sufficiente cognizione di causa essendo, sì, un consigliere comunale in quel di San Dorligo della Valle, ma, purtroppo, seduto ai banchi dell'opposizione. Dopo vent'anni di molestie olfattive leggiamo che l'origine del problema sembra (attenzione, "sembra" e, quindi, non è detto che) sia l'oleodotto Tal Siot.Nel nuovo studio che potrà essere fatto grazie al contributo regionale di 35.000 euro (concesso quasi un anno fa) utilizzeremo, quindi, anche i cosiddetti "nasi elettronici" per "individuare con esattezza le cause del fenomeno": se la lingua italiana non è un'opinione, da queste parole sembra di capire che, dopo vent'anni, sussistano ancora dubbi circa la provenienza degli odori di petrolio. Anzi, non è da escludere che, per vent'anni, una larga fetta di cittadinanza (e non solo quella di San Dorligo della Valle) sia stata preda di una sorta di isteria collettiva che l'ha indotta ad immaginare (e soltanto immaginare) che il parco serbatoi della Tal Siot potesse emettere simili odori. Dopo 20 anni di proteste, petizioni, articoli di stampa, interrogazioni in sede regionale e parlamentare, ecc., ancora oggi leggiamo (perché ce lo dice la Siot) che "sono in corso analisi specifiche ... per la migliore gestione dei nasi elettronici e l'implementazione dei risultati".Da quanto ne so il nominato contributo regionale di 35.000 euro dovrebbe essere finalizzato al conferimento di un incarico a professionisti non per accertare se la "puzza" esista davvero, ma per individuare gli interventi tecnici necessari ad eliminarla: Università e Arpa, in questo quadro, sono portatrici di proposte di studio diverse. Servono soluzioni tecniche definitive e non nasi elettronici. I tanto decantati "impianti di nebulizzazione", installati negli ultimi cinque anni, non funzionano: questo è un dato di fatto di cui Tal Siot è perfettamente consapevole visto che, nel suo comunicato stampa, essa afferma che sono in corso gli esperimenti per testare una migliore efficacia di tale sistema di abbattimento con l'installazione di un secondo anello fisso di nebulizzazione. Tal Siot ricorda sempre che gli odori sono provocati dai mercaptani: osservo che i mercaptani (detti anche tioli) sono composti organici di atomi di carbonio, zolfo e idrogeno. Ultima considerazione. Sempre nello stesso articolo è scritto che la situazione "sta diventando sempre più fastidiosa, anche se non dannosa per la salute, come afferma la stessa Siot": non ho letto o sentito sinora alcuna pari ed ufficiale dichiarazione da parte di qualsivoglia Istituzione sanitaria.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 3 marzo 2019

 

 

Taranto, scuole chiuse un mese - Fumi dell'Ilva assediano le case

Il sindaco: potenziali pericoli per gli alunni del quartiere a ridosso dell'impianto I residenti: ma nessun provvedimento viene adottato per chi vive e lavora qui

Un «provvedimento urgente adottato in ragione dei potenziali pericoli». Il vento sporco che soffia su Taranto porta la notizia: scuole chiuse per inquinamento. Con un'ordinanza, il sindaco Rinaldo Melucci sospende per trenta giorni le lezioni nei plessi Deledda e De Carolis al quartiere Tamburi, a ridosso dello stabilimento ex Ilva, ora Arcelor Mittal. Oltre 700, tra studenti e docenti, devono essere spostati altrove. Lontani da quelle "collinette ecologiche" del siderurgico, sequestrate dalla Procura con una disposizione d'urgenza alcune settimane fa. Eppure qui sotto i ragazzi continuano a giocare, forse per rassegnazione. Mamma Antonella non si sorprende, del resto «sino a qualche decennio fa, quella era meta di picnic». Un'area dove i carabinieri del Noe hanno scoperto una discarica abusiva di rifiuti tossici, con il terreno contaminato da sostanze cancerogene. Scorie d'altoforno a poca distanza dai banchi di scuola. Da qui la decisione del Comune: «Finché non avremo analisi chiare - dice il primo cittadino - non ci sentiamo di esporre o eventualmente continuare a esporre i nostri bambini ai contaminanti». Melucci parla di misura precauzionale, nell'attesa delle nuove analisi richieste ad Arpa Puglia nei due edifici, da effettuare entro trenta giorni. Sino al 10 marzo studenti a casa, poi saranno trasferiti, mentre per venerdì prossimo è stato convocato un tavolo con commissario per le bonifiche, regione Puglia, Ispra, agenzia regionale e ministero dell'Ambiente. Niente allarmismi, ma informazioni certe è il mantra che ripete palazzo di Città che, nel frattempo, ha esteso a un'altra area, quella della Salina grande (sito di interesse nazionale), una serie di divieti. A causa delle concentrazioni extra soglia di arsenico e cobalto, no alle attività a contatto con il terreno, all'inalazione delle polveri, alla produzione di alimenti e al pascolo. Il ministro dell'Ambiente Costa fa sapere di aver dato «mandato a Ispra di interloquire immediatamente con Arpa per la validazione dei dati. Da una prima verifica, le centraline non avevano dato esiti coerenti con l'allarme. Però ogni voce deve essere ascoltata». Voci, come quelle dei residenti, stanchi di questa convivenza forzata con le ciminiere. «Dovete scegliere: dalla parte dei cittadini o della produzione», dice Simona, rivolgendosi agli amministratori. Per lei la fabbrica non potrà mai essere ecocompatibile, come ribadisce da piazza Masaccio. Qui si è autoconvocato il comitato "Tamburi Combattenti", nato due anni fa, dopo le prime ordinanze di chiusura degli istituti in alcuni giorni dell'anno. Intanto, le ultime decisioni del Municipio arrivano proprio con il wind day: dall'inizio dell'anno è il 22esimo. Come spiega la Asl, si tratta di eventi meteo che disperdono «inquinanti di origine industriale, in particolare Pm10 e benzoapirene». In queste giornate, in alcune zone della città, porte e finestre possono essere aperte soltanto in determinati orari e vengono sconsigliate attività all'esterno. Dopo l'iniziale divieto di entrare a scuola, nell'ultimo periodo il provvedimento è stato meno drastico. «In questi casi escono prima - spiega Lucia, mamma di un bimbo di otto anni - per evitare gli orari di maggiore concentrazione delle polveri. In classe e in casa finestre obbligatoriamente chiuse, ma è un paradosso: c'è gente che comunque esce per andare a lavoro o fare la spesa». All'assemblea si unisce l'assessore all'ambiente Francesca Viggiano e qualcuno domanda: «Si chiudono le aule. E il mercato rionale? E le abitazioni?». Ma la Viggiano vuole concentrarsi sull'emergenza legata alle aree sequestrate. «Nelle scuole Deledda e De Carolis - dice - c'erano già state delle bonifiche con la rimozione della parte superficiale e più inquinata del terreno. Non abbiamo paura di prendere decisioni: la città va tutelata».Nelle ultime ore gli ambientalisti di Peacelink avevano parlato, per gennaio e febbraio, di un aumento degli idrocarburi policiclici aromatici rispetto all'anno scorso. Altri dati travolgono anche Vincenzo Fornaro, l'allevatore a cui furono abbattuti 600 capi di bestiame ritenuti contaminati. L'attuale consigliere comunale di opposizione, parte civile nel processo "Ambiente svenduto" per il presunto disastro ambientale causato dall'Ilva, annuncia un esposto: «Apprendo che sono stati rilevati nella "zona rossa", che comprende anche la mia masseria, valori di diossina equiparabili a 10 anni fa. La centralina Arpa ha registrato un aumento del 916% rispetto al 2017». Stessa posizione per il comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti che, mentre annunciano il concertone dell'1 maggio nato per dire no alla grande industria, rilanciano: «Ora si chiama Arcelor Mittal, mentre noi non abbiamo saputo cambiare il nostro nome: vittime eravamo e vittime siamo ancora». 

Valeria D'Autilia

 

SEGNALAZIONI - Ferriera di Servola - Opportuno usare parole appropriate

Citando integralmente la dichiarazione dell'assessore regionale Fabio Scoccimarro relativa all'incontro avvenuto a Roma sull'Autorizzazione integrata ambientale per la Ferriera di Servola, emerge con evidenza che l'assessore stesso non ha ben chiaro il significato di alcune parole se così dichiara: «Da parte nostra, lo ribadisco non c'è volontà di arrivare ad una chiusura traumatica di tutto l'impianto ma solamente dell'area a caldo».L'assessore, ammettendo inconsapevolmente di non sapere che lo stabilimento della Ferriera di Servola è composto dall'area a caldo, che produce ghisa di prima fusione e dal laminatoio a freddo (due settori completamente diversi e separati dal punto di vista produttivo), dichiara e ribadisce, a nome della giunta regionale, che la chiusura dell'area a caldo e conseguentemente la cancellazione di 430 posti di lavoro non sarà traumatica!Bisognerebbe però chiedere anche ai lavoratori interessati e alle loro famiglie se la pensano come l'assessore. È davvero un "momento magico" anche se la città perde 430 posti di lavoro e per l'assessore Scoccimarro non è un trauma

Roberto Decarli

 

 

Cambiamento climatico I Verdi ospiti al Savoia - la conferenza

"Non c'è un pianeta b. Incontro su climate change e Cop24". È il titolo della conferenza, organizzata dall'europarlamentare dei Verdi Marco Affronte, che si terrà domani all'hotel Savoia Excelsior Palace. L'appuntamento è alle 18.30. Saranno presenti anche alcuni esperti di Epson Meteo, che illustreranno le ripercussioni del cambiamento climatico sul territorio di Trieste, nello specifico. Il deputato europeo Affronte, nato a Rimini nel 1965, è membro della commissione Ambiente e Salute e della commissione Pesca del Parlamento europeo. Quella di lunedì rappresenta la tappa triestina del tour dell'europarlamentare, il quale esporrà quanto emerso dalla Cop24, e cioè la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico svoltasi a dicembre a Katowice, in Polonia. Il summit, cui hanno preso parte rappresentati di 196 Stati, è servito a stabilire delle regole di attuazione per le decisioni già prese durante l'analoga conferenza del 2015 a Parigi. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 2 marzo 2019

 

 

Piazza Sant'Antonio - Le quattro ipotesi per il progetto finale che la ridisegnerà

Presentate in circoscrizione le opzioni firmate Bradaschia Tre prevedono i filari di alberi, due anche la vasca d'acqua - le quattro ipotesi progettuali

Sta prendendo forma il progetto che riqualificherà piazza Sant'Antonio. Quattro le ipotesi disegnate dall'architetto Maurizio Bradaschia che il Comune sta vagliando. A breve, dopo una consultazione che intende tener conto anche del parere dei cittadini, verrà scelta la proposta definitiva che entro due anni ridarà dignità a quella piazza oggi malconcia. I costi di realizzazione sfiorano i 3 milioni di euro. «La parola d'ordine sarà condivisione - mette subito in chiaro il sindaco Roberto Dipiazza -: voglio che la scelta sia fatta insieme ai triestini, non ci devono essere altre esperienze come piazza Goldoni o piazza Vittorio Veneto». In origine le ipotesi sottoposte al vaglio dell'amministrazione erano 11. Una stretta collaborazione tra lo studio di architettura incaricato e gli uffici del Comune ha asciugato la rosa. Delle quattro proposte, solo due prevedono venga mantenuta la vasca con l'acqua. La prima ipotesi è quella che disegna una piazza monumentale, nel vero senso della parola. Non prevede gli elementi acqua e verde. Un progetto essenziale, che nella pavimentazione dà continuità agli altri interventi di riqualificazione del Borgo Teresiano. In tutte e quattro le ipotesi, davanti alla chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo, è previsto un sistema di illuminazione a terra con luci bianche, e non azzurre come quelle di piazza Unità. La seconda proposta nella pavimentazione segna il tracciato del vecchio canale e inserisce due file di alberi. Nel terzo e nel quarto progetto di Bradaschia entra in scena l'elemento acqua, con la vasca. Nella terza ipotesi, questa ha forma rettangolare ed è posizionata al centro, in mezzo a due file di alberi. Nella quarta invece - l'opzione progettuale che sembra raccogliere più consensi tra gli addetti ai lavori - la vasca è quadrata e posta più verso via Filzi, per impreziosire entrambe le chiese, dunque anche quella serbo-ortodossa, che si affacciano sulla piazza. Gli alberi, sempre disposti su due file, sono invece nella parte centrale, tra lo spazio ricavato davanti alla chiesa e la vasca. Tutti e quattro i progetti, che prevedono il recupero dei masegni esistenti, consentono l'accesso alla piazza anche alle persone con disabilità, e ampliano la superficie utilizzabile per eventi o esposizioni. Accanto alle quattro soluzioni, verrà vagliata pure la possibilità di inserire sul lato sinistro, guardando la chiesa di Sant'Antonio, verso via Filzi, un'opera d'arte. Un dettaglio già adottato in molte città. «L'intenzione - sottolinea l'assessore comunale ai Lavori pubblici, Elisa Lodi - è sempre stata quella di non stravolgere la piazza, ma di riqualificarla conferendole dignità, in linea con il progetto che ha risistemato le sponde del canale. Va riconquistata la bellissima prospettiva che dalle Rive e dai ponti che attraversano il canale guarda a quella chiesa». Oggi, tra i cassonetti delle immondizie - si prevede vengano tolti dalla piazza -, le bancarelle e le soste selvagge dei veicoli la prospettiva è snaturata. «Abbiamo appena presentato le proposte in Circoscrizione - spiega Lodi -, raccoglieremo il parere dei consiglieri e verrà fatta una valutazione con il sindaco e gli uffici. Il progetto poi dovrà essere approvato dalla giunta». Il Comune prevede di presentare i progetti anche attraverso i suoi canali social, dando vita a un sistema di progettazione partecipata. «Scelto il progetto - indica Enrico Conte, direttore dell'area Lavori pubblici del Comune -, si indirà una gara per individuare lo studio che svilupperà il progetto definitivo ed esecutivo. Successivamente si avvierà invece la gara per appaltare i lavori». Se tutto fila liscio, il cantiere potrebbe partire agli inizi del 2020 e terminare tra due anni.

Laura Tonero

 

 

Approvato il piano rumore I partiti litigano sulla Ferriera

La classificazione acustica allarga di cinque decibel il limite notturno a Servola Centrodestra e Pd approvano Il M5s non vota per protesta

Il Consiglio comunale ha approvato ieri il Piano comunale di classificazione acustica (Pcca), con il parere favorevole della maggioranza e del centrosinistra. Si è concluso così un iter di anni, che ha portato alla regolamentazione della zonizzazione acustica del territorio comunale: vari gli ambiti interessati, dalla movida al traffico di mezzi pesanti passando per la zona della Ferriera. E proprio il nodo dello stabilimento siderurgico ha provocato la protesta del M5s, che non ha partecipato al voto. Facendo seguito alla normativa nazionale preesistente, sono state istituite sei fasce acustiche, che definiscono per ogni "unità territoriale" (cioè le porzioni in cui è suddiviso il suolo comunale) obiettivi qualitativi e limiti sonori cui essa deve essere soggetta. L'aula ha accolto il testo proposto dagli uffici dopo il confronto con cittadini e portatori d'interesse. Tra questi l'associazione No smog, ieri presente in aula in rappresentanza degli abitanti di Servola: «Con questo Piano l'area residenziale attorno alla Ferriera passerà in classe quarta: ciò implica un aumento di 5 decibel rispetto a quelli attualmente previsti. Sottoposti da anni a fumi, polveri e odori molesti, ora ci vediamo peggiorare pure le condizioni dei rumori». Sulla stessa questione vertevano gli emendamenti, bocciati, della pentastellata Cristina Bertoni. La Ferriera è stata allora motivo di scontro politico. Il dem Giovanni Barbo ha detto che «il Pd voterà collettivamente a favore del piano. Ma chi ha fatto campagna elettorale dichiarando che avrebbe risolto il problema della Ferriera ha sbagliato, in buona o cattiva fede che fosse». Così ha replicato il sindaco Roberto Dipiazza: «La Ferriera è stata riattivata nel 1999, sindaco Illy. È stata la sinistra. Oggi stiamo seguendo il percorso giusto e siamo tutti d'accordo sul fatto che la città non abbia bisogno dell'area a caldo». 

Lilli Goriup

 

 

Stop alle arrampicate Il corvo si accoppia e ha bisogno di privacy

Due esemplari di specie imperiale nidificano sulla parete Dal Comune divieto alle scalate sulla falesia "La Bianca"

San Dorligo della valle. Tornano i corvi imperiali per nidificare e scatta immediata l'ordinanza di divieto di arrampicata in una vasta zona della Val Rosandra. La decisione è stata presa dal Comune di San Dorligo della Valle, in qualità di gestore dell'area, dopo l'arrivo della segnalazione di un ispettore della Guardia forestale, che ha avvistato una coppia «in evidente comportamento nidificante» sulla parete denominata "La Bianca". Il provvedimento è stato adottato perché il corvo imperiale è considerato specie di particolare pregio. Preso atto della comunicazione, immediata è stata l'emissione dell'ordinanza, in base alla quale si stabilisce che «fino al prossimo 5 maggio entra in vigore il divieto di arrampicata sulla falesia denominata "La Bianca" e il transito sotto la stessa, fino a una distanza di 30 metri dai suoi piedi, per tutti gli itinerari a sinistra di quello chiamato "Le Ballerine" (escluso dal divieto) fino all'ingresso della galleria della pista ciclopedonale in direzione di Sant'Antonio in Bosco, nonché il divieto totale di sorvolo con droni di qualsiasi tipologia, dimensioni e massa all'interno della zona. Originario dell'Eurasia, il corvo imperiale sfruttò il ponte di terra dello stretto di Bering per colonizzare il Nord America: si tratta quindi di uno dei pochi animali a essere presente in ambedue i continenti, senza esservi stato importato dall'uomo. Nonostante sia diffuso, a causa della sua naturale diffidenza e circospezione, il corvo imperiale risulta assai più raro da avvistare rispetto ad altri corvidi, come ad esempio le cornacchie. La sua innata cautela lo porta infatti ad eleggere a propria dimora luoghi selvaggi e difficili da raggiungere, come aree rocciose e foreste. Se non disturbato dall'uomo, può frequentare anche ambienti antropizzati. Non è la prima volta che l'amministrazione guidata dal sindaco Sandy Klun stabilisce il divieto di arrampicata in una parte della Val Rosandra, stante la prevalente esigenza di difendere una specie, in questo caso il corvo imperiale, che si sta accingendo a nidificare. Il regolamento della Riserva della Val Rosandra stabilisce infatti che l'organo gestore, cioè il Comune, «al fine della tutela di habitat o di specie di particolare pregio, può individuare aree di speciale tutela, all'interno delle quali si possono vietare attività escursionistiche, alpinistiche e di altra natura». Copia del provvedimento è stata inviata alle società e agli enti interessati al tema, cioè Cai XXX Ottobre, Alpina delle Giulie, Alpina slovena di Trieste, Guide alpine, Soccorso alpino, sezione di Trieste della Lega italiana per la protezione degli uccelli (Lipu), Polizia locale, Protezione civile, Carabinieri e Vigili del fuoco. Nell'ordinanza si indicano anche le sanzioni a carico dei contravventori. 

Ugo Salvini

 

 

Ambiente - Riscaldamento in cima alle fonti inquinanti Il 75% dei fiumi è pulito

ROMA. Seicentomila analisi di laboratorio, 100 mila ispezioni e verifiche sul campo e 74 mila valutazioni su questioni ambientali. Sono i dati che rappresentano la mole gigantesca di lavoro svolta, solo nel 2018, dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa). Istituito nel 2016 e formato dalle 21 agenzie regionali per l'ambiente e delle province autonome (Arpa/Appa) sotto il coordinamento dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il Snpa ha tenuto a Roma la sua prima conferenza nazionale, "L'ambiente fa sistema" - alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - dove sono stati presentati molti dati di sintesi sulla situazione ambientale di sistema del Paese. Il lavoro del 2018 ha permesso di aggiornare oltre 150 mila dati relativi alle varie direttive europee in campo ambientale, a testimonianza di come l'ambiente stia ridiventando centrale nell'agenda politica italiana. Stando ai dati Ispra, il 65,9% dell'inquinamento dell'aria, in Italia, è causato dall'uso casalingo del riscaldamento, davanti alle emissioni industriali (8,3%) e a quelle dei mezzi di trasporto privati (8,1%). Contrastanti i dati sulla salute delle acque. Il 75% delle acque dei 7.493 fiumi italiani è in buono stato, mentre solo il 48% dei corpi idrici dei 347 laghi ha dato risultati in linea con gli obiettivi di qualità europei. Per quanto concerne il mare, invece, il 54,5% delle acque è in buono stato con picchi dell'80% nei distretti delle Alpi orientali, dell'Appennino centrale e della Sardegna. Non mancano riferimenti a consumo di suolo (14 ettari al giorno nel 2016/2017), agricoltura biologica (76 mila operatori in più nel 2017 rispetto al 2016, +5,2%), raccolta rifiuti (55,5% di differenziata nel 2017, +2,9% rispetto al 2016). Snpa, dunque, si presenta per la prima volta come un sistema a rete fondamentale per fornire dati utili a orientare le politiche del Paese sui temi ambientali. 

Alfredo De Girolamo

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 1 marzo 2019

 

 

Piazza Libertà, cantiere nel vivo - Arriva un "cappotto" per il Silos

Una maxi impalcatura schermerà la facciata sopra i punti in cui gli operai rifaranno il marciapiedi. Procedono i lavori davanti alla Soprintendenza e dietro la Tripcovich

Una gigantesca impalcatura, alzata davanti alla facciata dell'ex Silos che guarda verso piazza della Libertà, che avrà la funzione di "contenere" i vecchi intonaci dell'edificio, mentre sul piano stradale le maestranze rifaranno il marciapiedi. Questo il prossimo "step" del grande cantiere aperto oramai da settimane nella piazza che si apre davanti alla Stazione ferroviaria, che si compirà entro metà marzo. «Stiamo entrando nel cuore dell'intervento - spiega l'assessore per i Lavori pubblici, Elisa Lodi - che si protrarrà fino ad autunno e permetterà alla città di presentare un biglietto da visita del tutto nuovo a chi arriva a Trieste in treno o entra in città da viale Miramare». Un'opera da quasi cinque milioni. Ad accorgersi dello stato di avanzamento dei lavori sono soprattutto gli automobilisti che, una volta arrivati in piazza Libertà, per raggiungere il centro devono attraversare una carreggiata che si restringe all'altezza di corso Cavour, dove fra l'altro è interdetta la svolta verso via della Geppa. Un disagio inevitabile - che per ora rimarrà isolato, perché non sono previste ulteriori modifiche all'assetto della circolazione - da cui però farà da riscontro un generale miglioramento dell'aspetto della piazza d'ingresso in città.«Stiamo anche lavorando sul lato della piazza sul quale si affaccia il palazzo che ospita la Soprintendenza per creare la nuova area dei sottoservizi. Fondamentale anche il riassetto della parte di largo Santos situata dietro la Tripcovich - aggiunge l'assessore - dove sorgerà la nuova area di sosta per Trieste Trasporti». Sarà proprio in quel piazzale che saranno collocate le fermate di capolinea di gran parte dei mezzi che attualmente sostano a fianco del giardino centrale di piazza Libertà. «Saranno definite le corsie e i marciapiedi - riprende Lodi - per agevolare la salita e la discesa dei passeggeri e per razionalizzare l'intero movimento dei mezzi pubblici nella zona. È in corso pure il riassetto del sottopasso che collega la Stazione a vari punti della piazza, che necessitava di un sostanziale intervento per renderlo adeguato a una città come Trieste, con una migliore illuminazione e un aspetto più gradevole».L'intervento di piazza Libertà si inserisce nel programma innovativo in ambito urbano denominato "Riqualificazione Trieste Nord" e coordinato con quello della cosiddetta "Area strategica del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino". «Si prevede il miglioramento della percorribilità veicolare e pedonale - conclude l'esponente della giunta Dipiazza - anche in funzione della prossima attivazione della riqualificazione e dell'apertura alla città del Porto vecchio».Il progetto è stato redatto per il Comune dal Raggruppamento temporaneo costituito dall'ingegner Klaus Plattner di Bolzano, dagli architetti Luciano Lazzari, Paolo Zelco e Fabio Zlatich di Trieste e Stanislao Fierro di Bolzano, con AcegasApsAmga ed Hera Luce per la progettazione, la realizzazione e il complemento dei servizi a rete, degli impianti semaforici e dell'illuminazione pubblica. Al termine dei lavori, l'intera area sarà più verde, grazie alla piantumazione di 16 nuovi alberi, che contribuiranno a ingentilirne l'aspetto. Una delle novità più attese nel riassetto del sottopasso, invece, sarà la posa dei cosiddetti percorsi "tattilo-plantari", consistenti in lastre di gomma in rilievo applicate alla pavimentazione per l'abbattimento delle barriere architettoniche. La loro sistemazione nel sottopasso di piazza della Libertà è frutto dell'accordo fra il Comune e l'Unione italiana ciechi di Trieste, presieduta da Marino Attini.

Ugo Salvini

 

 

Aperitivo verde  a San Giovanni sull'esperienza degli orti in citta' - nel pomeriggio

Prossimo obiettivo la riqualificazione dell'area vicino alle "case dei Puffi"

Un orto comune da realizzare in prossimità delle cosiddette "case dei Puffi" per riqualificare un'area orticola degradata ai margini delle residenze popolari. Si chiama Puff'orto il progetto per la creazione di un luogo che possa risultare utile e piacevole, basato su un'economia condivisa, solidale e sostenibile, con la partecipazione attiva dei residenti e in collaborazione con le reti solidali. Verrà presentato oggi pomeriggio alle 18, al Padiglione V nel parco di San Giovanni, in un incontro pubblico nell'ambito dell'Aperitivo verde, a cura del Centro di educazione ambientale, sugli orti in città e l'esperienza di Urbi et Horti-Orti comuni di Trieste gestiti dall'associazione Bioest.«Il progetto - spiega Tiziana Cimolino che da anni si occupa di orti comuni - nasce in collaborazione con Arci servizio civile a cui partecipano anche volontari dall'estero e mira a coinvolgere la popolazione residente. Ci si ispirerà alle tecniche dell'agricoltura sinergica fondate sui principi etici che esigono cura della terra, della persona e delle risorse. Momenti di azione sul campo, a cui ognuno può partecipare secondo le proprie possibilità, si alterneranno ad altri di istruzione con esperti nei vari settori per ottenere le conoscenze utili a condurre un orto giardino e trarne i frutti».«Il complesso residenziale di via Grego dispone di un'area verde destinata a orticoltura che però - rivela ancora Cimolino - oggi appare prevalentemente incolta e nella cui parte marginale si trova una zona comune diventata ricettacolo di rifiuti. Ciò nonostante, l'area presenta aspetti utili a sviluppare un progetto e la rinuncia di due assegnatari ha consentito la riassegnazione dei rispettivi lotti. A breve - anticipa la referente di Bioest - terremo dei seminari che coinvolgeranno anche bambini e ragazzi oltre ai volontari, anche occasionali, che possono ottenere un risultato soddisfacente pure nell'arco di una sola giornata. Ma la prima azione da compiere è la bonifica ambientale, con la raccolta dei rifiuti abbandonati, da gestire in sintonia con l'ente preposto all'igiene urbana e secondo le regole della raccolta differenziata. L'invito è rivolto quindi a quanti vogliano dedicarsi volontariamente alla pulizia». 

Gianfranco Terzoli

 

 

Palazzi al buio alla sera per "M'illumino di meno" - Comune e ateneo

Torna oggi "M'illumino di meno", la Giornata del risparmio energetico proposta dal programma Caterpillar di RadioDue, che sensibilizza l'opinione pubblica sull'importanza di «azioni virtuose di razionalizzazione dei consumi». Tra gli enti che hanno risposto "presente" ci sono il Comune, che annuncia che parteciperà all'iniziativa in collaborazione con Hera Luce, società del Gruppo Hera, spegnendo le luci della facciata del Municipio dalle 18.30 alle 20, e l'Università, che farà lo stesso a piazzale Europa dalle 18 alle 19.30.

 

 

SEGNALAZIONI - Porto vecchio: i binari da salvare

In merito a quanto scritto dal signor Podgornik su questa rubrica in data 20 febbraio ultimo scorso, va rilevato che sì, con buona probabilità i binari dell'intero Porto Vecchio sono inutilizzabili, salvo - forse - il raccordo tutt'ora attivo tra il fascio binari di Trieste Centrale e, appunto, il Porto Vecchio. Tale raccordo è visibile nei pressi della centrale idrodinamica. Detto questo, non entro nel merito sull'opportunità di salvare l'intero layout ferroviario di quella zona. Tuttavia, andrebbero fatte alcune considerazioni relativamente all'ipotesi di un sistema di trasporto di tipo tranviario su un'area vastissima come quella del Porto Vecchio, per non parlare che di fatto era "pronta" una linea su ferro che collegava il centro città a Barcola, ora ridotta ad una serie di desolanti monconi. Dunque, il discorso non è di preservare nostalgicamente vecchi binari, ma configurare un sistema di trasporto non inquinante e decisamente più appagante di una rete di bus. Lo stesso soggetto politico che afferma la sempiterna, imminente ripresa del servizio del tram di Opicina aveva rassicurato su un servizio di spola su ferro dal parcheggio Boveto verso il Centro città. Abbiamo visto come è finita. Infine, senza scomodare il Sudamerica, tengo a far notare come il più vicino rifacimento del "Molo Longo" a Fiume, che ha aperto al pubblico con passeggiata pedonale l'antico "terminal" (oggi passeggeri) del porto, ha previsto e realizzato la preservazione del binario di raccordo (con tanto di ponte), proteggendolo con adeguata copertura e rendendolo operativo in caso di necessità. E bravi i vicini croati. Noi, evidentemente, non ci arriviamo.

Massimiliano Di Biagio

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 28 febbraio 2019

 

 

Ferriera di Servola: dal vertice romano stretta sui controlli - L'INCONTRO FRA REGIONE E MINISTERO

Una stretta sui controlli e qualora non dovessero essere rispettati gli accordi scatterà immediatamente la revisione dell'Autorizzazione integrata ambientale per la Ferriera di Servola. Una linea che esce ulteriormente rafforzata dall'incontro romano tra il ministro all'Ambiente Sergio Costa, accompagnato dalla sottosegretaria Vannia Gavia, dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio Vincenzo Zoccano e dall'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro. Zoccano al termine dell'incontro si è detto soddisfatto «anche perché c'è stata la possibilità di parlare nel dettaglio delle singole problematiche dello stabilimento. Ci sarà un controllo molto più stretto in particolare per verificare che vengano rispettati gli ambiti sanitari e quelli delle emissioni acustiche e polverose. Qualora non dovessero essere ottemperati gli accordi si procederà alla revisione degli stessi». «Abbiamo analizzato il rispetto dell'Aia - ha aggiunto Gava - valutando gli aspetti ambientali e sanitari dell'intera area, condividendo la necessità di dare una risposta forte alle istanze del territorio innalzando il livello di attenzione, incrementando i controlli di Arpa e approfondendo il rispetto dell'Accordo di programma soprattutto in merito alla copertura dei parchi minerari».Proprio questi ultimi sono al centro del dossier di Scoccimarro: «L'accordo prevede che il gruppo Arvedi proceda alla copertura dei parchi e su questo non faremo alcun passo indietro visto che qualora l'azienda non dovesse ottemperare scatteranno le procedure previste. Da parte nostra, lo ribadisco, non c'è la volontà di arrivare a una chiusura traumatica di tutto l'impianto, ma solamente dell'area a caldo. Al termine dell'incontro con il ministro in ogni caso posso confermare che c'è una importante comunione di intenti».Al vertice romano da Costa hanno preso parte anche i parlamentari Cinque stelle Stefano Patuanelli e Sabrina De Carlo e il consigliere regionale Andrea Ussai: «L'incontro con il ministro è stato proficuo, la salute dei cittadini è la priorità», si legge in una nota serale del M5s.

 

 

Le Falesie tornano "a misura" di climber, sub, canoe e velisti

Il Comune di Duino Aurisina mette mano al Regolamento del Parco naturale Deroghe flessibili al posto dei divieti integrali. Decade anche il "Bollino blu"

DUINO AURISINA. Il Parco delle Falesie torna a disposizione della collettività. Appassionati di arrampicate sulle rocce di Duino, di nuotate e pagaiate nelle acque che le bagnano - pur nell'ambito di una disciplina che guarda alla tutela dell'ambiente - potranno nuovamente godere di una delle zone più belle dell'Alto Adriatico. Lo ha deciso la giunta del Comune di Duino Aurisina, apportando sostanziali modifiche al Regolamento in vigore e dando vita a quella che il sindaco Daniela Pallotta definisce «la svolta della fruibilità sostenibile». La novità è illustrata dall'assessore all'Ambiente Massimo Romita: «Le arrampicate sportive sono consentite nelle due aree di roccia che incombono sul mare collocate agli estremi del Parco, all'interno delle quali si potrà uscire dalla rete dei sentieri. Il Comune, in quanto organo gestore, potrà sempre disporre divieti di accesso e limitazioni all'arrampicata, a tempo e per specifiche motivazioni, al fine della tutela di habitat e specie di particolare pregio». Evidente il riferimento agli uccelli che nidificano in loco. Per quanto concerne la parte a mare, qui la novità è rappresentata dall'eliminazione del famoso "Bollino blu", il permesso per entrare con le imbarcazioni che, finora, andava richiesto e che non aveva riscosso l'apprezzamento dei frequentatori a causa di un iter complesso per ottenerlo. «Abbiamo diviso lo specchio d'acqua in tre zone - spiega Romita - e cioè A, B e C. Alla prima potranno accedere solo i soggetti incaricati della vigilanza e quelli autorizzati per motivi di ricerca scientifica e monitoraggio. Qui sarà vietata la pesca. Vi potranno però entrare i nuotatori e i mezzi a propulsione umana, in sostanza canoe e sup, e ciò nell'area immediatamente interna alla linea delle boe in direzione della Falesie e comunque non oltre i 10 metri in direzione della costa dalla linea di perimetrazione della stessa zona A». Nella B, prosegue l'assessore della giunta Pallotta, «sarà permesso l'ingresso a natanti e imbarcazioni a vela o motore, purché tengano rotta perpendicolare alla costa e a velocità ridotta, comunque non superiore a cinque nodi. Anche in questo caso potranno essere decisi limiti e divieti in casi particolari. Infine nella C - conclude Romita - potranno entrare nuotatori e mezzi a propulsione umana nonché le persone che praticano immersione subacquea e snorkeling a scopo turistico o naturalistico o con finalità didattiche. Sarà comunque vietata la pesca». Pallotta richiama comunque tutti a «una consapevole fruizione della Riserva, perché la tutela dell'ambiente rimane una priorità». Il consigliere d'opposizione Vladimiro Mervic, dichiarando in aula il suo favore alla novità, ha ricordato «le 420 firme raccolte a suo tempo per garantire la fruibilità del Parco».

Ugo Salvini

 

 

Cimitero di immondizie lungo i binari abbandonati della zona industriale

Cumuli di bottiglie, poltrone, batterie per auto, bidoni e sacchi neri: ecco cosa si trova oltre l'ex passaggio a livello di Strada della Rosandra

Tonnellate di rifiuti, che si accumulano giorno dopo giorno senza il minimo controllo, e in alcuni punti ecco vere e proprie discariche a cielo aperto, come quella vicino all'ex passaggio a livello di Strada della Rosandra. È la situazione in cui versano gli spazi attorno ai binari abbandonati, in diverse zone della città. Tra i punti più critici proprio nella zona industriale, dove le immondizie sono ben visibili anche dalla vicina strada trafficata, pochi metri dopo la rotonda di via Flavia. I rifiuti e in particolare la plastica sono ovunque, sotto forma di bicchieri, di bottiglie, di borse, di detersivi vuoti, di cassette per frutta e verdura. C'è chi ha depositato interi sacchi di spazzatura, senza troppi problemi, scaricati nel verde, così come un intero bidone, ormai ridotto a pezzi, con il contenuto riversato tra gli alberi. Spuntano poi anche un gioco per bambini, una poltrona e alcuni vasi di fiori. Dietro a quel che resta di un vecchio fabbricato diroccato, accanto alle sbarre del passaggio, qualcuno ha abbandonato anche rifiuti edili, come infissi e secchi di vernice. Lo scenario peggiore è qualche metro più giù, dietro la prima linea di binari, dove sotto il livello della strada si nasconde una distesa di oggetti abbandonati di tutti i tipi. Carte, cartoni e sacchi neri: forse sono stati trascinati nelle giornate ventose. Difficile però che qui le raffiche abbiano trascinato sedie, scarpe, borsoni di stoffa rotti, un triciclo e una carrozzina, batterie di veicoli, una montagna di bottiglie di vetro e quel che resta forse di una radio, completamente smontata nelle sue varie componenti. Gettati a terra ecco anche pezzi di veicoli, forse reduci da incidenti, tra lamiere e qualche parafango. «Era un tratto di cui si occupava l'ex Ezit - spiega Roberto Carollo, storico direttore del Museo ferroviario di Trieste e memoria storia nel settore - e credo che la situazione andrà sistemata presto, perché so che c'è la volontà di riattivare quei binari, per collegarli con Fernetti e per renderli operativi e al servizio di alcune realtà che lavorano nella zona. Questi binari, comunque, non sono più di competenza delle Ferrovie dello Stato». «Certo è che quando una linea viene abbandonata - commenta ancora lo stesso Carollo - spesso le condizioni poi sono critiche, ma in questo caso appunto c'è la possibilità concreta che tutto venga ripristinato al meglio». Lo scenario si ripete anche in altri punti delle ferrovie in disuso, come nei tratti visibili da via Caboto e, ancora, sotto il ponte accanto all'area cosiddetta Gaslini e pure all'ombra delle arcate lungo via Italo Svevo, dove in questo caso sono diversi anche i cumuli di abbigliamento, oltre alle "solite" borse di rifiuti.«La principale causa del degrado cui dobbiamo assistere da queste parti - commenta più di qualcuno di quelli che passeggiano nella zona - sta comunque nella maleducazione della gente».-

Micol Brusaferro

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 27 febbraio 2019

 

 

Scoccimarro e grillini in missione a Roma sul futuro di Servola

Vertice con il ministro dell'Ambiente per sollecitare revisione dell'accordo di programma e stop all'area a caldo

Giunta regionale e Movimento 5 stelle vanno in pressing congiunto sul governo per arrivare alla chiusura dell'area a caldo della Ferriera. Non si tratta della variante locale dell'alleanza gialloverde, ma della convergenza di interessi tra le forze che da tempo sono schierate per fermare la produzione di ghisa a Trieste. E così l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro e una delegazione pentastellata incontreranno oggi il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, per chiedere fermezza sul rispetto dell'Accordo di programma. Il quadro è noto e vede sul tavolo questioni come la copertura dei parchi minerari e l'abbassamento dei livelli di rumorosità, mentre prosegue il lavoro di bonifica dell'area con l'avvio della procedura per la realizzazione del barrieramento a mare e del trattamento delle acque di falda. Ma centrodestra e pentastellati vogliono capire quali siano le intenzioni del governo, tanto più dopo l'incontro tra Giovanni Arvedi e il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino, in cui è emersa la disponibilità di Siderurgica Triestina a valutare un futuro alternativo dell'area davanti a manifestazioni concrete d'interesse. Le vere intenzioni del Cavaliere sono però imperscrutabili. Né molto di più dice una lettera che a fine gennaio Siderurgica Triestina ha inviato ai componenti della Conferenza dei servizi per ribadire di non ritenersi obbligata alla realizzazione delle coperture dei parchi e per affermare che «tenuto conto del possibile scenario industriale futuro, è disponibile a discutere della situazione in nuovo Accordo di programma di rilancio delle attività dell'intera area industriale». Non è dato però a sapere se ciò significhi volontà di lasciare gradualmente o di rilanciare con l'installazione di un altoforno di ultima generazione e magari la rinuncia alla produzione di coke in loco. E intanto Scoccimarro continua a ripetere che «l'Accordo di programma va rivisto ma solo per chiudere l'area a caldo. La Ferriera non può convivere con lo sviluppo della città. Serve un coordinamento tra le varie amministrazioni e i rappresentanti politici al fine di superare i problemi senza che a pagare siano le famiglie dei lavoratori e senza vessare le società che hanno investito». Concorda il grillino Andrea Ussai, che oggi sarà a Roma, assieme alla deputata Sabrina De Carlo e al sottosegretario Vincenzo Zoccano: «L'Accordo va rivisto, non concedendo altri rinvii ma arrivando alla graduale chiusura dell'area a caldo, tutelando i posti di lavoro grazie allo sviluppo logistico, portuale e industriale a basso impatto». L'assessore approfitterà della visita per chiedere al ministro di convocare per aprile la Conferenza dei servizi affinché questa si esprima definitivamente sulla realizzazione dei grandi capannoni. Dopo aver domandato la diffida di Arvedi per le lacune progettuali della copertura dei parchi, la Regione punta infatti ad arrivare al dunque, ben sapendo che se il progetto verrà meno si potrà richiedere la sospensione dell'Aia e dunque fermare la produzione. Ma nulla è certo, visto che la Conferenza potrebbe anche chiedere nuove aggiunte di documenti al progetto o dire che i capannoni non sono necessari, mettendo così la Regione in difficoltà rispetto alle sue intenzioni. A giorni il Comune dovrebbe intanto adottare il piano di zonizzazione acustica dell'area, che regala qualche decibel di rumorosità alla Ferriera senza che questo permetta tuttavia allo stabilimento di stare entro i limiti notturni, nonostante la realizzazione da parte dell'azienda di tutte le misure di mitigazione previste. E così la Regione si prepara a una richiesta di diffida anche su questo punto. 

Diego D'Amelio

 

Seduta d'urgenza del Consiglio per analizzare il Piano rumori

Venerdì il Consiglio comunale si riunirà in una seduta d'urgenza per discutere il Piano comunale di classificazione acustica. E, a scopo propedeutico, ieri si è riunita anche la commissione trasparenza, presieduta dalla pentastellata Cristina Bertoni: erano presenti come ospiti da un lato i membri dell'Arpa e dall'altro alcuni rappresentanti dei cittadini di Servola. Nonostante l'invito erano invece assente il sindaco Roberto Dipiazza. Durante la commissione è stato messo in luce da più parti il problema dello sforamento dei limiti acustici, correlato all'attività della Ferriera, in particolar modo nell'area di via Pitacco. Ha detto Bertoni: «La popolazione servolana è sottoposta costantemente a livelli di rumore sopra la media Arpa giornaliera; se si considera l'arco dell'anno, allora si supera pure la soglia Oms. Il parere Arpa a mio avviso è molto chiaro, il sindaco tuttavia non c'è e il nodo pertanto rimane». Maria Teresa Bassa Poropat (Cittadini) ha evidenziato: «La presente commissione ha per oggetto le "azioni intraprese dall'amministrazione comunale". Tuttavia non solo manca il sindaco: non ha nemmeno delegato un assessore competente o gli uffici tecnici. Durante questo mandato non ho visto un solo segnale di cambiamento, rispetto alle amministrazioni precedenti: si stanno prendendo in giro i cittadini». Guido Apollonio (Fi) ha detto: «Qualcosa si sta facendo: venerdì portiamo in votazione il Piano. Forse si sarebbe potuta posticipare la presente commissione a dopo quel momento». Per quanto riguarda il Consiglio, l'appuntamento è fissato come detto per venerdì mattina alle 9.30. L'annuncio della convocazione è arrivato ieri ed è stato motivato con l'approssimarsi dell'udienza al Tar. Per l'occasione relatrice sarà l'assessore all'Ambiente Luisa Polli; la discussione si svolgerà peraltro senza la consueta fase delle domande d'attualità e interrogazioni, proprio per concentrarsi sull'oggetto della convocazione.

 

 

Progetto da 1 milione e 600 mila euro per dare forma al Museo del Mare

Un museo del mare da 33 milioni val bene un progetto da un milione e 600 mila ero. L'amministrazione ha emesso "il bando di gara per l'affidamento del servizio di progettazione definitiva ed esecutiva relativamente ai lavori di realizzazione del Museo del mare nel comprensorio del Porto vecchio". In realtà il Museo del mare, dopo le ultime varianti, troverà posto all'interno del Magazzino 26 assieme probabilmente all'Immaginario scientifico, al mega infopoint turistico (mille metri quadrati), al Museo dell'Antartide e alle masserizie degli esuli del Magazzino 18. Non ci sarà, invece, l'archivio di Its che ha trovato asilo nella sede della Fondazione CRTrieste.Il progetto, secondo quando previsto dall'appalto, dovrà essere realizzato in otto mesi (240 giorni). Le offerte dovranno pervenire al Comune di Trieste (piazza Unità 4) entro le 12.30 del 9 aprile (il giorno dopo, alle 10, saranno aperte le buste). Tra le condizioni di partecipazione, vista l'entità del bando, è stato inserito il fatturato globale minimo per servizi di ingegneria ed architettura che non deve essere inferiore a un milione e 141 mila euro. Viene inoltre precisato che l'appalto non è connesso a un progetto finanziato dai fondi comunitari. In realtà non si tratto di un progetto vero e proprio (per il quale sarebbe stato meglio indire un concorso di idee) ma di "servizi relativi all'architettura e all'ingegneria" in base ad alcune prescrizioni fornite dall'amministrazione comunale. In ogni caso si tratta dell'opera più rilevante dei 50 milioni piovuti sul Porto vecchio dal Mibact tramite il Cipe, all'epoca del governo di Matteo Renzi. Ovvero il "grande attrattore culturale transfrontaliero" immaginato da Roma per giustificare l'investimento milionario. «Si tratta dell'opera più importante di quest'amministrazione» aveva certificato in una riunione di commissione l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi. Il nuovo Museo del mare occuperà la bellezza di una superficie di 19 mila metri quadrati su quattro piani. Un'enormità se si pensa che l'attuale Civico Museo del mare, situato nell'edificio dell'ex Lazzaretto di Campo Marzio, si sviluppa su tre piani per complessivi duemila metri quadrati e ha una media di seimila visitatori annui. «Con questo museo di livello europeo puntiamo a fare almeno 800 mila visitatori all'anno» pronostica l'assessore alla Cultura Giorgio Rossi. Praticamente due terzi del Magazzino 26 andranno al nuovo Museo del mare.Il quadro economico prevede 17.666.060 euro per la ristrutturazione del Magazzino 26, 525 mila per le demolizioni, 780 mila per la sistemazione esterna delle aree pedonali, 550 mila euro per la realizzazione di un parcheggio. Solo sette milioni sono riservati agli allestimenti del museo del m are, alle attività di promozione e alle opere d'arte. Quello che resta dei 33 milioni se ne va tra indagini strutturali, collaudi, oneri di sicurezza, iva e attività di progettazione. Alla Cultura neppure un quarto dell'investimento. 

Fabio Dorigo

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 26 febbraio 2019

 

 

Via i cassonetti, sì ai masegni - Ecco il futuro di Sant'Antonio

Si svelano domani in Quarta circoscrizione i rendering dell'architetto Bradaschia Si lavora a un'unica prospettiva architettonica verso le Rive. Salva la fontana

Arrivano i masegni: faranno da cornice alla nuova piazza Sant'Antonio che manterrà la fontana e il verde mentre scompariranno i bidoni delle immondizie. Approderà domani alle 20 nel Consiglio della Quarta circoscrizione presieduta da Riccardo Ledi della Lega (in una seduta pubblica alla quale il M5s in una nota di ieri invita i cittadini) la bozza del progetto per la riqualificazione dell'area: sarà presentata dal sindaco Roberto Dipiazza, con l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi e i tecnici del Municipio. Saranno complessivamente quattro i rendering che verranno preparati dallo studio dell'architetto Maurizio Bradaschia, che sarà a sua volta presente all'incontro.«Si tratta - spiega Lodi - di progetti che non stravolgeranno l'attuale impostazione architettonica. L'intenzione è di mantenere sia lo spazio verde che la fontana: in che forma sarà più chiaro dai rendering che proporremo. L'idea che abbiamo chiesto all'architetto di portare avanti è quella di non cambiare radicalmente l'area. Posso anticipare che i masegni proseguiranno dalle vie Rossini e Bellini (le due sponde del canale, ndr) fino alle intersezioni delle vie Paganini e Ponchielli con via San Lazzaro, andando dunque a riqualificare anche le laterali che costeggiano la chiesa».Quella di Sant'Antonio è l'ultima piazza che resta da riammodernare in centro dopo l'avvio del cantiere a settembre in piazza Libertà, i cui lavori dovrebbero chiudersi entro l'estate, al netto di possibili sorprese legate al futuro della Sala Tripcovich. Lodi, per quanto riguarda il nuovo cantiere, conferma che «la volontà è di avviarlo entro l'anno. Dopo la riflessione in circoscrizione con le quattro proposte procederemo il progetto preliminare e in giunta approveremo quello esecutivo. Nel Piano delle opere abbiamo già previsto una spesa di 2,6 milioni di euro sulla base anche del preventivo predisposto dagli uffici».Un altro dettaglio importante sarà rappresentato dai cassonetti dei rifiuti, che verranno tolti e saranno sostituti da contenitori "a scomparsa" collegati ad appositi spazi nel sottosuolo in modo simile a quelli realizzati in piazza della Borsa. «Questo - evidenzia l'assessore - consentirà di avere una visuale pulita dalla chiesa e fino al mare. Parliamo di una zona molto bella e pregiata che si sta rilanciando in maniera importante».Non ci saranno quindi "rivoluzioni". Sono state anche archiviate le soluzioni che prevedevano di riportare il canale fino ai piedi della scalinata della chiesa: troppo elevati i costi. L'affidamento all'architetto Bradaschia è stato retribuito con poco meno di 50 mila euro Iva compresa, e rientra nel quadro delle rotazioni professionali per i cosiddetti lavori sottosoglia. L'area sarà poi completata con l'allargamento del marciapiedi di via Filzi nella zona davanti alla chiesa serbo-ortodossa, e ciò per rispondere anche alla richiesta della comunità. I parcheggi per i motorini dell'area verranno trasferiti in altre zone del centro mentre al momento non è prevista la cancellazione degli stalli, sempre per le due ruote, davanti al canale e quelli per i disabili. 

Andrea Pierini

 

La storia Chiesa neoclassica realizzata nel 1849 Canale chiuso nel '34

Piazza Sant'Antonio ha assunto l'attuale conformazione dopo la scelta di interrare l'ultima parte del Canal Grande nel 1934, con i detriti provenienti dalle demolizioni di Cittavecchia. Dal 1935 al 1944 venne ribattezzata piazza Umberto I salvo poi tornare alla denominazione di piazza Sant'Antonio nuovo. Fino alla metà del 1700 c'era qui una chiesetta dedicata all'annunciazione che nel 1771 venne sostituita da un più grande luogo di culto in stile barocco. Nel 1808, visto il grande afflusso di credenti, si decise di costruire una struttura più spaziosa che Pietro Nobile iniziò a progettare in stile neoclassico. I lavori iniziarono nel 1825 e terminarono nel 1849 con la consacrazione. A scolpire le sei statue che la caratterizzano fu Francesco Bosa.

 

 

Cattivi odori a San Dorligo In arrivo i "nasi elettronici"

Il Comune avvia uno studio ad hoc supportato da fondi regionali e collaborazioni con Arpa e Università dopo l'ultima ondata di lamentele da parte dei residenti

SAN DORLIGO Scatta l'operazione contro i cattivi odori a San Dorligo della Valle. Dopo le recenti lamentele dei residenti delle zone di Mattonaia, Aquilinia, Lacotisce e Domio, ultime di una lunga serie di accuse rivolte alla Tal Siot, il cui oleodotto sembra essere all'origine del problema, l'amministrazione comunale ha deciso di far partire a breve un'azione finalizzata a individuare con esattezza le cause del fenomeno. «Abbiamo a disposizione i 35mila euro, frutto di un contributo della Regione, con i quali avvieremo uno studio - annuncia l'assessore comunale per l'Ambiente e il Territorio, Franco Crevatin -, nel corso del quale utilizzeremo i cosiddetti "nasi elettronici", ma non solo. Intendiamo avvalerci anche della collaborazione dell'Università, la cui disponibilità ci è stata garantita nel corso di un colloquio dal rettore, Maurizio Fermeglia, e dell'Arpa». «Finora - prosegue l'esponente della giunta municipale - abbiamo sentito parlare di tanti bei progetti e abbiamo visto impiegare tante risorse, ma resta il fatto che, in questi ultimi anni, la situazione è migliorata di poco. Grazie ai 35mila euro arrivati dalla Regione - insiste l'assessore - potremo completare uno studio serio, che auspichiamo possa indicare la strada da seguire nei prossimi anni, al fine di migliorare sensibilmente la situazione che sta diventando sempre più fastidiosa, anche se non dannosa per la salute, come afferma la stessa Siot». Crevatin conosce da vicino il problema: «Capisco bene la cittadinanza che si lamenta - riprende - perché di cattivi odori ne so qualcosa anch'io, che abito a Lacotisce. Sono convinto che questa amministrazione e la competente Commissione Ambiente stanno facendo il massimo di ciò che è nelle loro possibilità. In assenza di normative specifiche in materia, solo la Tal Siot può far migliorare le cose. Se manterranno la parola data in sede di tavolo tecnico sugli odori molesti, qualcosa in meglio cambierà - conclude - perché in questo particolare momento le polemiche e le puntualizzazioni servono a poco». Qualche giorno fa, la stessa Tal Siot aveva annunciato che «sono in corso analisi specifiche, in collaborazione con un'azienda specializzata del settore, per la migliore gestione dei nasi elettronici e l'implementazione dei risultati, che saranno elaborati entro il primi semestre dell'anno». Sul tema è intervenuto nuovamente anche il presidente della Commissione Ambiente, Roberto Potocco, il qualche ha ricordato che «il valore patrimoniale degli immobili che rientrano nelle zone in cui gli odori si sentono di più è fatalmente in calo. Anche questo - ha aggiunto - è un aspetto da tenere in debito conto, perché ci sono famiglie che vorrebbero vendere e non riescono a farlo». 

Ugo Salvini

 

 

Ambiente - L'Italia punta ai fondi Ue per ridurre l'effetto serra

ROMA. I finanziamenti del programma Ue per ambiente e clima (Life) consentiranno di sbloccare più di 3,2 miliardi di euro di sovvenzioni supplementari a favore di 12 progetti su vasta scala in materia di ambiente e di clima in dieci Stati membri per sostenere la transizione dell'Europa a un'economia circolare, a basse emissioni di carbonio. Lo ha indicato la Commissione europea annunciando un investimento di 116,1 milioni per i più recenti «progetti integrati» da finanziare in vari Paesi. L'Italia è interessata ai progetti per ridurre le emissioni di gas a effetto serra attraverso lo sviluppo di capacità, il trasporto su strada a zero emissioni e il sequestro del carbonio. Gli altri progetti riguardano qualità dell'aria (Bulgaria e Ungheria), natura (Repubblica ceca, Ungheria, Portogallo, Slovenia), acqua (Austria, Estonia), riduzione emissioni Co2 (oltre all'Italia Finlandia e Slovenia), clima (Grecia). Il programma LIFE è lo strumento finanziario europeo per l'ambiente e l'azione per il clima attivo dal 1992. Ha cofinanziato più di 4.600 progetti nella Ue e nei paesi terzi.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 25 febbraio 2019

 

 

Arriva il ticket unico bus-treno per andare da Trieste a Lubiana

Servizio sperimentale per sei mesi: i biglietti si faranno on line al costo di otto euro Da piazza Oberdan a Opicina con le linee 2/ e 4, poi in carrozza verso la Slovenia

Dal primo marzo sarà possibile usare un unico biglietto per raggiungere la stazione di Opicina con l'autobus e poi andare a Lubiana con il treno. Si tratta di un progetto sperimentale dalla durata di sei mesi. Stando alle indicazioni della Regione, il "Cross-border ticket Slo- Ita" sarà acquistabile solo dal sito delle Ferrovie slovene all'indirizzo www.slo-zeleznice.si. Al momento non è ancora possibile effettuare l'operazione sul portale, che è consultabile in sloveno o in inglese. Il tagliando costerà otto euro, la stessa cifra del treno diretto Lubiana-Trieste denominato "Rg", che non rientra nell'iniziativa del biglietto unico visto che effettua il collegamento direttamente con la stazione centrale e due volte al giorno in orari turistici. Il biglietto in questione, spiega l'assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti, rende operativo l'accordo siglato lo scorso 14 febbraio tra la Trieste trasporti e la Slovenske zelenize doo, che prevede «l'utilizzo di un unico titolo di viaggio per i treni tra la Slovenia (Lubiana) e Villa Opicina, che non proseguono verso la città di Trieste, e gli autobus di servizio urbano che dalla Stazione di Villa Opicina arrivano a piazza Oberdan. Pizzimenti ha anche ricordato che l'iniziativa si colloca nell'ambito del progetto comunitario "Connect2Ce", coordinato dalla Cei (Iniziativa centro europea), che ha come obiettivo il miglioramento del collegamento con le aree periferiche attraverso il trasporto pubblico. «In tale contesto - sottolinea l'assessore - abbiamo inteso sostenere questa tratta facendo in modo che il viaggiatore non debba perdere tempo nell'acquisto di due diversi biglietti. Una comodità che potrebbe favorire, soprattutto in chiave turistica, un incremento di flussi in entrambe le direzioni. Al termine della sperimentazione e alla luce dei dati raccolti dal monitoraggio, valuteremo, assieme alle società che hanno siglato l'accordo e alla Cei, ulteriori possibili progetti da realizzare». Per quanto riguarda l'autobus sono previste nove corse della linea 2/, che toccherà la stazione di Villa Opicina nei seguenti orari: 7.51, 8.11, 10.31, 16.51, 17.31, 18.11 e 19.31 e, solo dal lunedì al venerdì, anche alle 12.51 e alle 13.11. La linea 4 andrà invece a Villa Opicina ogni giorno alle 6.50 e alle 21.07 e, dal lunedì al venerdì, anche alle 6.35 e alle 22.07. I treni invece passeranno per Opicina alle 7, alle 10.30 (con un cambio a Divaca), alle 13.27, alle 17.40 e alle 19.58. Le partenze da Lubiana sono invece fissate nei seguenti orari: 4.30, 8.15, 10.44, 14.35, 18.55, 19.50. La durata del viaggio è di poco meno di due ore. Per quel che riguarda il costo intero del viaggio, le tariffe vanno appunto dagli otto euro da e per Lubiana ai 4,20 da e per Postumia, mentre per raggiungere Sesana basteranno due euro. Tra le altre località d'oltreconfine inserite nel tragitto Divaca (2,60 euro), Logatec (5,80 euro) e Borovica (sette euro). Per i bambini sotto i 10 anni, accompagnati da un adulto pagante, il servizio è gratuito.

Andrea Pierini

 

IL SERVIZIO "RG" - Le linee ferroviarie dirette non cambiano: restano due

L'iniziativa bus-treno esula dai due collegamenti ferroviari diretti Trieste-Lubiana, ma dà più opportunità di viaggiare tra le due città. I collegamenti ferroviari diretti sono quelli dei treni "Rg" con partenza alle 9.02 e alle 19.07 e arrivo alle 21.48. Il ritorno è fissato alle 6 e alle 16.10. Il titolo di viaggio è acquistabile solo a bordo del treno.

 

 

La plastica ci soffoca: è ora di dire basta

Dovremo cambiare molte cose e dovremo farlo molto presto

La chiamarono Pacific Garbage Patch, l'isola di microplastica estesa almeno un milione di chilometri quadrati scoperta nell'oceano Pacifico negli anni Novanta. A 30 anni da quella sconcertante scoperta - nel frattempo si sono "create" ben cinque "isole di plastica" oceaniche e una nel Mediterraneo - la comunità internazionale corre ai ripari per evitare che la terra si trasformi in una grande pattumiera dove animali e persone rischiano di morire soffocati dalla plastica. Nessuno avrebbe immaginato, nel 1963, quando Giulio Natta fu insignito del Premio Nobel per la scoperta del polipropilene (un polimero termoplastico), che quello, insieme con le altre materie plastiche, sarebbe stata una minaccia per l'intero ecosistema. A livello globale sono 700 le specie marine minacciate da questi polimeri, il 17% sono a rischio estinzione. Ma si può rimediare a questo scempio prodotto in 60 anni di progresso tecnologico, che ha prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di plastica insolubile e che entro il 2050 crescerà fino a 34 miliardi?La Comunità europea - seconda produttrice al mondo di plastica dopo la Cina - ci prova. Il Parlamento e il Consiglio dell'Unione Europea hanno raggiunto nel dicembre 2018 un accordo per tagliare la produzione di 10 oggetti in plastica monouso che rappresentano il 70% di tutti i rifiuti galleggianti nei nostri mari. Diventeranno fuorilegge a partire dal 2021 cannucce, cotton fioc (l'Italia ha vietato da quest'anno quelli non biodegradabili e dal 2020 le microplastiche nei cosmetici), posate e stoviglie di plastica, bastoncini per mescolare le bevande e sorreggere i palloncini, le plastiche oxo-degradabili, contenitori per cibo e tazze in polistirene espanso e reti da pesca. Entro il 2030 tutti gli imballaggi di plastica dovranno essere riciclabili o riutilizzabili e verrà messa al bando la microplastica. Ma gli uomini sono pronti a rimediare allo scempio? Sembra proprio di no. Dal 2010 a oggi i big della petrolchimica hanno investito 186 miliardi di dollari per aumentare la produzione di plastica da fonti fossili del 40% nel prossimo decennio. Alla voce di wikipedia "politiche di riduzione dell'inquinamento" da plastica si legge «questa sezione è ancora vuota, aiutaci a scriverla». Sembra impossibile pensare a un mondo senza plastica. Ci provano studi scientifici e startup che pensano a soluzioni per il riciclo ma anche a trasformare i polimeri chimici in materiali eco-sostenibili. In ogni caso non abbiamo alternative: la plastica ha rotto, è l'ora di chiudere un'epoca.

ROSARIA FEDERICO

 

In mare più plastica che pesci Ecco come evitare il disastro

Ogni bottiglia "resiste" per 400 anni e solo l'Europa ne produce 46 miliardi all'anno Insieme con la riduzione di emissioni di anidride carbonica, questa è la prima emergenza

Nel 2050 gli oceani potrebbero contenere, in peso, più materie plastiche che pesce: tutta colpa di bottiglie, imballaggi, cotton fioc, posate, mozziconi di sigarette e microplastiche. Per rimediare al mondo di plastica del quale non abbiamo potuto fare a meno per oltre mezzo secolo il diktat è riciclare e creare nuove tecnologie per "dividere" (depolimerizzare) quei materiali facendoli tornare ai loro componenti originari, creando così un circolo virtuoso senza fine che sarebbe la salvezza. Creare alternative ecologiche a sacchetti per la spesa e a imballaggi per alimenti, elettrodomestici e apparecchi sanitari è fondamentale. ITALIA, BASSO RICICLAGGIO - Per capire quanto sia allarmante la situazione bastano pochi dati, un esempio su tutti quello delle bottiglie di acqua in Pet (polietilene tereftalato). In Europa se ne producono 46 miliardi. Per essere smaltita una bottiglia impiega fino a 400 anni, questo significa che in 20 anni si accumuleranno un miliardo di miliardi di bottiglie solo nell'Unione europea. In Italia ne vengono utilizzate ogni giorno 32 milioni, siamo i maggiori consumatori in Europa di acqua minerale e tra i primi al mondo. Solo in Italia, ogni anno si consumano 2,1 tonnellate di plastica per imballaggi di questa montagna di rifiuti solo il 41% viene poi riciclato. Il mar Mediterraneo è classificato come la sesta grande zona di accumulo di rifiuti plastici al mondo pur rappresentando solo l'1% delle acque mondiali, concentra il 7% della microplastica globale. Numeri da brividi che impongono una soluzione. L'obiettivo della direttiva europea varata a dicembre scorso è ridurre drasticamente l'utilizzo e l'inquinamento da plastica e l'emissione di CO2 (anidride carbonica) nell'aria. Nell'accordo sono fissati obiettivi precisi almeno il 25% di plastica riciclata entro il 2025 e il 30% dal 2030. Inoltre bisognerà ridurre drasticamente i 3,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica di emissioni in atmosfera. Secondo le stime, meno plastica produrrebbe un risparmio di 6,5 miliardi di euro. Eliminare uno dei maggiori inquinanti del pianeta è vitale. Il riciclo e l'eliminazione delle materie plastiche oltre che necessario è un business - così come era accaduto negli anni Sessanta per il procedimento contrario - e intorno a questo progetto proliferano studi, ricerche e sperimentazioni per creare una produzione di materiali alternativi ecologici e sostenibili. PRIMI REPARTI "PLASTIC FREE" - La grande distribuzione cerca di adeguarsi visto che nei supermercati c'è il maggior accumulo di plastiche. Ad Amsterdam nel 2018 ha aperto, all'interno del market biologico Ekoplaza, il primo reparto "plastic-free", con 680 prodotti confezionati in imballaggi biodegradabili, in vetro, metallo o carta. Le nuove frontiere per il riciclo passano per università, centri di ricerche e imprese, con un solo obiettivo: far sparire la plastica. Tra le sperimentazioni più avanzate quella della glicosi per via chimica, la distruzione con enzimi del Pet o la decomposizione del polistirolo in impianti pilota che presto saranno sfruttabili a livello industriale. NUOVI IMBALLAGGI - L'allarme plastica spinge a riprogettare l'intera filiera dell'impacchettamento con la creazione di materiali bio da affiancare a quelli tradizionali. In questo settore proliferano le startup alcune come Origin Material hanno sperimentato la produzione di imballaggi plasmati da cartone, segatura e fiori. Bioplastech, invece, ha puntato tutto sui microorganismi ghiotti di plastica, in grado di renderla biodegradabile con un processo naturale. Ci sono poi le aziende che puntano sull'evoluzione tecnica del sistema di riciclaggio della plastica. Ioniqa Technologies rinnova il Pet rimuovendo ogni agente di contaminazione o tracce di un precedente utilizzo così, ad esempio, la stessa bottiglia di Coca-Cola può essere usata diverse volte. Ci sono, poi, le aziende che puntano tutto sul riciclo della plastica, cambiandone forma e utilità: Biocellection ha lanciato una tecnologia in grado di trasformare le buste di plastica in tessuto sintetico per dare vita a indumenti tecnici o sportivi. Un centro di ricerca finlandese ha creato un materiale compostabile da sottoprodotti agricoli e forestali, che potrebbe essere utilizzato per buste alimentari per prodotti come muesli, noci, frutta secca e riso e sostituire gli imballaggi "tradizionali".Una sfida lunga e difficile ma vitale per non affogare in un mare di plastica. 

ROSARIA FEDERICO

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 24 febbraio 2019

 

 

Porto vecchio, salviamo almeno i binari dal Molo IV a Barcola - la lettera del giorno di Leandro Steffè per Italia Nostra e Ferstoria

Con riferimento alla segnalazione sul tema del signor Podgornik, apparsa il 20 febbraio scorso, come associazioni Italia Nostra e Ferstoria dobbiamo dire che non tutti la pensano come lui che vorrebbe togliere tutti i binari del Porto vecchio. Prova ne sono le oltre 5.100 firme sottoscritte già nel 2016, in favore della conservazione, nella logica del polo museale, assieme ai magazzini, alla centrale idrodinamica, alla sottostazione elettrica, di un minimo di quella struttura ferroviaria che ha segnato il passaggio di Trieste (come anche di altri porti come Fiume) alla qualifica di "Porto ferroviario" servito capillarmente tra moli e magazzini; il tutto a suo tempo avvenuto sotto l'Impero asburgico (l'impero c'entra e come! ) a partire dal 1857. Non si pretende la conservazione di tutta quella estesissima infrastruttura ferroviaria di oltre 40 chilometri che ha interessato l'area ma bensì del solo tracciato longitudinale di circa 3 km (dal Molo IV a Barcola Bovedo) con i suoi minimi collegamenti essenziali (varco FS e rimessa) che possano essere testimonianza storica ma anche consentire un futuro utilizzo storico-turistico per il quale l'interesse del pubblico è già stato dimostrato in occasione passate, nonostante l'ostilità di alcuni. Quando sperimentato, il Tramway Tpv risulta aver trasportato circa 12 mila persone, tra l'altro dando notevole apporto di visitatori alla allora mostra storica sul Lloyd Triestino in centrale idrodinamica. La proposta non comprende alcuna ipotesi di grandi investimenti ma bensì la semplice preservazione e tutela di una modesta parte dell'esistente, che non pregiudica affatto le prospettive di altri sviluppi nell'area: al contrario un servizio su rotaia, perlopiù in sede propria e alternativo alla strada, potrebbe essere un unicum ed una "marcia in più" per l'attrattiva turistica del luogo. Va ricordato al signor Podgornik che il concetto di "ferrovie storiche "e loro tutela a scopi culturali e turistici non è una fissazione di "pasionari" ma costituisce una legge dello stato italiano (9 agosto 2017, n. 128) e che l'archeologia industriale a cui si fa riferimento è parte riconosciuta del patrimonio storico delle nazioni evolute. Problematica del tram di Opicina: tema sensibile seguito da tutti noi ma separato dal contesto del Porto vecchio.

 

 

Rigassificatore di Veglia è braccio di ferro fra Quarnero e Zagabria - IL MINISTRO CORIC IN VISITA SULL'ISOLA

VEGLIA. Muro contro muro, senza che nessuno ceda neanche di un millimetro. Il ministro croato dell'Ambiente, Tomislav Coric ha fatto tappa a Castelmuschio (Omisalj), nell'isola quarnerina di Veglia, per tentare di convincere l'amministrazione comunale, gli isolani e il governatore della Regione di Fiume Zlatko Komadina sull'utilità del progetto che prevede l'ubicazione di un rigassificatore offshore proprio nelle acque di fronte a Castelmuschio.«Lo Stato croato - ha detto il ministro - si sta impegnando nella realizzazione dell'impianto perché vuole che il Paese possa contare sulla diversificazione delle fonti energetiche, per avere maggiore autonomia nel settore. Zagabria non intende rinunciare al progetto, che poi ha anche una valenza europea dato che Bruxelles ha concesso a fondo perduto ben 100 milioni di euro. La Croazia - ha aggiunto il ministro - vuole garanzie assolute sull'arrivo di energia da più parti, perché non si ripeta quanto avvenne nel 2009, quando la crisi nel comparto privò l'industria croata di gas per alcune settimane». Coric ha sottolineato anche che i rigassificatori nell'Ue sono 24, e altri 12 sono in costruzione. A replicargli è stata innanzitutto la sindaca di Castelmuschio, Mirela Ahmetovic, sin dall'inizio contraria al terminal galleggiante e che si adopera invece per il rigassificatore sulla terraferma: «Per legge non si può posizionare l'impianto offshore nelle acque di Veglia in quanto la presenza del rigassificatore non è contemplata nei piani regolatori di Castelmuschio e della Regione quarnerino-montana. I due piani prevedono soltanto la collocazione del terminal sulla terraferma. Ed è quello che vogliamo - ha scandito Ahmetovic - tutto il resto non ci interessa e non riesco a capire perché il governo croato insista in modo testardo con questo progetto, che nel Quarnero nessuno vuole».A darle manforte è stato il governatore Komadina, asserendo che lo Stato non vuole risolvere altri gravi problemi come quello del cantiere navale fiumano Tre Maggio e della discarica regionale di Mariscina, mentre continua ad insistere con il rigassificatore offshore. «Ricordo al ministro Coric - ha concluso Komadina - che l'Assemblea regionale ha bocciato all'unanimità il progetto. Volete scavalcarla? Fate pure, ma incontrerete la nostra opposizione». Il braccio di ferro fra Quarnero e Zagabria continua. E promette ulteriori tensioni e colpi di scena. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 23 febbraio 2019

 

 

Cattivi odori a Mattonaia, nuovi test sui serbatoi

Tal-Siot annuncia due nuovi progetti per contrastare la "grande puzza": «Ma non ci sono rischi per la salute dei cittadini»

SAN DORLIGO. Un progetto denominato "doppio anello", per capire se la prevista implementazione della nebulizzazione, applicata al "serbatoio tipo", migliorerà la performance di contenimento degli odori, i cui risultati sono previsti entro giugno. E una sperimentazione che sarà effettuata nel corso dell'anno in un sito tedesco, dove sarà creata una struttura lungo l'impianto di pompaggio del greggio per verificare se alcune emissioni possano provenire non dai serbatoi ma proprio dalle pompe. Queste le due iniziative decise da Tal-Siot dopo l'ennesima segnalazione di presenza di cattivi odori nelle aree abitate più vicine all'oleodotto, in particolare a Mattonaia. L'annuncio è stato fatto con un comunicato, in cui si ribadisce che «non vi è alcun rischio per la salute dei cittadini e l'odore è dovuto ai mercaptani, captati dall'olfatto umano anche se presenti in concentrazioni bassissime. A volte le condizioni meteo impediscono una rapida dispersione, favorendo la percezione degli odori. Poiché non esistono sul mercato soluzioni pronte all'uso negli ultimi anni Tal ha realizzato progetti di ricerca con l'Università di Trieste e con aziende del settore, da cui è scaturito un sistema di mitigazione degli odori basato sulla nebulizzazione di acqua lungo le pareti dei serbatoi, costato oltre 1,8 milioni». «Ulteriori analisi sono in corso - prosegue il comunicato - in parallelo con attività che hanno l'obiettivo di migliorare, grazie alla manutenzione, il saldo olfattivo. Nel 2018 sul tema odori sono stati spesi 500 mila euro, e 600 mila sulla manutenzione connessa agli odori». «Le affermazioni della Siot sono sempre le stesse da anni», replica Roberto Drozina, capogruppo della Lista Territorio e Ambiente: «La nebulizzazione è iniziata cinque anni fa e se oggi la puzza continua, significa che questo sistema non funziona e la Siot ne è consapevole. I limiti della civica pazienza sono superati».«Dire che non ci sono rischi per la salute non basta», osserva il presidente della Commissione ambiente Roberto Potocco: «La Siot dovrebbe avere attenzione anche per la qualità della vita dei residenti, perché non è giusto penalizzare chi ha scelto di vivere qui per godere del verde e degli spazi del territorio e si ritrova a soffrire la puzza».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 15 febbraio 2019

 

 

Barriera a mare della Ferriera - Partito l'iter per il cantiere

Primi passi di Invitalia verso l'opera anti inquinamento dello specchio acqueo Consegnati alla Regione i documenti necessari per arrivare al via ai lavori

Trieste. Il progetto della barriera pensata per arginare l'inquinamento del braccio di mare davanti alla Ferriera ha cominciato il suo corso. Invitalia, società emanazione del ministero dell'Economia, ha consegnato nei giorni scorsi alla Regione gli incartamenti necessari ad avviare lo screening di valutazione di impatto ambientale, che costituisce il passaggio burocratico preliminare alla partenza dei lavori, la cui conclusione è prevista entro il 2020. La procedura riguarda da una parte la realizzazione del cosiddetto marginamento fisico dell'area di costa data in concessione a Siderurgica triestina e dall'altra l'installazione di un sistema idraulico capace di estrarre e trattare le acque della falda inquinata. Un'operazione interamente affidata a Invitalia, come previsto dall'accordo di programma che ha suddiviso le opere di risanamento affidandone una parte al gruppo Arvedi e l'altra alla mano pubblica, cui toccherà ora sborsare una quarantina di milioni per tombare il terreno contaminato e creare un sistema di depurazione dell'acqua piovana. L'intervento è indispensabile a prescindere dal futuro dell'area, perché fare argine all'inquinamento del sottosuolo è una priorità sia che si continui con la produzione di ghisa, sia che si arrivi alla trasformazione logistica del tratto di costa occupato dalla Ferriera, che potrebbe un domani ospitare lo snodo ferroviario dove caricare le merci in arrivo via nave alla Piattaforma logistica. L'opera si rende necessaria a causa dell'inserimento del comprensorio nel perimetro del Sito inquinato di interesse nazionale. E se il gruppo Arvedi si è fatto carico della rimozione dei rifiuti, della messa in sicurezza del sito e di una parte del progetto di bonifica della falda, è Invitalia a dover ora provvedere al barrieramento, il cui studio di fattibilità risale all'ottobre 2014. Il marginamento correrà per tutta l'area occupata dallo stabilimento siderurgico, lungo un tratto di 1.800 metri e in continuità con l'analogo intervento effettuato nell'area dove sta nascendo la Piattaforma logistica. La barriera sarà costituita da grossi pali affiancati conficcati nel terreno a una profondità compresa fra dieci e trenta metri dal livello del mare, fino a quando cioè il barrieramento incontrerà lo strato di flysch. La gigantesca palizzata costituirà un diaframma tra il mare e l'acqua contenuta nel terreno costiero. La barriera servirà dunque a evitare che l'acqua piovana filtrata all'interno della falda si riversi in mare portando con sé gli inquinanti del sottosuolo e che l'acqua di mare penetri a sua volta nel terreno venendo a contatto con sostanze nocive. La pioggia finirà dunque per sbattere contro la barriera ed essere convogliata verso un depuratore, venendo poi smaltita in mare. Nel frattempo continua a Roma il confronto riguardante il trattamento della zona di terreno in cui sono stati riscontrati alti tassi di inquinamento da benzene. Le scelte operative dovrebbero essere prese entro marzo, dopo tre mesi di lavori per delimitare il volume e la qualità di benzene e altri materiali dannosi contenuti nel sottosuolo. A breve si saprà dunque se la zona verrà semplicemente murata o se si procederà alla rimozione degli idrocarburi, che mostrano valori centinaia di volte al di sopra dei limiti di legge. 

Diego D'Amelio

 

 

In partenza a Cherso e Lussino il progetto per l'energia pulita

Pronti entro l'estate i piani di riconversione nell'ambito dell'iniziativa europea altre venti isole fra cui Lesina, Brazza e Curzola saranno coinvolte nel 2020

Lussinpiccolo. È partita ufficialmente la transizione energetica in 26 isole abitate dell'Ue, tra cui Lussino e Cherso, secondo un progetto pilota che si prefigge di arrivare all'uso di fonti rinnovabili al posto dei combustibili fossili. Il primo traguardo dell'iniziativa, che rientra nel piano "Energia pulita per le isole dell'Europa comunitaria", è la stesura dei piani di riconversione energetica entro l'estate. In questo primo segmento rientrano come detto fra le altre Cherso e Lussino così come l'isola italiana di Salina (Eolie). Le amministrazioni delle sei isole coinvolte - prescelte fra centinaia di candidature in Europa - hanno qualche mese di tempo per preparare la documentazione, come ricordato dalla Segreteria per le Isole comunitarie, organismo della Commissione Ue, voluto dall'eurodeputato croato Tonino Picula. Le altre venti isole - tra cui Lesina, Brazza e Curzola - saranno coinvolte nella seconda fase, con i piani di transizione energetica da portare a termine entro l'estate 2020.«In Ue le isole abitate sono più di 2200, molte nemmeno allacciate alla rete elettrodistributiva sulla terraferma - ha ricordato Picula - nonostante l'abbondanza di sole, vento e moto ondoso, parecchie dipendono dai combustibili fossili, molto costosi, per l'energia necessaria. L'indipendenza energetica permetterà alla regione insulare di avere vantaggi in campo ambientale, e anche di incentivare l'occupazione». Picula ha ricordato che Cherso, Lussino, Curzola, Lesina e Brazza sono state scelte perché ritenute potenzialmente in grado di arrivare alla transizione energetica col sostegno della Segreteria. Faranno da apripista per il maggior numero possibile di isole europee interessate ad aggregarsi al piano. «La chiave del successo per centrare la transizione energetica - così Picula - sarà rappresentata dal coinvolgimenti di amministrazioni comunali, aziende locali e scuole. Tutti devono dare il loro contributo per disporre infine di energia pulita con ricadute positive per l'area insulare».Il sindaco di Cherso, Kritijan Jurjako, ha rilevato che le due isole hanno deciso di aderire al concorso della Segreteria tramite l'Otra, l'Agenzia di sviluppo insulare di proprietà dei capoluoghi Lussinpiccolo e Cherso: «L'energia sostenibile è uno dei nostri obiettivi fondamentali - ha detto Jurjako - ora stiamo sostituendo l'illuminazione pubblica con quella ecologicamente sostenibile. A Cherso, in località Orlez sta per iniziare la costruzione della più grande centrale fotovoltaica in Croazia», che comporterà un investimento di circa 6 milioni di euro per una centrale che produrrà 8,5 milioni di kilowatt all'anno. La sindaca di Lussinpiccolo, Ana Kucic, ha dichiarato che il rientrare nel progetto comunitario è un ulteriore stimolo e impulso a quanto già fatto in materia dalla municipalità isolana. In questo senso vanno ricordati i preparativi per l'approntamento di una centrale solare sull'isoletta di Unie.

Andrea Marsanich

 

 

Iniziativa dei Tre mari, Lubiana vuole anche Berlino al summit

Pahor invita l'omologo tedesco alla riunione prevista a giugno per il progetto che punta a veicolare il gas dal Sud al Nord del continente

Lubiana. È un'iniziativa geopolitica partita un po' in sordina, con capofila la Croazia (in prima fila la presidente Kolinda Grabar Kitarovic) e la Polonia, ma ora la cosiddetta Iniziativa dei Tre mari (Adriatico, Baltico e Mar Nero) sta ottenendo uno spessore diplomatico, politico ed economico di grande interesse. Gli Stati che vi fanno parte, infatti, sono, oltre a Croazia e Polonia, anche Slovenia, Austria, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Estonia, Lettonia e Lituania. Spicca per la sua assenza, vista la rilevanza che ha nel Mare Adriatico, l'Italia e quindi il Porto di Trieste.Lo scopo principale di tale iniziativa, oltre a rinsaldare i rapporti politici ed agevolare quelli economici e commerciali, si chiama energia. Più specificatamente veicolare le fonti di approvvigionamento soprattutto di gas dal Sud al Nord dell'Europa.Il punto di partenza di tutto è il rigassificatore dell'isola di Veglia in Croazia, da cui dovrebbe partire un gasdotto che dovrebbe arrivare fino in Polonia. Alle spalle ci sono forti interessi e pressioni degli Stati Uniti d'America che andrebbero così a contrastare il monopolio russo da Est a Ovest, monopolio che viene confermato anche dalla realizzazione di North Stream con destinazione Germania.Ed è proprio la Germania che, a questo punto, diventa uno snodo cruciale anche per l'Iniziativa dei Tre mari. Al punto che Borut Pahor, il presidente della Slovenia che a giugno ospiterà il vertice della stessa in missione a Bruxelles, ha invitato ai lavori anche il presidente della Repubblica di Germania e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. E, anche se non tutti 12 Paesi membri dell'Iniziativa si sono dimostrati favorevoli all'invito, Pahor ha lo stesso chiesto al collega tedesco di unirsi ai lavori in Slovenia. Un ospite "scomodo" in quanto Berlino si sta muovendo nell'ambito di una politica internazionale ostile agli Stati Uniti guidati da Donald Trump e, come detto, a livello energetico, sta scommettendo sull'orso russo piuttosto che a infrastrutture ancora in divenire provenienti dal Sud dell'Europa. Ma, secondo Pahor e il suo oramai consolidato "modus operandi" a livello internazionale, i problemi non vanno evitati, piuttosto vanno affrontati col dialogo e la diplomazia per cercare nuove strategie e vie d'uscita. A onor del vero lo scorso anno la Germania ha anche espresso la volontà di entrare a far parte dell'iniziativa dei Tre mari, scelta salutata con soddisfazione però unicamente dalla Polonia e vista con diffidenza dagli altri Paesi con in prima linea dagli Stati appartenenti al cosiddetto Gruppo di Visegrad. Stranamente poco sponsorizzato dai Paesi dei Tre mari, tutti membri dell'Ue, il cosiddetto corridoio Adriatico-Baltico per quanto concerne le merci provenienti dalle cosiddette autostrade del mare di cui fa parte il corridoio Adriatico-Ionico. Bisognerebbe, quindi, fare un po' di ordine e determinare le prerogative. Compito che, inequivocabilmente, spetta a Bruxelles.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 21 febbraio 2019

 

 

INDUSTRIA - Il Coordinamento Ferriera "boccia" la Regione

Nei giorni scorsi il Coordinamento Ferriera ha incontrato l'assessorato all'Ambiente della Regione. «Non siamo purtroppo soddisfatti dei tempi e dei modi utilizzati dalla nuova amministrazione per trattare l'argomento Ferriera - affermano i membri del Coordinamento -. Abbiamo dovuto constatare quella che per noi è la mancanza di una linea politica chiara che possa portare alla chiusura ed alla riconversione dell'area a caldo e ci sembra manchino totalmente qualunque confronto e sinergia con l'istituzione Comune di Trieste».

 

 

Lo sciopero dei lavoratori Burgo rilancia l'ipotesi-pirogassificatore

La protesta dei dipendenti: così si salverebbero 87 posti. Martedì prevista una nuova mobilitazione

DUINO AURISINA. Il corteo dei lavoratori della Cartiera Burgo ha percorso ieri il tratto di strada che va dall'ingresso della cartiera a San Giovanni di Duino, con contestuale e totale blocco del traffico e deviazioni sulla bretella autostradale. Lo sciopero, al quale le maestranze hanno risposto compatte, ha provocato l'interruzione dell'attività industriale dalle 6 di ieri mattina alla stessa ora di oggi, con tanto di presidio davanti ai cancelli dello stabilimento. È stato coronato dall'annuncio di una nuova manifestazione di protesta indetta per martedì, con nuovo sciopero e presidio in località ancora da definire. Cresce così la temperatura della protesta dei dipendenti della Burgo, 87 dei quali, avendo già ricevuto la lettera di licenziamento, si ritroveranno in strada dal prossimo 19 marzo. Ieri è andato in scena il secondo sciopero, dopo quello di alcuni giorni fa e nessuno si è sottratto alla protesta. «Abbiamo riscontrato anche in questa occasione una grande voglia dei lavoratori di far sentire la loro voce - ha detto Maurizio Goat, della Cgil - e questo è l'aspetto fondamentale, perché bisogna continuare a tenere alta l'attenzione sulla problematica della cartiera Burgo, bel lontana da una soluzione. Ricordo - ha aggiunto - che molti dei colleghi licenziati hanno la famiglia a carico, perciò la preoccupazione è fortissima in tutti». Nel corso della mattinata, i lavoratori e i rappresentanti sindacali hanno anche distribuito, nel centro di Sistiana, un volantino che aveva la finalità di rassicurare la popolazione residente sul tema del pirogassificatore. Com'è noto, la salvezza dei livelli occupazionali e la predisposizione di un piano industriale credibile implicano la costruzione dell'impianto di pirogassificazione, contestato dagli ambientalisti locali. A questi ultimi hanno voluto replicare ieri gli esponenti sindacali e gli operai della cartiera con il volantino, nel quale si spiega innanzitutto che «l'impianto servirà ad alimentare una caldaia a vapore necessaria alla produzione di cartoncino. Ma soprattutto - si legge nella nota - va rimarcato che il pirogassificatore è un impianto a ciclo chiuso che non emette particolato in atmosfera, a differenza di quanto fanno le automobili, le caldaie, le stufe. Va precisato inoltre - prosegue il testo - che l'impianto utilizza solo gli scarti di carta, non smaltisce altre sostanze. La costruzione del pirogassificatore - concludono gli estensori del volantino - la Linea 2 della cartiera, così riconvertita, renderebbe possibile il riassorbimento degli 87 lavoratori oggi prossimi al licenziamento, perciò basta con le strumentalizzazioni a scopo di propaganda politica». Un concetto ripreso anche da Goat: «Il pirogassificatore non è quel mostro che qualcuno vuole dipingere e la riconversione è il nostro obiettivo». Per Luca Mian della Uil l'attenzione si deve ora «spostare sulla "newco", la nuova società che dovrebbe nascere su iniziativa dell'imprenditore Spinoglio e riassorbire i licenziati». Mian è tornato anche sul tavolo che, l'altro ieri, ha affrontato le varie crisi occupazionali che stanno attanagliando il territorio. «A nostro avviso - ha detto - la cartiera Burgo andrebbe inserita nell'area di crisi complessa perché c'è da pensare anche al futuro della linea 3, esposta su un mercato molto a rischio, quello del cartone, e non vorremmo trovarci, fra due o tre anni, al cospetto di una crisi come quella attuale». Ieri hanno parlato anche alcuni dei lavoratori prossimi destinatari delle lettere di licenziamento e della proposta di accettazione del trasferimento in altri stabilimenti del gruppo: «Come si fa a firmare - hanno spiegato - se dopo ti mandano chissà dove. Chi ha famiglia non può sobbarcarsi i costi di un trasferimento senza opportune garanzie, che non siano quelle limitate ai soli primi mesi».

Ugo Salvini

 

 

Gli ambientalisti lanciano l'allarme: il carbone balcanico inquina anche l'UE

Il report: 16 le centrali obsolete le cui emissioni si estendono in vari paesi con impatti su salute e spese sanitarie nazionali - l'inquinamento delle 16 centrali

Belgrado. Case e trasporti ecosostenibili, divieti ai diesel, focus su eolico e solare. Gli Stati della Ue da anni investono per ridurre emissioni e smog. Ma quello "salutista" europeo potrebbe essere, se non del tutto inutile, uno sforzo azzoppato. Nel corpo del Vecchio continente, infatti, c'è un cancro che emette fumi neri in enormi quantità. Fumi che, trasportati dai venti, avvelenano mezza Europa. Il cancro è quello annidato nel cuore dei Balcani - in particolare in Serbia, Kosovo, Bosnia, Montenegro e Macedonia - e si alimenta di carbone (soprattutto lignite) estratto in gran quantità e usato per produrre energia elettrica in centrali termoelettriche che non fanno danni solo in loco, ma anche a migliaia di chilometri di distanza. È questa la denuncia - associata a un appello all'Ue perché dia una mano alla regione per cambiare rotta - contenuta in "Chronic Coal Pollution", approfondito studio firmato da autorevoli organizzazioni come Health and Environment Alliance (Heal), Sandbag, Climate Action Network (Can), Cee Bankwatch Network ed Europe Beyond Coal. Studio che ha messo sotto la lente i vicini Balcani ancora extra-Ue, ricordando che nella regione sono operative «sedici centrali obsolete», vecchie e inefficienti, che «minacciano la salute pubblica producendo inquinamento in enormi quantità», quasi venti volte superiore alle corrispondenti rilevate nella Ue.Non è una novità. Lo studio però ha svelato che i danni ambientali e sanitari non si limitano ai Balcani, al contrario. Quelle sedici centrali infatti nel 2016 «hanno prodotto più anidride solforosa (So2) che tutte le 250 centrali a carbone» oggi in funzione nella Ue. E solo uno degli impianti balcanici, quello di Ugljevik, in Bosnia, «emette più So2 di tutte le centrali tedesche» insieme. Anche per quanto riguarda il Pm 2,5 i dati «sono ugualmente allarmanti», si legge nello studio. Studio che ha il merito di denunciare anche visivamente le dimensioni del problema - non in miglioramento, causa investimenti, anche cinesi, nel comparto - con mappe che mostrano come i fumi neri delle centrali dei Balcani vengano diffusi in tutta l'Europa.Quali i Paesi che soffrono per i fumi d'importazione? «Romania, Ungheria, Bulgaria, Grecia e Croazia», si legge, ma anche l'Italia, come pure «Polonia, Germania, Cechia e Austria». Le conseguenze sono state quantificate nel report. Lo smog in arrivo dai Balcani, secondo i modelli usati nella ricerca, nel solo 2016 avrebbe causato 3.900 morti premature, di cui 2.013 in Paesi Ue, con Italia e Romania in testa (circa 370-380 vittime per Paese) e 8.500 casi di bronchite, metà nell'Unione. E poi ci sono i costi economici (tra cui spese sanitarie, ricoveri, malattie croniche, produttività ridotta per assenze dal lavoro) che per gli Stati Ue variano dai 3,1 ai 5,8 miliardi - tra 580 milioni e 1,1 miliardi solo per l'Italia - da 1,9 a 3,6 per i Balcani. Su questo fronte i più colpiti sono Bulgaria, Croazia e Romania, con un impatto tra il 7 e il 18% sulla spesa sanitaria.«L'inquinamento non rimane circoscritto ai Paesi dove è generato, ma in quantità cospicue supera i confini e più della metà degli effetti ricade su cittadini della Ue, invece che su quelli balcanici», conferma Vlatka Matkovic Puljic, una fra le autrici principali dello studio e senior health and energy officer di Heal. La speranza è che l'Ue e i Balcani cooperino per il bene comune. Bisogna rapidamente «eliminare» il carbone dal paniere energetico dei Balcani, ha fatto così appello l'ecologista Igor Kalaba, e soprattutto «smettere di investire in centrali già obsolete, puntando sulle rinnovabili», gli ha fatto eco Ioana Ciuta, di Bankwatch. E bisogna farlo presto, con l'Ue che dovrebbe giocare un ruolo-chiave nella regione. «Stiamo pagando» le conseguenze dell'uso del carbone nei Balcani a livello continentale, chiosa Matkovic Puljic. E «non possiamo permetterci di non risolvere» il problema, ormai cronico. E transnazionale.

 Stefano Giantin

 

 

Un muro di 330 metri sul mare difenderà il Villaggio dall'acqua

Presentato il progetto del "Minimose". Pronto in 5 mesi, costerà 460 mila euro Ora i residenti possono aspettare l'inverno senza le preoccupazioni di sempre

DUINO AURISINA. Un muro in calcestruzzo, alto circa un metro partendo dal livello della banchina e lungo 330 metri, a protezione dell'abitato, in funzione entro il 2019. Gli abitanti del Villaggio del Pescatore possono finalmente guardare senza preoccupazione al prossimo inverno: la barriera "anti ingressione", per mettere l'abitato al riparo dalle mareggiate e dall'alta marea, entro pochi mesi sarà finalmente realtà. Dopo una lunghissima attesa, il Villaggio realizzato nell'immediato dopoguerra sarà messo in sicurezza e i residenti potranno dormire quindi sonni tranquilli, senza dover guardare con apprensione alle previsioni meteorologiche e magari attrezzarsi per salvare i loro beni dall'acqua. Costo complessivo dell'intervento 460 mila euro, messi a disposizione dalla Regione. La presentazione di quello che in gergo è chiamato "Minimose", anche se alcuni residenti non apprezzano tale definizione «perché - sostengono - porta jella», è avvenuta ieri sera, nel cuore del Villaggio, nell'affollata sala della sede della Società nautica Laguna, grazie all'ospitalità offerta dal presidente Alberto Bazzeo. Presenti il sindaco del Comune di Duino Aurisina Daniela Pallotta («L'alta marea è un fenomeno molto difficile da affrontare») e gli assessori comunali Massimo Romita («Questa è una giornata storica per il Villaggio») e Lorenzo Pipan ( «Il Villaggio è al centro dell'attenzione della giunta e quest'opera è solo la prima di una serie»), la parte del leone ovviamente l'hanno fatta i tecnici del Consorzio di bonifica pianura isontina. Paolo Rocca ha parlato dell'importanza del completamento della ricerca bellica «perché il muro di contenimento sarà sostenuto da pali di 17 metri, piantati sui fondali, perciò era indispensabile completare questa parte. Le case poggiano su sedimenti portati dal mare e dal Timavo, perciò quando l'acqua sale e scende crea un movimento di assestamento dei materiali che stanno sotto. Le palificazioni servono proprio per andare ad appoggiare in profondità e per persistere alla forza dell'acqua quando sale».Luca Tesser ha evidenziato a sua volta che «il muro sarà alto da 80 a 110 centimetri rispetto all'attuale banchina, che a sua volta arriva a circa poco più di un metro sul livello medio del mare. Il muro sarà fisso ma sarà comunque sempre possibile camminare lungo la banchina. Ci saranno complessivamente 68 pali e la vita prevista del muro è di 50 anni, perciò per molto tempo il problema delle mareggiate non ci sarà. La durata complessiva dei lavori è prevista in circa cinque mesi».Enzo Lorenzon, presidente del Consorzio, ha infine ricordato che «la nostra struttura è il braccio operativo della Regione per risolvere le problematiche di sicurezza. Poco più di un anno fa abbiamo avuto il primo incontro e abbiamo capito subito l'importanza dell'intervento. Ora siamo pronti per l'ultimo atto».

Ugo Salvini

 

Speleologi nella Foiba di Pisino «A rischio le falde acquifere»

Il responso dei tecnici: acqua torbida, il torrente continua a trasportare nella cavità tonnellate di rifiuti di ogni tipo. L'allarme per la scomparsa della piccola fauna

Pisino. «Catastrofe ecologica nella foiba del capoluogo regionale»: è questo l'allarme lanciato dagli speleologi che si sono calati nella cavità con l'obiettivo di verificare gli effetti dell'eccezionale nubifragio che si era abbattuto sulla zona nel primo week end del mese. Come riportato anche dal portale Ipress.hr, la missione degli speleologi è stata ripresa dalle telecamere dell'emittente privata nazionale Rtl. Dal canto loro però le istituzioni hanno sempre minimizzato quanto accaduto, senza prendersi troppo a cuore la questione. E invece - sostengono i tecnici che si sono calati nella foiba - è serio anche il pericolo di inquinamento delle falde acquifere sotterranee che alimentano le sorgenti di acqua potabile. Gli speleologi sono stati ingaggiati dall'associazione civica Nas potok - la nostra sorgente, che da anni richiama l'attenzione sull'inquinamento della foiba, senza trovare attenzione - dicono - da parte delle istituzioni. «Abbiamo trovato molti sedimenti», ha detto Nenad Buzjak, del Dipartimento di Geografia dell'Università di Zagabria: «L'acqua è torbida e il torrente Foiba continua a trasportare nella cavità le immondizie della discarica di Lakota: tonnellate e tonnellate di plastica, gomma, vetro, scarti di materiale edile e altro». Buzjak ha aggiunto che «c'è poi un rilevante strato di fanghiglia bianca e grigia, molto probabilmente originata proprio dall'impatto sull'acqua sotterranea delle polveri provenienti dalla discarica».Lana Penzic, della Società speleologica croata, ha richiamato l'attenzione sull'annientamento della fauna della grotta - costituita essenzialmente da rane e lumache - travolta dai sedimenti. Va ricordato che gli speleologi si sono calati nella foiba innanzitutto per fotografare la situazione e prelevare campioni di acqua e di sedimenti da far analizzare in laboratorio. I risultati non sono ancora disponibili. Ma intanto la consigliera municipale Suzana Jasic ha già sporto denuncia di reato contro ignoti per gravi danni contro l'ambiente. È stato accertato comunque che le immondizie finite nella foiba sono state trasportate dal torrente Drazej, affluente del torrente Foiba, il cui corso di recente è stato modificato all'altezza della discarica di materiale edile di Lakota. Una modifica che si era necessaria dopo il cedimento, nel giugno scorso, della volta del tunnel sotterraneo del corso d'acqua. In sostanza, è stato costruito un by pass a cielo aperto che però non è riuscito a contenere il torrente in piena allagando l'area e "risucchiando" l'immondizia. Fino al 2015, quando è stata presa in gestione dall'azienda municipalizzata Usluga, la discarica operava nell'illegalità: qui finivano annualmente dai 6 ai 7 mila metri cubi di rifiuti soprattutto calcarei regolarmente depositati dall'azienda per l'estrazione e la lavorazione della pietra Kamen: da qui il colore bianco che il torrente Drazej assumeva specie dopo le piogge più abbondanti. Dell'inquinamento della foiba l'opposizione politica sta intanto accusando la Dieta democratica istriana al potere, per aver legalizzato una discarica troppo vicina a due aree naturali sotto tutela. Intanto gli ecologisti di Nas potok - la nostra sorgente organizzano ogni fine settimana azioni di pulizia dei corsi del Torrente Foiba e dei suoi affluenti: l'adesione dei cittadini si sta rivelando notevole.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 20 febbraio 2019

 

 

Natura - Tutela delle zone umide la situazione in Fvg

Il Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste organizza l'incontro pubblico sulla "Tutela delle zone umide: i motivi della loro importanza e la situazione nel Friuli Venezia Giulia" oggi alle 18, al Git Trieste di Banca Etica in via Donizetti 5/a. Con Mario Mearelli, già docente di Ecologia applicata all'Università di Perugia, su "I principi della Convenzione di Ramsar e le ragioni per cui dobbiamo tutelare le zone umide", e Franco Musi, naturalista, su "Lo stato delle zone umide in Friuli Venezia Giulia: rischi e proposte per la loro effettiva tutela".

 

 

Prime multe dei vigili nel centro città chiuso ai mezzi inquinanti

Undici contravvenzioni e 70 controlli nella prima giornata Agenti schierati in rotonda del Boschetto e piazza Foraggi

Undici contravvenzioni e 70 controlli: questi i numeri nella prima giornata di stop alle le macchine troppo inquinanti. L'ordinanza di blocco del traffico nel centro di Trieste, che dalle 15 di ieri ha interessato gli autoveicoli alimentati a benzina o gasolio antecedenti la classe euro 4 e i motoveicoli e ciclomotori antecedenti la classe euro 3, si protrarrà ancora per tre giorni, fino a venerdì (con la possibilità di sospensione in caso di miglioramento delle condizioni di ristagno meteoclimatico). L'azione di controllo della polizia locale è stata dispiegata nelle zone nevralgiche del traffico triestino: Largo Tomizza, in prossimità della Rotonda del Boschetto, Via Tommaseo, visto il divieto di percorrenza in Corso Italia e Piazza Foraggi perché interdetto l'ingresso in città da Via D'Annunzio. Tre le postazioni dunque, coadiuvate in supplemento da altre volanti di perlustrazione all'interno del perimetro percorribile. I vigili hanno effettuato controlli a campione basandosi sulle targhe dei veicoli apparentemente retrivi (non necessariamente) e multato tutti i guidatori colti in infrazione; l'idoneità al transito è stata verificata tramite il libretto di circolazione, confrontando volta per volta la direttiva del sindaco. Ma a quanto ammonta una contravvenzione? Sono 168 euro (previsti dal codice della strada), che possono però essere "scontati" fino a 117 se liquidati entro cinque giorni. Una cifretta non da poco quindi, soprattutto per chi è stato colto impreparato. La polizia locale ha segnalato infatti una scarsa pubblicizzazione e nella giornata di ieri ha voluto dedicarsi anche alla prevenzione, considerando soprattutto la mancanza di transenne e segnaletiche varie presso l'area interdetta. Nessuna deroga è stata destinata i residenti, i quali dovranno presumibilmente optare per i mezzi pubblici o per un parcheggio fuori dal perimetro, e neppure per chi arrivasse da fuori Trieste, in presenza del monito fornito dalla segnaletica luminosa posizionata sulle principali extraurbane. Uno smog che in questi giorni si fa sentire, pesante. Ci sarebbe bisogno di qualche raffica di vento: bora a trati, xe quela che bati. 

Stefano Cerri

 

La classe ambientale del veicolo riportata sul libretto di circolazione

Ma come verificare la classe ambientale di appartenenza? Dal 1991 l'Unione Europea ha emanato una serie di direttive sulle emissioni inquinanti dei veicoli fino a cinque categorie (Euro 1, 2, 3, 4, 5). Per capire la classe di appartenenza del nostro mezzo è possibile verificarlo sul libretto di circolazione: sulla carta di circolazione di nuovo tipo (su foglio A4), l'indicazione delle direttive riguardanti le emissioni è riportata alla lettera V.9 del riquadro 2 ed è spesso integrata con ulteriore specifica nel riquadro 3; sulla vecchia carta di circolazione invece, l'indicazione si trova nel riquadro 2. In alternativa, se non si dovesse avere dimestichezza col cartaceo, è possibile visualizzare l'euro di appartenenza sul portale web dell'automobilista, digitando categoria e targa del veicolo.

 

 

 "Puzza" a San Dorligo Il caso in Regione - L'INTERROGAZIONE

TRIESTE. L'annoso problema delle molestie olfattive generate dai depositi petroliferi di San Dorligo è l'oggetto dell'interrogazione urgente presentata alla giunta Fedriga dal consigliere regionale del Pd-Us Igor Gabrovec. In quest'interrogazione, che segue a stretto giro l'episodio di domenica in occasione del quale la "grande puzza" ha causato svariati casi di malessere, nausea e vomito tra la popolazione della zona, in particolare quella di Mattonaia, Gabrovec chiede infatti al governo regionale «se sia in possesso di dati scientifici e aggiornati riguardanti l'impianto, quale sia la posizione di fronte al problema presentato, quali strade si intenda percorrere assieme agli altri soggetti coinvolti per mitigare gli elevati rischi a cui sono esposti gli abitanti, gli animali e l'ambiente generale della zona e per tutelarli dalla nube maleodorante».--

 

 

Inverno mite e inquinamento Carso ancora pieno di zecche

Molti proprietari di cani lamentano di aver trovato l'animaletto sul quattro zampe dopo una camminata anche in questa stagione. Bressi: «Squilibrio ambientale»

TRIESTE. Le zecche proliferano sul Carso e le segnalazioni arrivano anche da aree verdi in città, soprattutto da parte dei proprietari di cani, che in questi giorni sui social più volte hanno lamentato di aver trovato il fastidioso animaletto tra i peli del proprio amico a quattro zampe. Colpa, secondo gli esperti, di una serie di concause, dettate da un inverno finora abbastanza mite e dall'inquinamento generale, che ha eliminato chi della zecca si cibava solitamente. «Si sta creando un grande squilibrio a livello ambientale - sottolinea Nicola Bressi, zoologo -: in tutto il mondo si registra una diminuzione degli insetti dell'80% negli ultimi anni, e ricordo che la zecca non è un insetto. Si tratta di una diminuzione costante, a eccezione delle specie che vivono alle spalle dell'uomo. In pratica stiamo sterminando quelle "buone". Ricordo che una volta, quando sbocciavano i fiori di maggio, ad esempio, era un trionfo di api e simili attorno, ora non c'è più nulla. E gli insetti erano alcuni dei predatori proprio delle zecche: sterminandoli, si lascia a queste campo libero. È uno dei motivi per i quali l'ecosistema si sta impoverendo ovunque». A influire poi è anche una stagione invernale non particolarmente rigida, per cui le zecche si sono fermate pure in giardini o zone verdi non lontani dalla costa. «A Trieste centro quest'anno non ci sono state gelate - prosegue Bressi - e il termometro non è mai sceso sotto lo zero. Questo sicuramente ha contribuito alla permanenza degli animali in città, anche se bisogna ricordare che se la zecca passa l'inverno attaccata alla pelliccia di qualche animale, può sopravvivere senza difficoltà, quelle che invece vivono nell'erba risentono più del clima, in caso di freddo». Sui social in molti raccontano di aver trovato l'animaletto sul proprio cane nelle ultime settimane, dopo qualche passeggiata sul Carso o in città, durante le giornate di sole, ma c'è chi scrive che si è trovato costretto a rimuoverne dopo un'uscita anche nei mesi scorsi, con le temperature decisamente più basse. «Ricordo che le zecche che si trovano sui cani - aggiunge Bressi - sono quelle che scelgono solitamente di depositarsi sempre sui cani stessi». Ma molte persone si dicono preoccupate comunque per i morsi delle zecche e i rischi conseguenti, soprattutto in caso di escursioni nel verde con i bambini. Ed è amara la constatazione di Bressi sul cambiamento in atto e sugli animali che continuano a diffondersi: «Sono quelli che spesso ci procurano fastidi ma che noi abbiamo contribuito a far crescere. Purtroppo - ribadisce l'esperto - lo squilibrio che si sta sempre più verificando porta all'aumento di specie che traggono beneficio dal contatto con l'uomo, vedi zanzare o ratti. E, appunto, le zecche». 

Micol Brusaferro

 

Prevenzione tra collari, spray, lozioni e compresse - LE RISPOSTE

TRIESTE. E se sono i cani i più colpiti ultimamente dalle zecche, secondo i commenti sui social dei tanti proprietari di animali a Trieste, la parola d'ordine per evitare il disagio è "prevenzione". Negli ultimi anni, sono aumentate le soluzioni sul mercato per evitare che la zecca si attacchi addosso al quattro zampe, tra collari, spray, lozioni o compresse, acquistabili in farmacia, nei negozi specializzati e anche in alcuni supermercati. Tipologia di trattamento e dosaggi vanno valutati insieme al veterinario, a seconda dell'età del cane, del suo peso e di eventuali problematiche esistenti.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 19 febbraio 2019

 

 

Centro chiuso da oggi a venerdì ai veicoli che inquinano di più

Il provvedimento è mirato a evitare l'innalzamento del livello delle polveri sottili Divieto in vigore dalle 15 alle 20. Circolazione regolare lungo le vie del perimetro

«La piova lava e la bora suga», dice un vecchio detto triestino. Ma non appena il tanto temuto vento da est nord est se ne va, come previsto per i prossimi giorni, ecco che lo smog torna a farsi sentire. Per questo motivo il Comune, con un'ordinanza emessa nel tardo pomeriggio di ieri, ha deciso che da oggi e fino a venerdì a Trieste scatta il divieto totale di circolazione per tutti gli autoveicoli alimentati a benzina e a gasolio facenti parte delle classi antecedenti alla Euro 4, mentre per i motoveicoli il divieto sarà applicato per i mezzi fino alla classe Euro 2 compresa. Il tutto per prevenire il probabile innalzamento del livello delle polveri sottili (Pm10), dovuto alla stagnazione dell'aria, fattore che più di ogni altro contribuisce all'aumento dell'inquinamento atmosferico. Il blocco del traffico, valido ovviamente anche per i non residenti, entrerà in vigore oggi e proseguirà fino a venerdì 22 febbraio, nella fascia oraria compresa tra le 15 e le 20. È questo l'intervallo orario in cui, sulla base dell'esperienza dettata dalle rilevazioni diffuse dall'Arpa regionale, si determinano a Trieste le condizioni di massimo inquinamento. La chiusura al traffico riguarderà l'ormai classica zona compresa all'interno del perimetro definito da Largo Roiano, via Stock, via dei Cordaroli e via Commerciale sul fronte nord, via dell'Istria e via Valmaura a sud, passando da Strada Nuova per Opicina, via Valerio, via Cologna, via Giulia, viale al Cacciatore, via San Pasquale, via Revoltella e Strada di Fiume. Come da ordinanza sindacale, va ricordato che le vie in questione, che compongono il perimetro della zona in cui entra in vigore il divieto, rimangono liberamente percorribili secondo i consueti sensi di marcia. Dentro la stessa area, inoltre, rimangono transitabili via Commerciale nel tratto fra via Cordaroli e via Pauliana, la direttrice che da via Salata arriva in viale Ippodromo, passando attraverso galleria di Montebello e piazzale Foraggi, via Udine nel tratto fra salita di Gretta e via Barbariga, oltre alla stessa via Barbariga. Sempre il Comune ricorda che nelle stesse ore di chiusura al traffico, rimarranno percorribili le strade di transito da e verso i parcheggi di via Carli presso la piscina Bianchi, del Ferdinandeo, del palasport di Chiarbola e del park sotterraneo in Foro Ulpiano. A tutte le deroghe consuete (veicoli a emissione zero, oppure Euro 4, 5 e 6, motoveicoli e ciclomotori Euro 3 e 4, taxi, veicoli di medici e veterinari, di autoscuole, di corpi consolari e diplomatici, adibiti a servizio di Stato o di pubblica sicurezza, ecc.) si aggiunge anche quella che prevede il "car pooling": possono circolare i mezzi con almeno tre persone a bordo, compreso il conducente. Queste limitazioni preventive al traffico, però, non sono le uniche misure che il Comune ha scelto di attuare per contrastare l'innalzarsi delle polveri sottili. Sempre con lo stesso obiettivo, infatti, l'ordinanza diffusa ieri impone da oggi e fino a venerdì, il divieto di accensione di fuochi all'aperto, nonché la riduzione da 20 a 18 gradi della temperatura massima consentita per gli impianti di riscaldamento. Da questa diminuzione negli ambienti pubblici e privati sono giocoforza esclusi gli ospedali, le cliniche, le case di cura e le strutture di assistenza sanitaria e le unità immobiliari degli edifici che rientrino nella categoria B o superiore (A o A+). -

Lorenzo Degrassi

 

 

Ecco il Geoparco: nasce il patto per un nuovo Carso "europeo"

Presentato il nuovo "soggetto" destinato a mettere in rete istituzioni e privati con l'obiettivo di sviluppare l'altipiano facendo leva sulle risorse comunitarie

TRIESTE. Una rete che permetterà a tutti i soggetti interessati allo sviluppo del Carso, siano essi enti pubblici, imprese private o cittadini, di lavorare assieme per l'obiettivo comune e di mettere a frutto le risorse finanziarie pubbliche disponibili per nuovi progetti. Questo sarà il Geoparco del Carso, struttura organizzativa che sta prendendo forma grazie all'impegno dello staff che fa capo a Enrico Maria Milic e che è stata presentata ieri in una delle sedi ideali per chi deve sviluppare nuove idee: l'Area Science Park di Padriciano.«Il Geoparco - ha detto Milic rivolgendosi a un'affollata platea, dopo che Luca Mercatelli ha portato i saluti per conto dell'ente ospitante - rappresenta una grande opportunità di lavorare tutti assieme, enti pubblici e privati, italiani e stranieri. La sua nascita - ha sottolineato per fugare qualsiasi dubbio sulla natura del progetto - non comporterà nuovi vincoli, valorizzando invece tutto ciò che già esiste. Le attività esistenti - ha precisato - continueranno a lavorare come sempre, ma avranno a disposizione una nuova rete di collegamento con tutte le altre realtà economiche del Carso. Abbiamo anche a disposizione un budget di risorse pubbliche per pubblicizzare l'iniziativa. Stiamo distribuendo un questionario da compilare e inviare per manifestare interesse e partecipare e fra pochi giorni cominceremo gli incontri dal vivo». David Pizziga, presidente del Gruppo di azione locale (Gal), struttura che ha il compito di far decollare il Geoparco, ha spiegato che «uno degli strumenti per valorizzare il Carso è rappresentato dalle risorse europee, un patrimonio che spesso l'Italia non sfrutta adeguatamente. Il Geoparco - ha continuato - lo intendiamo come un'ulteriore vetrina da proporre a livello internazionale. Stiamo anche pensando a un logo comune a tutto il Carso e a una linea di conduzione unitaria».Fabrizio Fattor, direttore del Servizio geologico regionale, ha ricordato che: «il Carso classico transfrontaliero può essere valorizzato e la Regione punta su questo obiettivo, cercando di veicolare tutte le informazioni utili alla platea più vasta possibile. La strada è quella di una strategia di sviluppo sostenibile, per questo il Gal svolge un ruolo fondamentale in questo contesto. Il Geoparco non è un parco nell'accezione più nota, con barriere e biglietti d'ingresso: semplicemente valorizzerà la ricchezza naturale che già c'è e che comprende, oltre al paesaggio, il patrimonio geologico, le potenzialità della qualità enogastronomica e culturale, la storia. Nulla sarà calato dall'alto: anzi, la Regione ha affidato al Gal la realizzazione del progetto e pure tutte le tappe saranno condivise». 

Ugo Salvini

 

 

Dal polo sportivo fino alle crociere - Viaggio nel futuro di Porto vecchio

Una cordata interessata a insediarsi nell'area del terrapieno Il destino, pubblico o privato, dei magazzini. E la viabilità - LA MAPPA DI PORTO VECCHIO

«La procedura per dare vita alla parte pubblica del Porto vecchio è ormai finita. Inoltre abbiamo l'interessamento di grandi gruppi per un centro multidisciplinare sportivo per l'area del terrapieno di Barcola». Il sindaco Roberto Dipiazza allunga la mano sulla piantina dell'antico scalo, srotolata sul tavolo del suo ufficio in piazza Unità, e fa il punto sugli ultimi risvolti: «Devo star dietro a un'infinità di cose, ma ne vale la pena», dice. Parte da qui il "viaggio" nel Porto vecchio del presente e del futuro. L'area sportiva - Ma quali sono le principali novità in pentola? Nelle linee di indirizzo approvate di recente dal Consiglio comunale (con il solo voto contrario del M5s) l'area circostante il terrapieno di Barcola è definita "sistema ludico-sportivo". La Regione ha già destinato 5,5 milioni di euro per il suo recupero. Ma venerdì scorso il sindaco ha incontrato l'emissario di due realtà economiche di primissimo piano, una veneta e l'altra internazionale, interessate a realizzare una "Città dello sport" proprio in quel punto. I contatti sono in fase iniziale, ma il primo cittadino è fiducioso: «Sarebbe un'area dedicata allo sport ma anche alle imprese del settore». Una lettera dell'emissario, inviata a Dipiazza nei giorni scorsi, lo ringrazia per l'accoglienza e conferma l'interessamento. La nuova rotatoria - Ai primi giorni di marzo partiranno i lavori per la grande rotatoria di viale Miramare, che costituirà il nuovo ingresso principale al Porto vecchio. La gara d'appalto è stata vinta dalla Srl Innocente & Stipanovich. L'importo necessario sfiora i sei milioni di euro. Il centro congressi - Negli ultimi mesi tra gli addetti ai lavori ha preso corpo una preoccupazione, ovvero che il centro congressi di Porto vecchio non arrivi a fine cantiere in tempo per Esof2020. Tanto che gli stessi organizzatori della manifestazione scientifica hanno dovuto precisare a chiare lettere che, anche se il Trieste convention center non dovesse essere completato, non ci sarebbero ripercussioni sulla manifestazione. «Ma ora i lavori sono partiti e dovrebbero finire in tempo per il 2020 - afferma in proposito il sindaco -. Stiamo parlando di un cantiere da 11 milioni, non bruscolini». Il Tcc avrà anche un suo parcheggio, che sorgerà subito alle spalle del magazzino 28: «Si tratterà di un altro grande spazio per le automobili dopo il park Bovedo», dice Dipiazza. L'urbanizzazioneAltri 16 milioni di euro verranno invece impiegati per l'urbanizzazione dell'area che sta attorno al magazzino 26, la centrale idrodinamica, i magazzini 27 e 28. In sostanza la parte che rimarrà pubblica di Porto vecchio. Si tratta di interventi importanti anche in vista di Esof2020 con Trieste eurocapitale della scienza. Il magazzino 26Un po' il simbolo dell'antico scalo, il magazzino restaurato da Portocittà mostra come sarebbe-sarà l'area una volta riqualificata appieno. Dall'Immaginario scientifico al museo del mare, non si contano ormai le realtà che dovrebbero insediarsi in questo grande edificio. «Ci abbiamo investito 33 milioni», afferma Dipiazza. Il sindaco punta a usare l'ampio spiazzo retrostante il magazzino come parcheggio per gli autobus, una volta che i lavori di riqualificazione di piazza Libertà avranno reso inaccessibile l'area attualmente in uso. «In questo contesto si colloca l'idea di mettere un infopoint turistico all'interno del magazzino. I turisti arriveranno e troveranno un centro informativo e al contempo il punto di partenza per le navette, che li porteranno sul Collio, alla Grotta Gigante, o magari a Miramare via acqua». Il Comune per il momento non si sbottona sul destino dei due magazzini compresi fra il 26 e il mare (ovvero il 24 e il 25), anche se pare probabile una destinazione in qualche modo legata al turismo e all'accoglienza. Entrambi gli edifici sono stati qualificati come vendibili dal Comune. Resta fermo anche l'intento di collocare un Fish Market nel magazzino 30.Gli edifici da alienare - L'area compresa fra il magazzino 26 (escluso) e i primi cinque magazzini, oggetto della concessione Greensisam, è quella dei magazzini da alienare. Sul futuro di quest'area al momento non c'è molto da dire, visto che saranno gli investitori a farlo. Le destinazioni saranno comunque varie, come previsto anche dalle linee di indirizzo, e includeranno servizi, alberghiero, residenziale. Quanto alla concessione di Maneschi, l'anno scorso era circolata la notizia di un potenziale investimento da 200 milioni da parte di un gruppo dell'Europa centrale. Da allora, però, mancano ulteriori risvolti. Il sindaco si concentra infine sulla parte a mare: «Siamo intenzionati a creare un punto di approdo per le navi da crociera - spiega -. L'idea è prolungare il molo III rendendolo adatto all'attracco delle navi bianche. In questo modo rivoluzioneremo la funzione del Porto vecchio nell'economia complessiva della città».

Giovanni Tomasin

 

Le masserizie degli esuli verso il trasloco dal "18"

Il direttore dell'Irci Delbello: «Ci piove dentro, dovremo spostarle per forza. Bisognerà preservare l'impatto simbolico» Tra le ipotesi anche il 26

«Le masserizie non potranno più stare al Magazzino 18, anche perché ci piove dentro. Cosa ne sarà, però, al momento è tutto da vedere». Il direttore del museo dell'Irci di via Torino, Piero Delbello, commenta così le indiscrezioni secondo cui sarebbe al vaglio delle istituzioni l'ipotesi di spostare le masserizie degli esuli all'interno del magazzino 26. Che sia una destinazione ritenuta possibile, Delbello lo conferma, ma non è definitiva né l'unica. «Se restano lì le masserizie rischiano di finire come Pompei, mi riferisco al degrado e non al valore inestimabile di quel sito - dice Delbello -. Al contempo dobbiamo tener conto che l'impatto di quegli oggetti deriva anche dal modo in cui sono stati accatastati, che è parte della loro storia e del loro messaggio. Dobbiamo ragionare bene sui termini della loro fruibilità in futuro».Di fatto il destino del magazzino 18 è ignoto anche perché l'edificio è tra quelli destinati a essere venduti dal Comune, per cui è improbabile che il piano delle masserizie venga dedicato a fini museali. Spiega il direttore dell'Irci: «Bisognerà trovare una soluzione. Il magazzino 26 è una possibilità ma non è l'unica e non è certa». Sicuramente il contenuto del 18 è un patrimonio da tutelare, lo confermano anche i numeri delle visite degli ultimi giorni: «Abbiamo dovuto prolungare di un giorno ancora la settimana di accessi che abbiamo in programma ogni anno in questo periodo - racconta Delbello -. Il primo impatto delle persone con la nostra storia è con il magazzino 18 prima ancora che con il museo di via Torino. È un dato di cui non si può non tener conto». 

 

E ora Dipiazza accelera sulla società di gestione

Il primo cittadino: «Ci servirà come il comitato del porto» Restano i rebus sulla "forma" del soggetto e sui privati che potrebbero entrare

Cosa sarà della società di gestione per Porto vecchio? Il sindaco Roberto Dipiazza conferma di volerla realizzare. Spiega il primo cittadino: «Finora non era necessaria, avrebbe fatto soltanto quello che il Comune ha fatto tranquillamente con i suoi mezzi. Da ora in poi, però, sarà comoda una cabina di regia». Dipiazza vede la società di gestione come un consesso in cui siedono il sindaco, il presidente della Regione, il presidente dell'Adsp ed eventuali rappresentanti dei grandi gruppi cittadini: «È il meccanismo rodato del comitato portuale. La soluzione ideale, per quanto mi riguarda, se si vuole procedere rapidamente».Scriviamo «società» di gestione, ma la forma definitiva di questo soggetto è ancora tutta da vedere. Le linee di indirizzo partorite dalla giunta sono vaghe su questo punto, aprendo anche all'ipotesi di una struttura consortile. Il Consiglio comunale, a sua volta, ha imposto che la società rimanga a maggioranza pubblica, controllata dal Comune. Una scelta voluta da una parte dello stesso centrodestra, laddove il M5s avrebbe voluto che fosse interamente in mano alle istituzioni. Ma quali saranno i privati interessati a entrare in questa cabina di regia? Il pensiero cade automaticamente su realtà come il gruppo Generali e il gigante Fincantieri, che anche in passato non ha negato di essere interessato allo sviluppo dell'area. Le tempistiche e le modalità con cui la società verrà realizzata, però, sono ancora da stabilire. Anche se il primo cittadino afferma con convinzione di volerla portare a compimento in breve. Ne sarà soddisfatto l'ex senatore Pd (ora consigliere regionale) Francesco Russo, che della società è di fatto l'ideatore. 

 

 

Pesca, come conciliare ecosistema e business - IL FOCUS

Il programma Fairsea dell'Ogs finanziato con due milioni di euro nell'ambito del programma Interreg Italia-Croazia

Il progetto Fairsea (Fisheries in the AdriatIc Region a Shared Ecosystem Approach) finanziato con 2 milioni di euro nell'ambito del programma Interreg Italia-Croazia, coordinato dall'Ogs mira a rafforzare la capacità e la cooperazione transnazionale nel campo dell'approccio ecosistemico alla pesca nella regione adriatica attraverso lo scambio di conoscenze e la condivisione di buone pratiche tra i partner. I ricercatori dell'Ogs svilupperanno una piattaforma integrata che permetterà di rappresentare gli scenari del passato e prevedere quelli futuri, tenendo conto di diverse variabili: dalla circolazione delle acque, alla distribuzione delle risorse fino alle informazioni sulle catture e sulla flotta, solo per citarne alcune. Spiega Simone Libralato ricercatore e responsabile del progetto: «L'obiettivo è integrare la sfera ecologica, economica e sociale della pesca in Adriatico un approccio raramente condotto nel Mediterraneo. La gestione sostenibile ed ottimale della pesca in quest'area - prosegue - deve considerare che i processi biologici e le dinamiche socio-economiche per gran parte delle risorse e delle attività sono interconnesse all'interno del bacino. Una gestione armonica e ottimale, finalizzata all'aumento del prodotto ittico o almeno ad una raccolta economicamente più efficiente delle risorse in Adriatico, richiede l'applicazione di un approccio transfrontaliero». Nel concreto la piattaforma integrata che verrà realizzata dai ricercatori potrà essere utilizzata come strumento di pianificazione per attuare test dimostrativi delle politiche di pesca applicabili sia a livello locale che a livello dell'intero Adriatico, fornendo una base scientifica per formulare e valutare le migliori ipotesi di gestione della pesca tenendo conto dell'interazione tra risorse a mare, cambiamenti dei fattori climatici o della produttività delle diverse zone del mare. Grazie allo sviluppo della piattaforma sarà possibile testare la reale efficacia di diverse misure di gestione, come la creazione di un network di aree marine protette, la rotazione delle zone di pesca o restrizioni o temporali. Giovedì 21 febbraio si terrà a Venezia il primo incontro di Fairsea. «Il progetto - conclude Libralato - agisce su vari livelli: divulgazione verso il grande pubblico, aumento delle capacità di gestione degli amministratori locali, ma anche scuole avanzate sull'approccio ecosistemico per la formazione dei futuri ricercatori». 

Lorenza Masè

 

 

Da Prepotto Sos di pesci, tartarughe e cavallucci per salvare il profondo blu

Carro a sfondo ambientalista per il gruppo pronto alla gara «A Opicina con l'obiettivo di divertirci ma anche di sensibilizzare il pubblico»

DUINO AURISINA. «A partire dagli anni Cinquanta sono stati prodotti oltre otto miliardi di tonnellate di plastica, pari al peso di 47 milioni di balene blu. Da allora, le grandi aziende hanno continuato a fare profitti inondando il mercato di plastica monouso, consapevoli dell'inefficacia del sistema di riciclo e spesso senza darci alternative». Greenpeace è stata tra le primissime associazioni ambientaliste a lanciare a livello mondiale l'allarme dell'inquinamento da plastica. Una situazione disastrosa, senza freni né controlli, che verrà rappresentata dal Gruppo carnascialesco - Pustna Klapa di Prepotto - Praprot. Il team capitanato dai fratelli Mitia e Marco Sandri, storicamente uno dei più attenti alla questioni di attualità con temi spesso spinosi, è reduce dal terzo posto conquistato nella scorsa edizione, mentre la vittoria manca dall'oramai lontano 2012, quando Prepotto fece sfilare sullo stesso carro allegorico un trittico niente male: Albert Einstein, Margherita Hack e... Mariastella Gelmini. «La dispersione e l'accumulo di prodotti plastici nell'ambiente sta causando problemi all'habitat di fauna e flora. Tale tipo di inquinamento interessa l'aria, il suolo, i fiumi, i laghi e gli oceani. Noi abbiamo deciso di rappresentare l'emergenza ambientale proprio dal punto di vista degli oceani e dei mari», racconta lo stesso Mitia Sandri. A lanciare l'Sos sarà direttamente il popolo del mare. Pesci, tartarughe e cavallucci marini hanno deciso di far scattare l'allarme dal profondo blu, esausti. Il loro grido è chiaro: «Stiamo affogando nella plastica». Nell'affresco della vita marina alle prese con l'indifferenza dell'essere umano, principale devastatore dell'ecosistema, si potrà dunque assistere a varie scene: il pesce mangiatore di plastica, tritone intento a raccogliere i rifiuti lasciati dagli essere umani e un coraggioso sub che spuntando da una balena riuscirà a salvare una splendida sirenetta. Tutti i pesci verranno rappresentati con una lacrima. «Vogliamo dare l'idea della sofferenza delle creature del mare, che non ne possono proprio più», spiega Marco Sandri, tra i più attivi assieme a Samo, Aljosa, Rok e Denis e alle costumiste coordinate da Barbara e Vanja. Tra i figuranti a predominare sarà il colore blu, ma non mancheranno i baby attivisti di Greenpeace. «Scenderemo per le strade di Opicina con l'obiettivo di divertirci - concludono Mitia e Marco - ma anche di sensibilizzare il pubblico». 

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 18 febbraio 2019

 

 

Ancora aria irrespirabile, proteste a Mattonaia

Nuova ondata di puzza dalla Siot. La Commissione comunale denuncia il caso, ma l'azienda parla di «disagi limitati»

DOLINA - San Dorligo della valle. Brutto risveglio ieri mattina per centinaia di residenti della zona fra Monte d'Oro, Aquilinia, Log e Mattonaia, nel Comune di San Dorligo della Valle. Fin dalle primissime ore del mattino nell'aria si è diffusa una forte puzza, che ha provocato in svariati casi sforzi di vomito e malesseri, seppur di lieve entità. Immediatamente si sono attivati i componenti della Commissione ambiente del Comune, che hanno individuato nei serbatoi della Siot la possibile causa del problema. Una situazione nota da anni, che ieri sembra tuttavia essere arrivata al parossismo. «Ho chiamato la Siot - ha spiegato il presidente della Commissione Roberto Potocco - e mi è stato riferito che erano state effettuate operazioni di svuotamento in tre serbatoi. Riteniamo che possa essere stata questa l'origine della diffusione di cattivi odori in una zona peraltro molto vasta». Potocco non è stato il solo a rivolgersi al centralino della società che gestisce l'oleodotto. Anche Roberto Massi, a sua volta componente della Commissione e capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale a San Dorligo, ha manifestato la sua protesta. «Non avevo ancora aperto le finestre di casa dopo essermi svegliato - racconta - e già avvertivo un fortissimo odore. Ho segnalato il fenomeno sia alla Siot sia all'Arpa, perché questa è una situazione che si trascina da anni e non può essere sottovalutata».In serata la Siot ha diffuso un comunicato, in cui si dice che «nella giornata odierna (domenica, ndr), in cui le condizioni meteo non hanno agevolato la dispersione dei mercaptani, la Siot ha ricevuto due segnalazioni relative a odori di greggio. Come da procedura - continua il testo - è stata effettuata una verifica in loco, e sono stati raccolti i dati dei nasi elettronici. Il disagio olfattivo è rilevato in alcune limitate aree e si conferma che non vi è alcun rischio per la salute delle persone».Roberto Drozina, componente anch'egli della Commissione Ambiente e residente a Mattonaia, osserva tuttavia che «la puzza si è diffusa in un'area molto grande e l'hanno avvertita centinaia di persone e stavolta non si può neppure trovare una ragione nelle condizioni atmosferiche avverse, perché stiamo vivendo giorni in cui la pressione è piuttosto alta, condizioni che dovrebbe favorire la dispersione degli odori. Il che conferma che i cattivi odori sono stati proprio forti». Nel pomeriggio, la Commissione Ambiente ha diffuso i dati di una relazione tecnica, in cui si legge che «nella giornata di domenica 17, in particolare nella zona di Mattonaia, la puzza ha raggiunto il livello 3 della scala di disturbo alla popolazione, che corrisponde a "puzza vomitevole"». La stessa relazione precisa che, in altre zone, «si è raggiunto il livello 2». Nel corso del mese di dicembre, Drozina ha compiuto delle verifiche giornaliere, constatando che più volte è stato raggiunto il livello 3 e spesso il 2, che significa "odore avvertibile con precisione", mentre è quasi costante il livello 1, ovvero "odore di petrolio avvertibile". 

Ugo Salvini

 

 

Il Geoparco del Carso oggi protagonista all'Area science park - progetti per il territorio

Duino Aurisina. Sarà presentato oggi pomeriggio alle 16, all'Area science park di Padriciano, il progetto di marketing del Geoparco del Carso e l'opportunità di aderire alla Rete globale dei Geoparchi dell'Unesco. Si tratta di un tema già affrontato pochi giorni fa, su iniziativa del Comune di Duino Aurisina, nell'ambito di un pubblico incontro, molto partecipato, svoltosi alla Casa della Pietra di Aurisina. L'introduzione sarà a cura di Fabrizio Fattor, direttore del Servizio geologico della Regione. Subito dopo parlerà il presidente del Gruppo di azione locale (Gal), David Pizziga, che illustrerà il progetto di marketing. Sarà poi il turno di Enrico Maria Milic, responsabile dell'animazione territoriale del Gal del Carso. In chiusura, proposte, riflessioni e idee del pubblico. L'incontro è aperto a tutti: enti locali, operatori del turismo, associazioni che operano sul territorio, produttori dei settori vitivinicolo e agroalimentare di nicchia, cittadini. All'incontro alla Casa della Pietra, l'assessore comunale, Massimo Romita, aveva sottolineato «i grandi vantaggi che comporterebbe al territorio una adesione al progetto del Geoparco».

 

Fiume, nella zona del Delta un parco al posto delle auto

Progetto commissionato fra le iniziative per la Città capitale europea della cultura Passeggiate e spazi per eventi in un'area di quasi 40 mila metri quadrati

FIUME. Rimuovere bitume e cemento per lasciare spazio a un parco, creando uno spazio pubblico nel cuore di un centro cittadino dove le aree verdi scarseggiano. La location nella quale intervenire è quella dell'area del Delta: qui l'obiettivo è di vedere scomparire asfalto e automobili a favore di quella che è già stata definita una sorta di mini Central Park quarnerino, che comprenda anche spazi destinati per eventi musicali e più in generale culturali. Il progetto, denominato "Slatko i slano - Dolce e salato" ed elaborato dallo studio architettonico 3Lhd, è stato commissionato nell'ambito del programma di Fiume Capitale europea della cultura, titolo che la città - la prima in Croazia - deterrà nel 2020 e per la quale sono in preparazione tutta una serie di iniziative. L'idea del parco urbano in quella zona non è nuova, come ricorda il quotidiano Novi List ricordando un'iniziativa lanciata nel lontano 1953, quando era nata la proposta di ridestinare il settore settentrionale del Delta - con una superficie di oltre 37 mila metri quadrati - ad area verde. Ora dunque quella vecchia proposta torna di attualità. Nel loro elaborato i progettisti sottolineano che i costi non dovrebbero essere proibitivi, e suggeriscono per altro di coinvolgere la stessa cittadinanza lanciando una sottoscrizione per l'esborso degli alberi da mettere a dimora. «In accordo con l'amministrazione municipale» - si legge ancora - l'ipotesi è quella di procedere a una graduale rimozione dei posti auto e al rinverdimento delle aree oggi asfaltate. Il parcheggio in una prima fase verrebbe chiuso provvisoriamente in occasione degli eventi, per poi essere dismesso definitivamente. Il progetto prevede poi la realizzazione di due nuove passeggiate verdi lungo il Canal Morto e la Rjecina. Il nuovo parco è destinato a sorgere in un'area adiacente a quella interessata ad altri due progetti vicini alla realizzazione, che si prefiggono lo scopo di rilanciare l'area lungo la Rjecina: si tratta dello spazio multiconfessionale firmato dall'architetto Nikola Basic e dello zip line di duemila metri di lunghezza che correrà da Tersatto al Delta, pensato come attrazione turistica e proposto da un imprenditore privato. Il progetto a Fiume ha già avuto buoni riscontri nella cittadinanza, ma va detto che per l'attuazione occorrerà prima effettuare un iter piuttosto complesso, a partire dalla modifica del piano urbanistico. Quello del parco è uno dei vari progetti che si stanno mettendo in campo in vista dell'anno di Fiume Capitale europea della cultura. La città è stata prescelta nel 2016, e prenderà idealmente il testimone da Matera, Capitale per l'anno in corso.

 

Nella terza corsia della A4 quasi 20 milioni per il verde

Un "corridoio" esteso su 146 ettari nel progetto redatto dalla Concessionaria secondo le prescrizioni deliberate dal Cipe. Piantati poco meno di 100 mila alberi

Trieste. Un investimento di quasi venti milioni di euro per gli interventi in materia di ambiente, attuati di pari passo al procedere del cantiere della terza corsia della A4 secondo una modalità operativa per la quale a fare da apripista è stato il raccordo autostradale Villesse-Gorizia. L'investimento in questione è quello attuato da Autovie Venete con l'obiettivo di creare un "corridoio" verde di 146 ettari - l'estensione pari a quella di 200 campi di calcio - in un progetto che alla fine vedrà piantati lungo l'intera tratta interessata dall'ampliamento della carreggiata poco meno di centomila alberi. Il progetto del verde - che segue per altro le prescrizioni contenute nella delibera del Cipe sul preliminare dell'intera opera - serve anche per mascherare l'impatto visivo dell'opera, ridurre l'inquinamento e contribuire ad assorbire il rumore dei mezzi, ma anche - sottolinea la concessionaria - a creare un ambiente favorevole per la fauna. Fra gli interventi figurano la ricostituzione delle aree di alberi eliminate a causa del cantiere, ma anche l'espianto e il trapianto in aree adatte e vicine di esemplari di pregio particolare, che si è dovuto appunto spostare per fare posto ai lavori. L'esperienza pilota è stata come detto quella attuata lungo il raccordo Villesse-Gorizia, con un primo investimento da circa due milioni e mezzo di euro per un totale di 33 ettari di forestazione e - fra l'altro - due sottopassi dedicati alla fauna di piccola e media taglia fra gli svincoli di Villesse e Gradisca. È stata di 2,7 milioni di euro invece la spesa effettuata per 42 ettari complessivi di piantumazione nell'ambito del primo lotto della terza corsia, quello fra Quarto d'Altino e San Donà: qui sono sono state messe a dimora oltre 80 mila piante e predisposte una trentina di aree-bacini per l'acqua di piattaforma. Nel secondo lotto - quello fra San Donà e lo svincolo di Alvisopoli - le aree destinate alla piantumazione ammonteranno a più di 35 ettari per una spesa prevista di quasi 7 milioni di euro. Per quanto riguarda il terzo lotto - informa ancora Autovie - saranno messe a dimora complessivamente alberi, boschi e fasce verdi per una superficie media di 10 metri quadrati di verde circa per ogni singolo metro lineare di autostrada, pari a un totale di 26 ettari, con un investimento previsto in circa 2,9 milioni di euro circa. Infine, la realizzazione delle opere ambientali relative all'intero quarto lotto richiederà un esborso di circa 4,3 milioni di euro, laddove per il primo sublotto - quello fra Gonars e il nodo di Palmanova - le aree destinate a verde sono destinate a coprire una superficie di quasi dieci ettari. Fin qui l'investimento collegato al cantiere. Al di fuori dell'opera, invece, la manutenzione del verde - precisa la concessionaria - richiede ogni anno quasi due milioni di euro. Il costo dei soli sfalci è di 780 mila euro, mentre per le potature, abbattimenti e altri interveti vengono destinati circa 700 mila euro all'anno. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 17 febbraio 2019

 

 

Oltre 5 incidenti al giorno lungo le strade triestine - Ecco i tratti più a rischio

La Grande viabilità ha registrato 71 episodi nel 2018, poi viale Miramare con 65 Trend in aumento. Il comandante dei vigili Milocchi: «Spesso c'è distrazione»

Aumentano gli incidenti stradali a Trieste e, stando al numero dei sinistri, il tratto più pericoloso risulta essere quello della Grande viabilità, seguito da viale Miramare e via dell'Istria. Investimenti, tamponamenti, schianti, auto cappottate: nel 2018 gli incidenti, più o meno gravi, rilevati sono stati ben 2.033, in media più di 5 al giorno, 210 in più rispetto all'anno precedente. I dati della Polizia locale indicano che in 1.238 casi si è trattato di sinistri con danni solo materiali ai veicoli, in 788 casi, invece, ci sono stati anche dei feriti, mentre 7 sono stati gli incidenti mortali. Nel 2017 il totale era arrivato a 1.823, di cui 1.031 solo con danni materiali ai mezzi, 786 con lesioni personali e 6 con esito mortale. A questi numeri sfuggono, ovviamente, i sinistri, magari i piccoli tamponamenti, dopo i quali i conducenti dei mezzi trovano un rapido accordo, con la constatazione amichevole, senza bisogno di un intervento delle forze di polizia. Dall'inizio dell'anno, invece, gli incidenti sono stati 122, in 41 casi hanno causato anche dei feriti. Già due gli incidenti mortali: vittime il ciclista di Monfalcone Carlo Atzeni, travolto da un furgone sulla Costiera, e l'ottico Roberto Gabrielli, investito da un taxi in piazza Libertà, davanti alla stazione ferroviaria. Tornando allo scorso anno, nello specifico, sulla Grande viabilità si sono registrati 71 incidenti, 65 in viale Miramare e 45 in via dell'Istria. Poi, in via Carducci 30 i sinistri rilevati, in via Giulia e via Flavia 26. Sono dunque gli assi di maggior scorrimento, più lunghi, a rivelarsi più insidiosi, dove probabilmente il piede preme con maggiore facilità sull'acceleratore rendendo più difficile evitare una situazione a rischio e più grave l'eventuale contatto con un altro mezzo. Dei 7 incidenti mortali, due sono stati causati da un malore del guidatore che, perdendo il controllo del veicolo, è andato a schiantarsi. È il caso del 78enne Salvatore Bumbalo, ex poliziotto, che lo scorso maggio è morto andando a sbattere contro un camper parcheggiato in via Forlanini, a due passi dalla sua abitazione. Caso analogo lo scorso 12 dicembre in via Conti, dove ha perso la vita un uomo di 55 anni. Vittime della strada nel 2018 sono stati anche il sedicenne Jack Benvenuti, schiantatosi con la sua moto poco dopo il cavalcavia di Barcola a febbraio, Paolo Marsilli, il professore investito lo scorso ottobre mentre attraversava le strisce pedonali in viale Miramare, la ventiseienne Katarina Jankovic, deceduta per il terribile impatto contro un albero in via Salata mentre era in sella al suo scooter la sera del 24 dicembre. E ancora un uomo coinvolto in un incidente all'incrocio tra viale Campi Elisi e via San Marco e un altro sulla strada regionale 58. A rimarcare che il rispetto dei limiti di velocità riduce notevolmente il rischio di sinistri, è il comandante della Polizia locale, Walter Milocchi, che invita poi gli automobilisti, i motociclisti ma pure i ciclisti a fare ancora più attenzione quando il manto stradale è bagnato. «Gli incidenti sono spesso causati dalla distrazione - osserva Milocchi -, anche dei pedoni. In linea di massima, però, gli automobilisti a Trieste sono abbastanza corretti. Il vizio che persiste è quello di dimenticarsi di segnalare le manovre, di mettere la freccia insomma. Inoltre, non tutti fanno attenzione, rallentando, in prossimità degli attraversamenti pedonali». 

Laura Tonero

 

L'APPROFONDIMENTO - Ciclisti coinvolti in 38 botti lo scorso anno - Nuove regole in vista e appello della Fiab

Nel 2018 sono stati 38 gli incidenti stradali che hanno coinvolto dei ciclisti, un dato in linea con quelli degli anni precedenti, seppure il numero di triestini che si muovono in bici sia in costante aumento. «I ciclisti a Trieste sono tendenzialmente disciplinati - valuta il comandante della Polizia locale, Walter Milocchi -. Unico neo la velocità troppo elevata di qualcuno nelle zone pedonali». Ed è proprio sul versante delle biciclette che potrebbe arrivare una mini rivoluzione sulle strade, a fronte delle novità da applicare al Codice del strada in discussione in Commissione Trasporti alla Camera. La novità, che più di altre potrebbe modificare la mobilità anche a Trieste come altrove, prevede che nei centri abitati, dove il limite di velocità è di 30 chilometri all'ora, venga introdotto il "senso unico eccetto bici", detto impropriamente "contromano". Verrebbe lasciata carta bianca ai Comuni nell'individuare le strade dove adottare la novità. Tra le modifiche al vaglio, si prevedono anche quella relativa alla possibilità per i ciclisti di circolare sulle corsie attualmente riservate solo ai taxi e agli autobus (come avviene già in via Mazzini e in via Imbriani), e quella inerente l'opzione di poter parcheggiare in aree adibite, o sui marciapiedi e nelle zone pedonali. Novità pure per la sosta ai semafori, dove chi è in bici avrebbe la precedenza: davanti ai semafori e agli stop si prevederebbe uno spazio ad hoc, "una striscia di arresto avanzata". Una serie di provvedimenti che solleva qualche perplessità nel comandante della Polizia locale di Trieste. «L'obiettivo perseguito è nobile - valuta Milocchi - ma introdurre queste novità non sarebbe facile. C'è il rischio di rallentamenti dei bus e non credo sia sempre possibile in una città come Trieste realizzare quello spazio ad hoc, quella doppia linea per l'arresto avanzato». «Sono provvedimenti già adottati in molti Paesi europei e - premette Federico Zadnich, responsabile delle mobilità urbana di Fiab Trieste -, ad esempio, nel centro storico di Reggio Emilia. Serve avere una visione di insieme e due obiettivi: la creazione di assi di scorrimento utili alla mobilità dei ciclisti e la sicurezza. Servirà un'attenta valutazione dell'amministrazione comunale e un proficuo confronto con realtà come la nostra». Fiab, nel frattempo, chiede al sindaco Roberto Dipiazza di dar seguito alla sua promessa elettorale di consentire il transito delle biciclette (molti ciclisti lo fanno già rischiando una sanzione) lungo il tragitto che da piazza Perugino porta a piazza Goldoni, passando per via Conti, via D'Azeglio e piazza dell'Ospedale.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 16 febbraio 2019

 

 

Venduta l'ex Intendenza di largo Panfili Scatta la trasformazione in super hotel

All'asta di Cassa depositi e prestiti si fa avanti un gruppo italo-austriaco. Operazione da 15 milioni, di cui 5-6 per l'acquisto

Pronostico rispettato. Chi avesse scommesso sul destino alberghiero dell'ex Intendenza di finanza in largo Panfili, avrebbe portato a casa il malloppo. Ieri a mezzogiorno erano scaduti i termini per presentare le offerte indirizzate ad acquistare il grande edificio di oltre 13 mila metri quadrati, che di fatto costituisce il "raddoppio" del palazzo delle Poste: raccoglieva le proposte, su incarico della proprietaria Cassa depositi e prestiti (Cdp) Immobiliare, il notaio romano Mario Scattone, con studio nell'Urbe in via Giuseppe Montanelli 11.Il passaggio di mano scongela un bene piuttosto impegnativo sul quale da anni si cercava un compratore. A farsi avanti in solitaria un gruppo italo-austriaco, di cui si era parlato a novembre, già impegnato nell'industria alberghiera regionale, in particolare a Grado: obiettivo trasformare la cadente ex Intendenza in un hotel "quattro stelle" dotato di 230 stanze. Secondo l'acquirente, si tratterebbe della più grande struttura recettiva del Friuli Venezia Giulia. Stefano Nursi, l'agente immobiliare che con la sua Equipe ha seguito l'operazione, rifinisce la descrizione: sarà un intervento riqualificativo, acquisto compreso (stimato tra i 5 e i 6 milioni di euro), da 15 milioni, che potrebbe aprire il cantiere entro l'anno. Cantiere dedicato specificamente all'interno, poichè sugli esterni è già in corso un lavoro restaurativo, avviato nello scorso autunno dall'ormai ex proprietaria Cdp. L'opera è affidata a Mario Bucher, che si giova della consulenza storico-artistica di Pietro Cordara. Del restauro si occupa la ditta Gasparoli di Gallarate. Il cronoprogramma prevede il recupero delle facciate entro la fine della prossima estate. La notizia romana interrompe una pluriennale storia di declino. L'ex Intendenza aveva cambiato proprietario varie volte, transitando da Fintecna a Italia Turismo fino ad approdare a Cdp: sempre di mano pubblica si è comunque trattato. Il restauro degli esterni ha probabilmente contribuito ad accrescere l'interesse del gruppo italo-austriaco: rimettere in sesto l'interno, storicamente vocato a uffici ma da tempo inutilizzato, rappresenta già un bell'impegno. Gli spazi sono notevoli: cinque piani fuori terra, l'ultimo dei quali occupato da soffitte dalle lignee trabeazioni. Tre gruppi di scale - raccontava a novembre Mario Bucher - una delle quali classificata scalea d'onore. Tre anche i cortili, che però - chiarisce Nursi - non potranno essere adibiti a parcheggio. Il tetto è stato provvisoriamente rimessato. Va ricordato che i 13 mila metri quadrati, su cui si estende il vasto immobile di fine Ottocento, sono soggetti a vincolo diretto della Soprintendenza. Emissari del gruppo acquirente avevano incontrato il sindaco Roberto Dipiazza, interessato a un felice esito dell'operazione: nel risanamento del Borgo Teresiano, impostato dalla giunta Cosolini, stonava quel mezzo isolato inscurito dallo smog e obliato dall'incuria (oggi coperto dai ponteggi). Largo Panfili è stato rinfrescato: la chiesa evangelica, l'Agenzia delle Dogane (dove operava lo squero), la succursale Carducci-Dante, la recente pavimentazione concorrono a disegnare un dignitoso scorcio dell'area centrale. Ci passa persino una delle ciclabili meno frequentate del mondo, un senso unico di non facile comprensione. Insomma, solo i tre lati (Panfili, Milano, Galatti) dell'ex Intendenza sembravano caparbiamente catafratti nel loro nerastro degrado. Il palazzo di largo Panfili si configura come una sorta di voluminosa retroguardia gemellare delle Poste. L'esecuzione risale all'ultimo decennio dell'Ottocento e si deve a un architetto "di stato" come Friedrich Setz, specializzato nell'edificazione di sedi postali. Progettò anche quelle di Trento e Bolzano, in una sorta di ideale ponte dall'involontario sapore irredentistico. -

Massimo Greco

 

Dall'ex Ras a palazzo Ananian Così il turismo rilancia la città - LA PROSPETTIVA

 Il turismo, nuovo Eldorado triestino, scorre spumeggiante tra crescenti investimenti nella hotellerie. L'ex Intendenza è solo l'ultima notizia che riguarda il settore dell'ospitalità. A poche centinaia di metri, in piazza Repubblica, Allianz conta di approntare l'ex sede della Ras in tempo per la Barcolana: sarà anch'esso un quattro stelle dotato di 125 camere, dove potranno riposare 250 clienti. I posti di lavoro saranno 50-60. Il colosso assicurativo germanico ci scommette una ventina di milioni. L'azienda trevigiana Carron sta trasformando lo stabile disegnato da Ruggero e Arduino Berlam a inizio Novecento, ma sarà il gruppo Hnh (famiglia Boccato) a gestire la struttura in accordo con Hilton Double Tree. Da piazza Repubblica bastano due passi per arrivare in corso Italia 12, dove si lavora a palazzo Ananian per fare dell'antico palazzo un albergo da 55 stanze in grado di ospitare 130 persone: iniziativa a opera di Golden Hotel & resort, già proprietaria del Continentale, e gerente del Palace suite in via Dante. Investimento quotato attorno ai 4,5 milioni. Sempre in corso Italia, prevista destinazione turistica anche per Casa Romano, in passato sede del Credito Italiano. Una soluzione a cavallo tra affittacamere e mini-appartamento è in allestimento in via XX Settembre 25, a cura della Novecentotre, partecipata da Franco Bandelli e Andrea Sinico.Anche in Carso c'è movimento, perchè a Sgonico l'imprenditore edile-impiantista Andrea Monticolo vuole riaprire un albergo chiuso da quasi trent'anni. Secondo lui, c'è spazio per lavorare in Altipiano (aziende, istituzioni scientifiche) e per attrarre clientela dal futuro centro congressi. Infine, quelli che potremmo definire gli «auspici»: il Carciotti, l'Ortofrutta in Campo Marzio, il palazzo in via Mazzini dove aveva sede il gruppo anarchico Germinal. 

 

 

Centrale di Fianona Zagabria nel mirino degli ambientalisti: «Pronti a vie legali»

Tre associazioni minacciano una causa al ministero in ballo un nuovo permesso per l'impianto ormai obsoleto

Albona. Ambientalisti di nuovo sul piede di guerra per le centrali termoelettriche a carbone nel golfo di Fianona. Tre associazioni hanno annunciato l'avvio di una causa contro Zagabria se il governo rilascerà un nuovo permesso ambientale per la centrale Fianona 1, la vecchia struttura costruita ormai mezzo secolo fa. È questo l'ultimo sviluppo di una battaglia che ha già visto accendersi aspri scontri in passato, e che ora potrebbe essere rinfocolata in merito alla centrale di 125 megawatt di potenza, che due anni fa ha cessato l'attività in quanto ormai fuori norma rispetto agli standard previsti dalla direttiva europea sulle emissioni industriali. Dopo che il contestatissimo progetto della Fianona 3 - sempre a carbone - è stato almeno per ora accantonato alla luce del pesante impatto ambientale, l'azienda statale per l'energia elettrica Hep intende rimettere in funzione per altri 15-20 anni proprio la Fianona 1, che pure era stato previsto inizialmente di smantellare entro il 31 dicembre del 2015. Il motivo è semplice: la domanda di energia elettrica è in continuo aumento e Fianona 3 probabilmente non vedrà mai la luce. Per attuare il suo proposito, la Hep ha bisogno dell'apposito permesso ambientale rilasciato dal ministero della Tutela dell'ambiente e dell'energia. Ministero -a guidarlo c'è Tomislav Coric - che è così entrato nel mirino degli ambientalisti di Istria verde, Azione verde e Greenpeace che hanno annunciato l'avvio di una azione legale qualora Zagabria «continuasse a eludere le normali procedure» e rilasciasse «il nuovo permesso ambientale per Fianona 1». Le normali procedure, spiegano gli ambientalisti, impongono la stesura di uno studio per la valutazione dell'impatto ambientale, che invece il ministero ritiene inutile argomentando come resti valido l'analogo documento steso a suo tempo per Fianona 3. Secondo gli ambientalisti poi il prolungamento della vita di Fianona 1 è inaccettabile soprattutto per l'inquinamento atmosferico. Inoltre gli interventi che sarebbero previsti sui filtri per adattare la vecchia centrale agli standard comunitari non sarebbero sufficienti - sostengono gli ambientalisti - a far rientrare le emissioni entro i parametri consentiti. Il ministero dovrebbe comunicare la sua decisione entro pochissimi giorni, ma gli ambientalisti già si dicono convinti che il permessi a Hep verrà rilasciato. Timori alimentati dal fatto che Zagabria ritiene di dover sfruttare al massimo gli impianti disponibili per non dovere aumentare l'importazione di energia elettrica, che già ora richiede un esborso di 400-500 milioni di euro all'anno. Nel Golfo di Fianona attualmente è in funzione la centrale termoelettrica Fianona 2, costruita sul finire degli anni Novanta dello scorso secolo. Di recente, per adeguarla agli standard europei, è stata del sistema Denox atto a rimuovere gli ossidi di azoto dalle emissioni della ciminiera in atmosfera: l'intervento, attuato con un sistema che si basa sulla tecnica della riduzione catalitica selettiva, è costato all'incirca 27 milioni di euro.

 

 

SALES - Nei boschi per sentire profumo di zafferano

Passeggiata nei boschi del Carso questa mattina, con partenza alle 9 da Sales (il ritrovo è fissato poco prima, nei pressi del pozzo situato nel centro dell'abitato). Organizzato dal Gruppo '85 e dal Circolo culturale di Sgonico, con il patrocinio del Comune di Sgonico, l'appuntamento vedrà la presenza del botanico Livio Poldini, che illustrerà le caratteristiche del "croco zafferano primaverile", un fiore che proprio in questo momento dell'anno conosce la sua migliore fioritura. Nel corso della passeggiata, della durata di tre ore circa e accessibile a tutti, Poldini parlerà anche del problema della sistemazione dei boschi carsici, tema al quale al botanico dedica molte energie. La partecipazione alla passeggiata è gratuita. Il "croco" un tempo era diffuso in tutta la Dalmazia, oggi invece è molto più raro trovarlo. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 15 febbraio 2019

 

 

Il volto dei nonviolenti parla ai volontari ARCI - GLI OPERATORI

Il presidente nazionale del Movimento nonviolento Massimo «Mao» Valpiana sarà domani a Trieste per il primo incontro della "Scuola di cittadinanza" di Spaziattivi con Arci Servizio Civile. L'incontro si terrà dalle 10.30 alle 16.30 nello Spazio rosa del parco di San Giovanni. La giornata affronterà il tema della nonviolenza. La "Scuola di cittadinanza" proseguirà poi il 9 e il 10 marzo sul tema delle discriminazioni e il 13 e il 14 aprile sulle questioni ambientali (a cura di Legambiente). Info: www.spaziattivi.org - friuliveneziagiulia@ascmail.it - 040761683

 

Storia Naturale - Prove di evoluzione domani in via Tominz

Domani, al Museo di Storia naturale, l'entomologo Andrea Colla illustrerà "Le prove dell'evoluzione osservando i reperti del museo" nel corso di un laboratorio gratuito, con il solo costo del biglietto d'ingresso al museo, che avrà luogo alle 11, alle 12 e alle 13, per un massimo di venti persone per laboratorio. L'appuntamento con l'esperto farà conoscere al pubblico le particolarità che rendono il mondo dei piccoli animali affascinante e grazie all'utilizzo del microscopio si scopriranno dettagli evolutivi importanti per la sopravvivenza e l'adattabilità ai vari habitat.

 

"La Natura si racconta" Attività gratuite al museo - via dei Tominz

A primi a svelare i loro segreti saranno gli squali. L'iniziativa "La Natura si racconta" è una rassegna di incontri gratuiti per bambini e famiglie organizzati in diverse domeniche da febbraio ad aprile dalla cooperativa Ecothema al museo di Storia naturale di via dei Tominz. Il primo incontro si terrà questa domenica alle 10. 30. L'argomento, come detto, sono gli squali, come si legge nel comunicato in cui si illustra l'evento: «Qual è lo squalo più feroce dei mari? E quello più brutto? Gli squali vanno dal dentista? Come si distingue uno squalo da una squala? Queste e altre mille curiosità, per vedere gli squali come non li avete mai visti!». Domenica 24 si terrà un incontro sull'evoluzione (alle 15), domenica 3 marzo toccherà invece a un laboratorio per bambini e famiglie dedicato ai dinosauri (alle 10.30), il 17 marzo toccherà agli uomini preistorici (alle 15), mentre domenica 7 aprile il tema sarà "luoghi comuni e fake news sugli insetti e altri animali". Ingresso al museo e attività sono gratuite, si suggerisce la prenotazione (tel. 333 2032448, email: ascuolainmuseo@gmail.com).

 

 

NECROLOGIO

Gli amici di Legambiente Trieste si associano al dolore della famiglia ricordando FABIO PERCO con affetto (vedi annuncio)

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 14 febbraio 2019

 

 

Scontro tra M5S e Forza Italia sul rumore della Ferriera

La maggioranza ha bocciato la richiesta di discutere un testo presentato da Bertoni. Polacco: «Non c'è volontà di censurare, ne parleremo a tempo debito»

La ferriera infiamma l'aula. Lunedì sera, in Consiglio comunale, il M5s ha chiesto di discutere una mozione per la sospensione delle attività rumorose della Ferriera. La richiesta non è stata tuttavia accolta dalla maggioranza, mentre il centrosinistra aveva già lasciato l'aula in precedenza. Ciò ha scatenato il j'accuse della portavoce pentastellata Cristina Bertoni: «Il centrodestra non tutela la salute dei cittadini di Servola, anche a fronte di sforamenti che rendono applicabile l'ordinanza sindacale. Alla faccia delle promesse fatte in campagna elettorale». Ma Forza Italia ha respinto le accuse: «Il tema sarà discusso in occasione più opportuna». Bertoni ha evidenziato che «a fine gennaio è scaduto il tempo massimo concesso dall'Aia regionale alla Siderurgica Triestina per attuare il piano di risanamento acustico: entro tre mesi dalla scadenza, e cioè entro aprile, dovrà essere effettuato un monitoraggio di controllo». «I livelli di rumore ambientale registrati da Arpa sono ancora superiori sia ai limiti vigenti che a quelli definiti dal piano comunale di classificazione acustica adottato a dicembre - ha proseguito la pentastellata -. Per questi motivi, nonostante i mugugni dei consiglieri di maggioranza, ho chiesto che fosse discussa la nostra mozione, che chiede al sindaco di emettere un'ordinanza sospensiva delle attività rumorose della Ferriera». Al M5s ha replicato il capogruppo di Forza Italia Alberto Polacco: «Il tema dell'ordinanza è complesso: abbiamo fatto passi importanti per avere chiarezza sulla situazione, disponendo anche delle analisi e contattando l'autorità giudiziaria. In merito ai singoli presupposti, questi ultimi devono essere vagliati attentamente perché, altrimenti, l'amministrazione rischia di incorrere in ricorsi. A questo proposito ci sono anche i tavoli regionale e nazionale, oltre che quello comunale». «La mozione sarà senz'altro discussa - ha assicurato Polacco -. Non si tratta di un tema "nascosto", ci mancherebbe altro. Vista l'ora tarda in cui è stata avanzata la questione (erano passate le undici ndr) e l'assenza dell'assessore competente, è stato ritenuto più opportuno rimandare il dibattito a un'occasione più importante».

 

 

Silos ancora bloccato: 10 giorni per modificare terminal e park

Riunione nervosa in Comune sul progetto fermo da vent'anni Ultima possibilità per intervenire sull'opera di riqualificazione

Dieci giorni per non arrendersi a quello che l'ex presidente della Repubblica Giuseppe Saragat avrebbe definito «destino cinico e baro». È il destino di piazza Libertà, che frena tutti i progetti che la riguardano. Uno dei casi più eclatanti è la riqualificazione del Silos, che da vent'anni rolla invano sulla pista di decollo. Martedì si è svolta una riunione negli uffici comunali dell'Urbanistica, al termine della quale si è appurato che occorrono modifiche al progetto sul parking e sulla stazione dei pullman. C'era Giulio Bernetti per il Municipio, Attilio Grazioli per il fondo internazionale che dovrebbe comprare l'edificio con progetto incorporato, Aldo Pavoni (Archea Latisana) in qualità di progettista su committenza di Immobiliare Nordest, società controllata da Coop Alleanza 3.0.Esito finale del nervoso consulto: tempo dieci giorni per rimettere a posto la proposta. La questione da dirimere riguarda l'entrata/uscita dei pullman e delle vetture, un lay-out faticoso. Se il Comune accetterà il nuovo elaborato, si dovrebbe riuscire a chiudere l'accordo di programma in luglio e a inaugurare il cantiere nel 2020. Il Silos è una vera e propria tela di Penelope. In dicembre era stata risolta, con una norma regionale, la grana del rapporto tra metratura dei parcheggi e metratura delle superfici commerciali. Il terminal pullman, secondo Pavoni, dovrebbe essere organizzato su 9 stalli dedicati alle partenze e 2 agli arrivi. Si rammenta che da giugno funzionerà, di fianco al Silos, la nuova base dei bus di Trieste Trasporti. Quest'anno il progetto Silos compirà vent'anni ma zero candeline sulla torta delle opere da compiersi. L'investimento, se e quando si farà (perché la pazienza del fondo non è illimitata), non è inferiore ai 100 milioni per costruire un albergo, un centro congressi, spazi commerciali e ristoranti, parcheggi. In attesa che arrivino i turisti, il Silos continua a essere frequentato da migranti asiatici, da clochard autoctoni, da acquirenti di sostanze stupefacenti. 

Massimo Greco

 

 

A Duino Aurisina presentato il piano per il geoparco dell'altipiano

L'assessore all'Ambiente Romita ha illustrato tutte le particolarità del disegno transfrontaliero per la tutela del territorio del Carso

DUINO AURISINA. Tutelare il patrimoniale geologico del Carso attraverso un riconoscimento internazionale, integrato da una strategia di sviluppo sostenibile. Questo l'obiettivo che vede accomunati la Regione, una dozzina di Comuni del Carso triestino e isontino e cinque sloveni, impegnati coralmente per ottenere, per una vasta area del Carso italiano e sloveno, la qualifica di Geoparco europeo. L'iniziativa è stata illustrata ieri sera, nel corso di un incontro pubblico convocato nell'ambito del Tavolo verde comunale, dall'assessore di Duino Aurisina per l'Ambiente e l'Agricoltura, Massimo Romita, dalla presidente della Commissione comunale per l'Ambiente, Chiara Puntar, e dal responsabile del Servizio geologico della Regione, Fabrizio Fattor. Romita, dopo aver citato i 12 Comuni del Carso firmatari del Protocollo per l'istituzione di un Geoparco classico italiano, che sono Doberdò del Lago, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Monrupino, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Dorligo della Valle-Dolina, San Pier d'Isonzo, Savogna d'Isonzo, Sgonico e Trieste, ha citato la delibera del giugno del 2016 «con la quale l'amministrazione di Duino Aurisina sottolineava l'importanza della costituzione del Geoparco», ricordando la data del 23 aprile 2018, in cui il sindaco del Comune di Sezana, in rappresentanza dei Comuni del Carso in Slovenia, aveva firmato l'accordo sull'istituzione del geoparco transfrontaliero nel territorio del Carso Classico. Fattor ha spiegato che la Regione, con una generalità del luglio del 2015 aveva a sua volta individuato il percorso per candidare il Geoparco del Carso a diventare "Geoparco European". «Classificare un'area come Geoparco non significa creare uno strumento vincolante - ha sottolineato Fattor - ma di un invito a lavorare tutti nella stessa direzione, per contribuire alla crescita del territorio in un ambito di tutela, dando vita a un marchio, o meglio un'immagine che favorisca la promozione dell'area coinvolta, senza interferire nelle attività già esistenti». Da parte del pubblico sono state fatte richieste di chiarimento in relazioni ai «possibili vincoli per la popolazione che un provvedimento del genere potrebbe comportare», mentre Danilo Antoni, rappresentante di un gruppo di lavoro che opera a Duino Aurisina, ha osservato che «nell'ambito della valorizzazione del Carso non si può pensare ad accettare un pirogassificatore nel territorio».

 

 

Una tartaruga piena di plastica Soffocata dai rifiuti nel Tirreno

Nello stomaco filtri di un depuratore, confezioni di caramelle, etichette e sacchetti L'appello dei ricercatori: «Basta materiali inquinanti, così i mari muoiono»

Hanno trovato la carcassa sulla bellissima spiaggia di Marina di Camerota, nel Cilento, con lo stomaco pieno di pezzi di plastica: sette piccoli filtri per la depurazione dell'acqua, etichette di bevande gassate, pezzi di un bicchiere monouso per il caffè, frammenti di buste della spesa. C'era anche una confezione di M&M's: l'etichetta in arabo e il codice a barre dicono che arriva dall'Algeria. È una tartaruga Caretta caretta, un maschio adulto (dunque circa un metro, oltre un centinaio di chili), in perfetta efficienza riproduttiva, uno di quelli che quando muoiono, dicono i ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli che l'hanno trovata e che hanno postato la notizia su Facebook suscitando l'indignazione di tanti ambientalisti, provocano ancora più dolore e interrogativi. Perché la conservazione della specie passa attraverso esemplari preziosissimi come questo, che aveva più di venticinque anni (le analisi sono in corso) e dunque era stato capace di sopravvivere a minacce e pericoli. «Dei maschi di Caretta caretta si sa molto poco» dice Sandra Hochscheid, ricercatrice tedesca originaria di Dusseldorf, dal 2001 in Italia e coordinatrice del Centro ricerche tartarughe marine di Portici della Stazione Zoologica Anton Dohrni (www.szn.it), che con il team dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno ha eseguito l'autopsia. Fondata nel 1872, la Szn è tra i più importanti enti di ricerca nei settori della biologia marina e dell'ecologia.«Milioni di filtri per depuratore come quelli che sono stati trovati nel suo stomaco - spiega Sandra Hochscheid - all'inizio dell'anno scorso erano fuoriusciti dall'impianto alla foce del Sele, dopo la rottura di una vasca, ed erano finiti in mare. La Procura di Salerno sta indagando. Poi le correnti li hanno portati lungo le coste della Campania, della Toscana, addirittura fino in Francia e alle Baleari. Il progetto Clean Sea Life monitora il diffondersi di questi dischetti. Dopo un anno eccoli nello stomaco di una tartaruga, non ci sorprende». La Caretta caretta è onnivora, dice, non discrimina troppo che cosa mangiare, a differenza ad esempio della tartaruga liuto, più selettiva. Ma anziché meduse, macro plancton o granchi o molluschi, le tartarughe trovano sempre più spesso sul fondo marino e nell'acqua rifiuti e plastica. La Caretta caretta è la specie di tartaruga marina più abbondante nel Mediterraneo Occidentale. È un animale carismatico, che attrae da sempre l'interesse degli scienziati, ma ne abbiamo una conoscenza limitata. Poco si sa della sua distribuzione in mare e di come vive. Tra Europa e Nord Africa la Caretta-caretta nidifica su alcune spiagge del Mediterraneo (Turchia, Cipro, Tunisia e Libia), ma anche sulle coste italiane non è infrequente trovare i suoi nidi: sulla spiaggia della Pozzolana di Ponente a Linosa, ad esempio, isola pelagica a 150 miglia dalla costa siciliana, sei ore di traghetto da Agrigento. Nidi di Caretta caretta si trovano anche sull'Isola dei Conigli a Lampedusa, sulla spiaggia di Spropoli a Palizzi in Calabria e in Sicilia nell'Oasi faunistica di Vendicari (Siracusa), sulla spiaggia di Sant'Andrea Apostolo dello Ionio. Quasi l'80% delle deposizioni di uova della specie Caretta caretta in Calabria avviene sulla costa ionica.«Questa è l'ennesima occasione, purtroppo, per lanciare un appello - dice Sandra Hochscheid - bisogna ridurre il consumo di plastica, cambiare il nostro comportamento di consumatori. Facendo la spesa non comprate oggetti monouso di plastica, cannucce, piattini, rifiutateli anche al bar, chiedete un vero bicchiere, ad esempio, e piatti di ceramica». La tartaruga spiaggiata a Marina di Camerota non ha un nome, anche se altre "colleghe" monitorate dall'Szn col gps per stabilirne le rotte migratorie sono conosciute come Annasara (liberata nella Area Marina Protetta di Punta Campanella), Gonzala e Dolores Prima, che ha fatto un nido ad Acciaroli. Ma la tartaruga piena di plastica resta un simbolo dei gravi danni ambientali che sta facendo l'uomo. 

Carlo Grande

 

 

Lo studio sul clima di Enea e Confcommercio -  Il Mediterraneo si alzerà di un metro entro il 2100 Disastro nei porti italiani - il dossier

Il livello del Mediterraneo sta salendo rapidamente, a causa del riscaldamento globale. Fra poco più di 80 anni, 5. 600 chilometri quadrati del nostro Paese e 385 km di costa potrebbero essere sommersi dal mare. E per dare un'idea della vastità del fenomeno, gli esperti parlano di un'area grande come l'intera Liguria interessata da inondazioni. Enea torna a lanciare l'allarme ambiente. Stando ai dati diffusi ieri dall'Agenzia in una conferenza promossa con Confcommercio, entro il 2100 l'innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri. Tuttavia, utilizzando un modello meno prudente, la previsione arriva fino a 1,45 metri. Il problema riguarda praticamente tutte le Regioni italiane, per un totale di 40 aree costiere. E a pagare il prezzo più disastroso potrebbero essere i porti di Venezia e Napoli. Ma anche Cagliari, Palermo e Brindisi. Per Trieste la previsione al 2100 è di un innalzamento di 98 cm. Occorrono interventi immediati di mitigazione e adattamento, hanno spiegato gli esperti di Enea. Che hanno siglato un patto con Confcommercio. Un protocollo d'intesa prevede di realizzare attività di ricerca, formazione, informazione e di analisi per l'uso efficiente delle risorse e la riqualificazione energetica tramite l'integrazione delle competenze dei due organismi. La collaborazione riguarderà poi le attività di diagnosi e riqualificazione energetica e il supporto alla redazione di bandi e al reperimento di finanziamenti. Riconoscendo l'importanza della lotta al cambiamento climatico e il perseguimento di uno sviluppo sostenibile, l'accordo punta a promuovere l'uso efficiente delle risorse favorendo la transizione verso un modello di economia circolare, che comprenda il ciclo dei rifiuti, la gestione sostenibile della risorsa idrica e il recupero di materie prime dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche. In questo quadro Enea si impegna a fornire risorse umane, tecnologie e servizi, a supportare le attività di formazione e informazione. «La firma del protocollo - ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, - è un passo molto importante per rendere tutti consapevoli delle emergenze e delle soluzioni possibili. Solo con la collaborazione di tutti può emergere uno sviluppo sostenibile che comprenda la tutela del nostro mare e la valorizzazione delle imprese del turismo e del terziario di mercato». 

 

 

Domenica - Al BioMa i belli, i brutti e i cattivi del mare

Domenica alle 16, al Biodiversitario Marino, il museo immersivo dell'Area marina protetta di Miramare ospitato alle ex scuderie di Miramare, appuntamento con "I belli, i brutti e i cattivi (del mare)". Il mare è uno scrigno di meraviglie e sorprese, ma mentre alcuni organismi corrispondono alla comune idea di bello, altri sono più bizzarri e insoliti, e spesso ci fanno paura o ribrezzo. Attività gratuita per adulti e famiglie (bambini dai 6 anni). Iscrizione obbligatoria inviando una mail a info@riservamarinamiramare.it o chiamando lo 040-224147 interno 3.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 13 febbraio 2019

 

 

Morto il biologo Fabio Perco "papà" dell'isola della Cona

L'esperto studioso triestino si è spento a 72 anni dopo una lunga malattia Il mese scorso aveva ricevuto il Bobolar d'oro per la riserva da lui creata (necrologio)

STARANZANO. Si è spento ieri a Trieste - dov'era ricoverato da tempo, prima all'ospedale di Cattinara e poi alla Pineta del Carso di Aurisina - il biologo Fabio Perco, 72 anni, da tutti considerato il "papà" dell'isola della Cona. Studioso, ricercatore, naturalista, autore di pubblicazioni, docente universitario, era stato tra i padri fondatori dell'Ambito di tutela ambientale dell'isola della Cona prima e poi della Riserva naturale regionale Foce dell'Isonzo. Lascia nel dolore la moglie Chiara, i figli Nicoletta, Elena e Dino, gli amici, oltre a un incolmabile vuoto nella comunità scientifica. È stata proprio la moglie ieri a dare la triste notizia: «Fabio non c'è più - le sue parole commosse al telefono - se n'è andato. Non pensavamo che avvenisse così presto. Nel pomeriggio di lunedì le sue condizioni si sono aggravate e alle 4.30 di ieri notte ha cessato di vivere. Eravamo tutti con lui». Pur abitando a Trieste, nella frazione di Opicina, dalla fine degli anni Ottanta Perco è stato "adottato" da Staranzano, un paese diventato per lui seconda casa, senza tuttavia per questo abbandonare le numerose ricerche in ambito regionale. Proprio il mese scorso, in segno di riconoscenza, la comunità gli ha assegnato il "Bobolar d'oro", il massimo riconoscimento che viene dato al personaggio dell'anno. Forse arrivato con un po' di ritardo, per quanto fatto in tanti anni per il territorio a livello nazionale e internazionale, come difensore delle aree naturalistiche. Purtroppo già in quella occasione, Perco non era presente a causa del suo stato di salute e il premio venne consegnato alla famiglia. Raggiunto telefonicamente, Perco aveva manifestato la sua grande gioia per il premio ringraziando gli staranzanesi che lo avevano votato. «Un'emozione, un riconoscimento che mi ha commosso perché assegnato da un'intera comunità. Spero mi dia una carica di energia in più - le sue parole - Non me l'aspettavo questo premio, anche perché non tutti condividono e sono d'accordo con il mio punto di vista a volte espresso pubblicamente. Spero, comunque, di vederci appena possibile perché ci sono ancora tante cose da fare». Negli ultimi tempi era stato criticato da Legambiente per alcune prese di posizioni e in passato, essendo stato cacciatore, aveva evidenziato come ritenesse importante la "selezione" nel numero di alcuni animali. Insomma, un uomo che non si nascondeva e, anzi, diceva quello che pensava. Sempre a difesa della natura. Perco ha legato il suo nome e tanta parte della sua attività professionale alla zona umida della Foce dell'Isonzo, divulgando in Italia e nel mondo l'area protetta di Staranzano, sia come consulente scientifico della Riserva che come responsabile-coordinatore della Sbic, la Stazione Biologica dell'Isola della Cona. Un importante punto di riferimento per il controllo della fauna migratoria e stanziale che nel periodo invernale ha raggiunto circa 25 mila presenze di oltre 325 specie. Zoologo, laureato a Trieste nel 1975, illustratore e saggista, docente in università italiane e straniere, è stato ideatore di importanti progetti di tutela e fruizione di habitat naturali, instancabile animatore e divulgatore della biodiversità. Autore di 13 pubblicazioni, veniva spesso chiamato a spiegare la natura su Rai e Mediaset. Il Centro visite dell'Isola della Cona con i suoi riconoscimenti, dal secondo posto in Europa dietro la Spagna nel progetto AdriaWet (2014) fino alla Zona umida di interesse Internazionale ai sensi convenzione Ramsar (2016), ora dovranno andare avanti senza uno dei padri fondatori. 

Ciro Vitiello

 

Quell'incontro ispiratore con il pittore Sir Peter Scott - la carriera

STARANZANO. Fabio Perco considerava quell'area protetta una sua creatura. Il viaggio in Camargue, all'inizio degli anni Ottanta, gli aveva permesso di conoscere alcuni esperti nella gestione dei cavalli. E quegli animali sarebbero poi stati introdotti nella Riserva. Ma il suo curriculum vitae è costellato da altre tappe. Nella sua lunga carriera di naturalista, aveva nel carnet un pacchetto di progetti che ora lascia in eredità. Alcuni sono stati già realizzati e tra questi spiccano quelli della reintroduzione del Grifone a Cornino, della Cicogna bianca a Fagagna e a Racconigi in Piemonte, della Riserva naturale di Valle Canal Novo a Marano. E poi il ripristino naturale di Val Stagnon a Capodistria in Slovenia. Aveva collaborato con la Provincia di Udine e la Regione Friuli Venezia Giulia come direttore degli Osservatori Faunistici e da consulente nella realizzazione di parchi naturali regionali, nonché docente in tanti percorsi di formazione dei forestali e delle guide naturalistiche. Trasse ispirazione per i progetti realizzati nelle zone umide da ciò che aveva visto in Inghilterra, dove esistono numerosi esempi di fruizione e gestione di ambienti naturali con modalità di ecoturismo. La figlia Nicoletta ricorda come a Slimbridge avesse conosciuto il pittore naturalista Sir Peter Scott, un'importante figura di riferimento, sia come artista sia come naturalista ornitologo. «La storia dell'inglese - dice Nicoletta - è simile a quella di papà. Ambedue provengono, infatti, dal mondo venatorio che poi hanno abbandonato per dedicarsi alla tutela e al ritorno di tante specie di anatidi».

 

 

Sette domande sulle opere incompiute del Parco di San Giovanni - LA LETTERA DEL GIORNO di Franco Rotelli

Senza grande speranza di risposta vorrei far qualche domanda agli Enti Pubblici triestini. Il tema è il Parco di San Giovanni con i suoi edifici, un tempo manicomiali. Un rilevante intervento di rigenerazione ha restituito alla città buone cose, attorno alla prima decade degli anni duemila. L'intervento, coordinato tra gli enti proprietari (in particolare Azienda Sanitaria, e Provincia, ma anche Università, Comune, Regione) ha consentito un recupero di notevole rilievo di una parte importante di quell'area straordinaria. Poi tutto si è fermato. 1) Dieci anni fa, il Comune di Trieste ha ottenuto un significativo contributo regionale (milionario) per recuperare il Padiglione Ralli. Dopo vari anni il recupero è avvenuto e da quasi quattro anni è terminato. A parte le palizzate esterne di cantiere, caduta e divelta, nulla ne è derivato: il padiglione è messo a nuovo, vuoto e inutilizzato. Sperando che non venga finalizzato per un anacronistico centro diurno Alzheimer piazzato lassù (come intendevano): quando se ne farà qualcosa di buono (per esempio per i giovani)? 2) La Provincia ha speso qualche milione di euro per restaurare il padiglione B, bellissimo edificio utilizzato in passato per anni dall'istituto tecnico Ziga Zois... Ma la Provincia è stata abolita e l'edificio assegnato al Comune in quanto ad uso scolastico. Il restauro credo sia costato poco meno di tre milioni ma mancano, per finire, tre o quattrocentomila euro. Il Comune li metterà e quando? 3) L'Università degli Studi di Trieste riceve ogni anno da oltre dieci anni un significativo contributo regionale per ristrutturare due (ne voleva tre) padiglioni (quelli vicino al Teatro) per dare una sede adeguata alla Facoltà di Psicologia. Li comprò molti anni fa dalla Provincia; annunciò una volta all'anno che i lavori erano alle porte; il contributo regionale continua, i lavori non li ha visti nessuno: signor Rettore, a quando? 4) La Regione ha acquisito, con la fine della Provincia, Il Gregoretti, e altri edifici minori: signora assessore al Patrimonio, ne è al corrente e che cosa ne farà? 5) Sempre la Regione attraverso Erpac (Ente Regionale per le Attività Culturali) ha acquisito la ex Casa Dominicale (5 mila metri quadri utili) e alcuni padiglioni minori. Che cosa ne farà? 6) Uno stanziamento regionale fu posto nella finanziaria regionale 2017 per risanare un'area inquinata attorno alla ex cappella mortuaria (circa un milione): quando verrà speso? 7) Erpac ha trasferito ad Asuits (l'azienda sanitaria) un fondo per restaurare l'antica portineria di San Giovanni per farne un infopoint per tutto ciò che sta/starà nel Parco e che è difficile capire per chi vi accede. Quando Asuits realizzerà questa struttura? Grazie a Dio (e a qualche umano) oggi il Parco ha un suo decoro e interesse (per mezzo mondo). Vorranno gli Enti suddetti fare un pezzo del proprio dovere (ampiamente finanziato da tutti noi) rispetto a un bene comune di quell'importanza? Risponderanno almeno a queste domande?

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 12 febbraio 2019

 

 

Linea Campo Marzio-Opicina di nuovo operativa da giugno

In dirittura d'arrivo i lavori avviati per ripristinare la tratta fuori esercizio dal 2014 dopo alcuni cedimenti in galleria e lo scontro tra carrelli avvenuto lo scorso luglio

L'impegno sarà mantenuto: nell'agosto dello scorso anno Rfi (Rete ferroviaria Italia)aveva detto che la Campo Marzio-Opicina sarebbe stata rimessa in esercizio entro il primo semestre 2019, fonti Fs confermano che i lavori sono in corso sia sul binario che sulla linea elettrica. L'appuntamento di giugno, settimana più o meno, sarà dunque onorato, consentendo una riattivazione della linea a doppio vantaggio dei merci e dei passeggeri in viaggio sui cosiddetti convogli "storici". L'intervento era stato rallentato in seguito a un incidente accaduto il 26 luglio, quando due carrelli si erano scontrati provocando il ferimento di tre operai: il rallentamento non aveva comunque pregiudicato il ripristino del binario, che corre per una quindicina di chilometri colmando il dislivello di oltre 300 metri tra la stazione di Campo Marzio e Opicina, una non indifferente pendenza del 25 per mille. La tratta è fuori esercizio dal giugno 2014 a causa di alcuni cedimenti alle gallerie, quindi, qualora il cantiere termini l'opera nei tempi previsti, sarà dopo un lustro esatto che l'antica linea tornerà a essere utilizzata. L'idea di Rfi è quella di disporne, per quanto riguarda il trasporto merci, come parziale alternativa per non intasare il percorso principale, ovvero la galleria di circonvallazione tra Campo Marzio e Centrale. Parziale alternativa in quanto sulla tratta mare-Carso correrebbero i convogli leggeri e la manovra dei locomotori. Sul versante passeggeri, l'idea è quella di rilanciare i treni "storici", che avrebbero Campo Marzio come base di partenza. La Fondazione Fs sta lavorando sulla riqualificazione della struttura e nel luglio 2018 firmarono una convenzione il direttore dell'istituzione ferroviaria, Luigi Francesco Cantamessa, e il governatore allora neo-eletto Massimiliano Fedriga, anche se la collaborazione con la Regione Fvg risale al periodo Serracchiani. La Fondazione ha programmato sull'operazione triestina un investimento di 18 milioni, di cui 5 stanziati, che consentirà l'apertura della stazione-museo nel 2020, sul modello di quanto già è stato fatto a Pietrarsa, nel comune di Portici nell'hinterland napoletano. Tra le iniziative previste il ripristino dei servizi ferroviari turistici, che interesseranno proprio la rotaia diretta a Opicina. Anni fa funzionava il cosiddetto "Rondò", che si arrampicava da Campo Marzio, superava la galleria di San Giacomo, toccava la stazione di Rozzol-Montebello, attraversava la galleria Revoltella, approdava alla stazione di Guardiella, saliva a Pischianzi e raggiungeva finalmente Villa Opicina.Ora, è sicuramente encomiabile l'utilizzo a fini turistici di un percorso che consente notevoli affacci panoramici. Ma che mostrerà anche ai futuri viaggiatori, se le cose non cambieranno, alcuni disdicevoli capitoli del degrado triestino: a cominciare dalla stazione di Rozzol-Montebello, impresentabile per sporcizia e incuria. L'imprenditore veneziano Claudio De Carli l'aveva comprata una decina di anni fa pensando a un progetto immobiliare, che poi non decollò. In agosto De Carli si disse disposto a vendere l'improduttivo asset, in cambio di circa 800 mila euro. Adesso, di fianco alla cadente stazione, "Housing sociale" ha avviato un cantiere da quasi 6 milioni di euro per realizzare 56 alloggi. Un contesto piuttosto contraddittorio che, in vista del riuso ferroviario, avrebbe bisogno di maggiore coerenza. 

Massimo Greco

 

 

Il boom delle due ruote sui percorsi di Muggia con 15.500 cicloturisti

Aumento del 16 per cento nel 2018 rispetto all'anno prima Il traino degli arrivi da altri Paesi. Pochi però i pernottamenti

MUGGIA. È boom di cicloturisti a Muggia. I numeri di stima dei flussi del turismo in bicicletta sul territorio rivierasco registrati nel 2018 confermano il trend degli ultimi anni con un sostanzioso +16% rispetto ai valori del 2017. I dati, comunicati ieri da Fabrizio Masi, presidente di Viaggiare Slow, l'associazione che si propone come osservatorio sul cicloturismo, sono emersi incrociando fonti multiple quali i soggiorni raccolti da PromoTurismo Fvg, l'afflusso della linea dei trasporti marittimi, i report dei tour operator italiani e stranieri, gli accessi alll'info-bike point di piazzale Caliterna e i contatti registrati sui canali facebook e web di Viaggiareslow. I report dei tour operator, sommati ai numeri degli escursionisti autonomi e a quelli dei gruppi sia nazionali che esteri, stimano che nel 2018 siano passati per Muggia quasi 15 mila 500 cicloturisti, per un +16% rispetto al 2017. A farla da padrone è sempre la Parenzana con il 60% delle preferenze. Segue a ruota la costiera, in direzione Capodistria, con il 35%. Per quanto riguarda la provenienza dei cicloturisti, gli aficionados rimangono gli austriaci e i tedeschi con il 35% del totale, la stessa percentuale dei viaggiatori provenienti dall'Italia, con particolare rilevanza per il Triveneto (40%), seguito da Lombardia ed Emilia Romagna entrambe al 15%. Una buona fetta di turisti, circa il 20%, arriva invece da Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, oltre che dalla Russia. Il 10% restante ha interessato invece Svizzera, Francia, Olanda, Spagna, Gran Bretagna, Scandinavia, Australia, Stati Uniti d'America e Canada. Dai contatti emerge un aumento di passaggi di turisti stranieri (+10%), mentre rimane sostanzialmente stabile il flusso di turisti italiani (+3%). Il mese con maggiore afflusso è quello di settembre, seguito da agosto, luglio, maggio e giugno. «Nei dati forniti non sono stati considerati i passaggi dei turisti di prossimità o escursionisti transfrontalieri che peraltro sono presenti durante l'intero arco dell'anno sul territorio», ha puntualizzato Masi. L'unico neo riguarda i pernottamenti. Oltre l'80% dei cicloturisti prende la direzione sud (Slovenia-Istria), mentre solo una parte, stimabile intorno al 20%, soggiorna almeno una notte a Muggia. 

Riccardo Tosques

 

Trieste Airport, 16 stazioni di ricarica auto elettriche - da marzo

TRIESTE. A partire da marzo presso i parcheggi del polo intermodale dell'aeroporto del Friuli Venezia Giulia saranno attivi 16 punti di ricarica per auto elettriche, che saranno installati a cura di Enel X, la società del Gruppo Enel per lo sviluppo dei nuovi business legati alla digitalizzazione e alla mobilità elettrica, grazie ad un accordo di partnership sottoscritto nei giorni scorsi con i vertici dello scalo regionale. Un'isola di ricarica dotata di 8 colonnine di tipo Pole, in grado di rifornire contemporaneamente 16 veicoli elettrici, di cui 14 autovetture, sarà collocata presso il Park 8, quello situato tra l'aeroporto e la stazione ferroviaria. Per il Park 4 per la sosta breve Enel X e Trieste Airport hanno invece previsto l'installazione di una colonnina di tipo Fast, in grado di ricaricare due e-car contemporaneamente in circa 30 minuti.

 

 

Comune - Nasce lo sportello ad hoc su energia e risparmio

Uno sportello dedicato al risparmio energetico e alle energie rinnovabili per dare consigli e indicazioni ai cittadini. Lo ha aperto il Comune nell'ambito del progetto europeo "Fiesta". Attualmente lo Sportello è aperto al pubblico il lunedì, dalle 16 alle 17, al Servizio Ambiente ed Energia, Palazzo Anagrafe di Passo Costanzi 2, e il mercoledì, dalle 16 alle 17, all'Urp in via della Procureria 2A. Attivato inoltre un canale Whatsapp per semplificare i collegamenti. Il numero per entrare in contatto con lo sportello è 3386419526.

 

 

Piano energetico la Croazia dà l'ok alle trivellazioni nelle Dinaridi

Via libera alle gare per il rilascio delle licenze di esplorazione Il ministro: così rafforzeremo l'indipendenza nel settore

 ZAGABRIA. In Italia si combatte la guerra delle trivelle con il governo gialloverde che vuole rinunciare ai giacimenti nazionali. Oltre l'Adriatico invece la Croazia oltre che ai giacimenti in mare ora punta anche a quelli terrestri. L'esecutivo di Zagabria, infatti, ha deciso di avviare le procedure di gara per il rilascio delle licenze per l'esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi nella zona delle Dinaridi. Nelle parole del ministro dell'Ambiente e dell'Energia Tomislav Coric, il piano fa parte delle attività del governo volte a rafforzare l'indipendenza energetica della Croazia. È il piano in cui si inserisce anche la realizzazione del rigassificatore di Veglia. Le concessioni riguardano quattro zone per uno spazio complessivo di superficie pari a 12.134 chilometri quadrati nell'area di Karlovac, nella Lika, vicino a Segna e nella regione di Zara, Spalato, Sebenico-Knin. Il periodo delle esplorazioni dura cinque anni. I parchi nazionali sono stati esclusi dall'area di esplorazione e le aree sono state delimitate lontano dalla costa e dal confine di Stato con la Bosnia-Erzegovina.Secondo il governo, l'Agenzia degli idrocarburi condurrà azioni preparatorie, redigerà i documenti di gara e pubblicherà un bando di gara, e supervisionerà la formazione di una commissione nominata dal ministro responsabile dell'energia. Seguendo la procedura di gara, su proposta del ministero dell'Ambiente e dell'Energia, il governo deciderà sulla concessione di una singola area di esplorazione e sul rilascio di una licenza per l'esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi per un periodo non superiore a 30 anni, che comprende il periodo di esplorazione e il periodo di sfruttamento. Nuove attività di esplorazione nell'area delle Dinaridi, considerata inesplorata, secondo l'esecutivo di Zagabria stimolano attività che porterebbero a una diminuzione del declino nella produzione di gas e petrolio in Croazia. Il ministro dell'Ambiente e l'Energia Tomislav Coric ha dichiarato che l'offerta fa parte degli sforzi del governo per rafforzare l'indipendenza energetica della Repubblica di Croazia. Coric sostiene anche che il processo nell'area delle Dinaridi è la continuazione delle attività che, a partire dal 2016, hanno l'obiettivo di trovare nuove aree di esplorazione, che porterebbero alla realizzazione di nuove riserve di idrocarburi. Ha sottolineato che le attività investigative saranno condotte secondo i più rigorosi standard ecologici e in comunicazione con le comunità locali. Recentemente, Coric ha incontrato i rappresentanti di Sebenico-Knin, Zara, Lika-Senj e Karlovac, assicurando che l'esplorazione programmata degli idrocarburi non danneggerà lo sviluppo del turismo. Il ministro ha affermato inoltre che le amministrazioni locali avranno un grande beneficio dall'opera di trivellazione ed estrazione e ha citato, come esempio, quello della Slavonia nel cui territorio le licenze esplorative sono state concesse nel 2016 e dalle quali ricava annualmente 2,3 milioni di tasse all'anno. 

Mauro Manzin

 

 

Riscaldamento globale Antartide, allarme rosso - IL FOCUS

Lo scioglimento dei ghiacciai procede più velocemente del previsto. Il progetto dell'Ogs illustrato da Florence Colleoni

Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide procede più velocemente del previsto e di conseguenza anche l'innalzamento del livello del mare sta accelerando a ritmi superiori alle previsioni. Secondo uno studio pubblicato di recente su Proceedings of the National Academy of Sciences dal 1979 al 2017 le perdite annuali di ghiaccio in Antartide sono aumentate di sei volte, passando da 40 gigatonnellate all'anno nel periodo 1979-1990 a 252 gigatonnellate all'anno nel periodo 2009-2017 e causando un aumento del livello medio globale del mare di oltre 1,3 cm durante il periodo di studio. E questa non è che la punta dell'iceberg del problema, perché a causa del riscaldamento terrestre le acque oceaniche stanno diventando sempre più calde: lo conferma un rapporto pubblicato su Advances in Atmospheric Research, che dimostra come il 2018 sia stato l'anno più caldo mai registrato per l'oceano a livello globale. «Nel giro di poche settimane sono stati pubblicati molti studi sull'Antartide e anche sulla Groenlandia. Ci dicono che secondo le ultime osservazioni e misurazioni satellitari e rianalizzando i dati raccolti nelle ultime decadi le calotte polari stanno perdendo massa più velocemente di quanto si pensasse finora - spiega Florence Colleoni, ricercatrice dell'Ogs specializzata in modellistica delle calotte polari -. E anche il riscaldamento globale delle acque oceaniche è stato sottostimato. Alla luce di queste scoperte sarà dunque necessario aggiornare i modelli predittivi finora utilizzati per immaginare il futuro del nostro pianeta: va in questa direzione anche il progetto che presenteremo per il bando Horizon 2020». Un team composto da una ventina di partner internazionali e coordinato da Colleoni sottoporrà infatti un progetto per la realizzazione di nuovi modelli predittivi relativi all'innalzamento del livello del mare e al surriscaldamento degli oceani. Il progetto punta a un forte coinvolgimento degli attori locali: «L'ultimo vertice sul clima in Polonia ha confermato che non c'è la volontà politica di agire secondo regolamenti internazionali: i singoli Paesi non vogliono ridurre la propria crescita economica. Perciò saranno le città a dover agire: il nostro progetto mira proprio a sensibilizzare la popolazione su questi temi. E' essenziale interrogarsi su quali saranno le prospettive per le città costiere e portuali, come Trieste, perché più i processi di riscaldamento globale saranno veloci più dovrà essere rapida la risposta in termini di adattamento». 

 

280%

Negli ultimi due decenni la rapidità della fusione delle calotte polari è drammaticamente aumentata: se dal 1979 al 2001 si sono sciolte in media 48 gigatonnellate di ghiaccio all'anno per ogni decennio, dal 2001 al 2017 questo valore è cresciuto del 280%. Lo afferma lo studio citato nell'articolo, che è uno dei più estesi sia a livello temporale sia dal punto di vista geografico, perché le analisi sono state condotte in 18 regioni del continente ghiacciato.

 

 

Natura da tutelare e pazzie del clima. Alpi Giulie cinema stavolta fa pensare - da oggi

Al via al Miela la rassegna internazionale organizzata da Monte Analogo

Una prima tornata di pellicole e la presentazione di un progetto in chiave sociale. Apre oggi i battenti Alpi Giulie Cinema, la rassegna di cinema internazionale rivolta ai temi e ai colori della cultura di montagna, manifestazione a cura di Monte Analogo e organizzata in collaborazione con Arci Servizio civile, un battesimo previsto al Miela.Si parte alle 18 con due opere: "Nowhere/No Here", diretto da Alvi Pakarinen e incentrato sul vissuto del climber Nalle Hukkataival, seguito da "Everest Green", film francese del 2017 per la regia di Jean-Michael Jorda legato ai retroscena a carattere ambientale dell'Everest. La prima giornata di Alpi Giulie Cinema torna poi alla ribalta dalle 20.30 con una seconda porzione costituita da 4 proposte. Il cartellone serale si inaugura con "Beyond the wall", di Ed Douglas, basato sulle vicende di un progetto di arrampicata in Palestina, prosegue con "Break on Through" di Matty Hong, altro focus sul mondo dell'arrampicata, e contempla infine "No turning back" di Damiano Levati e "Notes from the wall", di Siebe Vanhee, ambientato sulle pareti della Patagonia.Non solo cinema al Miela. La vernice della manifestazione prevede nella fascia serale anche la presentazione di un progetto ideato dalla famiglia di Leonardo Comelli, l'aspirante guida alpina originaria di Muggia, scomparso nel 2016 durante una discesa con gli sci dal Laila Peak, un 6000 metri pakistano. In sua memoria è stato avviato un percorso di solidarietà a favore della popolazione di Hushe, la base che ha visto Leonardo Comelli vivere l'ultimo campo base prima della tragedia. L'idea comporta una raccolta fondi già sfociata in kit di educazione all'igiene, tra cui acqua corrente, per 600 bambini del villaggio e intende proseguire con la costruzione di ulteriori supporti. --

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 11 febbraio 2019

 

 

Piazza Libertà, terminal bus pronto prima dell'estate

Lavori in corso tra Silos e Sala Tripcovich: sarà la prima parte dell'intervento di riqualificazione dell'intera area. Poi toccherà a marciapiedi, verde, circolazione

Lo scaramantico Dipiazza temeva un po' la "sindrome piazza Libertà", al punto che la scorsa estate non voleva si sapesse la data d'inizio di un cantiere che è stato avviato con un considerevole ritardo di 14 anni. Poi finalmente il via dei lavori a fine settembre - a cura di un triestinissimo cartello formato da Riccesi, Mari&Mazzaroli, Rosso - ha rischiarato il cielo sopra lo sgarrupato slargo abitato da Sissi, dalla Stazione centrale, dal Silos non completato, dall'incerto fato di Sala Tripcovich, da palazzo Economo. Adesso Enrico Cortese, "rup" (responsabile unico del procedimento) comunale dell'articolato intervento teso a riqualificare l'ingresso settentrionale del centro cittadino, azzarda persino di pronosticare che prima dell'estate il grande spazio avrà il suo terminal-bus, in grado di concentrare arrivi/partenze di quasi tutti i mezzi (eccettuata la 17) nel corner tra Silos e Sala Tripcovich: i cosiddetti sotto-servizi sono quasi ultimati, il cantiere è recintato in entrambi i versi consentendo comunque a un corridoio carrabile di collegare piazza Libertà con largo Città di Santos e con il varco di Porto vecchio. Il terminal bus (o hub) al servizio di Trieste Trasporti sarà la prima parte del progetto riqualificativo a essere completata, concorrendo in questo modo a formare una sorta di polo logistico dedicato ai viaggiatori, insieme a Centrale e alla stazione autopullman del Silos (a sua volta in attesa della rifinitura progettuale): Muggia, Cattinara, Roiano, Barcola, San Giusto, Università saranno raggiungibili dalle nuove pensiline di piazza Libertà. Il Comune accompagna i lavori anche con provvedimenti che riguardano sosta e circolazione: il direttore dell'Urbanistica, Giulio Bernetti, ha firmato un'ordinanza, in scadenza il 3 maggio prossimo venturo, con la quale impone divieti di fermata e di transito, restringimenti di carreggiata, percorsi pedonali protetti sulla direttrice che interessa Piazza Libertà, corso Cavour, largo Città di Santos. Una scansione temporale su tre fasi distinte che impegnerà complessivamente un centinaio di giorni. Per agevolare l'esecuzione delle opere, lo spazio attorno alla Tripcovich si è trasformato in cantiere, dove parcheggiare i mezzi cingolati, dove accumulare i materiali e l'inerte scavato. La sala, l'ex stazione delle autocorriere progettata negli anni '30 da Giovanni Baldi e Umberto Nordio, ha abbandonato le velleità musicali per dedicarsi all'edilizia: carmina non dant panem. Oggi è difficilmente identificabile come luogo d'arte, tant'è che vi hanno persino appeso il cartello con le indicazioni di cantiere (rup, imprese, progettisti).Il termine dei lavori dovrebbe collocarsi a inizio autunno. Perché, una volta realizzato il terminal bus, si procederà ai nuovi marciapiedi e alla risistemazione del verde, infine scatterà la riedizione viaria, quella di maggiore impatto per il traffico urbano: non si passerà più davanti a Centrale provenendo da sinistra, sarà via Ghega l'asse utilizzabile per raggiungere la stazione, la bretella tra Città di Santos e corso Cavour diventerà un senso unico.

Massimo Greco

 

La storia - Cantiere da 5 miioni pensato nel 2004 ma iniziato nel 2018

Un'operazione partita con un accordo firmato il 30 giugno 2004. Il cosiddetto Programma innovativo Trieste Nord-riqualificazione piazza Libertà è uno dei più significativi cantieri pubblici triestini in quanto assorbe un finanziamento di 4,9 milioni di euro: 2,3 milioni sono di provenienza ministeriale, mentre altri 1,5 milioni risalgono a uno stanziamento della Regione Fvg. A queste somme si aggiunge un'ulteriore spesa pari a 1,1 milioni a cura del Comune e di AcegasApsAmga per consentire l'integrazione di riqualificazione e potenziamento dei servizi a rete. A progettare l'intervento fu una "ati" formata dallo studio Baubüro (Klaus Plattner), studio Fierro, studio Zelco & Lazzari, studio Zlatich: vinse la gara nel 2007.

 

 

LA PARTITA DELLA FERRIERA DI SERVOLA - M5s incalza Scoccimarro «Tolga l'Aia ad Arvedi»

«L'assessore Scoccimarro non faccia lo scaricabarile e revochi l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) ad Arvedi». Così il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Andrea Ussai, risponde all'esponente della Giunta regionale dopo le dichiarazioni riportate dagli organi di stampa. «A luglio - ricorda Ussai - l'assessore, rispondendo a una mia interrogazione, sosteneva che "la copertura dei parchi assieme allo studio e valutazione di 3 mesi più 3 mesi richiesto da Arpa Fvg sulla falda di Pz2 devono essere imposti dalla Regione perché così deve agire una pubblica amministrazione che rispetti le norme vigenti"». «Non posso che constatare il cambiamento di rotta - incalza Ussai - la mancata assunzione di responsabilità e lo scaricabarile nei confronti del ministero da parte di Scoccimarro».Il consigliere del M5S ricorda che «se è vero che a livello nazionale la Conferenza dei Servizi e il ministero dell'Ambiente sono i referenti per verificare il rispetto dell'Accordo di programma, è l'amministrazione regionale che dovrebbe sanzionare la proprietà per le inottemperanze delle prescrizione dell'Aia, tra cui la mancata copertura dei parchi e il superamento dei limiti massimi di rumorosità (in particolare di notte) sono le più evidenti». Il pentastellato si sarebbe aspettato «la revoca dell'autorizzazione per le reiterate violazioni che mettono a rischio la salute dei cittadini e l'ambiente». «Al contrario - conclude - l'assessore non mantiene nemmeno la promessa di abbassare i limiti dei deposimetri».

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - DOMENICA, 10 febbraio 2019

 

 

Scarichi: cosa non gettare mai nel WC

Gli scarichi domestici non devono essere considerati dei bidoni della spazzatura alternativi: ecco cosa non gettare mai nel WC.

Anche gli scarichi domestici, in particolare il WC, richiedono una certa attenzione quotidiana. Non solo per limitare blocchi nelle tubature, con conseguente intasamento e costosi interventi di riparazione, ma anche e soprattutto per evitare di disperdere nell’ambiente sostanze potenzialmente nocive. Eppure sono ancora molte le persone che, forse per disattenzione o disinteresse, sfruttano i sanitari come metodo rapido per disfarsi di qualsiasi rifiuto presente nella casa. Quali sono, di conseguenza, oggetti e sostanze che non devono essere mai gettate nel WC? Prima di cominciare, si sottolinea come i consigli di seguito riportati facciano riferimento a una configurazione standard degli scarichi domestici. Per tutti gli altri tipi di installazione, è necessario informarsi tramite il produttore oppure il proprio idraulico di fiducia. Uno dei rifiuti più frequentemente gettati nel WC è sicuramente rappresentato dai batuffoli di cotone, anche nella declinazione dei dischetti per il trucco. Per quanto si tratti di una fibra naturale, il cotone impiega diverso tempo a degradarsi in acqua e, di conseguenza, può accumularsi nelle tubature creando dei blocchi. Anche il filo interdentale non dovrebbe essere mai buttato nello scarico. Nella maggior parte dei casi si tratta di un materiale plastico, quindi inquinante, inoltre è molto resistente: può accumularsi nelle tubature alla stregua dei capelli, dando vita a pericolosi ingorghi. Lo stesso vale per le lenti a contatto: salvo quando diversamente specificato, sono dei prodotti realizzati in polimeri plastici: rischiano quindi di inquinare i corsi d’acqua, anche in presenza di sistemi di depurazione, date le loro piccolissime dimensioni. Le salviette umidificate sono di certo uno strumento comodo, soprattutto per l’igiene personale quando si è fuori casa. Eppure, nonostante appaiano soffici e morbide come la carta, difficilmente si decompongono in acqua: gettarle nel WC non fa quindi altro che incrementare la probabilità di ingorghi. Discorso del tutto analogo per i pannolini da bambini, una delle primissime cause in assoluto di blocco delle tubature, ma anche di articoli per l’igiene femminile come tamponi e assorbenti. Uno dei problemi più frequenti, con cui molti idraulici devono spesso combattere, è la diffusissima abitudine di disfarsi di preservativi usati gettandoli nel WC. Oltre a non essere biodegradabili, e quindi di materiale inquinante, si accumulano nelle tubature creando una sorta di effetto tappo. La loro membrana elastica, infatti, può impedire ad acqua e rifiuti fisiologici di transitare lungo lo scarico. Altra abitudine molto diffusa è quella di disfarsi dei cerotti, magari usati per tagli di piccola entità, gettandoli nel WC. Oltre a inquinare, perché realizzati con materiali plastici, possono aderire sia alle pareti di ceramica che a quelle di metallo o plastica delle tubature, contribuendo agli ingorghi. Stesso effetto, come facile intuire, anche per i chewing-gum. Per quanto i medicinali risultino spesso solubili in acqua, abbandonarli nello scarico è tutto fuorché una buona idea. Proprio perché solubili, difficilmente vengono filtrati dai sistemi di depurazione: diversi studi hanno dimostrato come oggi la gran parte dei corsi d’acqua sia contaminata con medicinali di vario tipo, sia perché i residui vengono emessi con feci e urine, sia perché buttati nel WC. Ancora, si usi esclusivamente il posacenere per i mozziconi delle sigarette: inquinanti e responsabili di dannosi blocchi. L’abitudine è diffusissima: si pulisce la spazzola, o si esegue la depilazione del corpo, per poi gettare peli e capelli nel WC. Si tratta, tuttavia, di un comportamento che può portare a spendere ingenti somme di denaro in riparazioni: questi annessi cutanei, infatti, tendono a formare degli agglomerati compatti che bloccano le tubature. Meglio, quindi, raccoglierli in un sacchetto e smaltirli nella comune immondizia. Ovviamente, lo stesso discorso vale anche per i peli degli animali, presenti in quantità addirittura maggiori rispetto a quelli umani: cani, gatti e altri animali domestici dovrebbero avere a disposizione le apposite spazzole, con sistemi di raccolta per lo smaltimento facilitato nell’immondizia. Infine, non bisogna buttare nel WC avanzi di cibo e altri prodotti alimentari, magari perché in avanzo o scaduti, poiché rappresentano una delle principali cause di intasamento delle tubature. Meglio riporli nel bidone dell’umido, se consentito, affinché possano essere impiegati come ecologico concime. Lo stesso vale anche per gli oli alimentari, poiché le sostanze grasse non solo non vengono sciolte in acqua creando pericolosi e inquinanti depositi, ma in alcuni casi possono addirittura danneggiare le tubature. Ancora, la lettiera per gatti deve essere sempre raccolta in appositi sacchetti e smaltita nell’immondizia, mai gettata nel WC. I granuli della sabbietta non sono generalmente biodegradabili e tendono a generare accumuli. In commercio ultimamente sono apparse alternative “flushable”, ovvero compatibili con lo scarico, ma prima di gettarle è bene chiedere comunque un parere al proprio idraulico di fiducia.

Roberto Rossi

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 10 febbraio 2019

 

 

Botta e risposta sulla diffida a Arvedi fra M5s e giunta Fvg

Il consigliere grillino accusa l'esecutivo di «silenzio assordante» sul tema Ferriera L'assessore: «Il ministro è pentastellato, chieda a lui»

Il Movimento 5 stelle invita la Regione a uscire dal «silenzio assordante» sulla Ferriera. La Regione invita il Movimento 5 stelle a citofonare al ministero dell'Ambiente, retto da un esponente di osservanza pentastellata, che non ha ancora dato seguito all'ultima richiesta di diffida avanzata dalla giunta regionale. Il botta e risposta è tra il grillino Andrea Ussai e l'assessore Fabio Scoccimarro, che incrociano le sciabole sulla diffida annunciata dalla Regione nei confronti del Gruppo Arvedi, per la mancata consegna del progetto esecutivo per la realizzazione delle coperture dei parchi minerari. Nulla da dicembre si è più mosso e Ussai incalza. «Dopo l'ennesima diffida disattesa - dice il consigliere regionale - c'è un assordante silenzio in assoluta continuità con il passato. Cos'ha risposto il ministero sulla richiesta di diffida formulata il 14 dicembre?». Ussai chiede inoltre se sul tema dell'inquinamento acustico «siano stati effettuati sugli impianti della Ferriera gli interventi imposti dalla diffida che poneva come termine ultimo il 31 dicembre. Continuiamo ad assistere a una mancata assunzione di responsabilità da parte del governo regionale». Scoccimarro ribatte domandandosi «se il consigliere Ussai prima di attaccare la Regione abbia sentito i vertici del suo partito così da evitare una brutta figura al Movimento: ricordo che a capo del ministero dell'Ambiente c'è proprio un ministro, Sergio Costa, del M5s. Ho chiesto una diffida nei confronti della società perché inadempiente sul progetto di copertura dei parchi e ancora non abbiamo ricevuto risposta. Se Ussai ha a cuore la salute dei nostri concittadini perché non collabora con chi come me ha il medesimo obiettivo? Il fine è la riconversione dell'area a caldo che tuteli anche i lavoratori». 

Diego D'Amelio

 

VIA SAN LORENZO IN SELVA - Monitoraggio dell'aria Lavori alla cabina Arpa

Sono ripresi in questi giorni i lavori di adeguamento della cabina di monitoraggio della qualità dell'aria posta nei pressi della stazione Rfi in via San Lorenzo in Selva, nelle vicinanze dello stabilimento della Ferriera di Servola. Durante i lavori - segnala l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) - la stazione continuerà ad acquisire i livelli di inquinamento atmosferico, in modo da garantire, nel limite del possibile, la continuità delle rilevazioni. Potranno esserci, invece, delle momentanee interruzioni nella pubblicazione dei dati sul sito internet dell'Arpa. Tutti i dati raccolti - assicura ancora l'Agenzia regionale - verranno comunque messi a disposizione dell'utenza non appena verranno ripristinate le funzionalità della stazione. I lavori di adeguamento hanno comportato il posizionamento di un nuovo manufatto a pochi metri di distanza dalla precedente stazione mobile, garantendo quindi la continuità del monitoraggio della qualità dell'aria, in linea con le disposizioni normative e la sicurezza degli operatori. 

 

 

Maxi pulizia nel bosco vicino all'autoporto

A Fernetti raccolti quasi 150 sacchi neri di rifiuti, dal vetro ai vestiti, e dieci copertoni. Una sessantina le persone in campo

FERNETTI. Quasi 150 sacchi neri e 10 copertoni di automobili e camion. Questo l'ultimo "bottino" dei volontari di Sos Carso, l'associazione ambientalista che nella mattinata di ieri ha ripulito la zona adiacente l'autoporto di Fernetti. Circa una sessantina di persone, tra le quali anche i preziosissimi scout del gruppo Agesci Clan Altair Muggia 1°, si sono prodigate dalle 9.30 in poi per una maxipulizia di un'area che era stata già meta di un paio di sopralluoghi da parte dei membri di Sos Carso. Alla fine, il duro lavoro di pulizia ha portato i volontari a riempire poco meno di 150 sacchi neri con bottiglie di vetro, plastica, lattine, pezzi di automobili, materiale ferroso, coperte, padelle, vestiti, scarpe e pure un lampadario. Il lavoro più impegnativo, però, è stato quello di recupero di 10 copertoni, perlopiù di camion. «Onestamente siamo così abituati a vedere questo schifo nel nostro Carso che quasi nemmeno mi scompongo più. Sono molto felice, però, che attorno alla nostra associazione, che lo ricordiamo, è apartitica e apolitica, si sia creata molta simpatia ma soprattutto molto apporto come quello offertoci dagli scout», racconta il fondatore di Sos Carso Cristian Bencich. Accanto a lui, anche a Fernetti, il braccio destro Furio Alessi: «Abbiamo ridato decoro a questa zona, certo è che sarebbe il caso che anche dall'autoporto venissero date disposizioni ai suoi frequentatori di avere cura dell'ambiente che li ospita». Alcuni volontari di Sos Carso avevano già svolto una prima pulizia sommaria nella parte di bosco che costeggia l'autoporto, in un tratto più impervio rispetto a quello affrontato ieri. Il totale del primo lavoro? Esattamente 12 sacchi neri, pieni di plastica, nylon, barattoli, polistirolo, a cui vanno a sommarsi cinque bidoncini in ferro e altra ferraglia varia, il tutto trasportato per quasi 1 chilometro fino alla prima strada utile dove era stato parcheggiato il furgoncino. Parole di elogio per l'operato dei volontari sono giunte anche dal sindaco di Monrupino Marko Pisani e dal coordinatore della squadra locale della Protezione civile Angelo Barani: «Non posso che ringraziare tutte le persone che numerose e piene di volontà e rispetto per il nostro Carso hanno dato una grossa mano a ripulire la zona nei pressi dell'autoporto di Fernetti». Tutto bene, insomma. Bencich, però, ha lanciato un messaggio piuttosto chiaro: «È evidente come il materiale che abbiamo raccolto sia il frutto del lancio dei "clienti" dell'autoporto oltre il muro di cinta. Ritengo che l'autoporto non dovrebbe andare in rovina se mensilmente decidesse di pagare qualcuno per ripulire l'area. Noi intanto monitoreremo la zona».

Riccardo Tosques

 

 

ISTRIA - INFRASTRUTTURE DA POTENZIARE - Cicloturismo, Regione pronta a investire Progetto da 34 milioni

POLA. Il cicloturismo è uno dei segmenti maggiormente in crescita nell'ambito dell'industria delle vacanze in Istria. Partendo da questo assunto l'assessorato regionale al Turismo ha deciso di puntare sul settore per potenziarne le strutture e sfruttarne le potenzialità: di qui al 2025, la Regione prevede di investire 34 milioni di euro. Si tratta di risorse erogate in buona parte dal ministero croato del Turismo, che a sua volta attingerà ai fondi europei. Il progetto che si va delineando prevede che le risorse siano impiegate nell'ampliamento delle piste ciclabili e delle relative infrastrutture, con un'attenzione particolare per i raccordi con il tracciato della Parenzana e con due delle rotte internazionali (una sulla direttrice Est-Ovest e l'altra sulla direttrice Baltico-Adriatico) previste a livello europeo dal progetto comunitario Eurovelo. Fra le altre azioni previste, ci sono l'acquisto di nuove biciclette e l'allestimento di stazioni di rifornimento per le bici elettriche. Le località nelle quali si prevede l'effettuazione dei maggiori investimenti saranno Rovigno, Parenzo, Umago, Albona, Cittanova e Pola.Il piano di sviluppo è stato definito dall'Istituto di agraria e turismo di Parenzo, che ha tenuto in considerazione tutte le osservazioni emerse nell'ambito del dibattito pubblico. Ora ci sarà da firmare i contratti per la realizzazione nelle diverse aree del territorio istriano. Oltre ai soggetti pubblici come la Regione istriana, l'Agenzia istriana per lo sviluppo, gli enti di soggiorno a tutti i livelli, saranno coinvolti anche i privati, ossia le più rilevanti aziende del settore. In base a una ricerca commissionata dall'Assessorato regionale al turismo, il cicloturismo porta un giro d'affari di circa 50 milioni di euro all'anno, ed è suscettibile di crescere ulteriormente in termini di cifre se sviluppato adeguatamente. A oggi sul territorio istriano ci sono piste ciclabili della lunghezza complessiva di 1.021 chilometri, e sono stati predisposti percorsi a tema, dagli itinerari lungo i siti archeologici ai percorsi del vino e degli oliveti fino a quelli costieri, molti dei quali pensati per gruppi familiari. Negli ultimi tempi sono iniziati a sorgere anche impianti ricettivi ad hoc, come i Bike hotel, attrezzati di tutto il necessario per i cicloturisti.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 9 febbraio 2019

 

 

Alla Casa della Pietra si affronta la scommessa del Carso senza confini - IL PROGETTO DEL GEOPARCO

DUINO AURISINA. Situazione attuale e prospettive di sviluppo del Geoparco del Carso. Questo il tema di cui si parlerà mercoledì, alle 17, alla Casa della Pietra di Aurisina, all'interno del Tavolo verde comunale, alla presenza dell'assessore comunale all'Ambiente e all'Agricoltura Massimo Romita e del responsabile del Servizio geologico della Regione Fabrizio Fattor. Nato il 14 settembre del 2017, in virtù di un Protocollo d'intesa al quale aderirono i Comuni di Doberdò del Lago, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Monrupino, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Dorligo della Valle, San Pier d'Isonzo, Savogna, Sgonico e Trieste, con la firma del 23 aprile 2018 dell'accordo sull'istituzione del Geoparco transfrontaliero nel territorio del Carso classico, da parte del sindaco di Sezana, in rappresentanza dei Comuni del Carso in Slovenia, e della Regione, il Geoparco ha assunto carattere internazionale. L'obiettivo di questo progetto è quello di preservare, promuovere e tutelare il patrimonio geologico, naturale e culturale, a beneficio di uno sviluppo socio-economico equilibrato del territorio. A tal fine il Geoparco è chiamato a unire i partner interessati attraverso attività professionali, didattiche e turistiche. I Geoparchi riconosciuti dall'Unesco sono 140 nel mondo. In base allo studio di prefattibilità già realizzato e all'ulteriore documentazione tecnica, i firmatari redigeranno la proposta dell'atto di istituzione del Geoparco, che sarà poi approvato dai Comuni interessati. Proprio quest'atto ne determinerà in modo più preciso, definitivo, i confini, nonché la politica di valorizzazione delle peculiarità geologiche e di sviluppo sostenibile del territorio, oltre che le modalità di amministrazione e le fonti di finanziamento. 

 

 

«Stop ai bicchieri di plastica» Il Carnevale diventa "green"

L'assessore all'Ambiente Litteri scrive agli esercenti in vista della festa più attesa «Nessuna ordinanza per imporre il divieto, speriamo in un'adesione spontanea»

MUGGIA. «Molti comuni hanno già deciso di proibire l'utilizzo di plastica usa e getta con un'ordinanza, io invece confido nella buona volontà dei cittadini, sperando che la loro adesione sia spontanea». È questo uno dei passaggi decisivi di una lettera ufficiale, firmata dall'assessore all'Ambiente e all'Igiene urbana del Comune di Muggia Laura Litteri, che a breve verrà recapitata ai commercianti della cittadina istroveneta con l'obbiettivo di lanciare il primo Carnevale in stile ecologista di Muggia. La decisione di Litteri, riconfermatissima dopo l'ultimo "minirimpasto" della giunta Marzi alla guida della delicata delega all'Igiene urbana, arriva a quasi un anno dalla partenza del sistema di raccolta differenziata dei rifiuti con il "porta a porta".«La partenza non è stata facile, come spesso accade quando si operano dei profondi cambiamenti in abitudini ormai consolidate, ma con il tempo la situazione si è normalizzata, grazie anche alla collaborazione della maggior parte dei cittadini, che hanno capito l'importanza di una scelta che va nella direzione del rispetto dell'ambiente», spiega Litteri in apertura di lettera. Ed ecco fornito il tanto auspicato miglioramento della raccolta differenziata dei rifiuti, passata da un mediocre 49% con il precedente sistema di raccolta indifferenziata al 72% con il sistema attuale. «Un ottimo risultato - osserva l'esponente del Partito democratico - anche se il nostro obbiettivo è più alto. La sfida futura è quella di ridurre la produzione di rifiuti, in particolare della plastica, materiale indistruttibile, con il quale iniziano ad esserci difficoltà anche per il riciclo. Credo non serva ricordare il problema enorme delle plastiche e delle microplastiche che stanno inquinando i mari, con conseguenze drammatiche per tutto l'ecosistema».Da qui il caloroso invito ai propri concittadini esercenti a dare un segnale importante in occasione della prossima edizione del Carnevale di Muggia, che si svolgerà dal 28 febbraio al 6 marzo. «Per questo motivo chiedo di optare per una scelta ecologista, eliminando i bicchieri di plastica usa e getta, utilizzando invece quelli in materiale compostabile. Molti comuni hanno già deciso di proibire l'utilizzo di plastica usa e getta con un'ordinanza, io invece confido nella buona volontà dei cittadini, sperando che la loro adesione sia spontanea», si raccomanda Litteri.Entusiasta della mossa intrapresa dal Municipio l'assessore al Carnevale di Muggia Stefano Decolle: «Siamo orgogliosi di aver scelto come banco di prova per l'innovazione nel campo del rispetto ambientale il nostro amato Carnevale, manifestazione principe dove ogni partecipante ha sempre delle responsabilità nella grande festa. Quest'anno chiederemo anche una responsabilità prettamente di stampo ecologista, atta a iniziare un percorso che ci porti a diminuire gli sprechi inutili per tutelare la bellezza della nostra città». 

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 8 febbraio 2019

 

 

Infrastrutture - Il porto di Trieste investe 130 milioni su ventidue progetti europei

TRIESTE. Sono ventidue in totale i progetti europei portati avanti dall'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, con un budget complessivo di 130 milioni di euro e un finanziamento europeo di più di 32 milioni. Diversi, informa una nota dell'Authority guidata da Zeno D'Agostino, i settori di azione. Tra i più importanti quelli infrastrutturali, con finanziamenti per la Piattaforma Logistica, i cui lavori si concluderanno entro l'anno, e lo scalo ferroviario di Campo Marzio. Non mancano poi progetti su tematiche ambientali: un innovativo sistema legato al procurement pre-commerciale per la bonifica di aree inquinate, la progettazione dell'elettrificazione delle banchine per rendere ancora più pulito il traffico marittimo, e lo sviluppo e adozione delle nuove tecnologie per ottimizzare l'uso delle infrastrutture esistenti e aumentare così la capacità portuale. In cantiere anche progetti legati al settore culturale e alla valorizzazione del patrimonio storico dello scalo, in occasione della ricorrenza dei 300 anni di fondazione del Porto Franco. L'ultimo avviato, ricorda la nota, è Promares (Promoting maritime and multimodal freight transport in the Adriatic Sea). Con un budget di 2,8 milioni euro, Promares è co-finanziato dal Programma Interreg Italia-Croazia e vede l'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale capofila. Tramite questo progetto, i porti italiani dell'Adriatico collaboreranno con i principali porti croati per 30 mesi. Obiettivo sarà potenziare l'intermodalità attraverso l'adozione di tecnologie innovative, sviluppando una strategia transfrontaliera comune e scambiando buone pratiche con la realizzazione di concrete azioni pilota in ogni porto. «È sulle risorse umane che si giocano lo sviluppo e la competitività del porto», ha commentato il presidente dell'Autorità di Sistema, Zeno D'Agostino. «Da due anni abbiamo creato un Ufficio interno dedicato all'ideazione e gestione di progetti finanziati dall'Unione Europea che sta portando ottimi risultati. Si tratta di idee progettuali divenute realtà dal 2015 ad oggi e ora tutte avviate».

 

 

Orlando per Zingaretti punta su ambientalismo e lotta alle disuguaglianze

Il deputato dem ha incontrato ieri gli esponenti locali del partito: «Quando eravamo al governo abbiamo sbagliato a non parlare di eguaglianza»

Ambiente e lotta alle diseguaglianze. Il Pd zingarettiano non sarà lo stesso del «ciaone», da molti considerato il "top" dell'atteggiamento renziano. È in sintesi il messaggio del deputato Andrea Orlando. Già ministro dell'Ambiente nel governo Letta e della Giustizia in quello Renzi, Orlando ieri era a Trieste per sostenere appunto la candidatura di Zingaretti alle primarie. Diversi i temi toccati durante l'incontro, dal titolo "L'ambiente della modernità": dalla sostenibilità economica a quella sociale, dall'avanzata dei populismi all'Europa. «Sulla base degli accordi Parigi entro il 2030 dovremo dimezzare le emissioni di Co2, entro il 2050 azzerarle - ha esordito Orlando -. Come cambierà la nostra vita quotidiana? Nessuno ne parla. Eppure è necessario creare un modello di sviluppo alternativo, che coinvolga anche le infrastrutture e l'economia. La sostenibilità implica un salto in avanti nella ricerca e non solo: significa produrre come oggi, ma con meno risorse». Per Orlando quello del mercato che si autoregola è un mito archiviato e la transizione dev'essere guidata «politicamente: serve una politica industriale, con un fisco che ri-orienti le opportunità delle aziende». Qui si inserisce la questione sociale che, se ignorata, alimenta i populismi: «Se si scarica il peso soltanto su una parte del tessuto produttivo, poi nascono i gilet gialli. Dobbiamo mirare anche all'eguaglianza sociale. Si pensi all'oligarchica Singapore: è avanzatissima come smart city ma non è il modello sociale che vorrei. Desideriamo un Paese che sia solo più efficiente oppure che sia più efficiente e pure più giusto? Quando abbiamo governato abbiamo sbagliato a non considerare la redistribuzione della ricchezza. Su questo terreno crescono i populismi». Quanto alla lista Calenda per le europee: «Europei sì, europeisti anche, ma non cretini: chi promette un fronte comune di tutti coloro che cantano l'Inno alla gioia di Beethoven fa un regalo ai populisti. Anche in Europa vanno portati temi di eguaglianza sociale». Per quanto riguarda la Tav, «forse oggi andrebbe concepita diversamente ma ormai tornare indietro costerebbe molto di più». Durante l'incontro, organizzato da Caterina Conti e da Riccardo Cattarini, sono intervenuti numerosi dem. 

Lilli Goriup

 

 

Cambiamenti climatici e faunistici

Alle 18.30, all'Alpina delle Giulie in via Donota 2, Nicola Bressi terrà la conferenza con immagini "Cambiamenti climatici e cambiamenti faunistici: apparizioni e sparizioni tra gli animali". L'ingresso è libero.

 

Domani - Grotta del Mitreo

Riapre al pubblico, a partire da domani, l'area archeologica della Grotta del Mitreo a Duino Aurisina. La grotta sarà aperta ogni sabato mattina feriale, con orario 10-12. Si consigliano calzature sportive adeguate e di una bottiglietta d'acqua nelle giornate più calde.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 7 febbraio 2019

 

 

Via i pali e i cavi elettrici sospesi - Energia a impatto zero in Carso

Con la fine dell'ultimo intervento tra Basovizza e Padriciano è stato completato il piano di rimozione della rete aerea e interramento delle linee di media tensione

TRIESTE. Più di cinque chilometri e mezzo di cavi elettrici aerei rimossi. Una quarantina di vecchi pali, destinati proprio al sostegno dei fili sospesi, abbattuti. E considerevoli quantità di rame, dismesso dalle vecchie linee, recuperati. È stata completata in questi giorni da AcegasApsAmga l'operazione finalizzata a restituire al paesaggio carsico triestino il suo aspetto più autentico, liberandolo appunto dalle linee elettriche aeree. L'ultima parte dell'intervento, che riguardava la zona fra Basovizza e Padriciano, è stata ultimata proprio in questi giorni, con l'abbattimento delle vetuste linee aeree. La dismissione è stata resa possibile grazie all'ultimazione di un più ampio progetto messo in atto dalla multiutility sull'intero altipiano carsico e che ha visto il potenziamento della rete elettrica a media tensione, attraverso l'impiego di nuove linee elettriche interrate. L'operazione, oltre a migliorare la sicurezza e la continuità del servizio, rendendo la rete elettrica "impermeabile" agli imprevisti che possono essere causati da fulmini e animali, ha così reso inutili i pali posati negli anni '60. AcegasApsAmga ha così potuto procedere all'eliminazione della vecchia linea, restituendo valore al territorio, per un'area superiore agli 11mila metri quadrati. L'interramento delle linee elettriche sul Carso non ha solo portato un miglioramento dal punto di vista paesaggistico, ma, fa sapere la multiutility, anche un'importante evoluzione nel servizio. La zona dell'altipiano infatti, oltre a essere spesso sferzata dalla bora, fenomeno che mal si concilia con le linee elettriche aeree, è una delle zone che registrano una considerevole frequenza di fulmini caduti per metro quadro, con inevitabili conseguenze sulla continuità del servizio fornito. Un ulteriore miglioramento, anche dal punto di vista ambientale, consiste nell'abbattimento dei campi elettromagnetici. L'intervento ha visto inizialmente la posa di circa 2,5 chilometri di rete elettrica a media tensione interrata nell'area dell'altipiano carsico. Successivamente lo staff della multiutility ha realizzato i nuovi collegamenti tra la linea e le cabine elettriche già in esercizio e poi si è passati alla realizzazione di due nuove cabine aggiuntive, in prossimità dell'ex campo profughi e della strada provinciale dove si trova la stazione elettrica di Terna. Queste ultime fasi hanno permesso di dismettere i quattro posti di trasformazione su palo precedentemente utilizzati, che successivamente sono stati rimossi insieme ai pali e alle linee aeree. 

Ugo Salvini

 

Una difesa in più contro i black out da temporale - I VANTAGGI

Il Nordest ha il record europeo delle saette. Ogni anno ne cadono in media sei milioni e mezzo, cinque per chilometro quadrato. Lo conferma l'Osmer. I mesi peggiori sono quelli da maggio a settembre, le ore più pericolose quelle pomeridiane. È questo continuo bombardamento elettrico a provocare, di norma, i black out energetici.

 

 

Camminatrieste -Tram e Transalpina - Dibattito al Tivoli"

Tram di Opicina & Transalpina. Quando il tram potrà raggiungere di nuovo piazza Oberdan? Quando tornerà il vapore a Campo Marzio con la Transalpina?". È la traccia del dibattito lanciato da Luigi Bianchi, presidente di CamminaTrieste, domani alle 15 al Bar Tivoli di via XXX ottobre. Ci saranno Isabella De Monte, eurodeputata Pd, Mario Goliani del Collegio ingegneri ferrovieri, Elio Gurtner della segreteria Spi e Sebastiano Truglio,direttore dell'Università delle Liberetà.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 6 febbraio 2019

 

 

I "gioielli" del Comune in vendita per 72 milioni - È caccia ai compratori

Ma il Carciotti, dopo due aste a vuoto, potrebbe essere valorizzato con la formula del project financing. Un cambio di strategia che riguarda anche altri immobili

Settantadue milioni di euro. Tra immobili, terreni e diritti Peep. È la cifra del nuovo Piano di alienazioni e valorizzazioni immobiliari per il triennio 2019-2021. I numeri più rilevanti riguardano gli immobili (69 milioni) e tra questi ci sono i 18 milioni di Palazzo Carciotti e i 26 milioni dell'ex Mercato ortofrutticolo di Campo Marzio. Il piano prevede di incassare 25 milioni quest'anno, 19 milioni nel 2020 e 28 milioni nel 2021. «Il Piano delle alienazioni non è difficile da fare. Poi bisogna trovare chi compra», scherza Lorenzo Giorgi, assessore al Patrimonio. E infatti il piano è zeppo di immobili e terreni in "alienazione" dal 2013. Una serie di invenduti che resistono nel tempo tanto che l'amministrazione ha deciso ci cambiare strategia e puntare alla valorizzazione. Un cambio di filosofia: la vendita non è più un tabù. A partire anche da Palazzo Carciotti che ha visto andare a vuoto pure la seconda asta: il prezzo iniziale era stato fissato a 22,7 milioni, poi ribassato a 19 milioni. «Se non riusciremo a scambiarlo con Cassa depositi e prestiti con la caserma di via Rossetti, dove vogliamo realizzare il campus scolastico - spiega Giorgi - si può pensare a mantenere la proprietà puntando a una sua valorizzazione attraverso un project financing come sta avvenendo per il Centro congressi in Porto vecchio e come avverrà per il Mercato ittico». La realtà è che Palazzo Carciotti non è facile da piazzare sul mercato: ai 19 milioni per la proprietà vanno aggiunti almeno altri 30 per la ristrutturazione. «È uno dei palazzi più importanti della città. Il Comune non ha i mezzi per metterlo a posto. Quindi o si vende o si valorizza», dice Giorgi. Stesso discorso per il parcheggio interrato di via Giulia, che ha fallito ormai più di un'asta in vendita quest'anno per un milione e 600 mila euro. «Stiamo pensando di passare dall'alienazione alla valorizzazione. Ovvero mantenerlo trovando chi lo mette a posto e poi lo gestisce - spiega l'assessore -. Un modo per metterlo a reddito». Un modello che si potrebbe applicare anche per Villa Cosulich, inserita nel Piano delle alienazioni nel 2018 per due milione e 767 mila euro da incassare nel 2020. «Se ne parla da 25 anni - spiega l'assessore -. Ormai della villa non è rimasto più nulla. Il tetto è crollato da anni. E ora, mantenendo la fruizione pubblica del parco, dobbiamo pensare a qualcosa di diverso». La partita più grossa, quella del Mercato ortofrutticolo (26 milioni), è stata spostata nel 2021. «C'è prima da portare a termine il trasferimento del mercato all'ex Duke - spiega Giorgi -. L'area, a differenza del Carciotti. è già richiestissima». L'idea di realizzare un centro benessere pare riscuota molto interesse. A beneficiare è anche l'area dell'ex Sacra Osteria di Campo Marzio, inserita nel piano alienazioni dell'anno in corso alla cifra di 824 mila euro. «C'è più di qualcuno fortemente interessato», assicura l'assessore. Da segnalare anche l'ex macello comunale di Aquilina (via Flavia di Stramare) che si vorrebbe piazzare nel 2021 a un milione e mezzo. «La struttura edilizia è in buone condizioni. Qualcuno interessato c'è», aggiunge Giorgi. Poche speranze per la storica ex mensa del Crda (Cantieri Riuniti dell'Adriatico) disegnata dall'architetto Marcello D'Olivo, stimato cinque milioni e 773 mila euro. «Un prezzo impossibile - ammette Giorgi -. Serve un'idea».

Fabio Dorigo

 

Dall'ex macello alla mensa Crda I beni municipali in attesa da anni il focus

Alcune partite sono in stallo da tempo tra occasioni perdute e crisi di mercato

Palazzo Carciotti è senza dubbio il gioiello in cassaforte sul quale più di altri, anche per il valore di mercato, si concentrano le strategie dell'amministrazione comunale per trovare un acquirente. Attorno a quel palazzo neoclassico è ruotato per anni un progetto di conversione in centro congressi. Tramontata l'idea e dopo il via libera, arrivato un anno fa, da parte della commissione regionale alla sua alienazione, si vocifera da tempo ci sia un gruppo austriaco intenzionato a rilevarlo per trasformarlo in un lussuoso albergo con annessi fori commerciali. La partita del Carciotti è, comunque, una delle più recenti. Ci sono altri immobili in pancia al Comune che da tempo cercano un acquirente. Uno dei più conosciuti è senza dubbio quello che ospitava la Sacra Osteria in Campo Marzio, entrato nel piano alienazioni dal 2013. Si tratta di un immobile di circa 700 mq, con un giardino interno oltre alla possibilità di sistemare dei dehors proprio su via di Campo Marzio. Il Comune lo valuta 824 mila euro. Viste le prospettive di sviluppo commerciale di quell'area, con lo sbarco di Lidl e certamente di un altro colosso della grande distribuzione oltre al progetto di riconversione dell'Ortofrutticolo, potrebbe diventare decisamente attraente, malgrado l'investimento per l'acquisto e il restauro supererebbe il milione di euro. Altro capitolo aperto da tempo è quello relativo agli 85 posti auto nel parcheggio de Il Giulia. Un iter tormentato per un sito che attende di essere utilizzato dall'inizio degli anni '90 e che potrebbe diventare appetibile se trovasse nuova vita anche il centro commerciale. L'ex macello comunale di Muggia di via Flavia di Stramare, che comprende edifici ed aree scoperte per una superficie complessiva di circa 7.100 mq, nel 2007 aveva una base d'asta di 2 milioni e 370 mila euro. Ora è valutato 1,5 milioni di euro. Ma strutture come queste, ormai, difficilmente trovano mercato. Nel piano delle alienazioni dal 2013 anche l'ex mensa Crda (Cantieri Riuniti dell'Adriatico) di Sant'Andrea. Attorno a quel complesso, che ha una superficie totale di 9.830 mq (di cui 7.119 di superficie coperta) ruotava un progetto di trasformazione in caserma e alloggi per le Fiamme Gialle, con un piano di restauro da parte del Comune e poi la messa a reddito.

Laura Tonero

 

«Entro sei mesi partono i lavori per risanare l'ex Maddalena» - L'annuncio del sindaco Dipiazza

«Maddalena, è fatta. Altrimenti dò le dimissioni. Entro sei mesi partono i lavori». Il sindaco Roberto Dipiazza lo annuncia a Telequattro il giorno del suo genetliaco. «Maddalena? Mi sono fatto il più bel regalo del mio compleanno. Non ne venivo fuori. Hanno speso 28 milioni e sono falliti. Non sapevano cosa fare di quel buco. Oggi finalmente ho chiuso. Saniamo la Maddalena. Verrà fatto un mega parcheggio con un supermercato. Era l'unica soluzione. Presto partiranno i lavori. Hanno già i progetti. Così mi sono tolto l'ultimo dente cariato della città», gongola Dipiazza. Il cantiere dell'ex Maddalena in via dell'Istria è una delle peggiori incompiute di Trieste, con il buco diventato uno stagno maleodorante regno di topi e insetti. «Ora possiamo finalmente sanarlo. C'era anche il pericolo di crolli». A mettere la firma dovrebbe essere stato l'imprenditore veneziano Francesco Fracasso, specializzato nel recupero di siti degradati, che ha messo a posto l'attuale Center casa di corso Saba e sta lavorando per sistemare un monomarca Obi nell'ex concessionaria Dino Conti. Nella voragine davanti al Burlo dovrebbero servire 30 milioni per realizzare parcheggio e fori commerciali. La storia dell'ex Maddalena è emblematica della crisi del settore edile-immobiliare a Trieste. Il progetto era nato nel 2007 sotto ben differenti auspici: insieme quattro importanti imprenditori, terreno acquistato per 11 milioni dall'Azienda sanitaria, all'inizio si pensava di realizzarvi 300 appartamenti e un centro commerciale. In corso d'opera il progetto fu ripensato in due lotti: uno avrebbe ospitato un centro Carrefour, negozi, ristorazione, un centinaio di appartamenti; l'altro avrebbe accolto 53 alloggi Ater e 150 enti per le famiglie meno abbienti. Ma anche la seconda ipotesi finì in un vicolo cieco nel 2013 quando Carrefour abbandonò definitivamente il progetto.

 

 

In nessun posto non qui riparte - Alpi Giulie Cinema tra monti e abissi

Al Miela e al Knulp inizia dal 12 febbraio il festival del cinema d'avventura

 Quando la settima arte racconta l'epica della montagna, spaziando tra imprese, avventure dell'anima e tutela dell'ambiente. Edizione numero 29 per Alpi Giulie Cinema, la rassegna internazionale di cinema di montagna a cura dell'Associazione Monte Analogo - allestita in collaborazione con il Cai Alpina delle Giulie, Commissione Grotte "Eugenio Boegan", Arci Servizio Civile, Corsari delle Giulie, Mano Aperta, Spdt, Metropolis, Bar Libreria Knulp e Cooperativa Bonawentura - in programma nell'arco del mese di febbraio al Teatro Miela di Piazza Duca degli Abruzzi (12, 19 e 26) e al Bar Libreria Knulp di via Madonna del Mare 7/a nelle serate del 7, 14, 21 e 28 marzo. È l'anno delle ricorrenze dal sapore storico, legate ai 75 anni dalla morte di Julius Kugy, l'iconico alpinista austro - ungarico, e ai 25 del Concorso Cinematografico Internazionale "La Scabiosa Trenta", il progetto collaterale che premia le migliori opere cinematografiche di autori originari delle regioni alpine del Friuli Venezia Giulia, della Carinzia e della Slovenia, la cui cerimonia finale è in programma il 28 marzo al Bar Libreria Knulp, dalle 18. Arricchito quest'anno il tasso internazionale, con pellicole che parlano non solo di Italia, Australia, Gran Bretagna, Serbia, Austria, Slovenia, Germania, Bosnia e Sud Africa, ma anche di Iran, Cile, USA, Nepal, Olanda, Turchia, Canada, Finlandia, Polonia, Kyrgiztan e Marocco. I temi caratterizzanti? Qui la cultura della montagna si veste di diversi colori ma pone l'accento su tonalità ecologiste, prendendo in esame soprattutto i rischi che soccombono sull'ambiente attraverso il cambiamento climatico in atto. Un viaggio che inizia martedì 12 febbraio, al Miela, teatro di sei proiezioni, le prime due nella fascia pomeridiana dalle 18, con "Nowhere/No Here", per la regia di Alvi Pakarinen, ed "Everest Green", opera francese diretta da J. Michale Jorda; dalle 20. 30 le altre proposte, a partire da "Beyond the wall", focus del regista britannico Ed Douglas sul mondo della arrampicata. Il cartellone regala anche quest'anno una vetrina specifica sulla speleologia, con la cerimonia dell'Hells Bells Speleo Award, il concorso dedicato alle opere del settore, in programma il 26 febbraio, dalle 18 al Miela. (www. monteanalogo. net 040761683). -

Francesco Cardella

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - MARTEDI', 5 febbraio 2019

 

 

Smog: l’Italia è il Paese europeo con più aree a rischio

L’Italia è il Paese dell'Ue col più alto numero di aree a rischio a causa dello smog e ondate di calore in Europa. Parliamo di: Inquinamento atmosferico

L’Italia è una delle aree europee più inquinate. Questo è quello che rivela uno studio dell’Agenzia dell’UE per l’ambiente (EEA) che mette in relazione indicatori sulla salute, ambientali e socio-demografici. Smog e ondate di calore sono le principali cause che fanno dell’Italia, il Paese dell’UE col più alto numero di aree a rischio. L’Italia, insieme a Grecia e Slovacchia, presenta aree di territorio dove i problemi ambientali si uniscono a quelli demografici come disoccupazione e anzianità. Le variabili socio-economiche incidono, secondo lo studio, anche sulla capacità di gestire fenomeni meteo estremi e sull’accortezza di avere comportamenti ecosostenibili per ridurre i danni ambientali. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha commentato: Ricordiamo che siamo in una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria: 90 mila morti premature all’anno dovute allo smog. È inaccettabile. Per questo al tavolo parteciperà anche il Ministero della Salute, perché i due dicasteri devono lavorare insieme per trovare soluzioni condivide ed efficaci. (…) Come governo abbiamo già predisposto delle misure per poter cambiare il paradigma ambientale ed economico del Paese. Dalle misure in Bilancio per la mobilità elettrica a iniziative promosse proprio dal ministero dell’Ambiente: stanziamenti per la mobilità elettrica nei parchi, fondi per le aree verdi nelle strutture sanitarie e l’ampliamento del fondo Kyoto per l’efficientamento energetico delle strutture pubbliche come scuole, palestre e ospedali.  Tra le città con i più alti livelli di disoccupazione e la più alta esposizione al PM10sono citate Torino, Stara Zagora (Bulgaria) e Nicosia (Cipro). Aree citate dallo studio come a rischio sono l’area metropolitana di Roma, la Valle del Sacco per il Lazio e la zona di Terni per l’Umbria. Se vuoi aggiornamenti su Inquina

Carlo Maria Righetto

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 5 febbraio 2019

 

 

Nuove zone pedonali in Borgo Teresiano - Si parte già a primavera

Anticipato l'iter di chiusura alle auto di via Trento tra le vie Machiavelli e Torrebianca In arrivo i "panettoni" in attesa dell'aggiudicazione del bando per la pavimentazione

Via libera alla nuova pedonalizzazione di via Trento, che a primavera vedrà la chiusura del tratto tra le vie Machiavelli e Torrebianca. Si tratta di una velocizzazione delle tempistiche impressa a beneficio delle attività della zona, che potranno così usufruire degli spazi aperti in vista della bella stagione, ma che viene concepita soprattutto per allungare quella direttrice pedonale, sempre più frequentata, che dalla stazione porta i pedoni al centro cittadino. Nessuna conseguenza per i garage presenti, per i quali sarà garantito l'accesso, mentre verranno eliminati quattro stalli a pagamento. Grande la soddisfazione manifestata dai titolari dei locali aperti negli ultimi anni in quel tratto di strada, investimenti realizzati alle volte proprio alla luce degli interventi annunciati da tempo, in una nuova area del centro che gli esercenti sperano ora possa rivitalizzarsi ulteriormente. A spiegare l'iter previsto è l''assessore comunale all'Urbanistica Luisa Polli. «Procederemo con la pedonalizzazione intanto in quel punto - spiega - ma faremo anche un sopralluogo con il sindaco nei prossimi giorni per valutare il da farsi nel tratto successivo, quello verso via Valdirivo, dove verrà solo ampliato un marciapiede, anche per la presenza di un parcheggio molto capiente, ma soprattutto perché è fondamentale che resti un passaggio per i veicoli, per snellire la circolazione sulle Rive». Nel tratto tra via Torrebianca e via Valdirivo il traffico resterà quindi aperto, con l'allargamento del marciapiede al pari di quello di fronte, dove passa anche la pista ciclabile. Il relativo cantiere, però, non è destinato ancora a partire. «Il prossimo passo sarà indirizzato in primis alla modifica del Piano del traffico - prosegue Polli - indispensabile prima di procedere con gli interventi veri e propri. Ma puntiamo a chiudere la circolazione in via Trento tra le vie Machiavelli e Torrebianca già a primavera, intanto con dissuasori di cemento, come i "panettoni", in attesa del bando e della successiva pavimentazione definitiva. Nei prossimi giorni parleremo anche con i titolari dei locali affacciati sulla via - aggiunge - per sentire la loro voce e anche per capire chi ha intenzione di richiedere l'uso del suolo pubblico, per sedie e tavolini. Probabilmente sarà una scelta che tutti o quasi sfrutteranno». Nessuna preoccupazione da parte dei titolari di attività della zona in merito ai posti auto che saranno eliminati. «Niente di irreparabile - sottolinea anche l'assessore - mentre per il park attivo anche in quel punto, non ci saranno problemi: i mezzi potranno transitare come succede per i garage ad esempio in via San Nicolò, facendo ovviamente attenzione ai pedoni presenti». Sull'ultima parte della strada, prima di via Valdirivo, è fissato un ampio stallo dedicato alla Pro Senectute, che verrà spostato poco distante, probabilmente sulla stessa via Trento. «L'intervento previsto nei prossimi mesi s'inserisce in una lunga serie di pedonalizzazioni pianificate insieme agli uffici comunali - conclude Polli - alcune delle quali già realizzate, mentre altre si concretizzeranno durante il 2019, in alcune zone del centro e in altre zone dove si migliorerà, così, anche la fruizione da parte dei turisti»

Micol Brusaferro

 

I commenti - L'entusiasmo di negozianti e ristoratori «La zona cambierà volto e attirerà clienti»

Una birreria, un ristorante, una rivendita di vini e altri prodotti enogastronomici. E ancora un salone di parrucchiere e, a breve, un'altra nuova attività commerciale. Sono numerosi i locali che negli ultimi anni hanno alzato le serrande e accese le insegne in via Trento, nel tratto tra via Machiavelli e via Valdirivo. E tutti i proprietari, ieri, hanno accolto con entusiasmo l' avvio dei lavori previsto nei prossimi mesi. «È una notizia meravigliosa - commenta Rossana Camillucci di Santè Wine & Food -. Noi abbiamo aperto tre anni fa il ristorante ed è stata un po' un'incognita: la via era ancora deserta. Abbiamo rischiato, ma ne è valsa la pena. Nel tempo abbiamo visto crescere il movimento e il passaggio della gente. Via Trento è un'asse sempre più frequentata dai cittadini e dai turisti, perché collega la stazione al centro, ma anche perché è una zona piena di alberghi, è davvero strategica. Qui da noi accogliamo anche tanti ospiti di strutture ricettive che non hanno, ad esempio, la colazione. E poi siamo vicini al cuore della città, a pochi passi da piazza della Borsa o Ponterosso». Sulla strada negli ultimi anni ha aperto anche la birreria Hop&Rock e, ultimo in ordine di tempo, Giovinoto, lo scorso anno, all'angolo con via Valdirivo. A pochi passi, sempre sullo stesso lato, lavori in corso in alcuni grandi locali, dove troverà posto un nuovo ristorante. «Siamo arrivati da Roma qui nell'ottobre del 2015 - spiega Andrea Mercuri di Hop & Rock -. All'inizio abbiamo scelto la location semplicemente perché questo spazio era vuoto e vicino al centro. Si parlava poco all'epoca della possibilità di pedonalizzare la zona, ma sinceramente avremmo aperto comunque in questa strada, perché ci sembrava in una buona posizione. Sapere adesso che l'operazione andrà in porto, non può che fare piacere - sottolinea -. Ci darà la possibilità di posizionare fuori tavoli e sedie e potremmo sicuramente lavorare di più con l'arrivo del caldo. Vediamo quanto ai triestini piaccia stare all'aperto con la bella stagione, come d'altra parte a tutti, quindi ben venga il cambiamento e di sicuro penseremo di allestire lo spazio esterno quando avremo tutte le informazioni necessarie». A curare il design degli interni dei locali tra Torrebianca e Valdirivo è lo studio Gasperini, che si sta occupando anche di un nuovo ristorante la cui apertura è prevista nei prossimi mesi. «Credo che via Trento possa diventare un nuovo punto di aggregazione, che sta suscitando grande interesse tra chi ha scelto di insediarsi di recente, una volta c'erano vecchi negozi, ormai spariti, per lasciare il posto a locali nuovi - spiega l'architetto Lorenzo Gasperini -. Ci siamo occupati di "Giovinoto" e stiamo lavorando in un altro spazio vicino, dove aprirà i battenti un ristorante. Molti hanno investito nella zona perché è di passaggio, utilizzata sempre più spesso». «Uno spazio più grande davanti al punto vendita non può che renderci felici - spiega Riccardo Pontelvi di Giovinoto -. Anche dal punto di vista della visibilità, il fatto di non avere più auto parcheggiate davanti alle vetrine rappresenta chiaramente un vantaggio. È ovvio poi che la possibilità di avere una zona esterna durante la primavera e l'estate ci permetterà di lavorare meglio, sia con i triestini sia con i turisti che vediamo passare di qua sempre più di frequente».

 

Il lusso dell'Hilton "sfratta" moto e scooter da via Santa Caterina

A fine cantiere il tratto vicino a corso Italia diventerà «a traffico limitato» a prevalenza pedonale Allianz pagherà l'intervento di riqualificazione a partire dai marciapiedi e la posa dei segnali

Tra pochi mesi via Santa Caterina da Siena (tra piazza della Repubblica e corso Italia) sarà liberata dai motocicli e diventerà pedonale. Anzi si trasformerà in una "zona a traffico limitato di penetrazione a valenza pedonale". In altre parole la via verrà riaperta parzialmente al traffico veicolare a senso unico (da piazza della Repubblica a corso Italia). L'amministrazione comunale ha accolto la proposta presentata ai primi di dicembre da Allianz (che ha in corso il cantiere per la trasformazione dello storico Palazzo della Ras in un lussuoso albergo targato Hilton) che si assume gli oneri relativi alla riqualificazione del tratto di via Santa Caterina e prevede l'allargamento e la ripavimentazione in pietra del marciapiede sul lato del Palazzo della Ras nonché della fornitura e posa della nuova segnaletica stradale. Una trasformazione epocale visto che da decenni via Santa Caterina è una tra le aree parcheggio più capienti per motocicli in centro cittadino (arrivava ad ospitare fino a 220 mezzi a due ruote). «Non li abbiamo mai contati con precisione. Il parcheggio avveniva spesso in modo selvaggio», spiega l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli che tiene ad assicurare che nell'operazione non verrà perso un solo stallo per i motociclisti che a Trieste sono quasi 50 mila. «Sono moglie di un centauro, mamma di un motociclista e un tempo giravo in scooter. So bene cosa significa. Stiamo studiando la ricollocazione di questi parcheggi. Da quando ci siamo insediati come giunta ne abbiamo già creati 500 tra cui quelle di via Imbriani e via Carducci che sono nelle vicinanze», spiega l'assessore che ha dovuto già far fronte ai centro posti in meno mangiati dal "cantiere" Allianz che ha posizionato la gru a metà di via Santa Caterina. L'altra mattina erano parcheggiati circa 80 motocicli. Nel progetto si parla di nuove aree di sosta per motocicli in Corso Italia. «L'istituzione della nuova zona a traffico limitato di via Santa Caterina - scrive nella relazione tecnica Giulio Bernetti, mobility manager del Comune - discende dalla volontà dell'amministrazione comunale di riorganizzare la funzionalità e vivibilità degli spazi stradali della zona, implementando le aree riservate per le operazioni di carico e scarico delle merci in modo da dare una risposta alle realtà commerciali della zona e sgravando le attuali piazzole presenti lungo corso Italia da un'eccessiva domanda con conseguente sosta abusiva in seconda fila». Per questo motivo ci saranno degli spazi "riservati per il carico e scarico bagagli della nuova struttura ricettiva sia ulteriori aree di carico e scarico e sosta per disabili a beneficio di tutte le attività presenti in zona". É prevista anche la realizzazione di un'area di sosta per i clienti dell'Hilton direttamente su Piazza della Repubblica all'angolo con via Santa Caterina. Per quanto riguarda la circolazione veicolare in quest'ultima strada sarà vietata a tutti i veicoli ad eccezione di quelli di soccorso in servizio di emergenza, dei mezzi delle forze dell'ordine, dei velocipedi, dei veicoli a servizio di persone invalide e dei veicoli commerciali. L'unica cosa che resterà è il semaforo all'incrocio con Corso Italia per «garantire ampi margini di sicurezza sia della circolazione veicolare che ai pedoni»

Fabio Dorigo

 

 

Mobili, libri e tv lasciati sulla strada Inciviltà da mezzo milione all'anno

Via Gambini, largo Niccolini e Ponziana i punti più "caldi". Per Acegas 24 mila interventi in dodici mesi

Materassi, cartoni, scarpe, libri, ante di armadi, lavandini, immondizie abbandonate fuori dai cassonetti. Attorno alle isole ecologiche cittadine viene depositato di tutto. L'inciviltà spesso raggiunge livelli inimmaginabili. Per rimuovere il tutto, AcegasApsAmga spende annualmente 500 mila euro, una spesa che poi va a gravare sull'intera collettività. I rioni più colpiti da questo fenomeno sono quelli di Barriera vecchia e San Giacomo. L'area attorno a via Gambini, quella di largo Niccolini e infine la zona di Ponziana risultano i punti più critici. Ieri, chi passava in via Foscolo o in via Gambini, si imbatteva in vere e proprie discariche a cielo aperto: mucchi di televisori, pentole, scatoloni con libri e vestiti, vassoi, reti a molle e pezzi di armadi. Il fatto curioso è che l'operazione di scarico di questi tipi di materiale avviene sempre durante la notte. Dunque, chi compie gesti del genere è conscio di commettere un'azione scorretta, non lecita e così attende che la città si addormenti per scendere in strada e abbandonare quei rifiuti. In alcuni casi, il materiale viene trasferito all'esterno delle isole ecologiche da artigiani irregolari, che operano in nero, e che privi di partita Iva non possono usufruire dei centri di raccolta. AcegasApsAmga da anni propone il servizio completamente gratuito di ritiro ingombranti a domicilio, che può essere richiesto semplicemente chiamando il numero verde 800.955.988. Per cogliere il grado di inciviltà di quanti non rispettano le regole della normale convivenza fra concittadini, basti pensare che sono state 12 mila nell'ultimo anno le prenotazioni per il ritiro di rifiuti ingombranti ma addirittura 24 mila - cioè il doppio - sono stati gli interventi di ritiro di rifiuti ingombranti abbandonati per strada. «Da una parte c'è la maleducazione, dall'altra alcuni ignorano il fatto che esista un efficiente servizio dedicato - valuta l'assessore comunale con delega all'Ambiente, Luisa Polli -. Infatti, le zone dove questo fenomeno è più evidente sono quelle dove si registra un tasso più elevato di residenti provenienti da altri Paesi della Ue o extracomunitari che, probabilmente, non sono ancora a conoscenza di questa possibilità. Stiamo già predisponendo una corretta campagna di informazione». «Spesso - spiega dal canto suo AcegasApsAmga - i rifiuti ingombranti vengono abbandonati in strada o vicino ai contenitori nella convinzione che vengano asportati con il normale servizio di raccolta stradale. Invece non è così: il servizio di raccolta che passa a svuotare i cassonetti, segnala la presenza di rifiuti ingombranti e, successivamente, un intervento dedicato li ritira».

Laura Tonero

 

 

Italiani sciuponi, in pattumiera cibo per 15 miliardi ogni anno in 5 punti

I dati diffusi alla Fao in occasione della sesta Giornata di prevenzione dello spreco alimentare Le cause principali? Distrazione domestica e poca programmazione al momento degli acquisti

Bevande analcoliche, frutta fresca, legumi e pasta buttati nella pattumiera senza nemmeno essere stati consumati: a riempire il cestino dell'immondizia sono soprattutto questi prodotti, anche se pane e verdure fresche sono fra gli alimenti più spesso gettati. Se ognuno si soffermasse a guardare cosa butta via ogni giorno, troverebbe sicuramente qualcuno di questi alimenti nel proprio sacchetto della spazzatura. I dati diffusi ieri alla Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) in occasione della sesta Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, dal progetto 60 Sei Zero dell'Università di Bologna con il Ministero dell'Ambiente e la campagna Spreco Zero dello spin off Last Minute Market spiegano che supera i 15 miliardi l'anno lo spreco alimentare in Italia. Significa che si raggiunge lo 0,88% del Pil, e la maggior parte del cibo (quasi l'80%) viene buttato tra le mura di casa. 1 Le ragioni dello sperpero - Ma perché gli italiani sprecano così tanto cibo, che sarebbe invece il benvenuto nelle varie mense dei poveri di ogni città o in molti Paesi del mondo? I motivi principali indicati nello studio presentato dalla Fao sono: distrazione casalinga, poca programmazione negli acquisti e scarsa cultura alimentare. Secondo gli esperti, questa miscela porta gli italiani a buttare via, in casa, 12 miliardi di euro di cibo, 2,4 chili ogni mese a famiglia. 2 Gli spreconi si assolvono - Il 20% degli intervistati si autoassolve, convinto che lo spreco sia soprattutto da attribuire a un comportamento di altri. Di chi è la colpa? Gli italiani intervistati ritengono che il grosso degli alimenti venga buttato via soprattutto nel settore del commercio (47%), e negli enti pubblici (scuole, ospedali, uffici e caserme) il (27%). 3 Serve una svolta - «La percezione degli italiani è ancora poco consapevole della necessità di una grande svolta culturale nella gestione del cibo a livello domestico», spiega il presidente di Last Minute Market, Andrea Segrè, secondo cui la prevenzione deve partire dal quotidiano. Per gli esperti, però, qualche segno di miglioramento spunta all'orizzonte, grazie alle campagne di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. I dati sottolineano, infatti, che negli ultimi quattro anni «si è passati da 1 italiano su 2 che gettava cibo nella spazzatura una volta al giorno, a uno su cento». E, sempre per la ricerca, il 65% degli intervistati provvede «a un check della dispensa prima di fare la spesa, il 61% congela il cibo a rischio deperibilità, il 54% controlla la quantità prima di cucinarlo e ancora il 52% ne verifica l'edibilità (la commestibilità, ndr) prima di risolversi a buttarlo, con il 44% che affronta il test dell'assaggio. 4 La cultura del riciclo - In aumento anche la sensibilità verso il riciclo: il 48% degli intervistati dice che si dedica a ricette per recuperare gli avanzi del pasto quotidiano, ma solo il 34%, quando va al ristorante, richiede una borsa per portare a casa il cibo che non è riuscito a consumare. Tutte strategie anti-spreco che, secondo la Coldiretti/Ixè, sono state adottate nell'ultimo anno dal 71% degli italiani. 5 La sfida - I consumatori, dice Filiera Italia, sono l'anello debole della catena. Che cosa potrebbe imprimere una svolta? Una collaborazione tra industria e agricoltura «potrebbe fare molto per migliorare la situazione». Per Federalimentare è una sfida che si può vincere insieme. Ogni anno, ad esempio, viene recuperato oltre l'80% delle 9mila tonnellate di frutta e verdura invendute dagli 8 mercati ortofrutticoli all'ingrosso aderenti al marchio "Qualità & Sicurezza" rilasciato dal Sistema camerale, in città come Roma, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Verona, Cagliari e Lecce. 

Denis Artioli

 

Andrea Segrè "Gettiamo nei rifiuti un punto di Pil. Fate la lista della spesa"

TRIESTE. Se lo spreco alimentare è un problema globale, le soluzioni sono alla portata di ciascuno, nel proprio piccolo. A partire dalla lista della spesa e dall'educazione alimentare, il cui inserimento nei programmi didattici è sempre più urgente. Lo sostiene Andrea Segrè, ideatore della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare: in occasione dell'apertura dei lavori per la sua sesta edizione, ieri è intervenuto alla Fao di Roma. Segrè, nato a Trieste, è fondatore del movimento e della campagna Spreco Zero nonché presidente di Last Minute Market. Dal 2016 presiede inoltre la Fondazione Fico per l'educazione alimentare e alla sostenibilità. Professor Segrè, il dato della ricerca che colpisce di più è che, contrariamente a quanto si ritiene, la maggior parte degli sprechi non avviene a livello di filiera bensì domestico. Già. Si tratta in un certo senso di una costante: è da un po' di tempo che lo rileviamo e abbiamo avviato la campagna di prevenzione proprio per questa ragione. Lo spreco domestico non è infatti recuperabile: tutto finisce semplicemente nella spazzatura. Ci sono però anche delle buone notizie. Se da una parte il dato assoluto è ancora molto alto, dall'altra le risposte sono incoraggianti: due persone su tre, ormai, si rendono conto che lo spreco c'è. Significa che la campagna sta funzionando. Cosa si può fare per prevenire lo spreco alimentare? L'osservatorio presentato oggi (ieri, ndr) alla Fao parla proprio di questo. Alla domanda "Che cosa faresti, se dovessi dare indicazioni per ridurre lo spreco?" il 65% degli italiani risponde che bisogna fare la lista della spesa. E ha ragione. Sembra una banalità eppure sono ancora pochissimi coloro che mettono in pratica questo comportamento. Alla domanda "Quale intervento metteresti in atto, a livello nazionale?", inoltre, molti connazionali rispondono che sarebbe importante introdurre l'educazione alimentare nelle scuole. Anche questo è vero. La consapevolezza dunque c'è, da parte degli italiani: ora si tratta di tradurla in fatti concreti. Ha riscontrato un atteggiamento di disponibilità, per quanto riguarda l'idea di portare l'educazione alimentare in classe? La disponibilità è grande, innanzitutto da parte delle scuole. Sono sempre più diffuse le iniziative sul tema. Si tratta tuttavia di progetti su base volontaria. Ora è necessario rendere simili esperienze strutturali. Di recente c'è stata una raccolta firme, su iniziativa popolare, per introdurre a scuola l'educazione alla cittadinanza: vorremmo che al suo interno vi fossero perlomeno dei paragrafi, dedicati a quella alimentare. I ragazzi non solo sono il futuro ma anche il presente: tornano a casa e raccontano ai genitori quanto hanno appreso. A tale proposito, l'entità del fenomeno è impressionante se solo si pensa a come vivevano i nostri nonni: molti di loro hanno sofferto la fame, di certo non sprecavano. E lo è ancor di più se si pensa che ciò accade proprio (ma non solo) in Italia: il Bel paese, quello del buon cibo. È evidente che negli ultimi cinquant'anni qualcosa è cambiato, se oggi di fatto gettiamo letteralmente nell'immondizia quasi un punto percentuale di Pil. Insisto: quella che una volta si chiamava economia domestica, adesso dev'essere sostituita dall'educazione alimentare. Occorre imparare a fare la lista della spesa, a ottimizzare l'uso del freezer, del frigorifero, della cucina e così via. Come si pone l'Italia rispetto ad altri Paesi?Siamo né più né meno spreconi degli altri: nella media europea. È positivo che l'Italia, per prima, si sia posta il problema: nel 2010 abbiamo sollevato il tema al Parlamento europeo. Si è trattato del primo documento internazionale sull'argomento: di lì la Fao e l'Onu hanno poi messo la lotta allo spreco alimentare tra gli obiettivi del millennio. Chiederemo inoltre che sia istituito un anno europeo sullo stesso tema. Presentare la Giornata italiana alla Fao è stata una grande opportunità.

Llli Goriup

 

 

Duino Aurisina - Il futuro del Geoparco e le ricadute per il Carso

DUINO AURISINA - Situazione attuale e prospettive di sviluppo del Geoparco del Carso. Questo il tema di cui si parlerà mercoledì 13 febbraio alle 17, alla Casa della Pietra di Aurisina, alla presenza dell'assessore comunale all'Ambiente, Massimo Romita, e del responsabile del Servizio geologico della Regione, Fabrizio Fattor. Nato il 14 settembre 2017 in virtù di un Protocollo d'intesa al quale aderirono i Comuni di Doberdò del Lago, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Monrupino, Ronchi, Sagrado, San Dorligo, San Pier d'Isonzo, Savogna, Sgonico e Trieste, con la firma del 23 aprile 2018, da parte del sindaco di Sezana, in rappresentanza dei Comuni del Carso in Slovenia, e della Regione, il Geoparco ha assunto carattere internazionale. Il suo obiettivo è preservare, promuovere e tutelare il patrimonio geologico, naturale e culturale, a beneficio di uno sviluppo socio economico equilibrato del territorio. A tal fine il Geoparco è chiamato a unire i partner interessati attraverso attività professionali, didattiche, turistiche. I Geoparchi riconosciuti dall'Unesco sono 140 nel mondo.

G.S.

 

Quei quaranta chilometri segreti - Il Timavo sopra e sotto il Carso - mercoledi'

Il Timavo, passando per Villa del Nevoso e percorrendo poi la Valle dei mulini, inizia a San Canziano il suo percorso sotterraneo di circa quaranta chilometri per poi riapparire a San Giovanni di Duino. Il fenomeno - affascinante e misterioso - ha sempre interessato gli studiosi che hanno cercato di svelare la via percorsa da questo fiume sotto le viscere del Carso. Storicamente l'esperimento più famoso e più curioso è quello di Massimo Sella dell'Istituto di biologia marina di Rovigno e molto importanti sono stati anche i tracciamenti eseguiti circa un secolo fa e a più riprese da Timeus con sostanze coloranti, traccianti chimici e pure radioattivi. Nel corso degli ultimi anni la scoperta di nuove "finestre" (ovvero grotte profonde che raggiungono il corso sotterraneo del fiume) ha riproposto il quesito dei collegamenti sotterranei che sono stati indagati sia da un punto di vista biologico con campionamenti di plancton e di bentos e ancor più recentemente con una nuova campagna di indagini mediante coloranti atossici. Con i suoi due chilometri di percorso in superficie in territorio italiano, il Timavo può essere considerato il fiume più corto della penisola che sfoci in mare. Ne parlerà domani pomeriggio alle 17.30, alla sala conferenze della libreria Minerva di via San Nicolò 20, Sergio Dolce in occasione di una conferenza organizzata dal Circolo Amici del dialetto triestino. Dolce è stato direttore dei Musei Scientifici del Comune di Trieste ed è autore di moltissime pubblicazioni scientifiche a carattere ambientale sul Carso e su tutto il nostro territorio. Saranno proiettate numerose immagini interessanti e inedite.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 4 febbraio 2019

 

 

Percorso a ostacoli sulla Tav Ora gli alleati evocano la crisi

Salvini e Di Maio in Abruzzo con gli elettori giocano la carta dell'Alta Velocità E in vista delle Regionali in Piemonte il Carroccio prepara la corsa da solo

«I treni che viaggiano meglio e veloci tolgono i tir dalle strade, sono per un'Italia che va avanti», ribadisce Salvini. «L'opera non si farà, io tiro dritto», ribadisce Di Maio. In attesa di stabilire il destino della Tav, gli unici treni in rotta di collisione politica sono quelli guidati dai due vicepremier: entrambi in Abruzzo per arringare le piazze, entrambi protagonisti di una giornata all'insegna di accelerate e frenate. Muscolare Di Maio: «Il tema non è il ridimensionamento dell'opera, è una supercazzola». Pacato e ironico Salvini: «Di Battista ha detto che non devo rompergli i coglioni? Mando pane e Nutella anche a lui. O un Bacio Perugina, ma potei essere frainteso. È un bel ragazzo...». Tutti e due consapevoli che la Torino-Lione, una mina con la miccia sempre più corta, rischia di far saltare il governo, che bisogna traccheggiare almeno fino alle europee, e per questo attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Non a caso, il leader della Lega continua a ripetere che alla fine si troverà un'intesa: «Io non litigo con nessuno». Salvo aggiungere: «Se qualcuno ha scavato 25 chilometri di galleria è più utile finirla o lasciarla così? Per capirlo non serve una laurea al Politecnico». Mentre il capo del M5s separa la Tav dal voto sul caso «Diciotti»: «Per carità, noi non ragioniamo così, chi ha messo in mezzo questa cosa ragiona con la logica dello scambio». «Su questo punto non si può tornare indietro, bisogna andare avanti rispetto a ciò che si è detto nel contratto», ammonisce il presidente della Camera Roberto Fico. A dettare la partita è il calendario. A Roma si racconta che in settimana la famosa analisi costi-benefici sarà inviata a Parigi. Sempre in settimana si prevede un estremo tentativo di mediazione da parte di Conte. Altre indiscrezioni raccontano di forti pressioni sul ministro Toninelli per non perdere tempo: il M5s vorrebbe silenziare la diatriba politica e spostare il confronto sui numeri del dossier, sapendo già che saranno a sfavore dell'opera. In ogni caso, potrebbero non esserci decisioni immediate: una delle ipotesi è lo stop ai bandi di gara per poi attendere le mosse della Francia. Anche la Lega - che ormai ha sposato la Tav come fattore identitario per il partito, oltre che per il Nord - non ha fretta di arrivare alla resa dei conti. Non prima delle europee e prima ancora del voto in Abruzzo e Sardegna, l'occasione per contarsi e per valutare il risultato di Forza Italia. Perché la partita sulla Tav è legata a doppio filo alle regionali in Piemonte, dove l'accordo sull'espressione della candidatura da parte degli «azzurri» scricchiola. Mentre Sergio Chiamparino è già in campagna elettorale, preoccupato all'idea di vedersi sfilare da Salvini il «copyright» del Sì alla Tav, Alberto Cirio - ad oggi il competitor del centrodestra - è fermo ai box in attesa di sapere se i magistrati chiederanno o meno il rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi-spese che lo vede indagato come ex-consigliere regionale. Storia vecchia, che però ha ricadute sul presente: nessuno può prevedere i tempi degli inquirenti. Anche per questo nell'ottica della Lega il voto in Abruzzo e Sardegna sarà dirimente: un flop di Forza Italia, accompagnato dall'espressione in Piemonte di un candidato a bagnomaria e logorato dal passare dei mesi, potrebbe essere l'occasione che Salvini aspetta per imporre all'alleato un suo nome: un esponente della società civile, più che un uomo di partito. Comunque nelle sue corde

Federico Capurso e Alessandro Mondotorino.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 3 febbraio 2019

 

 

Sì alle infrastrutture ma "non nel mio giardino" Fvg diviso fra grandi opere e difesa del territorio - il rapporto

DALLA TAV AI RIFIUTI ALL'ALTA VELOCITÁ: INDAGINE COMMUNITY GROUP

Il tema infrastrutture è tornato al centro dell'agenda politica e del dibattito pubblico: ha provocato mobilitazioni di piazza, convegni e assemblee sia da parte delle categorie produttive e (in parte) sindacali, sia dell'associazionismo e di singoli gruppi di cittadini. L'argomento è cruciale soprattutto ora che il paese si trova, dopo un breve periodo di lenta crescita, a dover fare i conti con lo spettro di una nuova fase recessiva. Invece, le strategie e gli interventi per assicurare all'Italia uno sviluppo economico e sociale subiscono continui stop and go a seconda dei governi che si succedono: iscritte dagli uni, sono poi rimosse da chi viene dopo, generando così incertezza negli investitori e nella popolazione. All'indeterminatezza si somma la protesta: non c'è ammodernamento di strutture fisiche che non veda il sorgere di comitati, di prese di posizioni più o meno ideologiche, volte a opporsi, talvolta anche "a prescindere": dalla Tav, ai rifiuti; dalle infrastrutture stradali, agli inceneritori o alle trivelle, solo per citare alcuni esempi. Mentre altre nazioni sono in grado di avere le accelerazioni necessarie ad affrontare la competizione internazionale, il nostro appare un Paese con uno sguardo puntuale, sul "qui-e-ora", senza una vision di lungo periodo. Uno dei motivi di un simile orientamento è proprio legato all'idea di sviluppo: termine dal significato ieri definito, oggi dalla declinazione incerta. Tutti lo vogliamo, ma non è così unanimemente condiviso il modo in cui esso debba essere perseguito. Tutti desideriamo spostarci velocemente, ma non gradiamo che una nuova strada passi vicino a casa nostra. È il cosiddetto fenomeno Nimby (Not In My Backyard): non nel mio giardino. Ma i nordestini sono effettivamente così contrari a nuove opere infrastrutturali? Quanto è diffuso un simile orientamento e quale sia il grado di importanza assegnato alle opere è l'oggetto dell'ultima rilevazione del Centro Studi di Community Group.In realtà, diversamente dalle rappresentazioni mediatiche, la maggioranza degli abitanti del Nord Est (53,9%) considera il potenziamento del nostro sistema infrastrutturale un tema importante e prioritario da affrontare per lo sviluppo del paese, soprattutto in Veneto (55,1%). Per un altro terzo (38,3%) la questione è comunque importante, ma al pari di altri, mentre solo il 7,8% non assegna a questo argomento una particolare precedenza, in particolare in Friuli Venezia Giulia (11,6%). Dunque, per la parte prevalente degli intervistati le infrastrutture costituiscono un ambito d'azione fondamentale. D'altro canto, come una precedente rilevazione aveva evidenziato (quotidiani GEDI, 16.12.18) il confronto con gli altri paesi dell'UE è impietoso: dalle strade alla connettività, dalla scuola agli aeroporti i nordestini ritengono che lo stato dell'arte del paese sia largamente deficitario. Se dalle affermazioni generali scendiamo in un'ipotetica situazione di effettiva costruzione di un'opera infrastrutturale d'impatto ambientale, quale sarebbe la reazione degli intervistati? Com'è facile intuire, il livello di accettazione tende a salire via via che ci si allontana dal proprio territorio. Se vicino a casa propria lo accetterebbe senza problemi il 31,2%, all'allontanarsi da tale sfera il consenso sale per giungere al 75,8% se l'opera fosse a livello nazionale. Un terzo dei nordestini (37,3%) acconsentirebbe, sebbene con ritrosia, se l'infrastruttura fosse costruita nelle proprie vicinanze. Per converso, il 18,0% farebbe molta fatica ad accettare una simile ipotesi, e il 5,7% si mobiliterebbe per impedirla. Sommando il grado di accettazione con i diversi livelli territoriali, è possibile costruire un indice complessivo (Nimby) che offre la misura dell'accoglimento o dell'opposizione alla costruzione di opere infrastrutturali. Così facendo si determinano tre gruppi. Il prevalente (53,8%) è dei "#SìOpere" ovvero di quanti accetterebbero senza problemi l'edificazione di una infrastruttura, opzione che raccoglie maggiori consensi in Veneto, fra laureati, imprenditori e studenti. Ma che nel Nordest trova minore consistenza rispetto alla media nazionale (65,5%). A questi si aggiunge il gruppo dei "#Sì, con riserva" (35,3%) per i quali il grado di approvazione è subordinato ad altri aspetti, orientamento particolarmente diffuso nel Nordest, rispetto alla media italiana (26,6%), dove l'antropizzazione del territorio ha conosciuto una forte saturazione. Il terzo gruppo è caratterizzato da quanti faticherebbero e da chi si opporrebbe fortemente alla costruzione di una infrastruttura: l'area "Nimby" (10,9%). In questo caso i propugnatori di una simile visione si trovano maggiormente fra chi ha un basso titolo di studio, disoccupati e studenti, quanti risiedono in Friuli Venezia Giulia. A ben vedere, l'area Nimby costituisce un fenomeno paradossale: raggruppa una quota minoritaria della popolazione, ma non è marginale nella rappresentazione sociale e nella comunicazione; ha un forte peso specifico localmente (che si indebolisce via via che ci si allontana dal proprio territorio), ma somma le singole istanze territoriali accomunate da una visione dello sviluppo all'insegna della decrescita (che però è minoritaria nel paese: 15,6%. Ma nel Nordest sale al 20,9%).Dunque, la maggioranza dei nordestini individua il sistema infrastrutturale come un aspetto prioritario per lo sviluppo e il fenomeno Nimby è largamente minoritario, ma il suo peso sociale specifico è molto elevato. Tuttavia, la questione di fondo è fornita dall'idea di sviluppo che non ha più connotati omogenei. Aumenta la sensibilità a un tema relativamente nuovo: l'accettabilità sociale dello sviluppo, l'approvazione da parte di larga parte della popolazione circa gli strumenti e le iniziative che devono essere intraprese per garantirlo. È una questione nuova perché non era così fino ad alcuni decenni fa. Esisteva una reciprocità fra le imprese e il territorio, fra l'economia e la società che ha permesso lo sviluppo, che nel tempo si è andata erodendo. Ma è sulla capacità di costruire una nuova reciprocità che si gioca il futuro del territorio.

DANIELE MARINI

 

 

Carducci-Dante - Ambiente e lettura per i bambini delle materne

Parlare ai bimbi dell'asilo e della scuola primaria di educazione ambientale e di sostenibilità con l'obiettivo di promuovere il rispetto dell'ambiente e il valore del riciclo e del recupero. E farlo con due strumenti molto particolari e in grado di veicolare il messaggio: un libro modificato e un silent book. Questo lo scopo sociale dell'impresa cooperativa scolastica simulata "Elisium-Ecologic land in suitable innovative and useful mind" composta dagli studenti della classe III Delta che si è costituita nei giorni scorsi presso il Liceo delle scienze umane "Carducci-Dante". La "Elisium" si è costituita, nell'ambito delle attività di alternanza scuola lavoro, per rispondere alla richiesta della coop sociale "La Quercia".

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 2 febbraio 2019

 

 

Muggia "richiama" i privati alla cura degli spazi pubblici Censite 23 aree

Le proposte per il progetto di Cittadinanza attiva saranno raccolte fino a fine febbraio. Le attività andranno svolte entro il 15 dicembre

MUGGIA. Sono 23 le aree d'intervento che potranno rientrare nel cosiddetto progetto di Cittadinanza attiva. Il Comune di Muggia ha infatti individuato le zone oggetto di una possibile presa in carico totale o parziale, da parte di cittadini singoli o associati, per la manutenzione e la pulizia del verde e degli spazi pubblici in genere. In cambio sarà previsto uno sgravio fiscale. «Per l'anno 2019 saranno accolte le proposte progettuali di collaborazione fino a concorrenza della somma di 60 mila euro», si legge nel bando. La somma sarà poi ripartita in due sezioni separate. Una dedicata ai progetti sotto i quattromila euro e una a quelli di valore superiore: ai primi sarà destinato uno stanziamento di 10 mila euro, riservando la quota residua di 50 mila agli altri progetti. Le attività di ciascun progetto dovranno essere svolte entro il 15 dicembre 2019. Il lungo elenco delle zone individuate comprende le aree verdi attrezzate di Aquilinia (a fianco della farmacia), Montedoro (market), Zindis, via San Giovanni (condomini a fianco della Coop), salita di Muggia Vecchia, via Mazzini, all'incrocio tra via Frausin e via Matteotti e largo Caduti. E, ancora, lo spazio pubblico in località Chiampore, il giardino e l'area attrezzata sotto il castello, l'area gioco della scuola di Zindis (parco Robinson), la ciclabile Parenzana, l'area del porticciolo e zone limitrofe, il lungomare Venezia, l'area verde circostante la chiesetta di San Francesco, le aree verdi di Aquilinia (ex comprensorio Teseco), via San Giovanni (teatro Verdi), l'ex cantiere Alto Adriatico, i giardini Europa e adiacenze, piazzale Caliterna e infine i laghetti delle Noghere e le strade per le Saline e per San Floriano. «Sulla base delle adesioni, delle esperienze e anche dei suggerimenti degli anni scorsi, siamo ancora più motivati a portare avanti questo progetto che prevede la realizzazione di interventi complementari e sussidiari alle attività svolte dal Comune, in un'ottica di cura del territorio e tutela del decoro urbano condivisi», così il vicesindaco Francesco Bussani. L'assessore Laura Litteri ricorda le modalità per aderire all'iniziativa: «Bisogna iscriversi all'albo della Cittadinanza attiva, descrivere brevemente quello che si intende fare e presentarlo agli uffici del Comune. Se il progetto sarà avallato, si sottoscriverà un disciplinare o un Patto di collaborazione». La raccolta delle proposte dovrà concludersi entro fine febbraio.

Riccardo Tosques

 

 

Caso Ogm, la Regione deve risarcire Fidenato - SENTENZA ROVESCIATA DAL CONSIGLIO DI STATO

PORDENONE. Sulla coltivazione del mais Ogm il Consiglio di Stato ha accolto le ragioni del coltivatore friulano Giorgio Fidenato, che aveva presentato ricorso contro la sentenza del Tar di Trieste del settembre 2014, e ha condannato la Regione Fvg a risarcire i danni provocati e le spese processuali. Il Consiglio di Stato si è espresso contro la legge regionale 5/2014 con cui la Regione aveva vietato la coltivazione di Ogm in attesa che venisse approvata la legge sulla coesistenza da parte della Commissione europea. Per questo, i giudici hanno ritenuto essere stato illegittimo distruggere il mais Ogm nei poderi di Mereto di Tomba (Udine). Fidenato ha annunciato un'azione di responsabilità verso i giudici del Tar di Trieste: «Quella sentenza gridava vendetta - ha detto - la mia richiesta di danni non è per una vendetta personale, ma vuole essere un monito per i giudici affinché esercitino la loro funzione e non facciano politica. Ovviamente farò causa anche contro la Regione per risarcimento danni».

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 1 febbraio 2019

 

 

L'aula "toglie" la plastica da uffici e partecipate - OK ALLA MOZIONE M5S

TRIESTE. L'obiettivo è quello di un Friuli Venezia Giulia a "rifiuti zero". Lo ha sottolineato ieri in Consiglio regionale l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro, in risposta a una mozione dei consiglieri Sergo, Capozzella, Dal Zovo, Ussai del M5s, e condivisa da tutto il Consiglio, sull'eliminazione della plastica monouso dagli uffici delle amministrazioni regionali, degli enti strumentali e delle società interamente partecipate. Nel suo intervento l'assessore, evidenziando non solo di condividere i contenuti della mozione ma di voler andare oltre, ha annunciato la decisione di impiegare tre milioni di euro «per incentivare i centri di raccolta (e poi i centri di riuso) perché l'economia circolare diventi realtà». Ha poi confermato i finanziamenti per le ecofeste e l'intenzione di portare in commissione «come promesso il regolamento per quello che ho definito "Tifo pulito", in modo che sia previsto l'impiego di piatti, stoviglie e bicchieri compostabili. Premiando anche chi non utilizza bottiglie di plastica ma contenitori in vetro». «Sto anche valutando - ha detto Scoccimarro - di dare contributi alle manifestazioni folkloristiche e carnevalesche che mettano in atto comportamenti volti al rispetto dell'ambiente e delle sue risorse». Scoccimarro ha quindi ricordato che si sta per concludere un progetto con l'Università di Udine che riguarda l'assorbimento delle nanoplastiche da parte delle piante e ha ribadito l'intenzione di incentivare comportamenti ecologici da parte dei pescatori, favorendo la raccolta delle plastiche trovate in mare.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 31 gennaio 2019

 

 

Porto Vecchio - Il Pd apre al sindaco sul piano di rilancio

«Questa è stata la prima vera apertura dell'opposizione alla maggioranza e a Dipiazza, ma deve essere anche una svolta, perché sino a questa delibera non abbiamo visto né disponibilità né concreto rispetto dell'opposizione». Lo afferma la segretaria provinciale del Pd di Trieste Laura Famulari, commentando il voto positivo del gruppo consiliare dem alla delibera sulle direttive per lo sviluppo del Porto vecchio. «Non c'è dubbio che tra il centrodestra e il Pd le differenze rimangano chiarissime, come abbiamo dovuto verificare dagli atti del vicesindaco e dalle decisioni anche recenti della maggioranza - prosegue -. Ma noi non ci tiriamo indietro quando c'è di mezzo il bene della città, e da oggi in poi sui temi dello sviluppo economico vogliamo esserci. Ci saremo su tutte le partite che riguardano il Porto nuovo, che è stato un investimento morale e politico del centrosinistra, e che ora è portato da tutti come un fiore all'occhiello. E vigileremo sull'azione del sindaco e della sua maggioranza».

 

 

Capodistria-Divaccia l'Ungheria offre fondi ma punta a Luka Koper - il raddoppio della tratta ferroviaria

LUBIANA. Con l'approvazione del piano finanziario per la realizzazione del secondo binario sulla linea ferroviaria Capodistria-Divaccia (costo stimato di 1,2 miliardi) il governo della Slovenia ha deciso di giocare d'azzardo. In ballo, infatti, restano 200 milioni di euro di un solo supposto finanziamento da parte dell'Ungheria. Ungheria che, nel frattempo, sta giocando la sua partita su due tavoli differenti: su quello del Porto di Capodistria da una parte e su quella del Porto di Trieste dall'altra. Al di là delle dichiarazioni ufficiali del ministro dei trasporti sloveno Alenka Bratusek che annuncia tra breve la formazione di una commissione ad hoc per le trattative con Budapest (ma troverà dall'altra parte del tavolo l'interlocutore?) i primi seppur informali contatti tra i due governi hanno fatto apparire chiaramente che l'Ungheria della volpe Viktor Orban vuole una contropartita ai suoi 200 milioni di euro, contropartita che si chiama possibilità di entrare nella società Luka Koper che gestisce lo scalo del capoluogo del Litorale sloveno, di ottenere una concessione logistica e di allungare le mani anche sulle Ferrovie della Slovenia. Bratusek si ostina a ripetere con fermezza che nessuno metterà le mani su Luka Koper ma è assi difficile pensare che Budapest "regali" i 200 milioni a Lubiana con un'amichevole pacca sulla spalla tra i premier Orban e Sarec. E in quest'ottica si inserisce la dichiarazione fatta poco tempo fa da Orban stesso il quale ha affermato che la Slovenia non gli interessa perché le società ungheresi andranno ad investire nel Porto di Trieste. Parole che risuonano come quelle dette a un carabiniere che ci si rivolgerà alla polizia. E, in effetti, c'è un concreto interessamento di aziende magiare a "entrare" nel Porto di Trieste. Se il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijarto ha corretto il tiro delle parole di Orban sostenendo che tutte le opzioni restano aperte e altresì chiaro che la "variante Trieste" alza la posta in gioco relativamente a un possibile investimento magiaro nella Capodistria-Divaccia. L'offensiva a Sud di Budapest continua, dopo la volontà di entrare nel costruendo rigassificatore di Veglia in Croazia e dopo l'acquisto delle Terme di Lendava in Slovenia. Per Capodistria la partita è aperta. Si tratta solo di aspettare quando uno dei due giocatori deciderà di vedere.

 

 

Zagabria dà il via libera al rigassificatore

Il governo approva il finanziamento dell'impianto off-shore a Veglia, destinato a essere operativo all'inizio del 2021

ZAGABRIA. La Croazia vara un ambizioso piano energetico per cercare di portare il Paese verso l'indipendenza dall'approvvigionamento estero. E, in quest'ottica, il governo di Zagabria guidato dal premier Andrej Plenkovic ha approvato ieri il finanziamento della costruzione del rigassificatore (Gnl) galleggiante nel nord Adriatico, sull'isola di Veglia. Il valore totale dell'investimento è stimato in 234 milioni di euro. Il Gnl di Veglia ha già ottenuto il via libera della Commissione europea, che lo ha inserito nella lista dei progetti prioritari e di interesse comunitario, assicurando 102 milioni di euro dai fondi europei. La Croazia ha approvato un esborso di 50 milioni di euro per quest'anno e di altri 50 per l'anno prossimo; il resto verrà assicurato dalla società che gestirà la struttura, di proprietà dello Stato. Il rigassificatore dovrebbe essere operativo all'inizio del 2021. Il ministro delle politiche energetiche, Tomislav Coric, ha spiegato che si tratta di un «progetto strategico per la Croazia, cruciale per la sua indipendenza energetica, come anche per la sicurezza del Paese, dato che assicurerà un alto livello di diversificazione delle forniture di gas».Gli esperti ricordano che il rigassificatore gode anche di un forte appoggio di Washington che vede nel progetto una risposta alle mire della russa Gazprom con l'avanzamento verso i Balcani della cosiddetta Turkish Line. Il rigassificatore viene caldeggiato anche dalle cancellerie dei Paesi dell'Europa occidentale, perché bypassando la Russia contribuirà notevolmente alla stabilità energetica dell'Europa centrale, con un approvvigionamento sicuro e continuo di gas naturale. L'obiettivo finale è collegare il terminal sull'isola di Veglia al rigassificatore sul Mar Baltico, in Polonia, formando in questo modo un corridoio energetico nord-sud che garantirebbe forniture di gas naturale a Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria e Croazia, con collegamenti anche ai Paesi confinanti, inclusa l'Ucraina. Il governo ha anche adottato una procedura di gara per il rilascio delle licenze per l'esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi nella zona delle Dinaridi e nelle parole del ministro dell'Ambiente e dell'Energia Tomislav Coric, il tutto fa parte delle attività dell'esecutivo volta a rafforzare l'indipendenza energetica della Croazia. La concessione è per quattro esplorazioni in un'area di superficie pari a 12.134 chilometri quadrati nella zona di Karlovac, Lika e di Segna, Regione litoraneo-montana, Zara, Spalato, Sebenico e Knin. La ricerca durerà cinque anni. I parchi nazionali sono stati esclusi dalla zona di esplorazione, così come la costa e il confine di stato con la Bosnia-Erzegovina. Secondo la decisione del governo, l'Agenzia degli idrocarburi condurrà azioni preparatorie, redigerà i documenti di gara, pubblicherà un bando e nominerà una commissione che risponderà al ministero dell'Energia. 

Mauro Manzin

 

 

Avevano promesso di pedonalizzare anche via Mazzini - la lettera del giorno di Manuela Miccoli

Con riferimento alla segnalazione del signor Cavallini sulla chiusura al traffico veicolare di via Imbriani, che lo stesso auspica, auguro sinceramente una migliore conclusione alle promesse fatte dal sindaco Roberto Dipiazza lo scorso anno, rispetto a quelle elettorali, relativamente alla chiusura di via Mazzini, ripetute nel 2001 e nel 2006. Come forse una parte dei lettori sa, quelle promesse non hanno avuto alcun riscontro pratico nonostante una raccolta di 1.000 firme in tal senso e la presentazione di perizie sul danno causato dalle vibrazioni provocate dai mezzi pesanti in transito (in via Mazzini passano le linee bus 5-9-10-11-17-18-19-23-24-28-30, con più di 900 passaggi al giorno). Proprio sul Piccolo il sindaco in campagna elettorale nel maggio 2001 dichiarava che via Mazzini, definita "cannocchiale sulla città", doveva diventare un'altra via San Nicolò, riorganizzando la circolazione veicolare con un "ring" e con minibus elettrici, a costi relativi. Nel 2003 dichiarava che non è più tollerabile che autobus di 18 metri circolino in strade così strette e sembrava che l'unico ostacolo fosse l'eliminazione di "stream". Ho un raccoglitore pieno di articoli di giornale, di proclami, di raccolta firme, di segnalazioni al Comune, alla Trieste Trasporti e altro per pedonalizzare via Mazzini: l'unico risultato ottenuto, dopo la presentazione di perizie sugli effetti delle vibrazioni e degli infrasuoni indotti dal traffico gommato pesante, è stata l'asfaltatura della strada, che ora dopo un paio d'anni è già da rifare. Concludo augurando miglior sorte a via Imbriani e sorrido pensando a ciò che presumo sia stato promesso alla proprietà dell'hotel a 5 stelle che presto aprirà in piazza della Repubblica.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 30 gennaio 2019

 

 

Il Porto vecchio "battezza" l'asse tra Dipiazza e Russo

Il dem alla conferenza stampa del centrodestra: «Ora la Città metropolitana» Massima vigilanza contro le infiltrazioni mafiose: una caserma in largo Santos

Ha preso origine dal Porto vecchio e si sta allargando alla Città metropolitana. Prende forma l'asse bipartisan tra Roberto Dipiazza e Francesco Russo. Quella tra il sindaco e l'ex senatore attualmente consigliere regionale Pd è una collaborazione che scuote la politica triestina. La presenza di Russo ieri alla conferenza stampa della maggioranza sull'approvazione della delibera sul Porto vecchio non era casuale, così come il suo ingresso sottobraccio al primo cittadino, che ha rivendicato di essere stato il primo a firmare la petizione per il nuovo assetto amministrativo "metropolitano".Ad attendere la coppia, che secondo alcuni potrebbe diventare "di fatto", c'erano l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli, i capigruppo della Lega Radames Razza, di Forza Italia Alberto Polacco, della Lista Dipiazza Vincenzo Rescigno, di Fratelli d'Italia Salvatore Porro e gli altri consiglieri Everest Bertoli (Lega) e Francesco Panteca (Lista Dipiazza).«Mi fa piacere che ci sia Russo - ha esordito il sindaco - anche perché ieri (lunedì, ndr) in aula tutti hanno parlato di un vento nuovo e questo mi ha riempito di orgoglio. Spiace che il M5s abbia voluto votare contro quando avrebbe potuto astenersi o uscire dall'aula. Ho telefonato anche a Paolo Menis più che altro per fargli capire che politicamente è stato un errore visto che tra alcuni anni qualcuno penserà che erano contrari all'apertura del Porto vecchio». «Teniamoci stretta questa capacità di lavorare insieme - ha invece sottolineato Russo - anche se a qualcuno dà fastidio. Quando ho presentato il famoso emendamento non ero del tutto consapevole di quello che sarebbe successo. La politica ha smesso di litigare, anche se qualcuno, soprattutto in Parlamento, non aveva compreso bene quello che stava succedendo». Ad avere un momento di commozione è stata Polli, che ha voluto dedicare la delibera al padre che lavorava proprio nei magazzini dell'antico scalo. «La parte residenziale è stimata in circa il 12%, ma sono certa che sarà più bassa, non supererà il 5%. In ogni caso vogliamo affrontare questo percorso in maniera condivisa con tutti i cittadini. Abbiamo anche scelto la strada della copianificazione con la Regione al fine di snellire le pratiche e le procedure». Nessuno ha voluto dare tempi sui primi cantieri, indicativamente potrebbe volerci un anno per l'avvio delle aste. A breve, verosimilmente a marzo, partirà invece il cantiere per la rotonda. «I binari - ha aggiunto Dipiazza - verranno tolti da quella zona, ma resteranno nella promenade (la passeggiata lungomare, ndr) quindi le polemiche sono piuttosto inutili».Sul possibile rischio di infiltrazioni mafiose è stato garantito che sono in atto dei confronti costanti con la Guardia di finanza per evitare situazioni a rischio. Porro ha anche annunciato che proprio «in largo Città di Santos dovrebbe nascere una nuova caserma», «dei Carabinieri o - ha aggiunto Dipiazza - della Polizia municipale». Razza si è detto «emozionato visto che alla prima seduta da capogruppo ho contribuito all'approvazione di un documento storico». Bertoli ha ricordato di essere stato «tra i primi a votare anche con il Pd nella scorsa legislatura al progetto di sblocco». Rescigno e Panteca hanno posto l'accento sul risultato significativo ottenuto in aula. Infine Polacco ha evidenziato «l'importanza di aver creato una società pubblica al 51% al fine di garantire la "guida" ai cittadini». A distanza è arrivata anche la soddisfazione di Laura Famulari, segretaria provinciale del Pd: «Noi ci abbiamo sempre creduto». 

Andrea Pierini

 

 

Gli ambientalisti ora si alleano per il no al pirogassificatore

Tre comitati locali chiedono di «essere sentiti». Diversa la reazione dei capigruppo che si dicono soddisfatti «dal recepimento delle osservazioni»

DUINO AURISINA. «Viviamo in questo territorio e in quanto residenti chiediamo di essere sentiti al di là delle procedure istituzionali, perché il tema in discussione è quello della tutela ambientale ed è perciò importantissimo». È questa la richiesta congiunta firmata dal Gruppo Salute & ambiente, dall'Associazione ambientalista Eugenio Rosmann e dal Comitato Genitori per la salute, tutti di Duino Aurisina, in risposta alla notizia diffusa nei giorni scorsi dalla Regione, in base alla quale decade la necessità della procedura di Via per il progetto di realizzazione di un pirogassificatore nell'area della Burgo. «Se non si dovesse tener conto dell'opinione dei residenti - scrivono in un comunicato le tre realtà - saremmo al cospetto di una preoccupante parabola discendente delle politiche di partecipazione dei cittadini. Per il pirogassificatore, parificato dalla normativa a un inceneritore di rifiuti, la procedura di Via è stata ritenuta superflua L'area in cui si localizza il progetto è di eccezionale sensibilità ambientale e la legge impone di tenere in considerazione le nostre zone, dove bisogna puntare su turismo, agricoltura, allevamento, pesca e gastronomia». Per Ilaria Dal Zovo, consigliere regionale del M5s, «sarà pur vero che le norme consentono di non sottoporre il progetto del nuovo pirogassificatore di Duino alla procedura di Via, ma siamo convinti che operare in questa maniera sia un enorme errore». E sul progetto si è svolta pure una riunione dei capigruppo comunali di Duino Aurisina, che esprimono «forte preoccupazione per i livelli occupazionali e soddisfazione per il recepimento dalla Regione delle osservazioni formulate dall'amministrazione sull'aspetto ambientale». In serata la Regione ha diffuso una nota in cui l'assessore Alessia Rosolen definisce «un momento interlocutorio, nel corso del quale l'amministrazione regionale e il ministero del Lavoro hanno confermato la massima disponibilità a lavorare per garantire la continuità nell'utilizzo degli ammortizzatori sociali», l'incontro di ieri a Roma.

Ugo Salvini

 

 

Traffico di rifiuti, sequestrata un'azienda di metalli triestina

Contestato alla Noemi srl di Aurisina un giro di affari illeciti pari a 2 milioni di euro Tre ordinanze di custodia cautelare. Coinvolte nell'inchiesta quattro regioni

TRIESTE. Arresti, perquisizioni e sequestri. Sono stati i carabinieri del Noe di Udine, stavolta, a entrare in azione. Un'operazione che ha chiuso il cerchio di una complessa indagine coordinata dalla Procura-Dda di Trieste per contrastare il traffico illecito di rifiuti. Nel mirino degli investigatori sono finite la Noemi srl di Aurisina e altre tre società specializzate nel settore e operative a Bari, Brescia e Venezia. Il fascicolo è nelle mani del pm Massimo De Bortoli. Le ordinanze di misura cautelare riguardano l'ex amministratore della Noemi srl Angelo Alberto Montrone; il figlio della sua convivente, Thomas Carli, attuale amministratore della ditta, e due dipendenti. La Noemi srl ha sede ad Aurisina Stazione: è un'azienda nata nel 2004 e specializzata nel commercio di rottami metallici e ferrosi. La società è stata sequestrata assieme agli automezzi di proprietà. L'inchiesta della Procura di Trieste è estesa, oltre che in Friuli Venezia Giulia, in Lombardia, Veneto e Puglia. Ulteriori decreti di perquisizione e sequestro sono in corso di esecuzione a carico di altre tre società - allo stato non indagate - operanti nel settore del trattamento rifiuti, nelle province di Bari, Brescia e Venezia. Perquisizioni personali e sequestri sono stati emessi anche a carico di altri tre indagati residenti nelle province di Trieste, Gorizia e Venezia. I provvedimenti, disposti dal gip del Tribunale di Trieste Guido Patriarchi su richiesta della Procura, concludono un'attività di indagine avviata nell'agosto 2016 dai carabinieri del Noe di Udine. Le indagini hanno permesso di individuare le responsabilità di una strutturata organizzazione criminale costituita da più soggetti che, nell'ambito della gestione dei rifiuti speciali, aggirava le normative di settore attraverso un «giro bolla», producendo anche falsi documenti di trasporto. Secondo gli inquirenti il gruppo smaltiva in modo illecito ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti principalmente da «contrappesi e valvole di pneumatici» di cui era specialista la Noemi srl. Stando a quanto accertato, la società raccoglieva i rifiuti speciali su tutto il territorio nazionale, rilasciando agli interessati (per lo più gommisti) falsi formulari. I rifiuti erano poi destinati a impianti compiacenti siti in Lombardia, Veneto e Puglia, senza passare attraverso l'impianto della provincia di Trieste per il trattamento necessario, come invece la normativa di settore prevede. L'azienda, secondo le ipotesi investigative, riusciva così a ottenere ricavi eliminando quasi del tutto quelle che sarebbero state le spese di trattamento del rifiuto, generando un volume di affari illecito pari a circa 2 milioni di euro. 

Gianpaolo Sarti

 

 

Arriva l'app di Trieste Trasporti per chiamare il "bus" sotto casa

Il progetto pilota è già a buon punto e dovrebbe prendere il via tra qualche mese Si potrà prenotare il mezzo come un taxi pagando poco più del costo di un biglietto

Si prenota come un taxi ma costa poco più di un autobus, trasporta più passeggeri alla volta ed è comodo come un'automobile privata. Non richiede attese alla fermata e non fa viaggi a vuoto, perché si muove solo a richiesta e su prenotazione dell'utenza. Il trasporto a chiamata, o domanda, è a metà tra il trasporto pubblico tradizionale e il taxi e comincia a essere sempre più diffuso sull'intero territorio nazionale. La Trieste trasporti, seguendo un modello già utilizzato in tante città italiane e con buono successo, sta lavorando a un progetto che dovrebbe portare anche a Trieste questa novità. Sul piano pratico, l'utente prenota la corsa per telefono o e-mail, viene prelevato a casa o alla fermata più vicina dell'autobus da un pulmino (che potrebbe essere elettrico e quindi a basso impatto ambientale), paga una tariffa di poco superiore a quella di un biglietto dell'autobus e divide corsa e destinazione con altri passeggeri. La ex municipalizzata ci sta pensando per metterlo a disposizione in particolare di chi abita nelle frazioni dell'altipiano e nelle estreme periferie e spesso si trova in difficoltà, perché le frequenze nei passaggi dei mezzi pubblici sono piuttosto basse. Il progetto, per ora solo abbozzato ma destinato a diventare realtà nel corso dell'anno, è sul tavolo dei tecnici della Trieste trasporti e dovrebbe maturare definitivamente dopo il passaggio all'esame del consiglio di amministrazione, in programma nella seconda metà di febbraio. Il sistema prevede di mettere a disposizione di tutti i cittadini un'applicazione da scaricare sullo smartphone. A quel punto, l'utente che dovesse necessitare di una corsa in una giornata e in un orario già definiti, potrebbe prenotarla, entrando nell'applicazione, nella certezza di sapere che potrà salire sul mezzo della Trieste trasporti all'orario desiderato. Per completare il servizio, la ex municipalizzata è intenzionata a sistemare, lungo i percorsi dell'altipiano che saranno coinvolti nell'iniziativa, una serie di fermate, che saranno a disposizione di chi ha effettuato la prenotazione. Tutto questo senza che ci sia una modifica dell'attuale servizio di trasporto pubblico di ordinaria amministrazione quotidiana. I mezzi delle linee tradizionali che già raggiungono l'altipiano manterranno infatti il loro attuale assetto. Ovviamente il costo del nuovo servizio non potrà essere identico a quello dei biglietti dell'autobus, "ma nemmeno paragonabile a quelli dei taxi di servizio pubblico" assicurano dalla Trieste trasporti. In sostanza, i mezzi pubblici a chiamata dovrebbero collocarsi a metà strada fra quello che è lo storico servizio di autobus e la comodità che assicurano i taxi.

Ugo Salvini

 

 

 

Alghe e nuovi fondali nel Golfo di Trieste, ecco il futuro del mare - Museo di Storia Naturale

Si inaugura oggi, alle 17, all'interno della cornice "Alghe dell'alto Adriatico nelle collezioni storiche del Museo" al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, la nuova mostra "Alghe e nuovi fondali nel golfo di Trieste", curata da Annalisa Falace ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università degli Studi di Trieste, e da Saul Ciriaco ricercatore dell'Area Marina Protetta di Miramare nell'ambito del progetto europeo Roc-popLife. A tagliare il nastro della mostra, i curatori stessi, assieme al direttore dell'Area Marina di Miramare, Maurizio Spoto e alla direttrice dei Civici Musei Laura Carlini Fanfogna. La mostra illustra, grazie agli spettacolari scatti subacquei raccolti nel corso degli anni, il complessivo impoverimento dei popolamenti algali del Golfo di Trieste, evidenziando la progressiva regressione di alghe del genere Cystoseira e Fucus il cui calo è in fase di studio. «Grazie a questa mostra si è voluto raccontare - spiega Maurizio Spoto - le fasi del processo scientifico e gestionale per porre rimedio all'impoverimento del Golfo di Trieste, ripristinando i fondali a Cystoseira, ovvero le coperture a "foreste marine". Dopo l'inaugurazione e una visita guidata della mostra, alle 18, Annalisa Falace e Maurizio Spoto sveleranno, in una conferenza, i retroscena, le difficoltà e le aspettative del progetto di ripristino ambientale marino. 

 

 

 

 

THESUBMARINE.it - MARTEDI', 29 gennaio 2019

 

 

Quale sarà l’impatto del cambiamento climatico in Italia?

Circa 4500 chilometri quadrati delle aree costiere italiane sono a rischio di inondazioni da innalzamento del livello del mare entro i prossimi 100 anni, e questa è solo una delle conseguenze per il paese.

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 29 gennaio 2019

 

 

Sì bipartisan in Consiglio comunale alla delibera che cambia Porto vecchio

Passa la variante per regolamentare vendita dei magazzini e assetto della futura società di gestione. Contrario solo il M5S

Un Consiglio comunale quantomai mansueto ha approvato ieri sera la delibera sulle direttive per lo sviluppo di Porto vecchio. Il testo è stato approvato con il voto unanime del centrodestra e del centrosinistra. Unica eccezione: la contrarietà del Movimento 5 Stelle, che pure dichiara di apprezzare certi aspetti del testo. Il sindaco Roberto Dipiazza considera comunque vinta la scommessa, grazie anche al tono pacato del confronto in aula: «La più bella seduta in 17 anni», ha commentato. In effetti tutte le forze politiche hanno esposto la loro posizione sul tema senza contrasti. Anche per questo buona parte degli emendamenti al testo è stata accolta dalla giunta o approvata: il più rilevante è la modifica di Forza Italia che impone una maggioranza pubblica per la futura struttura di gestione. La delibera, lo ricordiamo, è uno strumento base che divide il Porto vecchio per aree tematiche di sviluppo e disegna a grandi linee il sistema di viabilità e verde pubblico della zona. Vi si definisce, inoltre, come si dovrà procedere a gestire l'alienazione dei magazzini, compresa la già citata struttura di gestione (pallino del dem Francesco Russo, presente in aula).L'assessore Luisa Polli ha illustrato la delibera, subito seguita dall'appello del sindaco: «Mi farebbe piacere se ci fosse un voto all'unanimità perché gli investitori sarebbero più tranquilli per i loro investimenti. Stiamo facendo qualcosa di molto, molto interessante per la città e mi auguro una discussione serena».L'auspicio del primo cittadino si è realizzato. Dai banchi dell'opposizione pressoché tutti hanno sottolineato la necessità di riflettere sulla costituzione della struttura di gestione, come il dem Marco Toncelli, la civica Maria Teresa Bassa Poropat e il pentastellato Paolo Menis (che ne ha richiesto una natura del tutto pubblica), ma anche sui percorsi partecipativi, come la dem Fabiana Martini o l'esponente di Open Sinistra Fvg Sabrina Morena. Quest'ultima ha sottolineato anche la necessità di vigilare «sul pericolo di infiltrazioni mafiose».Com'era prevedibile, la misura ha incontrato unanime del centrodestra, espresso da esponenti di tutti i partiti: leghisti come Everest Bertoli e Roberto Sain, dipiazzisti come Roberto Cason o Francesco Panteca, o il consigliere di Fratelli d'Italia Salvatore Porro. Forza Italia ha dato il suo sostegno attraverso l'intervento di consiglieri come Piero Babuder o Alberto Polacco, ma è anche la forza di maggioranza che ha portato il maggior numero di emendamenti. Diversi hanno riguardato la mobilità sostenibile all'interno dell'area, ma il più importante è quello sulla struttura di gestione, che dovrà avere una partecipazione pubblica al 50% più uno. Una proposta che era stata bocciata in sede circoscrizionale, ma che ora la giunta ha fatto propria. Il testo è stato subemendato dal Pd perché si privilegi la natura societaria o consortile. Sempre i dem hanno ottenuto anche il passaggio in aula di un "piano strategico" sullo sviluppo dell'area. Il M5S ha ottenuto la priorità agli spazi tecnologici e dell'industria culturale e a una specificazione sui punti franchi. La capogruppo Elena Danielis ha argomentato così il voto contrario: «Per noi era fondamentale che la società di gestione fosse al 100% pubblica. Inoltre noi abbiamo pensato che non si prevedesse da subito la residenzialità come leva, senza negare la possibilità di collocarvela in futuro. Condividiamo invece la visione dell'area divisa per distretti».A fine serata ha commentato il consigliere forzista Bruno Marini: «Devo dire che si è trattato di uno dei più grandi risultati politici nell'azione di Roberto Dipiazza sindaco».

Giovanni Tomasin

 

La denuncia del gruppo tramway Pvt - La rotatoria "taglia" il trenino «Il progetto rimuove i binari»

"Deraglia" di nuovo il trenino di Porto vecchio. A lanciare l'allarme sono gli appassionati volontari del gruppo "Tramway Pvt". «Il progetto della nuova rotatoria di Barcola, già andato in gara, prevede la rimozione e lo smantellamento dei binari, rendendo così di fatto impossibile ogni futuro progetto di mobilità su rotaia in Porto vecchio», denunciano sulla loro pagina Facebook. É stata praticamente una doccia fredda visto che il sindaco Roberto Dipiazza, lo scorso ottobre all'inaugurazione del Park Bovedo, aveva promesso pubblicamente il ritorno del trenino. E invece, alla luce del progetto presentato, non c'è traccia dei binari. «Si sta per causare un altro danno per la città e il suo futuro e dando dimostrazione di quanto contino le firme dei 5.150 concittadini che avevano aderito alla petizione per il mantenimento e l'ampliamento del servizio del Tramway Porto vecchio e dei più di 14 mila passeggeri trasportati in appena otto fine settimana a dimostrazione della validità dell'idea. Nel progetto, quale panacea per gli illusi, è prevista una fantomatica nuova linea tranviaria, che nulla ha a che vedere con la storia e la cultura che il Porto vecchio esprime e deve trasmettere alle future generazioni. Bisogna fermare questo omicidio storico e culturale».A denunciare il delitto ferroviario è stata anche Italia nostra durante la recente audizione in commissione sulle linee di indirizzo del recupero di Porto vecchio. «L'antico scalo era storicamente anche un porto ferroviario tra i più importanti dell'Austria -ha ricordato la presidente di Italia Nostra Trieste Antonella Caroli -. Oltre alla conservazione di un binario/percorso e di almeno due rotatorie storiche (sulle 141 esistenti) è necessario il restauro della rimessa storica ferroviaria e della traccia ferrata per le manovre di un mezzo ferrotranviario».

 

 

Area scommette sulle auto elettriche

A Padriciano l'Osservatorio per l'economia circolare. Fabio Morea: «Silenziose, consumano poco ma costano ancora tanto»

In Europa il mercato dei veicoli elettrici sta lentamente guadagnando terreno. Secondo una recente analisi del Joint Research Centre dell'Ue il settore si è evoluto in modo significativo tra il 2010 e il 2017, sebbene in Europa i progressi siano ancora piccoli e non si possa ancora parlare di commercializzazione su vasta scala. Dallo studio emerge che nel 2017 sono state registrate quasi 300 mila auto elettriche, contro circa 1400 nel 2010. Norvegia, Germania, Paesi Bassi, Francia e Regno Unito sono i paesi europei con un maggior numero di auto elettriche. In generale, il mercato è quasi equamente diviso tra veicoli a batteria e auto ibride plug-in. L'offerta sul mercato è già ampia e lo sarà ancora di più nei prossimi anni. Per capire la situazione del nuovo mondo della mobilità elettrica in Italia e a Trieste abbiamo parlato con Fabio Morea Responsabile del Centro Studi e Innovazione di AREA Science Park tra le cui attività principali c'è l'Osservatorio per l'economia circolare, composto da un team di tecnici che ha come obiettivo lo sviluppo di questo modello di produzione industriale che ruota appunto attorno al concetto di circolarità e riciclo in cui le risorse naturali sono mantenute in uso il più a lungo possibile per ottimizzare il loro consumo e si cerca di riutilizzare tutto ciò che è possibile. Prima di tutto, gli abbiamo chiesto almeno tre buoni motivi per passare ai veicoli elettrici. Risponde l'ingegner Morea: «Il primo motivo è perché sono silenziosi, inoltre sono gli unici veicoli che possono viaggiare veramente a energia rinnovabile, infine hanno un costo di percorrenza molto basso, cioè il costo per percorrere un chilometro in auto elettrica è meno della metà rispetto a quello di un auto a benzina. Il silenzio di questi veicoli - prosegue - è dovuto al motore puramente elettrico che è stato visto in alcuni casi come un problema per i pedoni a cui non basterà più ascoltare il rumore della strada per accorgersi dell'avvicinarsi di un veicolo». La seconda parola chiave per Morea è rinnovabile. Spiega: «Utilizzando energia elettrica posso immaginare per ricaricare la mia auto di utilizzare energia verde comprata dalla rete elettrica o prodotta con impianto fotovoltaico, posso quindi viaggiare utilizzando energia pulita». Infine il basso costo al chilometro - conclude - è dovuto semplicemente al fatto che sono molto efficienti, il motore elettrico è molto più efficiente del motore a benzina e quindi si spreca molta meno energia». I numeri italiani dei veicoli a emissioni zero sono ancora esigui paragonati ai valori del mercato europeo. Commenta Morea: «Costano ancora moltissimo, un veicolo elettrico oggi costa quasi il doppio del suo omologo a benzina e poi c'è il dilemma dell'uovo e della gallina ovvero mettiamo prima le colonnine o aspettiamo le macchine». «Di fatto ci sono dei progetti pubblici e iniziative private di investimento per installare le colonnine». «A Trieste - racconta - ad oggi ci sono più colonnine che utenti, sono in tutto 9, Area Science Park nel suo piccolo ne ha inserite due a disposizione di chi lavora nel campus di Padriciano e per il momento ci sono 5 utenti che le utilizzano».

Lorenza Masè

 

Via Imbriani, ormai tutto è pronto per renderla solo pedonale - la lettera del giorno di Ivano Cavallini

Mi rivolgo al gentile sindaco Roberto Dipiazza, il 13 maggio dello scorso anno la promessa di rendere pedonale via Imbriani è stata accolta con grande soddisfazione sia dai residenti, sia dagli esercenti ivi allocati, e non ultimo da un nutrito gruppo di cittadini che molto tempo prima avevano sottoscritto una petizione corredata di oltre 400 firme. Sono essenzialmente tre i motivi per cui la chiusura al traffico di questa via porterebbe dei notevoli vantaggi alla città. Anzitutto darebbe un impulso alle attività commerciali che negli ultimi anni sono in sofferenza, considerato il fatto che ben sei esercizi sono stati dismessi nel giro di alcuni mesi con gravi perdite da parte degli esercenti. In secondo luogo, la deviazione del percorso delle tre linee degli autobus 25, 9 e 19, in quel breve tratto di strada, risolverebbe il gravissimo problema dello stress delle vibrazioni che arrecano danni strutturali agli edifici, come testimoniano le numerose crepe presenti sui muri perimetrali. Infine, porterebbe alla valorizzazione del Museo - Casa Morpurgo, un gioiello progettato dall'architetto Berlam nel 1875, che attesta lo splendore della borghesia imprenditoriale triestina, la cui munificenza superava quella della nobiltà di antico regime. L'alta concentrazione di turisti e acquirenti nel perimetro di piazza San Giovanni dimostra che il passeggio potrebbe spostarsi su via Imbriani: basterebbe una tabella a indicare l'esistenza del Museo Morpurgo e della casa natale di Silvio Benco, lo scrittore e giornalista che con la sua opera contribuì a creare nel Novecento il mito di Trieste città di cultura. Dopo il ripristino di via Carducci, la cui viabilità è ritornata ad essere scorrevole, nulla osta all'avvio dei test di verifica per attuare la pedonalizzazione di via Imbriani. In attesa di conoscere il suo autorevole parere, La saluto cordialmente.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 28 gennaio 2019

 

 

CARBONATO DI CALCIO NELLA STRATOSFERA - Contro l'innalzamento delle temperature ora Harvard ci prova con... l'Alka-Seltzer

Una coltre di carbonato di calcio sparso nella stratosfera per proteggere la terra dai raggi solari e abbassare la temperatura del globo di mezzo grado: è questo l'esperimento che l'università di Harvard, dopo anni di studi e di polemiche, si appresta ad attuare. Un rimedio artificiale per sopperire alle politiche ambientali comuni che i più grandi paesi industrializzati della terra non riescono a trovare. Il progetto si chiama Scopex (Stratospheric controlled perturbation experiment) ed è parte del programma di ricerca Havard's Solar Geoengineering. Consiste nel nebulizzare, con sostanze riflettenti o oscuranti la stratosfera terrestre, inviando a circa 20 chilometri di quota, un pallone aerostatico per spargere carbonato di calcio: il sale di calcio dell'acido carbonico, lo stesso utilizzato come "ingrediente principale" in dentifrici e Alka-Seltzer. Sì, l'analgesico in compresse. Il pallone rilascerà la sostanza in un'area di un chilometro e 100 metri di diametro, poi controllerà per 24 ore il comportamento delle particelle e dei processi innescati nel cielo. Secondo gli studiosi questo è il metodo per raffreddare la terra e riportare la sua temperatura all'era pre-industriale. Un esperimento non esente da rischi. L'università di Harvard ci lavora da anni rielaborando ciclicamente l'esperimento mai attuato fino a ora e studiando le sostanze che potrebbero creare meno danni possibili una volta sparsi nella stratosfera anche perché queste ricadranno immancabilmente sulla terra. Un esperimento osteggiato dagli attivisti dell'ambiente più propensi a un intervento di revisione dei comportamenti umani e a misure di salvaguardia ambientali decise dai singoli paesi. Remore e discussioni a parte l'equipe di Harvard condurrà nella prima metà del 2019 l'esperimento nel sudovest degli Stati Uniti per dimostrare che si può ridurre l'impatto del sole rendendo l'atmosfera più riflettente. In realtà un esperimento di questo tipo lo aveva fatto già la natura, non senza conseguenze, una prima volta con l'eruzione del vulcano Krakatoa nel 1883 e successivamente nel 1991 quando il Pinatubo nelle Filippine sparsero milioni di tonnellate di anidride solforosa nella stratosfera, creando una sottile coltre che bloccò una parte dei raggi solari e abbassando la temperatura globale di circa mezzo grado. Per 18 mesi si ritornò al clima dell'epoca pre-industriale. Ma quali saranno gli effetti sulla Terra? Alcuni studi dimostrano che l'esperimento potrebbe avere conseguenze gravi perché influirebbe in modo negativo sul raccolto, sulle condizioni climatiche e sullo strato di ozono. Dunque, la comunità scientifica è divisa tra pro e contro. La dottoressa Zhen Dai, uno dei ricercatori impegnati nel progetto Scopex, minimizza: «Non è poi una bomba nucleare», ha detto alla rivista Nature che l'ha intervistata. Gli ambientalisti sostengono che l'esperimento potrebbe cambiare delle norme sociali ed è quindi al dl là dei limiti accettabili per la scienza. Il progetto di geoingegneria messo a punto da Harvard è anche "economico", costerebbe circa tre milioni di dollari ed è finanziato da diverse fondazioni americane.

ROSARIA FEDERICO

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 27 gennaio 2019

 

 

Morti sulle strade, appelli per la sicurezza

Fiab: «Limite di 60 all'ora in Costiera». Forza Italia: «Più segnali davanti alla Stazione». L'assessore Lodi: «Interveniamo»

La morte del pedone falciato all'alba di venerdì in piazza della Libertà, mentre attraversava la strada. Quella del ciclista, travolto l'11 gennaio in Costiera da un furgone, avvenuta giovedì sera, dopo aver lottato per due settimane nel reparto di Rianimazione dell'ospedale di Cattinara. È tornato prepotente e drammatico in città, ad alimentare polemiche di ogni tipo, il tema della sicurezza sulle strade. C'è chi accusa chi si mette alla guida di scarsa attenzione nei confronti dei soggetti più deboli, appunto i pedoni e i ciclisti, chi invece richiama questi ultimi a rispettare le regole: Roberto Gabrielli, il pedone investito davanti alla Stazione, ha attraversato la strada lontano dalle strisce. Chi si appella al Comune «affinché faccia quanto è possibile per rendere più sicure le strade». Il risultato è che la preoccupazione cresce, in parallelo all'aumento del traffico, sempre più concitato e nervoso. L'amministrazione parla attraverso le parole dell'assessore per i Lavori pubblici, Elisa Lodi: «Stiamo già lavorando in piazza della Libertà - spiega - dove si prevede lo spostamento dei capolinea dei mezzi pubblici dal sito attuale al piazzale vicino alla Tripcovich, l'ampliamento del marciapiede all'uscita della Stazione ferroviaria, che si allungherà verso il centro della piazza. Ma l'intervento più efficace a difesa dei pedoni - sottolinea - riguarda la riqualificazione del sottopassaggio, la cui illuminazione sarà potenziata. Creeremo poi due passaggi pedonali di superficie - aggiunge Lodi -, uno unirà l'angolo fra via Pauliana e la Stazione centrale, tagliando viale Miramare, l'altro attraverserà via Flavio Gioia. All'uscita della Stazione poi - conclude - i pedoni non potranno raggiungere la carreggiata perché sistemeremo una serie ininterrotta di paletti». Il consigliere comunale di Forza Italia, Bruno Marini, denuncia «la pigrizia di tanti pedoni, che preferiscono rischiare in superficie invece di usare il sottopassaggio» e chiede «cartelloni che ne indichino la presenza e un costante pattugliamento della Polizia locale». Luca Mastropasqua, presidente di Fiab Ulisse Trieste, associazione dei ciclisti, osserva che «gli automobilisti troppo spesso sono accecati dal mito della velocità, mentre le forze dell'ordine, non sempre per loro volontà, non presidiano le strade più pericolose e gli amministratori non creano le infrastrutture per garantire la sicurezza. Chiediamo un percorso ciclabile sicuro sulla Costiera, percorsa ogni anno da 30 mila ciclisti - continua -, attuando la riduzione del limite di velocità, portandolo a 60 km/h invece degli attuali 80, e sistemando una segnaletica di attenzione sulla presenza di ciclisti». Cresce intanto il cordoglio per la morte del pedone, Roberto Gabrielli, storico ottico di piazza dell'Unità d'Italia, da due anni in pensione («spesso devo fare l'informatore turistico - diceva con un sorriso - perché i visitatori sono tanti e mi piace aiutarli»).

Ugo Salvini

 

 

Capodistria-Divaccia, parte il raddoppio

Il governo approva il piano finanziario, costo stimato in 1,194 miliardi. Il primo treno transiterà sul nuovo binario nel 2026

LUBIANA. I lavori per la realizzazione del secondo binario della tratta strategica Capodistria (porto)-Divaccia (direzione Europa centro-orientale) sono ufficialmente iniziati. Anche se, va precisato, si tratta di opere di preparazione del cantiere vero e proprio. Comunque il programma di investimenti è finalmente pronto, ha ottenuto luce verde dal governo ed è stato presentato in pompa magna dal ministro dei Trasporti della Slovenia Alenka Bratusek.E così dopo enciclopediche polemiche politiche, due referendum popolari e battaglie sui media l'opera può finalmente decollare e la società investitrice, la 2Tdk appositamente creata e controllata dallo Stato sloveno, può iniziare a confrontarsi con le banche commerciali e la Banca europea per gli investimenti (Bei) per ottenere i finanziamenti necessari a portare a termine l'infrastruttura che dovrebbe essere percorsa dal primo treno nel 2026.A tale proposito il premier Marjan Sarec si è incontrato a Davos in Svizzera con il presidente della Bei Werner Hoyer presentandogli l'opera in corso di realizzazione. E se al finanziamento del cantiere parteciperà con 400 milioni di euro, come si parla da anni, anche l'Ungheria (recentemente il premier magiaro Viktor Orban ha negato l'interesse di Budapest nell'investimento) a deciderlo, secondo il ministro Bratusek sarà il governo nelle prossime settimane. Il costo dell'opera sarà di 1,194 miliardi di euro compresi gli interessi (32 milioni) e gli eventuali lavori straordinari che si dovessero presentare durante la realizzazione (42,5 milioni). Il costo è al netto dell'Iva che comunque rientra allo Stato. Secondo Bratusek è già disponibile il 65% dell'importo. L'immissione di capitale (ungherese e sloveno oppure solo sloveno) sarà di 400 milioni di euro con una progressiva ricapitalizzazione della "Tdk fino al 2022. Altri 122 milioni arriveranno dalla Dars,la società che gestisce le autostrade della Slovenia e che già sta facendo pagare un apposito sovrapprezzo ai Tir che transitano lungo la rete. L'Unione europea garantisce un finanziamento a fondo perduto pari a 250 milioni di euro. La stessa cifra sarà ottenuta con i prestiti della Bei e della Banca di sviluppo della Slovenia, mentre l'accensione di muti presso banche commerciali garantirà un altro 14% dell'importo necessario al compimento dell'opera. Introiti riservati all'opera e già previsti nelle poste di bilancio sono quanto Luka Koper, ossia la società che gestisce il Porto di Capodistria, pagherà dal prossimo marzo per l'utilizzo della tratta ferroviaria e quanto, a partire dal 2020 pagheranno le stesse Ferrovie della Slovenia (e qui è una sorta di giro di posta in quanto è lo Stato che paga allo Stato ndr.).Il ministro Bratusek ha ovviamente ricordato l'importanza dell'investimento nell'ottica dello sviluppo dei traffici del Porto di Capodistria considerato che alcuni studi di Luka Koper prevedono che già quest'anno il binario unico tra Capodistria e Divaccia sarà saturo, ossia non potrà "ospitare" ulteriori carichi di traffico merci bloccando di fatto lo sviluppo stesso dei traffici dello scalo adriatico. A beneficiare del secondo binario sarà anche il sistema sloveno della logistica che sarà di conseguenza ampliato e quindi offrirà anche nuove opportunità di lavoro

Mauro Manzin

 

LA TEMPISTICA - I lavori inizieranno a fine febbraio. Due i concessionari.

Le concessionarie, la slovena Kolektor Cpg e la bosniaca Euroasfalt, inizieranno i lavori di approntamento ai cantieri a fine febbraio. Entro la fine del 2019 dovrebbe essere noto il nome della società che realizzerà i 20 tunnel lungo il tracciato, mentre nel 2020, sempre che non ci siano intoppi, sarà aggiudicato l'appalto per la realizzazione del secondo binario.

 

Collegamenti - Italo treno salta Trieste Regione e Comune pronti ad attivarsi

Udine. «Italo treno non arriverà a Trieste? Una scelta strana. Non c'è dubbio che mi attiverò per un incontro con la società per verificare le loro intenzioni». Graziano Pizzimenti è stupito delle anticipazioni del gruppo dell'alta velocità in merito al piano di espansione che prevede, oltre all'ingresso nella flotta di 10 treni Evo e a 200 assunzioni, anche nuove stazioni, pure Udine e Pordenone, ma non Trieste. L'ad di Ntv Gianbattista La Rocca ha parlato di Bergamo, Treviso e, in regione, appunto dei due capoluoghi friulani, città da aggiungere alle 25 già toccate. Trieste non c'è. Non ancora. E l'assessore regionale ai Trasporti cercherà di capire il perché chiedendo informazioni all'azienda. Anche Francesca De Santis, assessore comunale di Trieste al Turismo, annuncia: «Prenderò contatti con Ntv per capire i motivi ostativi dell'approdo dei loro treni in città. E manifesterò l'interesse dell'amministrazione per l'arrivo di Italo a Trieste offrendo massima collaborazione ad avviare un tavolo di confronto». Per l'esponente della giunta Dipiazza «è necessario potenziare il collegamento veloce tra Trieste Milano e Roma attraverso lo snodo di Mestre. L'attuale offerta di treni regionali non soddisfa la domanda di collegamento veloce con Mestre a scapito delle migliaia di persone che gravitano nel capoluogo per studio e lavoro». Qualsiasi strategia di sviluppo del turismo a Trieste, insiste l'assessore forzista, «passa per il potenziamento dei collegamenti alla città, in particolare su rotaia, mezzo preferito dai turisti». Presentando l'orario invernale, Ntv ha ricordato i 12 Evo inseriti nella flotta l'anno scorso e sottolineato i 92 servizi giornalieri messi in cantiere per i primi mesi del 2019.

 

 

Solidarieta', ambiente, servizio civile. Con l'Arci nasce il progetto SpaziAttivi - L'INIZIATIVA PER I GIOVANI

Promozione del volontariato e dei valori della solidarietà, dell'inclusione sociale, dell'educazione civica, della salvaguardia ambientale e del servizio civile. Questi gli obiettivi di SpaziAttivi, l'iniziativa figlia del progetto Culture della solidarietà, promosso dall'Arci Servizio civile e finanziato dalla Regione. SpaziAttivi proporrà numerose iniziative come eventi, laboratori, tirocini formativi, una scuola di cittadinanza dedicata ai volontari del Servizio civile e ai giovani impegnati nella cittadinanza attiva e alle tematiche civili, e il forum dei volontari di Servizio civile. Tra le prime iniziative che prenderanno avvio nell'ambito del progetto, ci sarà un laboratorio di teatro civile ideato dall'Associazione Mamarogi e condotto dall'attore e formatore teatrale Maurizio Zacchigna . Il laboratorio, intitolato "So dove sono", prevede 12 incontri tra febbraio e aprile e si prefigge l'obiettivo di aiutare i partecipanti a dotarsi di un metodo di esplorazione della complessità contemporanea, favorendo la maturazione di uno spirito critico personale. I temi trattati saranno autoritarismo e libertà, individuo e comunità, lavoro e precarietà, globalizzazione e identità, reti sociali e social network. SpaziAttivi vede la partecipazione di numerosi partner tra associazioni del terzo settore, soggetti privati e istituzioni pubbliche. Gli eventi, i laboratori, i tirocini e la scuola di cittadinanza saranno aperti gratuitamente ai giovani della nostra regione; il forum dei volontari di Servizio civile sarà invece dedicato esclusivamente ai volontari di Servizio civile. Gli appuntamenti proseguiranno fino a giugno. Gli uffici Arci sono aperti ogni giorno da lunedì a venerdì 9-11 e 15-17. Per info www.spaziattivi.org e www.arciserviziocivilefvg.org. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 26 gennaio 2019

 

 

COLLEGAMENTI FERROVIARI - FEDRIGA: «Linea velocizzata poi penseremo all'alta velocità»

«Avanti col progetto di velocizzazione della linea esistente», poi «penseremo all'alta velocità, come sempre detto sono assolutamente favorevole». Così il governatore Fedriga. «Un passo per volta, non voglio azzerare quanto ho trovato». «Non possiamo - ha aggiunto - escludere il Fvg dal corridoio 5, vorrebbe dire escluderlo dalle tratte commerciali, dalla possibilità di lavoro e di nuove imprese sul nostro territorio».

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - VENERDI', 25 gennaio 2019

 

 

Bioplastica da feci umane: scoperta rivoluzionaria dalla Svezia

Continua la ricerca nel campo delle bioplastiche: adesso è possibile ricavarla anche da feci umane.

Facile da riciclare e dura di più della plastica normale. È la bioplastica prodotta dalle feci, in fase di sviluppo da un gruppo di ricercatori della Lund University. Secondo il team, ci sono ottime opportunità di produrre materiali bioplastici direttamente da molecole estratte da “rifiuti organici”. Nonostante la ricerca nelle bioplastiche continui e offra già ora virtuose alternative sul mercato, quasi tutta la plastica nel mondo viene ricavata dal petrolio: attualmente la produzione oscilla tra il 4% e il 6% del consumo globale di petrolio. Il miglior candidato per creare bioplastiche è il PEF (polietilene furanoato) che contiene il furano, elemento che può essere estratto dal mais, dal legno e da alcuni tipi di grano. Gli esperimenti condotti dal Lund University hanno adesso dimostrato che si può estrarre anche da feci umane. Ping Wang, tra i ricercatoti del Lund University, ha  affermato: “Sono solo risultati preliminari, ma abbiamo visto che la plastica può essere prodotta in questo modo, generando diversi benefici. Ad esempio, le bottiglie in PET possono essere riciclate una sola volta, questo tipo di bioplastica assicura performance di riciclo migliori, conservando le stesse caratteristiche di durezza della plastica convenzionale”. Ora il team si concentrerà nella ricerca di nuovi metodi per produrre polimeri, in modo da utilizzare la plastica da materiale organico non solo per sostituire la produzione di bottiglie di plastica comuni.

Ivan Manzo

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 25 gennaio 2019

 

 

Burgo, snellito l'iter ambientale Il pirogassificatore è più vicino

L'apposita commissione "libera" dall'obbligo della procedura di Via la riconversione della linea 2 La Regione: «Ora la palla passa alla Cartiera di Ferrara»

DUINO AURISINA. La riconversione della linea 2 della cartiera Burgo di San Giovanni di Duino non sarà soggetta a procedura di Via, la Valutazione d'impatto ambientale. La decisione, che sottopone comunque la realizzazione dei nuovi impianti a prescrizioni per il rispetto dell'ambiente, è stata resa nota ieri dall'apposita Commissione ambientale, riunitasi a Trieste. Lo rende noto, con un comunicato stampa diffuso nel pomeriggio di ieri, la Regione. «Viene a determinarsi in questo modo», si legge in tale comunicato, «una delle condizioni per attrarre sul sito produttivo di Duino Aurisina l'investimento da parte di Cartiera di Ferrara, che ha più volte manifestato interesse a gestire l'impianto dopo l'apertura della crisi aziendale, a patto di poter realizzare un pirogassificatore per ridurre i costi di smaltimento degli scarti di lavorazione e ottenere un contestuale recupero d'energia». «I miei direttori e funzionari hanno dimostrato grande professionalità e senso di responsabilità di fronte a una situazione delicata per il territorio di Duino Aurisina, sia dal punto di vista ambientale sia da quello occupazionale», questo il primo commento dell'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro. «Credo che la non soggezione a Via dell'impianto di pirorigassificazione sia una bella notizia - commenta da parte sua l'assessore alle Attività produttive Sergio Bini - che ci permette di essere un po' più positivi sull'investimento che Cartiera di Ferrara ha intenzione di realizzare a Duino. Da questo momento la decisione spetta esclusivamente a Cartiera di Ferrara». «Ribadiamo la massima disponibilità della Regione - evidenzia invece l'assessore al Lavoro Alessia Rosolen - a sostenere un percorso finalizzato alla salvaguardia del tessuto industriale e alla tutela dei livelli occupazionali». Sotto il profilo tecnico, spiega il comunicato, «si è ritenuto che la fase di cantiere non presenti impatti ambientali significativi» e «la fase di esercizio della linea 2, una volta riconvertita, risulta coerente con quanto già autorizzato dal decreto Aia del settembre 2018. Sono comunque previste delle prescrizioni per i monitoraggi delle emissioni, dei rumori e dei microinquinanti che saranno verificati dall'Arpa». 

 

 

DIBATTITO - «Porto vecchio al cloroformio» Il Pd denuncia la paralisi

Uno spazio, quello di Porto Vecchio, grande tre volte quello del porto antico di Genova, una vera e propria miniera d'oro per il futuro di Trieste, ma che negli ultimi tempi pare avviluppato su se stesso, una delibera che dovrebbe essere d'indirizzo ma che in realtà presenta tante incongruenze. Questo quanto emerso dall'incontro tenutosi ieri sul tema "Porto vecchio: quali prospettive", con interventi di Laura Famulari, segretaria provinciale Pd, dei consiglieri regionali Roberto Cosolini e Francesco Russo e moderato da Marcello Guaiana della segreteria Pd. Per Russo «occorre stanare l'immobilismo di questa città: non dimentichiamo che quest'area vale in termini di potenzialità, dai 3 ai 5 miliardi. E questa dimensione di investimento è impensabile che la faccia solo il pubblico».A tal proposito l'ex senatore si è chiesto «quanti viaggi verso Bruxelles hanno fatto i nostri amministratori per spingere su questo tema». Anche Cosolini ha parlato di una «cloroformizzazione della città negli ultimi tempi», con una colpevole assenza, nel dibattito e confronto sul futuro dell'area, degli ordini professionali, dei sindacati, dell'Università e degli enti di ricerca. Sulla società di gestione dell'area per Russo «è importante una presenza di un organismo di questo genere perché la macchina comunale fa fatica a gestire l'ordinario, pensare di gestire lo straordinario è fantascienza. Si tratterà comunque di una società pubblica a larghissima presenza pubblica». 

 

Porto vecchio, attenzione al rapporto tra spazi pubblici e privati - la lettera del giorno di Jacopo Rothenaisler

Dei 66 ettari del Porto vecchio di Trieste che saranno restituiti alla città, un'area centralissima e al contempo quasi "sconosciuta", i triestini hanno interiorizzato due caratteristiche: lo spazio e la bellezza. Sono cose che fanno sognare, perché spazio e bellezza sono state le vittime delle città "moderne", sepolte e confuse nel caos generato dalla mobilità privata, una necessità ma anche la principale causa dell'invivibilità di molti centri urbani, tutti, almeno in Europa, nati molto prima dell'automobile. Il recupero di Porto vecchio è un'esperienza nuova per cittadini e amministratori di Trieste. Quando si è in un terreno sconosciuto è buona cosa guardarsi attorno, vedere cosa hanno fatto gli altri e imparare, possibilmente dai migliori. Nelle città è il rapporto fra spazio pubblico e privato a determinarne la qualità ed è soprattutto per riequilibrare questo rapporto che da più di 30 anni le rigenerazioni di aree urbane degradate, spesso aree industriali dismesse, pur abbastanza eterogenee per dimensione e approccio, hanno come denominatore comune la sostenibilità. Oggi che l'85% degli italiani vivono in città il fatto che la pianificazione urbanistica debba riuscire a disegnare una città sostenibile tesa a migliorare la qualità della vita dei centri urbani non è una scelta, se lo è mai stata, ma un obbligo. Non sarà facile far nascere la nostra "smart city", la Trieste città intelligente: servono nuove strategie di sviluppo urbanistico per migliorarne l'architettura, la mobilità e le infrastrutture, per gestire in modo innovativo le risorse economiche e ambientali, le politiche abitative e i trasporti, le relazioni tra le persone e i metodi di amministrazione. Il recupero di Porto vecchio ci offre una straordinaria occasione di cambiamento.

 

 

Consiglio comunale - Con Morena portavoce Open Fvg entra a palazzo

Sarà Sabrina Morena l'ambasciatrice della lista civica Open Fvg in consiglio comunale. L'adesione dell'ex Sel (partito oramai estinto) è stata annunciata ieri nel corso di una conferenza stampa con Giulio Lauri, presidente di Open Fvg, il consigliere regionale Furio Honsell e Rita Auriemma, responsabile della campagna "la scuola è di tutti". Lavoro, ambiente, ecologia, diritti e libertà: questi i valori su cui Open Fvg intende tracciare, appellandosi ad un'unione di tutte le forze della sinistra regionale «contro le tendenze neofasciste e populiste». Morena viene dunque ad inserirsi nel contesto comunale come elemento corroborante di lista e soprattutto come riferimento lavorativo, a partire dalle questioni della qualità della vita e della difesa dell'ambiente. «Lavorerò per una città aperta e solidale, per l'economia e il lavoro, a cominciare dalla grande opportunità del Porto Vecchio, su cui il Comune è in grave ritardo e per il quale bisogna fare di più e meglio, senza dimenticare quelle politiche ambientali che devono essere il centro della politica amministrativa». Ieri è stata inoltre presentata una raccolta firme contro la recente modifica del Regolamento comunale sulle scuole dell'infanzia che prevede l'abbassamento della quota del numero massimo di bambini stranieri dal 40 al 30% nonché la "prevalenza" della religione cattolica sulle altre religioni. 

Stefano Cerri

 

 

 

 

SLOWFOOD.it - GIOVEDI', 24 gennaio 2019

 

 

Clima e ambiente: l’80% degli italiani è preoccupato. La colpa è delle multinazionali, il governo non stia a guardare

L’Italia s’è desta. Sarà che forse è finita anche la sabbia dove infilare la testa, ma pare che finalmente anche gli italiani inizino a preoccuparsi seriamente della cura dell’ambiente.

È quanto ci dice l’ultima rilevazione eseguita da Swg su un campione di 2 mila maggiorenni italiani, i cui esiti sono pubblicati nello speciale “Ambiente” di “PoliticApp” diffusi il 22 gennaio. A preoccupare sono soprattutto il clima che cambia, il riscaldamento globale, lo smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento atmosferico e delle acque. E meno male, visto che finora pariamo tutti sordi ai continui allarmi e richiami di scienziati ed esperti che ci invitano all’azione immediata. Ma la vera notizia è la crescita sostenuta di chi si dichiara preoccupato per la situazione ambientale del luogo in cui vive: dal 67% del 2011 all’81% di oggi. Riprendiamo e rilanciamo con la speranza che la stessa percentuale di crescita si verifichi tra le file dei nostri politici, visto che nei programmi elettorali presentati alle ultime elezioni politiche, i temi ambientali erano pressoché assenti. O meglio, mancava quasi del tutto la proposta di una strategia operativa. L’ambiente era infatti il settore dove erano di gran lunga più comuni le dichiarazioni di principio e dove invece scarseggiava una proposta politica sufficientemente circostanziata e verificabile.  Insomma, i tempi sono maturi affinché le tematiche ambientali raggiungano la cima dell’agenda politica. Se chi ci governa avesse l’imbarazzo della scelta e non sapesse da dove iniziare, i suggerimenti arrivano dai cittadini. Secondo gli intervistati, i due problemi sui quali occorre intervenire con più urgenza sono il riscaldamento globale e la gestione dei rifiuti, entrambi al 42% delle indicazioni sulle quattro possibili. I primi ad agire dovrebbero essere i cittadini (49%) e il governo italiano (48%). Beh, almeno c’è la presa di coscienza sul fatto che tutti dobbiamo fare la nostra parte. Le idee sono abbastanza chiare anche su cause e responsabilità: sul banco degli imputati le multinazionali (55%), i cittadini (43%), i governi (42%), le amministrazioni locali (17%) e da ultimo le piccole medie imprese (10%). Per poter far sentire la propria voce e cambiare le cose il 43% degli intervistati sarebbe molto favorevole se l’Europa introducesse dazi sulle merci provenienti dai Paesi che inquinano di più o che non rispettano gli accordi internazionali sulle emissioni di agenti inquinanti. Si tratta anche in questo caso di un dato in crescita: 9% in più rispetto al 2015. Torna in auge anche il buon vecchio boicottaggio: il 37% è molto d’accordo (+5% rispetto al 2015 ) a boicottare i prodotti che provengono da Paesi che inquinano di più o che non rispettano gli accordi internazionali sul clima. E visto che l’agenda politica è sempre più condizionata dai sondaggi, speriamo che anche questo faccia la sua parte.

Fonte Agrapress - Michela Marchi m.marchi@slowfood.it

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 24 gennaio 2019

 

 

Olio di palma: la maggior parte finisce nelle nostre auto

L'olio di palma continua a causare deforestazione e il 51% di quello importato in Europa finisce nelle nostre macchine.

Al contrario di quanto si pensi, la maggior parte dell’olio di palma che arriva in Europa finisce non sulle nostre tavole, ma nei serbatoi delle automobili. Attualmente, una quota pari al 51% dell’olio di palma importato in Europa viene destinata alla produzione di biodiesel. Lo conferma lo studio “High & low ILUC risk biofuels”, diffuso dall’associazione impegnata nella promozione della mobilità sostenibile Transport & Environment, che esamina gli ultimi effetti generati dalla deforestazione. Sulla base di analisi condotte via satellite, il rapporto stima che l’espansione dell’olio di palma provoca la perdita di terreno forestale e di torbiere, tra gli ecosistemi con il più alto tasso di biodiversità sul pianeta. Il 31% delle nuove piantagioni ha generato deforestazione, mentre un altro 23% ha distrutto le zone di torbiere (ambienti caratterizzati da grande abbondanza di acqua, come le paludi, dove si sviluppa una vegetazione erbacea, tipica dei luoghi umidi). Tra i principali motivi di deforestazione anche la soia: dal 2012 al 2015 il 7% dell’espansione globale è andata a scapito delle foreste. Laura Buffet, che con Transport & Environment si occupa delle campagne per la promozione dei combustibili puliti, ha affermato: “Le prove scientifiche sono chiare: la richiesta extra di olio di palma e di soia per produrre biocarburanti sta distruggendo foreste pluviali, savane, paludi e torbiere drenanti. Etichettare questi biocarburanti come alto rischio di ILUC – (indirect land use change), terminologia che si usa per indicare il cambiamento del suolo per scopi indiretti – è in linea con la scienza, e fermerebbe la futura deforestazione, oltre a ridurre le emissioni di carbonio associate”. Inoltre, diversi studi dimostrano che utilizzare olio di palma per produrre biodiesel ha un impatto maggiore sul clima rispetto al solo utilizzo di combustibili fossili. Secondo quanto sostiene la Commissione europea, infatti, produrre biodiesel con con l’olio di palma è tre volte peggio, mentre è due volte peggio se si utilizza soia. Olio di palma: quello che non sappiamo Circa l’83% della domanda globale di olio di palma viene soddisfatta dalla produzione di due sole nazioni: Indonesia e Malesia. Secondo un sondaggio effettuato da Ipsos, l’87% degli italiani non sa che l’olio di palma si compra al distributore di benzina. Se da una parte l’utilizzo nei prodotti alimentari è diminuito negli ultimi anni, quello usato per produrre biodiesel è invece praticamente quadruplicato. Una situazione amplificata dalla scarsa attenzione messa dall’Unione Europea nella regolamentazione dei biocarburanti, che ancora incentiva l’utilizzo di queste materie prime, nonostante il settore della ricerca dimostri che non c’è nulla di green nel produrre biocarburanti da soia e olio di palma. Per questo motivo, e per rendere i consumatori maggiormente consapevoli, è nata la campagna #SAVEPONGO nell’ambito di quella europea #NotInMyTank (non nel mio serbatoio). Campagna sostenuta da una serie di ONG di tutta Europa, tra cui figurano anche Legambiente e Transport & Environment.

Ivan Manzo

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 24 gennaio 2019

 

 

Il ministro dell'ambiente Costa non molla sul no alle trivelle

«Sono pronto a farmi cacciare» «Sono per il no alle trivelle, le trivelle passano per la valutazione di impatto ambientale e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei carabinieri». Così il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, a un evento a Pescara con la candidata alla presidenza dell'Abruzzo per il M5S alle elezioni del 10 febbraio, Sara Marcozzi. Costa parlava della riforma della Commissione Via il cui parere va sul tavolo politico. «Non firmo e non firmerò autorizzazioni a trivellare il Paese anche se dovesse esserci il parere positivo della Commissione Via-Vas. Le alternative esistono, sono le energie rinnovabili. Un miliardo di euro investito in rinnovabili crea 13mila posti».

 

 

Trieste - Aperitivo verde per l'ambiente

Il Centro di Educazione Ambientale Urbano lancia a partire da oggi, alle 18 al padiglione V dell'ex Opp, con cadenza bimensile l'Aperitivo verde. Questa settimana si parlerà dell'abbattimento degli alberi a Trieste con Lino Santoro. Un contesto leggero e spensierato - dicono gli organizzatori - dove «ognuno potrà portare un proprio argomento da approfondire ( il taglio di un albero, la raccolta differenziata, fonti rinnovabili, acqua pubblica)». L'appuntamento dunque è per oggi alle 18 al padiglione "V" dell'ex Opp. Info 3287908116.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 23 gennaio 2019

 

 

Dalla scienza alle biciclette: le richieste per Porto vecchio - ASSOCIAZIONI IN sesta commissione

Sostenibilità, mobilità e innovazione industriale: tre parole chiave emerse ieri nella riunione della sesta commissione consiliare sulla riqualificazione di Porto vecchio, con l'audizione delle associazioni ambientaliste, marittime, della Camera di Commercio e di Confindustria Venezia Giulia. Presente in aula l'assessore all'urbanistica e all'ambiente, Luisa Polli. Da Legambiente, Italia Nostra e Fiab Ulisse è giunta una proposta relativa all'attuazione di una progettazione improntata alla sostenibilità, una mobilità basata sul trasporto collettivo su ferro e gomma e percorsi ciclabili. Nello specifico, per Andrea Wehrenfennig di Legambiente, «la possibilità di realizzare nuove residenze deve essere subordinata alla crescita demografica della città». Luca Mastropasqua di Fiab Ulisse ha evidenziato la marginalità del tema della sostenibilità nelle attuali linee di indirizzo e di come sia «quanto meno strano che in un momento in cui si parla ancora, appunto, di linee di indirizzo siano stati individuate in maniera specifica e particolareggiata ben 5 aree destinate a parcheggio. D'altro canto apprezziamo che siano state inserite due corsie ciclabili monodirezionali che attraversano tutto il Porto vecchio». Ciclabili per le quali Fiab ha raccolto, a metà 2017, mille seicento firme. Antonella Caroli, presidente di Italia Nostra, ha sottolineato la «necessità di mettere in sicurezza almeno quattro edifici che versano in grave deperimento». Diego Bravar, vicepresidente di Confindustria Venezia Giulia, ha posto la questione relativa allo sviluppo imprenditoriale dell'area «che non può prescindere dalla ricerca scientifica, e che proprio nell'area del Porto vecchio deve trovare una futura allocazione. Bisogna incentivare i giovani a restare e, semmai, richiamarne altri da altre parti d'Europa e del mondo». Le consigliere Maria Teresa Bassa Poropat e Sabrina Morena hanno posto l'importanza di un confronto, nell'immediato, con le istituzioni scientifiche. Confronto che a detta dell'assessore Polli «è più attivo che mai e che, anzi, vede le istituzioni scientifiche parte attiva della progettazione di quell'area ben definita dal piano che ospiterà Esof2020». Ora la deliberà andrà in aula in prossimo 28 gennaio.

Luigi Putignano

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 22 gennaio 2019

 

 

«Adriatico più caldo, alluvioni. E siccità»

I devastanti effetti collaterali del riscaldamento globale sul Fvg spiegati dal climatologo Filippo Giorgi dell'Ictp - gli scenari

Si è conclusa lo scorso dicembre a Katowice la Conferenza mondiale sul clima che aveva tra i suoi obiettivi principali quello di definire il "libro delle regole" che dovrebbe rendere pienamente operativo l'Accordo di Parigi per limitare i cambiamenti climatici. I quasi 200 Paesi che l'hanno sottoscritto, tra cui la Cina e gli Stati Uniti (che nonostante le dichiarazioni di Trump sono ancora formalmente firmatari almeno fino al 2020), hanno raggiunto un'intesa che non interrompe il percorso per il contenimento e la riduzione delle emissioni, ma non è ancora sufficiente per mantenere l'aumento della temperatura globale entro i 2 gradi rispetto all'epoca preindustriale. L'attuazione o no dell'Accordo di Parigi avrà conseguenze future che, per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, sono state stimate dall'Ictp con l'elaborazione di proiezioni climatiche, poi incluse nello "Studio conoscitivo dei cambiamenti climatici e di alcuni loro impatti" di Arpa Fvg - Osmer.Queste proiezioni, ottenute utilizzando diversi modelli climatici a scala globale e regionale e considerando diversi possibili scenari (Rcp) riguardo alle future emissioni di gas climalteranti, ci forniscono una stima di come cambierà il clima nella nostra regione nei prossimi 30 anni e a fine secolo. Ci dicono che considerando da un lato lo scenario prefigurato dall'Accordo di Parigi (drastica riduzione delle emissioni e conseguente contenimento dell'aumento di temperatura globale entro i 2 gradi) e dall'altro quello più estremo, le variazioni del clima della regione saranno di entità molto diversa. Anche se in entrambi gli scenari le temperature aumenteranno nei prossimi decenni, nello scenario "Accordo di Parigi" tenderanno a stabilizzarsi nella seconda parte del secolo, mentre continueranno a salire nello scenario più estremo. «Un riscaldamento globale di 4-5 gradi, cioè quello che si avrebbe nel caso dello scenario più estremo, corrisponde grosso modo alla differenza fra un periodo glaciale e uno interglaciale e porterebbe a mutazioni fondamentali del sistema climatico terrestre», sottolinea Filippo Giorgi, direttore della sezione Fisica della Terra dell'Ictp e climatologo di fama internazionale.«I principali effetti climatici collaterali causati dal riscaldamento globale si rifletteranno sulla nostra regione con l'ulteriore innalzamento del livello del mare e aumento della temperatura dell'acqua, lo spostamento dello zero termico, e quindi nevicate ad altitudini sempre più elevate, lo scioglimento dei ghiacciai alpini, già in corso, e l'aumento di ondate di calore ed eventi meteorologici estremi, sia di carattere alluvionale, specialmente in autunno inverno, che di carattere siccitoso, soprattutto in primavera-estate».Il 2018 ha segnato il record della temperatura media annua più elevata per alcune località della regione, tra cui Trieste, mentre in molte zone della pianura resiste, per pochi decimi, il primato del 2014. A livello globale il 2018 è stato il quarto anno più caldo negli ultimi 150 anni, mentre per il territorio italiano è stato il più caldo in assoluto. È stata un'annata che conferma la tendenza all'aumento sempre più marcato delle temperature medie annue.

Giulia Basso

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 21 gennaio 2019

 

 

Scatta il piano di sterilizzazione della colonia di nutrie sull'Ospo

L'Enpa incassa l'ok dell'Ispra per avviare il metodo di contenimento non cruento proposto con l'Associazione Muja Veg che scongiura il ricorso alle "doppiette"

MUGGIA. Via libera alla sterilizzazione delle nutrie del rio Ospo. Sabato l'Enpa Trieste ha annunciato ufficialmente l'ultimo "nulla osta" necessario, giunto dall'Ispra, per dare vita al progetto redatto congiuntamente dall'Associazione Vegetariani-Vegani Muggia e dallo stesso Ente nazionale protezione animali.«Il corso di formazione per i volontari partirà a fine febbraio. Ad aprile inizieremo ad andare sul territorio a recuperare i roditori», racconta Patrizia Bufo, presidente della sezione triestina dell'Enpa. Il progetto di contenimento della Nutria (Myocastor Coypus) nella zona del rio Ospo aveva già incassato mesi fa l'avvallo della Regione e del Comune di Muggia. Mancava solamente l'ok dell'Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, che, una volta ottenute le ultime integrazioni richieste lo scorso settembre, ha comunicato finalmente il via libera definitivo.A raccontare il primo passo concreto del progetto è proprio Bufo, massima carica dell'Enpa di Trieste: «L'Enpa provvederà alla formazione dei volontari di Muja Veg (l'Associazione Vegetariani-Vegani Muggia, ndr) che si occuperanno della cattura delle nutrie tramite apposite gabbie realizzate per evitare possibili traumi agli animali. La sterilizzazione verrà effettuata nei nostri ambulatori a cura di medici veterinari iscritti alla Sivae (la Società italiana veterinari per animali esotici, ndr). Alle nutrie sterilizzate verrà marchiato l'orecchio per il riconoscimento. Alla conclusione del Progetto triennale sarà inviato un dettagliato report all'Ispra».La decisione di sterilizzare la specie, evitandone così una morte cruenta, è stata promossa con forza dai volontari di Muja Veg, i quali, anche grazie a una campagna di sensibilizzazione culminata con una petizione di oltre 600 cittadini inviata alla Regione, hanno creato le premesse per opporsi al piano di eradicazione violenta varato dalla giunta Serracchiani. Supportata dall'Enpa e dall'amministrazione Marzi, Muja Veg si è dunque opposta con successo ai metodi di soppressione cruenta, come previsto dalla normativa regionale, quali "armi comuni da sparo" oppure "trappolaggio e successivo abbattimento con metodo eutanasico dell'animale mediante narcotici, armi ad aria compressa o armi comuni da sparo". La pratica prevista per contenere le nutrie si baserà invece sulla cattura degli animali e la loro successiva sterilizzazione, analogamente a quanto viene già fatto con le colonie di gatti randagi. Anche i costi della pratica chirurgica saranno gli stessi dei felini: 32 euro per i maschi, 60 per le femmine. Complessivamente la colonia muggesana di nutrie è stata stimata in una quarantina di esemplari. "I costi saranno a carico nostro e di Muja Veg - puntualizza Bufo - ma prima di arrivare alla sterilizzazione organizzeremo un corso di formazione della durata di un mese, che sarà curato dal dottor Marco Lapia e dal coordinatore regionale Enpa Gianfranco Urso. Il corso sarà riservato ai volontari di Muja Veg che fisicamente, muniti di regolare autorizzazione e con il nostro supporto, cattureranno i roditori con una gabbia ad hoc attualmente in corso di progettazione».Il progetto di contenimento delle nutrie si concluderà entro i primi mesi del 2022. 

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 20 gennaio 2019

 

 

Il Broletto salva il piano opere del Comune

La vendita vale 13,5 milioni e consentirà di bilanciare mancate cessioni di azioni Hera. Ma c'è l'incognita Consiglio di Stato

Sarà il Broletto a "salvare" il piano comunale delle opere che accompagnerà il bilancio 2019, ormai in pista di decollo. C'era qualche preoccupazione in Municipio sulla disponibilità finanziaria a supporto dei lavori pubblici, perchè l'esercizio entrante non avrebbe goduto della vendita di azioni Hera e non si sarebbe giovato dei proventi garantiti dalla cessione dell'ex Fiera. Mai disperarsi, insegna l'assessore al Bilancio Giorgio Rossi: Trieste Trasporti o Amt in liquidazione - questione ancora da dirimere - acquisteranno nel secondo semestre la vasta area in via Caduti sul lavoro, vasta area che in realtà si suddivide in due distinte porzioni per un totale di 13,5 milioni. La parte, dove insistono uffici e officine, quota 7,1 milioni ed è prontamente acquisibile. La parte dall'altra banda della strada, utilizzata come deposito, presenta invece problemi di carattere ambientale (dicasi amianto), che necessitano di verifiche. Comunque, prima che l'operazione vada a dama, occorre che il Consiglio di Stato si pronunci sulla revocazione chiesta da BusItalia (Fs) contro l'aggiudicazione del trasporto pubblico locale al consorzio delle attuali concessionarie (Trieste Trasporti, Saf, Atp, Atap): prima udienza giovedì prossimo, il verdetto di palazzo Spada è atteso a marzo. BusItalia ha già perso al Tar e allo stesso Consiglio di Stato. Dipiazza e Rossi non vogliono andare alle calende greche con il bilancio e quindi la chiusura della documentazione contabile non dovrebbe tardare. Ai Lavori pubblici si calcola che, rispetto all'esercizio precedente, al piano delle opere potrebbe mancare una decina di milioni. E'anche vero che alcuni grandi interventi - piazza Libertà e galleria Foraggi - sono già finanziati. L'assessore Elisa Lodi e il direttore dell'area, Enrico Conte, si sono confrontati soprattutto sui programmi manutentivi. Tra gli impegni più importanti, imminente la gara per affidare la progettazione del Museo del Mare al Magazzino 26.Conte spera che il 2019 possa essere l'annata dei project financing, lo strumento che governa le alleanze pubblico-private in tema di opere pubbliche. Finora è partito il centro congressi in Porto vecchio, che deve completare l'intervento nella primavera del 2020, prima di Esof. Ma la lista delle partnership ancora da definire è lunga e corposa: innovativo è il passaggio dall'appalto alla concessione di servizio per quel che riguarda i cimiteri e la pubblica illuminazione (in agosto scade la convenzione ventennale). Al project financing è affidato la prospettiva del "Ferrini" (vedi Triestina), del mercato ittico con spazio jazz al Magazzino 30 (vedi Monticolo & Foti e Segnavento), del polisportivo in via Locchi (vedi Samer). Ad allietare Rossi il tono vivace del titolo Hera (venerdì chiusura a 2,8 euro) che ha consentito la ripresa delle vendite. E degli incassi.

Massimo Greco

 

Asta da oltre tre milioni con il parking al Giulia - L'operazione immobiliare  - C'è tempo fino a domani

Sei immobili comunali in vendita, tempo fino alle 12.30 di domani per presentare le offerte che saranno aperte martedì alle 10.30. Una partita da 3,2 milioni di euro, che il Patrimonio immobiliare del Municipio ha lanciato a novembre con il dichiarato proposito di fare cassa. Sei beni dalle caratteristiche e dalla vicenda amministrativa assai differenti. La specialità proposta della maison comunale è il parking in Rotonda del Boschetto all'interno del complesso del Giulia: da solo vale 1,6 milioni, cioè la metà dell'intera asta. E' la prima volta che il parcheggio viene messo in vendita dalla civica amministrazione: è organizzato su 133 stalli, di cui 121 per auto e 12 per moto. Era balenata la possibilità di affidarlo in gestione a Esatto, poi ha prevalso il bisogno di valsente. Si rammenta che quasi di fianco all'immobile comunale, sempre nel compendio del Giulia, funziona il parcheggio condotto da Saba. L'altro primo esperimento di vendita riguarda un terreno edificabile di quasi mille metri quadrati nella residenziale via Virgilio, in zona Scorcola, acquisibile con circa 168 mila euro. Una volta ci giocavano a basket i "muloni" rionali. Dal prodotto "fresco" si passa alle vecchie conoscenze d'asta. C'è chi ha conosciuto addirittura cinque passaggi senza trovare estimatori: è il vecchio stabile di via dell'Ospitale 12, poco sopra via Donota, dietro l'ex distretto militare, assai vicino all'ex monastero di San Cipriano. Ben 1020 metri quadrati sui quali vigila la Soprintendenza: il Comune chiede 867 mila euro. Vi teneva studio lo scultore Nino Spagnoli, al quale il Comune dedicò una retrospettiva a palazzo Gopcevich nel 2007, un anno dopo la dipartita. L'edificio ha una storia plurisecolare e, nella sua lunga vita, è stato un po' di tutto: ospedale, scuola, alloggio popolare. Il Comune cerca acquirenti in altri tre modi: un semi-rudere da 118.700 euro a Servola, i cinque livelli in via San Marco 52 per 305 mila euro, i negozi in via Foscolo offerti per quasi 190 mila euro.

 

 

È ora di porre rimedio alla bruttura della Cava Faccanoni - la lettera del giorno di Carlo Quattrociocchi

Leggendo il nostro quotidiano Il Piccolo del 17 gennaio scorso, vedo pubblicata la foto di un lettore con la didascalia "Il centro dal tetto dell'Hotel Savoia". Non c'è dubbio che la vista dal tetto dell'Hotel Savoia sia molto godibile; per chi volesse provarla di persona suggerisco di recarsi all'ultimo piano del Museo Revoltella e chiedere di affacciarsi alla terrazza: lo spettacolo che si può godere è mozzafiato. Il motivo per cui scrivo questa lettera è però un altro. Proprio al centro della foto appare una delle più terribili brutture di Trieste : la cava Faccanoni.Anni fa, mi ricordo che scrissi al sindaco Dipiazza proponendo il recupero della Cava Faccanoni mediante la messa a dimora di nuovi alberi; mi fu risposto che la sistemazione della cava era già in programma ed era abbinata alla chiusura dei lavori di una galleria del passante autostradale carsico. Ora i lavori a tutte le gallerie del passante autostradale sono finiti da molti anni, ma la cava resta sempre lì come una orribile ferita nel panorama della città, soprattutto per chi viene dal mare. Per chi arriva a Trieste per nave, la cava e il rugginoso pontone Ursus sono un biglietto da visita che non rende certo onore alla bellezza della nostra città.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 19 gennaio 2019

 

 

I convogli ferroviari sono spesso pieni di container e caricano Tir - la lettera del giorno di Fabijan Fabris

Prendo spunto dalla foto pubblicata nella rubrica Ciò che non va' da parte della lettrice Valentina Irrera per segnalare che la realtà dei fatti è diversa da quanto la foto stessa pare comunicare. Abitando non lontano dalla linea ferroviaria, a Visogliano, ho notato che negli ultimi anni il traffico merci su rotaia è aumentato considerevolmente, in particolar modo container, camion e rimorchi su vagone. La frequenza dei treni è aumentata, anche grazie al minor distanziamento tra un convoglio e l'altro. Il traffico è incessante, notte e giorno, in un senso e nell'altro, 365 giorni all'anno. Prevalgono i camion turchi ma anche i container cinesi. La linea è sfruttata molto, al punto che probabilmente è satura. È raro vedere convogli vuoti o semi-vuoti: può accadere nei periodi di chiusura delle fabbriche, in occasione di festività come Natale e Ferragosto o in caso di maltempo, con le navi ferme in rada. In quei periodi i camion non caricano o scaricano, quindi non si spostano se non per riposizionarsi vuoti in attesa della ripresa dei traffici. Lo stesso vale per i vagoni che vengono spostati vuoti seguendo orari e tracce prestabilite con precisione cronometrica. È probabile che la lettrice abbia fotografato proprio uno di questi convogli vuoti o semivuoti. Ma ciò non significa che il servizio non funziona. Anzi, per fortuna esiste e funziona ritengo bene, dando respiro alle già intasate autostrade, riducendo il numero dei camion e consentendo alle auto di viaggiare con maggiore sicurezza. In questo periodo si parla tanto di No-Tav/ Sì-Tav e di investimenti strategici e sostenibili. A tale proposito ritengo che in Val di Susa/Piemonte, in Svizzera o al Brennero, come pure al nostro confine, ci sia necessità di nuovi binari - più capaci e veloci - per ridurre il rovinoso impatto del traffico su gomma e sostenere la crescita dei flussi commerciali in modo sostenibile, più sicuro e meno inquinante.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - VENERDI', 18 gennaio 2019

 

 

Seads, la tenda che pulisce i fiumi dalla plastica in pochi giorni

Due giovani ingegneri hanno inventato Seads una start up green che propone un sistema per bloccare i detriti e pulire i fiumi.

Togliere la plastica da fiumi e oceani, questo il sogno e l’obiettivo di due giovani ingegneri italiani che hanno presentato un innovativo approccio al problema. Fabio Dalmonte e Simone Botti per ridurre l’impatto dei rifiuti sugli oceani hanno ideato e brevettato un sistema di barriere galleggianti in tela che servono a intercettare i rifiuti prima che arrivino al mare. L’idea è innovativa da un lato perché propone un cambio di strategia, decidendo di risalire i fiumi per salvare i mari, dall’altro per la ricerca di semplicità che potrebbe rendere attuabile questa soluzione anche nei paesi in via di sviluppo che, non per questo, hanno meno problemi di plastica nelle loro acque. Le barriere galleggianti, da immaginare come delle grandi tende, sono in grado di reindirizzare i detriti solidi e quelli fluviali verso un bacino di raccolta dove vengono accumulati, prelevati e inviati ad una successiva fase di riciclo. La struttura è pensata in modo da costituire una soluzione permanente, è quindi disegnata per resistere a condizioni di piena e a oggetti di dimensioni rilevanti (come ad esempio tronchi di alberi) che vengono trasportati dai fiumi e manderebbe il fiume navigabile la dove lo fosse. L’idea di Fabio e Simone è stata già premiata da WWF e ha ottenuto una sponsorizzazione di Bulgari. Da Bogor, in Indonesia, è arrivata la richiesta di un primo prototipo da installare sul fiume Ciliwung, ma i due giovani ragazzi puntano a pulire i fiumi dal Gange al Nilo.

Carlo Maria Righetto

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 18 gennaio 2019

 

 

 Macchina "accerchiata" dai gabbiani in Costiera Danni e tanto spavento

È successo dopo una curva nei pressi della Tenda Rossa L'automobilista: «Ero come avvolto da una nuvola»

TRIESTE. Per un momento ha rivissuto, ma nella crudezza della realtà, con tanto di danni veri alla vettura, una delle scene del film "Gli uccelli" del famoso mago del brivido Alfred Hitchcock. Il tutto sulla Costiera triestina. È capitato a un monfalconese, V.C. le sue iniziali, che, imboccando una delle curve nelle vicinanze della Tenda Rossa, si è trovato all'improvviso letteralmente avvolto da uno stormo di gabbiani comuni, quelli che a Trieste sono noti come "cocai". «Si trovavano a bordo strada - racconta il malcapitato - perché forse stavano bevendo da qualche pozzanghera, o mangiando qualcosa sull'asfalto, poteva essere una carogna di colombo, e ovviamente, al mio arrivo, spaventati, si sono alzati tutti insieme in volo, creando una sorta di nuvola. Per qualche istante non ho visto più nulla - continua V. C. - e ho solo sentito il rumore di tanti di questi uccelli che sbattevano contro le lamiere della mia automobile. Un'esperienza che non vorrei rivivere e che mi è costata parecchio. Circa 200 euro di riparazione dal carrozziere».Incocciando la vettura del monfalconese, alcuni di questi gabbiani comuni hanno rovinato i sensori di posteggio, che normalmente sono collocati ai bordi dei paraurti, altri hanno danneggiato in parte la carrozzeria e un paio di luci. Insomma, un bel danno. alla fine, una decina di "cocai" sono rimasti sull'asfalto, morti. Enorme lo spavento per V.C.: «Per qualche momento - sottolinea l'automobilista - ho perso il controllo dell'automobile. Ci fosse stato qualcuno nelle immediate vicinanze - evidenzia - il danno sarebbe potuto essere ben più grave».Stavolta è andata relativamente bene, dunque, ma la preoccupazione - in linea generale - rimane, anche perché di situazioni di questo tipo non c'è memoria. Se il fenomeno dovesse ripetersi, bisognerebbe iniziare a domandarsi cosa stia accadendo. Un'ipotesi prova a formularla Fabio Perco, zoologo, naturalista, docente in atenei italiani e stranieri, divulgatore della biodiversità. «È difficile spiegare questa situazione - osserva - perché bisognerebbe avere informazioni più dettagliate. Ma, per quanto è dato conoscere, in base al racconto dell'automobilista, è probabile che si sia trattato di uno stormo di gabbiani comuni, in fase di migrazione dall'Europa centrale. Nel corso dell'inverno - aggiunge Perco - se il clima diventa particolarmente rigido i gabbiani comuni tendono a spostarsi, per cercare di raggiungere aree più calde. Potrebbe darsi che questo stormo - continua il naturalista e zoologo - sia sceso a terra lungo la costiera triestina, forse attratto da qualcosa che poteva essere commestibile o dall'acqua».«Spaventati dall'arrivo di un'auto - conclude Perco - si sono mossi tutti assieme, come sempre avviene, e alcuni esemplari possono aver cozzato contro la vettura, siamo però sempre nel campo delle ipotesi". A ogni buon conto, sarà opportuno che gli automobilisti che affrontano la Costiera tengano gli occhi bene aperti, perché il rischio di un incidente è elevato se ci si imbatte in uno stormo di gabbiani spaventati, specie se così numeroso.

Ugo Salvini

 

Incidenti stradali, animali selvatici tutelati solo dalle 8 alle 20 -  la lettera del giorno di Anna Peschier

Ci risiamo: vedo un capriolo investito in zona Valle delle Noghere alle 18.15 di domenica 12 gennaio scorso. Nessuna macchina si ferma, anzi, le vetture sfrecciano nel buio. Fermo la mia macchina poco distante per non abbagliare l'animale e inizio il delirio delle telefonate: per prima la Cooperativa Maya, che mi dice di chiamare il Numero 113, in quanto loro prestano servizio solo per cani e gatti; l'operatore del "113" mi consiglia di chiamare l'Azienda sanitaria locale, servizio veterinario. Intanto il povero capriolo sta soffrendo a bordo strada; passano i minuti, siamo a temperature sotto zero, al buio, e indosso il giubbetto ad alta visibilità per rallentare i "missili" che ci corrono accanto e che se ne fregano. Si fermerà poi solo un gentile signore. Telefono all'Azienda sanitaria, che mi dà il numero della segreteria del Corpo forestale, al quale lascio un messaggio urgente: verrò richiamata la mattina dopo, alle 9!Per fortuna trovo il numero dell'Enpa: interviene il dottor Marco Lapia, con un furgoncino e carica la bestiola e mi spiega che se li avessi chiamati 50 minuti più tardi non avrebbero potuto intervenire, perché possono prestare servizio solo dalle 8 alle 20.Gli interessi economici, il menefreghismo dei singoli (compreso l'idiota che ha investito l'animale senza prestare soccorso) fanno sì che a rimetterci siano sempre gli animali. Non c'è assolutamente un Pronto intervento per la fauna selvatica nelle ore di maggiore necessità, la notte. In tutto questo la Regione cosa fa? Non stanzia forestali disponibili o emana bandi ai quali nessuna associazione o cooperativa partecipa per insufficiente copertura economica offerta? A rimetterci, le bestie ferite e sofferenti e i singoli cittadini: impotenti, addolorati e tanto, tanto arrabbiati.

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 17 gennaio 2019

 

 

La rinuncia immediata ai combustibili fossili può salvare il clima

Una nuova ricerca pubblicata su Nature dice che è ancora possibile restare nel target di 1,5 gradi, è necessaria l'uscita immediata dai combustibili fossili.

Possiamo ancora farcela. Siamo in tempo per contenere l’aumento della temperatura media globale nel target di 1,5 gradi centigradi a patto, però, di mettere immediatamente in campo azioni decise sui combustibili fossili e le emissioni climalteranti. A sostenerlo un nuovo studio (Current fossil fuel infrastructure does not yet commit us to 1,5 °C warming) pubblicato dalla rivista “Nature”, per dimostrare  che è ancora nelle nostre mani la possibilità di evitare gli impatti negativi generati dal riscaldamento globale su cui, solo un paio di mesi, ci aveva messo in guardia il report speciale confezionato dall’ Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change, organo scientifico di supporto alla Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite). Clima: temperature in aumento e CO2 record: secondo nuovo report Lo studio ha rivelato che se tutte le infrastrutture legate all’uso dei fossili, in base alla scadenza della loro vita utile, venissero via via sostituite da nuove costruzioni a zero emissioni, ci resterebbe una possibilità del 64% di centrare l’obiettivo prefissato a Parigi nel 2015. “È di sicuro una buona notizia”, ha dichiarato Christopher Smith, dell’Università di Leeds, prima firma della ricerca, “ma c’è comunque un rovescio della medaglia: stiamo dicendo che non possiamo più costruire nulla, da ora in poi, che si alimenti con i combustibili fossili e che quindi generi gas serra“. In genere, la durata della vita utile delle centrali a carbone è fissata in 40 anni, 15 anni per le auto e 26 anni per gli aerei. Lo studio, inoltre, presuppone anche un rapido cambio nello stile di vita dei consumatori, soprattutto per quanto riguarda il comparto alimentare: va cessato il consumo di carne e latticini (ricordiamo che il settore gli allevamenti produce più gas serra dell’intero settore dei trasporti globali). Va detto, però, che in questo campo c’è un certo grado di incertezza. Come per i lavori dell’Ipcc, infatti, anche qui non sono stati considerati diversi fattori difficili da quantificare (definiti “tipping points”), che possono incidere in modo sensibile sul calcolo. Uno su tutti, lo scioglimento del permafrost e il conseguente metano rilasciato. Un fatto che potrebbe accorciare, e di molto, il tempo a disposizione per mettere in salvo il clima e il benessere dei cittadini.

Ivan Manzo

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 17 gennaio 2019

 

 

Bonus ai pescatori che recupereranno la plastica dal mare - il progetto della Regione

«La lotta all'inquinamento marino provocato dalla plastica vedrà la Regione, attraverso una sinergia a livello parlamentare, promotrice di un'iniziativa che coinvolgerà i pescatori, ai quali verrà riconosciuto un contributo economico per i materiali che porteranno a terra destinati al riciclo». Lo ha annunciato ieri a Trieste l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro intervenendo alla Conferenza "Un mare di plastica", cui hanno partecipato tra gli altri il prefetto Annapaola Porzio e l'assessore comunale Luisa Polli, nel corso della quale la biologa marina Paola Del Negro ha parlato delle pesanti conseguenze sulla salute umana provocate dalla quantità di plastiche presenti negli oceani e nei nostri mari. In particolare, è stata illustrata la formazione, attraverso le correnti, di ben cinque isole costituite da immondizie (all'80% di materiali plastici), di cui una nel Nord del Pacifico grande quanto la Gran Bretagna. Come ha sottolineato Scoccimarro, si legge in una nota della Regione, «la sensibilità verso l'ambiente è profondamente cambiata. Anche da parte delle istituzioni pubbliche, che mai oggi deciderebbero, come nel 1972 a seguito dell'attentato alla Siot, di scaricare olio esausto in una grotta del Carso». «Un cambiamento culturale - così l'assessore - che va favorito e in qualche modo incentivato, come nel caso dell'iniziativa che coinvolgerà i pescatori, i quali, a differenza di quanto accade ora, non dovranno pagare per lo smaltimento delle plastiche recuperate in mare, ma anzi per questo si vedranno corrispondere un riconoscimento».

 

 

Dall'ex Fiera a via Flavia Lo sbarco di massa dei big dei supermarket

Raffica di nuove aperture da parte dei colossi della grande distribuzione Tra due mesi il via alle demolizioni a Montebello. Lidl e Aldi preparano il bis

La trasformazione dell'ex comprensorio della Fiera di Montebello in centro commerciale con probabile supermercato annesso. L'apertura di altri due ipermercati targati Aspiag-Despar. L'imminente sbarco in grande stile di un colosso della spesa low cost come Lidl, anticipato da quello di un altro big del settore del calibro come Aldi. E ancora il ventilato arrivo di Carrefour sempre in zona Campo Marzio e il progetto di rilancio in chiave commerciale del Silos. Mai come in questa fase, insomma, Trieste fa gola ai colossi della grande distribuzione, pronti a "litigarsi" gli spazi pur di accaparrarsi la posizione più strategica e la clientela più propensa a riempire il carrello della spesa. Di fronte a tanto interesse da parte di simili corazzate Potemkin non può però non sorgere qualche dubbio. La città infatti è in costante calo demografico e viene da chiedersi pertanto se l'attuale "esercito" di consumatori triestini garantirà un giro d'affari in linea con le attese dei promotori di così tante nuove iniziative imprenditoriali. La fiera - Il progetto forse più atteso, in questa fase, è quello di Montebello. Entro due mesi prenderanno il via gli imponenti lavori di demolizione dell'ex Fiera. Tra due anni quella fetta di città conterà sull'insediamento di una superficie commerciale di vendita al minuto superiore a 15 mila metri quadrati. La Mid immobiliare, l'impresa che ha acquistato l'area, sta attendendo alcuni permessi per azionare ruspe e escavatori e radere al suolo i vecchi padiglioni dell'ente fieristico. Un progetto da 65 milioni di euro, voluto e finanziato dall'imprenditore carinziano Walter Mosser, che per quegli spazi pensa a ristorazione, shopping, intrattenimento, fitness. Un progetto che cambierà radicalmente il volto della zona anche perchè il gruppo austriaco si è impegnato a realizzare a proprie spese anche alcune opere di carattere viario e infrastrutturale, come il doppio senso di marcia nell'ultima parte di via Rossetti e un'ampia alberatura centrale. Campo Marzio - Un'altra zona destinata rapidamente a cambiare fisionomia è quella di Campo Marzio. Lì, come noto, sbarcherà Lidl e, stando ad indiscrezioni, pure il maxi store di un altro colosso del calibro di Carrefour. Una concentrazione di grandi marchi paragonabile a quella che interesserà a breve pure via Flavia, dove stanno per aprire i battenti Obi, McDrive e Roadhouse. E dove, da pochi giorni, è stato inaugurato un nuovo EuroDespar. L'ultimo grande "gioiello" della già pur numerosa famiglia Despar in città, verrebbe da pensare. E invece no perchè il gruppo Aspiag Service-Despar ha in cantiere l'apertura di un secondo nuovo supermercato di ampie dimensioni, anche se non ne svela ancora la location. Operazione bis - Che la formula del "raddoppio" delle insegne vada di moda, del resto, lo dimostrano altri grossi nomi della grande distribuzione. Lo scorso primo dicembre il Gruppo Bricofer, dopo aver rinnovato il punto vendita Bricofer di via Valmaura, ha inaugurato nella stessa area commerciale Dhomusm una nuova realtà dedicata alla casa. E ancora: la multinazionale tedesca Aldi mira ad aprire un altro negozio dopo quello inaugurato lo scorso anno in via de Coroneo. E Lidl che, come già detto, sbarcherà in Campo Marzio negli spazi occupati fino a pochi mesi fa da Il Piccolo, aprirà nei prossimi mesi pure un supermercato nell'area dell'ex Sadoch in zona Ippodromo. Il progetto Silos - Nella mappa, almeno in teoria andrebbe inserita anche la trasformazione del Silos. Su quell'iniziativa, però, ormai puntano in pochi visti gli anni persi tra progetti, annunci e frenate che hanno portato al degrado attuale. Nel caso vedesse mai la luce, comunque, anche quel progetto proporrebbe un'ampia parte commerciale e un supermercato. Che finirebbe peraltro per "scontrarsi" con la vicinissima Pam davanti alla stazione. E che, un domani, potrebbe anche dover fare i conti con i marchi interessati a sbarcare in Porto vecchio. La linea del comune - «L'arrivo di questi investimenti non può che renderci soddisfatti - valuta l'assessore al Commercio, Lorenzo Giorgi - soprattutto perché offrono posti di lavoro e in alcuni casi, come ad esempio il progetto nell'ex Fiera, riqualificano una zona. Certamente, alcune nuove aperture sono la conseguenza della difficoltà di qualcun altra realtà. Alla fine, però, il bilancio finale è ancora positivo. Tuttavia, con i residenti che diminuiscono e non sono compensati dall'aumento dei turisti, il Comune è chiamato a svolgere un lavoro a supporto soprattutto dei piccoli commercianti, salvaguardo quelle imprese, magari a conduzione familiare, che più di altre rappresentano il nostro commercio». Centri Commerciali - Investimenti su investimenti, aperture su aperture, eppure già alcune realtà soffrono. Lo dimostrano i centri commerciali. Il Giulia ha ricevuto importanti boccate d'ossigeno grazie all'investimento targato Piero Coin e allo sbarco poco prima di Natale di Unieuro che sta fungendo da grande attrattore, eppure zoppica ancora. E soffrono ancora di più le Torri d'Europa. Intere zone di quel centro commerciale aperto nel 2003 con mirabolanti prospettive sono chiuse. E i fori vuoti faticano a trovare nuovi inquilini. Anche per colpa degli impegnativi prezzi richiesti. Basta pensare che uno spazio di 784 mq, attualmente locato, è sul marcato a 1 milione 350 mila euro.

Laura Tonero

 

 

Rigassificatore, strada in salita Ma Zagabria: nessuno stop

Veglia: manifestazioni di interesse per 560 milioni di metri cubi l'anno, l'impianto ne movimenterà 2,6 miliardi. Il ministro: importante l'indipendenza energetica

FIUME. L'operazione si preannuncia piena di difficoltà, ma il governo croato andrà fino in fondo: il rigassificatore di Veglia si farà, malgrado lo scarso interesse all'acquisto del gas emerso fin qui, con due sole aziende - entrambe di proprietà statale croata - che si sono dette pronte a rilevare quote della movimentazione annua del terminal. Un terminal fortemente voluto da Usa e Ue per impedire il dominio russo nelle forniture di metano. A fare il punto è stato il ministro croato ad Ambiente ed Energia, Tomislav Coric, annotando come Zagabria non intenda più fare marcia indietro. «Gli argomenti sui quali basare la costruzione del rigassificatore - così le parole del ministro - non possono essere soltanto quelli della convenienza e dell'interesse per i contratti di fornitura. La Croazia ha l'obbligo di garantirsi l'indipendenza in campo energetico, il che presuppone la diversificazione delle fonti. E noi abbiamo inserito il rigassificatore in questo contesto». Coric ha ammesso che finora non c'è stata la corsa in massa alle future forniture di gas dall'impianto di Veglia. La compagnia petrolifera Ina e l'Azienda elettrica croata hanno fatto sapere di essere interessate all'acquisto di 560 milioni di metri cubi annui: non un granché, dato che nella struttura off-shore da impiantare nelle acque di fronte a Castelmuschio (Omisalj) si potrebbero movimentare circa 2,6 miliardi di metri cubi di gas l'anno. Per diventare remunerativo, l'impianto off-shore dovrebbe erogare almeno 1,5 miliardi di metri cubi annui. Una quota che a oggi appare lontanissima da raggiungere. Se otterrà l'ok definitivo (prima di concludere il contratto d'acquisto della nave metaniera Zagabria deve varare la delibera di investimento), il progetto comporterà un esborso di 360 milioni di euro, laddove l'Ue ha già stabilito di assegnare alla Croazia 100 milioni a fondo perduto. Coric ha rivelato che due aziende ungheresi, Mvm e Met, hanno inviato a Zagabria una lettera d'intenti sull'interesse a rilevare quote di proprietà del rigassificatore. «Anche se accettassimo le due offerte magiare - ha detto il ministro - la maggioranza dell'impianto resterà in mano croata. Se poi non arriveremo a un accordo con gli ungheresi, Zagabria provvederà con i propri mezzi a trasformare una nave metaniera in rigassificatore».Lo Stato resta così sordo alle proteste che arrivano dal Quarnero. Le municipalità di Veglia, in prima fila quella di Castelmuschio, appoggiate dalla Regione Quarnero e Gorski kotar, da ambientalisti e cittadini, non vogliono sentire parlare di rigassificatore a mare, in un'area nella quale turismo e pesca sono asset decisamente importanti; non si opporrebbero invece - hanno già fatto sapere - a un terminal sulla terraferma, nelle vicinanze dell'ex azienda petrolchimica Dina, sempre a Castelmuschio. 

Andrea Marsanich

 

 

NASCE "creativamente" -  Patto tra 11 associazioni Il volontariato va in rete

Sono 11 le associazioni che si sono unite per dare vita al nuovo progetto "CreativaMente Volontari", sostenuto dalla Regione con risorse statali. La novità, presentata ieri, prevede un anno di formazione e attività per giovani tra i 18 e i 30 anni nel mondo del volontariato. I ragazzi verranno coinvolti da domani in esperienze "sul campo", fra tirocini ed eventi aperti al pubblico. A CreativaMente collaborano Alt (dipendenze), Aias (disabilità), Arsia (sostegno psicologico ai familiari di persone con disagio psichico), Gau (che ha lo scopo di dare una mano a chiunque sia in stato di necessità), Jambogabri (aggregazione fra i giovani all'insegna della musica), MiTi (contro il rischio d'isolamento ed emarginazione), Officina (iniziative musicali, teatrali e culturali), Fuoric'entro (inclusione con lo sport), Cukè (disabilità fisiche, intellettive e relazionali), Stelle sulla Terra (accompagnamento dei ragazzi con Dsa nel percorso scolastico) e Terra del Sorriso (autonomia personale e sociale dei diversamente abili).

Micol Brusaferro

 

 

A San Giovanni l'Aperitivo è verde e in compagnia delle api

Al via da oggi il ciclo divulgativo promosso dal Centro di educazione ambientale

 Il Centro di educazione ambientale urbano, in collaborazione con il Centro di salute mentale diffuso, propone per il secondo anno consecutivo l'Aperitivo verde, un appuntamento divulgativo "light" che intende coinvolgere le persone con il pollice verde, interessate all'agricoltura, curiose e attente in generale alle tematiche ambientali. Il primo incontro è previsto oggi alle 18.00, nel padiglione V di via Weiss 14, all'interno del comprensorio dell'ex Opp. «Questa settimana parleremo di apicoltura - spiega la coordinatrice del Centro Tiziana Cimolino - e sarà Livio Dorigo, presidente del Circolo Istria, una vita dedicata alla zootecnia e alla veterinaria, da anni impegnato su questo "dolce" versante, a iniziare l'esplorazione di quel mondo particolare che è quello delle piccole operaie. L'Aperitivo verde vuole essere un momento di approfondimento leggero e informale - continua la coordinatrice - che dà la possibilità di conoscere e istruirsi con il bicchiere a portata di mano! Ogni intervenuto, in questa nuova serie, potrà portare un proprio argomento da approfondire, per esempio il taglio di un albero, la raccolta differenziata, le fonti rinnovabili, l'utilizzo e consumo dell'acqua pubblica».L'obiettivo del gruppo di associazioni che fanno capo al Centro di educazione ambientale urbano è di sensibilizzare i cittadini alla cura dell'ambiente e alla tutela dei beni comuni, tutti visibili, come l'acqua e l'aria, che rappresentano la base della vita. Il ciclo di aperitivi si apre dunque con una ricognizione nel mondo delle api. Livio Dorigo sarà guida per tutti coloro che intendono conoscere le dinamiche dell'alveare, con particolare riguardo per quell'ape locale, carsolina e istriana, capace di volare e fare il proprio raccolto nonostante i refoli della bora. L'incontro sarà pure occasione per conoscere i diversi mieli prodotti territorialmente, le loro caratteristiche e qualità, e tante altre spigolature. L'ospite informerà inoltre i presenti sul corso di apprendimento dell'apicoltura che partirà con lezioni teoriche e successivamente pratiche in uno spazio dedicato all'interno del comprensorio dell'ex Psichiatrico. Il corso inizierà a fine mese e si protrarrà sino a primavera. Per informazioni su questo e i prossimi Aperitivi verdi il telefono è il 3287908116.

Maurizio Lozei

 

 

 

 

PUNTO INFORMATICO - MERCOLEDI', 16 gennaio 2019

 

 

Elettrosmog: il TAR tira le orecchie allo Stato - Il TAR del Lazio costringe lo Stato italiano ad informare i cittadini circa i potenziali rischi per la salute legati all'uso degli smartphone.

Con una sentenza destinata a far discutere, il TAR del Lazio ha dato ragione alla Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog(A.P.P.L.E.) in una causa che vedeva l’associazione stessa sfidare Ministero della Salute, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Correva l’anno 2014 e, a distanza di un quinquennio, il caso si chiude con la vittoria dell’associazione. L’Associazione [A.P.P.L.E. ndr] è senza fini di lucro, è apartitica, è a carattere popolare ed ha lo scopo principale di promuovere, attraverso l’azione dei suoi Soci, la tutela della salute e dell’integrità degli esseri viventi e dell’ambiente dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, statici o variabili, generati artificialmente e da tutte le forme di inquinamento chimico, fisico, radioattivo e biologico. Si tratta di una causa che arriva da lontano e che mette all’indice gli organi ministeriali per inchiodarli alle proprie responsabilità in merito all'”inerzia serbata dalle Autorità intimate in relazione all’atto di diffida del 28 giugno 2017, formulato dalla ricorrente e diretto a promuovere l’adozione di tutti i provvedimenti finalizzati all’informazione capillare della popolazione, compresa la fascia dei soggetti più a rischio (bambini, adolescenti) sui rischi a breve e lungo termine per la salute dovuti all’uso dei telefoni mobili (cellulari e cordless) e sulle indispensabili misure cautelative da adottare durante il loro utilizzo“. Elettrosmog: la decisione del TAR del Lazio Lo Stato avrebbe dovuto provvedere all’avvio di una specifica campagna informativa, ma così non è stato ed ora la sentenza intima ai vari ministeri di darne avvio. Entro il prossimo semestre, quindi, le Autorità avranno il dovere di assicurare alla popolazione idonea informazione sui rischi per la salute dei cittadini, a breve e lungo termine, quali descritti nelle più recenti acquisizioni scientifiche, dovuti all’uso dei telefoni mobili (cellulari e cordless) e sulle indispensabili misure cautelative da adottare durante il loro utilizzo, con particolare riferimento alla fascia dei soggetti più a rischio (bambini, adolescenti) Durante il dibattimento, l’associazione avrebbe prodotto documenti tratti dalla letteratura scientifica “dai quali emerge che l’utilizzazione inadeguata dei telefoni cellulari o cordless, comportando l’esposizione di parti sensibili del corpo umano ai campi elettromagnetici, può avere effetti nocivi per la salute umana, soprattutto con riguardo ai soggetti più giovani e, quindi, più vulnerabili, potendo incidere negativamente sul loro sviluppo psico-fisico“. Le parti ricorrenti, da parte loro, si sono limitate ad invocare l’inammissibilità della richiesta, senza obiettare nel merito. Una volta respinta l’inammissibilità, è rimasto pertanto sul piatto il merito della contestazione: c’è o no un rischio per la salute? Sussiste o meno un obbligo di comunicazione ai cittadini al fine di favorire la massima consapevolezza circa le necessarie cautele da far proprie nell’uso quotidiano dei dispositivi mobile? La sentenza richiama pertanto al parere del Consiglio Superiore di Sanità del 15 novembre 2011, secondo cui l’istituto “ha rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non è dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non possa essere del tutto esclusa in relazione ad un uso molto intenso del telefono cellulare“. Ai tempi il medesimo rapporto raccomandava di “mantenere vivo l’interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema, in attesa che le nuove conoscenze risolvano le attuali aree di incertezza, suggerendo nel contempo l’avvio di una campagna d’informazione al pubblico al fine di promuovere e incoraggiare un uso responsabile del telefono, soprattutto in relazione ai bambini che tendono ad essere avvicinati all’uso del telefono cellulare in età sempre più precoce“. Tale campagna non ha però mai preso il via, quindi il TAR chiede ora che le parti assolvano ai propri obblighi con solerzia: La predetta campagna di informazione e di educazione ambientale dovrà essere attuata nel termine di sei mesi dalla notifica o, se anteriore, dalla comunicazione in via amministrativa della presente sentenza, avvalendosi dei mezzi di comunicazione più idonei ad assicurare una diffusione capillare delle informazioni in essa contenute La campagna, specifica la sentenza, dovrà essere “rivolta all’intera popolazione“, dovrà avere ad oggetto “l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile” e dovrà informare circa i rischi per la salute e per l’ambiente correlati ad un uso improprio dei dispositivi indicati. Cosa dice il Ministero della Salute Sebbene il percorso giudiziario che ha portato alla decisione del TAR sia ormai di lungo corso, la situazione non è cambiata troppo. Sul sito del Ministero della Salute le indicazioni sono sempre le stesse, si basano su un parere del 19 marzo 2013 e fanno appello alle ricerche effettuate dall’OMS: Ad oggi, secondo l’OMS, non è stato dimostrato alcun effetto sanitario avverso causato dall’uso dei telefoni cellulari, ma ulteriori ricerche sono in corso per colmare residue lacune nelle conoscenze. In particolare, le evidenze scientifiche attualmente disponibili tendono, nel loro complesso, a deporre contro l’ipotesi che l’uso dei telefoni cellulari comporti un incremento del rischio di tumori intracranici. D’altra parte, non sono ancora disponibili osservazioni a distanze superiori ai 15 anni dall’inizio dell’uso e per esposizioni iniziate durate l’infanzia e l’adolescenza. Pertanto, in linea con quanto raccomandato dall’OMS, è opportuno proseguire la sorveglianza epidemiologica dell’andamento dei tumori cerebrali nel tempo e gli studi di coorte prospettici attualmente in corso. Il ministero promette inoltre continua sorveglianza sul tema. Interessante è il fatto che la questione trovi una sua conclusione proprio mentre il mondo delle reti sta cambiando: con il 5G ormai alle porte, ogni studio dovrà essere ricalibrato sulle nuove tecnologie del mobile e dell’IoT, così che la maggior pervasività e l’utilizzo di nuove frequenze possano essere attentamente studiati in ottica di lungo periodo. Cosa dice l’OMS Le ultime risultanze divulgate dall’OMS risalgono al 2014 e ricordano come l’elettromagnetismo sia stato classificato dall’International Agency for Research on Cancer (pdf) tra le possibili cause di carcinoma per l’uomo. Ciò nonostante, tutti gli studi della World Health Organization concludono con l’assenza di risultanze: nessun effetto di breve termine registrato, nessun possibile impatto immediato per la salute, nessun disturbo cerebrale. Rimane tuttavia un principio di cautela: ad oggi non è dimostrabile che nel lungo periodo i campi elettromagnetici prodotti dalla telefonia mobile non possano avere effetti deleteri sull’organismo, ma tali studi necessitano di periodi molto lunghi per poter raccogliere evidenze statistiche sufficienti. Essendo gli studi sull’elettromagnetismo iniziati soltanto negli anni ’90, ad oggi non è ancora possibile dimostrare – né negare – qualsivoglia correlazione consequenziale. L’OMS ha nel tempo percorso la strada della prudenza: siccome non si può ancora affermare nulla con certezza, è utile evitare allarmismi così come è cosa intelligente adoperare alcuni piccoli accorgimenti a salvaguardia della propria salute. Tra questi ultimi si consiglia l’uso dell’auricolare per distanziare lo smartphone dal corpo; si consiglia altresì di non tenere i cellulare vicino a sé durante le ore notturne; si consiglia infine alle madri in gravidanza o allattamento di non utilizzare lo smartphone per evitare che il bambino possa essere troppo vicino al relativo campo magnetico. Semplici precauzioni, best-practice quotidiane a costo zero che, se non altro, fungono da elemento coercitivo per stimolare l’informazione e la consapevolezza sul tema.

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 16 gennaio 2019

 

 

Al palo la delibera su Porto vecchio

Prova di forza tra Fi e Lega: rinvio bis in commissione Dipiazza voleva fosse la prima misura varata nel 2019

Slitta la delibera sulle direttive per lo sviluppo di Porto vecchio. A dispetto del sindaco, che voleva farne la prima misura approvata nel 2019, ieri la sesta commissione del Consiglio ha rimandato a martedì prossimo la trattazione definitiva del testo, mentre la prima seduta d'aula si terrà lunedì. Un impiccio nato sullo sfondo delle recenti tensioni fra forzisti e leghisti in maggioranza. La mattinata è iniziata con l'audizione del segretario generale del Porto, Mario Sommariva, convocato su richiesta dei consiglieri dal presidente di commissione Salvatore Porro. Sommariva ha presentato le prerogative dell'Adsp in materia di Porto vecchio, concessioni, punti franchi. All'intervento dell'Adsp è seguito il dibattito fra commissari, che ha visto il gruppo di Forza Italia piuttosto battagliero nei confronti della giunta, incarnata in aula dall'assessore all'Urbanistica Luisa Polli.Il consigliere azzurro Bruno Marini ha dichiarato: «Finora gli interventi in Porto vecchio sono stati gestiti in maniera un po' confusa, frammentaria. Sono state prese decisioni francamente discutibili come l'esclusione dell'Icgeb dagli enti insediati nell'area. Una scelta di cui non si conosce ancora autore e movente. È ora di chiarire le cose: a tal fine ritengo che la giunta debba definire in delibera un impegno vincolante a costituire un ente cui siano demandate le capacità operative in Porto vecchio». Anche l'azzurro Michele Babuder ha portato i suoi «contributi»: «Ritengo che bisogni dare una connotazione urbanistica precisa alle nuove aree: pedonale, prevalentemente pedonale o di collegamento viabilistico. Non ritengo che il Porto vecchio debba diventare un'arteria di scorrimento per le Rive». Babuder ha anche rivendicato la necessità «di un carattere pubblico della futura struttura di gestione». La presa di posizione forzista si è conclusa con osservazioni analoghe da parte del consigliere Guido Apollonio. Così invece il dem Marco Toncelli: «La società di gestione non capisco perché faccia tanto spavento ad alcuni componenti della maggioranza, in particolare Forza Italia, essendo linee guida è scritta come una previsione. Il Comune non ha le risorse per gestire nei dettagli uno spazio come il Porto vecchio. In un discorso di competenze non è nulla di scandaloso che si vada ad attingere anche nel privato, non è una cosa scandalosa. Certe paure sono forse un retaggio di antichi "no se pol"». Tra gli altri, anche la consigliera della lista civica Insieme per Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat, ha chiesto maggiori particolari sulla società di gestione. L'assessore Polli si è detta disponibile a valutare la possibilità di inserire in delibera che la forma definitiva della società di gestione debba essere votata dal Consiglio. Le osservazioni che Forza Italia ha indirizzato alla giunta, nella fattispecie a una sua esponente leghista, sono state collocate da diversi addetti ai lavori nel contesto delle tensioni interne alla maggioranza, ma anche ai forzisti stessi. 

Giovanni Tomasin

 

La società di gestione e i tempi sono i nodi "caldi" del testo

Gli elementi più dibattuti del documento prodotto dalla giunta sono la struttura che opererà nell'area ma anche il tema della residenzialità

La società di gestione, la tempistica, le percentuali di residenzialità. Sono alcuni dei punti deboli della delibera sullo sviluppo di Porto Vecchio individuati dalle forze politiche nella VI commissione di martedì e nella riunione della settimana scorsa. Il passaggio riguardante la società di gestione, il punto 7 della delibera, è in effetti alquanto generico. Tra gli impegni si legge soltanto «costituire una struttura all'uopo dedicata che possa curare la trasformazione, valorizzazione e gestione nel tempo del Porto Vecchio, anche attraverso il coinvolgimento di ulteriori soggetti pubblici o soggetti privati secondo le forme di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico». La IV circoscrizione aveva anche proposto, in sede di osservazioni, di definire al 51% la partecipazione minima del pubblico all'impresa, in modo da mantenerne il controllo. La proposta è stata però controdedotta dal Comune, che la riteneva troppo restrittiva. La società di gestione è una questione su cui il centrosinistra rivendica di aver voce in capitolo, anche perché il suo primo fautore è il consigliere regionale dem Francesco Russo, fin dai quando sedeva sugli scranni del senato. Un altro punto si cui si chiede maggiore dettaglio (per quanto sia un tema da trattare in sede di piano regolatore) è la residenzialità. Nella delibera si legge: «Dovrà essere valutata la possibilità di consentire l'ammissibilità della funzione residenziale, ai fini di garantire, tra l'altro, una presenza stabile di persone, pur se in termini ridotti, anche in relazione all'attuali previsioni demografiche e senza squilibrare l'assetto complessivo della città. In ogni modo la quota di funzioni residenziali aggiuntiva non dovrà eccedere i limiti di legge (standard urbanistici) che implicano nuove urbanizzazioni secondarie. In tale contesto si dovrà valutare lo sviluppo del Porto Vecchio anche quale continuazione del Centro Storico - "quarto borgo"».Da sempre le forze politiche dibattono sull'opportunità o meno di includere aree residenziali nel futuro sviluppo di Porto Vecchio: il sindaco afferma da tempo che una certa percentuale sia necessaria. Certo è che la formula adottata dalla delibera non scioglie molti dubbi sulle future prospettive in materia. Un'altra perplessità riguarda le tempistiche. Secondo quanto dichiarato dall'assessore all'Urbanistica Luisa Polli in sede di commissione, la trafila della modifica al piano regolatore successiva all'approvazione della delibera dovrebbe prendere non più di un anno. Anche dando per buona questa lettura, in ogni caso, si arriverebbe alle soglie dell'ultimo anno della giunta Dipiazza. 

 

 

"Piano verde" a Montebello fra l'ippodromo e la galleria

Maxi pulizia dell'area e sistemazione degli alberi a garanzia della sicurezza Gli interventi interessano anche piazzale De Gasperi. Spesa di 100 mila euro

Sono iniziati i lavori per la sistemazione dell'area verde nella zona di Montebello. In particolare, si sta operando sugli alberi di piazzale De Gasperi e su quelli lungo il versante di viale Ippodromo, che funge da sponda a una delle due diritture della pista di trotto, fra l'uscita della galleria di piazza Foraggi e l'ingresso dello storico impianto dedicato all'ippica. Si tratta di interventi attesi da tempo, soprattutto per quanto concerne il secondo; in questo caso l'opera è di notevole rilievo, in quanto bisogna riordinare una superficie di circa 3 mila metri quadrati, dove ci sono alberi da tempo lasciati crescere senza limiti. Inoltre, essendo il versante oggetto dell'intervento un'area sulla quale da anni non sono state effettuate operazioni di pulizia, è facile immaginare che gli addetti dovranno procedere anche con una radicale pulizia del fondo in erba, diventato nel tempo una piccola boscaglia. Va anche tenuto conto del fatto che l'intera area dell'ippodromo è spazzata dal vento che scende senza ostacoli da Rozzol, perciò in alcuni punti si raccolgono immondizie e rifiuti che nessuno, in questi anni, ha provveduto a rimuovere. «Si lavora nel contesto di un'area patrimoniale - spiega l'assessore comunale ai Lavori pubblici, Elisa Lodi - perciò, in base a un appalto, che è previsto ogni anno per la sistemazione delle aree verdi di competenza dell'amministrazione, questa volta è stata individuata la zona di Montebello come punto d'intervento, perché siamo consapevoli dell'urgenza di questo lavoro. L'appalto comporta, complessivamente, una spesa per le casse comunali di circa 100 mila euro - aggiunge l'esponente della giunta Dipiazza - e, per quanto concerne nello specifico il verde di viale Ippodromo, stiamo procedendo con la messa in sicurezza delle alberature e il riordino generale dell'area». In piazzale De Gasperi, invece, si tratta di intervenire sugli alberi che fanno da cornice all'area centrale asfaltata. Già da lunedì gli addetti hanno iniziato a potare gli alberi più alti e a tagliare le fronde più pesanti. In qualche caso, sarà necessario procedere anche con l'eliminazione, totale o parziale, di alcuni fusti, per garantire la sicurezza a quanti utilizzano il piazzale, spesso frequentato da bambini, da anziani e da persone che portano a passeggiare i cani. Soddisfazione per l'avvio dell'intervento in viale Ippodromo è stata espressa da Stefano Bovio, uno dei soci della Nord Est Ippodromi, la spa di Treviso che ha in gestione l'impianto del trotto, sulla base di una concessione emessa dal Comune. «Il 2019 - ha spiegato - è iniziato già bene, grazie alla notizia arrivata dal ministero per le Politiche agricole e forestali, competente per l'organizzazione delle corse a livello nazionale, che ci ha concesso un numero di convegni maggiore di quello che abbiamo avuto lo scorso anno. Ora - aggiunge -, grazie all'intervento di pulizia in corso, potremo disporre di un impianto ancor più bello e accogliente, nel quale poter richiamare un buon pubblico». Sarà dunque l'intera area che da piazza Foraggi porta alla ex Fiera a beneficiare dell'opera. 

Ugo Salvini

 

ACEGASAPSAMGA - Recuperati 27 abeti ora sotto esame per un reimpianto

Oltre 130 alberi, tra sintetici, veri con e senza radici sono stati il primo risultato della nuova edizione dei Sabati ecologici inaugurata sabato scorso. Lo staff di AcegasApsAmga era presente, insieme alla Forestale, al parcheggio del Ferdinandeo ad assistere i cittadini per la raccolta degli alberi natalizi dismessi e valutare la possibilità di reimpiantare quelli con radici. Il bottino al termine della giornata ha premiato l'iniziativa, mostrando una proficua raccolta di oltre 130 piante, pur trattandosi della primissima edizione di quest'evento, per un totale di oltre 800 chilogrammi. E, a seguito delle valutazioni della Forestale, sono state selezionate 27 piante che saranno poste sotto verifica per un tempo adeguato a confermare la possibilità di piantumarle o meno, per poi procedere al loro reimpianto.

 

 

Megacentro "Noghere" Riparte il count down

Concessa alla società proponente una proroga di tre anni per sbloccare le opere di urbanizzazione e dunque il progetto

MUGGIA. Nuova puntata per l'iter del centro commerciale "Valle delle Noghere". L'Immobiliare Nordest ha chiesto al Comune una proroga dei termini della Convenzione urbanistica per dare corso al Piano attuativo comunale sottoscritta anche con Teseco. Il documento è passato con i voti del centrosinistra. Contrari M5S, Obiettivo comune, Lega e Fdi. La storia della megastruttura che dovrebbe sorgere alle Noghere su un'area di 225 mila metri quadrati per la realizzazione di un complesso con volumetria non superiore a 675 mila metri cubi affonda le proprie radici all'epoca della prima giunta Nesladek, al dicembre del 2009, quando venne approvato il Piano per realizzare la struttura. Successivamente venne chiesto e ottenuto da Teseco di prorogare i termini per la presentazione e la realizzazione dei progetti per le opere di urbanizzazione primaria relative all'area verde di competenza. Questa parte delle opere era stata bloccata dal ritrovamento di amianto, non rilevato in fase di caratterizzazione, un imprevisto che aveva fatto optare la Teseco per la richiesta di una dilazione delle tempistiche, che venne votata favorevolmente dal Consiglio comunale a gennaio 2013. Dopo un lunghissimo silenzio, il progetto è tornato sui banchi del Consiglio pochi giorni fa. Il primo nuovo passo dell'Immobiliare Nordest era in realtà stato compiuto il 29 marzo scorso, quando la giunta comunale aveva preso atto dell'acquisto da parte dell'Immobiliare di due particelle Ezit, necessarie alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, inizialmente in capo a Teseco, relative alla viabilità di accesso con tanto di rotonda sulla via di Saline. Ancora oggi i progetti edilizi che daranno vita al nuovo centro commerciale non sono noti. Fra le opere di urbanizzazione primaria, da realizzare gratuitamente, di sicuro c'è l'impegno dell'Immobiliare a creare un'area destinata a verde attrezzato di uso pubblico e una pista ciclabile per una superficie non inferiore a 34.010 metri quadrati. Per Teseco l'impegno era la realizzazione di un'area destinata a rimboschimento, tutela e protezione della zona residenziale per una superficie non inferiore a 26.577 metri quadrati, nonché una pista ciclabile. Nel 2015 però è stata dichiarata la parziale decadenza di questi obblighi per Teseco a causa del mancato rispetto delle tempistiche da parte sua. Con quest'ultima delibera del Consiglio, dopo aver provveduto a presentare una nuova fideiussione a garanzia delle opere di viabilità inizialmente a carico di Teseco, per un importo di quasi 445 mila euro, l'Immobiliare ha per l'appunto chiesto e ottenuto dal Comune una proroga di tre anni dei termini di validità della Convenzione stessa. «La proroga - spiega il vicesindaco Francesco Bussani - consentirà alla società di avere un più ampio margine per poter intervenire. L'area delle Noghere è molto estesa ed è indubbiamente strategica non solo per Muggia ma per tutta la provincia.

Riccardo Tosques

 

 

Trieste "culla" del volontariato Boom di nuove associazioni

Dalla lotta alle dipendenze all'ecologia passando per la cittadinanza attiva "Battezzate" in pochi giorni tre nuove realtà. Decisiva la spinta dei giovani

L'impegno delle associazioni culturali e sociali a Trieste è in costante aumento. Merito del "fermento" in atto sul territorio alimentato in questo periodo dal desiderio di tanti cittadini, molti dei quali giovani, di mettere a disposizione degli altri, volontariamente, tempo e competenze. È il caso del progetto CrativaMente Volontari, che sarà presentato proprio oggi alle 11 al San Marco, che mette in rete undici associazioni, con capofila l'Alt, attiva nel campo della prevenzione e del contrasto delle dipendenze, per fornire un anno di formazione ai ragazzi tra i 18 e i 30 anni destinati a vivere poi un'esperienza guidata nel mondo del volontariato, con una formazione specifica. L'iniziativa conta sul sostegno della Regione, con risorse del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Le attività inizieranno il 18 gennaio e proseguiranno fino ad agosto. «Gli obiettivi - spiegano gli organizzatori - sono la promozione della salute, del benessere, di un'educazione di qualità e inclusiva, delle pari opportunità e di società giuste e pacifiche». Una realtà simile, come ideali e come volontà di impegnarsi sul tema della cosiddetta cittadinanza attiva, è anche la #maiDIREmai, costituita ufficialmente nel 2015. «È la prima in Italia nata come costola di Arci Servizio Civile del Fvg - spiegano i promotori - ed è composta dai giovani che, dopo il servizio civile, volevano continuare a dare il proprio contributo. Siamo un esempio positivo e innovativo, tanto che siamo stati chiamati a illustrarlo anche in altre città. Tra le manifestazioni promosse il "Trieste on Sight" durante l'estate, sul Carso triestino, uno spazio di socializzazione e aggregazione per i giovani, "Naturalmente", che porterà i ragazzi alcuni giorni a Pinzano al Tagliamento in aprile, anche in questo caso per momenti di incontro e confronto, e "Contamin-azioni con SpaziAttivi", iniziativa del progetto "Culture della solidarietà", promosso da Arci Servizio Civile». Lunedì il giovane Consiglio direttivo si è riunito, con un appuntamento aperto alla stampa, per fare conoscere la realtà, che sta crescendo anche grazie all'interesse sempre maggiore di tanti giovani che offrono il proprio tempo e la loro voglia di imparare nuove capacità. Punta a coinvolgere tutti nei progetti di sviluppo della città un'altra associazione che ha iniziato a operare in questo periodo storico. È la Ts4, che invita tutti a disegnare la Trieste che verrà, con l'intervento volontario delle persone che vogliono mettere a disposizione le proprie professionalità, in diversi campi. «È un progetto di cittadinanza attiva - spiegano i responsabili - che prevede l'elaborazione di metodi di revisione profonda dell'ecologia ambientale e sociale, a sostegno di mobilità, arte, scienza, cultura, commercio e ricerca. Sono previsti tre gruppi di lavoro, che porteranno a creare altrettanti scenari di crescita per la città, sul fronte dello sviluppo economico e produttivo, sulla qualità della vita e degli spazi urbani, e sulla relazione del centro con gli spazi circostanti. Ciascuna idea sarà progettata insieme ai cittadini, invitati a intervenire attraverso una chiamata pubblica». «Il Porto franco - sottolineano - compie 300 anni e Trieste di fatto entra nel suo quarto secolo. Vogliamo partecipare alla sua festa contribuendo con dei regali, per il suo radioso futuro. L'unico modo per riprogettare una città è coinvolgere chi ci vive».Tutte le associazioni sono presenti tra web e social, pronti ad accogliere proposte da parte di tutti e ad aprirsi a chiunque abbia la voglia di collaborare. 

Micol Brusaferro

 

«Il servizio civile ci ha aperto gli occhi L'impegno continua»

Il sodalizio #maiDiremai# mette a frutto i bagagli di chi ha dedicato un anno agli altri

Il tempo libero dedicato al volontariato è una scelta iniziata per molti giovani nel periodo scolastico, spesso con il servizio civile. Un'esperienza che alcuni decidono di portare avanti anche dopo la fine dell'anno di impegno volontario. Per riunirli è nata così l'associazione #maiDIREmai #nikoliRECInikoli, di cui Alice Pennone, 20 anni, è presidente. «Mi occupo del coordinamento delle varie iniziative intraprese - spiega -. La base è sempre volontaristica, sono esperienze sicuramente utili anche per il nostro futuro». Nello stesso sodalizio anche Davide Pittioni, 28 anni. «Mi occupo di progettazione e formazione e anch'io ho deciso di continuare in questo settore dopo un anno nel servizio civile. Consiglio a tutti i ragazzi di farlo perché si rivela sempre un'occasione di crescita». Tra i più giovani del gruppo c'è anche chi frequenta ancora le superiori. «Qui ho scoperto la passione per il web e i social, li gestisco per i vari eventi - racconta Elisa Jez, 18 anni -. Al mattino sono in classe, poi quasi sempre vengo a dare una mano. Mettersi a disposizione degli altri ti fa sentire bene e anche l'ambiente dove siamo è molto stimolante». «Dopo un anno ho deciso che il mio impegno non poteva finire - ricorda Marco Waiglein, 18 anni -. Sento di poter dare un contributo per fare qualcosa di concreto».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 15 gennaio 2019

 

 

Piano in 10 mosse per proteggere i pedoni

Il Comune investe mezzo milione: interventi su attraversamenti giudicati pericolosi. Segnaletica, spartitraffico, marciapiedi

Dieci priorità. Il decalogo scandisce una graduatoria di sicurezza pedonale: Strada del Friuli, strada per Vienna a Opicina, via Fabio Severo, via Valerio, corso Cavour, largo Sonnino, via Locchi, via Marchesetti, via Svevo, strada della Rosandra. Dieci tratte stradali impegnative, che partecipano a un programma nazionale, finanziato dal ministero dell'Ambiente, che ha come tema la "mobilità sostenibile" sui percorsi casa-scuola e casa-lavoro. In termini un po' meno burocratici, il problema è come muoversi a piedi in sicurezza, evitando di farsi asfaltare dai disattenti o dai troppo veloci. Nel dicembre 2016, quando il Dipiazza 3° aveva toccato il primo semestre di vita, il Comune partecipò al bando, portando a casa un finanziamento di 300 mila euro che, lievitato con risorse proprie, raggiunge il mezzo milione Iva compresa. L'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi ha fatto approvare la relativa delibera in una delle ultime giunte del 2018. Il programma degli interventi si estende fino ai primi mesi del 2021, l'operazione ha come responsabile del procedimento il dirigente della viabilità Enrico Cortese, mentre Silvia Fonzari e Sara Borgogna sono le progettiste. Riflettori su incroci critici, scarsa visibilità, soste irregolari, velocità sostenuta, poco marciapiede, scarsità di attraversamenti pedonali. Di conseguenza i tecnici del Comune metteranno in cantiere segnaletiche orizzontale e verticale, isole spartitraffico, costruzione o risagomatura di marciapiedi, attraversamenti pedonali protetti, pavimentazione tattilo-plantare, dissuasori di sosta. E abbatteranno eventuali barriere architettoniche. La relazione individua i siti da riqualificare. Strada del Friuli sarà interessata per quel che riguarda l'isola ecologica all'altezza del civico 444. L'intersezione tra strada per Vienna e via di Basovizza, nel centro di Opicina, merita attenzione perché trafficata e perché la gente parcheggia male. La confluenza di via Coroneo in via Fabio Severo richiama sosta abusiva «che comporta problemi di visibilità» per gli attraversamenti pedonali. In zona universitaria, il triplice gioco tra via Valerio, via dello Scoglio, via Zanella attira anch'esso sosta abusiva, che causa difficoltà nelle manovre di svolta. Prendere il bus davanti all'ex Casa del lavoratore portuale in corso Cavour è impossibile per una persona con problemi di disabilità. Altro punto a rischio è l'incrocio che forma largo Sonnino: via Matteotti, viale d'Annunzio, via Sette Fontane s'incontrano davanti alla succursale del liceo Petrarca. Il rettilineo di via Locchi si presta a sollecitare l'acceleratore: il pedone può soffrirne e allora verranno costruiti due attraversamenti protetti davanti al bar Vittoria e alla chiesa. Stessa soluzione davanti al Ferdinandeo, dove via Marchesetti e via San Pasquale si danno la mano. Doveroso proteggere l'attraversamento di via Svevo dove sorge l'omonimo comprensorio scolastico. Gran finale in zona industriale per affrontare Strada della Rosandra laddove s'incrocia con via Morpurgo e via Frigessi.

Massimo Greco

 

 

Servizio Civile e partecipazione - al Toti tornano le Contamin-azioni

Domani alle 18, al Polo giovani Toti di via del Castello 1, avrà luogo il primo incontro di Contamin-azioni, iniziativa dell'associazione giovanile #MaiDireMai, braccio creativo e operativo dei volontari di Arci Servizio civile, in coorganizzazione con il Comune di Trieste. Contamin-azioni seguirà un percorso ogni terzo mercoledì del mese, fino a maggio, che proporrà ai giovani un programma di incontri e di laboratori con l'obiettivo di favorire l'approfondimento e la presa di coscienza di valori come la cooperazione, la non violenza, la solidarietà, all'insegna della partecipazione comune, della mescolanza di prospettive e punti di vista, dello scambio. L'evento di apertura di Contamin-azioni si terrà domani appunto in occasione dell'avvio di SpaziAttivi, iniziativa del progetto "Culture della solidarietà", promosso da Arci Servizio civile e finanziato dalla Regione con risorse del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. SpaziAttivi prevede una serie articolata di azioni negli ambiti della promozione del volontariato e dei valori della solidarietà, dell'inclusione sociale, dell'educazione civica, della salvaguardia ambientale e del servizio civile.Il progetto proporrà numerose iniziative come eventi, laboratori, tirocini formativi, una scuola di cittadinanza e il forum dei volontari di servizio civile della rete di Arci Servizio Civile. Il calendario di realizzazione del progetto si dispiegherà a partire da gennaio per concludersi ad agosto, coinvolgendo diverse zone della nostra regione e numerose associazioni partner. Contamin-azioni ritornerà, sempre al Polo giovani Toti, il 20 febbraio, il 20 marzo, il 17 aprile e il 15 maggio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 14 gennaio 2019

 

 

Il piano per il "futuro" Porto vecchio pronto all'esame dell'aula comunale

Definiti aree e edifici che rimarranno pubblici: dal magazzino 26 fino al park Bovedo. Delibera in Consiglio entro fine gennaio

Sta per approdare in Consiglio comunale la delibera contenente le direttive sullo sviluppo del Porto vecchio. Si tratta del primo documento di respiro complessivo varato dal Comune in materia, a dispetto dei molti annunci. Il testo individua le future caratteristiche dell'area, dagli edifici di pertinenza comunale alle divisioni tematiche dell'antico scalo. C'è chi rimprovera alla misura l'eccessiva vaghezza (vedi articolo in basso). Di fatto è una delibera generale per sua natura: individua infatti le linee guida di una serie di interventi da farsi in seguito, dal piano regolatore, agli accordi con gli altri enti, alla fantomatica società di gestione. Cosa contiene il testo? Fissa innanzitutto quali sono le aree che resteranno pubbliche: il magazzino 26, la centrale idrodinamica e la sottostazione elettrica come polo museale; il magazzino 20 in «prospettiva di una sua valorizzazione proposta dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali»; i magazzini 27 e 28 per il centro congressi di Tcc; la palazzina 17, già "Istituto di Cultura Marittima Portuale" da destinare a «Centro di Formazione Permanente del Comune di Trieste»; le palazzine dei varchi monumentali «da destinare a funzioni pubbliche»; Corso Cavour 2/2 «destinato alla realizzazione di un "Urban Center" per le imprese»; il magazzino 30 «da destinare a sede del nuovo Mercato Ittico». Oltre a questi, rimarranno pubbliche aree di servizio come il Park Bovedo, la viabilità pubblica e le aree verdi e sportive, le aree del «Molo IV e limitrofe destinate a viabilità pubblica».Il testo è corredato da diversi allegati. Uno di questi divide l'antico scalo in quattro aree, dette «sistemi». L'area compresa fra il retro del magazzino 28 e il terrapieno di Barcola è definita «sistema ludico-sportivo». Quella che include il magazzino 26, il futuro centro congressi e tutti gli edifici circostanti è identificata come «sistema museale scientifico congressuale». Tutta la linea di costa, che resterà di pertinenza dell'Adsp pur essendo integrata nel Porto vecchio, è etichettata come «sistema dei moli». Infine lo spazio che include la maggior parte dei magazzini retrostanti i moli è definita «sistema misto».Un altro allegato stabilisce a grandi linee quale sarà lo schema della viabilità, confermando la doppia strada che, come già annunciato dal sindaco Roberto Dipiazza in passato, attraverserà il Porto vecchio. Il testo dovrebbe approdare in Consiglio nella prossima seduta, probabilmente nella settimana del 21 gennaio in attesa della VI commissione (vedi articolo in basso). Non serve essere dei profeti per vedere che il dibattito sarà lungo e articolato, vista anche l'intenzione dello stesso Dipiazza di ottenere l'unanimità. 

Giovanni Tomasin

 

Dipiazza chiede l'unanimità: «Atto importante per la città»

Il Pd apre al voto favorevole: «Staremo a vedere se l'impegno ad accogliere emendamenti al testo verrà rispettato»

La delibera sulle direttive del Porto vecchio è approdata alla Sesta commissione del Consiglio nei giorni scorsi, è stata rinviata e vi tornerà in settimana: i commissari hanno chiesto infatti di audire l'Autorità di sistema portuale, uno dei principali enti coinvolti nel procedimento. L'incontro è stato aperto dal sindaco Roberto Dipiazza, che ha auspicato un via libera unanime al testo: «Penso sia una notizia più interessante rispetto al solito scontro politico. Si tratta di una misura importantissima per il futuro della nostra città». Il confronto tra i commissari e l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli è stato lungo e approfondito. Spiega il presidente di commissione Salvatore Porro (Fratelli d'Italia): «Ci siamo confrontati per due ore e, per una volta, le domande sono state tutte concrete. Io concordo col sindaco, quando dice che questa è l'occasione per far rivivere una città fantasma». Non è detto però che l'auspicio di Dipiazza possa facilmente tradursi in pratica. Il Movimento 5 Stelle è scettico sull'impianto del testo, considerato «un atto dovuto anche piuttosto tardivo» (vedi box a parte). Il centrosinistra, con il Partito democratico in testa, è critico ma più possibilista. Spiega la capogruppo Fabiana Martini: «Qualche tempo fa io, la segretaria Laura Famulari e i consiglieri regionali Francesco Russo e Roberto Cosolini abbiamo incontrato Dipiazza e abbiamo parlato della possibilità, su cui a parole il sindaco si è impegnato, di poter emendare e quindi votare la delibera. Vedremo alla prova dei fatti». La stessa Famulari ha partecipato anche alla commissione: «Ho chiesto che si audisse l'Adsp. Ci sono infatti alcuni punti da sviscerare: questa è una delibera di alienazione, e c'è da capire come si concilia con le concessioni del porto. Inoltre bisogna anche specificare cosa fare in caso di mancata vendita di un immobile. Vogliamo anche precisare la composizione della futura società di gestione». Commenta invece il forzista Michele Babuder: «Nella prossima seduta sentiremo in audizione l'Adsp, anche per capire bene gli aspetti relativi alla concessione e alla vendita dei diversi beni. Ho sollevato anche il problema della mobilità e della viabilità nelle nuove aree visto che la delibera non fornisce indicazioni su questo aspetto». La commissione si riunirà domani, parteciperà il segretario generale del Porto Mario Sommariva.

 

Appalto da 3,7 milioni per sottoservizi e strade del lotto "culturale": sei le cordate in lizza

Viabilità, condutture e linee elettriche da realizzare attorno agli hangar che ospiteranno Museo del mare, centro congressi e fish market

Il Comune concentra progettualità e risorse sulla porzione di Porto vecchio dove è più chiaramente delineato l'indirizzo assunto dall'amministrazione. È il caso dell'area culturale-fieristico-congressuale, che perimetra i Magazzini 26 (Museo del mare), 27-28 (Centro congressi), 30 (Fish market), racchiudendo la Centrale idrodinamica e la Sottostazione elettrica. Comprende inoltre gli hangar 24-25, sui quali c'è una generica simpatia di Fincantieri. Siamo tra viale Miramare, il Bacino 0, il parking Barcola-Bovedo. Questo è, in termini tecnici, quel Lotto 1 che ottiene la precedenza nei lavori di viabilità e di infrastrutturazione: dal Museo del mare alla manifestazione divulgativo-scientifica Esof, il tempo stringe. Per strade, condutture, linee elettriche e di comunicazione sono in palio 3,7 milioni di euro: hanno presentato offerte, entro la scadenza fissata alle 12.30 di lunedì 31 dicembre, sei cordate di operatori organizzati in altrettante associazioni temporanee di imprese. In parte triestine e in parte provenienti da altre parti del Paese. C'è già stata una prima verifica relativa alla correttezza formale delle proposte giunte all'attenzione del Comune. Chi vince avrà a disposizione 300 giorni per realizzare le opere previste. È imminente la composizione della commissione che aggiudicherà uno dei più importanti appalti stagionali, comunque legato alla massima priorità urbanistica del Comune: di questa commissione non potranno far parte dirigenti/funzionari che hanno finora seguito la pratica. In termini valutativi, prevarrà la "pagella" tecnica, rispetto a quella economica, con 80 punti su 100. Il direttore del settore Territorio & Ambiente, Giulio Bernetti, ritiene che l'aggiudicazione dei lavori sarà piuttosto celere e nel giro di un paio di settimane al massimo sarà reso noto il nome del fortunato vincitore. Se il secondo classificato - come ormai prassi frequente - non coinvolgerà la giustizia amministrativa, il cantiere aprirà le danze tra marzo e aprile, tempistica sufficiente per ultimare gli interventi nella primavera 2020, alcuni mesi prima dell'inaugurazione di Esof, prevista per luglio. Spostiamoci di alcune centinaia di metri per raggiungere il terrapieno di Barcola, la zona a mare per bonificare la quale la Regione, attraverso l'Uti, ha stanziato 5,5 milioni. Il Comune l'ha scambiata con l'Autorità portuale, cui è toccata l'analoga ex pattumiera di via Errera. Il sindaco Dipiazza è intenzionato - e lo ha fatto inserire nelle linee pianificatorie del Porto vecchio - a trasformare il terrapieno barcolano in luogo ludico-sportivo-ricreativo. Ovviamente, prima che i bambini vadano a giocarci, bisogna ripulirlo da tutto quello che c'è finito dentro negli anni Ottanta. Le ruspe debbono però essere anticipate da tre atti preparatori: la caratterizzazione delle acque sotterranee tra il torrente Bovedo e il Bacino 0, l'analisi del rischio correlato alla destinazione finale del sito, il progetto di messa in sicurezza permanente di questa zona. È stato così incaricato, con determina firmata dal dirigente Andrea de Walderstein, Paolo Rocca, geologo e legale rappresentante di Tesi Engineering domiciliata a Cinto Euganeo. Tutto compreso, la parcella ammonterà a 48.214,40 euro.

Massimo Greco

 

Il Magazzino 16 nuova base delle compagnie di Carnevale

PARTITA LA CORSA VERSO LE KERMESSE EUROPEA E CITTADINA

La corsa che porterà Trieste a vivere, uno dopo l'altro fra la metà di febbraio e i primi di marzo, il Carnevale europeo e quello cittadino è iniziata ieri. A segnare simbolicamente la partenza della più lunga kermesse mascherata che Trieste abbia mai vissuto è stata la presa di possesso, da parte delle compagnie carnevalesche rionali, del Magazzino 16, il padiglione del Porto vecchio che il Comune ha messo a disposizione per la preparazione dei carri allegorici. Ieri, al Magazzino16, ci sono state anche le prime prove del gruppo di danza che aprirà l'atteso corteo di sabato 16 febbraio, data nella quale il Carnevale europeo, che si articolerà da giovedì 14, con l'arrivo dei primi gruppi musicali dall'estero, a domenica 17, vivrà il suo momento culminante. In quella giornata, lungo il tradizionale percorso completato ogni anno dai carri del Carnevale, cioè da piazza Oberdan a piazza dell'Unità d'Italia, si snoderà il variopinto corteo internazionale, composto dalle bande musicali e dai gruppi mascherati. «Ad aprire la sfilata - ha annunciato ieri Paolo Zini, componente con Sabrina Iogna Prat, Roberto de Gioia e Corrado Moratto, del comitato organizzatore - ci sarà il gruppo di danzatori, formato dai rioni, seguito dalla Guggen band di Muggia, nel segno della collaborazione fra i due Carnevali». Ieri è stata l'occasione anche per verificare lo stato del Magazzino 16, dove sono state ripristinate le prese di corrente, necessarie per i lavori di preparazione dei carri, ma dove manca ancora l'acqua corrente, indispensabile per far funzionare i servizi igienici. «Speriamo si provveda in settimana», auspicano gli esponenti dei rioni. 

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 13 gennaio 2019

 

 

Ciò che non va - Che tristezza vedere tanti alberi "decapitati"

Nei giardini privati della periferia cittadina è frequente notare conifere capitozzate nella parte alta del tronco o latifoglie mal tagliate e ridotte quasi a monconi; le conifere sono soprattutto cedri e pini neri, le latifoglie sono in genere roverelle e carpini. L'impressione che se ne ricava è duplice: da un lato spiace constatare la mancanza di sensibilità per la vita degli alberi, dall'altro non è gradevole la brutta vista di conifere capitozzate o di latifoglie deformate; infatti le latifoglie mal potate ributtano un gran numero di rami deboli e assumono spesso forme innaturali. A quanto pare, alcune persone pensano ancora che le potature siano un beneficio per le piante, mentre generalmente sono un danno. Altri ritengono che, riducendo le dimensioni degli alberi, si possano evitare pericolosi crolli provocati dalla violenza del vento. Invece accade proprio l'opposto: gli alberi trattati in questo modo sono soggetti a malattie e all'attacco di parassiti che penetrano all'interno della pianta dalle grandi ferite della potatura. Un po'alla volta gli alberi si ammalano, si indeboliscono, a volte cominciano a seccare nei rami più alti e poi, dopo anni, possono essere abbattuti più facilmente dalla violenza delle intemperie. E vero che, a volte, può essere necessario potare, ma la potatura degli alberi è una pratica che richiede il parere e l'intervento di chi ha le competenze necessarie (agronomi, arboricoltori. .) sia per farla, scegliendo il tipo di intervento più opportuno, sia per sconsigliarla. Ci sono piante che sopportano bene le potature, se sono fatte con misura e competenza, e altre che le sopportano male. Il Regolamento sul verde del Comune di Trieste, alla voce Potature, art. 44, dichiara che "Un albero correttamente messo a dimora e coltivato, in assenza di patologie, non necessità di potature" e che "Gli interventi di capitozzatura, di norma...sono considerati...interventi da non eseguire". Sarebbe utile per i cittadini leggere il Regolamento sul verde del Comune (ad es. gli articoli 44, 46, 47, 48. .) per trarne delle informazioni importanti, ma potrebbe essere anche molto positivo che il Comune stesso fornisse consulenze gratuite ai cittadini che si chiedono se e come intervenire sui propri alberi. Il Regolamento del Comune, infatti, comprende anche le norme per il verde privato, dato "l'alto valore ambientale e paesaggistico dei parchi, giardini, delle superfici a verde e boscate di proprietà privata facenti parte integrante del tessuto urbano..."

Giulia Giacomich - direttivo di Italia Nostra - sez. Trieste

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 12 gennaio 2019

 

 

Operazione restyling per il Sentiero Italia

Azione di sensibilizzazione e recupero fondi lungo il percorso Protagonisti tre volontari del Cai. Vari i tratti da ripristinare

MUGGIA. È considerato il percorso di trekking più lungo del mondo con oltre seimila chilometri lungo la dorsale montuosa italiana, in grado di attraversare e unire tutto lo Stivale. È il Sentiero Italia, un itinerario che presto vedrà protagonisti la veneta Sara Furlanetto e i lombardi Yuri Basilicò e Giacomo Riccobono, tre giovani volontari del Cai che attraverso il progetto "Va' sentiero" percorreranno in nove mesi tutta la Penisola. La partenza? A maggio, da Muggia. STORIA Il Sentiero Italia è un percorso realizzato tra il 1983 e il 1995 grazie al lavoro di centinaia di appassionati volontari del Club Alpino Italiano. L'idea di collegare Trieste a Santa Teresa di Gallura (Sassari) appartiene agli alpinisti Riccardo Carnovalini, Teresio Valsesia e Giancarlo Corbellini che contribuiscono a collegare le 20 regioni, per un totale di 6.166 km e 350 mila metri di dislivello complessivo. Sono 368 le tappe da percorrere. Il sentiero venne inaugurato nel 1995 con l'iniziativa Camminaitalia. Quattro anni dopo viene percorso in pompa magna dagli Alpini. Negli anni però, in particolar modo nel Meridione, diversi tratti vengono abbandonati finendo per essere ricoperti dalla vegetazione e diventando quasi inaccessibili. Da qui l'idea di Basilicò, Riccobono e Furlanetto - supportati ufficialmente dal Cai - di lanciare un'azione di sensibilizzazione e recupero fondi per ripristinare i tratti mancanti nel centro-sud. «Non vediamo l'ora di partire e di conoscere Muggia: speriamo ci porti fortuna per il nostro lungo viaggio», ha detto Riccobono. MUGGIA - Il Sentiero Italia parte ufficialmente da Muggia, esattamente dal porticciolo di San Bartolomeo, in località Lazzaretto: ancora oggi in prossimità dell'uscita dal porticciolo, una stele con una targa ricorda il Camminaitalia. Da lì il sentiero prosegue imboccando i vari itinerari esistenti (sentieri Cai n. 1, 17, 45 e 3) attraversando la dorsale del Carso triestino da est a ovest giungendo al Carso goriziano, passando per l'Isonzo e proseguendo a nord, verso il Friuli e le altre regioni italiane. «A Muggia e Trieste i sentieri non necessitano di manutenzione e sono tutti ben visibili come sanno i turisti che si recano qui attraverso anche gli altri itinerari», racconta Luciano Comelli, responsabile della sottosezione del Cai Muggia. Accanto al Sentiero Italia, infatti, ci sono altri due grandi itinerari. Il primo è l'Alpe Adria Trail, che in 43 tappe collega il nord con il sud attraverso 750 km, partendo dal Grossglockner arrivando sino alla cittadina istroveneta. L'altro è la Via Alpina, che unisce Muggia con il Principato di Monaco, per oltre 5 mila chilometri. IMPRESA - Ma c'è qualcuno che abbia mai percorso interamente il Sentiero Italia? La risposta è sì. L'ultimo, in ordine di tempo, è Lorenzo Franco Santin, 27enne di Azzano X, socio del Cai di Pordenone, che nel 2017, partito dalla Sardegna, impiegò "solo" 114 giorni per raggiungere Muggia, totalizzando così una media di poco più di 50 chilometri al giorno. COMUNE«La prossima settimana avremo un incontro con questi tre giovani. Siamo consapevoli che vista la posizione geografica, Muggia è da sempre privilegiata per gli itinerari turistici. Il fatto che si stia potenziando un turismo ecosostenibile, come quello degli escursionisti o dei ciclisti, non può che renderci ancora più felici», così Stefano Decolle, assessore al Turismo di Muggia

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 11 gennaio 2019

 

 

Il caldo da record del 2018 in regione prepara il campo a un 2019 bollente

Probabile che l'anno nuovo riproponga temperature elevate dopo il picco storico negli ultimi 12 mesi a Trieste e Gorizia

TRIESTE. L'anno che verrà? Probabilmente caldo, come da trend ormai ventennale. Un trend che ha avuto i suoi picchi nel 2014 e nel 2018, che per Trieste è stato l'anno con le temperature più elevate in assoluto da quando si effettuano le misurazioni. L'Arpa, sulla base dei dati Osmer, riassume con vari grafici il meteo in Fvg. Aggiornando i record, ormai tutti riferiti agli anni Duemila. Il 2018 è stato un anno straordinario da aprile a novembre. In quegli otto mesi si è sempre toccata la temperatura media più alta (in genere di circa due gradi) rispetto alle rilevazioni precedenti. Solo febbraio e marzo hanno fatto registrare una temperatura media mensile più bassa del solito mentre dicembre è stato l'unico mese allineato alla media del periodo 1991- 2018. Con questo andamento, il 2018 è riuscito a pareggiare il 2014 (anche per quel che riguarda la temperatura del mare), che deteneva il primato di anno più caldo di sempre in regione. Si tratta di un confronto con situazioni tuttavia differenziate nel territorio, con un Est più caldo dell'Ovest. Guardando la mappa, il 2018 è stato l'anno più caldo per Trieste (16 gradi contro una media di 14,5 e più 0,2 gradi rispetto al 2014), come anche per Gorizia, Tarvisiano, Tolmezzo e Cividale, mentre nelle zone sud-occidentali, quindi nel Pordenonese, nel Codroipese e nella Bassa friulana, resiste ancora il record 2014. In alta quota - vengono prese in considerazione le località oltre i 1.500 metri - prevale invece ancora il dato del 2015. «La sostanza è che i primati di caldo appartengono all'ultimo quinquennio - sottolinea il previsore Osmer Marcellino Salvador - inserendosi in un trend mondiale di crescita delle temperature avviato ormai 20 anni fa». Considerando nel dettaglio la pianura, se per tutto il ventesimo secolo la regione è rimasta sotto i 13 gradi medi, dal 2000 si è guadagnato un grado. Con il 2018 che ha toccato mediamente i 14,4 gradi. Ci si avvicina dunque a un incremento di un grado e mezzo. L'anomalia di temperatura che ha caratterizzato il 2018 della nostra regione, informa l'Arpa, è in linea con la maggior parte del mondo (quarto anno più caldo) e dell'Europa, dove si è registrato il record storico, soprattutto nei paesi d'Oltralpe, come Svizzera e Germania, dove le medie sono state superate di un paio di gradi. L'evidenza scientifica del riscaldamento globale si è andata del resto sempre più consolidando negli ultimi anni, così come la consapevolezza che a causarlo sono le emissioni di "gas climalteranti" derivanti dall'impiego dei combustibili fossili e dall'uso non sostenibile del territorio e delle risorse naturali. Nel sito della Nasa si monitora per esempio attentamente la concentrazione di anidride carbonica, attualmente a 410 "parti per milione", 30 in più negli ultimi 12 anni. Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale c'è inoltre un'elevata probabilità, del 75, 80%, proprio in questo avvio di 2019, dell'effetto El Niño, l'aumento delle temperature superficiali dell'Oceano Pacifico. Accadesse, le temperature medie potrebbero alzarsi tra 0, 8 e 1,2 gradi. Le ipotesi in regione? «Solo probabilistiche - chiarisce Salvador -. La tendenza è quella del riscaldamento: dopo il '96 non si trova un anno intero completamente sotto la media dei 100 anni, ma si sale praticamente sempre di un grado sulla linea dei 13 in pianura e dei 14,5 a Trieste». Quanto all'inverno, l'Osmer parla di «situazione nella norma». Dicembre è sulle temperature degli ultimi 40, 50 anni, con 8,5 gradi medi a Trieste, cinque a Gorizia e 4,3 a Udine. E così pure gennaio non ha riservato picchi. La neve che manca? «Per la prima metà di gennaio non ci aspettiamo nulla - fa sapere il previsore dell'Osmer - mentre dal 15 in poi non sono possibili previsioni. Anche perché gli ultimi cinque anni sono stati assai variabili: abbiamo avuto tre dicembri secchi e altri due in cui ha piovuto o nevicato». Tornando ai report sul 2018, se consideriamo i cumulati annuali, spiega Arpa, colpisce la poca pioggia caduta rispetto alla norma, per quanto riguarda pianura e costa. Si sono invece registrate precipitazioni superiori al normale, anche del 20%, su Alpi e Prealpi Carniche, a causa dell'evento meteorologico estremo di fine ottobre, che ha fatto registrare valori particolarmente elevati di pioggia in Alto Friuli (fino a 850 millimetri in 72 ore) e soprattutto di velocità del vento, con raffiche che hanno raggiunto i 200 chilometri orari in montagna. Stando infine alla serie annuale, dal 1915 a oggi, il 2018 risulta un anno tra i meno piovosi di sempre

Marco Ballico

 

La lettura degli esperti «Si tratta dell'ennesima conferma del riscaldamento globale in atto»

«Si tratta dell'ennesima conferma del cambiamento climatico in atto. Significativo che tra i 30 anni più caldi dal 1800 a oggi 25 siano successivi al 1990». Lo afferma Michele Brunetti, responsabile della Banca dati di climatologia storica Cnr-Isac, nel rilevare che il 2018 è stato l'anno più caldo in oltre un secolo: con una anomalia di +1,58 gradi sopra la media del periodo di riferimento (1971- 2000) esso ha superato il precedente record del 2015 (che si era attestato a +1,44). A parte febbraio e marzo, infatti, tutti gli altri mesi del 2018 hanno fatto registrare le cosiddette "anomalie positive" e nove di essi di oltre un grado rispetto alla media. Eccezionali sono stati gennaio (il secondo più caldo dal 1800) e aprile (il più caldo di sempre).

(m.b.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 10 gennaio 2019

 

 

Un piano per allontanare le capre dalla Val Rosandra

Il Comune mette sul piatto 6.500 euro per allestire un tavolo con gli esperti allo studio soluzioni per mandare via gli animali. «Non vogliamo abbatterli»

SAN DORLIGO. Allontanarle, non abbatterle. «In Val Rosandra non si può cominciare a sparare». È questa la ricetta delineata dal Comune di San Dorligo della Valle per affrontare in maniera concreta il problema della presenza di un'ottantina di capre nella Riserva della Val Rosandra. A questo proposito la giunta ha inserito, all'interno del programma previsionale di spesa per la gestione corrente della Riserva per l'anno 2019, alla voce "studi, monitoraggi, ricerche", 6.500 euro «che saranno utilizzati - ha spiegato l'assessore comunale Franco Crevatin - per allestire un tavolo di confronto con esperti del settore e tecnici allo scopo di individuare il sistema più efficace per allontanarle con un sistema che ne garantisca la sopravvivenza. Abbatterle - ha aggiunto - è una soluzione alla quale non vogliamo né possiamo pensare, perché in Val Rosandra non si può ipotizzare di aprire la caccia di capre». I primi esemplari di questa specie selvatica, una decina in tutto, furono segnalati in Val Rosandra tra il 2010 e il 2011, ma nel tempo c'è stata una moltiplicazione naturale delle capre, che si nutrono e si abbeverano nella vallata la cui gestione è affidata, in virtù di una convenzione recentemente rinnovata, all'amministrazione comunaledi San Dorligo della Valle. In Val Rosandra oggi il fenomeno è giunto al parossismo, diventando pericoloso per i tanti frequentatori del sito. Le femmine possono diventare particolarmente aggressive soprattutto nel periodo in cui devono badare ai cuccioli e attaccare l'uomo. Sia i maschi sia le femmine poi si trovano a loro agio sulle rocce e sui ghiaioni, mentre l'uomo in tale situazione è certamente l'elemento debole e sfavorito. Il tutto senza dimenticare che le capre, con il loro incedere nei luoghi più impervi della Val Rosandra, potrebbero dare il via a smottamenti potenzialmente pericolosi per i tanti camminatori. «Siamo consapevoli delle difficoltà che troveremo nel cercare di affrontare la questione - ha ripreso Crevatin - ma una soluzione dobbiamo trovarla. Ecco perché abbiamo proceduto con questo primo stanziamento - ha sottolineato - al quale ne aggiungeremo altri. Fondamentale sarà un dialogo costruttivo con i tecnici di questo settore. L'obiettivo - ha concluso l'esponente della giunta guidata dal sindaco Sandy Klun - è quello di individuare una soluzione che permetta a questi animali sì di sopravvivere, ma allontanandosi dalla Val Rosandra, per raggiungere luoghi a loro più congeniali». Sul tema si è espresso pochi giorni fa il naturalista Nicola Bressi, che ha parlato di «rischio di danni all'ecosistema della valle, in quanto le capre la stanno desertificando, scortecciando in particolare i frassini e i carpini che, di conseguenza, muoiono».

Ugo Salvini

 

Dopo decenni di assenza -  Il ritorno del castoro nell'area del fiume Kupa

Non ci sono ancora foto o video che lo attestino, ma la novità è ormai data per certa: il castoro è tornato a popolare l'area del fiume Kupa (Kolpa in sloveno), che per svariati chilometri traccia il confine naturale tra Slovenia e Croazia.In molti hanno notato negli ultimi mesi degli alberi rosicchiati alla base e ormai prossimi a cadere: secondo gli esperti si tratta appunto della prova della presenza di questo roditore, scomparso dalla Croazia già a fine Ottocento. Una scomparsa alla quale le autorità croate non si erano arrese, reintroducendo l'animale tra il 1996 e il 1998 con il progetto "I castori in Croazia".Già nel 2012 il censimento aveva constatato l'esistenza di un migliaio di esemplari nel Paese, che in tempi rapidi si erano poi diffusi nelle vicine Bosnia ed Erzegovina, Slovenia e Austria. Alcuni esemplari erano stati avvistati già nei mesi scorsi nella vallata della Kupa.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 9 gennaio 2019

 

 

Orsi in Slovenia, previsti 200 abbattimenti ma è battaglia fra ministero e ambientalisti

La Forestale: esemplari in continuo aumento. Il Tribunale amministrativo però sospende il piano dopo un ricorso

LUBIANA. In Slovenia si scatena la guerra per l'orso. L'Ufficio per i boschi del Paese (la nostra Guardia forestale dello Stato di una volta, ora ci sono i carabinieri) ha chiesto al competente ministero dell'Ambiente Jure Leban il permesso per abbattere 200 esemplari di orso. La motivazione sta nell'eccessivo proliferare del plantigrado. Ricordiamo che la popolazione di orsi si muove anche tra l'Italia e la Slovenia e l'Austria e la Slovenia. Movimento comprovato dalla recente uccisione proprio in Slovenia di un orso "italiano" dotato tra l'altro di collare geo identificatore per studiare i movimenti dei plantigradi in questa macroarea. Se al momento dell'indipendenza (1991) in Slovenia vivevano circa 350 esemplari di orso, oggi ce ne sono 750 e secondo il direttore della Guardia forestale del Paese, Rok Cerne la popolazione dei plantigradi aumenta di 200 esemplari all'anno e proprio per questo motivo è stato chiesto l'abbattimento di un simile numero. E se i contadini gli allevatori sarebbero favorevoli all'abbattimento anche di un numero superiore di esemplari, la organizzazione non governativa Alpe Adria Green invece ha opposto un ricorso al Tribunale amministrativo della Slovenia contro la risoluzione approvata dal ministero dell'Ambiente di avviare l'abbattimento dei 200 orsi. E la scorsa settimana i giudici si sono espressi sentenziando una sospensiva della decisione del ministero. Dunque, per ora, gli orsi sono in salvo. All'Associazione slovena degli agricoltori guardano con molta perplessità alla decisione del Tribunale amministrativo. «Al ministero dell'Ambiente la decisione relativa all'abbattimento dei duecento orsi è stata presa all'unanimità e anche le organizzazioni non governative ambientaliste presenti hanno dato il proprio consenso», spiega al sito della Tv di Stato slovena Rtv il direttore dell'Associazione, Branko Ravnik. «Ci sorprende dunque che ora una ong abbia presentato ricorso al Tribunale e abbia ottenuto la sospensiva, inficiando di fatto un procedimento che ha seguito tutte le regole democratiche». Va detto però che la Alpe Adria Green non era presente al summenzionato incontro al ministero. Secondo Ravnik la sospensiva è solamente l'anticamera di un annullamento della decisione presa dal ministero dell'Ambiente. «Noi comunque non ci arrendiamo - precisa - e siamo pronti a fare causa allo Stato per non aver ottemperato alle norme relative al controllo della popolazione degli animali feroci nel Paese». Se non ci sarà l'abbattimento, stimano al ministero, la popolazione dell'orso rosso in Slovenia crescerà fino a toccare circa quota 950 esemplari alla fine del 2019. E a questo punto, precisa il direttore della Guardia forestale del Paese, Rok Cerne, «inizieranno i veri e propri conflitti, e mi interessa, chi sarà il responsabile se inizieranno gli attacchi degli orsi agli uomini, attacchi che potrebbero portare anche alla morte di una persona». «Siamo di fronte - conclude - a un comportamento irresponsabile».Soprattutto gli allevatori sloveni se ai primi attacchi di orsi ai loro greggi stringono i denti e incassano i rimborsi previsti dalla legge, a lungo andare e al ripetersi degli attacchi decidono di non mandare più le proprie bestie al pascolo e addirittura si ritirano dall'attività. Comunque se un orso diventa pericoloso per greggi o persone già da oggi la Guardia forestale della Slovenia ha un gruppo d'intervento che si mette in moto per uccidere il plantigrado pericoloso dopo aver ottenuto il nulla osta dall'Agenzia slovena per l'ambiente. 

Mauro Manzin

 

E attorno al turismo venatorio fiorisce un ricco business

Anche in Slovenia come del resto in quasi tuti i Paesi dei Balcani esiste una particolare forma di turismo, quella del turismo venatorio, che garantisce buoni proventi per chi lo organizza. Per quanto concerne la Slovenia il direttore della Guardia forestale del Paese Rok Cerne nega che si punti a sparare a selvaggina e orsi solamente per fare incassi. Annualmente va rilevato che in Slovenia i cacciatori uccidono 35 mila caprioli, circa ottomila cervi e diecimila cinghiali. Dunque un vero e proprio movimento in questa direzione non si può negare come confermato, del resto, da molti cacciatori del Friuli Venezia Giulia. Il permesso di caccia a un orso di piccola taglia si aggira sui mille euro mentre quello per l'abbattimento di un cosiddetto "orso da trofeo" può costare invece diverse migliaia di euro. Denaro che, a detta di Cerne, viene reinvestito nell'ambiente.

M. Man.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 8 gennaio 2019

 

 

Alle Noghere l'area dei laghetti torna "a misura" di pic-nic - L'INTERVENTO DI RIQUALIFICAZIONE

MUGGIA - Sfalcio del verde, 12 metri di staccionata completamente rifatti, nuove tabelle. Questi alcuni degli interventi di riqualificazione ai laghetti delle Noghere, il "biotopo" muggesano protagonista del cosiddetto intervento di cittadinanza attiva promosso da Bricocenter Italia di strada di Farnei attraverso il progetto del Comune di Muggia teso a sostenere le proposte di collaborazione di cittadini singoli e pure associati che avessero «ad oggetto interventi complementari e sussidiari alle attività svolte dall'amministrazione comunale. Proposte, quindi, volte a promuovere per l'appunto «lo sviluppo della cittadinanza attiva, la cura del territorio e la tutela del decoro urbano». Sempre le stesse le modalità di adesione a quest'iniziativa: iscrizione all'Albo della Cittadinanza attiva, descrizione del proprio progetto e consegna dello stesso agli uffici del Comune. Fra i progetti che hanno avuto corso nel 2018, quello che ha dato le risultanze più visibili è stato proprio l'intervento realizzato ai laghetti delle Noghere. Nell'area Bricocenter è intervenuto non solo nello sfalcio di verde e arbusti lungo tutto il sentiero, ma anche nella pulizia dei rovi nelle zone che lo fiancheggiano e nel rifacimento, come detto, di ben 12 metri di staccionata. Il legname asciutto che si trovava in prossimità del sentiero, che poteva rappresentare un ostacolo o causa di pericolo per la sicurezza, è stato rimosso. Oltre all'osservatorio faunistico, poi, è stata ripristinata la tabella informativa con grondaia e tetto. Ultima delle azioni rientranti nel progetto la riqualificazione dei cinque tavoli da pic-nic, a loro volta spazzolati e verniciati. 

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 7 gennaio 2019

 

 

Il villaggio di Esof 2020 "apre" in Porto vecchio le aree finora off limits

Ecco la planimetria. Coinvolto per la prima volta lo spazio che dal Magazzino 28 arriva fino al mare. Quartier generale raggiungibile anche a bordo di taxi boat - IL PROGETTO

La partenza delle gare d'appalto per la realizzazione di Esof2020 è prevista per fine marzo. Lo annunciano il champion dell'evento, Stefano Fantoni, e l'architetto Tazio di Pretoro, direttore esecutivo del progetto. Il villaggio di Esof "aprirà" una parte finora inaccessibile del Porto vecchio, arrivando sull'acqua del bacino davanti al magazzino 28. E sempre sull'acqua correrà uno dei tre ingressi allo spazio, grazie a una navetta in partenza da piazza Unità.Fantoni e di Pretoro illustrano il progetto nella luce dell'ultimo piano della sottostazione elettrica, quartier generale di Esof in Porto vecchio. «L'architetto di Pretoro è la figura che di fatto sostituisce il compianto Pierpaolo Ferrante - spiega Fantoni -. Avendo lavorato con lui per 15 anni, ne ha ereditato il ruolo di direttore esecutivo». Aggiunge l'architetto: «Pierpaolo era una figura di fatto insostituibile. Ma a livello tecnico il nostro operato è in continuità con le sue idee».Il progetto in dirittura di arrivo, già presentato allo Steering Committee di Esof a livello europeo, è di fatto l'evoluzione di quello delineato da Ferrante stesso. «Abbiamo lavorato per mesi e ora siamo arrivati a definire l'assetto architettonico finale - prosegue di Pretoro -. Dalla settimana prossima si lavorerà sul progetto esecutivo. Verso fine marzo saremo pronti alle gare d'appalto per tutto l'allestimento Esof».Contrariamente all'impressione comune, il progetto di Esof si sviluppa su un'area molto più vasta del solo Trieste Convention Center (vedi articolo a parte ndr). Il Magazzino 26 sarà coinvolto su tre piani. La Stazione idrodinamica sarà invece la zona in cui verranno accolti i relatori, una sorta di area "vip" con anche un bar e degli spazi privati. Verrà ovviamente utilizzata anche la sala conferenze. La sottostazione elettrica rimarrà invece il quartiere generale dell'organizzazione. Prosegue di Pretoro: «Utilizzeremo il Magazzino 27, che auspichiamo sia pronto come definito nel progetto del centro congressi, come spazio per gli stand e per l'accoglienza per i partecipanti. In più ci saranno due piccole sale conferenze e un bar». Nel Magazzino 28 spazio ad auditorium da 1400 posti, zona relax e sale per la stampa. Ma il fulcro della vita del villaggio Esof sarà l'Agorà della Scienza: «Si colloca nello spazio aperto compreso tra la stazione idrodinamica, il magazzino 27 e lo spazio acqueo». Lì si troverà tutta la zona ristorazione. «Sarà uno spazio di socializzazione affacciato sul mare. Parlando col prefetto, Fantoni ha ottenuto che venissero rimosse le barriere che impediscono l'accesso al bacino». Le sale conferenza in tutto saranno 12, di cui quella principale sarà il grande spazio del Magazzino 28. Gli accessi saranno quattro: il primo sarà l'ingresso del Porto vecchio vicino alla stazione, riservato a taxi e navette. Chi arriverà in auto potrà entrare invece dalla rotonda di viale Miramare, parcheggiando nell'area prevista da Tcc. Chi arriverà a piedi potrà entrare sempre da viale Miramare, dal cancello alle spalle della sottostazione. «A questo scopo ci sarà una linea di bus apposita, l'80, che si aggiungerà a 6 e 36». La novità è che ci sarà anche un accesso dal mare concordato con l'Authority: «Un taxi boat porterà 200-300 persone alla volta in Porto vecchio. Il punto di partenza sarà piazza Unità o il Molo Audace». 

Giovanni Tomasin

 

E nelle sale della Centrale idrodinamica sbarca la mostra su Leonardo da Vinci

L'anno di Leonardo a Trieste inizia in Porto vecchio. E in qualche modo fa da apripista all'appuntamento di Esof 2020, quando Trieste per 5 giorni sarà capitale europea della scienza. La giunta comunale, su proposta dell'assessore alla Cultura Giorgio Rossi, ha scelto di celebrare l'anniversario dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci con una mostra "chiavi in mano" da 20.800 euro dell'Associazione Avanguardia Cafè di Ferrara (16.640 euro ad inaugurazione avvenuta e 4.160 euro a conclusione del disallestimento). Il costo complessivo della mostra dovrebbe aggirarsi attorno ai 50 mila euro includendo un eventuale servizio navetta, riconoscimento della percentuale sbigliettamento, non chè le spese per la gestione della sede espositiva (pulizie, sorveglianza e assistenza al pubblico). Si tratta dell'esposizione "Tra Natura e Scienza: Le macchine di Leonardo" che sarà ospitata dal 9 febbraio al 5 maggio prossimi alla Centrale idrodinamica di Porto vecchio. La mostra interattiva, che presenterà alcuni modelli di macchine leonardesche realizzati da disegni contenuti nel Codice Atlantico, è stata ospitata fino al 31 ottobre scorso al Museo Delta Antico di Comacchio che ha sede nell'ex Ospedale degli infermi. La mostra in offerta speciale è apparsa perfetta per il comune di Trieste per ricordare il "genio del Rinascimento, icona dello scienziato a tutto tondo, immerso nello studio della natura e dell'uomo". «Il mito di Leonardo da Vinci - si legge nella delibera - è vivo e presente ancora oggi; in pieno contrasto con la visione ultraspecialistica dello studioso contemporaneo, Leonardo seppe esprimersi ed eccellere in diversi campi del sapere, confrontandosi con successo nelle diverse discipline».Una scelta obbligata quella del ricordo. «Il Comune di Trieste intende ricordare la figura di Leonardo, rivolgendosi, in particolare ma non solo, agli studenti del nostro territorio- - si fa sapere -. La più ricca documentazione dei contributi di Leonardo alla scienza meccanica e matematica, all'astronomia, alla geografia fisica, alla botanica, alla chimica e all'anatomia è contenuta nel "Codice Atlantico", ove si trovano disegni di strumenti da guerra, macchine per volare o per scendere nel fondo dei mari, dispositivi meccanici e macchine utensili, progetti architettonici e urbanistici». La Centrale idrodinamica rappresenta una location perfetta per le "macchine di Leonardo", sia in considerazione del fatto che l'edificio è un manufatto di archeologia industriale con le macchine e le pompe in perfetto stato di conservazione e ancora funzionanti, sia al fine di creare una sinergia con l'esposizione permanente della collezione dei beni del Lloyd" riallestita da alcuni mesi al pianterreno dell'adiacente Magazzino 26. A Trieste sono in arrivo 35 macchine più il plastico della "città ideale di Leonardo da Vinci". La mostra, che sarà dotata di catalogo, prevede anche l'organizzazione di conferenze e incontri oltre a un servizio di visite guidate destinato alle scuole. Con l'Associazione Avanguardia Cafè si è individuato un biglietto di ingresso alla mostra pari a 4 euro (3 euro il biglietto ridotto). A Comacchio il biglietto intero partiva invece da 6 euro. Si è inoltre decido di ampliare l'ingresso gratuito fino ai 19 anni, anziché i 6, «al fine di incentivare, con finalità formative, l'affluenza dei giovani e delle scuole di ogni ordine e grado». Sarà una mostra interattiva. «Il visitatore - fanno sapere gli organizzatore di Avanguardia Cafè - avrà la possibilità di avvicinarsi a modelli di macchine di vario tipo con un approccio interattivo, senza il timore reverenziale che di solito si prova di fronte ad un congegno ideato da così grande mente. Le macchine presentate nella mostra sono state costruite da Girolamo Covolan, insegnante di educazione tecnica che nel corso della sua attività didattica ha utilizzato l'esperienza manuale del costruire come momento fondamentale nella crescita di ogni individuo». Tutte le macchine, si precisa, "sono perfettamente funzionanti ed interattive». 

 

Il gemellaggio con Tcc e la scommessa sui tempi del centro congressi

Le due partite, per quanto legate e complementari, viaggiano comunque su binari paralleli Fantoni: «Da parte nostra nessun affanno: l'evento decollerà anche senza convention center»

Esof e il Trieste Convention Center, per quanto "gemellati", sono due progetti distinti le cui tabelle di marcia sono indipendenti: «Al di là dei tempi di realizzazioni del centro congressi, Esof si farà nel 2020. Ci sembra opportuno chiarirlo, perché si tende a confondere le due cose», dicono Stefano Fantoni e l'architetto Tazio di Pretoro. Qualche punto di sovrapposizione, però, c'è: «Il progetto di Tcc punta a costruire un grande centro adiacente all'attuale struttura del Magazzino 28. Se fosse pronto per il 2020 per noi sarebbe il massimo. Ma se non lo fosse non sarà un problema. È molto importante invece che venga ristrutturato almeno il Magazzino 27». Una parte di intervento inclusa nel piano di Tcc, di cui Esof dovrebbe farsi carico in caso di mancata realizzazione, con conseguenti ripercussioni in termini di fondi.«Queste precisazioni - sottolinea Fantoni - servono solo a chiarire possibili malintesi. Resta il fatto che, anche se i nostri tempi sono disgiunti ed Esof si farà in ogni caso nel 2020, il nostro confronto con Tcc è continuo e proficuo». Anche perché, spiega, lo studio Metroarea di cui è socio di Pretoro vede un altro suo esponente, Giulio Palladini, impegnato in Tcc. In effetti in questi mesi a Trieste si è parlato di "corsa contro il tempo" per realizzare il centro congressi in tempo per l'evento scientifico. La dirigenza di Esof, però, spiega di aver delineato un progetto che rende possibile la manifestazione anche senza il grande centro previsto da Tcc. L'unica parte del progetto considerata molto importante, appunto, è la ristrutturazione del 27 e, in parte, anche del 28. Fantoni insiste sul fatto che questo approccio è puramente precauzionale: «Siamo convinti che sia possibile realizzare il Convention center in tempo per la manifestazione. Ma è nostro dovere spiegare che Esof non dipende da questo, quindi non c'è alcun affanno. Il nostro progetto è in ampio anticipo sulla tabella di marcia». Detto questo, prosegue Fantoni, «se il Tcc sarà fatto nei tempi previsti dalla società, ovvero la consegna nell'aprile 2020, per noi sarà un fatto positivo. Anche se non eccezionale, a essere sinceri, perché noi dovremo avviare il nostro cantiere ben prima di aprile». Precisa l'architetto di Pretoro: «Per l'allestimento completo noi avremo bisogno di avere le aree completamente sgombre e libere con un paio di mesi di anticipo». Di fatto, in quel periodo, in Porto vecchio ci sarà un doppio cantiere. Come detto, il progetto di Esof abbisogna soprattutto della parte di interventi che Tcc conta di fare sui già esistenti magazzini 27 e (in parte) 28: «Questo perché abbiamo intenzione di allestire un villaggio che abbia una sua coerenza anche estetica, all'altezza di grandi appuntamenti come la Biennale o il Festival del cinema di Venezia - spiega l'architetto -. Se Tcc non riuscisse a operare le ristrutturazioni, soprattutto quella del 27, dovremmo provvedere a vestire gli interni del magazzino per conto nostro: bisognerebbe elettrificarlo, piazzare impianti, servizi igienici, illuminazione. E questo influirebbe sul nostro budget». In ogni caso, sottolineano ancora Fantoni e di Pretoro, «questo "piano b" è pura scaramanzia, visto che il progetto Tcc procede». Conclude Fantoni: «La percentuale di mancata realizzazione di quell'intervento è dell'1%, quindi siamo certi di non dover ricorrere al "piano b"». 

 

 

I fermi biologici hanno funzionato Pesce azzurro a regime normale

Le sardelle catturate hanno una taglia più grande e questo dimostra che si è rinvigorito il patrimonio ittico in Croazia Nel 2021 nuove norme Ue

FIUME - Gli esperti sono concordi: i continui fermi biologici adottati in Croazia nell'ultima dozzina d'anni e riguardanti il pesce azzurro di taglia minuscola, stanno dando risultati significativi. Nel 2018, i pescatori professionisti croati hanno messo a pagliolo 61 mila tonnellate di pesci, crostacei e molluschi, di cui l'80 per cento costituito da sardelle. L'intento è di arrivare sotto le 60 mila tonnellate, traguardo che sarà raggiunto quest'anno o al più tardi nel 2020. Sono obiettivi molto importanti perché nel 2021 entrerà in vigore il nuovo Piano comunitario di gestione della biomassa ittica, documento che richiederà a Zagabria di avviare trattative con Bruxelles per poter evitare l'imposizione di quote di prelievo estremamente basse. Si è a buon punto grazie a fermi pesca che stanno rinvigorendo gli stock di sardelle, acciughe e papaline. Il sovrasfruttamento di 10 e più anni fa è ormai un ricordo, con il settore che viene supportato da aiuti statali ed europei. L'anno scorso, il risarcimento per i pescherecci fermi agli ormeggi è stato di 3 milioni e 535 mila euro, mentre per il 2019 toccherà i 4 milioni e mezzo di euro. Il piano di prelievo riguardante la Croazia prevede di ridurre annualmente i pescati del 5 per cento rispetto al 2014, anno di riferimento e in cui i pescatori "pro" riuscirono a prendere ben 71 mila tonnellate. Come già detto, l'obiettivo è di scendere sotto le 60 mila tonnellate, quota che appare facilmente raggiungibile. Inoltre la pezzatura concernente le sardelle conferma che la specie sta tornando all'antica forma: prima della chiusura dei canali interni, dell'introduzione del fermo biologico e di altre misure atte a tutelare le specie di valore commerciale, per arrivare ad un chilo di sardelle servivano in media tra i 60 e i 65 esemplari. Erano dunque sardelle molto piccole, segno dell'esagerata pressione alieutica.

 

Grillini nel caos sulle trivelle Di Maio sblocca, Costa frena

Emiliano subito sulle barricate: «Impugneremo le nuove autorizzazioni» Il vicepremier: «Tutte bugie, le ricerche concesse dal governo precedente»

Roma - La nuova frattura tra M5S e ambientalisti si consuma senza preavviso alla notizia che il Ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato nuove trivellazioni nel Mar Ionio. Il via libera è contenuto in tre decreti pubblicati sui Bollettino ufficiale idrocarburi e georisorse (Buig) del 31 dicembre 2018 con cui il dicastero guidato da Luigi Di Maio accorda alla compagnia americana Global Med tre permessi di ricerca per un totale di 2.200 km quadrati nel tratto che va da Leuca a Isola Capo Rizzuto, fra Puglia, Basilicata e Calabria. La tecnica è quella dell'air gun, metodo che utilizza getti d'aria compressa ritenuto dannoso per l'ecosistema marino. Dopo i «voltafaccia» su Tav, Tap e Ilva, i comitati anti-trivelle insorgono accusando l'esecutivo a maggioranza 5Stelle di essere, «come quelli che lo hanno preceduto: un governo fossile», mentre le giunte regionali di Puglia e Basilicata annunciano opposizione. «Impugneremo le nuove autorizzazioni» dichiara il governatore pugliese Michele Emiliano, parlando di «bieca ipocrisia di chi, dopo aver finto di lottare al nostro fianco, assume le medesime condotte dei governi precedenti che si volevano contrastare con la richiesta di referendum anti-trivelle». Il Coordinamento No Triv, che aveva chiesto la moratoria delle attività petrolifere per due anni, non vuole sentire scuse: «Non veniteci a dire che il rilascio dei nuovi permessi è colpa dei tecnici o di quelli di prima. Evidentemente i rapporti di forza tra i due azionisti del governo non consentono di uscire da questa gabbia». Di più, ricordano: il Buig contiene anche i decreti di conferimento della concessione di coltivazione "Bagnacavallo" e di proroga della concessione di coltivazione "San Potito", in Emilia Romagna. «Non ci saremmo mai aspettati che i permessi così potessero arrivare da una compagine governativa che vede in posizione dominante il M5S, che del diniego alle ricerche petrolifere ha fatto una bandiera» accusa Francesco Masi, portavoce del coordinamento. Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa replica sdegnato: «Non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari né mai lo farò. I permessi rilasciati sono il compimento obbligato di un sì dato dal precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra amica dell'ambiente. Non sono diventato ministro per riportare l'Italia al Medioevo. Siamo e resteremo contro le trivelle» dice. Per provarlo annuncia l'intenzione di bloccare i 40 permessi pendenti e di incontrare i comitati No Triv, già convocati per domani. Di Maio parla di «bugie»: «Queste ricerche di idrocarburi (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal governo precedente. Ho letto che il governatore della Puglia intende impugnare le autorizzazioni. Sono contento, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere reato. Sarà un ricorso di un governatore del Pd contro una autorizzazione del Pd» conclude, annunciando che presto sarà portata in parlamento «una norma che dichiara l'air gun illegale e che renda sconveniente trivellare in mare e a terra». Reagisce il sottosegretario al Mise Davide Crippa, M5S, che parla di «disinformazione» e ricorda che «l'iter di rigetto è avviato per sette permessi di ricerca in Adriatico e nel Canale di Sicilia». Per Angelo Bonelli dei Verdi, primo a rendere noto l'ok del Mise alla Global Med, tuttavia, Costa «si arrampica sugli specchi»: «Dice di non aver firmato atti che autorizzano le trivellazioni, ma non dice che i suoi uffici hanno dato pareri positivi per le trivellazioni in Adriatico e alla Shell nell'area del parco di Lagonegrese. Se è vero che le istanze vengono da lontano, però si sono concluse in questi ultimi mesi». Non solo: una delle società ha ottenuto due autorizzazioni nello stesso giorno, spiega Augusto De Sanctis, del Forum H20: «Un modo per eludere il divieto di ricerca in aeree superiori a 750 km quadrati: si è sempre fatto così, ma sarebbe bastata una lettura critica della norma». 

Maria Rosa Tomasello

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 6 gennaio 2019

 

 

Ottanta progetti chiavi in mano per sviluppare il brand Carso

Il presidente Pizziga: «Abbiamo fatto un'ottima "vendemmia delle idee"» Dal recupero di terreni inutilizzati al riconoscimento un GeoParco Unesco

TRIESTE - «Il Carso rappresenta un unicum nel suo genere che occorre preservare e far conoscere e per farlo occorre che ci sia una sinergia tra tutti coloro che hanno a cuore questa splendida terra». Questa è la mission del Gruppo Azione Locale (Gal) Carso sintetizzata dal presidente David Pizziga. «L'obiettivo - sottolinea Pizziga - è quello di creare interconnessioni con chi questo territorio lo vive ed è per questo che abbiamo deciso di contattarne tutti gli attori, tra i quali anche l'area di ricerca e il Mib, per capire a che punto fosse la progettualità e con l'obiettivo di fare una sorta di "vendemmia delle idee" sulle ipotesi di sviluppo a medio termine». Vale a dire dare vita a progetti che una volta partiti possano camminare con le proprie gambe. È chiaro che qualsiasi progetto per poter essere avviato ha bisogno di essere facilitato dalle istituzioni attraverso, ad esempio, finanziamenti. E la risposta non si è fatta attendere. «Sono arrivate - spiega Pizziga - un'ottantina di bellissime idee - visionate da un'apposita commissione che si riuniva in area di ricerca per verificarne la fattibilità - soprattutto dalle nuove generazioni».In buona sostanza il Gal si è dato due compiti principali: quello di aiutare i privati e aziende facendoli interagire tra loro e con le istituzioni, e di sostenere i privati in percorsi di progettazione e evoluzione del proprio futuro; inoltre il Gal si è dato il compito, di concerto con la Regione Fvg e l'Ue, di aiutare concretamente i progetti veramente utili allo sviluppo del territorio, selezionandoli e finanziandoli. Uno di questi è il bando dedicato al recupero di terreni inutilizzati ricadenti nell'area tutto il Carso triestino e goriziano fino ai Comuni di Muggia e San Dorligo della Valle. Come funziona? Chi ha l'interesse a coltivare un terreno incolto, di proprietà o in affitto, potrà rimetterlo in produzione sfruttando fino a 20.000 euro di fondi pubblici per domanda finanziata dal bando. In tutto questo contesto gioca un ruolo fondamentale la riconoscibilità del territorio: per Fabio De Visentini, che si occupa di martketing turistico per il Gal, «il Carso per essere noto a livello globale per le sue produzioni uniche e sostenibili deve puntare sulla riconoscibilità del brand territoriale, cosa che fino a d oggi non c'è stata ma che è fondamentale: basti pensare a prodotti agroalimentari come il Roquefort, al Chianti o il prosciutto di Parma che si identificano con il nome del territorio. Solo così i prodotti del territorio saranno realmente tutelati. Con grande beneficio di tutte le comunità che rientrano nella delimitazione territoriale del Gal, Trieste compresa. Perché il Carso è anche Trieste e viceversa».Numerose, infine, le azioni portate avanti dal Gal: l'inaugurazione di un infopoint turistico a Muggia, assieme agli operatori privati e al Comune, e di un tour sulle colline sopra la cittadina rivierasca, realizzato da Gal Carso e Viaggiare Free, con la possibilità di visitare due aziende agricole importanti, oppure l'impostazione del ciclotracciato della salvia, per il quale saranno messi a disposizione due bandi chiave gestiti dal Gal per il pubblico, ossia quello per la creazione di una rete di bici elettriche e quello per la creazione di tracciati ciclabili e sentieri. Infine, la definizione di un GeoParco del Carso, che comprende 12 Comuni del Gal e 6 Comuni sloveni, che lavoreranno insieme per ottenere il riconoscimento di patrimonio dell'Unesco. Altro tassello per essere riconoscibili in tutto il mondo. 

Luigi Putignano

 

PROGRAMMA 2014-2020 - Oltre tre milioni per far dialogare le anime carsiche

Con un budget di oltre 3 milioni di euro nel periodo di programmazione europeo 2014-2020, il Gruppo di azione locale Carso, guidato dal 2016 da David Pizziga, con una laurea in farmacia, un Master in Business Management e un'esperienza internazionale in strategie commerciali, si pone l'ambiziosa mission di far dialogare le anime del Carso al fine di renderlo un brand riconoscibile. Il Gal carsico è una tra le due mila agenzie simili, sostenute in Europa per lo sviluppo rurale. Nell'area di delimitazione del Gal ricadono i comuni di Trieste, Muggia, San Dorligo, Sgonico, Monrupino, Duino Aurisina, Savogna d'Isonzo, Monfalcone, Doberdò, Ronchi dei Legionari, Fogliano Redipuglia, Sagrado.

 

 

San Dorligo, sotto l'autostrada spuntano le discariche abusive

L'assessore Crevatin: «Abbiamo chiesto un contributo finanziario alla Regione per pulire le zone visto che si tratta di aree affidate in gestione all'Anas»

SAN DORLIGO - Scatta l'allarme inerti a San Dorligo della Valle. Negli ultimi mesi è aumentata la pessima abitudine di ignoti di abbandonare i materiali di risulta di lavori edili sotto i piloni che sorreggono la bretella autostradale, soprattutto in prossimità delle frazioni di Log e di San Giuseppe della Chiusa. Uno stato di fatto che ha messo in allarme l'amministrazione comunale. «Abbiamo chiesto un contributo finanziario alla Regione - spiega l'assessore comunale per i Lavori pubblici, Franco Crevatin - perché i terreni sotto la bretella sono di proprietà della Regione e sono affidati in gestione all'Anas, che però non provvede alla pulizia di tali aree. Grazie alle risorse arrivate dall'amministrazione regionale abbiamo potuto fare un primo lavoro di pulizia, anche perché gli inerti, in quanto di provenienza sconosciuta, possono contenere qualsiasi tipo di scorie, perciò è importante provvedere».« Purtroppo questo stato di cose ha radici lontane - aggiunge l'assessore -. Già all'epoca della costruzione della bretella qualcuno aveva iniziato a usare quelle aree per abbandonare rifiuti di ogni tipo. Facciamo appello alla popolazione e invitiamo tutti a segnalare la presenza di furgoni sospetti, soprattutto nelle ore di buio, perché spesso è quello il momento scelto per compiere questo scempio».Il Comune ha anche provveduto a sistemare blocchi di cemento nelle aree coinvolte dal problema, per impedire che i mezzi possano avvicinarsi ai piloni. «Speriamo che i cittadini si ricordino che il suolo pubblico è di tutti - interviene il presidente della Commissione Ambiente, Roberto Potocco, consigliere del Pd - e che agiscano di conseguenza. Da parte nostra, una volta conclusi i lavori di sostituzione dei giunti di dilatazione della sopraelevata provvederemo a effettuare anche nuove misurazioni fonometriche, con l'obiettivo di valutare l'opportunità di sistemare barriere fono assorbenti, per proteggere le frazioni di Log e San Giuseppe della Chiusa dal rumore prodotto dal traffico sulla bretella». 

Ugo Salvini

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - SABATO, 5 gennaio 2019

 

 

Legambiente: entro gennaio l’avvio della procedura per il riesame dell’AIA della centrale a carbone, ma la riconversione dell’area resta un’incognita

Ci si avvicina, a passi lenti per la verità, al 2025, data fatidica in cui è prevista la chiusura della centrale a carbone di Monfalcone.

Tutti o quasi ne siamo contenti, auspichiamo anzi che lo stop arrivi in anticipo sulla data prefissata ma, con il passare del tempo questo sembra essere più di un miraggio. Da anni, dal 2012 almeno, Legambiente predica nel deserto sostenendo che c’è da mettersi a lavorare per un progetto di riconversione dell’area che preveda, oltre alla dismissione ed alla bonifica (c’è anche parecchio amianto!) un’idea di futuro per l’area che tenga in debito conto le opportunità di sviluppo sostenibile, garanzie per l’occupazione e la “liberazione” dei cittadini del “Rione Enel” da questa ingombrante presenza. Il riesame dell’AIA (Autorizzazione Ambientale Integrata) per questo tipo di impianti, di cui si parla da tempo, sembra stia per essere avviato anche se, va detto per onestà, i tempi fisiologici per il completamento del procedimento non saranno brevi, e rischiano di concludersi a ridosso della data in cui è previsto l’abbandono del carbone e la conseguente sospensione dell’attività della centrale. Legambiente nazionale infatti, informa che entro fine gennaio, tutti i grandi impianti di combustione che utilizzano carbone o altri combustibili saranno obbligati ad avviare il procedimento per il riesame dell’AIA, che (per gli impianti a carbone) dovrà comprendere anche il piano di fermata definitiva e messa in sicurezza entro i termini previsti dalla SEN (Strategia Energetica Nazionale), ossia entro il 31 dicembre 2025. Lo ha stabilito il Ministero dell’Ambiente a fine novembre, con un decreto attuativo del Codice dell’Ambiente 152/2006, che prevede appunto il riesame/rinnovo delle AIA per i grandi impianti di combustione, sulla base delle conclusioni della Commissione UE sulle migliori tecnologie disponibili (BAT). Sulla fuoriuscita dal carbone al 2025, dal decreto si apprende che, ad inizio ottobre, il Ministero dell’Ambiente ha richiesto al Ministero dello Sviluppo economico una verifica in relazione ad eventuali motivi ostativi all’attuazione della previsione della SEN, anche in considerazione della necessità di garantire la sicurezza energetica e che il Ministero dello Sviluppo economico non segnalava alcun impedimento. Tenuto conto della tempistica prevista per il riesame (4 anni) il Ministero dell’Ambiente ha stabilito anche che gli impianti a carbone debbano presentare la documentazione per il riesame entro il 31 gennaio 2019. Bene! Ora però ci si preoccupi per il futuro di quest’area di quasi 30 ettari. Le proposte di Legambiente, formulate nell’incontro pubblico a gennaio 2018 e del tutto attuali, sono, per quanto ne sappiamo, le uniche sul tavolo e vogliono essere un contributo concreto per un progetto di riconversione che deve essere avviato immediatamente, con il coinvolgimento di Istituzioni, soggetti economici (A2A in primis), Organizzazioni sindacali. Ricordiamo i punti essenziali della proposta: Produzione e accumulo di energia: realizzazione di un parco Fotovoltaico di almeno 3 MW di potenza installata (circa 3 ettari), cui abbinare un sistema di accumulo (Storage); tenuto conto che  dalla centrale partono importanti linee di trasporto di energia, questo può essere un  elemento molto appetibile per l’insediamento di una centrale di accumulo, utilizzando un import di batterie dei veicoli elettrici  non più idonee per l’alimentazione delle autovetture ma con un 30% di carica residua da sfruttare. Economia circolare: Avvio di un centro di recupero per le batterie esauste e sviluppo di un centro di raccolta e trattamento dei Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) che vengono definiti una vera e propria “miniera urbana”, con il recupero e riutilizzo di preziosi materiali che diventano risorse seconde. Sviluppo del Porto: L'area possiede una banchina con circa otto metri di pescaggio che A2A gestisce autonomamente per l'attracco delle chiatte con il carbone e ampie aree retrobanchina (il carbonile e altre) che potrebbero ospitare, ad esempio, l'import di autovetture dalla Germania destinazione far east, che Monfalcone si è lasciata sfuggire a suo tempo a beneficio di Capodistria, proprio per mancanza di piazzali adeguati. La dotazione di una serie di servizi a contorno (lavaggio, montaggio di alcune parti, ecc) potrebbe garantire un'interessante opportunità occupazionale. Area verde: Creazione di un’ampia zona “cuscinetto” con funzioni ricreative tra le case del rione e l’ex insediamento industriale.   Purtroppo il tavolo regionale di esperti che stava iniziando ad occuparsi dell’argomento, istituito dalla precedente amministrazione regionale, è stato sbrigativamente accantonato ed il rischio di arrivare alla chiusura della centrale senza un piano per offrire opportunità di sviluppo per questo territorio, è un’ipotesi da scongiurare.

Legambiente Monfalcone - Circolo “Ignazio Zanutto”

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 5 gennaio 2019

 

 

Due cordate in gara per il "Fish market" dentro a Porto vecchio

Arrivate le manifestazioni di interesse da parte di soggetti pronti a trasformare il Magazzino 30 in mercato ittico all'ingrosso con ristorante al piano superiore

Pesce, nautica, cultura, congressi: Porto vecchio è democratico, ce ne è per tutti. Due cordate hanno risposto all'invito del Comune, che attraverso una consultazione preliminare di mercato voleva monitorare l'interesse in ambito imprenditoriale a trasformare con project financing il Magazzino 30 in mercato ittico all'ingrosso e in ristorante panoramico con spazio musicale jazz. L'avviso era stato pubblicato a inizio novembre e scadeva il 31 dicembre: non era scontato che un'operazione così particolare attirasse attenzione. Adesso, in concreto, è però tutto da fare: entro la fine di gennaio i proponenti, di cui al momento non si sanno i nomi, saranno convocati dal direttore dei Lavori Pubblici, Enrico Conte, che ha firmato il bando e che ha trovato le due manifestazioni sulla sua posta elettronica. Sia chiaro: le due "candidature" non configurano alcun diritto/dovere, per ora sono due segnali di interesse, cui dovranno seguire atti tangibili. A cominciare dall'impegno finanziario necessario affinchè un mezzo rudere, come ora è il "30", divenga quel "fish market", che tanto gusta al sindaco Dipiazza: sotto mercato ittico all'ingrosso, sopra ristorazione con vista Golfo e musica jazz. L'idea è chiara: spostare natanti, pescatori, commercianti di pesce dall'ex Gaslini, dove l'Autorità si riapproprierebbe di buon grado degli spazi ora dedicati a sardoni e sgombri, al Bacino 0, dove è possibile attraccare (ma dove va verificato quante barche possono essere ormeggiate). Cosa accada poi se un operatore seriamente intenzionato preferisca ospitare musica barocca o ritmi sudamericani o mazurke, non è dato saperlo: il jazz campeggia, comunque, nello stesso titolo dell'avviso. Chi porterà a casa il risultato, potrà godere di una certa discrezionalità nel confrontarsi con questo scrostato edificio anni Settanta, oggi colorato di rosa, perchè non vi è alcun vincolo della Soprintendenza: il "30" può essere anche raso al suolo, lasciando spazio a una nuova struttura. L'attuale stabile sorge al posto del demolito "22", con pianta quadrata, su un solo piano alto circa 4,50 metri. Una volta ospitava stoccaggio delle merci, una centrale termica, alcuni uffici. È rimasto vittima di atti vandalici e la relazione, a cura della modenese Yuppies Services, scrive di «stato di conservazione complessivamente mediocre, per essere considerato agibile necessita di un intervento significativo di ripristino». Ma prima di tutto, come già accadde per il vicino centro congressi (Magazzini 27-28), il Comune dovrà provvedere a una variante al Piano regolatore, in quanto al momento non è ammessa la destinazione d'uso "mercato all'ingrosso". No variant, no fish. Il "30" è prossimo alla zona "chic" di Porto vecchio: sullo stesso Bacino 0 si affacciano i Magazzini 24-25 (piacciono a Fincantieri?), dietro ad essi c'è l'impressionante mole del "26", non lontano la Centra idrodinamica. E, quasi di fianco, nascerà il centro congressi: scienza, esposizioni e - perchè no - un fritto misto. Con sottofondo jazz. 

Massimo Greco

 

La Seleco in crisi dà l'addio all'antico scalo e attende un maxi carico di tv in Molo IV - lo storico marchio

Per un'attività che si prepara a decollare - il futuro mercato ittico all'ingrosso -, un'altra che dà l'addio al Porto vecchio. Seleco ha visto infatti definitivamente sfumare ogni possibilità di produrre e assemblare materiali nell'antico scalo, prima location scelta per lo sbarco a Trieste, si prepara ad affrontare una nuova, complessa fase. L'azienda, alle prese con serie difficoltà finanziarie, ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Milano l'ammissione a concordato "in continuità", che era stato chiesto a fine ottobre. A dire la verità, il ricorso era stato inoltrato al Tribunale triestino, ma, per motivi territoriali (Seleco è solo da pochi mesi domiciliata nel capoluogo giuliano), la competenza era passata al foro milanese. Adesso Maurizio Pannella, che è il titolare del prestigioso e decaduto marchio televisivo, ha dai sessanta ai centoventi giorni di tempo per presentare un piano industriale capace di convincere i creditori, che, nel caso Seleco, sembrano concentrarsi nel mondo bancario. Ad agosto dello scorso anno Seleco avrebbe raggiunto, a causa delle concomitanti spese di sponsorizzazione sportiva e del crollo dei ricavi, un indebitamento di 8,4 milioni. A Pannella fanno capo i brand Saba, Nordmende, Magnadyne. Al telefono l'imprenditore precisa però che le difficoltà, nelle quali annaspa l'azienda, sono soltanto temporanee: e replica con un "no comment" alle voci secondo cui i dipendenti amministrativi, operanti in città a palazzo Pitteri, non riceverebbero da mesi lo stipendio. L'imprenditore rilancia invece sulla «vitalità» di Seleco, annunciando che venerdì 25 gennaio è atteso l'arrivo a Trieste di una nave proveniente dal porto cinese di Ningbo. Trasporterà - dichiara l'imprenditore romano - 14 container carichi di televisori, che sarebbero già stati collocati sul mercato. I prodotti saranno stoccati in uno spazio del Molo V, a cura della Samer. Ma si tratta di un'operazione di carattere puramente commerciale, che ancora non realizza quelle modalità di assemblaggio, per le quali Pannella è interessato a utilizzare il regime di punto franco. A tale riguardo l'uomo d'affari ribadisce la volontà di insediarsi in uno dei capannoni ex Wärtsilä di Bagnoli, dove darebbe vita a un'attività industriale di trasformazione legata ai televisori: la direzione dell'Interporto non è però ancora a conoscenza di passi formali in questo senso. La vita triestina di Seleco, sbocciata nell'ottobre 2017, è stata finora piuttosto sofferta. Pannella era approdato a Trieste proveniente, dal punto di vista imprenditoriale, da Pordenone, dove in un primo tempo pensava di rinverdire le fortune del marchio Seleco. Poi i vantaggi fiscali del punto franco, allora stimati attorno al 15 per cento, lo avevano convinto a spostare il progettato di business proprio a Trieste, provocando immediatamente il vivace risentimento della comunità politico-economica della Destra Tagliamento. Inizialmente lo spazio, all'interno del quale svolgere il previsto assemblaggio dei televisori, era stato individuato appunto in Porto vecchio, precisamente nel Magazzino 5 sul Molo III, in Porto vecchio. E, con questo obiettivo, nella scorsa primavera Pannella aveva presentato domanda di concessione all'Autorità portuale. Contrordine: il Molo III interessava a Dipiazza, convinto che quella zona potrebbe diventare la base crocieristica adriatica di Msc. Così l'errabonda Seleco, per la quale si parlava di cinquanta assunti e di 50 milioni di fatturato, è ancora in cerca di fissa dimora: Pannella sembra convinto che Bagnoli sia una buona soluzione ma non ha ancora ufficializzato l'interesse. 

 

 

Le cave dismesse diventano "cliniche" per proteggere volpi e gufi reali

Il naturalista triestino Benussi vince il concorso Italcementi per la promozione della biodiversità nell'area di San Dorligo

TRIESTE - C'è anche un naturalista triestino tra i vincitori della prima edizione italiana del "Quarry Life Award 2018", il concorso nazionale promosso da Italcementi al fine di contribuire alla promozione della biodiversità nelle proprie cave dismesse. Il naturalista Enrico Benussi ha sviluppato la progettazione di riqualificazione delle due cave calcaree (inutilizzate) adiacenti a San Giuseppe della Chiusa, situate sul ciglione carsico tra i comuni di San Dorligo della Valle e Trieste, confinanti con il bosco Bazzoni appartenente al sito Natura 2000. Lo studio della biodiversità attuale dell'area ha rivelato una grande ricchezza di specie di vertebrati e oltre un centinaio tra invertebrati e vegetali. Passero solitario, allodola, tottavilla, calandro e lo splendido gufo reale sono alcuni degli uccelli più caratteristici di quest'area all'interno delle 72 specie (25 delle quali nidificanti) registrate. Nel corso delle indagini, nonostante il perimetro delle cave sia completamente recintato, alcuni varchi presenti di dimensioni variabili consentono con regolarità ad alcuni mammiferi di penetrare all'interno delle cave. Riccio europeo, lepre comune, scoiattolo, ghiro, volpe, faina, cinghiale, tasso e capriolo qui sono di casa. Da sottolineare anche l'osservazione nelle cave di più impronte di sciacallo dorato. Benussi ha dunque proposto un progetto volto ad aumentare la biodiversità e il valore ecosistemico delle due cave tramite la realizzazione di una serie di interventi mirati: ripristino della landa carsica, realizzazione di corpi d'acqua, trasformazione del tunnel minerario in grotta seminaturale, conservazione delle rupi nella loro spontanea rinaturazione, contenimento della vegetazione aliena invasiva (ailanto e senecione africano) e valorizzazione del sito in chiave scientifica e didattica. Tra le proposte anche la valorizzazione della galleria artificiale esistente tramite il posizionamento di bat-boxes, per lo svernamento e la riproduzione delle specie di pipistrelli, nonché la realizzazione di tre zone umide: un piccolo bacino permanente nell'area sudorientale della cava inferiore, uno stagno permanente di medie dimensioni pressoché centrale al fondo della cava superiore ed una piccola pozza temporanea. Infine, il progetto premiato da Italcementi prevede anche un'iniziativa didattico-scientifica tramite l'installazione di webcam, connessa ad un sito web, al fine di poter estrapolare importanti informazioni di tipo etologico e biologico. «Al di là della soddisfazione personale, ciò che interessa di più è che il lavoro, al quale ha contribuito gratuitamente con le proprie idee anche il naturalista Nicola Bressi, non resti solo un plico cartaceo capace di far bella mostra di sé dentro uno scaffale, ma che le proposte avanzate siano concretizzate con reali interventi di riqualificazione mirati ad aumentare la biodiversità ed il valore ecosistemico del sito», ha commentato Benussi. Ora la possibile riqualificazione delle cave spetta all'Italcementi.

Riccardo Tosques

 

 

Troppo rumore dal porto, a quando l'elettrificazione delle banchine? - la lettera del giorno di Federico Bressan

 Con la mia lettera vorrei segnalare un problema che ormai si ripete sempre più spesso (l'ultimo caso si è verificato nella notte del 30 dicembre dello scorso anno), quello della rumorosità dei generatori delle navi in sosta in porto durante la notte. Se da una parte rappresenta un segnale positivo, cioè quello di una rinnovata attività del nostro scalo marittimo, questa ultima comporta attualmente dei livelli di rumorosità, sotto forma di un brusio continuo per tutta la notte che a mio avviso disturbano gli inquilini di tutte le case che si trovano nel raggio di qualche chilometro dal Molo VII. Oltre a disturbare il sonno, questi motori diesel accesi tutta la notte inquinano ben più dei tanto famigerati gas di scarico delle automobili. Giulio Lauri, della Commissione ambiente regionale, affermava che dal porto proviene il 20% dell'inquinamento cittadino. Mi domando quindi a che punto siamo con l'elettrificazione delle banchine del Porto di Trieste, peraltro obbligatorie in Europa entro il 2025 e già in fase esecutiva in molti porto fra cui quello di Genova. Forse così l'inconveniente potrebbe essere ridotto o risolto. Sarebbe un bel segnale di modernità, oltre che di rispetto ambientale.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 4 gennaio 2019

 

 

Bonifiche in area ex Ezit La Regione accelera e schiera in campo l'Arpa

Stanziato quasi un milione di euro per velocizzare le attività di caratterizzazione e i monitoraggi nei terreni e nelle falde acquifere

Una notizia per i "piccoli" operatori che hanno le loro attività nell'area del Sin (Sito di interesse nazionale): Regione e Arpa hanno rinnovato la convenzione, per cui l'agenzia provvederà a effettuare le attività di validazione relative alla caratterizzazione e all'individuazione dei valori riguardanti le acque sotterranee. La precedente era scaduta da un anno e mezzo, la nuova è passata all'esame della giunta Fedriga una decina di giorni fa. A disposizione dell'Arpa, che diventa il principale supporto della Regione, ci sono 950 mila euro per accelerare nelle attività di verifica e puntare così a rimettere in moto una porzione di territorio da quasi quindici anni impossibilitato a investire e a crescere. Lo stesso Luca Marchesi, presidente dell'Agenzia, ha iscritto questo capitolo tra le priorità del 2019. Il finanziamento avrà quattro destinazioni: acquisizione di personale straordinario per le attività "di campo" e di laboratorio, noleggio di mezzi, esecuzione di sondaggi e di piezometri (ovvero di pozzi di osservazione aventi lo scopo di misurare il carico idraulico di una falda ad una certa profondità), consulenze di istituti scientifici. Allegato alla convenzione è il Piano delle attività, che dettaglia l'ambito di intervento dell'Arpa e che interessa da vicino chi opera all'interno del perimetro Sin. Il lavoro si articola su tre ambiti, la validazione della caratterizzazione; la determinazione dei valori di fondo naturale/antropico dei suoli e le ulteriori verifiche di ferro e manganese nelle acque sotterranee; l'individuazione di obiettivi di bonifica per le acque di falda. In materia di validazione, il referente dell'Agenzia dovrà condividere con le aziende aggiudicatarie tutte le azioni previste dal Piano di caratterizzazione generale, il monitoraggio sulle aree ex Ezit in liquidazione e su quelle che lo stesso ente ha venduto. Il personale Arpa garantirà la sua presenza anche in più cantieri contemporaneamente, così da procedere alla validazione dei campioni «nei tempi tecnici strettamente necessaria». Le analisi dovranno riguardare un numero di campioni pari almeno al 10% se si parla di terreni/materiali di riporto e almeno del 20% qualora si esaminino le acque sotterranee. La validazione sarà comunicata entro 60 giorni dal ricevimento del monitoraggio.

M.G.

 

 

Grignano, 3 milioni per riqualificare l'intera area del porticciolo

La Regione ha approvato la delibera che dà il via al progetto In arrivo un nuovo manto stradale e servizi più moderni

TRIESTE - Sarà riqualificata l'area del porticciolo di Grignano, con l'obiettivo di accentuarne la caratteristica di punto turistico ricreativo e diportistico della città. Lo ha deciso la giunta regionale, approvando la delibera che prevede di dare il via al progetto di fattibilità tecnica ed economica di un intervento, il cui inizio è previsto entro la fine dell'anno, finalizzato alla ristrutturazione della zona dedicata al parcheggio e al rinnovo della parte verde del piazzale. L'impegno di spesa deciso dall'amministrazione regionale è di 3 milioni, 2 dei quali sono specificamente destinati alle opere, mentre poco meno di 1 servirà per coprire le spese di progettazione e tecniche, oltre a quelle relative alle tasse. In sostanza, sarà rifatto il manto stradale, oggi dissestato e pieno di dossi, causati dalla crescita delle radici degli alberi, che hanno alterato la superficie del piazzale, saranno riqualificati gli spazi pedonali, in modo da agevolare l'accessibilità all'area a soggetti portatori di difficoltà motorie, sarà interamente sostituita la rete dei sotto servizi, cioè le condutture idriche ed elettriche, oltre che la parte riservata al drenaggio, e saranno rivisti i raccordi pedonali fra l'area del parcheggio e gli accessi allo stesso. Particolare attenzione sarà riservata all'abbellimento della parte verde: gli alberi saranno messi in sicurezza in virtù di un'opera di potatura e di verifica dell'apparato radicale, nel pieno rispetto delle linee direttrici del Piano regionale per la cura e la salvaguardia degli alberi monumentali della Regione. Si procederà anche alla concimazione della chioma e al miglioramento del suolo. «Siamo molto soddisfatti dell'approvazione di questa delibera - ha commentato l'assessore regionale Graziano Pizzimenti, titolare delle competenze su Infrastrutture e Territorio - perché siamo convinti della valenza turistica e diportistica dell'area di Grignano, sulla quale vogliamo concentrare risorse ed energie, in modo da creare un polo che sia attrattivo a tutti i livelli». Nella relazione che accompagna la delibera si legge infatti che Grignano, che rientra nelle aree del Demanio marittimo statale di competenza regionale, è definita «una località della riviera triestina a forte valenza turistica, perché confinante con il parco del castello di Miramare, che ospita inoltre 300 posti barca e due stabilimenti balneari che si affacciano direttamente sulla baia». Molto positivo anche il giudizio di Maurizio Spoto, direttore della Riserva marina di Miramare, frequente meta di turisti: «Fa piacere che si ponga mano a un'area, come quella del porticciolo di Grignano che, in effetti, presenta delle criticità da tempo segnalate. Con quest'opera tutta la zona di Grignano e di Miramare non potrà che risultare perfettamente funzionale al turismo e alle attività diportistiche». Ovviamente anche il Museo storico e il Parco del castello di Miramare, tradizionale meta di turisti sia italiani che stranieri, trarranno beneficio dalla rivisitazione di un'area che potrà finalmente garantire parcheggi in riva al mare a corriere e mezzi privati di persone interessate a godere delle bellezze di Grignano. «Il prossimo passo - fa sapere la segreteria di Pizzimenti - sarà l'approvazione del progetto esecutivo, dopo di che si passerà alla realizzazione vera e propria». Tutti auspicano che i lavori possano essere completati prima dell'avvio della stagione turistica del 2020. L'intervento non dovrebbe presentare particolari difficoltà, in quanto non si tratta di realizzare costruzioni ma di sistemare la pavimentazione e di riordinare l'area verde. 

Ugo Salvini

 

SEGNALAZIONI - Barcola, ampliare e collegare meglio il nuovo park del terrapieno.

Siamo frequentatori delle attività non solo estive dello stabilimento balneare del Dopolavoro Ferroviario di viale Miramare ma anche invernali (canottaggio, pesca sportiva e scuola subacquea).Condividiamo pienamente la recente iniziativa dell'amministrazione comunale di realizzare sul cosiddetto terrapieno di Barcola un ampio parcheggio al servizio delle società nautiche aventi sede nel medesimo terrapieno e nelle aree finitime alla foce del Rio Boveto e apprezziamo soprattutto i tempi estremamente ridotti con i quali l'iniziativa stessa è stata portata a termine. Riteniamo infatti che l'opera in questione rappresenti il primo, concreto avvio di tutti i consistenti lavori di infrastrutturazione necessari non solo per l'ottimale svolgimento di tutte le attività sportive e ricreative, anche non meramente stagionali, insediate tra il cavalcavia ferroviario di viale Miramare e l'anzidetto terrapieno di Barcola, ma anche per il parimenti ottimale afflusso - con fruizione d'interscambio tra i mezzi di trasporto privati e quelli pubblici - dei visitatori del comprensorio del Porto vecchio che, tra l'altro, ormai a breve ospiterà il grande evento di Esof 2020. In questo contesto auspichiamo pertanto che l'amministrazione comunale possa in tempi altrettanto brevi ampliare ulteriormente le dimensioni dell'attuale parcheggio ubicato sul terrapieno di Barcola in modo che anche i frequentatori delle attività in essere presso il Bagno Ferroviario e l'attiguo Stabilimento balneare del Cral dell'Autorità portuale, pur collocati in un'area più decentrata da esso rispetto a quella delle società sportive cosiddette "barcolane", siano messi in grado di utilizzarne gli spazi senza che si determinino nei mesi estivi situazioni di sovraffollamento tali da non consentire a tutti i potenziali utenti di accedere alla nuova struttura. Va infatti evidenziato che, contestualmente alla realizzazione del nuovo parcheggio, è stato già reso operante il divieto di sosta per tutti gli autoveicoli sul lato destro del viale Miramare nel tratto compreso tra la curva sottostante il cavalcavia ferroviario e l'incrocio con via Boveto e che è ragionevolmente impossibile che tutti gli autoveicoli che soprattutto il sabato e la domenica dei mesi estivi venivano parcheggiati su tale tratto di strada possano trovare nella prossima estate posto nel parcheggio del terrapieno, sul quale peraltro già sin d'ora permanentemente stazionano camper, roulotte e altri mezzi stradali. Chiediamo inoltre che, comunque, sia apprestato prima dell'inizio dell'estate un apposito percorso pedonale che all'interno del dimesso scalo ferroviario unisca agevolmente il parcheggio con gli stabilimenti balneari del Dopolavoro Ferroviario e del Cral consentendo con ciò alle persone ivi dirette di evitare il lungo e quantomai scomodo percorso ad oggi esistente.

Fulvio Rocco e altre firme

 

 

Tram di Opicina, via ai bandi per le rotaie e le traverse

Varate le gare per un totale di oltre 400 mila. Termine ultimo a metà febbraio La durata dell'appalto è di cinque mesi. Dubbi sul via ai lavori in primavera

Il tram di Opicina è più prossimo alla ripartenza, eppure pare difficile che il nuovo via possa avvenire in primavera. Il Comune ha infatti pubblicato i bandi per l'appalto delle forniture dei binari e delle traverse per il rifacimento della linea: si tratta del primo atto concreto dell'amministrazione per la ripartenza della linea, ma lascia supporre che il termine dei lavori si collochi in autunno, nel migliore dei casi. I binari - Il bando riguardante i binari è quello di minore importo: 133 mila 918 euro come valore base di gara. La data ultima per la presentazione delle offerte è il prossimo 13 dicembre alle 12.30. Le buste verranno aperte il giorno successivo, a San Valentino. In cosa consiste l'appalto? Si legge nella documentazione relativa: «L'appalto comprende tutto quanto necessario per dare la fornitura completamente compiuta, secondo le condizioni stabilite dal presente contratto, dalla "Lista delle forniture" e dal "Capitolato Tecnico forniture rotaie" e sulla scorta delle caratteristiche tecniche, qualitative e quantitative in esso previste, che l'appaltatore dichiara espressamente di conoscere e di accettare integralmente e che qui si intendono integralmente riportate e trascritte con rinuncia a qualsiasi contraria eccezione». La durata dell'appalto è di 90 giorni. Le traverse - L'altro bando, quello riguardante le traverse, è più corposo: 270 mila 674 euro. Sommato all'importo previsto per i binari fanno oltre 400 mila euro. La data ultima per la presentazione delle offerte è l'11 febbraio. Anche in questo caso le buste verranno aperte il giorno seguente, per quanto la data sia meno suggestiva. Anche per questo bando, nello schema di contratto si legge che «saranno a totale carico dell'appaltatore tutti gli oneri derivanti da carichi, scarichi, trasporti, accatastamenti nel sito di consegna, nonché eventuali assicurazioni dei trasporti». Si legge anche: «Trattandosi di mera fornitura senza posa in opera, non vi sono attività aziendali del proprietario dell'area che vanno ad interferire con la fornitura stessa». La durata dell'appalto è di 150 giorni. I tempi di realizzazione - Gli ultimi due passaggi citati, la «mera fornitura senza posa in opera» e la durata degli appalti, che pongono in dubbio la ripartenza del tram in primavera auspicata dal Comune stesso. Dopo i cinque mesi per le traverse bisognerà infatti montarle, con relativa gara, appalto, possibilità di ricorso, cantiere. Stesso discorso per i binari, per quanto l'attesa sia ridotta a soli tre mesi. Ovviamente il Comune potrebbe chiedere e ottenere una consegna più rapida delle componenti della strada ferrata, così come avviare rapidamente i lavori per la loro installazione. In ogni caso pare improbabile che il tutto possa essere fatto in tempo per lo sboccio dei primi fiori. Le tappe della vicenda - Nel frattempo potrebbero anche scoccare i tre anni da quel 16 agosto 2016 in cui, all'altezza di Conconello, le vetture 404 e 405 si schiantarono frontalmente. Nove feriti e un sacco di danni, senza contare un codazzo giudiziario ancora in pieno corso per stabilire le responsabilità del bizzarro sinistro. D'altronde si sa, il tram xe nato disgrazià. E tra le disgrazie che porta la simpatica vettura bianco-blu, almeno stando a sentire l'amministrazione, ci sono anche le lungaggini burocratiche. L'incidente, qualunque siano le sue ragioni, ha infatti dato all'organo competente del Ministero dei trasporti un'ottima occasione per sospendere la linea ed esigere una sua rimessa a norma definitiva. Operativo dai tempi dell'impero austroungarico, il tram è stato rimaneggiato innumerevoli volte nel corso del tempo, complice anche la sequela continua di incidenti che l'hanno interessato. Di fatto, però, la linea non è mai stata ammodernata in modo significativo e ha mantenuto ampia parte del suo antico impianto. L'Ustif, l'ufficio con sede a Venezia deputato a occuparsi della materia, ha imposto al Comune una serie di interventi vincolanti per ottenere il nuovo via libera alla linea. Quelle indicazioni, si sa, hanno suscitato la riprovazione del sindaco Roberto Dipiazza, che proprio per le sue affermazioni incendiarie nei confronti dell'ente sta anche affrontando una querela da parte dei suoi dirigenti. Sia come sia, rotaie e traverse sono in arrivo. 

Giovanni Tomasin

 

Lo sconto in panetteria se si usa il bus per la città - La partnership

Partnership fra Trieste Trasporti e Il Pane Quotidiano per incentivare l'uso dei mezzi pubblici in città. Fino al 15 gennaio, acquistando un biglietto per l'autobus da una delle oltre 70 emettitrici automatiche presenti sul territorio, si potrà beneficiare di un'offerta presso tutti i punti vendita del celebre panificio triestino. Presentando alla cassa il biglietto (regolarmente convalidato), gli utenti riceveranno - a fronte di una spesa minima di 20 euro - un buono sconto di 3 euro da spendere entro il 10 febbraio su un ulteriore acquisto di 20 euro. Il regolamento dell'iniziativa, riportato in sintesi sul retro dei biglietti, è disponibile sul sito www.ilpanequotidiano.com.Nei mesi scorsi Trieste Trasporti ha concluso l'installazione delle prime 25 emettitrici automatiche di nuova generazione, con schermo tattile e telecamera frontale e a breve ne saranno installate altre venti: alcune andranno a sostituire vecchi dispositivi installati più di dieci anni fa, altre serviranno invece a garantire la disponibilità di abbonamenti e biglietti anche nelle zone della provincia dove, nel corso del tempo, sono venute a mancare rivendite tradizionali di titoli di viaggio. Le nuove emettitrici, oltre a essere dotate di sistemi anti-manomissione, consentono di pagare anche con bancomat e carta di credito. --

 

Mobilità - Ecotassa solo sulle auto di grossa cilindrata

Arriva l'Ecotassa: non si pagherà sulle utilitarie ma solo sulle auto di grossa cilindrata. L'imposta sarà di 1.100 euro per l'acquisto di una nuova auto con emissione comprese tra 161 e 175 CO2 grammi al chilometro (g/km). Si passa a 1.600 euro per la fascia 176-200, a 2.000 euro tra 201 e 250 e a 2.500 euro oltre 250. Sale da 45.000 a 50.000 euro il limite al di sotto del quale scatteranno gli eco-incentivi per l'acquisto di automobili poco inquinanti, ibride o elettriche. In via sperimentale, a chi acquista un veicolo, anche in locazione finanziaria, e immatricola in Italia, dal 1 marzo 2019 al 31 dicembre 2021, è riconosciuto un bonus. Per l'elettrico il contributo è di 6mila euro (emissioni tra 0 e 20 CO2 g/km) se si rottama contemporaneamente un veicolo euro 0, 1, 2, 3, 4 e di 4 mila euro senza rottamazione. Per l'ibrido, emissioni tra 21 e 70, gli incentivi passano a 4mila euro (con rottamazione) e 1.500 (senza). Arriva un contributo fino 3.000 euro per l'acquisto di motorini elettrici o ibridi. A coloro che acquistano un veicolo elettrico o ibrido nuovo di cilindrata inferiore o superiore ai 50 cc e che rottamano un veicolo di cui sono proprietari da almeno 12 mesi è riconosciuto un contributo pari al 30% del prezzo di acquisto fino a un massimo di 3.000 euro.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 3 gennaio 2019

 

 

Calano le Pm10 In aumento pollini e valori di ozono - il report ARPA

Un miglioramento sul fronte delle concentrazioni delle polveri sottili, qualche criticità con l'ozono e una tendenza all'aumento per i pollini. È la fotografia della qualità dell'aria in Fvg scattata nel 2018 dall'Arpa. Nel dettaglio per quanto riguarda le polveri sottili si è registrata una diminuzione particolarmente evidente nel numero dei superamenti giornalieri, che è rimasto quasi ovunque significativamente inferiore alla soglia prevista dalla vigente normativa (35 superamenti del valore medio giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo). Per quanto riguarda l'ozono , il 2018 ha sostanzialmente confermato i valori elevati osservati negli anni precedenti e l'ubiquità di questo inquinante, tipicamente associato al periodo estivo. I riferimenti di legge sono stati infatti superati in quasi tutta la regione.

 

OGM, escono di scena i triestini a processo - Tute bianche

Escono di scena i triestini finiti sotto processo per il blitz con le tute bianche nel campo di Vivaro, quello dell'agricoltore Ogm Giorgio Fidenato. Era il 30 marzo 2014. La loro posizione è stata archiviata. Si tratta di Luca Tornatore, Alessandro Metz, Emiliano Bastiani, Elena Gentile, Gabriele Greco, Francesco Holjar, Mattia Metz, Angela Quinto, Marco Visintin, Andrea Zacchigna e Moreno Zuzich. Le tute bianche seminarono canapa biologica nel terreno di Fidenato e irruppero nel cortile della villa di Silvano Dalla Libera, allora presidente di Futuragra. Il tutto lanciando fumogeni in casa e imbrattandola di scritte "No Ogm". Il gip del tribunale di Pordenone Eugenio Pergola ha accolto la richiesta di archiviazione del pm Federico Baldo. Il caso è chiuso per 46 indagati su 47 (nel novero figurano altri attivisti provenienti da altre città). L'ultima posizione è stata stralciata per un difetto di notifica. Per tutti, comunque, il pm ha chiesto l'archiviazione, riqualificando peraltro l'ipotesi di reato da devastazione e saccheggio a danneggiamento e violazione di domicilio e rilevando l'insussistenza delle altre ipotesi. Per nessuno degli indagati - secondo pm e gip - sussistono elementi certi che permettano di individuare i singoli presenti come autori o coautore dei reati. È stato dimostrata la presenza degli indagati alla manifestazione del 30 marzo a Vivaro, ma ciò non è bastato per attribuire precise responsabilità. Il fatto che i partecipanti fossero mascherati e coperti dalle tute bianche dalla testa ai piedi, non ha consentito l'identificazione.

 

«Tante opere pianificate ma pochi cantieri avviati» Pd in pressing sulla giunta

Secondo il dem Barbo nel 2018 sono stati appaltati lavori per 18,6 milioni a fronte dei 62 inseriti dei documenti di programmazione

Molta carta e pochi lavori. Un elenco lungo 62 milioni di euro, contenuto nella documentazione programmatoria del Comune, contro una realtà di solo 18,6 milioni di opere appaltate, di cui 8,8 milioni relativi al solo Centro congressi in Porto vecchio. Al netto di questo importante project financing pubblicamente illustrato giovedì 20, le effettive commesse del Comune in termini di lavori pubblici non arriverebbero ai 10 milioni di euro. Le informazioni, su cui il consigliere del Pd Giovanni Barbo ha costruito un'interrogazione ancora senza risposta, risalgono a ottobre, quindi è quantomeno probabile che il volume di appalti da allora sia cresciuto. Ma - eccepisce l'esponente "dem" - si resterebbe comunque molto lontano da quei 62 milioni, inseriti nel Documento unico di programmazione (Dup). E su questo iato di circa 44 milioni tra intenzione e concretezza degli atti, Barbo vorrebbe saperne di più dall'assessore competente Elisa Lodi. Poichè l'interrogazione è stata consegnata in autunno, e dato che appunto sono passati più di due mesi, il consigliere del Pd si attende qualche elemento di chiarezza ora a inizio 2019 .La curiosità di Barbo aveva tratto ispirazione dalla creazione di un elenco dei "responsabili unici del procedimento" esterni all'amministrazione, in grado di dare una mano alle strutture comunali oberate di lavoro su una gamma di appalti sotto i 100 mila euro. Nell'interrogazione il consigliere di opposizione rileva che l'organico dell'area Lavori Pubblici supera le 100 unità, dunque si chiede se sia così necessario ricorrere a profili professionali extra-Municipio e quali sarebbero i costi stimati per pagare i rinforzi. Alla luce di questa premessa, Barbo incalza Elisa Lodi per sapere cosa pensa di fare alfine di migliorare la gestione di progetti e opere a cura dell'area di sua afferenza. Perchè è scritto - insiste Barbo - nella determina, che affida a Maurizio Bradaschia il progetto di piazza Sant'Antonio, dell'impossibilità di avvalersi di professionalità interne, in quanto già impegnate nella fase progettuale-esecutiva delle opere inserite negli strumenti programmatori? Però sono stati previsti 62 milioni di lavori: allora «sono state fatte promesse che non si era in grado di mantenere?».Punto di caduta dell'interrogazione è l'ambito economico: le imprese edili del territorio - sostiene Barbo - sono da anni in difficoltà e molto si gioverebbero di un energico traino da parte delle commesse comunali. Ma queste commesse languono - scrive Barbo in una nota allegata all'interrogazione - tanto che «mi risulta che in questi giorni anche le principali associazioni datoriali del settore abbiano richiesto i dati aggiornati all'assessore di riferimento».Tanto più - argomenta il consigliere di opposizione - che i vincoli del patto di stabilità sono meno stretti che in passato (con evidente allusioni alle difficoltà patite dalla giunta Cosolini), quindi il parziale disgelo dei limiti imposti dalla finanza pubblica dovrebbe consentire un'intensificazione degli appalti.

Magr

 

 

Alberi di Natale, istruzioni per smaltirli dopo le feste - il 12 gennaio al Ferdinandeo

Con l'inizio del nuovo anno, arriva presto anche il momento di pensare a quando si smonteranno gli addobbi natalizi, ad esempio gli alberi di Natale. Per evitare il triste destino che spesso spetta agli alberi natalizi dopo le feste e vederli abbandonati lungo le strade cittadine, AcegasApsAmga e Comune di Trieste organizzano una speciale raccolta degli alberi: sabato 12 gennaio edizione speciale dei Sabati Ecologici, dedicata proprio a questa particolare raccolta. Dalle 9 alle 15 i cittadini potranno recarsi presso il parcheggio del Ferdinandeo dove troveranno gli addetti della multiutility ad assisterli nel conferimento di tutte le tipologie di alberi. Dato che ogni anno, finite le feste, sono moltissimi i resti degli alberi che decorano gli angoli delle strade in attesa di essere raccolti, l'iniziativa nasce per agevolare il conferimento e avviare a recupero correttamente gli alberi. Infatti, gli alberi senza radici, possono essere riutilizzati per produrre compost, mentre da quelli sintetici si possono recuperare altri materiali. Ma durante le feste è importante anche fare la differenziata. Scaricando "Il rifiutologo", l'app che permette di conoscere il corretto conferimento per ogni rifiuto, è facile farla. Ecco qualche utile consiglio dei rifiuti principali prodotti in questi giorni e come conferirli correttamente. In caso di file di luci decorative che non funzionano più, si tratta di Raee (Rifiuti da Apparecchiature elettriche ed elettroniche) e devono essere consegnate ai Centri di raccolta. Gli imballaggi in plastica (incluso il polistirolo) vanno conferiti nei contenitori della plastica. In caso invece di giocattoli rotti, non elettronici, in materiali plastici vanno inseriti nei contenitori dell'indifferenziato. Gli imballaggi in carta o la carta da regalo vanno conferiti nei contenitori per carta e cartone. Nel caso di carte dorate/argentate o i nastri decorativi vanno posizionati nei contenitori per l'indifferenziato.

 

 

Santa Croce - I viticoltori chiedono la rete idrica per i terreni

I viticoltori di Santa Croce vogliono una rete idrica per i loro terreni. È la Circoscrizione dell'Altipiano Ovest a farsi interprete della richiesta degli operatori per ottenere un prolungamento della rete, in particolare a favore della zona che comprende i terreni situati fra via del Pucino e le case del piccolo centro carsico. Il consiglio circoscrizionale, con una lettera della presidente Maja Tenze ricordando che «la Provincia aveva approvato, nel 2009, il piano generale degli interventi, ottenendo l'assegnazione di un contributo regionale per la realizzazione e il potenziamento di opere pubbliche di irrigazione al fine di favorire lo sviluppo dell'attività agricola, per l'importo di 4 milioni di euro da erogare in rate annue di 200 mila euro, che l'ente gestore Ato Orientale Triestina aveva approvato il piano d'ambito e che la competenza della realizzazione degli acquedotti spetta all'Acegas», si rivolge direttamente al sindaco Roberto Dipiazza. «Chiediamo - scrive Tenze - che il sindaco si faccia promotore presso gli enti competenti al fine di realizzare le infrastrutture necessarie per il basamento della microeconomia territoriale e la valorizzazione del territorio, attraverso lo sviluppo delle attività agricole». «Dobbiamo chiarire la situazione con l'Autorità unica per i servizi idrici e rifiuti - ha spiegato l'assessore per i Lavori pubblici, Elisa Lodi - ma sembra che l'area di Santa Croce sia già inserita nel progetto di potenziamento della rete».

 

 

Muggia, nel rione Fonderia nasce la nuova Microarea - «Vicini a tutti i cittadini»

Dopo la positiva esperienza di Zindis, ecco il secondo progetto avviato da Comune, azienda sanitaria e Ater con la cooperativa La Collina

Progetto Habitat-Microarea Fonderia. Si chiama esattamente così il progetto presentato ai residenti del rione popolare di Muggia. Recentemente avviato da Comune di Muggia, Azienda Sanitaria e Ater in coprogettazione con la Cooperativa Sociale La Collina, l'incontro ha visto la presenza del sindaco Laura Marzi e dell'assessore alle Politiche sociali Luca Gandini i quali hanno sottolineato l'importanza della nascita a Muggia, dopo la positiva esperienza della Microarea di Zindis, di questo secondo progetto, che porta il Comune e gli altri enti partner «a una maggiore vicinanza ai cittadini per gli obiettivi di salute e sviluppo di comunità». La partecipazione degli abitanti di Fonderia è stata numerosa e la cooperativa La Collina ha proseguito anche in questa occasione la raccolta dei punti di vista di ognuno sui bisogni e sulle potenzialità del rione, utile per proseguire nella realizzazione di interventi integrati che possano rispondere ai bisogni mettendo a valore le risorse esistenti sul territorio. Diverse le criticità emerse sino ad ora: dalle barriere architettoniche che rendono molto difficile il movimento dei residenti degli anziani, al degrado di alcune aree, dalla carenza di luoghi di incontro e di servizi alla necessità di puntare su alcune potenzialità, su tutte il tanto verde presente nell'area. «Dagli abitanti emerge il desiderio di intraprendere un percorso insieme alle istituzioni e agli altri soggetti coinvolti per il loro borgo, e, da parte di alcuni, il grande bisogno di maggiore supporto per affrontare i problemi dei singoli e del loro contesto», racconta Margherita Bono, referente della cooperativa sociale La Collina. Soddisfatto l'assessore alle Politiche sociali di Muggia Luca Gandini: «Abbiamo avviato un nuovo confronto con gli abitanti della zona per realizzare un progetto integrato, orientato a obiettivi di bene comune, che, attraverso un lavoro approfondito di conoscenza della popolazione e del territorio di Fonderia, di accoglienza e di ascolto attivo, possa supportare le persone più fragili, realizzando inclusione sociale e dando vita a percorsi condivisi di partecipazione e sviluppo di comunità».

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 2 gennaio 2019

 

 

La permuta - Verdi e Comune siglano l'intesa per il passaggio della Tripcovich

Dopo l'ok politico in Consiglio comunale, è arrivato anche il via libera formale. I vertici dell'amministrazione municipale e della Fondazione Teatro Verdi hanno perfezionato il contratto relativo alla permuta tra la Sala Tripcovich (che diventa dunque di proprietà comunale) il capannone di via del Canneto 11 a Muggia, attualmente utilizzato dal teatro come deposito e spazio per l'allestimento delle scenografie. «Il Comune riprende la proprietà di un bene importante - dichiara l'assessore al Patrimonio e demanio, Lorenzo Giorgi - in vista del progetto di riqualificazione di piazza Libertà che rappresenta ancor di più, con la riqualificazione del Porto vecchio, l'ingresso della città».La permuta - è stato spiegato in conferenza stampa - mira inoltre ad aumentare il patrimonio del Verdi in vista della valutazione del "Piano di risanamento" della Fondazione avviato nel 2014 e che verrà valutato nel 2019.«Questo conferimento - afferma l'assessore comunale ai Teatri Serena Tonel - rappresenta un notevole elemento positivo che dovrà essere preso in considerazione dal commissario straordinario di Governo per il risanamento delle Fondazioni, poiché migliora il rapporto tra debito e capitale del teatro. Il Comune di Trieste fa quindi la sua parte per mantenere la classificazione del teatro cittadino come "Fondazione", allontanando l'ipotesi di declassamento a «teatro di tradizione», cosa che ridurrebbe i fondi statali e quindi renderebbe difficile sostenere il livello occupazionale e di qualità di produzione del teatro. Grazie quindi al Consiglio comunale che il 18 dicembre scorso con senso di responsabilità ha approvato la delibera in tempi utili per concludere il trasferimento di proprietà entro la fine dell'anno e un ringraziamento all'assessore Lorenzo Giorgi e agli uffici dell'Immobiliare del Comune che hanno predisposto gli atti nei tempi che era necessario rispettare».

 

L'ex Hotel Obelisco all'asta per "soli" due milioni di euro

L'albergo di via Nazionale, abbandonato da quasi 40 anni, verrà venduto per una cifra ulteriormente ribassata dopo le ultime tornate andate deserte

Il prossimo 6 marzo il tribunale di Milano ritenterà la vendita all'asta dell'ex Park Hotel Obelisco di via Nazionale a Opicina. Il vecchio complesso alberghiero, ormai in totale stato di abbandono dal 1979, verrà venduto ad una base d'asta di 2 milioni di euro. Una cifra ulteriormente ribassata rispetto alle precedenti tornate d'asta andate deserte. Basti pensare che quell'area di quasi 62 mila metri quadrati che include la struttura alberghiera e l'area destinata ad impianti sportivi e il giardino, nel 2010 venne proposta a 4 milioni e 573 mila euro. Nel luglio del 2017 a 2,6 milioni. La destinazione d'uso di quell'area prevede la possibilità di conservare quella ricettiva ma pure di trasformare quella zona in attività commerciale al dettaglio, artigianale di servizio o per servizi ed attrezzature collettive. Nel 2013, l'architetto Giuseppe Agresta incaricato di effettuare una perizia da Patrizia De Cesari, Giorgio Canova e Andrea Carlo Zonca, i curatori del fallimento della "Gladstone spa" - l'ultimo proprietario di quella realtà sul Carso triestino - nella sua relazione scrisse che «nonostante i vari ribassi d'asta, non è stata fatta alcuna offerta e i pochi soggetti interessati hanno abbandonato, da un lato per il vincolo della destinazione d'uso "turistico-ricettiva" e dall'altro per i tempi lunghi di realizzo a fronte degli ingenti capitali da investire». Negli anni qualche investitore italiano, ma anche straniero, ha bussato alle porte dei curatori per avere maggiori informazioni sul vecchio Park Hotel Obelisco, ma poi non ha presentato alcuna proposta. Ora, la speranza è che la vocazione turistica che Trieste ha evidenziato negli ultimi anni, l'interesse che acquirenti con importanti capitali stanno dimostrando per questa zona e il prezzo ulteriormente ribassato, possano portare alla vendita di quella struttura. Un'operazione che ridarebbe respiro a quell'area completamente abbandonata, circondata da un'ampia zona verde, con una vista mozzafiato e a due passi dal tram di Opicina e dunque appetibile dal punto di vista turistico. Il tallone d'Achille è l'investimento che chi rileva quell'immobile è costretto a sostenere per trasformarlo in una nuova struttura ricettiva. Da una stima effettuata dai tecnici incaricati dai curatori, per ristrutturare l'intero complesso servirebbero oltre 18 milioni di euro. Quel rudere spettrale alla ricerca di un riscatto e che molti triestini vorrebbero rivedere vivere, oggi è preda di vandali e balordi. L'asta, senza incanto, sarà gestita con il sistema telematico e avverrà dal 6 al 7 marzo. Alla base d'asta saranno possibili delle proposte di rialzo minimo di 25 mila euro. 

Laura Tonero

 

 

 

 

IL SALVAGENTE - MARTEDI', 1 gennaio 2019

L’aria che tira misurata “dal basso”

Si diffonde in molte città italiane la rete di cittadini che si organizzano per le analisi sugli inquinanti attraverso impianti di rilevazione low cost. È la “citizen science” che a volte aiuta (e molto) anche quella ufficiale

 

 

 

 

 

 

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