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RASSEGNA STAMPA  luglio - dicembre 2015

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 31 dicembre 2015

 

 

Parte la gara per il bike sharing, scelte nove ciclostazioni - Arriva l’atteso bando per il bike sharing.
Il Comune di Trieste, dopo l’approvazione (recente) del progetto per la realizzazione dell’itinerario ciclabile di collegamento tra Campo Marzio e la pista ciclopedonale “Cottur” in via Orlandini, insiste sulla strada della mobilità sostenibile: il nuovo servizio, come spiega l’assessore Elena Marchigiani, prevede la messa a disposizione di biciclette in diversi punti della città «in appositi ciclostalli raggruppati in “ciclostazioni”», da utilizzare per brevi spostamenti all’interno del territorio comunale.

«È un servizio innovativo per Trieste che potrà essere fruito sia dai cittadini sia dai turisti promuovendo una diversa mobilità a partire dalle aree centrali e dai collegamenti con i principali poli culturali e del tempo libero. Pur avendo un budget non certo ampio - aggiunge Marchigiani - abbiamo lavorato per introdurre anche un numero minimo di bici a pedalata assistita che potrà essere ulteriormente e auspicabilmente aumentato in sede di offerta da parte dei partecipanti alla gara europea indetta per la selezione dell’attuatore». Il bando, pubblicato sul sito alla vigilia di San Silvestro, prevede «l’affidamento della fornitura e della posa in opera di un sistema di bike sharing» e fissa come termine ultimo per la presentazione delle domande di partecipazione il 12 febbraio 2016. Nel dettaglio il Comune dispone l’installazione di 9 stazioni di ricovero per la distribuzione automatica di biciclette per un totale di 148 ciclostalli e 92 biciclette di cui almeno 9 a pedalata assistita. Le “ciclostazioni” sono previste in piazza Libertà-Stazione Centrale, piazza Oberdan-Stazione Tram di Opicina, via del Teatro Romano, Riva del Mandracchio, piazza Hortis, via Ottaviano Augusto-Riva Grumula, viale Miramare-piazzale 11 settembre, viale XX Settembre-Teatro Rossetti, via Cumano. Il costo totale dell’intervento ammonta a 390.000 e rientra nel progetto Pisus.

 

 

Il Comune di Duino Aurisina potrà rilasciare permessi dalla pesca all’arrampicata
Stop ai bagni sotto il Rilke - La Regione vara i divieti - La giunta Serracchiani approva il regolamento di tutela della Riserva delle Falesie
Il sentiero Rilke potrà essere utilizzato lungo i tracciati. Il divieto di uscire dalla rete dei tracciati potrà essere oggetto soltanto di permessi straordinari.L’arrampicata è una delle attività, assieme alla pesca, per le quali sono possibili delle deroghe concedibili eventualmente dal Comune di Duino Aurisina come organo gestore.Bagnanti e diportisti amanti della zona di fatto non potranno più fruire degli spazi cui erano abituati. E i “Cittadini del Golfo” annunciano «battaglia a tutti i livelli».di Ugo Salvini wDUINO AURISINA È esecutivo il Regolamento della Riserva naturale regionale denominata “Falesie di Duino”. La giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Pianificazione territoriale Mariagrazia Santoro, ha approvato ieri, con un provvedimento che per certi versi è storico, in quanto interviene profondamente su abitudini consolidate nei decenni, il relativo testo. Un documento che, con ogni probabilità, diventerà motivo di conflitto. Sì perché i residenti, in particolare coloro che si riconoscono nell’associazione “Cittadini per il Golfo”, presieduta da Vladimiro Mervic, lo hanno sempre contestato. Di fatto, il transito sul sentiero Rilke sarà possibile solo lungo i tracciati, mentre lo specchio d’acqua antistante sarà interdetto ai bagnanti e ai diportisti in un’ampia fascia vicina alla costa. «A seguito del complesso iter previsto dal Piano di conservazione e sviluppo della Riserva e acquisito il parere del Comitato tecnico scientifico - ha commentato Santoro - possiamo finalmente dare certezza alle modalità della sua gestione. La disciplina delle attività consentite, operative, gestionali, manutentive, turistiche, sportive, scientifiche, promozionali - ha precisato - trovano ora specifica determinazione nel Regolamento, che bilancia le esigenze di tutela con quelle di fruizione dell’area». La Riserva è stata suddivisa in tre porzioni marine, una per l’arrampicata e una fascia di sicurezza tra mare aperto e costa. Il Regolamento fissa puntuali regole per consentire lo svolgimento di attività nel rispetto della destinazione naturalistica della Riserva. «L’organo gestore (il Comune di Duino Aurisina, ndr) potrà disciplinare, con apposite disposizioni, la piccola pesca marittima e la pesca sportiva - sottolinea il testo - per determinati periodi, specie e mezzi di cattura. Sarà inoltre consentito lo svolgimento dell’attività di arrampicata sportiva, autorizzata dal gestore. In occasione di eventi didattici e culturali - conclude il provvedimento - il gestore potrà concedere deroghe al divieto generale di uscita dalla rete di sentieri». In generale saranno vietate attività di caccia, disturbo, danneggiamento, distruzione o prelievo di nidi, tane e uova, o danneggiamento di specie vegetali. Nello specchio d’acqua più lontano dalla costa, saranno ammessi l’accesso delle persone a nuoto e l’ingresso delle imbarcazioni a remi, a motore o a vela autorizzate. Ampi spazi saranno concessi alle attività di ricerca scientifica e di promozione, sempre nel rispetto del Piano. Grande soddisfazione è subito stata espressa dall'assessore comunale di Duino Aurisina, Andrej Cunja: «Finalmente potremo dare il via a quel processo di migliore utilizzo della Riserva che volevamo da tempo - ha detto - e mi fa piacere constatare che gli scettici, che mi avevano dato del veggente, quando avevo parlato di prossima approvazione del Regolamento, siano stati contraddetti dai fatti». Mervic ha intanto annunciato «battaglia a tutti i livelli, per difendere le antiche regole che garantivano la fruizione del sito da parte dei residenti. Alcuni dei “Cittadini per il Golfo” sono pronti a scendere in politica in vista delle prossime amministrative, pur di centrare questo obiettivo».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 30 dicembre 2015

 

 

«La nuova Ferriera è sulla strada giusta»
Cosolini effettua un sopralluogo: «L’impianto di aspirazione della cokeria funziona. Ma aspetto i dati delle centraline»
«Il nuovo impianto di aspirazione della cokeria è completo e funziona. L’ho constatato di persona, anche se è ancora in fase di collaudo». È soddisfatto il sindaco Roberto Cosolini, al termine del sopralluogo effettuato ieri mattina alla Ferriera, assieme all’assessore all’Ambiente Umberto Laureni. Il primo e più consistente intervento per ridurre l’impatto dell’area a caldo, per la cui verifica il Comune ha sempre considerato con rigore la scadenza di dicembre, ha quindi passato un primo esame. Ma non è quello definitivo. «Voglio attendere - avverte Cosolini - la conferma del funzionamento dai dati delle centraline, fra cui quella di via San Lorenzo in Selva, relativi alle emissioni di benzo(a)pirene in novembre, che si conosceranno a giorni, e poi anche quelli di dicembre e dei mesi successivi». Solo nel caso in cui le rilevazioni confermeranno quanto tecnicamente appare efficace, sottolinea ancora il sindaco, si potrà dire che uno dei principali problemi, le emissioni di benzo(a)pirene appunto, sarà finalmente superato. Dal sopralluogo anche l’assessore Laureni ha ricavato dati positivi. «Conoscendo lo stato precedente delle strutture - commenta - una differenza nella cokeria si nota. L’impianto di aspirazione è del tutto nuovo, è stato progettato su misura, con un sistema che agisce nei numerosi punti di caricazione del carbone dove si sviluppa il fumo, migliorando quindi la situazione in maniera notevole. I tecnici stanno anche insonorizzando - prosegue - il grande ventilatore che fa funzionare il sistema stesso, il cui collaudo è atteso nel giro di un mese». La stessa attenzione rivolta al nuovo impianto di aspirazione della cokeria è stata posta dal sindaco e dall’assessore Laureni - che nel sopralluogo erano accompagnati dall’amministratore delegato della Siderurgica Triestina Andrea Landini e da alcuni dirigenti dello stabilimento - agli interventi che interessano l’altoforno, e che in tempi brevi puntano a ridurre le emissioni di polveri sottili (pm10). Si tratta, in particolare, del rifacimento della bocca di carica e di un sistema per intensificare l’aspirazione sia vicino al piano di colata sia nella parte alta dell’impianto. La verifica dello stato di avanzamento di questi interventi è già in programma: «Ai primi di gennaio - annuncia Laureni - torno alla carica». Il 31 dicembre, osserva ancora l’assessore, è una data basilare, anche sul piano simbolico, alla quale è associato il completamento degli interventi per il risanamento degli impianti, e quindi dell’ambiente, previsti dall’accordo di programma sottoscritto tra Siderurgica Triestina, Governo e Regione. In proposito il sindaco ricorda che «le prescrizioni che come amministrazione abbiamo voluto inserire nell’Aia, insistendo non poco, vanno nella direzione di garantire, assieme al diritto al lavoro anche quello alla salute e a un ambiente più sano e pulito». Cosolini lancia quindi un chiaro messaggio: «Queste sono le mie priorità, che perseguo con gli strumenti messi a disposizione dalla e dall’attività amministrativa: prescrivere comportamenti idonei a ridurre e/o eliminare situazioni impattanti; verificare, come oggi (ieri,ndr) la corretta realizzazione degli interventi migliorativi e la loro efficacia; infine, quando necessario, come abbiamo fatto con le ordinanze, prescrivere limitazioni e riduzioni dell’attività, se indispensabili. Questi - conclude - sono fatti. E siamo sempre disponibili a confrontarci con tutti quelli che hanno seriamente a cuore i temi dell’ambiente e del lavoro». A margine del sopralluogo, in un incontro con la direzione dello stabilimento, l’assessore Laureni ha infine rimarcato l’urgenza di interventi specifici per l’insonorizzazione delle varie sorgenti di rumore, uno dei problemi alla base dei disagi vissuti dai residenti. Richiesta che i responsabili dell’azienda hanno ribadito di voler rispettare, come quella di eliminare, per quanto possibile, gli allarmi sonori, sostituendoli con altri di tipo ottico.

Giuseppe Palladini

 

 

Più treni in partenza per Austria e Slovenia
La Regione fissa i paletti in vista della gara, blinda la tratta Trieste-Venezia e impone più collegamenti “senza confini”
TRIESTE Più treni per Austria e Slovenia. Ma anche la riattivazione della linea Gemona-Sacile e le dovute garanzie sulle tratte interregionali, a partire dalla Trieste-Venezia. La giunta Serracchiani, mentre si prepara a riscrivere una parte del bando per la gestione unica del Tpl su gomma e marittimo, pensa anche alla gara su ferro, da concretizzare entro la legislatura, e definisce i contenuti di un’intesa con Rete ferroviaria italiana «di estrema rilevanza strategica», sottolinea Mariagrazia Santoro. Nell’ultima seduta dell’anno l’esecutivo approva lo schema di Accordo quadro da sottoscrivere tra Regione e Rfi, propedeutico appunto alla messa a gara dei servizi ferroviari regionali e finalizzato ad assicurare la necessaria capacità infrastrutturale, una volta effettuato l’affidamento al nuovo gestore. Non c’è fretta dopo che lo scorso 31 marzo a Roma è stata firmata la proroga del contratto con Trenitalia, un passaggio tecnico che ha assicurato la prosecuzione del servizio fino al 31 dicembre 2016, con la possibilità di estensione di un ulteriore anno qualora a quella data non risulti ancora conclusa la procedura di gara o non sia possibile l’effettivo avvio della gestione da parte dell’eventuale nuovo aggiudicatario. Coperta da quella firma, la Regione guarda al dopo. E fissa dunque gli obiettivi, spiega Santoro, «di un programma di miglioramento della rete ferroviaria regionale in considerazione delle aspettative di miglioramento e di potenziamento del servizio che ci attendiamo deriveranno dal nuovo bando». Nell’Accordo quadro entrano dunque contenuti specifici rispetto al modello standard definito da Rfi, «con elementi di sostanziale novità – prosegue l’assessore regionale ai Trasporti – che tengono conto del carattere peculiare del trasferimento delle competenze del sistema ferroviario dallo Stato alla Regione avvenuta con il decreto Legislativo 111 del 2004». Di qui alcuni paletti di cui i partecipanti alla gara saranno chiamati a tenere conto. Con Rfi la Regione si accorda per l’inclusione dei collegamenti da sviluppare sulla direttrice Trieste-Udine-Villaco e per la previsione di una futura integrazione con altri servizi transfrontalieri da e verso Austria e Slovenia. La società statale dà dunque il via libera a un potenziale rafforzamento delle tratte con l’estero. Altra novità è la conferma della volontà Fvg di riattivare i servizi sulla Gemona-Sacile, sospesa causa frana da metà 2012 e ora inclusa nell’Accordo quadro, dove si ricorda anche la funzione strategica di connessione del territorio regionale con il nodo di Venezia-Mestre e da lì per il collegamento con il resto del territorio nazionale, un’azione preventiva rispetto a eventuali tagli decisi a Roma. Non manca la sottolineatura su possibili riduzioni del pedaggio corrisposto a Rfi in funzione di risorse messe a disposizione dalla Regione per il miglioramento dell’infrastruttura ferroviaria (come è accaduto per il Polo intermodale di Ronchi o anche per semplici interventi nei passaggi a livello). Ma la partita non è chiusa. Entro tre mesi dalla sottoscrizione dell’Accordo quadro è infatti in agenda la definizione e stipula di un ulteriore, specifico Protocollo d’intesa che riguarderà temi rilevanti non solo per la messa a gara dei servizi ferroviari ma anche per la qualità del trasporto pubblico nel suo complesso. Il documento riguarderà temi quali l’accessibilità alle stazioni e ai servizi ferroviari, il miglioramento delle performance della rete in ragione dei lavori programmati o da definire, il perfezionamento dei sistemi informativi e dei servizi in termini di regolarità, affidabilità e tempi di viaggio, il potenziamento dell’intermodalità sia gomma/ferro sia con la rete ciclabile regionale. Rfi si impegna inoltre a una ricognizione della rete, delle progettualità in essere e degli investimenti sul sistema ferroviario.

Marco Ballico

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 29 dicembre 2015

 

 

In salvo la Riserva marina di Miramare

L’assessore regionale Torrenti, a due giorni dal “D-day”, annuncia l’accordo siglato a Roma che scongiura lo sfratto
Serracchiani: «L’intesa rapida tra due ministeri fa ben sperare per il futuro del Castello e del parco»
In anticipo di due giorni rispetto ai tradizionali botti di fine anno, un gioco pirotecnico ha illuminato il cielo sopra Miramare. A lanciarlo è stato l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti annunciando che «è stato sottoscritto un accordo per consentire al Wwf di proseguire la sua attività all’interno dell’Area marina protetta di Miramare». La notizia era nell’aria, anche se ufficialmente non trovava conferma. Le parole di Torrenti, invece, sembrano poter mettere definitivamente la parola fine a una querelle che nelle scorse settimane aveva avuto eco nazionale. Con un lungo ed estenuante braccio di ferro, il direttore dell’area marina Maurizio Spoto e il direttore del polo museale Luca Caburlotto si erano contesi l’utilizzo del Castelletto e del Bagno Ducale, le sedi dove dal 1986 opera per conto del ministero dell’Ambiente il Wwf Italia. Le concessioni firmate tra il ministero per i Beni e le Attività culturali e il Wwf per l’utilizzo del Castelletto e del Bagno Ducale, sottoscritte nel 1988 e rinnovate nel 1996, erano infatti scadute a fine giugno, ma un’apposita proroga aveva spostato la “deadline” a fine dicembre, nella speranza che i due ministeri coinvolti, quello per i Beni e le Attività culturali e quello per l’Ambiente, giungessero nel frattempo a una soluzione della spinosa questione. Eppure lo stesso Caburlotto aveva in precedenza assicurato, attraverso una nota datata 17 novembre 2014, che il pianoterra e il seminterrato del Castelletto sarebbero stati messi a disposizione dell’ente gestore anche dopo il 2015, subordinatamente all’espletamento delle procedure in materia di pubblicità e alla valutazione del canone. Prima di trincerarsi in un impenetrabile silenzio, però, Caburlotto aveva effettuato una brusca marcia indietro, attraverso una missiva datata 28 settembre 2015 che imponeva definitivamente il forzato “trasloco” entro la fine dell’anno. Ora il Wwf Italia può disfare le valige e guardare al nuovo anno con rinnovato ottimismo. Un sospiro di sollievo lo possono tirare anche le decine di migliaia di persone che in queste settimane si erano schierate apertamente in favore del primo parco marino istituito in Italia, un faro per quanto riguarda la ricerca, lo studio e la divulgazione scientifica in ambito marino. «L’accordo è stato proposto dal ministero dell’Ambiente – così Torrenti – ed è stato accolto con soddisfazione da entrambi i dicasteri coinvolti. I termini dell’accordo saranno successivamente comunicati in sede locale in modo da renderlo operativo». Esulta sul piano politico anche la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani che sottolinea come «la rapida attivazione dei due ministeri per la soluzione di una situazione critica sia un fatto positivo che, in generale, fa ben sperare per il futuro di Miramare, del suo parco e di tutto quanto arricchisce il comprensorio». L’intera tenuta asburgica era finita più volte sotto i riflettori negli ultimi mesi. Oltre al pasticcio della Riserva marina, infatti, la politica regionale aveva più volte puntato il dito contro la cattiva gestione dei giardini ottocenteschi. Lo stesso assessore Torrenti, in una precedente nota, aveva sottolineato «la necessità di un ripensamento complessivo dell’area, proprio in virtù del suo alto valore storico-artistico, ambientale e turistico. Appare sempre più chiara l’esigenza – le parole dell’assessore regionale alla Cultura - di allineare le competenze e gli interventi in un coordinamento stretto fra la Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Trieste e il Ministero competente. Miramare, e ciò che questo sito rappresenta, non può continuare a generare problemi e fiumi di polemiche, bensì deve ritornare a essere una risorsa per tutto il territorio regionale». Le parole di Torrenti, a questo punto, potrebbero non essere solamente un buon proposito per il nuovo anno alle porte. Miramare risulta un’area strategica, del punto di vista culturale e turistico, per l’intera regione. I riflettori su quella che fu la dimora di Massimiliano d’Asburgo e di sua moglie Carlotta non si spegneranno così facilmente. Lo promettono i politici, per una volta allineati al di là delle appartenenze di partito, e lo chiedono i triestini, non più disposti a vedersi maltrattare sotto il naso uno dei gioielli di questo territorio.

Luca Saviano

 

Ma il Wwf attende la comunicazione ufficiale
Il direttore della struttura Spoto non abbassa la guardia e intanto smorza la polemica con l’Università
Il direttore della Riserva marina di Miramare Maurizio Spoto non si lascia andare a facili entusiasmi. «Aspetto di conoscere i dettagli dell’accordo – spiega - certo è che adesso possiamo guardare al 2016 con maggiore tranquillità». Le attività del Wwf Italia, all’interno dell’area protetta, sono già state calendarizzate per tutto il prossimo anno e il venire meno dello “sfratto” non può che giovare all’intera programmazione. «Da parte del polo museale non ho ricevuto nessuna comunicazione – continua Spoto - un accordo istituzionale potrebbe risolvere definitivamente questa vicenda, restituendoci la necessaria tranquillità operativa e contribuendo alla valorizzazione dell’intera area». Un passo in avanti sembra esserci stato anche nei rapporti fra l’Università di Trieste e la stessa direzione della Riserva marina. Mauro Tretiach, docente di Botanica presso l’ateneo giuliano, aveva infatti affondato il colpo nei confronti del Wwf, “reo” di essersi proposto per la gestione sia della parte a mare, quella che corrisponde alla Riserva marina protetta, sia della parte terrestre, quella che fa parte del parco ottocentesco. «Il Wwf – le parole di Tretiach - si propone per la gestione del parco in toto? Con quali competenze? Come si pensa di poter gestire un'area verde se si ha una formazione da biologo marino?». Spoto, con la prospettiva di dover lasciare il Castelletto, aveva lanciato l’idea di trasferirsi presso il nuovo Polo botanico, quello che fra qualche mese troverà spazio nelle serre nuove, mentre il docente triestino aveva replicato che per l’intera gestione dell’area si sarebbe rivelato opportuno il coinvolgimento dell’università, come avviene in altri casi analoghi in Italia. «Abbiamo avuto un chiarimento telefonico – conferma il direttore della Riserva marina - con l’Università di Trieste abbiamo già in atto una storica collaborazione per quanto riguarda l’area marina. Non è nostra intenzione invadere aree che non sono di nostra competenza, anche se rimaniamo disponibili a collaborare per attività di educazione e divulgazione anche per quanto riguarda il parco terrestre». «Sono d’accordo, però, - conclude - che per la gestione dell’intero promontorio di Miramare siano necessarie diverse professionalità e accolgo favorevolmente l’idea di sederci attorno a un tavolo per un’attenta pianificazione che rispetti le reciproche competenze».

lu.sa.

 

Ricorso - La Regione “vince” sulla caccia

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso in appello della Regione che chiedeva di riformare l’ordinanza del Tar del Friuli Venezia Giulia con cui è stata sospesa la delibera sulla gestione faunistico-venatoria nell’annata 2015-2016 e l’allegato A.

L’assessore regionale alla Caccia Paolo Panontin ha espresso grande soddisfazione per la decisione assunta a tempo di record dal Consiglio di Stato, visto che il ricorso era stato presentato solo ieri mattina. «Viene così bloccato - ha commentato Panontin - un provvedimento inutilmente gravoso e non giustificato».

 

Arrivano le boe “antibagni” sotto il Rilke

Installato il perimetro che delimiterà la Riserva marina delle Falesie. L’intervento è costato 78mila euro di fondi europei
il Comune soddisfatto L’assessore afferma che può iniziare il nuovo capitolo di tutela Con la vendita del sentiero decade anche il ricorso del principe al Tar
DUINO AURISINA L’area della Riserva marina delle Falesie di Duino adesso ha i suoi confini marini ben delimitati e visibili da parte di chiunque. Sono state posizionate le boe che ne indicano il perimetro. Accanto a esse è stata posata anche una serie di aggregatori ittici, consistenti in blocchi di calcestruzzo, opportunamente sagomati per fungere da habitat per i pesci. Tale attività rientra nei Piani di sviluppo locale (Psl) attuati dai Gruppi di azione costiera del Friuli Venezia Giulia, i cosiddetti Gac. L’operazione, che ha implicato una spesa complessiva di 78mila euro, interamente finanziata dal Fondo europeo della pesca, punta a “uno sviluppo sostenibile e a un miglioramento della qualità della vita nelle aree costiere dipendenti dalla pesca”, e rientra nel progetto più generale, definito dall’amministrazione comunale di Duino Aurisina, che mira alla salvaguardia dell’area. L’essenza di questa scelta trova riscontro in un’ordinanza emessa dalla Capitaneria di Porto di Trieste, la numero 92 del 2013, intitolata “Interdizione di specchio acqueo Falesie Duino”, che prevede fra l’altro “il divieto di navigazione con qualsiasi tipo di unità a motore, a vela e a remi, nonché l’esercizio della pesca, della balneazione e di qualsiasi altra attività di superficie e subacquea nello specchio acqueo per un’ampiezza di metri 30 dalla costa antistante il litorale interdetto”. Lo stesso sindaco di Duino Aurisina, Vladimir Kukanja, aveva spiegato che «a seguito del perdurare della chiusura del sentiero Rilke, non è garantita quella costante azione di monitoraggio in precedenza assicurata anche sulle pareti rocciose a picco sul mare». Insomma un provvedimento a titolo cautelativo, che adesso trova riscontro visibile nella delimitazione attuata con le boe. «La parte a mare della Riserva - spiega l’assessore comunale della giunta Kukanja, Andrej Cunja - si estende per circa 500 metri dalla costa e su di essa sono state posizionate sei boe, due a indicare i vertici esterni e le altre quattro, a circa 60 metri dalla costa, a delimitare le sottozone costiere di tutela integrale. La posa delle boe e degli aggregatori ittici doveva essere completata entro quest’anno, pena la perdita del finanziamento, e così è stato, a comprova dell’ottimo rapporto di cooperazione instauratosi tra lo stesso Gac e l'amministrazione comunale di Duino Aurisina, che è anche membro del Gac». La tipologia delle boe è stata definita dalla competente autorità MariFari e autorizzata dalla Capitaneria di Porto di Trieste. «Questo regime permarrà - riprende Cunja - fintanto che il Regolamento della Riserva non sarà definitivamente approvato dalla giunta regionale. Approvazione che si confida possa avvenire il più presto possibile, non essendovi più elementi ostativi. Con la recente compravendita della particella, su cui insiste il Rilke, è venuto a decadere il ricorso al Tar del precedente proprietario. Ora abbiamo tutto per iniziare un nuovo capitolo per la conservazione e lo sviluppo di quella particolarissima zona che sono le Falesie di Duino». Ma non sarà così semplice. L’operazione di posizionamento delle boe ha rianimato la protesta dei tanti residenti della zona, raccoltisi a suo tempo sotto l’egida della Comunella di Duino, che del Regolamento non ne vogliono sapere. «Si tratta di norme liberticide e illogiche - afferma Vladimiro Mervic, presidente della Comunella - in quanto impediscono alla gente del posto e ai patiti del mare di fare ciò che hanno sempre fatto, cioè fruire della Riserva, e senza provocare danni. A suo tempo raccogliemmo 400 firme - prosegue Mervic - e sono certo che saremo in grado di aumentare tale cifra». Mervic non risparmia a Cunja una frecciatina: «Mi compiaccio delle proprietà sensitive e chiaroveggenti dell’assessore». Si vocifera fra l’altro che alle prossime elezioni amministrative di Duino la Comunella possa presentarsi in veste di lista civica.

Ugo Salvini

 

 

Il depuratore sfora i valori - La Provincia diffida Acegas
Palazzo Galatti intima all’azienda di intervenire sui sistemi di trattamento - Il direttore Gasparetto: «Atto dovuto. Stiamo già adempiendo alle prescrizioni»
Cartellino giallo ad AcegasAps Amga a causa del depuratore di Servola: lo ha estratto la Provincia, competente per l’erogazione di sanzione amministrativa pecuniaria in materia di tutela delle acque, in seguito allo sforamento di alcuni valori relativi a campioni prelevati dall’Arpa il 19 gennaio e il 25 agosto 2015. La determina n.2424, firmata dalla posizione organizzativa Paolo Plossi e datata 15 dicembre, “sentenzia” la diffida per AcegasApsAmga, stabilendo che l’azienda intervenga immediatamente sui sistemi di trattamento così da garantire il rispetto delle prescrizioni e trasmetta entro 30 giorni «una dettagliata relazione descrivente le cause del predetto superamento». L’Amministrazione provinciale ha dunque optato per il provvedimento più lieve, in quanto l’alternativa avrebbe previsto, oltre alla diffida, la sospensione dell’autorizzazione per un tempo determinato. Ma - spiega ancora l’atto - poiché Arpa e Azienda sanitaria non hanno segnalato situazioni di pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente, la diffida è parsa al momento una risposta sufficiente. Più esattamente, Arpa aveva relazionato alla Provincia che i campioni riferiti al 19 gennaio avevano superato i limiti su Bod5 (richiesta biochimica di ossigeno), azoto ammoniacale, azoto totale e tensioattivi totali. Mentre il “report” relativo al 25 agosto evidenziava lo sforamento dei parametri Bod5 e ferro. In data 27 novembre AcegasApsAmga aveva argomentato in una memoria difensiva - riporta la determina - che i riscontri dell’Arpa non andavano addebitati a cattiva gestione o a incuria nella conduzione impiantistica, ma alle strutturali carenze che saranno sanate con gli interventi di adeguamento in corso di realizzazione. La multiutility, controllata dal gruppo Hera, aveva inoltre spiegato con apposite note che sia a gennaio che a novembre si erano verificati guasti meccanici alla grigliatura “grossolana” del collettore basso. A tale riguardo la determina provinciale sottolinea però come «le uniche comunicazioni di disservizio pervenute si riferiscono a eventi puntuali, che per data e tipologia dell’anomalia, non possono giustificare i superamenti delle concentrazioni rilevate». Il direttore generale di AcegasApsAmga, Roberto Gasparetto, ribadisce le ragioni dell’azienda: «Ritengo che la diffida della Provincia sia un atto dovuto, riferito a problemi che stiamo affrontando e a prescrizioni cui stiamo adempiendo. Per questo la diffida non ci impaurisce: le opere sono state appaltate e dal febbraio 2017 il nuovo ciclo di depurazione sarà in funzione. L’iter realizzativo è partito, i lavori di bonifica sono stati compiuti con un investimento di 8 milioni. Il passo ulteriore sarà lo spostamento dello sbocco del torrente Baiamonti». «Nel durante - riprende Gasparetto - abbiamo già provveduto a interventi inserendo grigliatura fine e comunque l’acqua del Golfo è mantenuta su livelli di buona qualità attraverso la funzione depurativa esercitata dalla condotta sottomarina». Ricordiamo che l’importo complessivo del progetto, secondo quanto venne comunicato il 5 ottobre scorso alla presenza dell’amministratore delegato di Hera Stefano Venier, ammonta a 52,5 milioni di euro, 30 dei quali provenienti da fondi Ue e una quindicina dalla Regione Fvg. L’impianto servirà 190 mila residenti della provincia triestina. Le quattro aziende, che hanno vinto la gara per la costruzione del nuovo depuratore, sono Veolia, Degramont, Riccesi, Cmb: alla prim a coppia la parte impiantistica, alla seconda l’esecuzione dei lavori edili. Come la stessa determina dell’Amministrazione provinciale documenta, la realizzazione del depuratore si è resa necessaria per risolvere una procedura d’infrazione accesa dalla Commissione Ue sette anni orsono.

Massimo Greco

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 28 dicembre 2015

 

 

Slitta il trasferimento dei Punti franchi
Rinviato a inizio anno l’atteso provvedimento. Cosolini: «Questione di settimane». In arrivo l’atto “salvabretella stradale”
L’atteso e annunciato provvedimento che consente il trasferimento dei 500mila metri quadrati di Punti franchi dal Porto Vecchio in altre aree del territorio triestino sarà emesso durante il mese di gennaio 2016, con uno slittamento di alcune settimane rispetto a quanto si era in un primo tempo programmato. Il prefetto di Trieste e commissario governativo, Francesca Adelaide Garufi spiega, citando la procedura contemplata dall’emendamento a firma Francesco Russo inserito nella Legge di Stabilità 2015, i passaggi che verranno effettuati all’inizio del prossimo anno per “liberare” Porto vecchio e adattare la franchigia alle Noghere, a Fernetti, a Prosecco, sul Canale industriale. «Il commissario del governo, previa intesa con il presidente della Regione e con il sindaco di Trieste, adotta i provvedimenti necessari per spostare il regime giuridico internazionale di Punto franco d’intesa con le istituzioni competenti» ricorda ancora il prefetto. Quindi, verrà affrontata una duplice tipologia di atti: in primo luogo l’intesa con la presidente Debora Serracchiani (il coinvolgimento della Regione Friuli Venezia Giulia - ricorda il prefetto - è una novità perchè, per ovvie ragioni, non era citata nell’Allegato VIII del Trattato di pace parigino risalente al 1947) e con il sindaco Roberto Cosolini, poi un ulteriore livello di confronto con un cospicuo novero di «istituzioni competenti»: per esempio Dogane, Capitaneria di porto, Guardia di finanza, i sindaci di Monrupino e di Sgonico interessati dallo spostamento di una parte dei Punti franchi nelle aree del Carso. L’Autoporto di Fernetti, le rive del Canale industriale, le aree Teseco e Ezit alle Noghere, l’ex stazione doganale di Prosecco riusciranno a ospitare - osserva il commissario straordinario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino - una superficie oscillante dai 200 ai 300mila metri quadrati di Punti franchi, mentre la consistente porzione restante - quasi equivalente a quella assorbita dalle quattro zone già individuate - sarà messa a disposizione, previa apposita procedura, di soggetti terzi richiedenti che potranno essere pubblici e privati. L’unica pendenza da risolvere in questa materia, prima della chiusura dell’anno, sarà la bretella stradale che collega viale Miramare a Largo città di Santos, attraversando Porto Vecchio. Poichè il trasferimento dei Punti franchi slitta a gennaio, si dovrà comunque trovare una sistemazione amministrativa per la fruizione della strada: finora il commissario di governo aveva adottato una sospensione del Punto franco lungo il percorso interessato all’arteria. «Ne parlerò con il sindaco Cosolini ma ritengo opportuno confermare la sospensione», riflette il prefetto Garufi. E Cosolini replica a stretto giro di posta: «Ormai il provvedimento che permette il trasferimento dei Punti franchi è questione di poche settimane, non mi pare logico chiudere adesso la bretella al traffico. Sono d’accordo con il prefetto per consentire la fruibilità del tracciato in Porto Vecchio». Ricordiamo, inoltre, che l’emendamento Russo prevede che «le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al Demanio marittimo compresi nel confine della circoscrizione portuale, escluse le banchine, l’Adriaterminal e la fascia costiera del Porto Vecchio, sono sdemanializzate e assegnate al patrimonio disponibile del Comune di Trieste per essere destinate alle finalità previste dagli strumenti urbanistici». «Il Comune di Trieste - conclude l’emendamento presentato dal parlamentare “dem” - aliena le aree e gli immobili sdemanializzati e i relativi introiti sono trasferiti all’Autorità portuale per gli interventi di infrastrutturazione del Porto Nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di Punto franco».

Massimo Greco

 

Un’attesa infinita fra Expo, marce e varchi - Nel 2011 l’apertura per la Biennale. A seguire i “mille di Cosolini”, la “Bavisela” e la “Color Run”
Che vuoi che sia un mese, forse meno, ammesso che di così poco tempo si riesca a trattare, di fronte a un’attesa - quella della “liberazione” del Porto vecchio dalla franchigia extraterritoriale, “liberazione” che piace a molti, certo, ma mica a tutti (chiedere agli indipendentisti e non solo) - che pare eterna e che è stata finora “scalfita” non in modo strutturale ma più che altro a spot.

A colpi di marce simboliche e corse “pop” di un giorno (Bavisela e Color Run), con l’eccezione di quel varco aperto sul vialone tra Barcola e Roiano come fosse uno squarcio violento in una cortina che dava l’idea di essere inespugnabile. Un pertugio che comunque è continuato a esistere fino ad oggi in una condizione di costante e sostanziale “precarietà”. Il varco da cui si “buca” il Porto vecchio fin dietro al Silos (disposto a inizio estate 2011 dall’allora prefetto in carica Alessandro Giacchetti col “pretesto” di consentire alla gente di visitare la Biennale diffusa sgarbiana al Magazzino 26 arrivandoci in auto senza doversi fermare a una dogana e tirare fuori i documenti) continua infatti a essere oggetto di italianissime proroghe della proroga, di fine anno in fine anno, con il timbro della Prefettura, in quanto relative alla sospensione temporanea del Punto franco in quel... punto. Sarà così anche stavolta, in vista della chiusura di quest’anno. Ma dovrebbe essere l’ultima, perché - come si dà per scontato - la proroga di fine 2015 che rinnova quella del 2014 e così via a ritroso sarà superata dal provvedimento “erga omnes” (o quasi) di trasferimento durevole di ben 500mila metri quadrati di Punto franco dal Porto vecchio. Per un Roberto Cosolini che potrà presumibilmente gongolarsi davanti al ricordo di quella “marcia dei mille” guidata a fine estate tre anni fa, cui si era opposta una confromanifestazione dei difensori dell’extraterritorialità nazionale, divenuta poi ostaggio delle polemiche tra lo stesso Cosolini da una parte e l’allora presidente dell’Authority Marina Monassi dall’altra per la cancellata trovata chiusa dai “mille” alla radice del Molo Quarto. Era stato, quello, l’ideale punto di arrivo della marcia di quindici anni prima promossa da Federico Pacorini nel nome della sua “Trieste futura”. In mezzo un pezzo di storia della città, come la candidatura della discordia del Porto vecchio per l’Expo 2008. Candidatura spentasi a Parigi esattamente undici natali fa.

Piero Rauber

 

 

Park gratis per auto verdi e disabili
Prima ora a costo zero per ibride ed elettriche o con permessi. Oggi in Comune vertice antismog
A volte ritornano. Quando meno te l’aspetti. In piena overdose da brindisi irrompono altre novità che riguardano da oggi le strade cittadine, in questo caso sconti sui parcheggi a pagamento in superficie, sotto forma di un’ora gratuita per le auto non inquinanti (ibride o elettriche) e/o con permessi disabili. Novità a suo tempo annunciate, poi dimenticate e ora, d’emblée, imminenti. Il nuovo Piano del traffico varato due anni fa, insomma, continua a partorire la sua rivoluzione a rate, a colpi di cosiddette “attuazioni di dettaglio”, l’ultima delle quali scatta proprio oggi nel nome della tutela delle fasce deboli e della promozione di mezzi a basso impatto ambientale. La più importante delle due novità, come detto, riguarda la prima ora gratuita sugli stalli blu per auto “verdi” o con contrassegno disabili. Oggi sarà già fruibile nelle aree gestite da Esatto (Roiano, stazione, Borgo Teresiano, San Giusto, via Cadorna primo tratto ed ex Bianchi), da domani lo sarà anche nei posti di Saba (piazza Oberdan e dintorni) e Park San Giusto (Municipio e dintorni). A gennaio, poi, dovrebbe accodarsi per i posteggi sulle Rive pure Ttp anche se non ha ancora risposto all’appello che Esatto ha lanciato a tutti i soggetti coinvolti nel suo ruolo di regista dell’operazione. Davanti ai parcometri di Esatto e Ttp bisognerà in sequenza premere “tariffa”, inserire il denaro e premere “biglietto”. Uscirà un tagliando con la prima ora gratuita e i periodi successivi computati a prezzo normale, ma se sarà sufficiente fermarsi per meno di sessanta minuti basterà premere “tariffa” e poi “biglietto”. Sui parcometri Saba e Park San Giusto vi sarà una procedura simile, descritta sulle istruzioni. È chiaro che servirà esporre il contrassegno disabili, oppure la carta di circolazione che attesti la categoria del veicolo (elettrico o ibrido). Potranno essere usate fotocopie purché si legga la targa. La seconda novità immediata (non cumulabile con la prima) è che nelle zone blu a rotazione commerciale - oggi esistono solo a Roiano, un domani lo saranno anche a Basovizza e Opicina - ci sarà una prima mezz’ora gratuita per tutti. Il parcometro la calcolerà in automatico: si inserirà il denaro e la prima mezz’ora verrà conteggiata solo nella durata. Se basterà mezz’ora sarà sufficiente premere “biglietto” senza inserire denaro. Gli ausiliari vigileranno chiaramente affinché i furbetti non premano “biglietto” ogni mezz’ora per non pagare dazio. «Con questa misura facciamo un altro passo avanti per una città sempre più accessibile a tutti ed europea: questa iniziativa, unita ai tanti parcheggi riservati e a tutti i bus accessibili, favorisce la piena mobilità di tanti diversamente abili, dunque ringrazio i gestori che hanno aderito e auspico che anche Ttp lo faccia al più presto», così Roberto Cosolini, che oggi con l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni presiederà un vertice in Municipio per valutare se e quali misure antismog adottare. E intanto si muove anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ha convocato per mercoledì una sull’emergenza smog con i presidenti di regione e i sindaci dei grandi centri urbani.

Piero Rauber

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 27 dicembre 2015

 

 

AMBIENTE - Sospensione della caccia Sos a Bruxelles e al ministero
TRIESTE - Perché la Regione non ha ancora sospeso la caccia “obbedendo” all’ordine impartito dal Tribunale amministrativo? Wwf, Lipu, Lac e Legambiente, stufi d’aspettare, passano al contrattacco e chiamano in causa il ministro e la commissione europea.

«Sono ormai passati nove giorni dall’ordinanza con cui il Tar ha disposto la sospensione della caccia in Friuli Venezia Giulia e la Regione non ha ancora ottemperato. Per il 28 dicembre - denunciano le associazioni ambientaliste - la Regione ha convocato il Comitato Faunistico Regionale, un organo consultivo, allo scopo di acquisire un parere sul provvedimento da adottare». Non va bene, niente affatto: «Pare chiaro l’intento dilatorio della presidente Debora Serracchiani e altrettanto chiara pare la gravità di questo atteggiamento. Il provvedimento dei giudici amministrativi - incalzano - era stato infatti preso “valutata la gravità e irreparabilità del pregiudizio laddove, nelle more della decisione del presente giudizio, il prelievo venatorio continuasse a essere esercitato in assenza dei necessari atti regolatori che diano puntuale attuazione alle indicazioni del Pfr”». Il temporeggiamento della Regione, continuano Wwf, Lipu, Lac e Legambiente, «incide direttamente sulla fauna selvatica, bene che la legge definisce “patrimonio indisponibile dello Stato, tutelato nell’interesse della Comunità nazionale ed internazionale”». Da qui la decisione delle sedi nazionali delle quattro associazioni di chiedere l’intervento urgente del ministro dell’Ambiente e della Commissione europea: «Decisione presa anche a fronte del fatto che contro l’Italia è già aperta una procedura “EU Pilot”, la fase preliminare all’infrazione comunitaria, per le omesse valutazioni di incidenza ambientale su piani e progetti, nella quale è già coinvolto anche il Friuli Venezia Giulia per il caso dei lavori eseguiti nell’alveo del torrente Rosandra». Nel frattempo, la petizione attivata dopo la sentenza del Tar intitolata “Presidente Serracchiani, fermi la caccia in Friuli Venezia Giulia” ha superato le 5mila firme.

 

Il Costone carsico messo in sicurezza
La Provincia vara un’operazione da oltre 1,7 milioni di euro nell’area di Contovello. Lavori completati entro dicembre 2017
TRIESTE Parte la procedura per la rimessa a nuovo e in sicurezza del costone carsico nella parte sottostante l’abitato di Contovello. Con una spesa di 1.743.000 euro, finanziata da Regione, Provincia e risorse del Fondo Trieste, sarà completato, entro il dicembre 2017, il progetto per quella che è definita la “Infrastrutturazione del Costone carsico triestino 1° lotto”, operazione che prevede una serie di azioni volte a favorire le attività legate ai fondi posti a sud-ovest dell’abitato di Contovello, essenzialmente sulla viabilità secondaria e interpoderale esistente. L’annuncio è stato fatto dal vicepresidente della Provincia, nonché assessore per la Valorizzazione del territorio e per le politiche per il Carso, Igor Dolenc: «L’area interessata si caratterizza per la presenza di terrazzamenti a scopo agricolo, i famosi pastini - spiega -, serviti da una piccola rete di stradine e percorsi interpoderali, e di aree boschive. L’intervento tende al recupero integrale, attraverso il ripristino in primis della viabilità, anche in virtù dell’adeguamento delle sezioni al trasporto meccanico - aggiunge - nonché delle relative opere di sostegno danneggiate dal tempo e dall’abbandono. I materiali di risulta dalle eventuali demolizioni, essenzialmente pietrame - prosegue l’assessore, - saranno tutti riutilizzati. È prevista inoltre la realizzazione ex novo di sistemi di convogliamento e raccolta delle acque meteoriche a scopo irriguo - osserva Dolenc - con annessi sistemi di alimentazione artificiale in caso di siccità». L’intervento comprenderà anche il ripristino di un tratto, di circa 700 metri, del vecchio tragitto pedonale che corre parallelo alla strada del Friuli, sotto l’abitato di Contovello. Il cronoprogramma prevede per il prossimo febbraio la fine della progettazione esecutiva, a settembre l’appalto (con il Consorzio bonifica isontina a fungere da Stazione appaltante), l’inizio dei lavori fra un anno esatto e la relativa conclusione nel dicembre del 2017. «La lunghezza dell’intervento - riprende Dolenc - dipende dal fatto che la legge prevede che, in questo casi, si possa lavorare solo nei mesi invernali e non d’estate». La progettazione delle opere fu avviata dalla Provincia e nel 2009 fu approvato lo schema di progetto definitivo del primo lotto. La Provincia non ha potuto poi dar seguito alle successive fasi dell’iter a causa dei vincoli imposti dal patto di Stabilità. Nel 2015, grazie alle nuove norme regionali finalizzate ad attenuare le difficoltà degli enti locali nell’impiego di contributi già riscossi e da riscuotere, l’iter è ripartito. Anche in relazione alla previsione della trasformazione dell’organizzazione degli enti locali regionali, è stata stipulata, lo scorso 2 settembre, la convenzione con il Consorzio di bonifica pianura isontina per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori. Tali attività comprendono la progettazione nelle fasi residue, l’espropriazione per pubblica utilità, l’affidamento dei lavori, la direzione e la contabilità, nonché tutte le attività e funzioni proprie della stazione appaltante, comprese quelle del responsabile unico del procedimento e del coordinatore per la sicurezza, curando la gestione dell’appalto dall’affidamento dei lavori fino alla loro completa esecuzione. Rimarranno a carico della Provincia gli adempimenti relativi all’approvazione del contratto, all’assunzione dei relativi impegni di spesa, all’approvazione degli atti di rendicontazione finale della spesa sostenuta ed alla relativa trasmissione agli Enti competenti. Sulla scia di questo intervento, qualcosa si sta muovendo anche nel Comune di Duino Aurisina: «Confido che entro tempi brevi - auspica il sindaco, Vladimir Kukanja - si possa dare il via all’iter procedurale per la rimessa a nuovo e in sicurezza anche del Costone nel tratto di nostra competenza territoriale, in sostanza in corrispondenza delle Ginestre».

Ugo Salvini

 

 

Hera investe nel recupero dei rifiuti: acquisita Waste - PER 30 MILIONI DI EURO
MILANO - Herambiente, la società del Gruppo Hera presieduto da presieduto da Tomaso Tommasi di Vignano, attiva nel trattamento e recupero rifiuti, ha completato l'acquisizione del 100% di Waste Recycling e delle società interamente controllate Neweco e Rew Trasporti, per un ammontare di circa 30 milioni di euro.

Si tratta di un'operazione importante per Herambiente e per tutta la multiutility, che aggiunge così un altro tassello al proprio perimetro societario. Waste Recycling è una realtà consolidata e ben posizionata all'interno di un importante distretto industriale, in provincia di Pisa, che rappresenta un'eccellenza nel panorama italiano degli operatori di filiera nel trattamento e nel recupero di rifiuti speciali. L'azienda, infatti, svolge da oltre 20 anni l'attività di raccolta, stoccaggio, trattamento, smaltimento e selezione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, sia solidi che liquidi, attraverso le due sedi produttive di via Malpasso e via Usciana a Castelfranco di Sotto (Pisa). L'acquisizione della società pisana e delle sue controllate «risponde alla logica di sviluppo e alla strategia commerciale di Herambiente, che punta all'utilizzo di piattaforme regionali e all'espansione della propria presenza extra-territorio», spiega la società. Nel 2014 Waste Recycling ha trattato circa 370 mila tonnellate di rifiuti speciali, di cui 283 mila tonnellate di reflui, fatturando circa 32 milioni di euro per l'80% concentrato nella regione Toscana. Può contare su un centinaio di dipendenti, 4 mila contratti e 3 mila clienti attivi. Offre servizi ad hoc anche a grandi gruppi del settore farmaceutico, chimico e siderurgico, con partnership commerciali che permettono di garantire maggiore copertura di servizi e continuità con i clienti.

 

Ecologia - I consigli per smaltire abeti, regali e imballaggi
La raccolta differenziata non va in vacanza per Natale. Lo ricorda AcegasApsAmga che, fornendo i consigli del “rifiutologo”, l'app per smartphone e tablet, indica come separare i rifiuti per festività “green”. Pacchetti e regali La carta argentata da pacchetti va tra i rifiuti indifferenziati.

Gli imballaggi voluminosi in cartone (scatole di giocattoli) vanno ridotti di volume e conferiti nella carta. Nastri e fiocchi vanno invece con i rifiuti indifferenziati. Il consiglio, comunque, è riciclarli. Rifiuti organici In media il 43% dei rifiuti prodotti dagli italiani nelle Festività è costituito dal cibo. Ridurre gli sprechi di cibo permette non solo un sensibile risparmio sull'economia domestica, ma porta anche alla diminuzione della produzione dei rifiuti. Inoltre è sempre possibile aiutare le mense di associazioni volontarie. Quando non possibile, è importante differenziare conferendo questi rifiuti nel contenitore della frazione organica o, per chi l’avesse, nella compostiera. Imballi plastica-polistirolo Gli imballaggi in plastica o polistirolo vanno nella raccolta della plastica. Se di grandi dimensioni vanno alle stazioni ecologiche di AcegasApsAmga: grazie all'app Il Rifiutologo è anche possibile identificare il centro di raccolta più vicino. I sacchetti che contenevano i regali, se di plastica e puliti, possono essere gettati nella plastica. Invece i giocattoli non elettronici (funzionano senza corrente elettrica) come macchinine o pupazzi, anche se di plastica, vanno nell'indifferenziato. Se in buone condizioni possono essere raccolte a scopo benefico. Alberi di Natale Gli abeti senza radici, non trapiantabili, possono essere trasformati in fertilizzante. Non abbandonarli accanto ai cassonetti ma portarli al centro di raccolta o, se presente, gettati nel cassonetto dei rifiuti vegetali (sfalci e potature). Se nel comune è attivo il servizio di ritiro dei rifiuti verdi, è possibile chiederne il ritiro gratis a casa chiamando il numero verde AcegasApsAmga 800.955.988. Gli alberi sintetici "finti", invece, vanno nell’indifferenziata. Se di grandi dimensioni, portarli al centro di raccolta.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 24 dicembre 2015

 

 

La protesta verde di San Giovanni sale sul bus
Il presidente del Comitato si trasforma in uomo sandwich e “arruola” i passeggeri alla causa del rione
Per protestare contro la cementificazione e chiedere spazi verdi si possono scegliere le formule più originali. Ieri Luciano Ferluga, il vulcanico coordinatore del Comitato dei cittadini di San Giovanni Cologna, ne ha inventata una davvero inedita: a mezzogiorno, ora di punta sui mezzi pubblici, è salito su un autobus della linea 9 vestito da classico uomo-sandwich. E così, indossando due cartelloni sui quali aveva riassunto le richieste dei residenti del popolare rione triestino, ha distribuito volantini e spiegato ai presenti le motivazioni del no del Comitato al nuovo piano regolatore. «Avevamo chiesto da tempo all’amministrazione di individuare, a san Giovanni, spazi capaci di ospitare un giardino, un ricreatorio, un asilo nido, di costruire centri di aggregazione per giovani, bambini e anziani e di ristrutturare la piazza principale» ha ricordato mentre l’autobus pieno di gente marciava alla volta di piazzale Gioberti, cuore del rione di San Giovanni. E la risposta? «Il nuovo piano - ha aggiunto Ferluga trovando interlocutori molto attenti tra i passeggeri dell’autobus – prevede l’edificabilità dell’ultimo polmone verde del rione, l’area che un tempo era sede dei Vivai Busà. Siamo l’unico rione di Trieste – ha insistito il coordinatore del Comitato – a non avere un giardino, ma in compenso subiamo le espansioni edilizie delle zone C di via Damiano Chiesa e di strada per Longera». L’iniziativa di Ferluga ha riscosso notevole successo: a bordo del mezzo è iniziato un vivace scambio di opinioni sui temi proposti dal Comitato che ha coinvolto parecchi passeggeri. L’atmosfera si è fatta sempre più amichevole, al punto da trasformare l’abitacolo dell’autobus in una sorta di sala conferenze mobile. Al termine, incoraggiato dalla risposta delle persone presenti, il presidente del Comitato ha annunciato che, nel corso delle festività, sarà appeso sull’albero del piazzale Gioberti, situato accanto alla chiesa, un cartellone con la scritta “2015 Natale amaro a San Giovanni”. «Il Consiglio comunale, approvando questo Piano regolatore, ha decretato una nuova condanna per il nostro rione. Invece di mettersi una mano sulla coscienza – ha concluso il coordinatore del Comitato rionale – adesso siamo al cospetto dell’ennesima cementificazione. Aspettavamo risposte, invece sono arrivate queste decisioni. Ce ne ricorderemo al momento del voto».

(u.sa.)
 

 

Nuovi sconti sui rifiuti, sì a maggioranza
Nell’ultimo Consiglio dell’anno passa la proposta grillina di ridurre la Tari a chi è in difficoltà e a chi vuole aprire un’impresa
Smaltite in pochi giorni le fatiche della maratona consiliare che ha portato al varo del piano regolatore cittadino, il Consiglio comunale si è riunito nuovamente ieri pomeriggio, antivigilia di Natale, per affrontare l’ultima seduta del 2015. All’ordine del giorno, tra alcune mozioni e quattro proposte di delibere, i consilieri del Movimento 5 Stelle Paolo Menis e Stefano Patuanelli hanno preso la parola per proporre la modifica del regolamento per la disciplina della Iuc, l’Imposta unica comunale, e in particolare dell’articolo 38, quello che fa riferimento alla tassa sui rifiuti. L’aula ha dato l’ok alla delibera pentastellata con 33 voti favorevoli, mentre sono stati solamente quattro i consilieri che hanno scelto la via dell’astensione. «La modifica in questione – ha spiegato Menis – si propone di inserire sconti e premialità non solo in quelle situazioni dove vi è un evidente comportamento virtuoso in ordine alla raccolta dei rifiuti, ma anche laddove vi sia un disagio economico sociale o una particolare iniziativa di tipo imprenditoriale». La proposta di iniziativa consiliare, infatti, invita la giunta a stanziare nel 2016 delle apposite poste di bilancio per venire incontro a chi ha difficoltà a pagare la Tari, ma anche per sostenere concretamente le persone che volessero avviare un’attività imprenditoriale ricorrendo all’utilizzo di locali commerciali sfitti da almeno tre anni. Nel corso del dibattito che ha fatto seguito alle parole di Menis non sono mancate le prese di distanza da «una proposta ipocrita che serve a lavarsi la coscienza alla vigilia del Natale», come ha sottolineato Everest Bertoli. L’intervento piccato del capogruppo forzista ha posto l’accento sul fatto che «è il Consiglio comunale che deve mantenere la potestà regolamentare. Non si possono rimettere alla giunta i propri compiti». A Bertoli non sono andate giù le bocciature che i due grillini hanno dato ad alcuni emendamenti analoghi che Forza Italia aveva presentato lo scorso maggio e che «si potevano concretizzare in ambito consiliare». Perplessità, quelle espresse da Bertoli, che sono state ricalcate anche da Claudio Giacomelli: «Perché non pensare a un progetto esterno alla Tari – ha rilevato il coordinatore di Fratelli d’Italia - , invece di dare carta bianca all’esecutivo?». Paolo Rovis (Trieste popolare), pur temendo che la delibera rimanga «lettera morta», ne ha apprezzato l’indirizzo politico che «è ampiamente condivisibile». Un’apertura, la sua, già anticipata dal sindaco Roberto Cosolini, che si è detto «assolutamente favorevole alla sua approvazione». Anche il capogruppo del Pd Marco Toncelli ha dato il via libera alla proposta dei 5 Stelle, definendola «utile a patto che rientri nei limiti delle disponibilità di bilancio». Soddisfatti Menis e Patuanelli, che hanno rigettato il j’accuse di Bertoli: «Non abbiamo votato gli emendamenti forzisti perchè andavano impropriamente a toccare degli aspetti tariffari».

Luca Saviano

 

 

Ferrovie, muro di gomma per il collegamento Trieste-Vienna
la lettera del giorno di Luigi Bianchi, presidente di Camminatrieste promotore di “Salviamo la Transalpina”

«Realizzare subito il Trieste-Vienna». Il messaggio del giornalista di Salisburgo Carlo Schambureck, artefice del ripristino dello storico Vienna-Venezia, esprime il comprensibile disappunto di chi si scontra con il muro di gomma delle Ferrovie italiane del terzo millennio, per le quali non sono sufficienti tre incontri nell’arco di quasi due anni, a Trieste e a Roma, per rispondere positivamente a una proposta commerciale vitale per il miglioramento dei collegamenti Vienna-Trieste. I gravi ritardi delle Ferrovie finiscono per ricadere anche sulla presidente della Regione sul sindaco di Trieste, che avevano sposato con entusiasmo la soluzione proposta da Carlo Schambureck. L’inadempienza delle Ferrovie fa il bis con la penosa vicenda della mancata riapertura della Transalpina il 7 luglio 2014, in occasione della visita del Presidente Napolitano nella piazza della Transalpina a Gorizia. Il messaggio delle Ferrovie è ancora una volta: promesse da marinaio. Il collegamento diretto Ec Vienna-Trieste via Meridionale (Graz - Lubiana) è ormai diventato un problema di stato. Con l’Azienda autonoma Ferrovie dello Stato di stampo ottocentesco (con lacci e laccioli), il direttore commerciale, in piazza Vittorio Veneto, era in grado di prendere una decisione immediata per varare un treno: non era necessario nemmeno recarsi nella Capitale, in piazza della Croce Rossa, per ottenere l’autorizzazione. Con le Ferrovie italiane Spa del terzo millennio, ormai prive dei lacci e laccioli e senza il presidio della Corte dei conti, una visita a Roma non costituisce più una garanzia per ottenere un treno, come dimostra anche la vicenda del treno a vapore richiesto da Paolo Rumiz per il concerto di Mario Brunello al Museo ferroviario di Campo Marzio: promessa a Roma e mancata realizzazione a Trieste, con tante sapienti spiegazioni tecniche e commerciali (le ricerche di mercato sono sempre una valida scialuppa di salvataggio per i manager che operano nella logica privatistica, che non si preoccupa della vendita effettiva del prodotto treno ma della finanza creativa). Se a Trieste non torna un direttore (che sia l’unico interlocutore responsabile sia verso le istituzioni che verso la clientela) le Ferrovie italiane sono destinate a fare la stessa figura come quella presentata dal giornalista austriaco, amico dell’Italia, che si batte da tempo per la riapertura del servizio viaggiatori ai transiti nelle aree orientali del Paese. La presidente della Regione e il sindaco di Trieste hanno il diritto di pretendere un direttore pienamente responsabile per le Ferrovie nel Friuli Venezia Giulia.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 23 dicembre 2015

 

 

Il Piano energetico approvato in giunta - Confermato il “no” al rigassificatore di Zaule e agli elettrodotti di Udine Ovest-Okroglo e di Somplago
CODROIPO - La giunta Serracchiani, nella penultima seduta dell’anno, approva il Piano energetico regionale. E, come previsto, ribadisce gli altolà già noti. Sul rigassificatore di Zaule, innanzitutto, progetto considerato sovradimensionato e in contrasto con il modello di sviluppo del Porto di Trieste e che dunque non verrà autorizzato.

Ma c’è anche contrarietà su due elettrodotti: Udine Ovest-Okroglo, opera che andrebbe ad attraversare le Valli del Natisone, e sul Somplago-Wurmlach (Austria). In questo caso, però, il parere negativo è sulla costruzione area, mentre viene confermata la disponibilità a un eventuale progetto interrato transfrontaliero. Scelte che l’esecutivo motiva rimarcando l’impostazione stessa del Per. Un documento, spiega l’assessore all’Ambiente Sara Vito, che punta tra l’altro alla sostenibilità degli impianti tradizionali di produzione di energia, all’aumento dell'efficienza energetica, allo sviluppo della mobilità sostenibile, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti». In questo quadro si inserisce anche l’indicazione sulla centrale termoelettrica di Molfalcone, dove si intende superare l’utilizzo del carbone, promuovendo uno scenario di transizione, attraverso l’utilizzo del gas o di fonti rinnovabili. Tutto questo perché al sistema Friuli Venezia Giulia, prosegue Vito, lo strumento del Per, che sarà ora approvato sul Bollettino Ufficiale della Regione, «fornisce una strategia energetica assolutamente innovativa e in linea con i grandi obiettivi internazionali». Una strategia anticipata nella prima metà della legislatura da vari interventi sulla stessa linea. L’assessore cita i 19,2 milioni di euro per gli interventi sulla prima casa finalizzati al risparmio energetico, i 3,3 milioni di euro per l’acquisto di veicoli ecologici o ibridi e per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita, i 12 milioni di euro per l’efficientamento della pubblica illuminazione, l’utilizzo di biomasse e la riqualificazione energetica del settore produttivo e gli 11,4 milioni di euro per la diversificazione energetica delle aziende agricole, senza dimenticare i 57,5 milioni di euro previsti dalla Programmazione europea 2014-2020 per la riqualificazione energetica di edifici scolastici e strutture ospedaliere e sanitarie. In giunta, su proposta dell’assessore al Lavoro Loredana Panariti, arriva anche il via libera alla proroga al 31 dicembre 2016 dei Piani di gestione delle situazioni di grave difficoltà occupazionale in scadenza a fine anno. Si tratta di un supporto pubblico – in questo caso a favore di sette settori: manifatturiero, commercio di confine, montagna, autotrasporto, edilizia, pesca marina e Sanvitese – nell’accesso agli strumenti di sostegno al reddito (ammortizzatori sociali ordinari e in deroga) e nel percorso di riqualificazione professionale e di inserimento lavorativo.

(m.b.)

 

ENERGIA «Silenzio fragoroso sul rigassificatore»

Le associazioni ambientaliste di Trieste e del Friuli Venezia Giulia denunciano il silenzio assordante sul progetto Gas Natural

Le associazioni ambientaliste di Trieste e Friuli Venezia Giulia (Legambiente, Italia Nostra, WWF, Comitato Salvaguardia Golfo di Trieste) si sono incontrate per fare il punto sul progetto dell'impianto di rigassificazione di Zaule. Nel giugno di quest'anno la conferenza nazionale dei servizi che doveva pronunciarsi sull'autorizzazione unica aveva prorogato di novanta giorni ogni decisione in merito. Sono passati più di 180 giorni e nulla è trapelato.

 

 

Il Comune vara la “Trieste del futuro” - il nuovo Piano Regolatore di Trieste

Il piano regolatore approvato dopo diciott’anni. Cosolini: «Ce l’abbiamo fatta in tempi record». E l’opposizione si frantuma
Pochi minuti dopo l’approvazione del piano regolatore, l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani si aggira per l’aula con un’aria provata e sollevata al tempo stesso. Lei, non triestina, è riuscita nell’impresa non da poco di far approvare un Prg a Trieste a 18 anni dall’ultimo provvedimento. Il documento è stato varato definitivamente lunedì sera con 24 voti a favore, 11 voti contrari, 3 astenuti e un non voto. Il “sì” arriva da una maggioranza compatta e da qualche membro dell’opposizione. Un risultato che manda il sindaco Roberto Cosolini alle stelle: «Abbiamo scritto e approvato un Prg in quattro anni: per la pubblica amministrazione in Italia è un tempo da record». Il sindaco e l’assessore, assieme al presidente della commissione urbanistica Mario Ravalico, hanno tirato le somme di tutta l’operazione in una conferenza stampa ieri mattina. Così il primo cittadino: «Ringrazio l’assessore e il suo staff, Ravalico, gli uffici e il presidente del Consiglio Iztok Furlanic per questo risultato. Varare un piano regolatore dopo 18 anni significa prender atto che la città è cambiata». Un fatto che impone «nuovi obiettivi»: «Bisogna raggiungere i livelli di qualità ambientale, paesaggistica, di sostenibilità sociale che caratterizzano le città europee. La bellezza non è solo un retaggio del passato, è un investimento sul futuro». Ecco perché il Prg si incentra su «stop al consumo del suolo, rivalorizzazione dell’esistente, integrazione fra città, mare e Carso». Il sindaco ha chiuso su una nota politica: «La maggioranza ha votato compatta, l’opposizione in quattro modi diversi. Ecco perché non sono riusciti a fare il Prg quando avevano occasione di farlo». Secondo Marchigiani il piano è uno spartiacque: «Per i prossimi dieci, quindici anni chi pianificherà in città non potrà prescindere dai valori identificati dal Prg. Non è stato facile tradurre in un provvedimento parole generiche come mobilità sostenibile, riqualificazione urbana, stop al consumo del suolo. Siamo partiti da zero e siamo arrivati a compimento con un testo che è un grande progetto: una visione della città come dovrà essere». L’assessore ha poi sintetizzato l’esito del dibattito in aula. Il piano così come adottato dalla giunta prevedeva un calo del 5% delle zone A e B (centro storico e aree di completamento), pari a 85 ettari. Il 50% delle osservazioni accolte (totalmente o parzialmente) dagli uffici hanno ridotto il calo al 4,5% (76 ettari). Il dibattito ne ha aggiunti ulteriori 17mila, «una cifra marginale rispetto al totale», commenta Marchigiani. Le zone C, destinate a insediamenti residenziali, sono state ridotte dell’82%, pari a 410mila metri quadrati. Un dato che non ha subito variazioni sostanziali nel dibattito. Le zone G (di espansione a destinazioni varie) sono state ridotte di 20 ettari, -36%. In aula la cifra è stata alleggerita degli 8mila metri quadrati per l’hotel Obelisco, «che non ha spostato di un centimetro la percentuale: anche in questo caso è un cambiamento minimo» chiosa l’assessore. Marchigiani ha poi rivendicato i 100 ettari di aree ed edifici dismessi «che ora hanno una prospettiva chiara: grazie alle schede progettuali incluse nel piano sappiamo non soltanto che lì si potrà intervenire, ma anche il come e fino a che punto». In questi spazi rientrano il Porto vecchio, la caserma Rossetti, Campo Marzio. «Oltre a questi spazi sono aree di intervento anche gli ecoquartieri, rioni in cui si potrà operare purché si migliorino anche gli spazi pubblici». Tra questi Gretta, San Giovanni, Via dell’Istria, Opicina. «Oggi la riqualificazione dell’esistente è un volano per il settore dell’edilizia - dice l’assessore -. Così facendo le ridaremo fiato». Aggiunge Ravalico: «Tra i tanti pregi del piano sottolinea un’attenzione nuova al rischio geologico ed idrogeologico. Nello studio allegato si è data importanza e impulso alla prevenzione: studiando le 33 aste torrentizie del territorio comunale abbiamo creato una banca dati fondamentale agli interventi preventivi dei prossimi anni». Sul fronte dell’opposizione torna sull’argomento Franco Bandelli, capogruppo di Un’Altra Trieste. Lunedì sera l’esponente della destra triestina aveva annunciato l’astensione sua e della consigliera Alessia Rosolen: «Di positivo c’è l’apertura della giunta sul ruolo dei grandi contenitori, da Campo Marzio a caserma Rossetti, fino all’Obelisco che, da edile, mi ha riempito di gioia. Peccato la titubanza nell’estensione del piano casa in alcune zone del centro, ci ha impedito di votare a favore». A chiusura Bandelli rileva «l’ordine sparso del centrodestra. La stessa litigiosità fermò la 118, stop non imputabile a Dipiazza, e ci fece perdere le elezioni nel 2011. Siamo alle solite, lo dico con amarezza».

Giovanni Tomasin

 

Il Pd loda innovazione e tutela dell’ambiente
Ravalico: «Strumento utile a restituire alla città un ruolo centrale». Ferrara: «Conta il risultato»
«Un piano fortemente innovativo, che assegna un ruolo centrale a concetti fondamentali quali il contenimento dell’uso del suolo, la riqualificazione energetica e ambientale dell’edificato, la valorizzazione del paesaggio, la tutela dell’ambiente e l’attenzione alle tematiche del rischio geologico e idrogeologico». Il presidente della Commissione urbanistica, Mario Ravalico (Pd), commenta con soddisfazione il via libera al Piano regolatore, osservando che le polemiche innescate in aula dall’opposizione, su alcuni aspetti puntuali del Prg, non inficiano in alcun modo la validità dell’impianto complessivo dello strumento urbanistico. I punti sottolineati sono, prosegue Ravalico, argomenti di stringente attualità che la corretta pianificazione del territorio non può né dimenticare né sottovalutare. E in questo contesto fra i cardini del nuovo piano c’è appunto «il contenimento dell’uso del suolo con azioni che si coniugano con il recupero delle aree dismesse e con forme nuove di incentivazione, a fronte di interventi di riqualificazione energetica degli edifici». Ravalico mette poi in luce l’attenzione per l’analisi delle situazioni di rischio naturale. «Nell’ambito del piano - rileva - è stato assegnato un ruolo preminente allo studio geologico, con un approfondimento dettagliato dei 33 corsi d’acqua esistenti sul territorio comunale. Con uno sguardo rivolto alla prevenzione - aggiunge - sono state acquisite nuove informazioni tecniche sullo stato di degrado degli alvei e sul livello di efficienza delle opere di sistemazione idraulico-forestale lungo le singole aste torrentizie. Così strutturato il Prg costituirà nei prossimi 10-15 anni lo strumento pianificatorio necessario per consentire a Trieste di ritornare a svolgere il ruolo che le compete in Italia e in Europa». Maurizio Ferrara (Lista civica indipendente) motiva il proprio voto favorevole: «Credo che alla fine, ciò che conta sia il risultato finale, nonostante tutto. E il risultato finale è evidente, Trieste ha finalmente un nuovo Piano regolatore. Migliore di quello precedente e soprattutto di quello che la precedente amministrazione ha provato a portare inutilmente a casa. Quella volta facevo parte della maggioranza ma fui il primo firmatario della mozione che portò al ritiro definitivo della variante generale 118. Il contenuto dell’attuale mi conferma la validità di quella scelta».

 

Rioni - La protesta di San Giovanni sale in bus

Conferenza stampa del comitato San Giovanni - Cologna a bordo della linea 9 con la prima fermata all’inizio di via Battisti alle 12.

L’insolita conferenza proseguirà lungo tutto il percorso del bus sino a San Giovanni, per poi tornare fino a via Battisti in galleria Fenice. Nel corso della conferenza stampa, lungo il tragitto, verranno distribuite delle lettere di spiegazione dell’iniziativa a sostegno dei diritti di un rione dimenticato. «Gli abitanti di questo rione pagano le tasse al comune, in cambio ricevono pochissime attenzioni per i bisogni che ci sono sul territorio» affermano gli organizzatori.

 

 

AMBIENTE: LE MISURE ANTINQUINAMENTO - Autobus gratuiti per tutti contro lo smog

Niente biglietto dalle 15 di oggi alle 20 di domani. Tolleranza zero dei vigili nei confronti degli automobilisti indisciplinati
Forte appello del Comune a lasciare l’automobile a casa e usare i mezzi pubblici - tutte le misure adottate dal Comune
Autobus gratis per tutti. Oggi a partire dalle 15 e fino alle otto di sera di domani. Non è un regalo di Natale del sindaco Robero Cosolini, ma un modo per ridurre i livelli di inquinamento che attanagliano la città senza chiudere il traffico cittadino. E, in ultima analisi, per non incidere sugli acquisti della vigilia per chi si sposta in macchina. L’altro lato della medaglia, piaccia o no, è la “tolleranza zero” ordinata dalla giunta su chi sgarra con parcheggi in divieto, doppia o terza fila. La Polizia municipale sarà inflessibile. Detta in altri termini: caro cittadino, l’intento è abbassare i livelli di smog, usa i mezzi pubblici che ti metto a disposizione gratuitamente e collabora rispettando le regole per non creare code e intasamenti. È una novità, già testata in altri città italiane, ma mai a Trieste. Racconta l’assessore all’Ambiente che, vista la cappa che grava su Trieste, lui avrebbe preferito misure più dure. Ma, dopo una lunga trattativa con il sindaco, ecco l’idea da sperimentare. I dati dell’Arpa in effetti dicono che da tre giorni stiamo respirando polveri sottili a go-go: 70 microgrammi per metro cubo d’aria registrati da tutte le centraline disseminate in città, quando il limite è 50. Ieri eravamo già al quarto giorno di sforamenti. Il capoluogo è ben oltre i livelli di guardia. Un comunicato diffuso dalla giunta, nel tardo pomeriggio di ieri, chiarisce la decisione: «Il Comune, stante il livello di inquinamento, anche a causa delle negative condizioni atmosferiche, ritiene comunque non opportuno chiudere il centro cittadino il 23 dicembre, cioè all'antivigilia di Natale. Anche perché così comunque si aumenterebbe il traffico nelle vie perimetrali e circostanti». Di qui il «forte» appello, si legge ancora, «al buon senso e allo spirito di responsabilità della cittadinanza». L’invito, innanzitutto, è di abbassare il riscaldamento domestico e le ore di utilizzo, anche in considerazione delle elevate e anomale temperature di questo periodo. Non utilizzare i mezzi privati: ma, qualora fosse davvero indispensabile – avverte il Comune – servirsi preferibilmente dei parcheggi contenitore al fine di evitare inutili code per la ricerca di un parcheggio in superficie. Ecco poi la sollecitazione «a impiegare in maggior misura i mezzi pubblici». L’opportunità del bus free deriva da un accordo con la Provincia e con la Trieste Trasporti che, dice testualmente la nota degli uffici comunali, consente a tutti di «viaggiare gratuitamente sui bus e tram dalle ore 15 di oggi alle ore 20 di domani, giovedì 24 dicembre, la vigilia di Natale». L’operazione sarà accompagnata dal giro di vite sui controlli dei vigili. «Si sottolinea che allo scopo di rendere più scorrevole il traffico ed evitare rallentamenti, intasamenti e relative code – avverte la giunta Cosolini – verrà rafforzata la presenza della Polizia locale sul territorio e non vi sarà tolleranza nei confronti della sosta vietata o delle soste che creino ostacolo al normale flusso del traffico». L’assessore Laureni, conclusa la riunione col sindaco, è soddisfatto. E motiva la scelta: «I dati di cui disponiamo sono riferiti sempre ai due giorni precedenti – osserva – ma, viste le previsioni, la situazione atmosferica avversa potrebbe effettivamente protrarsi ancora. Abbiamo quindi optato per questa possibilità, dando fiducia alla gente e con i trasporti gratuiti. È un modo diverso per gestire l’inquinamento cittadino. Ma – ribadisce il responsabile dell’Ambiente – ci sarà una dura repressione da parte dei trasgressori. Quindi, se uno proprio non ce la fa a prendere l’autobus, usi il mezzo proprio ma si serva dei parcheggi a pagamento senza mettere l’automobile in seconda fila». Una decisione imboccata tenendo conto del periodo natalizio: il traffico off-limits potrebbe comportare contraccolpi sul commercio, scatenando l’ira degli addetti ai lavori. «Chiudere completamente il centro sarebbe stato rischioso – puntualizza Laureni – abbiamo quindi deciso per questa mediazione. Speriamo che, anche con l’aiuto dei mezzi di informazione, i cittadini possano cogliere il messaggio e rispettare indicazioni e suggerimenti. Per Trieste è certamente la prima volta, è una scommessa. Speriamo che l’iniziativa possa avere successo e possa continuare laddove si presentino le necessità».

Gianpaolo Sarti

 

Ambiente: arrivano le multe per chi getta via i mozziconi
ROMA Buttare in strada lo scontrino appallottolato del bar dopo il caffè costerà fino a 150 euro, mentre per un mozzicone di sigaretta spento sul marciapiede con il tacco della scarpa il prezzo da pagare sale a 300 euro: le multe che puntano a rendere gli italiani dei cittadini più eco-friendly diventano realtà con l’approvazione in via definitiva del Collegato Ambiente, una sorta di agenda verde del Paese che in 79 articoli di legge delinea la strada verso la decarbonizzazione e l’economia circolare.

L’articolo destinato a coinvolgere tutti gli italiani è quello che sanziona con multe da 30 a 150 euro l’abbandono sul suolo, nelle acque, nelle caditoie e negli scarichi - cioè in qualsiasi posto che non sia un cestino - dei rifiuti di piccole dimensioni, dal chewing gum al fazzolettino. Le multe raddoppiano se si buttano per terra mozziconi di sigaro o sigaretta, per i quali i Comuni dovranno provvedere a dotare strade, parchi e luoghi d’aggregazione di appositi raccoglitori. Con la nuova legge, gli animali non sono più beni pignorabili da Equitalia, quelli d’affezione o da compagnia del debitore, sia quelli impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli. I cittadini potrebbero essere chiamati a portare indietro le bottiglie di acqua e birra. Torna infatti, in via sperimentale e su base volontaria, il «vuoto a rendere» in bar, alberghi e ristoranti, che potranno decidere di applicare una cauzione al momento dell’acquisto restituendo i soldi se la persona torna a consegnare il vuoto. Sul fronte dei rifiuti i primi responsabili saranno ovviamente i Comuni. La nuova ecotassa sulle discariche premia le città più virtuose e penalizza quelle che non raggiungono gli obiettivi minimi di raccolta differenziata, con possibili conseguenze positive o negative per la tassa sui rifiuti. Il Collegato mette poi sul piatto 35 milioni di euro per progetti di mobilità sostenibile. Potrebbero quindi spuntare iniziative di car-pooling, car-sharing, bike-pooling, bike-sharing e piedibus, che negli ultimi tre casi, oltre a ridurre lo smog, contrastano la vita sedentaria. Chi deciderà di andare al lavoro in bici, nell’eventualità di un incidente sarà coperto dall’assicurazione Inail. Il “Made Green in Italy” sarà un marchio, volontario, per comunicare l’impronta ambientale dei prodotti nostrani. I consumatori potranno scegliere di privilegiare il “chilometro zero” certificato di frutta e verdura, o le produzioni industriali a basso impatto.

 

Riserva Wwf, la Provincia incalza Roma
La presidente Bassa Poropat scrive al ministero su Miramare. Petizione online a quota 3.500 adesioni
Con una lettera inviata al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, al direttore generale dei Musei Ugo Soragni e al direttore del Polo museale regionale del Friuli Venezia Giulia Luca Caburlotto, la presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat chiede di rivedere le recenti decisioni e di permettere all’Area marina protetta di Miramare di continuare la propria attività nella sede attuale. La lettera inviata per conoscenza anche al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e a Donatella Bianchi, presidente Wwf Italia, è stata spedita da Bassa Poropat subito dopo l’approvazione unanime da parte del Consiglio provinciale di una mozione urgente proprio finalizzata a garantire la piena operatività dell’Amp di Miramare. «Ricordo che l’Area marina protetta è partner dell’amministrazione provinciale dal 2007 - ha detto Bassa Poropat - e condivide con la Provincia iniziative e progetti di educazione ambientale, di monitoraggio biologico e di prevenzione e di informazione». La decisione presa, al di là dell’evidente immediato danno nei confronti dell’Area marina «quale entità strettamente collegata con il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare - si legge nella lettera - risulterebbe di fatto gravemente lesiva della sempre auspicata collaborazione tra enti pubblici e soggetti incaricati di valorizzare le realtà locali e rischierebbe di mettere in grave pericolo la stessa continuità gestionale della Riserva, privandola di una base operativa all’interno del Parco demaniale». Oggi alle 10 nella sala Rossa della Camera di Commercio, in piazza della Borsa 14, si terrà la presentazione della app multimediale FishTourFvg, sviluppata dal Gruppo Azione costiera Friuli Venezia Giulia, del quale Aries è capofila, per la promozione della pesca e del turismo naturalistico nelle aree costiere del Friuli Venezia Giulia. Interverranno Antonio Paoletti, presidente del Gac Fvg, Maurizio Spoto, direttore proprio della Riserva marina del Wwf di Miramare e Alessio Mereu, responsabile dello sviluppo della App per la società Divulgando. Attraverso questo nuovo strumento informatico, le cui caratteristiche verranno illustrate oggi, sarà possibile fornire ai visitatori informazioni dettagliate sui più suggestivi itinerari naturalistici e di pesca della costa della regione. Hanno intanto ormai raggiunto quota 3.500 le adesioni alla petizione online al ministro Franceschini lanciata dal Wwf Italia per salvare la sede operativa della Riserva di Miramare. Per dare forza a un’auspicata concertazione tra i ministeri che consenta all’Area marina di continuare ad operare all’interno del Parco di Miramare, l’obiettivo dei promotori dell’iniziativa è quello di raggiungere le 5mila sottoscrizioni entro il 31 dicembre.

 

 

FERRIERA - Serracchiani: «Nel 2016 risanamento di Servola»

Debora Serracchiani, alla conferenza stampa di fine anno, garantisce che «sul risanamento ambientale dell’area della Ferriera di Servola, il 2016 sarà l’anno in cui si attuerà l’accordo di programma sottoscritto a Roma che ha messo a disposizione 41,5 milioni di euro».

 

 

Distribuite più di 13mila borse speciali per la differenziata - Uno strumento per migliorare ancora la raccolta differenziata.

È partita l’8 dicembre scorso, con l’apertura del Mercatino di Natale, la distribuzione gratuita ai cittadini delle pratiche borse tripartite, in polipropilene per agevolare la differenziazione dei rifiuti già in casa e facilitarne il conferimento.

In meno di due settimane sono già state consegnate più di 13mila borse (più di 1.000 al giorno) e la distribuzione continua ancora fino a domani: per ricevere l’omaggio è sufficiente recarsi alla casina di AcegasApsAmga, in piazza Sant’Antonio, dalle 12 alle 19. I triestini che lo vorranno dunque, potranno dotarsi di uno strumento utile e versatile per migliorare ancora la propria raccolta differenziata. La promozione segue quella dello scorso anno, in cui vennero invece distribuiti alla casina AcegasApsAmga i secchielli per la raccolta domestica dell’umido. Grande successo dell’iniziativa è stato riscontrato anche domenica 20 dicembre, alla tradizionale Christmas Run organizzata da Bavisela, che ha distribuito ai partecipanti la borsa della raccolta differenziata insieme al pacco gara. La presenza al mercatino di Natale è l’occasione per AcegasApsAmga per promuovere ad ampio raggio tutta l’informazione legata alla raccolta differenziata. Particolare attenzione viene data a Il Rifiutologo, la app lanciata a inizio novembre che consente due fondamentali funzionalità. Da un lato, digitando il nome di un materiale o scansionando direttamente il codice a barre di un prodotto (per esempio cartone di latte, vaschetta di polistirolo, ecc.) con la fotocamera del cellulare, il cittadino ha infatti, in tempo reale, l’indicazione del corretto conferimento (carta, plastica, indifferenziato, ecc.). Dall’altro, è possibile fotografare una situazione di criticità nei servizi di raccolta e spazzamento (cassonetti non correttamente svuotati o rifiuti ingombranti abbandonati) e inviarla in tempo reale al sistema informativo di AcegasApsAmga, per l’analisi del problema e un intervento puntuale.

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MARTEDI' 22 dicembre 2015

 

 

RIGASSIFICATORE DI ZAULE: le associazioni ambientaliste di Trieste e del Friuli Venezia Giulia denunciano il silenzio assordante sul progetto Gas Natural
Le associazioni ambientaliste di Trieste e Friuli Venezia Giulia (Legambiente, Italia Nostra, WWF, Comitato Salvaguardia Golfo di Trieste) si sono incontrate per fare il punto sul progetto dell'impianto di rigassificazione di Zaule.
Nel giugno di quest'anno la conferenza nazionale dei servizi che doveva pronunciarsi sull'autorizzazione unica aveva prorogato di novanta giorni ogni decisione in merito.
Sono passati più di 180 giorni e nulla è trapelato, nell'indifferenza e silenzio della Regione FVG, la cui Presidente ha responsabilità di scelte politiche e strategiche, anche a livello nazionale.
Poiché siamo preoccupati per la mancanza di chiarezza su un progetto che presenta problemi di sicurezza per la popolazione e impatti rilevanti sul territorio e sullo sviluppo delle attività portuali future, chiediamo agli Enti Locali, e in particolare alla Regione FVG, di attivarsi presso i ministeri competenti per porre termine definitivamente all'autorizzazione di un progetto deleterio ed economicamente controproducente per lo sviluppo del territorio.
Alessandro Giadrossi, delegato Regionale WWF Friuli Venezia Giulia
Sandro Cargnelutti, presidente regionale Legambiente FVG
Marcello Perna, presidente Italia Nostra Trieste
Giorgio Jercog, coordinatore Comitato Salvaguardia Golfo di Trieste
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 22 dicembre 2015

 

 

Varo notturno per il Piano regolatore
Maratona in Consiglio comunale: maggioranza compattamente favorevole, le opposizioni scelgono il voto contrario
Si è conclusa nella notte la maratona del Consiglio comunale sul piano regolatore cittadino. Al momento della chiusura di questo articolo i consiglieri stavano ancora discutendo, ma il documento era saldamente avviato verso l’approvazione. Il voto a favore però non è stato unanime, come prevedibile. Guardiamo prima in casa maggioranza. Marco Toncelli (Pd) ha espresso così il suo voto favorevole: «Abbiamo rispettato le linee fondamentali del piano sull’ambiente, il rischio idrogeologico, il consumo del suolo». Rivendicando il metodo «partecipativo» usato per plasmare il piano, ha aggiunto: «Il dibattito in aula non è sempre stato facile, ma abbiamo dato alla città un piano che mancava da quasi vent’anni e che permetterà il rilancio di Trieste dal punto di vista socio-economico, così come la tutela dell’ambiente». Così il capogruppo di Sel Marino Sossi: «Abbiamo lottato duramente per non sconvolgere il provvedimento. Al contempo bisognava rendere il più equo possibile un piano duro. La maggioranza ha avuto degli sbandamenti, ma nell’ultima fase ha recuperato un po’ di senso comune, soprattutto sul voto sull’edificabilità in costiera. Voteremo a favore». Positivo anche Decarli di Trieste Cambia: «Gli approfondimenti richiesti in commissione e aula non sono mai stati negati. C’è stata la massima trasparenza. A chi dice che dovevamo soltanto votare i pareri degli uffici, ricordo che il piano è un atto amministrativo ma anche politico. Abbiamo reso più equilibrato il piano». Così Marino Andolina di Fds: «Il giudizio è positivo. Ho assistito all’orrore della variante di Illy. Ora potrò dire che c’ero quando la giunta Cosolini ha varato un ottimo piano regolatore. Peccato che delle falle lo abbiano reso in parte iniquo». Favorevole Cesare Cetin di Trieste Adesso: «In aula abbiamo dimostrato come la politica possa dialogare con il cittadino. Gli emendamenti sono serviti a questo e non a snaturare il testo: anche perché siamo intervenuti su aspetti marginali rispetto alla totalità del piano». Passiamo all’opposizione. Contrarissimo il M5S, con Stefano Patuanelli: «Il piano non ci ha convinto dal principio. Tutelare il consumo del suolo significa consumo zero. I lavori in aula hanno confermato i nostri dubbi: gli emendamenti marchetta di maggioranza e opposizione hanno reso ancor più ingiusto e incoerente il testo». Così il capogruppo Pdl Lorenzo Giorgi: «L’inequità sociale che crea questo piano regolatore resta la più grossa macchia dell’amministrazione Cosolini. Non è infatti concepibile che singoli cittadini con identiche situazioni e medesime problematiche, vengano trattati con due pesi e due misure. Il nostro voto non può che essere negativo, fortemente negativo». Paolo Rovis (Tp) ha votato contro (mentre Roberto Antonione non ha partecipato al voto): «Dico no per tre motivi. È un piano poco coraggioso che non innova; il principio di non consumo del suolo è ideologico, bisogna edificare bene; terzo e più importante le diseguaglianze create in aula». Everest Bertoli (Fi) contrario: «Fra ottobre 2011 e ottobre 2015 le imprese del settore edile triestine sono scese da 523 a 393. I lavoratori da 2377 a 1562. Festeggiare un piano che dona metri di qua ma ne toglie di là è inutile: niente è stato fatto per dare fiato alle imprese. Dopo l’assalto alla diligenza di queste settimane non possiamo che votare contro». Così Michele Lobianco (civica): «Questo piano è un condensato di iniquità e ingiustizie. Da qui il mio voto contrario. Gli emendamenti puntuali hanno cannibalizzato il territorio». Per Claudio Giacomelli (FdI) «la filosofia di piano ha reso più poveri una fetta consistente di triestini. Noi abbiamo protetto il patrimonio personale delle famiglie quando era giusto farlo». Contrario anche Alfredo Cannataro (civica) per le troppe «inequità». Maurizio Ferrara (Lista civica indipendente) ha annunciato un voto positivo: «Il piano era migliore prima degli emendamenti, ma è un documento di cui la città ha bisogno da quasi vent’anni. Seppur con fatica voteremo a favore».

Giovanni Tomasin

 

«Dico no ai vincoli urbanistici. Sono sbagliati e generano i “Puffi”» - La provocazione di Antonione
«Sbagliato. Ingiusto. E violento». Roberto Antonione non vota il piano regolatore comunale che vede la luce dopo un faticoso percorso.

Ma lo fa, dopo aver auspicato in aula una riflessione, contestando non tanto Roberto Cosolini e le sue scelte, quanto lo strumento in sé eletto a modello dei peggiori difetti della pubblica amministrazione: «Un guazzabuglio burocratico, una montagna di regole, regolette, cavilli, eccezioni che, per quanto fatte bene, si intersecano, si sovrappongono, risultano spesso in contrasto tra loro e devono anche armonizzarsi con altre norme e direttive regionali e statali altrettanto complicate e farraginose». Il risultato? Folle, afferma il consigliere comunale, almeno per il comune cittadino: «Ne esce un quadro di norme inestricabili foriero di infiniti contenziosi civili, penali e amministrativi che favoriscono solo gli azzeccagarbugli a ogni livello, intasando Tribunali e uffici della pubblica amministrazione. Un quadro che, nei casi peggiori, costituisce un fertilissimo terreno per ogni forma di corruzione». Antonione, nel mettere sotto accusa l’esistenza stessa di un piano regolatore, fa un excursus storico: ricorda che gli «strumenti di piano» si diffondono in Italia negli anni ’50 e producono non i centri storici di pregio, nati «senza questo vincolo urbanistico e spesso senza alcun vincolo», ma le «orride» periferie. Da Scampia a Quarto Oggiaro a Rozzol Melara. «Oggi, applicando le regole di qualsiasi Prg, non saremmo in grado di costruire nessuna delle nostre meravigliose città d’arte. Non Roma, non Venezia, non Firenze...» sostiene l’ex sottosegretario. E provoca: «Piazza Unità, le Rive, il centro storico sono stati costruiti prima del Prg perché, se tanto mi dà tanto, saremmo stati capaci di costruire i Puffi al posto della Pescheria centrale. E allora perché non vogliamo renderci conto che questo strumento non ci ha preservato dagli scempi urbanistici ma ci ha solo precluso la possibilità di continuare ad alimentare la nostra tradizione artistica?». Del resto, affonda Antonione, «chi sarebbero gli illuminati estensori di questo meraviglioso progetto urbano in grado di favorire la costruzione di città ideali? Noi, i consiglieri comunali? Il sottoscritto no di certo ma francamente non credo si nascondano in aula geni dell’urbanistica capaci di prefigurare un nuovo tessuto urbano minimamente paragonabile a quello che abbiamo ereditato». E se la lezione del passato non basta, ecco quella del futuro: «New York, Londra, Shangaj, Berlino, Barcellona... Il mondo si muove e noi perseveriamo ad infliggerci uno strumento “bulgaro” che limiterà la nostra creatività e il nostro genio». Il Prg, insomma, è sbagliato. Ed è pure ingiusto: «Stabilire che, sulla base di criteri scelti da noi, applicati in maniera soggettiva e spesso contraddittoria, Tizio possa costruire, Caio solo in parte, Sempronio per niente, è profondamente ingiusto. Si ritiene che bisogna ridurre la costruibilità? Si stabilisca una percentuale uguale per tutti. Senza fare figli e figliastri. E senza ingenerare un sentimento di sospetto nei confronti delle istituzioni». Sospetto che si trasforma in amaro paradosso quando il piano crea una disparità tra il cittadino e l’amministrazione: l’ex sottosegretario cita un esempio eclatante, quello di un privato finito sotto accusa per abuso edilizio per aver posizionato sulla facciata interna del suo appartamento fuori dal centro storico due macchine per l’aria condizionata identiche a quelle “impunite” presenti, in numero ben più grande, sugli esterni Municipio. Infine Antonione spiega, ancora una volta con un esempio, perché il Prg è violento: «Il piano, allo scopo di ridurre il consumo di suolo per il bene di tutti, trasforma terreni edificabili in inedificabili. Ma chi siamo noi, consiglieri comunali, per decidere che da domani quei terreni valgono molto meno? E per stabilire che il bene di tutti sia pagato solo da alcuni? Questo è il tipico modo di fare statalista che agisce sulla testa della gente senza prevedere nemmeno un risarcimento. Se vivessimo in un Paese liberale questo modo di fare sarebbe chiamato furto di Stato e, soprattutto, non sarebbe permesso».

 

 

Una squadra specializzata per “combattere” i cinghiali
Panontin interviene in commissione: «Una soluzione definitiva non esiste» - In arrivo un provvedimento per spostare la polizia provinciale nella forestale
TRIESTE I cinghiali? Sempre più numerosi e furbi, hanno capito quando e come muoversi per evitare trappole e pallottole. E pure transfrontalieri, visto che ne arrivano di continuo dalla vicina Slovenia. I cacciatori? Pochi, in progressiva diminuzione e in là con gli anni. I danni a terreni e coltivazioni? Tanti, troppi. È una battaglia infinita, quella della Regione, contro una delle specie selvatiche più difficili da gestire. «Una soluzione definitiva non esiste», ha ammesso ieri l’assessore competente Paolo Panontin alla fine della Commissione dedicata all’emergenza. La riunione, richiesta già a maggio dalla consigliera del Movimento Cinque Stelle Ilaria Dal Zovo in seguito a quanto accaduto a Trieste, a iniziare dall’aggressione di un esemplare a un cittadino nel rione di Longera, ha confermato la linea della giunta: concessione della caccia in deroga (già in corso), dal momento «che la gestione ordinaria non ha portato ai risultati attesi», ha precisato Panontin. E la creazione di una squadra regionale ad hoc: l’assessore intende preparare un provvedimento da portare all’attenzione del Consiglio regionale per trasferire la Polizia provinciale al Corpo forestale regionale. Una sezione specifica pronta a fronteggiare i casi più urgenti e per rendere più efficace il contenimento della proliferazione. Ieri hanno preso la parola gli assessori provinciali di Trieste, Gorizia e Udine. Oltre all’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il capoluogo, come noto, è alle prese con un fenomeno difficile da controllare soprattutto nelle zone periferiche della città, più che quelle carsiche. «Io lavoro con quattro agenti che hanno la qualifica per poter sparare – ha rilevato l’assessore provinciale Igor Dolenc – troppo pochi. L’attività venatoria, inoltre, è volontaria e di piacere – ha spiegato – nel 2013 il piano di abbattimento ha raggiunto il 142% del previsto, quest’anno siamo all’87%. I cacciatori non ce la fanno». Altro problema: lo smaltimento dei capi uccisi. Parte dei 102 esemplari abbattuti nel 2015 sono stati utilizzati per alimentare i rapaci di Pietrarossa, altri inceneriti. Lo spreco è immaginabile. Trieste ha tentato di promuovere la nascita di un centro di lavorazione della selvaggina, un progetto però naufragato e che la Regione vorrebbe riportare in auge con una filiera per la macellazione e la vendita controllata delle carni per tutto il Fvg. Non è peraltro un mistero che dietro alla caccia si nasconda una sorta di mercato nero, tanto più considerando il valore di ogni singolo esemplare, che si aggirerebbe attorno ai 600 euro. A Gorizia, dove sono stati sperimentati i catarifrangenti anti-selvaggina lungo le provinciali per scoraggiare gli animali a immettersi nelle strade, il problema si concentra sul Carso e il Collio. «La gestione necessita di un coordinamento con la Slovenia», ha proposto l’assessore Mara Cernic. Il fenomeno, nella sua complessità, impensierisce pure il Friuli. «Nel 2013 - ha rilevato l’assessore Marco Quai della Provincia di Udine - sono stati autorizzati 3.000 abbattimenti, ma i capi eliminati sono stati solo il 7%. Intanto, però, non è vero che il maggior numero di incidenti stradali è causato da questi animali: il record, ovvero il 63%, è del capriolo, il 24% del cervo, mentre è del 9,5% quello del cinghiale». Dal Zovo si è detta insoddisfatta dall’esito della commissione: «Il Fvg non ha voluto dotarsi di strumenti di programmazione e di controllo - ha evidenziato - portandoci alla situazione attuale: personale delle Province ridotto all’osso e un potere decisionale del mondo venatorio decisamente insolito rispetto alle altre zone del Paese. D’altronde quello della caccia è un tema scottante. Meglio non parlarne per non crearsi inimicizie, ma è proprio questa mancanza di coraggio – ha concluso la consigliera M5S – che ci ha condotto fino a questo punto. Basterebbe il coraggio di smarcarsi da una situazione di assoluta assenza di gestione, tracciando una strategia comune assieme a tutti gli attori coinvolti».

Gianpaolo Sarti

 

Centralina della discordia in piazzale Rosmini - Cosolini: «Troveremo un’altra sistemazione»
Il sindaco Roberto Cosolini, assieme all’assessore all’Ambiente Umberto Laureni e al direttore del Servizio Ambiente ed Energia Gianfranco Caputi, ha effettuato ieri pomeriggio un sopralluogo in piazzale Rosmini per verificare l’ubicazione della nuova centralina per il monitoraggio dell’aria nei luoghi particolarmente frequentati da bambini, famiglie e anziani.

Sul posto il sindaco ha incontrato anche alcuni residenti e si è detto concorde nel sospendere la collocazione della nuova centralina, per trovare, nell’ambito della stessa zona, una più idonea e adeguata collocazione. «È giusto e importantissimo - ha detto Cosolini - monitorare l’aria nei giardini cittadini, soprattutto se molto frequentati come quello di piazzale Rosmini. Ho voluto fare un sopralluogo per verificare di persona quale possa essere una posizione alternativa, sempre nella stessa zona, ma che risulti molto meno impattante. Ringrazio quindi anche i cittadini che ci hanno proposto le loro soluzioni. Vaglieremo tutti i suggerimenti».

 

 

SEGNALAZIONI - POLITICA - Il M5S e la Ferriera

Nei giorni scorsi abbiamo letto con interesse l’intervento dell’avvocato Fulvio Vida dal titolo “La Ferriera è riemersa” nel quale si cerca di screditare l’azione del M5S locale. La proposta dell’avvocato Vida, presentata durante una riunione organizzata dal M5S nel 2012, non riscosse un gran successo fra i presenti, sia attivisti del M5S che residenti e appartenenti ad associazioni. Il Movimento 5 Stelle ha una struttura orizzontale e non verticistica quindi nessun portavoce ha il potere di dare il via libera a qualsivoglia iniziativa, né tanto meno di apporre veti. Gli attivisti del meetup locale si aggregano liberamente attorno alle proposte che loro stessi formulano e portano avanti. Se la proposta dell'avvocato Vida non ha avuto seguito, significa che nessuno o pochi in quella sede l'hanno ritenuta interessante. Se poi il problema della Ferriera è ancora presente nella campagna elettorale, non è certo colpa del M5S. Saremmo le persone più felici al mondo se la causa principale dell’inquinamento triestino fosse già stata eliminata. Così come ci pare che le azioni contro l’inquinamento della Ferriera, sia da parte di portavoce M5S che di ex M5S, non siano mancate in questi anni: due esposti alla Procura della Repubblica, l'indagine commissionata alla dottoressa Gatti, interrogazioni e mozioni ad ogni livello istituzionale, confronti continui con le associazioni che si occupano del problema. Ci sembra quindi evidente la differenza di azione fra il M5S e quei partiti che si scoprono “ambientalisti” ogni cinque anni. Per noi la Ferriera non è riemersa perché non è mai finita sott’acqua.

Andrea Ussai, Paolo Menis e Stefano Patuanelli

 

 

SEGNALAZIONI - TRENI - Quante difficoltà per il Trieste-Lubiana

Giorni fa è comparso su questo giornale un articolo sul collegamento ferroviario fra Lubiana e Trieste, anzi per meglio dire, Opicina, gestito dalle Ferrovie slovene.

A causa della mancata "lateralizzazione" delle porte del treno sloveno, cioè dell'impossibilità di bloccare le porte dal lato “sbagliato”, quel treno non può avere l'abilitazione a circolare in Italia, dove questa norma di sicurezza è obbligatoria. Almeno questa è la versione ufficiale. Immagino la disperazione delle Ferrovie italiane. Si chiede l’istituzione di una fermata degli autobus che dovrebbero portare i viaggiatori, magari con i loro bagagli, da Opicina a Trieste, mentre questo servizio, vista la presenza di ben due stazioni (Centrale e Campo Marzio), dovrebbe essere assicurato dal treno, in maniera più comoda e rapida. Mi chiedo se non sia possibile una deroga, o una collaborazione fra Ferrovie italiane e slovene. Mi chiedo perché non partecipare alla spesa che le Ferrovie slovene dovrebbero sostenere per adeguare quel convoglio alle nostre norme, visto che potrebbe essere anche nostro interesse migliorare i collegamenti con Lubiana e la Slovenia. O no? Non so quali strategie internazionali stiano dietro alla decisione italiana di boicottare la partecipazione della Slovenia ai progetti europei di sviluppo delle vie di comunicazione ferroviarie. Si diceva per proteggere il porto di Trieste. Mi pare di vedere che il porto di Trieste lavora a pieno regime e quello di Capodistria anche. Anzi, gli esperti affermano che lo sviluppo di un porto consente lo sviluppo di quelli vicini. Allora perché non agevolare la Slovenia a migliorare la sua rete ferroviaria? Trieste si trova al crocevia dei traffici internazionali Est-Ovest con Venezia da una parte e Lubiana dall'altra. Un treno Lubiana - Venezia potrebbe servire, con adeguate coincidenze, Capodistria, il Carso, Bled, Trieste, il litorale del Nord-Est, Gorizia, Udine, Pordenone, per poi proseguire verso Milano o Roma. Un percorso lungo il quale si potrebbe sviluppare il turismo, anche cicloturistico. Invece il crocevia è diventata Udine, posta sul corridoio Adriatico-Baltico, dove circolano alcuni treni internazionali fra Venezia, Vienna e Monaco. A proposito: il treno Micotra, finanziato anche dalla Regione, ulteriore collegamento internazionale attivo da qualche anno fra Udine e Villaco, in virtù di nuovi accordi collegati al cicloturismo, verrà prolungato fino a Trieste. Quando? Forse nel 2017.

Mauro Galgaro

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 21 dicembre 2015

 

 

Il piano regolatore si avvia al rush finale - Ultimo appello del Comitato di San Giovanni
Il nuovo piano regolatore del Comune di Trieste, dopo un lungo iter, è in dirittura d’arrivo. E, salvo imprevisti, vedrà la luce stasera o al più tardi stanotte: oggi alle 21 torna infatti a riunirsi il Consiglio comunale con all’ordine del giorno l’attesa approvazione.

Alla vigilia non manca un ultimo appello: il Comitato di San Giovanni, dopo aver raccolto più di 500 firme, torna a chiedere uno spazio verde in piazzale Gioberti. Non solo il Comitato, rispondendo ai consiglieri del Pd Marco Toncelli e Mario Ravalico «che parlano di aree pubbliche esistenti nel rione», denuncia «i diciassette cantieri che in questi ultimi anno hanno edificato in ogni angolo del rione», le scuole «sempre più chiuse», l’assenza di un ricreatorio e di centro di aggregazione. «Sappiamo che al Piano Regolatore è stato fatto un emendamento per ricavare un giardinetto in piano per bambini e anziani. Ringraziamo i consiglieri che lo hanno firmato e attendiamo una risposta dall’assessore Elena Marchigiani (foto)» conclude il Comitato.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 20 dicembre 2015

 

 

Via libera al bando per il concorso di idee che ridisegnerà Sant’Antonio e il Canale
Via libera al bando per concorso di idee intitolato “riqualificazione e valorizzazione dell’area compresa tra piazza Sant’Antonio Nuovo e il Canal Grande”.

La Giunta Cosolini, riunita il 14 dicembre, ha approvato la delibera presentata dall’assessore Andrea Dapretto, che in sostanza conferma le anticipazioni uscite alcuni giorni fa. Obiettivo è acquisire proposte che contribuiscano alla migliore qualificazione dell’area tra piazza Sant’Antonio e il Canal Grande, prevedendo la riapertura del Canale stesso nella parte interrata negli anni Trenta. Per stimolare riflessione e creatività di architetti e ingegneri sono stati stanziati 15 mila euro, da attribuire ai primi tre classificati: il primo ne vincerà 10 mila, il secondo 3 mila, il terzo 2 mila. Il Comune conta di avere in primavera le prime risposte da parte dei professionisti che parteciperanno al concorso.

 

 

Rivolta contro la nuova centralina - I residenti di piazzale Rosmini: «Deturpa il giardino». La Lega dà man forte. Cosolini: «Farò un sopralluogo»
Il cantiere è spuntato all’improvviso nei giorni scorsi. Nel bel mezzo del giardino. E immediatamente è scattata anche la protesta dei residenti che sono scesi sul piede di guerra. Ci troviamo all’interno di una delle aree verdi più frequentate e amate della città, quella di piazzale Rosmini, dove a sorpresa sono iniziati i lavori per la sistemazione di una cabina di monitoraggio ambientale. Al momento è stata posizionata la piattaforma in cemento e la struttura esterna in ferro. Ma intanto i residenti sono in rivolta e parlano senza mezzi termini di «un mostro» che va a deturpare uno dei polmoni verdi della città. «Credevamo si trattasse di interventi per risistemare il giardino che peraltro risente della carenza di manutenzione» afferma Lucio. «E invece scopriamo che viene sottratta una zona verde importante dove giocano molti bambini. E pensare che lì accanto c’era tutto lo spazio necessario per realizzare questa struttura». Per Luciana si tratta di «una scelta assurda, incomprensibile e che non condividiamo». Secondo Stefano e Marco «per l’ennesima volta l’amministrazione comunale non si comporta come un buon padre di famiglia, dimenticandosi di interpellare e di coinvolgere i cittadini nelle proprie scelte». Fulvia si sofferma sullo «scempio messo in atto in un luogo frequentato da bambini e adulti e che in passato aveva già subìto il saccheggio delle sue splendide rose». Le lamentele dei residenti sono state raccolte dalle forze politiche di opposizione. «Siamo di fronte a un ulteriore esempio della scarsa attenzione che l’amministrazione comunale riserva ai propri cittadini, non tenendo conto delle loro esigenze per trovare la soluzione migliore» attacca Pierpaolo Roberti, segretario provinciale Lega Nord. «In questo modo ci troviamo una gettata di cemento nel bel mezzo dellìarea verde che andrà a rovinare uno dei giardini più frequentati della città. Tutto questo quando a poca distanza c’era a portata di mano una sistemazione migliore per installare la centralina». Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgio Cecco, coordinatore regionale Fareambiente: «Si tratta di una struttura decisamente impattante che va a rovinare l’area del giardino. Peraltro la centralina non porterà a risultati attendibili in quanto in quella zona la bora soffia con intensità rendendo di fatto inutili i rilevamenti. L’amministrazione vuole portare avanti grandi progetti, ma non riesce a fare bene nemmeno le piccole cose». Sulla questione è intervenuto anche il capogruppo Pdl della IV Circoscrizione, Alberto Polacco, che ha parlato di «una scelta scellerata che va a rovinare un’area che fa parte del patrimonio della città dove sono cresciute generazioni di triestini». La risposta arriva direttamente dal sindaco Roberto Cosolini che rimanda al mittente gli attacchi dell’opposizione. «La scelta di installare la centralina in quell’area deriva da norme precise ed è collegata all’attenzione che l’amministrazione mette in campo perché vi sia la qualità dell’aria migliore possibile in un luogo frequentato soprattutto da bambini e anziani. Comprendo il disagio e lo stupore dei cittadini: domani farò un sopralluogo per valutare se sia possibile individuare una postazione migliore e meno impattante».

Pierpaolo Pitich

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 19 dicembre 2015

 

 

I big mondiali in corsa per il Porto vecchio
PricewaterhouseCoopers, Ernst&Young, Boeri, Podrecca, Rmjm e Nomisma tra le dodici offerte in gara per il ruolo di advisor nel Piano di valorizzazione
Anche due delle cosiddette “Big four”, ovvero i colossi che a livello mondiale si spartiscono la gran parte del mercato internazionale nel settore transaction and advisory (oltre che in quello dei servizi di revisione), e cioé PricewaterhouseCoopers e Ernst&Young, sono in gara per affiancare il Comune e l’Autorità portuale nel Piano strategico di valorizzazione del Porto vecchio. Se oltre alle società capogruppo si guarda anche alle affiliate nelle Associazione temporanee di imprese si scoprono i nomi di due architetti di rilievo internazionale: Stefano Boeri, autore tra l’altro del Bosco verticale nel quartiere Isola a Milano (due grattacieli di 100 e 80 metri le cui facciate accolgono una biodiversità floristica di oltre 11.000 tra alberi, arbusti e essenze vegetali), affiancato a Prelio Integra di Milano e Boris Podrecca creatore di progetti di rilievo in particolare a Vienna, oltre che di quello discusso di piazza Vittorio Veneto a Trieste, associato con lo Studio Valle architetti di Udine. E ancora, il coinvolgimento di società distanti migliaia e migliaia di chilometri come la Rmjm Fz Llc di Dubai e il Gabinete de projetacao arquitetonica di San Paolo del Brasile entrambi a sostegno della Tecnic consulting engineers di Roma. Tra i triestini, in ordine sparso l’Immaginario scientifico, lo studio Zunarelli, Cervesi&Cervesi ingegneria e Pierpaolo Ferrante. Sono di alto profilo le dodici offerte pervenute per svolgere il ruolo di advisor nella riconversione dell’antico scalo triestino rese note ieri in una conferenza stampa dal sindaco Roberto Cosolini e dal commissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino. L’incarico è previsto per un periodo complessivo di almeno sei mesi e l’importo posto a base della procedura è di 170mila euro più Iva di cui 100mila saranno liquidati dal Comune e 70mila dall’Autorità portuale. «Sono molto lontani i tempi dei bandi per le microconcessioni a spezzatino», è stata la frecciatina prenatalizia del sindaco che ha sottolineato come sia trascorso un anno esatto dall’approvazione dell’emendamento del senatore del Pd Francesco Russo (presente in sala), che ha liberato il Porto vecchio dal letargo aprendo la strada al passaggio di magazzini e piazzali dal Demanio portuale al Comune. Le manifestazioni d’interesse giunte il mese scorso erano state 21 poi, dopo la richiesta a presentare l’offerta tecnico-economica e le verifiche amministrative le offerte si sono ridotte a 12. «Insedieremo la commissione e in breve sceglieremo l’advisor», ha annunciato il sindaco. La commissione sarà presieduta da Walter Toniati responsabile dell'Ufficio progetti strategici del Comune e ne faranno parte rappresentanti del Comune e dell’Autorità portuale ed esperti esterni. È stato tracciato anche un cronoprogramma. Già a marzo 2016 il Comune comincerà a ricevere dall’advisor le linee guida utili alla redazione del Piano strategico di valorizzazione del Porto Vecchio. Con questo supporto la prossima estate saranno definite le destinazioni d’uso per meglio collocare sul mercato le aree, attrarre investitori e valorizzare l’intero comparto. Contestualmente però tanto le linee guida quanto il Piano strategico saranno soggetti a un confronto pubblico con i cittadini e le realtà coinvolte per stabilire la fisionomia finale del nuovo “rione di Porto Vecchio”. Per l’autunno 2016 è invece prevista la formale consegna delle aree alla città di Trieste: da quel momento la custodia, la vigilanza, l’assicurazione, la manutenzione ordinaria e straordinaria, la sicurezza e la viabilità all’interno del Porto Vecchio saranno responsabilità del Comune di Trieste. Quanto allo spostamento dei Punti Franchi è stato indicato il mese in corso: dicembre 2015 dopo l’individuazione dei luoghi idonei allo spostamento per favorire il commercio e l’attività portuale della città. Nel mese in corso vengono anche formalmente avviate le procedure per l’intavolazione dei beni in capo al Comune previa definizione delle particelle catastali, mediante intese già raggiunte con l’Agenzia del Demanio. Sullo spostamento, inizialmente indicato per lo scorso mese di ottobre, si sta registrando un leggero ritardo del quale ieri D’Agostino si è parzialmente assunto le colpe che rivelano però un favorevole risvolto. «Stiamo raccogliendo - ha spiegato - una serie di richieste da parte di soggetti, operatori, imprese, che conosciute bene le agevolazioni connesse al regime speciale ci hanno chiesto di insediarsi in zone di Punto franco, per cui abbiamo consegnato l’elenco delle nuove destinazioni al prefetto Francesca Adelaide Garufi appena una decina di giorni fa». E lo stesso prefetto qualche giorno fa aveva spiegato che la decisione non era all’ordine del giorno immediato «perché oltretutto serve anche l’intesa con la Regione, ma non è detto - aveva sottolineato - che non si riesca a fare prima della fine dell’anno». L’incarico dell’advisor è stato suddiviso in tre fasi, ognuna per un tempo stimato di 60 giorni. La prima riguarderà le indagini conoscitive. La seconda comprenderà l’indicazione delle zone di modificazione fisica dell’area del Porto vecchio secondo aree omogenee di conservazione o restauro, riqualificazione, sviluppo economico per i singoli settori (marittimo, turistico, ricettivo, culturale, portuale, diportistico, residenziale) degli interventi da realizzare secondo ambiti di competenza delle istituzioni e degli investitori privati con l’adeguata l’attrazione del capitale umano e del capitale finanziario. La terza il supporto nell’illustrazione, comunicazione, condivisione e approvazione del Piano.

Silvio Maranzana

 

A marzo entrerà in servizio un «autobus del mare»
L’Autorità annuncia che tra due mesi e mezzo partirà un collegamento fisso in concomitanza con il via alla mostra sul Lloyd Triestino che anticiperà il Museo
Porto vecchio comincerà a diventare un rione di Trieste già da marzo, fra due mesi e mezzo. È stato il commissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino, pur a Trieste da dieci mesi soltanto, a suonare la carica. «La gente - ha sottolineato - è stanca di aspettare e ha bisogno di vivere il Porto vecchio già oggi senza attendere nemmeno lo spostamento del Punto franco. Nel Porto nuovo, per fare un parallelo abbiamo annunciato l’ampliamento del Molo Settimo e fatto partire proprio in questi giorni i lavori per la Piattaforma logistica. Ma per ampliare gli spazi a disposizione non potevamo certo attendere il completamento di questi progetti e allora abbiamo creato uno shuttle ferroviario con l’interporto di Fernetti: una decisione presa e concretizzata nel giro di poche settimane. È necessario ottimizzare l’esistente, non si possono fare progetti tipo porto off shore (quello di Venezia, ndr.). Similmente bisogna agire anche in Porto vecchio». Ed è proprio quanto anche l’amministrazione comunale ha già deciso di fare. «Dall’inizio di marzo dunque - ha annunciato ieri il sindaco Roberto Cosolini - il Porto vecchio sarà collegato con un servizio di trasporto pubblico alla città». Non più dunque eventi circoscritti, come lo sono stati quelli legati all’ultima Barcolana, ma soluzioni permanenti, tanto da ipotizzare la creazione di una nuova linea di servizio urbano. L’ipotesi considerata più suggestiva sarebbe quella del treno, ma Porto vecchio e Porto nuovo non sono più collegati e la Littorina riattivata per qualche settimana lo scorso ottobre percorreva soltanto 1.100 metri. Scomoda e costosa la via marittima, più agevole dunque pensare ad un autobus, un «bus del mare», l’ha definito a margine lo stesso Cosolini, che da Campo Marzio potrebbe penetrare dentro Porto vecchio e raggiungere perlomeno la zona del Polo museale dove ci sono la Centrale idrodinamica, la Sottostazione elettrica e il Magazzino 26. A partire dal 5 marzo dunque il bus del mare potrebbe portare triestini e turisti a visitare la grande Mostra sul Lloyd Triestino che si inaugurerà proprio quel giorno alla Stazione idrodinamica e che rimarrà aperta fino ad ottobre. Il servizio di ideazione, progettazione e curatela della mostra è stato affidato dal Comune alla Thalia sas di Maurio Eliseo&c che entro il 23 dicembre deve presentare la proposta corredata da: descrizione sala per sala, elenco preliminare degli oggetti da esporre, pianta delle sale con la disposizione degli elementi e l’indicazione del numero di quinte, basi, vetrine o altri espositori speciali, descrizione del percorso espositivo per il pubblico. Consulenti della mostra per il Comune sono oltre a Maurizio Eliseo, gli storici Giulio Mellinato e Sergio Vatta. La mostra sarà anche il primo tassello per il grande Museo del mare per il quale potrebbe partire presto lo studio di fattibilità e che dovrebbe coinvolgere anche la Sottostazione elettrica, il Magazzino 26 e uno sbocco a mare anche con il pontone galleggiante Ursus. «Già a fine gennaio però - ha annunciato Cosolini - partiranno alla Centrale idrodinamica una serie di incontri centrati sul rapporto tra la città, il porto e la marineria. Perché Trieste diventi da città sul mare a città di mare». La parte museale sarà solo un settore del Porto vecchio. Sta ora all’advisor approfondire e sviluppare i settori marittimo, turistico, ricettivo, direzionale, portuale, diportistico, residenziale e altro ancora.

(Silvio Maranzana)

 

 

Smog e siccità, Italia senza respiro - Legambiente: Milano città più inquinata, seguono Torino e Napoli - L'allerta Pm10 nelle citta'
ROMA - Sarà un Natale senza neve e con temperature sopra la media, assicurano le previsioni meteorologiche. In compenso, almeno nelle grandi città è lo smog a farla da padrone: non solo in questo autunno insolitamente mite, ma anche nel resto dell’anno.

La conferma arriva da Legambiente, che ha diffuso i dati del suo rapporto annuale “Pm10 ti tengo d’occhio”: una classifica dei capoluoghi che hanno superato il limite di legge di 35 giorni all’anno con concentrazione di polveri sottili nell’aria di oltre 50 microgrammi per metro cubo. È Milano la più inquinata, con 86 giorni oltre la soglia dall’inizio del 2015. Seguono Torino con 73 giorni, Napoli con 59 e Roma con 49. La situazione meteo non aiuta: l’alta pressione che interesserà il nostro Paese almeno fino a Natale, oltre al bel tempo (o al cielo grigio, specie sulla pianura padana) e alle temperature più alte della media, è una condizione favorevole all’accumulo delle particelle nocive. Ieri sia a Milano che a Torino le centraline hanno rilevato ancora valori di pm10 oltre i 110 microgrammi. Ma non basta: il caldo dell’autunno è all’origine del drastico calo delle riserve idriche. Il livello del Po registrato al ponte della Becca (Pavia) è inferiore di quasi 2 metri a quello del 2014. In generale, le precipitazioni nei primi dieci giorni di dicembre sono state inferiori del 91% rispetto alla media, dopo che già a novembre le piogge erano state la metà (- 49%, ma - 80% nel Nord Italia): i dati sono stati diffusi da Coldiretti, che lancia l’allarme: la mancanza di neve è un problema non solo nelle località sciistiche ma anche nelle campagne, prive di «una fonte di acqua necessaria per ristabilire le risorse idriche indispensabili nella fase di crescita delle coltivazioni».

Daniele Lettig

 

Gli ambientalisti sollecitano lo stop alla caccia
Pressing sull’assessore dopo la decisione del Tar di sospendere la delibera sull’attività venatoria
«La Regione ottemperi all’ordinanza del Tar e fermi immediatamente l’attività venatoria nel Friuli Venezia Giulia. Poi apra il tavolo, chiesto da anni dalle associazioni ambientaliste e dalla parte moderata del mondo venatorio, per riportare la caccia in un quadro di legalità e legittimità». A chiederlo, il giorno dopo la decisione del Tar di sospendere la delibera della giunta regionale del 17 luglio con l’Atto di indirizzo per la gestione faunistico-venatoria per il 2015-2016, sono le associazioni ambientaliste del Fvg Legambiente, Lipu, Wwf e Lac. «Altri ricorsi pendono davanti alla giustizia amministrativa e ulteriori necessariamente ne arriveranno se non si inizia subito un percorso di riforma della normativa di settore - si legge nella nota condivisa -. La mancanza di una corretta e completa pianificazione dell’attività venatoria era stata segnalata invano da almeno 12 anni alle varie giunte regionali dagli ambientalisti, ma anche dalla parte responsabile del mondo venatorio». Gli ambientalisti riconoscono all’assessore Paolo Panontin «il merito di aver portato a conclusione il Piano Faunistico regionale, reso obbligatorio da una Legge statale del 1992», ma quel piano «oggi deve essere corretto con le indicazioni dell’Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale e finalmente reso esecutivo, mettendo così fine alla situazione di anarchia venatoria che regna da anni in questa regione. Vanno contestualmente corrette - aggiungono - le altre gravissime anomalie della normativa regionale. Prima tra tutte, quella già rilevata dalla Corte Costituzionale nella sentenza 165/2009, che ribadiva che la gestione della fauna selvatica e dell’attività venatoria non può essere delegata ai soli cacciatori, come avviene nel Friuli Venezia Giulia dal 2008». «Non possono essere poi ulteriormente protratte norme che consentono comportamenti in contrasto con leggi nazionali e comunitarie, oltre che con il buon senso: la caccia da natante, la caccia agli anatidi dopo il tramonto, la caccia in pianura su terreni coperti da neve ed altri ancora - continua il comunicato -. Se Regione e Federcaccia vogliono continuare questa battaglia sui tavoli dei tribunali e della Commissione Europea, noi ci saremo. Ma crediamo che, nell’interesse dell’intera comunità sia venuta l’ora di cessare gli atteggiamenti ideologici ed estremisti che hanno guidato finora l’attività del Consiglio regionale in questa materia».

 

Passeggiate multimediali sul nuovo Rilke

L’acquisto dell’imprenditore bresciano Vezzola apre le porte a una fruizione «più moderna» del sentiero con tablet e cuffie
IL PROGETTO DI RILANCIO - La cooperativa Gemina, che immagina un utilizzo all’avanguardia del bene turistico, incontrerà già mercoledì i delegati della proprietà
DUINO AURISINA Un sentiero multimediale, che coniugherà la bellezza millenaria delle rocce e del mare, con la più moderna delle tecnologie. Che metterà i visitatori in condizione di tuffarsi nel passato o proiettarsi nel futuro, in virtù dell’utilizzo di cuffie collegate a tablet. Questo il futuro del Rilke, alla luce della vendita maturata pochi giorni fa e che vede ora nuovo proprietario della Riserva, che al suo interno racchiude anche il sentiero, l’imprenditore bresciano Mario Vezzola. A presentare il piano di rilancio dell’area è lo storico Flavio Bacchia, coordinatore della cooperativa Gemina, che si occupa di divulgazione storica, già protagonista di iniziative culturali sul Rilke, e presidente della Zoic, società che si dedica allo studio delle ere antiche: «Esisteva già da tempo una collaborazione con Diego Lenarduzzi, responsabile del Villaggio Marepineta di Sistiana, che fa parte del gruppo di Vezzola - spiega - e da quando abbiamo saputo dell’interessamento dell’imprenditore lombardo abbiamo cominciato a immaginare un utilizzo moderno e turisticamente accattivante del sentiero. Ecco che è emersa l’ipotesi di abbinare al percorso storico, con precisi riferimenti alla prima Guerra mondiale, attivo da tempo sul Rilke - aggiunge - altri itinerari, da vivere indossando le cuffie e imbracciando il tablet. In questa maniera - precisa Bacchia - tutti i visitatori che raggiungeranno il Rilke potranno vivere un’esperienza multimediale, vedendo le evoluzioni dei dinosauri o immergersi nelle acque che 80 milioni di anni fa stavano ben al di sopra del sentiero, in quell’era un semplice fondale di roccia». Mercoledì è fissato il primo incontro fra i rappresentanti del nuovo proprietario e Bacchia. «Entro la prossima primavera - conclude lo storico - contiamo di far partire le prime iniziative». L'arrivo di Vezzola però ha risvegliato l’attenzione dei residenti sul Rilke. Nonostante le rassicurazioni fornite da subito dall’imprenditore bresciano («i miei villaggi sono rispettosi dell’ambiente nel quale sono inseriti - ha ribadito - basta vedere il Marepineta, dove abbiamo usato tutti gli accorgimenti possibili per non alterare gli equilibri preesistenti») c’è chi teme che l’acquisto da parte di un privato possa modificare la situazione attuale. «È fondamentale il rispetto del territorio - afferma il presidente della Comunella di Sistiana Vladimir Mervic - da parte di tutti. Vorremmo non ci fossero recinzioni e divieti e in questo saranno i pubblici amministratori a dover svolgere un ruolo decisivo». La presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, è la prima a raccogliere il messaggio: «Mi sono impegnata a lungo in passato - è il suo esordio - per cercare di far acquistare il sentiero Rilke alla Regione, per farne un parco. Ma il Principe di Torre e Tasso voleva vendere il blocco intero, cioè anche il bosco, e l’operazione è sfumata. Ora che è arrivato un proprietario che è anche imprenditore privato - prosegue - auspico che egli mantenga il Rilke fruibile da parte di tutti. Ho visto che Vezzola si è espresso in questi termini e non ho motivo di credere che non sarà così. Del resto l’area è una Riserva, con tutti i vincoli del caso, perciò non dovrebbero esserci problemi». Il capogruppo del Pdl in Consiglio comunale a Duino Aurisina, Massimo Romita, legge la cosa in chiave politica: «Siamo soddisfatti per l’arrivo di un serio imprenditore privato - osserva - ma registriamo al contempo il fallimento delle amministrazioni regionale e comunale che, dopo aver annunciato l’intenzione di acquistare il Rilke nel 2012, non hanno fatto seguire i fatti alle parole, rinunciando così a tre stagioni turistiche che sarebbero potute essere ben più ricche per il territorio. Ricordo poi che, a causa del contenzioso aperto dal Principe contro il Comune, e chiuso dalla compravendita, sono stati pagati 3.500 euro per spese legali a carico della comunità».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 18 dicembre 2015

 

 

Niente cemento in Costiera - Il Comune “sfida” il Quirinale
No alle richieste dell’avvocato Mocnik che ha vinto un ricorso al capo dello Stato - «Ma la sentenza riguarda atti superati» e l’aula vota contro l’edificabilità di via Plinio
Villette nuove di zecca su una zona di verde e pastini in Costiera? La giunta dice no alle richieste dell’avvocato Peter Mocnik, colonna dell'Unione slovena, e di un altro cittadino, proprietari dell’area di via Plinio oggetto di una diatriba pluriennale culminata due giorni fa in una sentenza del presidente della Repubblica. Così il sindaco Roberto Cosolini: «Tiriamo dritto in coerenza con gli obiettivi e le direttive del piano». Più di qualcuno in aula, però, tentenna al momento di premere il pulsante del voto in senso inverso al pronunciamento del capo dello Stato (pur riguardante una delibera del 2008 e non il piano in fase di approvazione). La maggioranza però alla fine vota compatta, e con essa parte dell’opposizione. Il sindaco apre le danze con la stampa. Dopo aver discusso la vicenda con maggioranza e capigruppo, conferma il suo orientamento: «Non lasceremo che sentenze relative a pronunciamenti che riguardano altre delibere e altri strumenti pianificatori interferiscano con il piano. Andremo avanti coerentemente con i nostri obiettivi e con le nostre direttive». Approdato il tema in aula, Marino Sossi di Sel conferma la linea: «Il piano sta mantenendo, qualche volta a fatica, l’obiettivo del contenimento del suolo. Bisogna farlo anche di fronte alle incursioni legittime dei cittadini, anche quando arrivano con strumenti un po’ insoliti. Da sindacalista non ricorrevo mai al presidente della Repubblica perché era un po’ come scrivere la letterina a Babbo Natale, non rispondeva mai. Invece si vede che esiste. Il ricorrente potrà provare ancora una volta, ne discuterà il Consiglio comunale del 2020». Agli antipodi Franco Bandelli (Un’altra Trieste): «Vissi le vicende del 2008 e da subito fui contrario alla delibera di allora. Ai tempi il mio gruppo, An, votò contro seguendo la mia indicazione di assessore. Tutt’ora sono convinto che il ricorrente abbia ragione, anche perché conosco le vicissitudini dell’edilizia in Italia. A questo punto non parteciperò al voto». Così Everest Bertoli (Fi): «Da sempre sono contrario a queste controdeduzioni e oggi lo ribadisco. Anche perché difendono vincoli, i corridoi ecologici e le aree boscate, che la discussione di questi giorni ha dimostrato essere molto labili». Per Paolo Menis (M5S) «oltre alle responsabilità amministrative ci sono quelle politiche. Chi sostiene le linee del piano, come la maggioranza, e chi le avrebbe volute ancora più forti, come noi, ha il dovere di votare contro l’edificabilità anche se questa dovesse portare a legittimi ricorsi». La parola «ricorso» desta qualche preoccupazione in Roberto Decarli (Trieste cambia) che chiede agli uffici se un voto di sostegno alle controdeduzioni entrerebbe in conflitto con la sentenza del Capo dello Stato. Questi rispondono in pratica con un «mi pare di no». La cosa indispettisce ancor di più Carlo Grilli (Misto) che chiede mezz’ora di pausa per approfondire. Tornato in aula, il segretario generale Fabio Lorenzut si è chiarito le idee: «Secondo me il pronunciamento del presidente riguarda gli atti in questione e la vigenza degli atti in questione», ovvero quelli del 2008, «mentre la situazione odierna mi pare giustificata». Interviene di nuovo il sindaco ribadendo la necessità di bocciare le osservazioni. Interviene poi anche Roberto Antonione (Trieste popolare) che coglie l’occasione per presentare la sua idea generale sul Prg: «Non sto partecipando ad alcuna votazione di questo dibattito. Rendo merito a uffici e giunta del lavoro fatto. Ma considero i piani regolatori in generale come un guazzabuglio democratico, una montagna di regole spesso con contrasto tra loro, uno strumento fuori dal tempo. Il principio stesso è violento: in questo caso si è deciso per il bene di tutti di fermare il consumo del suolo. Ma che colpa ne hanno i disgraziati che si vedono deprezzare i terreni? A questo punto è ovvio che dissento, pur rispettandole, dalle impostazioni del centrosinistra. Mi spiace che il centrodestra non abbia saputo dare voce alle mie». Alla fine le due osservazioni vengono bocciate ad ampia maggioranza, con poche astensioni e due soli voti contrari.

Giovanni Tomasin

 

 

Sentiero Rilke venduto a una spa di Salo'

Tratto centrale della passeggiata e 30 ettari di bosco alla Baia Silvella, proprietaria di villaggi turistici. Affare da 400mila euro
L’imprenditore Mario Vezzola ha trattato direttamente con il principe di Torre e Tasso
di Ugo Salvini Il sentiero Rilke cambia proprietario. Il tratto principale della famosa passeggiata a ridosso delle Falesie di Duino, assieme ai circa trenta di ettari di bosco che lo circondano e che con esso formano la parte più prestigiosa della Riserva naturale di Duino, sono stati ceduti in questi giorni, per la somma di 350mila euro, dalla famiglia dei principi di Torre e Tasso alla Baia Silvella spa. Il sentiero si completa con tre piccoli tratti, che complessivamente rappresentano meno del 10% della passeggiata e che si rifanno a tre diversi proprietari: la Regione, il Comune di Duino Aurisina, il Villaggio Marepineta. La Baia Silvella è una holding che controlla la Baiaholiday, srl proprietaria di numerosi villaggi turistici distribuiti sull’intero territorio nazionale, dalla Sardegna al lago di Garda, dal Cavallino di Venezia a Lussino, per arrivare al Marepineta di Sistiana. Proprio la presenza di questa struttura, lambita per un tratto dal sentiero Rilke, ha stimolato all’acquisto Mario Vezzola, imprenditore bresciano, presidente del consiglio di amministrazione della Baiaholding, che ha sede a Salò. «Appena mi è stato proposta questa operazione - spiega Vezzola - ho colto subito l’opportunità di fare un buon investimento. Il Rilke e la Riserva che lo circondano, possono diventare un forte richiamo per i turisti che già frequentano Marepineta. Si tratta di un sentiero storico, capace di suscitare forti emozioni, inserito in un contesto paesaggistico straordinario. A farmi decidere è stato anche l’ottimo approccio che ho avuto con il principe Carlo Alessandro di Torre e Tasso – conclude Vezzola - con il quale abbiamo rapidamente trovato un accordo». Oltre ai 350mila euro pattuiti per il costo puro dell’area e del sentieri, Vezzola ha dovuto sborsare una somma di poco più di 50mila euro fra tasse e accessori, perciò il prezzo totale è di poco superiore ai 400mila euro. La Baiaholiday vanta numeri importanti. Al termine del 2015 il fatturato raggiungerà i 26 milioni di euro. «A pieno regime, cioè nel corso dell’estate - riprende Vezzola - abbiamo 470 dipendenti, che calano a circa la metà nei mesi invernali». Nel 2015 i vari villaggi sono stati frequentati da circa un milione e 100mila visitatori. «Il 52% dei nostri clienti sono tedeschi - precisa Vezzola - e su di essi il richiamo del Rilke sarà sicuramente vincente». I rapporti si possono riproporre, con le debite proporzioni, anche a Marepineta: «Ogni anno - dice il responsabile, Diego Lenarduzzi - registriamo circa 100mila presenze e più della metà sono tedeschi». Soddisfatto anche il principe Carlo Alessandro: «Per me il sentiero Rilke era diventato quasi una “grana” – confessa – perché da parte degli enti locali non ricevevo mai risposte alle mie richieste. Nessuno si faceva avanti per acquistare. Quando ho visto che un imprenditore come Vezzola mi stava facendo una proposta concreta - continua il principe di Torre e Tasso - ho deciso con rapidità, anche perché ho sentito dalle sue parole la ferma intenzione di dare un contributo alla crescita e allo sviluppo dell’intera area sul piano turistico. È importante - conclude - che la gente possa fruire al meglio delle tante bellezze che abbiamo nella nostra zona». La conclusione della compravendita è salutata con entusiasmo anche dal sindaco di Duino Aurisina, Vladimir Kukanja: «Si risolve così un antico problema - osserva - quello della fruizione turistica del sentiero e della Riserva nella loro interezza. A breve – annuncia Kukanja – parteciperò a un incontro al quale saranno presenti esponenti della Regione e del gruppo di Mario Vezzola, per mettere la basi di un progetto comune nel quale come amministrazione crediamo molto». «Il primo passo – dice a questo proposito il presidente della Baiaholiday – sarà la messa in sicurezza del sentiero. Nei miei villaggi si presta sempre estrema attenzione alla cura e al rispetto dell’ambiente. Faremo così anche qui, perché le nostre strutture non sono invasive». Con la compravendita, va a morire anche il ricorso che quest’estate i legali del principe avevano presentato al Tar, temendo un possibile esproprio da parte del Comune di Duino, intenzione peraltro sempre smentita dallo stesso Kukanja. Sull’operazione si registra anche il parere positivo del presidente della Comunella di Duino, Vladimir Mervic: «Il principe di Torre e Tasso - rileva - ha fatto bene a vendere, perché in quelle condizioni ogni possibile attività sulle sue proprietà era preclusa. Ora, come paesani, dovremo vigilare e impegnarci per evitare che questo luogo non diventi di esclusiva fruibilità di qualcuno, ma che tutti noi si possa andare a passeggiare sul Rilke, come le genti di qui hanno fatto per secoli».

 

TAR - Gestione faunistica delibera sospesa

Il Tar ha sospeso la delibera della giunta regionale del 17 luglio con l’atto di indirizzo per la gestione faunistico-venatoria per il 2015-2016.

Lo rende noto l’assessore regionale Paolo Panontin, secondo cui «il provvedimento oggetto d'impugnativa era stato adottato per consentire la continuità dell'attività venatoria, in attesa che il Piano faunistico regionale, approvato il 3 luglio, potesse diventare operativo attraverso l'approvazione dei Piani venatori distrettuali». L'atto del Tar «va attentamente valutato - prosegue Panontin - nei suoi effetti pratici. Rispetto alla data in cui interviene e all'avanzata fase della stagione di caccia, la sospensiva potrebbe comportare effetti molto limitati».

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 17 dicembre 2015

 

Il Piano regolatore in tilt per la guerra della Costiera

Comune ko contro l’avvocato dell’Unione slovena Mocnik davanti al capo dello Stato

Via Plinio torna così edificabile. Comune in crisi: rischia ricorsi o cede al cemento
Ma l’iter del documento stava per saltare anche per un emendamento poi ritirato da Svab (Pd)
A mettere i bastoni fra le ruote al Piano regolatore è nientemeno che il presidente della Repubblica. Ieri infatti è approdato in Municipio un decreto del capo dello Stato in cui si dà ragione al ricorso presentato dall’avvocato Peter Mocnik, colonna dell’Unione slovena, che a metà degli anni Duemila chiedeva di edificare una vasta area di pastini in Costiera, in via Plinio. Nel 2008 l’allora maggioranza negò con delibera l’edificabilità dell’area che, faceva notare qualcuno, era pure nei pressi della casa dell’allora sindaco Roberto Dipiazza. Su quella scelta si scatenò uno scontro di carte infinito che ora, a sette anni di distanza, la presidenza della Repubblica scioglie: là si può costruire. Peccato che proprio in questi giorni si stia approvando un Prg che per aree come quella, almeno in teoria, non consente alcuna forma di edificabilità.Le due osservazioni presentate in proposito da singoli cittadini sono già state cassate dagli uffici. Spiega una nota degli stessi uffici del sindaco Roberto Cosolini: «La controdeduzione sottoposta al Consiglio non accoglie la proposta di ripristinare una parziale edificabilità sull’area in quanto la stessa risulta in conflitto con le finalità di tipo ambientale» del piano. Ragiona Cosolini: «Parliamo di una zona pastinata, di grandi dimensioni. Non dare l’edificabilità espone il Comune al rischio di un’azione per danni che ha a che fare con una delibera dell’amministrazione precedente e con il precedente Prg. Ma concederla significa mollare sulla filosofia di questo piano che, per essere coerenti, non dovrebbe cedere su ottomila metri quadrati di pastini». Oggi verrà resa nota la presa di posizione del Comune al riguardo. Veniamo a quanto avvenuto in aula. Ieri sera il Piano regolatore è stato a un soffio dal saltare. Pomo della discordia un emendamento del consigliere democratico Igor Svab volto a rendere edificabile una piccola area che secondo gli uffici doveva restare boschiva. L’iniziativa ha suscitato le ire dell’opposizione, centrodestra e M5S, ma anche dello schieramento di sinistra. Piero Camber (Fi) ha dichiarato: «È una zona boschiva con dolina, la classica richiesta a cui diciamo no da settimane. Perché proprio in questo caso rispondiamo affermativamente quando gli uffici avevano rigettato la domanda? L’ennesima marchetta è la risposta». Stizzito anche Marino Sossi, il capogruppo di Sel: «Non è possibile andare avanti in questo modo». Il capogruppo del Pd Marco Toncelli ha difeso il testo: «Vogliamo trattare le questioni sotto l’aspetto tecnico e al di là delle polemiche strumentali? In questo caso l’emendamento tratta un’area che non include la dolina, applicando indici di edificabilità bassissimi. In un piano che toglie un milione e mezzo di metri quadrati rispetto all’ultimo Prg questo fa gridare allo scandalo? Direi di no». L’opposizione però è uscita dall’aula: complici dei buchi nelle file della maggioranza, è venuto a mancare il numero legale. Svab ha dovuto ritirare l’emendamento per consentire il prosieguo dei lavori e il rientro dell’opposizione stessa. Festante Lorenzo Giorgi (Pdl): «Per amministrare bisogna avere la maggioranza. Se non riescono a garantirla nemmeno per un loro emendamento, se ne vadano a casa. Questo ritiro per noi è come la vittoria dello Spezia contro la Roma». Critico verso tutti Stefano Patuanelli (M5S): «Una figura barbina per la maggioranza. Il capogruppo del Pd ha dimostrato la sua inadeguatezza nella gestione dell’aula. Ma le porcherie sono arrivate da quasi tutte le forze politiche, anche dal centrodestra che oggi fa il moralista. Tanto che alla fine son tornati in aula a salvare il Pd. C’è un accordo, lo diciamo da tempo e ora è confermato». Sferzante anche Alessia Rosolen (Un’Altra Trieste): «Forza Italia ora fa lezioni di morale ma di emendamenti ad personam ne hanno infilati anche loro. La maggioranza non si regge in piedi, ma anche il pulpito forzista scricchiola». Questo il commento finale del sindaco: «Ringrazio l’opposizione perché in un momento di sbandamento della maggioranza ha dimostrato un apprezzabile senso di responsabilità».

Giovanni Tomasin

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 16 dicembre 2015

 

 

L’ex Obelisco si “mangia” una fetta di bosco
Passa l’emendamento che amplia di 8.500 metri quadrati la superficie edificabile del vecchio hotel in cerca di compratori
Sarà stata la musichetta natalizia che arrivava dalla piazza, ma il Consiglio comunale ieri sera ha fatto un bel regalo ai curatori fallimentari dell'ex hotel Obelisco. Un appezzamento da 8.500 metri quadrati edificabili in più nel bosco retrostante all'albergo. L'emendamento ha provocato crepe trasversali tra maggioranza e opposizione. I sostenitori della modifica rivendicano il maggiore potenziale attrattivo di un'area «già oggetto di ripetute aste deserte». I contrari puntano il dito contro «la violazione delle linee guida del piano, sia sul fronte dell'equità sia sul consumo del suolo». Punto di partenza è l'osservazione dell'avvocato milanese Patrizia De Cesari, curatrice fallimentare dell'albergo, che chiedeva di poter intervenire sul parco circostante l'Obelisco al fine di «un intervento rispettoso delle necessarie condizioni operative ed ambientali» che faciliti l'arrivo di nuovi acquirenti. La controdeduzione degli uffici concedeva 1500 metri quadrati, già inclusi nel piano particolareggiato. I subemendamenti di Marco Toncelli (Pd) e Roberto Decarli (Trieste cambia), a cui si è aggiunto poi Franco Bandelli (Un'Altra Trieste), hanno però esteso l'area di ulteriori 7mila metri. Partiamo dai contrari. Il forzista Piero Camber è sbottato: «Parliamo di oltre 8mila metri di verde sottratti alla città, così si rovina un piano regolatore. Anche perché il rischio è che il lotto aggiuntivo venga venduto separatamente, cementificando lo spazio e lasciando l'Obelisco così com'è». Non proprio entusiasta Stefano Patuanelli (M5S): «Una porcheria, la solita marchetta che porterà ulteriore cementificazione senza aiutare il turismo o il rilancio dell'area». Così Marino Sossi (Sel): «La maggioranza dovrebbe votare in armonia con gli uffici. Ma se è la maggioranza stessa, con l'approvazione dell'assessore, a cambiare indirizzo, non si capisce più niente. Vengono meno l'equità del piano, vista tutta la gente a cui abbiam detto di no, e pure le linee sul consumo del suolo. Se continua così non garantisco il voto finale». Su posizioni affini Daniela Gerin (Sel) e Andrea Brandolisio (Misto). Per Lorenzo Giorgi (Pdl) «restituiamo 15mila metri quadri di edificabilità alla città, ma metà vanno all'Obelisco. Noi finora avevamo votato a favore dei piccoli interventi dei singoli cittadini, mai per le speculazioni edilizie. Tutto quello che la giunta ci ha detto finora del piano è stato spazzato via». Si spacca Fds. Per Marino Andolina si è trattato «di un caso di Robin Hood alla rovescia. Togliamo ai piccoli proprietari per dare una fetta enorme in regalo all'Obelisco». Per il presidente Iztok Furlanic invece le cose stanno così: «Sono ambientalista ma il degrado in cui versa l'Obelisco non è certo "ambiente". Non penso che ci sarà speculazione, l'ambiente è legato all'Obelisco, e l'estensione consentirà la vendita e la rinascita dell'area». Orgogliosamente a favore Bandelli: «Finalmente diamo una risposta su un sito abbandonato da decenni. Grazie a Dio ora quell'area avrà uno scopo turistico. Non capisco i banchi del centrodestra, che si oppongono a un intervento del tipo che sosteniamo da sempre». Favorevole all'idea, anche se non con il voto, Paolo Rovis di Tp: «La maggioranza prenda atto che una misura del genere è il contrario di tutto quanto ci hanno detto finora». La proposta infine è stata accolta. Così un cittadino dal pubblico: «Da anni mi negano una piccola edificabilità. Francamente ora sono molto arrabbiato». Tra le altre osservazioni discusse due del Movimento Trieste contro gli interventi comunali in Porto vecchio e nuovo. Richieste cassate con l'astensione di Camber, per «carenza di documentazione». All'inizio di il consigliere Cesare Cetin (Trieste adesso) ha ricordato la figura del giornalista e professore Marino Lescovelli, scomparso di recente.

Giovanni Tomasin

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MARTEDI', 15 dicembre 2015

 

 

EMENDAMENTI IN LEGGE DI STABILITA' ACCOLGONO QUESITI REFERENDARI NO TRIVELLE. BATTAGLIA VINTA MA GUERRA ALLE FOSSILI CONTINUA

ACCOLTE LE RICHIESTE REFERENDARIE NO TRIVELLE NEGLI EMENDAMENTI DEL GOVERNO ALLA LEGGE DI STABILITA'.
SERENA PELLEGRINO ( SI – SEL): UNA BATTAGLIA VINTA, MA LA GUERRA ALLE TRIVELLAZIONI E ALLE FOSSILI CONTINUA IN SINTONIA CON GLI ACCORDI DI COP 21.
“Gli emendamenti proposti dal Governo alla legge di stabilità 2016, che anticipano quasi tutte le richieste referendarie proposte da dieci Regioni italiane per impedire che le trivellazioni devastino il territorio, il mare ed i comparti economici ad esso collegati, sono sicuramente un passo indietro sulle inaccettabili politiche energetiche asservite agli interessi delle multinazionali del gas e del petrolio. Sono anche un passo avanti sul percorso concordato dalla Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici di Parigi per la riduzione degli effetti climalteranti e trasferito in un protocollo che anche nel nostro Paese vogliamo veder condiviso in maniera concreta ed efficace.”
Lo afferma la parlamentare Serena Pellegrino ( SI – SEL), vicepresidente della commissione Ambiente a Montecitorio, che spiega: “ Ma questo primo NO TRIVELLE , ravvedimento operoso delle scelleratezze previste dallo Sblocca Italia e dal precedente Sviluppo Italia, è stato ottenuto grazie alla spinta dell’opinione pubblica ed alle pressioni delle associazioni. Tuttavia evitare, sul tema specifico, le possibili spiacevoli conseguenze del faccia a faccia con i cittadini attraverso i referendum, non significa ancora considerare chiuso il capitolo delle trivellazioni che, anche escludendo le procedure semplificate, rimarrebbero ancora possibili e praticabili.”
“ In questa prospettiva è fondamentale non solo che il Parlamento approvi gli emendamenti, correggendo alcuni passaggi che sono insufficienti, ma che contemporaneamente si apra il dibattito sulla definizione di nuove Strategie Energetiche Nazionali improntate alla de-carbonizzazione, alle rinnovabili, ad un diverso modello di sviluppo economico.”
Conclude Pellegrino: “ Basta improvvisazioni e norme scritte per compiacere una o l’altra lobby.
COP 21 ci ha consegnato la responsabilità di correggere in extremis la traiettoria verso l’irreversibile disastro ambientale e di attuare le indispensabili mitigazioni: NO trivelle, e poi NO rigassificatori, NO carbone, NO fossili e con determinazione SI energie rinnovabili e SI all'economia circolare.”
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 15 dicembre 2015

 

 

Arvedi: «Sfida ambientale quasi vinta»
L’industriale in visita ai dipendenti: «Ora bisogna produrre di più. Tecnici cinesi per migliorare la redditività dell’altoforno»
«Abbiamo scelto di restituire il futuro allo stabilimento raccogliendo due sfide: quella della sostenibilità e quella della competitività. La sostenibilità è un prerequisito perché il lavoro non può andare a danno degli altri ed è una sfida che stiamo già vincendo grazie anche all’aspiratore della cokeria che sta restituendo ottimi risultati. La sfida della competitività invece dobbiamo vincerla rendendo più produttivo l’altoforno». È la parte centrale del discorso che Giovanni Arvedi ha fatto ieri ai dipendenti della Ferriera di Servola a cui ha portato gli auguri di Buone feste. Al di là degli aspetti natalizi non sono mancate, come si vede, le comunicazioni di sostanza: dal punto di vista delle emissioni nell’ambiente il risultato è giudicato già vicino al totale soddisfacimento. Tanto che Arvedi, secondo quanto riferiscono alcuni dipendenti presenti, avrebbe anche aggiunto che a breve alcuni tecnici e docenti universitari saranno chiamati a fare una relazione «basata su considerazioni scientifiche e non politiche» e se l’eliminazione dell’inquinamento sarà definita pressoché totale, si percorreranno le vie legali contro chiunque diffamerà a torto l’azienda. Contestualmente però la produttività deve crescere e in questa fase tecnici specializzati cinesi stanno fornendo consulenza per un maggior efficientamento dell’altoforno. Per raggiungere un risultato migliore il presidente non ha escluso di riavviare l’altoforno numero 2 attualmente spento. «Mai però - ha specificato - funzioneranno contemporaneamente entrambi gli altoforni». Un altro progetto prevede di avvicinare la macchina a colare, che ora dista centinaia di metri, eliminando il percorso su rotaia dei carri-siluro. Arvedi, che era affiancato da Andrea Landini presidente e amministratore delegato di Siderurgica Triestina, la società del gruppo proprietaria della Ferriera, ha ricordato anche il recente via libera all’Autorizzazione integrata ambientale «che ci consente - ha sottolineato - di pianificare le attività sapendo che potremo produrre per dieci anni, in un quadro certo di parametri emissivi che certamente rispetteremo, ma cercando anche di far meglio di quel che è prescritto, perché la dignità del lavoro si realizza anche nel più alto rispetto dell’ambiente». Il ciclo integrale, che poggia sull’area a caldo, sarà dunque mantenuto e ciò anche, ha sottolineato il presidente, «grazie all’acquisizione della centrale Elettra». Un altro passaggio che viene ufficialmente dato per assodato anche se non è mai stata data comunicazione della firma definitiva. Il Piano industriale di conseguenza si dispiegherà secondo lungo tutti e tre i settori prospettati: il ciclo a caldo, il futuro laminatoio a freddo e la banchina. «Le produzioni a freddo - ha annunciato Arvedi - entreranno in funzione tra aprile e maggio». La prossima primavera dunque potrebbero venir annunciate novanta nuove assunzioni tra tecnici e operai, quelle che dovevano avvenire già quest’anno ma che sono state rimandate causa il ritardo dei lavori di allestimento. Infine la logistica sulla quale negli ultimi mesi si è aperto un fronte di contesa con le organizzazioni sindacali. «Ai dipendenti il presidente Arvedi ha nuovamente ribadito - sottolinea la nota emessa ieri da Siderurgica Triestina - che l’attività logistica, legata alla movimentazione interna delle merci, non sarà esternalizzata; la sola possibile eccezione potrebbe essere limitata ai carri ferroviari». L’incontro si è chiuso con uno scambio di doni natalizi. «Siderurgica Triestina anche quest’anno - prosegue la nota - ha regalato ai propri 448 dipendenti un cesto di prodotti gastronomici, ai quali il presidente Arvedi ha voluto aggiungere un buono spesa («per voi e per i vostri figli», ha detto). I dipendenti hanno donato al presidente un quadro raffigurante il Castello di San Giusto.

Silvio Maranzana

 

 

MIRAMARE - Fronte bipartisan per salvare la Riserva
Tutti i consiglieri regionali di Trieste sottoscrivono una mozione in difesa dell’oasi Wwf: «Serracchiani intervenga su Roma»
Il pomeriggio è ormai inoltrato e la discussione sulla manovra di stabilità langue. E così i consiglieri di Forza Italia trovano modo di attirare l’attenzione esponendo piccoli presepi sui propri banchi. Riccardo Riccardi, Rodolfo Ziberna, Elio De Anna, Bruno Marini e Roberto Novelli spiegano che «con questo gesto abbiamo voluto affermare le nostre radici cristiane e manifestare la nostra solidarietà e condivisione per uno dei simboli che rappresenta e cementa il nostro passato, la nostra cultura e le nostre tradizioni. Tradizioni che vengono troppo spesso negate, minimizzate, in nome di un finto buonismo. Forza Italia è per l’inclusione e non per l’esclusione: non si tolgono crocifissi o presepi, ma si spiega nelle scuole che ci sono persone che osservano altre confessioni religiose». I consiglieri hanno precisato di non voler compiere «un atto contro qualcuno, ma rafforzare i nostri valori cristiani in un momento in cui vengono messi troppo spesso in discussione». (d.d.a)di Giovanni Tomasin wTRIESTE I triestini del Consiglio regionale si schierano al gran completo a favore del Wwf nel caso Miramare. Ieri infatti tutti gli eletti del capoluogo regionale presenti in aula, maggioranza e opposizione, hanno firmato la mozione presentata dal capogruppo di Sinistra ecologia e libertà Giulio Lauri in cui si chiede alla giunta di «intervenire subito per garantire la piena operatività dell’Area marina protetta situata all’interno del comprensorio del parco». Commenta Lauri: «Questa storia ha del kafkiano. Da un lato c’è il ministero dell’Ambiente che in concerto con quello della Marina mercantile ha istituito la riserva marina di Miramare con un decreto del 1986 ponendo il Wwf Italia come ente gestore e dall’altra c’è il ministero dei Beni culturali che, attraverso la Soprintendenza, non ha tenuto fede agli impegni di proroga e sta sfrattando la riserva stessa» commenta Lauri. E aggiunge: «Nonostante gli accordi preliminari con il direttore del polo museale regionale, il Wwf deve lasciare entro il 31 dicembre gli spazi in concessione e quindi non solo il Castelletto ma anche il Bagno ducale con accesso al mare. Siccome il tempo sta scadendo, è necessario che la giunta intervenga subito, già in questi giorni». L’appello di Sel è stato accolto anche dagli esponenti di schieramenti politici opposti. «Scontato firmare questa mozione - afferma il forzista Bruno Marini -. Mi pare che questa decisione della dirigenza del parco sia assurda, purtroppo l’ennesima scelta assurda. La riserva del Wwf ha un valore scientifico e didattico che non può essere messo in discussione per questioni burocratiche». Secondo Marini «la riserva è un arricchimento per Trieste, ci dà prestigio in Italia e in Europa e se la Regione può esercitare una pressione politica è giusto che lo faccia quanto prima». Spiegando il senso della mozione, Lauri precisa che «il Wwf è un ente di formazione riconosciuto dal Miur, perciò se lo sfratto diventasse operativo non solo la gestione della riserva marina risulterebbe compromessa, ma anche la didattica e la strategia complessiva di conservazione e protezione del Golfo di Trieste». Il capogruppo di Sel sottolinea come la crisi abbia un suo impatto occupativo: «C’è il rischio di una ricaduta economica e sociale sulla comunità di biologi, naturalisti e personale specializzato che opera in questa realtà. Ecco perché chiediamo alla giunta che intervenga sui due ministeri affinché venga annullato immediatamente lo sfratto del Bagno Ducale, assolutamente funzionale come ubicazione vicino al mare per le attività formative, rinnovando la relativa concessione in scadenza al 31 dicembre». Per Sel è necessario poi trovare «una sede operativa adeguata per poter perseguire gli obiettivi istituzionali, e a questo fine suggeriamo di valutare anche la collocazione dei servizi operativi nel polo didattico botanico restaurato all’interno delle ex Serre del parco sito nei pressi del Castelletto e già finanziato dalla Regione».

 

 

Nuovo tour de force per il Piano regolatore
Una corsa contro il tempo a suon di osservazioni. Prosegue in Consiglio comunale la maratona del Piano regolatore, lo strumento urbanistico atteso da anni che la giunta Cosolini conta di fare approvare entro la fine dell’anno.

Oggi, domani e giovedì (sempre alle 16) sono state convocate altre tre sedute distinte del Consiglio comunale.

Si tratta di sedute straordinarie e in prima convocazione senza la tradizionale fase dedicata a interrogazioni e domande d’attualità. All’ordine del giorno sono state aggiunte due deliberazioni (il riconoscimento di un debito fuori bilancio e la vendita di un terreno in via Flavia alla Fincom per 28.120 euro). Oggi quindi riparte un nuovo “tour de force” in aula, con tre sedute consecutive e l’ultima che andrà avanti ad oltranza. L’obiettivo di riuscire a votare il documento entro venerdì 18 dicembre è andato in fumo. Il nuovo traguardo è stato fissato per lunedì 21. Poi, se tutto va bene, un’ulteriore seduta per discutere di altre delibere il 23, antivigilia di Natale. In tempo utile per augurarsi buone feste.

 

 

SEGNALAZIONI - CON IL TRATTATO USA- UE TTIP C’È IL RISCHIO DI NUOVE POVERTÀ

L'intervento di Lino Santoro - Comitato Stop TTIP - Trieste

Organizzato dal Comitato triestino di Stop Ttip si è svolto nella sede universitaria di via Filzi 14, un dibattito pubblico sull’attuazione del Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti (acronimo inglese Ttip). Questo trattato di libero scambio è in discussione fra le tecnocrazie dell’Unione europea e degli Stati Uniti sotto l’influenza di più di 600 lobbisti delle multinazionali Usa ed europee. Il negoziato, all’11.ma sessione, mira a un accordo che porti alla totale liberalizzazione di commercio e investimenti tra Usa e Ue, con abbattimento delle barriere tariffarie e non. Tre relatrici hanno scandagliato le possibili ricadute: Laura Chies docente di Politica economica e Roberta Nunin di Diritto del lavoro dell’ateneo locale ed Elena Mazzoni coordinatrice nazionale di Stop Ttip Italia. Laura Chies ha analizzato vari report elaborati per conto della Commissione Ue e del Parlamento italiano e altri, di centri di ricerca indipendenti sugli effetti del Ttip. Gli scenari più favorevoli: crescita del Pil (0,5% in 10 anni), aumento dell’occupazione (30mila in più in Italia, contro i 650mila persi dal 2008), della ricchezza media del cittadino europeo (545 € in 10 anni). Quelli meno favorevoli si basano sui risultati dell’implementazione di accordi di libero scambio bilaterali o multilaterali come il Nafta (Canada, Messico, Usa): hanno portato a un enorme aumento delle disuguaglianze sociali e al peggioramento delle condizioni lavorative e di welfare. Perché l’obiettivo primario di questi accordi è in realtà l’eliminazione delle barriere non tariffarie, cioè i vincoli e le norme di carattere tecnico, giuridico, commerciale e politico che tutelano a vario titolo produttori, lavoratori e cittadini. Il secondo pilastro del Ttip è il Regolamento delle controversie fra investitori e Stato (acronimo inglese Isds), strumento di arbitrato sopranazionale, già vigente in altri trattati. Ha lo scopo di tutelare le multinazionali verso le norme statali che limitino nei settori ambientali, del lavoro, della salute, dei beni comuni il potere degli investitori, con la richiesta di risarcimenti di centinaia di milioni di euro. Nunin ha sottolineato come il Trattato punti alla revisione di standard e valutazioni di conformità con l’obiettivo di armonizzare verso il basso norme e regolamenti, come il principio di precauzione, in tutti i settori. L’accordo andrebbe a toccare l’accesso al mercato dei prodotti agricoli e industriali, appalti pubblici, materie prime ed energia, standard tecnici e di qualità, misure sanitarie e fitosanitarie, servizi, diritti di proprietà intellettuale, sviluppo sostenibile, Pmi, concorrenza, imprese pubbliche, composizione delle controversie. Le maggiori perplessità riguardano il piano sociale con la deregolamentazione delle norme fondamentali del lavoro, l’emersione di nuove aree di povertà, il grado d’insicurezza economica, il tasso di sindacalizzazione nella logica neoliberista che comporta la liberalizzazione di finanze e mercati. Il Ttip è allora l’ultimo segmento della globalizzazione economica: il cavallo di Troia per smantellare le tutele sociali ed estendere la deregulation del lavoro. Elena Mazzoni ha concentrato il suo intervento specie sull’Isds presentando vari casi in cui i trattati esistenti hanno condizionato con il sistema di arbitrato la capacità degli Stati di legiferare, laddove le multinazionali ritenessero le norme come una minaccia ai profitti futuri attesi. Ha rilevato che anche le diverse ipotesi di Isds leggero come il Sistema giudiziario per la protezione degli investimenti (acronimo inglese Ics), un tribunale internazionale con giudici scelti all’interno di una lista ma sempre al servizio delle multinazionali, comprimerebbero comunque il diritto di legiferare degli Stati con la richiesta di risarcimenti. Ha inoltre sottolineato come le sessioni degli incontri bilaterali si siano svolte con estrema segretezza. In realtà gli accessi sono di tre tipi: uno ufficiale consultabile dai cittadini (senza informazioni dettagliate), un secondo consultabile nelle reading room da 40 deputati europei selezionati (impedita la divulgazione di allegati tecnici), il terzo, completo di schede tecniche e allegati, accessibile solo ai governi. Per Mazzoni vi è la possibilità che sia firmato entro il 2016 un trattato leggero senza affrontare l’armonizzazione degli standard, affidato a un nuovo organismo. Di male in peggio: invece di sottoporre al voto dei parlamenti dei Paesi membri dell’Ue e dell’Europarlamento la decisione, questa potrebbe passare per via tecnica, senza che gli organismi democraticamente eletti possano valutarne i contenuti.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 14 dicembre 2015

 

 

«Clima, raggiunta intesa storica»
Il Papa benedice l’accordo. Obama: è la chance per salvare la Terra
ROMA «Proseguire con sollecitudine il cammino intrapreso». Con queste parole papa Francesco ha “benedetto” ieri l’accordo approvato a Parigi dalla Conferenza Onu sul clima per contrastare il surriscaldamento del pianeta, dopo anni di negoziati. Un accordo da molti definito «storico» e che ha riscosso l’unanime plauso dei capi di Stato e di governo a livello mondiale, dal presidente Usa, Barack Obama, alla cancelliera tedesca, Angela Merkel. «La Conferenza sul clima si è conclusa a Parigi con l’adozione di un accordo - ha detto il Pontefice all’Angelus - La sua attuazione richiederà un corale impegno e una generosa dedizione da parte di ciascuno». Francesco ha auspicato che venga garantita «una particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili» e ha esortato «l’intera comunità internazionale a proseguire con sollecitudine il cammino intrapreso, nel segno di una solidarietà che diventi sempre più fattiva». E se Barack Obama ha definito l’intesa raggiunta «grazie alla leadership dell’America» come «la migliore chance che abbiamo» di salvare il Pianeta - sottolineando come, pur non trattandosi di un accordo «perfetto», esso fornisca tuttavia un «quadro durevole» - Angela Merkel ha evidenziato come le decisioni assunte al summit mettano «al sicuro le condizioni di vita di miliardi di persone per il futuro». Per la prima volta, ha commentato la cancelliera, «l’intera comunità mondiale ha obbligato se stessa ad agire nella battaglia contro il cambiamento climatico». Un giudizio positivo è arrivato anche dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu: «L’accordo è importante e Israele, come tutti, ha interesse che si riduca il riscaldamento globale. Per questo farà la sua parte», ha assicurato. L’intesa ha ottenuto alla fine il beneplacito pure dei Paesi più intransigenti come l’India, sostenitori del principio delle «responsabilità comuni, ma differenziate» tra i Paesi dell’Occidente industrializzato e le economie emergenti che hanno ancora bisogno di consumare per crescere. Questo perché, come ha affermato ieri il premier indiano, Narendra Modi, l’accordo «non ha avuto né vincitori né vinti» e i partecipanti «si sono impegnati per lavorare insieme verso un futuro più verde». Tuttavia, ha avvertito, «i cambiamenti climatici rimangono una sfida», anche se l’intesa «dimostra una volontà dei leader di ogni nazione di accettarla e di lavorare per una soluzione». Per il ministro dell’Ambiente italiano, Gian Luca Galletti, «è un punto di non ritorno»: «A chi dice che non è abbastanza rispondo che aver messo il riferimento al limite di un grado e mezzo, fortemente voluto dalla coalizione degli ambiziosi, Europa in testa, ha un valore morale: vuol dire salvare tutti, anche gli Stati più esposti».

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - DOMENICA, 13 dicembre 2015

Concluso il decimo congresso di Legambiente, che si è tenuto a Milano negli spazi dell’ex Ansaldo.

Tre giorni di confronto sull'impegno futuro dell'associazione, oltre 900 delegati da tutta Italia e gli interventi di tantissimi ospiti del mondo della politica, della cultura e della società civile. Eletti Rossella Muroni presidente e Stefano Ciafani direttore generale. Edoardo Zanchini confermato vicepresidente, Nunzio Cirino Groccia amministratore.
 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 13 dicembre 2015

 

Arvedi ritorna in visita alla Ferriera
Giovanni Arvedi, uno dei principali industriali siderurgici italiani impegnato a Trieste nel rilancio della Ferriera di Servola, visiterà domani lo stabilimento triestino, accompagnato dal presidente e amministratore delegato della controllata Siderurgica Triestina, Andrea Landini.

L’occasione della presenza è fornita formalmente dagli auguri di stagione, ma si ritiene probabile che Arvedi possa profittare della circostanza per alcune considerazioni di carattere industriale. A cominciare dal definitivo via libera alla prosecuzione della “area a caldo”, uno dei tre fattori - gli altri sono il laminatoio a freddo e la banchina - su cui si basa il decollo della realtà produttiva. Ricordiamo che di recente il progetto di Arvedi ha ottenuto il via libera per l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Siderurgica Triestina sta inoltre per acquisire il ramo d’azienda di Elettra Produzione, la centrale di cogenerazione che opera all’interno dello stabilimento servolano e che dà lavoro a 24 addetti.

 

SEGNALAZIONI - Politica - La Ferriera è riemersa

Con riferimento alle ripetute segnalazioni sulla vicenda "Ferriera", ritengo che chi ora tira in ballo un preteso comportamento omissivo della Procura forse farebbe meglio a tacere. Due anni fa ho partecipato a diverse riunioni del Movimento 5 Stelle sul punto "inquinamento Ferriera", ascoltarono in quella sede i referenti dei vari comitati, nonché l'allora "grillino doc" Prodani e l'attuale candidata sindaca. Anche in dette occasioni non erano mancate diffuse critiche e allusioni complottistiche al comportamento della Procura, salvo poi glissare in punto soluzioni. Pervaso da maledetta volontà collaborativa, mi sono attivato ed ho ho reperito le persone che mi sembravano idonee a dare una mano : un medico-legale di provata esperienza, un collega friulano tra i più esperti in tema di responsabilità civile e un cattedrattico padovano che aveva prestato la sua opera in casi analoghi (Porto Marghera). Tutti professionisti disposti ad impegnarsi "gratis et amore" . In una riunione ad hoc dei grillini ho illustrato l'iniziativa spiegando come si dovesse tralasciare la strada penale, poiché la soluzione stava su semplici disposizioni del codice civile (artt. 844 - 2043). Norme, si badi bene, che hanno reso più volte vittoriosi i Davide di turno (cioè cittadini) contro i ben equipaggiati e sostenuti Golia (cioè imprenditori) in tema di immissioni nell’aria provenienti da impianti industriali. Nel successivo dibattito non avevo mancato di segnalare che la via penale - sulla quale insistevano molto i referenti dei comitati - era condizionata da altri più severi presupposti e non c'erano soverchie speranze di schiodare qualcosa. Suggerivo di recuperare un certo numero di residenti con patologie astrattamente riferibili all'inquinamento, sottoporli ad accertamento medico-legale e, nel caso di oggettivo riscontro, procedere con un ricorso ex art. 700 c.p.c. Ovvio, restava in predicato l'opportunità politica di tale iniziativa, perché, nel caso di esito positivo, avrebbe avuto ripercussioni micidiali sul destino dei lavoratori ivi occupati. Sul punto, non occupandomi di politica, mi sono astenuto, limitandomi a segnalare che per la Carta universale dei diritti dell'uomo, il diritto alla salute è gerarchicamente sovraordinato al diritto al lavoro ed entrambi sono sottordinati al diritto alla giustizia. All'esito del mio intervento, il Movimento decideva ... di non decidere e io ritiravo sommessamente i remi in barca. Dimenticavo un particolare dirimente: eravamo, ma guarda un po', in campagna elettorale. Dopo quell'occasione la faccenda Ferriera è sparita dagli schermi radar, solo segnalata sul quotidiano, con articoli quali "La politica dello struzzo". Oggi, che siamo di nuovo in periodo pre-elettorale, il sommergibile è riemerso proprio su iniziativa di uno di quelli che lo aveva inabissato due anni fa. Indovinate il perché.

Fulvio Vida

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 12 dicembre 2015

 

 

«Sulla Ferriera evitato il bis dell’Aquila»
L’assessore Laureni stila il bilancio in un confronto pubblico: «C’è ancora da fare sulla differenziata»
«Sulla Ferriera abbiamo evitato una “Aquila bis”. Ad Aquilinia, da trent’anni vediamo un ex stabilimento diventato un deserto, cosa che a Servola non è successa per fortuna». Questa l’affermazione più significativa fatta ieri sera dall’assessore comunale Umberto Laureni, che si è sottoposto a un pubblico confronto alla Stazione Rogers con la gente sui temi che riguardano il suo assessorato. Il componente dell’esecutivo ha voluto tracciare un bilancio della sua attività, a chiusura del 2015, esponendosi anche alle critiche. Che non sono mancate. «Non ne possiamo più – hanno detto alcuni cittadini che vivono a Servola – sia per l’inquinamento acustico, che ci impedisce di dormire la notte, sia per quello atmosferico». Qualcuno ha anche ironicamente commentato l’atteggiamento del Comune in relazione alle centraline che misurano la qualità dell’aria. «L'Aia la leggeremo molto bene – ha promesso Laureni – e le nostre richieste di controllo costante sono state esaudite». Sul tema si è espressa anche Sabrina Morena, coordinatrice provinciale di Sel, partito nella cui area Laureni si riconosce: «Se avessimo chiuso la Ferriera – ha spiegato - avremmo perso tutti i posti di lavoro, ma il materiale sarebbe rimasto lì, a inquinare ancora. Laureni – ha aggiunto Morena - ha sempre controllato i dati delle centraline». In definitiva, Morena ha definito «positivo» il bilancio dell’attività svolta dall’assessore, «anche se, accanto alle molte luci – ha proseguito - c’è qualche ombra, che cercheremo di eliminare. In ogni caso – ha continuato – mi sembra che Laureni sia stato e sia molto presente su tutti i fronti caldi che competono al suo assessorato, a differenza di chi lo aveva preceduto nello stesso ruolo nell’ambito della giunta Dipiazza». Passando poi in rassegna i singoli temi, Laureni ha precisato che «per quanto concerne il risparmio energetico, va ricordato che il consumo di energia a Trieste è causato soprattutto dalle automobili e dagli edifici privati. Quindi l'obiettivo è far capire a tutti i cittadini che si può consumare meno, stando bene ugualmente, evitando di aprire le finestre quando fa troppo caldo in casa». Per quanto riguarda l'agricoltura, «a Trieste un settore di nicchia – ha sottolineato - ma di qualità», Laureni ha detto che «un buon sistema per tutelare il territorio carsico è quello di metterlo a produzione, lavorandolo». Meno brillanti i risultati sulla raccolta differenziata: «Stiamo migliorando, anche se non arriviamo ancora al 40 per cento». L’assessore si è detto critico verso «quella fetta di popolazione che non partecipa all'impegno collettivo sulle immondizie e i commercianti possono fare di più». Infine un altro tema scottante, il rigassificatore. «Attualmente – ha concluso - siamo in un limbo. Da sei mesi non sappiamo più niente, ma se l'impianto esce dall'elenco delle opere strategiche, non serve più il parere dei Paesi limitrofi e questo potrebbe diventare un problema».

Ugo Salvini

 

Circolo Miani - Confronto bipartisan sulla Ferriera di Servola

Oggi alle 16, nella sede del Circolo Miani, in via Valmaura 77 (nono piano), ci sarà un incontro pubblico a cui sono stati invitati tutti i capigruppo del Consiglio comunale e di quello provinciale nonché tutti i segretari di partito.

A organizzare l’incontro, focalizzato sul futuro della Ferriera, la neonata lista civica “No Ferriera! Sì Trieste!”.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 11 dicembre 2015

 

 

Soldi magiari per la Capodistria-Divaccia
La Banca di investimenti esteri Exim investe 100 milioni. Martedì primo tavolo operativo. Luka Koper: opera fondamentale
LUBIANA La notizia era nell’aria già da un po’ di tempo, ma ora è ufficiale: l’Ungheria è pronta a co-finanziare il raddoppio della linea ferroviaria tra il Porto di Capodistria e Divaccia, quello che rappresenta un vero e proprio collo di bottiglia allo sviluppo dello scalo marittimo del Litorale sloveno. I colloqui ufficiali tra il ministero delle Infrastrutture della Slovenia e il governo magiaro saranno avviati martedì prossimo con l’insediamento di un tavolo tecnico. L’attore principale di questa sorta di joint-venture è la Banca per le esportazioni ungherese Exim che sarebbe pronta a investire 100 milioni nella realizzazione dell’infrastruttura. L’incontro servirà, come scrive il Dnevnik di Lubiana, per presentare nei dettagli il progetto alla controparte magiara e per dare a Budapest tutte le informazioni necessarie per avviare la partnership. Inizialmente l’Ungheria era disposta a entrare nell’affare proponendo un prestito alla Slovenia a un tasso agevolato. Ora, invece, il cambiamento di rotta con la Exim pronta a sborsare 100 milioni di euro come investimento e non come prestito. Exim che la scorsa estate ha aperto una nuova linea di credito per supportare le esportazioni magiare di 21 miliardi di euro. Come mai questo cambiamento di rotta? Sicuramente dietro la decisione del governo di Budapest ci sono i pessimi rapporti che, a seguito della crisi dei migranti, si sono venuti creare tra la Croazia e l’Ungheria, ma anche per l’affare Ina-Mol e dal fatto che per la gestione del Porto di Fiume gli ungheresi si sono fatti superare dai polacchi della OT Logistics. La conseguenza di tutto ciò è una svolta “storica”: deviare il flusso dei propri traffici da e per il Mediterraneo dal Porto di Fiume a quello di Capodistria. Da sottolineare che il mercato magiaro è uno dei più in crescita nel porto di Capodistria. Per Luka Koper, la società che gestisce i traffici dello scalo, le merci magiare costituiscono, infatti, il 10% dell’intera movimentazione merci del porto sloveno e occupa il 58% sul mercato ungherese. Le merci principali che vengono movimentate tra i due Paesi sono materiali elettronici, automobili, merci deperibili, manufatti in acciaio e soia.«Siamo in collegamento con il governo ungherese - ha affermato il ministro sloveno delle Infrastrutture, Peter Gašperši› - e a gennaio è previsto un incontro tra i governi dei due Paesi». Il presidente di Luka Koper, Dragomir Mati„ ha precisato come la società non sia compresa nell’affare del raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia ma «per noi è fondamentale - ha precisato - che il progetto venga realizzato anche perché senza il raddoppio ferroviario non ci sarà sviluppo per il Porto di Capodistria». Va precisato che la Slovenia, anche con l’investimento di 100 milioni di euro da parte dell’Ungheria, resta molto lontana dalla cifra necessaria a realizzare l’importante infrastruttura, il cui costo si stima attorno ai 1,4 miliardi di euro. Il progetto finanziario dell’opera resta ancora una pagina bianca visto che lo stesso è stato bocciato dall’Unione europea nell’ambito del programma Connecting Europe Facility (Cef) e che il ministro delle Finanze sloveno, Dušan Mramor è fortemente contrario a un ulteriore aumento del debito pubblico per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria. L’offensiva magiara sull’Adriatico è ampiamente giustificata, oltre che dalle ragioni politico-diplomatiche su illustrate nei confronti della Croazia e di Fiume, anche dallo studio effettuato sulla realizzazione del raddoppio ferroviario tra Capodistria e Divaccia dal Forum internazionale sui traffici (Itf) nell’ambito dei programmi dell’Organizzazione per per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) il quale conclude che geopoliticamente il Paese maggiormente beneficiario dell’infrastruttura sarebbe proprio l’Ungheria.

Mauro Manzin

 

 

Il Wwf mobilita la città per salvare la Riserva
L’appello dei responsabili del Centro marino a due settimane dallo sfratto - Denunciato il dietrofront della Soprintendenza dopo l’accordo di un anno fa
Nonostante sia già iniziato il virtuale conto alla rovescia che scandisce l’avvicinamento al 31 dicembre, alla Riserva marina di Miramare c’è poca voglia di festeggiare. ll matrimonio trentennale che lega il Wwf, soggetto gestore dell’area marina per conto del ministero dell’Ambiente, a quella che fu la dimora di Massimiliano d’Asburgo e di sua moglie Carlotta, infatti, potrebbe definitivamente entrare in crisi in contemporanea con i brindisi di mezzanotte. Ad annunciarlo, nel corso di un’affollata conferenza stampa, è stato Maurizio Spoto, direttore dell’area protetta. Le concessioni firmate tra il ministero per i Beni e le Attività culturali e il Wwf per l’utilizzo del Castelletto e del Bagno Ducale, firmate nel 1988 e rinnovate nel 1996, sono scadute a fine giugno. Entrambe le strutture rappresentano l’anima operativa della Riserva marina, da sempre impegnata in attività di ricerca, studio e divulgazione scientifica. Una proroga ha spostato la “deadline” a fine dicembre, nella speranza che i due ministeri coinvolti, quello per i Beni e le Attività culturali e quello per l’Ambiente, potessero trovare una soluzione alla spinosa questione. Ma, a quanto pare, la mano sinistra non è a conoscenza di ciò che fa la mano destra, considerato il silenzio nel quale si sono trincerati i due dicasteri. La vicenda sta assumendo sempre di più i contorni della telenovela, con note ufficiali del soprintendente Luca Caburlotto, che confermerebbero la volontà di rinnovare la concessione, e successive marce indietro a opera dello stesso direttore del polo museale regionale. Un limbo, quello nel quale sembra essere precipitato il primo parco marino istituito in Italia, che a poco più di due settimane dalla fine dell’anno ha gettato nello sconforto i ricercatori che operano per conto del Wwf Italia, il soggetto che ha in gestione l’area fin dal 1986. Un anno fa, il 17 novembre 2014, una nota firmata da Caburlotto chiariva che, anche dopo il 2015, «il pianoterra e il seminterrato del Castelletto potranno continuare a essere utilizzati dall’ente gestore, subordinatamente all’espletamento delle procedure in materia di pubblicità e alla valutazione del canone». Una missiva, questa, utile a fare un po’ di chiarezza sul futuro dell’area marina. Quanto scritto da Caburlotto, in soldoni, consentiva al Wwf di limitare i danni, mantenendo all’interno del Castelletto il centro visite, gli acquari e i laboratori. La Riserva marina, messo in salvo anche l’accesso al mare del Bagno Ducale, avrebbe dovuto rinunciare solamente al primo piano del Castelletto, quello riservato agli uffici. Ma la nota del direttore del polo museale regionale, a distanza di un anno, è stata sostituita da un’altra lettera che ha completamente stravolto il senso dello scritto precedente. Il 28 settembre 2015, infatti, Caburlotto ha chiesto perentoriamente che entro il 31 dicembre 2015 venga liberato l’intero Castelletto e il Bagno Ducale. Va chiarito, infatti, che non è in discussione il riconoscimento dell’area marina che circonda il promontorio di Miramare, bensì la concessione delle strutture che consentono al Wwf di svolgere le proprie attività istituzionali: il Castelletto che si affaccia sulla baia di Grignano e il Bagno Ducale che si trova davanti al castello e che ha la funzione di aula didattica in riva al mare. Il Wwf, a questo punto, oltre a liberare il primo piano del Castelletto, in ottemperanza a quanto indicato da Caburlotto un anno fa, ha prontamente coinvolto il ministero dell’Ambiente, il quale ha chiesto conto di questa condotta al polo museale con nota del 26 ottobre 2015, nella quale si auspica il rinnovo della concessione in tempi brevi, «per non pregiudicare il corretto funzionamento dell’area marina». Tali indicazioni, a oggi, sono state inascoltate, nonostante il Wwf si sia messo a disposizione per cercare delle valide alternative. La posizione del soprintendente Caburlotto è rimasta «insondabile», come sottolineato dallo stesso Alessandro Giadrossi, delegato regionale del Wwf. «Con lo sfratto dal parco di Miramare - ha spiegato accoratamente Spoto - si mette seriamente a rischio l’operatività dell’intera area marina. La presenza del centro visite all’interno del parco, visitato da migliaia di persone e da tantissimi studenti delle scuole, ha sicuramente contribuito a rendere più interessante l’intero complesso di Miramare». Spoto non chiude la porta a eventuali accordi last minute, dichiarandosi disposto a rinunciare all’intero Castelletto, ma puntando a mantenere la fruizione del Bagno Ducale, indispensabile sbocco al mare.

Luca Saviano

 

Ma Caburlotto tira dritto «Il Castelletto è un museo»

Il direttore del polo punta a riallestire e aprire al pubblico le sale usate dai ricercatori

Torrenti prende le distanze: «Situazione paradossale, ho già informato Franceschini»

È riuscito a catalizzare su di sé le attenzioni di tutte le forze politiche regionali, compattandole pressochè in un unico giudizio. “Tutti contro Luca Caburlotto”, potrebbe intitolarsi la commedia, dai risvolti melodrammatici, che sta virtualmente andando in scena lungo i viali e i giardini della tenuta di Massimiliano d’Asburgo e di Carlotta. Al direttore del polo museale regionale sembrano essere stati consegnati i panni del “cattivo” di questa storia, almeno stando ai principali commenti degli esponenti politici. C’è chi chiede le sue dimissioni e chi invece si aspetta di conoscere le motivazioni del suo silenzio, reiterato nonostante sia stato più volte interpellato dal Wwf, il soggetto incaricato dallo Stato per gestire la Riserva marina di Miramare. Chiamato in causa da più voci, questa volta, il soprintendente Caburlotto non tace e affida le sue riflessioni sul caso della Riserva a un comunicato. Testo che conferma a pieno l’intenzione di cambiare la destinazione d’uso del Castelletto, facendo quindi sloggiare gli attuali inquilini. «Venuta a naturale scadenza la concessione - scrive Caburlotto - , l’amministrazione intende rientrare in possesso del Castelletto per dare attuazione al programma di valorizzazione dell’offerta culturale di Miramare, che prevede la riapertura al pubblico di tale importantissimo monumento, di altissimo valore artistico e storico, che verrà riallestito con gli arredi originali ora chiusi nei depositi». Di tutt’altro avviso l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti, che fa sapere di aver già preso contromisure rispetto a ciò che sta accadendo a Miramare: «Ho già informato personalmente Dario Franceschini della situazione paradossale che si sta verificando a Trieste - ha spiegato Torrenti, che ieri ha incontrato il ministro dei Beni culturali a Roma, in occasione della riunione della commissione Turismo della Conferenza delle Regioni - . Questo episodio conferma la necessità di un ripensamento complessivo dell’area, proprio in virtù del suo alto valore storico-artistico, ambientale e turistico. Appare sempre più chiara l’esigenza di allineare le competenze e gli interventi, in un coordinamento stretto fra la Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Trieste e il Ministero competente. Miramare, e ciò che questo sito rappresenta, non può continuare a generare problemi e fiumi di polemiche, bensì deve ritornare a essere una risorsa per tutto il territorio regionale».

(lu.sa.)
 

Il Comune “convoca” d’urgenza il ministro - Cosolini: «Ultimo atto di una catena di episodi spiacevoli». Prodani porta il caso a Montecitorio
Il grido d’allarme lanciato da Maurizio Spoto, direttore della Riserva marina di Miramare, non è rimasto inascoltato. La conferenza stampa, «convocata per chiarire alla città ciò che sta avvenendo», ha richiamato al Caffè Tommaseo mezzo Consiglio comunale. Lo stesso sindaco Roberto Cosolini ha voluto portare la vicinanza dell’amministrazione comunale «a una realtà dalla valenza internazionale». Cosolini si è detto intenzionato a «chiedere un incontro al ministro Franceschini, per ribadire come un dirigente del suo dicastero (Caburlotto, ndr) non ha più alcun rapporto con la comunità nella quale è chiamato a lavorare». Il primo cittadino ha ripercorso le sventure che hanno toccato ultimamente il parco: «Questo è solo l’ultimo di una catena di episodi spiacevoli». Per questo motivo, come già fatto in precedenza, Cosolini si è detto disposto a collaborare in prima linea per valorizzare pienamente il parco e il suo castello, «a patto che ci sia reciprocità, atteggiamento, questo, che non sembra avere Caburlotto». Anche Vittorio Zollia, assessore provinciale all’Ambiente, ha puntato il dito contro Caburlotto: «Ciò che sta accadendo è incomprensibile - le sue parole - . Caburlotto negli scorsi mesi ci aveva assicurato che saremmo arrivati a una conclusione». Anche il Movimento 5 Stelle chiama in causa il direttore del polo museale regionale: «Si tratta dell'ennesimo affronto alla città perpetrato dal soprintendente Caburlotto – sottolineano Ilaria Dal Zovo e Paolo Menis - . Non basta il degrado del parco di Miramare, ora si sta cercando di allontanare anche una realtà consolidata come il Wwf. Il sovrintendente spieghi quali sono le motivazioni che lo hanno spinto a prendere queste decisioni e perché continua a negarsi ai propri interlocutori, istituzioni comprese». Il parlamentare di Alternativa libera Aris Prodani, invece, si rivolge con un’interrogazione direttamente al ministro Dario Franceschini, «per sapere se il ministro sia al corrente di ciò che sta accadendo a Miramare, se sia sua intenzione rispettare gli accordi sottoscritti tra la direzione del Polo museale Fvg e la direzione dell’Area marina protetta di Miramare e, infine, per conoscere se sia sua intenzione confermare la disponibilità del Bagno Ducale, individuando in tempi brevi degli spazi adeguati all’interno del sito di Miramare dove il Wwf possa svolgere con continuità le proprie attività». Giulio Lauri, capogruppo di Sel in Consiglio regionale, definisce la situazione «kafkiana e inaccettabile», sottolineando l’assurdità di un mancato accordo fra il Ministero dell’Ambiente e quello dei Beni e delle Attività culturali. Pierpaolo Roberti, segretario della Lega Nord Trieste, alza i toni «contro le fallimentari politiche della sinistra e in memoria del fondatore della Riserva marina Mario Bussani», proponendo nuovamente di «sollevare il ministero dal mantenimento del sito e di affidarlo invece al Comune».

(lu.sa.)

 

Anche Duino Aurisina scende in campo e si unisce alla protesta
Anche il Comune di Duino Aurisina si aggiunge alla schiera di coloro che protestano per l’ipotesi sfratto a danno della Riserva marina di Miramare. È Marija Doroteja Brecelj, assessore della giunta guidata dal sindaco Vladimir Kukanja, a farsi portavoce del pensiero dell’esecutivo duinese. «La collaborazione fra la Riserva marina di Miramare del Wwf e la nostra amministrazione – dice - è molto valida da tantissimi anni (anche in riferimento alla Riserva naturale regionale delle Falesie di Duino, ndr). Oltre a garantire un continuo monitoraggio sul nostro territorio, sia per quanto concerne la costa, sia per quanto riguarda l’interno – precisa Brecelj – gli operatori della Riserva organizzano con regolarità e puntualità gite in mare, sul tratto di mare davanti a Sistiana, e sul Carso, predisponendo apprezzati laboratori didattici. Tutte le loro iniziative – prosegue Brecelj, che ha, fra le altre, la delega per la Cultura e l’Istruzione – sono sempre apprezzate dalla popolazione residente, dai turisti e, naturalmente, dal Comune. Per questi motivi chiediamo e ci chiediamo quale sia la ragione di questo atteggiamento della Soprintendenza». Sono in parecchi a porsi la medesima domanda: «Sappiamo di essere in tanti in questa battaglia – aggiunge l’assessore del Comune di Duino Aurisina, che ieri non ha voluto mancare alla conferenza stampa del direttore della Riserva, Maurizio Spoto – e speriamo che questa mobilitazione di tante istituzioni porti a risultati concreti. L’educazione ambientale è fondamentale, soprattutto se portata all’interno delle scuole, come cerchiamo di fare, come amministrazione, anche grazie alla buona collaborazione con i tecnici della Riserva marina di Miramare. Uno sfratto - conclude l’esponente della giunta Kukanja - andrebbe nella direzione opposta e non sarebbe accettato dalla gente».

(u.s.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 10 dicembre 2015

 

 

Riserva del WWF sfrattata da Miramare - PARCO MARINO »GLI SCENARI

La concessione scade a fine anno ma Soprintendenza e ministero ignorano le richieste di rinnovo. Allarme dei ricercatori
Da più di due anni cerchiamo di contattare Caburlotto ma non abbiamo avuto risposte
Prima l’incuria del parco, ora lo “sfratto” del fiore all’occhiello, la Riserva marina del Wwf. Non c’è pace per Miramare. I ventidue ettari di superficie verde attorno alla dimora che fu di Massimiliano d'Asburgo e di sua moglie Carlotta continuano a essere al centro della cronaca cittadina. Parassiti ed erbe infestanti, nel corso dell’ultimo anno, hanno sfregiato le piante del parco, riducendo il giardino all’italiana a una sorta di landa carsica, opportuna in quel sito quanto un cappotto in piena estate. Una situazione, questa, che a fine agosto aveva richiamato a Trieste anche le televisioni nazionali, intervenute per documentare lo stato di forma della principale attrattiva turistica regionale. Il lieto fine di questa vicenda sembrava profilarsi all’orizzonte con l’apertura di alcuni cantieri, specialmente nella zona delle serre, avviati grazie ai finanziamenti dell’accordo Stato-Regione. La bocciatura di Maurizio Anselmi alla direzione del Museo storico del Castello e del Parco di Miramare, avvenuta a inizio novembre per mano del ministero dei Beni e delle Attività culturali, sembrava poter essere la conclusione di questo annus horribilis. E invece un’altra bega sta per abbattersi su quello che era stato pensato da Massimiliano come il buen retiro per la sua famiglia. Questa volta a finire nell’occhio del ciclone è la Riserva marina di Miramare, il primo parco marino istituito in Italia, a seguito di un decreto del ministero dell’Ambiente datato 12 novembre 1986. Un’istituzione dalla valenza internazionale, quella diretta da Maurizio Spoto, che da sempre è ospitata all’interno del parco di Miramare. Un fiore all’occhiello del panorama scientifico triestino che, però, rischia di appassire, a meno che non venga trovata una soluzione entro qualche settimana. A rischiare di dover fare le valigie sono i ricercatori che operano all’interno del Castelletto che si affaccia sulla baia di Grignano. La struttura ospita al piano terra il centro visite, gli acquari e i laboratori didattici, mentre al secondo piano una serie di uffici. Stessa sorte sembra essere riservata alle strutture del Bagno Ducale che si trovano davanti al castello e che hanno la funzione di aula didattica in riva al mare: una vera e propria base di partenza per le attività divulgative e per le immersioni che vengono curate dalla Riserva marina stessa. Quali siano le motivazioni dello “sfratto” è presto detto. A fine giugno sono scadute le concessioni demaniali che permettevano al Wwf Italia, soggetto gestore della Riserva statale, di operare in quell’area. Una proroga ha “congelato” la situazione fino al 31 dicembre, ma non è bastata agli interessati per venire a capo della questione. «Da più di due anni - spiega Spoto - stiamo cercando invano un’interlocuzione con la Soprintendenza e con il dottor Luca Caburlotto (nel frattempo diventato direttore del polo museale regionale, ndr), ma non è stato possibile intavolare alcuna forma di dialogo». Sull’intera vicenda è inspiegabilmente calato un silenzio surreale. Il telefono di Caburlotto sembra squillare a vuoto e la stessa cosa, a quanto pare, avviene se si prova a contattare il ministero competente. La questione, infatti, è ormai approdata nei palazzi romani. I dicasteri coinvolti in questo caso sono due: quello per i Beni e le Attività culturali e quello per l’Ambiente. La preoccupazione di chi opera all’interno della Riserva marina rimane alta ed è motivata dalla mancanza di riscontri e dalle tempistiche troppo strette. «Non so spiegarmi questa assenza di risposte - così Spoto - , spero solo che al più presto venga trovato un accordo». Al fine di rompere il silenzio, il Wwf ha convocato per questa mattina una conferenza stampa dal titolo inequivocabile “La Riserva Marina di Miramare cacciata dal Parco demaniale dalla Soprintendenza”, alla quale sono state invitate le istituzioni e le realtà scientifiche che collaborano con la Riserva. Il rapporto che in questi trent’anni si è instaurato con il parco di Miramare appare indispensabile. La conferma arriva dall’Ogs, partner storico della Riserva marina. «La prossimità dei ricercatori al mare è indispensabile - sottolinea Paola Del Negro, direttrice della sezione Oceanografia dell’Ogs - e garantisce un’attività di monitoraggio estremamente efficace. Pensare di collocare le strutture della Riserva marina in una sede alternativa sarebbe un grosso errore. Mi aspetto che Trieste si ribelli a questa prospettiva e che dimostri di avere a cuore due capisaldi di questa città: il mare e la ricerca scientifica». In queste ore le istituzioni locali si preparano a schierarsi sulla linea difensiva: «Siamo nettamente dalla parte della Riserva - così l’assessore provinciale all’Ambiente Vittorio Zollia - . Ciò che sta accadendo è grave ed è inspiegabile che i due ministeri interessati non siano ancora arrivati a una soluzione».

Luca Saviano

 

 

Prg in aula, lo spettro del voto a gennaio
Discussioni fiume e scintille rischiano di far slittare l’approvazione. Centinaia di emendamenti in sospeso
Un'autentica corsa contro il tempo. Un percorso che però si presenta pieno di ostacoli. E di attacchi politici. La maratona del Consiglio comunale verso l'approvazione del nuovo Piano regolatore generale rischia di atterrare nel bel mezzo delle festività natalizie e di fine anno. O peggio ancora slittare a gennaio. Quella che in un primo tempo era stata ipotizzata come la data limite per il via libera definitivo al documento, vale a dire quella di venerdì 18 dicembre, difficilmente potrà essere rispettata. Un problema di numeri. La mole infinita di osservazioni presentate da associazioni e cittadini, accompagnate dalle rispettive controdeduzioni degli uffici e dai relativi emendamenti dei consiglieri, sta letteralmente mandando in tilt il ruolino di marcia dell'aula. Sono ancora alcune centinaia le osservazioni che devono passare al vaglio dell’aula (erano 760 in tutto) e il mini tour de force di tre riunioni ravvicinate (oltre a ieri, sedute previste anche stasera e domani) rischia di non bastare per arrivare al traguardo prima di Natale. Bisogna viaggiare al ritmo di un centinaio di emendamenti a seduta. Altrimenti i conti non tornano. Che la situazione sia complicata e calda lo si è capito già all'inizio della seduta di ieri quando il sindaco ha chiesto una pausa di riflessione proprio «per fare il punto della situazione» e capire «se è possibile rispettare o meno il calendario dei lavori». Una pausa durata quasi due ore e mezzo, tra riunioni dei gruppi consiliari e commissione capigruppo, che i rumors sussurrano sia stata alquanto movimentata. In sostanza l'obiettivo è provare ad accorciare i tempi, accorpando una serie di emendamenti. Ma non tutti sono d'accordo. Alla ripresa dei lavori sono stati ritirati, per lo più dai consiglieri di maggioranza, una ventina di emedamenti. Un segnale per provare ad accelerare i lavori. Ma potrebbe non bastare. Peraltro se l'approvazione del documento dovesse slittare al 2016 significherebbe perdere la premialità che arriverebbe al Comune dal Demanio dello Stato per la valorizzazione del patrimonio degli edifici dismessi, con una perdita economica rilevante. Come se non bastasse fioccano scintille tra i consiglieri, in particolare tra Stefano Patuanelli (M5S) e il capogruppo di Forza Itala Everest Bertoli. Il pentastellato denuncia «inciuci tra maggioranza ed opposizione che cercano di accordarsi sugli emendamenti da accogliere o meno». Tuona Bertoli: «Queste sono falsità: se Patuanelli ha queste prove si rivolga direttamente alla Procura della Repubblica. Altrimenti sarà querelato per diffamazione». Prova a stemperare Paolo Rovis (Tp): «Siamo qui a lavorare tutti insieme per il futuro della città senza fare nulla di nascosto o poco chiaro: dobbiamo lasciar da parte i sentimenti negativi». Così Franco Bandelli (Un'Altra Trieste): «Il Piano ha una sua logica ed una sua filosofia, ma va rispettato il ruolo della politica e del Consiglio comunale». Fiducioso Marco Toncelli, capogruppo Pd: «È normale che ci sia discussione accesa, ma ma sono convinto che prevarrà il buon senso».

(p.p.)

 

 

M5s: «In Ferriera più interessi che diritti»

«Ancora una volta, in maniera coscientemente miope, si è deciso di far prevalere gli interessi economici sul diritto alla salute dei cittadini».

Marco Zullo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, commenta così il prossimo rilascio da parte della Regione dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) al reparto siderurgico della ferriera di Servola, a Trieste. «Le restrizioni imposte sulle emissioni non garantiscono affatto la tutela della salute dei residenti del quartiere, alle prese da anni con l’ingombrante presenza dello stabilimento oggi di proprietà della Siderurgica Triestina - indica ancora Zullo -. Fumi, odori, ma soprattutto il preoccupante deposito di polveri costituiscono gli effetti direttamente percepibili dalle famiglie triestine che risiedono nel rione di Servola, dove negli anni si sono moltiplicati i casi di patologie oncologiche sulle cui cause più di qualcuno preferisce sorvolare». Secondo l’europarlamentare, «chi dovrebbe garantire la salute dei cittadini, ovvero il sindaco Cosolini e la presidente della Regione Serracchiani, oggi preferisce alzare le mani e scegliere la via dello status quo».

 

 

Duino Aurisina - Discarica a cielo aperto nel bosco della Cernizza
Ci risiamo. La pessima abitudine di utilizzare gli spazi verdi del territorio comunale di Duino Aurisina come discariche a cielo aperto è sempre più marcata.

Stavolta, a fare le spese di comportamenti inaccettabili, è stato il bosco della Cernizza. Nel cuore del verde che lo caratterizza, qualcuno ha pensato bene di abbandonare due divani, uno bianco e uno blu, in parte strappati. Un delitto per quell'area, che si trova tra il Castello dei principi della Torre e Tasso e il Villaggio del Pescatore. A livello botanico si tratta di una lecceto, di una ventina di ettari, che si differenzia dai vicini boschi mediterranei della Costiera triestina. Si tratta di un’antica pertinenza del Castello, già conosciuta come “Parco dei Cervi”, “Thiergarten” o “Bosco Nigriano”. L'area, pesantemente danneggiata dalle vicende belliche della zona, è percorsa da un dedalo di stradine che si diffondono a raggiera e sul perimetro sono ancora visibili alcuni tratti della muraglia che nel passato delimitava tutto il parco. Il bosco della Cernizza rappresenta l’espressione più settentrionale dei boschi di carpinella diffusi in Istria e Dalmazia sulle terre rosse carsiche. Oltre al leccio e alla carpinella vi si trovano in minor misura il carpino nero, il terebinto, la fillerea, l’acero trilobo e l'orniello. Il luogo è talmente bello e ricco d'atmosfera, da essere inserito da tempo nei percorsi che la Provincia di Trieste propone di visitare ai turisti e agli stessi triestini. A individuare i due salotti buttati nell'erba è stata una frequentatrice del posto, che vi porta spesso il cane a passeggiare. Vista la situazione, questa persona ha pensato bene di fotografare le poltrone e i divani abbandonati, per dare testimonianza di quanto possano essere deleteri per l'ambiente comportamenti di questo tipo. A Duino Aurisina purtroppo queste situazioni tendono a ripetersi: uno dei luoghi preferiti per abbandonarvi mobili e cianfrusaglie di vario tipo è il piazzale antistante l'ex motel dell'Agip, sulla statale fra Duino e il bivio per il Villaggio del Pescatore. Ma anche i residenti dell'abitato di Aurisina hanno denunciato spesso nel recente passato la presenza di immondizie ai bordi delle strade di grande passaggio. Com'è stato più volte spiegato, anche nell'ambito delle sedute del Consiglio comunale, Duino Aurisina paga il fatto di essere un Comune formato da tante piccole frazioni, unite fra loro da numerose strade immerse nel verde che, di notte in particolare, diventano facile bersaglio per chi vuole abbandonare sul posto immondizie di qualsiasi tipologia. Ovviamente le preferite sono quelle di grande dimensione, che bisognerebbe portare nelle apposite discariche e che qualcuno trova più comodo abbandonare fra gli alberi.

Ugo Salvini

 

 

Rivolta bis contro gli odori causati dalla Siot
Nuova levata di scudi dei residenti di San Dorligo. Contestata la presidente della commissione Ambiente
SAN DORLIGO DELLA VALLE I cattivi odori prodotti dall’oleodotto della Siot non sono scomparsi. Anzi, a detta dei residenti della zona attraversata dall’impianto, la situazione sarebbe «sempre molto preoccupante». Hanno suscitato notevoli reazioni, del tutto negative, le espressioni utilizzate dalla presidente della commissione Ambiente del Comune di San Dorligo della Valle, l’architetto Rossana Pettirosso, che aveva parlato, qualche giorno fa, di «risultati molto soddisfacenti», a proposito degli esperimenti che la spa sta effettuando, procedendo alla nebulizzazione delle pareti dei serbatoi. Il primo a replicare è Roberto Drozina, capogruppo della Lista civica Territorio e ambiente, e membro della Commissione presieduta dalla stessa Pettirosso. «La presidente usa forme verbali al passato - dice - quasi che il problema degli odori targati Siot fosse ormai un ricordo. Io - aggiunge Drozina - abito in una zona prossima al parco serbatoi, a Mattonaia, perciò posso a pieno titolo dare testimonianza diretta di una situazione del tutto diversa. Se l’architetto Pettirosso andasse a parlare con gli abitanti di Mattonaia, Francovec, Montedoro, Lacotisce, Dolina bassa, Crogole e Bagnoli stessa - afferma il consigliere comunale - non credo troverebbe conferme. Personalmente - conclude - ho intrattenuto per anni, con l’architetto Pettirosso, un ottimo rapporto, che però si è deteriorato proprio in conseguenza dei suoi metodi di conduzione della commissione». Ancor più secco Giorgio Jercog, coordinatore del Comitato per la salvaguardia del golfo. «Nulla di quanto riferito da Pettirosso - accusa - corrisponde a verità. Gli abitati vicini all’area dei tank sono invasi da cattivi odori - sottolinea - che costringono i residenti a chiudersi nelle proprie case. Nonostante da anni si propongano soluzioni - prosegue Jercog - nulla è cambiato. Come riferito più volte nelle audizioni in Provincia, l’unica soluzione è dotare i serbatoi di tetti fissi chiusi. Vista la concessione rilasciata alla società per altri 50 anni, gli investimenti dell’Ue, oltre a potenziare le stazioni di pompaggio verso l’Austria, dovrebbe servire a interventi mirati sugli impianti di stoccaggio, e nel frattempo dotare le abitazioni nei pressi del deposito di sistemi di depurazione dell’aria».

(u.sa.)

 

 

Fondi per incentivare l’uso di auto a metano
Emendamento della giunta alla Finanziaria. In arrivo risorse per il bilancio energetico delle imprese
TRIESTE La giunta regionale, riunita ieri in sessione straordinaria a Udine, ha discusso e proposto alcuni emendamenti alla Legge di stabilità per il 2016. Se la maggior parte di essi, come spiega l'assessore alle Finanze, Francesco Peroni, sono prevalentemente tecnici, ovvero «finalizzati a rendere ancora più fluido il sistema normativo che verrà discusso la prossima settimana dal Consiglio», due emendamenti intendono premere sull'acceleratore della sostenibilità ambientale. «Abbiamo deciso di proporre due nuove linee di finanziamento», indica l'assessore ad Ambiente ed Energia, Sara Vito. «Mettendo a bilancio 2016 500 mila euro - aggiunge l’assessore - abbiamo previsto di dare impulso alla vendita di metano per autotrazione e, di conseguenza, alla diffusione di autovetture a metano, prevedendo un contributo importante a gestori di distribuzione di carburanti affinché adeguino i propri impianti». In Friuli Venezia Giulia, attualmente sono solo cinque i distributori attrezzati a metano, carburante ecologico (emette il 20 per cento in meno CO2 rispetto alla benzina ed è privo di particolato (PM10), sicuro e che costa meno di metà della benzina. Per l'accesso ai contributi saranno naturalmente privilegiati i gestori a ridosso della rete pubblica di distribuzione del metano. Una seconda linea di finanziamento, con a disposizione risorse regionali per 500mila euro cui si aggiungono fondi dei ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente, è indirizzata alle piccole e medie imprese per aiutarle a predisporre il bilancio energetico e per accedere alla certificazione ISO 50001. Il bilancio energetico è uno strumento analitico elaborato per le imprese e consente di ricostruire in modo dettagliato il proprio profilo di consumo di energia. Serve dunque ad orientarsi meglio tra le possibili tecnologie energetiche pulite adottabili, identificando le soluzioni che meglio si adattano al proprio fabbisogno energetico e alle proprie caratteristiche di consumo. Per il resto, la giunta ha definito alcuni altri emendamenti eminentemente tecnici al testo della manovra licenziato qualche settimana fa, che intervengono su aspetti procedimentali che però sono molto significativi dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi. «Assicurare procedimenti celeri - precisa Peroni - significa raggiungere prima gli obiettivi che ci si è dati politicamente». Il principale di questi aggiustamenti riguarda il tema del cosiddetto volano opere, 50 milioni di euro di risorse regionali già assegnate che potranno venir liquidate nel 2016 e che permetteranno di portare a compimento più rapidamente 79 progetti sul territorio regionale. «Intervenendo a livello di aspetti puramente tecnico-contabili - evidenzia Peroni - intendiamo assicurare maggiore rapidità alle procedure e quindi accelerare l'avvio dei cantieri, che riteniamo in alcuni casi possano aprirsi già a gennaio».

 

Lauri: «Sì a una cultura della mobilità lenta» - Mobilità sostenibile, interviene Giulio Lauri (Sel).

«Bisogna lavorare tutti insieme, movimenti, associazioni ed istituzioni, per costruire una cultura della sicurezza stradale e della mobilità lenta: perché non basta che la Regione stanzi i soldi, serve che i Comuni percepiscano che anche in Italia, come nel resto d’ Europa, c’è una richiesta forte di una mobilità sostenibile e sicura».

 

 

Polo intermodale a Ronchi, al via i cantieri per la rotatoria
TRIESTE - I lavori per la rotatoria sulla regionale 14, primo tassello del futuro Polo intermodale di Ronchi dei Legionari, verranno consegnati domani.

La conferma arriva da Mariagrazia Santoro, ieri a convegno, nella sala conferenze dello scalo aeroportuale con il presidente Antonio Marano, tecnici e amministratori locali anche di Monfalcone e Staranzano, su un’infrastruttura «dalle sicure potenzialità di sviluppo per il territorio», ha rimarcato l’assessore regionale ai Trasporti. Si tratta di lavori per 450mila euro pagati dalla Regione. A realizzarli sarà Fvg Strade nell’arco di circa 180 giorni. «Con questa rotatoria - spiega l’assessore - sarà possibile l'inversione di direzione per coloro che raggiungono l’aeroporto dall’uscita dell’autostrada, in modo da mettere così in sicurezza la circolazione da e per Ronchi e il nuovo hub costituito dal Polo intermodale, che sorgerà dalla parte opposta della strada regionale rispetto allo scalo aeroportuale. È una delle cose introdotte prima della stipula dell’accordo di programma, che non era stata prevista e nemmeno finanziata dai progetti originari». Per la messa a sistema di aeroporto, ferrovia e autostrada - un bando di gara da complessivi 13 milioni di euro - i cantieri si dovrebbero attivare nelle prossime settimane. Il progetto, inserito tra le sette opere intermodali di interesse nazionale, consentirà di mettere in connessione il trasporto aereo con quello ferroviario e via gomma grazie alla realizzazione di una fermata ferroviaria, un’autostazione per i bus, nuovi parcheggi, una passerella pedonale sulla strada regionale 14, percorsi “meccanizzati”, opere di viabilità interna ed esterna, e opere di servizio. A lavori completati, l’aeroporto ronchese sarà uno degli otto scali aerei italiani direttamente collegati alla rete ferroviaria e il primo in un raggio di 350 chilometri che copre il Nord Est, il Sud dell’Austria e la Slovenia.

(m.b.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 9 dicembre 2015

 

 

La Ferriera incorpora la centrale Elettra - le tappe
Procedura avviata. Ventiquattro dipendenti passano a Siderurgica Triestina. Lunedì l’arrivo di Giovanni Arvedi in città
È scattata la procedura di incorporazione in Siderurgica Triestina, la società del Gruppo Arvedi che gestisce la Ferriera di Servola, del ramo d’azienda di Elettra Produzione costituito dalla centrale di cogenerazione che si trova all’interno dello stabilimento siderurgico triestino. La proprietà, in base all’articolo 47 della legge numero 428 del 1990, ne ha dato avviso alle organizzazioni sindacali. Ciò sembra togliere anche gli ultimi dubbi sull’acquisto da parte dello stesso gruppo cremonese della centrale e di conseguenza sul mantenimento dell’area a caldo (altoforno, cokeria e macchina a colare) della Ferriera che era già stato “ipotecato” dopo il via libera alla concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale valida per dieci anni da parte della Conferenza dei servizi. «Abbiamo sette giorni per dare il nostro parere e altri sette per essere convocati - spiega Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) - ma comunque la procedura di incorporazione deve concludersi entro 25 giorni e se non arriva l’assenso sindacale, l’azienda può procedere anche unilateralmente». Un’operazione che presenta aspetti complicati dal momento che i 24 dipendenti di Elettra, che comunque in questo modo hanno scampato il pericolo dell’effettiva messa in mobilità, hanno il contratto di lavoro degli elettrici e non quello dei metalmeccanici nel quale invece sono inquadrati tutti i lavoratori di Siderurgica Triestina. Il presidente Giovanni Arvedi sarà a Trieste per fare gli auguri di Buone feste a tutti i dipendenti lunedì 14 dicembre e tutto lascia presagire che sarà quella l’occasione dell’annuncio che il Piano industriale potrà concretizzarsi poggiando su tutte e tre le gambe che erano state previste: il ciclo a caldo, il laminatoio a freddo, la banchina. Un annuncio che se da un lato porterà ulteriore sconforto a tanti abitanti dell’area circostante che da anni si battono per la chiusura della Ferriera a causa delle ripercussioni ambientali, dall’altro aprirà un serbatoio occupazionale che a Trieste tutto in una volta sola non si vedeva da decenni dal momento che secondo quanto anticipato dallo stesso Arvedi l’organico potrà crescere fino a oltre 700 dipendenti rispetto ai 430 attuali. Un’operazione che comunque sta marcando un certo ritardo. «Lo scheletro del nuovo capannone che si affiancherà a quello dell’ex acciaieria è stato innalzato - riferisce Salvaneschi - ma impianti e macchinari sono ancora nei container. Si spera di partire con la produzione a primavera». Già oltre un mese fa il presidente aveva affermato che «i primi riscontri sull’efficacia dei sistemi di contenimento delle emissioni hanno dato i risultati positivi sperati». Successivamente il presidente e amministratore delegato di Siderurgica Triestina Andrea Landini ha specificato che «stanno procedendo gli interventi più importanti sulla parte impiantistica a iniziare da quelli dell’impianto di aspirazione della cokeria (dopo la parte meccanica si sta ora lavorando a quella elettrica) con previsione di conclusione dei collaudi entro dicembre». La società ha specificato come siano stati portati a termine anche interventi addizionali rispetto agli Accordi di programma e tra questi sull’altoforno il rivestimento refrattario, l’impianto di raffreddamento, la sistemazione dei cowpers, il presidio di aspirazione della tramoggia di carico, il Redler elettrofiltro Daneco e sull’agglomerato il ripristino del fabbricato, dei presidi di aspirazione ambientale, la sistemazione dell’elettrofiltro ambientale, la cappa di aspirazione sul tamburo miscelatore. «Sono in corso consulenze tecniche esterne - riferisce ancora Salvaneschi - sulla gestione dell’altoforno e la produzione». Un altro nervo scoperto è quello della logistica che Siderurgica Triestina aveva pianificato di esternalizzare: in gestione a Sider logistic, con il distacco di 16 dipendenti di Siderurgica Triestina, dovrebbe passare la movimentazione ferroviaria, alla Gap del Gruppo Piantoni quella stradale. L’opposzione dei sindacati ha indotto però l’azienda a congelare l’operazione. Un nuovo confronto tra azienda e rappresentanti dei lavoratori è però in programma oggi alle 14.30 e Siderurgica Triestina potrebbe riproporre l’esternalizzazione.

Silvio Maranzana

 

 

Piano Regolatore - Il dem Petrossi replica a Giorgi «Mai avuti favori sui miei terreni»
Fabio Petrossi, consigliere comunale del PD, stavolta si indigna. Chiamato in causa dal collega di Forza Italia Lorenzo Giorgi che lo aveva citato «perché a suo dire avrei “chiesto ed ottenuto l’edificabilità” su un mio “terreno verde” nell’ambito di quelle che egli definisce “osservazioni indecenti”» del prg, si arrabbia proprio.

E scrive: «Non mi soffermo sulla terminologia usata dal consigliere Giorgi, che definire offensiva ed inadeguata è un eufemismo. A tal proposito mi limito solo a ricordargli, perché possa meditare, le parole dette dall’allora Coordinatore del suo partito, il PDL, Sandro Bondi che definì l’Italia: “… un Paese imbarbarito da una politica e da una cultura squallida ed indecente”. Ligio a un codice di comportamento e trasparenza che prevedeva di non interferire “politicamente” sui lavori degli Uffici, io (come altri Consiglieri del PD) ho atteso la pubblicazione della proposta del nuovo Piano regolatore esattamente come hanno fatto tutti gli altri cittadini. Poi, al momento in cui tutti i cittadini sono stati messi nelle condizioni di farlo, a mia volta ho proposto la mia legittima osservazione. Questo non è fare “osservazioni indecenti”! Questo è essere politicamente trasparenti, come ad un politico si chiede di essere!». Petrossi passa quindi al contrattacco e accusa Giorgi di essere «già in campagna elettorale, e quindi pur di attaccare chi non sta dalla sua parte non rinuncia a dire cose inesatte (altri direbbero bugie)». A seguire le smentite. «Ha affermato che il sottoscritto ha “chiesto ed ottenuto l’edificabilità sul proprio terreno verde”. La verità è che il sottoscritto, invece, esercitando un suo diritto con piena trasparenza ha messo in evidenza che stando alle Direttive a suo tempo votate dal consiglio Comunale vi erano elementi di perplessità riguardo alla configurazione che si voleva dare ad un proprio terreno che, a differenza di quanto affermato dal Consigliere Giorgi, non era MAI stato “verde”. Di fatto il consiglio comunale nel riconoscere la puntualità dell’osservazione ha emesso il suo voto adottando i criteri di valutazione usati per valutare le osservazioni di molti altri cittadini, nel rispetto delle citate Direttive».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 8 dicembre 2015

 

Lotta ai gas serra dal mare di Trieste
L’Ogs e l’Istituto di Scienze Marine coinvolti nella nuova struttura di ricerca Icos Eric
 Il Golfo di Trieste e le istituzioni scientifiche triestine avranno un ruolo di primo piano nella lotta ai gas serra che stanno avvelenando il pianeta. L’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e il Cnr Ismar di Trieste, infatti, sono due dei centri di ricerca italiani coinvolti nelle attività di Icos Eric (Integrated Carbon Observation System), una nuova infrastruttura di ricerca pan-europea, istituita dalla Commissione Europea, con l’obiettivo di fornire osservazioni di lungo periodo sui gas serra in tutta Europa. Icos Eric è il dodicesimo Consorzio Europeo per Infrastrutture di Ricerca. L’European Research Infrastructure Consortium è stato istituito nel 2009, quale strumento giuridico e istituzionale per attività di ricerca a scala continentale. L’infrastruttura di ricerca Icos nasce dall’attività di numerosi ricercatori, molti dei quali italiani, che negli ultimi venti anni si sono occupati dei temi legati ai gas serra e i cambiamenti climatici. Commentando l’importanza dell’istituzione di Icos Eric, Robert-Jan Smits, direttore generale per la Ricerca e l’Innovazione della Commissione Europea, ha dichiarato che «grazie alle attività che agevoleranno osservazioni di lungo periodo sui gas serra e sul carbonio su scala pan-europea, l’infrastruttura europea di ricerca Icos fornirà un importante contributo di informazioni e conoscenze al servizio dell’impegno europeo e globale verso l’ottenimento di sicuri obiettivi di mitigazione. È quindi d’importanza straordinaria che Icos abbia ottenuto lo status di Eric e che questo sia avvenuto proprio alla vigilia della Cop21 di Parigi, portando un nuovo, chiaro, messaggio dell’Unione Europea circa i propri impegni sugli obiettivi che riguardano il tema delle emissioni». Per la parte marina dunque l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e l’Istituto di Scienze Marine (Ismar) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) parteciperanno fornendo dati sui flussi aria mare di biossido di carbonio raccolti nei siti marini gestiti dai due istituti e situati rispettivamente nel centro del golfo di Trieste, in area costiera presso l’area protetta Riserva Marina di Miramare e nel bacino Sud Adriatico». Icos è una infrastruttura di ricerca distribuita che fornisce misure di alta qualità sul ciclo carbonio, sulle emissioni di gas serra e sulla loro concentrazione atmosferica a scala europea. I membri fondatori sono otto: Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Norvegia, Svezia e Finlandia (sede dell’Eric). La Svizzera al momento fa parte dell’iniziativa in qualità di osservatore. Icos RI integra reti di siti per il monitoraggio di gas serra in atmosfera, ecosistemi e oceani al fine di fornire basi osservative per la stima del bilancio europeo del carbonio e per analizzarne l’evoluzione. I siti di misura sono distribuiti tra l’Artico e il Mediterraneo per le componenti atmosfera e ecosistemi, e su piattaforme e navi nel Nord dell’Atlantico, nel Mediterraneo e nel Mar Baltico per le misure marine. Il contributo italiano a Icos è rappresentato da numerose stazioni di osservazione e di rilevamento dati nelle tre componenti: atmosfera (con i siti di misura di Monte Cimone, Lampedusa, Potenza e Plateau Rosa), ecosistemi (con i siti di Castelporziano, Borgo Cioffi, Renon, Negrisia, Monte Bondone, Capodimonte, Arca di Noè, Bosco Fontana e Torgnon) e oceani (appunto con i siti Miramare e Paloma del nord Adriatico, E2M3A del sud Adriatico e W1M3A del mar Tirreno).

Gabriele Sala

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 7 dicembre 2015

 

Scontro sugli emendamenti - Piano regolatore “in ostaggio”
Bagarre sulle richieste di estensione dell’edificabilità già cassate dagli uffici - Cosolini accoglie la proposta di Forza Italia e “congela” la discussione in aula
Roberto Cosolini ridimensiona il caso: «La necessità è confermare la filosofia del piano, mantenendo gli emendamenti ragionevoli e ritirando quelli che non lo sono»Stefano Patuanelli del M5S parla apertamente di “inciucio” tra Pd e Forza Italia. «I tempi dell’aula - attacca - vengono dettati da chi fa marchette puntuali»Per Marino Sossi di Sel è inammissibile mettere in discussione i giudizi già formulati dagli uffici. «Viene meno la garanzia di equità di trattamento per i cittadini»

Gli emendamenti di maggioranza e opposizione rischiano di mandare il Piano regolatore fuori binario, tanto che il sindaco Roberto Cosolini ha accolto la proposta forzista di una pausa di riflessione, avanzata dal capogruppo Fi Everest Bertoli. «Penso sia necessario evitare o ritirare tutti gli emendamenti che esulano dalla filosofia del piano», commenta il primo cittadino. È il risultato di quanto avvenuto nell’ultima seduta del Consiglio, un duro faccia a faccia che ha scatenato la forte insofferenza del capogruppo di Sel Marino Sossi, che punta il dito contro l'emendamento-mania della maggioranza, e del Movimento 5 Stelle, con il consigliere Stefano Patuanelli che parla di «inciucio fra il Pd e Forza Italia». Uno scontro che rischia di produrre strascichi anche nella nuova seduta sul Prg, in programma questa sera. Il problema si pone nel momento in cui si iniziano a discutere le osservazioni dei cittadini che gli uffici hanno cassato in sede di controdeduzioni. Ovviamente si tratta il più delle volte di richieste di estensione dell'edificabilità a cui gli uffici oppongono un diniego sulla base delle linee guida del piano: singole situazioni su cui ogni partito dice la sua. Sblocca qui, blocca là, le acque si fanno torbide. Dopo una prima sessione di lavori, il Consiglio, venerdì scorso, è ricorso a una pausa dalla quale si è emersi con una proposta: «Ho chiesto che le osservazioni da approvare tramite controdeduzione o emendamento venissero discusse mercoledì prossimo - spiega Bertoli -, assieme a tutte quelle non accolte. In questo modo gli uffici avranno il tempo per garantire uniformità di giudizio. Non faremo passare nessuna mossa poco chiara alla maggioranza». La richiesta di slittamento è stata approvata dal sindaco, che non nasconde il desiderio di veder sparire tutti gli emendamenti “bislacchi” di qualunque colore. Patuanelli critica con forza l'accordo: «Con il ritardo che abbiamo il sindaco non può farsi dettare i tempi da Bertoli, deve battere il pugno sul tavolo. La richiesta di Fi nasce dalla confusione interna del partito su come trattare i loro stessi emendamenti: si tratta di testi individuali, su singoli casi, simili a quelli presentati dal resto dell'arco consigliare. In tutto sono una quarantina». Secondo Patuanelli «è un marchettificio bipartisan». «Che i tempi dell'aula vengano gestiti da chi fa le “marchette puntuali” non ci va. Noi abbiamo presentato 147 emendamenti e potremmo bloccare il Consiglio fino a giugno, ma non lo faremo per correttezza». Sossi è stizzito con la maggioranza: «Prima gli uffici giudicano non accoglibili certe richieste, poi partono emendamenti dalla maggioranza per farli approvare a forza. Ma gli uffici non seguono le linee del piano? E il piano non l'ha scritto l'assessore della giunta Cosolini? Qua pare che stiamo a votare il Prg di Romoli a Gorizia. Se non ci fidiamo di uffici e assessore, non si capisce più niente. E soprattutto viene meno la garanzia di equità di trattamento per tutti i cittadini». Chiosa il sindaco: «Sono 18 anni che non si fa un Prg, è un lavoro complicato. La necessità ora è confermare l'impianto e la filosofia del piano, mantenendo gli emendamenti ragionevoli e ritirando quelli che non lo sono».

Giovanni Tomasin

 

 

Flash-mob per la sicurezza di pedoni e ciclisti
Una settantina di manifestanti in piazza Verdi per dire basta alle stragi provocate da velocità e distrazione
Una lunga, lunghissima scia di sangue. Sono le vittime degli incidenti stradali. Un’ecatombe anche a Trieste. Come Giuseppe Tomasi, l’anziano di 86 anni investito in via Marchesetti. O come Ervis Bimaj, dipendente di una ditta di Treviso, centrato sul raccordo autostradale a circa cinque chilometri dall'uscita di Sistiana. E ancora come Maria Santa Sodaro, direttore del servizio di Anestesia della Clinica Salus, moglie del professor Vincenzo Cumbo. Entrambi morti nel terribile schianto lungo l'autostrada a pochi chilometri da Torino. Una strage silenziosa che in regione ha riguardato solo nell’ultimo anno 100 morti e 4384 feriti per la quale il Fvg è terzo in Italia. Per dire basta, per chiedere a chi ne ha il dovere una serie di interventi quanto mai urgenti e necessari, ieri pomeriggio in piazza Verdi si è svolto un Flashmob. È stata una manifestazione silenziosa organizzata da Fiab, Legambiente e Uisp. Hanno partecipato una settantina di persone. I promotori di #bastamortinstrada chiedono alla giunta Serracchiani interventi a tutela degli utenti deboli. Nell'ultima finanziaria regionale sono si previsti due milioni di euro per la sicurezza stradale ma non è stato ancora definito per quali ambiti di intervento verranno utilizzati. Per questo gli organizzatori chiedono che queste risorse vengano usate in ambito urbano per realizzare zone 30, per rendere più sicuro il muoversi in bici e a piedi, per mettere in sicurezza i percorsi casa-scuola e per promuovere nei più giovani la mobilità attiva e l'autonomia. Obiettivi questi - è bene ricordarlo - sui quali la presidente della Regione Serracchiani e i consiglieri regionali Boem (Pd), Lauri (Sel), Ukmar (Pd), Paviotti (Cittadini) e Frattolin (M5S) si sono impegnati nel 2013 sottoscrivendo la Campagna Mobilità Nuova. «Quest'anno per la prima volta, - ha dichiarato in proposito l’assessore Maria Grazia Santoro - attiviamo un canale contributivo rivolto ai comuni relativo alla sicurezza stradale, con 2 milioni di euro a disposizione, che si affianca alle risorse che ogni anno la Regione stanzia per Fvg Strade per gli interventi sulle arterie di propria competenza. Tale nuovo canale contributivo consentirà ai Comuni di intervenire nei punti neri della viabilità delle traverse urbane e quindi anche a favore delle utenze deboli (pedoni e ciclisti) come richiesto da Fiab, Uisp e Legambiente».

 

 

Siderurgia - L’Aia alla Ferriera preoccupa il M5S

«Siamo amareggiati e preoccupati per la decisione della Regione di rilasciare l'Autorizzazione integrata ambientale alla Siderurgica triestina per la Ferriera di Servola» - dichiarano Andrea Ussai, Paolo Menis e Stefano Patuanelli, portavoce M5S.

«É un'apertura di credito che la nuova azienda e questo obsoleto impianto non meritano, considerato come St ha operato in questi mesi e i risultati mancati sul piano della sicurezza ambientale». Ad indignare gli esponenti del M5S sono le anticipazioni sul contenuto dell'Aia, rilasciate dall'assessore Vito.

 

 

 

 

LA REPUBBLICA - DOMENICA, 6 dicembre 2015

 

Appello del Papa a Parigi: "Attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici"
Bergoglio durante l'Angelus si rivolge ai leader partecipanti alla conferenza Cop21: "Contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana". Sui migranti: "Non è facile perdonare queste stragi"
CITTA' DEL VATICANO - Papa Francesco durante l'Angelus della domenica ha lanciato un appello ai partecipanti alla Conferenza sul clima a Parigi (Cop 21) affinché concentrino i loro sforzi per frenare il riscaldamento globale e i suoi effetti disastrosi sul pianeta. "Per il bene della casa comune, di tutti noi e delle future generazioni, a Parigi ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, a contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana", ha detto Bergoglio alla vigilia dell'apertura del Giubileo della misericordia.
"Seguo con viva attenzione i lavori della Conferenza sul clima in corso a Parigi e mi torna alla mente una domanda che ho posto nell'Enciclica Laudato sì: 'Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?'. Le due scelte vanno insieme: fermare i cambiamenti climatici e lottare contro la povertà per far fiorire la dignità umana". "Preghiamo - ha aggiunto - perché lo Spirito Santo illumini quanti sono chiamati a prendere decisioni così importanti e dia loro il coraggio di tenere sempre come criterio di scelta il maggior bene per l'intera famiglia umana".
Il richiamo di papa Francesco riprende i principi già contenuti nella sua enciclica "verde" Laudato sì, che tanta eco ha avuto nel mondo, in particolare per quanto riguarda il rapporto di causa-effetto tra i mutamenti climatici da una parte e, dall'altra, l'impoverimento di crescenti masse di popolazione nel Terzo Mondo e i grandi movimenti migratori. E riprende i tanti appelli che Bergoglio ha lanciato in varie sedi per la difesa della natura "bene comune". Un tema che sta molto a cuore al pontefice argentino e che sarà anche al centro del Giubileo straordinario, come testimonia il fatto che martedì sera, dopo che al mattino il Papa avrà aperto la Porta Santa, sulla facciata di San Pietro è in programma la proiezione di foto "Fiat lux: illuminare la nostra casa comune", con opere di grandi fotografi mondiali ispirate all'umanità, al mondo naturale e ai cambiamenti climatici. L'evento è stato promosso da una partnership di Fondazioni internazionali per essere proiettato anche a Parigi proprio in occasione della conferenza sul clima.
In serata il Papa ha acceso simbolicamente via web, dal Vaticano, l'albero di Natale e il presepe, quest'anno costruito con una barca dei migranti, allestiti nella piazza antistante la Basilica Inferiore di san Francesco, ad Assisi, dove erano presenti anche 31 profughi. E in videocollegamento ha usato ancora una volta parole forti per ricordare il dramma di quanti fuggono da guerre, persecuzioni e miseria, troppo spesso per trovare la morte in mare. "Vi invito, in questo Natale, ad aprire il cuore alla misericordia e al perdono. Non è facile perdonare queste stragi", ha detto Bergoglio che poi ha ringraziato quanti "in questa terra italiana hanno generosamente" accolto i migranti. "Il Sud Italia è stato un esempio di solidarietà per tutto il mondo", ha proseguito. Quindi un invito ai protagonisti di questo dramma dei nostri tempi: "A tutti i rifugiati dico una parola che è quella del profeta: alzate la testa, il Signore è vicino. E' con Lui la forza, la salvezza e la speranza. Il cuore forse è addolorato ma testa alta nella speranza del Signore".

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 5 dicembre 2015

 

 

Via libera per dieci anni alla Ferriera - Arvedì annuncerà la prosecuzione dell’area a caldo prima di Natale

La Conferenza dei servizi chiude i lavori sull’Autorizzazione integrata ambientale che ora verrà rilasciata dalla Regione - il via libera all'AIA
Siderurgica Triestina, la società del Gruppo Arvedi proprietaria della Ferriera di Servola, ha sostanzialmente incassato ieri l’autorizzazione a operare con l’area a caldo (altoforno, cokeria, macchina a colare) per i prossimi dieci anni. Ciò a patto che vengano rispettati limiti tassativi sul contenimento delle emissioni che saranno verificate con controlli più scrupolosi e puntuali. L’annuncio della continuità del reparto siderurgico dovrebbe essere dato prima di Natale dallo stesso cavalier Giovanni Arvedi ai dipendenti. Si è concluso infatti ieri dopo una lunga riunione protrattasi dalle 9 fino al primo pomeriggio nella sede di via Giulia della Regione il procedimento di fronte alla Conferenza dei servizi per l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla stessa Siderurgica Triestina. Si è trattato di un iter lungo, incominciato a primavera e che ha richiesto ben otto sedute. Alla Conferenza hanno partecipato, oltre alla Regione, il Comune e la Provincia di Trieste, l’Arpa, l'Azienda per l'assistenza sanitaria n.1, l’Acegas, i Vigili del Fuoco e, senza diritto di voto, rappresentanti dell'azienda. «La Conferenza ha approvato all'unanimità una serie di documenti - fa rilevare una nota dell’amministrazione regionale - che costituiranno gli allegati dell'Aia che sarà rilasciata nei prossimi giorni dalla Regione. Tra i documenti approvati sono sicuramente più rilevanti quelli relativi ai limiti alle emissioni e ai controlli. Per quanto riguarda i limiti - afferma la nota - va osservato che il documento prevede un periodo transitorio, fino al completamento degli interventi strutturali già in corso di riduzione delle emissioni. Per tale periodo, viene sostanzialmente richiamata l'ordinanza urgente del sindaco di Trieste, che fissa limiti alla produzione dell'altoforno». In base a uno studio fatto dall’Arpa era stato rilevato che il 70% delle polveri che si diffondono a Servola è provocato dall’altoforno per cui il 23 novembre il sindaco ha notificato un’ordinanza che impone alla società di «attivarsi immediatamente per la riduzione dei fenomeni emissivi che interessano l'abitato di Servola e che provengono dalla Ferriera, in modo da garantire il costante miglioramento dei valori di Pm10 rilevati, mantenere la produzione mensile di ghisa entro le 34mila tonnellate e realizzare gli adeguati interventi necessari alla messa in sicurezza degli impianti». A regime, invece, vengono fissati dai documenti annessi all’Aia «limiti ad ogni singola emissione, determinati in base alle migliori tecnologie disponibili. Vengono inoltre determinati valori-obiettivo delle polveri, che, se superati, daranno luogo alla riduzione della produzione. Per quel che concerne i controlli e i monitoraggi, vengono determinate frequenza e periodicità. Inoltre, sono previsti, oltre ad i controlli affidati ad Arpa, anche autocontrolli, rimessi alla Siderurgica Triestina». «Grazie all'impegno di tutte le amministrazioni coinvolte, ritengo si sia raggiunto un ottimo risultato - ha commentato l'assessore regionale all'Ambiente Sara Vito - Era indispensabile che l'insediamento produttivo fosse tenuto a osservare un provvedimento autorizzatorio, che fissasse in modo certo e univoco i limiti da osservare nel corso del processo produttivo. La nuova Aia è un'autorizzazione di nuova generazione che prevede anche procedure da attivare in caso di sforamenti ed è pensata in modo dinamico così da consentire eventuali modifiche in corso di validità». A propria volta l’Arpa dopo la Conferenza dei servizi ha emesso una nota sulla questione delle centraline ricordando di aver avuto mandato l’anno scorso dalla Regione per acquisire la gestione delle tre stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria di proprietà Elettra (in via Pitacco e in via Svevo a Trieste e a Muggia). «L’Arpa ha proposto a Elettra di subentrare nella gestione delle stazioni di misura - rileva una nota - sottoponendo un'ipotesi di convenzione per regolare i rapporti tra i due soggetti. Purtroppo la convenzione non è stata sottoscritta in seguito alle difficoltà economiche e finanziarie della società, che hanno portato al suo commissariamento. Non risulta peraltro sussistere la possibilità di agire in via forzosa per subentrare nella gestione di tali centraline. In questo contesto nella Conferenza dei servizi per il rinnovo dell'Aia è stato condiviso un percorso per adeguare la rete di monitoraggio attorno alla Ferriera, integrando le stazioni esistenti con altre di nuova installazione, in modo da realizzare un sistema di monitoraggio articolato, rappresentativo e completamente gestito da Arpa. Tale percorso - conclude la nota - prevede l'integrazione delle attuali stazioni di Arpa (San Lorenzo in Selva-Rfi e via Carpineto) con tre stazioni di nuova installazione, di proprietà di Siderurgica Triestina, ma gestite da Arpa (via Pitacco e via del Ponticello a Trieste e Muggia): ciò risolverà in via definitiva la questione della rappresentatività della rete e della terzietà della sua gestione».

Silvio Maranzana

 

Cosolini: «Non è stata usata la manica larga»
Forza Italia se la prende con gli autocontrolli. NoSmog contesta «il salvacondotto per l’azienda»
«In una fase delicata come questa in cui si sono registrati anche una serie di sforamenti - è stato il commento di Roberto Cosolini - il comportamento del Comune al tavolo per l’Aia è stato teso a ottenere il massimo degli strumenti per verificare l’operato dell’azienda. Chi pensava a un’Aia di manica larga - ha concluso il sindaco - dovrà ricredersi». «Dopo i tanti sforamenti registrati in questi mesi, il riferimento, riportato nel documento autorizzativo, agli autocontrolli dell'azienda sulle emissioni ha tutta l'aria di una presa in giro, visto che si chiede al potenziale inquinatore di riconoscere il danno arrecato» . Così la deputata di Forza Italia, Sandra Savino, interviene sulla conclusione della Conferenza dei servizi per il rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale alla società Siderurgica triestina. «Non ho nessuna intenzione - sottolinea Savino - di inserirmi in maniera strumentale in una questione, come quella della Ferriera di Servola, che già in passato, con responsabilità trasversali, è entrata in diverse campagne elettorali con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti: la situazione ambientale e quella occupazionale ancora di fatto irrisolte e sospese. Però le istituzioni - dice ancora Savino - non possono abdicare a un ruolo di serietà e di trasparenza nei confronti dei cittadini. In tal senso, riconoscere formalmente la validità dei controlli effettuati, o commissionati, dalla stessa azienda sui potenziali danni all'ambiente, non mi pare il miglior percorso per garantire agli abitanti di Servola un monitoraggio severo e attendibile delle emissioni». «Dal rilascio dell’Aia precedente - ha commentato Alda Sancin presidente di NoSmog - - la gente si è lamentata continuamente per la presenza di odori acri, gas, polveri e rumori, ma alle segnalazioni dei cittadini non poteva seguire un intervento in tempo reale perché l’azienda era “protetta” dall’Aia. Sono stati fatti rilievi e misurazioni che hanno dimostrato l’origine siderurgica delle polveri di ricaduta, ma i timidi provvedimenti delle istituzioni non hanno minimamente risolto il problema. Si sono segnalati rumori oltre la tollerabilità, ma i vigili non potevano intervenire perché c’era l’Aia. È stata fatta una perizia dell’Arpa, ma i rumori continuano, anzi si sono acuiti.I cittadini hanno chiesto sistemi di misurazione numerosi e stringenti, ma non è stato possibile anche perché l’Aia prevede sistemi di autocontrollo e autocertificazione e quindi non valeva la pena stanziare dei denari pubblici a tutela della popolazione. Dopo 8 anni di prescrizioni - ha concluso Sancin - torniamo a dare altre prescrizioni. Anche quest’Aia, come la precedente, è destinata a diventare un salvacondotto per l’azienda e un paravento nei confronti delle rimostranze dei cittadini. Visto che la nuova Aia dovrebbe avere lunga vita, la mela natalizia avvelenata verrà consegnata in sgradita eredità, senza beneficio d’inventario, ai prossimi due sindaci e governatori regionali. Auguri.»

(s.m.)

 

 

La Regione e l’Università uniscono le forze sul fronte dei monitoraggi ambientali
Via libera alla convenzione tra la Regione e l’Università di Trieste finalizzata allo sviluppo di una metodologia di rilevamento innovativa per i monitoraggi ambientali. Lo stabilisce una delibera approvata in giunta regionale su proposta dell’assessore all’Ambiente Sara Vito. Nello specifico, la direzione centrale Ambiente ed Energia e il dipartimento di Matematica e Geoscienze collaboreranno per testare modalità di rilevamento in relazione ai monitoraggi delle attività estrattive, di alvei fluviali, delle coste e dei dissesti idrogeologici e per predisporre un protocollo metodologico validato di elaborazione dei dati applicabile anche ad altri contesti. La convenzione, che rientra nell’ambito dell’accordo quadro firmato un anno fa, consentirà di coordinare le azioni della direzione e dell’Università al fine di perseguire l’obiettivo comune dello sviluppo di una metodologia di rilevamento innovativa a beneficio della collettività.

 

 

Il piano regolatore a passo di lumaca
Slitta l’approvazione. Il Pd: «Ce la faremo entro il 18». Il M5S: «Impossibile». Scontro sugli emendamenti “ad personam”
L’approvazione del piano regolatore slitta di qualche giorno. Almeno. È quanto ha stabilito la conferenza dei capigruppo. Lo spiegano i consiglieri comunali che ieri sono tornati in aula per discutere delle osservazioni cassate dagli uffici. E le osservazioni sono un altro tema di discordia, visto che prosegue la polemica, nata mercoledì scorso, su alcuni emendamenti di maggioranza che secondo l’opposizione sono “ad personam”. La prossima settimana si terrà una seduta aggiuntiva del Consiglio. L’idea è di arrivare all’approvazione qualche giorno più tardi rispetto alla data preventivata del 14 dicembre: il 18 è ora la data più probabile. Spiega il capogruppo del Pd Marco Toncelli: «La tempistica è stata rimodulata di comune accordo. L’aula vuole unanimemente finire il lavoro prima di Natale, ne va del bene della città. Il 18 è la data papabile ma è possibile che si chiuda anche prima». Commenta il consigliere del M5S Stefano Patuanelli: «A mercoledì sera avevamo trattato circa 180 su 760 osservazioni. Di questo passo non si finisce più anche perché, se si disaccorpano le osservazioni complesse (come quelle dell’ordine degli ingegneri che contiene 65 punti, ndr) si arriva a oltre 1600 testi da votare. Secondo me non ce la faremo nemmeno entro il 18». La capigruppo ha deciso di ovviare al problema: «Hanno accolto la mia proposta di accorpare le osservazioni multiple - spiega Patuanelli -, questo aiuterà». Lorenzo Giorgi, capogruppo del Pdl, liquida la vicenda con una battuta: «Se continuano così, quest’amministrazione rischia di non approvare il piano prima delle elezioni. Noi siamo disposti a collaborare, purché ritirino le osservazioni indecenti come quelle discusse mercoledì scorso». Di cosa parla Giorgi? Delle osservazioni discusse mercoledì di cui ancora ieri siè parlato a lungo. «Una risale già a lunedì scorso - dice l’esponente del Pdl - quando il consigliere Pd Fabio Petrossi ha chiesto e ottenuto l’edificabilità sul proprio terreno verde. Noi siamo usciti dall’aula e la maggioranza ha approvato la norma solo perché il sindaco ha richiamato Roberto De Gioia (Civica) a votare». Quelle di mercoledì riguardano un terreno a Basovizza, agricolo da sempre e reso edificabile da un emendamento di maggioranza, e un’altra zona resa edificabile in Costiera da un doppio testo di maggioranza e De Gioia. Il primo è stato ritirato dopo una lunga pausa dei lavori, il secondo è stato approvato. «Un piano che penalizza molti ma non tutti - commenta Giorgi - e quei pochi hanno nome e cognome». Così invece Patuanelli: «Non si capisce perché situazioni identiche vengano trattate in modi diversi. Inevitabile il sospetto che gli emendamenti siano “ad personam”». Paolo Rovis (Tp) ha ripreso il tema ieri in aula: «Queste disparità creano precedenti pericolosi». Toncelli rimanda le accuse al mittente: «Le linee guida sono state rispettate. Politicamente mi sento di dire che nessun emendamento o subemendamento della maggioranza possa ritenersi scandaloso. Abbiamo agito sempre nei criteri del piano».

Giovanni Tomasin

 

 

Lezioni di raccolta differenziata a scuola
Provincia e AcegasApsAmga lanciano l’iniziativa in quindici istituti. Cassonetti speciali, laboratori e controlli sui rifiuti
«I servizi ci sono, adesso serve un salto culturale». Paolo Dal Maso, direttore Ambiente di AcegasApsAmga spa, etichetta così il programma di sviluppo della raccolta differenziata nelle scuole superiori del territorio, disposto e lanciato assieme alla Provincia. «La raccolta differenziata è in crescita a Trieste – afferma lo stesso Dal Maso – ma è importante continuare a promuoverla con iniziative come questa. La scuola è un ottimo veicolo per diffondere la cultura della raccolta differenziata». Perchè è chiaro che non esiste progetto di sensibilizzazione migliore di quello che parte dalla base e dunque dalla scuola. Come ha ricordato Vittorio Zollia, assessore all’Ambiente della Provincia, che gestisce l’iniziativa, «l’obiettivo è quello di sviluppare e ottimizzare l’attività di raccolta differenziata all’interno delle scuole del territorio attraverso l’individuazione di un sistema uniforme e coordinato». Per questo, oltre a perfezionare il rapporto tra raccolta interna e sistema urbano esterno, sarà avviata un’attività di sensibilizzazione degli studenti, dei professori e del personale scolastico e, nei limiti del possibile, si cercherà di avvicinare anche i punti di raccolta esterni, oltre a fornire gli istituti di appositi raccoglitori. Ad essere interessate dal progetto saranno le scuole superiori di secondo grado di Trieste, quattro di lingua slovena e undici di lingua italiana, alcune delle quali, come ha evidenziato Gabriella Braico in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico regionale, hanno già iniziato un percorso virtuoso di eliminazione dei rifiuti. A monitorare gli istituti, ha sottolineato ancora Zollia, sarà l’Area marina protetta di Miramare «quale soggetto esperto di educazione ambientale che curerà la fase del censimento e le attività formative». «Il progetto è semplice dal punto di vista tecnico – ha detto Maurizio Spoto, direttore dell’Area marina – ma estremamente efficace in ogni sua fase da quella di monitoraggio a quella dello smaltimento sino al percorso di educazione ambientale studiato per i ragazzi e il personale della scuola». Il progetto poggia su quattro fasi distinte e ha già preso avvio con una ricognizione generale presso tutte le strutture scolastiche della situazione esistente, dei raccoglitori presenti e del loro utilizzo reale. Successivamente si procederà a una mappatura delle reali necessità e quindi, terza fase, alla fornitura e al posizionamento dei contenitori in ogni plesso scolastico. La quarta e ultima fase è riservata al monitoraggio e alla raccolta dei dati. I dirigenti scolastici saranno invitati a rispondere a un questionario e saranno coinvolti nel definire il programma di sensibilizzazione e formazione del personale docente e non docente. Le classi di studenti selezionate, parteciperanno ad incontri formativi e laboratori, su specifiche tematiche, con approfondimenti relativi alla gestione e ruolo del termovalorizzatore di Trieste, al Conai (Consorzio nazionale Imballaggi) ai Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche). Al termine del percorso sarà redatto un regolamento scolastico per la gestione della raccolta differenziata nelle scuole.

Furio Baldassi

 

 

FIAB, LEGAMBIENTE E UISP - Flash mob per la sicurezza sulle strade

Una strage silenziosa avviene ogni anno sulle strade del Friuli Venezia Giulia: cento morti e 4.384 feriti sono stati certificati nell’ultimo report Aci-Istat 2014.

Dal rapporto emerge che c’è stato un aumento del 20,5% delle vittime della strada rispetto all’anno precedente. Per questo domani si terrà il flash mob #bastamortinstrada, organizzato da Fiab, Legambiente e Uisp, per chiedere alle istituzioni di intervenire a tutela di pedoni e ciclisti. L'appuntamento è in piazza Verdi alle 17 e sono invitati tutti i cittadini «che vogliono che le nostre città diventino più a misura di persona».

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - VENERDI', 4 dicembre 2015

 

 

Celle solari in plastica più efficienti grazie a nuovo polimero
I ricercatori della Kyoto University hanno messo a punto una nuova cella solare polimerica in grado di convertire in modo più efficiente la luce solare in elettricità. L’innovativa tecnologia garantisce un elevato livello di stabilità durante il processo di conversione, riducendo notevolmente la dispersione di energia solare sotto forma di calore.
Rispetto alle celle fotovoltaiche in silicio le celle solari polimeriche hanno costi inferiori. I materiali organici sono reperibili più facilmente e grazie alla loro versatilità si prestano a una vasta gamma di applicazioni.
Ciononostante la produzione su larga scala di celle solari polimeriche non è ancora conveniente perché la tecnologia non ha raggiunto un livello di efficienza sufficiente. Gli scienziati dell’ateneo giapponese in collaborazione con i ricercatori del “RIKEN Center for Emergent Matter Science” hanno cercato di superare questo scoglio sviluppando un nuovo film polimerico in grado di ridurre la dispersione di energia allo stesso modo delle celle solari in silicio. Secondo Hideo Ohkita uno degli autori dello studio la tecnologia potrebbe rappresentare una svolta per il settore solare:
Nelle celle solari a base di polimeri la perdita maggiore di fotoni riduce l’efficienza, limitando la produzione di energia. Il nuovo polimero è in grado di risolvere il problema.
I ricercatori hanno piazzato nelle posizioni principali della struttura polimerica degli atomi di ossigeno, sostituendoli agli atomi di zolfo. Le prime sperimentazioni hanno ottenuto risultati incoraggianti. Il nuovo materiale è riuscito a sfruttare una fetta più ampia di luce solare per produrre energia.
Nei primi test condotti in laboratorio l’efficienza delle celle solari in plastica ha raggiunto il 9%. Una percentuale che non è ancora sufficiente a rendere appetibile la tecnologia per l’industria solare.
Gli scienziati sono fiduciosi e si dicono convinti che riusciranno a raggiungere presto un livello di efficienza del 15%, soglia necessaria a produrre le celle polimeriche su scala commerciale. L’obiettivo secondo i ricercatori è realistico e avrà ripercussioni importanti sul mercato fotovoltaico.
Marco Mancini

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 4 dicembre 2015

 

 

«Le accuse alla Ferriera vengono insabbiate»
Denuncia degli ex grillini Prodani e Battista e di NoSmog alla vigilia della Conferenza dei servizi sull’Aia
Il silenzio e l’inerzia della pubblica amministrazione, oltre che della stessa proprietà. Sulla Ferriera domina «un sistema ovattato». Sono volate accuse pesanti nella conferenza stampa al Caffè San Marco dagli ex M5S Aris Prodani e Lorenzo Battista, i due parlamentari che qualche mese fa avevano reso noto lo “studio Gatti” sulle polveri cancerogene di Servola. Insieme all’associazione NoSmog hanno ripercorso per filo e per segno tutti gli angoli bui dell’annosa vicenda, alla vigilia della Conferenza dei servizi che proprio oggi potrebbe concedere l’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale. Accuse che stavolta puntano dritto sulla Procura «dalla quale non ci sentiamo tutelati», ha denunciato il deputato di “Alternativa libera” Prodani. «Vorrei capire che fine hanno fatto tutti gli esposti – ha insistito – perché finora non è mai successo niente». E, rivolgendosi al pubblico: «C’è a Trieste un potere dello Stato che difende le persone?». «No, sono mafiosi», ha urlato qualcuno dalla sala. Se questo è il termometro del sentimento comune tra i servolani, è facile capire che poco o nulla sono serviti gli interventi iniziati da Arvedi sullo stabilimento, insieme alle rassicurazioni di Comune e Regione. Per la gente la Ferriera è una fabbrica di veleni. Prodani ha svelato anche un altro retroscena: «Ho contattato l’Arpa – ha spiegato – mi hanno detto che non hanno modo di verificare la veridicità dei dati delle centraline di via Svevo e via Pitacco, di proprietà di Elettra. L’Arpa si limita a riceverli dall’azienda senza fare alcuna verifica». Il senatore Battista, componente del gruppo “Per le autonomie”, annuiva. «Anni di silenzio e niente è cambiato – la sua analisi – vorremmo sapere in quale altra parte del mondo ci sono case a 120 metri di distanza da una ferriera». NoSmog, con i due referenti Alda Sancin e Adriano Tasso, si è soffermata sui problemi (e i rischi) con cui i cittadini sono costretti a convivere: uno stabilimento troppo vicino alle abitazioni, carenza di controlli, polveri di origine siderurgica, rumori intollerabili, inquinamento oltre i limiti di legge. È stato Adriano Tasso, segretario dell’associazione, a tirare in ballo le responsabilità delle istituzioni. «Ad aprile – ha ricordato – c’è stata un’ordinanza regionale che imponeva la riduzione degli sfornamenti in cokeria. Un’ordinanza che non è stata rispettata nella metà delle giornate. Ma qualcuno ha fatto qualcosa? Stesso discorso – ha rimarcato – con l’ordinanza del sindaco per il calo della produttività dell’altoforno. Anche questo non ha prodotto nulla. Stamattina (ieri, ndr) per la 133ma volta quest’anno sono stati registrati sforamenti di Pm10». La battaglia non si chiude qui: i due parlamentari intendono avviare una serie di analisi approfondite per verificare eventuali contaminazioni sugli alimenti, come avvenuto a Taranto a causa dell’Ilva.

Gianpaolo Sarti

 

 

«Nuove case in Costiera e Prg, è solo colpa dei residenti» - LA LETTERA DEL GIORNO

Nella “Lettera del giorno” del 25.11 la signora Rosa Bertozzo con il Comitato “Salviamo via del Pucino e via Plinio” ritorna, con rara tempestività, sull'argomento a loro caro di non avere nuovi vicini accanto alle loro ville con giardino e forse piscina.

Per l'adozione del Piano regolatore hanno avuto risposta dall'assessore un paio di giorni dopo la loro prima lettera. Sembra che abbiano appoggi da politici influenti. Nella lettera aperta indirizzata al Consiglio comunale che sta approvando il piano regolatore sottolineano con enfasi la preoccupazione che non sorgano più costruzioni sulla Costiera triestina. Dimenticano però di raccontare al Consiglio comunale un aspetto forse importante: i primi cementificatori della Costiera sopra Grignano sono stati proprio quelli come loro, che nei decenni scorsi si sono costruiti molte residenze di pregio con vista mare e oggi non vogliono avere nuovi vicini nei terreni intermedi. Ci si pone un problema: se hanno sfruttato i pastini per edificare le residenze, il problema geologico che sollevano per i terreni a fianco delle loro case, riguarda anche queste? Il Comune e la Regione devono far immediatamente rilevare dai geologi se le case della signora Rosa Bertozzo e dei componenti il Comitato siano a rischio frana, visto che sono costruite sopra Grignano, dove il loro geologo ha scritto al Comune che il rischio esiste. Se è così o vanno demolite o va rinforzato il terreno con grosse opere. Se non è così, non sono a rischio neppure i terreni tra le case dei suddetti e degli altri cittadini residenti in zona. I terreni pastinati sui quali gli appartenenti al Comitato hanno costruito le loro dimore, formano un insieme sulla Costiera e sono stati costruiti nei secoli dagli agricoltori dei paesi per piantarci viti, ulivi, fiori e piante da frutto, per avere ricchezza preservando l'ambiente. L'abbandono della terra nel dopoguerra ha portato alla crescita di piante selvatiche come acacie, ailanti, rovi ecc., che nulla hanno a che fare con un bosco che meriti questo nome. I pastini non sono stati costruiti per tenerci un bosco inselvatichito. Si spera che il Consiglio comunale approvi un piano regolatore che, come previsto anche dalla legge, porti sviluppo e ricchezza ad un territorio asfittico, non a vincoli ambientali inventati che blocchino i primi. Vincolare i pastini a bosco o a tutele ambientali significa renderne impossibile la coltivazione, lo sanno tutti, dalla Forestale, ai tecnici comunali agli agricoltori. Né modeste edificazioni in presenza di altre accanto possono fare danni. Si sta parlando di un'area che la presidente Serracchiani ha detto sin troppo vincolata e che perciò non riesce a decollare, con somma felicità dei vicini Veneti che si stanno facendo i milioni col Prosecco, che dovrebbe derivare proprio dai pastini che si vogliono lasciare a bosco e che potrebbero trovare invece sostegno in progetti comunitari, solo che il Comune lo voglia. Quanto alle logiche affaristiche, avere una casa libera da vicini ne aumenta il valore, il resto sono invenzioni e chiacchiere. Il vero presidio del suolo è il suo uso, non l'abbandono per fare un favore ai vicini.

I confinanti della signora Rosa Bertozzo e del Comitato “Salviamo via del Pucino e via Plinio”

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 3 dicembre 2015

 

 

Rifiuti: al via in 30 capoluoghi italiani nuovo sistema di controllo
È stato presentato ieri a Roma “Smartness in Waste Management” (SWM). Realizzato da Ancitel Energia&Ambiente, società che realizza progetti e servizi per i Comuni italiani nel settore dell’ambiente, si tratta del primo open data ambientale che monitora la filiera dei rifiuti, fondamentale per lo sviluppo della “circular economy”.
Il sistema ha avuto origine da un protocollo d’intesa siglato tra il Ministero dell’ambiente e Ancitel Energia&Ambiente. La sua ideazione risale a 4 anni fa ed è oggi disponibile per i primi 30 capoluoghi di Provincia che vi hanno aderito. Sono 26 i Comuni pronti per essere operativi: Alessandria, Aosta, Ascoli Piceno, Chieti, Cosenza, Crotone, Campobasso, La Spezia, Lecce, Lecco, Matera, Messina, Parma, Pavia, Perugia, Pescara, Pistoia, Prato, Ragusa, Sassari, Taranto, Teramo, Terni, Trapani, Trieste e Vicenza. Altri 4 stanno formalizzando le procedure.
Questo software è davvero una novità nel settore, si configura come uno strumento di governance che si basa su tre indicatori fondamentali: raccolta, emissioni ed economicità. Raccoglie informazioni su:
◦Raccolta: rifiuti prodotti in Kg/abitante, percentuale di raccolta differenziata e percentuale di avvio a riciclo.
◦Emissioni: tonnellate di CO2 equivalente prodotta, tonnellate di CO2 equivalente evitata, bilancio delle emissioni e distanza media degli impianti di riciclaggio.
◦Costi: costo totale del processo in euro/abitante, costo del trattamento in euro/ab e ricavo del Consorzio di filiera in euro/ab.
Ciascun Comune potrà quindi seguire mese per mese le performance ambientali ed economiche connesse al proprio ciclo dei rifiuti, e quindi modificare le proprie scelte gestionali sulla base di dati puntuali. Con questo strumento sarà possibile promuovere interventi di riduzione e prevenzione della produzione dei rifiuti sul territorio anche grazie al coinvolgimento dei cittadini, che potranno trovare i dati sia sui social media che attraverso una app messa a loro disposizione. Potranno così controllare regolarmente come funziona la filiera dei rifiuti nella propria città.
Trasparenza e condivisione delle informazioni, nonché gestione intelligente sono quindi le parole d’ordine di questo nuovo sistema, unico a livello europeo. Come ha spiegato Filippo Bernocchi, delegato ANCI Energia e Rifiuti:
L’Europa ha posto l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 la percentuale del 50% di avvio a riciclo, chiedendo di puntare su un’economia circolare che consideri i rifiuti una risorsa a tutti gli effetti.
“Smartness in Waste Management” è uno strumento indispensabile che va proprio in questa direzione, perché fornisce agli amministratori un quadro chiaro e puntale sul ciclo dei rifiuti all’interno del proprio territorio, creando i presupposti per una loro più corretta valorizzazione.
Secondo quanto ha affermato lo stesso Bernocchi, il sistema punterà nei prossimi due anni non soltanto a una maggiore copertura del territorio, ma anche a nuove e importanti funzioni:
L’obiettivo è di arrivare a coprire nei prossimi 2 anni tutti i capoluoghi di provincia italiani per far sì che SWM diventi, insieme ad altri sistemi di rilevazione dati, lo strumento di riferimento per il monitoraggio, lo scambio di informazioni e la valorizzazione dei rifiuti in un’ottica di economia circolare.
Rossana Andreato

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 3 dicembre 2015

 

Il Molo Venezia scoppia di rifiuti - E gli olii esausti finiscono in mare
L'immagine non è certo delle più edificanti. Ci troviamo alla radice del Molo Venezia, dove è stato posizionato un deposito per la raccolta di batterie ed oli esausti.

Come evidenziato da alcuni cittadini, all'interno della struttura c'è davvero di tutto. Il problema è che i diversi contenitori ormai traboccano, tanto che gli oli sono colati sul molo e soprattutto in mare, con tutte le conseguenze che ne derivano. Basta dare una semplice occhiata per notare le macchie fluorescenti sulla superficie dell'acqua. Non solo un problema di degrado dunque, ma di vero e proprio inquinamento. Qualcuno ha cercato di tamponare la situazione gettando un po' di segatura ai bordi della struttura, ma ormai il danno era fatto. Il gazebo peraltro è stato scambiato da qualcuno per una discarica a cielo aperto. All'interno infatti, oltre ai rifiuti previsti, cioè oli, filtri e batterie, ci sono anche cartoni, plastiche, bottiglie vuote, scatolette. Per non parlare di quello che è stato abbandonato fuori: sacchi della spazzatura, lattine e bicchieri di birra,pile usate e persino uno pneumatico. L'area rientra nel Demanio marittimo e il deposito, di pertinenza dell'Autorità portuale, è riservato a pescatori e diportisti. Ma qualcuno evidentemente ha deciso di utilizzarlo come una sorta di “bottino” personale. «Abbiamo immediatamente segnalato il problema alle ditte addette allo smaltimento, che peraltro svuotano con frequenza il contenitore - precisa Fabio Rizzi, dirigente dell’Autorità portuale cittadina -. Queste isole ecologiche nascono per contrastare il fenomeno dell'abbandono incontrollato di batterie ed oli esausti e sono rivolte ai diportisti. Il problema è che, parallelamente, si è creato un effetto negativo da parte di coloro che approfittano della situazione per liberarsi di rifiuti ingombranti ed oli alimentari, e questo complica le operazioni di smaltimento, provocando costi aggiuntivi a carico dell'Authority». In origine erano tre le isole attivate nell'area del Demanio marittimo: oltre al Molo Venezia, erano attive anche quelle in Porto nuovo e Porto vecchio, ma quest'ultima è stata dismessa. Per i privati il punto di riferimento per rifiuti ingombranti, insoliti, pericolosi (come appunto oli e batterie), oltre che scarti dei giardini, rimane quello dei Centri di raccolta distribuiti sul territorio, vale a dire Campo Marzio, Roiano, San Giacomo e Opicina. «Non ci stanchiamo di ripetere che i centri di raccolta sono a disposizione della cittadinanza gratuitamente e con una fascia oraria ampia (quello di via Carbonara anche la domenica mattina) - ricorda Paolo Dal Maso, della Direzione ambiente di AcegasApsAmga -. Non solo, esiste anche la possibilità, per i rifiuti ingombranti, di richiedere, sempre gratuitamente, il ritiro a domicilio, contattando il numero verde per prenotare l'intervento di ritiro». I cittadini insomma non hanno più alibi. Situazioni di degrado come quelle documentate in Molo Venezia non derivano da criticità o disagi reali, benssì da pigrizia e questione di mentalità. «La grande scommessa è sempre quella culturale - evidenzia dal canto sui Umberto Laureni, assessore comunale all'Ambiente -. Una sfida che come amministrazione portiamo avanti per cercare di coinvolgere anche quella sacca non indifferente di cittadini che evidentemente non ha ancora metabolizzato questo tipo di percorso».

Pierpaolo Pitich

 

Provincia - La raccolta differenziata nelle scuole superiori

Domani alle 10.30, nella sede della Provincia di Trieste in piazza Vittorio Veneto, 4, l’assessore all’Ambiente Vittorio Zollia terrà una conferenza stampa per illustrare il Programma di sviluppo della raccolta differenziata nelle scuole superiori del territorio. Saranno presenti Maurizio Spoto, Paolo Dal Maso e Gabriella Braico.

 

 

Piano regolatore, maggioranza spaccata

Una seduta incandescente ha caratterizzato ieri sera il Consiglio comunale, dove si è tenuta l’ennesima seduta dedicata alla discussione sul Piano regolatore.

Ad aver problemi la stessa tenuta della maggioranza: infatti un emendamento riguardante l’edificabilità di un terreno, presentato dal consigliere “dem” Svab, è passato per soli due voti, 17 a 15. Non lo hanno votato ben otto rappresentanti consiliari del centrosinistra, in particolare hanno votato contro il presidente dell’Aula Furlanic (Fds) e il capogruppo di Sel Sossi. Dopo una votazione così tirata che ha visto spaccarsi le forze politiche a supporto della giunta Cosolini, i lavori del Consiglio sono stati sospesi ed è iniziato un vertice della maggioranza, al quale hanno partecipato lo stesso sindaco e l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani. Al termine del vertice era in programma una commissione capigruppo, per valutare le modalità di prosieguo del dibattito sullo strumento urbanistico, alla luce dei frequenti motivi di tensione emersi. La precedente seduta sul Piano si era tenuta lo scorso lunedì.

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MERCOLEDI', 2 dicembre 2015

 

 

Trieste: Ferriera di Servola, ad agosto Siderurgica triestina non ha rispettato il limite di 67 sfornamenti giornalieri della cokeria imposto dalla Regione
Dalla documentazione allegata all'ordinanza comunale con la quale il Sindaco di Trieste qualche giorno fa ha imposto il contenimento della produzione mensile di ghisa entro le 34.000 tonnellate, si deduce che ad agosto Siderurgica Triestina ha superato il limite di 67 sfornamenti giornalieri della cokeria imposto dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
Come si legge in una nota della Regione risalente a maggio, "la direzione regionale dell'Ambiente, acquisita la segnalazione dei comitati dei cittadini, ha chiesto il 17 marzo 2015 di verificare le cause dello sforamento delle emissioni. L'ARPA dopo una serie di verifiche, visite, sopralluoghi e controlli delle centraline di monitoraggio ha redatto un'ampia relazione dalla quale si evidenzia un incremento di emissioni a partire da marzo 2015, in concomitanza e in correlazione all'aumento degli sfornamenti in cokeria". Ed ancora: "Nella sua articolata relazione l'ARPA ha proposto come misura di contrasto una riduzione degli sfornamenti e la direzione regionale dell'Ambiente, condividendo le valutazioni, il 10 aprile 2015 ha assunto un provvedimento di riduzione degli sfornamenti, che da 78 giornalieri vengono limitati a 67 fino al rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)".
Ma è la stessa relazione tecnica fornita ora da Siderurgica Triestina ad ammettere che nel mese di agosto più volte il limite dei 67 sfornamenti non è stato rispettato. Nel decreto regionale c'è scritto che l'aumento del numero degli sfornamenti è consentito solo previa verifica da parte della Regione dell'effettiva realizzazione ed efficacia degli interventi.
Visti gli innumerevoli superamenti del limite di legge sulle polveri sottili che si sono verificati anche ad agosto, non aver rispettato le limitazioni dell'attività imposte dal decreto regionale è un fatto molto grave. Pretendiamo perciò di sapere se la Regione ha acconsentito a questa deroga, perchè lo ha fatto e come è stata valutata l'efficacia degli interventi di Siderurgica Triestina sulla cokeria, soprattutto considerato che di mezzo c'è la salute dei cittadini e tanti soldi pubblici. In ogni caso, visti i dati recenti sull'inquinamento, o la Regione ha male vigilato sulla questione oppure Siderurgica Triestina non ha rispettato il decreto regionale. O, più probabilmente, come diciamo da anni, l'impianto siderurgico servolano smetterà di inquinare solo quando sarà chiusa l'area a caldo.
Andrea Ussai, Paolo Menis, Stefano Patuanelli - portavoce M5S Trieste
 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 2 dicembre 2015

 

La Ferriera “blinda” l’area a caldo - Trattative in dirittura d’arrivo per l’acquisto della centrale Elettra. E venerdì l’Autorizzazione integrata ambientale

I sindacati danno per certo l’arrivo di Arvedi con la “buona notizia” prima di Natale
La concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) potrebbe avere il via libera già dopodomani al termine della seduta della Conferenza dei servizi che comincerà alle 9 nella sede di via Giulia della Regione e che potrebbe essere quella definitiva. La trattativa per la centrale elettrica di cogenerazione elettrica Elettra sembra essersi conclusa positivamente e il contratto per l’acquisto del ramo di azienda da parte di Siderurgica Triestina sarebbe ormai alla firma. E il rilascio della concessione demaniale di trent’anni da parte dell’Autorità portuale pare imminente e privo di posizioni sostanziali contrarie. Pur in mezzo a continue e persistenti proteste degli abitanti, delle formazioni ambientaliste e di alcune forze politiche, stanno cadendo uno ad uno gli ostacoli che mantenevano un margine di incertezza sulla persistenza dell’area a caldo (altoforno, cokeria, macchina a colare) nel complesso siderurgico di Servola. «Viene dato per scontato il ritorno nello stabilimento del cavalier Giovanni Arvedi alcuni giorni prima di Natale - rivela una fonte sindacale - per dare l’annuncio definitivo». Che evidentemente non potrà che essere positivo facendo venir meno anche le voci di quell’ulteriore verifica a primavera dapprima accennata e poi smentita dalla stessa azienda. Già a fine ottobre in un incontro con i rappresentanti sindacali e le rsu, il presidente del Gruppo aveva detto: «I primi riscontri sull’efficacia dei sistemi di contenimento delle emissioni e in particolare dell’impianto di aspirazione della cokeria hanno dato i risultati positivi sperati». Ora l’accelerazione complessiva che arriva pochi giorni dopo l’ordinanza del sindaco notificata all’azienda il 23 novembre che impone all’azienda stessa di «attivarsi immediatamente per la riduzione dei fenomeni emissivi che interessano l’abitato di Servola e che provengono dalla Ferriera, in modo da garantire il costante miglioramento dei valori di Pm10 rilevati, mantenere la produzione mensile di ghisa entro le 34mila tonnellate e realizzare gli adeguati interventi necessari alla messa in sicurezza degli impianti». «Questo provvedimento - aveva spiegato quel giorno il sindaco - diventa un punto di riferimento stabile nel percorso della nuova Autorizzazione integrata ambientale. In questo modo confermiamo l’impostazione di fondo che punta al duplice obiettivo: salvare una realtà industriale e occupazionale che non impatti più sull’ambiente e sulla salute dei cittadini». Il documento che contiene le prescrizioni da attuare e facili da controllare da parte della Regione stessa, come rivela una fonte interna, è già stato steso e in questo senso gli ultimi ostacoli sarebbero stati superati nella seduta della scorsa settimana. L’Aia è composta da tre ambiti autorizzativi, che riguardano la realizzazione delle opere previste, la gestione degli impianti, il sistema di monitoraggio e di controllo. Le prescrizioni contenute devono avere possibilità di attuazione, ma gli interventi e la loro resa devono poi anche aver facile possibilità di controllo. È per questi motivi, che si innescano in un quadro socio-ambientale tutt’altro che semplice, che la discussione nell’ambito della Conferenza dei servizi che ora sembra al termine, si sta protraendo dalla scorsa primavera. Ma una chiave di volta altrettanto fondamentale per la prosecuzione dell’area a caldo e la conseguente possibilità di far crescere l’occupazione fino a 700-800 dipendenti, è l’acquisto da parte della stessa Siderurgica Triestina della centrale elettrica di cogenerazione Elettra e il passaggio a St dei suoi 24 dipendenti. Il termine per la conclusione della trattativa era slittato dal 15 al 30 novembre tanto che ieri, primo dicembre, si era diffusa la voce che le parti proprio in queste ore si stessero apprestando alla firma. Notizia non confermata però né da parte aziendale («la trattativa continua», ha fatto sapere l’ufficio stampa) né da quella sindacale. L’accordo però è raggiunto così come dovrebbe essere scontato il via libera ministeriale per l’”autoproduzione”. Ancora a fine ottobre lo stesso Arvedi in una lettera aveva confermato di essere prossimo all’acquisto. A questo punto l’equazione è presto fatta: se Siderurgica Triestina ha praticamente acquistato la centrale, significa che l’area a caldo sarà mantenuta. L’energia elettrica infatti viene prodotta con i gas di risulta dell’altoforno e della cokeria e a propria volta ceduta alla Ferriera con un risparmio di spesa attorno al 20-30%: un circolo virtuoso che funziona soltanto se rimangono in piedi tutti gli elementi e che svela il futuro del complesso siderurgico di Servola che evidentemente funzionerà con le tre gambe già previste dal Piano industriale: l’area a caldo, il laminatoio e la banchina.

Silvio Maranzana

 

Abitanti e oppositori riaprono le ostilità
NoSmog: «Dovremo continuare a vivere praticamente dentro una fabbrica che inquina ancora»
«Che uno stabilimento siderurgico non sia una fabbrica di caramelle e che produca fisiologicamente una serie di inquinanti è cosa ovvia, quello che non è comprensibile è che le istituzioni “ignorino” che tale struttura è collocata a stretto contatto di un quartiere residenziale, che i condominii sono collocati a 150-200 metri da una cokeria e da un altoforno, cioè che delle persone, neonati compresi, vivono praticamente dentro una fabbrica per sua natura inquinante senza però avere i dispositivi di protezione riservati a coloro che vi lavorano. In quest’anno il numero delle segnalazioni alla polizia locale da parte di cittadini per disagi dovuti alla presenza di polveri, odori acri ed irritanti e rumori intollerabili ha superato ogni record analogo precedente». Questa la replica di Alda Sancin, presidente di Nosmog all’accelerazione impressa al mantenimento dell’area a caldo della Ferriera. «Orbene - continua Sancin - ora verrà rilasciata una nuova Aia, che sarà valida per i prossimi dieci anni, con tante prescrizioni, a scadenza di mesi se non di anni. Prescrizioni atte ad eliminare le sorgenti inquinanti. Se poi ciò non sarà possibile nei tempi previsti, bisognerà concedere proroghe. Nel frattempo la popolazione esposta ai disagi cosa potrà fare? Pazientare, come sta facendo dal 2008, quando è stata rilasciata la prima Aia, sperare nella buona volontà dell’industriale che, bontà sua, voglia ottemperare velocemente alle prescrizioni e che le prescrizioni stesse sortiscano l’effetto sperato, cosa non del tutto ovvia come già accaduto in altre circostanze». Secondo Sancin si ripeterà ora quanto successo dopo l’Aia precedente con «la popolazione residente nelle zone contigue allo stabilimento che è stata sottoposta per anni ad inquinanti cancerogeni quali benzene benzo(a)pirene e PM.10 in quantità , è il caso di dirlo, industriali, di gran lunga superiori ai limiti consentiti dalle normative vigenti, senza che le istituzioni potessero o volessero intervenire in maniera risolutiva o quanto meno sanzionatoria». La concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale per la Ferriera di Servola già nella seduta della Conferenza dei servizi di venerdì sembra tanto probabile che i parlamentari triestini Aris Prodani e Lorenzo Battista in collaborazione proprio con l'Associazione NoSmog onlus, da sempre critici anche con gli interventi giudicati insufficienti che sta mettendo in atto Siderurgica Triestina, ridiscendono anticipatamente in campo per controbattere sul tamburo. “Quali saranno le conseguenze per la salute dei cittadini di un’autorizzazione a produrre migliaia di tonnellate di ghisa all’anno? Quali sono i punti deboli della recente ordinanza del sindaco sul tetto alla produzione? Quali sono le nuove iniziative che verranno intraprese da NoSmog e parlamentari ambientalisti?” Sono questi gli argomenti di cui si discuterà domani alle 10.30 al Caffè San Marco in via Battisti 16.

(s.m.)

 

 

La Siot dichiara guerra ai cattivi odori a San Dorligo
SAN DORLIGO DELLA VALLE Sono in calo i cattivi odori che si sprigionavano nel Comune di San Dorligo della Valle, soprattutto nelle zone vicine all’oleodotto della Siot. Sembra funzionare la strumentazione utilizzata dalla spa per ridurre quel tipo di inquinamento atmosferico.

Lo conferma l'architetto Rossana Pettirosso, presidente della seconda commissione consiliare del Comune guidato dal sindaco Sandy Klun, che ha fra le sue competenze Ambiente, Urbanistica, Viabilità, Protezione civile e Pianificazione territoriale. «Si trattava di eliminare i pessimi odori che si alzavano, specialmente quando il livello del greggio presente nei serbatoi calava - spiega Pettirosso - in conseguenza del fatto che iniziava il pompaggio lungo i tubi. Soprattutto nelle stagioni più umide come quella che stiamo attraversando - aggiunge - nelle case più vicine all'impianto l'odore era pressoché insopportabile. La Siot, che è sempre stata molto sensibile a queste problematiche, sollecitata in questo dal sindaco poiché settimana dopo la sue elezione, lo scorso anno - precisa la presidente della Commissione - ha sperimentato un meccanismo che permette di nebulizzare le pareti dei serbatoi, lungo i quali si fermavano i residui del grezzo, fonte dei cattivi odori. Certo - avverte l'architetto - siamo in una fase iniziale, di verifica, ma i primi risultati sembra effettivamente molto soddisfacenti. Se i prossimi controlli daranno esito pari a quelli fibra completati - continua Pettirosso - almeno questo problema potremo dire di averlo risolto». «Siamo soddisfatti del rapporto con la Siot - conclude la presidente di commissione - anche perché la spa sta provvedendo a dotare le tubature di vasche sottostanti per impedire che eventuali fuoriuscite del greggio possano penetrare nel suolo e originare così danni all'ambiente».

(u.s.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 1 dicembre 2015

 

 

Prosegue in aula la maratona sul Prg.

Prosegue in Consiglio comunale la maratona del Piano regolatore, lo strumento urbanistico atteso da anni che la giunta Cosolini conta di fare approvare entro la fine dell’anno. Il lavoro prosegue fra alti e bassi ma senza grandi scossoni. Buona parte delle forze politiche sembrano ottimiste sull'andamento dei lavori.

Preoccupato invece il M5S, secondo cui esiste il rischio che il procedimento sfori i tempi. Per il capogruppo di Forza Italia Everest Bertoli «dopo la Valutazione ambientale strategica e le 11 osservazioni a essa allegate, richieste da parte della Provincia, della Soprintendenza, dell'Arpa, della Regione e anche da parte di un paio di privati cittadini, c’è la presa in esame delle vere e proprie osservazioni dei privati al Piano nel suo complesso». Ottimista il capogruppo del Partito democratico Marco Toncelli: «Secondo me finora i lavori sono proceduti speditamente. Mi pare che il clima sia tranquillo». L'auspicio di Toncelli è che rimanga tale. Decisamente meno ottimista sui tempi è il consigliere pentastellato Stefano Patuanelli: «I lavori stanno andando a rilento, diciamo la verità». Invita alla calma il capogruppo di Un'Altra Trieste Franco Bandelli.

 

 

Muggia affida i rifiuti alla Net di Udine
Il Comune ha assegnato alla partecipata la raccolta e lo smaltimento per il periodo 2016-2020. Costo totale di 7,5 milioni
MUGGIA Sarà la Net Spa di Udine la società partecipata che si occuperà dei rifiuti dei muggesani per il quinquennio 2016-2020. Con una determina il Comune ha affidato alla ditta udinese la gestione del servizio di raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti solidi urbani e dei servizi di igiene urbana. L’appalto per lo smaltimento dei rifiuti avrà un costo annuo pari a 1.512.777,20 ero (Iva inclusa) per un totale dunque di 7.563.886 euro. Era il 25 marzo scorso quando il Comune ha acquisito un pacchetto di minoranza della Net Spa, «passo necessario all’affidamento del servizio nella forma in house procurement». Anche visti i rapporti in essere con la società di Udine, che ai sensi di legge è una partecipata del Comune ed opera nel campo dei servizi essenziali per gli enti locali, e vista la proposta tecnica di gestione del ciclo dei rifiuti urbani nel territorio comunale, contenente il costo e i servizi da svolgersi, «in un’ottica di servizio di gestione globale che prenda in considerazione tutte le attività di igiene urbana», il Comune ha affidato l’appalto della gestione dei rifiuti alla Net, «al fine di garantire elevati livelli di ottimizzazione del servizio, di semplicità amministrativa nonché la continuità del servizio necessario ad assicurare un adeguato livello di igiene urbana, di procedere con la gestione unitaria dei rifiuti prodotti sul territorio comunale all’interno di un unico appalto di servizio». Sulla gestione dei rifiuti era intervenuta in modo piuttosto polemico l’associazione Impronta Muggia, che denunciava la situazione poco trasparente sul contratto, tanto da affermare che «non riuscirebbe nemmeno a Mafia capitale far passare sotto silenzio un contratto così importante». Secca la replica del sindaco Nerio Nesladek: «Abbiamo ormai l’abitudine all’opera di acrimoniosa disinformazione del portavoce di Impronta Muggia, che le altre volte aveva almeno la decenza di chiedere informazioni agli uffici competenti, per poi utilizzarle secondo il suo particolare punto di vista. Però, dopo che il suo molto pubblicizzato esposto all’autorità inquirente sulla gestione dei rifiuti a Muggia è stato archiviato, le visite presso gli uffici comunali si sono praticamente azzerate». Ricordando come l’appalto di servizio per la gestione dei rifiuti sia scaduto il 31 marzo, e che da aprile a settembre il gestore ha operato in regime di proroga tecnica, tempo previsto dalla normativa e dal contratto d’appalto per il passaggio da un operatore ad un altro, «già molto tempo prima era stata valutata la possibilità offerta dalla normativa vigente di utilizzare una società partecipata che in quanto pubblica non necessitava di ricorrere ad una nuova gara d’appalto». Tra i passaggi più importanti Nesladek ricorda che il Consiglio comunale si è espresso, con la delibera del 9 febbraio scorso, in merito al ricorso alla forma di gestione del servizio di igiene urbana ed ambientale secondo il modello “in house providing”, ovvero la gestione dei rifiuti da parte di una società partecipata.

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 30 novembre 2015

 

Trieste scende in piazza a difesa del clima
Iniziativa della Coalizione italiana e della comunità di Avaaz. Ventitrè associazioni partecipanti
Trieste ha testimoniato con una notevole partecipazione di persone alla manifestazione indetta ieri pomeriggio in piazza della Borsa, in contemporanea con migliaia di località in tutto il mondo, l’impegno a sensibilizzare i cittadini, ma soprattutto le autorità, sulla lotta ai cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni di gas serra. Il vertice mondiale di Parigi COP21, che si svolgerà da oggi all’11 dicembre, dovrà produrre accordi vincolanti per bloccare l’innalzamento della temperatura globale. «In caso contrario - è stato spiegato nel corso dell’appuntamento - la vita delle persone, gli ecosistemi, intere città e territori saranno minacciati da disastri naturali, alluvioni, carestie e dai conflitti che ne nasceranno». La Coalizione italiana per il clima, che riunisce centinaia di associazioni, e la comunità di Avaaz, a cui partecipano migliaia di giovani, hanno organizzato la marcia a Roma e in tutta Italia. «A Trieste - ha spiegato Andrea Wehrenfennig - abbiamo preferito allestire un incontro nel quale si è dibattuto di questi temi, dialogando fra di noi, suonando e cantando tutti assieme e lasciando uno spazio per i bambini, invitandoli a giocare». In città, la Coalizione e Avaaz hanno deciso di unire le forze, per cui l’evento di piazza della Borsa ha visto la presenza di ben 23 associazioni ambientaliste, culturali, sportive, ricreative, sindacali, che hanno illustrato i motivi dell’adesione. Giorgio Uboni, dello Spi Cgil, ha detto che «anche se oberati da gravi problemi legati a crisi, chiusure di aziende, disoccupazione, il mondo del lavoro ha ben presenti le questioni della sicurezza. Il problema dello stop al consumo del suolo, abbinato al tema del recupero e della riqualificazione dell’esistente, deve essere affrontato - ha aggiunto - perché il clima richiede sensibilità e cultura da sviluppare contro la tendenza al mancato rispetto, al silenzio sugli scempi della natura, spesso trasformati a esempio di consumismo virtuoso. Vanno denunciate - ha concluso - la oramai ordinaria distruzione delle foreste tropicali, delle cave di marmo e le estrazioni petrolifere sempre attive anche in Adriatico, le attività produttive inquinanti, in funzione di speculazioni dissennate».

Ugo Salvini

 

Ridurre i gas serra Dalla bozza al voto i passi per l’accordo
I diversi interessi tra i Paesi poveri e vulnerabili e gli Usa - L’obiettivo è contenere l’aumento medio entro due gradi
ROMA La Cop 21 sarà decisiva per le sorti del Pianeta. Il vertice delle Nazioni Unite ha infatti nel suo destino la necessità di chiudere l’accordo globale sul clima, con la riduzione delle emissioni di gas serra, per raggiungere l’obiettivo principe: mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro i due gradi centigradi. La bozza di partenza dell’accordo è di 54 pagine. È la base dei negoziati. Il pacchetto ha due componenti principali: l’architettura dell’accordo vero e proprio (agreement) e gli strumenti operativi, cioè le decisioni indirettamente vincolanti. Uno dei nodi da sciogliere è capire cosa andrà nell’uno e che cosa nell’altro. L’aspetto legalmente vincolante non deve avere la dimensione di un trattato ma deve essere un “executive agreement” per evitare che gli Stati Uniti passino per un voto interno, che incontrerebbe l’opposizione dei repubblicani. Fondamentale che in questa parte del documento ci siano tre concetti: un meccanismo di revisione al rialzo (riduzione delle emissioni, adattamento, finanziamenti in aiuti ai Paesi poveri); visione di lungo periodo in base agli obiettivi globali; trasparenza, monitoraggio, verifiche, sistema di regole precise per l’applicazione degli impegni. I nodi sono: la richiesta da parte di un Forum di 43 Paesi (comunità e Paesi vulnerabili, tra cui le piccole isole) di innalzare l’obiettivo, portando il contenimento della temperatura media globale a 1,5 gradi; il principio delle responsabilità comuni ma differenziate, cioè la misurazione dell’equità del contributo di ogni singola nazione; il concetto di responsabilità storica dei Paesi avanzati rispetto alla crisi ambientale che dovrebbe lasciare spazio al meccanismo di compensazione attraverso gli aiuti finanziari e la cooperazione (100 miliardi all’anno al 2020). La seconda settimana è strategica per il successo: secondo il programma il documento completo deve esser pronto mercoledì. Si cerca di arrivare a una decisione all’unanimità. L’accordo, come già deciso alla Cop di Durban in Sud Africa nel 2011, va firmato nel 2015. Il periodo della sua applicazione va dal primo gennaio 2021 al 31 dicembre 2025.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 29 novembre 2015

 

 

Una strategia in tre mosse per far rivivere l’area Urban

Casa Francol cambierà destinazione e diventerà un centro di aggregazione giovanile

Previsti anche il restyling del park e l’ingresso di nuovi inquilini negli alloggi ex Erdisu

Urban, fase due. Il Comune è pronto a rimettere mano alla riqualificazione di Cittavecchia. Un lungo percorso iniziato nel lontano ’97, che aveva restituito a Trieste una zona antica ma completamente dimenticata e che ora si appresta a una nuova svolta. Ma solo parziale: perché alcune aree sono private (come la parte recintata, degradata e piena di arbusti, tra via Delle Mura e via Crosada) e attendono procedure annose che non sono di pertinenza municipale; o il piazzale di ghiaia, quello dissestato, sottoposto ai vincoli della Sovrintendenza per gli scavi archeologici. Sono quindi altri i bersagli operativi al centro degli interventi dell’assessorato ai Lavori pubblici: casa Francol, con annesso lo spazio antistante, innanzitutto, che diventerà un polo di aggregazione giovanile. E le palazzine Erdisu, che il prossimo anno saranno consegnate al Comune: se i mini-appartamenti entrano in un pacchetto di alloggi ad affitto simbolico da offrire a ragazzi e coppie, a chi ha voglia di una vita autonoma ma non può ancora permetterselo, i vani “a terra” saranno messi a disposizione per attività imprenditoriali, piccolo commercio e artigianato. Anche in questo caso si punta a favorire gli under 40, con prezzi agevolati. Tutto questo per rivitalizzare il cuore di Cittavecchia. Nel piano che hanno in mente l’assessore Andrea Dapretto e il sindaco Roberto Cosolini rientra anche la sistemazione del parcheggio che dà su via del Teatro Romano, quello riservato ai mezzi di servizio del municipio. Non sarà più un parcheggio ma la “porta” su Urban. «Completiamo la trasformazione, già in gran parte realizzata. Qualcuno forse ricorderà cos’era Cittavecchia una volta», dice il sindaco. L’altro fronte, difficile da contrastare, è quello del degrado: buona parte dell’intera zona, per quanto riqualificata, è flagellata dai graffiti. Urban, in mancanza di telecamere, controlli e di una pulizia generale, da borgo storico rischia di assomigliare a un sobborgo di periferia. Casa Francol Si trova in via Crosada. È una sorta di monumento all’incompiuto e alla litigiosità della città. Lo storico edificio rientrava già nei progetti di riqualificazione degli anni Novanta, poi bloccato nel 2006 nei parapiglia tra centrodestra, che ci vedeva bene un “centro per artisti”, e centrosinistra più propenso a un “centro sociale”. L’attuale amministrazione adesso parla di “luogo di aggregazione”, da mettere al servizio di giovani, attività, studio e quant’altro. Così pure lo spazio a fianco, per il quale si prevedeva la cessione a un privato ma che invece tornerà nelle disponibilità del Comune. È un lotto edificabile, ma potrebbe fare da prolungamento della piazza stessa, quella con ghiaia che aspetta gli scavi della Soprintendenza. «La struttura è solo parzialmente riqualificata, ma i fondi ci sono», puntualizza Dapretto. «Avevamo dovuto rimandare la spesa a causa dei vincoli del patto di stabilità». L’ex Erdisu Gli alloggi per universitari, ora in gestione all’ex Erdisu (Ardiss), nel 2016 passano al Comune, che intende farne appartamenti per giovani coppie o ragazzi che non possono permettersi un affitto. Così come i “vani terra” che si trovano all’interno degli stessi edifici. Sono una ventina, pronti per trasformarsi in botteghe, gallerie d’arte, uffici e laboratori. «Li mettiamo a disposizione per attività imprenditoriali giovanili - annuncia Dapretto - con meccanismi agevolativi. Anche questo sarà un modo per rivitalizzare la zona che da lì a piazza Barbacan è desolata». La porta di Urban Lo spazio in fondo a via Teatro Romano è utilizzato attualmente dai mezzi di servizio del Comune. Ma nei prossimi mesi l’amministrazione potrà beneficiare di 38 posti auto nel nuovo Park San Giusto e l’area sarà liberata e riqualificata. «Una sorta di nuovo accesso a Cittavecchia, certamente più decoroso dell’attuale», anticipa l’assessore. Si pensa anche a un allargamento della zona pedonale.

Gianpaolo Sarti

 

 

Piazza della Borsa - In “Marcia” per salvare la Terra
Marcia globale per il clima dalle 15 Partecipazione liberaAnche a Trieste oggi – come in altre migliaia di località di tutto il mondo – molte persone e associazioni si riuniranno per sensibilizzare i concittadini e le autorità sulla lotta ai cambiamenti climatici. Il vertice mondiale di Parigi COP21, che si svolgerà da domani all’11 dicembre, dovrà produrre accordi vincolanti per bloccare l’innalzamento della temperatura globale. A Trieste la “marcia” sarà una grande festa con animazione, giochi, letture, musica, destinata soprattutto ai giovani, ai bambini e alle famiglie. Interverranno gli animatori di Arci Trieste, i gruppi musicali Drifting Waves e Azoto liquido, i giovani di Acli e Arci Servizio civile leggeranno i testi sui cambiamenti climatici, e un gruppo di ciclisti di Fiab Ulisse testimonierà di come ci si può muovere senza produrre gas serra. Appuntamento con la Marcia globale per il clima in piazza della Borsa, dalle 15 alle 17.

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - SABATO, 28 novembre 2015

 

LEGITTIMI I SEI REQUISITI REFERENDARI ANTI TRIVELLE.
SERENA PELLEGRINO ( SI - SEL), A POCHE ORE DA PARIGI 2015, UN MESSAGGIO IMPORTANTISSIMO: L’ITALIA SEMPRE PIU' VICINA AL NO ALLE ENERGIE FOSSILI .
"La Corte di Cassazione ha approvato i sei quesiti referendari contro le trivellazioni in mare presentati da dieci Regioni italiane. E’ una notizia che sta passando nelle cronache senza troppa enfasi ma che riveste un’enorme importanza, tanto più a distanza di poche ore dall’apertura della conferenza internazionale di Parigi sui cambiamenti climatici. "
Lo afferma l'on. Serena Pellegrino ( Sinistra Italiana - Sinistra Ecologia Libertà) vice presidente della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.
" Il “no alle fossili” su cui ci stiamo battendo acquisisce dopo questa sentenza una forza straordinaria e il popolo italiano vede concretamente più vicina la possibilità di abrogare quelle norme dello Sblocca Italia e del Decreto sviluppo che aprono la strada alle ricerche petrolifere in mare."
" Tocca ora alla Corte Costituzionale - prosegue la parlamentare - giudicare l’ammissibilità e portare a compimento un percorso destinato ad esprimere la volontà dei cittadini in ordine a decisioni sull’ambiente e sul futuro climatico che non possono essere lasciate nelle mani dei potentati economici dell’energia. Il petrolio lasciamolo dov’è, preserviamo i nostri mari dallo scempio delle trivellazioni, puntiamo al 100 per cento di energia da fonti innovabili entro il 2050 e ripensiamo l’economia e lo sviluppo prima che diventi impossibile invertire la rotta verso l’irreversibile crisi climatica."

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 28 novembre 2015

 

 

Piano regolatore, scoppia il “caso Kraus”
Continua la maratona in aula. L’opposizione si scalda sulla villa di Opicina dell’assessore allo Sport
Il Consiglio comunale si scalda sulla villa dell'assessore Edi Kraus. La maratona per il Piano regolatore si è incagliata per un po', ieri sera, davanti a un'osservazione e a una controdeduzione riguardante una villa di Opicina, proprietà di una società di cui l'esponente della giunta è rappresentante legale. Un codicillo che secondo l'opposizione, centrodestra e M5S, è in odor di "ad personam". Per il resto la seduta di ieri si è soffermata su una miriade di singole osservazioni, tanto che l'assessore Elena Marchigiani si è sfogata: «Mi stupisco di come si torni anche in aula su questioni spiegate mille volte in commissione». Ma partiamo dal nodo krausiano. La vicenda è questa: tra le osservazioni presentate dai cittadini al Piano regolatore ce n'è una, firmata da Edi Kraus in quanto rappresentante legale della Ekra Immo Srl. Il testo riguarda una villa di Opicina, proprietà della società, tutelata dall'articolo 19 del Piano "Ville e palazzi di pregio storico architettonico": il testo chiede che passi all'articolo 20 che tutela gli edifici d’interesse "storico testimoniale". In pratica una degradazione. Che ha suscitato le ire dell'opposizione. S’indigna il capogruppo di Fi Everest Bertoli: «Evidente la disparità di trattamento di questo caso a favore del proponente rispetto a richieste simili. Preoccupano soprattutto le motivazioni delle controdeduzioni, dove dicono che il 20 vincola comunque il bene come il 19. Se è vero, perché non è stato utilizzato lo stesso metro anche per le altre osservazioni?». Dichiara il consigliere M5S Stefano Patuanelli: «Con il 19 sono inedificabili tanto la struttura quanto l'area circostante. Con il 20 diventa edificabile l'area e quindi si possono fare ampliamenti con il Piano. Ovvero il 35% del volume di una villa enorme». Prosegue il pentastellato: «Il problema non è tanto che l'autore sia Kraus. È che gli uffici approvano l'osservazione dicendo che l'aspetto esteriore della villa non è gran che. Ma il criterio di tutela è la qualità degli interni, non l'aspetto esteriore. Gli han fatto un bel regalo». Il lavoro è poi proseguito con minuzia sulle singole osservazioni. Su più d'una l'opposizione ha avuto da discutere. Commenta Marchigiani: «Abbiamo fatto 26 sedute in cui abbiamo spiegato puntualmente tutti i criteri. Pare che ogni volta si riparta da zero. L'opposizione non può aspettarsi di tornare ai criteri di edificabilità del Piano precedente quando l'obiettivo è al lotta la consumo del suolo e agli alloggi sfitti». Commenta la consigliera del Pd Anna Maria Mozzi: «Trovo diversi aspetti positivi in questo Piano: i commenti da parte dei professionisti dell’opposizione che lo hanno valutato dicendo che è un’ottima analisi e un progetto coerente che presenta una normativa chiara e lineare. In secondo luogo l'attenzione alla riduzione del consumo di suolo; infine si propone uno strumento urbanistico certo e chiaro, necessario dopo tanti anni per i professionisti del settore».

Giovanni Tomasin

 

 

Via libera al nuovo depuratore di Servola - No del Tar al ricorso dei secondi classificati

Via libera definitivo alle opere per l’ampliamento del depuratore di Servola, che entro gennaio 2017 sarà adeguato alle norme europee, con il conseguente stop alla procedura in infrazione avviata da Bruxelles.

Lo ha dato il Tar del Friuli Venezia Giulia, pubblicando la sentenza con cui ha respinto il ricorso del raggruppamento di imprese (CCC di Bologna, Ici Coop di Ronchi dei Legionari, Unieco di Reggio Emilia, Infracos di Due Carrare, Technital di Milano) classificatosi al secondo posto nella gara bandita da AcegasApsAmga per la realizzazione del terzo stralcio dell’intervento. I giudici amministrativi hanno quindi confermato la legittimità dell’impostazione del bando di gara, dopo che il Consiglio di stato aveva già respinto la richiesta di sospensiva presentata dallo stesso raggruppamento permettendo così la stipula del contratto (lo scorso 5 agosto) e il successivo avvio dei lavori. Sul fronte del cantiere, terminata la bonifica dell’area ricavata su parte dello Scalo legnami, è iniziata la costruzione dei nuovi impianti, che a breve vedrà la posa in opera delle fondazioni delle vasche per il trattamento biologico.

 

 

«Gli alberi tagliati in Viale erano malati e pericolosi»
Dapretto e i funzionari comunali spiegano le ragioni dell’abbattimento ai cittadini - C’è chi apprezza, chi protesta e chi contesta la scelta di piantare aceri e tigli
In sostituzione dei 16 alberi abbattuti e a rischio sono state messe a dimora 52 nuove piante, fra cui aceri, nel tratto fra il Rossetti e via dei BonomoFra le nuove alberature messe a dimora in Viale XX Settembre anche 14 tigli. L’intervento di riqualificazione ha un costo complessivo di 200mila euroA primavera, nel tratto del Viale fra via Rossetti e via Piccolomini, saranno messe a dimora dodici alberature della specie “Pyrus Calleryana” di Pierpaolo Pitich «La sensazione percepita da una parte della cittadinanza è che le piante erano sane e che quindi l’abbattimento era inutile. La situazione reale è che invece quelle piante erano malate e pericolose e quindi l’abbattimento era necessario». L’assessore Andrea Dapretto e i tecnici del Verde pubblico hanno voluto spiegare e approfondire in un incontro, al quale hanno partecipato anche i presidenti circoscrizionali Bressan e Montagnana, i criteri alla base dell’intervento di riqualificazione che sta interessando Viale XX Settembre e che ha provocato critiche e segnalazioni di cittadini e residenti, riferite in modo particolare all’abbattimento di 16 alberature nella parte alta dell’ex Acquedotto. «L’amministrazione comunale non è Attila, come è stata definita da qualcuno, ma anzi ha a cuore il patrimonio verde della città - ha esordito Dapretto -. Il problema è che l’ambiente urbano dimezza in sostanza l’aspettativa di vita delle alberature rispetto a un ambiente naturale. Ciò significa che vi sono delle situazioni di pericolosità di piante che apparentemente sembrano sane ma che, in realtà, sono vittime di una crisi strutturale. Il Comune fa la sua parte, ma serve l’impegno della cittadinanza perché stiamo parlando di un bene pubblico che va rispettato». L’intervento di riqualificazione, del costo di 200 mila euro e della durata di circa un anno - come è stato riassunto da Francesco Panepinto, funzionario del Verde pubblico - in questo momento ha già concluso l’operazione di abbattimento di 16 alberature classificate nella categoria di rischio estremo (D) e la messa a dimora di 52 nuove piante (38 aceri e 14 tigli) in sostituzione di quelle eliminate nella zona tra il Rossetti e via dei Bonomo, cui si è aggiunta la risistemazione delle conche, con griglie di protezione orizzontali e verticali». Dopo le festività si procederà con gli interventi di manutenzione delle conche e degli impianti di irrigazione nel tratto tra la Fontana dei mascheroni e via Rossetti, mentre nel tratto tra via Rossetti e via Piccolomini a primavera saranno piantate 12 nuove alberature della specie Pyrus Calleryana. I nuovi alberi - è stato spiegato - sono stati preferiti agli storici ippocastani, platani e bagolari, in quanto «hanno un miglior adattamento all’ambiente specifico e a spazi più ristretti». Spiegazioni che hanno riscontrato l’apprezzamento dei presenti (non molto numerosi per la verità), anche se non sono mancate perplessità e osservazioni. C’è chi avrebbe voluto «una riqualificazione completa del Viale e non solo declinata sul verde», chi invece pretende «più severità nei confronti dei parcheggi selvaggi di auto e moto», e ancora chi, come Giovanni e Sabrina, che condividono «le finalità dell’operazione ma non la perdita di alcuni parcheggi in zona». Duro infine il commento di Angela, residente in zona: «In 70 anni in Viale è caduto un solo ramo e nulla più. Dunque non vedo il motivo di tutti questi abbattimenti, che peraltro riguardano stranamente solo la zona alta del Viale, forse perché meno frequentata. E poi non condivido la scelta di puntare su aceri e tigli: si va a snaturare e a stravolgere l’aspetto originario del Viale».

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 27 novembre 2015

 

 

Cultura «Museo di Campo Marzio - Non ci sono i soldi»

Il Gruppo Ferrovie dello Stato precisa che attualmente non ci sono un progetto definitivo né la copertura finanziaria per una ristrutturazione del Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio: «È vero però che Fondazione FS Italiane ha predisposto un progetto preliminare di massima ed espresso l’interesse alla valorizzazione del Museo».

 

 

Verde pubblico - Dibattito con i cittadini sugli alberi del Viale

Oggi alle 17, nel bar del Teatro Rossetti, l’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Dapretto, alla presenza dei tecnici comunali, terrà un incontro pubblico per illustrare ai cittadini gli interventi in corso di riqualificazione e messa in sicurezza delle alberature in Viale XX Settembre.

 

Muggia -  Incontro in sala Millo con Di Piazza e Pallante

Il Circolo di Muggia del Movimento Decrescita Felice, in collaborazione con Libera, organizza domani alle 10.15 a Muggia, nella sala Gastone Millo, un incontro pubblico sulla lettera enciclica “Laudato sì”. Interverranno don Pierluigi Di Piazza e Maurizio Pallante.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 26 novembre 2015

 

 

Le Fs annunciano il restyling di Campo Marzio
Previsti interventi di ristrutturazioni al Museo ferroviario e alla stazione. Serracchiani soddisfatta
Le Ferrovie dello Stato rompono gli indugi e, per voce del direttore della Fondazione Fs italiane, Luigi Cantalamessa, e si dicono pronte a mettere mano al portafogli per contribuire a sistemare e rilanciare - da un punto di vista strutturale, architettonico e di conseguenza anche turistico - il grande comprensorio storico-ferroviario della Stazione di Campo Marzio. La notizia - “nata” in origine in occasione di un recentissimo incontro tecnico al quale lo stesso Cantalamessa ha convocato l’ingegner Roberto Carollo, il responsabile di lunghissimo corso dei volontari che con esemplare dedizione curano il Museo ferroviario annesso proprio alla Stazione di Campo Marzio - diventa di pubblico dominio con un comunicato ddiffuso ieri dalla Regione. È infatti la governatrice Debora Serracchiani in persona a voler “rilanciare” tale notizia, in quanto soggetto coinvolto nella partita della riqualificazione del grande complesso immobiliare che sta al di qua del Porto nuovo con la sua azione di “pressing” nei confronti delle stesse Ferrovie dello Stato. «La Stazione di Campo Marzio e il Museo ferroviario di Trieste saranno interessati da interventi di ristrutturazione e valorizzazione», «l’intendimento è emerso dall’incontro convocato da Cantamessa con Carollo», si legge a questo proposito nella nota ufficiale della Regione, che ricorda come la Stazione di Campo Marzio sia stata «dismessa dall’esercizio ferroviario nel 1958» e sia «di proprietà del gruppo Ferrovie dello Stato» e ospiti appunto il Museo, «nato nel 1975». «L’intervento di riqualificazione - recita ancora il comunicato - oltre a permettere un migliore allestimento del patrimonio storico del Museo garantirebbe il recupero di ulteriori spazi da mettere a disposizione della città». «È un punto di partenza importante nella valorizzazione del lavoro dei nostri volontari», così Carollo: «La ristrutturazione andrebbe a valorizzare anche dal punto di vista urbanistico un’area che è ormai parte del centro cittadino. Da parte della Fondazione e del gruppo Ferrovie dello Stato è emersa la volontà di incontrare a breve anche le istituzioni locali, a partire dalla Regione». E così da Serracchiani, che la nota stampa ricorda essersi «adoperata a favorire questo percorso», arriva «la disponibilità a proseguire l’accompagnamento istituzionale della Regione in questo senso». «La Regione - promette la governatrice - proseguirà la sua azione con Ferrovie, affinchè si perfezioni l’iniziativa finalizzata al recupero e alla valorizzazione della Stazione e del Museo ferroviario, che rappresentano uno straordinario patrimonio storico e culturale per la città di Trieste e l’intero Friuli Venezia Giulia. Guardiamo quindi con soddisfazione alla svolta di Ferrovie dello Stato nei confronti della struttura di Campo Marzio».

 

 

Riuso di Porto Vecchio - Già arrivate 21 offerte
Manifestazioni di interesse presentate da advisor di ogni parte del mondo - Il 17 dicembre scade il bando di gara. Apertura delle buste il giorno dopo
Qualcuno ha infilato la sua lettera, in cui si professa interessato a fare da advisor da inizio 2016 al progetto di rianimazione del Porto vecchio, nella fessura con su scritto “per la città”. I più, però, la loro lettera indirizzata al Comune di Trieste l’hanno imbucata in quella “per tutte le altre destinazioni”. E poi mica hanno scritto solo dall’Italia, ma pure dal resto del continente. Addirittura da oltremanica, giusto per circoscrivere la nazionalità di qualche mittente. L’hanno fatto financo da oltreoceano, presumibilmente dall’altra parte dell’Atlantico. Più o meno dalle nostre stesse latitudini, quelle a stelle e strisce, per capirsi. Dall’ombelico del mondo di casa nostra al mappamondo, insomma. Per un calcione al provincialismo che fa tanto global in senso buono. E con un grazie al web, dato che i server hanno registrato di questi tempi parecchi “clic” dall’estero, in particolare da Londra ma non solo, al link che dalla home del sito del Comune porta alla sezione d’approfondimento in doppia lingua (italiano e inglese) intitolata “Porto vecchio, città di Trieste” in cui è pubblicato un avviso preliminare alla voce “Indagine esplorativa di mercato” rivolto a chi vuole appunto lavorare, e ne ha i titoli, sulle «linee guida» del recupero del Porto vecchio. Più che la quantità, ovvero il numero dei soggetti che si sono fatti vivi e che in tutto sono comunque 21, è la qualità, qui intesa come spettro di provenienza, a dare per il momento la misura più alta alle manifestazioni d’interesse arrivate in Municipio per l’incarico di advisor, chiamato ad affiancare con una superconsulenza Comune e Autorità portuale nel percorso di redazione del Piano strategico di valorizzazione del Porto vecchio sdemanializzato, propedeutico all’iter vero e proprio di concessioni e di riuso dell’antico waterfront asburgico. In non pochi dei 21 casi in questione - per quel minimo che al momento è dato sapere - si ha a che fare con società di pianificazione strategica dal curriculum internazionale, di agglomerati di studi professionali “multidisciplinari”, fatti cioé da architetti, avvocati, commercialisti e via dicendo, o consorziati in affari oppure con un capofila più strutturato che si avvale di differenti partner minori per singoli filoni, da quello legale a quello storico-paesaggistico ad esempio. La natura e l’origine (per intanto imprecise, chiamiamole spannometriche) e il numero (già preciso, questo sì, perché sono esattamente 21) di queste manifestazioni d’interesse sono fra le pochissime indiscrezioni trapelate nelle ultime ore da una cortina di segretezza, dovuta peraltro per legge, costruita attorno alla task force del Comune che fa capo all’ingegner Walter Toniati, il manager di lungo corso esperto in opere burocraticamente complesse tornato in Municipio dopo una parentesi in Regione al quale è affidata adesso la direzione “di scopo” del cosiddetto Servizio Progetti strategici e appalti. È proprio l’ufficio di Toniati, infatti, il cuore del Comune nel proprio ruolo di “stazione appaltante” a proposito della gara per l’individuazione dell’advisor. Al Servizio Progetti strategici di piazza Unità si unirà - o meglio sarebbe dire si è già unito, e la riprova viene anche dal fatto che dei 180mila euro di base d’asta per l’incarico 110mila sono messi dall’amministrazione comunale e 70mila dall’Autorità portuale - anche un gruppo di lavoro della stessa Authority guidato dal segretario generale del Porto Mario Sommariva. I tempi cui è chiamata la task force “mista” sono stringenti. Entro la fine di questo mese, di fatto già entro domani, dovranno essere partite tutte le 21 lettere d’invito alla selezione indirizzate agli altrettanti soggetti che hanno manifestato il loro interesse. Ci starà scritto che, se confermeranno l’orientamento a partecipare alla gara, dovranno far pervenire in Municipio entro il 17 dicembre sia l’offerta tecnica che quella economica in un unico plico chiuso. L’apertura delle buste avverrà il giorno dopo. La scelta, per capitolato, cadrà sull’offerta economicamente più vantaggiosa, su una combinazione tra il contenuto della proposta e il “vil denaro”, il che significa che l’advisor potrebbe non essere per forza individuato in chi avrà avanzato la prestesa pecuniaria più bassa. Qualcuno dei partecipanti aspetterà la risposta dell’istruttoria dall’altra parte dell’oceano, qualcun altro lo farà magari a due isolati, visto che tra le manifestazioni d’interesse ce n’è pure qualche triestina. Ma in Municipio, a questo proposito, se ne restano muti. Una parola di troppo, adesso, o semplicemente una parola, presterebbe a posteriori il fianco a chi, inevitabilmente, da perdente, scaverà nella procedura burocratica a caccia di qualche appiglio per un eventuale ricorso al Tar. La letteratura sugli appalti pubblici è zeppa d’esempi.

Piero Rauber

 

 

«Dibattito a rilento, a rischio il voto sul Prg»
Allarme dei grillini nel secondo giorno di dibattito in Consiglio. Il Pd rassicura: «Nessuno slittamento»
Prosegue fra alti e bassi, ma senza grandi scossoni, il viaggio del piano regolatore di Trieste verso la meta. Il Consiglio comunale ha ripreso la discussione nella serata di ieri, prendendo in esame le osservazioni nell'ambito Vas-Vinca. Buona parte delle forze politiche in campo sembrano ottimiste sull’andamento dei lavori. Preoccupato invece il M5S, secondo cui esiste il rischio che il procedimento sfori i tempi. Il capogruppo di Forza Italia Everest Bertoli ha così riassunto i termini della questione a riunione appena iniziata: «Il tema è la Valutazione ambientale strategica e le 11 osservazioni ad essa allegate. Si tratta di richieste da parte della Provincia, della Soprintendenza, dell’Arpa, della Regione e anche da parte di un paio di privati cittadini. Il passaggio successivo alla chiusura di questo capitolo è la presa in esame delle vere e proprie osservazioni dei privati al piano nel suo complesso». Questo il commento del capogruppo del Partito democratico Marco Toncelli: «Secondo me finora i lavori sono proceduti speditamente. Lunedì sera abbiamo chiuso tutto il materiale in calendario entro mezzanotte e trentacinque». In generale, aggiunge, «mi pare che il clima sia tranquillo». L'auspicio di Toncelli è che rimanga tale: «Per il momento siamo nei tempi. Se poi dei consiglieri sceglieranno la via dell'ostruzionismo strumentale, dilatando i tempi della discussione e portando ad un aumento delle sedute e dei costi per la comunità, questo è da vedere. Spero nel buon senso e nella coerenza di tutti i consiglieri». Decisamente meno ottimista sui tempi è il consigliere pentastellato Stefano Patuanelli: «I lavori stanno andando a rilento, diciamo la verità. Lunedì sera avremmo potuto trattare anche la Vas e le sue osservazioni. Invece il consigliere del Pd Mario Ravalico ha chiesto di chiudere i lavori a mezzanotte e venticinque. Se continuiamo di questo passo, superando di venti minuti la mezzanotte in ogni seduta, finiremo ben oltre la data fissata del 14 dicembre. Bisogna che l'aula si assuma le proprie responsabilità». Invita alla calma il capogruppo di Un'Altra Trieste Franco Bandelli: «A me pare che stiamo lavorando di buona lena, in linea con le aspettative, tanto che forse finiremo prima di quanto preventivato». Quanto ai dubbi dei Cinque stelle, aggiunge, «ci sono state delle piccole incomprensioni fra gruppi consiliari ma vanno limate. Tutta la città, per un motivo o per l'altro, è in attesa di questo piano regolatore». Secondo Bandelli «vale la pena discutere laddove c'è un buon motivo per farlo, altrimenti è meglio tirare avanti in velocità senza perdersi per strada. Non possiamo permetterci di perdere tempo». L'esponente del movimento di destra si appella quindi all'aula: «Diamoci da fare: il piano regolatore serve a far girare l'economia di tutta la città. È il momento di fare uno sforzo».

(gi.to.)

 

 

In marcia per salvare la natura - Ma è una festa per le famiglie
Domenica la manifestazione organizzata dalla Coalizione per il clima e Avaaz - Una vetrina divulgativa accompagnata da giochi, letture e note a volontà
È stata chiamata “Marcia” ma in realtà è una dimostrazione in forma di raduno, corredata soprattutto da molta animazione e propaganda. Si svolgerà domenica in piazza della Borsa, dalle 15 alle 17, la Marcia globale per il clima, manifestazione a cura della Coalizione italiana per il clima e della comunità (virtuale) Avaaz, attorno a cui si sono per l’occasione strette oltre una ventina di sigle della provincia, tutte a carattere sindacale, ambientale e ricreativo. Il raduno avviene in concomitanza con diverse altre piazze in campo internazionale ed entra in scena per affiancare l’imminente vertice di Parigi COP21, in programma dal 30 novembre all’11 dicembre, tappa che dovrebbe, almeno sulla carta, tematizzare impegni e accordi per osteggiare l’innalzamento della temperatura globale del pianeta, la minaccia paventata da tempo da ambientalisti e da una parte della ricerca. La “Marcia” virtuale prova ad allertare sui pericoli incombenti, indicando le possibili conseguenze in caso di flop del vertice parigino. Già, quali? Stando agli organizzatori del raduno del 29 novembre, in caso di assenza di adeguate risoluzioni su scala mondiale gli sviluppi dell’ecosistema potrebbero assumere anche tinte apocalittiche, dalle più “lievi” come alluvioni, sino a carestie e, tema attuale, a ulteriori migrazioni e conflitti susseguenti. Il quadro è tragico ma l’appuntamento della prossima domenica vuole tradursi senza toni di allarmismo eccessivo, puntando piuttosto sulla informazione e persino sui crismi di una sorta di festa novembrina in piazza, adattabile dunque anche ai bambini e alle famiglie. Niente “marcia” quindi (motivi anche di sicurezza) ma vetrina divulgativa, accompagnata da giochi, letture, fasi di una non ben definita animazione e musica dal vivo, affidata ai gruppi Azoto Liquido e Driftin Waves. Gli spunti informativi legati ai cambiamenti climatici in atto saranno interpretati dagli attivisti delle Acli e Arci Servizio civile mentre alcuni esponenti del Gruppo Fiab Ulisse, gli irriducibili della bicicletta, proveranno a testimoniare in maniera tangibile le possibilità di “divertimento e movimento senza produrre gas effetto serra”. La manifestazione si avvale anche di un slogan, coniato per l’occasione: “Il clima è il mio pallino”. Questa la lista delle associazioni e sigle che hanno aderito alla festa ecologica di piazza: Acli, Avaaz, Più verde meno cemento, Arci Servizio civile, Arci Trieste, BdM Senza cConfini, Bioest, Uil, Cgil, Comitato “ Danilo Dolci”, CamminaTrieste, Federconsumatori, Fiab, Forum regionale Acqua bene comune, Isde, Kmecka Zveza, Konrad, Legambiente, Marevivo, Slow Food, Uisp, Wwf e Zskd.

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 25 novembre 2015

 

 

Sforamenti in Ferriera - Taglio alla produzione - Il sindaco Cosolini emette un’ordinanza che limita l’attività dell’altoforno
Lo stabilimento non deve superare le 34mila tonnellate di ghisa al mese
Non più di 34mila tonnellate di ghisa al mese. L’amministrazione comunale sceglie la riduzione del danno. Una misura di contenimento in attesa degli interventi promessi sull’impianto siderurgico. Non è proprio l’ordinanza che gli abitanti di Servola si attendevano dall’amministrazione comunale. Ma è la prima che impone alla Siderurgica Triestina srl, la società che gestisce la Ferriera di Servola per conto di Arvedi, di tagliare la produzione. L’ordinanza, notificata all’azienda lunedì 23 novembre, impone alla società di «attivarsi immediatamente per la riduzione dei fenomeni emissivi che interessano l’abitato di Servola e che provengono dalla Ferriera, in modo da garantire il costante miglioramento dei valori di Pm10 rilevati, mantenere la produzione mensile di ghisa entro le 34mila tonnellate e realizzare gli adeguati interventi necessari alla messa in sicurezza degli impianti». L’ordinanza è stata illustrata dal sindaco Roberto Cosolini e dall’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, nel corso di una conferenza stampa, svoltasi in una sala giunta affollata del palazzo comunale, presenti tra gli altri i consiglieri Marco Toncelli, Roberto Decarli, Angelo Curreli e Angelo D’Adamo, nonché numerosi abitanti di Servola. «Questo provvedimento - spiega il sindaco Roberto Cosolini- diventa un punto di riferimento stabile nel percorso della nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia). In questo modo confermiamo l’impostazione di fondo che punta al duplice obiettivo: salvare una realtà industriale e occupazionale che non impatti più sull’ambiente e sulla salute dei cittadini». L’amministrazione, intenzionata a «gestire questa fase di transizione in attesa degli interventi strutturali», ha emesso l’ordinanza a fronte di una serie di sforamenti preoccupanti: «Il Comune ha preso atto con preoccupazione del progressivo deterioramento, dal mese di febbraio 2015 in poi, della performance dello stabilimento per quanto riguarda le emissioni in atmosfera di Pm10, sulla base dei dati forniti dalla centralina di monitoraggio di via San Lorenzo in Selva» si legge nella relazione tecnica. La stessa che evidenzia come la Regione, con decreto del 10 aprile, sulla base della segnalazione dell’Arpa e degli esiti dell’ispezione straordinaria effettuata a seguito di numerose segnalazioni da parte della cittadinanza, «ha prescritto allo stabilimento di ridurre la marcia della batteria della cokeria e, comunque, di non superare i 67 sfornamenti al giorno». Successivamente Arpa-Fvg ha analizzato in una relazione del 17 luglio le polveri sedimentate raccolte il 12 maggio 2015 su un terrazzo di una casa del rione di Servola confermando «l’origine siderurgica del materiale esaminato». «Il lavoro che ha portato a queste misure è tecnicamente motivato - assicura Cosolini - e l’ordinanza diventa un punto di riferimento permanente sulle misure da assumere per emissioni superiori alla norma. L’obiettivo è quello di avere uno stabilimento che non inquini più». Cosa che ora, evidentemente non accade, per stessa ammissione dell’azienda che, in una relazione del 7 settembre, ha giudicato insufficienti gli interventi previsti per l’altoforno di Servola dall’accordo di programma. Il taglio della produzione è una misura estrema prevista dalla relazione della Regione del 19 ottobre realizzata assieme all’Università di Trieste: lo studio rileva che, come possibile intervento per il contenimento dell’impatto ambientale dovuto dall’altoforno, «sembra opportuno per l’anno 2016 e limitatamente per i mesi di maggio, giugno e luglio contenere la produzione mensile di ghisa entro le 34.000 tonnellate». L’amministrazione comunale di Trieste, spiega l’assessore Laureni, «ha ritenuto invece che la soluzione prospettata per l’altoforno debba essere anticipata ed estesa a tutto l’anno, a partire da subito, visti gli andamenti di Pm10 rilevati a San Lorenzo in Selva nell’anno in corso: i valori si sono mantenuti elevati da marzo a settembre 2015, con frequente superamento dei 50 microgrammi/mc, superamento confermato anche nei primi diciotto giorni di novembre». L’attuale produzione di ghisa è di 38mila tonnellate. Il taglio quindi è di 4mila tonnellate al mese. Va anche detto che un anno fa, nel novembre 2015, l’altoforno produceva 28mila tonnellate al mese. Un taglio, quindi, che non tocca l’aumento di produzione effettuato. «L’impianto è ben lontano da quello che dovrà essere - ammette Laureni -. È stato un anno impegnativo e pesante». Anche sul fronte delle polveri sottili.

Fabio Dorigo

 

Ma il comitato dei cittadini non si accontenta
«Siamo alla presa in giro». Il senatore Battista: «Si crei un osservatorio epidemiologico permanente»
«È una presa in giro». In triestino la frase suona in modo diverso. La gente di Servola, ancora in sala giunta per conoscere i contenuti della tanto attesa ordinanza del sindaco, mastica amaro. «L’impianto ha una capacità massima di 440mila tonnellate di ghisa all’anno. Negli ultimi anni la produzione non ha superato le 400mila tonnellate. Ora l’amministrazione ordina di ridurre la produzione a 34mila tonnellata al mese. Praticamente 408mila tonnellate all’anno. 8mila in più con le restrizioni» spiega uno del Comitato di Servola. In effetti il taglio della produzione, pure suggerito dal perito della Regione per tre mesi all’anno, fa a pugni con il passato. Nel novembre 2014, dato fornito dall’assessore Umberto Laureni, la produzione mensile era di 28mila tonnellate. Nell’agosto 2015 le tonnellate mensili sono diventate 38mila. Siderurgica Triestina sta spingendo tanto da superare le performance del periodo di Lucchini. «Noi possiamo muoverci solo su dati tecnici non opinabili. Il nostro è un percorso estramamente rigoroso» afferma Laureni citando lo studio della Regione e dell’Università di Trieste. Un percorso rigoroso, ma non proprio veloce. «Con quattro mesi di ritardo rispetto alla comunicazione di possibile pericolo da parte dell’autorità sanitaria, il sindaco ha finalmente sancito un primo dato incontrovertibile: la Ferriera inquina e le sue emissioni vanno fermate» denuncia il senatore Lorenzo Battista, membro del gruppo parlamentare “Per le Autonomie” che, assieme al deputato Aris Prodani, aveva finanziato uno studio epidemilogico. «Il tetto di 34mila tonnellate non si può definire una scelta coraggiosa, ma un primo timido barlume di buonsenso - sostiene il senatore -. Ora c’è da fare un passo successivo, ossia stabilire la correlazione tra inquinamento e rischio sanitario: il sindaco e l’Azienda sanitaria locale si prenderebbero la responsabilità di affermare, dati alla mano, che non esiste alcun rischio sanitario per i cittadini di Trieste?». Battista chiede inoltre al sindaco di istituire un osservatorio epidemiologico permanente per lo screening e il monitoraggio della malattie tumorali legate all’inquinamento nel comune di Trieste, calcolando anche i decessi, disaggregati per parti della città. «È fondamentale iniziare e concludere in tempi brevi l’analisi dei campioni significativi dei suoli» conclude Battista.

(fa.do.)

 

 

«Cementificazione a Grignano alta: il Consiglio ci aiuti» - LA LETTERA DEL GIORNO di Rosa Bertozzo - Comitato “Salviamo via del Pucino e via Plinio”

L’argomento cementificazione è sempre più condiviso dai cittadini, che sottolineano come la nostra bella città non ha necessità di espansioni edilizie, considerando anche il decremento demografico, e approvano invece ristrutturazioni di edifici del centro, in cui giovani e soprattutto anziani possano avere maggiori comodità e servizi.

Noi abitanti di via del Pucino e via Plinio (Grignano alta) siamo preoccupati per la pesante lottizzazione del costone soprastante, dove già sono state realizzate opere faraoniche, altre ingenti costruzioni di un grosso cantiere sono state abbandonate, e un ulteriore piano particolareggiato (che questo comitato ha già portato all’attenzione del Sindaco e Consiglio comunale nel 2004) prevede la costruzione di un’altra strada che, partendo dall’inizio di via Plinio, consentirebbe una nuova ingente lottizzazione distruggendo una vasta area boschiva. Finalmente il nuovo Piano regolatore comunale sembra aver recepito il principio del “risparmio del suolo”e della tutela dei pastini e dei terrazzamenti del territorio. Confidiamo perciò nell’approvazione del documento, che difenda la precarietà di una zona definita a rischio perché soggetta a continui smottamenti, frane, cedimenti di muri di sostegno, anche causati da scavi ingenti per costruire non soltanto le strade ma pure i pozzi “perdenti” e i siti per i serbatoi del metano, visto che in questa zona tali opere di urbanizzazione non sono mai esistite. La zona di Grignano è classificata al n. 7 e n.8 dell’attuale Catasto frane della Regione. Nel Piano regolatore si terrà conto dei risultati dello studio da noi commissionato al geologo G. B. Masoli e presentato agli Uffici tecnici del Comune allo scopo di far monitorare la stabilità del sottosuolo? Questo comitato chiede con forza l’appoggio del Consiglio comunale affinché non si permetta che le logiche affaristiche, di proprietari di terreni e di costruttori, prevalgano sull’interesse collettivo, che è invece quello di tutelare l’integrità dell’ambito costiero che di Trieste costituisce l’identità paesaggistica ed ambientale.

URBANISTICA - Continua la maratona sul piano regolatore

Continua la maratona consiliare per l’approvazione del nuovo e atteso Piano regolatore generale comunale.

Stasera all e17.30 il Consiglio comunale tornerà infatti a riunirsi in piazza Unità per continuare l’esame del voluminoso documento. Già prevista un’ulteriore seduta d’aula per venerdì sempre alle 17.30.

 

 

AMBIENTE - Conto alla rovescia per la marcia per il clima

Oggi alle 11, al Caffè San Marco di via Battisti 18, verrà presentata la marcia globale per il clima che si terrà domenica anche a Trieste, come in altre migliaia di località nel mondo, al fine di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sulla lotta ai cambiamenti climatici e sulla riduzione delle emissioni di gas serra. L’evento triestino è organizzato da 23 associazioni.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 24 novembre 2015

 

 

In bici da Campo Marzio fino a Ponziana
Al via da marzo i lavori per unire la pista ciclabile Cottur con via Giulio Cesare. Spesa di 260mila euro
Trieste sempre più ciclabile. A marzo inizieranno i lavori per collegare Campo Marzio alla pista Cottur. Un investimento di quasi 260mila euro per complessivi quattro chilometri. Il tragitto partirà da via Giulio Cesare, nella zona del vecchio mercato ortofrutticolo, e si svilupperà lungo Passeggio Sant'Andrea, viale Campi Elisi, via D'Alviano, via Lorenzetti e via Orlandini. È un ampliamento della “Ciclovia del mare Adriatico”, individuata con la sigla Fvg2 nella Rete di interesse regionale, il cui tracciato prosegue verso Rabuiese lungo la parte slovena dell'ex Parenzana. La Campo Marzio-via Orlandini, connettendosi alla Cottur, va a unire le Rive cittadine alla pista ciclopedonale della Val Rosandra e dunque Trieste con l'altopiano. Un itinerario che si inserisce in un percorso ancora più esteso che, partendo dalla stazione ferroviaria di piazza della Libertà, attraversa le Rive, si sviluppa lungo Passeggio Sant’Andrea e via D'Alviano per arrivare in via Orlandini in corrispondenza del punto di accoglienza dei cicloturisti della pista che raggiunge Draga Sant'Elia nel Comune di San Dorligo. Un’opera in linea con quanto previsto dal Piano Generale del Traffico e che rientra in un progetto esecutivo ad hoc. «Il tratto - ha spiegato l’assessore alla Viabilità Elena Marchigiani - è stato predisposto in maniera coordinata con il supporto dell’associazione Ulisse Fiab che ci ha accompagnato nella stesura per trovare le soluzioni più confacenti alla mobilità urbana, in modo da garantire sicurezza e facilitare gli spostamenti veloci e meno possibile promiscui. Sinergia condivisa anche con l'Autorità Portuale per quanto concerne il transito sulle Rive. Collegandosi alla già esistente pista Cottur - ha aggiunto l’assessore - si agevola la mobilità ciclabile transfrontaliera verso la Slovenia». Il percorso da Campo Marzio a via Orlandini sarà contrassegnato da una specifica colorazione e segnaletica, proprio per rendere più facilmente distinguibile il passaggio delle biciclette per veicoli e pedoni. «Grande attenzione - ha puntualizzato Marchigiani - è stata prestata anche alle intersezioni stradali e alle fermate dei bus. Al momento attuale è una buona soluzione, che sarà senz'altro ancora migliorata». La spesa complessiva per il progetto ammonta a 258.228, 45 euro finanziati con contributo regionale e 236.076,13 euro assegnati dal Comune di Trieste. «Sono state affrontate diverse problematiche per la stesura di questo progetto - ha rimarcato l'assessore ai Lavori pubblici Dapretto - che riguardavano ad esempio gli attraversamenti pedonali e gli accessi a tangenziali e che grazie al lavoro dei nostri uffici insieme ad Ulisse FIAB siamo riusciti a superare». Il bando di gara per l'inizio delle opere sarà indetto nei prossimi mesi, per poi partire entro marzo 2016 per un totale di cinque mesi di intervento.

(g.s.)

 

 

Piano regolatore, parte la maratona in aula
Discussione iniziata con l’analisi delle riserve mosse dalla Regione e i rilievi della Soprintendenza
È iniziata ieri sera in consiglio comunale la lunga marcia del piano regolatore. L'aula ha iniziato a discutere il testo della mastodontica delibera, in un procedimento che l'impegnerà anche nei prossimi giorni. Il primo passo è stato prendere in analisi le riserve della Regione al testo e con esse le controdeduzioni approntate dagli uffici comunali. Lo stesso procedimento è stato applicato anche al parere della Soprintendenza. L'assessore Elena Marchigiani ha commentato così le modifiche della Regione: «L'ente ha prodotto riserve molto lineari, relative perlopiù a richieste di chiarimento o riallineamento normativo. Non hanno comportato cambiamenti fondamentali». La Regione ha chiesto soprattutto «di allineare meglio alcuni passaggi, anche in ambito di procedure, al piano urbanistico regionale». Il voto sulle riserve e sulle relative controdeduzioni è stato quasi unanime, tutte sono state approvate. Stesso destino per il parere della Soprintendenza, «che riguardava il rapporto con le aree archeologiche», ha precisato Marchigiani. Nel resto della serata il consiglio ha preso in esame le intese con gli altri enti che insistono sul territorio cittadino: «Le intese interessano l'Autorità portuale, il demanio di Stato, il demanio militare, la Regione e l'Ezit - ha spiegato Marchigiani alla stampa -. Si tratta di accordi fondamentali quando più enti pianificano al contempo su uno stesso ambito territoriale. Perché tutti i piani vadano avanti ci deve essere un'intesa, ciò vale ad esempio anche per il piano del porto». La discussione era ancora in corso al momento della chiusura di questo articolo, ma l'approvazione delle intese era data per scontata. Un momento di cavalleria si è avuto quando il consigliere Paolo Rovis (Tp) ha chiesto al presidente Iztok Furlanic di permettere all'assessore di non alzarsi in piedi (come vuole la regola) mentre svolgeva la relazione al consiglio: «Altrimenti rischiamo di non avere più un assessore all'urbanistica». La richiesta è stata accolta con un timido applauso dall'aula, mentre il sindaco scherzava: «È anche assessore alla mobilità». La discussione è stata preceduta da un confronto sull'opportunità o meno di accogliere le osservazioni dei cittadini depositate dopo lo scadere dei termini. I testi, cinque in tutto, secondo parte dell'opposizione sarebbero dovuti esser accolti, incontrando però la contrarietà della maggioranza. Tanto il capogruppo del Pd Marco Toncelli quanto quello di Sel, Marino Sossi, si sono pronunciati contro la possibilità, «nel rispetto dei cittadini che hanno deciso di rispettare i termini». Diversa la posizione del capogruppo di Tp Rovis, di quello di Un'Altra Trieste Franco Bandelli e di Stefano Patuanelli del M5S, secondo i quali accettare le osservazioni sarebbe stata questione di mera prassi e non di principio. Diverso il parere di Maurizio Ferrara (civica), secondo cui si rischiava di «creare un precedente». Alla fine il voto dell'aula ha deciso a maggioranza di non accettare le osservazioni.

Giovanni Tomasin

 

 

Nasce il “termometro” del mare - L’Ogs fra gli autori del nuovo strumento per monitorare gli ecosistemi marini
Un team internazionale di scienziati, tra cui tre italiani, ha individuato una serie di caratteristiche comuni a tutti gli ecosistemi marini, che può essere utilizzata per analizzare il loro stato di salute.

In pratica, è stato osservato che la biomassa, cioè il peso degli organismi, tende avere un valore massimo a un livello intermedio della catena alimentare. La posizione di questo punto di massimo rappresenta un indicatore dello stato complessivo dell’ecosistema. Questa scoperta mette quindi a disposizione di ricercatori e amministratori un nuovo strumento per identificare cambiamenti e agire rapidamente al fine di aumentare la resilienza delle comunità biologiche e la sostenibilità dello sfruttamento delle risorse marine. Lo studio, appena pubblicato sulla rivista scientifica Trends in Ecology and Evolution, è il frutto della collaborazione di un team di ricercatori che operano in istituzioni di sei diversi paesi, coordinati dal National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa). A livello italiano hanno partecipato Simone Libralato e Cosimo Solidoro dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste e Fabio Pranovi dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Grazie all’analisi dei dati Ogs e Ca’ Foscari hanno contribuito alla messa a punto di un modello teorico frutto anche di precedenti analisi degli ecosistemi del Mar Mediterraneo. Per studiare il funzionamento degli ecosistemi marini, i ricercatori propongono di utilizzare il concetto delle proprietà emergenti. «Si tratta di quelle proprietà che si manifestano a un certo livello di complessità (nel nostro caso, l'ecosistema), ma non sono presenti a livelli di organizzazione inferiori» ha spiegato Fabio Pranovi. Nel caso specifico, l’idea del team è di analizzare come la biomassa complessiva presente nell’ecosistema si distribuisca attraverso i diversi livelli trofici, che identificano la posizione di un organismo nella catena alimentare. Questo permette di evidenziare la presenza di un pattern ricorrente: l’indicatore studiato deriva dal rapporto tra quantità e ruolo degli organismi che popolano l’ecosistema e si dimostra applicabile anche in situazioni con pochi dati disponibili, utilizzando, ad esempio dati provenienti dall’attività di pesca». «Gli ecosistemi marini sono estremamente complessi e questo crea notevoli difficoltà per la loro gestione» commenta Simone Libralato. «Grazie all’analisi di un gran numero di dati siamo riusciti a definire un nuovo modo per valutare la salute dei mari e degli oceani da usare in un’ottica di gestione sostenibile delle risorse. In sostanza abbiamo definito un modello di valutazione che tiene conto allo stesso tempo di molti processi marini e che è estremamente sensibile alle perturbazioni: uno strumento fondamentale per individuare un buon stato ecologico». Fino ad oggi, per misurare la salute degli ecosistemi marini, i ricercatori hanno dovuto valutare la condizione delle diverse specie e dei diversi habitat individualmente. Avere a disposizione un approccio facile da adottare, che consenta di monitorare ciò che accade nell’ecosistema nel suo insieme e ovunque sul pianeta, rappresenta dunque un notevole passo avanti nella gestione degli ecosistemi marini. «Per capire come funziona il metodo che abbiamo messo a punto, possiamo immaginarlo come una sorta di termometro, utile per capire la salute del sistema nella sua globalità, ossia considerando non un singolo organismo ma tutti gli organismi dell’ecosistema nel loro insieme», precisa Cosimo Solidoro. Questo permette di evidenziare quanto un ecosistema stia soffrendo degli effetti dovuti a molteplici fattori di stress, per esempio la pesca eccessiva, l'inquinamento e le specie invasive».

Paola Targa

 

 

AMBIENTE Dibattito pubblico sulla Ferriera di Servola

Oggi alle 17.30, alla “Casa dei Giusti” in via Carducci 35 (I piano), dibattito sull’inquinamento e sui rischi per la salute della Ferriera di Servola. Intervengono al dibattito pubblico Lorenzo Giorgi, Giorgio Cecco e l’ex lavoratore dello stabilimento Romano Pezzetta.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 23 novembre 2015

 

 

Duino Aurisina rivoluziona la rete fognaria

Via all’operazione “maxitubo” diretto a Servola. Eliminerà gli scarichi intermedi a beneficio del mare di Sistiana e dintorni
TAPPE E TEMPI DEI LAVORI - Già arrivato l’ok della Soprintendenza ora manca solo quello della Forestale.

La consegna dell’intera infrastruttura è programmata nel 2020
DUINO AURISINA Inizia la rivoluzione del sistema fognario nel Comune di Duino Aurisina. Manca solo il parere positivo della Forestale. Poi inizieranno i lavori, la cui conclusione è prevista per il 2020, al termine dei quali dal Villaggio del Pescatore a Servola ci sarà un’unica condotta fognaria, con l’eliminazione dei depuratori attualmente operanti a Sistiana e Duino e dei relativi si scarichi a mare. Un’operazione che porterà un evidente beneficio per il tratto di mare su cui si affaccia il territorio del Comune di Duino Aurisina. È l'assessore dell'amministrazione guidata dal sindaco, Vladimir Kukanja, Andrej Cunja, competente per i Lavori pubblici e il Patrimonio, a illustrare i dettagli dell’iter burocratico: «Con la recente emissione del parere positivo da parte della Soprintendenza - spiega Cunja - l’autorizzazione della Forestale è l’unico atto che ancora manca per poter partire con la realizzazione del condotto fognario che trasporterà i reflui dal depuratore provvisorio, che attualmente serve il Villaggio del Pescatore, fino a quello di Duino, dove si allaccerà alla condotta, ora in costruzione, che collegherà tale impianto al depuratore di Sistiana. In questa maniera - aggiunge - sarà dismesso il problematico impianto del Villaggio del Pescatore, mentre quello di Duino sarà inizialmente bypassato e rimarrà inattivo fintanto che gli scarichi di Portopiccolo, che confluiscono a Sistiana, rimarranno su livelli paragonabili a quelli attuali. Con il completamento del collegamento tra Sistiana e Barcola previsto per il 2020 - precisa - spariranno i due impianti di Sistiana e Duino e tutti i reflui saranno concentrati sull’impianto di Servola, attualmente in fase di radicale revisione e potenziamento. Il nostro mare - prosegue l’assessore di Duino Aurisina - ne trarrà un sicuro miglioramento». Il primo tratto della condotta che salirà dal Villaggio del Pescatore si sarebbe dovuto posizionare sotto l’asfalto della Provinciale che sale verso la Statale 14. L’amministrazione di Duino Aurisina ha però chiesto all’esecutore delle opere, ovvero AcegasApsAmga, di spostare il tubo a lato della sede stradale, in maniera da poter realizzare nell'occasione, sopra la condotta, quel marciapiede che la popolazione del borgo richiede da decenni. Sarà così creato un percorso separato dalla strada, che potrà essere utilizzato in sicurezza da pedoni e ciclisti. Per rispettare le previsioni del piano regolatore vigente, senza dover approvare una variante che avrebbe allungato i tempi, il tracciato sarà a sinistra della strada, salendo dal Villaggio del pescatore, per poi passare a destra in corrispondenza di un attraversamento situato all’incirca a metà della salita, dove una volta si trovava il cantiere della MonTubi, terminando sulla Statale 14, in prossimità della fermata dell’autobus. Il fondo del nuovo tracciato ciclopedonale, che sarà diviso dalla sede stradale da appositi cordoli, sarà inizialmente inghiaiato per essere pavimentato in una fase successiva. «Per poter realizzare la variante al tracciato della tubazione e ottenere così il marciapiede ciclabile - riprende Cunja - si è reso necessario acquisire una fascia di terreno adiacente di proprietà privata, in particolare della B.Fri Srl di Mario Sartori da Borgoricco, del principe Carlo della Torre e Tasso e della Burgo. Tutti i proprietari interpellati - prosegue l'assessore - hanno sottoscritto senza indugio un nulla osta all’esproprio, dimostrando notevole senso civico. Il tutto ha dato titolo all’esecutore a dare il via al procedimento. Il cantiere - continua Cunja - partirà nella prossima primavera per terminare qualche mese più tardi. L’esecutore prevede di ricevere l’ultima autorizzazione entro Capodanno per indire la gara subito dopo. L’amministrazione dimostra così sul campo di avere a cuore le esigenze del Villaggio del Pescatore, così come quelle di tute le altre frazioni. Quando le condizioni lo consentono, le cose si fanno».

Ugo Salvini

 

 

Consiglio comunale - Ravalico benedice il Piano regolatore

«Il Prg assegna un ruolo centrale a concetti fondamentali quali il contenimento dell’uso del suolo, prevedendo azioni che opportunamente si coniugano con il recupero delle aree dismesse e con forme di incentivazione a fronte di interventi di riqualificazione energetica degli edifici». E’ l’analisi del consigliere Pd Mario Ravalico.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 22 novembre 2015

 

Il Piano regolatore debutta in Consiglio
Iniziata la maratona per l’approvazione del documento atteso da 20 anni. Marchigiani: «Il consumo del suolo verrà ridotto»
È iniziata venerdì sera e proseguirà per un bel po' la maratona del Consiglio comunale per l'approvazione del nuovo piano regolatore cittadino. Un rinnovo di normativa che arriva a quasi vent'anni dall'ultimo documento, approvato nel 1997, e che secondo l'assessore all'urbanistica Elena Marchigiani «ridurrà il consumo del suolo rilanciando il recupero dell'esistente». In attesa del vaglio del Consiglio, come sempre in questi casi, ci sono centinaia di osservazioni. L'iter pare quindi destinato ad avverare la profezia che il consigliere Michele Lobianco (civica), con la felice capacità di sintesi che lo contraddistingue, ha fatto in aula: «Temo sarà un ginepraio, un guazzabuglio». Ma torniamo al debutto in aula. L'assessore Marchigiani ha illustrato lo spirito del provvedimento: «Si tratta di un piano inevitabilmente molto atteso, dal momento che in quasi vent'anni le condizioni della città e del territorio sono davvero cambiate - ha detto -. Sono cambiate soprattutto le condizioni economiche in cui ci si trova ad operare così come le prospettive di crescita demografica; è cambiata la sensibilità verso temi - come l'ambiente, il paesaggio, la stabilità geologica del territorio, l'efficienza energetica - che un tempo non ci sembravano così pressanti». Questa la città prospettata dalla giunta: 240mila abitanti; riduzione delle zone di espansione dell'82% rispetto al 1997; inquadramento di oltre 100 ettari di aree ed edifici dismessi come aree di trasformazione; la crescita del 37% delle aree verdi e di interesse ambientale. Il consigliere Mario Ravalico (Pd) ha guidato la commissione nel lungo lavoro preparatorio: «Non si può ragionare nei termini novecenteschi - ha detto -. Ciò implica anche un diverso uso del suolo: bisogna smettere di considerare il suolo solo attraverso l'ottica mercantilistica di edificabilità». Critico invece Stefano Patuanelli (M5S): «Dal punto di vista tecnico il documento è ineccepibile, ma noi pensiamo di dovesse puntare al consumo zero di suolo. Una scelta sbagliata in una città con un grande patrimonio da recuperare e un decremento evidente di popolazione». Secondo Lobianco «il piano è un documento appassionato, ma la questione è semmai il moloch, l'oceano di osservazioni che ci attende. Io ed Everest Bertoli (Fi) ce la siamo sciroppate tutte e settecento al galoppo. Compito del consiglio ora è votarle, ma sarà un delirio». «Avremmo auspicato un consumo ancora minore del suolo - ha affermato Daniela Gerin di Sel e il permanere dei servizi al Burlo». Sull'argomento è intervenuto Paolo Rovis (Trieste Popolare): «Ho preparato un emendamento ad hoc che spero venga votato». Bertoli ha chiesto il ritiro della delibera per motivi tecnici, richiesta negata dagli uffici: «Per il momento sospendo il giudizio - ha chiosato - però pare un piano poco ambizioso e molto fantasioso». Così Lorenzo Giorgi del Pdl: «Nel rispetto dell'ambiente, dovremo accogliere le richieste dei cittadini laddove sono motivate da esigenze concrete. Questione di buon senso».

Giovanni Tomasin

 

 

Guerra aperta contro i rifiuti in spiaggia
In arrivo fondi straordinari per cinque Comuni. A Grado il 40% delle risorse. Nel 2015 raccolte 3.170 tonnellate di materiali
TRIESTE Cicche e bastoncini per ghiaccioli. Qualche monetina smarrita dagli adulti e formine disperse dai bambini. Oltre a tutto quello che restituiscono le onde. Le spiagge del Friuli Venezia Giulia hanno bisogno di essere pulite. E la Regione, rispondendo in via straordinaria alle richieste dei cinque Comuni costieri interessati, mette a disposizione 200mila euro per compensare gli sforzi, e le uscite di cassa, necessari a offrire al turista il miglior panorama possibile. Grado fa la parte del leone. L’Isola d’Oro porta a casa oltre il 40% delle risorse. A vedere sostenute parte delle spese (il riparto può coprire fino al 70% del totale) sono anche, nell’ordine di importo, Staranzano, Monfalcone, Trieste e Lignano Sabbiadoro. Nel dettaglio, la delibera proposta dal vicepresidente Sergio Bolzonello e approvata dai colleghi di giunta nell’ultima seduta prevede l’assegnazione di 83.920 euro al Comune di Grado (a fronte di un totale di spese di 199.650 euro), di 11.387,96 euro al Comune di Lignano (27.092,54 le spese totali), di 36.057,65 euro al Comune di Monfalcone (85.783), di 36.596,19 euro al Comune di Staranzano (87.000) e di 32.569,19 euro al Comune di Trieste (fabbisogno pari a 76.284,78). L’intervento della giunta Serracchiani segue il dettato del regolamento che applica la legge 4/1999, lì dove si prevedono erogazioni a favore dei Comuni costieri per concorrere all’abbattimento del costo connesso alla raccolta, al trasporto e allo smaltimento in discarica del materiale spiaggiato. Altri tempi quelli di una quindicina di anni fa, vista la cifra stanziata nella Finanziaria di quell’anno: 2 miliardi di vecchie lire. In tempi di spending review ci sono oggi meno soldi a disposizione, ma la Regione continua ad aiutare i Comuni a presentare al meglio le spiagge di un Fvg che Lonely Planet ha collocato al quarto posto tra le mete mondiali. Preso atto che le cinque amministrazioni, tra febbraio e marzo di quest’anno, hanno presentato regolare domanda alla direzione centrale Attività produttive, l’esecutivo ripartisce dunque i fondi disponibili tra Grado, Lignano, Trieste, Staranzano e Monfalcone tenendo conto dei metri lineari di demanio marittimo turistico ricompresi nel territorio dei Comuni richiedenti. Non manca la tabella di riferimento. La quantità del materiale spiaggiato nel corso 2015 è stata stimata, complessivamente, in 3.170 tonnellate lungo 16.238 metri lineari di demanio comunale marittimo. Nel dettaglio si sommano 2.200 tonnellate a Grado (9.778 metri di demanio), 170 a Lignano (300 metri), 300 a Monfalcone (1.760 metri), 480 a Staranzano (900 metri) e 20 a Trieste (3.500 metri). Il costo medio su base regionale per metro lineare, altra informazione scritta in delibera, ammonta a 29,30 euro, per un totale globale di spese di raccolta, trasporto e smaltimento di materiali (Iva inclusa) pari a 475.810,32 euro.

Marco Ballico

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - SABATO, 21 novembre 2015

 

 

M5S: mettere una pietra tombale sui rigassificatori in FVG
(ACON) Trieste, 21 nov - COM/AB - Nessuno parla di un altro progetto scomparso all'interno della documentazione dell'Unione europea: il progetto del rigassificatore on shore del Nord Adriatico. L'Unione europea non ritiene più strategico questo progetto? Per l'Europa sono sufficienti i rigassificatori di Veglia e Porto Viro? Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo quindi ragione quando sostenevamo che non fosse necessario un altro impianto?
Così si esprimono Ilaria Dal Zovo e Andrea Ussai, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che aggiungono.
A questo punto la Giunta Serracchiani deve attivarsi immediatamente nei confronti del Governo per mettere definitivamente una pietra sopra al rigassificatore di Zaule. La presidente agisca in prima persona per evitare la costruzione del rigassificatore a Monfalcone e, soprattutto, tolga dal piano energetico regionale la previsione di realizzare un rigassificatore nel Friuli Venezia Giulia. Se l'Europa, tanto cara alla Serracchiani, non ritiene più strategico quel tipo di investimento, non comprendiamo perché questo progetto debba essere mantenuto all'interno della programmazione energetica regionale.
Basta consumare il territorio del Friuli Venezia Giulia, basta progettare impianti e strutture impattanti sull'ambiente, basta fonti fossili, basta costruire impianti ad alto rischio vicini alle abitazioni e nei centri abitati. La sicurezza e la salvaguardia dei cittadini deve essere collocata al primo posto nelle politiche di qualsiasi Governo, sia esso nazionale o regionale.
Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo già previsto tutto. Ora non ci resta che attendere le mosse della Regione.
 

 

IL PICCOLO - SABATO, 21 novembre 2015

 

 

Letture, incontri e canti nei giardini: è la “Festa dell’albero” - giornata nazionale
La festeggiavano a modo loro i Romani, fu adottata nel tardo Ottocento nel Nord America e fu celebrata ufficialmente in Italia dal 1898. È tempo della “Giornata nazionale dell’albero”, ricorrenza classica del mese di novembre, estesa su tutta la Penisola e già in atto a Trieste a cura del Comune (Area Educazione) in collaborazione con alcune sigle ambientaliste. Scuole, piazze e naturalmente giardini. Sono questi i teatri prediletti per le iniziative a favore della simbologia dell’albero, emblema di sostegno, natura, risorse ed ecologia, un tributo che proseguirà anche oggi nell’ambito di vari appuntamenti. Il primo è previsto in mattinata al Giardino pubblico “Tommasini” di via Giulia (area piazzale cinema all’aperto) dalle 9.30 con la presentazione delle iniziative da parte dell’Area Lavori Pubblici del Comune agli studenti delle classi quinte degli istituti Volta e Deledda–Fabiani, seguita dalla relazione a cura di Francesco Panepinto e Paolo Pietrobon sul tema “Il verde nella progettazione urbanistico edilizia, la realizzazione dei cantieri e la stabilità degli alberi in ambienti urbani”. Dalle 11.30 alle 12.30 il programma prevede “Alla scoperta della foresta urbana di Trieste”, momento offerto da Pierluigi Nimis, docente di Botanica all’Università, e una visita guidata al cantiere di viale XX Settembre. Decisamente più artistico il respiro delle iniziative del pomeriggio, ambientate nel giardino di piazza Hortis, luogo dalle 16 di una vera “Festa dell’albero”, ideata dal Comune in collaborazione con Bioest LegaAmbiente e l’associazione “Luna e l’altra”. Il cartellone della festa urbano-agreste include un’introduzione a carattere storico del docente Aldo Messina, letture a cura di Ornella Serafini, canti con il coro “Ama” della Lilt e con il coro degli afasici dell'Associazione “ Alice”. La “Giornata nazionale dell’albero” vivrà la sua coda a Trieste giovedì 26 novembre, con la mattinata (dalle 10 alle 11.30) programmata nella scuola dell’infanzia “Giardino dei Sogni” di via Boegan grazie al laboratorio “Ghiandando attraverso le stagioni – dal seme alla pianta”, promosso dall’Area Lavori Pubblici del Comune di Trieste.

Francesco Cardella

 

Un pesce falce nelle acque dell’isola di Brazza - specie tropicale spunta in DALMAZIA
LESINA - Alla pletora di pesci esotici o comunque rarissimi nelle acque adriatiche si aggiunge una nuova specie, mai registrata finora.

É il pesce falce (Zu Cristatus) della famiglia Trachipteridae, visto mentre nuotava smarrito tra le barche del porticciolo di San Pietro di Brazza in Dalmazia. A notarlo è stato dapprima un abitante del posto, che l’ha scambiato per un sacchetto di plastica. Poi sono giunti altri curiosi e tutti hanno capito che non si trattava di una cosa inanimata, bensì di un pesce di dimensioni abbastanza modeste, non più di una ventina di centimetri. Un pescatore locale l’ha sollevato con un remo, prestando attenzione a non fargli male e a quel punto da trasparente il pesce ha assunto una colorazione argentea con fasce nere e pinne di un arancione intenso. Nessuno ha saputo dare una risposta alla domanda di che specie si trattasse e allora l’esemplare è stato fotografato con un cellulare e l’istantanea inviata subito all’ Istituto spalatino di Oceanografia e Pesca. La risposta non si è fatta attendere: che nelle acque dell’ isola di Brazza era spuntato un pesce falce, specie distribuita nelle fasce tropicali e temperate calde. É un pesce pelagico, vive in acque profonde ed è presente in tutto il Mediterraneo anche se gli avvistamenti sono molto rari. Può crescere fino a 120 centimetri di lunghezza e pertanto è facile concludere che quello visto a San Pietro è un esemplare giovane. Ne deriva che è nato nei paraggi o comunque non molto distante dall’isola: una specie che potrebbero essere impegnati addirittura nel risalire verso il Nord Adriatico. La tropicalizzazione del nostro mare è ormai una realtà acquisita e non passa stagione che pescatori professionisti e dilettanti non mettano a pagliolo esemplari di specie extramediterranee o lessepsiane. Negli ultimi anni sono stati pescati nel versante orientale dell’Adriatico esemplari di polpo pignatta, cernia di fondale, lampughe, serra, donzella pavonina, pesce pappagallo, cernia atlantica, pesce lucertola, pesce unicorno, pesce palla argenteo, fieto e altre specie.

a.m.

 

 

L’acqua del rubinetto promossa a pieni voti - qualita' eccellente e prezzi vantaggiosi
Vantaggi per la salute ma anche per il portafoglio. Derivano tutti dall’utilizzo dell’acqua del rubinetto - che attraverso la rete di AcegasApsAmga raggiunge 235.700 abitanti di Trieste, Muggia e San Dorligo - rispetto a quella acquistata al supermercato. Dall’analisi delle concentrazioni di 14 parametri ((ammonio, arsenico, clorito, cloruro, conduttività, durezza totale, fluoruro, manganese, nitrato, nitrito, residuo secco, sodio, solfato, trialometani-totale) risulta che lo scorso anno l’acqua di rubinetto, nei tre comuni ricordati, è risultata di “eccellente qualità”. Questo risultato è inserito nel rapporto “In buone acque”, che la società del gruppo Hera ha reso noto in relazione all’attività di captazione, potabilizzazione e distribuzione dell’acqua nel 2014. Ogni giorno numerosi campioni sono stati prelevati in diversi punti della rete di distribuzione, nei tre comuni. Fra AcegasApsAmga e Azienda sanitaria, lo scorso anno sono state effettuate 14.616 analisi, una media di più di 40 al giorno: è risultato che i parametri di legge sono rispettati nella totalità dei casi. Agli oltre 235mila abitanti ricordati in precedenza l’acqua potabile è arrivata attraverso una rete di oltre mille chilometri (1.073 per la precisione), nella quale, sempre con riguardo al 2014, sono stati immessi 45,2 milioni di metri cubi d’acqua. Quanto all’origine, il 72% di questi 45,2 milioni di metri cubi è acqua di falda, il 17% è di superficie (fiumi) e il restante 11% proviene da sorgenti. Gran parte dell’acqua che esce dai nostri rubinetti proviene dai pozzi di San Pier d’Isonzo (dodici) e da quello di Staranzano. A questi si aggiungono l’acqua delle sorgenti del Sardos, nei pressi di Monfalcone, e quella delle risorgive del Timavo. La nostra rete idrica, come in tante città, è gravata da una discreta quota di perdite, per la vetustà delle tubazioni ma anche per le sollecitazioni alle quali sono sottoposte dal traffico. Perdite che la stessa AcegasApsAmga a suo tempo ha quantificato in 35 metri cubi per chilometro al giorno. Detraendo il totale delle perdite annue (13,7 milioni di metri cubi) dai 45,2 milioni di metri cubi immessi in rete nel 2014, risulta quindi che ognuno dei 235.700 abitanti ha consumato lo scorso anno, in media, la bellezza di 134 metri cubi di acqua, per gli usi più diversi. Tenendo conto che mille litri di acqua in bottiglia costano mediamente 300 euro, e che per la stessa quantità prelevata dal rubinetto si pagano 1,90 euro, usando quest’ultima una famiglia di tre persone (consumo stimato di mille litri) può risparmiare più di 300 euro. Un accenno infine agli investimenti nel ciclo idrico integrato (captazione, potabilizzazione, distribuzione e depurazione): su un totale di 114,8 milioni investiti dal gruppo Hera nel 2014, 22 milioni hanno riguardato gli impianti di AcegasApsAmga.

(gi.pa.)

 

 

Val Rosandra, dopo lo scempio l’amarezza della sentenza - LA LETTERA DEL GIORNO di Gianni Ursini

Nonostante tutte le cose orribili che stanno succedendo nel mondo, anche i piccoli dispiaceri generati da avvenimenti che accadono nella nostra vecchia città di provincia, possono fare molto male.

Sono rimasto assai amareggiato dal responso del perito nominato dal giudice Marco Casavecchia a proposito della deforestazione indiscriminata operata in val Rosandra da parte degli operatori della Protezione Civile nel marzo del 2012. Il geologo Cristiano Mastella infatti ha definito “idoneo a prevenire rischi” e “ adeguato a scongiurare il rischio idrogeologico paventato” il taglio di 41 piante di alto fusto nell’alveo del torrente Rosandra che aveva sollevato tanta indignazione fra la popolazione locale e le proteste degli ambientalisti. A distanza di tre anni quindi a detta del perito nominato dal tribunale sembra che quell’azione non solo sia stata giusta, ma anche utile e necessaria. Ne escono puliti l’amministrazione provinciale, il comune di Dolina e gli operatori della protezione civile, anzi, sempre secondo il sunnominato perito, meriterebbero un premio ed un elogio per avere evitato il rischio di chissà quale terribile inondazione. Rimangono così beffati quanti avevano elevato la loro protesta con il taglio indiscriminato di quegli alberi, a cominciare dal mensile “Konrad” che aveva dedicato all’avvenimento la copertina del numero di maggio 2012 e nell’interno una pagina doppia con un lungo articolo di Dario Gasparo, una poesia di Riccardo Redivo ed un piccolo elzeviro del sottoscritto intitolato “Amarcord Val Rosandra” che avevo scritto a mano in ospedale mentre ero ancora degente in seguito all’operazione al cuore e che l’amico Roberto Valerio si era affrettato a far pubblicare. Nulla di tutto questo è servito, evidentemente, nemmeno le proteste del WWF e di Legambiente, anzi il responso del perito ha stabilito un pericoloso precedente perché potrebbe giustificare la progressiva eliminazione del verde nella nostra città e periferia. Io credevo che gli alberi con le loro radici trattenessero la terra evitando le frane, gli smottamenti e le inondazioni. Pensavo che le nuove costruzioni e le colate di cemento indiscriminate creassero le premesse per gli allagamenti e le alluvioni, vedi quello che è successo recentemente a Genova. Evidentemente mi sbagliavo. Devo inchinarmi di fronte al parere di un geologo che deve essere per forza è un esperto in materia. Ma forse ci sono altri esperti che non la pensano come lui. Se esistono, è ora che si facciano avanti.

 

Ambiente - Settimana di educazione allo sviluppo sostenibile

Prenderà il via lunedì a Monfalcone con un incontro dedicato alle scuole la Settimana dell'educazione allo sviluppo sostenibile, presentata ieri dall’assessore Sara Vito. L’evento chiuderà i battenti il 29 novembre a Udine con una manifestazione sul clima che cambia. Il programma è stata stilato con la collaborazione dell’Arpa.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 20 novembre 2015

 

Consiglio - Il Piano regolatore approda in aula

Verrà anticipato alle 16.30 questo pomeriggio l’avvio dei lavori del Consiglio comunale.

Piatto forte del menù l’approvazione del nuovo Piano regolatore comunale, che verrà illustrato in aula dall’assessore alla Pianificazione Elena Marchigiani.

 

 

Comitato Danilo dolci- Oggi manifestazione per la pace

Oggi avrà luogo l’iniziativa del Comitato Pace Convivenza e Solidarietà “Danilo Dolci”.

L’appuntamento è alle 17.30 al “ponte curto”. «Esprimiamo profonda solidarietà alle vittime e ai familiari dell'attacco terroristico di Parigi. Ci stringiamo a tutta la popolazione francese per il lutto che hanno subito, ma non scordiamo l'angoscia in cui sono quotidianamente immersi popoli come quello siriano, iracheno o nigeriano. Condanniamo nel modo più netto e deciso la follia della violenza e del terrore che attraversa il Mediterraneo, l’Europa, il Medio Oriente e l'Africa», si legge in una nota degli organizzatori.

 

 

Trasporti - «Migliorano i servizi ferroviari in Fvg»

«I risultati ottenuti in Fvg sono l'esito di una piena condivisone degli obiettivi tra Regione e Trenitalia, oltre a un costante confronto sulle strategie attuate».

Lo afferma l'assessore alla Mobilità, Mariagrazia Santoro, sottolineando come «dopo la messa in funzione dei nuovi elettrotreni Caf, stiamo garantendo crescenti risparmi di tempo e un elevato standard di comfort e sicurezza ai viaggiatori, specie ai pendolari. E di questo ringrazio il direttore della divisione passeggeri Trenitalia, Orazio Iacono, e il direttore regionale del servizio passeggeri, Simone Gorini».

 

 

L’INTERVENTO - Anche gli alberi vanno tagliati - Nascono, crescono e muoiono
In occasioni dei lavori che stanno in questo periodo investendo il Viale XX Settembre, vorrei chiarire alcune questioni legate alla manutenzione delle alberature cittadine sulle quali, viste le preoccupazioni di alcuni cittadini, merita ritornare.

Gli abbattimenti in corso di esecuzione sono stati disposti dal Servizio Spazi Aperti e Spazi Verdi Pubblici in relazione agli esiti della verifica di stabilità del patrimonio arboreo comunale, attualmente costituito da circa 130.000 alberature. L'obbiettivo che l'Amministrazione comunale intende perseguire è quello di garantire la sicurezza della pubblica incolumità, nel rispetto dei principi di salvaguardia del verde urbano. Le analisi di stabilità seguono un rigoroso protocollo tecnico scientifico approvato dalla Società Italiana di Arboricoltura è hanno quale risultato l'attribuzione di ogni albero ad una classe di propensione al cedimento. Le classi di propensioni al cedimento sono le seguenti: A (trascurabile), B (bassa), C (moderata), C-D (elevata) e D (estrema). La verifica è di stabilità degli alberi è annuale e mediamente riguarda circa 4000 soggetti arborei presenti nelle vie, viali, giardini e parchi cittadini. La verifica in corso di esecuzione, affidata a consulenti di grande esperienza e competenza nel settore, ha riguardato a tutt'oggi 2500 alberi di cui solo 53 classificati in classe propensione al cedimento D, di cui 19 già morti in piedi. Relativamente al Viale XX Settembre, va precisato che l'abbattimento riguarda solo 10 soggetti classificati in classe D, spesso in pessime condizioni vegetative e comunque in precarie condizioni di stabilità tant'è che la loro conservazione costituirebbe un grave pregiudizio alla pubblica incolumità. Trattasi di alberi, infatti, privi di prospettive di vita che negli anni sono stati più volte oggetto di danneggiamenti (veicoli in sosta, scavi, vandalismi ecc). Questi esemplari presentano sintomi non facilmente riscontrabili da chi non ha competenze specifiche nel settore e, in alcuni casi, non risultano visibili dall'esterno tant'è che le estese cavità o lesioni interne possono essere riscontrate solo con l'ausilio di indagini strumentali specifiche. La decisione di abbattere un albero non viene presa, quindi, con leggerezza ma è frutto di accurati controlli, sia strumentali che visivi, i cui risultati non consentono di mantenere in vita la pianta con il ricorso a cure colturali rispettose della dignità dell'albero e dei moderni principi di arboricoltura ornamentale. A riprova di quanto sopra si ricorda che l'Amministrazione annualmente sostiene oneri elevati per la potatura o il consolidamento di alberi di pregio con costi decisamente superiori rispetto all'abbattimento e alla messa dimora di giovani soggetti arborei. Riguardo all'asserita vigoria vegetativa si precisa che la stessa non deve essere confusa con lo stato fitopalogico e di stabilità dell'albero. Infatti la presenza di ricacci sulla corona delle ceppaie, rilasciate in occasione dei tagli eseguiti negli anni precedenti, nulla ha a che vedere con la salute della pianta e con la sua stabilità, anzi la presenza di ricacci è di norma la risposta della pianta a fenomeni di stress indotti da patologie in atto o da disturbi esterni (potature, incendio ecc). Infine si precisa che ogni singolo esemplare abbattuto sarà sostituito entro la fine dell'anno o al massimo nelle prime settimane del 2016, mediante la messa a dimora di giovani alberi. La scelta dell'acero campestre (varietà elegant) è stata operata in ragione delle necessità di limitare interferenze con le abitazioni lungo il Viale e non in ragione del contenimento dei futuri oneri manutentivi. Infatti le specie utilizzate nel passato, in considerazione delle notevoli dimensioni della pianta adulta, non hanno lo spazio vitale di crescita adeguato a causa sia del sesto di impianto troppo ridotto che della larghezza limitata del viale tant'è che, onde esaudire giuste richieste dei cittadini che si ritrovano i rami vicino alle finestre e alle facciate, si è dovuti ricorrere a potature drastiche venendosi a determinare una inclinazione verso l'interno del viale. In natura, i tempi di crescita, non sono sempre confrontabili con le nostre aspettative nel senso che per gli alberi bisogna attendere affinché i nuovi impianti, crescendo, possano assolvere pienamente alla loro funzione ornamentale. Sono d’accordo che un bell’albero secolare sia molto più appagante di un alberello appena messo a dimora ma si deve tener conto che come per tutti gli esseri viventi anche gli alberi, soprattutto in ambiente urbano, nascono, crescono, si ammalano e muoiono.

Andrea Dapretto - assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Trieste

 

La biodiversità? Ora te la racconta una “app”
Importante lavoro di catalogazione digitale della flora europea fatto al Dipartimento di Scienze della Vita di Trieste
La biodiversità, quella straordinaria varietà della natura che è la ragione della sua bellezza, oggi si può davvero reggere in un palmo di mano. Grazie a un lavoro che prosegue ormai da circa quindici anni, finanziato attraverso vari progetti internazionali, il Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste ha realizzato una serie di strumenti informatici, portali e app per tablet e smartphone, che permettono a chiunque di riconoscere in tempo reale o quasi piante e animali che lo circondano. Merito della “Biodiversity Informatics”, una disciplina emergente in Italia e a livello europeo, che nel tempo ha consentito di mettere on-line (e scaricabili, per poter essere utilizzate anche quando la connessione internet non c'è) una serie di preziosissime risorse per il riconoscimento di gran parte della flora e della fauna del nostro continente: oltre seicento guide interattive a piante, animali e licheni di tutt'Europa, realizzate in quindici lingue, alcune tramutate anche in app specifiche per smartphone. Un database come Il Cercapiante, che raccoglie 150 mila foto di 16mila specie di piante vascolari, con oltre 60mila corrispondenti nomi dialettali e consente una ricerca per famiglia, per nome scientifico o nome comune e per area linguistica. E ancora “Keytonature”, app per I-phone e I-pad che fornisce più di cento guide per l'identificazione di piante, farfalle, licheni, organismi marini e muschi in undici lingue. Ma anche, nell'ambito del progetto SiiT, una serie di guide interattive e portali a disposizione di scuole, appassionati e cittadini, che consentono anche ai non esperti di botanica di avvicinarsi in maniera facile e intuitiva all'identificazione delle piante. Come lo strumento “Esploriamo la flora” (http://dryades.units.it/scuole/), che attraverso interfacce a scelta multipla permette di specificare, tramite immagini, una serie di caratteri di facile osservazione relativi all’habitus, alle foglie, ai fiori e/o ai frutti. Il risultato sarà una galleria fotografica di tutte le piante che possiedono i caratteri specificati. Cliccando sul nome di ogni specie si apre una scheda che riporta ulteriori immagini, una lista di nomi comuni e una nota esplicativa. Se dunque un tempo per scoprire il nome di una pianta trovata facendo quattro passi in un parco naturale o in un giardino pubblico servivano ore di consultazione di tomi cartacei di dimensioni mastodontiche oggi è possibile scoprire la risposta quasi in tempo reale. Questo strumento, che è stato poi declinato per l'utilizzo in specifiche aree geografiche, viene usato dagli insegnanti delle scuole dell'obbligo per organizzare “cacce al tesoro botaniche”: i piccoli studenti, muniti di tablet o telefonino, vengono coinvolti in una gara alla scoperta della collocazione e dei nomi delle piante di un parco o di un giardino. «L'utilizzo dei nostri strumenti informatici per queste cacce al tesoro in mezzo al verde – racconta Pier Luigi Nimis, docente di botanica e autore insieme al suo gruppo di ricerca dell'immenso lavoro di catalogazione fin qui raccontato – è stato testato per la prima volta a Trieste, al Giardino Pubblico De Tommasini. Oggi ce lo richiedono da tutta Italia: attualmente lo utilizzano a Roma, al Centro didattico Technotown, posto all'interno del Parco di Villa Torlonia, per organizzare delle cacce al tesoro botaniche per le scuole della capitale». Ma gli strumenti di “Biodiversity Informatics” creati dal Dipartimento di Scienze della Vita dell'ateneo triestino vengono usati ormai in tutt'Europa: dai Giardini botanici di Madrid a quelli di Lisbona e Parigi, dai parchi della Romania a quelli dell'Estonia e della Bulgaria, fino ai giardini alberati di Graz e di altre città tedesche e olandesi. «Creare una guida ad hoc per un determinato luogo – spiega Nimis – oggi per noi è davvero semplice: grazie ai nostri database informatizzati è sufficiente inserire l'elenco di piante presenti in un territorio per ottenere la relativa guida». Per avere lo stesso risultato, fino a poco tempo fa, sarebbero serviti mesi, se non anni, di duro lavoro. «Oltre a me e ai miei studenti questa piccola rivoluzione è stata resa possibile da Stefano Martellos, che ha creato i programmi che generano le guide (il principale, Frida, è stato brevettato dall'Università di Trieste) e da Andrea Moro, responsabile degli archivi di immagini digitali». Come si sa, la diversità biologica o biodiversità in ecologia è la molteplicità di organismi viventi, nelle loro diverse forme, e dei rispettivi ecosistemi. Essa comprende l'intera variabilità biologica: di geni, specie, nicchie ecologiche ed ecosistemi. Le risorse genetiche sono considerate la componente determinante della biodiversità all'interno di una singola specie. Le specie descritte dalla scienza sono in totale circa 1,75 milioni, mentre il valore di quelle stimate oscilla da 3,63 a più di 111 milioni. Tuttavia queste stesse stime risultano incomplete, in quanto nuove specie vengono scoperte e aggiunte continuamente al totale generale. L'estinzione di specie è la minaccia della biodiversità.

Giulia Basso

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 19 novembre 2015

 

 

Ferriera - Battista: «Dove finiscono le polveri?»

«Le polveri della Ferriera che ricadono su case, orti, giardini di moltissime persone vengono pazientemente raccolte e spazzate ogni giorno, sgradevole prassi per cumulare sacchetti pieni di sporcizia nera».

«È un vero e proprio rifiuto industriale, composto delle stesse sostanze usate per la lavorazione della ghisa. La mia domanda è molto semplice: come e dove vanno smaltite queste polveri industriali totalmente diverse dai rifiuto urbani?» si chiede Lorenzo Battista, senatore triestino del Gruppo per le autonomie. Per rispondere alla domanda, ha presentato un’interrogazione al Ministero dell’ambiente.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 18 novembre 2015

 

 

Raccolta differenziata, 300 kit agli esercenti
Contenitori distribuiti gratuitamente a negozi e locali pubblici per il riciclo di plastica e rifiuti organici
Un iniziativa ad hoc per i pubblici esercizi. Sono oltre 300 i kit per la raccolta differenziata già distribuiti ai pubblici esercizi nell'ambito di Differenziata in Azione, l'iniziativa di Comune, Provincia, AcegasApsAmga in collaborazione con Fipe, che prevede, appunto, la consegna gratuita di un kit per la raccolta differenziata. Il progetto, partito a inizio estate, intende incentivare a una corretta raccolta differenziata i pubblici esercizi, un target in grado di contribuire in modo determinante al recupero dei rifiuti, in ragione degli alti volumi di materiale trattato (in primis imballaggi e organico). Il ritiro gratuito del kit per la differenziata è possibile alla sede Fipe di via Roma, 28 Il kit è stato realizzato per venire incontro alle necessità ed esigenze di bar e ristoranti, rispettando le norme di sicurezza e di igiene alimentare grazie alla scelta dei contenitori in collaborazione con l'Azienda per l'Assistenza Sanitaria n° 1. I contenitori sono ancora disponibili gratuitamente, fino a esaurimento scorte, presso la sede Fipe (orario 08.30-12.30 dal lunedì al venerdì). Il ritiro potrà essere effettuato da qualsiasi titolare (o suo delegato) di bar o ristorante, anche non associato Fipe. Potrà però essere rilasciato un solo kit per pubblico esercizio. La composizione del kit è di 3 contenitori, (più 1). Il kit è composto da tre contenitori dalla capacità di 50 litri che possono essere liberamente impilati o allineati in base agli spazi disponibili nelle cucine di bar e ristoranti, per venire incontro alle diverse esigenze. I 3 contenitori sono rispettivamente destinati ai rifiuti organici, plastica e, in via residuale, quelli indifferenziati. Non è stato previsto un recipiente per carta e cartone esistendo già il servizio di raccolta per i cartoni esposti nei noti punti stradali (SRC). In aggiunta, se l'esercente lo riterrà utile in relazione agli spazi disponibili, sarà possibile ritirare anche un bidone con ruote da 120 litri, pensato per un doppio utilizzo: contenitore di rifiuti di vetro e lattine da un lato ed efficiente strumento di trasporto dall'altro. Le dimensioni e la dotazione di ruote lo rende idoneo a trasportare fino all'isola ecologica più vicina i sacchi contenenti gli altri rifiuti, da conferire poi separatamente nei rispettivi contenitori, rendendo più sicuro il trasporto ed evitando le "scie" di umido causate dal trascinamento dei sacchi.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 17 novembre 2015

 

 

«Nessuno scempio in Val Rosandra»
Il perito nominato dal magistrato definisce «idoneo a prevenire rischi» l’intervento di deforestazione attuato nel 2012
Un intervento «idoneo e congruo», messo in atto «in vista di una condizione di rischio di emergenza». Non una manutenzione ordinaria, ma straordinaria, posto che nella zona non erano state effettuate operazioni del genere nel corso almeno dei dieci anni precedenti. Un’azione sì portata a compimento non di fronte a «un’urgenza», fattispecie che avrebbe comportato «pericolo per gli operatori», ma «adeguata a scongiurare il rischio idrogeologico paventato», in particolare in caso di piena del torrente e di compresenza di raffiche di vento. Un rischio che avrebbe potuto avere un riverbero anche a valle, sino all’abitato di Bagnoli della Rosandra. Sono queste le conclusioni alle quali è giunto il geologo Cristiano Mastella, il professionista cui il giudice Marco Casavecchia aveva affidato la perizia per fare chiarezza su quanto accaduto il 24 e il 25 marzo del 2012 in Val Rosandra, con il contestato intervento di deforestazione da parte della Protezione civile regionale, da molti ribattezzato come lo “scempio” della valle. Il perito ha riferito gli esiti del suo lavoro ieri in aula, nella nuova udienza del processo che per quell’operazione di tre anni e otto mesi fa vede imputati l’ex vicepresidente della Regione Luca Ciriani, e poi Guglielmo Berlasso, Cristina Trocca e Adriano Morettin, rispettivamente allora capo, funzionaria e dipendente della Protezione civile regionale. Il pm titolare del fascicolo, Antonio Miggiani, li accusa di presunto disastro ambientale in concorso. Ieri erano presenti tutti e quattro in Tribunale, assieme ai difensori, gli avvocati Luca Ponti (Ciriani, Berlasso e Trocca), Caterina Belletti (Ciriani) e Paolo Pacileo (Morettin). All’udienza anche i legali di parte civile: Alessandro Giadrossi per il Wwf Italia e Beatrice Favero per il Ministero dell’Ambiente. Mastella ha messo in evidenza come decisivo fu, per la decisione poi presa, il «sopralluogo dell’8 febbraio 2012» compiuto dall’«occhio esperto» di operatori e delegati degli enti (Comune di San Dorligo della Valle e Regione Friuli Venezia Giulia) e che portò ad accelerare l’intervento nella cornice del progetto “Alvei puliti”, e ha inoltre rilevato che «se fosse stata fatta una manutenzione regolare in Val Rosandra, tutto questo immagino non sarebbe successo». L’intervento è stato giudicato appunto «idoneo» dal geologo, nonostante i calcoli compiuti nella perizia abbiano portato a un totale di 27 alberi e piante instabili nell’alveo del torrente Rosandra in caso di piena e vento contestuali, a fronte dei 41 tagliati. Sebbene non vi fosse una situazione di urgenza, cioè uno stato di allerta innescato da determinate condizioni anche meteo, il potenziale rischio idrogeologico sussistente - ha spiegato ancora il perito - aveva generato la necessità e quindi la decisione di intervenire prima possibile. Respinte tutte le istanze finali delle parti, inclusa quella dell’avvocato Giadrossi per sentire nuovamente Mastella considerato che alcuni documenti sono stati depositati solo ieri mattina, il giudice Casavecchia ha dichiarato al termine esaurita l’istruttoria dibattimentale, bollando come non necessaria un’eventuale integrazione. Prossima udienza l’11 gennaio alle 15.

Matteo Unterweger

 

 

Centro chiuso alle auto fino a giovedì - Prorogata l’ordinanza anti-smog. Stop ai veicoli inquinanti dalle 15 alle 20. Controlli potenziati. Prima multa da 164 euro

L’ASSESSORE LAURENI I dati sulle Pm10 rilevati dalle centraline sono migliorati ma senza certezze per i prossimi giorni si è deciso di continuare
L’ordinanza anti-smog raddoppia. E prolunga i suoi effetti alla giornata di oggi, a domani e a giovedì, con limitazioni alla circolazione dei veicoli sempre nella fascia oraria dalle 15 alle 20. Dati sulla concentrazione di polveri sottili nell’aria e previsioni meteo ancora non confortanti dunque. Così, il provvedimento applicato al weekend e a ieri è stato prorogato dal Comune. L’area in cui le disposizioni hanno effetto è quella del centro storico: lo stop, nelle cinque ore stabilite, riguarda le automobili con classe “emissiva” inferiore a Euro 4 e i mezzi a due ruote sotto l’Euro 3. Non mancano le deroghe: l’elenco si può consultare sulla Rete civica del Comune di Trieste (www.retecivica.trieste.it), cercando fra le ordinanze sindacali pubblicate sull’albo pretorio online. «I dati sono migliorati - spiega l’assessore comunale all’Ambiente, Umberto Laureni -, le stazioni di rilevazione hanno registrato una concentrazione da 45-46 microgrammi di Pm10 per metro cubo (il limite di legge è di 50, ndr). Come già detto, però, abbiamo un problema di fondo: in assenza del sofisticato algoritmo che sino ad agosto ci permetteva di procedere con tre giorni di anticipo avendo la quasi certezza di lì a breve del superamento dei valori massimi, oggi ci ritroviamo a operare “alla vecchia”. Parliamo con l’Osmer e vediamo. Cerchiamo comunque di privilegiare l’aspetto preventivo - prosegue Laureni -. Riguardo alla proroga decisa, il regime di venti che avrebbe dovuto portare a pulire l’atmosfera dopo la stabilità che aveva caratterizzato tutta la settimana scorsa, evidentemente non è stato sufficiente. Se per un giorno i dati migliorano, ma sappiamo che domani peggioreranno di nuovo, allora per prassi facciamo una specie di ponte e proseguiamo». Questa mattina è previsto un nuovo check con l’Osservatorio meteorologico regionale: «Bisognerà capire se si verificherà un miglioramento risolutivo o no. Se il quadro dovesse progredire e dovessimo avere rassicurazioni sui giorni a venire, allora potremmo ritirare il provvedimento». Intanto la proroga firmata dal sindaco Roberto Cosolini c’è ed è in vigore. Ieri i vigili urbani hanno effettuato in tutto 25 controlli a campione all’interno dell’area individuata dall’ordinanza, comminando una sanzione, la prima da quando sabato sono scattate le disposizioni: l’automobilista beccato a viaggiare su un veicolo “non conforme” ai requisiti anti-smog dovrà pagare 164 euro. Il perimetro dentro il quale vale il provvedimento del sindaco è definito dalle seguenti vie, che restano in ogni caso normalmente percorribili anche dalle 15 alle 20: largo Roiano, via Santa Teresa, via Stock (fra via Santa Teresa e via Saltuari), via Saltuari, via Barbariga (da via Saltuari a via Sara Davis), via Sara Davis (da via Barbariga a via Cordaroli), via Cordaroli, via Commerciale (tra via Cordaroli e salita di Conconello), salita di Conconello, strada nuova per Opicina (tra salita di Conconello e via Valerio), via Valerio, via Fabio Severo (tra piazzale Europa e via Cologna), via Cologna, largo Giardino, via Giulia (da largo Giardino in su), Rotonda del Boschetto, viale al Cacciatore, via San Pasquale, via Marchesetti (fra viale al Cacciatore e via San Pasquale), via Rossetti (da via Revoltella a piazzale De Gasperi), piazzale De Gasperi, strada di Cattinara (da piazzale De Gasperi al raccordo dell’ex 202), strada di Fiume (dal raccordo ex 202 a via Molino a Vento), via Molino a Vento (fra strada di Fiume e via Marenzi), via Marenzi, via dell’Istria (da via Marenzi a piazzale Valmaura), piazzale e via Valmaura, Gvt tra Valmaura e Campi Elisi, via delle Fiamme Gialle, Passeggio Sant’Andrea, via Campo Marzio, via Economo (da via Campo Marzio a Riva Grumula), Rive, corso Cavour, piazza Libertà e viale Miramare (fino a largo Roiano). Circolazione sempre regolare in via Commerciale fra le vie Cordaroli e Pauliana, via Pauliana, via Salata e galleria di Montebello, piazza Foraggi e viale Ippodromo, via Udine (fra salita di Gretta e via Barbariga), via Barbariga (tra via Udine e via Saltuari).

Matteo Unterweger

 

 

Processo Fidenato - Mais Ogm  a Colloredo  - La palla passa alla Corte Ue
TRIESTE - Sarà la Corte di Giustizia europea a dirimere la questione pregiudiziale sulla legittimità del decreto ministeriale 12/7/13 che vieta, sul territorio italiano, la semina del mais Ogm Mon810.

È l'effetto della decisione assunta ieri dal giudice monocratico del Tribunale di Udine, Carla Missera, che ha accolto la richiesta di trasmissione della questione sollevata dall'avvocato Francesco Longo, legale del leader di Futuragra Giorgio Fidenato e dei due fratelli Taboga, imputati per la semina di mais ogm nell'annata 2014 sul terreno di Colloredo di Monte Albano, in provincia di Udine. Soddisfazione è stata espressa dall'avvocato Longo e dagli imputati Giorgio Fidenato e Leandro Taboga per l'accoglimento della richiesta poiché, a loro giudizio, il giudice «ha ritenuto ragionevoli i dubbi sollevati circa il rispetto del decreto ministeriale alla superiore normativa europea di settore». Lo stesso pubblico ministero non si è opposto alla trasmissione dei quesiti da sottoporre alla Corte di Giustizia europea. Il processo è stato quindi sospeso e aggiornato al 20 luglio in attesa della pronuncia della Corte Europea. Fidenato, quindi, ritiene di aver incassato un risultato positivo, che lo autorizza a proseguire la battaglia per veder riconosciuto il diritto dei coltivatori di piantare mais Ogm in Italia. Una rivendicazione che l’agricoltore “pro bio-tech” aveva fatto anche in occasione della sua recente partecipazione ad un evento collegato all’Expo di Milano. Intervenendo come relatore all’incontro “Ogm e diritto alla scienza dopo Expo 2015”, ospitato nel capoluogo lombardo lo scorso 25 settembre in occasione della del XII congresso dell’Associazione Luca Coscioni dal titolo “Per il diritto alla scienza”, Fidenato aveva rilasciato dichiarazioni molto forti. «Oltre ai mascalzoni dei politici - aveva affermato, presentandosi come anarco-consumista -, ci sono anche mascalzoni di magistrati. E la Cassazione è un nido di vipere». Un attacco riferito appunto ai tanti «nemici» della sua battaglia pro Ogm.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 16 novembre 2015

 

 

Stop al traffico in centro, arriva la stretta
Nel weekend oltre 60 controlli e nessuna sanzione. Divieti anche oggi dalle 15 alle 20 ma con più pattuglie di vigili in campo
Altro giro, altra corsa. E stesso risultato del giorno prima: zero sanzioni. Quarantuno i controlli effettuati dai vigili urbani ieri, per verificare - a campione - il rispetto dell’ordinanza anti-smog firmata venerdì scorso dal sindaco Roberto Cosolini. Tutti gli automobilisti “controllati” dalla Polizia locale, dunque, stavano viaggiando su veicoli che potevano circolare. Il bilancio degli accertamenti compiuti nel weekend dai vigili sale quindi oltre quota sessanta, con nessuna multa. Oggi i divieti scatteranno nuovamente, sempre dalle 15 alle 20, dentro il perimetro che sostanzialmente definisce il centro storico. È prevedibile che, essendo lunedì, ci sarà una più consistente mole di mezzi in transito rispetto al weekend. Oltre a ciò, anche le pattuglie della Polizia locale saranno in numero superiore nel confronto con i due giorni precedenti. La modalità delle verifiche, in ogni caso, rimarrà la stessa: «A campione, all’interno dell’area», come ha confermato il comandante Sergio Abbate. La decisione presa venerdì dal Comune è figlia dei dati relativi alla concentrazione di polveri sottili nell’aria, risultati sensibilmente superiori ai limiti di legge: da qui, sono scattate le misure di contenimento dello smog contemplate dal Piano d’azione comunale. Il divieto di circolazione, si legge nell’ordinanza, riguarda le automobili con classe “emissiva” antecedente la Euro 4 e i motocicli e ciclomotori precedenti l’Euro 3 (sono previste deroghe: l’ordinanza è consultabile dall’albo pretorio online su www.retecivica.trieste.it). L’area in cui trova applicazione il provvedimento è compresa nel perimetro definito dalle seguenti vie, che rimangono normalmente percorribili: largo Roiano, via Santa Teresa, via Stock (fra via Santa Teresa e via Saltuari), via Saltuari, via Barbariga (da via Saltuari a via Sara Davis), via Sara Davis (da via Barbariga a via Cordaroli), via Cordaroli, via Commerciale (tra via Cordaroli e salita di Conconello), salita di Conconello, strada nuova per Opicina (tra salita di Conconello e via Valerio), via Valerio, via Fabio Severo (tra piazzale Europa e via Cologna), via Cologna, largo Giardino, via Giulia (da largo Giardino in su), Rotonda del Boschetto, viale al Cacciatore, via San Pasquale, via Marchesetti (fra viale al Cacciatore e via San Pasquale), via Rossetti (da via Revoltella a piazzale De Gasperi), piazzale De Gasperi, strada di Cattinara (da piazzale De Gasperi al raccordo dell’ex 202), strada di Fiume (dal raccordo ex 202 a via Molino a Vento), via Molino a Vento (fra strada di Fiume e via Marenzi), via Marenzi, via dell’Istria (da via Marenzi a piazzale Valmaura), piazzale e via Valmaura, Gvt tra Valmaura e Campi Elisi, via delle Fiamme Gialle, Passeggio Sant’Andrea, via Campo Marzio, via Economo (da via Campo Marzio a Riva Grumula), Rive, corso Cavour, piazza Libertà e viale Miramare (fino a largo Roiano). Si può circolare liberamente inoltre in via Commerciale fra le vie Cordaroli e Pauliana, via Pauliana (per intero), via Salata - galleria di Montebello, piazza Foraggi - viale Ippodromo, via Udine (fra salita di Gretta e via Barbariga), via Barbariga (tra via Udine e via Saltuari).

Matteo Unterweger

 

Scattano gli sconti sui parcheggi a Roiano
La prima mezz’ora sarà completamente gratuita. E poi la tariffa scenderà da 0,60 a 0,50 centesimi
Prezzi più bassi per parcheggiare a Roiano. Il Comune ha approvato una delibera che consentirà di applicare una riduzione per gli stalli con tariffa a “fascia blu”: l’importo passa dagli attuali 0,60 centesimi all’ora, a 0,50. La prima mezz’ora, inoltre, sarà completamente gratuita. La novità è stata introdotta dalla giunta Cosolini su suggerimento dell’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani con l’intento di agevolare il commercio rionale: «Quel quartiere, in particolare, ha una elevata rotazione e per questo abbiamo deciso di intervenire». La modifica è prevista dal Piano del traffico ed entrerà in vigore dopo l’approvazione del bilancio, a dicembre. Un analogo provvedimento interesserà pure Basovizza, in via Gruden. «Abbiamo ricevuto alcune richieste da cittadini e circoscrizione – fa sapere l’assessore – alle quali abbiamo deciso di dar risposta. In linea generale queste sono zone a più diretto contatto con le piccole attività commerciali, che così facendo intendiamo aiutare il più possibile». L’iniziativa su Roiano e Basovizza interessa dunque i parcheggi a “fascia tariffaria blu” che non vanno confusi con gli abituali stalli che delimitano normalmente i posteggi in città. Per tutti i posti auto del centro cittadino, quindi, i prezzi rimangono invariati. L’unico cambiamento, in questo caso, riguarda i veicoli a servizio delle persone con disabilità in possesso del contrassegno specifico che, così come le vetture ibride ed elettriche, potranno lasciare gratuitamente il mezzo per la prima ora. «Per questo intervento – spiega ancora l’assessore – abbiamo incontrato i diversi gestori». Il provvedimento, analogamente allo sconto per Roiano e Basovizza, sarà attivo a partire da dicembre. «L’obiettivo – chiarisce Marchigiani – è duplice: da una parte si cerca di sostenere, anche così, i negozi rionali. Dall’altra si agevola l’accessibilità del centro a chi ha disabilità. Il nostro intento, comunque, resta sempre quello di promuovere in ogni modo la mobilità sostenibile». È il motivo per il quale la giunta ha da poco introdotto la possibilità di circolare in bicicletta in via Mazzini e in via Imbirani. Un progetto che rientra in un più ampio piano di interventi che da qui al 2016 consentirà di rendere il centro, dalle Rive a San Giovanni, più adatto a muoversi sulle due ruote con sicurezza. Tanto per i ciclisti, quanto per i pedoni.

Gianpaolo Sarti

 

LAVORI PUBBLICI - Pista ciclabile di Barcola “a secco”

Non ci sono al momento i fondi per la manutenzione straordinaria della pista ciclabile di Barcola.

Quella manutenzione che il Pdl, con Lorenzo Giorgi, ha sollecitato a mezzo mozione. A rispondere è il direttore comunale dell’area Lavori pubblici, Enrico Cortese, spiegando che «la sistemazione e l’eventuale ampliamento della pista ciclabile, che comporterebbe anche un notevole intervento sulle alberature che hanno in più parti sollevato la pavimentazione, richiede un impegno finanziario attualmente non disponibile».

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 15 novembre 2015

 

 

Il blocco soft del traffico “grazia” i vecchi rottami
Varchi non attivati e pochi vigili in giro nel primo giorno di centro chiuso alle auto - Laureni: «Abbiamo dato alla gente il tempo di informarsi». Oggi stop dalle 15 alle 20
Pochi agenti in giro, nessun pugno di ferro e zero multe. A Trieste va di scena il blocco del traffico “soft”. Una scelta voluta, ammette il Comune per voce del comandante della Polizia locale Sergio Abbate e dell’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, e testimoniata dai numeri dell’attività dei vigili: a sera il bilancio parlava di una ventina di auto controllate e nessuna irregolarità accertata. Partenza quantomai morbida, dunque, per il divieto di circolazione in centro a causa dei livelli in smog raggiunti nell’atmosfera in questi giorni. Bastava fare quattro passi, infatti, per accorgersi che l’ordinanza firmata da Roberto Cosolini è restata perlopiù lettera morta: automobili di ogni tipo, difficilmente ascrivibili agli Euro 4-5-6 consentiti, percorrevano liberamente la città. L’ordinanza della giunta prevedeva lo stop veicolare a partire dalle tre del pomeriggio di ieri, fino alle otto di sera. Così per oggi e domani, con la raccomandazione di ridurre il più possibile i consumi da riscaldamento nelle abitazioni. Una decisione che ha preso le mosse da una comunicazione dell’Arpa, secondo cui «persisteranno condizioni di ristagno atmosferico con il probabile superamento dei limiti di legge relativi alla concentrazione giornaliera di Pm10 di 50 microgrammi per metro cubo d’aria». Stando all’ente regionale, la cappa di smog e umidità starebbe soffocando Trieste da lunedì scorso e, in base alle previsioni, si sarebbe protratta fino a ieri. Il vento atteso per ieri sera è servito ben a poco; non abbastanza, almeno, per riportare i valori nella norma. Ieri nel tardo pomeriggio non era difficile scorgere vecchie Fiat o sgangherate Renault un po’ dappertutto. Certamente in Piazza Goldoni, via Carducci e via Milano, per fare qualche esempio. Che il Comune abbia preso un abbaglio? Dov’erano i vigili? C’erano, in realtà, ma non a presidiare i varchi che delimitano il perimetro in cui è permesso o meno spostarsi in auto. «Per fare questo non abbiamo abbastanza personale e quindi è impossibile organizzare un filtro del genere - rileva il comandante Abbate -. Ma questo non significa che non è stato fatto nulla, tutt’altro». I controlli erano a campione: «C’erano pattuglie in giro, all’interno della zona vietata». Ma c’è un altro problema a monte, che spiegherebbe la “manica larga” con cui ci si sta muovendo. «È vero - premette l’assessore Laureni - in effetti il personale è quello che è, in ogni caso il primo giorno cerchiamo sempre di dare il tempo alla gente di informarsi adeguatamente sul divieto. C’è comunque un altro aspetto di cui tener conto ed è il sistema di calcolo sull’inquinamento e sul quale si stabilisce il blocco. Il calcolo avviene sui dati preventivi che ci arrivano dall’Arpa-Osmer su un arco di tre giorni. Da agosto, tuttavia, il sistema di rilevazione è fuori uso. In sostanza - chiarisce Laureni - secondo gli obblighi di legge ci basiamo su dati Arpa, anche se il meccanismo su cui si fondano non è sicurissimo perché è meno sofisticato di quello di cui dovremmo disporre». Il blocco, anche oggi, è “formalmente attivo” e si affida «alla collaborazione della gente», visto che la salute interessa tutti.

Gianpaolo Sarti

 

VIABILITÀ - Arrivano nuovi parcheggi per motorini in via Venezian
Nuovi parcheggi per motorini. Il Comune di Trieste non si ferma. E prosegue nell’attuazione del “piano motorini”.

Venerdì, infatti, sono stati “disegnati” venticinque nuovi stalli per ciclomotori in via Felice Venezian, raccogliendo le sollecitazioni dei cittadini e la specifica segnalazione del consigliere comunale di “Trieste Popolare” Paolo Rovis. «A oggi - come ricorda l’assessore comunale alla Mobilità Elena Marchigiani - sono stati realizzati ex novo nel centro città circa 380 stalli più ulteriori parcheggi in varie strade periferiche». Solo pochi giorni fa, infatti, il Comune ha aggiunto in via San Spiridione nuovi stalli per la sosta di moto e scooter. Il tratto interessato è quello che va da via San Nicolò a via Genova e che, inizialmente, doveva prevedere un carico scarico in determinati orari. Ma il Comune, confrontandosi con commercianti e categorie, aveva “scoperto” che quel tratto era usato soprattutto per la sosta selvaggia dei triestini. Da qui la decisione di ricavare nuovi posti per motorini: «Questa strategia consente di ridurre la sosta veicolare abusiva con effetti positivi sulla fluidificazione del traffico negli assi viari più sensibili» annotava, non a caso, la stessa amministrazione comunale. Il “piano motorini”, comunque, non si ferma in via Felice Venezian. Prossimamente è infatti prevista la dislocazione di ulteriori 70 parcheggi per ciclomotori che troveranno spazio in diverse vie della città. Tra le vie interessate ci sono via Brunner, via dei Saltuari, via del Bosco, Matteotti, Santa Ermacora, Tibullo e via Valmaura, per un totale di oltre cento nuovi posteggi in più rispetto all’offerta attuale, già ampliata negli ultimi mesi.

 

Incidenti - La Fiab invoca sicurezza per i ciclisti

Cento morti all'anno sulle strade del Friuli Venezia Giulia.

Partendo dal tragico bilancio contenuto nell’ultimo report Aci-Istat, gli esponenti le associazioni Fiab, Legambiente e Uisp, vanno in pressing sul Consiglio regionale per chiedere strade più sicure, specie per pedoni e ciclisti. «Chiediamo di inserire nella prossima Finanziaria regionale - affermano in una nota - una somma almeno pari a quella messa a disposizione lo scorso anno per realizzare interventi di moderazione alla velocità e di messa in sicurezza dei percorsi casa-scuola».

 

 

Parte dall’Ogs la “caccia” alle specie aliene sulle navi
Ricercatori dell’istituto triestino coinvolti nel progetto europeo Balmas - L’obiettivo è monitorare le acque di zavorra dove si annidano ospiti inattesi
TRIESTE Le ultime scoperte sono due specie aliene di microalghe tossiche che rischiano di mandare gambe all'aria le coltivazioni di mitili nel Golfo di Trieste. Ma anche un bivalve e un polichete che non sono di queste zone, sono stati individuati nelle acque di zavorra di una nave all'ormeggio nel porto di Trieste. Il caso degli esemplari di Granchio blu recentemente individuati nei fondali di Grado (ma la letteratura scientifica riporta una segnalazione a Grado già nel 1949), ha fatto tonare alla ribalta la questione delle invasioni nei nostri mari da parte di specie aliene. Ma non tutti sanno che a dare la caccia a questi “alieni” - e non da oggi - è l’Ogs di Trieste, con un team di esperti capeggiati dalla ricercatrice Marina Cabrini. In settembre, dopo aver campionato le navi nei porti di Trieste e Venezia, il team Ogs è sbarcato ad Ancona, dove ha effettuato campionamenti delle acque di zavorra in alcune navi ormeggiate nel porto. Perché ormai ci sono pochi dubbi: la gran parte delle specie marine aliene, soprattutto le più pericolose per il nostro mare, arrivano trasportate dalle acque di zavorra delle navi. È per questo che è nato Balmas (Ballast Water Management System for Adriatic Sea Protection), un progetto europeo che prevede il monitoraggio dei porti e il campionamento delle acque di zavorra nei dodici principali porti dell'Adriatico della costa occidentale e orientale, avviato nel 2013 e che finirà nel 2016. A coordinare la campagna di campionamento delle acque di zavorra a bordi delle navi nei porti di Trieste, Venezia, Ancona e Bari è appunto Marina Cabrini di Ogs, l'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, in collaborazione con Ispra e Ismara-Cnr. «Obiettivo principale del progetto Balmas - spiega la biologa - è la creazione di un sistema comune di controllo e di gestione dei porti e delle acque di zavorra che coinvolga ricercatori, esperti e autorità dei paesi che si affacciano sul mare Adriatico, al fine di monitorare la situazione attuale e tenere sotto controllo i rischi causati dal trasferimento di organismi acquatici nocivi e di batteri patogeni. Le acque di zavorra costituiscono infatti uno dei principali veicoli per il trasporto e l'introduzione di specie alloctone: per esigenze di stabilità e manovrabilità, le navi che viaggiano a vuoto caricano in apposite cisterne una certa quantità di acqua, usata come zavorra, che è poi riversata in porto al momento del carico delle merci». È così che le specie “aliene” riescono a superare gli ostacoli naturali e giungere in habitat diversi da quelli di origine, dove possono causare danni anche molto seri. Si calcola - conclude Cabrini - che ogni anno nel mondo le navi scarichino nel complesso 3-5 miliardi di tonnellate di acque di zavorra, di queste 10 milioni sono scaricate nei porti dell'Adriatico». Un problema che, a lungo sottovalutato, è stato documentato solo a partire dagli anni ’90 del secolo scorso. Nel 2004, per iniziativa dell’Organizzazione Marittima Internazionale (Imo), l'agenzia dell’Onu competente in materia, è stata approvata la Convenzione internazionale per il controllo e la gestione delle acque di zavorra, ad oggi ratificata da 30 Stati (tra i quali l'Italia ancora non figura) ma la strada da percorrere sembra ancora in salita. «L'impatto delle specie alloctone - dice ancora Cabrini - si fa particolarmente sentire nell'ecosistema Adriatico, dove la particolare conformazione geografica e l'elevato traffico marittimo rappresentano importanti fattori di vulnerabilità».

Pietro Spirito

 

Scienza - Un termometro per misurare lo stato di salute dei nostri mari
TRIESTE - Un team internazionale di scienziati, tra cui due ricercatori italiani in forza all’Ogs di Trieste, ha messo a punto una sorta di “termometro marino”, individuando una serie di caratteristiche comuni a tutti gli ecosistemi marini. Serie che può essere utilizzata per analizzare il loro stato di salute.

In pratica, è stato osservato che la biomassa, cioè il peso degli organismi, tende ad avere un valore massimo a un livello intermedio della catena alimentare. La posizione di questo punto di massimo rappresenta un indicatore dello stato complessivo dell’ecosistema. Questa scoperta mette quindi a disposizione di ricercatori e amministratori un nuovo strumento per identificare cambiamenti e agire rapidamente al fine di aumentare la resilienza delle comunità biologiche e la sostenibilità dello sfruttamento delle risorse marine. Lo studio, appena pubblicato sulla rivista scientifica Trends in Ecology and Evolution, è il frutto della collaborazione di un team di ricercatori che operano in istituzioni di sei diversi paesi, coordinati dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). A livello italiano hanno partecipato Simone Libralato e Cosimo Solidoro dell’Ogs di Trieste e Fabio Pranovi dell’Università Cà Foscari Venezia. Grazie all’analisi dei dati Ogs e Cà Foscari hanno contribuito alla messa a punto di un modello teorico frutto anche di precedenti analisi degli ecosistemi del Mar Mediterraneo. «Gli ecosistemi marini sono estremamente complessi e questo crea notevoli difficoltà per la loro gestione - commenta Simone Libralato -. Grazie all’analisi di un gran numero di dati siamo riusciti a definire un nuovo modo per valutare la salute dei mari e degli oceani da usare in un’ottica di gestione sostenibile delle risorse. In sostanza abbiamo definito un modello di valutazione che tiene conto allo stesso tempo di molti processi marini e che è estremamente sensibile alle perturbazioni: uno strumento fondamentale per individuare un buon stato ecologico».

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 14 novembre 2015

 

 

Smog oltre i limiti, centro chiuso al traffico - la mappa
Provvedimento in vigore dalle 15 di oggi fino alle 20 di lunedì. Stop alle auto di classe inferiore all’Euro 4 e alle moto sotto l’Euro 3
Nebbia e smog, ce n’è abbastanza per chiudere il centro al traffico. Ieri il Comune ha emesso un’ordinanza di divieto alla circolazione che decorre a partire da oggi fino a lunedì. Lo stop per tutte queste giornate vale dalle tre del pomeriggio fino alle otto di sera. Sono i livelli di inquinamento ad aver spinto il sindaco Roberto Cosolini a firmare il documento che, peraltro, contiene anche una raccomandazione: limitare l’utilizzo del riscaldamento nelle abitazioni, soprattutto con legna, pellet e carbone. Il Comune ieri ha ricevuto una comunicazione dall’Arpa, secondo cui «persisteranno condizioni di ristagno atmosferico con il probabile superamento dei limiti di legge relativi alla concentrazione giornaliera di Pm10 di 50 microgrammi per metro cubo d’aria». Una situazione che si sta verificando già da lunedì scorso e che potrebbe protrarsi almeno fino a oggi. Inoltre, secondo l’Osmer, è «prevedibile» che il vento atteso per questa sera non sia sufficiente a riportare nella norma i valori né domani né dopodomani. In altri termini la cappa di umido e smog che copre la città non se ne andrà tanto presto. Di qui la decisione di applicare il Piano di azione comunale con le conseguenti limitazioni ai veicoli nelle aree a maggior flusso e a maggior densità abitativa «per motivi di tutela della salute pubblica». Il divieto riguarda gli autoveicoli alimentati a benzina e gasolio inferiori alla classe “Euro 4”, nonché per i motoveicoli e ciclomotori sotto l’Euro 3. L’ordinanza, che vale anche per i non residenti, riguarda tutte le strade che rientrano nel perimetro che va da Roiano-via Commerciale (nel tratto compreso tra via Cordaroli e Salita di Conconello), Strada Nuova per Opicina (tra Salita di Conconello e via Valerio), via Fabio Severo (tra piazzale Europa e via Cologna), via Cologna, via Giulia, Rotonda del Boschetto, via del Marchesetti, via Rossetti, piazzale de Gasperi, via Molino a Vento, via Marenzi, Valmaura, Grande Viabilità (tra lo svincolo di Valmaura e Campi Elisi), Passeggio Sant’Andrea, Campo Marzio, Rive, Corso Cavour, piazza Libertà e viale Miramare, Roiano. Le deroghe sono concesse a mezzi a zero emissioni e ai veicoli alimentati a metano o Gpl, Euro 4-5-6, così come per i motoveicoli e ciclomotori Euro 3, come detto. Traffico aperto anche ad autobus, mezzi a servizio di invalidi (con contrassegno), forze dell’ordine, soccorso, stampa. L’ordinanza è consultabile nel sito web del Comune. L’intervento del sindaco, su cui ieri non è stato possibile avere maggiori chiarimenti dall’assessorato all’Ambiente, innesca anche polemiche politiche. «Una farsa - tuona il deputato Aris Prodani -. Se poi si parla di Servola gli sforamenti non vengono presi in considerazione. Dal 3 al 12 novembre – annota – la centralina di Via Carpineto ha registrato un superamento medio giornaliero delle Pm10 per 7 giorni, via Pitacco 6 (più una al limite), via Svevo 8 e via S.Lorenzo 8. Ma nulla è stato proposto dal Comune».

Gianpaolo Sarti

 

 

Dapretto difende il taglio di alberi in Viale
Respinte le accuse di alcuni residenti. «Nessuna potatura “selvaggia”. Interveniamo solo dove serve»
«La decisione di abbattere un albero non viene presa con leggerezza ma è frutto di accurati controlli sullo stato di salute della pianta, nell'ottica della sicurezza e dell'incolumità della cittadinanza». La sottolineatura arriva dall'assessore comunale al Verde pubblico, Andrea Dapretto, che respinge al mittente le accuse piovute sull'amministrazione da parte di alcuni cittadini riguardo le operazioni di potatura e abbattimento di alcune alberature, riferite nel caso specifico all'area del Viale XX Settembre. «C'è grande attenzione per la conservazione e il mantenimento del patrimonio arboreo comunale affinché le piante possano vivere a lungo e nelle migliori condizioni possibili - ha rimarcato Dapretto -. Ma ci sono delle situazioni che richiedono l’abbattimento dell'alberatura a causa di malattie o di una crisi strutturale della pianta. Il fatto che un albero sia vivo non significa che non sia malato o che sia stabile: si arriva dunque alla decisione di abbattimento quando la riduzione del rischio di schianto non può più essere ottenuta mediante cure colturali rispettose della dignità dell'albero». Il patrimonio arboreo comunale conta su 130mila alberature, 16mila delle quali censite. La verifica di stabilità degli alberi è annuale e riguarda circa 4mila soggetti arborei presenti nei viali, parchi e giardini cittadini. Quest'anno sono stati monitorati finora 2500 alberi: di questi, 53 sono stati classificati nella categoria D, quella in cui le anomalie riscontrate sono molto gravi ed il fattore sicurezza ormai esaurito e dove dunque si è reso necessario l'abbattimento. «Stiamo parlando di una percentuale molto bassa e fisiologica - ha rilevato Francesco Panepinto, funzionario Verde pubblico -. La decisione finale arriva dopo un lungo ed accurato percorso di analisi visive e strumentali, frutto di indagini scientifiche rigorose e con alle spalle anni di verifiche e cure, senza dimenticare che annualmente si investono molte risorse per potature e consolidamento degli alberi di pregio, ben superiori all'abbattimento e alla messa in dimora di giovani soggetti arborei». Nel caso specifico del Viale XX Settembre - è stato sottolineato in sede di conferenza stampa alla quale hanno presenziato anche i rappresentanti delle principali associazioni ambientaliste, oltre ad alcuni consiglieri comunali di maggioranza - l'abbattimento riguarda una decina di alberature che saranno sostituite nelle prossime settimane, mentre saranno piantati 12 nuovi alberi nel tratto tra via Rossetti e via Piccolomini. In totale saranno 62 le nuove piante messe a dimora lungo il Viale che può contare su 360 alberi complessivi. Inoltre si sta provvedendo al rifacimento delle conche degli alberi danneggiate, attraverso la posa in opera di griglie di protezione e di dissuasori in ghisa, oltre ad una pavimentazione realizzata in cubetti in porfido, il tutto al fine di tutelare la pianta dagli urti che derivano dalle soste selvagge delle automobili.

(p.p.)

 

 

La Ferriera entra a Palazzo - Scontro sull’area a caldo
Botta e risposta tra comitati di cittadini e Siderurgica Triestina in piazza Oberdan - I residenti invocano lo stop. La replica dell’azienda: «Il nuovo aspiratore funziona»
Era una Commissione non del Parlamento europeo, ma del Consiglio regionale, eppure lingue diverse si sono udite nella sala di piazza Oberdan dove ieri mattina la Quarta commissione presieduta da Vittorino Boem (Pd) ha trattato i riflessi ambientali legati alla Ferriera di Servola dopo la presentazione della petizione del Circolo Miani che chiede la chiusura della cokeria, il fermo dell’altoforno e il mantenimento dell’occupazione impiegando i lavoratori nelle bonifiche. Il Circolo Miani ha fatto presente che di questo caso si parla dal 1998 e ha accusato sindacati e Confindustria di essere stati assenti in tutti questi anni, pronti però oggi ad accusare la passata proprietà come unica responsabile del misfatto. La pericolosa situazione inquinante è stata evidenziata dall'associazione Servola respira che ha accusato le istituzioni di essere tutte latitanti. L’associazione No smog ha espresso la volontà di «difendersi dall'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che, è scontato, sarà rilasciata allo stabilimento perché continui a restare aperto». E ha mostrato foto dei fumi e delle polveri inquinanti che si registrano tra i rioni di Servola, Chiarbola e Valmaura ma non solo, «con picchi nel corrente anno - ha detto - nonostante le migliorie sbandierate dalla nuova proprietà». E non meno inquinanti sarebbero i rumori. «Sono 41 i milioni che come contribuenti abbiamo speso causa Ferriera - ha fatto presente Fare ambiente - Se le scadenze non saranno rispettate, si chiuda l'area a caldo». «Per il risanamento dello stabilimento - ha rincarato Legambiente - si impegnano soldi pubblici e dunque siamo tutti un po' soci di Siderurgica Triestina. Allora abbiamo il diritto di chiedere che si faccia di più per il nostro ambiente, per la nostra salute». In un’altra lingua ha parlato Siderurgica Triestina che ha distribuito le tabelle con lo stato di avanzamento dei lavori previsti dall’Accordo di programma. «Il nuovo impianto di aspirazione della cokeria - ha detto - è stato installato. La prime prove stanno già fornendo ottimi risultati e sarà possibile verificarne l’efficacia entro l’anno, riservando i successivi 2-3 mesi all’esecuzione di eventuali messe a punto». L’azienda ha anche affermato di avere 30 mesi di tempo a partire dal decreto interministeriale del 2 novembre per completare gli interventi di messa in sicurezza e di rilancio industriale della Ferriera. Ha ribadito di essere impegnata ad acquisire la centrale Elettra e di prevedere per la prossima primavera l’avvio della produzione del laminatoio a freddo che renderebbe Servola, è stato affermato, «un centro produttivo tra i più avanzati d’Europa con un livello occupazionale di circa 250-300 persone». Nel corso degli interventi dei consiglieri, Andrea Ussai (M5S) ha invitato a non fermarsi alla fase della realizzazione delle opere, ma di verificare il loro impatto sugli effetti delle emissioni; Roberto Dipiazza (AR) ha auspicato che l'Aia sia un documento serio, con vincoli, che consenta di operare controlli, per superare una volta per tutte la stagione delle promesse mai mantenute; Riccardo Riccardi (FI) si è chiesto se con i dati su sforamenti ed emissioni siamo dentro o fuori le norme e, se fuori, chi risponderà; del valore reale dei dati forniti dalla centralina di San Lorenzo in Selva si è interessato Franco Codega (Pd), mentre Giulio Lauri (Sel) ha voluto essere rassicurato sul fatto che gli interventi agli impianti di aspirazione non pregiudichino quelli di manutenzione ordinaria; Alessandro Colautti (Ncd) ritiene che le istituzioni, a prescindere dalla loro colorazione politica, dovrebbero essere più incisive e chiare nell'attività di comunicazione, altrimenti su argomenti delicati come questo si rischia di cadere nella trappola di facili strumentalizzazioni. Il direttore dell'Arpa Marchesi ha infine fatto un'analisi dettagliata dell'operato dell'Agenzia, dell'attività di vigilanza, verifica e controllo, evidenziando come non manchi uno scambio informativo con la Procura. A chiudere il dibattito, la governatrice Debora Serracchiani che ha voluto ribadire un concetto: non ci sono buoni o cattivi, non c'è chi difende chi fa industria e chi difende la salute dei cittadini. «Siamo i primi ad affermare - ha concluso - che l'attività potrà proseguire solo in presenza di un insediamento industriale pulito e con un completo risanamento ambientale».

Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 13 novembre 2015

 

 

Via al cantiere per “ripulire” Acquario
Approvato dal Consiglio comunale di Muggia il Piano delle opere che mette in moto l’iter esecutivo. Spesa rivista al ribasso
MUGGIA «Entro febbraio dovrebbero partire i lavori di riqualificazione di Acquario: ci stiamo riprendendo la costa, come promesso». Marco Finocchiaro, assessore ai Lavori pubblici, è raggiante. Il sindaco Nerio Nesladek conferma: «È un traguardo importantissimo, non abbiamo mai smesso di lottare e di impegnarci affinché la costa potesse essere restituita a Muggia». Durante l'ultima seduta del Consiglio comunale è stato approvato infatti il programma triennale delle opere pubbliche. Con i soli voti della maggioranza è stato dato il nulla osta per presentare così il progetto del lotto esecutivo alla prossima Conferenza dei servizi, nella quale l’amministrazione Nesladek ha annunciato di auspicare «una convergenza di tutti gli enti che dovranno esprimersi, ed in particolare la Provincia, che ha competenza anche in materia ambientale». Il progetto verrà affrontato nella prossima riunione della giunta. Poi dovrà essere esaminato dalla Regione. A meno di clamorosi stop l’iter proseguirà con la gara per l’appalto dei lavori e il loro inizio è fissato appunto entro il mese di febbraio. Dopo aver approvato nel giugno scorso, nella Conferenza dei servizi finale indetta dalla Regione, il progetto definitivo dell’opera, e dopo anni di caratterizzazioni, analisi dei rischi e progettazioni varie, alla presenza di una ventina di enti, il Comune di Muggia ha chiesto alla Regione la possibilità di intervenire nelle bonifiche, nella messa in sicurezza del terrapieno e nella conseguente restituzione agli usi legittimi delle aree, mediante lotti esecutivi. «In tutta questa vicenda - ricorda Finocchiaro - il Comune è parte lesa in quanto sostituendosi a chi ha causato l’inquinamento, come previsto dal Codice dell’ambiente, con grande fatica e impegno finanziario sta procedendo nelle bonifiche per rivalersi poi su chi ha causato l’inquinamento stesso». Da qui la necessità di procedere per lotti funzionali, concordata nella proposta avanzata dal Comune nella Conferenza del servizi del 17 settembre scorso, che prevede la bonifica in particolare della passeggiata con accesso al mare (900 metri) e di due ampie aree all’inizio e alla fine del terrapieno. La proposta di variante del Comune prevede di mettere in sicurezza parte del terrapieno con tecniche innovative e rispettose dell’ambiente, ma anche economiche, rispetto alla soletta in calcestruzzo prevista nel progetto definitivo generale. La principale variazione in questo caso è anche economica in quanto invece dell’impegno finanziario previsto a inizio anno - possibile solo con l’alienazione di beni immobili da parte dell’amministrazione - vi si farà fronte ora con un avanzo di bilancio derivante da oneri di urbanizzazione accertato a fine dell’esercizio finanziario di quest’anno. Un’operazione pari a circa la metà dell’importo previsto, ossia 850mila euro contro un milione e mezzo. In definitiva, visto il particolare momento nel quale la vendita di immobili è particolarmente difficoltosa, il Comune farà fronte con altri capitoli di spesa specifici per la realizzazione di quest’opera, senza necessariamente vendersi i “gioielli di famiglia”. «Stiamo raggiungendo un obiettivo che riesce ad acquisire ancor maggior valenza se si pensa anche all’altro grande risultato ottenuto di recente relativo al progetto del tratto tra Porto San Rocco e Punta Olmi», spiega Nesladek: «Interventi che, insieme, permetteranno finalmente di intervenire sulla costa in modo significativo per tutto il territorio, sia dal punto di vista della fruibilità balneare dei residenti, sia dal punto di vista dell’avvio di attività economiche che nello sviluppo della costa troveranno un notevole volano». «Auspichiamo - chiude Finocchiaro - che ci venga concessa la possibilità, per ovvie ragioni finanziarie di reperimento delle risorse, di intervenire per lotti, confidando di iniziare entro l’inizio del prossimo anno uno stralcio funzionale di lavori, pari alle risorse previste nel bilancio 2015. Il tutto per riconsegnare almeno tutta la passeggiata a mare ed eventualmente i due parcheggi di testa del terrapieno alla balneazione e alla pubblica fruizione entro l’inizio della prossima stagione balneare».

Riccardo Tosques

 

 

Ambiente - Tappa a Torviscosa per il ministro Galletti

Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti parteciperà oggi alle 12 all’incontro “Prospettive per Torviscosa, tra rilancio industriale e salvaguardia del patrimonio storico” in programma al Cid, Centro informazione e documentazione. Assieme a lui interverrà la presidente della Regione, Debora Serracchiani.

 

Commissione - Primo via libera al Piano prevenzione

Ha ottenuto un ampio consenso dalla III commissione del Consiglio regionale, il Piano della prevenzione 2014-2018 come predisposto dall'assessore Telesca. Il giudizio positivo è giunto da Pd, Cittadini, Sel, FI, Ncd e M5S; nessun contrario; astenuta AR.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 12 novembre 2015

 

 

Sì all’ordinanza antisforamenti a Servola

Battaglia in aula tra le proteste degli abitanti. Il sindaco accoglie la mozione di Sel sulla cockeria. Bocciato il testo M5S-Pdl

Ancora una volta la Ferriera di Trieste ha incendiato l’aula del Consiglio comunale. Sono state discusse ieri due mozioni sull’impianto che incombe su Servola: una del capogruppo di Sel Marino Sossi, accolta dal sindaco, e una firmata dai capigruppo Pdl e M5S Lorenzo Giorgi e Paolo Menis. Non è mancato neppure un arrabbiatissimo pubblico servolano. La seconda mozione ha chiesto un’ordinanza per chiudere l’area a caldo. Roberto Cosolini ha risposto che se entro dicembre le emissioni non saranno state ridotte promuoverà un accordo di programma per la chiusura «progressiva». Sel ha presentato il suo testo per prima, chiedendo alla giunta di intervenire sul gruppo Arvedi con un’ordinanza volta a ridurre l’andamento della cockeria, visti i frequenti sforamenti dei limiti di legge delle emissioni. «Serve poi un progetto vero di riconversione, altrimenti anche i 300 posti di chi oggi lavora nell’area a caldo un domani saranno a rischio, quando Arvedi chiuderà l’altoforno e assumerà altre persone, con altri contratti, al laminatoio», ha spiegato Sossi. Giorgi ha poi illustrato la mozione di Pdl-M5S: «La Ferriera è il cancro di questa città. Arvedi ha detto che sarebbe stato il primo al mondo ad adottare entro dicembre un sistema che avrebbe assorbito tutti i fumi della cockeria, riducendo l’inquinamento a zero. Ora parla di verifiche in aprile. Tengano fede alle promesse: se a dicembre continueranno gli sforamenti, si chiuda l’area». È quindi intervenuto il sindaco: «Accolgo la mozione di Sossi. Per l’altra ritengo che non esistano i presupposti giuridici: la chiusura dell’area a caldo non si può fare con un’ordinanza in base al mancato rispetto di un accordo. Si può sospendere o interrompere l’attività, ma la cessazione non può essere adottata in un simile caso». Proteste dal pubblico. E dichiarazioni di voto. Respinto un emendamento di Paolo Rovis (TsP) per modificare il termine «ordinanza» nel testo: «Non voteremo più alcun documento al riguardo. Ormai sono atti inutili» ha dichiarato allora il consigliere. Il capogruppo del Pd Marco Toncelli ha contestato «una mozione che non rende merito al lavoro fatto dalla giunta che quotidianamente mette la faccia su questa vicenda. Mozione che purtroppo, a dispetto del tentativo di Rovis, è rimasta strumentale e pertanto non fa certo il bene degli abitanti di Servola». Così Menis: «Perché secondo il sindaco si può ridurre la produzione ma non annullarla? Se il Comune non può far nulla, lo ammetta». Il sindaco è poi intervenuto di nuovo, mentre il pubblico si animava: «Se alle scadenze previste non vi saranno i risultati richiesti questa amministrazione promuoverà la progressiva chiusura attraverso un accordo di programma». La mozione è stata respinta al voto. Il commento di Giorgi: «Se la Lista indipendente, Un’Altra Trieste e Trieste popolare avessero votato a favore invece di astenersi saremmo andati in pari e l’avremmo potuta riproporre».

Giovanni Tomasin

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 11 novembre 2015

 

Un mare pieno di plastica e rifiuti - Indagine choc di “Goletta Verde” lungo le coste e in 6 isole italiane
ROMA Quasi 2.600 rifiuti galleggianti avvistati; di questi il 95% è plastica: in media 32 ogni kmq con i valori massimi nel Tirreno centrale con 51 per kmq.

Questi i risultati dell’analisi di “Goletta verde” di Legambiente - presentati ieri a Roma nell’ambito del convegno “Plastic free sea” - su quantità, danni e prevenzione dei rifiuti in mare, in base al monitoraggio di 2.600 km di navigazione, 120 kmq di mare monitorato, tra l’estate 2014 e 2015. Sono rientrate nell’indagine anche le microplastiche a largo di sei isole, con Ischia che ha fatto registrare i valori massimi (dove sono state rilevate 528 microparticelle di plastica per 1.000 metri cubi di acqua); ma non si salvano neanche Tremiti, Lipari, Ventotene, Asinara ed Elba. Il rischio per il Mediterraneo, spiega Legambiente, è «un mare magnum di plastica e spazzatura: marine litter, i rifiuti galleggianti, quelli adagiati su spiagge e fondali o quelli diventati tanti minuscoli e invisibili frammenti». Del totale dei rifiuti galleggianti, il 95% è costituito da plastica: soprattutto teli (39%) e buste di plastica, intere e frammentate (17%), concentrate soprattutto nel Mar Adriatico dove se ne contano 5 ogni kmq. Seguono cassette di polistirolo e frammenti (7%), bottiglie di plastica (6%), reti e lenze (5%), stoviglie di plastica (2%). Il restante 5% dei rifiuti marini è costituito da carta (54%), legno manufatto (21%), metalli (12%), gomma (6%), tessili (4%) e vetro (3%). Il mare più denso di rifiuti galleggianti è il Tirreno centrale con 51 rifiuti per kmq (la media è di 32). Le zone più dense sono quelle antistanti la costa tra Mondragone (Ce) e Acciaroli (Sa) dove sono stati contati 75 rifiuti per kmq. In generale, il 54% dei rifiuti ha una presunta origine urbana e domestica; il 32% deriva da attività produttive e industriali.

 

 

In Italia meno smog ma si spreca l’acqua - rapporto Istat
Nelle città italiane migliora la qualità dell’aria, anche se continuano a circolare troppe auto vecchie, più inquinanti, e dove la raccolta differenziata stenta ancora a decollare, soprattutto al Sud, mentre le reti idriche sono un colabrodo in cui il 36,9% dell’acqua immessa non arriva ai rubinetti, ma va sprecato lungo il cammino. A delineare luci e ombre dei capoluoghi italiani è l’Istat nel report «Qualità dell’ambiente urbano». Le città in cui il valore limite giornaliero per il PM10 è superato per oltre 35 giorni scendono da 44 a 35. Le maglie nere per le polveri sottili si distribuiscono lungo tutta la penisola: Frosinone, Torino, Alessandria, Vicenza, Benevento, Cremona, Lodi, Milano, Cagliari e Palermo. Quanto ai rifiuti la raccolta differenziata arriva al 38,6%, ma è ancora lontana dai target fissati (65% già nel 2012). Al Nord le città più virtuose: in testa Pordenone e Mantova.

 

 

Roma approva il piano per la Ferriera
Pubblicato il decreto ministeriale. Serracchiani: «Possibili 700 dipendenti». St: «Collaudi antiemissioni finiti a dicembre»
Con un decreto emesso congiuntamente nei giorni scorsi, il ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo economico hanno approvato il Progetto integrato di messa in sicurezza ambientale e di riconversione industriale dell’area della Ferriera di Servola recependo i contenuti dei due Accordi di programma già sottoscritti a Roma e ribadendo la loro rapida procedura. Lo ha riferito ieri la governatrice Debora Serracchiani al “Tavolo Ferriera”, riunitosi nel Palazzo della Regione di piazza Unità. «Al decreto interministeriale - è stato specificato - si accompagna la recente costituzione della struttura commissariale, con la presenza di tutti i soggetti istituzionali tenuti a svolgere le diverse attività previste, mentre sono in corso di definizione le parti “normative e operative” dei rapporti tra il commissario, già individuato nella stessa Serracchiani, e Invitalia, il soggetto al quale viene affidato il compito degli interventi di parte pubblica sul comprensorio della Ferriera e sulla più vasta area di crisi industriale complessa di Trieste». Il presidente e amministratore delegato di Siderurgica Triestina Andrea Landini ha riferito che «stanno procedendo gli interventi più importanti sulla parte impiantistica, ad iniziare da quelli all'impianto di aspirazione della cokeria (dopo la parte meccanica si sta ora lavorando a quella elettrica), con una previsione di conclusione dei collaudi entro dicembre. «Quando sarà in funzione - ha commentato la presidente Serracchiani - confidiamo che gran parte dei problemi della Ferriera possano finalmente trovare soluzione». In merito ai livelli occupazionali dell'azienda, Serracchiani ha dichiarato a fine riunione che «entro il 2016 saranno riassorbiti tutti i lavoratori. Se tutto andrà come deve andare - ha osservato - la Ferriera potrà raggiungere anche i 700 dipendenti». Siderurgica Triestina ha anche evidenziato come l'azienda sia in trattativa per l'acquisizione della centrale di cogenerazione Elettra, mentre l'Autorità portuale ha assicurato una rapida conclusione del procedimento per il rilascio della concessione trentennale alla Ferriera. In una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil (alla quale si sono aggiunte considerazioni verbali analoghe di Cristian Prella della Failms) hanno espresso soddisfazione per il fatto che «si va verso una soluzione positiva della questione Elettra», «si vanno a definire positivamente le procedure per la concessione da parte dell’Autorità portuale» e «vi è convergenza per far sì che si realizzino gli obiettivi di riqualificazione ambientale e di rilancio industriale», ma ribadiscono che «l’obiettivo di fondo delle molte e complesse operazioni istituzionali ed economiche in atto è il raggiungimento dei 700 posti di lavoro previsti dal piano industriale di St». Obiettivo raggiungibile, va detto, solo con il mantenimento dell’area a caldo.

Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 10 novembre 2015

 

 

Bacchettate europee sull’alta velocità
Il coordinatore del Corridoio Mediterraneo Brinkhorst: «Deluso dalla lentezza di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Slovenia»
TRIESTE Delusione per come sta andando avanti la progettazione dell’Alta velocità transfrontaliera con la Trieste-Divaccia, ma addirittura bacchettate a Friuli Venezia Giulia e Veneto per il mancato accordo sul tratto interregionale che pure è tutto in territorio italiano. Il coordinatore europeo del Corridoio Mediterraneo, l’olandese Laurens Jan Brinkhorst, per ironia della sorte causa un problema di trasporti, arriva alla riunione della Commissione per gli Affari economici dell’Ince, nel palazzo di piazza Unità della Regione soltanto nel primo pomeriggio. Non si sa se approffitta del fatto che ormai le autorità istituzionali hanno da tempo lasciato il tavolo della presidenza o se avrebbe preferito che stessero a sentire, fatto sta che rispondendo preliminarmente ad alcune domande dei giornalisti, si mette a sparare. «Ogni Corridoio transfrontaliero presenta difficoltà anche perché i governi danno comunque priorità ai progetti nazionali - afferma Brinkhorst rischiesto di un parere rispetto al procedere della pianificazione delle tratte locali - ma sono deluso di come Italia e Slovenia si stanno comportando riguardo alla Trieste-Divaccia anche perché l’ammontare del finanziamento che verrà concesso dall’Unione europea dipenderà dalla celerità con cui avanzerà il progetto». Massima reprimenda dunque per la Trieste-Divaccia? Non solo. «Come si può pretendere di accelerare su questo tratto trasfrontaliero - ha proseguito Brinkhorst - se non si è capaci nemmeno di arrivare a un accordo tra le due regioni italiane sul tratto tra Veneto e Friuli Venezia Giulia? È da anni che se ne discute invano senza arrivare ad alcuna conclusione». Non è però ancora il caso di gettare la spugna. «Non sono senza speranza - ha concluso il coordinatore del Corridoio Mediterraneo - anche se temo si dovrà ripetere la minaccia di togliere i fondi che già fece l’Unione Europea quando Italia e Francia non si decidevano a cofinanziare il tunnel della Trieste-Lione. Allora i due Paesi si misero d’accordo e di conseguenza ci auguriamo che dal primo gennaio 2018 questo tratto entri in funzione». Un concetto che lo stesso Brinkhorst ha meglio esplicitato nel discorso tenuto poi dinanzi alle delegazioni dell’Ince: «A lungo Italia e Francia non avevano voluto pronunciarsi sul cofinanziamento del tunnel, ma quando l’Ue ha annunciato che avrebbe ritirato il finanziamento del 40% dell’opera, questi due Paesi si sono finalmente decisi a fare lo stanziamento». Oggi le risorse Ue per i corridoi europei sono triplicate, secondo quanto ha spiegato il coordinatore, e dal 2014 anche Bei e Bers risultano molto più coinvolte. «Dall’anno scorso - ha rilevato Brinkhorst - i Paesi europei hanno un piano di lavoro comune nell’ambito dei trasporti. Nove corridoi intermodali sono stati individuati come prioritari da tutte e 28 le nazioni dell’Unione europea. Entro il 2030 tutti dovranno essere “compatibili”. Il Corridoio Mediterraneo fa dell’Italia, che altrimenti sarebbe rimasta isolata a causa delle Alpi, lo snodo dei collegamenti tra Ovest e ed Est. Tra Siviglia e il confine dell’Ucraina è lungo tremila chilometri e considerata una fascia di 100 chilometri sopra e sotto coinvolge direttamente il 17% della popolazione europea attraversando zone che concorrono al 18% del Pil del continente».

Silvio Maranzana

 

 

Sforamenti in Ferriera - Due mozioni in Consiglio - Il caso Servola
Sarà una serata quella di domani in Consiglio comunale all’insegna delle criticità industriali. Perchè, oltre alla Cartiera, si parlerà anche della Ferriera, in quanto la discussione convergerà sulle due mozioni recentemente presentate.

Una è sottoscritta dal capogruppo di Sel, Marino Sossi, l’altra reca la firma congiunta dei capigruppo pidiellino Lorenzo Giorgi e del parigrado grillino Paolo Menis. Le mozioni affrontano con differenti filosofie l’irrisolta questione degli sforamenti legati al PM 10, ma sono accomunati dall’invito al sindaco Cosolini affinchè non resti inerte di fronte a Siderurgica Triestina, afferente al gruppo Arvedi. Dopo un’ampia premessa, la mozione Sossi impegna Cosolini «a intervenire anche con lo strumento dell’ordinanza contingente affinchè Siderurgica Triestina, nelle more dei tempi di realizzazione del risanamento impiantistico e ambientale, ridefinisca il regime complessivo di marcia del ciclo siderurgico ... in modo che le emissioni diffuse dall’attività produttiva e l’inquinamento acustico rimangano costantemente entro i limiti di legge». Rispetto alla più radicale posizione di Giorgi e Menis, che chiedono al sindaco un provvedimento di chiusura qualora non vengano abbattuti gli elementi nocivi nei tempi concordati con l’azienda, in sostanza Sossi sollecita Cosolini perchè spinga la Ferriera a tarare la produzione in modo da limitare gli sforamenti. «Riconversione e tutela dei posti di lavoro - ha precisato Sossi - restano per noi punti qualificanti». Per Giorgi e Menis la scadenza per la verifica è dicembre 2015, trascorsa la quale senza apprezzabili novità, Cosolini dovrebbe chiudere lo stabilimento siderurgico. In commissione giudizi molto duri verso Arvedi furono portati da Rosolen (Uat) e da Bertoli (FI). Intanto stamane alle 9.30 si riunisce il tavolo periodico che esamina il problematico andamento della Ferriera: all’appuntamento, presso la presidenza della Regione, ci saranno anche il governatore Serracchiani e il sindaco Cosolini.

 

 

Allarme clima, nuovo record di gas serra
L’agenzia specializzata dell’Onu: «Con questo trend il pianeta diventerà pericoloso e inospitale»
ROMA Il riscaldamento globale aumenta toccando un nuovo record e, alla vigilia del summit mondiale Cop21 di Parigi - che si terrà dal 30 novembre all’11 dicembre - la World meteorological organization (l’Organizzazione meteorologica mondiale), l’agenzia specializzata dell’Onu, lancia l’allarme: la quantità di gas serra presenti nell’atmosfera ha raggiunto l’ennesimo picco negativo, «proseguendo una crescita inarrestabile che alimenta i cambiamenti climatici e renderà il pianeta più pericoloso e inospitale per le future generazioni». Nell’ultimo quarto di secolo, dal 1990 al 2014, è stato registrato un aumento del 36% dell’effetto del riscaldamento sul clima dovuto a gas serra longevi come l’anidride carbonica (Co2), il metano e il protossido di azoto, prodotti da attività industriali, agricole e domestiche. Una impennata che, davanti all’attendismo della politica, spinge il capo dell’organizzazione, Michel Jarraud, a chiedere ai governi interventi immediati: «Ogni anno riferiamo di un nuovo record nelle concentrazioni di gas serra, ogni anno diciamo che il tempo si sta esaurendo. Dobbiamo agire per abbattere le emissioni se vogliamo mantenere l’aumento delle temperature a livelli gestibili». La Co2 non si vede, sottolinea l’Organizzazione meteorologica, «è una minaccia invisibile, ma molto reale che si traduce in temperature più alte ed eventi estremi più numerosi, come ondate di calore e inondazioni, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare e aumento dell’acidità degli oceani». Secondo l’Ufficio meteorologico britannico, la temperatura globale si innalzerà quest’anno di un grado rispetto a quella dell’era pre-industriale (1850-1900), a un passo dunque dall’aumento di 2 gradi considerato dalla scienza gravemente pericoloso. L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo) chiede più sforzi e più ambizione nella battaglia per la salvaguardia del clima, soprattutto perché «le economie avanzate hanno perso slancio», con una riduzione degli investimenti in energie rinnovabili, scesi a 130 miliardi di dollari nel 2014 rispetto al picco di 190 del 2011, mentre risultano in crescita nei Paesi emergenti. «Deboli prospettive di crescita non sono una scusa per procrastinare le iniziative», ammonisce l’Ocse. E da Parigi, dove è in corso la riunione preparatoria alla Conferenza mondiale sul clima, presenti una settantina di ministri, gli esperti Usa fanno eco ai colleghi dell’Onu e ribadiscono: senza una inversione di tendenza, città come New York, Shangai, Mumbai e Hong Kong sono destinate a essere sommerse. Con un trend di crescita di 4 gradi centigradi, l’aumento del livello del mare divorerà porzioni di territorio in cui vivono 600 milioni di persone.

(m.r.t.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 9 novembre 2015

 

 

Il nodo Ferriera in commissione

Audizioni a Palazzo per residenti di Servola, sindacati, ambientalisti e azienda
TRIESTE Tornano a riunirsi questa settimana le commissioni del Consiglio regionale. Si parte oggi con la terza commissione, impegnata ad esaminare le modifiche alla legge sull’invecchiamento attivo, e ad effettuare una serie di audizioni sul Piano regionale della prevenzione 2014-2018. Domani toccherà alla V commissione, che si dedicherà al disegno di legge in materia di sport e tempo libero. Mercoledì sarà la volta di IV e II commissione per un'audizione - in videoconferenza - con funzionari ed esperti dell'Ue su politiche comunitarie riguardanti energia, clima, protezione ambientale. L'iniziativa è organizzata nell'ambito della tematica intitolata “Modernizzare l'Europa: le regioni nell'Unione dell'energia e nel mercato unico digitale” e correlata alla settimana europea dedicata alle regioni e alle città. La commissione poi è chiamata a esprimere una serie di pareri su atti dell'Ue riguardanti la riduzione delle emissioni di carbonio, l'energia e il clima. Per giovedì nuova convocazione della III commissione, che ascolterà in audizione l'assessore alla salute Maria Sandra Telesca, i vertici della direzione regionale competente, e il commissario straordinario Egas. Infine, venerdì torna a riunirsi anche la IV commissione, che sarà impegnata in una serie di audizioni: prima con i promotori della petizione contro la Ferriera di Servola a Trieste; poi sull'attività della Ferriera, con particolare riguardo all'inquinamento e alle ricadute sulla salute delle persone, con Confindustria Fvg, organizzazioni sindacali, associazioni ambientaliste, vertici della Regione, Arpa, Comune di Trieste, Gruppo Arvedi.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 8 novembre 2015

 

«Nuovo inizio dal mare - Addio auto sulle Rive»
Cosolini darà avvio alla corsa al mandato bis venerdì prossimo al Molo IV - Tra i cavalli di battaglia un “Guggenheim triestino” in Porto vecchio
Venerdì 13 novembre in Molo IV. Roberto Cosolini scommette su se stesso e annuncia la data che segnerà l’avvio ufficiale della sua campagna elettorale verso le amministrative della prossima primavera. Lo slogan: “Continuiamo”. La caccia al mandato bis si apre. Cinque anni fa - proprio il 13 novembre del 2010 - al Savoia aveva lanciato la sua volata lunga, passando per le primarie, per le elezioni 2011. Allora all’insegna del “Cominciamo”. Durante il forum organizzato al Piccolo, il primo cittadino si muove fra bilancio di mandato e progetti per il futuro. Con un denominatore comune: il mare. «Perché Trieste diventi da città sul mare a città di mare», ripete attingendo al vecchio programma elettorale. Il concetto resta valido. E poggia, in primo luogo, sulla svolta di Porto vecchio: «Abbiamo sbloccato l’immobilismo, portando la barca fuori dalle secche. Ora navighiamo». Sfruttando il sinergico rapporto instaurato con il nuovo vertice dell’Autorità portuale, sulla cui nomina Cosolini rivendica una sostanziale paternità: «Zeno D’Agostino l’ho conosciuto ad Amburgo e ne ho poi fortemente sostenuto la candidatura. È un presidente, anzi commissario che spero sia fatto presto presidente, fortemente voluto. E oggi tutti si riconoscono nel lavoro dell’Apt, ha rotto la logica di separazione fra Authority e città, segnando una discontinuità». Così da infrangere quel legame che ha mostrato negli anni «un’economia non sufficientemente libera dal potere politico». Si riparte, in primis, dalla «sfida» di Porto vecchio, la cui trasformazione «auspico possa procedere per stralci, magari partendo dalla creazione di un polo museale del mare sullo stile del Guggenheim a Bilbao, simbolo e motore di sviluppo. Il Parco del mare? La Regione ha dato la disponibilità se vi sarà una partnership con i privati. In questo contesto credo che l’acquario dovrebbe stare in Porto vecchio». Sull’antico scalo e non solo, aggiunge Cosolini, «voglio una coalizione coesa». In cui far confluire «Sel, posto che non ne conosciamo il futuro, nonostante le diverse vedute con il capogruppo in Comune (Marino Sossi, ndr)» e le civiche Cittadini e Trieste cambia, già al lavoro per tentare la conferma. Difficile, invece, ricucire con la Federazione della Sinistra. E il Pd è davvero compatto con Cosolini? «Il partito si è espresso chiaramente a livello provinciale. E Debora Serracchiani anche». Eppure le voci sussurrate di un’ipotesi Mitja Gialuz quale candidato gradito a molti dem circolano da un po’: «Sento anch’io i rumors, che credo siano stati messi in giro ad arte. Non ho titubanze». Nemmeno di fronte all’altra diceria del momento: Cosolini pronto a prendersi la poltrona di presidente del Porto e il senatore Francesco Russo in rampa quale candidato sindaco. «Io all’Authority? La cosa che mi interessa è finire il lavoro iniziato in Comune», taglia corto il sindaco. Ma il mare non è solo rilancio di Porto vecchio e attività in Porto nuovo, provando a convincere Lubiana «sul collegamento ferroviario portuale Trieste-Capodistria». “Le Idee per Trieste” inglobano inoltre le Rive che Cosolini vuole liberare dalle auto in sosta anche in chiave turistica: «Per questo sostengo il progetto del Park Audace, su cui la difficoltà tecnica è che si sviluppa su un’area in parte demaniale e in parte di proprietà comunale. La volontà politica però c’è». Municipio e Torre del Lloyd a braccetto, insomma, come per il restyling della passeggiata da Ponterosso alla Sacchetta: «Siamo l’unica città di mare in cui non si mangia in riva al mare stesso. Voglio restituire quello spazio al tessuto urbano». Tavolini, calici di vino e prelibatezze marine al posto degli stalli blu. E, vicino, la «pista ciclabile, che non è oggi un ostacolo alle crociere». Senza parcheggi, però, come sopravviverà Ttp? «La sua ragione sociale dice terminal passeggeri. Si deve occupare di questo, di crociere». Usando la stazione marittima, che invece per un altro verso non va: «È un centro congressi povero e vecchio. Ma nel 2016 finalmente i lavori al Silos partiranno e nel 2018 avremo una sede congressuale all’altezza». E il mare dovrà “prolungarsi”, nelle intenzioni, sino a piazza Sant’Antonio: «Riaprire l’ultimo tratto del Canale di Ponterosso non toglierà un euro a strade, marciapiedi e scuole. Serviranno soldi ad hoc, finalizzati a quell’intervento». Ma Cosolini guarda pure al Gect e ai progetti transfrontalieri, all’imprenditoria giovanile, a un sistema museale da riorganizzare e ai collegamenti che, dopo l’operazione Milano, contano adesso su un piano delle Ferrovie per congiungere Trieste e Mestre in un’ora. Declinando tutto in una prospettiva unica: «Dobbiamo smettere di sentirci speciali e ricominciare nuovamente ad esserlo».

Matteo Unterweger

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 7 novembre 2015

 

 

Pista ciclabile del Carso pronta entro fine 2017
La Provincia accelera sulla realizzazione del tracciato lungo 40 chilometri - Tra un anno l’assegnazione dei lavori. Budget complessivo di 2,9 milioni
Il bando di gara per l’assegnazione dei lavori pronto entro il 2016, l’inaugurazione dell’opera nell’autunno del 2017. Queste le tappe che porteranno Trieste a dotarsi, entro il prossimo biennio, di una pista ciclabile sul Carso, lungo un tragitto di circa 40 chilometri, dal confine con la provincia di Gorizia a Draga Sant’Elia. L’annuncio è stato dato ieri dall’assessore provinciale per la Viabilità, Vittorio Zollia, al termine di un incontro con i rappresentanti dell’associazione Fiab Trieste Ulisse, «l’unica in città - ha precisato il portavoce Federico Zadnich - che si occupa specificamente di cicloturismo», alla quale ha partecipato anche il vicepresidente di Palazzo Galatti e assessore alla Promozione territoriale, Igor Dolenc. Nel corso dell’incontro, Zadnich ha consegnato a Zollia il certificato rappresentativo delle 1300 firme «che i triestini hanno apposto in calce alla richiesta per la realizzazione della pista cicloturistica. Questa struttura – ha sottolineato Zadnich - favorisce il turismo sostenibile. In Europa i turisti che attraversano il continente utilizzando la bicicletta danno vita a un volume d’affari pari a 44 miliardi di euro all'anno, che garantisce lavoro a 524mila addetti. Un cicloturista – ha proseguito – spende mediamente una settantina di euro al giorno quando è in vacanza. Sono soprattutto i tedeschi e gli austriaci a praticare questo tipo di turismo, sono di età media fra i 50 e i 70 anni e utilizzano di solito alberghi a quattro stelle. Trieste - ha continuato il portavoce della Fiab Trieste Ulisse - é attraversata da due percorsi cicloturistici, l’Euro velo 8, che va da Cadice ad Atene e l’euro velo 9, che unisce Danzica a Pola. Perciò una ciclopedonale del Carso potrebbe diventare una tappa di entrambe». Per quest’opera già nel 2010 la Provincia aveva realizzato il progetto esecutivo, reperito le necessarie risorse finanziarie, circa 2,9 milioni di euro, e ottenuto le autorizzazioni ambientali. Poi però tutto si era fermato a causa del blocco imposto dal Patto di stabilità. «Adesso la Regione ha promesso di trovare gli spazi finanziari per far uscire questo intervento dal patto di stabilità – ha spiegato Zollia – e contiamo di poter vedere la pista realizzata fra 24 mesi». Il progetto è stato diviso in due stralci: uno riguarda i 35 chilometri che vanno da Sistiana a Draga Sant’Elia, l’altro i 5 restanti da Sistiana al confine con la provincia di Gorizia. «Quest’ultimo tratto - ha osservato Zollia - presenta maggiori problematiche di esproprio, per questo lo abbiamo isolato». Dolenc ha auspicato «un maggiore coinvolgimento di tutti i soggetti portatori di interesse che operano in Carso lungo il tragitto delle piste ciclabili, dai ristoratori agli operatori turistici». Con i rappresentanti dell’associazione Fiab Trieste Ulisse, è stato anche tracciato un bilancio del servizio sperimentale Bike Bus, che nel periodo da aprile a ottobre consentiva il trasporto di biciclette nei mezzi pubblici della Trieste Trasporti in direzione Opicina e Basovizza. Tutti hanno concordato sul fatto che «l’esperienza è stata negativa», proponendo di allestire un tavolo do confronto «per formulare una proposta più valida».

Un cicloturista spende mediamente settanta euro al giorno durante le sue vacanze. Un bel ritorno, quindi, per i territori che ospitano questo movimento green. Secondo i dati forniti ieri dalla Fiab il cicloturismo genera in tutta Europa un giro d’affari pari a 44 miliardi di euro all’anno e dà lavoro a 524mila addetti. Ad amare gli spostamenti a bordo delle due ruote sono soprattutto tedeschi e austriaci di età media tra i 50 e i 70 anni di età, che amano dormire in alberghi a 4 stelle.

Ugo Salvini

 

 

In arrivo la app contro i rifiuti “selvaggi”
AcegasApsAmga lancia un nuovo servizio che consentirà di segnalare criticità con un semplice click
Rifiuti ingombranti abbandonati per strada? Contenitori per la raccolta differenziata fuori posto? La soluzione al problema arriva in tempo reale. Con un semplice click. Per far partire la segnalazione ambientale è infatti sufficiente scattare una foto con il proprio smartphone ed inviarla ad AcegasApsAmga. A tutto il resto ci pensa il “Rifiutologo”, la app a supporto del cittadino non solo in tema di raccolta differenziata, ma anche per quel che riguarda le criticità sul fronte del decoro e della pulizia urbana. Il servizio per smartphone e tablet, ideato dal Gruppo Hera, è stato ufficialmente esteso anche a Trieste. Semplice il funzionamento dell'operazione: una volta scattata la foto, l'applicazione individua automaticamente la posizione in cui ci si trova ed invia l'immagine direttamente al sistema informativo di AcegasApsAmga, per poi essere presa in carico e gestita dagli operatori per un intervento immediato sul campo. «Stiamo lavorando su più livelli per migliorare la quantità e la qualità della raccolta differenziata - spiega Umberto Laureni, assessore comunale all'Ambiente -. Esistono già degli strumenti tradizionali, ma a questi aggiungiamo un sistema innovativo che ci consente di accorciare i tempi tra la segnalazione di una criticità e la sua soluzione e dove i cittadini diventano protagonisti di una collaborazione attiva». Oltre alle segnalazioni ambientali, il Rifiutologo offre assistenza nella raccolta differenziata. Nello specifico, digitando il nome di un materiale o scansionando il codice a barre del prodotto, si avrà l'indicazione del corretto conferimento dello stesso. A questo si aggiunge la segnalazione dei centri di raccolta più vicini sul territorio rispetto alla propria posizione e le modalità per il ritiro dei rifiuti ingombranti a domicilio. «Si tratta di un modo per migliorare il nostro servizio attraverso strumenti efficaci ed innovativi - evidenzia Roberto Gasparetto, direttore generale AcegasApsAmga -. L’obiettivo è quello di adeguare il servizio ai bisogni della città che sono sempre più dinamici ed hanno necessità di un intervento rapido, puntuale e tempestivo». Proprio in quest’ottica i tecnici AcegasApsAmga hanno effettuato ieri un sopralluogo in alcune delle zone più critiche della città sul fronte della raccolta differenziata per poi trovare , in accordo con il Comune, le soluzioni più opportune: da Servola a Giarizzole, da via Flavia a Pendice Scoglietto, passando per via San Francesco, via San Marco e va Madonnina. Raccolta differenziata che - ha puntualizzato a margine Laureni - al momento si assesta in città su una percentuale del 38,5% a fronte di un obiettivo dichiarato da raggiungere entro fine anno del 40%. Tra le iniziative messe in campo in tema ambientale, c’è anche la sistemazione nei cimiteri cittadini dei contenitori dell'umido che si affiancano a quelli dell'indifferenziata, mentre a breve sarà distribuito alle famiglie un opuscolo che calcolerà il risparmio energetico su base annuale derivante dei comportamenti virtuosi in ambito domestico.

(p.p.)

 

 

Il Carso minacciato dalla pianta “killer”

Esperti e amministratori mobilitati contro l’invasione dell’Ailanto. Martedì un incontro a Opicina

TRIESTE Per chi ama la natura, è difficile trovare qualcosa di più inquietante di un bosco silenzioso, evitato da animaletti e uccelli, “ammorbato” da sentori mefitici. È questa la boscaglia formata dall’Ailanto, un albero giunto da lontano, per l’esattezza dall’Estremo Oriente, che ormai sta colonizzando a spese delle piante autoctone boschi, giardini, scarpate e aiuole della regione. Nella provincia di Trieste, come ormai in tutto il vecchio continente, l’Ailanto rappresenta una minaccia conclamata: si tratta di una specie altamente invasiva che venne introdotta in Europa nel XVIII secolo per impostare un nuovo allevamento di baco da seta. L’esperimento fallì, ma l’Ailanto, paradossalmente conosciuto come “albero del paradiso”, ha continuato a insinuarsi ovunque, a scapito delle piante indigene. Della minaccia rappresentata dall’Ailanto si parlerà martedì alle 18.30 nella sala del Credito Cooperativo del Carso di Opicina nel primo di una serie di incontri pubblici organizzati congiuntamente dalle circoscrizioni di Altipiano Est e Ovest. Sono previsti gli interventi del direttore dell’Ispettorato Agricoltura e Foreste di Gorizia e Trieste Aldo Cavani, dell’esperto in lotta alle piante infestanti Valter De Monte, e del presidente dell’associazione “Triestebella” e ex direttore della Forestale Roberto Barocchi. «Ora o mai più - afferma con toni bellicosi il presidente del parlamentino di Altipiano Est Marco Milkovich, riferendosi alla necessità di iniziare immediatamente la lotta alla pianta infestante -. L’invasione dell’ailanto è ormai un problema a livello mondiale, sul Carso lo si trova ovunque. In alcune aree è diventato una sorta di monocoltura, approfittando del degrado e della dismissione delle pratiche agricole». «Dalle osservazioni compiute dal nostro Museo di Storia Naturale - afferma il direttore dei Civici Musei scientifici Nicola Bressi - emerge che nelle aree dominate dall’ailanto si interrompe la catena alimentare: foglie e corteccia infatti non sono gradite a insetti, uccelli e piccoli mammiferi». «Rispetto a altre specie invasive di cui tuttavia è possibile utilizzare convenientemente legno e altri prodotti - interviene Aldo Cavani - l’ailanto è una pianta da cui non è possibile ricavare niente di utile. Altamente diffusa, appare un pericolo per le specie locali. Per tentare di frenarne la proliferazione, sono state avviate alcune sperimentazioni per trovare dei tipi di lotta. Appare efficace l’intervento con il glifosate, un potente erbicida che viene iniettato nel tronco delle piante già mature, e che può essere pure sparso sull’apparato fogliare delle piante più giovani. Va però detto che questo tipo di intervento è degno delle metodiche dei certosini, visto che si deve agire pianta per pianta». «Per arginare questo fenomeno è importante utilizzare l’esperienza e le competenze degli specialisti forestali. Il nostro obiettivo - conclude Milkovich - è creare squadre di volontari capaci di intervenire a richiesta su terreni pubblici e privati».

Maurizio Lozei

 

 

Bioest laboratorio - “In cucina con le nonne” tanto gusto in barba alla dieta
Un grembiule, un pizzico di creatività, qualche idea raccolta dal passato e curiosità in abbondanza.

Ricetta ideale semplice quanto efficace quella che accompagna "In cucina con le nonne", sorta di laboratorio della tradizione a cura dell'Associazione Bioest, in programma domani al Centro commerciale Montedoro Freetime di Muggia, dalle 16.30 alle 18.30. Sapori, colori e ricette, panorama non solo da rievocare ma soprattutto da tradurre sul campo, anzi in una vera cucina corredata da alcuni degli elementi base come farina, uova, latte, sale, e con tanto di arsenale di cucchiai di legno, simboli di una cucina quasi accantonata. Si tratta della seconda edizione, fase quest'anno per certi versi aggiornata, almeno nella logistica ma consolidata nei contenuti e nel processo culturale. «All'interno di Bioest seguiamo da tempo le modalità del benessere, anche legate al cibo - ha specificato Tiziana Cimolino, medico e portavoce della sigla organizzatrice -: lo scorso anno abbiamo lavorato nelle case, a stretto contatto proprio con le nonne, dando vita a una fase di recupero di ricette e tradizioni». «Si è trattato naturalmente anche di un intenso momento di aggregazione - ha aggiunto - cosa che quest'anno vogliamo ripetere ma perfezionando il discorso, anche pratico, attuando cioè parte delle ricette "scremate" lo scorso anno, quelle che reputiamo più significative». E probabilmente anche le più saporite. Le "nomination" sono in effetti alcune delle voci più rimpiante nella cucina attuale, soluzioni culinarie che naturalmente non tengono certo conto del verbo vegano o vegetariano (anzi) e che riflettono veri sapori e reale nutrimento. Le calorie? Dettagli, e di certo all'epoca ininfluenti ai fini della riuscita della ricetta. Domenica al Montedoro Freetime sarà quindi la volta di una ribalta vintage-culinaria, con spazio alle versioni di gnocchi, nello specifico quelli di susine e con la marmellata. E che dire dei kifeletti? Altro piatto che parla triestino (nonostante la denominazione di radice tedesca): un festival di patate e burro alleato con l'olio. Il menù delle nonne in programma punta inoltre ad altri classici in cucina che ignorano l'incedere del colesterolo come il liptauer, il formaggio spalmabile possibilmente piccante, oppure lo strudel, vessillo delle colazioni o dei fine pasti in salsa carsica. Senza contare l'altra icona della glicemia, le palacinche, la risposta giuliana, e più ruspante, alle crepe. Ma il classico dei classici potrebbe essere rappresentato da ricette ancor più relegate negli annali, non solo eccellenti nel sapore ma caratterizzate da costi limitati. Si tratta delle versioni della minestra di "risi e bisi" con accenti, affermano gli organizzatori, rivolti alla versione "minestra de bisi spacai", vero culto del settore ma da (ri)tradurre secondo una modalità ben precisa. «Optiamo per la versione densa - afferma ancora Tiziana Cimolino -, quella cioè che comporta una prova finale inequivocabile, con il cucchiaio che una volta immerso deve necessariamente sostenersi da solo nel piatto». Insomma, quasi un Excalibur culinario. Come potere partecipare alla seconda edizione di "In cucina con le nonne"? In realtà è semplice. Non servono pre iscrizioni (nessun costo) e accomodarsi al desco, scegliendo la parte da protagonista ai fornelli o da spettatore. E alla fine, anche in ossequio ai temi Bioest, nessun spreco. «Infatti ci sarà la possibilità di assaggiare quanto provato in giornata - assicura Tiziana Cimolino -: sarà questo anche un ulteriore spunto di aggregazione e di scambio, dove potere accettare suggerimenti e proposte con cui continuare questo percorso all'insegna di gusto e tradizione».

Francesco Cardella

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 6 novembre 2015

 

 

Il Porto vecchio ridisegnato in sei mesi - URBANISTICA »LA GRANDE PARTITA

Il Comune avvia la selezione dell’advisor che contribuirà alla riconversione. L’avviso uscirà anche sul Financial Times
Il sindaco rileva che chi bloccava la città è stato sconfitto in meno di un anno
Scatta, con la scelta dell’advisor, l’iter per il Piano strategico di valorizzazione del Porto vecchio. Ieri il Comune ha avviato il procedimento di selezione per individuare «un consulente strategico di primario standing globale, con esperienze internazionali maturate nel settore della valutazione e programmazione strategica di interventi di trasformazione immobiliare a scala urbana al quale affidare un incarico finalizzato alla redazione delle linee guida per l’impostazione di un Piano strategico per la valorizzazione delle aree facenti parte del Porto vecchio di Trieste». I potenziali settori di sviluppo economico in cui si dovrà articolare il Piano e che vengono citati sono i seguenti: marittimo, turistico, ricettivo, culturale, portuale, diportistico, residenziale, ecc. Sono tre le fasi in cui si articolerà l’incarico per un periodo di tempo complessivo di almeno sei mesi e l’importo posto a base della procedura è di 170mila euro più Iva di cui 100mila euro saranno liquidati dal Comune e 70mila dall’Autorità portuale. «Si tratta di un passo fondamentale nel percorso di rinascita del Porto vecchio di Trieste - ha commentato il sindaco Roberto Cosolini - di cui daremo la più ampia pubblicizzazione non solo sui media nazionali, ma anche sul Financial Times, essendo il nostro obiettivo quello di svolgere una selezione su scala internazionale tra le migliori strutture specializzate nel settore della progettazione strategica». «Dopo tanti anni di attesa - ha proseguito il sindaco - il Porto vecchio è un’opportunità troppo importante per Trieste e per i triestini, per cui esigiamo che l’operazione porti il massimo di benefici sociali ed economici alla nostra comunità. Per questo l’advisor che ora selezioneremo avrà il compito di supportarci in alcune scelte strategiche, nella definizione di un cronoprogramma puntuale e delle modalità operative, oltre che in una prima promozione dell’area a livello internazionale. Sono passati soli dieci mesi dalla norma di legge sulla sdemanializzazione e stiamo dimostrando come con una forte volontà politica e un grande lavoro di squadra siamo riusciti a lasciarci alle spalle quell’immobilismo stagnante che ha tanto nuociuto a Trieste». Questo primo step si sostanzia in un’indagine esplorativa per acquisire le candidature che dovranno pervenire entro il 23 novembre. Nei cinque giorni successivi il Comune provvederà all’invio ai soggetti selezionati delle lettere di invito a formulare l’offerta tecnica ed economica che a propria volta dovrà arrivare entro il 17 dicembre. I plichi contenenti le offerte saranno aperti nella seduta pubblica del giorno dopo. L’incarico sarà svolto in tre fasi, ognuna in un tempo stimato di 60 giorni. La prima riguarderà le indagini conoscitive. In particolare si dovranno svolgere: a) analisi del contesto territoriale, economico, demografico, sociale, tecnologico e logistico a livello locale, regionale e internazionale con l'evidenza dei punti di forza e delle criticità, dei fabbisogni, da sviluppare e implementare con possibili e fattibili soluzioni, dei limiti e vincoli (urbanistici, morfologici, ambientali, ecc.), dei rischi e delle opportunità; b) definizione degli obiettivi strategici sotto il profilo insediativo, economico, occupazionale, ambientale dell’intervento, con l’individuazione di indicatori di attrattività e interesse per investitori pubblici e privati, nazionali e internazionali, in coerenza al disegno della “mission” futura da assegnare alla città e all’interazione e integrazione urbana tra l’adiacente centro storico e il Porto vecchio. La seconda fase entrerà nel vivo del Piano strategico e dovrà essere così suddivisa: a) costruzione delle linee guida in linea con la mission della città che punti a conseguire i seguenti obiettivi: indicazione delle zone di modificazione fisica dell’area del Porto Vecchio secondo aree omogenee di conservazione o restauro, riqualificazione, sviluppo economico per i singoli settori di sviluppo (marittimo, turistico, ricettivo, culturale, portuale, diportistico, residenziale, ecc.); b)indicazione degli interventi da realizzare secondo ambiti di competenza delle istituzioni (Comune, Autorità Portuale, Regione, ecc.) e dei privati investitori; c) adeguata attrazione di capitale umano; d) adeguata attrazione di capitale finanziario; e) adeguato incremento della qualità della vita per i cittadini; f) valutazioni sommarie in ordine alle possibili forme di attuazione degli interventi. La terza fase vedrà impegnato l’advisor nel supporto e assistenza nell’illustrazione, condivisione, comunicazione e approvazione del Piano (forme di partecipazione)in particolare con: illustrazione delle linee guida del Piano a istituzioni, parti sociali, stakeholders, opinion leader, associazioni ecc. al fine della sua intellegibilità e condivisione; eventuali implementazioni o modifiche delle Linee guida in base all’esito delle consultazioni e al momento di confronto e partecipazione; assistenza nelle fasi di comunicazione e approvazione del Piano.

di Silvio Maranzana

 

 

Emissioni a Servola, l’aula “sfida” Arvedi
Sollecitate in commissione verifiche per visionare i risultati degli investimenti ambientali del gruppo
Il Comune dovrà attendere ulteriori verifiche per capire cosa e quanto è stato fatto finora all'interno della Ferriera per contenere le emissioni. È uno dei dati emersi dalla commissione del Consiglio che ieri si è occupata di una mozione, firmata dai capigruppo Lorenzo Giorgi (Pdl) e Paolo Menis (M5S), incentrata proprio sul contenimento delle emissioni. La mozione prende atto dal fatto che nell'aprile scorso, «al momento dell'inoltro alla Regione della richiesta di concessione dell'Aia, il gruppo Siderurgica triestina ha confermato che gli interventi si concluderanno tutti al massimo entro dicembre 2015 e garantiranno il totale abbattimento degli elementi inquinanti e pericolosi per la salute». Il testo prosegue ricordando che in settembre, in una riunione con i dipendenti, il titolare Giovanni Arvedi ha parlato di uno slittamento alla primavera 2016 della verifica della situazione ambientale. Una verifica che, «in una situazione di continuo sforamento», i consiglieri ritengono quanto mai necessaria. «Chiediamo al sindaco di garantire la verifica dell'abbattimento totale di emissione di elementi nocivi nei tempi accordati, quindi entro il mese di dicembre 2015 - afferma Giorgi -. Se non siamo in grado di farlo, il sindaco ricorra all'unica soluzione possibile in queste condizioni, la chiusura». Ha rincarato la dose Stefano Patuanelli di M5S: «Quando Arvedi dice che non “inquinerà” bisogna intendersi sul significato del termine: se non inquinare significa restare sotto ai limiti di legge, è veramente il minimo. Per noi inquinamento sono tutte le emissioni che impattano sulla vita delle persone. Serve una verifica degli interventi fatti finora, altrimenti l'unica cosa da fare è la chiusura». Sugli interventi ha incalzato l'assessore anche Alessia Rosolen di Un'Altra Trieste, chiedendo se il Comune «abbia contezza di quanto fatto finora da Arvedi con soldi pubblici»: «La proprietà ci ha informato di aver portato a compimento gli interventi sull'altoforno - ha chiarito da parte sua Umberto Laureni -. Se si rilevano ulteriori sforamenti non possiamo chiedere di farli nuovamente. Bisognerà capire come sono stati fatti e perché ci sono state le emissioni». Per il capogruppo del Pd Marco Toncelli: «Questo è un tema di tutta la città, sul quale non bisogna fare barricate o strumentalizzazioni, ma lavorare assieme. L'obiettivo è la tutela del livello occupazionale e dell'ambiente assieme, l'assessore ha spiegato con efficacia che l'attenzione è alta». Everest Bertoli di Forza Italia commenta: «L'Azienda sanitaria è stata dura con la Ferriera. Il sindaco avrebbe dovuto chiudere l'impianto. Non ho più parole». Nella prossima seduta del Consiglio si discuterà infine di un'altra mozione sul tema, quella presentata dal capogruppo di Sel Marino Sossi.

Giovanni Tomasin

 

 

CULTURA - Incontro con l’archeologa di Villa Manin

Martedì 10 novembre alle 17 allo storico caffè libreria “San Marco” di Trieste, in via Battisti 18, il Circolo Verdeazzurro di Legambiente organizza un incontro pubblico, a ingresso gratuito, con Rita Auriemma, archeologa con grande esperienza di indagini subacquee, docente all’Università del Salento e dal febbraio di quest’anno incaricata di dirigere un nuovo ente regionale autonomo, l’Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia (IPAC), con sede a Villa Manin di Passariano, che ha raccolto la “storica” eredità del Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 5 novembre 2015

 

Le vie Mazzini e Imbriani aprono alle bici
Da ieri i ciclisti possono circolare. Rivisto il sistema di carico e scarico merci. Entro gennaio cento posti in più per i motorini
La giunta Cosolini torna sul luogo del delitto. Ancora via Mazzini, ancora via Imbriani. Ma stavolta per dare avvio a una svolta green: su entrambi i tratti, da ieri, è possibile circolare in bicicletta. Un intervento che a partire dal 2016 interesserà altre zone della città. Non solo, sempre da ieri, furgoni e camion dovranno osservare anche nuovi orari per il carico e scarico delle merci. L’assessore alla Mobilità Elena Marchigiani ha iniziato proprio da lì, dalle due vie teatro nei mesi scorsi di continui tentativi di pedonalizzazione, ostacolati da raccolte firme e battaglie politiche. Barricate che, di fatto, hanno congelato i progetti del sindaco. Per via Imbriani adesso si tratta in sostanza di una modifica alla segnaletica che consente il passaggio dei ciclisti lungo la corsia degli autobus. Per via Mazzini, invece, è stato semplicemente eliminato il divieto di transito per chi ama spostarsi con le due ruote. Da ieri è permesso. Un primo passo concreto verso il nuovo itinerario ciclabile indicato dal Piano generale del traffico urbano da attuare il prossimo anno, quando la giunta metterà amano al famoso “Pi Greco”. Un circuito ciclabile che prevede la realizzazione di oltre un chilometro di piste, corsie e itinerari pensati proprio per le bici. Si tratta di agevolare il passaggio delle due ruote dalle Rive a San Giovanni permettendo l’imbocco su via Mazzini-via Imbriani per proseguire a fianco dei Portici di Chiozza, con immissione in Viale XX Settembre. Il percorso continuerà quindi lungo la futura pista da sistemare in via Giulia (il progetto è già stato inoltrato alla Regione, fa sapere l’assessore), con immissione da Piazza Volontari Giuliani verso Rotonda del Boschetto. «La finalità è separare in tutti punti possibili lo spazio dedicato alla bici rispetto a quello per i pedoni – precisa Marchigiani – in modo da garantire maggior sicurezza per tutti». Sempre nei primi mesi del 2016 inizieranno i lavori anche sull’altro ramo del “Pi Greco”, per un totale di 4,4 km tra Campo Marzio e via Orlandini-pista Cottur. Il primo intervento di ieri, quello per il libero passaggio delle bici su via Mazzini, è stato anche l’occasione per rivisitare l’attuale sistema di carico scarico merci nella strada. «Un provvedimento – puntualizza una nota del Comune – più volte richiesto per migliorare il trasporto pubblico lungo l’asse». Furgoni e camion dovranno limitarsi a questa fascia oraria: 5.30-9.30 e 13.30-15.30. »Orari già positivamente sperimentati la scorsa estate e concordati con i rappresentanti delle categorie economiche direttamente interessate», viene chiarito nel comunicato. Ieri il Comune ha deciso anche di aggiungere in via San Spiridione nuovi stalli per la sosta di moto e scooter nel tratto che va da via San Nicolò a via Genova. «In quel punto – rileva l’assessore – era previsto un carico scarico in determinati orari, ma confrontandoci con i commercianti e le altre categorie, è emerso che lì la gente metteva la macchina in modo abusivo. Una sosta selvaggia più che un posto riservato per chi trasporta merci, che causava solo problemi al traffico». Un’operazione che gli uffici dell’assessorato intendono allargare su altre strade eliminando una serie di divieti di sosta. «Oltre ad aumentare l’offerta di parcheggio per motorini e ciclomotori – annota il Comune – questa strategia consente di ridurre la sosta abusiva con effetti positivi sulla fluidificazione del traffico negli assi viari più sensibili». Nel dettaglio i nuovi posteggi saranno disegnati, tra questo mese e gennaio, nelle vie Brunner, Felice Venezian, via dei Saltuari, via del Bosco, Matteotti, Santa Ermacora, Tibullo e via Valmaura, per un totale oltre 100 nuovi posteggi in più rispetto all’offerta attuale. Se si sommano a quelli già attuati qualche mese fa, il “Piano motorini” registra un incremento di circa 450 stalli. «L'Amministrazione Comunale – dichiara ancora Marchigiani – continua a occuparsi del tema della mobilità sostenibile e della sosta e, più in particolare, della sosta dei mezzi a due ruote, come noto molto numerosi nella nostra città. Ciclabilità e sosta – sottolinea l’assessore – devono venir trattati in maniera integrata, al fine di consentire ai cittadini la più ampia possibilità di scelta relativamente a forme di mobilità e mezzi di trasporto».

di Gianpaolo Sarti

 

Pista del Carso Fiab in pressing sulla Provincia
Domani nella sala Giunta della Provincia si svolgerà un incontro tra l'assessore alle Infrastrutture Vittorio Zollia, l'assessore al Turismo Igor Dolenc e l'associazione di ciclisti urbani e cicloturisti Fiab Trieste Ulisse.

 Si tratteranno il servizio sperimentale BikeBus attivato quest'estate per collegare Trieste col Carso che potrebbe non essere riproposto nel 2016 e il progetto della Ciclabile del Carso. Nell'incontro Fiab consegnerà le 1300 firme della petizione che chiede alla Giunta Poropat «di realizzare con urgenza il progetto esecutivo della ciclabile del Carso», passo necessario e sufficiente per sbloccare i 3 milioni di euro del finanziamento regionale e partire con la sua realizzazione.

 

 

Fine 2015 caldo tra bilancio e Piano regolatore
Chiusa l’istruttoria della delibera urbanistica. Il presidente di commissione Ravalico: «Iter costruttivo»
Il Piano regolatore, ora che mancano pochi mesi alla fine della consiliatura e alle elezioni per il Municipio, è davvero in dirittura. E la maggioranza di centrosinistra punta a tirare dritta per riuscire là dove l’opposizione di centrodestra aveva fallito quand’era maggioranza, a prescindere dal merito. La Commissione Urbanistica del Consiglio comunale ha concluso infatti ieri il lungo e complesso iter preparatorio - fatto di 25 sedute e mille fra osservazioni e controdeduzioni esaminate - della delibera di approvazione definitiva del Piano regolatore, che ora può dunque approdare all’ultima decisiva discussione da parte dell’aula “sovrana”. C’è solo da aspettare, si fa per dire, il passaggio non procrastinabile dopo il Prg di un bilancio di previsione per l’anno in corso che nascerà praticamente alla fine di quest’anno. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato dai capigruppo, alla faccia di ogni possibile superstizione, alle ore 13 di venerdì 13 novembre. A dare conferma della fine del lavoro della Sesta commissione competente per l’appunto in materia di Urbanistica, è il Pd Mario Ravalico che, di quella commissione, è presidente. «Dal 18 settembre - scrive Ravalico in un comunicato stampa - è stato svolto in commissione un importante e dettagliato lavoro di analisi delle singole osservazioni presentate dai cittadini. La discussione approfondita, come del resto imponeva l’assoluta rilevanza dell’argomento, è stata improntata ad un sostanziale atteggiamento di confronto costruttivo da parte di tutti i consiglieri, sia pur con gli ovvi distinguo che la diversità di ruoli ed opinioni comporta. Da parte mia, esprimo la soddisfazione per questo obiettivo raggiunto grazie al contributo dei colleghi di maggioranza ed opposizione e dell’assessore Marchigiani. È stato completato un primo screening particolarmente laborioso ma necessario proprio per facilitare il successivo percorso consiliare di approvazione del Prg». «Sul piano politico - chiude il presidente della Sesta commissione - confermo ancora una volta l’impegno del Pd in favore dell’approvazione del Piano che si fonda su elementi di forte innovazione, quali il contenimento dell’uso del suolo, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e la tutela idrogeologica del territorio. Uno strumento pianificatorio indispensabile per lo sviluppo equilibrato della città nei prossimi 10, 15 anni».

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MERCOLEDI', 4 novembre 2015

 

 

KRSKO, SLOVENIA, IL SISMA HA CONFERMATO LA PERICOLOSITA’ DELLA ZONA.
SERENA PELLEGRINO: IL GOVERNO PRETENDA UNA VERIFICA CONGIUNTA ITA/SLO SULLA CENTRALE, FACCIA CHIAREZZA SUI LIVELLI DI RISCHIO E SUL PROGETTO DI KRSKO 2.
“ L’Ispra afferma che le verifiche sulla centrale nucleare di Krsko, dopo l’ evento sismico del primo novembre, non hanno evidenziato anomalie. Ma ricercatori dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e docenti dell'università di Trieste hanno anche spiegato che gli «Stress Tests» della centrale distribuiti dal Ministero per l'ambiente della Repubblica di Slovenia manifestano gravi criticità e sono insufficienti a trarre conclusioni attendibili in ordine alla verifica dei margini di sicurezza. E’ necessario che il Governo italiano chieda al Governo sloveno di attuare una verifica congiunta per controllare se l’ultima scossa non abbia prodotto danni alla centrale di Krsko.”
E’ la richiesta della deputata Serena Pellegrino (SEL), vicepresidente in commissione Ambiente, in una interrogazione al ministro degli Affari esteri e al ministro dell’Ambiente.
“ A novembre dell’anno scorso – spiega la parlamentare - avevamo presentato la medesima questione, senza ottenere risposta. Dopo un terremoto che fonti slovene hanno classificato di magnitudo 4.2, nei pressi di una centrale vetusta e destinata ad operare fino al 2043, in una zona con una faglia sismica attiva riteniamo ineludibile che il Governo si attivi, anche pretendendo che esperti italiani partecipino alle commissioni di studio su Krsko 1 e Krsko 2.”
“ La pericolosità sismica dell'area in questione e dei livelli di rischio connessi sono di pubblico dominio. Dobbiamo sapere - conclude Pellegrino - se tali livelli rispettino i limiti imposti dalle più avanzate normative internazionali: basta chiederlo al Servizio geologico francese (BRGM) e all'Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare (IRSN), che hanno fatto parte della disciolta Commissione tecnico scientifica franco-slovena per lo studio di Krško-2, abbandonandola dopo la scoperta della faglia attiva che interessa anche il sito dove è prevista la nuova centrale di potenza tripla rispetto l’attuale.”
 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 4 novembre 2015

 

 

SAN DORLIGO - Composter domestici disponibili gratis

Il Comune di San Dorligo comunica che è possibile presentare richiesta per l’assegnazione di composter per l’autocompostaggio domestico in comodato gratuito.

Domanda scaricabile da www.sandorligo-dolina.it o disponibile in sede a Dolina 270, ufficio Servizi sul territorio, il lunedì dalle 14.30 alle 16.45 e il venerdì dalle 10 alle 12.15. Le domande possono essere consegnate all’Ufficio protocollo dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.15 e il lunedì dalle 14.30 alle 16.45. Termine ultimo il 25 novembre alle 12.

 

 

Manifestazione Presidio antimilitarista di protesta

Oggi, giorno di festa delle Forze Armate, si terrà un Presidio antimilitarista dalle 17, nello slargo tra piazza Venezia, via Diaz e via Cadorna.

Organizza Trieste Antimilitarista. In questa occasione, afferma una nota «si denuncerà la propaganda militarista delle parate, particolarmente grave in quest’anno a causa del centenario dell’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Per i partecipanti al Presidio, questo centenario rappresenta motivo di denuncia delle sofferenze, privazioni e lutti che quella guerra rappresentò per tutti i popoli coinvolti.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 3 novembre 2015

 

 

Ferriera - Arvedi: «Dati positivi sui sistemi aspiranti»
«I primi riscontri sull’efficacia dei sistemi di contenimento delle emissioni e in particolare dell’impianto di aspirazione della cokeria hanno dato i risultati positivi sperati». Secondo quanto riferiscono Antonio Rodà (Uilm), Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) e Cristian Prella (Failms) sono queste le considerazioni che il cavalier Giovanni Arvedi ha fatto venerdì nel corso di un altro incontro avuto all’interno della Ferriera di Servola con le rsu e i rappresentanti sindacali di categoria. Arvedi si è detto fiducioso anche sulla prossima conclusione della trattativa per l’acquisto della centrale di cogenerazione Elettra. Tutte operazioni che lasciano presagire come il giudizio finale sulla prosecuzione o meno dell’area a caldo si stia orientando verso il sì anche se la parola conclusiva sarà probabilmente pronunciata solo nei primi mesi del 2016. Fin d’ora però Arvedi avrebbe invitato la Procura e il ministero dell’Ambiente a verificare la situazione. Frattanto i sindacati hanno ottenuto un primo risultato anche per quanto concerne l’esternalizzazione della movimentazione ferroviaria e stradale che sarebbe dovuta partire rispettivamente il 15 novembre e il primo dicembre. Le società in questione sono la Sider logistic per quanto riguarda il trasporto su rotaia (presso la quale avrebbero oltretutto dovuto venir distaccati sedici dipendenti di Siderurgica Triestina) e la Gap del Gruppo Piantoni per quanto riguarda il trasporto su gomma. Anche se Arvedi ha ribadito la propria intenzione di procedere in questo senso la questione è stata momentaneamente congelata per un approfondimento sui costi dell’operazione per cui è certo perlomeno che le date d’avvio slitteranno. Assemblee si sono svolte ieri con i lavoratori dei settori ferroviario e stradale che ancora una volta hanno ribadito la propria contrarietà all’operazione. Per quanto riguarda il laminatoio a freddo sarebbero giunti tutti i via libera necessari dai fronti ministeriali, e ora si attenderebbe soltanto l’autorizzazione urbanistica da parte della Regione. Azienda e sindacati congiuntamente si appellano ora all’Autorità portuale per far approvare la concessione demaniale della banchina.

Silvio Maranzana

 

 

La battaglia finale sul piano regolatore
La commissione, dopo 25 sedute, chiude oggi i lavori. Grillini sulle barricate. Il Pdl: «Cadute di stile». Il Pd apre al confronto
Dopo uno dei lavori preparatori più impegnativi degli ultimi anni, il nuovo piano regolatore di Trieste si accinge ad approdare in Consiglio comunale. È fissata per le nove di domattina la riunione della sesta commissione che dovrebbe concludere l’istruttoria, iniziata in settembre e proseguita per 25 sedute, con cui i consiglieri hanno discusso il testo e preso in analisi circa un migliaio di osservazioni e controdeduzioni. Ora l’approfondimento è concluso, sta per aprirsi la grande discussione in aula: comunque vada, l’impatto che avrà sul volto della città sarà rilevante. Ieri mattina una riunione dei capigruppo ha fissato per venerdì 13 novembre alle tredici il limite ultimo per la presentazione degli emendamenti dimostrando così di non coltivare superstizioni. Maggioranza e opposizione, com’è inevitabile, guardano con spiriti differenti all’inizio del dibattito. Cominciamo dai pentastellati. Spiega il consigliere M5S Stefano Patuanelli: «Abbiamo votato “no” al piano già in fase di adozione. Poi i movimenti ambientalisti hanno presentato osservazioni volte a limitare il consumo del suolo: hanno ricevuto parere contrario. Noi cercheremo invece di farle approvare, e in quel caso diremo “sì” al piano. Purtroppo così non sarà e non ci resterà che opporci». Più sfumata la posizione del centrodestra che si concentrerà più sui singoli interventi rispetto al piano nel suo insieme. Dice il capogruppo di Forza Italia Everest Bertoli: «A essere in questione non è il piano regolatore in sé: andremo a verificare l’uniformità di giudizio di volta in volta». Ad esempio, aggiunge, «nel caso in cui non si dia l’edificabilità a un terreno perché ci sono dei pastini, laddove in altri luoghi si concede il via libera». Lorenzo Giorgi di Forza Italia rimarca: «Verremo incontro alle richieste dei cittadini laddove sono sensate. C’è chi ci chiede di rendere edificabili boschi di pregio in zona carsica, a Gretta o Roiano alta, e in quei casi diremo no. Ma ci sono anche esigenze fondate». Giorgi punta il dito contro alcuni episodi: «Ci sono cadute di stile, come un consigliere della maggioranza che chiede di rendere edificabile il suo giardino o l’assessore Edi Kraus che vuole declassare la sua abitazione da villa di pregio a villa normale. Richieste tutte approvate: sicuramente è un caso, ma è meglio approfondire». Afferma Paolo Rovis di Trieste popolare: «Ci concentreremo su due linee guida: interverremo su alcune situazioni che penalizzano piccoli proprietari, magari togliendo l’edificabilità su zone dove già c’era. Vigileremo su aree come quella del Burlo, dove non vorremmo si andasse a snaturare il tessuto urbano. Porgeremo la mano alla maggioranza, sperando che non ce la mordano». Passiamo alla maggioranza. Così Marino Sossi di Sel: «Ci accerteremo che le osservazioni e le controdeduzioni al piano siano coerenti con le linee guida che abbiamo approvato. Abbiamo dei consulenti tecnici e architettonici e in caso faremo degli emendamenti. In una città con 10mila appartamenti vuoti bisogna puntare sulle attività produttive piuttosto che sulle abitazioni». Analoga posizione di Cesare Cetin di Trieste adesso: «Verificheremo le controdeduzioni degli uffici e, nel caso in cui ce ne siano di non condivisibili, le modificheremo. In linea di massima però, difenderemo il lavoro degli uffici». Per concludere, il primo partito. Il consigliere del Pd Mario Ravalico è il presidente della sesta commissione: «Abbiamo lavorato a lungo per arrivare fino a qui, e ci accingiamo a licenziare un buon piano. Per la prima volta si punta al contenimento del consumo del suolo, si incentiva la riqualificazione dell’esistente rispetto alle nuove costruzioni, si pone nuova attenzione alla salvaguardia idrogeologica del territorio. Se l’opposizione avrà un atteggiamento costruttivo siamo pronti a discutere con loro».

Giovanni Tomasin

 

 

Dopo il terremoto in Slovenia. Vito: report al ministro, importante tenere alta l’attenzione. Fasiolo e Savino interrogano
Centrale di Krško, Regione chiama Roma
TRIESTE Il caso Krško sbarca a Roma. Dopo la scossa di terremoto che domenica scorsa ha colpito il territorio su cui sorge l'unica centrale nucleare nell’area dell'ex Jugoslavia, a soli 130 chilometri da Trieste, la Regione e i parlamentari del Friuli Venezia Giulia si appellano al governo nazionale perché garantisca la sicurezza per tutta l'area. Nel frattempo l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, di concerto con Arpa regionale e l'Autorità di sicurezza nucleare slovena Snsa, rassicura la popolazione. Scrive l'Ispra: «In collaborazione con l'Arpa Fvg, abbiamo attivato un’attività di monitoraggio a partire dalle prime ore successive all’evento sismico di magnitudo 4.2 della scala Richter che si è verificato in Slovenia nelle vicinanze della centrale nucleare di Krško». Contestualmente l'Istituto si è rivolto agli omologhi d'oltre confine: «La Snsa, da noi contattata nell’ambito dell’accordo di collaborazione da tempo in atto tra le due amministrazioni, ha confermato l’assenza di anomalie e la prosecuzione regolare dell’attività della centrale al termine delle procedure di allerta avviate dall’esercente secondo la procedura prevista. Nel frattempo abbiamo mantenuto informato della situazione il dipartimento della Protezione civile». L'assessore regionale all'ambiente Sara Vito annuncia comunque che scriverà una lettera al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: «Roma è già informata, ma sottoporremo loro un report approfondito con tutte le informazioni a nostra disposizione, perché è importante tenere alta l'attenzione». Già subito dopo la scossa tellurica l’assessore aveva rassicurato sul monitoraggio h24 della situazione attraverso l’Arpa, definendo comunque «comprensibile» l’alzarsi del livello di attenzione. E aveva ricordato che «l’Italia è uscita dall'opzione nucleare e la giunta regionale è perfettamente allineata con questa scelta: i passi conoscitivi che faremo attraverso il nostro governo e per le vie delle relazioni internazionali che possiamo gestire in autonomia saranno coerenti con tale impostazione». Anche la senatrice del Pd Laura Fasiolo si è attivata per portare il tema ai massimi livelli: «Ho presentato un’interrogazione urgente rivolta al ministro Galletti e al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, chiedendo di attivare le necessarie misure per una immediata e approfondita verifica sullo stato della centrale di Krško, in accordo con la Commissione europea e con la Slovenia». Fasiolo si è anche rivolta all'europarlamentare Isabella De Monte perché «si attivi una azione congiunta tra Italia e Ue per mettere in campo ogni azione necessaria». E se già l’altro ieri erano entrati in azione i parlamentari di Sel Serena Pellegrino e Filiberto Zaratti, rivendicando un'interrogazione presentata nel novembre del 2014 in cui denunciavano i rischi della centrale, ora anche la parlamentare di Forza Italia Sandra Savino si appella al governo: «Chiedo al primo ministro - scrive Savino - di attivarsi fin da subito con Lubiana per avere una dettagliata comunicazione sulle condizioni della centrale a seguito di questo sisma, la cui intensità di 4.8 della scala Richter rende più che giustificata una certa apprensione. Tanto più che in queste ore, come nel passato, le autorità slovene non si sono certo distinte per trasparenza e velocità di flusso informativo sulle condizioni dell'impianto». Destano la preoccupazione di Savino anche i progetti sloveni per un'espansione dell'impianto: «Ora - afferma - ritengo doveroso che lo Stato italiano si imponga nelle sedi europee ed internazionali per ottenere un report preciso e puntale sullo stato dell'impianto, oltre che poter esprimere un proprio parere vincolante su quanto previsto nel Piano Energetico della Repubblica di Slovenia».

Giovanni Tomasin

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 2 novembre 2015

 

 

La giunta conferma il bonus per le biciclette elettriche
TRIESTE «Il bonus per incentivare l’acquisto di bici a pedalata assistita sarà rifinanziato». Sergio Bolzonello, vicepresidente della Regione con delega alle Attività produttive, non perde un secondo.

E, all’indomani dell’appello lanciato dalle associazioni Amici della bicicletta, Legambiente e Unione italiana sport per tutti che chiedevano di confermare nella manovra finanziaria in arrivo l’incentivo a favore di una mobilità intelligente, rassicura con forza: il bonus bici non si tocca. Anzi. «La Regione ha già prorogato al 31 dicembre 2016 il termine delle convenzioni con Unioncamere Friuli Venezia Giulia per i contributi per l’acquisto di biciclette elettriche a pedalata assistita» ricorda, infatti, Bolzonello, precisando che la Regione ha già provveduto nelle scorse settimane a spostare anche la scadenza di immatricolazione dal 30 settembre 2015 al 31 maggio 2016. Il vicepresidente della Regione ricorda che la misura di sostegno all’acquisto riguarda il 30 per cento del prezzo fino a un massimo di duecento euro. E, subito dopo, aggiunge: «La giunta regionale persegue una politica di interventi che possano coniugare il sostegno alle imprese, ottenendo al contempo risultati positivi anche nel campo della sostenibilità ambientale e della prevenzione per la salute. I risultati finora ottenuti sono incoraggianti e, quindi, intendiamo proseguire». Il bonus per l’acquisto di bici elettriche, come ricordato da Fiab, Legambiente e Uisp, è andato a ruba a Trieste dove le risorse sono già esaurite: «E a breve succederà lo stesso nelle altre province» hanno aggiunto le associazioni nell’appello in cui, dopo aver ricordato che i beneficiari sono sinora 1.058, sollecitavano la giunta e il Consiglio regionale a stanziare almeno 300mila euro nella prossima Finanziaria.

 

 

Terremoto in Slovenia, bufera su Krško
Niente danni ma in Italia è polemica sulla centrale. Sel e FI: il governo pretenda chiarezza da Lubiana. Vito: Regione attenta
TRIESTE Un terremoto di magnitudo 4,2 è stato registrato poco prima delle 9 di ieri nel sud est della Slovenia. L'epicentro, a 10 chilometri di profondità, è stato individuato nella zona di Obrezje, a 26 chilometri da Krško, dove si trova una centrale nucleare, e a poco meno di 100 da Lubiana. Se l’Agenzia per l'ambiente slovena (Arso) ha reso noto che il sisma è stato appunto di magnitudo 4,2, il Centro ricerche sismologiche ha riportato invece un 4,8. Il terremoto, come riferito dall’Arso, è stato avvertito nel sud-est della Slovenia (zona di Brezice, Krsko, Novo mesto e Trebnje). Col passare delle ore le autorità slovene non hanno fatto seguire alcun comunicato. Il sisma non ha causato danni né a persone né a cose, eccettuati alcuni vecchi comignoli crollati. A Trieste la scossa è stata soprattutto avvertita ai piani alti delle case. Niente danni, solo paura. Una decina le telefonate giunte al centralino dei vigili del fuoco. «Dalle nostre mappe - ha spiegato Marco Mucciarelli, direttore dell’Osservatorio geofisico sperimentale - Trieste è stata l’unica città in cui si è avvertita la scossa. Questo anche per la particolare costituzione dei terreni che possono amplificare l’effetto della scossa stessa». «Quella dove si è verificato - prosegue Mucciarelli - è una zona sismica. C’è stata anche una scossa poche ore prima in Albania, a circa 34 chilometri ad est di Tirana». La scossa però ha scatenato la polemica in Italia, riaccendendo l’attenzione su Krsko. «La centrale nucleare si trova a 125 km dall’Italia, è attiva da 32 anni, dovrebbe rimanere aperta fino al 2043 e addirittura raddoppiata. Da tempo vogliamo sapere quali garanzie di sicurezza il governo italiano abbia chiesto al governo sloveno, ma nessuna risposta ci è stata data finora. Forse è arrivato quel momento», scrive il gruppo parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà ricordando come «già nel novembre 2014 la vicepresidente della Commissione ambiente Serena Pellegrino e Filiberto Zaratti denunciavano i rischi in un'interrogazione» rimasta senza risposta «È ora di dire basta e di pretendere dal governo sloveno estrema chiarezza, appellandoci alle istituzioni internazionali, visto che la Slovenia ha ampiamente e irresponsabilmente dimostrato di non voler rendere noti i rischi e le condizioni della centrale», dichiara il vicepresidente del gruppo regionale Fvg di Forza Italia Rodolfo Ziberna. «Da trent’anni - scrive - la vita della centrale di Krško è costellata di incidenti, più o meno gravi, il governo sloveno rimane reticente sulle sue reali condizioni di rischio. Non posso che rappresentare la preoccupazione della nostra popolazione» anche perché «uno studio svolto dall’Istituto francese sulla sicurezza nucleare (...) avrebbe evidenziato, secondo quanto riportato dalla stampa, elevato rischio sismico nella zona di Krško, perciò con parere contrario a una nuova centrale». Interviene anche l’assessore regionale Sara Vito: «Il Friuli Venezia Giulia monitora costantemente la situazione attraverso la struttura di Fisica ambientale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente». «I controlli della struttura dell'Arpa - aggiunge Vito - che fa parte della rete nazionale hanno sempre dato esito negativo, ma è comprensibile che il verificarsi di un terremoto nei pressi di una centrale nucleare alzi il livello di attenzione. Sebbene sembra non ci siano ripercussioni sull’impianto, va ribadito che la sua vicinanza al nostro territorio regionale è vissuta con disagio dalla popolazione. L’Italia è infatti uscita dall'opzione nucleare, e la giunta regionale è perfettamente allineata con questa scelta: i passi conoscitivi che faremo attraverso il nostro governo e per le vie delle relazioni internazionali che possiamo gestire in autonomia saranno coerenti con tale impostazione». Infine Vito replica a Ziberna: «Quanto alle prese di posizione di taluni esponenti del centrodestra, pronti a inseguire ogni evento per farne un comunicato, sarebbe bene che costoro cominciassero con l’informare se è stato rinnegato il proposito della Giunta Tondo che voleva far partecipare il Fvg al raddoppio di Krsko». Intanto, l’Arpa ha evidenziato che «non c'è nessuna evidenza di contaminazione radioattiva a seguito del terremoto». «Tutti i punti di misura in continuo non hanno rilevato anomalie». Quadro «pienamente tranquillizzante» confermato dall’Arpa in serata, verificati i valori disponibili «sulla rete europea Eurdep, che forniscono i dati delle centraline nell'immediato intorno dell'impianto nucleare sloveno» .

Corrado Barbacini

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 1 novembre 2015

 

 

«Il bonus bici va rifinanziato»

Fiab, Legambiente e Uisp sollecitano la Regione: «Fondi esauriti»
Gli Amici della Bicicletta della Fiab, la Legambiente e l’Unione italiana sport per tutti vanno in pressing sulla Regione. E lo fanno chiedendo che di rifinanziare il bonus sulle biciclette elettriche che, almeno a Trieste, è già esaurito. Bruciato a suon di domande. Fiab, Legambiente e Uisp ricordano innanzitutto che, lo scorso anno, la Regione ha stanziato i primi 300mila euro per finanziare l’acquisto delle bici a pedalata assistita. Il risultato è che 1.058 cittadini del Friuli Venezia Giulia hanno ottenuto il contributo e «ora stanno pedalando in sella a questo innovativo strumento di mobilità urbana che unisce a tutte le qualità di una bicicletta tradizionale l’opportunità di affrontare salite e distanze lunghe senza fare fatica». C’è un problema, però, rilevano le tre associazioni: «Il bonus è già esaurito a Trieste e nelle altre tre province lo sarà a breve. Per questo chiediamo al Consiglio regionale e alla giunta Serracchiani di rifinanziarlo inserendolo nella prossima Finanziaria con una somma almeno pari a quella messa a disposizione lo scorso anno». Fiab, Legambiente e Uisp sottolineano che, oltre ai benefici in termini di mobilità, l’investimento si autosostiene «in quanto la spesa viene recuperata dalla Regione grazie alla compartecipazione sul gettito dell’Iva». Senza dimenticare i risparmi sulle spese sanitarie: «Applicando il metodo di calcolo “Heat for cycling” dell’Oms e ipotizzando che i 1.058 beneficiari del bonus abbiamo usato le bici per 90 giorni in un anno pedalando in media 8 chilometri alla volta, possiamo stimare un beneficio economico annuo di 446mila euro».

 

 

Controlli in bar e ristoranti sulla raccolta differenziata
Il Comune fa partire sopralluoghi a campione e segnalazioni alla Polizia locale - Ma la Fipe non ci sta: «Iniziativa prematura». Le sanzioni si aggirano sui 250 euro
Partono i controlli sulla raccolta differenziata negli esercizi pubblici. E non mancano le preventive proteste. Il Comune informa infatti che a novembre i suoi incaricati effettueranno sopralluoghi a campione in bar, pizzerie, ristoranti, fast food per una verifica sulla diffusione e sulla riuscita del sistema di raccolta. Chi sgarra, chi non si è adeguato, non verrà sanzionato ma l’incaricato del Comune rilascerà comunque a fine controllo un verbale e segnalerà eventuali irregolarità alla polizia locale. Saranno poi i vigili urbani a ritornare nell’esercizio per verificare che il comportamento contestato sia stato modificato. In caso contrario scatterà la multa che si aggira intorno ai 250 euro. «Quelli dei nostri incaricati vogliono essere dei controlli preventivi - spiega l’assessore comunale all'Ambiente, Alberto Laureni - proprio per incentivare tutti gli esercenti ad adeguarsi. I comportamenti difformi dalla norma rilevati dall’addetto comunale dovranno essere prontamente corretti in modo che a un possibile successivo controllo della polizia locale tutto il ciclo di raccolta e conferimento dei rifiuti risulti in regola». Ma la Fipe non ci sta. «Che un incaricato del Comune - sostiene il presidente Bruno Vesnaver - faccia delle ispezioni per segnalare eventuali irregolarità, dando dei consigli per rendere il servizio di raccolta efficiente, ci sta bene. Ma è prematuro che alla fine del controllo segnali eventuali difformità alla polizia locale. Non siamo d’accordo». Il motivo è presto detto: «Abbiamo iniziato a distribuire i contenitori quest’estate. Specialmente per i locali di piccoli dimensioni le difficoltà a ospitare tre bidoni, oltre a quelli per il vetro e la carta, non sono poche. Insegnare al personale di cucina, spesso di lingua non italiana, come effettuare la divisione dell’umido non è semplice. Serve tempo prima di far partire le sanzioni». La Fipe, come ricorda Vesnaver, è stata incaricata di distribuire gratuitamente i contenitori ai gestori che ne facevano richiesta: «Abbiamo consegnato 230 kit da tre bidoni ciascuno. Stiamo continuando a informare la categoria ma la raccolta differenziata nella cucina di un ristorante, di un bar o di una pizzeria ha dimensioni non indifferenti. Siamo una delle categorie che subisce più controlli e serve tempo per adeguarsi». Senza contare che i bottini color marrone destinati alla raccolta dell’umido e sistemati in molte isole ecologiche non sono sufficienti. Il Comune, però, non intende mollare sulla differenziata: «Mi auguro che entro fine anno la raccolta in città raggiunga o sfiori il 40%. E confido che gli esercizi pubblici consentano un forte incremento: basti pensare, stime alla mano, che il solo recupero dei fondi di caffè sarà di 700 tonnellate all’anno, pari all’1% della raccolta dei rifiuti in città». Intanto la differenziata è stata introdotta anche nei cimiteri di Trieste dove i fiori e il verde vanno gettati in contenitori diversi da quelli dove finiscono nylon o plastica.

Laura Tonero

 

 

Scontro in Ferriera sulla logistica
Attesa per il piano aziendale. Decarli ricorda gli investimenti ambientali di Arvedi
Maggiore chiarezza, ma anche pericolo di apertura di un nuovo fronte sindacale dalle conseguenze imprevedibili. È quanto potrebbe accadere questa settimana all’interno della Ferriera di Servola. I sindacati infatti attendono forse già oggi un documento scritto in cui l’azienda dovrebbe mettere nero su bianco le decisioni riguardo l’esternalizzazione del settore logistico. In base alle comunicazioni fatte alle rsu la settimana scorsa il traffico ferroviario dovrebbe essere gestito da Sider Logistic e in questa società lombarda dovrebbero essere distaccati sedici dipendenti di Siderurgica Triestina. Un’altra società esterna con sede in Lombardia dovrebbe invece gestire il traffico stradale. Il 15 novembre dovrebbe scattare la “rivoluzione” ferroviaria a il primo dicembre quella stradale. In una nota congiunta però tutte le sigle sindacali (Failms, Uilm, Fiom-Cgil e Fim-Cisl) hanno giudicato grave questa decisione respingendo al mittente la prospettiva sottolineando come risultati si possono ottenere solo con investimenti e non con smembramenti di attività esistenti. In una nota il consigliere comunale di Trieste cambia, Roberto Decarli rileva che «Arvedi è subentrato in Ferriera ad una gestione fallimentare del Gruppo Lucchini, ha presentato un piano industriale / finanziario finalizzato al miglioramento ambientale e questo non accadeva negli anni della gestione precedente, dato quindi assolutamente positivo. Inoltre una cospicua parte di questi finanziamenti sono stati destinati a nuovi impianti di produzione come il costruendo laminatoio. La partecipazione finanziaria pubblica ha fatto la sua parte e ciò va valorizzato come dato di garanzia e di controllo sull'operato del Gruppo Arvedi sia dal punto di vista della realizzazione degli impianti ambientali per l'abbattimento polveri sia sul piano occupazionale e produttivo. Le ultime notizie - conclude Decarli - danno per quasi concluse le trattative per l'acquisto da parte di Arvedi della Centrale di coogenerazione Elettra, altro importante tassello per definire la strategia di continuità industriale ed economica dello stabilimento di Servola».

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 31 ottobre 2015

 

 

Gherghetta: «La Ferriera va chiusa» - il caso
Interpellato telefonicamente afferma di non voler commentare i dialoghi che lui stesso svolge su Facebook. Ma alcune prese di posizione del presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta sulla Ferriera di Servola risultano singolari se inquadrate nell’ambito nel partito al quale appartiene, cioé il Pd.

«Perché la Ferriera non viene messa a norma?», si chiede Gherghetta. E si risponde: «L’impianto è quello che è e metterlo a norma costa un’enormità e checché se ne dica il gioco non vale una candela. È il denaro la risposta. Se poi facciamo la stessa domanda sul perchè non si chiude la Ferriera, la risposta è chi mette i soldi per bonificare l’area. Anche in questo caso è il denaro la riposta. Se le due opzioni hanno identica risposta allora bisogna decidere solo se la salute vale l’occupazione. Negli Anni ’70 in fabbrica dicevamo che non eravamo più disposti a barattare la salute co n il denaro. Altri anni, altri sindacati, altra sinistra. Ma quelli hanno fatto la storia, questi fra un happy hour e l’altro fanno convegni». Sul “social” ne nasce una mezza baruffa con il segretario regionale della Cgil Franco Belci: «Si sta lavorando bene e con impegno. I mille dipendenti, indotto compreso li assumi tu?» «La Ferriera è nel posto sbagliato - chiude Gherghetta - e ha fatto il suo tempo».

 

 

L’arrivo del feroce Granchio Blu
A Grado pescato un grande esemplare della specie molto invasiva. È la prima “comparsa” in Golfo
TRIESTE È arrivato anche nel Golfo di Trieste il Granchio Reale Blu, nome scientifico Callinectes sapidus, il ferocissimo crostaceo che dalle coste atlantiche americane ha in qualche modo attraversato l’oceano (sembra allo stato larvale tramite le vongole da semina) e ora sta invadendo il Mediterraneo. Grande, robusto e molto aggressivo, questa specie di granchio-killer ha il pregio di essere una vera prelibatezza e di non essere molto pericoloso per gli ecosistemi che invade. Un esemplare di quasi trenta centimetri è finito giovedì nelle reti del peschereccio “Uragano” di Grado, che l’ha tirato su dalla modesta profondità di quattro metri. Anche se il Reale Blu è presente da anni in Grecia e Dalmazia ed è ben conosciuto anche dai pescatori di Venezia e Chioggia, è la prima volta che fa la sua comparsa nel golfo di Trieste. L’esemplare è stato consegnato a Saul Ciriaco della Riserva Marina di Miramare, che l’ha misurato e analizzato. «Manderemo - spiega Ciriaco - la segnalazione scientifica a Nicola Bettoso dell’Arpa Fvg, con la quale collaboriamo da anni». Il Reale Blu è stato poi consegnato al direttore del Museo di Storia naturale di Trieste, Nicola Bressi. «Ce l’aspettavamo - commenta Bressi - la notizia dell’arrivo del Granchio Reale Blu del golfo di Trieste era attesa sin dal suo primo insediamento in Mediterraneo». «Si tratta - continua Bressi - di una specie fortemente adattabile, è diffuso sulle coste atlantiche americane dal Canada all’Argentina, in diversi climi e tipi di coste, e può penetrare nelle lagune salmastre e risalendo foci dei fiumi». «Ora - aggiunge il direttore del Museo di Storia naturale - è difficile dire se da noi rimarrà un’abitante raro e occasionale, oppure abituale, quando non problematico e invasivo; di sicuro è un vorace predatore onnivoro, come molti granchi, e ha già dimostrato in altre zone di poter competere negativamente con le specie locali, per esempio la “masineta” e il “granzoporo”». In ogni caso la sua presenza, assieme ad altre specie “aliene” che stanno colonizzando le nostre acque, non è un buon segnale. «Introdurre una specie animale in un nuovo ecosistema - spiega Bressi -, è come mettere una moneta da un euro in un nuovo distributore automatico: la stessa moneta fa uscire prodotti diversi in diversi distributori». La buona notizia è che se dovesse diventare invasivo «almeno si potrà controllarlo con la pesca, visto che le sue carni sono prelibate». La specie, per altro, non è inserita in nessuna parte del mondo tra quelle più pericolose per gli ecosistemi. Anzi, in alcune coste degli Stati Uniti è severamente protetta. «E in alcune zone della Grecia e del Giappone dove, importato, stava moltiplicandosi a dismisura - racconta Bressi - è diventato già raro a causa della pesca intensiva; non ci resta che studiare gli sviluppi ed essere pronti ad intervenire». Il primo Granchio Reale Blu del golfo di Trieste si trova ora al Civico Aquario Marino di Trieste. Non è ancora visibile al pubblico perché i curatori devono prima verificarne lo stato di salute, ma se il veterinario sancirà che potrà riprendersi dallo choc della cattura, sarà possibile ammirarlo quanto prima.

Pietro Spirito

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 30 ottobre 2015

 

 

Guerra agli abusivi della Costa dei Barbari

Il Comune di Duino Aurisina, subissato dalle denunce, minaccia interventi drastici a tutela del paesaggio e dei cittadini
Le costruzioni fantasma - Capanne, cucine a gas, barche, un’antenna parabolica deturpano il pendio che scende dalla Costiera verso il mare
DUINO AURISINA Capanne costruite senza alcun permesso, cucine da campo installate in mezzo ai cespugli, coperture in plastica che non dovrebbero deturpare un paesaggio straordinario e unico. Torna prepotentemente alla ribalta il problema dell’abusivismo che impera in Costa dei Barbari e, in particolare, lungo il pendio che, dall’inizio della strada costiera in direzione di Trieste scende verso il mare. Il luogo, che paesaggisticamente è uno dei più belli della costiera triestina, è stato ormai in larga parte colonizzato da alcuni tra gli habitué, che vi hanno eretto costruzioni improvvisate con materiali di ogni tipo, trovati in loco o come portati lì apposta. Il tutto in barba a ogni normativa e autorizzazione. A sollevare con forza la questione è l’assessore comunale di Duino Aurisina Andrej Cunja. «Ricevo costantemente segnalazioni di cittadini stufi di una situazione che vede da un lato l’area del parcheggio vicino al Belvedere trasformata in una sorta di luogo equivoco, dove si danno appuntamento coppie di vario genere, e dall’altro lo scempio della natura circostante. Se si tiene conto del fatto che si tratta di terreno demaniale ricadente in zona Sic/Zps, il fatto appare ancora più grave. Dopo varie segnalazioni fatte lo scorso anno anno, speravo che chi agisce in quel posto come se ne fosse l’esclusivo proprietario, si ridimensionasse e provvedesse a smantellare le baraccopoli sorte negli anni precedenti, restituendo alla zona l’aspetto originario». Niente di tutto questo, però, è avvenuto: «Tutto è rimasto come prima» sottolinea sconsolato l’assessore della giunta Kukanja. Le segnalazioni dei cittadini, esasperati oltre che dal degrado crescente anche dalla difficoltà di usufruire di posti che hanno sempre frequentato in totale libertà, dimostrano che la situazione è drammatica. Sotto la costiera si trovano scale e parapetti, terrazzamenti artificiali, strutture di copertura, zone piastrellate, cucine a gas e barche nascoste nella vegetazione. È stata segnalata addirittura la presenza di un’antenna parabolica. Il Comune ha già tentato di intervenire d’ufficio con demolizioni forzate «ma la mancanza di fondi - denuncia Cunja - ci ha impedito di passare all’azione e confidare nel buon senso di una parte dei fruitori non ha portato ad alcun risultato, anzi. Bisognerà però intervenire in nome della tutela ambientale e paesaggistica e dei cittadini che hanno diritto di poter usufruire liberamente di un luogo come hanno sempre fatto, mentre adesso vengono cacciati anche a malo modo da chi lo percepisce come se fosse suo». Un grosso aiuto lo darebbe lo sblocco del progetto di riqualificazione del primo tratto della Costa dei Barbari, dal confine di Portopiccolo verso Trieste, che porta il toponimo di Botanjek. I fondi ci sono e il progetto preliminare è stato approvato «ma tutto è fermo - riprende Cunja - a causa dei vincoli del patto di stabilità. Per superarli abbiamo proposto alla Regione, che si è dichiarata d’accordo, una modifica dell’accordo di programma, in maniera da ricevere le quote del finanziamento per stati di avanzamento lavori, rendendo così neutro il flusso di cassa. Per passare alla stipula serve però l’ok del ministero dell’Ambiente che ha concesso il finanziamento. A Roma da mesi tutto tace. L’intervento, che dal punto di vista paesaggistico e ambientale è poco invasivo, consentirebbe innanzitutto di agevolare la fruizione del luogo, eliminando alla radice le condizioni che rendono possibile l’abusivismo rimasto finora impunito. Il previsto collegamento mediante una scala metallica con il sovrastante Belvedere della Costiera cambierebbe anche la tipologia di fruizione di quella particolare area, attualmente più degradata di quella sottostante».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 29 ottobre 2015

 

 

La centrale rifiuti di Aurisina si rifà il “look”
Da marzo con il cambio di appalto il Centro di raccolta diverrà un Polo ambientale. È qui che sarà distribuito il compost gratis
DUINO AURISINA Sorgerà dov’è oggi attivo il Centro raccolta rifiuti ingombranti di Duino Aurisina - appena fuori dal centro di Aurisina - il nuovo Polo multifunzionale della società Isontina ambiente (Isa) srl che, da marzo, gestirà l’intero servizio rifiuti in luogo dell’Acegasapsamga. L’annuncio è stato fatto ieri dall’assessore Lorenzo Corigliano, nella seduta del Consiglio comunale che ha approvato, con il voto contrario dell’opposizione, la delibera che prevede l’assunzione di una partecipazione di minoranza nella stessa Isa. «L’obiettivo di questa acquisizione per un costo di 39mila euro - ha precisato Corigliano - è l’affidamento in house dei servizi locali di natura ambientale». È un passo importante per l’amministrazione guidata dal sindaco Vladimir Kukanja in quanto il contratto che legherà il Comune alla Isa srl avrà la durata di 12 anni. «Un tempo che permetterà di recuperare quanto investiremo come acquisizione - ha aggiunto Corigliano - e di programmare in maniera articolata il servizio, oggi molto carente. Nel nuovo Centro multifunzionale - ha evidenziato - sarà distribuito gratis il compost a tutta la popolazione». «Chiamata - ha sottolineato il consigliere Roberto Gotter (Pd) - a uno sforzo di miglioramento sulla differenziata». Gotter ha presentato un emendamento alla delibera, approvato all’unanimità, che ha comportato l’inserimento di un capoverso nel quale si ricorda il Piano di azione per l’energia sostenibile (Paes), approvato dal Consiglio nel luglio di due anni fa, che stabilisce l’adesione di Duino Aurisina al Patto dei sindaci, a sua volta approvato dal Consiglio nel novembre del 2012, con il quale l’amministrazione «si prefigge l’obiettivo di abbattere del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020». «Attualmente - ha osservato Gotter - siamo a bassissimi livelli come raccolta differenziata, perché ci fermiamo al 27%. L’incenerimento dei rifiuti urbani - ha proseguito - contribuisce nella misura del 14% delle emissioni totali a causa dell’esigua raccolta differenziata effettuata». Isa srl si occuperà anche dello sfalcio. Massimo Romita (Pdl) ha criticato la scelta «che costerà 160mila euro in più rispetto a oggi, con un aumento della Tari a carico di cittadini e imprese e non sappiamo se arriveranno gli annunciati risultati». Maurizio Rozza (Gruppo misto) ha salutato con soddisfazione «il divorzio dall’inceneritore, perché non possiamo continuare a sostenerlo affinché possa produrre energia. Con questo voto - ha proseguito - lanciamo un segnale politico, perché il contratto sarà lungo e, anche con le Uti, avremo la gestione in autonoma del servizio». Giorgio Ret, dell’omonima lista, ha invitato a «controllare nel dettaglio l’intera filiera dello smaltimento". Tjaša Svara (Lista Ret) ha giudicato «troppo lunga la durata del contratto», e sottolineato che «Isa srl ha prodotto buoni risultati in comuni diversi dal nostro. Vedremo cosa sapranno fare qui».

Ugo Salvini

 

Depuratore di Barcola, ripartiti a pieno regime i lavori
Sono ripresi i lavori di posa delle tubazioni per convogliare i reflui su Servola, con l'obiettivo di "pensionare" Barcola entro l'estate 2016.

Previsti alcuni cantieri lungo viale Miramare, con stop durante il periodo natalizio. Dopo l'attesa per le autorizzazioni da parte della Sopraintendenza e la pausa per consentire lo svolgimento della Barcolana, sono stati avviati a pieno regime i cantieri che porteranno, entro l'estate 2016, alla definitiva chiusura del depuratore di Barcola, le cui acque saranno convogliate presso il depuratore di Servola. Proprio a Servola, nelle scorse settimane, è partito il terzo stralcio di lavori per il suo potenziamento. Le attività lungo Viale Miramare, essenzialmente di posa di tubazioni per il convogliamento verso si protrarranno nei prossimi mesi (con una pausa durante le festività natalizie) secondo la seguente tempistica: in Largo Roiano - Cavalcavia ferroviario, nelle prossime settimane, indicativamente entro metà novembre, sarà completato il tratto attualmente cantierato da Largo Roiano alla stazione di servizio Eni. Successivamente si opererà nel tratto compreso fra il comando della Polizia Municipale e il cavalcavia ferroviario, con l'obiettivo di finire i lavori anche in questo secondo tratto entro la pausa natalizia. A Barcola a inizio gennaio riprenderanno i lavori nel tratto antistante al depuratore del rione, all'altezza del primo topolino, su una lunghezza complessiva di circa 150 metri. Per quanto riguarda invece il cavalcavia ferroviario, sempre a gennaio, terminato l'intervento a Barcola, i lavori ritorneranno verso la città, per affrontare la posa dei tubi nel tratto del cavalcavia ferroviario. Si tratta di un intervento che si protrarrà alcuni mesi, data la delicatezza del punto, in cui converge anche la condotta sottomarina che convoglia in città l'acqua dall'acquedotto di Randaccio.

 

 

Botta e risposta sulla centrale A2A
Interrogazione M5S sulle conseguenze dello sversamento in mare. Vito rassicura
TRIESTE Spaziano dalla centrale termoelettrica di Monfalcone fino al futuro della sanità della bassa friulana e isontina gli argomenti toccati dalle interrogazioni a risposta immediata ieri mattina in consiglio regionale. La consigliera del Movimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo ha interrogato l'assessore regionale all'ambiente Sara Vito sull'impianto monfalconese. «Vista la notizia apparsa il 15 ottobre scorso sui media riguardante lo sversamento di sostanze in mare nel tratto antistante il piazzale della centrale A2A di Monfalcone», ha scritto Dal Zovo, aggiungendo che «il fenomeno è stato ricondotto alle abbondanti precipitazioni» e che «la stampa afferma l'assenza di danni ambientali», ha chiesto alla giunta se siano «state avviate verifiche in ordine all'accaduto dirette all'accertamento degli eventuali danni ambientali». Vito ha risposto elencando gli avvenimenti della giornata, concludendo che «A2A si è impegnata a produrre un'ulteriore dettagliata relazione sull'evento occorso e sulle misure che verranno adottate per ridurre il rischio che eventi analoghi possano ripetersi in futuro». Capitaneria di porto e Arpa, ha aggiunto, «non hanno segnalato evidenze di un possibile danno ambientale». Il consigliere forzista Rodolfo Ziberna ha poi chiesto se l'atto aziendale per l'Aas2 Bassa friulana isontina sia stato già adottato «senza prima essere presentato alla conferenza dei sindaci. È stato secretato per nascondere i tagli?». L'assessore alla Sanità Maria Sandra Telesca ha risposto: «L'Aas2 non ha ancora adottato la proposta di atto aziendale, lo farà soltanto il 30 di ottobre. Sarà inviata ai sindaci».

(g.tom.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 28 ottobre 2015

 

 

Il Comune rilancia la ciclabile sulle Rive

Cosolini incassa l’apertura dell’Autorità portuale. L’obiettivo è collegare la pista al restyling della passeggiata a mare
La svolta dopo lo stallo con Monassi - Anticipato il tratto Campo Marzio-Ponziana
 Il Comune tenta di cogliere l’attimo e rilancia il progetto della pista ciclopedonale sulle Rive. Il momento pare propizio: i rapporti fra Municipio e Autorità portuale, con l’avvento del commissario Zeno D’Agostino, sono al massimo livello di apertura alle collaborazioni. E non a caso, durante l’incontro di mercoledì scorso a palazzo Cheba, i vertici comunali - il sindaco Roberto Cosolini e gli assessori Andrea Dapretto (Patrimonio e Lavori pubblici) ed Elena Marchigiani (Pianificazione urbana, Mobilità e traffico) - hanno piazzato una carta in più sul tavolo, riaprendo il confronto con l’Apt anche sul percorso riservato a ciclisti e pedoni da realizzare ex novo lungo il versante a mare delle Rive. Pure in questo caso, come già per l’utilizzo da parte comunale dei masegni giacenti in Porto vecchio nel prossimo restyling delle sponde del Canale di Ponterosso e per la condivisione sulla riqualificazione decisa dall’Authority della passeggiata da Ponterosso alla Sacchetta nel tratto di competenza demaniale, la delegazione di via von Bruck - con in testa il segretario generale Mario Sommariva - ha assicurato di essere pronta a dialogare. Sì al confronto. Tanto che le parti si rivedranno per approfondire l’argomento, con l’impegno del Comune a portare in quell’occasione informazioni certe sui soldi disponibili. Il sindaco «Quando ci siamo trovati a parlare della risistemazione delle Rive sul lato demaniale (per la quale l’Apt è pronta mettere sul piatto 4,3 milioni di euro e lancia un bando per la progettazione esecutiva e definitiva, ndr) - spiega Cosolini -, io e gli assessori abbiamo posto la questione dell’intesa Boniciolli-Dipiazza che contempla la ciclabile sulle Rive». Il documento siglato dagli allora vertici di Autorità portuale e Comune nel 2009 aveva riguardato il Piano regolatore portuale (Prp), giunto ora finalmente al traguardo dopo anni di rimpalli burocratici: negli accordi era stata inserita anche la creazione della pista ciclopedonale. Divenuta peraltro, a fine aprile scorso, oggetto pure di una prescrizione della Regione inclusa nel parere sulla procedura integrata di Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica per il Prp. «Adesso abbiamo trovato la disponibilità dell’Autorità portuale e siamo intenzionati ad andare avanti», osserva Cosolini. Lo stallo La vicenda della ciclopedonale sulle Rive aveva vissuto un prolungato momento di stop quando a guidare la Torre del Lloyd era tornata Marina Monassi. Nel 2013, di fatto, l’ipotesi si era arenata, di fronte a quella che il sindaco definisce «una sostanziale indisponibilità, con atteggiamenti fortemente negativi e motivazioni insostenibili come quella legata allo sgombero dell’area delle Rive sul lato mare quando arrivano i crocieristi». Problema, questo, secondo Cosolini facilmente risolvibile: «Per un giorno alla settimana, così come vengono meno i parcheggi a pagamento nel tratto attorno alla Stazione marittima, così per 200 metri i ciclisti potrebbero spostarsi in strada dal punto antistante il palazzo della Regione per rientrare sulla ciclabile all’altezza del Salone degli Incanti. In tutte le altre giornate, regolare utilizzo del percorso». Da Monassi a D’Agostino, il vento è cambiato. «La ciclopedonale sulle Rive - aggiunge Cosolini - sarà importante anche per le crociere che hanno un’utenza “europea”: Trieste si proporrà in futuro con maggiore attrattività, Rive riqualificate e più “passeggiabili”, oltre che fruibili con le biciclette». Tempi e iter In futuro, ok. Ma quando? «Sarà impossibile chiudere l’opera per la fine del mandato - spiega il primo cittadino - ma definire finanziamenti e modalità per l’avvio dei lavori, quello è auspicabile. Insomma, l’obiettivo è procedere il prima possibile». Quanto al cantiere, secondo Cosolini l’ideale «sarebbe aprirlo contestualmente al restyling generale della camminata sulle Rive», di competenza dell’Authority. L’inversione Nel 2013, il Comune, di fronte al muro alzato dall’Apt a trazione Monassi, aveva deciso di anticipare il secondo lotto del percorso ciclopedonale in programma, quello da Campo Marzio a via Orlandini, al punto d’aggancio alla “Giordano Cottur”, invertendo così l’ordine con il percorso sulle Rive. I 374mila euro disponibili, di cui 288mila regionali e 86mila di cofinanziamento comunale, sono stati dirottati su quello che in origine era il punto due, per il quale «la progettazione definitiva è pronta - riepiloga l’assessore Marchigiani -. A breve la approveremo in giunta e potremo dare il via alla gara per l’affidamento dei lavori da iniziare in primavera». Giusto a ridosso delle elezioni comunali. Per le Rive, entra nel dettaglio Marchigiani, «l’altro finanziamento da 465mila euro con mutuo assistito da contributo regionale sarà oggetto di una richiesta alla Regione per vedere di poterlo ricalcolare passando da conto interessi a conto capitale, con una riduzione dei soldi ma così da poterli spendere più rapidamente».

Matteo Unterweger

 

Accelerazione sulle biciclette lungo il Viale
La giunta destina 504mila euro all’itinerario da piazza Volontari giuliani sino a via delle Torri
C’è un altro tratto ciclabile, intanto, che potrebbe vedere la luce nel 2016 ma concretamente dopo le elezioni amministrative: è il collegamento da piazza Volontari giuliani all’area pedonale di via delle Torri. Il Comune, oltre a riprendere il discorso per il nuovo percorso ciclopedonale sulle Rive, ha anche deliberato nei giorni scorsi di destinare un totale di 504.494,67 euro alla realizzazione del tragitto che dalla parte alta di viale XX Settembre condurrà in pratica sino oltre piazza San Giovanni. L’intervento potrà godere di un cofinanziamento del Ministero dell’Ambiente pari a 353.146,27 euro (fondi dirottati sulla nuova posta da altre destinazioni inizialmente previste) e di 151.348,40 euro che provengono direttamente dalle casse comunali. Il documento approvato dalla giunta Cosolini dispone che, secondo quanto progettato, l’itinerario si svilupperà lungo viale XX Settembre anche passando centralmente con una corsia (di larghezza fra i 2 e i 2,5 metri) da realizzare nell’area riservata ai pedoni, nel tratto tra piazza Volontari giuliani e largo Bonifacio, per una lunghezza di circa un chilometro. Giunta alla base del Viale, la pista si sposterà in strada, su una corsia esclusiva delimitata appositamente con dissuasori o cordoli per assicurare la sicurezza ai ciclisti che la percorreranno, e poi raggiungerà piazza San Giovanni tramite passo Pecorari. Il tutto sarà condito dall’adeguata segnaletica orizzontale e verticale. Ma non solo, perché l’intervento complessivo prevede inoltre la realizzazione della rotatoria definitiva in piazza Volontari giuliani e la definizione in quell’area di un tratto di pista ciclabile bidirezionale di circa 50 metri. L’opera si inserisce nel contesto generale del nuovo Piano del traffico che, per gli spostamenti in bicicletta, propone una sorta di Pi greco che si fonda su un asse costiero (da viale Miramare a viale Campi Elisi) e due trasversali, il primo che muove verso via Giulia e San Giovanni, il secondo in direzione viale D’Annunzio, viale Ippodromo e via Cumano. «Stiamo lavorando - spiega l’assessore comunale alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, Elena Marchigiani - per ultimare il progetto con la rotonda di piazza Volontari giuliani inclusa. Da qui a fine mandato l’auspicio è di attivare la gara per l’affidamento dei lavori». Che potranno partire, dunque, nel post-voto. L’intervento, per lo spicchio di via Battisti, comporterà «la riorganizzazione dell’attraversamento pedonale all’altezza dei portici di Chiozza - approfondisce Marchigiani -: in pratica verrà spostato in avanti di alcuni metri. Stesso discorso per la fermata degli autobus». Così facendo, due fermate che si trovavano a breve distanza saranno accorpate con la creazione di un polo di interscambio per otto linee del trasporto pubblico locale su autobus in via Battisti.

(m.u.)

 

Il Rossetti conquista area pedonale e alberi
Istituita la Zona a traffico limitato davanti al Teatro. Tornano le piante nell’isolato di via Piccolomini
Il Teatro Rossetti conquista una Zona a traffico limitato (Ztl) nel giorno della prima della nuova stagione teatrale (ieri sera ha debuttato “Scandalo” prima regia del direttore Franco Però). Niente più parcheggi selvaggi davanti al Politeama in viale XX Settembre e soprattutto la messa a dimora di nuovi alberi. A sradicare l’abitudine secolare è stata la giunta comunale che ieri ha presentato la nuova ztl nata su sollecitazione della IV Circoscrizioni e di alcuni consiglieri comunale. Ieri il primo sopralluogo dopo l’annuncio di metà ottobre degli assessori alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani e ai Lavori Pubblici Andrea Dapretto. Presenti anche i vertici “muti” del Rossetti con il presidente Milos Budin e i direttori Franco Però e Stefano Curti, oltre al presidente della IV Circoscrizione Luca Bressan e ai consiglieri comunali Anna Mozzi, Giovanni Barbo e Mario Ravalico. Sono già state state riqualificate le “conche” in porfido che proteggono i fusti degli alberi e è stata istituita una ztl, zona a traffico limitato, con relativi cartelli sul tratto del viale che va da via Rossetti a via Zovenzoni, prevedendo anche alcuni parcheggi a favore di persone con disabilità (che da due sono diventati quattro) e di una zona sosta di servizio per i vigili del fuoco in via Piccolomini. «Questo piccolo ma significativo intervento - spiega l'assessore Elena Marchigiani- rientra nell'ambito del più generale Piano del traffico e punta a migliorare ulteriormente la vivibilità e la fruibilità pedonale del viale, in particolare in prossimità del teatro Rossetti, creando delle piccole piazze lineari. Le soluzioni adottate consentiranno anche di favorire spazi per i “dehors” degli esercizi della zona». Grande attenzione al verde. «Questi lavori -ha aggiunto l'assessore Andrea Dapretto- vanno a migliore la qualità del Viale e a proteggere le alberature con il completamento di tutte le “conche” fino alla Scala dei Bonomo. Nella parte bassa saranno ripristinate tutte le griglie di protezione dei fusti. Inoltre i quattro alberi abbattuti, perché ammalati e non più sicuri, saranno opportunamente sostituiti da nuove piante. Nuovi alberi saranno piantati anche negli spazi ora vuoti di viale XX Settembre, tra via Rossetti e via Piccolomini, completando e rendendo uniformi le due file alberate». Il Viale (il solo che a Trieste può fregiarsi di questo titolo) resta alberato. «Siamo cresciuti facendo le “vasche” nel viale» spiega Ravalico. «Sono soddisfatto - dichiara il presidente della circoscrizione Bressan - dell'intervento posto in essere che riqualifica il viale XX Settembre. In particolare mi riferisco alla maggiore pedonalità garantita nell'area antistante il Rossetti e all'intenzione di provvedere alla piantumazione di alberi nell'isolato antecedente l'intersezione con la via Rossetti ad oggi ancora sprovvisto. Ora bisognerà valutare come garantire "una discontinuità" dell'area antistante il Rossetti rispetto al resto del viale, dal canto mio vedrei bene una pavimentazione con masegni antichi». I masegni, come le vasche del viale, non passano mai di moda.

(fa.do.)

 

 

Differenziata, il Nord ne raccoglie il doppio del resto dell’Italia - I rifiuti urbani in Italia
Rapporto Ispra sui rifiuti: superata soglia del 45% nel 2014 - Il picco in Veneto (67,6%) e in Trentino, la Sicilia in coda
ROMA Con sei anni di ritardo, ma adesso l’Italia ce l’ha fatta. Nel 2014, la percentuale di raccolta differenziata si è attestata al 45,2% della produzione nazionale (il 45% era l’obiettivo fissato dalla normativa nel 2008). È quanto emerge dal rapporto sui rifiuti urbani, realizzato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che sarà presentato domani al ministero dell’Ambiente. Il dossier sottolinea anche i passi in avanti fatti lo scorso anno, tanto che rispetto al 2013 si è registrata una crescita della differenziata di quasi tre punti percentuali. È cresciuta anche la produzione nazionale di rifiuti urbani, che si è attestata a circa 29,7 milioni di tonnellate. Rispetto al 2013, sono state raccolte 83 mila tonnellate di rifiuti in più (+0,3%). Un incremento che, sebbene di entità ridotta, evidenzia un’inversione di tendenza rispetto al periodo 2010-2013, in cui si era osservata una riduzione della produzione dell’8,9%. Capofila nella produzione di rifiuti urbani resta il Nord d’Italia con 13,8 milioni di tonnellate e una crescita dell’1,4%. Nel Centro e nel Sud, invece, si registra per il 2014 un trend di decrescita, con riduzioni rispettivamente pari allo 0,3% (-20 mila tonnellate) e allo 0,9% (-85 mila tonnellate). Così il Centro, nel 2014, ha prodotto 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, mentre il Sud 9,3 milioni. All’interno di ogni macroarea, tuttavia, la situazione è disomogenea: nel Mezzogiorno, vi è una leggera crescita per la Campania a fronte di riduzioni per le altre regioni. La crescita maggiore nella Marche, +4,2% e Piemonte (+2,3%). La raccolta differenziata invece si attesta a 13,4 milioni di tonnellate, con una crescita di 900 mila tonnellate rispetto al 2013 (+7,2%). In particolare, nel Nord raggiunge 7,8 milioni di tonnellate, nel Centro 2,7 milioni di tonnellate e nel Sud poco meno di 2,9 milioni. Pur confermando il primato del Nord, i dati mostrano una riduzione del divario fra le tre macroaree del Paese: rispetto ai dati del 2013, la crescita maggiore si rileva per le regioni del Centro Italia con un aumento percentuale, tra il 2013 e il 2014, pari all’11,7% (+283 mila tonnellate); al Sud la crescita è del 7,5% (+203 mila tonnellate) mentre al Nord del 5,6% (+412 mila tonnellate). I maggiori livelli di raccolta differenziata si osservano in Veneto (67,6%), in Trentino Alto Adige (67%) e in Friuli Venezia Giulia (60,4%). A seguire, tra il 53 e il 57%, ci sono Marche, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Sardegna. E sotto il 50% Umbria e Campania. Tra le regioni del Centro si rileva una percentuale di raccolta pari al 44,3% per la Toscana mentre il Lazio si ferma al 32,7%. Al Sud, buoni risultati per l’Abruzzo, la cui percentuale è pari al 46,1% (42,9% nel precedente anno). La Basilicata e la Puglia si collocano al 27,6% e al 25,9%, mentre al 22,3% è il Molise. Percentuali di raccolta inferiori al 20% si registrano, infine, in Calabria (18,6%, comunque in crescita rispetto al 14,8% del 2013) e in Sicilia (12,5%).

Gabriella Cerami

 

Legambiente spiega come risparmiare sulla Tari
«Come risparmiare sulla Tari (tassa per asporto rifiuti) con il compost”. È il tema dell’incontro che si terrà oggi, alle 19, al Circolo Verdeazzurro di Legambiente (via Donizetti 5/a). Interverranno il consigliere comunale Tiziana Cimolino (Associazione Bioest) e Andrea Wehrenfennig (presidente Legambiente).

Risparmiare sulla Tari 2016, insomma, si può facendo compost in giardino o sul balcone di casa. Si tratta degli ultimissimi giorni per presentare la domanda al Comune di Trieste. Scade infatti il 30 ottobre 2015 il termine per consegnare la documentazione e poter risparmiare fino al 20%. Più di 3000 le domande pervenute per il 2015. «Fare Compostaggio domestico può essere un modo per risparmiare fino al 20% della tassa Tari per il 2016 - spiega Cimolino - . Tale riduzione è prevista dal Regolamento comunale, ma per ottenerla bisogna attivarsi per tempo predisponendo una compostiera adeguata e presentando una domanda all'ente».

 

 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 27 ottobre 2015

 

Scatta la rivoluzione logistica a Servola
Si parte con il trasferimento della movimentazione ferroviaria e il distacco temporaneo di sedici dipendenti a Sider Logistic
Le prime comunicazioni ufficiali fatte ieri ai rappresentanti dei lavoratori sembrerebbero dare ragione alle voci che erano filtrate in ambiente sindacale nelle settimane scorse e sostanzialmente smentire la smentita successivamente emessa dall’azienda. La gestione della logistica del complesso siderurgico di Servola sta per essere “trasferita” a due società esterne. Ciò a meno che non intervengano ripensamenti, a questo punto però nemmeno lontanamente ipotizzabili, nell’arco di questa settimana dal momento che il piano di lavoro dovrebbe essere consegnato lunedì prossimo in un documento scritto. Ieri le comunicazioni sono state fatte verbalmente del presidente e amministratore delegato di Siderurgica Triestina Andrea Landini e da Alberto Fieppa e Alessia Zeppa, responsabili delle risorse umane rispettivamente del Gruppo Arvedi e dello stabilimento triestino, ai rappresentanti di fabbrica di Failms, Uilm, Fiom-Cgil e Fim-Cisl. Nonostante il riserbo momentaneamente mantenuto da entrambe le parti e sebbene i dettagli siano ancora da definire, la sostanza del cambiamento filtra. Risulta così che la movimentazione ferroviaria anche all’interno del perimetro di Servola dovrebbe essere affidata a Sider Logistic in un’ottica sinergica di gruppo. Risulta infatti che fin da novembre 2012 il Gruppo Arvedi ha affidato alla società Sider Logistic la gestione di un servizio shuttle fra l’acciaieria di Cremona e i porti di La Spezia e Marghera. Una coppia A/R di treni al giorno per entrambe le destinazioni consente, utilizzando containers da 20 piedi open top appositamente realizzati e attrezzati, di inoltrare verso i porti i coils di lamiera destinati all’esportazione verso paesi extra-Ue, e di ritornare con un carico di materia prima per i forni di fusione scaricata dalle navi. Nell’ambito del servizio ferroviario dovrebbero operare 20 lavoratori e 16 di questi, dipendenti di Siderurgica Triestina, dovrebbero essere temporaneamente distaccati a Sider Logistic. Non sembra invece essere stato chiaramente specificato se in posizione di distacco temporaneo opereranno anche le 33 persone che si occuperanno della movimentazione stradale. Quello che sembra certo è che anche la movimentazione su gomma sarà gestita da una ditta esterna situata in Lombardia e dunque presumibilmente con salde collaborazioni con lo stesso Gruppo Arvedi. Coloro che saranno inseriti in questo reparto verranno inviati a un corso di formazione di tre mesi presso gli stabilimenti di Cremona. Nessuna notizia sulla trentina di persone che operano direttamente in banchina nelle operazioni di carico e scarico delle navi e alle quali negli ultimi mesi il lavoro non manca. Lunedì scorso dopo l’anticipazione della notizia sulle esternalizzazioni, l’azienda aveva emesso una nota in cui affermava di non essere intenzionata a disimpegnarsi dalla logistica della Ferriera e di non avere intenzione di cedere a imprese esterne la logistica delle operazioni portuali e della banchina «attività che rappresentano un tassello fondamentale del flusso operativo dello stabilimento e che pertanto continueranno a essere gestite da Siderurgica Triestina. È in corso - proseguiva il comunicato - la valutazione dell’attuale organizzazione delle attività stradali e ferroviarie interne alla Ferriera al fine di verificare possibili miglioramenti dei flussi dei materiali necessari alle produzioni del gruppo Arvedi. Tale miglioramento dei flussi dei materiali sulle strade e ferrovie interne alla Ferriera, attualmente in corso, si precisava, ha anche l’obiettivo di attenuare l’impatto ambientale da questi generato al fine di rendere la Ferriera sempre più sostenibile ed efficiente. Siderurgica Triestina concludeva la nota annunciando «specificamente su questi temi e in generale sul piano industriale un effettivo confronto con le organizzazioni sindacali». Confronto che continuerà anche nei prossimi giorni perché oltretutto sono in calendario specifici incontri sul premio di risultato per le figure professionali polivalenti e sui temi delle sicurezza, oltre che un confronto finale anche con le segreterie provinciali dei sindacati.

Silvio Maranzana

 

Lo sbarco (su invito) delle Iene in Ferriera
Nuovo servizio di Nadia Toffa con l’intervista all’amministratore delegato di Siderurgica Triestina
Ancora Ferriera. Ancora Le Iene. Ma stavolta con le telecamere all’interno della fabbrica, dando la parola all’amministratore delegato di Siderurgica Triestina Andrea Landini. Per tutto il pomeriggio di ieri si sono rincorse voci su un nuovo servizio del programma di Italia uno dedicato allo stabilimento di Servola, dopo quello non certo all’acqua di rose andato in onda lo scorso 12 ottobre. Un servizio in dubbio per tutta la giornata visto che la scaletta della trasmissione può cambiare anche all’ultimo momento. Ma proprio Le Iene annunciavano la puntata lanciando ieri, attorno alle quattro e mezzo, un’anticipazione dei contenuti sulla propria pagina Facebook. Quarantatre secondi in cui si vede Landini al microfono di Nadia Toffa intervistato davanti alla fabbrica. «Siamo felici di quello che stiamo facendo – il flash sul manager – e abbiamo voglia di farvelo vedere ben contenti che parlino i fatti prima della parole». Poi la Iena Toffa che introduce: «Stiamo per entrare nella Ferriera di Trieste, un impianto siderurgico che sputa i suoi fumi tossici sull’intera città. Il gruppo Arvedi, cioè la nuova proprietà, ci ha così invitati a visitare la Ferriera...». Ecco poi la telefonata con l’ufficio stampa della società che conferma la proposta: «Ho saputo che siete stati a fare un servizio che riguarda la Ferriera – si sente dalla registrazione – dove avremmo il piacere di essere presenti anche noi. Crediamo che la cosa più migliore sia farvi entrare e farvi riprendere quello che volete». Il video si chiude con il volto soddisfatto di dell’inviata e l’annuncio: «Ci vediamo questa sera su Italia 1». Ma, a vederci chiaro, non si tratta affatto di un ritorno a Trieste: immagini e interviste erano state registrate già a metà settembre insieme al resto della puntata. Solo che il 12 ottobre era stata mostrata soltanto una parte, quella che molti ricorderanno per la fuga di Debora Serracchiani, e non quella con il punto di vista di Landini. Si spiega così il comunicato stampa piuttosto piccato di Siderurgica Triestina diramato il giorno dopo della trasmissione serale. «La redazione de “Le Iene” – la nota ufficiale dell’azienda – ha scelto di non includere, nel servizio andato in onda ieri (il 12 ottobre, ndr), la posizione di Siderurgica Triestina raccolta dalla loro inviata nel corso della sua visita con la troupe televisiva in Ferriera il 21 settembre scorso. Nel servizio non ha trovato spazio, né mera citazione, la disponibilità della proprietà a mostrare gli interventi realizzati, quelli in corso e di prossima realizzazione, così come non sono richiamate le spiegazioni fornite dall’amministratore delegato durante l’intervista realizzata a margine della visita cui l’inviata era stata invitata da Siderurgica Triestina». Un’altra puntata sulla Ferriera, dunque, destinata a far discutere così come l’ultima, che ha fatto il giro dei social.

Gianpaolo Sarti

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 26 ottobre 2015

 

Smog: 400mila morti, limiti alle emissioni
A Strasburgo la bozza di accordo per ripulire l’aria. Battaglia sul metano tra agricoltori e ambientalisti
BRUXELLES Dimezzare il numero dei morti provocati dall’inquinamento dell’aria che in Europa uccide dieci volte di più degli incidenti stradali. È con questo obiettivo che la prossima riunione plenaria dell’Europarlamento prenderà in esame la proposta di abbassare i tetti delle emissioni degli agenti inquinanti provocati dallo smog. In particolare, dovranno essere riviste le percentuali dell’anidride solforosa, gli ossidi di azoto, le micropolveri sottili. I dati allegati al testo descrivono una situazione allarmante in quasi tutti i paesi. Sono oltre 400mila ogni anno in Europa i morti causati dall’inquinamento dell’aria. Una tragedia che si riflette anche sui costi per la salute: ogni anno si spendono tra i 330 e i 940 miliardi di euro per la cura dei danni provocati dallo smog. Di questi, l’Italia da sola ne spende 47 di l’anno per la salute, dall’assistenza sanitaria alle giornate lavorative perse. Sempre secondo i dati dell’Ocse del 2015, l’Italia è tra i paesi Ue che paga di più i danni provocati dall’inquinamento dell’aria in termini di Pil (oltre il 4%), dopo Ungheria, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia. «Non possiamo sottostimare i benefici che otterremmo dal ripulire l’aria che respiriamo», ha detto Julie Girling, la relatrice britannica del testo in discussione all’Europarlamento, dopo il via libera al testo in commissione ambiente. La bozza degli eurodeputati è un progetto a lungo termine: include target vincolanti sia per il 2025 che per il 2030. In vista del voto, i parlamentari però sono ancora molto divisi e la pioggia di emendamenti minaccia di rimuovere i limiti per l’ammoniaca e per il metano, legati all’agricoltura. Da qui, lo scontro tra gli agricoltori del Copa e Cogeca, che chiedono «obiettivi realistici e raggiungibili» e gli ambientalisti, che temono un indebolimento della normativa. «Il settore agricolo europeo è pronto ad offrire il suo contributo, ma alcuni obiettivi sui limiti delle emissioni sono inaccettabili» afferma il segretario del Copa-Cogeca, Pekka Pesonen. «Esentare il settore agricolo dai target dell’inquinamento dell’aria è scandaloso e una grave negligenza», attacca Louise Duprez di EEB, che riunisce 140 organizzazioni ambientaliste in Europa, tra cui Legambiente. «L’agricoltura è responsabile del 90% delle emissioni di ammoniaca e della metà di quelle di metano. Negli ultimi anni ha ottenuto riduzioni minime, soluzioni disponibili esistono» rincara Anne Stauffer, vicedirettore di “Health and Environment Alliance” (Heal), una maxi-coalizione di associazioni europee, dagli ambientalisti ai malati di allergie. Mercoledì l’assemblea di Strasburgo passerà al voto. Poi toccherà ai negoziati tra Europarlamento, Consiglio e Commissione Ue trovare un compromesso.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 25 ottobre 2015

 

 

Acegas addio, a Duino altro gestore dei rifiuti
Da marzo il servizio passerà all’isontina Isa srl. Il Comune ne acquisirà una quota di minoranza
DUINO AURISINA Dal primo marzo del prossimo anno a Duino Aurisina sarà la società Isa - Isontina ambiente srl a gestire il servizio di asporto e smaltimento dei rifiuti urbani. La decisione è stata presa nel corso della seduta della terza Commissione consiliare, presieduta da Roberto Gotter (Pd) e sarà ratificata dal Consiglio comunale nella seduta programmata per mercoledì prossimo. La Isa srl sostituirà l’Acegasapsamga spa. Per poter sottoscrivere la convenzione di servizio con il nuovo soggetto, il Comune di Duino Aurisina acquisirà una quota di minoranza della srl isontina, pagando il controvalore di 39mila euro. È stato l’assessore Lorenzo Corigliano a illustrare le ragioni del cambio: «Innanzitutto si potrà gestire direttamente il servizio con il sistema del cosiddetto “in house” - ha detto - e poi applicare la necessaria flessibilità per soddisfare ogni possibile esigenza che si dovesse manifestare nel corso dello svolgimento del servizio, garantendo al contempo il costante monitoraggio delle tariffe, cercando il giusto equilibrio fra la qualità del servizio e il relativo costo. La Isa srl - ha continuato Corigliano - oltre a presentare un’elevata e consolidata competenza in materia, assicura la disponibilità a effettuare investimenti per conto del Comune. Importante anche il fatto che la srl isontina - ha proseguito l’assessore - sia presente nei Comuni confinanti con il nostro, offrendo elevati standard qualitativi». Nel passaggio da Acegasapsamga a Isa srl sarà attuato un accordo, condiviso con le organizzazioni sindacali di categoria «per garantire i lavoratori nel passaggio» ha sottolineato Corigliano. Gotter ha preso la parola per evidenziare che «nel nostro Comune siamo ancora ben lontani dagli obiettivi indicati dalla legge per quanto concerne la raccolta differenziata. Siamo fermi al 27,78 per cento - ha precisato - mentre l’obiettivo è del 65». Per arrivare a questo traguardo, il passaggio alla nuova azienda è ritenuto fondamentale della giunta guidata dal sindaco, Vladimir Kukanja. «Puntiamo ad aumentare di molto il numero dei bottini - ha annunciato Corigliano - adottandone anche di quelli che possono essere ancorati per evitare le conseguenza della bora. Allestiremo poi le isole ecologiche e punteremo a responsabilizzare i cittadini con il porta a porta». L’ex sindaco, Giorgio Ret, capogruppo dell’omonima lista, ha parlato di «importanza nell’aumento della sorveglianza, impiegando i vigili urbani, per ridurre e possibilmente risolvere il problema delle discariche abusive». Nel territorio di Duino Aurisina spesso sono stati denunciati episodi che hanno visto operatori provenienti da altri Comuni e anche dalla vicina Slovenia scaricare detriti e residui di demolizioni edilizie e immondizie di varia natura. «Tutto questo deve finire» hanno detto numerosi consiglieri presenti.

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 24 ottobre 2015

 

 

Prorogati i bonus auto ecologiche
Domande ammesse fino a fine 2016. In palio contributi da mille euro
Mobilità evoluta. Con questo spirito la Giunta regionale ha approvato due delibere, proposte dal vicepresidente e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello, che prorogano al 31 dicembre 2016 il termine delle convenzioni con Unioncamere Fvg per quanto concerne i contributi per l'acquisto di autovetture a basse emissioni e di biciclette elettriche a pedalata assistita. In entrambi i casi lo spostamento dei termini di chiusura della convenzione e dell'invio dell'apposita relazione da parte di Unioncamere si è reso necessario a seguito della proroga per la presentazione delle domande di contributo: per le macchine, infatti, la scadenza di immatricolazione è stata spostata dal 31 dicembre 2014 alla stessa data del 2015 mentre per le biciclette il termine è passato dal 30 settembre 2015 al 31 maggio 2016. Il contributo per l'acquisto di autovetture Euro 5 o Euro 6 con emissioni pari o inferiori a 120 grammi al chilometro di anidride carbonica ammonta a 1.000 euro purchè ci sia una contestuale rottamazione di una macchina con almeno dieci anni di vita. La scadenza della convenzione con Unioncamere Fvg era inizialmente prevista per il 30 settembre di quest'anno ed è stata prorogata alla fine del 2016. Stesso termine anche per la convenzione relativa al contributo per le biciclette elettriche a pedalata assistita, la cui scadenza era invece prevista per il prossimo 30 novembre. In questo caso la misura di sostegno all'acquisto riguarda il 30 per cento del prezzo, fino a un massimo di 200 euro.

 

 

Fondi per opere pubbliche e treni veloci
Passa in giunta un pacchetto bis di risorse destinate agli enti locali. In arrivo 3,5 milioni per le “Frecce”
TRIESTE In giunta “viaggiano” quasi 85 milioni di euro distribuiti su quattro partite. Ci sono i 30 per il Fondo volano per le opere pubbliche, i 35 aggiuntivi su un ddl, che già contava su 80 milioni, a firma Francesco Peroni, i 16,2 per le Uti e i 3,5 per i collegamenti ferroviari veloci direzione Milano e Roma. Fondo volano Su proposta di Paolo Panontin, l’esecutivo approva in via preliminare il Programma triennale 2015-2017 di conversione degli incentivi pluriennali già concessi in quote annuali costanti agli enti locali, per le quote ancora non erogate. Si tratta concretamente dello stanziamento da 30 milioni inserito nella legge regionale 18/2015 (disciplina della finanza locale), soldi che serviranno a sbloccare una serie di investimenti per lavori che siano in una fase più avanzata, partendo dalle opere meno costose. Le cifre Il Fondo volano darà risposta a 63 interventi, 56 dei quali nella fase di progettazione definitiva e 7 di progettazione preliminare, e sarà in grado di mobilitare un imponibile complessivo, considerando il cofinanziamento della periferia, pari a 57 milioni. «È una grande boccata d’ossigeno per gli enti locali e per l’edilizia» commenta l’assessore. Ddl Peroni a 115 milioni Ma il Fondo volano rientra anche nel ddl "Disposizioni in materia di programmazione e contabilità e altre disposizioni finanziarie urgenti". L’assessore alle Finanze Peroni fa sapere che ai previsti 80 milioni per attività produttive e farmaci salvavita, si aggiungeranno 35 milioni ripartiti tra opere pubbliche (20,5) e infrastrutture (4,9 milioni per piccole manutenzioni, 1,6 per scuole materne e 1 milione per centri di aggregazione giovanile), oltre a 3 milioni per la difesa del suolo, 2 milioni per lavoro e prima formazione e altrettanti per le Cciaa. Uti Ancora Panontin ottiene l’ok sullo schema di Regolamento “criteri e modalità” di assegnazione, per il 2015, di un fondo perequativo straordinario a favore dei Comuni che fanno parte delle Uti. Si tratta di 16,2 milioni che inaugurano un nuovo corso, volto a superare il sistema di finanziamento, «iniquo» secondo l’assessore, basato sulla cosiddetta spesa storica. Si passa al criterio sui fabbisogni standard anche se gradualmente, dal 2016 per i successivi cinque anni, arco di tempo in cui si combinerà in proporzione vecchio e nuovo. Treni Risorse in arrivo anche sui trasporti. Su proposta di Mariagrazia Santoro la giunta prenota fondi per 3,5 milioni da destinare alla proroga dei treni Frecciabianca e Frecciargento di lunga percorrenza. «Garantiremo i collegamenti tra Trieste e Udine per Milano e Roma», informa l’assessore ai Trasporti confermando la presenza di tutte le 8 coppie di Frecce anche con l’orario invernale e per tutti il 2016. In delibera, infine, anche 2,3 milioni per il trasporto combinato a soddisfare 15 domande di soggetti privati che operano su traffici e movimentazione delle merci.

(m.b.)

 

I trasporti combinati incassano 2,3 milioni
Non solo i convogli veloci di Trenitalia. La giunta regionale ha approvato ieri anche il piano di riparto dei contributi per interventi che favoriscono lo sviluppo del trasporto combinato da parte di soggetti privati che operano nel settore dei trasporti, dei traffici e della movimentazione delle merci, aventi almeno una sede effettivamente operante nel territorio del Friuli Venezia Giulia.

La delibera distribuisce 2,3 milioni di euro, inseriti nel bilancio della Regione con la legge finanziaria e con la manovra di assestamento, che vanno a soddisfare 15 domande relative alle annualità 2012 e 2013, nella misura del 29,653 per cento dell'importo ammesso a contributo. La misura di sostegno per lo sviluppo del trasporto combinato è stata istituita dalla legge n. 7 del 2004 e relativo regolamento di attuazione ma, per carenza di fondi nel bilancio regionale, sono rimaste giacenti le domande presentate dal 2012 al 2015.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 23 ottobre 2015

 

 

Bonus per le bici elettriche a ruba a Trieste
Esaurito il budget di 53mila euro. Domande a rilento nelle altre province. Termini prorogati a maggio
TRIESTE A Trieste la bicicletta elettrica piace. E piace così tanto che sono ormai esauriti i 52.916 euro messi a disposizione dalla Regione con un regolamento risalente al luglio 2014, che prevede contributi a sostegno dell’acquisto di e-bike. Ne hanno usufruito 270 triestini, mentre otto sono rimasti fuori dalla lista per mancanza di risorse. Un quadro in controtendenza rispetto alle altre province del Fvg, apparentemente meno attratte dalle bici a pedalata assistita, ma dove i fondi saranno comunque terminati entro pochi mesi. Gorizia ha ad esempio ottenuto finora 22.600 euro sui 31.672 stanziati, con 113 domande accolte e 17 in fase di istruzione. Udine conta a sua volta su 120.771 euro, ma ne sono stati utilizzati 91.800 per dare soddisfazione a 459 richieste. Pordenone registra infine 216 domande accolte e 52 da istruire: 43.200 euro distribuiti rispetto a uno stanziamento da 70.639. Il quadro regionale presenta in conclusione erogazioni per 211.600 euro su 276.000 a disposizione. I dati sono stati presentati ieri in conferenza stampa da Giulio Lauri (Sel), per il quale «il contributo per questa forma di mobilità nuova è stato un successo: speriamo che la misura possa venire rifinanziata. Le risorse sono esaurite a Trieste e lo saranno fra poco nel resto del Fvg». Lauri è stato il primo firmatario della proposta, che considera «un tassello importante nel rilancio dell’economia e nella promozione del trasporto sostenibile. Abbiamo unito finalità economiche, miglioramento della vivibilità delle aree urbane e attenzione alla salute. Incentivare l’uso di e-bike - ha continuato Lauri - fa il paio con l’attenzione da dare alle piste ciclabili, come avverrà nella riqualificazione delle Rive a Trieste, ad opera dell’Autorità portuale». Proprio a causa del mancato esaurimento dei fondi, la Regione ha prorogato la scadenza per la presentazione delle domande al 31 maggio 2016. Possono fare richiesta i residenti in Fvg che abbiano acquistato una nuova bicicletta elettrica a partire dal 28 marzo 2014: l’unica avvertenza è che il motore non superi la potenza massima di 0,25 Kw. Il contributo garantisce ai privati (le aziende sono escluse) una copertura parziale della spesa sostenuta: il 30% del costo Iva inclusa, con un tetto di 200 euro. Si potrà fare richiesta per un singolo acquisto, rivolgendosi alla Camera di commercio del proprio territorio. La domanda bollata può essere portata a mano presso l’ufficio camerale, recapitata con raccomandata con ricevuta di ritorno oppure inviata tramite posta elettronica certificata. I contributi saranno erogati secondo l’ordine cronologico di ricevimento, fino a esaurimento delle risorse disponibili. L’incentivo sarà trasmesso entro 90 giorni dall’arrivo del modulo in Camera di commercio, attraverso accredito su conto corrente oppure mediante emissione di assegno bancario.

(d.d.a)
 

 

Lo scontro su Servola arriva in Regione
Le opposizioni compatte, guidate da M5S, sollecitano il confronto sulla petizione popolare e l’audizione di Serracchiani
Cokeria o non cokeria? Il dilemma, che riguarda la Ferriera di Servola, non riesce ad arrivare in Consiglio regionale nonostante una petizione sottoscritta da oltre 10 mila triestini. «Sono trascorsi più di cinque mesi e la quarta commissione del Consiglio regionale che, tra le sue competenze, si occupa anche di tutela dell’ambiente, non ha ancora trovato il tempo per occuparsi della petizione intitolata “Fermiamo l’inquinamento per la nostra salute e la nostra vita” sulla grave situazione della Ferriera di Servola. La petizione, promossa dal Circolo Miani, è stata depositata l’11 maggio scorso, ma l’argomento non è stato ancora calendarizzato. L’inquinamento invece continua senza sosta» denuncia ill portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai. E così ieri mattina è partita la richiesta sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione (M5S e Forza Italia al completo oltre a Valter Santarossa per Autonomia responsabile, Barbara Zilli per la Lega Nord, Alessandro Colautti per Ncd-Fratelli d’Italia). «Con una lettera inviata al presidente della commissione Vittorino Boem abbiamo chiesto che quanto prima vengano fissate le date per l’illustrazione della petizione e per le audizioni dei portatori di interesse come No Smog, Legambiente, Wwf e Fare Ambiente. Abbiamo chiesto anche la presenza della presidente Debora Serracchiani nella speranza che in quei giorni non sia a Roma» aggiunge, con un certo sarcasmo, il portavoce M5S. Sottoscritta da 10.117 cittadini la raccolta delle firme non è avvenuta solo nei rioni di Servola, Chiarbola e San Sabba, ma anche nelle zone del centro di Trieste. Con la petizione si chiede la chiusura dell’impianto di cokeria, il fermo anche dell’altoforno e il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso l’impiego del personale nella rimozione della cokeria e delle bonifiche. Ovviamente, come precisa Ussai, chi ha firmato la richiesta non condivide per forza la chiusura dell’area a caldo della Ferriera presente nella petizione: «Noi siamo per la chiusura della cokeria. Ma gli altri hanno aderito solo alla richiesta di un dibattito che non c’è mai stato». «Ho firmato per una questione di democrazia. Sulla Ferriera non ho una posizione definita» precisa il triestino Bruno Marini (Fi). «Potrebbe essere l’occasione nella quale la presidente ci spiega come pensa di giustificare i continui sforamenti dell’inquinamento registrati nell’area di Servola e la proroga all’autorizzazione integrata che consente allo stabilimento di generare un impatto ambientale che rischia di ricadere sulla salute dei cittadini - aggiunge il capogruppo di Fi Riccardo Riccardi -. L’obiettivo dell’audizione non deve essere strumentale ad una politica che trasversalmente in questi anni non ha portato ad alcun risultato, ma piuttosto quello di dare seguito ad una richiesta che giaceva dallo scorso maggio e che la maggioranza ha evidentemente ignorato». Stessa spiegazione anche per Santorossa di Autonomia responsabile, gruppo nel quale siedono anche l’ex governatore Renzo Tondo e l’ex sindaco Roberto Dipiazza: «Ho firmato la richiesta del M5S perché trovo giusto che sul tema della Ferriera sia sentito il punto di vista delle oltre diecimila persone che hanno firmato la petizione». A Roma, intanto, ieri si è tentuto presso la commissione Ambiente del Senato l’audizione della professoressa Antonietta Maria Gatti che ha illustrato gli esiti dello studio che ha condotto sui campioni di polveri raccolte nel rione di Servola attorno alla Ferriera: polveri che appartengono alla categoria delle sostanze oncogene. «Spero che la risoluzione della commissione Ambiente - commenta il senatore triestino Lorenzo Battista (gruppo Autonomie) - possa mettere in luce le criticità ambientali rilevate e spingere le amministrazioni locali a un maggiore senso critico verso le disinvoltura con cui fin qui sono state gestite le tematiche ambientali. Anche e soprattutto in previsione della prossima autorizzazione integrata ambientale».

Fabio Dorigo

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 22 ottobre 2015

 

 

Raccolta differenziata: Roma tra le capitali europee più virtuose
I rappresentanti di alcune delle principali capitali europee si sono confrontati sulla gestione dei rifiuti urbani in un meeting svoltosi ieri a Roma. Il workshop è stato promosso dall’ATIA ISWA Italia, coalizione nata dall’Associazione tecnici italiani ambientali e dall’International Solid Waste Association.
L’incontro è stato organizzato in collaborazione con AMA Roma per condividere le pratiche virtuose adottate dalle amministrazioni cittadine europee e fare il punto sulla raccolta differenziata in Europa. Al meeting internazionale sono state esaminate le politiche per la gestione dei rifiuti delle città di Roma, Parigi, Berlino, Vienna e Varsavia.
Dai dati presentati dai relatori è emerso che la città di Roma è una delle più virtuose nel recupero della materia da rifiuti urbani. Dal 2014 al 2015 la raccolta differenziata nella Capitale è passata dal 38% al 43%. La raccolta pro capite ammonta a 603 kg all’anno e viene svolta tramite il porta a porta esteso al 30% della popolazione e i cassonetti della differenziata nel resto della città.
La gestione dei rifiuti costa a ogni cittadino romano 162 euro all’anno. Costi che potranno presto essere abbattuti grazie alla progettazione di un ecodistretto per il recupero e il trattamento delle frazioni differenziate all’interno del territorio comunale.
La città di Parigi avvia il 70% dei rifiuti solidi urbani al recupero energetico. La raccolta avviene con il porta a porta e i cassonetti stradali e ammonta a 430 kg pro capite all’anno. La spesa media annua a carico dei cittadini è di 121 euro.
L’amministrazione parigina ha scommesso sul recupero delle materie prime seconde e intende introdurre la tariffa puntuale entro il 2025. Tra le misure allo studio delle autorità comunali figurano la riduzione degli sprechi alimentari e una migliore raccolta della frazione organica.
La tariffa puntuale è già realtà a Berlino, una delle città più virtuose d’Europa nella gestione dei rifiuti urbani, affidata completamente all’amministrazione pubblica. Ben il 100% dei rifiuti raccolti nell’area metropolitana viene trattato negli impianti cittadini.
Lo smaltimento in discarica è stato del tutto eliminato. Il tasso di raccolta differenziata della capitale tedesca è del 39% con una media pro capite di 388 kg all’anno. Gli abitanti di Berlino pagano appena 74 euro all’anno per la raccolta e il trattamento dei rifiuti e la pulizia delle strade.
Anche a Vienna la gestione dei rifiuti è pubblica. Le tariffe variano in basano al volume di spazzatura prodotto. Il 60% dei rifiuti viene destinato al recupero energetico. Il 100% dei rifiuti urbani viene trattato negli impianti cittadini.
Il tasso di raccolta differenziata nella capitale austriaca è del 32%. La produzione di rifiuti pro capite ammonta a 601 kg all’anno. Vienna è un esempio virtuoso soprattutto nella raccolta dei RAEE e degli imballaggi, affidata completamente ai recuperatori.
Meno rosea la situazione a Varsavia. Nella capitale polacca il 63% dei rifiuti urbani confluisce in discarica. Il tasso di raccolta differenziata è di appena il 20%. Nei prossimi anni la città mira ad aumentare il recupero energetico dei rifiuti ampliando l’inceneritore.

Marco Mancini

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 22 ottobre 2015

 

 

Il Comune rifà il look al Canal Grande - il restyling del Borgo Teresiano - i lavori

Al via l’intervento da 1,8 milioni che prevede la ripavimentazione e l’abbellimento delle sponde. Chiusura lavori nel 2016
Cosolini: «Nuovo passo per valorizzare la zona di Ponterosso e Borgo Teresiano»
Un nuovo impegno con vista sul 2016, per proseguire nell’operazione di complessiva riqualificazione della zona di Ponterosso e del Borgo Teresiano, già in atto con cantieri che ormai intravedono il traguardo. Il Comune ne lancia allora un altro, con il progetto di rifacimento delle sponde del Canale, dalle Rive sino a via San Spiridione. Operazione da un milione e 800mila euro abbondanti, forte di finanziamenti ministeriali arrivati da due distinte bocchette di erogazione (dal dicastero dell’Ambiente e da quello delle Infrastrutture e dei trasporti) e recuperati prima che divenissero definitivamente inutilizzabili. Il Comune L’annuncio arriva direttamente dal sindaco Roberto Cosolini, che ha sì il suo quotidiano daffare ma che inizia anche a sentire nell’aria l’invitante profumo delle elezioni amministrative (in calendario a Trieste la prossima primavera): «Andremo a intervenire, una volta chiusi i cantieri di piazza Ponterosso e di via Trento - spiega il primo cittadino -, lungo le sponde del Canale. Quella parte storica del centro verrà così resa ancora più bella: già oggi, non a caso, compare spesso nelle immagini che riguardano la nostra città. Per la ripavimentazione abbiamo chiesto all’Autorità portuale la possibilità di utilizzare i loro masegni custoditi in Porto vecchio». Già, perché l’intervento ai lati del Canale si articolerà appunto nella risistemazione della doppia passeggiata, inclusi i collegamenti di via Roma e di via Filzi/via San Spiridione, per la quale non basta la pietra storica in dotazione a palazzo Cheba, e inoltre nella posa di elementi di arredo urbano. Poi, intenzione dell’amministrazione comunale è anche di rimettere a nuovo il sistema dell’illuminazione, senza sostituire i pali attuali ma solo la tipologia di lampade in uso: si passerà insomma da quelle arancioni alle bianche come già in piazza Unità, piazza Verdi o via Torino per fare alcuni esempi. La riunione E proprio ieri in municipio, Cosolini e gli assessori Andrea Dapretto ed Elena Marchigiani hanno incontrato il segretario generale del Porto Mario Sommariva e il responsabile della Direzione tecnica dell’Apt Eric Marcone. Incassata una prima disponibilità di massima dall’Authority all’impiego del masegno giacente in Porto vecchio, il Comune ha trovato terreno fertile anche per ragionare assieme sul restyling delle Rive da 4,3 milioni di euro (nella parte di pertinenza del demanio marittimo, da Ponterosso alla Sacchetta) che la stessa Autorità portuale ha programmato e per la cui progettazione ha attivato un bando pubblico. Sarà alla fine un percorso “partecipato” fra i due enti, con l’obiettivo di coordinare le rispettive diverse necessità e tenendo presente come il tratto a mare sia a tutti gli effetti parte integrante della città. L’iter per il Canale Ritornando invece alla risistemazione delle sponde del Canale di Ponterosso, Cosolini traccia tappe e tempi: «Sono in corso le ultime verifiche così da poter effettuare la gara d’appalto entro la fine dell’anno, in modo da realizzare l’opera nel 2016. Daremo in questa maniera valore a tutta l’area, incluso palazzo Carciotti, contribuendo alla trasformazione del Borgo Teresiano. La pavimentazione sarà realizzata nella pietra originaria storica ed è un peccato che - l’attacco finale a chi gestiva il Comune prima della sua giunta - negli anni scorsi si fosse completamente persa la sensibilità per la valorizzazione del masegno». I lotti A entrare tecnicamente nei dettagli della partita è l’assessore ai Lavori pubblici, Andrea Dapretto: «Il lavoro verrà organizzato in due lotti. Il che è una necessità in virtù del fatto che le fonti di finanziamento sono due distinte, il Ministero dell’Ambiente e quello delle Infrastrutture». Il primo step, da un milione e 116.181,53 euro, interesserà «l’intera via Bellini - aggiunge Dapretto - e via Rossini dalle Rive fino a via Trento. Abbiamo chiesto noi a Roma di poter girare quella cifra su tale intervento, perché i soldi assegnati all’epoca erano ancora legati al progetto del tubone sottomarino che avrebbe dovuto portare dal Porto vecchio al Porto nuovo... La rendicontazione - rileva ancora - va completata entro il 20 maggio 2017. Ciò significa che il cantiere si articolerà nel 2016». Il progetto esecutivo per il primo lotto è pronto, va approvato con determina dirigenziale e di seguito la gara può essere esperita: si prospettano lavori per 240 giorni. La parte successiva e conclusiva (per la quale ci sono già, proprio come per la prima, i pareri positivi della Soprintendenza) abbraccerà «via Rossini da via Trento a via San Spiridione - riparte Dapretto - e i due attraversamenti di via Filzi/via San Spiridione e via Roma, compresi gli elementi di arredo urbano. Il progetto è ultimato, deve essere reso ora esecutivo. Anche in questo caso abbiamo dei soldi residui, dal cantiere di piazza della Borsa: 705mila euro». La cifra totale arriva dunque a un milione e 821.181,53 euro.

Matteo Unterweger

 

A ruota si interverrà in piazza Sant’Antonio
Dapretto: «Allo studio un concorso di idee per riqualificarla assieme alle vie Ponchielli e Paganini»
I cantieri di piazza Ponterosso e di largo Panfili-via Trento sono allo sprint finale. «Entro le festività natalizie - fa il punto l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Andrea Dapretto - entrambi dovrebbero essere conclusi. L’unica appendice, nel gennaio 2016, sarà quella del completamento di via Genova. In proposito abbiamo incontrato i commercianti e gli esercenti interessati, assumendo l’impegno che durante le feste il cantiere non ne ostacolerà l’attività». Poi, scatterà il restyling delle sponde del Canale di Ponterosso. Ma l’intera risistemazione dell’area non si chiuderà qui: l’ultimo capitolo si vivrà con la riqualificazione della pavimentazione di piazza Sant’Antonio, via Ponchielli e via Paganini «da collegare a via delle Torri e via Imbriani», osserva Dapretto. «È in fase di costruzione il bando per un concorso di idee per definire l’ambito della piazza riunendola alle pedonalizzazioni e pavimentazioni già esistenti», approfondisce l’assessore. «Questo progetto - illustra Dapretto - assieme a quelli delle sponde del Canale, di piazza Ponterosso, di via Trento e largo Panfili e di via XXX Ottobre, su cui entro l’anno vorremmo dare il via ai lavori di ripavimentazione come fatto in via Trento incluso il percorso ciclabile, vanno letti assieme come una profonda trasformazione, uno sviluppo del Borgo Teresiano. Sono tasselli di un ampio disegno che comprende anche le importanti trasformazioni alla mobilità e le pedonalizzazioni introdotte dal nuovo Piano del traffico». I tempi per questo ulteriore intervento pubblico: «Tenteremo di reperire i soldi nel corso del prossimo anno. E l’intenzione - conclude l’esponente dell’esecutivo Cosolini - è anche di chiudere il relativo cantiere entro il 2016». Anno, il prossimo, in cui come noto a primavera sono peraltro in programma le elezioni comunali pure a Trieste. In pratica la riqualificazione di piazza Sant’Antonio, via Ponchielli e via Paganini sarà la prosecuzione dell’opera sulle sponde del Canale, in continuità verso le vie già ripavimentate oltre la Chiesa di Sant’Antonio. Basteranno, per coprire l’intera superficie, i masegni che l’Autorità portuale si accinge a concedere di utilizzare al Comune?

(m.u.)

 

 

 

 

GREENSTYLE.it - MERCOLEDI', 21 ottobre 2015

 

 

Mercurio: bucce d’arancia per rimuoverlo dagli oceani
Dall’età preindustriale i livelli di inquinamento da mercurio nel mondo sono triplicati. Esso risulta come scarto da tutta una serie di lavorazioni industriali, che comprendono anche l’estrazione e la combustione di combustibili fossili. Nei mari in particolare, è entrato nella catena alimentare, contaminando pesci e frutti di mare. Ora sembra però che si profili all’orizzonte una soluzione concreta ed economica per riuscire a rimuoverlo utilizzando un prodotto naturale: l’arancia, o meglio, i suoi scarti.
Si perché dalla buccia dell’arancia, che contiene limonene, e dallo zolfo è stato sintetizzato un “polisolfuro zolfo-limonene” che sarebbe in grado di assorbire il mercurio presente nel suolo e nell’acqua, virando dal rosso scuro al giallo.
Lo ha sintetizzato un team di ricercatori della Flinders University (Australia), guidato dal Dr. Justin Chalker, un docente di Chimica Sintetica presso lo stesso istituto. Il gruppo si è avvalso anche della collaborazione del Centre for NanoScale Science and Technology, facente capo sempre alla Flinders, dell’Università di Tulsa, dell’Institute of Molecular Medicine, dell’Università di Lisbona e dell’Università di Cambridge.
Il materiale risulta economico e rientra nel concetto di economia circolare perché utilizza come risorsa sotto forma di scarto. Il Dr. Chalker spiega che:
Più di 70 milioni di tonnellate di zolfo vengono prodotte ogni anno dall’industria del petrolio, quindi ce ne sono letteralmente delle montagne che giacciono, non utilizzate, in tutto il mondo, mentre più di 70 mila tonnellate di limonene sono prodotte ogni anno dal settore degli agrumi (il limonene si trova principalmente nelle bucce d’arancia).
Ecco come uno scarto diventa quindi uno strumento, potente ed essenziale, per aiutarci a risolvere uno dei più gravi problemi di inquinamento che ci troviamo a fronteggiare al giorno d’oggi. Il mercurio è particolarmente pericoloso per le donne incinte e i bambini, perché contribuisce a compromettere il sistema nervoso centrale.
Con questo metodo si potrebbe bonificare l’acqua dell’acquedotto, utilizzando il polisolfuro zolfo-limonene nelle tubazioni, qualora vi siano contaminazioni di mercurio, e si potrebbe farne uso nel trattamento dei rifiuti, ma soprattutto si potrebbe agire a grande scala eliminando questo pericoloso metallo pesante dall’acqua degli oceani.
La scoperta risulta davvero interessante, anche perché il polisolfuro zolfo-limonene, cambiando colore nel momento in cui assorbe mercurio, potrebbe anche fare da rivelatore della presenza di mercurio, laddove ce ne sia il sospetto. È una sostanza che può essere in grado di assorbire anche altri metalli pesanti e dulcis in fundo, permette uno smaltimento più agevole del mercurio, perché assorbendolo, lo rende più facilmente smaltibile.
Lo studio sarà presto pubblicato sulla rivista di ricerca chimica Angewandte Chemie International Edition. Nel frattempo gli scienziati stanno cercando di preparare l’uscita nel mercato di questo innovativo prodotto.
Rossana Andreato

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 21 ottobre 2015

 

 

Acegasaps-Amga - Depuratore di Barcola verso la chiusura
Il mare di Barcola, nella stagione dei bagni 2016, sarà ancora più pulito. A primavera AcegasApsAmga chiuderà infatti il depuratore che, ormai molti anni fa, venne realizzato in quell’edificio, di fronte ai Topolini, noto come “ex dazio”.

La condotta sottomarina, collocata nelle acque di fronte all’impianto, non sarà più utilizzata: le acque depurate confluiranno nell’allacciamento alla rete fognaria che si sta completando in questi mesi e che si collegherà alla rete principale in via Udine. Nell’edificio dell’ex dazio rimarrà solo una stazione di sollevamento sotterranea, mentre spariranno griglie e altre apparecchiature per la depurazione. E l’edificio, di proprietà del Comune, si renderà libero per utilizzi che al momento sono tutti da decidere. Ma per arrivare a questo risultato e completare l’allacciamento delle fognature di Barcola alla rete cittadina mancano ancora alcuni interventi, che stanno ripartendo in questi giorni, dopo la pausa estiva (prolungata al periodo della Barcolana) per non creare intralci al traffico in viale Miramare e sulla riviera. Proprio ieri sono ripresi i lavori per ultimare la posa della tubatura in Largo Roiano, che richiederanno qualche settimana. Per una singolare coincidenza, sempre ieri AcegasApsAmga ha ricevuto dalla Soprintendenza l’atteso via libera del ministero dei Beni culturali a riprendere i lavori nei punti di viale Miramare in cui, nei mesi scorsi, erano emersi alcuni tratti dell’antica banchina che delimitava la costa. Una volta ultimato l’intervento in Largo Roiano, si passerà al tratto di viale Miramare nei pressi del sottopasso ferroviario (lato Barcola) e poi alla posa di alcune centinaia di metri di tubatura tra la pineta di Barcola e l’ex dazio. Nei programmi di AcegasApsAmga, salvo imprevisti o ritardi di natura meteorologica, l’allacciamento del depuratore di Barcola alla rete principale dovrebbe essere completato prima di Natale. Entro fine mese, intanto, a Servola si aprirà il cantiere per il potenziamento e l’adeguamento del depuratore alle norme Ue. Vi opereranno le quattro aziende che hanno vinto la gara europea: Veolia, Degremont, Riccesi e Cmb: le prime due si occuperanno della parte impiantistica, le altre delle opere edili.

(gi.pa.)

 

 

Domani il recepimento del piano regolatore in comitato
Domani mattina alle 10 il Comitato portuale dell’Ap triestina è convocato con un paio di punti salienti all’ordine del giorno: recepimento del Piano regolatore portuale (Prp) e il capannone 65 al Molo VI gestito dalla Parisi.

 E’il primo argomento quello più attraente. In agosto si è completato il lunghissimo iter di approvazione del Prp, iniziato nel 2009: è stato un decreto interministeriale dei Beni Culturali e dell’Ambiente, firmato dai due rispettivi titolari Dario Franceschini e Gian Luca Galetti, a sbloccare l’insistita stabulazione romana dello strumento pianificatorio, depositato negli uffici della Capitale durante la presidenza Boniciolli. Già a giugno era stato acquisito il positivo parere della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via/Vas e la Slovenia non aveva avuto ragioni di opposizione. Adesso, a fronte della maggiore certezza del quadro giuridico-pianificatorio, gli investitori privati - aveva commentato il commissario straordinario Zeno D’Agostino - dovrebbero essere più invogliati a puntare le loro fiches sul porto triestino. Interventi ampliativi del Molo VII, trasferimento dei Punti franchi, Piattaforma logistica (vedi articolo in basso), crocieristica: a distanza di quasi sessant’anni dal precedente Piano regolatore, che risaliva al 1957, il sistema portuale e logistico triestino viene riscritto. Adesso dalle parole e dalle carte si dovrà passare ai quattrini e alle realizzazioni: D’Agostino resterà in carica fino a febbraio, il tempo può essere forse sufficiente a impostare parte del lavoro. Da un po’ di tempo invece è calato il silenzio sul rigassificatore nella zona di Zaule, come da progetto di Gas Natural. L’11 giugno scorso il ministero dello Sviluppo Economico aveva congelato la conferenza dei servizi per 90 giorni, che sono abbondantemente trascorsi. Di convocazioni non si sente parlare.

magr

 

 

AMBIENTE - I segreti per risparmiare sulla Tari

Risparmiare sulla Tari 2016 facendo compost in giardino o sul balcone di casa è possibile. Basta presentare l’apposita domanda al Comune di Trieste.

E basta farlo in fretta visto che il termine per consegnare la documentazione e risparmiare sino al 20% scade il 30 ottobre 2015. Sul tema Legambiente, in collaborazione con le associazioni Bioest e Più verde meno cemento, organizza un incontro pubblico mercoledì 28 ottobre alle 19 al Circolo Verdeazzurro di Legambiente di via Donizetti 5/a. Interverranno Tiziana Cimolino e Andrea Wehrenfennig.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 20 ottobre 2015

 

 

Legambiente - Incontro su ecologia e bioarchitettura
Il Circolo Verdeazzurro di Legambiente organizza per domani alle 18 al Caffè San Marco un incontro con l'architetto Fabia Cabrini su “Bioarchitettura ed ecologia  urbana”. Punto di partenza delle riflessioni la necessità di limitare il consumo del suolo per le nuove edificazioni.

 

Siderurgica Triestina - «Logistica a Servola - Nessun disimpegno»
Siderurgica Triestina non è intenzionata a disimpegnarsi dalla logistica della Ferriera, ma sta valutando un piano di miglioramento della movimentazione interna delle merci su gomma e ferro. L’azienda dell’industriale cremonese Arvedi spiega in un comunicato che l’obiettivo è il riassetto delle attività per garantire efficienza e maggiore sostenibilità ambientale.

L'azienda non pensa di cedere a imprese esterne la gestione logistica delle operazioni portuali e della banchina «attività che rappresentano un tassello fondamentale del flusso operativo dello stabilimento e che pertanto continueranno a essere gestite da Siderurgica Triestina». È in corso - prosegue il comunicato - la valutazione dell'attuale organizzazione delle attività stradali e ferroviarie interne alla Ferriera al fine di verificare possibili miglioramenti dei flussi dei materiali necessari alle produzioni del gruppo Arvedi. Tale miglioramento dei flussi dei materiali sulle strade e ferrovie interne alla Ferriera, attualmente in corso, ha anche l'obiettivo di attenuare - si osserva - l'impatto ambientale da questi generato al fine di rendere la Ferriera sempre più sostenibile ed efficiente. «Siderurgica Triestina promuove - conclude la nota -, specificamente su questi temi e in generale sul piano industriale, un effettivo confronto con le organizzazioni sindacali». Di tutt’altro tono le riflessioni di Pierpaolo Roberti, candidato sindaco e segretario della Lega Nord Trieste. «Nessuna tutela per la salute dei cittadini e troppi interrogativi aperti sul futuro dei lavoratori», riporta un comunicato. «Non vorrei infatti - spiega Roberti - che la decisione di scindere l'attività pulita e redditizia da quella impattante e onerosa possa un giorno consentire al gruppo Arvedi di chiudere la seconda pur avendo intascato soldi pubblici per decine di milioni di euro». «Spero di sbagliarmi e mi auguro che la proprietà e l'amministrazione comunale vogliano fare immediatamente luce sui molti punti bui della questione, sia in relazione al futuro occupazionale di centinaia di triestini che per quanto concerne i continui sforamenti di Pm10, giunti a quota 114 nel solo 2015». «Rimane tuttavia la sensazione - chiude Roberti - che la partita della Ferriera sia stata gestita nel peggiore dei modi dal sindaco uscente, che si è dimostrato incapace di imporre condizioni vincolanti agli investitori».

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 19 ottobre 2015

 

 

Arvedi “cede” la logistica della Ferriera

Verso l’esternalizzazione delle attività di banchina. I sindacati lanciano l’allarme. A giorni il confronto con l’azienda
Siderurgica Triestina conferma di voler rivedere le attività di movimentazione
Dovrebbe essere l’asset con maggiori potenzialità di sviluppo dell’intero complesso siderurgico di Servola e soprattutto secondo chi si batte per la chiusura dell’area a caldo potrebbe essere anche un eccezionale serbatoio per la crescita dell’occupazione. Non sarà però Siderurgica Triestina, società proprietaria, a gestire la logistica, cioé le movimentazioni, oggi in forte crescita perché a servizio di tutte le aziende del Gruppo Arvedi, sulla banchina della Ferriera. È passato un mese da quando i lavoratori hanno sentite chiare e inequivocabili le parole pronunciate all’assemblea del 22 settembre dal cavalier Giovanni Arvedi e poi riportate dai sindacalisti. «Ha prospettato la possibilità che le attività di banchina vengano esternalizzate a un’altra società», riferisce Cristian Prella (Failms). Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) conferma e spiega anche come nuove preoccupazioni stiano montando all’interno di un organico aziendale già fortemente provato da anni di continui problemi. «Immediatamente abbiamo chiesto un incontro ai vertici aziendali per avere chiarimenti su questa specifica questione che ci allarma non poco - spiega - e il fatto che non ci sia stato ancora concesso accresce l’ansia perché ci fa intuire che sotto possa esserci qualcosa di spiacevole». L’azienda interpellata ha fatto qualche ammissione. «É stata concepita una revisione dell’assetto attuale per rendere più efficiente e anche maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale la movimentazione interna dei materiali sui mezzi gommati e ferroviari - la dichiarazione rilasciata al Piccolo - i dettagli verranno comunicati ai rappresentanti sindacali in un incontro che si terrà probabilmente nella settimana entrante». Voci ufficiose riferiscono di venerdì 23 come data possibile. Per la fine di quest’anno è fissato il target di un traffico complessivo nel 2015 di due milioni di tonnellate di rinfuse solide. Ma un paio di decine di navi con decine di migliaia di tonnellate di materiali, dato l’improvvisa crescita del traffico dopo anni sottotono, sono state fatte arrivare e partire anche dalla vicina banchina dello Scalo Legnami. Walter Preprost, amministratore delegato di General cargo terminal la società che gestisce lo Scalo Legnami, nega decisamente che possa essere la sua società ad ampliare il proprio raggio d’azione fino alle movimentazioni sulla banchina di Servola. Tutta l’area è comunque in fermento perché a breve dovrebbero finalmente partire i lavori per la Piattaforma logistica che sorgerà proprio tra Servola e lo Scalo Legnami assieme ai quali potrebbe andare a costituire un unico megaterminal. «Il progetto industriale di Arvedi per Servola poggia su tre gambe - commenta Antonio Rodà (Uilm) - e cioé l’area a caldo, il laminatoio e la banchina. Se si taglia una rischia di saltare il tavolo perché le preoccupazioni si riferiscono sì alla sorte dei lavoratori oggi occupati nella logistica per i quali potrebbe non esserci certezza di passaggio nella nuova società, ma anche perché si rischia di indebolire l’assetto generale della fabbrica che deve far capo a un’unica società essendo oltretutto questi settori compresi all’interno di un unico perimetro». «Il Piano industriale vive dell’esistenza di tre segmenti - aggiunge Salvaneschi - ma non si è mai parlato di spacchettamento». In realtà un precedente c’è. Ancora il 9 settembre 2013 l’allora amministratore delegato di Siderurgica Triestina Francesco Rosato aveva affermato riguardo all’occupazione: «Alla fine ritengo che vi sarà posto per tutti perché non ci sarà un'unica società. Intenzione di Arvedi è infatti anche di sfruttare fortemente la banchina che verrà però gestita non dalla Siderurgica triestina, ma dalla Servola spa che esiste già. Una terza società, magari una di quelle già operanti nell'ambito del Gruppo oppure da costituire, dovrebbe infine occuparsi del settore delle lavorazioni a freddo. La Siderurgica triestina dunque gestirà esclusivamente la Ferriera». Una dichiarazione senza alcun seguito fino al mese scorso. Nel frattempo, il 23 luglio scorso, il Comitato portuale ha approvato un provvedimento di anticipata occupazione demaniale a Siderurgica Triestina per quanto riguarda la banchina e il retrobanchina. Un provvedimento senza scadenza che doveva aprire la strada a quella che sarà la concessione trentennale evitando che si continui a procedere con reiterate miniconcessioni estremamente limitate nel tempo e che permette alla società di pianificare e fare i cinque milioni di investimenti infrastrutturali sulla banchina stessa oltre che di programmare l’attività di sbarchi e imbarchi anche a lungo termine. La paura inconfessata o inconfessabile dei dipendenti è che lo smembramento in tre società renderebbe alla fine più semplice anche la chiusura dell’area a caldo con la liquidazione di Siderurgica Triestina e il mantenimento delle altre due realtà già precedentemente distinte.

Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 18 ottobre 2015

 

 

Restyling del Viale, scatta la nuova tranche
Stop al parcheggio selvaggio davanti al Rossetti. Prevista l’istituzione della Ztl. In primavera il via alla ripavimentazione
La rinascita di viale XX settembre come uno dei cuori pulsanti del centro storico triestino prosegue, un passo alla volta. Da adesso fino agli inizi del prossimo anno toccherà al tratto antistante il teatro Rossetti, che verrà riqualificato e adattato a un regime di zona a traffico limitato. È il più vistoso di una miriade di interventi, più o meno piccoli, che il Comune metterà in moto entro i primi mesi del 2016: tanti microcantieri che, fra nuovi parcheggi, messe in sicurezza, nuovi limiti di velocità, cambieranno la vivibilità di molte aree della città. Il Viale L'assessore comunale all'urbanistica Elena Marchigiani spiega il funzionamento dell'intervento sulla “rambla”" triestina: «Questa settimana contiamo di terminare i lavori di realizzazione delle conche e dello spostamento dei paletti nell'isolato compreso tra via Piccolomini e via Zovenzoni, ovvero quello davanti al teatro. Da lunedì prossimo saranno posati i nuovi pali e apposte le strisce della segnaletica verticale e orizzontale». A quel punto sarà fatta la ztl (zona a traffico limitato): con il suo avvento spariranno le auto che spesso e volentieri stazionano nell'area. Unica eccezione i parcheggi per disabili: tre verranno collocati a spina sul rialzo centrale del Viale, mentre uno verrà messo in via Zonvenzoni; in via Piccolomini sarà piazzato un parcheggio per i vigili del fuoco. Aggiunge l'assessore: «I parcheggi per disabili da due diventano quattro. La politica che adottiamo quando creiamo nuove ztl o zone pedonali è questa». Al contempo il cantiere si estenderà anche all'isolato compreso fra via Rossetti e via Piccolomini, che fungerà quindi da raccordo fra l'area già riqualificata del Viale e le sezioni nuove. La segnaletica di istituzione della ztl verrà posta a partire da lunedì prossimo, mentre gli interventi sulla pavimentazione stradale e sul verde saranno eseguiti entro marzo. Il presidente del teatro Rossetti Miloš Budin non nasconde la soddisfazione: «È una bellissima scelta. Quell'angolo di città, pur piccolo, vede la concentrazione dei cinema triestini e del suo teatro, dove ogni anno passano 150mila presenze. Così si valorizza la città intera, anche agli occhi dei turisti che, sempre più numerosi, arrivano da vicino e da lontano». Sosta motorini Come detto, nel carnet del Comune ci sono molti altri interventi pronti a partire da qui a breve. Uno è il piano di estensione dei parcheggi per i mezzi a due ruote: l'endemico problema del parcheggio si estende infatti anche ai motorini, tanto più se si considera che Trieste è da sempre una città di scooteromani. «Stiamo continuando ad aggiungerne di nuovi - spiega Marchigiani -. Entro l'anno ne creeremo lungo via San Spiridione e li istituiremo di nuovo in via Felice Venezian». Altri ne arriveranno attorno al comprensorio scolastico fra via Petronio e via Vittorino da Feltre, così come a Roiano e in altre zone della città. «La logica anche in questo caso non è togliere ma aggiungere posti - dice l'assessore - e al limite regolarne la disposizione». Via Cumano Un altro intervento molto atteso è la rimessa a nuovo di via Cumano, prevista tra fine anno e l'inizio del 2016: si tratta di una risistemazione importante perché la nascita del polo museale ha imposto nuove necessità all'area, soprattutto in fatto di parcheggi. I lavori prevedono infatti la regolamentazione degli spazi di sosta, sia per le auto che per i camper: i nuovi posti saranno collocati in modo da facilitare le manovre dei bus e da dare decoro all'area. Nell'ambito di questo progetto è già stata realizzata una nuova fermata per l'attraversamento. Sarà anche ridipinto il Pedibus. Zone 30 e residenziali C'è poi l'aspetto delle zone residenziali e con limite 30 chilometri orari. Da qui a breve dovrebbe partire la celebre “zona lumaca” nel centro di Prosecco, dove il limite sarà di 20 chilometri orari. Marchigiani specifica che l'intervento riguarderà soltanto il borgo storico e sarà volto a preservare l'incolumità degli abitanti: «Ovviamente non ci metteremo a rallentare il traffico sulle strade provinciali - dice - ma solo su quelle interne al paese: il rischio è che, come è accaduto finora, qualche automobilista prenda le vie del centro per scorciatoie e ci sfrecci a danno di chi ci abita». Per quanto riguarda la zona 30 di Opicina è stato presentato il bando alla Regione: «Entro novembre ci faranno sapere se cofinanzieranno l'intervento da 400mila euro. Non sarà solo un nuovo regime di traffico, ci saranno interventi infrastrutturali importanti». Interventi minori «Il piano del traffico non è soltanto grandi cantieri o chiusure di arterie principali - conclude l’assessore Elena Marchigiani - ma anche tanti piccoli interventi, in buona parte nati su sollecitazione dei cittadini o della polizia locale».

Giovanni Tomasin

 

E in città si moltiplicano le “zebre” a tutela dei pedoni
Un intervento minimo solo in apparenza è la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali. L'assessorato all'urbanistica si prepara a crearne di nuovi in molti punti della città nei prossimi mesi.

Spiega l'assessore Elena Marchigiani: «Prima di Natale dovremmo riuscire a concludere gli interventi di messa in sicurezza tra percorsi pedonali e attraversamenti protetti». Tra i primi rientra il contenuto dell'ordinanza emessa nei giorni scorsi, che prevede l’istituzione di una serie di attraversamenti pedonali zebrati in diverse località: il primo sarà in via Murat, immediatamente a monte dell'intersezione con via Hermet; il secondo in piazza dei Foraggi, di collegamento fra il rialzo della piazza ed il marciapiede che costeggia l’edificio contrassegnato dal civico 74 di viale d’Annunzio; il terzo in via di Scorcola, all’angolo con piazza Casali; il quarto in via Timeus, all’intersezione con via Slataper, in modo da garantire la continuità del percorso pedonale sul lato dei civici pari di via Slataper; il quinto in Strada di Fiume a valle dell’intersezione con via del Castelliere; il sesto verrà collocato infine in vicolo dell’Ospitale Militare, all’angolo con via Fabio Severo, in modo da garantire la continuità del percorso pedonale sul lato dei civici pari della via. «La continuità dei percorsi pedonali richiede continua attenzione, ma il più delle volte si può raggiungere con interventi anche minimi - afferma Marchigiani -. Tra la fine dell'anno e l'inizio del 2016 realizzeremo ulteriori attraversamenti a Monte Re, a Opicina, a Prosecco». Ci sono poi alcune zone della città in cui gli attraversamenti zebrati non bastano: l'intensità del traffico o la sua velocità media richiedono una struttura più consistente per garantire la sicurezza del pedone. «Puntiamo a mettere in sicurezza gli attraversamenti pedonali con i segnalatori luminosi - dice Marchigiani -. A breve lo faremo in Salita di Gretta, in via Udine all'uscita di via Tor San Piero, in via Fabio Severo. Il prossimo anno continueremo in via Valerio, via Flavia, su viale Miramare, in via Locchi e in via Revoltella». Questo genere di attraversamenti rinforzati rallentano il traffico restringendo leggermente la carreggiata, spiega l'assessore, «e consentono al pedone di attraversare una carreggiata alla volta, senza restare sospeso in mezzo alla strada». L'idea del Comune è di «collocarli su tutte le strade d'ingresso alla città, che di norma sono le più trafficate».

(g.tom.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 17 ottobre 2015

 

 

Sito inquinato in area Ezit - Scattano le analisi del suolo
La Regione approva il piano di caratterizzazione riferito ad un’area in cui operano 250 aziende. Corsa contro il tempo a Roma per scongiurare il dissesto dell’ente
Nuova tappa nel faticosissimo e lunghissimo iter della bonifica nel Sito di interesse nazionale (Sin) triestino. Una delibera, approvata ieri mattina dalla Giunta regionale, dà via libera ai cosiddetti “test di cessione”, primo livello di indagine sui terreni, nelle aree non ancora caratterizzate. Traducendo dall’intricato burocratese dell’argomento, si potranno iniziare gli esami sui 165 ettari del Sin, che non appartengono all’Ezit o a grandi operatori (come Teseco) ma nei quali operano 250 piccole aziende. Si tratta quindi di una notizia importante, perchè riguarda un terzo delle aree Sin sparso tra Canale navigabile e Noghere e un’ampia platea di micro-imprese, che finora, a fronte dei costi preventivati, non aveva ritenuto di metter mano al portafoglio per esami e analisi. «Finalmente - ha commentato l’assessore regionale Sara Vito - è possibile rendere operativo il progetto di caratterizzazione del Sin di Trieste». Adesso, su mandato della Regione Fvg e tramite Ezit, parte un cronoprogramma che comunque, ben che vada, si prolungherà per altri due anni. Le tappe principali prevedono innanzitutto disco verde dal ministero dell’Ambiente. Poi tra circa un mese avanti con il bando di gara per l’assegnazione dei “test di cessione”: considerando un paio di mesi per l’espletamento della procedura amministrativa, aggiungendo tre mesi per l’esecuzione del lavoro, è presumibile che gli esiti si avranno nella primavera del 2016. E così si sarebbe soddisfatta la prima porzione di obblighi di legge. Perchè dopo questi “test”, se risulteranno conformi,si passerà alla caratterizzazione vera e propria e successivamente all’analisi di rischio. Una sequenza interminabile che certamente farà riflettere chi quindici anni fa pensava che la bonifica del Sin avrebbe portato al territorio triestino vantaggi e risorse. Nonostante queste lungaggini, è una buona notizia che interrompe lo stillicidio di cattive novelle per Ezit, sballottato da una tempesta fiscale con onde alte 8,3 milioni di euro. Il presidente Stefano Zuban relazionerà sulla situazione gestionale e finanziaria dell’ente martedì alle ore 12 all’attenzione della commissione III del Consiglio comunale. A fronte del paventato dissesto finanziario dell’Ezit, è finalmente squillata l’allerta istituzionale a tutti i livelli. Se in Regione è lo stesso governatore Debora Serracchiani a essersi presa in carico il dossier, a Roma è Ettore Rosato, capogruppo democratico a Montecitorio, a studiare i possibili escamotage normativi per disinnescare la bomba tributaria. «Stiamo valutando - commenta dalla Capitale - gli strumenti utilizzabili per risolvere l’emergenza». L’approccio di Rosato è all’insegna della massima prudenza perchè «la vicenda è molto delicata e attiene il gettito dello Stato». Il capogruppo “dem” è in contatto con l’alta dirigenza dell’Agenzia delle Entrate, interlocutore indispensabile nella vicenda. L’esponente democratico non è persuaso che la Legge di Stabilità sia il contenitore preferibile per l’operazione, in quanto non prevede spazi per gli interventi “microsettoriali”, tipologia di intervento nel quale si iscrive il caso Ezit. Ma di una cosa Rosato è certo: «Bisogna muoversi il prima possibile».

Massimo Greco

 

 

Treni, in arrivo fondi europei per il Micotra - Allo studio il collegamento Villaco-Trieste
«Il servizio ferroviario transfrontaliero e la mobilità integrata treno-bici stanno registrando un crescente successo che trova riscontro nelle politiche europee. Per questo l’opportunità offerta da questo progetto europeo è un’occasione imperdibile per sperimentare l’implementazione del Micotra».

L’assessore regionale alla Mobilità, Mariagrazia Santoro, ha presentato alla giunta la delibera per l’adesione come partner associato al progetto europeo “Connect2Ce”. Il progetto, promosso dall’Iniziativa centro europea, ha un valore di 4 milioni e 200mila euro e include 14 partner provenienti da Italia, Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria e Repubblica Ceca. La Regione fornirà supporto alle Ferrovie Udine Cividale, responsabile di due iniziative pilota: una, per lo studio dell’estensione del treno Micotra (nella foto) tra Villaco e Udine fino a Trieste; l’altra, per l’integrazione del biglietto del treno con il bike sharing del Comune di Udine.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 16 ottobre 2015

 

 

Un biglietto turistico unico per i trasporti
Camminatrieste lancia la proposta di una “Mobilcastel” sul modello di quella esistente a Bolzano
Una “Mobilcastel”. Il presidente di Camminatrieste, Luigi Bianchi, ha già trovato il nome. Copiato da Bolzano (Mobilcard e anche Museumobil Card) che in Italia è stato il primo a introdurre un biglietto unico per il trasporto pubblico integrato. Un’idea nato a Monaco con le Olimpiadi del 1972 e poi diffusa in tutto il mondo. Meno che in Italia dove si è riusciti persino a spezzare i biglietti dei treni. A Bolzano, invece, con un solo biglietto si può utilizzare illimitatamente tutti i mezzi pubblici del Trasporto Integrato Alto Adige: i treni regionali, autobus, funivie, funicolare persino il trenino del Renon e l'AutoPostale Svizzera tra Malles e Müstair. Fantascienza per Trieste, ma anche per il resto d’Italia. Così che la proposta di biglietto turistico Trieste Castelli e Belvedere, avanzata ieri in conferenza stampa nella nuova sede operativa di Coped-Camminatrieste a Roiano (via Stock 9/a in coabitazione con Spi Cgil), rompe un tabù. L’idea è venuta al sindacalista Elio Gurtner (dirigente dello Spi Cgil) che ha lavorato nelle ferrovie e che a lungo si occupato di trasporti. Gli enti coinvolti sono la Provincia di Trieste e quella di Gorizia, i comuni di Trieste e Duino Aurisina, la Trieste Trasporto e l’Apt di Gorizia. «Pensiamo all’istituzione di un biglietto turistico sul percorso Piazza Libertà, San Giusto, Castello di Duino, Castello di Miramare, Obelisco, utilizzano il tra di Opicina. Il biglietto dovrebbe avere un costo accessibile e una durata di utilizzo dalla timbratura di 8 ore, in qualsiasi giornata sia utilizzato. Prezzo del biglietto di corsa semplice: 1.35 euro» spiega Gurtner. I mezzi utilizzati sono la linea 51 dell’Apt di Gorizia, il tram di Opicina e le linee 44, 42, 6 e 24 della Trieste Trasporti. L’intero percorso turistico si riesce a fare in circa quattro ore e comprende anche una passeggiata di mezz’ora nel parco di Miramare. «L’ho sperimentato di persone e funziona - spiega Gurtner -. Nulla osta che uno lo faccia in otto ore e si ferma fermando più tempo al Castello di Duino, a Miramare, a San Giusto o all’Obelisco». Non è escluso l’utilizzo del treno fino a Miramare coinvolgendo le Ferrovie. Un’ipotesi su cui lavorare visto anche la bellezza della stazione ferroviaria di Miramare che porta la firma di Massimiliano d’Asburgo. Nell’itinerario manca il castello di Muggia e le linee di trasporto marittime della Trieste Trasporti collegate al Delfino Verde. La proposta del biglietto turistico, accolta con entusiasmo da Carlo Genzo e Sergio Tremul, verrà inoltrata agli enti interessati. Un primo punto di partenza per poi allargare l’idea alle zone transfrontaliere come avviene a Bolzano, per esempio. «L’idea del biglietto unico dei trasporto integrati non è un’utopia - conclude il presidente Bianchi -. Partiamo con questa proposta. La Mobilcastel può essere l’inizio di una nuova filosofia dei trasporti. Basta copiare da Bolzano».

(fa.do.)

 

 

Il riciclo della differenziata vola al 99,3%
Tracciare la filiera del riciclo, dare garanzie sull’effettivo recupero della raccolta differenziata, rendere chiaro il processo che si attiva grazie allo sforzo dei cittadini e il contributo dell’azienda.

Sono questi gli obiettivi di “Sulle tracce dei rifiuti”, il report, giunto alla sesta edizione, con cui il Gruppo Hera illustra ogni anno i dati sull’effettivo avvio a recupero dei rifiuti raccolti in modo differenziato. A Trieste va a recupero quasi il 100% della raccolta differenziata: i numeri sono confortanti. I rifiuti raccolti in modo differenziato che effettivamente sono stati avviati a recupero sono pari al 99,3% del totale. Nel dettaglio, AcegasApsAmga, a Trieste ha destinato a recupero il 99,4% di sfalci e potature, il 98,4% di carta, il 99% di organico e ben il 100% di vetro, plastica, legno e ferro. In totale gli impianti coinvolti sono ben 188, gestiti da 167 aziende, 46 delle quali con sede nel territorio servito dal Gruppo Hera. I 188 impianti, con un fatturato totale di circa 10 miliardi di euro, occupano complessivamente 17.000 persone.

 

 

Le analisi Arpa “promuovono” le antenne di Chiampore
MUGGIA - Arpa conclude la prima campagna di rilevamenti sulle antenne e rileva - sostiene una nota del Comune di Muggia - «una situazione completamente mutata» rispetto al 2005. E Chiampore migliora - secondo il comunicato - anche sul piano paesaggistico.

Si è partiti con la demolizione di una prima antenna abusiva nell'abitato di Chiampore, vicino alla caserma dei Carabinieri. Una seconda è stata poi demolita nei pressi di via Vivoda. A queste sono seguite le due sul monte San Michele e quella nei pressi dell'abitato di San Floriano-Ligon. Una volta concluso questo passo si è contattata l'Arpa per una nuova misurazione dei segnali sul territorio da effettuare sia in banda larga (per verificare l'inquinamento complessivo) che in banda stretta (per verificare puntualmente l'inquinamento di ogni singola emittente) ai fini delle successive determinazioni di competenza del Comune di Muggia per la gestione del territorio stesso. «La necessità di verificare accuratamente le misure e di constatare il mantenimento degli esiti dei rilievi nel tempo ha comportato il prolungarsi dell'attività per un periodo di parecchi mesi, da aprile a settembre 2015», fa sapere l'Agenzia nella relazione tecnica nella quale emerge che già dai primi sopralluoghi la «situazione dell'esposizione è completamente mutata». Dal confronto delle misure con i limiti di legge si evince che in tutti i punti di misura risulta rispettato il limite di esposizione di 20 V/m ed il valore di attenzione di 6 V/m a parte due soli punti in cui risulta rispettato il limite di esposizione ma non il valore di attenzione (per solo 1 punto) e che saranno oggetto ora di ulteriori indagini finalizzate a caratterizzare nel dettaglio i livelli di campo elettrico. Basti pensare, per esempio, che al 9.05 V/m registrato in Località Chiampore nel 2005 si registra ora in 1.26 o che all'8.62 di Località Pisciolon c'è oggi 1.16 V/m. Soddisfatto il sindaco Nesladek.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 15 ottobre 2015

 

 

FIAB ULISSE - La ciclabile del Carso chiesta da 724 firme
TRIESTE  - Ben 724 firme in soli 5 giorni. Questo il significativo risultato ottenuto finora dalla campagna promossa dal gruppo Fiab Ulisse di Trieste, organizzazione che accoglie al suo interno quanti amano la bicicletta in tutte le sue espressioni, per sollecitare la Provincia ad attivarsi per sbloccare la ciclabile del Carso.

«Abbiamo aperto una raccolta di firme online - spiegano quelli di Ulisse in un comunicato – da indirizzare alla presidente dell’ente di palazzo Galatti, Maria Teresa Bassa Poropat e agli assessori al Turismo, Igor Dolenc, e alle Infrastrutture, Vittorio Zollia. Già 300 triestini l’hanno sottoscritta - aggiungono quelli di Fiab Ulisse - chiedendo che la giunta provinciale realizzi con urgenza il progetto esecutivo della ciclabile del Carso». La Provincia dispone dal 2009 di un finanziamento di 2.900.000 euro per la realizzazione della ciclabile del Carso, che dovrebbe portare da Monfalcone a Draga Sant’Elia e viceversa. Il progetto è stato bloccato in questi anni dal patto di stabilità. «Ma l’assessore regionale alle Infrastrutture, Mariagrazia Santoro - insiste il gruppo Fiab Ulisse - alla fine di settembre, poche settimane fa, ha garantito che, nel momento in cui la Provincia dovesse realizzare un progetto esecutivo della ciclabile del Carso, potrebbero essere aperti spazi finanziari straordinari, in grado di superare i vincoli del patto di stabilità e assicurare così la realizzazione dell’opera». L’obiettivo degli appassionati di Fiab Ulisse è quello di raggiungere le mille firme. «A quel punto - annunciano - una delegazione di ciclisti andrà a palazzo Galatti per consegnarle e verificare se nel frattempo siano stati fatti passi in avanti sulla strada di veder finalmente realizzata questa importante infrastruttura cicloturistica». Una prima risposta dell’assessore Zollia in realtà è stata fornita qualche giorno fa: «Abbiamo già chiesto alla Regione di aprire uno spazio finanziario eccezionale per poter realizzare la ciclabile del Carso - ha detto - ora siamo in attesa di risposta. Il progetto definitivo è pronto - ha aggiunto - e abbiamo già in parte superato i problemi espropriativi. Possiamo partire subito». Questo il link per sottoscrivere la petizione: www.change.org/p/sblocchiamo-la-ciclabile-del-carso.

Ugo Salvini

 

 

AGRICOLTURA - Il Comune ribadisce il no agli OGM

Due importanti iniziative sono state recentemente assunte dall’Amministrazione comunale di Trieste in ambito ambientale. Lo ha ricordato l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni intervenendo al convegno “Territorio come destino”, promosso dalla Deželna kmecka zveza e dalla Confederazione Italiana Agricoltori. I due provvedimenti riguardano «la contrarietà all’utilizzo di organismi geneticamente modificati» e «l’ordinanza firmata dal sindaco Cosolini, che semplifica e modifica le procedure per chi brucia direttamente, su terreni di proprietà, residui agricoli, forestali o di sfalci».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 14 ottobre 2015

 

 

SVILUPPO - “Lanciato” il Por Fesr da 230 milioni

Il vicepresidente del Fvg, Sergio Bolzonello, ha aperto l’evento di lancio del Programma operativo regionale del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Por Fesr) 2014-2020 nell’auditorium della Regione. Il Por Fesr ha una dotazione complessiva di oltre 230 milioni di euro, approvata a luglio dalla Commissione europea. La maggior parte delle risorse (91%) andranno a favore di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione (77,1 milioni), competitività delle piccole e medie imprese (75,9 milioni) e transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio (56,9 milioni).

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 13 ottobre 2015

 

 

L’ora delle bici nelle vie Mazzini e Imbriani
A breve la segnaletica che autorizzerà le due ruote a percorrere le corsie dei bus. Nuovi orari per il carico e scarico merci
L’assessore marchigiani Un passo avanti per il Piano del traffico nella direzione della mobilità sostenibile L’importante è che ora si rispettino le regole
Prima le bici e poi i pedoni. Via Mazzini prova con le due ruote. Il Piano del Traffico di Trieste, in attesa della sua completa attuazione, procede intanto “a pedali”. Tra qualche settimana sarà possibile percorrere in bicicletta le corsie bus di via Mazzini e via Imbriani. Il tempo di predisporre la segnaletica stradale verticale e orizzontale. L’ordinativo dei cartelli è già partito. Il 9 ottobre il Comune ha licenziato l’attesa ordinanza nata su richiesta dell’associazione di ciclisti urbani Fiab Ulisse. «L’amministrazione comunale è intenzionata a introdurre lungo la via Mazzini - piazza Repubblica e la via Imbriani, strade riservate al Trasporto pubblico locale, un’ulteriore deroga al vigente divieto di transito per consentire il passaggio dei velocipedi». E così sarà. Il 2 ottobre scorso la Trieste Trasporti, attuale gestore del trasporto pubblico ha espresso parere favorevole sul transito dei velocipedi «con la raccomandazione di intensificare i controlli su questi assi viari al fine di far rispettare rigorosamente le regole vigenti in tema di circolazione dei velocipedi di sosta dei mezzi adibiti alle operazioni di carico/scarico delle merci». L’ordinanza modifica, infatti, su richiesta delle categorie economiche (commercianti in primis) gli orari di carico e scarico merci in via Mazzini, piazza Repubblica e via Imbriani. I nuovi orari sono 5.30-9.30 e 13.30-15,30. «È un passo avanti atteso da tempo per il piano del traffico nella direzione della mobilità sostenibile. L’importante è che ora tutti si impegnino a rispettare le regole», ripete l’assessore alla Mobilità Elena Marchigiani, la “mamma” del Piano del traffico e ispiratrice del sistema ciclabile “Pi Greco”. «Era giusto - spiega l’assessore comunale - dare finalmente cittadinanza ai ciclisti in via Mazzini e in via Imbriani. Si tratta di anticipare delle linee del Piano del traffico. Inoltre siamo riusciti a definire le fasce orarie di scarico e carico delle merci». Il Piano del traffico, insomma, procede lento ma inesorabile. Il provvedimento prevede l’istituzione del divieto di sosta e di fermata a carattere permanente per tutti i veicoli sul lato dei civici dispari nel tratto di via San Spiridione compreso tra via Genova e piazza Sant’Antonio (i mezzi presenti in sosta abusiva nella zona di divieto saranno rimossi d’autorità). Ma non basta. Il provvedimento prevede anche l’istituzione di un’area di parcheggio riservata alla sosta dei ciclomotori a due ruote e dei motocicli ubicata sul lato dei numeri civici dispari nel tratto compreso tra via San Nicolò e via Genova. «Anche chi va in bicicletta ha dei diritti, ma deve rispettare anche le regole del codice della strada. E un impegno che abbiamo preso reciprocamente», specifica Marchigiani. I ciclisti sono molto soddisfatti. Avevano chiesto via Mazzini e hanno ottenuto anche via Imbriani. Federico Zadnich, responsabile mobilità urbana di Fiab Ulisse Trieste, aveva commentato con soddisfazione questa scelta dell’amministrazione comunale: «Le due vie oggetto di questo provvedimento fanno parte della rete ciclabile “Pi Greco” prevista dal nuovo Piano del traffico. Via Mazzini e via Imbriani, assieme a viale XX settembre e alla già progettata ciclabile di via Giulia, saranno il primo asse ciclabile della città collegando le Rive con il quartiere di San Giovanni. Sarà ora importante dare a tutto questo asse continuità e riconoscibilità per garantire a chi si muove in bici un percorso sicuro, comodo e veloce». È già disponibile un decalogo con i comportamenti che tutti gli utenti della strada dovrebbero rispettare per una positiva e sicura convivenza. «Pedalare nella corsia bus di via Mazzini è di gran lunga più sicuro che farlo tra furgoni, motorini e auto in Corso Italia», sostenevano i dirigenti di Fiab Trieste Ulisse. Provvedimenti di apertura delle corsie dei bus alle bici sono molti diffusi in Europa e anche in Italia, dove sono già applicati in 14 città tra cui Udine, Bologna e Siena. E via Mazzini aperta a breve alle biciclette è un primo passo anche per l’avvio del sistema di “Bike Sharing”.

Fabio Dorigo
 

 

«Trieste ciclo abile ossia a misura di bicicletta?

Con queste salite ? Con questo traffico? Già, sembra davvero complicato usare la bici a Trieste

Eppure altre città hanno i nostri stessi problemi ma l’uso della bici è sempre più diffuso ed incentivato. Perché ormai lo sanno tutti: la bici è economica, salutare, riduce i problemi di traffico e inquinamento urbano, migliora la qualità della vita in città e la sicurezza sulle strade». Ulisse Fiab è da anni che si adopera per promuovere l’uso della bicicletta in una città complicata come Trieste. Ora con il provvedimento di Via Mazzini ha conseguito un risultato importante. «Gli strumenti, sperimentati altrove con successo, sono molti: Ufficio biciclette, redazione del Bici Plan, promozione dell’intermodalità, e di parcheggi di interscambio - spiegano -. La mobilità ciclabile è finanziabile. Attraverso leggi nazionali, regionali e programmi europei. E molto si può fare anche senza grandi spese, sfruttando e razionalizzando l’esistente, e cambiando la nostra cultura, perché anche Trieste sia una città ciclo abile. Noi di Ulisse Fiab proviamo ad immaginare una città a misura di bicicletta. Cosa fare per promuovere l’uso della bici in città? Andare in bicicletta». Elementare.

 

 

Case e fattorie aperte a Draga Sant’Elia

Fattorie e case aperte a Draga Sant’Elia domenica dalle 10 alle 18 per “Draga in festa”, l’open day promosso per offrire i prodotti tipici e illustrare le attività dell’artigianato locale, con l’aggiunta di tavole rotonde, di escursioni a tema, di un mercatino, di attività ludiche e di spazi curati dalle associazioni con banchetti informativi e promozionali. Sono previsti anche menù vegetariani e vegani a pranzo e cena su prenotazione alla Locanda Mario (prenotazioni allo 040228193 o al 3341941414). L’evento, che ha nell’associazione Bioest il primo ente organizzatore, si svolge con il patrocinio di Regione e Famiglia Fvg.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 12 ottobre 2015

 

 

AMBIENTE - Una mappa per lo smaltimento rifiuti

La giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Ambiente Sara Vito, ha preso atto del “Piano regionale di gestione rifiuti.

Progetto di criteri localizzativi regionali degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti”, dando avvio al procedimento di Valutazione ambientale strategica. Vito spiega che il Piano definisce i criteri per l’individuazione da parte delle Province delle aree idoneee e non idonee: «Con questo documento definiamo le caratteristiche che queste aree devono avere. È uno strumento per fare chiarezza e facilitare il rapporto tra pubblico e privato».

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 11 ottobre 2015

 

Il ruolo della ricerca nella lotta all’amianto
In Porto vecchio il congresso regionale dell’Associazione esposti. Dodicimila i triestini iscritti al registro
Maggiore impulso alla ricerca, valorizzazione delle risorse e soprattutto un cauto ottimismo di fondo. Sono i temi emersi nel corso del III Congresso nazionale dell'Associazione Esposti Amianto del Fvg, ospitato ieri al Magazzino 26 in Porto vecchio con il titolo “Amianto: novità in tema medico, legale ed ambientale”. Al centro dei lavori il tema dell’importanza della ricerca, proposto da uno dei relatori del convegno, l'oncologo Luciano Mutti: «Effettivamente pare che si pensi alla ricerca in maniera più concreta, non solo civilistica o compensatoria, aspetto ora preso in esame maggiormente anche dalle stesse associazioni - ha premesso lo studioso -. Purtroppo ci sono ancora poche risorse al momento e poca possibilità di sviluppare conoscenze su forme di cancro relativamente ancora poco conosciuto. Abbiamo visto ad esempio come giusti investimenti nel campo del tumore alla mammella abbiano portato poi nel tempo a risultati significativi, elevati, e quindi non vedo - ha aggiunto Mutti - perché anche in questo campo non ci siano validi impieghi di risorse». Già, le risorse, e non solo di carattere finanziario. Accanto a tale aspetto (così come a quello dell'informazione) si pone l'altro tasto fondamentale che coinvolge la battaglia all'amianto e alle sue conseguenze in campo socio/industriale: «Serve una maggior preparazione specifica degli stessi ricercatori - ha ribadito Luciano Mutti - e questo unito ad una maggiore organizzazione, dico supporto da parte delle istituzioni e inoltre, purtroppo, una maggior competenza reale da parte dei componenti che determinano le scelte in questo campo». Solo ombre? No. Oltre all'impegno, speranze e mediazioni, il problema amianto riserva scampoli di fiducia, aspetto rilevato ancora da Mutti: «Al momento sono perplesso e proprio per il tema della distribuzione delle risorse - ha concluso il ricercatore - ma per il futuro, anche sulla base di alcuni segnali che arrivano da percorsi da ultimare, credo si possa aspirare a forme di cauto ottimismo». Sulla stessa linea improntata all'ottimismo anche gli interventi degli altri relatori del convegno, moderato dal professor Maurizio Cortale, con esponenti della Medicina del Lavoro e dell'Anmil (Associazione lavoratori mutilati sul lavoro) - Corrado Negro, Paola Michieli e Romeo Mattioli - e soprattutto quelli dei rappresentanti delle sedi nazionali Inail. Una presenza, la loro, che testimonia l’avvio di una nuova stagione all'insegna della cooperazione e della tutela in campo ambientale/lavorativo. Infine alcuni numeri. Stando alle stime di Aurelio Pischianz, presidente dell'Associazione Esposti Amianto, sarebbero 12mila i triestini iscritti al Registro esposti, di cui 3mila provenienti dallo sportello AEA, di questi un centinaio alle prese con monitoraggi e cure legate al mesotelioma, l'incidenza ancora maggiore.

(fr.c.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 10 ottobre 2015

 

 

Lotta alla fibrosi cistica - Pedalando per la ricerca con il tour di Marzotto
È partito da Trieste ieri il “Bike Tour-Pedalando per la Ricerca” di Matteo Marzotto, un itinerario che si snoderà nei prossimi giorni in altre città italiane fino ad arrivare a Genova, toccando tutte le sedi della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, di cui è cofondatore. L’imprenditore ha scelto come inizio del viaggio il capoluogo giuliano perché qui è nata da poco una sede della fondazione, avviata dalla giovane Alessandra West, una ragazza triestina che soffre di fibrosi cistica e che si batte in prima persona affinché della malattia si parli e soprattutto si dia spazio alla ricerca. Marzotto è arrivato in città giovedì, per partecipare a una cena benefica, alla quale hanno preso parte una sessantina di persone, tra le quali anche medici, ricercatori ed esperti del settore. Nel corso della serata ha più volte evidenziato l’importante lavoro che negli ultimi anni ha svolto la fondazione in tutta Italia, auspicando che si presti sempre più attenzione a una patologia che colpisce molte persone, ma della quale spesso non si parla, i cui sintomi e le conseguenze sono poco conosciute. La realtà fondata da Marzotto, Gianni Mastella e a Vittoriano Faganelli, ha raccolto finora 20 milioni di euro, destinati a 292 progetti, che coinvolgono 550 ricercatori. «Ma è fondamentale continuare su questa strada - ha sottolineato nel corso dell’evento - per sostenere tutte le persone che ancora lottano quotidianamente con la malattia e perché si riesca a raggiungere una cura efficace». Ieri mattina è partito ufficialmente il tour in bicicletta a Barcola, con una decina di cicloamatori triestini, che hanno deciso di accompagnare Marzotto per un tratto del suo viaggio, alcuni fino a Verona, prossima tappa. Nel lungo viaggio ci saranno anche Max Lelli, Davide Cassani, Fabrizio Macchi, Iader Fabbri, Stefano Garzelli «Sono molto soddisfatta dell’esito dell’iniziativa - spiega Alessandra West, responsabile locale per la fondazione - abbiamo avuto un ottimo riscontro, con tante persone interessate che hanno partecipato alla cena benefica e hanno voluto conoscere la fondazione. Dispiace un po’ non aver visto gli esponenti degli enti pubblici locali, ai quali abbiamo spedito l’invito. Speriamo che, magari in futuro, siano presenti. Aver avuto qui con noi Matteo Marzotto è stato molto utile, per testimoniare la nascita di una costola del sodalizio, che potrà diventare un punto di riferimento per i malati e le loro famiglie, per combattere insieme, con l’obiettivo di far conoscere la malattia e di sostenere a gran voce l’importanza della ricerca». Oggi e domani in piazza della Borsa ci sarà la vendita dei ciclamini, in concomitanza con tante altre piazze italiane, grazie al supporto di migliaia dei volontari. Informazioni sulla fondazione, sul bike tour e sugli obiettivi della onlus sono pubblicate sul sito fibrosicisticaricerca.it.

Micol Brusaferro

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 9 ottobre 2015

 

 

Scatta la gara ufficiale per Porto vecchio
Il Comune trova i contributi e avvia la caccia all’advisor. L’avviso sarà pubblicato la prossima settimana. Scelta entro l’anno
La caccia all’advisor chiamato a mettere a punto il miglior futuro possibile per Porto Vecchio è ufficialmente scattata. Ci sono ora pure i contributi, da 50mila euro ciascuno più Iva, di AcegasApsAmga e di Trieste Trasporti, per una base di gara da complessivi 170mila euro. L’obiettivo è individuare entro l’anno, spiega Roberto Cosolini, il consulente che supporterà Comune e Autorità portuale nell’impostazione, redazione, condivisione e approvazione del Piano strategico per la valorizzazione dell’area. La scelta finale, con il sindaco che già pensa al polo museale del mare come a una priorità, terrà conto in primis dell’aspetto qualitativo della proposta. La partita è strategica. E quella dell’advisor una tappa «non troppo meno importante della firma per la sdemanializzazione». Nell’ultima giunta sono state approvate le convenzioni che concretizzano il rinforzo chiesto alle due partecipate più importanti. I complessivi 100mila euro di AcegasApsAmga e Trieste Trasporti si aggiungono ai 70mila già resi disponibili dall’Autorità portuale e l’amministrazione comunale può ora avviare la procedura. L’avviso che verrà pubblicato la prossima settimana aprirà una fase a due step. Per una quindicina di giorni, e dunque nella seconda metà di ottobre, il Comune raccoglierà le manifestazioni d’interesse. A farsi avanti saranno società di progettazione e consulenza strategica che dovranno dimostrare il possesso di alcuni requisiti chiave: un fatturato «significativo» nell’ultimo triennio per progetti strategici, immobiliari e logistici, oltre che per incarichi di advisoring per trasformazioni urbane o riqualificazione di siti dismessi, e un curriculum che contenga negli ultimi cinque anni almeno due lavori di riconversione di aree urbane o portuali. Nell’avviso di gara si richiederanno inoltre professionalità di programmazione strategica, pianificazione urbana, analisi di mercati immobiliari internazionali, valutazioni d’impatto e del contesto socio-economico. «Sarà una selezione molto attenta – precisa Cosolini –. Puntiamo a una partecipazione di soggetti di grande affidabilità nazionale e internazionale». A novembre inizierà quindi la gara vera e propria «con le regole dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ma una valutazione complessiva che ci vedrà esaminare in particolare la qualità del dossier: dalle precedenti esperienze alla stesura del progetto, fino alle concrete modalità con le quali il soggetto intende collaborare». Una volta assegnato l’incarico (il sindaco assicura che ci si arriverà entro l’anno), il vincitore dovrà interagire con il Comune per stendere un Piano strategico «che inevitabilmente conterrà alcune idee di fondo già emerse dalle storie di pianificazione urbana su Porto Vecchio: dagli insediamenti scientifici alle marine per i megayacht, dai servizi di interesse pubblico alle attività turistiche». Cosolini non dimentica il polo museale del mare, «infrastruttura di interesse pubblico che potrebbe trovare una collocazione ottimale. Nessun altro avrebbe un contenitore simile in Italia, credo si tratti di una priorità». Più in generale la capacità che dovrà dimostrare l’advisor «sarà di adeguarsi alle potenzialità del sito, senza farsi mettere in difficoltà dalle criticità». La principale? «Porto Vecchio è un’area estremamente grande in una città di poco più di 200mila abitanti. Dev’essere chiaro che Trieste non è Barcellona, Buenos Aires o Città del Capo. Di qui l’opportunità di un ampio dialogo che consenta di definire condizioni, insediamenti, bacino di attrattività». Il sindaco, che annuncia fasi di incontro, scambio e ascolto con i portatori di interesse di Trieste, in risposta alle critiche di Italia Nostra sull’affidamento a un advisor esterno delle decisioni essenziali per lo sviluppo di Porto Vecchio, garantisce infine che «gli aspetti paesaggistici saranno sicuramente determinanti nel progetto» e che «il processo sarà assolutamente partecipativo», ma sottolinea che «si devono costruire concrete possibilità di ritorno di un simile investimento». L’advisor dunque «è scelta mirata». Il tutto nel quadro della trasparenza: «Contemporaneamente all’avvio della gara, nel sito di Rete Civica comparirà uno spazio specifico su Porto Vecchio. I cittadini vi troveranno i materiali e le notizie, gli avvisi e i documenti, ma potranno anche interagire e portare le loro proposte».

Marco Ballico

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 8 ottobre 2015

 

 

Poche due ruote a bordo. Il progetto Bikebus fa flop

Presenze inferiori alle aspettative. In bilico la riconferma della sperimentazione - Fiab in pressing sulla Provincia: «Va accelerato l’iter per la ciclabile del Carso»
Le stime di Zollia - I numeri sono parziali ma al momento non giustificano la spesa
Da “rivoluzione” tanto attesa (e acclamata) dai promotori della mobilità sostenibile a flop inaspettato. Quando mancano ormai solo pochi giorni alla fine della sperimentazione del BikeBus, che dal 15 aprile permette agli amanti delle due ruote e agli appassionati di ciclo-turismo di raggiungere il Carso dalla città portando la propria bici (gratuitamente) a bordo di un autobus della Trieste Trasporti, emergono le prime indiscrezioni sull’effettivo utilizzo del servizio da parte dei ciclisti. Utilizzo che sarebbe stato decisamente inferiore alle aspettative, tanto da far mettere in discussione un eventuale rinnovo del progetto nel 2016 da parte della Provincia. A lanciare l’allarme è la Fiab Trieste Ulisse, che in una lunga nota denuncia come siano a rischio «due tasselli fondamentali per il futuro del cicloturismo a Trieste»: il BikeBus, per l’appunto, e la ciclabile del Carso. A confermare i risultati finora poco incoraggianti del servizio intermodale autobus-bicicletta è lo stesso assessore provinciale ai Trasporti Vittorio Zollia: «È ancora presto per trarre delle conclusioni, dal momento che la sperimentazione si concluderà solo questo weekend e solo allora avremo i dati definitivi - spiega -. Quello che posso dire è che finora le presenze sono state al di sotto delle aspettative iniziali, non sufficienti, quindi, a giustificare un investimento di oltre 50mila euro. Quando avrò i dati definitivi, comunque, porterò una relazione in giunta e valuteremo se proseguire o meno l’anno prossimo». La Fiab Trieste Ulisse, però, invita la Provincia a «non chiudere prematuramente questa esperienza», ma a riproporla nel 2016 «attuando alcune azioni correttive che rendano l’investimento più efficiente». Azioni che, per l’associazione cicloturisti e ciclisti urbani, passerebbero attraverso una maggior promozione del BikeBus (a loro detta totalmente assente nell’anno in corso), la riduzione delle linee da due a una, la revisione della gratuità del servizio e l’ottimizzazione degli orari. Quello del BikeBus, però, non è l’unico punto dolente messo in luce dalla Fiab Ulisse. Sull’altro fronte, infatti, c’è la ciclabile del Carso da Monfalcone a Draga Santa Elia, per la quale la Provincia dispone dal 2009 di un finanziamento di 2,9 milioni. «Tutto si è arenato a causa del Patto di Stabilità e non è mai stato realizzato il progetto esecutivo» si legge nella nota della Fiab, che ricorda come l’assessore regionale Mariagrazia Santoro abbia affermato, nell’incontro pubblico del 20 settembre a Chiusaforte, che «nel momento in cui la Provincia di Trieste avrà un progetto esecutivo della ciclabile del Carso verranno aperti spazi finanziari straordinari». Da qui, l’invito alla giunta Poropat «a realizzare con urgenza il progetto dell’opera». Anche in questo caso la replica dell’assessore Zollia non si fa attendere: «Abbiamo già chiesto alla Regione di aprire uno spazio finanziario eccezionale per poter “aggirare” il Patto di stabilità e realizzare la ciclabile del Carso. Ora siamo in attesa di risposta. Abbiamo già pronto il progetto definitivo e abbiamo già, in parte, superato i problemi espropriativi. Possiamo partire subito. Certo è - conclude - che senza uno spazio finanziario “ad hoc” è impensabile sottrarre soldi alla manutenzione delle scuole per realizzare la ciclabile».

Elisa Lenarduzzi

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 7 ottobre 2015

 

 

Roma spiana la strada alla “nuova” Ferriera
Approvati i progetti di Arvedi per laminatoio e bonifica. Per l’avvio dei lavori manca solo il decreto dei ministri Galetti e Guidi
Poco meno di tre ore, dalle 11 alle 13.54 di lunedì scorso, per promuovere, con un elenco di prescrizioni, il “progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della Ferriera di Servola». Reindustrializzazione e bonifica potranno partire, l’accordo di programma - sottoscritto nel 2014 - sta quindi assumendo una veste operativa. Sono occorse cinque riunioni della Conferenza dei servizi presso il ministero dell’Ambiente - la prima si tenne nel gennaio di quest’anno - per consentire, in sede tecnica, il decollo del piano Arvedi dedicato allo stabilimento siderurgico triestino. L’ufficialità del via libera verrà comunque conferita dal decreto co-firmato dai ministri competenti, che sono Gian Luca Galletti (Ambiente) e Federica Guidi (Sviluppo economico). Con questo la realizzazione del laminatoio avrà il timbro finale. Attenzione però, puntualizza l’assessore comunale all’Ambiente, Umberto Laureni: il via libera riguarda la parte “nuova” del programma di rilancio, mentre proseguirà il confronto in Regione in tema di Aia (Autorizzazione integrata ambientale) riguardante gli impianti esistenti, sul funzionamento e sull’efficacia ambientale dei quali - come è noto - le pubbliche amministrazioni triestine vogliono tenere alta la guardia. All’appuntamento ministeriale in via Cristoforo Colombo n.44 erano presenti Roberto Shak e Daniele Bertuzzi per la Regione Fvg, Gianfranco Caputi per il Comune di Trieste, Fabio Cella per la Provincia, Fabio Rizzi per l’Autorità portuale, Francesco Zampetti per l’Ispra, Laura Schiozzi per l’Arpa. Al tavolo, inoltre, Siderurgica Triestina, azienda interessata, e Invitalia, emanazione del ministero dello Sviluppo Economico. A presiedere la riunione per il dicastero ospitante Laura D’Aprile. Come si evince dal profilo professionale dei partecipanti, il contenuto della riunione era esplicitamente tecnico. Con riferimento all’articolo 252-bis del Decreto legislativo 152/2006 la Conferenza ha ritenuto «approvabile» il progetto preparato dal gruppo siderurgico che fa capo all’industriale cremonese. Ma chiede una serie di ulteriori chiarimenti e interventi che arrivano al numero 42 nel verbale firmato lunedì mattina. Quarantadue punti che a loro volta si articolano in sei “contenitori”: misure di prevenzione; analisi di rischio; descrizione degli interventi di messa in sicurezza operativa e reindustrializzazione; descrizione degli interventi di messa in sicurezza operativa dei suoli; descrizione degli interventi di messa in sicurezza operativa delle acque di falda mediante barrieramento idraulico; piani di monitoraggio delle varie matrici ambientali. Questo, procedendo per titoli, è quanto riporta il verbale. Risulta un po’ curioso che il ministero dell’Ambiente abbia trasmesso alle 20.42 di lunedì sera un comunicato relativo a una riunione terminata alle 14, di oggettiva rilevanza per il territorio triestino. Tant’è che l’unica reazione ufficiale, a parte i chiarimenti di Laureni, è giunta dalla governatrice Debora Serracchiani, che si trova negli Stati Uniti, nel tardo pomeriggio di ieri. «Il progetto presentato dal gruppo Arvedi - osserva la presidente della Regione Fvg - segue un corso lineare, e ciò conferma che gli sforzi espressi dalla Regione per accompagnare il sito della Ferriera verso il risanamento e verso una reindustrializzazione sostenibile erano ben indirizzati». «La sinergia delle istituzioni - prosegue la dichiarazione - è stata finora molto importante, e continuerà anche in vista degli ulteriori interventi di riqualificazione ambientale dell’area, incluso l’ammodernamento dei sistemi anti-emissione che sono in capo all’azienda». Va ricordato che Serracchiani, con decreto del premier Matteo Renzi, è dal 7 agosto commissario straordinario per la bonifica del sito. La risorsa pubblica ammonta a 41,5 milioni. Infine il senatore Lorenzo Battista (Per le Autonomie) ha interrogato il ministro Galetti per sapere se le attività in corso nella zona dove sorgerà il laminatoio «facciano parte dei lavori già autorizzati oppure se rientrino tra quelli che ancora non hanno visto approvazione definitiva».

Massimo Greco

 

Elettra a rischio vendita, trattativa prorogata
Confronto aperto fino a metà novembre. L’azienda invita Siderurgica Triestina a chiudere l’accordo
Boccata d’ossigeno e segnali i positivi nella delicata vicenda della vendita della centrale di cogenerazione Elettra. A Milano, dove nella sede di Elettra Produzione è stata avviata lunedì la procedura per la mobilità dei dipendenti di Trieste, Piombino e Milano, il presidente Luca Ramella ha comunicato ai numerosi rappresentanti sindacali (fra cui le Rsu di Trieste e Piombino) che le trattative, sia con il Gruppo Arvedi sia quelle con la società inglese interessata a certe parti dell’impianto, proseguiranno fino al 15 novembre. Due settimane in più, dunque, rispetto alla scadenza del 31 ottobre, nota fino a ieri. E questo è un primo segnale che può essere interpretato nel senso che la faccenda è entrata nel vivo, per cui c’è bisogno di un supplemento temporale per chiarire tutti gli aspetti in vista della decisione finale. «Questa proroga è positiva, perchè permette ai soggetti coinvolti di coagulare gli sforzi verso l’esito auspicato», ha commentato la presidente della Regione Debora Serracchiani dagli Usa alla guida di una missione economica. Non va dimenticato che solo mercoledì scorso Serracchiani si è incontrata al ministero dello Sviluppo economico con il presidente Ramella e rappresentanti del gruppo Arvedi, dicendosi poi fiduciosa di riuscire a trovare una quadratura visto l’interesse già dimostrato dal gruppo di Cremona. E a quell’incontro potrebbe essere legato il secondo dato positivo che lunedì il presidente Ramella ha comunicato ai sindacalisti: venerdì scorso (due giorni dopo la riunione romana, ndr) Elettra Produzione ha inviato una lettera al Gruppo Arvedi proponendo di chiudere l’accordo, confidando che nel frattempo il Ministero dello sviluppo economico rilasci alla società cremonese l’autorizzazione all’autoproduzione di energia elettrica. «Il rilascio dell’autorizzazione - sottolinea Michele Piga, segretario provinciale della Filctem-Cgil, presente a Milano - è il punto di snodo della questione». Di fronte agli elementi comunicati da Ramella, Piga invita comunque alla cautela: «Non c’è la certezza - avverte - che il tutto si concretizzi, anche se l’impressione ricavata è che le trattative con Arvedi continuino. Siamo però sempre in attesa che Serracchiani convochi il tavolo sulla Ferriera, che il prefetto ha già sollecitato».

Giuseppe Palladini

 

 

Antenna a Prepotto, la resa del Comune
Il sindaco di Duino Kukanja chiude la questione: «Il contratto con la Wind è regolare». I residenti: «Noi non molliamo»
PREPOTTO Decisi ad andare avanti. Se sarà necessario, anche ricorrendo alle vie legali. I residenti di Prepotto hanno confermato di aver scelto la linea dura in relazione al problema dell’antenna ripetitore della Wind, che dovrebbe sorgere a pochi passi dal bosco che tradizionalmente ospita le sagre e le feste estive. Un nuovo e secco “no”, maturato nel corso dell’assemblea svoltasi l’altra sera con una folta partecipazione di persone, in gran parte appartenenti alla Comunella di Prepotto e Ternova. Le ragioni di questa volontà di opporsi al progetto della compagnia telefonica erano già state espresse nel corso del pubblico incontro che si era svolto sabato, sempre con una notevole partecipazione di residenti dell’altopiano. Nella nuova riunione sono state ribadite. «È troppo vicina alle case», hanno riconfermato i presenti, «è molto più alta del modello che era stato inizialmente proposto, perché si parlava di un manufatto di 9 metri, ora diventati 35», «contrasta con la vocazione turistica di tutto il Comune di Duino Aurisina e deturpa il paesaggio fatto di verde e alberi». Fin qui le ragioni dei cittadini. Ma la Wind è titolare di un regolare contratto, sottoscritto, per conto della Comunella, dal presidente, Francesco Briscek, poi dimissionario. «Un documento – spiega il sindaco di Duino Aurisina, Vladimir Kukanja – che, piaccia o non piaccia, pone fine a qualsiasi questione sul piano legale. La proprietà del terreno sul quale è destinata a essere collocata questa antenna è della Comunella – aggiunge – e il contratto firmato è regolare». Kukanja è altrettanto preciso nel definire la posizione del Comune: «Siamo estranei a questa vicenda – sottolinea – anche se qualcuno si ostina a chiamarci in causa. Quello sottoscritto fra la Comunella e la Wind è un regolare contratto fra privati, l’amministrazione non può intervenire. È noto del resto – aggiunge Kukanja – che il Piano antenne risale oramai al 2009, cioè alla precedente amministrazione e su quello non si può più discutere, è un atto ufficiale». Insomma le speranze dei cittadini di Prepotto sembrano legate a un filo. «Ma noi non ci arrediamo – dicono i residenti della zona interessata dal progetto – e vogliamo anche tentare, in via preliminare, un accordo bonario. Inviteremo i rappresentanti della Wind, il sindaco Kukanja, il presidente dimissionario della Comunella Briscek, il suo vice, che adesso ne fa le funzioni, Walter Skerk, a un incontro al quale ci presenteremo compatti e assistiti dal nostro legale, l’avvocato Andrea Crismani. Sappiamo che c’è un contratto – precisano – ma auspichiamo che la compagnia si renda conto che andrebbe contro all’intera popolazione di Prepotto». Una vicenda che rischia di andare per le lunghe. Da quando è montata la protesta popolare, la compagnia telefonica ha sospeso i lavori; per ora è stato ultimato soltanto il basamento. Dell’antenna per ora nemmeno l’ombra. Fra l’altro, c’è stata anche una denuncia perché di notte qualcuno, tempo fa, ha danneggiato alcuni elementi del basamento. I carabinieri di Duino Aurisina stanno indagando, ma per ora non ci sono state svolte decisive. Insomma, una situazione molto complessa e di notevole tensione. All’interno della Comunella serpeggia anche un certo malumore, in quanto sembra che soltanto i componenti del consiglio direttivo fossero a conoscenza della volontà della Wind di arrivare alla stipula di un contratto. Pare anche che le firme siano state apposte senza comunicare la relativa decisione ai soci, che sono una cinquantina. Molti di essi affermano che, se fossero stati messi nella condizione di dire la loro fin dall’inizio, si sarebbero subito opposti. Il presidente, che è piuttosto anziano, ha dato le dimissioni quando il problema è esploso in tutta la sua gravità. Per adesso, i residenti confidano nell’esito del prossimo incontro. Sempre che la Wind partecipi.

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 6 ottobre 2015

 

La Provincia dice “no” ai rigassificatori
La giunta accoglie gli emendamenti di Romita e boccia senza appello i progetti di Zaule e Monfalcone
La Provincia di Trieste ribadisce i suoi no al rigassificatore di Zaule e a quello di Monfalcone. È stato il consiglio provinciale di palazzo Galatti a riconfermare tali pareri ieri sera, con un voto unanime, espresso in blocco da maggioranza e opposizione. A favorire la sintonia fra centrosinistra e centrodestra, la decisione dell'assessore Vittorio Zollia di fare propri due emendamenti apportati al testo originario della sua delibera e presentati da Massimo Romita, consigliere del PdL. All'ordine del giorno c'era da votare sulla delibera in relazione al Rapporto ambientale di Vas del Piano energetico regionale. Nelle premesse del documento, Zollia ha proposto osservazioni che parlano di "inserimento di un cronoprogramma e di un insieme di obiettivi quantitativi, collegati con i corrispondenti indicatori misurabili, per la verifica dei risultati di efficacia e per le performance ambientali del Piano, di criteri di ammissibilità per l'inserimento territoriale degli impianti e delle altre infrastrutture energetiche, di obiettivi quantitativi di riduzione delle emissioni inquinanti e alteranti del clima, con verifica delle eventuali necessità di aggiornamento dei piani regionali in materia di tutela delle acque, aria e suolo, di periodicità di rinnovo e attualizzazione del Piano stesso". Ma i temi caldi erano ovviamente quelli concernenti i due rigassificatori. Su quello di Zaule, Zollia ha ricordato, nel testo della delibera, che «la scelta regionale di non autorizzare sul proprio territorio il rigassificatore on-shore risulta in sintonia con l'espressa contrarietà deliberata dai competenti organi provinciali, cui hanno fatto seguito anche puntuali azioni di tutela in sede giudiziaria tutt'ora pendenti». Per quanto riguarda invece il cosiddetto mini rigassificatore di Monfalcone, Zollia ha fatto proprio l'emendamento proposto da Romita che aveva chiesto fosse aggiunta la precisazione che afferma che «sul progetto Smart Gas la Provincia si è già espressa non favorevolmente». Lo stesso testo è stato aggiunto anche nelle premesse della delibera. Soddisfazione per l'intesa, maturata fra maggioranza e opposizione nel corso di una veloce riunione dei capigruppo, indetta prima del voto, è stata poi manifestata da Claudio Grizon, capogruppo del PdL, e da Giorgio Ret, dell'omonima lista.

(u.s.)

 

 

Ok al piano di riqualificazione della Ferriera
La Conferenza dei servizi, tenutasi ieri nella sede del Ministero dell'ambiente a Roma e dedicata all'approvazione del progetto integrato di riqualificazione ambientale e industriale dell'area di Servola, a Trieste, «ha ritenuto approvabile il progetto presentato da Siderurgica Triestina».

Lo rende noto un comunicato dello stesso Ministero dell'ambiente e della Tutela del territorio e del mare. La decisione è arrivata, prosegue la nota, «dopo una fitta interlocuzione tecnica avviata dai ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico, in collaborazione con la Regione Friuli-Venezia Giulia, grazie al supporto di Ispra, Istituto superiore di Sanità, Arpa Friuli Venezia Giulia, Azienda sanitaria triestina». A breve, illustra il comunicato, è previsto il via libera all'avvio delle opere, con decreto a firma dei ministri Gian Luca Galletti e Federica Guidi, il primo di approvazione di un progetto che integra gli interventi di risanamento ambientale con quelli di reindustrializzazione, ai sensi dell'articolo 252 bis del Codice dell'ambiente. Si accelerano dunque i tempi degli interventi, almeno in parte, previsti dal progetto di rilancio dell’industria triestina. Nei giorni scorsi per la Ferriera di Servola erano stati indicati, da parte aziendale, alcuni interventi parte di un piano di risanamento e “abbellimento” dello stabilimento che prevede tra l’altro anche la sistemazione di alcune aree “verdi” e circa 200 nuovi arbusti e piante.

 

 

Depuratore di Servola in funzione dal 2017
Il maxi impianto diventerà operativo già da gennaio. Bacino d’utenza di 190mila residenti. Spesa complessiva 52 milioni
Il depuratore di Servola entrerà in funzione nel gennaio 2017 e, se questo cronoprogramma sarà rispettato, la procedura d’infrazione ambientale, “sparata” dalla Commissione Ue nel 2008, verrà finalmente superata. La conclusione definitiva dell’opera avverrà entro il 2018. Sono 190 mila i residenti interessati a quello che sarà l’impianto più grande del Friuli Venezia Giulia . I lavori di bonifica nel sito ex Scalo legname sono già stati ultimati e sono stati asportati idrocarburi, amianto ecc. su una superficie di 20 mila metri quadrati. Nel giro di una ventina di giorni partirà il cantiere vero e proprio, dove opereranno le quattro aziende che hanno vinto la gara con l’offerta economicamente più vantaggiosa. Si tratta di Veolia, Degramont, Riccesi, Cmb: le prime due si occuperanno della parte impiantistica, l’altra coppia si concentrerà sui lavori edili. L’importo complessivo arriva a 52,5 milioni, 8 milioni hanno coperto i costi di bonifica, per cui adesso ne verranno impiegati oltre 44: 30 milioni giungono dai fondi Ue per lo sviluppo e la coesione, una quindicina dalla Regione come da delibera giuntale 639/2014. Grandi, metaforiche pacche sulla schiena ieri mattina nell’ex palazzo lloydiano in piazza Unità, dove Regione Fvg, gruppo Hera, enti locali triestini hanno riepilogato i termini del progetto. Con un generale sospiro di sollievo, «perchè - ha compendiato il sindaco Roberto Cosolini - un esito favorevole non era affatto scontato e perchè fino al 2013 tutto era ancora in stallo». Per l’utility che ha il quartier generale a Bologna e che controlla AcegasApsAmga, era presente l’amministratore delegato Stefano Venier, cui premeva inserire l’operazione Trieste nel quadro di un più ampio intervento risanatore dell’Adriatico settentrionale. Calcolando Servola, il depuratore Santa Giustina di Rimini (potenzialità per 560 mila abitanti) e l’impianto di Cà Nordio al servizio del territorio padovano (200 mila abitanti) - ha spiegato il manager di Hera - saranno investiti circa 230 milioni: la gran parte (154 milioni) riguarda la costa romagnola. A sostegno di questo inedito gemellaggio all’insegna dell’Amarissimo, una sorta di video-messaggio con la partecipazione del primo cittadino riminese Andrea Gnassi. La media nazionale stima un investimento pro-capite di 30 euro nel ciclo idrico, a Trieste «questa opera sfidante - ha concluso Venier - innalzerà per un quinquennio il livello a 90 euro». Dal punto di vista tecnico la descrizione progettuale è stata appannaggio del direttore generale di AcegasApsAmga, Roberto Gasparetto, che ha sequenziato in sette passaggi l’esecuzione dell’intervento: nuova grigliatura fine, nuova vasca di prima pioggia, nuovo trattamento primario, su pacchi lamellari e sedimentazione fanghi, trattamento biologico con nitrificazione su biofiltri, trattamento biologico con predenitrificazione su biofiltri, trattamento biologico con defosfatazione post-denitro su biofiltri, disinfezione finale a Uv. Il progetto viene considerato unico nel suo genere in Italia e la novità più rilevante riguarda il trattamento biologico a terra. Onori di casa a cura dell’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito. Tre i punti dirimenti sottolineati nella sua introduzione: il nuovo depuratore è importante sotto il profilo ambientale perchè realizzato con tecnologie innovative; è importante sotto il profilo dei rapporti con Bruxelles, perchè verrà a capo di una procedura che si trascina da 7 anni; è importante sotto il profilo economico perchè muove risorse, attiva l’indotto, rianima l’occupazione. Vittorio Zollia, assessore provinciale all’Ambiente, ha evidenziato il buon risultato della collaborazione pubblico-privato, che ha consentito di accostare bonifica dei terreni e nuovo impianto.

Massimo Greco

 

Riduzione Tari 2016 per compostaggio, domande entro il 30
Compostaggio e altri comportamenti virtuosi: come produrre meno rifiuti e pagare meno Tari.

Una città più pulita e più vivibile passa anche attraverso i comportamenti virtuosi dei suoi abitanti, e uno di questi è sicuramente il compostaggio domestico dei rifiuti. Il Comune di Trieste dimostra concretamente la propria volontà di premiare tali comportamenti accordando una riduzione del 20% sulla tassa rifiuti (Tari) ai cittadini che dimostrino di aver avviato l’autocompostaggio domestico dei rifiuti organici e il successivo impiego sul posto del compost (fertilizzante) ottenuto. Lo scopo è quello di riconoscere direttamente al cittadino i vantaggi economici che derivano da una minore attività di produzione e smaltimento rifiuti. Per aver diritto alla riduzione sulla Tari 2016 è necessario presentare a Esatto l’apposita richiesta entro il 30 ottobre prossimo. È importante assicurarsi di possedere una compostiera e non una semplice pattumiera, seppur idonea alla raccolta differenziata. Per beneficiare della riduzione Tari basta scaricare e compilare il modulo per la richiesta che si trova sul sito esattospa.it e allegare allo stesso uno scontrino fiscale, ricevuta o fattura che dimostri specificatamente l’acquisto di una compostiera (“scontrino parlante”). In alternativa, è possibile allegare alla richiesta una documentazione fotografica della compostiera se già la si possiede. La riduzione è riservata alle sole utenze domestiche. Coloro ai quali sia stata accolta la richiesta presentata nel 2014 per usufruire della riduzione sulla Tari 2015, otterranno automaticamente la riduzione del 20% anche per il 2016 e non dovranno quindi presentare ulteriore domanda. In caso di cessazione del compostaggio domestico, è necessario darne comunicazione agli uffici di Esatto. Sul tema, Esatto promuove un incontro aperto a tutti i cittadini nella giornata di lunedì 12 ottobre, nella propria sede di piazza Sansovino 2, dalle 17.30 alle 19.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 5 ottobre 2015

 

 

AMBIENTE Depuratore Servola, arriva l’ad di Hera

Con l’avvio del terzo stralcio dei lavori per la costruzione del nuovo depuratore di Servola, entra nella fase cruciale il progetto che, come ricorda la Regione, consentirà di disporre di «un impianto intelligente in grado di dialogare con il mare» di archiviare «la nota procedura di infrazione comunitaria».

Lo stato di avanzamento lavori, e il più ampio progetto del Gruppo Hera per la salvaguardia del Nord Adriatico, saranno illustrati oggi, alle 11, nel palazzo della Regione di piazza Unità a Trieste, alla presenza dell’ad del gruppo Hera Stefano Venier. Parteciperanno Sara Vito, Roberto Cosolini e Vittorio Zollia.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 4 ottobre 2015

 

 

Depuratore di Servola a nuovo tra due anni
Consegnato ad AcegasApsAmga il progetto esecutivo. Nel giro di un mese l’apertura del cantiere
L’operazione “messa in regola e potenziamento” del depuratore di Servola entra nella fase decisiva. Nel giro di un mese si aprirà il grande cantiere che entro due anni (il capitolato d’appalto prevede 730 giorni consecutivi) dovrà realizzare gli interventi per potenziare l’impianto e metterlo in regola con le norme europee, superando così la procedura d’infrazione aperta a suo tempo dall’Ue. L’investimento complessivo ammonta a 52,5 milioni, 30 dei quali di fondi europei garantiti da un accordo quadro tra la Regione e i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. Una tappa decisiva nel rispetto dell’articolato cronoprogramma è stata segnata nei giorni scorsi: il raggruppamento temporaneo di imprese guidato da Veolia Water Technologies Italia, che ad agosto aveva vinto la gara d’appalto per la progettazione esecutiva e la costruzione del terzo lotto, ha consegnato il progetto ad AcegasApsAmga. I tecnici della multiutility sono già al lavoro per esaminare i ponderosi elaborati e ottenere tutte le necessarie autorizzazioni. Una complessa serie di procedure che va espletata entro 45 giorni dalla consegna del progetto. Parallelamente l’Arpa e la Provincia sono chiamate ad accertare e approvare il completamento del secondo stralcio del complesso intervento, cioè la bonifica dei 27mila metri quadri allo Scalo Legnami necessari all’ampliamento del depuratore, che nel 2012 il Comune ha avuto in concessione dall’Autorità portuale. Bonifica che, essendo l’area inserita nel Sito inquinato di interesse nazionale, oltre all’eliminazione dell’amianto dalle tettoie demolite ha riguardato il terreno e la falda acquifera, con la costruzione di una barriera idraulica per la captazione e il trattamento delle acque. Completati tutti questi adempimenti, agli inizi di novembre al raggruppamento temporaneo di imprese, di cui fanno parte anche Degremont di Milano, la cooperativa CMB di Carpi e la triestina Riccesi, verrà dunque consegnato il cantiere. E scatteranno i 730 giorni per portare a termine il progetto. Fra i numerosi interventi legati all’operazione-depuratore figura anche l’allacciamento alla rete cittadina delle fognature di Barcola, che da anni confluivano nel depuratore situato nell’ex Dazio. Gran parte della posa delle tubature, effettuata a lotti e sospesa nei periodi estivi per non intralciare eccessivamente il traffico, è stata effettuata. Per completare l’allacciamento mancano pochi tratti: quello sotto il cavalcavia ferroviario in viale Miramare, uno in Largo Roiano, e un tratto di 500 metri nei pressi della Salita di Cedassamare. Opere, queste, che partiranno subito dopo la Barcolana (si è atteso per ragioni di viabilità) e che dovrebbero essere concluse entro l’anno.

di Giuseppe Palladini

 

Discariche in carso - Vasche da bagno, lamiere e amianto nel “ventre” della grotta di Gropada

Il suo ripristino ambientale è l’obiettivo della Federazione Speleologica regionale
TRIESTE «Tira! Recupera! Lasca!». Sono le voci degli esperti “grottisti” che risuonano nel bosco di Gropada a scandire il ritmo della pulizia del Pozzo Mattioli: una cavità ampia che, come tante altre del Carso triestino, è stata utilizzata per decenni come discarica. Il suo ripristino ambientale è l’obiettivo della Federazione Speleologica regionale per le giornate nazionali della speleologia (ieri e oggi, ndr) promosse in tutto il Paese dalla Società speleologica italiana. I volontari, uomini e donne, circa una trentina, sono qui dalle 8 del mattino. Sei di loro sono a 25 metri di profondità, dove tagliano i “rudinazi”, le macerie in triestino, in modo sia più facile tirarli fuori dal pozzo verticale con un sistema di paranchi, una tecnica del soccorso speleologico che permette il recupero dei pesi in sicurezza grazie a due carrucole. Instancabile Furio Premiani presidente della Federazione speleologica FVG, è stato il primo ad arrivare. Si scherza. Si fanno battute. E si fa fatica. Incredibile cosa viene fuori da quest’inghiottitoio naturale, decine e decine di metri cubi di materiali: una vespa, due vasche da bagno, pezzi di due automobili, il cassone di un Piaggio Ape, bombole gas, reti metalliche, pneumatici. E c'è amianto. Alle 10 del mattino arrivano l'Assessore regionale all’Ambiente Sara Vito accompagnata dal consigliere di Sel Giulio Lauri. Vito che lo scorso luglio aveva convocato il tavolo tecnico sull'inquinamento delle grotte del Carso dichiara: «Entro ottobre si terrà un secondo tavolo. I gruppi speleo dovranno avere un ruolo da protagonisti, in collaborazione con gli uffici regionali, gli esperti dell’Arpa e del Comune di Trieste per raggiungere l'obiettivo dell'elaborazione di un piano di rilevamento delle condizioni delle grotte e successivamente di un cronoprogramma di pulizia/ripristino delle cavità in regione». Premiani ricorda che «Pozzo Mattioli è solo una delle tante cavità a versare in queste condizioni». Sul Carso triestino sono presenti 2760 grotte, di cui circa 400 problematiche dal punto di vista ambientale: 24 inquinate in modo pesante (con idrocarburi, medicinali, amianto), 133 colme di rifiuti e 243 ostruite con materiali. Il fondo della “Caverna presso la 17 VG” è riempita da un lago di idrocarburi e sotto scorre il Timavo. Tutto è registrato nel catasto regionale delle grotte. Sono uomini come Giorgio Nicon, uno dei veterani della speleologia triestina che qui tutti chiamano Jure, capaci di trovare gli indizi di una cavità, annotarne le coordinate e tornare per allargare i buchi. Nicon ne ha scoperte più di 400, ha iniziato a quattordici anni e non ha più smesso. Ma se ai volontari, gli unici a controllare tutto ciò che è stato occultato per decenni nella pancia del nostro Carso, chiedi i nomi rispondono con quello della propria sezione: Commissione Grotte Eugenio Boegan, Gruppo grotte Carlo Debeljak, Gruppo Speleologico San Giusto, Società Adriatica di Speleologia.

Lorenza Masè

 

 

Prepotto dichiara guerra all’antenna
Decine di residenti in piazza per dire no all’impianto Wind davanti al bosco dell’area feste: «Ricorreremo in tribunale»
PREPOTTO È rivolta a Prepotto. I residenti non vogliono sia alzata l'antenna ripetitore della Wind, un colosso di ben 35 metri, che dovrebbe sorgere davanti al bosco che da anni ospita le sagre estive. Ieri, per manifestare la loro ferma volontà di percorrere tutte le vie legali, pur di impedire che il progetto possa essere portato a termine», si sono radunati in tanti, almeno una settantina di persone, proprio davanti al basamento sul quale dovrebbe poggiare l'antenna, realizzato su un terreno di proprietà della Comunella di Prepotto e Ternova. Alcuni portavoce del Comitato spontaneo, nato con il preciso obiettivo di resistere alla Wind, hanno spiegato i motivi del no. «Innanzitutto l'antenna sarebbe sgradevole come impatto visivo - hanno detto -, elemento che contrasta con la vocazione agrituristica di Prepotto. C'è poi il drammatico problema dell'inquinamento elettromagnetico che si originerebbe in un'area dove già esiste un'altra antenna, peraltro a ridosso delle case. Il punto scelto per alzare il ripetitore - hanno continuato gli esponenti del Comitato - è a pochi passi dalla sede dell’associazione “Vaska Skupnost”, da anni artefice di numerosi eventi, molti dei quali si svolgono proprio nel bosco, al cui ingresso si vorrebbe costruire l'antenna». Il Comitato ha già una quarantina di iscritti, convinti nel dire che «l'amministrazione comunale di Duino Aurisina è stata latitante». A rappresentarla ieri è intervenuto il vicesindaco, Massimo Veronese, il quale ha ricordato che «il piano comunale delle antenne è datato 2010, ha perciò cinque anni. Esistono dunque i presupposti per rivederlo». Resta il fatto che la Wind è possesso di un documento firmato dal presidente, oggi dimissionario, della Comunella, Francesco Briscak, in base al quale l'antenna può essere realizzata. La compagnia è titolare di un contratto che le permette di costruire l'antenna. «Ma noi non ci stiamo - ha ribadito il Comitato - e vogliamo che il Comune sia al nostro fianco in questa battaglia, come fece nel 2007 quando, in un’analoga situazione, aiutò con buoni risultati i residenti di Precenicco che ottennero la cancellazione del progetto che prevedeva un'antenna vicino alle loro case». «Faremo il possibile - ha promesso Veronese - del resto fin dall'inizio avevamo informato i responsabili della Comunella». «È mancata la comunicazione», ha ribattuto Edvin Forcic, consigliere comunale dell'Unione slovena. Ma la ricerca delle responsabilità a questo punto conta poco, l'importante per i cittadini di Prepotto è arrivare a una soluzione condivisa. Per cercarla è stato fissato un nuovo pubblico incontro domani sera alle 20, nella sede della Vaska Skupnost.

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 3 ottobre 2015

 

 

Apre il parcheggio nel colle di San Giusto
Al via da lunedì la consegna dei posti auto già venduti. Ai due livelli inferiori 312 stalli a pagamento. Tariffa da 1,50 euro
La lunga attesa è finita. Dopo quasi quattro anni di lavori, il Park San Giusto può finalmente aprire i battenti. Il maxi-parcheggio interrato nel cuore della città, realizzato attraverso uno scavo nella pancia del colle, sarà a tutti gli effetti operativo nei prossimi giorni. Già lunedì partirà la consegna dei posti auto ai rispettivi proprietari. Sono 734 complessivamente i parcheggi ricavati all’interno della struttura, i cui lavori sono partiti all’inizio del 2012 con un investimento di 42 milioni di euro. In corso d’opera sono state superate una serie di problematiche che hanno inevitabilmente dilatato i tempi del cronoprogramma originale, tra cui la scoperta durante gli scavi di numerosi reperti archeologici, l’ultimo in ordine di tempo appena un paio di giorni or sono. Le rifiniture Completata la parte interna al parcheggio con la sistemazione della segnaletica e della cartellonistica di sicurezza, si lavora ormai solo sulle rifiniture dell’area di accesso esterna. Sono state sistemate le colonnine e le sbarre per l’ingresso destinato alle vetture (due corsie in entrata ed altrettante in uscita), mentre a fianco ci sarà l’accesso pedonale. I proprietari dei box e posti auto, come spiega il responsabile del cantiere Luca Scuracchio, potranno usufruire di un badge di identificazione personale mentre chi utilizzerà i parcheggi a rotazione ritirerà il tagliando per il pagamento. Operativa anche la palazzina centrale, dove trovano posto sia gli uffici tecnico-amministrativi che la sala quadro comandi. L’area esterna è stata pavimentata con calcestruzzo stampato che produce un effetto pietra, mentre resta da completare l’area verde con le aiuole fiorite. I numeri La portata dell’intervento di Park San Giusto, un’opera ingegneristica unica nel suo genere in Italia e seconda in Europa dopo quella realizzata a Salisburgo, viene evidenziata dai numeri. Sono cinque i livelli del parcheggio (tre dei quali sotterranei) che raggiungono oltre 70 metri di profondità, per un volume dello scavo pari a 160 mila metri cubi. Due le caverne scavate nella roccia per 123 metri di lunghezza, 74 di larghezza e 19 di altezza. I livelli, contrassegnati da diversi colori, sono collegati da corsie trasversali e da due rampe di accesso percorribili a senso unico. A lavorare nella struttura una media di 80 operai al giorno, con punte di 140, e turni di 24 ore al giorno nei momenti più delicati dell’intervento. Il materiale raccolto dalla scavo è stato portato a San Giorgio di Nogaro: 12.500 i viaggi effettuati sui bilici a coprire una distanza pari a 6 volte quella tra la Terra e la Luna. I parcheggi Sono 734 i parcheggi complessivamente ricavati, un numero leggermente superiore a quello previsto in origine, dei quali una decina riservati ai disabili. Nei primi tre livelli trovano posto 388, tra box e posti macchina, destinati al mercato privato (venduto ad oggi il 95 per cento del totale). Ai due livelli inferiori ci sono 312 stalli a rotazione per la sosta pubblica a pagamento, con tariffe appena inferiori ai parcheggi in superficie della zona (ipotizzabile 1,50 euro all’ora). Infine sono 34 i posti riservati al Comune. Gli ascensori A fare da collegamento tra i due ingressi al parcheggio (via Teatro Romano e Colle di San Giusto) due ascensori da 10 posti, cui si aggiungono due elevatori interni. A ravvivare la struttura, ci sono i “murales” realizzati dall’artista Davide Comelli, che raccontano per immagini colorate e in bianco e nero la storia dell’automobile, ma anche quella della città e del suo Porto, accompagnati da una serie di pannelli che contengono notizie storiche tradotte anche in inglese. L’area attigua al tunnel pedonale sarà adibita a mostra permanente nella quale troveranno posto i video e le fotografie che ripercorrono la storia dello scavo. «Abbiamo superato delle difficoltà oggettive che hanno comportato qualche ritardo ma adesso ci siamo - afferma Franco Sergas, presidente Park San Giusto -. Un’opera particolare, complessa e moderna che va a riqualificare l’intera zona e che si pone a servizio di tutta la città».

Pierpaolo Pitich

 

 

Stop alla raccolta di molluschi nel golfo

Blocco disposto dall’Azienda sanitaria dopo gli sforamenti nelle concentrazioni di tossine da Muggia fino a Santa Croce
l’allarme sicurezza Occhi puntati sui valori fuori norma dell’acido okadaico Ingerito in grandi quantità può provocare gravi disturbi intestinali

MUGGIA «Sospensione temporanea e cautelativa di raccolta, commercializzazione, trasformazione, conservazione e immissione al consumo dei molluschi bivalvi vivi» estratti dalle acque di Muggia nonchè in tutte le zone di produzione del golfo di Trieste fino a quando non risultino ripristinate le condizioni di idoneità biologiche. Recita così la ordinanza dell'Azienda sanitaria sulla situazione delle acque triestine nelle quali sono risultati fuori norma i valori di acido (okadaico) ed è stata registrata la presenza di una possibile tossina algale. Il blocco della raccolta di cozze, vongole, capesante, ecc., imposto dall'Azienda riguarda l'intero golfo (solitamente venivano bloccate le singole zone di produzione), una situazione di origine biologica marina ad ampio raggio dunque. Muggia, come gli altri Comuni della provincia, resta in attesa della comunicazione di rientro nella normalità. «Non si può e non si deve in alcun modo sottovalutare gli aspetti legati alla sicurezza alimentare - ha dichiarato Stefano Decolle l'assessore al Commercio di Muggia, Comune da cui è partito per primo l’allarme -. Si spera che la situazione rientri quanto prima nei parametri permettendo ai miticoltori di ritornare al lavoro e di tutti i cittadini di godere di uno dei nostri apprezzati prodotti locali». L'acido in questione, se ingerito in grandi quantità, può provocare gravi problemi gastrointestinali. Negli ambienti scientifici ha anche la brutta fama di essere un promotore tumorale: non è cancerogeno, però spiana la strada al male in organismi predisposti. L'ordinanza è maturata in seguito ai riscontri analitici relativi al monitoraggio del fitoplancton e dei molluschi presenti nelle acque marine del Fvg, trasmessi all'Istituto zooprofilattico delle Venezie con rapporti di provi che evidenziano positività per la presenza elevata di Acido Okadaico («300 microgrammi di Ao/Kg») in molluschi bivalvi vivi, Mytilus species, estratti dalle acque dell'arco costiero del Friuli Venezia Giulia corrispondenti alle stazioni di monitoraggio 01, 06, 08 e 10 di Trieste. In base all’ordinanza sono consentite esclusivamente le operazioni di gestione degli allevamenti fatte a bordo delle imbarcazioni. Ai produttori è stato ordinato di attivare la procedura per il ritiro del prodotto rispettivamente raccolto e spedito a far data dal prelievo dei campioni (21 settembre) e di sospendere la validità dei documenti di registrazione diventandone contestualmente responsabile della custodia. «I dipartimenti provinciali dell'Arpa territorialmente competenti, di concerto con le strutture laboratoristiche preposte, provvederanno ad assicurare il costante monitoraggio delle acque e dei molluschi bivalvi vivi, comunicando tempestivamente l'esito delle indagini all'Azienda sanitaria- Ss tutela igienico sanitaria degli alimenti di origine animale», recita ancora l'ordinanza. Gli agenti della forza pubblica e gli operatori tecnici di vigilanza sono incaricati di far rispettare l’ordinanza pena l’applicazione di sanzioni salate. Il blocco rimarrà in vigore fino a quando non si avranno nuovamente i requisiti di idoneità sanitaria. L'ultima ordinanza che aveva coinvolto le acque del Golfo risale al 2003. In quell’occasione era stata evidenziata la non corrispondenza dei requisiti igienico sanitari dei molluschi bivalvi estratti dalle acque riferentesi al punto di campionamento della zona che va da Punti Olmi al confine di Stato delle acque territoriali comprendente i vivai dal n.1 al n.6 e dal n.19 al n.23. Analizzando le caratteristiche microbiologiche della cosiddetta zona 02 Ts Muggia erano emersi sforamenti nella concentrazione di Escherichia coli, di fatto il principale indicatore di contaminazione fecale, insieme agli enterococchi.

Riccardo Tosques

 

 

M5S - Zullo striglia Fidenato sullo stop agli Ogm

«Non ci sono più scuse, Fidenato deve adeguarsi alle regole e mettere definitivamente al bando gli Ogm». È l’affondo dell’europarlamentare M5S Marco Zullo, che invita il paladino del mais Ogm a stoppare definitivamente e in maniera risoluta ogni ulteriore semina di mais geneticamente modificato.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 2 ottobre 2015

 

Antenna a Chiampore, Nesladek “sfida” il Tar
Ricorso al Consiglio di Stato per bloccare il traliccio autorizzato dal Tribunale amministrativo regionale
MUGGIA Ricorso in appello dinanzi al Consiglio di Stato. È la carta giocata dalla giunta Nesladek per cercare di bloccare l’antenna di Finmedia a Chiampore. Il Tar del Fvg ha infatti emesso una sentenza sfavorevole all’amministrazione comunale che, in una delibera, definisce l’atto contrario «alla cura degli interessi pubblici sottesi alla delocalizzazione degli impianti radiotelevisivi rispetto all'attuale sito delle antenne di Chiampore». Con la sentenza del Tar è stato infatti disposto l'annullamento dell'ordinanza comunale che interrompeva i lavori per la realizzazione di un nuovo traliccio per telecomunicazioni in località Chiampore. L'ordinanza, datata 7 febbraio 2015, è stata annullata assieme a tutti gli atti connessi con condanna del Comune di Muggia al pagamento delle spese di lite. Il Tar «ha accolto e ritenuto assorbente il motivo di ricorso relativo all'applicabilità della normativa regionale sopravvenuta per quanto concerne la determinazione dei termini per la conclusione dei lavori, evidenziando nel contempo che la condotta dell'ente comunale ha generato nella ricorrente l'affidamento legittimo ed incolpevole di avere a disposizione il più lungo termine di quattro anni per completare i lavori». Non potendo l'Avvocatura civica, nella sua composizione attuale, garantire lo svolgimento del patrocinio dinanzi alle magistrature superiori, il Comune di Muggia ha registrato la necessità di affidare l'incarico della difesa e rappresentanza in giudizio ad un legale esterno individuato nell’avvocato Sandro Amorosino del Foro di Roma. Lo stesso avvocato che aveva patrocinato il Comune nell'appello proposto contro la sentenza del Tar relativo ad una società emittente operante nel sito delle antenne di Chiampore (la Dcp). Sulla Dcp, dopo il Tar anche il Consiglio di Stato aveva dato ragione agli interessi dei privati ai danni del volere dei cittadini. Il traliccio della Dcp - oltre 30 metri di costruzione – posto a un centinaio di metri dalle case, vicino a San Floriano Ligon, non è da considerarsi, secondo la legge, abusivo. In quel caso il Comune si era opposto a partire dal 2011 con due diffide alla Dcp di Povegliano (Tv), seguite da una ordinanza in cui si metteva per iscritto che «la Dcp non può vantare alcuna autorizzazione o atto di assenso, con conseguente insussistenza dei presupposti volti a legittimare l'avvio dei lavori» del tralicci. L'atto di sospensione temporanea dei lavori fu impugnato dalla Dcp di fronte al Tar Fvg: prima vittoria dei trevigiani. Da qui il ricorso del Comune al Consiglio di Stato: seconda vittoria della ditta veneta. Il legale incaricato che ha seguito il caso Dcp ha quantificato gli oneri per la rappresentanza in giudizio del Comune comprensivi della domiciliazione presso il suo Studio, nell'importo complessivo di 12mila 688 euro,comprensivo dei compensi professionali, Iva, Cnap come per legge e contributo unificato.

Riccardo Tosques

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 1 ottobre 2015

 

 

Il Consiglio comunale “frena” l’ok al Piano regolatore del porto
Il documento ha incassato il via libera dai ministeri di Ambiente e Beni culturali e dall’aula di Muggia
Ma per il “sigillo” regionale manca il verdetto dell’assemblea di piazza Unità atteso per fine anno
Un’altra frenata per il Piano regolatore del porto. Da quel 19 agosto - data in cui l’Authority aveva comunicato che lo strumento urbanistico dello scalo aveva ottenuto il doppio via libera da parte del ministero dell’Ambiente e dei Beni culturali -, il Piano è tornato alla Regione che deve porre il sigillo finale all’approvazione. Sembrava una questione fulminea dal momento che il commissario Zeno D’Agostino era riuscito a far estrarre il Piano dai cassetti ministeriali dove era stato lasciato abbandonato negli oltre quattro anni di presidenza Monassi alla Torre del Lloyd. Nelle ultime settimane però sull’iter burocratico è calata una nuova coltre di silenzio, mentre il segretario generale dell’Authority Mario Sommariva ha spiegato che «è una questione che ormai riguarda solo la Regione con la quale però dovremo confrontarci nei prossimi giorni per il recepimento delle prescrizioni». Si tratta di definire il protocollo d’intesa Authority-Regione. A fine agosto erano stati stimati sufficienti un paio di mesi da allora per giungere a questo punto, ma non sarà così. Dopo alcuni solleciti la Regione ha puntualizzato la situazione con una breve nota di non immediata comprensibile: «Nell’ambito della procedura di approvazione del Piano regolatore portuale, la Regione, sulla base della normativa nazionale, dovrà verificare la conformità urbanistica dello stesso con i Piani regolatori vigenti al momento della richiesta. Risulta che sono in corso di approvazione proprio in questi giorni i Piani regolatori di Muggia e di Trieste, che si armonizzano con le previsioni contenute nel nuovo Piano regolatore portuale». I due Consigli comunali hanno già approvato le intese con il Piano del porto, ma ora si comprende che la giunta regionale potrà dare il via libera dopo aver verificato un’altra volta che la versione definitiva del Piano del porto non collida nemmeno in minima parte con i nuovi strumenti urbanistici dei due Comuni. Il problema è che, mentre il Piano regolatore di Muggia è stato approvato in aula martedì sera, quello di Trieste vi arriverà invece appena a fine anno. La giunta Cosolini ha licenziato infatti il 9 settembre scorso la delibera del Piano comprendente le intese con le varie amministrazioni, le controdeduzioni alle riserve regionali e le osservazioni di cui si proponeva l’accoglimento. E solo pochi giorni fa il Piano ha iniziato l’iter nelle Commissioni consiliari. «Contiamo nell'approvazione da parte del Consiglio al massimo ai primi di dicembre - ha annunciato l'assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani -. Poi mancherà soltanto l'ultima firma di avvallo da parte della Regione per l'entrata in vigore». Appena a fine anno dunque il Piano regolatore del Comune risulterà approvato e solo allora si potrà fare l’esame comparativo finale con quello del porto oltre che con il Prg muggesano. Pare di capire che lo scalo triestino dovrà aspettare il 2016. Non è ancora terminata dunque la storia infinita che si sta protraendo da sette anni. Il Piano è stato redatto infatti nel lontano 2008 sotto la presidenza di Claudio Boniciolli e ha avuto il voto favorevole del Comitato portuale il 19 maggio 2009 dopo aver ottenuto le necessarie intese con i Comuni interessati, cioé quelli di Trieste e di Muggia. Il Piano, che risultava così adottato, è stato trasmesso al Consiglio superiore dei Lavori pubblici che ha dato il suo assenso il 21 maggio 2010 dopo una serie di integrazioni e chiarimenti richiesti all'Authority. Da allora, e in particolare per tutto il mandato di Monassi, nonostante il succedersi di diversi governi nazionali, il Piano era finito in letargo: gran parte delle cause di questo sonno restano tuttora avvolte nel mistero. È riemerso il 26 giugno 2015 con la comunicazione a D’Agostino che la Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente lo aveva approvato all’unanimità. Restavano però una serie di altri passaggi da fare. La mancanza di un Piano regolatore blocca investimenti per centinaia di milioni di euro. Tra i principali, la possibilità di procedere con tutti gli stralci di ampliamento del Molo VII per i quali il patron di Tmt Pierluigi Maneschi ha già pianificato un investimento di 188 milioni di euro tra infrastrutture ed equipment. Ma il nuovo Piano permetterà anche un'operazione di tombamento tra i Moli V e VI con la creazione di un nuovo terminal multipurpose e l'allungamento del Molo Bersaglieri della Stazione marittima per permettere l'ancoraggio in sicurezza della maxinavi da crociera. Sul versante Sud del porto, cause giudiziarie permettendo, via libera al nuovo terminal traghetti all’ex Aquila progettato da Teseco con un investimento di 90 milioni di euro.

Silvio Maranzana

 

 

L’invasione delle meduse minaccia cozze e vongole
Centinaia di “bote marine” e Cothyloriza turbercolata avvistate in Golfo - L’Ogs: «Sono una presenza costante». Rappresentano un pericolo per la pesca
La presenza delle meduse non rappresenta un problema per la salute umana, ma per le specie ittiche. Meduse e mitili si nutrono, ad esempio, entrambi di planctonLa Cothyroliza tubercolata, l’altra specie presente, ha un caratteristico ombrello a forma di disco bianco con una gobba rotonda al centro e il margine frastagliatoLa Rhyzostoma pulma, una delle due specie presenti in questo periodo dell’anno, può raggiungere i dieci chilogrammi di peso. Si nutre di plancton e larve di pescidi Luca Saviano Sinuose nei movimenti e belle a vedersi a patto di non trovarsele accanto in acqua. Le meduse sembrano aver spostato la propria residenza nel Golfo di Trieste e gli stessi ricercatori dell’Ogs, l’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale, parlano ormai di «presenza costante durante tutto l’anno». Diverse centinaia di esemplari, infatti, sono stati avvistati in questi giorni lungo la costa triestina. Le raffiche di vento possono aver contribuito a sospingere questi animali verso la terraferma, ma la loro comparsa non ha più il carattere dell’eccezionalità. La conferma arriva da Paola Del Negro, direttrice della sezione di Oceanografia dell’Ogs, che invita ad «abituarsi alla convivenza con questa specie marina». La ricercatrice, per chiarire ulteriormente ciò che sta accadendo nei nostri mari, cita le parole del biologo marino Ferdinando Boero, docente all’Università del Salento associato al Cnr-Consiglio nazionale delle ricerche, uno dei massimi esperti al mondo in tema di meduse: «Stiamo assistendo – così Boero – al passaggio da un mare di pesci a un mare di meduse». Le specie che in questo periodo dell’anno solcano le acque del Golfo di Trieste sono due. Si tratta della Rhyzostoma pulmo, meglio conosciuta come “bota marina” o “polmone di mare”, e della Cothyloriza tuberculata. Quest’ultima, in particolare, ama farsi vedere in queste acque proprio alla fine del periodo estivo, mentre la prima è una presenza fissa durante tutto l’anno, mesi invernali compresi. La Rhyzostoma pulmo può raggiungere i 10 chilogrammi di peso ed è riconoscibile per il grande cappello bianco, quasi trasparente, che può misurare fino a 60 centimetri di diametro e che ai margini tende al blu-violaceo. La Cothyloriza tuberculata, invece, presenta un caratteristico ombrello a forma di disco bianco, con una gobba rotonda e gialla al centro, mentre il margine è tipicamente frastagliato, di colore giallo o talvolta verdastro. «La “bota marina” ha trovato una sua nicchia di riproduzione e sopravvivenza proprio nel nostro mare – spiega Del Negro - . Lo si capisce anche dal fatto che avvistiamo esemplari di questa specie di tutte le dimensioni, mentre risultano in aumento anche gli avvistamenti dei predatori naturali delle meduse stesse, come il pesce palla e le tartarughe». La presenza di questi animali non deve preoccupare dal punto di vista della salute pubblica, visto che gli esemplari “nostrani” sono capaci di una scarsissima tossicità. I guai maggiori, in questo caso, li potrebbe patire il comparto della pesca. Le meduse, infatti, sono in grado di alterare gli equilibri delle reti trofiche, le relazioni che vi sono fra prede e predatori all’interno di un ecosistema. Cibandosi di plancton e di larve di pesci, infatti, le meduse entrano in competizione con le altre specie ittiche. Gli stessi mitili, ad esempio, potrebbero entrare in sofferenza a seguito di questa continua predazione del plancton. I pescatori, inoltre, sono testimoni diretti di un altro genere di danno che vede protagoniste le meduse. Succede quando queste finiscono nelle reti da pesca e con il loro peso contribuiscono a romperle, oppure quando la loro massa gelatinosa finisce per ingolfare i motori delle stesse barche.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 30 settembre 2015

 

 

Prepotto in rivolta contro l’antenna
Scontro all’interno della Comunella sull’impianto di telefonia Wind. Il presidente Briscak rassegna le dimissioni
DUINO AURISINA E' polemica dura a Prepotto sull'antenna della Wind che dovrebbe sorgere su un terreno di proprietà della “Jus comunella” del piccolo centro del Comune di Duino Aurisina. Divergenze di vedute sull'opportunità di realizzare l'opera, all'interno della comunella, hanno indotto, alla fine, il presidente, Francesco Briscak, a dare le dimissioni dalla carica, ufficialmente per motivi di salute. «Si è creata una situazione molto difficile - spiega il vice sindaco di Duino Aurisina, Massimo Veronese - perché in un primo momento sembrava che tutti fossero d'accordo sull'innalzamento di questa antenna, che rientra nello specifico piano che riguarda queste strutture. Poi, dopo la costruzione del basamento - aggiunge Veronese - più di qualcuno, all'interno del direttivo della comunella sembra aver cambiato opinione, e i lavori si sono bloccati». Adesso il problema è sul tappeto e per il momento non è chiaro quale sarà la decisione da prendere. Sul tema interviene anche il capogruppo del PdL in consiglio comunale, Massimo Romita. «A suo tempo avevamo espresso chiara contrarietà alla decisione dell'attuale giunta di abolire la commissione mista sulle comunelle. Essa prevedeva la presenza di alcuni consiglieri di maggioranza - precisa Romita - ma anche di esponenti dell'opposizione, oltre ovviamente ai presidenti delle varie comunelle che operano sul territorio del nostro Comune». «L'esecutivo guidato dal sindaco, Vladimir Kukanja, ha invece optato per un'altra soluzione - precisa il capogruppo del PdL - preferendo delegare tutto alla Consulta delle comunelle, un organo esterno al Comune che non prevede la presenza di consiglieri dell'opposizione. Questa scelta - conclude Romita - determina una situazione che ci vede impossibilitati a conoscere il dettaglio di quanto accade nelle comunelle». Un problema simile si era concretizzato qualche mese fa a San Giovanni di Duino, altra piccola località del comune di Duino Aurisina, dove il completamento del basamento di un'antenna realizzato nelle immediate vicinanze di un gruppo di case aveva scatenato la reazione dei residenti. Anche a San Giovanni di Duino le polemiche erano state piuttosto vivaci, al punto da rendere necessaria una seduta della Commissione Trasparenza e i conseguenti scambi di reciproche accuse fra maggioranza e opposizione sulle responsabilità per scelte che poi ricadono sulla vita dei cittadini. «Stiamo attuando un piano antenne - aveva ripetuto in più occasioni Kukanja - che era stato definito dalla precedente amministrazione». «Certo - aveva replicato Giorgio Ret, sindaco all'epoca dell'approvazione del piano - ma l'esecutivo ha un margine di manovra che permette di andare comunque incontro alle esigenze dei resistenti. Certamente - aveva concluso - i rapporti con le comunelle vanno curati con estrema attenzione».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 29 settembre 2015

 

 

Porto vecchio preparala rivoluzione d’ottobre
D’Agostino annuncia il trasferimento di almeno 200mila mq di Punto franco - Ma le banchine e i primi quindici metri di fascia costiera conservano lo status
Il Punto Franco abbandona i magazzini multipiano e i piazzali interni del Porto vecchio, ma non le banchine. La svolta è al dunque e avverrà nel giro di qualche settimana, sicuramente entro ottobre. Ne accenna al mattino il segretario generale dell’Autorità portuale Mario Sommariva a margine della conferenza stampa che illustra come l’iniziativa dell’artista Michelangelo Pistoletto sarà il cuneo culturale che abbatterà il muro della parte antica dello scalo, lo conferma al pomeriggio il commissario Zeno D’Agostino da Bruxelles. «Tre sono i siti certi su cui sta per avvenire il trasferimento - ribadisce D’Agostino - l’interporto di Fernetti, le nostre strutture all’ex stazione di Prosecco, e le Noghere in area Ezit. Stiamo poi trattando con alcune aziende private già insediate in particolare sul Canale navigabile di Zaule e che si sono mostrate interessate. Posso confermare il nome di Redaelli, quanto alle altre è meglio tenere ancora un po’ di riserbo». «È vero che il trasferimento avverrà in più tranche e sui siti accennati - aggiunge Sommariva - ma vogliamo che la prima sia quella nettamente più sostanziosa. Successivamente ce ne sarà una seconda che potrà riguardare ad esempio il nuovo terminal traghetti in area Teseco». È una procedura scadenzata che era già stata anticipata all’inizio di agosto dal prefetto Francesca Adelaide Garufi alla quale spetterà la firma definitiva. «Le nuove ubicazioni vanno studiate nel dettaglio per valutare l’effettiva utilità dello strumento - aveva affermato Garufi - ma prima ancora per verificare che non siano sottoposte a vincoli o a gravami o se addirittura non si rischi di andare a finire in aree parzialmente private». Questa fase appare già superata. «I siti sono decisi - conferma il commissario dell’Authority - . Ora si tratta di definire esattamente la metratura ed è proprio ciò che da oggi ci apprestiamo a fare con un’operazione che comunque sarà rapida». È sbagliato, però, dire che il Punto franco abbandona il Porto Vecchio. È una precisazione che D’Agostino ha voluto fare già nel corso della tavola rotonda sulle infrastrutture svoltasi sabato sera al Savoia nell’ambito della cosiddetta Leopolda triestina organizzata dalla parlamentare europea del Pd Isabella De Monte. E adesso lo rimarca nuovamente: «Tutta la fascia di costa per una larghezza che avrà al minimo 15 metri, ma che in alcuni tratti come ad esempio nell’area dell’Adriaterminal e in quella dove ci sono i bacini sarà ben più ampia, rimarrà coperta dal Punto Franco. Io ritengo che non si possano più attivare traffici commerciali da queste banchine ma se c’è qualche operatore o terminalista che la pensa diversamente si faccia avanti e richieda la concessione: sappia che potrà usufruire delle prerogative dell’area franca all’interno del Porto Vecchio. Non hanno senso dunque le critiche e gli attacchi di chi afferma che noi siamo contrari all’utilizzo di questi moli per scopi puramente portuali». Il Punto franco però potrà essere ben più utile in aree retroportuali, ma strettamente collegate allo scalo e alle sue funzioni. «Prosecco - spiega Sommariva - è un sito che a questo scopo potrebbe essere fortemente prezioso, ma qui purtroppo si tratta solamente di 27mila metri quadrati e inoltre è in gran parte ostruito dalle vecchie stalle che venivano utilizzate per i traffici di animali vivi. Si tratta di buttare giù queste strutture e di creare un piazzale più vasto possibile per i Tir turchi. Chiaro che ci vorranno almeno sei mesi di lavori prima di poter avere il sito a disposizione». Su Fernetti si sta arrivando a un accordo. Sommariva aveva ipotizzato un’area di 55mila metri quadrati. Il direttore dell’Interporto Oliviero Petz aveva considerato 30mila metri quadrati all’interno della struttura più 10mila tra magazzinaggio e zone recintate, oltre alla corsia utilizzata dagli autotreni. «Ci hanno mandato una comunicazione con l’esatta diponibilità - fa sapere D’Agostino - e quindi arrivare a un accordo sarà molto semplice». Infine c’è l’area di circa 100mila metri quadrati nella Valle delle Noghere oggi compresa all’interno del Sito inquinato di interesse nazionale che in gran parte attende di essere bonificata, ma dove proprio il Punto franco potrebbe essere un attrattore per nuove aziende con la prospettiva di un riutilizzo più rapido. Già a fine primavera D’Agostino e Sommariva avevano fatto assieme al presidente dell’Ezit Stefano Zuban un sopralluogo qui e sul Canale navigabile dove, accanto alla Redaelli, c’è un’altra impresa in espansione, la Frigomar.

Silvio Maranzana

 

 

Piano regolatore, crescono le aree agricole
L’assessore Marchigiani sottolinea in commissione Urbanistica l’aumento del 13 per cento
Una approfondita analisi del territorio volta alla prevenzione di possibili rischi idrogeologici ed un aumento delle aree destinate ad uso agricolo pari al 13 per cento. Sono gli aspetti più importanti che emergono nella parte del nuovo Piano regolatore generale del Comune dedicata alle problematiche di tipo ambientale e paesaggistico, esaminate nella seduta di ieri mattina dalla Commissione consiliare urbanistica, che la scorsa settimana ha iniziato il lungo lavoro di elaborazione delle diverse tematiche del corposo documento. «Pur nel rispetto delle caratteristiche del paesaggio e dei relativi vincoli, con il nuovo Piano si è andati nella direzione di recepire le richieste di incrementare la percentuale dei terreni, in modo particolare zone boschive, che possono essere utilizzati a fini agricoli, con evidenti ricadute positive a livello di attività economiche» ha sottolineato Elena Marchigiani, assessore comunale urbanistica. Presenti alla riunione tecnici e dirigenti, oltre al geologo Bruno Grego, che ha redatto uno studio a corredo del Prg, attraverso il quale sono state analizzate le situazioni di potenziale rischio geologico, dovute a particolari conformazioni morfologiche del territorio o alla presenza di corsi d'acqua. «Tra gli aspetti innovativi del Prg c'è proprio il fatto che lo studio geologico non viene visto solo come una componente accessoria» - ha aggiunto Marchegiani - ma come una vera e propria base per definire gli stessi ambiti del Piano sul fronte della sicurezza. A questo si aggiunge un'altra analisi dettagliata sviluppata insieme all'Università di Trieste». Nel corso della seduta della Commissione, presieduta da Mario Ravalico (Pd), sono passate sotto la lente dei consiglieri le osservazioni presentate sul tema specifico dai privati e le relative controdeduzioni degli uffici: 39 complessivamente (754 quelle che riguardano l'intero Prg). Di queste, 15 sono state ritenute accoglibili, 6 parzialmente accoglibili e 18 non accoglibili. Le sedute della Commissione sul Prg proseguono fino a fine ottobre, al ritmo di tre appuntamenti a settimana: poi a novembre sul documento si pronuncerà il Consiglio comunale. «Il nostro lavoro va avanti in modo serio e puntuale» - ha affermato Ravalico - nel caso specifico la trasparenza dell'amministrazione è andata a toccare gli aspetti paesaggistici e ambientali, con un occhio di riguardo per la prevenzione dei dissesti idrogeologici». Diverso il punto di vista delle forze di opposizione. «Non è tutto oro quel che luccica» - afferma Lorenzo Giorgi (Pdl) - presenteremo degli emendamenti per venire incontro alle richieste dei cittadini che non sono state accolte ed in alcuni casi in modo discutibile». Duro Everest Bertoli (Fi): «In questo Piano non c'è nulla di innovativo e rivoluzionario. C'è anzi una mancanza grave, in quanto non è stato ancora redatto lo studio di microzonazione sismica e non mi sembra una cosa da poco».

Pierpaolo Pitich

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 28 settembre 2015

 

 

NoSmog attacca le istituzioni sulla Ferriera
«Fumi e polveri continuano a intossicare Servola». Domani sera petizione popolare in Consiglio
L'associazione NoSmog non molla l’attenzione sul problema delle polveri che «incessantemente ricadono sugli abitati di Servola». E ha tenuto nei giorni scorsi un incontro pubblico cui hanno partecipato l’assessore comunale Laureni e il responsabile del dipartimento prevenzione dell’Aas1, Patussi. Un comunicato ricorda che un gruppo di 383 cittadini ha presentato al sindaco una petizione popolare per conoscere la provenienza, il contenuto e l'eventuale nocività di tali polveri e conseguentemente le norme comportamentali da tenersi: tale petizione verrà discussa in Consiglio Comunale nella seduta di domani. Nella stessa nota è stato evidenziata come sia le analisi effettuate da Arpa Fvg che quelle commissionate dai parlamentari Lorenzo Battista ed Aris Prodani al laboratorio Nanodiagnostics confermino che «le polveri sono di natura siderurgica e si formano solo alla temperatura di fusione del ferro». Nella nota si fa notare che l'intervento "mitigatore" messo in atto dal sindaco Cosolini a tutela della popolazione «è consistito nel chiedere alla proprietà dello stabilimento spiegazioni in merito al fenomeno, laddove i cittadini si aspettavano un atto concreto adeguato a migliorare le loro attuali condizioni di vita». Il comunicato insiste su come la proprietà della Ferriera abbia comunicato di aver effettuato una quantità di interventi sugli impianti con conseguente miglioramento della situazione ambientale: «invece sono state proiettate alcune immagini, ottenute dall'elaborazione di dati Arpa relativi alla centralina di via S. Lorenzo ed ai deposimetri che dimostrano situazioni pari o peggiori agli anni precedenti di validità dell'Aia, sia per le poveri totali che per il Pm10». E’stata proiettata - prosegue la nota - un serie di immagini raccolte dai cittadini, principalmente dalle finestre delle proprie abitazioni, «in cui si vedono fumi di varie colorazioni insistere sull'area industriale contigua». Si è parlato anche del costruendo laminatoio, «sembrerebbe senza necessità di Aia e Via, anche in relazione alla rumorosità che, già con gli impianti attualmente in funzione, supera spesso i 60 decibel all'interno di alcune abitazioni». Stigmatizzato infine l'atteggiamento delle istituzioni, in particolare «ha colpito il "cinismo" con cui la presidente della Regione Serracchiani ha risposto ad un giovane cittadino con seri problemi di salute che si era rivolto al Quirinale».
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 23 settembre 2015

 

 

ARVEDI: «AREA A CALDO, SI DECIDE IN APRILE»
La sorte dell’area a caldo (cokeria, altoforno, macchina a colare) della Ferriera di Servola si deciderà tra marzo e aprile dell’anno prossimo.

Lo ha fatto capire il suo stesso proprietario Giovanni Arvedi parlando ieri mattina (affiancato dal presidente di Siderurgica Triestina Andrea Landini), in quello che è stato definito “il primo incontro plenario”, ai dipendenti radunati in sala mensa ai quali alla fine ha dato due successivi appuntamenti: il primo nei giorni immediatamente precedenti il Natale per constatare che tutti i dispositivi per il contenimento delle emissioni nell’ambiente siano stati installati e siano effettivamente operanti; il secondo appunto all’inizio della prossima primavera per verificare la loro efficacia (di cui il presidente continua comunque a dirsi fermamente convinto) o meno. Da questa verifica dipenderà il futuro dello stabilimento siderurgico con una forbice, rispetto alle due ipotesi, di ben 300 dipendenti. Per il medesimo periodo infatti, e non più per gennaio a causa del ritardo con cui verrà rilasciato il permesso a costruire che non è stato ancora emesso, partirà la produzione del laminatoio a freddo. Se tutti gli impianti rimarranno attivi serviranno 700 dipendenti, se l’area a caldo sarà dismessa si faticherà ad arrivare a 400. Quanto alle attività di banchina, che sono in forte crescita, ieri Arvedi ha accennato alla possibilità che siano esternalizzate a un’altra società. C’è anche un’altra questione connessa che potrebbe ulteriormente complicare la situazione: affinché l’area a caldo sia economicamente vantaggiosa è necessario che la produzione mensile di tonnellate di ghisa passi dalle attuali 33mila, perlomeno a 46mila, meglio se a 50mila: si tratta in sostanza di aumentare la produzione di oltre un terzo per farla salire a 550-600mila tonnellate all’anno. Questione evidentemente legata ai target da raggiungere che sono previsti per il conseguimento del “premio di risultato” sul quale l’azienda ha raggiunto un accordo con le rsu, accordo del quale lo stesso Arvedi ieri si è rallegrato. Per ora c’è solo la firma di 4 rappresentanti dei lavoratori su 6: quelli di Failms e Uilm. Ieri Umberto Salvaneschi ha precisato che Fim-Cisl non ha rifiutato di firmare, ma ha chiesto «almeno 48 ore di tempo per valutare un documento allegato che è stato consegnato dall’azienda solo all’ultimo momento». Al termine dell’incontro Siderurgica Triestina ha emesso un comunicato con l’accento su altri temi. In primo luogo sull’«avanzamento del piano industriale per la messa in sicurezza e il rilancio dell’impianto». Quindi sui risultati delle diverse campagne di monitoraggio biologico effettuate sui dipendenti da una società specializzata: la prima a ottobre 2014 ad avvio della gestione St con gli impianti a regimi ridotti, la seconda ad aprile di quest’anno, cui seguirà una terza ad aprile 2016. «Il raffronto dei risultati delle prime due campagne - rileva la nota - non ha evidenziato incrementi nei valori degli indicatori biologici analizzati. Al contrario, alcuni parametri sono in diminuzione grazie agli interventi di ammodernamento degli impianti e del sito e grazie alle nuove procedure di protezione individuale (mascherine a carboni attivi, guanti protettivi, eccetera) e collettiva (sul fronte igienico-sanitario).

Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 22 settembre 2015

 

 

VITO: «LEGITTIMO L’UTILIZZO DEL CARBONE»
Nessuno stop ad A2A e all’utilizzo del carbone, l’impianto produce energia elettrica in «maniera legittima» e continuerà a farlo finchè saranno rispettati i parametri di legge. Ma al tempo stesso la Regione ha dato la sua indicazione strategia di «superare l’utilizzo del carbone per passare alle risorse rinnovabili anche attraverso il gas».

Le soluzioni dovranno essere trovate in un «tavolo istituzionale» dove la Regione ribadirà la sua intenzione di «abbandonare il carbone» e A2A «dovrà sedersi a discutere con la massima serietà». Alla fine è arrivata una risposta da parte dell’assessore regionale all’ambiente Sara Vito che ieri a Monfalcone dopo oltre due ore di presentazione pubblica e illustrazione del nuovo piano energetico regionale, di fronte a un pubblico folto e colmo di interrogativi (sembrava uno psicodramma) ha provato a dare la sua interpretazione “autentica” al futuro della centrale termoelettrica. Una risposta attesa non solo dai cittadini, ma anche dallo stesso sindaco Silvia Altran, presente sino alla fine all’incontro in Biblioteca, soprattutto dopo l’intervista, di qualche giorno fa, del responsabile degli impianti termoelettrici di A2A Massimo Tiberga in cui oltre a ribadire gli investimenti per il miglioramento ambientale ha confermato la volontà di A2A nel proseguire nell’utilizzo del carbone, un domani anche assieme alle biomasse, e non certo l’intenzione di passare al gas. Tutte le speranze di un cambio di rotta dunque (anche se in realtà Tiberga ha lasciato aperte le porte ad altre fonti rinnovabili) sono riposte sul tavolo istituzionale dove la Regione, ha insistito l’assessore Vito rispondendo alla marea di domande e di interventi, «farà capire che vuole andare dall’altra parte» ovvero lontano dal carbone. E che il carbone e A2A siano uno scoglio pesante è emerso con chiarezza dagli interventi del pubblico che ha dovuto attendere una lunga illustrazione della “filosofia scientifica” sulla quale è stata costruita la bozza del piano energetico regionale per “sfogarsi” con i tecnici, ma soprattutto con l’assessore Vito. Tra i presenti in biblioteca anche numerosi dipendenti dell’A2A che stanno vivendo in maniera drammatica e tesa questo braccio di ferro sul futuro dell’impianto e oltre a lanciare l’allarme sul rischio della perdita del posto di lavoro, hanno denunciato la «superficialità e l’incompetenza» con cui viene trattato l’argomento dal carbone punto di vista scientifico, il rischio delle strumentalizzazioni politiche e soprattutto il fatto che nessuno parla degli impianti di oltre confine, soprattutto Slovenia dove sta per entrare in funzione un mega-impianto termoelettrico a carbone di nuova generazione. Una mancanza di visione “strategica” che è stata messa in evidenza da alcuni esperti che hanno lamentato che nel piano (almeno in quel poco che è stato riassunto ieri) non si fa un approfondimento (Vito ne ha fatto solo un cenno) alla situazione dei paesi “vicini”. Tra i presenti istituzionali oltre al sindaco Altran il presidente della Provincia Enrico Gherghetta che si è diligentemente messo in fila tra il pubblico per il suo intervento. «Abbiamo atteso 30 anni questo piano» è sbottato soddisfatto e ha lodato l’opera della Regione per questo «piano con proposte credibili» confidando nel passaggio alle rinnovabili e al superamento del carbone per A2A. Ma non è stata soltanto la centrale A2A a tener banco, tra i temi di rilievo anche il mini-rigassificatore che sta progettando SmartGas che è stato bersagliato letteralmente di critiche da quasi tutti i presenti. Ad eccezione di Gherghetta che ha detto di vedere “positivamente” questo impianto invitando la Regione a mantenere su questo una posizione “tecnica”. Di tutt’altra opinione Michele Tonzar presidente di Legambiente che sul mini-rigassificatore ha sparato a zero facendo sua la posizione della Regione che secondo lui ha «detto chiaramente che è un progetto insostenibile». Mentre sulla centrale A2A ha salutato con favore il tavolo di discussione «che indicherà la strada per trovare un alternativa al carbone - ha spiegato - e al tempo stesso per tutelare un insediamento che ha una storia industriale».

Giulio Garau

 

 

«IL LAGO DI DOBERDÒ STA MORENDO»
DOBERDO’ DEL LAGO - «Salviamo il Lago di Doberdò. È malato, sta morendo. L’allarme è stato lanciato da due ricercatori dell’Università di Trieste, Livio Poldini esperto in attività naturalistiche e ambientali e il professor Alfredo Altobelli del dipartimento della Scienza e della Vita, in occasione del convegno “Isonzo e oltre, fra natura, paesaggio, storia, tradizioni e leggende” sulla gestione delle zone umide sensibili organizzato dall’associazione Ambiente 2000.

Tre giorni di appuntamenti nell’antico Palazzo del Marchese De Fabris a Begliano, coordinati dal presidente Alberto Ballarini con una mostra fotografica, proiezioni, convegni con esperti non solo dell’Isonzo, ma sulla natura in generale. C’è preoccupazione dopo l’esplorazione del lago effettuata lo scorso agosto. «Abbiamo utilizzato i droni – spiega Altobelli, che ha fornito le due immagini qui pubblicate – perché occorreva un livello di dettaglio notevolissimo per individuare le specie infestanti in zone difficili da arrivarci. Una risoluzione di 3-4 centimetri dall’acqua. Con l’Università di Trieste e con i nostri fondi di ricerca siamo riusciti a finanziare un volo completo su tutto il lago. Attualmente siamo in fase di elaborazioni di queste immagini». Secondo il docente la malattia è dovuta in primo luogo al suo completo abbandono addirittura dagli anni ’60. «Le cause principali – afferma Altobelli - sono due: un impaludamento che sta nidificando, a causa della cannuccia o canna di palude (nome scientifico: fragmite, Phragmites australis). Poi per un’invasione di specie esotiche che minacciano di far perdere la perdita di biodiversità nella prateria umida naturalistica del “cariceto” del lago (“carice” è la pianta che lo caratterizza)». Il canneto una volta veniva falciato due volte all’anno e la canna veniva poi utilizzata («Il taglio lo faceva chi traeva vantaggio nella vendita, una volta usata anche per i soffitti»). «Adesso purtroppo non ha nessun impiego per cui il lago è completamente abbandonato, le canne continuano ad avanzare e crescono fino a creare le condizioni di impaludamento», spiega Altobelli che lancia a nanche una cura per salvarlo dalla distruzione. «Trattandosi di una Riserva naturale regionale, Comune e Regione dovrebbero immediatamente intervenire. A livello di Università a Trieste - sottolinea - stiamo pensando di presentare un progetto a livello europeo per ricevere fondi. Il canneto potrebbe essere adoperato come materiale a biomasse, bruciato per produrre energia in una centralina, invece di far arrivare strane biomasse da Paesi lontani». Iil lago di Doberdò, assieme al lago di Circonio in Slovenia, è uno dei pochi esempi in Europa di lago stagno carsico. Il livello delle sue acque è variabilissimo e in relazione con le portate dei fiumi Vipacco e Isonzo. L’alimentazione avviene tramite sorgenti carsiche di cui la principale è posta all’estremità occidentale. Durante i periodi di magra si limita a canali e a “pozze” circolari di pochi metri di diametro. In estati con grande secco, si può assistere al totale o quasi prosciugamento tranne che nelle zone poste alle immediate vicinanze delle polle di risorgiva e degli “inghottitoi” che conservano condizioni normali.

Ciro Vitiello

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 20 settembre 2015

 

 

A2A NON MOLLA IL CARBONE «RICONVERSIONE GRADUALE»
Il Piano energetico regionale non farà chiudere la centrale A2A di Monfalcone. Potrà esserci una «riconversione graduale e non traumatica», un’«evoluzione» della centrale come spiega l’ingegner Massimo Tiberga, responsabile Impianti termoelettrici del gruppo A2A spa, che non lascia spazi al gas.

Il Piano energetico regionale prevede la “riconversione” del carbone: cosa ne pensate? Quanto è previsto nel piano deriva da quanto emerso nei numerosi confronti aperti tenuti da A2A con la Regione in questi ultimi mesi, nel corso dei quali A2A ha dato la sua disponibilità a valutare scenari di riconversione graduale nel tempo della centrale termoelettrica di Monfalcone tenendo conto delle peculiarità proprie del Friuli Venezia Giulia, in particolare per quanto riguarda il possibile futuro utilizzo di biomasse vegetali. La giunta regionale apre alle energie rinnovabili e al gas quale alternativa al carbone. Siete d’accordo? Non è possibile pensare, allo stato attuale, a un riconversione a gas della centrale di Monfalcone per i motivi già pubblicamente dibattuti e ampliamenti noti, in particolare considerando l’attuale prezzo del gas per la produzione di energia elettrica che è incompatibile con l’attuale situazione italiana del mercato elettrico. A2A non ha invece precluso un’attenta valutazione di scenari di riconversione alle rinnovabili purché compatibili con gli impianti tecnologici installati in sito. Questa fase di “transizione” prevede, un tavolo di confronto con A2A e le istituzioni: cosa intendete proporre e accettare, alla luce delle disposizioni? Un tavolo sul tema è già stato avviato da mesi, in accordo con la Regione, per valutare scenari di riconversione alternativi compatibili con gli indirizzi espressi nel Piano energetico regionale. Per mezzo di tale strumento è quindi previsto un continuo confronto con le istituzioni. Questo processo di riduzione del carbone cosa comporterà per la vostra attività? Comporterà, ce lo auguriamo, un’evoluzione della centrale in linea con i piani e le raccomandazioni emerse anche a livello comunitario in grado di soddisfare comunque le esigenze di produzione di energia elettrica proprie di un impianto come il nostro, garantendo nel contempo il soddisfacimento delle esigenze della Regione ove siamo presenti e la sostenibilità ambientale ed economica dei futuri interventi. Andrete comunque al rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale nel 2017? La trasformazione di una centrale a carbone ad altra tecnologia prevede inevitabilmente tempi di realizzazione graduali non traumatici, non compatibili con una scadenza al 2017 e con le esigenze del mercato elettrico italiano. Per tale ragione valuteremo al momento opportuno come procedere ma, in ogni caso, sarà necessario mantenere la validità dell’Aia anche oltre il 2017. Se sì, dunque, sarete in grado di garantire comunque una diminuzione del carbone? La prospettiva come già detto è di attuare una graduale trasformazione della centrale nel tempo, quindi con una progressiva diminuzione dell’uso del carbone. L’azzeramento completo del carbone non avverrà in futuro? Tale prospettiva è possibile in un futuro non prossimo, ma occorrerà valutare come cambierà il mercato della produzione elettrica in Italia e quali saranno le future esigenze in tema energetico. Parliamo del gas, ritenuto dalla giunta regionale alternativo: nel Piano energetico si parla proprio di mini-rigassificatori, come quello di SmartGas, dicendo invece “no” al progetto di Zaule. Cosa ne pensate? Sareste disposti a diminuire la vostra produzione per l’inserimento del mini-rigassificatore? Abbiamo più volte elencato le motivazioni che rendono al momento impossibile pensare a una trasformazione a gas della centrale di Monfalcone. Un investimento in tale senso allo stato attuale non avrebbe alcun futuro per la centrale di Monfalcone, a meno che non sia possibile approvvigionare il gas a prezzi compatibili con il carbone, cosa che allo stato attuale è impossibile anche solo ipotizzare. Pertanto è evidente come, ad oggi, non ci possa essere alcuna correlazione tra una centrale di produzione di energia elettrica e i rigassificatori. Energie rinnovabili: per A2A significa aprire ulteriormente alle biomasse. Che sicurezza c’è a “trattare” questa materia? Le attuali tecnologie consentono un utilizzo in combustione delle biomasse con impatti di molto inferiori sull’ambiente rispetto anche agli impianti tradizionali. Dipende poi di che biomassa si tratta. Se per esempio fossero biomasse vegetali garantite e derivanti dalle attività presenti in Friuli Venezia Giulia, non ci sarebbero particolari problemi di sicurezza legati al riutilizzo per il loro recupero energetico. Avete speso 25 milioni per il Denox: quindi di chiudere con il carbone non se ne parla? L’investimento del Denox è stato un obbligo imposto dal ministero e dagli enti locali ai tempi dell’emanazione dell’Aia della centrale al quale A2A sta ottemperando nel rispetto dei vincoli imposti. I nuovi Denox garantiranno un’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale della centrale sul territorio (da considerare alla luce dei vari studi ambientali effettuati sul territorio da più enti sia pubblici che privati). I residenti hanno letto nella decisione della giunta regionale uno “stop” al carbone dopo il 2017... Non mi pare che questa affermazione sia suffragata da quanto previsto nel Piano energetico emanato dalla Regione.

Laura Borsani

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 19 settembre 2015

 

 

PARTE LA MARATONA SUL PIANO REGOLATORE
Piazzale Monte Re va riqualificato. I consiglieri comunali del Pd Giovanni Barbo (foto), Alessandro Carmi, Angelo Curreli, Aureo Muzzi, Mario Ravalico ed Igor Svab non hanno dubbi e portano il “caso” a Palazzo con un ordine del giorno presentato nell’ultima seduta d’aula.

«Piazzale Monte Re è un punto di riferimento non solo per il borgo di Opicina ma anche per l’intero altopiano. Abbiamo ricevuto segnalazioni sull’attuale pavimentazione in ghiaia che, oltre a non essere particolarmente adatta per i tanti bambini che frequentano la piazza, si solleva nelle giornate di vento» spiegano i consiglieri dem. E aggiungono: «Inoltre la teca contenente la Madonnina è stata oggetto di ripetuti atti vandalici, che rendono necessaria ogni volta la sua riparazione, e quindi è opportuno sostituire il vetro con altro materiale più resistente. Anche i muretti perimetrali risultano danneggiati e necessiterebbero di un ripristino». Da qui l’invito all’assessore a risistemare il piazzale.di Pierpaolo Pitich Una maratona in poche settimane. Il Piano regolatore generale inizia il lungo percorso che dovrebbe concludersi entro l’anno in Consiglio comunale con l’approvazione definitiva. Ieri mattina, infatti, la prima di una serie ravvicinata di sedute nella commissione urbanistica presieduta da Mario Ravalico (Pd), con l’illustrazione di carattere generale dell’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani. A seguire gli approfondimenti tecnici delle varie tematiche: si ipotizza un mese di superlavoro per la commissione con una quindicina di sedute. Le osservazioni Dopo l’adozione del Prg da parte dell’aula nell’aprile dello scorso anno, sono 754 le osservazioni e le opposizioni pervenute cui si aggiungono le intese con le varie amministrazioni e le controdeduzioni alle riserve regionali: una cospicua mole di documenti sulla quale adesso si poserà la lente di ingrandimento dei consiglieri. Gli uffici, intanto, hanno proposto l’accoglimento di 202 osservazioni dei cittadini, il parziale accoglimento di 173 e il non accoglimento di 374. Gli assi portanti Marchigiani, in commissione, definisce il Piano «nuovo ma soprattutto innovativo», fondato su «equità e trasparenza», citando come assi portanti il recupero e il riuso del patrimonio edilizio, il contenimento del consumo di suolo, la valorizzazione attiva delle risorse paesaggistiche, la tutela dell’ambiente e della tenuta idrogeologica del territorio, servizi e spazio pubblico, mobilità sostenibile. Un Prg, aggiunge l’assessore, che è passato per l’ascolto delle categorie economiche e il coinvolgimento di circoscrizioni e cittadini e ha immaginato un progetto di area vasta per il territorio provinciale attraverso una visione generale condivisa con i comuni vicini: «Si tratta di uno strumento strategico per il rilancio economico e la ripresa della città e del territorio. Era impensabile perpetuare l’attesa rimanendo nell’incertezza, in quanto gli investimenti hanno in primo luogo bisogno di un quadro chiaro: uno strumento fortemente articolato, molto approfondito nelle analisi e innovativo nelle soluzioni». Il superlavoro Guarda con fiducia all’elevata mole di lavoro che attende i consiglieri il presidente della sesta commissione Ravalico: «Ci attende un lavoro lungo e approfondito. Ma la commissione, anche in passato, pur nella diversità dei punti di vista, ha dato sempre dimostrazione di serietà e competenza: ho fondato motivo di ritenere che sarà così anche in questa occasione». Le opposizioni Intanto le forze di opposizione affilano le armi e si preparano a dar battaglia a suon di emendamenti. «Il nostro lavoro va nella direzione di migliorare questo Prg - attacca Lorenzo Giorgi (Pdl) -. Un Piano poco coraggioso e che non dà prospettive alla città: in sostanza un semplice compitino svolto dall’amministrazione comunale, di gran lunga inferiore alla Variante 118 della giunta Dipiazza sul fronte dello sviluppo della città». Sulla stessa lunghezza d’onda Michele Lobianco (Impegno Civico): «Ci aspetta un’attenta analisi per vedere se si riesce a salvare qualcosa di un Piano sul quale la mia posizione è sempre stata contraria. Già il numero delle osservazioni fa capire che questo documento non sta in piedi e che non è per nulla gradito dai cittadini». Everest Bertoli (Fi) attacca: «Dobbiamo capire bene cosa è stato fatto con questo Piano ma una cosa è certa: questo documento non elimina la burocrazia e non dà una spinta al settore dell’edilizia, che continua ad essere fermo, oltre che alla stessa economia cittadina». Infine Paolo Rovis (Trieste Popolare): «Andremo ad intervenire nello specifico sui casi in cui è stata sottratta edificabilità ai terreni appartenenti a piccoli proprietari. Una situazione che va ad incidere sui beni e risparmi dei cittadini, provocando un danno economico alle singole famiglie».

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 17 settembre 2015

 

 

MINI RIGASSIFICATORE, GOVERNO IN PRESSING
«Le caratterizzazioni dei fondali, anche se non ancora validate da Arpa, vanno bene. E la Commissione di Via è in grado di esprimere il suo parere». L’imprenditore Alessandro Vescovini, project manager di Smart Gas, coglie elementi chiari dalla nota inviata dal ministero dell’Ambiente.

Quindi aggiunge: «La Regione, comunque, ha fornito un parere interlocutorio in assenza della validazione dei dati di caratterizzazione dei fondali da parte di Arpa, che la stessa Agenzia non ha compiuto a sei mesi di distanza». L’imprenditore parla poi di «termini di legge scaduti» quando spiega: «Eventuali mancanze istruttorie da parte della società Smart Gas, e integrate successivamente, avrebbero posticipato i termini di legge. Tuttavia, di fronte ai ritardi circa i dati delle caratterizzazioni legati all’assenza della validazione di Arpa, la società ha comunque provveduto a inoltrare le proprie analisi il 27 agosto scorso, e con ciò riscattando i termini di legge».

Ormai siamo alle battute finali per l’istruttoria tecnica di Valutazione di impatto ambientale in relazione al progetto di realizzazione del rigassificatore di piccola taglia presentato dalla società Smart Gas Spa. Tanto che, a fronte del fatto che Arpa Fvg non ha ancora provveduto alla validazione dei dati di caratterizzazione dei fondali eseguita nel 2015, viene ora richiesto di provvedere alla definizione degli atti di competenza. Il tutto al fine di rispettare i tempi procedurali stabiliti dalla normativa. Lo si evince dalla nota inviata dal ministero dell’Ambiente a firma del dottor Renato Grimaldi, al presidente della Commissione tecnica di Via, e per conoscenza alla Regione Fvg e alla società Smart Gas Spa. Nella nota, datata 8 settembre, il ministero fa riferimento al fatto che Smart Gas ha già trasmesso, il 27 agosto scorso, i dati relativi alla caratterizzazione dei fondali eseguita nel 2015, documentazione acquisita il 28 agosto. Quindi, nella nota ministeriale si osserva: «La società proponente precisa che tali dati sono stati rilevati secondo un piano giudicato idoneo dall’Arpa, che tuttavia, la detta Agenzia non ha ancora provveduto, come previsto, alla validazione dei medesimi». Fatte queste premesse, il ministero chiede alla Commissione Via di «provvedere alla definizione dell’istruttoria tecnica di competenza, reputando che, comunque, con tale adempimento, la società Smart Gas abbia completato l’invio della documentazione integrativa richiesta dalla Commissione Via». Il tutto, quindi, tenendo conto delle «esigenze espresse dalla Regione Fvg», che nell’ambito delle prescrizioni aveva indicato proprio la caratterizzazione dei fondali come una delle priorità. In altre parole, come sembra di capire dalla nota ministeriale, va conclusa la fase di Via, avendo comunque a disposizione i dati forniti da Smart Gas. Il ministero dell’Ambiente, sempre nella nota dell’8 settembre, chiede inoltre alla Regione Fvg se «sulla base della documentazione integrativa» fornita dalla società, «intenda modificare o integrare il parere “interlocutorio” già espresso». Un modo, insomma, come pare di comprendere dal termine “interlocutorio” utilizzato dal ministero, per poter avere una risposta per così dire “più esaustiva” dalla Regione. La nota ministeriale conclude: «Il tutto viene richiesto in ragione dell’esigenza di garantire tempi del procedimento coerenti con quelli stabiliti dal Dlgs 152/2006». Intanto l’Arpa Fvg fa sapere che la validazione dei dati è ormai una questione di una decina di giorni. Arpa, infatti, in una nota spiega: «L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ritiene che la fase di validazione dei campioni di sedimento marino, raccolti al fine del procedimento ministeriale di Via per l’insediamento proposto da Smart Gas, si concluderà tra fine settembre e inizio ottobre. Per concludere la validazione - viene aggiunto -, è stato necessario, infatti, effettuare alcuni approfondimenti di laboratorio, secondo un protocollo operativo condiviso tra Arpa e Smart Gas e secondo le tempistiche previste e concordate». In altri termini, come fa capire Arpa, se la validazione dei dati non viene ritenuta necessaria dal ministero avendo a disposizione i dati di Smart Gas si prende atto, l’Agenzia procederà in ogni caso a concludere il suo iter.

Laura Borsani

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 14 settembre 2015

 

 

SAGRE, CON LA DIFFERENZIATA DIVENTANO “ECOFESTE”

«L'obiettivo è di arrivare al 68/70% di raccolta differenziata perché più aumenta la selezione dei rifiuti e più si inalzano le possibilità di vedere le bollette calare»
Per fregiarsi del titolo di "Ecofesta-Riduzione, Riuso, Riciclo" ed essere dichiarati idonei per la concessione del contributo le azioni minime obbligatorie sono le seguenti: utilizzo di piatti, bicchieri e stoviglie in mater-bi compostabili e biodegradabili ovvero beni durevoli (ceramica e vetro) riutilizzabili; attuazione della raccolta differenziata dei rifiuti suddivisi per tipologia merceologica (plastica-lattine, vetro, carta, umido e posate in mater-bi) mediante una o più persone a ciò dedicate; informazione e formazione all'utenza sulla corretta differenziazione dei rifiuti della sagra; pubblicazione del logo della campagna provinciale "Facciamolo con amore-Riduzione, Riuso, Riciclo" fornito dalla Provincia di Gorizia in versione pdf o jpg su tutta la pubblicità cartacea e web.di Francesco Fain «L'obiettivo è di arrivare al 68/70% di raccolta differenziata perché più aumenta la selezione dei rifiuti e più si inalzano le possibilità di vedere le bollette calare. Perché? Meno immondizie vanno al termovalorizzatore di Trieste e più lievitano i risparmi». La ricetta è semplice. A illustrarla Isontina Ambiente. Meno semplice è arrivare all’obiettivo. Perché? Perché la differenziata langue. Ma in un quadro di rilancio della selezione dei rifiuti entrano in gioco le… sagre. Sì, avete letto bene. Sacchi neri ai bordi dei tavoli e dentro ci finiva di tutto. Piatti in plastica, bottiglie in pet, residui di cibo, tovaglioli di carta, fazzoletti e chi ne ha più ne metta. Insomma, l’antitesi della raccolta differenziata. E alla fine rifocillarsi nelle sagre diventava un boomerang perché la spesa per la raccolta delle immondizie finiva nel calderone della Tia (oggi Tari) con pessimi effetti sulle bollette. Ma ora si cambia grazie ad un’iniziativa della Provincia. L'antesignano è stato Mariano del Friuli. In quel Comune si svolse la prima "ecofesta". Ma ci sono altre 14 sagre paesane organizzate nel nostro territorio provinciale che sono state e saranno all'insegna della sostenibilità ambientale. Ad esempio, la sagra di San Giacomo a Fogliano Redipuglia dove, grazie alla Provincia di Gorizia, sono stati utilizzati nei giorni scorsi esclusivamente piatti, bicchieri e posate biodegradabili e compostabili a ridotto impatto ambientale. È stata istituita la raccolta differenziata dei rifiuti prodotti, ridotti gli imballaggi, utilizzato il vuoto a rendere, i prodotti alla spina, i prodotti a km zero e i detersivi ecologici. L'obiettivo dichiarato? Ridurre l'impatto ambientale delle feste e sagre paesane e di divulgare buone pratiche salvambiente. Le "ecofeste" hanno ricevuto dalla Provincia di Gorizia un finanziamento, poiché, oltre ad effettuare una raccolta differenziata di plastica, lattine in alluminio e acciaio, vetro e carta, faranno uso di posate e bicchieri compostabili, fatti cioè con materiali innovativi che, conferiti col rifiuto umido, si trasformano in compost, in terriccio non inquinante, al contrario dei tradizionali piatti e bicchieri usa e getta in plastica. «Beneficiari dell'iniziativa - spiega la vicepresidente della Provincia, Mara Cernic - associazioni e Comuni che hanno partecipato al bando e che ora hanno ricevuto e riceveranno un finanziamento fino a un massimo di 500 euro, con un ulteriore incentivo fino a 150 euro per le iniziative non obbligatorie finalizzate all'incremento della sostenibilità ambientale della festa o della sagra. Realizzato nell'ambito della campagna per la riduzione dei rifiuti e la promozione della raccolta differenziata, il finanziamento della Provincia è partito dal presupposto che le sagre e le feste paesane, ampiamente diffuse sul territorio provinciale, sono spesso caratterizzate dal massiccio utilizzo di vettovaglie usa e getta in plastica, nonché dall'uso massiccio di bibite in bottiglie di plastica e in lattine di alluminio: materiale che non sempre viene conferito in maniera differenziata, creando così un pesante onere ambientale ed economico». Andrà citata la campagna provinciale rifiuti, la Provincia, Isa Ambiente e il Comune nei momenti di comunicazione della festa e ci dovrà essere l'impegno a partecipare agli incontri che saranno organizzati dalla Provincia di Gorizia sul tema della sostenibilità ambientale delle manifestazioni.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 12 settembre 2015

 

 

POLVERI SOTTILI NELL’ARIA IN SEI MESI 71 SFORAMENTI
Un netto peggioramento, nei primi sei mesi dell’anno, delle concentrazioni delle polveri sottili (pm10) e degli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), ma anche del numero degli sforamenti dei limiti, rispetto al secondo semestre del 2014, è stato rilevato dall’Arpa attraverso la centralina di via San Lorenzo in Selva.

Si tratta dell’apparecchiatura, posta all’esterno del perimetro della Ferriera, i cui dati sono stati più volte contestati al Comune dalla proprietà dello stabilimento siderurgico. «La collocazione di quella centralina - osserva l’assessore all’ambiente Umberto Laureni - è stata stabilita, nel 2008 dalla Procura, perchè dà la “temperatura” dello stabilimento dal punto di vista tecnologico, non essendo influenzata da altre sorgenti inquinanti». Il peggioramento di cui si è detto emerge dalla relazione semestrale (gennaio-giugno, per un totale di 178 giornate di rilevamenti) che l’Arpa ha consegnato al Comune, in base a un’apposita convenzione che la giunta ha stipulato a suo tempo e ha rinnovato in questi giorni, nella quale l’Arpa stessa prende in esame anche i dati di altre centraline dell’area, confrontandoli inoltre con quelli di apparecchiature di rilevamento molto lontane dalla Ferriera. Facendo un passo indietro, l’Arpa ricorda che già nel 2011 si erano rilevati aumenti sia dei valori medi annui della concentrazione di Pm10, in particolare in via Carpineto e in via Svevo, sia del numero di superamenti del limite giornaliero di questo inquinante. «Destano preoccupazione - si legge nella relazione - i 49 superamenti del limite giornaliero di concentrazione di Pm10 registrati nel 2011 presso la centralina di via Carpineto, a fronte di un valore di legge pari a 35». Venendo a quest’anno, nel primo semestre l’Arpa ha registrato un «aumento significativo» della concentrazione media di Pm10 nelle centraline di via Pitacco, via Svevo e via Carpineto, rispetto ai valori medi rilevati lo scorso anno: 24 milligrammi per metro cubo in via Carpineto (21 nel 2014), 25 rispetto ai 20 dell’anno scorso in via Pitacco, e 25 (contro i 22 del 2014) in via Svevo. Quanto al numero dei superamenti, nei primi sei mesi del 2015 la situazione riscontrata dall’Arpa indica «una criticità confinata alle sole centraline di via Pitaco e via Svevo, mentre continua il trend positivo, già evidenziato nel 2014, per le postazioni di via Carpineto e piazza Libertà (centralina di confronto, ndr)». Facendo un altro passo indietro, nel 2004 e 2005 una campagna di rilevamento presso l’ingresso operai di via San Lorenzo in Selva aveva registrato «rilevanti ricadute di benzoapirene contenuto nel particellato raccolto». Da ciò ha avuto origine la campagna per la misurazione delle Pm10 disperse nell’aria, e degli idrocarburi presenti nelle polveri stesse, attraverso la postazione di via San Lorenzo in Selva. I rilievi della concentrazione media di Pm10, dal primo gennaio al 30 giugno, evidenziano, scrive l’Arpa, «un rilevante aumento della criticità ambientale rispetto a quanto riscontrato per tale parametro nel periodo luglio-dicembre 2014, con riferimento al valore di concentrazione media (44 milligrammi per metro cubo) registrato (quest’anno, ndr)». Nel dettaglio, in via San Lorenzo in Selva la concentrazione media di Pm10, lo scorso giugno, è stata di 56 milligrammi per metro cubo, a fronte dei 25 rilevati nello stesso mese in via Pitacco e in via Svevo. L’Arpa precisa poi che il numero dei superamenti dei limiti di legge (71), sempre nei primi sei mesi di quest’anno, «è sensibilmente incrementato rispetto a quanto registrato da luglio a dicembre 2014». Le postazioni dell’area, fatta eccezione per via Carpineto, sottolinea sempre l’Arpa, «denotano concentrazioni medie significativamente maggiori di quelle rilevate dalla centralina di riferimento di piazza Libertà». «Sono conclusioni abbastanza pesanti - commenta l’assessore Lauremi - considerato che anche l’Arpa ritiene significativa la centralina di via San Lorenzo in Selva. E si tratta di dati “strani”, se teniamo conto che lo stabilimento di Servola è in fase di ammodernamento e di miglioramento delle condizioni ambientali...».

Giuseppe Palladini

 

SCATTA IL MONITORAGGIO SULLO “STRESS DA FERRIERA”
Lo stress da Ferriera opposto allo stress da Boschetto. È l’obiettivo dell'indagine epidemiologica, presentata ieri, che il Comune di Trieste condurrà in collaborazione con l'Azienda per l'Assistenza Sanitaria n. 1 Triestina e l'Università per valutare il benessere della popolazione (la qualità della vita) in due quartieri simbolo della città: l'area di Servola sul mare con la presenza ingombrante del’impianto siderurgico e quella di Guardiella sul Carso assediata dal verde del Boschetto e del Parco di San Giovanni.

«In particolare verranno analizzati la qualità di vita e la qualità percepita dell'ambiente di residenza, anche attraverso misure di stress ossidativo cellulare», spiega l'assessore all'Ambiente Umberto Laureni. Al suo fianco ci sono il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda per l'Assistenza Sanitaria n.1 Triestina Valentino Patussi, il professore Piergiorgio Gabassi dell’Università di Trieste, il responsabile dello studio Riccardo Tominz e i docenti universitari di Psicologia organizzativa Valentino Patussi e Alberto Pallavicini. Una task force che, a partire da ottobre, proverà a misurare lo “stress da inquinamento industriale”. Una ricerca tardiva come hanno fatto presente i Cinque Stelle? «Meglio tardi che mai. C’è il diritto della gente di Servola a essere ascoltata», spiega l’assessore che crede molto in questa indagine, che costerà al Comune 30mila euro, a cui si aggiungono i 40mila di costi fissi sostenuti dall’azienda sanitaria. «Non è vero che si tratta di un’indagine tardiva - aggiunge Patussi -. Di indagini come questa ce ne sono pochissime in Italia e nel mondo. È qualcosa piuttosto di innovativo che può diventerà un esempio a livello nazionale». A fare da “cavie” saranno, da ottobre, 200 residenti del quartiere di Servola ed altrettanti del quartiere di Guardiella, che saranno sottoposti a un'intervista faccia a faccia e a cui sarà chiesto di fornire un campione di urine. Sarà utilizzato un questionario già validato, anche nella versione italiana, per la misura della qualità della vita e della qualità percepita dell'ambiente di residenza, limitatamente alle scale di salubrità ambientale e di attaccamento al quartiere. Si procederà inoltre a misurare lo stress ossidativo cellulare sulle urine (un dato oggettivo), che forniranno un importante elemento di riferimento per la valutazione complessiva sui radicali liberi. L'indagine ha superato il vaglio del Comitato etico regionale unico e la fase di raccolta dati dovrebbe concludersi entro l'anno in corso. «Si tratta di un progetto di grande impegno, che per riuscire richiederà una forte collaborazione dei cittadini cui verrà richiesta la partecipazione. Non è infatti prevista la possibilità di una partecipazione su base spontanea e volontaria» spiega Tominz. Saranno campionati solo residenti di età fra 35 e 69 anni. «La fascia d'età è determinata dall’esigenza di ottenere dati stabili e comparabili per gli indicatori di stress ossidativo cellulare», aggiunge il responsabile dello studio. L'indagine rappresenta uno dei risultati della Prima Conferenza sulla salute della città organizzata dal Comune di Trieste il 26 maggio 2012 e della successiva elaborazione delle azioni per migliorare le condizioni ambientali della città approvate con delibera di giunta del 26 giugno 2013. Infatti, Comune e Azienda sanitaria Triestina in tale occasione hanno constatato che valutare i possibili effetti sulla salute di una popolazione che vive in prossimità di un'area fortemente industrializzata (rione di Servola e limitrofi), in termini di concentrazioni di determinati inquinanti nell'aria o di incidenza e prevalenza di specifiche patologie, appare fortemente riduttivo, non essendo questo modo di operare in grado di cogliere l'impatto complessivo sulla salute delle persone, considerata non come mera assenza di specifiche patologie ma, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, come «stato di completo benessere fisico, psichico e sociale». Il Comune di Trieste ha pertanto incaricato il Dipartimento di Prevenzione dell'Aas Triestina di preparare e condurre la presente indagine, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali ed il Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università degli Studi di Trieste. Gli obiettivi dell'indagine sono stati approvati dal Tavolo di coordinamento di prevenzione ambientale e vigilanza sugli stabilimenti industriali. La comunicazione dei risultati dell'indagine (in primo luogo ai quasi 10mila residenti dei quartieri interessati e quindi a tutta la cittadinanza), avverrà nei primi mesi del 2016. In ogni caso prima delle elezioni. Per evitare di aggiungere ulteriore stress a quello d’inquinamento.

Fabio Dorigo

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 10 settembre 2015

 

 

VIA LIBERA DELLA GIUNTA AL PIANO REGOLATORE
«Il Piano regolatore era uno dei principali obiettivi di questa giunta. E, dopo l'approvazione dell'esecutivo e il prossimo passaggio nell'aula del Consiglio comunale - dove ci aspettiamo dalle opposizioni lo stesso comportamento costruttivo dimostrato nella fase preparatoria del documento -, potrà diventare uno strumento adeguato alle esigenze di una città moderna». Roberto Cosolini ha espresso così ieri la sua soddisfazione, dopo l'approvazione da parte della giunta, avvenuta in mattinata, del nuovo Piano regolatore generale di Trieste.

«Uno strumento che mancava da 18 anni». Il primo vaglio sarà quello della competente commissione consiliare, presieduta da Mario Ravalico. «Fra gli elementi innovativi ed estremamente positivi del documento - ha precisato quest'ultimo - ci sono il contenimento dell'uso del suolo e le approfondite valutazioni di carattere geologico». «Trieste, in questi 18 anni, è cambiata - ha ripreso Cosolini - e questo Piano è lo strumento adatto per guardare al futuro della città. Siamo orgogliosi di poter dire anche che si tratta di un Piano costruito in casa, con le risorse umane e le competenze di chi lavora in Comune. Siamo riusciti a fare tutto nell'arco di un anno e mezzo - ha concluso il sindaco - un tempo che si può senz’altro definire molto buono». Elena Marchigiani, assessore alla Pianificazione urbana, si è soffermata su un aspetto particolare: «Abbiamo avuto 750 osservazioni - ha precisato -, una quantità che conferma che non ci sono grandi discrepanze fra ciò che abbiamo predisposto e le aspettative della città. Puntiamo molto sui tempi - ha aggiunto - perché vogliamo che Trieste si muova in sintonia con le attese e le esigenze del mondo di oggi. Il documento non è un piano di zonizzazione, ma un contenitore di idee e ed è stata fondamentale l'intesa con l'Autorità portuale. Molti sono gli strumenti innovativi che il Piano prevede - ha proseguito Marchigiani - e che riguardano per esempio le caserme dismesse, il recupero dell'esistente, la riqualificazione energetica degli edifici. Ci stiamo allineando a ciò che hanno fatto le grandi città europee. Questo è un Piano equo e trasparente, - ha concluso Marchigiani - perché abbiamo ascoltato i cittadini nelle numerose riunioni fatte nelle Circoscrizioni, abbiamo accolto, in toto o parzialmente la metà delle osservazioni presentate».

(u.s.)

 

 

AMIANTO STOCCATO IN SACCHI TRA LE CASE DI CAMPANELLE
Sono riapparsi. Sistemati con ordine uno dietro all’altro. E con loro sono riemerse anche le preoccupazioni dei residenti. “Ma ancora?”, dice una passante. Sì perché a una trentina di metri di distanza, lì in via Cesare dell’Acqua a Campanelle, ci sono le case dove vive la gente e a fianco passa pure la pista ciclabile. Duecento sacchi di amianto sotto la finestra o quando fai jogging non è proprio il massimo, per quanto si tratti di roba stoccata nel massimo della sicurezza e sotto la stretta sorveglianza dell’Azienda sanitaria; così, almeno, dicono i tecnici della Prevenzione.

 L’hanno raccolto gli operai in un massiccio intervento di bonifica del terreno: in quell’area costruiranno una cinquantina di alloggi Ater e, scava qua scava là, è spuntato il materiale. La complessa attività di recupero e smaltimento era iniziata a fine luglio, ma dopo le segnalazioni degli inquilini e un articolo del Piccolo i sacchi erano presto spariti. Ora ci sono di nuovo, perché sotto - a un paio di metri di profondità - si nascondono ancora rifiuti pericolosi. Ieri alcuni uomini in tuta bianca e una gru erano alle prese con le operazioni di recupero e trasporto. Dal terreno, nel giro di qualche settimana, sono stati prelevati circa settecento sacchi. È amianto misto a terra, da quanto si è saputo. Era sotto da decenni. La zona, evidentemente, in passato era stata usata come discarica. Ma l’Azienda sanitaria, attraverso la Struttura Prevenzione e sicurezza, rassicura: «La bonifica è effettuata da ditte specializzate che seguono metodiche precise. L’amianto trovato è compatto e i quantitativi rilevati sono ridotti. L’attività in corso risulta regolare». Ma Lorenzo Giorgi, capogruppo del Pdl in Consiglio comunale, è su tutte le furie: «In questa vicenda è mancata completamente la comunicazione ai cittadini. Non può essere solo il consigliere comunale, o il giornale, ad occuparsene. L’Azienda sanitaria doveva riferire ai residenti - tuona -. Anche perché c’è un macchinario in cui si fa passare il terreno nei sacchi e si crea fumo, con l’amianto che si disperde nell’ambiente. E chi scavava lì lavorava senza maschere e senza tute – rileva – solo quando ne ha scritto il giornale si sono attrezzati con misure di prevenzione. Perché i tecnici e i dirigenti dell’Azienda sanitaria non sono andati a tranquillizzare chi abita nelle vicinanze? E il sindaco dov’era? La gente – insiste Giorgi – è stata tenuta all’oscuro e Cosolini, che io ho allertato, non si è degnato di rispondere. È passato un mese intero, in tutto questo tempo qualcuno poteva andare là a portare qualche spiegazione ai residenti. Io sono andato perché interpellato, ma non può essere solo Giorgi a farlo. È un modo dilettantistico di lavorare, non è rispettoso nei confronti dei cittadini – conclude – bastava programmare una riunione. Questi sono i nostri amministratori eletti e nominati».

(g.s.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 9 settembre 2015

 

 

«ABBATTUTE LE EMISSIONI DALL’ALTOFORNO»
«Contenimento delle emissioni dalla caminella dell’altoforno mediante la modifica dell’automazione. Sostituzione del camino di emergenza. Aspirazione e abbattimento delle polveri dai sili minerali».

Sono gli interventi addizionali (rispetto agli accordi di programma) per la captazione delle emissioni diffuse che Siderurgica Triestina ha fatto a luglio e di cui ha dato comunicazione con una relazione tecnica inviata al sindaco Roberto Cosolini. Viene anche annunciato che «il 30 settembre sarà concluso l’intervento per il contenimento delle polveri dalla tasca pesatrice del minerale, il 31 ottobre quelli per il contenimento delle polveri dalla tramoggia rotante, per il contenimento delle emissioni su nastro caricatore e per la modifica dell’aspirazione dal campo di colata, il 31 dicembre infine sarà conclusa la realizzazione di un nuovo presidio del nastro di caricamento del coke e l’operazione di contenimento della polverosità dai sili del coke. Dove gli interventi non sono conclusi vengono comunque attuate mitigazioni che consistono nella captazione di emissioni grazie alla nebulizzazione di acqua». Tutti questi particolari sullo stato di avanzamento del risanamento del complesso siderurgico sono contenuti, come informa una nota di Siderurgica Triestina, nella relazione tecnica di risposta alle richieste di chiarimenti e documentazione avanzate dal Comune ad agosto in riferimento in particolare alle anomalìe rilevate dall’Arpa. «La relazione - conclude la nota in modo categorico - riporta anche i valori delle centraline della rete Arpa vicine alla Ferriera, sempre attestati entro i limiti imposti dalla legge, ribadendo che la centralina di via San Lorenzo in Selva è considerata da Arpa troppo vicina a più fonti industriali per riflettere un valore utile sotto questo profilo». La relazione presentando la serie di nuovi interventi, rileva che sono addizionali rispetto a quelli già previsti dei quali ripropone un sunto specificando che sono stati tutti già portati a termine se si eccettua il rivoluzionario progetto di aspirazione dei fumi della cokeria, che del resto è quello principale, e che sarà in funzione entro il 31 dicembre. Nella lettera di accompagnamento alla relazione tecnica, il presidente e amministratore delegato di Siderurgica Triestina, Andrea Landini ribadisce che l’azienda «lavora accanto alle istituzioni», ma al contempo evidenzia che la Ferriera di Servola è stata acquisita con impianti gravati «da deficit strutturali che erano gestiti con misure di mitigazione in vista di una possibile chiusura, la cui sanificazione imponeva interventi importanti che dovevano necessariamente contemplare un periodo transitorio durante il quale erano possibili eventuali “deviazioni” della situazione ambientale. L’importante era ed è che queste “deviazioni” - conclude Landini - fossero accompagnate da inequivocabili segnali di rientro a testimonianza della valenza dei correttivi messi in campo. I segnali di rientro ci sono e ci motivano ad andare avanti».

Silvio Maranzana

 

 

IL PIANO REGOLATORE IN DIRITTURA D’ARRIVO
Imbocca la dirittura finale il Piano regolatore del Comune di Trieste che dovrebbe essere definitivamente approvato entro l’anno.

La Giunta comunale questa mattina licenzierà la delibera completa del Piano comprendente le intese con le varie amministrazioni, le controdeduzioni alle riserve regionali e le osservazioni di cui si propone l’accoglimento. Già la settimana scorsa aveva avuto il via libera dal governo comunale la Valutazione ambientale strategica (Vas) completa delle prescrizioni del Servizio valutazioni ambientali della Direzione centrale Ambiente, energia e politiche per la montagna della Regione recepite nelle controdeduzioni e con le modifiche relative ad alcune delle osservazioni specificatamente avanzate al Rapporto ambientale. Si è trattato di una prima tranche della cospicua mole di documenti che compone la delibera consigliare di approvazione comprensiva delle proposte di controdeduzione alle ben 750 osservazioni e opposizioni complessivamente pervenute. Le direttive per la predisposizione della variante generale al Piano regolatore generale del Comune erano state impartite il 22 novembre 2011 e il 2 aprile 2012 era stato avviato il procedimento di Valutazione ambientale strategica. Il Comune ha adottato il nuovo Piano regolatore con la delibera del Consiglio del 16 aprile 2014. Piano e rapporto ambientale sono rimasti depositati negli uffici e pubblicati sul sito web del Comune per sessanta giorni. In questo lasso di tempo, previsto per legge, come si evince dalla stessa delibera della giunta, per quanto concerne la Vas, sono giunte dieci osservazioni. A proporle sono state la Direzione centrale Ambiente e lavori pubblici e la Direzione centrale Ambiente e energia della Regione, l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpa), la Soprintendenza per i Beni archeologici della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Trieste, il movimento politico Trieste Libera e quattro cittadini. Per quanto riguarda questi ultimi è stata accolta soltanto l’osservazione che chiedeva la riclassificazione a verde privato di un’area edificabile. Bocciate ancora una volta le richieste di Trieste Libera che stavolta il suo presidente Roberto Giurastante ha presentato anche in questa sede con un’osservazione piuttosto tranchant: «revocare la delibera del Consiglio comunale del 16 aprile 2014 con la quale è stata adottata la variante generale al Prgc in quanto il Comune non può disciplinare l’uso di aree portuali appartenenti al Porto Libero di Trieste». «Non si accoglie l’osservazione - la replica del Comune - poiché la tesi prospettata è infondata come risulta anche dalla sentenza del Tar del Lazio 2677/2009, confermata dal Consiglio di Stato 2780/2012 e dalla sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia 400/2013». Accolti per la maggior parte i rilievi fatti dalla Provincia che chiedeva modifiche negli elaborati grafici e una diversa zonizzazione in relazione perlopiù ad attività di trattamento dei rifiuti e di depurazione. Accolta in particolare quella riguardante l’ex Cava Faccanoni. Il Piano rileva che «è ammessa la rinaturalizzazione di Cava Faccanoni a mezzo di conferimento di terre e rocce da scavo e di inerti da trattare al fine di ottenere materie prime e secondarie o prodotti». Quanto alla Soprintendenza per i Beni archeologici non viene accolta l’osservazione che chiedeva «particolare cautela e cura nella progettazione dell’area di Campo Marzio», in quanto si tratta di valutazioni che andranno comunque fatte in sede di Piano particolareggiato. «La verifica preventiva dell’interesse archeologico - ribatte il Comune - viene rinviata alle successive fasi di pianificazione e progettazione di dettaglio». Viene parzialmente accolta invece l’osservazione che rileva che il tematismo “archeologia” risulta sottorappresentato nelle strategie generali. Al Piano è stato perciò aggiunta la perimetrazione delle aree di interesse archeologico. Tra le osservazioni avanzate dall’Arpa respinte quelle che chiedevano una rivalutazione delle previsioni di ulteriori edificazioni a Contovello («perché già fortemente ridimensionate» e un’alternativa su aree già degradate o edificate per il canile di Fernetti («alternativa che il Piano in approvazione ha già formulato rispetto al sito previsto nella proposta di variante mai giunta ad approvazione». Sì a pressoché tutti i rilievi, perlopiù di forma, avanzati dal Servizio difesa del suolo della Regione. Non accolti la maggior parte dei punti dell’Ispettorato agricoltura e foreste della Regione tra cui la richiesta di inserire tra le zone di tutela ambientale (R2, F3 o F4) tutta la superficie oggetto del “Progetto per il recupero e la conservazione di un’area di landa carsica già a pascolo imboschita naturalmente nei pressi di Basovizza». «Si tratta infatti di una richiesta - la replica - non pertinente rispetto ai contenuti del Piano regolatore che comunque ha già tutelato le aree in questione secondo l’articolazione in zone E ed F».

Silvio Maranzana

 

 

BOOM DELLE CASETTE DELL’ACQUA RADDOPPIERANNO: DA TRE A SEI
Una volta c’erano le fontane in pietra, con lo stantuffo in ferro, sistemato a terra, da premere col piede per far sgorgare l’acqua. Adesso siamo alle casette erogatrici, dotate di tecnologia e funzionalità, dove basta premere un bottone. Il fascino di un’operazione così semplice evidentemente non tramonta mai.

Basta leggere i dati illustrati ieri dall’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni, a bilancio del primo anno di attività delle tre casette attualmente operative in città, per capire l’entità del fenomeno: in dodici mesi esatti, i triestini hanno fatto sgorgare dagli erogatori gestiti dalla Pro acqua 546.843 litri di acqua. Una vera e propria cascata. Siamo a una media di più di due litri e mezzo per residente. Numeri che trovano giustificazione nelle motivazioni più diverse. Il costo bassissimo, «cinque centesimi al litro - come ha evidenziato Claudio Paulini, concessionario della Pro acqua - un prezzo imbattibile». La comodità, perché si può utilizzare sempre lo stesso contenitore, senza dover buttare le bottiglie di plastica o di vetro, una volta consumato il contenuto. Non ultimo l’elemento socializzante: «Davanti ai tre distributori - ha ripreso Laureni - spesso le persone, soprattutto gli anziani, ritrovano il gusto della chiacchierata, dello scambio di opinioni in compagnia». Dati che hanno fatto fare una promessa al sindaco Roberto Cosolini: «Contiamo di raddoppiare il numero delle casette e di portarle a sei in totale». Oltre a quelle di via Castiglioni a Rozzol, di via Giulia e di via Grego a Borgo San Sergio, potrebbero perciò presto essere operative quelle che l’amministrazione intende sistemare in via Locchi, a Valmaura e a Roiano. «Quando si è iniziato a parlare di queste cose nessuno immaginava un esito così felice - ha aggiunto il sindaco - invece la realtà è sotto gli occhi di tutti. Sostenibilità e innovazione sono due concetti che trovano concretezza anche in iniziative apparentemente semplici come questa e che caratterizzano la progettualità in tutte le grandi città europee. AcegasApsAmga inoltre - ha proseguito Cosolini - si conferma partner decisivo ed efficiente». Laureni ha rimarcato un altro elemento di estrema importanza: «Evitando di comperare l’acqua nei tradizionali contenitori - ha precisato - si ottiene uno straordinario risultato per l’ambiente, in quanto gli esperti considerano che, per ogni bottiglia di plastica in meno, cala di 30 grammi l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Ciò significa che, nell’ultimo anno, a Trieste, abbiamo evitato di diffondere nell’aria 15.283 chilogrammi di anidride carbonica. Un fattore di grande rilievo». Grande soddisfazione ha espresso Loredana Lepore:, consigliere comunale del Pd, che aveva insistito, a suo tempo, affinché fossero posizionate le tre casette: «Il dato significativo di questo risultato riguarda il fatto che i triestini hanno saputo cambiare abitudini. Ogni casetta - ha continuato - fa risparmiare 500mila bottiglie di plastica e fra l’altro la nostra acqua è migliore di tutte quelle imbottigliate». Mario Ravalico (Pd), presidente della Commissione Ambiente, ha ricordato che «molte volte, nel corso delle nostre sedute, abbiamo caldeggiato questa operazione». Infine una curiosità: piace molto di più la gasata della liscia: 337.024 i litri erogati per la prima, 209.816 per la seconda.

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 4 settembre 2015

 

 

BICI E BUS INSIEME IN VIA MAZZINI E IMBRIANI
Il Piano del Traffico di Trieste, in attesa della sua completa attuazione, procede “a pedali”. Dai primi di ottobre a Trieste sarà possibile percorrere in bicicletta le corsie bus di via Mazzini e via Imbriani.

Questo l’esito del confronto organizzato ieri mattina in Comune tra il sindaco Roberto Cosolini, il nuovo amministratore delegato della Trieste Trasposti Aniello Semplice, l'assessore provinciale ai Trasporti Vittorio Zollia e l'associazione di ciclisti urbani Fiab Ulisse. Era presente, ovviamente, anche l’assessore alla Mobilità Elena Marchigiani, la “mamma” del “variabile” Piano del traffico e ispiratrice del rete ciclabile “Pi Greco”. «Un passo avanti atteso da tempo nella direzione della mobilità sostenibile - spiega l’assessore comunale - . Era giusto dare cittadinanza ai ciclisti in via Mazzini e offrire una corsia in via Imbriani. Si tratta di anticipare delle linee del piano del traffico. La prossima settimana, inoltre, incontreremo le categoria economiche per definire le fasce orarie di scarico e carico delle merci». Il Piano del traffico, insomma, nonostante i molti “gufi”, procede lento ma inesorabile. «Anche chi va in bicicletta ha dei diritti, ma deve rispettare anche le regole del codice della strada», aggiunge Marchigiani. E i ciclisti? Sono molto soddisfatti. Avevano chiesto via Mazzini e hanno ottenuto anche via Imbriani. Federico Zadnich, responsabile mobilità urbana di Fiab Ulisse Trieste, esprime soddisfazione per questa innovazione: «Le due vie oggetto di questo provvedimento fanno parte della rete ciclabile Pi Greco prevista dal nuovo Piano del traffico. Via Mazzini e via Imbriani, assieme a viale XX Settembre e alla già progettata ciclabile di via Giulia, saranno il primo asse ciclabile della città collegando le Rive con il quartiere di San Giovanni. Sarà ora importante dare a tutto questo asse continuità e riconoscibilità per garantire a chi si muove in bici un percorso sicuro, comodo e veloce». Nella prossima “Settimana della mobilità” l'amministrazione comunale e Fiab Ulisse presenteranno un decalogo con i comportamenti che tutti gli utenti della strada dovrebbero rispettare per una positiva e sicura convivenza. «Pedalare nella corsia bus di via Mazzini è di gran lunga più sicuro che farlo tra furgoni, motorini e auto in Corso Italia. Per questo chiediamo che venga data ai ciclisti questa possibilità», aveva chiesto Luca Mastropasqua, presidente di Fiab Trieste Ulisse. Provvedimenti di apertura delle corsie dei bus alle biciclette sono molti diffusi in Europa e anche in Italia, dove sono già applicati in 14 città tra cui Udine, Bologna e Siena. E via Mazzini aperta da ottobre alle due ruote a pedali è un ottimo primo passo vero una «Trieste a misura di biciclette» e per l’avvio annunciato del sistema di “Bike Sharing”.

Fabio Dorigo

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 3 settembre 2015

 

 

IL GOVERNO INVESTE SUL PORTO VECCHIO
TRIESTE - Il Governo italiano si prende in carico il processo di riconversione del Porto Vecchio di Trieste.

Lo ha annunciato il ministro ai Beni e alle Attività culturali Dario Franceschini in una breve conferenza stampa tenuta nel palazzo della Regione di piazza Unità nel corso della sua giornata triestina che lo ha portato in visita, oltre che allo scalo antico, al Parco di Miramare e al Teatro Verdi. «Sarebbe già riduttivo - ha sostenuto il ministro - definire questo come un progetto nazionale, Trieste è uno scalo di rilievo europeo e nel Porto Vecchio grazie alla bellezza e alla dimensione degli edifici, all’enormità degli spazi, c’è l’opportunità di fare restauro vero, autenticamente creativo: già immagino cosa potrà diventare quest’area in mano a un grande architetto». Operazione fuori portata però per una singola città di medie dimensioni e di scarsa propensione imprenditoriale. E qui sono arrivate da parte di Franceschini l’affermazione di peso e un’assunzione forte di impegni: «Il Porto Vecchio di Trieste è un progetto strategico per l’Italia. La Regione Friuli Venezia Giulia e il Comune non verranno lasciati soli, il Governo è pronto a entrare in campo». Un’intenzione che aveva già incominciato a prendere corpo in un precedente colloquio al ministero con il sindaco Roberto Cosolini e la presidente della Regione Debora Serracchiani e che sembra essersi ancor più rafforzata in Franceschini ieri dopo che il ministro ha visto di persona, pur se in mezzo al degrado che avanza, i magazzini storici e gli affascinanti piazzali. Il Governo in realtà sembra già essere al lavoro. «Già da qualche mese siamo impegnati su questa prospettiva - ha svelato Franceschini - la proposta del mio ministero è che il Porto Vecchio di Trieste sia trasformato in uno dei grandi attrattori culturali e turistici italiani per i quali andare oltretutto a raccogliere risorse anche attraverso il Fondo sviluppo e coesione dell’Unione europea». Innegabile, come ha sottolineato lo stesso ministro, che le risorse da trovare siano molte il che costituisce un problema da affrontare, come va evitato il pericolo di spezzettamenti: «Progetto complessivo e destinazioni finali - ha specificato Franceschini - devono essere tenuti tutti all’interno di un disegno unitario e non vanno collezionati interessi per singole strutture». Ogni riferimento a “spezzatini” del recente passato poteva sembrare voluto. «Serve un grande progetto univoco - ha ribadito il ministro - che ricolleghi il Porto Vecchio di Trieste all’obiettivo per cui è nato: grande porta dell’Europa centro-orientale sul Mediterraneo. In passato per il trasporto delle merci, oggi per funzioni nuove e diverse. Risorse e progettazione – ha concluso Franceschini - sono gli obiettivi che perseguiremo assieme (Governo e enti territoriali, ndr.) e penso che già nei prossimi mesi si potranno registrare passi avanti concreti e significativi». Lo Stato invece non rinuncia a Miramare, nonostante Comune di Trieste e Regione si siano fatti avanti per prendere in mano la gestione del gioiello asburgico. Il ministro Franceschini l’ha chiarito nel corso della sua visita al castello e al parco. «La gestione di Miramare - ha chiarito il ministro Franceschini - rimane di competenza dello Stato. Siamo nel mezzo di una riforma che consentirà il rilancio di questo e di altri poli museali. A breve firmeremo un accordo di collaborazione con il Comune e la Regione per poter ulteriormente sviluppare un luogo le cui potenzialità sono ben note». Un protocollo di intesa che potrebbe coinvolgere altri soggetti, come le Ferrovie dello Stato, con le quali è stato già avviato un dialogo. Un accenno, quello fatto dal ministro, che riguarda la possibilità di utilizzare la stazione ferroviaria di Miramare e di attivare un apposito convoglio storico, che diverrebbe uno dei principali mezzi per avvicinarsi alla dimora asburgica.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 1 settembre 2015

 

 

PRESSING DEI CICLISTI PER LE BICI IN VIA MAZZINI
La Fiab Trieste Ulisse torna in pressing sul Comune per chiedere l’apertura di via Mazzini al transito delle biciclette.

Forte dell’alta partecipazione al “Bike Pride #viaMazziniCiclabile” dello scorso giugno, manifestazione che aveva riunito oltre 100 amanti delle due ruote, l’associazione cicloturisti e ciclisti urbani incontrerà giovedì alle 12 il sindaco Roberto Cosolini, l’assessore comunale alla Mobilità Elena Marchigiani, l’assessore provinciale all’Ambiente e Trasporti Vittorio Zollia e i rappresentanti della Trieste Trasporti per richiedere, così come previsto dal Piano del traffico, un percorso ad hoc per le bici in via Mazzini, ancora al centro delle polemiche per il tentativo di pedonalizzazione naufragato qualche mese fa. «Pedalare nella corsia riservata agli autobus di via Mazzini è di gran lunga più sicuro che farlo tra furgoni, motorini e auto in corso Italia - è la tesi sostenuta dal presidente di Fiab Trieste Ulisse Luca Mastropasqua -. Per questo chiediamo al Comune di dare ai ciclisti urbani questa possibilità». A sostegno della sua tesi, Mastropasqua ricorda che analoghi provvedimenti di apertura delle corsie bus alle biciclette sono già molto diffusi in Europa e anche nella stessa Italia, dove sono applicati in 14 città tra cui Udine, Bologna e Siena. «Un simile provvedimento si è dimostrato utile a promuovere l’utilizzo di un mezzo sostenibile come la bicicletta e non ha comportato problemi né per la fluidità dei bus, che a Trieste hanno una velocità media di 17km/h, né per la sicurezza dei ciclisti - precisa Mastropasqua -. Via Mazzini aperta alle due ruote a pedali è di sicuro un ottimo primo passo verso quella Trieste a misura di bici che si doterà presto anche del Bike Sharing, così come annunciato alcuni giorni fa dalla giunta Cosolini». Dopo un periodo di relativa calma, l’attenzione torna così a spostarsi nuovamente su via Mazzini, finita nell’occhio del ciclone prima per la pedonalizzazione avviata in via sperimentale lo scorso 16 maggio e mal digerita soprattutto dagli utenti dei mezzi pubblici. Disagi che avevano costretto il Comune a fare un inaspettato dietrofront, riaprendo la strada ai mezzi pubblici il 5 luglio e rimandando il tutto al momento dell’attuazione del nuovo Piano del Traffico. Eccezion fatta per i “p days” ridotti, ormai, alla sola giornata del sabato.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 30 agosto 2015

 

 

IN ARRIVO UNA LEGGE A TUTELA DELLA GROTTE
TRIESTE Conservazione, tutela e rilancio turistico. La giunta Serracchiani preparerà una legge per valorizzare l’intero patrimonio geologico e speleologico del Friuli Venezia Giulia. Un progetto su larga scala, considerando che nel territorio regionale si contano quasi 8mila grotte, di cui 3.800 nella sola provincia di Trieste.

È da quasi cinquant’anni che il Fvg attendeva una revisione della normativa esistente, la n. 27 del 1966. Un testo datato che non tiene conto del piano paesaggistico regionale e di una serie di esigenze naturalistiche che, nel corso del tempo, si sono via via aggiornate. La giunta metterà mano a tutto ciò che ruota attorno all’affascinante mondo delle cavità sotterranee: esplorazioni, ricerca scientifica, manutenzione e difesa della fauna. Il prossimo 7 settembre, nella sede della Regione a Udine, il primo passo di questo nuovo percorso dell’esecutivo, con la convocazione di un tavolo di lavoro cui prenderanno parte ordini professionali e associazioni ambientaliste. «A quasi cinquant’anni dalla prima legge regionale di tutela delle grotte promulgata in Italia - si legge nel testo di invito - è oggi molto sentita la necessità di un aggiornamento, che tenga conto sia della vasta normativa in materia ambientale emanata in ambito nazionale ed europeo che della maggiore sensibilità della popolazione per l’ambiente nel suo complesso». Chiare le intenzioni. Così come chiaro è uno degli obiettivi portanti del futuro impianto normativo: una revisione del sistema della catalogazione attualmente esistente. Il catasto, in sostanza, che la Regione vorrebbe aggiornare e rivedere «per metterlo a sistema e stabilizzarlo senza più la necessità di un continuo rinnovo delle convenzioni con gli speleologi», anticipa l’assessore Mariagrazia Santoro. «La procedura che ci porterà alla scrittura della norma dovrà essere il più possibile partecipata». L’operazione della Regione muove anche da una precisa indicazione emanata dal Consiglio d’Europa il 5 maggio 2004 in merito agli obblighi di valorizzazione del patrimonio geologico, anche a fini turistici. La legge poggerà su alcune linee guida base: la prima, come detto, investe la gestione del catasto. Un documento che sarà allargato - ed è una novità - pure alle cavità artificiali. Conterrà l’elenco delle grotte e un passaggio programmatico sul “riconoscimento del pubblico interesse alla tutela dei siti”, con particolare attenzione al fenomeno carsico. Tutto ciò nella convinzione che la ricchezza su cui può contare il Fvg costituisce “valore scientifico, ambientale e culturale”. Spetterà al legislatore, una volta definiti gli indirizzi di massima del provvedimento, intervenire sui criteri specifici per la conservazione dei siti. Tutto questo prevede anche un’attività di promozione per il censimento e lo studio. Un lavoro per il quale la giunta intende servirsi anche della collaborazione con università, enti di ricerca e associazioni riconosciute a livello regionale e nazionale. La legge si soffermerà, inoltre, sulle modalità di gestione delle singole cavità, comprese le operazioni di recupero delle grotte degradate. Un’altra sezione darà spazio alla parte divulgativa ed educativa, dedicata soprattutto alle scuole. E il turismo, infine, con la creazione di una serie di itinerari pensati in modo da mettere a circuito il maggior numero di cavità esistenti. I progetti potranno essere curati dai Comuni singoli e associati, Comunità montane, enti e associazioni. «Auspichiamo che nella formulazione del catasto venga riconosciuto il nostro lavoro», è l’appello di Furio Premiani, presidente della Federazione Speleologica regionale e coordinatore di ventiquattro gruppi speleo in Fvg. «Noi visitiamo costantemente le cavità e le teniamo a posto, siamo gli unici a farlo e a fornire dati e fotografie. Ci aspettiamo anche un adeguato supporto finanziario, visto che con la chiusura delle Province non potremo più beneficiare di contributi pubblici».

Gianpaolo Sarti

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 23 agosto 2015

 

 

PORTO VECCHIO, ITALIA NOSTRA CRITICA L’ADVISOR
La sezione triestina di Italia Nostra, con una nota firmata dal presidente Marcello Perna, assume una posizione critica sull’advisor che dovrà coadiuvare Comune e Autorità nella messa a punto del Piano strategico di Porto Vecchio.

Secondo Italia Nostra, non sembra «condivisibile affidare a un advisor esterno le decisioni essenziali sullo sviluppo di tutta l'area, senza che si siano già dettate le linee guida generali da rispettare, ed alle quali vorremmo partecipare anche noi con nostre proposte, al di là dell'esclusività dell'azione politica». «Siamo sicuramente preparati, con le professionalità all'interno dell'associazione prosegue la nota - ad affrontare tutti i problemi, che conosciamo benissimo ed a dare il nostro contributo alla loro soluzione, e non si può correre il rischio, come è già successo in passato, di affidare ad un unico "terzo" scelte fondamentali, attraverso intermediazioni, che alla fine hanno creato più che altro contrasti e polemiche, evidenziandone la debolezza». «L'advisor non può avere "carta bianca" - sottolinea il comunicato dell’associazione -, e deve tener conto delle competenze reali maturate nel settore, per affrontare la situazione affidatagli: è chiaro che sarà necessaria la ricerca di investimenti, e la pianificazione degli interventi, ma si dovrà pur tenere conto degli indirizzi, che provengono da esperienze qualificate, per non trovarci di fronte al solito bel piano "preconfezionato", che poi non sta bene a molti e magari non va a buon fine, come è già più di recente accaduto». «Chiediamo infine che le istituzioni valutino le prospettive di sviluppo dell'area insieme al Comitato scientifico internazionale creato da Italia Nostra - riprende la nota - senza preclusioni di sorta od opposizioni preventive: basta un po' di disponibilità e di attenzione, che non comportano ancora alcun obbligo, ma possono fruttare idee utili, di cui c'è tanto bisogno». «Confermando il nostro fermo interesse al processo di rigenerazione e di riqualificazione del Porto vecchio, con la massima considerazione per la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione del suo patrimonio storico - rimarca il comunicato - sottolineamo che Italia Nostra ha già avuto modo di presentare alle Istituzioni un proprio "masterplan", ottenendone vasti consensi. In tal senso è stato anche proposto dall'associazione alcuni mesi fa un workshop internazionale rivolto a tutti gli stakeholders». Insomma, riassume la nota, «Italia Nostra, che da anni opera a salvaguardia della conservazione-valorizzazione del patrimonio architettonico del Porto vecchio, intende continuare a vigilare con molta attenzione su tutto l'iter procedurale avviato per il recupero dello stesso, onde impedirne ogni forma di strumentalizzazione politica, che possa comportarne un depauperamento».

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 20 agosto 2015

 

 

SÌ DEL GOVERNO AL PIANO REGOLATORE DELLO SCALO
Adesso al Piano regolatore del porto (Prp) triestino manca solo il protocollo d’intesa con la Regione, che dovrebbe essere definito nel giro di un paio di mesi: parola del commissario Zeno D’Agostino, in procinto di una nuova investitura semestrale.

Perchè ieri l’Autorità ha comunicato che il Prp ha ottenuto il doppio via libera da parte dei ministeri dei Beni culturali e dell’Ambiente. Il decreto, firmato dai titolari dei dicasteri Dario Franceschini e Gian Luca Galletti, ha espresso parere positivo in ordine alla compatibilità ambientale delle opere previste dal piano. Lo scorso 26 giugno era stato acquisito il positivo parere della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via/Vas (acronimi di valutazione impatto ambientale e valutazione ambientale strategica). Anche la Slovenia non si era opposta, nell’ambito della procedura di consultazione sugli impatti transfrontalieri. Il precedente strumento pianificatorio risale al 1957, quasi sessanta anni fa: premesse e prospettive sono radicalmente mutate - avverte la nota dell’Ap - perchè ora «il porto non è più inteso come realtà a sè stante, ma come anello di un sistema logistico ben più ampio e complesso». Nel protocollo da chiudere con la Regione Fvg, l’Ap si impegnerà a recepire alcune prescrizioni previste dal decreto ministeriale. Secondo D’Agostino, «finalmente si conclude un iter iniziato nel 2009 e poi interrotto». Soprattutto, con l’approvazione del Prp, si sbloccano - insiste il commissario - infrastrutture strategiche, si rilancia l’attività logistica e industriale. Gli interventi ampliativi del Molo VII e il trasferimento del Punto franco, con le nuove potenzialità prospettate dalle Noghere e da Fernetti, diventano determinanti atout per il rilancio dello scalo. D’Agostino ritiene che, assodata la certezza del quadro giuridico-pianificatorio, anche gli investitori privati saranno maggiormente invogliati a scommettere sul porto triestino. Riferendosi probabilmente a questi elementi, valutando il via libera ministeriale, il governatore della Regione Fvg, Debora Serracchiani, parla in una nota di «svolta strategica». «Ora possiamo metterci al lavoro - commenta ancora la Serracchiani, che ringrazia i due ministri firmatari - per realizzare le opere previste». E per continuare «nell’azione intrapresa di marketing, per fare conoscere il porto di Trieste all’estero». A completare il tripudio arrivano anche le parole di Cosolini: «Con il lavoro di squadra tra istituzioni i risultati si raggiungono». Trieste è l’unico vero e proprio porto internazionale del nostro Paese - evidenzia Cosolini - «fatto questo ben presente anche all’attenzione del ministro (dei Trasporti, ndr) Graziano Del Rio». Nei comunicati di Autorità, Regione, Comune non si fa cenno alla questione del rigassificatore, che fino a un paio di mesi fa aveva tenuto banco nel confronto inter-istituzionale. «Il Piano - risponde D’Agostino - non prevede esplicitamente la realizzazione del rigassificatore, ma disegna nella zona interessata un’area a destinazione energetica». Ricordiamo che a febbraio la commissione Via del ministero dell’Ambiente aveva espresso parere favorevole riguardo alla compatibilità del rigassificatore, voluto dal gruppo spagnolo Gas Natural. Il dossier è poi finito alla conferenza dei servizi, convocata dal ministero dello Sviluppo Economico, che l’11 giugno ha rinviato di 90 giorni la decisione, che quindi cadrà a metà settembre. Le istituzioni triestine si erano schierate contro l’impianto. «Molto dipenderà dalla sorte progettuale del metanodotto collegato al rigassificatore - chiude D’Agostino - se l’infrastruttura sarà bocciata, il rigassificatore perderà la sua ragione d’essere».

magr

 

 

ARRIVA LA PRIMA GARA PER IL PORTO VECCHIO
Tra settembre e ottobre sarà tempo di gara. Perchè l’intendimento del sindaco Roberto Cosolini è che all’inizio del prossimo autunno venga scelto l’advisor, ovvero il consulente, che coadiuverà Comune e Autorità portuale (Ap) nell’impostazione, redazione, condivisione e approvazione del Piano strategico per la valorizzazione del Porto Vecchio.

Ieri mattina la giunta municipale, su proposta dello stesso primo cittadino, ha approvato la delibera con cui si è approvata la convenzione con l’Ap, per arrivare all’individuazione del profilo consulenziale richiesto. Cosolini si attende, vista la rilevanza della posta, un profilo qualitativamente elevato, che possa essere scremato in una lizza di competenze dal calibro internazionale. La borsa in palio, per ingaggiare l’advisor, è di 180 mila euro più Iva: il Comune ne apporterà 110 mila e l’Autorità portuale 70 mila (che verserà direttamente al fortunato vincitore). Ma Cosolini ha chiesto rinforzi alle due partecipate più importanti, ovvero AcegasApsAmga (gruppo Hera) e Trieste Trasporti, e quindi si aspetta da esse un congruo supporto a guarnire il salvadanaio destinato alla parcella. L’aggiudicazione - precisa l’articolo 2 del testo della convenzione - avverrà attraverso il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Spetterà all’amministrazione comunale redigere il bando, l’authority avrà facoltà di nominare un componente della commissione chiamata a decidere; inoltre, l’Ap designerà un referente cui il Comune potrà appoggiarsi per agevolare la messa a punto della gara. Cosolini, il cui mandato scadrà nella primavera del prossimo anno, vuole comprensibilmente chiudere questa prima fase dell’operazione Porto Vecchio entro il limite del suo quinquennio: per cui auspica che, una volta nominato, l’advisor possa articolare lo svolgimento dell’incarico in due momenti, il primo avrebbe una scadenza invernale e il secondo, invece, primaverile. «Si tratterà di un lavoro istruttorio difficile e complicato - spiega il sindaco - che implica un’attività di misurazione, di catalogazione, di monitoraggio amministrativo molto puntuale». La convenzione, stilata in 12 articoli, interviene su altri due punti interessanti che riguardano Porto Vecchio. All’articolo 7 si parla di infrastrutture ferroviarie riutizzabili per il trasporto pubblico urbano: il Comune riconoscerà all’Ap «eventuali investimenti dalla stessa effettuati o inj corso di attuazione ... nell’aqmbito del riconoscimento dei ricavi derivanti dalle operazioni di alienazione dei beni immobili dell’area di Porto Vecchio». Cosolini spiega che si tratterebbe di sfruttare la rotaia dal Molo IV al Magazzino 26, quindi all’interno dell’attuale perimetro del Porto Vecchio. Utilizzo che potrebbe essere saggiato tra un paio di mesi in occasione della Barcolana. L’altro tema è affrontato dall’art.6 in ordine agli interventi sul patrimonio di archeologia industriale marittimo/portuale per la creazione di un polo museale del porto triestino. Insomma, bisogna ancora sistemare gli spazi esterni del polo (che si svolge attorno alla centrale idrodinamica), per i quali sono in ballo circa 600 mila euro finanziati nel quadro dei fondi Por Fesr 2007-2013. A tale proposito il Comune, in vista delle modifiche giuridiche relative alle aree interessate, conferma all’Ap la gestione dell’operazione «previa approvazione del relativo progetto definitivo ed esecutivo». Infine all’articolo 9 è previsto che l’Autorità portuale potrà avvalersi di competenze tecnico-legale-finanziario-amministrative per l’attuazione della convenzione e che queste eventuali collaborazioni saranno a borderò dell’Ap.

Massimo Greco

 

 

TASSA SUI RIFIUTI, TRIESTE DOPPIA UDINE

L’indagine sulla Tari 2015 nei capoluoghi è del Creef Federconsumatori.
TRIESTE Padre, madre e figlio residenti in un appartamento di 100 metri quadrati pagano a Trieste 302 euro di Tari, il tributo sui rifiuti che vale in Italia circa 8 miliardi di euro. Un balzello, per la famiglia del capoluogo regionale, quasi doppio rispetto a un corrispondente nucleo udinese: 161 euro. E di molto superiore anche alla tariffa pordenonese: 197 euro. A Gorizia il conto è invece di 268 euro. L’indagine La fotografia sulla Tari 2015 nei capoluoghi è del Creef Federconsumatori e il quadro (con l’eccezione dei comuni siciliani che hanno tempo fino al 30 settembre per l’approvazione definitiva di bilanci preventivi e tariffe) si presenta completo. E certifica il primato di Udine in regione. Udine da record Guardando la classifica al contrario, vale a dire partendo dalla tariffa più bassa, il capoluogo friulano è al terzo posto dietro a Isernia (155 euro), che non ha però reso disponibile il dato 2015, e Vibo Valentia (157 euro). La top ten dei comuni meno cari sul fronte rifiuti è completata da Belluno (164 euro), Brescia (173), Mantova (186 euro), Verona (190), Trento e Bolzano (192), Cremona (193). Il direttore generale dell’azienda udinese Net Massimo Fuccaro commenta «un risultato che va di pari passo con l'aumento della qualità del servizio, confermata dai livelli di soddisfazione espressi dagli utenti. Il mantenimento della tariffa tra le più basse d’Italia e l’incremento della raccolta differenziata – prosegue Fuccaro – sono per noi motivo di soddisfazione e dimostrano che una gestione efficiente della raccolta dei rifiuti è possibile, certo non senza sforzi, con modelli diversificati». Le maglie nere Partendo invece dalla tariffa più alta, il primato negativo è di Cagliari (497 euro), quindi Salerno (468), Reggio Calabria (465), Benevento (449), Napoli (448), Grosseto (414), Pisa (407), Nuoro (397), Roma (396) e Caserta (395). Il caso Trieste Trieste è quarantaduesima con i 302 della Tari 2015, una cifra superiore non solo a quella degli altri capoluoghi del Friuli Venezia Giulia, ma anche alla media italiana (287 euro). Un dato che l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni invita però a guardare in un contesto «non facile», quello di una trattativa con AcegasAps-Amga «serrata e in alcuni casi molto vivace». E dunque Laureni sottolinea «con molto orgoglio» che negli ultimi tre anni «il piano finanziario della multiutility non è aumentato di un centesimo: perché venga garantito il servizio di raccolta comprensiva di spazzamento e smaltimento, versiamo la stessa quota del 2013, circa 29 milioni di euro più Iva». Si tratta dunque di «un mero passaggio di denaro: quello che l’azienda ci chiede, e siamo appunto soddisfatti di avere mantenuta la richiesta invariata, lo dobbiamo inevitabilmente recuperare da cittadini e imprese». L’inceneritore La presenza dell’inceneritore? «Entra nel bilancio complessivo della gestione rifiuti – riassume ancora Laureni –, dato che chi lo utilizza da fuori Trieste paga tre euro a tonnellata, risorse che entrano nelle casse comunali. Dopo di che, nel bene e nel male, l’inceneritore è un elemento che rappresenta la città. Un impianto del genere che lavora a pieno regime rappresenta oggettivamente una contraddizione, ma è compito di ogni amministrazione locale fare delle scelte». I confronti Tornando ai dati raccolti da Creef Federconsumatori in Fvg non si riscontrano troppe differenze rispetto all’anno precedente, ma si va comunque al ribasso (in controtendenza con il +1% medio nazionale). La tariffa – sempre per una famiglia di tre persone in un edificio di 100 mq presa come punto di riferimento – rimane la stessa a Udine, mentre diminuisce nel 2015 di 8 euro a Gorizia (-2,9%), di 6 euro a Pordenone (-3%) e di 4 euro a Trieste (-1,2%). L’indagine pone a confronto anche il 2015 con il 2010. In questo caso calano Trieste (del 2,3%), Gorizia (del 9,5%) e Udine (dell’8,5%), mentre Pordenone è in decollo (+28,8% nel quinquennio).

Marco Ballico

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 17 agosto 2015

 

RIVOLTA BIS CONTRO IL MINI RIGASSIFICATORE
DUINO AURISINA - Ancora un secco no al mini rigassificatore nell’area del Lisert, alle foci del Timavo.

A pronunciarlo sono stati i rappresentanti dei Cittadini per il golfo al termine di un tavolo di lavoro che ha visto riuniti, al castello di Duino, Elena Legisa, consigliere comunale e provinciale della Federazione della sinistra ed esponente del Circolo del Prc Goat Kras Altipiano, Tatjana Kobau, assessore comunale di Duino Aurisina, il rappresentante sindacale Emiliano Goat, Peter Behrens e Roberto Antonaz, rispettivamente segretario provinciale e regionale di Rc. I componenti dei Cittadini Luca Marcuzzi, Danilo Antoni e il presidente della Comunella, Vladimiro Mervic, hanno sottolineato il ruolo del progetto Smart Gas nella discussione a livello nazionale sulla rete Gnl e in quella appena aperta sul Piano energetico regionale. «Le considerazioni sulla necessità di maggiore utilizzo degli impianti che finora sono sottoutilizzati, come quello di Rovigo Porto Viro - hanno detto - la definizione di ambiti di distribuzione con al centro impianti già esistenti e la contemporanea proposta di una regione Alto Adriatica, da definirsi satura di infrastrutture energetiche, porta a indirizzarsi verso una diversa pianificazione di comparto, meglio compatibile con l’economia esistente e con la concreta sostenibilità ambientale dell’area». Notevole risalto è stato poi dato alla necessità di ascoltare le comunità del territorio che, attraverso Comuni e Province, si sono già in gran parte espresse «per il no - è stato ricordato - alla nuova opera energetica. Tale necessità - hanno ribadito i Cittadini per il golfo - è dettata anche dal confronto, certamente perdente, tra costi e benefici occupazionali derivanti dalla sua realizzazione. Infatti l’impianto, definito mini o smart dai soli proponenti, va a incidere direttamente su tutta una serie di attività, dalla pesca al turismo nautico e a quello balneare, oltre che sul piano dei progetti portuali. Inoltre - hanno concluso - le necessarie opere per la messa in sicurezza dell’esistente genererebbero gravi conseguenze sul territorio, ponendo limiti e vincoli sia a nuove industrie sia a insediamenti abitativi, come all’uso agricolo e all’allevamento. Tutto ciò senza trascurare l’ampia fascia di rispetto che dovrebbe essere garantita a favore delle risorgive del Timavo, alle falesie e a tutti i siti locali da proteggere».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 15 agosto 2015

 

 

GOLETTA VERDE: MARI IN PERICOLO, IL FVG SI SALVA
TRIESTE - Nel suo viaggio lungo i mari che costeggiano lo Stivale, la Goletta Verde ha incontrato un punto inquinato ogni 62 chilometri di costa.

È il dato statistico inquietante che emerge dal rapporto 2015 dell'ormai celebre progetto di Legambiente, presentato ieri a Roma: su 266 campioni di acqua analizzati dal laboratorio mobile di Goletta Verde, il 45% è risultato con cariche batteriche superiori ai limiti imposti dalla normativa. Una condizione sicuramente preoccupante, che però non interessa allo stesso modo tutto il territorio nazionale. Avendo effettuato le rilevazioni in diversi periodi dell'anno e in luoghi molto diversi, Goletta Verde non azzarda una classifica delle regioni, anche se rileva situazioni particolarmente buone in Sardegna e nell'alto Adriatico, ovvero in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Per la nostra regione e per i vicini occidentali è stato d'aiuto anche il periodo di campionamento, spiega Legambiente: i rilevamenti in Fvg sono stati realizzati ad inizio giugno, quindi a stagione balneare appena cominciata. Le situazioni maggiormente critiche si registrano, invece, ancora una volta lungo le coste di Marche e Abruzzo, penalizzate anche dall'elevato numero di corsi d'acqua, canali e fossi che sfociano in mare. Situazione difficile anche in Sicilia: su 26 punti monitorati ben 14 sono risultati inquinati o fortemente inquinati. LE FONTI DELL'INQUINAMENTO Il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti fotografa così la salute dei mari italiani: «L'inquinamento rilevato da Goletta Verde è causato essenzialmente da scarichi non depurati che attraverso fiumi, fossi e piccoli canali si riversano direttamente in mare – dichiara -. Una conseguenza diretta della mancanza di un trattamento di depurazione adeguato, che ancora riguarda il 42% degli scarichi fognari del nostro Paese». L'inefficienza italiana in questo settore è confermata da due sentenze di condanna arrivate dalla Commissione europea rispettivamente nel 2012 e nel 2014, oltre un parere del marzo 2015 relativo alla terza procedura d'infrazione aperta nei confronti del nostro Paese. «La grave inefficienza depurativa dell'Italia non rappresenta solo un danno all'ambiente ma anche all'economia - prosegue Zampetti -: si stima, infatti, che le sanzioni Ue siano pari 476 milioni di euro l'anno dal 2016 e fino al completamento delle opere». I PROCEDIMENTI Sono 1.022, il 32% del totale, gli agglomerati territoriali coinvolti dai procedimenti europei. Le Regioni maggiormente interessate sono la Campania, con l'81% degli agglomerati a livello regionale condannati o interessati in procedure d'infrazione, la Sicilia, con il 73% (rappresentando il numero assoluto più elevato con 244 agglomerati coinvolti) e la Calabria con il 62%. Le regioni costiere con il minor numero di agglomerati coinvolti sono il Veneto (17%), la Toscana (18%) e ancora una volta il Friuli Venezia Giulia (24%). DEGRADO NON SEGNALATO Spiega Legambiente che il 50% dei punti inquinati sono presso spiagge (quasi sempre libere) con un'alta affluenza di bagnanti, dove di fatto la balneazione è abituale. Dei 120 punti inquinati e fortemente inquinati secondo il giudizio di Goletta Verde, «ben il 49% risulta non campionato dalle autorità competenti, cioè non sottoposto a nessun tipo di controllo sanitario». Prosegue l'associazione ecologista: «Addirittura il 38% dei punti scovati dai nostri tecnici, nel Portale delle Acque del Ministero della Salute risulterebbero balneabili, talvolta in classe eccellente». Solo in 14 casi su 120, i punti campionati risultano vietati alla balneazione dalle autorità preposte. «Peccato però che nessuno lo segnali ai bagnanti – dichiara la responsabile delle campagne di Legambiente Serena Carpentieri -, nonostante la normativa sia rigida circa l'obbligo dell'informazione da parte delle amministrazioni comunali. Presso i punti campionati lungo tutto lo stivale, abbiamo trovato solo 21 cartelli di divieto di balneazione su un totale di 112 zone interdette o non campionate (ad esempio in prossimità di foci di fiumi e canali dove la balneazione, in assenza di controlli, andrebbe comunque sconsigliata)». GALLETTI: SITUAZIONE GRAVE Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, Goletta Verde «purtroppo conferma una situazione nota e grave, che ci pone a rischi di pensatissime sanzioni Ue e sulla quale stiamo intervenendo recuperando ritardi inaccettabili. Nel 2012 sono stati stanziati 1 miliardo e 200 milioni per oltre 180 interventi sul fronte della depurazione. A tre anni di distanza solo una trentina di interventi è in via di esecuzione».

Giovanni Tomasin

 

MA IN REGIONE C’È IL NODO DEPURATORI
TRIESTE - Paragonata al resto del Paese la situazione delle acque del Friuli Venezia Giulia è felice. Però a fine giugno, dopo aver raccolto i campioni sulle nostre coste, la Goletta Verde di Legambiente non aveva risparmiato critiche al modo in cui le istituzioni locali gestiscono il problema della depurazione.

Un nodo di arretratezza che interessa tutta l'Italia, dal profondo sud all'estremo nordest. E sul quale il Fvg sembra essere un'area particolarmente negligente: «Una regione con un deficit depurativo tra i più alti d’Italia, addirittura maglia nera nella ben poca lusinghiera classifica delle sanzioni dell’Ue per l’assenza di impianti di depurazione o fognatura, scrive Goletta Verde. Non c’è da sorprendersi, quindi, se sono ancora le foci dei fiumi e di canali a mettere a rischio la salute del mare del Friuli Venezia Giulia». Degli otto punti monitorati da Legambiente lungo i 111 chilometri di costa in Fvg due punti sono risultati “fuorilegge” e quindi con una carica batterica almeno doppia rispetto ai limiti consentiti dalla legge: «Risulta fortemente inquinato il prelievo nel comune di Muggia, in provincia di Trieste, presso lo sbocco del canale di via Battisti», spiega l'associazione. «Inquinato» è anche il giudizio per le acque prelevate alla foce del fiume Tagliamento a Lignano Sabbiadoro. Nella norma, invece, è risultato il carico batterico delle acque prelevate a Trieste (al lungomare Benedetto Croce, in località Barcola); a Duino-Aurisina, presso la spiaggia di Sistiana; a Marina Julia (spiaggia di via delle Giarette) nel comune di Monfalcone; presso la foce del fiume Isonzo e la spiaggia presso l'incrocio di viale del Sole in via Svevo, entrambi nel comune di Grado, in provincia di Gorizia. Nel comune di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine infine il prelievo effettuato presso il lungomare Trieste è risultato nei limiti di legge.

g.tom

 

IL COMUNE CHIEDE LE “CARTE” AD ARVEDI
La lettera in cui l’Azienda sanitaria segnalava le emissioni provenienti dalla Ferriera di Servola accende le polveri fra giunta e opposizione.

Il capogruppo di Forza Italia Everest Bertoli scrive un’interrogazione al sindaco chiedendo provvedimenti immediati contro l’inquinamento. Roberto Cosolini controbatte che già il 4 agosto scorso lui e l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni hanno inviato una lettera al proprietario Arvedi: nella missiva il Comune chiede all’azienda di rendere conto della situazione e annuncia di essere pronto a «ogni intervento utile per tutelare la popolazione». Andiamo con ordine. Ieri Bertoli ha indirizzato la sua interrogazione al primo cittadino: «Quali sono stati i provvedimenti e gli atti amministrativi adottati dall’amministrazione comunale, dopo il 20 luglio, in osservanza delle prescrizioni dell’Azienda sanitaria per ridurre la situazione di inquinamento segnalata?». Il capogruppo forzista ricorda come il testo dell’Azienda parli esplicitamente di «importante problema di salute della popolazione», chiedendo poi un intervento urgente a tutela dei cittadini. «Sono due passaggi che non lasciano spazio alla fantasia o alle interpretazioni - afferma Bertoli -. Un sindaco che si rispetti avrebbe dovuto rispondere con i fatti, emettendo un’ordinanza per imporre all’azienda di ridurre la situazione di inquinamento, mentre sembrerebbe che si sia semplicemente limitato a inviare una missiva all’azienda. A questo punto ogni commento è superfluo. Il sindaco si ricordi che per la legge è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio». Il Comune risponde con una lunga nota in cui Cosolini esprime la sua posizione specificando innanzitutto che il 4 agosto scorso, ovvero dieci giorni prima dell’interrogazione di Bertoli, il sindaco e Laureni hanno chiesto conto alla Ferriera di quanto rivelato dall’Azienda sanitaria. Nel testo la giunta chiede all’azienda di descrivere le cause delle anomalie rilevate dall’Arpa, di fare il punto sulle migliorie realizzate finora o ancora in corso d’opera, nonché di spiegare quali interventi intende attuare per abbassare le concentrazioni degli ultimi mesi. Nella lettera il sindaco, «una volta esaminata la documentazione che si è chiesto di produrre nel più breve tempo possibile», si riserva di intraprendere «tutti gli ulteriori interventi ritenuti utili alla tutela della salute dei cittadini». Dice Cosolini: «Pochi giorni dopo aver ricevuto la lettera dell’Azienda sanitaria ci siamo mossi subito con un atto ufficiale e non c’era alcun bisogno di sollecitazioni strumentali o di addebiti di presunte inerzie che non ci sono state. Bastava una telefonata o una mail per una semplice verifica. Non facciamo sconti a nessuno e lavoriamo con il doveroso rigore, considerata la situazione particolarmente delicata». Il sindaco rivendica le ordinanze «che questa amministrazione, per prima, ha emesso in questi anni oltre ad aver preso la decisione di approfondire con strumenti nuovi gli impatti sulla popolazione». Il primo cittadino torna poi sulle condizioni dell’impianto al momento del subentro della proprietà attuale: «Essere rigorosi non vuol dire disconoscere un dato fondamentale. Arvedi ha preso in mano uno stabilimento vecchio e malandato, per effetto di mancati interventi e mancate manutenzioni delle gestioni precedenti a cui si aggiungeva l’insufficiente azione di verifica e di sollecito da parte delle precedenti amministrazioni, più impegnate a sventolare il problema che ad affrontarlo». In conclusione il sindaco punta il dito contro le passate amministrazioni cittadine: «Se da un lato vogliamo che oggi venga fatto tutto ciò che è necessario per superare definitivamente questa situazione, dall’altro non possiamo, come fanno alcuni in queste settimane, addossare la responsabilità totale a chi comunque è venuto a investire notevole capitale per affrontare la situazione». Cosolini sottolinea infine la volontà sia delle istituzioni locali e regionali che della proprietà di arrivare a una soluzione, «con tutte le difficoltà e i limiti».

Giovanni Tomasin

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 14 agosto 2015

 

 

PESCI ALIENI NEL MEDITERRANEO «COLPA DEL CANALE DI SUEZ»
TRIESTE Un esemplare di pesce luna recentemente avvistato al largo di Fiume. Un marlin bianco catturato nelle acque di Rapallo. E poi il barracuda oceanico, Sphyraena viridensis, il pesce serra, il pesce balestra e la Ostreopsis Ovata, l’alga tossica che negli anni passati ha tenuto in apprensione i bagnanti della riviera ligure.

Sono solo alcune delle specie marine che stanno colonizzando il Mar Mediterraneo, nonostante la loro presenza sia tipica delle acque tropicali. Vengono anche chiamate specie lessepsiane, dal nome dell’imprenditore francese Ferdinand de Lesseps, a cui si deve la realizzazione del canale di Suez, corridoio di ingresso nel Mediterraneo di questi esemplari “alieni”. Negli ultimi decenni, infatti, si è assistito a una migrazione di specie esotiche nel Mare Nostrum, complice il riscaldamento globale che ha portato all’innalzamento di temperatura delle sue acque, favorendo il loro insediamento e la loro proliferazione. Il recente raddoppio del canale di Suez, consistente in un ampliamento di 72 chilometri, parallelo a quello già esistente, rischia di far degenerare ulteriormente questo fenomeno e di compromettere definitivamente la biodiversità e il funzionamento dell’ecosistema del Mediterraneo. «Il canale di Suez ha contribuito in modo rilevante a modificare la biodiversità del Mediterraneo – spiega Paola Del Negro, direttrice della sezione di Oceanografia dell’Ogs di Trieste, l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale. Per i primi 80-100 anni dalla sua costruzione, avvenuta nel 1869, i Laghi Amari, laghi salati attraverso cui passa il canale, hanno rappresentato una efficace barriera per le specie del Mar Rosso». La salinità di quelle acque, evidentemente, era troppo elevata, tanto da rappresentare un confine per determinate specie tropicali, oltre il quale non avventurarsi. «Lentamente – continua Del Negro – la salinità di quelle acque è diminuita, a causa del processo di diluizione, lasciando il via libera alle specie del Mar Rosso. Il raddoppio del canale di Suez aumenta la portata di questo corridoio e di conseguenza la quantità di acqua e di organismi che fluiscono nel Mediterraneo». Attualmente nel Mediterraneo si possono contare almeno 700 specie tropicali e la loro presenza è molto maggiore nel bacino orientale. Nei mercati del pesce israeliani, per fare un esempio, vengono vendute quasi esclusivamente esemplari tropicali. «Sono arrivate specie tossiche come il pesce palla e la medusa Rhopilema nomadica – così Del Negro - , che può arrivare a pesare fino a 10 chilogrammi. Lungo le coste israeliane hanno causato problemi agli impianti di desalinizzazione, intasandone le condotte e bloccando le centrali elettriche che utilizzano l’acqua di mare come scambiatore di calore. Sono inoltre urticanti e con il loro peso riescono a rompere le reti dei pescatori. Dapprima confinate alle coste israeliane, queste meduse sono state segnalate di recente in Tunisia e lungo le coste maltesi, confermando una colonizzazione di tutto il bacino meridionale». Difficilmente è prevedibile l’impatto che queste specie avranno sull’ecosistema che stanno pian piano colonizzando. Potrebbero rimanere confinate a qualche area oppure potrebbero soppiantare specie autoctone, creando modificazioni consistenti sull’intera catena alimentare. Sono i rapporti fra le specie, infatti, a garantire il funzionamento dell’intero ecosistema. Difficilmente questo processo può considerarsi reversibile. Lo sviluppo delle specie tropicali è imprevedibile. Negli anni ’70, per fare un esempio, venne introdotta in Adriatico, a fini sperimentali, la specie Crassostrea gigas, l’ostrica portoghese, che negli ultimi decenni ha soppiantato l’Ostrea edulis, l’ostrica autoctona. «Fra i nuovi ingressi si segnalano anche dei pesci del genere Siganus – sottolinea la biologa dell’Ogs – che sono dei brucatori, che si comportano come fanno le capre sulla terraferma, e che stanno contribuendo alla desertificazione dei fondali». La situazione nell’Alto Adriatico sembra essere sotto controllo e anche gli avvistamenti di specie alloctone vanno attentamente valutati, in quanto possono essere di natura sporadica. Anche questa porzione di mare risente del riscaldamento globale e dell’approvvigionamento di acque levantine che entrano nel bacino. Cosa fare per tenere sotto controllo un fenomeno che sembra assumere dei contorni preoccupanti? Alcuni ricercatori hanno proposto di rendere di nuovo amari i laghi salati, lungo il canale, sversando le salamoie degli impianti di desalinizzazione. Una proposta di base, comunque, sembra essere quella di tenere sotto stretto controllo la biodiversità del Mar Rosso, cercando di intervenire nel caso si evidenzi l’esplosione demografica di alcune specie. La comunità scientifica, pur conscia dell’importanza vitale del commercio navale per la società, ha espresso pareri preoccupanti sul raddoppio del canale di Suez, auspicando la definizione di misure di mitigazione e soprattutto sollecitando le autorità a effettuare una valutazione del reale rischio ambientale. «Sono stati scritti diversi appelli e petizioni – conclude Del Negro - , alle quali hanno fatto seguito le firme di oltre 200 ricercatori, provenienti da 25 Paesi del Mediterraneo. Speriamo che prevalga la saggezza e che si consideri quanto sostenuto dallo stesso Santo Padre, che nella recente enciclica ha riportato l’attenzione sull’ambiente».

Luca Saviano

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 9 agosto 2015

 

 

IL PRIMO PUNTO FRANCO TRASLOCA A NOGHERE
TRIESTE - Centomila metri quadrati nella Valle delle Noghere in area Ezit di fronte a Pasta Zara, 55mila metri quadrati all’interporto di Fernetti nell’area dove sostano i Tir turchi in attesa di imbarcarsi sui traghetti, 27mila all’ex stazione di Prosecco acquistata all’asta alcuni anni fa dalla stessa Autorità portuale: sarà questa la fine che farà, presumibilmente già entro ottobre, il primo troncone del Punto Franco che sarà tolto dal Porto Vecchio.

Il segretario generale dell’Authority Mario Sommariva svela che queste decisioni sono già state prese, ma aggiunge anche che le recenti parole del prefetto Francesca Adelaide Garufi, vanno meglio dettagliate. «È verissimo - sostiene Sommariva - che la ricollocazione dell’Area franca avverrà in due o tre tranche anche cronologicamente distinte, ma credo che sarà invece univoco e rapido il provvedimento che sospenderà dal Porto Vecchio tutti e 500mila i metri quadrati di Area franca che vanno tolti perché è interesse anche nostro cedere il prima possibile al Comune l’intera area che va sdemanializzata». I proventi delle successive alienazioni, va ricordato, dovranno obbligatoriamente andare a finanziare lo sviluppo delle infrastrutture del Porto nuovo. Sommariva ha accompagnato già alcune settimane fa lo stesso commissario dell’Authority Zeno D’Agostino in perlustrazione nella Valle delle Noghere su un’area di 100mila metri quadrati, compresa nel Sito inquinato di interesse nazionale, dove si dovrebbe giocare una delle scommesse più ambiziose di tutta l’operazione: far valere la fiscalità di vantaggio inclusa nelle prerogative triestine anche ai fini dell’abbattimento dei costi dell’energia per le industrie. L’operazione richiamerebbe in loco imprese “energivore” secondo una definizione coniata recentemente, che oltre a portare investimenti e occupazione sarebbero indotte a fare le operazioni di bonifica. «Dei 100mila metri quadrati in questione - spiega infatti Stefano Zuban presidente Ezit - all’incirca un decimo potrà essere liberato in tempi molto brevi, mentre sugli altri 90mila, pur essendo l’inquinamento estremamente lieve, si dovrà passare alla seconda fase con l’analisi di rischio. Nuove aziende potrebbero fare in proprio questa operazione accelerandolo notevolmente e facendo ripulsare di attività l’intera l’area. Il cda dell’Ezit pur non avendo ancora emesso un documento ufficiale, ha già espresso all’unanimità un commento estremamente positivo sull’operazione». È lo stesso giudizio che dà anche Nerio Nesladek sindaco di Muggia, nel cui territorio l’area ricade, che rileva come le intenzioni dell’Authority siano state esplicitate all’intero del Comitato portuale oltre che in un dibattito del Propeller club.

Silvio Maranzana

 

 

VESCOVINI: «SMARTGAS FRENATO DALL’ARPA»
L’imprenditore Alessandro Vescovini fa i suoi conti, all’indomani della firma del decreto interministeriale che ha dato l’okay alla compatibilità ambientale per i lavori di approfondimento del canale di accesso al porto di Monfalcone, proposto dall’Azienda speciale.

Pone subito sul tappeto le tempistiche: «Sotto il profilo delle fasi procedurali - dice - le opere per l’escavo, posto che l’appalto dei lavori sarà affidato entro l’anno, non inizieranno prima del settembre 2016. Basti pensare che per le gare di appalto delle opere ci vogliono almeno sei mesi. Considerando poi l’insediamento della Conferenza dei servizi e i relativi tempi istruttori, è pertanto facile pensare che di cantieri se ne parli per l’autunno del prossimo anno». Il project leader della società Smart Gas torna alla carica con il suo progetto di realizzazione del mini-rigassificatore. Su tutto l’imprenditore fa riferimento al parere da parte del ministero dell’Ambiente in ordine alla procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) per la costruzione dell’impianto, che contempla anche il progetto di approfondimento ulteriore del canale di accesso al porto, a meno 13,5 metri rispetto ai 12,5 previsti dal progetto dell’Azienda speciale per il Porto. «Secondo la normativa vigente in materia - argomenta Vescovini -, il 27 agosto prossimo scadono i termini per il pronunciamento da parte della Commissione Via del parere in merito alla compatibilità ambientale del progetto presentato da Smart Gas». E se ritardi ci sono stati, obietta l’imprenditore, sono attribuibili alle tempistiche procedurali di Arpa Fvg. Vescovini, infatti, osserva: «È quanto è emerso durante un incontro a Roma il 3 agosto scorso. Alla riunione è risultato che ciò che manca al nostro progetto sono le caratterizzazioni in relazione ai sedimenti del canale. L’Azienda regionale per l’ambiente del Friuli Venezia Giulia non ha ancora fornito la sua validazione, non avendo concluso i propri campionamenti. Per questo motivo, non potevamo inoltrare i nostri dati, senza la validazione Arpa. Per parte nostra, abbiamo eseguito 570 prelievi nell’arco di un mese e mezzo, a fronte di una spesa di 600mila euro. Tuttavia - aggiunge Vescovini -, durante la riunione a Roma, abbiamo consegnato il nostro studio di caratterizzazione dei fanghi, che è stato recepito dal ministero. Attendiamo fiduciosi, pertanto, che Arpa fornisca i propri elementi e la contestuale validazione. Si tratta di passaggi obbligati, previsti dalla normativa. All’incontro del 3 agosto, comunque, ci è stato riferito che la Commissione ha tutti gli elementi per decidere». In altre parole, per Vescovini le «lacune» registrate dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito del suo mancato parere al progetto di Smart Gas per «impossibilità di elementi utili a fornire un giudizio compiuto», vanno ricercate altrove. Quanto al progetto di approfondimento del canale di accesso al porto proposto dall’Azienda speciale, Vescovini rileva su tutto un aspetto in particolare: «È stato rilasciato il parere attraverso il decreto senza però considerare le interferenze progettuali - osserva -. La normativa prevede che di fronte alla presenza di due progetti incidenti su uno stesso sito, vanno studiate le relative interferenze. E il progetto dell’Azienda speciale per il porto non ha quindi considerato il progetto presentato da Smart Gas in ordine alle opere per l’escavo».

Laura Borsani

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 8 agosto 2015

 

 

ROMA SBLOCCA 41 MILIONI PER LA FERRIERA
Sono stati sbloccati ieri anche gli oltre 41 milioni di finanziamenti pubbici per la messa in sicurezza e il risanamento dell’area della Ferriera di Servola.

Pressoché contestualmente la presidente della Regione Debora Serracchiani è stata nominata commissario straordinario per l'attuazione degli interventi della crisi industriale complessa di Trieste. Il decreto di nomina, come informa una nota della Regione, è stato firmato a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e conferisce i poteri di realizzazione dei lavori di bonifica del sito dichiarati urgenti. Serracchiani potrà costituire una struttura commissariale a supporto, senza oneri aggiuntivi per la Pubblica amministrazione, avvalendosi delle risorse professionali già presenti. Ma ieri come detto è stato anche sottoscritto l'Accordo di programma quadro tra l'Agenzia per la Coesione, il Ministero dello Sviluppo economico, il Ministero dell'Ambiente e la Regione, con il quale si disciplina l'erogazione delle risorse pubbliche. L'importo complessivo è di 41,5 milioni di euro, di cui 26,1 già a disposizione della Regione e 15,4 milioni destinati dal Cipe a valere sul Fondo di Sviluppo e coesione 2014-2020. L'accordo è stato sottoscritto da Maria Ludovica Agrò, per l'Agenzia per la Coesione territoriale, dal direttore generale vicario ingegner Francesco Gigliani per il Ministero dell'Ambiente, dal direttore generale Stefano Firpo per il Ministero dello Sviluppo economico, dal direttore centrale dell'Ambiente Dario Danese per la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Si chiude così un percorso iniziato nel gennaio 2014 con la sottoscrizione del primo Accordo di programma per la messa in sicurezza e reindustrializazione del sito industriale della Ferriera. Dopo la manifestazione d'interesse da parte del Gruppo Arvedi, è stato fatto un secondo Accordo di programma che prevedeva la partecipazione alla bonifica a cura di Siderurgica Triestina, la reindustrializazione dell'area e la messa in sicurezza dei suoli a carico del pubblico, attraverso il barrieramento fisico dell'area e mediante la realizzazione di un sistema di depurazione delle acque di falda. Invitalia, società in house del Ministero dello Sviluppo economico collaborerà alla soluzione degli aspetti progettuali e seguirà l'esecuzione delle opere, fino al collaudo. «Con questo Accordo - ha commentato Serracchiani - si entra nella fase attuativa degli interventi pubblici a risanamento e tutela dell'ambiente e quindi anche della salute dei lavoratori e dei cittadini. Da quando è stato perimetrato il Sito inquinato d'interesse nazionale di Trieste, nel 2001, questo è il primo intervento che prevede risorse finanziarie dello Stato al fine del risanamento e dello sviluppo industriale. Avverto la responsabilità di portare a termine un intervento tanto atteso da Trieste, dal suo tessuto produttivo e da tanti cittadini - ha aggiunto - Sono grata al Governo che ha dato una decisiva accelerazione al progetto che vuole coniugare ambiente e produzione, pubblico e privato». Una valutazione fatta anche dal sottosegretario De Vincenti che ha definito il progetto «un intervento a trecentosessanta gradi che oltre a consentire il recupero ambientale della zona, ha come obiettivo la ripartenza economica e occupazionale dell'impianto». Firma dell'Accordo e nomina del commissario sono stati commentati in termini estremamente favorevoli anche dal sindaco Roberto Cosolini. «Continuiamo a portare avanti - ha messo in rilievo il sindaco - un lavoro importante e difficile, con le altre istituzioni e con l'azienda, aperti al confronto e alla partecipazione con cittadini e lavoratori. Un ringraziamento alla presidente Serracchiani che si prende un compito impegnativo, e al sottosegretario De Vincenti che ha contribuito all'impegno diretto e determinante del Governo. Il problema - ha concluso il sindaco - era stato lasciato lì per troppi anni: per questo se comprendo l'impazienza e la sfiducia di tanti, ricordo che noi abbiamo sostituito la politica degli annunci facili e delle promesse disattese che tanti hanno fatto sulla Ferriera assumendoci responsabilità e mettendoci la faccia. C'è chi oggi spera che il problema rimanga per agitarlo e per costruirci su qualche fortuna o vantaggio personale, ma noi faremo in modo di deluderlo e di dare una risposta definitiva alla città».

Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 6 agosto 2015

 

 

RECORD DI BANDIERE NERE PER IL FRIULI VENEZIA GIULIA
TRIESTE - Pollice su e pollice verso. Legambiente Fvg promuove tre «buone pratiche e idee positive di sviluppo locale» e boccia altrettante «ferite aperte nell’ambiente alpino». Il simbolo sono le bandiere verdi e quelle nere.

I commenti promuovono tra l’altro la Regione per un progetto ferroviario e bocciano invece, trasversalmente, due sindaci: il figlio dell’ex assessore regionale e parlamentare pidiellino Vanni Lenna, e il giovane primo cittadino di Tolmezzo, fedelissimo di Debora Serracchiani, Francesco Brollo. Come ogni anno Legambiente regionale, all’interno di “Carovana delle Alpi”, la campagna nazionale (alla quattordicesima edizione) sullo stato di salute dell’arco alpino, indica gli estremi, nel bene e nel male, delle attività legate alla montagna e al suo ecosistema. Marco Lepre, della segreteria regionale e guida del circolo Carnia, Val Canale e Canal del Ferro, mette in fila tre esempi. Da un lato le realtà virtuose «di chi ha dimostrato di saper valorizzare opportunità e conoscenze territoriali», dall’altro «i pirati che con le loro scelte minacciano questo inestimabile e irripetibile patrimonio». Nel dossier dell’associazione ambientalista si parte con le bandiere nere. Ce ne sono complessivamente nove in Italia, con il Fvg che ne conta tre (più di tutti), quindi la Lombardia con due, Veneto (se la portano a casa il governatore Luca Zaia e il ministro Graziano Delrio per il via libera all’autostrada Valdastico Nord), Val d’Aosta e Piemonte con una e infine una cumulativa - i “premiati” sono Roberto Maroni, Ugo Rossi e Arno Kompatscher - per Lombardia, Trentino e Alto Adige per l’ok alla proposta di scissione del Parco nazionale delle Alpi. In regione si parte con Marco Lenna, l’«intraprendente» sindaco di Forni di Sotto, così lo definisce Legambiente. I risultati dell’interventismo del figlio del più famoso Vanni sono dannosi, secondo l’associazione. Nel mirino «opere costate milioni di euro ma mai utilizzate o di scarsa utilità per i concittadini: da un centro anziani inaugurato alla vigilia delle elezioni e non ancora operante alla foresteria albergo che in tre anni ha ospitato solo una ventina di persone, fino a un centro soggiorno sociale da 2,6 milioni che attende il via dei lavori». Ma il più «rappresentativo» è «il secondo campo di calcio, non proprio indispensabile per un paese di 609 anime, in gran parte pensionati, denominato “Friulino” perché la tribuna si ispira a quella del più noto “Friuli” di Udine». Per realizzarla, denuncia Legambiente, «è stato eroso il versante di un pendio boscato, innescando un dissesto idrogeologico che ha richiesto altri progetti e spese». Le altre due bandiere nere vengono invece assegnate al sindaco di Tolmezzo Brollo, per aver concesso «con molta superficialità e leggerezza e senza nemmeno introitare oltre 11mila euro dagli organizzatori» l’ok a una gara di enduro «attorno a un biotopo naturale istituito dalla Regione e all’interno di un geosito di interesse sovranazionale», nelle vicinanze di «uno dei più bei fiori delle Alpi, il raponzolo di roccia». E, terza bocciatura, alla Comunità montana della Carnia «per la discutibile realizzazione, parziale e inadeguata, di cosiddetti percorsi ciclabili». Le tre bandiere verdi vanno invece all’amministrazione dei beni civici di Givigliana e Tors, «per gli interventi a favore del piccolo paese della Val Degano minacciato dal fenomeno dello spopolamento»; alla Regione Friuli Venezia Giulia per il progetto Mi.Co.Tra, affidato alle Ferrovie Udine-Cividale per migliorare, d’intesa con la Carinzia, i collegamenti ferroviari transfrontalieri (nel 2014 i passeggeri sulle Udine-Villaco sono stati 72.334, +21,1%, con quasi 7mila biciclette in viaggio); infine alla Cooperativa Cramars e Gal Euroleader per il progetto “Carnia Greeters”: una ventina di volontari non professionisti, disponibili e accoglienti, «capaci di promuovere le bellezze e le tipicità della loro terra».

Marco Ballico

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 4 agosto 2015

 

 

ARVEDI: «NON MI FACCIO INTIMORIRE»
«La situazione è frustrante, ma non mi fermo. Non riusciranno a intimorirmi, proverei timore qualora non rispettassimo gli accordi, e invece li stiamo rispettando pienamente».

La pioggia di contestazioni degli abitanti, critiche di forze politiche e ambientaliste e preoccupanti studi scientifici che si è nuovamente abbattuta nelle ultime settimane sulla Ferriera di Servola non ha fatto deflettere di un centimetro il cavalier Giovanni Arvedi, presidente del Gruppo di cui fa parte Siderurgica Triestina. Sono state piuttosto dure le parole che l’industriale di Cremona ha usato ieri mattina nel corso di una visita all’interno dello stabilimento in cui ha fatto da guida ai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil: Franco Belci, Alberto Monticco in sostituzione di Giovanni Fania e Giacinto Menis e che poi ha parzialmente affidato anche a una nota stampa della società. «Sono pronto ad ascoltare tutti - ha aggiunto Arvedi - ma ricordando che Accordo di programma e Piano industriale sono e restano i nostri principali impegni che abbiamo assunto con grande responsabilità anche dal punto di vista sociale». Arvedi ha anche sottolineato che «le istituzioni restano il punto di riferimento di tutte le nostre attività». L’industriale non ha rinunciato a ribadire, come riporta la stessa nota dell’azienda, «il pieno rispetto di tutte le norme in termini di emissioni come confermato dai dati di Arpa e dei soggetti terzi titolati a verificarli». «Ho personalmente chiesto - riferisce dal canto suo Belci - notizie sull’altoforno che secondo gli abitanti produrrebbe inquinamento nonostante gli accorgimenti già adottati e mi è stato risposto che la causa sono alcuni sbuffi che si presentano solo in alcune ore di qualche giornata. Ma Arvedi ha annunciato che è disposto a fare un ulteriore intervento anche sull’altoforno per risolvere questa criticità». Particolare confermato nel successivo incontro che l’industriale ha avuto con i segretari di categoria e le rsu: Antonio Rodà, Franco Palman e Giuseppe Spallino della Uilm, Claudio Salvaneschi di Fim-Cisl, Sasha Colautti di Fiom-Cgil e Cristian Prella e Cristian Riosa del sindacato autunomo Failms. Durante questo confronto l’industriale ha ripetuto che gli interventi di risanamento degli impianti saranno ulteriormente implementati sia per quanto riguarda l’altoforno, in particolare relativamente al piano di colata, che per quel che concerne la cokeria in aggiunta all’impianto di aspirazione. «Il giudizio complessivo è senz’altro positivo - tira le somme Belci - anche se ho invitato Arvedi a comunicare di più e meglio con la città e a invitare a una visita illustrativa all’interno dello stabilimento le forze ambientaliste ufficialmente riconosciute, quali Legambiente per fare vedere e capire come si stanno realmente facendo gli investimenti. Ho notato ad esempio che i cumuli vengono costantemente e copiosamente bagnati, il che prima non accadeva, ma probabilmente nessuno lo sa». «Una buona impressione» è anche quella che ha ricavato Giacinto Menis che dice di aver verificato «come si stiano effettivamente mettendo in atto gli interventi corrispondenti agli impegni presi. Non c’è da dubitare sul fatto che sarà portato a compimento tutto ciò che è ancora necessario sul fronte ambientale confidando sul fatto che l’impianto di captazione delle emissioni sulla cokeria risolva anche le criticità residue che già oggi fanno registrare sforamenti preoccupanti in un’unica centralina: quella di via San Lorenzo in Selva». Paradossalmente le note più negative sono arrivate dal settore di riconversione industriale, quello del laminatoio a freddo. «Rispetto al Piano industriale - ha infatti sottolineato il presidente e ad di Siderurgica Triestina, Andrea Landini - è necessario recuperare il ritardo accumulato nella realizzazione dei capannoni del laminatoio che attendono da ministero dell’Ambiente e Regione i necessari permessi per poter essere montati. Auspichiamo di ottenerli entro agosto». Nel successivo incontro, su questo punto Arvedi avrebbe addirittura perso la pazienza sostenendo che «se questi permessi non arrivano entro agosto porto il laminatoio a Cremona». «Per fine estate - chiude la nota di Siderurgica Triestina - è stato annunciato il prossimo incontro della proprietà con le sigle sindacali per riferire loro passo passo il processo di rilancio della Ferriera, prima vera riconversione industriale di un Sito inquinato di interesse nazionale realizzato in Italia nella piena compatibilità con il tessuto urbano».

Silvio Maranzana

 

 

NASCE LA SCUOLA DELLE ENERGIE RINNOVABILI
UDINE - Nasce in Friuli Venezia Giulia la prima Scuola di introduzione alla energie rinnovabili, iniziativa di formazione sulle principali fonti energetiche alternative, sul loro funzionamento, i loro vantaggi e il loro utilizzo. La Scuola si terrà dal 14 al 18 settembre a Udine.

A organizzarla è l’ateneo friulano in collaborazione con quello di Trieste, la Sissa e il Centro internazionale di fisica teorica. L’iniziativa formativa, aperta a un massimo di 35 partecipanti, è rivolta agli studenti dei corsi di laurea triennale o magistrale di area scientifica e a imprenditori e operatori del settore. Maggiori informazioni sulle iscrizioni, aperte fino al 21 agosto, e sul programma della Scuola sono disponibili all’indirizzo http://scuola-rinnovabili.uniud.it/. Saranno disponibili un massimo di 10 contributi di 150 euro a parziale copertura dei corsi di iscrizione. Attraverso la combinazione di lezioni teoriche e di esercitazioni pratiche, la Scuola fornirà una panoramica completa delle principali fonti di energia rinnovabili (solare, idroelettrica, geotermica, biomasse, biocarburanti) e delle relative tecnologie commercialmente valide. Sarà inoltre presentata una aggiornata rassegna dei mercati, locali e internazionali, delle energie rinnovabili con un’attenzione particolare alle ultime tendenze. I partecipanti potranno anche conoscere i principali attori industriali operanti nel settore e contribuire così a sviluppare una cultura d’impresa volta allo sviluppo sostenibile della società. Gli studenti avranno anche l’opportunità di acquisire gli elementi per scegliere un appropriato curriculum formativo volto ad acquisire le competenze e la professionalità richieste per lavorare nell’ambito delle energie rinnovabili. «La Scuola-spiegano la direttrice Marina Cobal e il vicedirettore Paolo Giannozzi - è stata istituita sulla base della crescente importanza delle rinnovabile nelle economie del futuro e grazie alla disponibilità dei partner dell’iniziativa che hanno messo a disposizione le competenze in campo fisico, ingegneristico e chimico necessarie per attivarla. Intendiamo introdurre i giovani a questo argomento, avvicinarli alle realtà presenti in Friuli Venezia Giulia, metterli in contatto con i gruppi di ricerca e con le industrie operanti nel settore».

 

 

IL BORGO DUINESE IN RIVOLTA PER L’ANTENNA
DUINO AURISINA - Di un’antenna a pochi passi dalle loro case non ne vogliono sapere.

Ma le autorizzazioni ci sono e la Wind, colosso della telefonia mobile, non intende rinunciare: il ripetitore serve. Questa la situazione che si è creata a San Giovanni di Duino, piccola frazione del Comune di Duino Aurisina, i cui 200 abitanti stanno protestando perché non vogliono rischiare di vedere il loro borgo invaso dal cosiddetto elettrosmog, cioè l’inquinamento elettromagnetico provocato dalle radiazioni diffuse dai ripetitori per telefoni cellulari. «Una mattina – racconta Davide Peric, rappresentante della comunità paesana della piccola località alle foci del Timavo – ci siamo trovati tre ruspe sotto casa che iniziavano gli scavi. Adesso siamo alle fondamenta che dovranno sostenere il ripetitore. Il tutto a una decina di metri delle case popolari di San Giovanni di Duino e questa non ci sembra una soluzione rispettosa dei residenti». Gli abitanti del piccolo borgo, famoso soprattutto per la magnifica chiesa gotica del 1483 denominata San Giovanni al Timavo, vicino alla quale il fiume sotterraneo torna in superficie, si sono rivolti al Comune, per chiedere lumi. «Non c’è molto da fare – spiega il sindaco, Vladimir Kukanja – in quanto la precedente amministrazione, guidata da Giorgio Ret (oggi a capo dell’omonima lista che siede sui banchi dell’opposizione, ndr) aveva approvato, nel 2010 un piano antenne che prevedeva proprio l’insediamento di un ripetitore nel cuore dell’abitato di San Giovanni di Duino. La Wind – prosegue – ha presentato tutta la documentazione richiesta ai competenti uffici del nostro Municipio, perciò non possiamo fare alcunché. Siamo davanti allo stesso problema che a suo tempo si era creato ad Aurisina Stazione – conclude Kukanja – e non c’è stato altro da fare. Il ripetitore è stato alzato». «Fin dall’inizio abbiamo chiesto alla società telefonica Wind – riprende Peric – di scegliere un altro punto, ma l’alternativa che ci è stata proposta era distante soltanto pochi passi, essendo individuata all’interno del terreno di competenza della cartiera Burgo. Poco sarebbe cambiato per quanto concerne le conseguenze sul territorio del nostro abitato». I residenti di San Giovanni di Duino già devono subire la presenza delle antenne posizionate nei pressi dell’acquedotto. La novità del ripetitore della Wind ha scatenato le ire di tanti. Ma la strada sembra già segnata e sono in pochi a credere di poter cambiare qualcosa. «Ho convocato su questo tema una seduta della Commissione Trasparenza, di cui sono presidente – annuncia Silvia Iurman, consigliere comunale del Pdl – per vedere se ci sono possibili vie d’uscita». «Tenteremo tutte le strade promette Roby Chiatti, proprietario di un appartamento distante pochi metri dall’antenna – perché è inaccettabile essere costretti a convivere con un ripetitore».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 2 agosto 2015

 

 

VERTICE SULL’INQUINAMENTO DEL MARE
DUINO AURISINA - Ridurre l’inquinamento marino provocato dai materiali plastici collegati alle tecniche per la cultura del mitilo.

Questo l’obiettivo dell’incontro fissato per la seconda metà di agosto e che vedrà presenti gli assessori competenti dei Comuni di Trieste e di Duino Aurisina e i rappresentanti delle società che gestiscono gli impianti dislocati nel golfo, le cosiddette “pedocere”. Ad attivarsi su questo fronte è stata Tiziana Cimolino, consigliere comunale del Pd a Trieste, che ha recentemente presentato una mozione sul tema, nel corso di una seduta della Commissione consiliare che si occupa di ambiente. «Ho firmato questo documento - spiega Cimolino - perché lo scopo è quello di modificare il regolamento in essere per arrivare a un annullamento dell’agente inquinante in una cultura largamente praticata e diffusissima a Trieste fin dall’Ottocento». Il problema era emerso in tutta la sua gravità lo scorso maggio, nell’ambito della campagna di pulizia delle spiagge promossa da Legambiente. Durante l’intervento dei sub era stata evidenziata la presenza di resti di calze di polietilene disperse sulla spiaggia, ma anche di materiali inquinanti distribuiti in grande quantità sui fondali. Ne era seguito un incontro organizzato sempre da Legambiente, al quale al avevano partecipato anche l’associazione Bioest, il Wwf, Italia nostra e Trieste sommersa diving. «La molluschicoltura - spiega Cimolino - è pratica diffusa nel golfo fin dalla metà dell’Ottocento. All’epoca si utilizzavano impianti attrezzati su pali infissi sul fondale, oggi su filari sommersi sostenuti da galleggianti. Il materiale individuato dai sub - aggiunge l’esponente del Pd - è estremamente dannoso dal punto di vista ecologico, in quanto, come materiale plastico, non può essere smaltito in meno di un secolo, ed è molto pericoloso per pesci e uccelli che possono scambiarlo per qualcosa di appetibile, rischiando l’avvelenamento o il soffocamento, in caso di ingestione». Del problema è stato investito anche Andrej Cunja, assessore della giunta di Duino Aurisina, che ha promesso un approfondimento.

(u.s.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 31 luglio 2015

 

 

POLVERI A SERVOLA, ROMA SI CHIAMA FUORI
Il Governo si lava le mani delle polveri di Servola. Più precisamente si chiama fuori da qualsiasi ruolo riguardo a diffide, sospensioni e revoche di autorizzazione a Siderurgica Triestina inerenti la Ferriera.

Lo fa attraverso la risposta che il sottosegretario Silvia Velo, anche a nome del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, dà in Commissione all’interrogazione presentata da Serena Pellegrino, deputata di Sinistra Ecologia e Libertà. Dopo aver ricordato che la Ferriera sta attualmente operando con un’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) in regime di proroga, Velo rileva testualmente che «nel procedimento relativo al rinnovo, richiesto dalla Siderurgica Triestina, attuale proprietario, l’Autorità competente al rilascio, ossia la Regione, terrà debitamente conto dei monitoraggi eseguiti dall’Arpa e degli effetti prodotti da eventuali agenti. Ne consegue che solo la Regione può emettere provvedimenti di diffide, sospensioni e revoche dell’autorizzazione». La rappresentante del ministero ricorda poi l’Accordo di programma del 25 maggio 2012 in tema di bonifiche con un finanziamento di 13,5 milioni da parte dello stesso Dicastero dell’Ambiente e quindi i due accordi relativi a Servola, il primo del 30 gennaio 2014 e il secondo del 21 novembre 2014, più specificatamente centrato sull’«attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della Ferriera di Servola». «Il Ministero dell’Ambiente - ha concluso Silvia Velo - vigilerà con grande attenzione fino al termine delle operazioni». «Il dicastero dell’Ambiente - ha tirato le somme Serena Pellegrino - non ha dunque titolo per intervenire su questo versante della questione che a Trieste sta assumendo la preoccupante gravità della crisi sociale. Ho illustrato la situazione in atto a Trieste – ha riportato ancora la parlamentare di Sel – incluso quanto sta accadendo nelle ultime ore, che vedono la durissima reazione dei cittadini esasperati. È compito inderogabile della politica e di tutti coloro che hanno un ruolo amministrativo produrre azioni concrete a prioritaria tutela della salute delle persone e della qualità dell’ambiente. Non possiamo rimandare più e nemmeno vogliamo, come già è accaduto, lasciando la soluzione in capo alla magistratura. Sono stati troppi gli anni in cui non è stato fatto quanto necessario per bonificare l’impianto siderurgico: una responsabilità enorme. È necessario bonificare e riconvertire ora, mentre la Ferriera è ancora attiva - conclude Pellegrino - altrimenti si corre il rischio concreto di ritrovarci un gigantesco cadavere industriale al centro della città. Non è una diatriba tra ambiente, salute e lavoro, ma è in gioco il futuro tout court di una intera realtà metropolitana». E nel frattempo è già partita una nuova azione parlamentare. Un'interrogazione ai ministri delle Politiche agricole, della Salute e dell'Ambiente è stata presentata dai senatori Laura Bignami (Movimento X) e Lorenzo Battista (Aut) per avere rassicurazioni circa l'assenza di rischi per la salute derivanti dal consumo dei prodotti ortofrutticoli coltivati nei terreni limitrofi alla Ferriera di Servola. Anche il Consiglio provinciale ieri sera ha approvato una mozione piuttosto dura, primo firmatario Marcello Bergamini di Sel, ma sottoscritta da tutto il centrosinistra (alla fine 14 voti favorevoli, 2 contrari e Pdl uscito dall’aula) in cui si impegna la presidente «a evidenziare alla Regione la necessità che, qualora gli interventi proposti e intrapresi risultino alla fine inefficaci, si addivenga alla chisura dell’area a caldo» e «di prendere atto della petizione dei cittadini residenti a Servola presentata al Consiglio comunale di Trieste». Bocciate invece con i voti contrari della maggioranza, la mozione con primo firmatario Claudio Grizon (Pdl) che chiedeva di ordinare a Siderurgica Triestina di procedere alla riduzione graduale fino alla fermata degli impianti nelle more del rilascio dell’Aia e un ordine del giorno del consigliere Fabio Longo che chiedeva la chiusura della Ferriera di Servola ritenuta «una presenza non più consentita». A margine la presidente Maria Teresa Bassa Poropat ha dichiarato che «i recenti dati emersi in sede di puntuali verifiche curate dall'Arpa e salvo quanto ulteriormente vorrà valutare l'Azienda sanitaria, considerati anche i tempi previsti per la realizzazione degli interventi effettivi di risanamento, non possono ipotizzare la continuazione del livello produttivo così come oggi attuato. Fino a quando gli interventi previsti non saranno effettivamente realizzati è indispensabile limitare l'attività per ridurre le emissioni, sia convogliate che diffuse, a livelli atti a tutelare l'ambiente e la salute dei lavoratori e dei cittadini».

Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 29 luglio 2015

 

 

«LA COKERIA CHIUDERÀ SE LE POLVERI NON CALANO»
Debora Serracchiani garantisce che vigilanza e monitoraggio sono ai massimi livelli. E aggiunge che, se la qualità dell’aria non migliorerà, l’area a caldo della Ferriera verrà chiusa. È lo stesso impegno del Gruppo Arvedi, sottolinea la presidente della Regione.

Pure Roberto Cosolini concorda: «O gli interventi in atto daranno risultati positivi o si procederà a una progressiva dismissione». Le rassicurazioni arrivano dopo la diffusione dell’indagine, per conto dei parlamentari triestini Lorenzo Battista e Aris Prodani, effettuata dalla professoressa Antonietta Gatti sulle polveri sottili raccolte nel rione di Servola. Polveri «cancerogene», la sentenza dell’esperta, provenienti dalla Ferriera. «Stiamo affrontando un’operazione di riconversione industriale e riqualificazione ambientale tra le più complesse del Paese, forse l’unica in questo momento storico», sottolinea Serracchiani precisando che i dati emersi dalla recente analisi «sono conosciuti da Arpa e Azienda sanitaria». Non a caso, aggiunge, «la Azienda sanitaria li ha evidenziati anche al Comune». Nulla cambia, dunque: «La riconversione del sito sta procedendo in modo importante e veloce prevedendo interventi anche sulle polveri e sull’area a caldo. Risultassero inefficaci, quell’area verrà chiusa». Al capogruppo di Sel Marino Sossi, che cokeria e altoforno li eliminerebbe a prescindere, non può bastare: «Gli esiti delle indagini sono gravissimi. Il sindaco è il primo ufficiale sanitario, garante della salute dei cittadini. Se quel che afferma lo studio è falso, sporga denuncia, se invece è vero deve assolutamente prendere delle precauzioni per difendere la salute dei lavoratori e dei cittadini». E ancora, rivolto alla Regione: «Perfino l’assessore Sara Vito parla di riconversione. Quando lo facevamo noi tutti ci ignoravano. Bisogna ora prendere atto che le cose non possono andare avanti così: l’industria non è una ragione valida per mettere in pericolo la salute della gente». Polemica cui Cosolini si sottrae: «A Sossi non rispondo». «Le emissioni della Ferriera non sono una novità – dichiara il sindaco – . In questi anni siamo intervenuti con gli strumenti a disposizione ogni qual volta è stato necessario. Perché la difesa della salute è una nostra priorità». Lo studio Gatti? «La situazione ci è stata segnalata dall’Azienda sanitaria ed è oggetto di approfondimenti e, nel caso, di successive iniziative, in collaborazione con altre amministrazioni interessate. Mentre qualcuno pensa di sventolare pure stavolta la bandiera Ferriera in campagna elettorale, stiamo facendo uno sforzo serio per affrontare il problema in tutti i sensi e per una svolta positiva e siamo dunque d’accordo con Regione e imprenditore di valutare i risultati del lavoro fatto sull’area a caldo tra qualche mese». Di eventuali «opportuni provvedimenti» parla anche Antonella Grim. Ma prima, avverte, «il percorso va avanti. E contiamo possa centrare gli obiettivi di partenza. Abbiamo investito e continuiamo a credere in un progetto che coniuga tutela ambientale, salvaguardia occupazionale e sviluppo economico. Non permetteremo – conclude la segretaria regionale del Pd – che vita, salute e lavoro delle persone finiscano strumentalizzati ancora una volta a fini elettorali».

Marco Ballico

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 28 luglio 2015

 

 

DATI CHOC SULLA FERRIERA «POLVERI CANCEROGENE»
«Non ci sono dubbi che le particelle rilevate a Servola abbiano origine dalla Ferriera. La loro composizione è piuttosto costante e gli elementi chimici che compaiono sono del tutto compatibili con i minerali trattati nell’impianto».

L’affermazione è di uno dei massimi esperti mondiali di patologie collegate alle nanoparticelle (alcuni millesimi di millimetro), la professoressa Antonietta Gatti, del laboratorio Nanodiagnostics, che ha effettuato uno studio sulle polveri sottili, raccolte un mese fa nel rione di Servola, per conto del senatore Lorenzo Battista (Per le autonomie) e del deputato Aris Prodani (Alternativa libera). Polveri in grado di causare tumori e altre patologie in chi le respira. I risultati dello studio sono stati illustrati ieri, in un’affollata conferenza stampa, dalla stessa Antonietta Gatti e dal direttore dello studio Nanodiagnostics, Stefano Montanari, presenti i due parlamentari e la presidente dell’associazione “No Smog” Alda Sancin. Il senatore Battista ha annunciato che lo studio completo sarà inviato al Comune, alla Regione, all’Arpa e al Noe dei Carabinieri. Assieme a Prodani ha poi chiesto a tutti gli attori coinvolti, fra cui l’Azienda sanitaria e la Siderurgica Triestina, di prenderne atto sia nell’ambito del rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (scaduta e in fase di proroga) sia al fine di rivedere il numero di sforamenti consentiti per le emissioni. Interpellata a proposito di questo studio, la Siderurgica Triestina, proprietaria dello stabilimento, si è riservata di intervenire, eventualmente, nei prossimi giorni. Le polveri in questione sono state raccolte in due giornate e in due punti diversi: il 21 giugno in via Ponticello e il 26 giugno in via dei Giardini. In entrambi i casi la raccolta, effettuata con sensori passivi, si è protratta per 24 ore. Dopodichè le polveri sono state esaminate con il microscopio elettronico a scansione e con altri strumenti. «Abbiamo raccolto particelle attorno ai 10 micron (millesimi di millimetro, ndr)- ha spiegato Antonietta Gatti - contenenti silicio, alluminio, calcio, ferro, manganese, che sono effetto della combustione. Non provengono certo dal traffico. Le polveri che escono dal camino - ha aggiunto - contengono gli stessi elementi di partenza, combinati in maniera diversa». Le polveri fini, ha spiegato sempre l’esperta, entrano nei bronchi raggiungendo anche gli alveoli polmonari, da dove passano nel sangue. Per quanto riguarda Servola, nelle polveri rinvenute «si sono rilevate grandi concentrazioni di piccolissime particelle, spesso di dimensione nanometrica». E quelle di diametro pari o inferiore ai 2,5 micron (pm 2,5) sono classificate cancerogene di classe 1, cioè certe, dallo Iarc, ente dell’Organizzazione mondiale della sanità. Fra le polveri raccolte a Servola sono state trovate anche quelle che i tecnici chiamano “sferule”, nuclei di ferro coperti da noti e pericolosi inquinanti come i furani e il benzoapirene. E la forma sferica, si legge nella relazione redatta da Stefano Montanari e Antonietta Gatti, è classica di ciò che esce da una fonderia. L’esperta ha osservato poi che livelli delle polveri sottili (pm10) oltre 40 milligrammi per metro cubo (il limite di legge, ndr) sono stati rilevati in tutta la città. «Il sindaco - ha rimarcato - come massima autorità sanitaria è la persona più idonea a dire cosa si deve fare». Anche particelle più grandi della media di quelle raccolte a Servola, attorno ai 20 micron, possono entrare nei polmoni. «Essendo composta essenzialmente di acciaio - ha rilevato Antonietta Gatti - la cellula in cui la particellla entra non riesce a distruggerla. La cellula quindi muore, e la particella va ad aggredirme altre». Fra le altre conseguenze causate dalle polveri, in una piccola percentuale di soggetti costituiscono il supporto a coaguli di sangue che poi sono all’origine di embolie, infarti o ictus. Nella maggior parte delle persone ciò non avviene, ma le particelle di “polvere” viaggiano nel sangue e raggiungono i vari organi, che reagiscono come per qualsiasi corpo estraneo. «L’organismo - si legge sempre nella relazione - le isola in un tessuto infiammatorio. Con il tempo, come riportato dalla letteratura medica, lo stato di infiammazione trasforma il tessuto in un cancro». Non basta. Le polveri entrano anche nel nucleo delle cellule, dove interferiscono con il Dna. E possono anche passare dalla madre al feto, causando aborti e malformazioni.

Giuseppe Palladini

 

 

MOZIONE DEL PD SUI RISCHI DELLA MITICOLTURA
Ridurre l’inquinamento marino provocato dai materiali plastici collegati alle tecniche per la miticoltura. Lo chiede una mozione presentata dalla consigliera comunale del Pd Tiziana Cimolino e firmata anche da Annamaria Mozzi.

«L'obiettivo – spiega Cimolino - è modificare il regolamento per arrivare a un annullamento di un pericoloso agente inquinante. L'utilizzo della cotonina al posto delle calze in polietilene attualmente impiegate, consentirebbe di risparmiare tempo e preservare l'ambiente, evitando la dispersione in mare di reste usate che poi affondano - ricoprendo come un tappeto il fondale che così non “respira” - o vengono riversate sulla spiagge con danno sia per i turisti che per i bagnanti». Il problema è stato al centro anche di un incontro tra Legambiente, Associazione Bioest, Wwf, Italia Nostra e Trieste Sommersa Diving che si sono ripromessi di organizzare a breve un incontro pubblico per sensibilizzare la cittadinanza sull'argomento, suggerendo un approccio consapevole da parte di tutti i consumatori.

 

 

«SÌ ALLE PEDONALIZZAZIONI PREVISTE DAL PIANO DEL TRAFFICO»
Favorevole alle pedonalizzazioni, ma nel quadro di attuazione del Piano del traffico. È la posizione espressa da Confcommercio a poco più di una settimana dallo stop all’esperimento di via Mazzini senz’auto.

«La questione è quantomai delicata e dibattuta - afferma Mauro Di Ilio, presidente dell’Associazione commercianti al dettaglio, una delle realtà maggiormente interessate alla questione -. Per questo anche all’interno della nostra realtà esistono posizioni diverse: la gran parte dei nostri associati ha accolto con favore lo stop al traffico in via Mazzini, ma un’altra componente si è dimostrata piuttosto tiepida al riguardo. Nonostante la delusione dei molti che avevano condiviso l’esperimento voluto dall’amministrazione comunale, l’atteggiamento però è stato comunque improntato alla maturità, evitando polemiche e forzature di sorta. La pedonalizzazione - prosegue Di Ilio - ha portato comunque anche aspetti positivi, a cominciare dal rispetto degli orari per il carico e lo scarico merci mentre ora, come è stato fatto rilevare in questi giorni, si assiste nuovamente ad una certa deregulation. In ogni modo - prosegue ancora Di Ilio – le pedonalizzazioni rappresentano una scelta importante non solo in un’ottica di valorizzazione delle imprese e del centro cittadino stesso, ma anche ai fini di una mobilità più sostenibile e di un ambiente migliore. Inoltre, costituiscono un presupposto rilevante nel quadro della creazione e dello sviluppo dei centri commerciali naturali, progetti sostenuti dalla Confcommercio e che, in un centro urbano pedonalizzato, troverebbero il loro habitat più idoneo». Di qui l’invito finale all’amministrazione. «Crediamo opportuno che le pedonalizzazioni siano attuate nell’ambito di quel Piano del Traffico, che ci era stato illustrato, dove, lo stop al traffico veicolare in certe arterie andava di pari passo con interventi mirati in altre. Il tutto per evitare congestioni al traffico, disagi ai consumatori e ricadute negative per le realtà produttive».

(g.b.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 23 luglio 2015

 

 

RIGASSIFICATORE DI VEGLIA PARTE LA GARA PER LA COSTRUZIONE
FIUME - I dubbi sulla costruzione risultano spazzati via da tempo e proprio in questi giorni è stato compiuto un altro passo verso la realizzazione del rigassificatore di Castelmuschio (Omišalj), sull’isola di Veglia.

L’impresa concessionaria, la Lng Croazia, ha pubblicato sul suo sito web l’invito ai potenziali investitori a partecipare alla gara per la costruzione del terminal metanifero. Non è tutto, perché Lng Croazia sta cercando anche un partner strategico che abbia già esperienze nel campo dei rigassificatori. L’invito teso all’individuazione di questo partner sarà aperto fino al 30 ottobre, quello per i finanziatori chiuderà il 15 dicembre. Il nome del partner si avrà in novembre, mentre quelli dei finanziatori saranno resi noti nel gennaio dell’anno prossimo. Nel contesto va aggiunto subito che Zagabria avrà una quota di proprietà non superiore al 25 per cento. «Il data room sarà aperto a partire dal prossimo primo settembre – è quanto asserito dal direttore generale di Lng Croazia, Mladen Antunovi„ – e da quel momento i potenziali investitori potranno sapere tutto, e nei dettagli, sul nostro futuro rigassificatore. L’interesse c’è ed è concreto. Riguarda non solo le imprese che si occupano di business Lng, ma anche quelle che producono gas e sono intenzionate a posizionarsi meglio sui mercati». Poco tempo fa anche il commissario europeo per l’Energia, lo slovacco Maroš Šef›ovi›, aveva affermato a Ragusa (Dubrovnik) che sussiste un tangibile interesse verso il megaimpianto vegliota, il cui approntamento potrà contare sull’aiuto di Bruxelles a patto che il progetto sia preparato a dovere e abbia partner privati. Finora l’Unione europea ha stanziato 5 milioni di euro per la formulazione della documentazione necessaria, quale primo sostegno alla costruzione del terminal. Nell’invito rivolto agli investitori, si rileva che l’approntamento del rigassificatore dovrebbe cominciare a metà 2016 e durare circa tre anni. L’impianto, che dovrebbe costare chiavi in mano sul miliardo di euro, avrà una capacità di movimentazione annua di 6 miliardi di metri cubi di gas. Da quanto si apprende, a Castelmuschio si potranno accogliere un massimo di 80 navi cisterna all’anno, con il metano che sarà erogato (oltre a varie parti in Croazia) a Slovenia, Ungheria, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Bosnia ed Erzegovina e Serbia. Questi Paesi hanno attualmente una necessità annua di 38 miliardi di metri cubi, quantitativo che fino al 2030 potrebbe salire fino 44,3 miliardi. Ci sono anche diversi mercati potenziali: Italia, Bulgaria, Romania e anche Ucraina.

Andrea Marsanich

 

 

MAXICONCESSIONE ANTICIPATA ALLA FERRIERA
Un provvedimento di anticipata occupazione demaniale a Siderurgica Triestina per quanto riguarda la banchina e il retrobanchina della Ferriera di Servola sarà tra gli argomenti clou del Comitato portuale che si riunisce oggi alle 10 alla Torre del Lloyd e che all’ordine del giorno reca addirittura una cinquantina di pareri per quanto riguarda il rilascio di concessioni e autorizzazioni.

Il provvedimento, come spiega il segretario generale dell’Authority Mario Sommariva, non ha una scadenza e apre la strada a quella che sarà la futura concessione trentennale (per la quale i passaggi burocratici non sono ancora conclusi), evitando che si continui a procedere con reiterate miniconcessioni estremamente limitate nel tempo. Siderurgica Triestina sarà di conseguenza in grado di pianificare ulteriori investimenti infrastrutturali sulla banchina (cinque milioni quelli già previsti) e programmare l’attività di sbarchi e imbarchi che è in forte crescita, dato che serve tutti gli stabilimenti del Gruppo Arvedi e che già quest’anno dovrebbe portare a una movimentazione di due milioni di tonnellate di rinfuse solide. La mancanza di un provvedimento che dia respiro alle attività di banchina è stata indicata nei giorni scorsi dallo stesso presidente e ad di Siderurgica Triestina, Andrea Landini come un elemento che, in subordine solo alla mancata emissione da parte della Regione del certificato di conformità urbanistica per il laminatoio, sta creando un breve ritardo nel cronoprogramma per la riqualificazione industriale dell’area servolana. Nel dicembre scorso l’ex presidente dell’Authority Marina Monassi aveva annunciato che anche la concessione trentennale per la banchina della Ferriera era bloccata a causa del procedimento Eu Pilot aperto dalla Commissione europea sulle concessioni già approvate dal Comitato portuale di 60 anni a Trieste marine terminal per il Molo Settimo e di 50 alla Siot per il terminal marino dell’oleodotto transalpino. L’Ue però ha poi ufficialmente archiviato la procedura di preinfrazione. Oggi all’attenzione del Comitato vi saranno anche alcune variazioni alla concessione alla Siot, sembra per quanto riguarda lo specchio acqueo, dopodiché la concessione potrà essere firmata. «Quella per il Molo Settimo è più elaborata, ci stiamo lavorando dopodiché arriveremo alla firma», ha spiegato Sommariva. La Commissione consultiva del porto, che si è riunita martedì, ha espresso parere positivo a Siderurgica Triestina per quanto concerne l’abilitazione all’esercizio di operazioni portuali. Ha dato anche il via libera, ma con una serie di prescrizioni, a svolgere servizi portuali all’interno del terminal della Samer di Riva Traiana alla società Vega. Come spiega Enrico Samer sono all’incirca 20mila all’anno i veicoli nuovi (automobili, autobus, motrici) che vengono trasportati sui traghetti ro-ro turchi che partono e arrivano a Trieste. La Vega, società austriaca che ha la casa madre a Salisburgo e che da parecchi anni ne cura le spedizioni, ha inteso ora svolgere in proprio, anziché affidarle a terzi, anche le operazioni portuali tramite trailer su cui salgono i veicoli. Per poterlo fare però ha bisogno dell’abilitazione che in commissione ha ottenuto un parziale via libera. All’ordine del giorno del Comitato, che non si riuniva dal 30 aprile, figurano anche due variazioni al bilancio di previsione 2015 e l’avvio della procedura di gara per il piano di sicurezza del porto e il servizio di vigilanza nelle aree portuali comuni, oltre a una serie di comunicazioni da parte del commissario, il cui incarico scade il 24 agosto e sulla cui prosecuzione non vi sono ancora notizie di proroga.

Silvio Maranzana

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 22 luglio 2015

 

 

IL PD E “CITTADINI PER IL GOLFO” SI ALLEANO CONTRO SMARTGAS
No al rigassificatore che la Smart Gas vorrebbe costruire vicino al porto di Monfalcone. Lo hanno ribadito, stavolta all’unisono, il gruppo del Pd di Duino Aurisina e l’associazione “Cittadini per il golfo” che, per la prima volta, si sono confrontati sull’argomento, grazie all’iniziativa messa in atto dal Circolo del Pd di Duino Aurisina.

I “Cittadini per il golfo” da mesi ripetino il loro parere negativo. «I principali aspetti che inquietano – ha spiegato il capogruppo del Pd in seno al consiglio comunale di Duino Aurisina, Michele Moro - sono il percorso del canale che si vorrebbe realizzare e che transita proprio nelle acque del tratto di costa del nostro Comune dedicate alla balneazione e l’area individuata per l’intervento, situata sì nel territorio del Comune di Monfalcone, ma che in realtà sta proprio sotto le case degli abitanti di Duino Aurisina. Tale opera comporta quindi un forte impatto in termini paesaggistici, ambientali e di sicurezza». I rischi paventati, ha continuato Moro, investono «una vasta gamma di problematiche che vanno dalla sicurezza degli abitanti agli impatti paesaggistici, dai vincoli derivanti alle attività nautiche del diporto e del lavoro a quelli a carico dell’ambiente, della flora e della fauna, alle acque, ai beni storici, culturali e archeologici presenti in zona, noti o anche da scoprire». «Si ravvisa quindi – ha precisato il capogruppo del Pd - un conflitto con i programmi di sviluppo di questo territorio, che riguardano il turismo in ampia accezione, una delle importanti vocazioni preminenti». Moro ha poi ricordato che «alla fine di maggio, la seconda commissione consiliare del Comune di Duino Aurisina, competente per assetto e utilizzo del territorio, in seduta congiunta con la conferenza dei capigruppo, aveva espresso parere non favorevole al progetto, almeno fino alla valutazione degli elaborati integrativi richiesti».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 21 luglio 2015

 

 

GLI ABITANTI: «POLVERI E ODORI SONO UGUALI»
Per avere un quadro completo della situazione dentro e fuori la Ferriera di Servola, la Commissione del Senato ha incontrato a fine giornata anche la presidente dell’associazione No smog Alda Sancin accompagnata da Ettore Bellanti e Adriano Tasso e il presidente del Circolo Miani Maurizio Fogar.

«Abbiamo riportato dettagliati excursus storici riguardanti i vari inquinanti accertati da Arpa Fvg in zona (polveri di ricaduta, Pm 10, benzo(a)pirene) - riferisce Sancin di No smog - evidenziando le durate temporali dell’esposizione dei cittadini a tali negatività, durante tutti gli anni di validità dell’Aia (ancora in vigore nonostante la sua scadenza naturale sia già avvenuta nell’ormai lontano febbraio 2014). È stato considerato - continua - anche l’andamento temporale dei vari inquinanti, focalizzandone l’incremento in concomitanza con la ripresa produttiva, quasi a pieno regime, dello stabilimento, dal novembre 2014, fatte salve alcune limitazioni alla cokeria poste da alcune diffide regionali. Queste limitazioni, che purtroppo non sono state estese ad altri impianti dell’area a caldo, sembrerebbero non sortire particolari effetti mitigatori, stanti le continue ricadute di materiale polverulento a prevalente componente ferrosa (sensibile alla calamita)e il persistere in zona di odori molesti, acri ed irritanti accompagnati da rumori in particolare notturni, di entità tale da poter generare molestia in chi li subisce» . No smog riferisce anche che, con riferimento alle ricadute di polveri, 383 cittadini hanno regolarmente sottoscritto una petizione popolare presentata al sindaco per essere messi a conoscenza dell’eventuale nocività di tali polveri e delle norme comportamentali da adottare se maneggiate o inalate. «Non ci è consentito però associare l’inquinamento con la fabbrica - specifica Alda Sancin - in quanto il legale della stessa ha diffidato il primo firmatario della petizione dal farlo». La relazione di No smog è stata accompagnato da documentazione, «in particolare relativa - spiega il comitato - alle molteplici informative inoltrate negli ultimi anni dalla Ass1 a tutte le istituzioni in merito ai rischi per la salute dei residenti connessi con la presenza contemporanea e sinergica dei suddetti inquinanti». «Abbiamo fatto rilevare - chiude Sancin - come tali informative non abbiano ricevuto, nel corso degli anni, la dovuta attenzione dagli amministratori locali preposti per legge alla tutela della salute pubblica e ne è conferma che la Commissione sia dovuta venire da Roma». Prima dei comitati dei cittadini, la Commissione ha sentito in audizione il prefetto Francesca Adelaide Garufi, l’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito, il sindaco Roberto Cosolini, il funzionario della Provincia Paolo Plossi, il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Ass Valentino Patussi e il direttore generale dell’Arpa Luca Marchesi. (s.m.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 20 luglio 2015

 

 

«LA PROCEDURA AMBIENTALE ORMAI AL TERMINE»
Anche l’imprenditore della Sbe e project leader di SmartGas non è affatto tenero con la giunta regionale e in particolare con l’assessorato all’Ambiente di Sara Vito, e affida a Facebook oltre alle critiche anche il quadro tecnico di cosa accadrà nel futuro per il progetto del mini-rigassificatore.

«La Regione venerdi ha deciso di non decidere - scrive Vescovini - asserendo che la documentazione di 7000 pagine non fosse sufficiente per esprimere un giudizio. Il parere della Regione che a questo punto non giungerà alla commissione e che potrà eventualmente essere espresso in seguito, non è vincolante e fa parte di tutti i pareri e le osservazioni che la commissione utilizzerà per esprimere il suo parere». A differenza di quanto pensano alcuni, spiega l’imprenditore che precisa «quando si tratta del mio lavoro mi piace essere documentato», la procedura Via (Valutazione di impatto ambientale), redatta in base alle normative ambientali europee, prevede un percorso ben preciso e definito. «Innanzitutto presentazione del progetto - continua - osservazioni di enti locali, cittadini e portatori di interessi, richieste di integrazione della commissione, risposte del proponente alle osservazioni, controdeduzioni dei cittadini, degli enti locali e dei portatori di interesse sulle modifiche apportate al progetto, eventuali richieste di integrazione da parte della commissione,ma solo sulle modifiche eventualmente apportate al progetto, parere conclusivo della commissione Via, negativo o positivo con prescrizioni, decreto ministro ambiente». «Queste sono le regole del gioco» rileva il project leader che sottolinea come «il gioco che come vedete è molto tecnico e per nulla politico». I tempi sono poi ben definiti dalla legge, insiste Vescovini che sul progetto dell’impianto è ottimista: «Per SmartGas ormai la procedura sta volgendo al termine.Siamo fiduciosi infatti che prima della pausa estiva la commissione esprima il suo parere sul progetto del minirigassificatore, dopodichè ci metteremo subito al lavoro, con i tempi rapidi che ci contraddistinguono, per ottemperare alle prescrizioni e alle richieste di integrazioni che ci verranno richieste». Un parere a breve insomma, forse come sostengono in molti, che potrebbe arrivare assieme a quello per l’escavo del canale di accesso al porto e che sta seguendo l’Azienda speciale porto che comunque ha già avuto una prima fase di valutazione da parte della Commissione Via del ministero dell’ambiente che ha inserito un notevole mole di prescrizioni tra le quali severe limitazioni sui tempi di cantiere che devono tener conto di vari aspetti ambientali per fauna e flora.

(g.g.)

 

 

GRIFONI DELL’ISOLA DI CHERSO PRESTO PRONTO IL RIFUGIO
CHERSO - Nessun disimpegno dello Stato croato verso i grifoni, gli avvoltoi dalla testa bianca, specie autoctona presente nelle isole altoadriatiche di Cherso, Veglia e Pervicchio.

Lo ha confermato il ministro croato dell’Ambiente, Mihail Zmajlovi„, giunto lo scorso fine settimana a Cherso per monitorare questo maestoso volatile – simbolo dell’isola quarnerina – e per controllare l’andamento dei lavori di costruzione a Caisole (Beli) del centro di recupero di questi importantissimi spazzini della natura, tutelati in Croazia da leggi molto severe. L’approntamento della struttura, che sarà situata nell’edificio che un tempo ospitava la scuola elementare di Caisole (Cherso), voliera compresa, viene reso possibile grazie a sforzi congiunti da parte della municipalità chersina, Regione quarnerino–montana, istituto pubblico Priroda (Natura in italiano), facoltà zagabrese matematico–scientifica, Giardino zoologico di Zagabria e dalle associazioni Biom e Tramontana. Quest’anno il dicastero di Zmajlovi„ ha destinato all’opera di costruzione la somma di 800 mila kune, circa 105 mila euro. Si ritiene che nell’ Adriatico settentrionale vivano e nidifichino dalle 100 alle 110 coppie di grifoni, di cui 65–70 hanno scelto Cherso quale loro dimora. Da qui la necessità di avere un centro che vada a sostituire quello vecchio e defunto, anch’esso per anni attivo a Caisole. «Il Quarnero è l’unica area al mondo dove questi avvoltoi vivono sulle pareti a strapiombo sul mare – è quanto precisato da Sonja Šiši„, direttrice di Priroda – ciò appare molto suggestivo ma è anche pericoloso, perché non raramente i piccoli esemplari cadono in acqua, finendo anche per affogare». «È dunque necessario - ha proseguito - che la struttura di recupero, dotata di ampia voliera, riguardi proprio Cherso e per l’esattezza Caisole. Nell’ambito del centro avremo anche un ambiente per i visitatori che potranno apprendere tutto quanto riguardi i grifoni e il patrimonio naturale dell’isola. Voglio ricordare che a Cherso vi sono due riserve ornitologiche, una a Veglia e una quarta a Pervicchio». A presenziare al monitoraggio degli avvoltoi è stato anche il sindaco di Cherso, Kristijan Jurjako: «I nostri isolani sanno come comportarsi quando un grifone precipita in mare – ha rilevato – si mettono subito in contatto con le autorità o con l’istituto Priroda. Sanno pure che i giovani grifoni vanno messi in un sacchetto, per evitare di rimanere feriti a loro volta e per far sì che i volatili siano quanto meno a contatto con gli esseri umani». È stato fatto presente che ogni anno – grazie a volontari - vengono curati e rimessi in libertà a Cherso una decina di avvoltoi, con il nuovo centro di recupero che saprà rispondere a tutte le esigenze del caso.

Andrea Marsanich

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 19 luglio 2015

 

LA REGIONE FRENA SUL MINIRIGASSIFICATORE
La Regione non ha espresso il parere di compatibilità ambientale sul progetto di realizzazione del mini-rigassificatore nel porto di Monfalcone, proposto dalla società Smart Gas Spa, capeggiata dall’imprenditore Alessandro Vescovini.

Il motivo? Al momento non ci sono le condizioni per poter fornire un parere compiuto da parte dell’amministrazione regionale. La Regione parla di «troppe carenze documentali». All’appello, dunque, mancano una serie di analisi e atti che rendono pertanto «impossibile» fornire una valutazione esaustiva sull’impianto energetico. Progetto che è peraltro previsto dal Piano energetico regionale (Per), a fronte, spiega la Regione, della presenza di condizioni ambientali e di sicurezza trasportistica. Con queste argomentazioni, la Giunta regionale ha pertanto approvato, l’altro ieri, la relativa delibera, su proposta dell’assessore regionale all’Ambiente, Sara Vito. La delibera in questione sarà inoltrata al ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, unitamente a una comunicazione della presidente della Regione, Debora Serracchiani. Sono questi gli estremi della decisione assunta dalla Regione, nell’ambito del procedimento inserito nella Valutazione di impatto ambientale, alla quale spetterà alla Commissione Via nazionale assumere l’atto regionale e formulare le sue decisioni. Al ministero, infatti, spetta l’ultima parola, anche in ordine a richieste di integrazione di atti e di prescrizioni nei confronti del progetto di Smart Gas. La Giunta regionale, da parte sua, ha precisato: «A determinare la decisione sono le troppe carenze documentali che impediscono alla Regione di formulare un compiuto parere in merito alla compatibilità ambientale del progetto stesso, che è peraltro previsto dal Piano energetico regionale, subordinatamente alla sussistenza delle condizioni ambientali e di sicurezza trasportistica». E veniamo alle carenze documentali. A partire, si evince dalla delibera giuntale, dalla «mancata presentazione delle analisi effettuate relativamente ai sedimenti da dragare», per passare alle «valutazioni effettuate in merito alla componente atmosferica delle sorgenti più impattanti dal punto di vista dell’innalzamento delle polveri», e alle «carenze di informazioni per il piano di monitoraggio». La Giunta rileva poi l’aspetto legato alle gasiere nell’ambito del traffico navale del porto di Monfalcone. In questo caso, la delibera sottolinea: «Lo studio di ormeggio e di manovrabilità delle navi gasiere risulta privo della parte che rappresenta l’impatto generato dalle gasiere stese sul traffico navale attuale». E ancora, l’analisi costi-benefici: «Il progetto - recita la delibera giuntale - non è supportato da un’adeguata analisi, come richiesto dalla direttiva comunitaria, sui costi e benefici per dimostrare la compatibilità di un impianto energetico di così grande impatto con la realtà locale del Comune di Monfalcone e dei territori contigui». Infine, vengono ravvisati altri aspetti: «Non è stata effettuata - si evince della delibera - la valutazione delle alternative localizzative, con un’analisi critica di diverse soluzioni tecnicamente ed economicamente percorribili, in particolare per il termiale, la banchina di accosto, la nuova cassa di colmata, per il metanodotto e per le condotte di adduzione e scarico dell’acqua di processo». L’assessore regionale all’Ambiente, Sara Vito, ha osservato: «La Regione ha evidenziato tutte le carenze in merito al progetto presentato da Smart Gas Spa, a fronte delle quali non è stato possibile al momento effettuare un’istruttoria compiuta. Ci sono aspetti che vanno approfonditi - ha aggiunto l’assessore -, anche in virtù del fatto che il Piano energetico regionale contempla un progetto di mini-rigassificatore, per cui sono necessari dati completi».

Laura Borsani

 

LEGAMBIENTE: ORA SI TOLGA DAL PIANO ENERGETICO IL MINI-RIGASSIFICATORE
«Legambiente esprime soddisfazione per il parere negativo della Regione al progetto del rigassificatore Smart Gas. Troppe le lacune, come avevamo sottolineato nelle osservazioni inviate al Ministero e alla Regione, di un progetto che di strategico non ha proprio nulla e che, al contrario, pone grossi problemi vincoli all’accessibilità del Porto di Monfalcone, non dà risposte sugli impatti paesaggistici e non è credibile dal punto di vista della sostenibilità economica».

Non s’è fatta attendere la presa di posizione di Legambiente Friuli Venezia Giulia. Che, a questo punto, espone le sue considerazioni. «Ora la Regione - spiega infatti l’associazione ambienalista - deve stralciare dagli indirizzi del Piano energetico regionale (attualmente in fase di pubblica discussione) la parte in cui, in contraddizione con il parere espresso oggi, avalla in maniera alquanto azzardata il progetto di un mini-rigassificatore». Legambiente sostiene che, evidentemente, c’è chi «tra i consiglieri regionali, ha voluto inserire nel Per questa forzatura e oggi qualcuno dovrebbe sentire l’obbligo di fornire qualche spiegazione». Quindi aggiunge: «Ora la decisione finale passa alla Commissione Via del ministero dell’Ambiente, ma sarebbe uno schiaffo istituzionale se l’orientamento della Regione fosse disatteso. Confortati da questo “no”, insistiamo a chiedere un deciso passo avanti e una forte presa di coscienza collettiva, per uscire al più presto da uno scenario energetico che si basa sui combustibili fossili, procedendo più rapidamente per un futuro tutto rinnovabile». L’associazione ambientalista spiega inoltre come «il report “State of the Climate in 2014” conferma che il 2014 è stato l’anno più caldo a livello mondiale da quando si registrano sistematicamente le temperature. I principali indicatori continuano a segnare nuovi record. La concentrazione atmosferica media della CO2 nel 2014 è arrivata a 397,2 ppm. Era a 354 nel 1990». Legambiente quindi conclude: «Per questo motivo è necessario chiudere al più presto anche con il carbone. La centrale termoelettrica non ha più futuro e la Regione, che su questo, da quanto riportato sul Per, sembra determinata, deve intavolare al più presto un dialogo con A2A per individuare le tappe per una riconversione sostenuta da scelte innovative nel campo dell’energia».

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 17 luglio 2015

 

 

«IN CANTIERE 120 MILIONI E LA FERRIERA CAMBIERÀ»
«I tre pilastri sui quali poggia il nuovo stabilimento siderurgico di Servola che non è più solo una Ferriera, sono la reindustrializzazione, la messa in sicurezza dei suoli e il risanamento degli impianti. Per fare tutto questo soltanto nel 2015 spenderemo 120 milioni di euro, ma comunque sul fronte ambientale porteremo avanti tutti gli impegni che verranno ritenuti indispensabili, anche in aggiunta a quelli già programmati, in sede di concessione dell’Aia che contiamo di ottenere entro settembre».

Andrea Landini, ligure di 42 anni, è il nuovo presidente e amministratore delegato di Siderurgica Triestina, società che intende acquisire autonomia dal Gruppo Arvedi, nel cui ambito è nata. Landini guida la propria automobile all’interno del comprensorio per far comprendere, pur in una giornata in cui il reparto a caldo è momentaneamente fermo per manutenzione, come le condizioni di lavoro, il panorama, la situazione ambientale stiano, seppur non fulmineamente, mutando. «Il nuovo laminatoio, fulcro del progetto di reindustrializzazione è ancora tutto sparso qui dentro», spiega mostrando una distesa quasi sterminata di container. Per l’esattezza sono 257 e all’interno sono contenuti moduli, macchinari e attrezzature del nuovo reparto. Sono arrivati con due spedizioni navali nei mesi scorsi da Baltimora. Del primo dei tre nuovi capannoni che saranno costruiti è stato innalzato un solo pilastro, ma per prova, gli altri giacciono ancora distesi a terra anche se le fondazioni sono già state realizzate. «Siamo pronti ad alzare i pilastri - spiega Landini - ma non possiamo ancora farlo perché la Regione non ha emesso il parere di conformità urbanistica. Scontiamo un mese di ritardo sul cronoprogramma». I nuovi capannoni saranno addirittura tre, dovranno venire su uno dopo l’altro e andranno ad affiancarsi agli altri due da tempo inutilizzati e in passato sede dell’ex acciaieria. Le strade interne, fino a qualche mese fa sterrati percorsi da liquami putridi, sono asfaltate. I parchi minerali sono stati circondati da muri perimetrali, si è intervenuti per il risanamento del retrobanchina e l’azienda afferma che sta anche monitorando le acque di falda. Per la messa in sicurezza dei suoli Siderurgica Triestina ha tempo fino al 20 maggio 2017, ma sono già stati fatti i pozzi per la raccolta delle acque meteoriche. «Al Tavolo per l’Autorizzazione integrata ambientale - aggiunge il presidente - si valuterà se sarà utile procedere anche alla copertura dei cumuli». Davanti alla cokeria, lo sguardo che si alza incontra già decine di moduli dal colore aranciato del nuovo impianto di aspirazione che sono già stati posizionati sopra le batterie, alcuni altri giacciono a terra per essere collocati a breve. «È un impianto particolarmente innovativo - specifica Landini - che per la prima volta al mondo sarà utilizzato proprio a Trieste. Contiamo di metterlo in funzione prima della fine dell’anno e di stare ampiamente entro le nuove più restrittive soglie che saranno in vigore dal 2016. Solo per questo impianto abbiamo speso alcuni milioni di euro perché siamo certi della sua efficacia. Già adesso le emissioni dai nostri camini rispettano i limiti ambientali. Quanto a quella di via San Lorenzo in Selva è un misuratore di performance dello stabilimento, ma comunque i nostri tecnici congiuntamente a quelli dell’Arpa hanno aperto uno specifico Tavolo tecnico nell’ambito del procedimento dell’Aia e ne stanno valutando i responsi in particolare per valutare se vi è una correlazione specifica con il numero degli sfornamenti in cokeria che comunque abbiamo ridotto. Siamo già intervenuti anche per il rifacimento dei presidi di aspirazione sul foro di colata dell’altoforno e siamo pronti a intervenire se sarà il caso anche, in aggiunta, sul piano di colata. L’area a caldo la vogliamo mantenere e per questo ci concentriamo sulla cokeria con il progetto di aspirazione, ma abbiamo fatto interventi importanti anche sugli altri impianti. Se troviamo altri punti critici siamo pronti a intervenire per risolvere la situazione. Saremmo dei pazzi a fare investimenti del genere (complessivamente 174 milioni ai quali andranno ad aggiungersi 41 di finanziamenti pubblici, ndr.) se non fossimo convinti della validità dell’operazione anche sotto il profilo ambientale. Anzi abbiamo l’ambizione di dire che a Servola sta per essere portato a termine il primo vero progetto di reindustrializzazione che sia in atto questo momento in Italia».

Silvio Maranzana

 

 

VIA MAZZINI TORNA PEDONALE. SOLO AL SABATO
Shabbàth. A volte ritornano. Anche se dimezzati. Il Comune ha deciso di onorare la pedonalizzazione di via Mazzini e via Imbriani solo il sabato. Così gli amati “p days”, invenzione di sana pianta dell’assessore alla Mobilità Elena Marchigiani, perdono la esse e da domani diventano singolari.

«Dal 18 luglio, tornano i “p days” nella versione rivista del solo sabato, dalle 9 alle 24. E come in precedenza saranno pedonalizzate le vie Mazzini e Imbriani, riproponendo un’opportunità per vivere meglio il centro cittadino, con più spazio a iniziative commerciali, culturali e legate al tempo libero», si legge nel dispaccio ufficiale diffuso ieri pomeriggio dall’ufficio stampa del gabinetto del sindaco. Non c’è pace, insomma, per il trasporto pubblico locale. Il Comune ci riprova con una sperimentazione in versione estiva ma destinata ad arrivare fino alla fine anno (quando scade la gestione della Trieste Trasporti). «Dopo la sperimentazione della chiusura di via Mazzini “7 giorni su 7”, conclusasi recentemente, e la conseguente decisione di tornare a un’attuazione più graduale del Piano del Traffico, l’amministrazione comunale, anche a seguito del confronto svolto con gli esercizi commerciali, ha deciso di tornare alla formula della chiusura nei fine settimana, limitandola alla sola giornata del sabato. Verranno così rimessi a disposizione, sia pure solo in queste giornate prefestive, più di 5.800 metri quadrati di spazi a favore di pedoni e ciclisti, con più accessibilità e sicurezza per tutti», spiega l’amministrazione. Ma perché solo il sabato? «Visto il periodo estivo abbiamo deciso di limitare i “p days”. Siamo una città di mare e la gente la domenica tende ad andare al bagno. Quindi non aveva molto senso farlo in questo giorno», spiega l’assessore. In autunno però, quando la gente smetterà di andare al bagno, la decisione potrebbe essere rivista e i “p days” allargati alla domenica. «Decideremo allora. Questa iniziativa vuole sottolineare che si va avanti con la pedonalizzazione», aggiunge Marchigiani che non vuole sentire parlare di retromarce. La nuova ordinanza, nel ribadire le principali disposizioni già attuate a suo tempo per i “p days”, in particolare per quanto riguarda le fermate dei bus (che di sabato saranno riconfermate in via Valdirivo e sul lato dell’area pedonale di piazza della Borsa), contiene la deroga al divieto di accesso nelle vie Mazzini e Imbriani per le vetture di disabili o per i taxi. Immediata la critica preventiva del commissario per la Trasparenza Everest Bertoli (Forza Italia): «La nuova perla della giunta vede via Mazzini pedonale solo i sabati. Anziché continuare a rendere impossibile la vita ai triestini con progetti irrealizzabili, consiglio a Cosolini di candidarsi direttamente sindaco in “Second Life”. Almeno lì si potrà sbizzarrire». Quello che non potrà evitare sarà l’opposizione virtuale di Everest Bertoli.

Fabio Dorigo

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 16 luglio 2015

 

 

CENTRALINA DELLA DISCORDIA, OK DI ARVEDI
La centralina di via San Lorenzo in Selva sarà inserita nella rete dell’Arpa per il controllo e la rilevazione della qualità dell’aria. È stato l’assessore comunale all’Ambiente, Umberto Laureni, a dare l’annuncio di questa novità ieri, a margine della seduta della Sesta commissione consiliare, presieduta da Mario Ravalico.

L’incontro aveva per tema una mozione sulla Ferriera presentata dal consigliere Marino Sossi (Sel). Considerando che la centralina di via San Lorenzo in Selva è quella che evidenzia il maggior numero di sforamenti, «82 dal primo gennaio fino all’altro ieri», ha precisato Laureni, il suo inserimento nel novero ufficiale diventa decisivo. «L’amministratore delegato della Siderurgica triestina Andrea Landini - ha aggiunto l’assessore - ha promesso l’impegno dell’azienda nel prendere in considerazione le rilevazioni fatte da quella centralina, alla pari delle segnalazioni fatte dai residenti del rione di Servola, a ieri ben 320». Laureni ha anche sottolineato che «è improprio in questa fase considerare la centralina di via san Lorenzo in Selva alla pari delle altre delle vie Carpineto, Pitacco e Svevo, in quanto solo queste sono riconosciute per le osservazioni. È però anche vero - ha proseguito - che quella di via San Lorenzo è un indicatore della performance ambientale dello stabilimento, per la sua collocazione e per il fatto che non è condizionata dal traffico e dagli impianti di riscaldamento delle case. È perciò uno specifico termometro di ciò che avviene in Ferriera». Laureni ha insistito anche su un altro aspetto: «Vogliamo mantenere vivo e costruttivo il dialogo con i residenti - ha concluso - perché si tratta di un elemento determinante». Nel corso della seduta è emerso che gli sforamenti registrati dalle tre centraline delle vie Carpineto, Pitacco e Svevo nel 2015 sono state rispettivamente 7, 14 e 10, delineando quella che Laureni ha definito «una situazione accettabile». La sua considerazione conclusiva però è stata che «il confronto con gli stessi mesi degli anni precedenti evidenzia un aumento delle emissioni e questo preoccupa soprattutto perché nel frattempo sono stati fatti interventi, da parte di Arvedi, che avrebbero dovuto portare a risultati opposti, come stabilito dall’Accordo di programma. Mi auguro che l’Aia, cioè il documento che conterrà le prescrizioni per lo stabilimento - ha concluso Laureni - tenga conto di queste osservazioni». I dati e la delicatezza della situazione hanno scatenato la bagarre nella discussione seguita alla relazione dell’assessore. Roberto Decarli (Lista Cosolini), dopo aver osservato che «nonostante la riduzione dei forni a 67 unità non si registrano miglioramenti» e aver chiesto aggiornamenti «sulle operazioni che Arvedi avrebbe già dovuto fare sull’impianto», ha affermato che «continuare con le mozioni non serve, esse hanno l’unico scopo di dar fastidio al sindaco e di creare fratture in seno alla maggioranza. Se a lavori completati avremo ancora inquinamento - ha concluso - allora sì, bisognerà agire». Stefano Patuanelli (M5s) ha denunciato il fatto che «a sette mesi dalla firma dell’Accordo di programma non c’è alcun miglioramento. La Siderurgica triestina ha fatto 14 milioni di investimenti, mentre doveva farne 40, perciò ne mancano circa 26, e non concordo con Decarli, perché non si può aspettare». Sossi ha spiegato che «la centralina di San Lorenzo in Selva è abilitata a tutti gli effetti, perché è stata messa dalla Procura della Repubblica. Adesso escono quantità ancora maggiori di Pm10 - ha detto - perciò il Comune deve intervenire, e subito». Sossi ha anche fatto una considerazione sui livelli occupazionali: «In Ferriera lavoravano 1300 persone, oggi siamo a meno di 500 e gli addetti fanno i doppi turni. C’è spazio - ha concluso - per 200 posti in più». Iztok Furlanic (Fds) ha parlato di «fiducia in Arvedi che sta scemando sempre di più».

Ugo Salvini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 15 luglio 2015

 

 

COSOLINI: «VIA MAZZINI TORNERÀ PEDONALE»
La pedonalizzazione di via Mazzini, nonostante l’esito poco incoraggiante della sperimentazione, si farà. Le rassicurazioni fornite ieri dal sindaco Roberto Cosolini e dall’assessore Elena Marchigiani ai commercianti della zona non hanno tratteggiato un cronoprogramma futuro, ma sono servite almeno a sedare gli animi.

Cosolini, in un incontro organizzato in municipio con una quindicina di operatori sostenitori di un centro “free-bus” ha spiegato per filo e per segno i problemi che si è trovato a fronteggiare: quelli ben noti degli autobus, sostanzialmente. «Ho dovuto concludere la sperimentazione rinviando la pedonalizzazione definitiva – ripercorre il primo cittadino – ma il progetto resta un punto fermo dell’amministrazione. Ricordo che i disagi sul trasporto e le perdite economiche (il calo dei biglietti venduti su alcune linee colpite dal provvedimento, ndr) rischiavano di causare un indebolimento del servizio. Devo dire – chiosa il sindaco – che questa giunta, con l’impegno dell’assessore Marchigiani, ha avuto il coraggio di sperimentare. Poi abbiamo tirato le somme, dolorose, ma la pedonalizzazione si farà». Il sindaco non abbozza previsioni, tanto meno date, ma è chiaro che se ne riparlerà dopo l’altro grande cantiere in vista: la ristrutturazione della galleria di piazza Foraggi che potrebbe creare non pochi disagi. Marchigiani, dal canto suo, rimarca la personale soddisfazione con cui si è svolta la riunione con i commercianti «con cui lavoreremo in modo costruttivo». E i diretti interessati, certamente delusi dal dietrofront, non vogliono soffiare sul fuoco. «Incontro proficuo – commenta Alberto Giorgi, responsabile del negozio Robe di Kappa –, Cosolini ci ha chiarito le problematiche per il trasporto, di cui prendiamo atto. La sperimentazione non ha avuto buon esito per le questioni addotte da Trieste Trasporti. Il sindaco è dispiaciuto, ci ha messo la faccia». Il titolare di Monti, Gabriele Leonori, auspica «una pedonalizzazione definitiva come in qualsiasi città europea. È per una questione di vivibilità del centro». Se Confcommercio prenderà posizione la prossima settimana, il consigliere comunale Pd Mario Ravalico, presidente della Commissione Urbanistica, respinge la richiesta dell’opposizione su una revisione del Piano del traffico: «La pedonalizzazione di via Mazzini e la fruizione di Corso Italia da parte dei soli bus in doppio senso di marcia sono provvedimenti che rientrano nel piano, già approvato – spiega – e quindi per la loro realizzazione non servono ridiscussioni o varianti». Interviene anche FareAmbiente Fvg, con il coordinatore Giorgio Cecco: «Cosolini ha fatto bene ad ascoltare la voce dei cittadini e il nostro appello sulla riapertura di via Mazzini, si pensi ora a procedere con un importante strumento pianificatore come il Piano del traffico con più attenzione verso le esigenze della maggioranza della popolazione».

Gianpaolo Sart

 

 

«FUGNAN INQUINATO» IL PDL ALL’OFFENSIVA
MUGGIA - «Voglio vedere quale sarà quest’anno la scusa con cui il sindaco Nesladek motiverà lo stato del torrente Fugnan che Goletta Verde, per l’ennesima volta, ha trovato “fortemente inquinato”». Dura presa di posizione del consigliere comunale del Pdl muggesano Claudio Grizon sul risultato delle acque del Fugnan risultate anche quest’anno non a norma.

Lo scorso anno, rispondendo all’interrogazione di rito di Grizon, il sindaco Nerio Nesladek e l’assessore all’Ambiente Fabio Longo, giustificarono la presenza di valori batteriologici fuori norma asserendo che nei giorni precedenti alla raccolta del campione c’era stata una forte pioggia che aveva portato in mare una percentuale maggiore di sostanze inquinanti. «Quest’anno, dato che il prelievo è stato effettuato lo scorso 9 giugno “dopo un periodo di scarse precipitazioni come emerge dal comunicato stampa di Legambiente”, non si possono appigliare a quelle argomentazioni e voglio vedere come giustificheranno una presenza di più del doppio rispetto ai limiti di legge». A conti fatti la Goletta Verde ha messo in luce per la quarta volta in cinque anni (nel 2013 la Goletta Verde non campionò Muggia), il forte inquinamento del Fugnan. «Evidentemente gli scarichi inquinanti che, stando all’assessore Longo, sono stati individuati continuano a versare nel Fugnan e probabilmente il Comune non ha ancora risolto i problemi conseguenti nonostante le assicurazioni», tuona Grizon. «Non presenterò alcuna interrogazione in quanto i fatti sono inconfutabili e le responsabilità pure – aggiunge l’esponente del centrodestra muggesano -. Valutino i cittadini l’operato del centrosinistra. Ritengo però gravissimi questi primati che in questi nove anni Goletta Verde ha attribuito al nostro Comune che, pur non rimanendo completamente fermo, non ha risolto i problemi». Pronta la replica dell’assessore Longo: «La distanza tra il Fugnan e la più vicina area balneabile è di 500 metri. Una distanza piuttosto significativa, specie se si pensa che le soglie dei livelli di inquinanti a cui si fa riferimento per rimarcare i valori “sforanti” sono relative ad aree balneabili e, quindi, in questo caso riferite impropriamente a campionamenti invece eseguiti alla foce del Fugnan». Secondo i dati dell’Arpa, che ha realizzato una rete di monitoraggio fatta di 66 punti di verifica in tutta la regione - uno per ogni acqua di balneazione -, le sette località di balneazione muggesane hanno tutti i valori ampiamente nei parametri previsti.

(ri.to.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 12 luglio 2015

 

 

LA REGIONE CI REGALA UN FUTURO DI BIOMASSE»
All’indomani dell’approvazione della delibera di giunta regionale sul Piano energetico il comitato No Rigassificatore - Monfalcone pulita, che fino a ieri ha raccolto le prime 350 firme nell’attività di banchetto in piazza della Repubblica, torna a farsi sentire.

«C’è quest’intenzione di far rivivere alla città una nuova stagione di polo energetico, che passa attraverso il piano della Bio-Regione - esordisce il defenestato assessore Gualtiero Pin -, ma così facendo si pone un principio di transizione verso un futuro di cui non si conosce lo sviluppo. Un futuro all’insegna delle biomasse che, a mio avviso, ci riconducono al punto di partenza, ovvero a un possibile rischio inquinamento». «Finché non faremo una seria valutazione di impatto sanitario sul territorio - aggiunge - non avremo idea della situazione». Pin ricorda il prossimo anniversario della centrale che si appresta a varcare la soglia dei suoi primi cinquant’anni. «Il prossimo 5 agosto - conclude - l’impianto raggiungerà il mezzo secolo di vita. Credo che arrivati a un tal punto possiamo anche toglierci questo peso, no? E magari investire in altro, nel polo nautico, per esempio. Quanto al rigassificatore, non fa che rimettere in circolo l’idea del polo energetico, che per noi è di non-sviluppo». Di diverso avviso il consigliere provinciale democratico Fabio Del Bello: «Ora che si spalanca la strada per la riconversione della Centrale a carbone, dopo l’adozione del Piano energetico regionale, il territorio deve avanzare immediatamente delle proposte». Del Bello sollecita dunque la trasformazione di impianti tradizionali in sostenibili (smart grid, teleriscaldamento, sistemi di accumulo) per favorire lo «smantellamento delle infrastrutture energetiche obsolete». Restiamo in area portuale, pur esaminandola da una diversa angolazione. Se sulla vicenda dell’escavo, per l’opposizione, il «centrosinistra sa e tace», una lettura antitetica emerge invece in queste ore dal comportamento della senatrice Pd, Laura Fasiolo, che giusto recentemente ha preso carta e penna e scritto al ministro Gian Luca Galletti, per essere edotta sullo stato dell’iter. «Si tratta - ha sottolineato nella missiva - di una vicenda che si trascina ormai da più di 10 anni, con sequestri della cassa di colmata, passaggio di consegne dallo Stato alla Regione, ricerca di finanziamenti sufficienti e che finalmente sta vedendo la luce alla fine di questo interminabile tunnel. Come ricorda Fasiolo, il progetto dell’opera utile al canale di accesso del porto è stato sottoposto a procedura di Valutazione di impatto ambientale. La Commissione competente ha emesso il suo ultimo parere favorevole lo scorso 29 maggio. Il parere deve essere trasformato, per essere operativo, in un decreto interministeriale, con firma concomitante dei Ministri dell’Ambiente e dei Beni culturali. «Solo dopo l'avvenuta firma - ragiona Fasiolo - saremo in grado di concludere rapidamente la Conferenza dei Servizi, convocata a cura della Regione per il prossimo 15 luglio, e avviare la procedura di gara per assegnare l'appalto».

(t.c.)

 

 

MAINARDI “DEMOLISCE” L’ALTA VELOCITÀ A NORDEST
TRIESTE - Bortolo Mainardi demolisce l’alta velocità nel Nordest. Da ex commissario della tratta Mestre-Trieste l’architetto bellunese invita al buon senso e a un «salutare bagno nel realismo» mettendo in fila i progetti «che ancora oggi girano nelle inconcludenti discussioni dalle nostre parti».

Il riferimento è alla alta velocità/alta capacità dei 180 chilometri della Verona-Fortezza, dei 76 km della Verona-Padova, dei 158 km della Mestre-Trieste, «fino agli “indispensabili” 10 km per il collegamento con l’aeroporto Marco Polo». A Venezia, a un convegno promosso dall’Università Iuav e dal Collegio degli ingegneri ferrovieri, Mainardi produce documentazione in arrivo dall’Europa: «I freschi rapporti dei coordinatori Ue relativi a elettrificazione, portate, limiti di velocità di almeno 100 km/h, lunghezza dei treni confermano che, fatto salvo per alcune criticità nei nodi di Verona, Mestre, Latisana e Udine, le tratte ferroviarie sulle linee del Nordest rispondono già oggi ai principali requisiti di conformità richiesti per il trasporto merci». Di qui l'interrogativo di Mainardi, una volta ancora, sul «perché si dovrebbero spendere così tanti soldi, se mai ci fossero, quando in Italia i trasporti vanno all’85% via gomma?». Un esempio concreto è quello delle Ferriere Nord di Osoppo che nel 2014 hanno prodotto 2 milioni di tonnellate di acciaio spedendone il 70% via gomma, il 10% via treno (destinazione estero), il 20% via nave. Insomma, «con la premessa che i costi previsti nei progetti preliminari dei 425 km di nuovi tracciati nordestini sommano 21 miliardi, meglio investire su uno sviluppo sostenibile e concreto». Anche perché «pare irrealistico pensare che le concessionarie autostradali di quest’area, che incassano per i pedaggi oltre un miliardo di euro all’anno, per un fulminante amor patrio possano accettare di rinunciare agli introiti del traffico pesante a favore del trasporto merci per ferrovia».

(m.b.)

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 11 luglio 2015

 

 

Da lunedì tornano i bus in via Mazzini

Trieste Trasporti, finita la pedonalizzazione, ripristina vecchie linee e fermate lungo l’asse tra il mare e piazza Goldoni
LE undici LINEE INTERESSATE Sono la 1, la 4, la 5, la 9, la 10, la 11, la 17, la 19, la 22, la 25 e la 30
Via Mazzini, il ritorno. Più che un film una telenovela. L’ultima puntata è il sofferto dietrofront del Comune che a suon di sollevazioni popolari ha dovuto sospendere, almeno per ora, l’esperienza della pedonalizzazione. Una sperimentazione, si sa, ma quanto basta per dire che no, così non è proprio possibile: gli snodi degli autobus spostati da piazza Goldoni e lo stop ai mezzi pubblici su piazza della Repubblica non sono piaciuti. E così la strada riapre al traffico dei bus, com’era prima ripristinando il vecchio percorso già a partire da lunedì. La Trieste Trasporti ieri ha diramato un comunicato stampa in cui spiega per filo e per segno il nuovo assetto, che poi è il vecchio: cioè l’ante-pedonalizzazione. «Da lunedì 13 luglio – si legge nella nota – , conseguentemente al provvedimento di riapertura al transito dei mezzi pubblici in via Mazzini, verranno adottate le seguenti variazioni». Val la pena ripercorrerle, una da una. La linea 1, innanzitutto, in direzione via Svevo transiterà da via Carducci verso via Reti passando per via Imbriani, via Mazzini e piazza Goldoni. Verrà ripristinata la fermata di piazza S. Giovanni. Proseguendo in ordine numerico, la linea 4 (serale e festiva) verso S. Cilino, potrà contare nuovamente sul capolinea in piazza Tommaseo di fronte alla chiesa greco-ortodossa. Ritorno al vecchio tragitto pure per la 5: per andare a Roiano, il bus transiterà su via Tarabochia transiterà, piazza Goldoni, via Mazzini, via S. Spiridione e via Filzi. Anche in questo caso verranno ristabilite le fermate di piazza Goldoni, piazza della Repubblica e via Filzi. Verso piazza Perugino, invece, il mezzo imboccherà via Roma, via Mazzini e piazza Goldoni, con fermata in piazza della Repubblica. La linea 9 direzione di largo Irneri: da via Battisti transiterà per via Carducci–piazza Goldoni–via Mazzini–Rive. Verranno ripristinate le fermate di piazza Goldoni, piazza della Repubblica e via Mazzini. Stesso schema verso piazzale Gioberti: dalle Rive si va per via Mazzini–via Imbriani con fermate in via Mazzini e piazza della Repubblica. La 10 da via Pellico transiterà per piazza Goldoni–via Mazzini–piazza Tommaseo, con capolinea in prossimità della chiesa greco-ortodossa. Poi su per via Mazzini–piazza Goldoni–via Pellico. Pure in questo caso confermate le fermate di piazza Goldoni, piazza della Repubblica e via Mazzini. Insomma, tutto come prima. E quindi pure per la 11 con direzione Corso Italia: da via Tarabochia transiterà per piazza Goldoni–via Mazzini–piazza Tommaseo–via Canalpiccolo–piazza della Borsa con capolinea davanti al bar Rex, con fermate in piazza Goldoni, piazza della Repubblica e via Mazzini. Per la 17, stando a questo assetto, ritorna il capolinea in piazza Tommaseo, mentre la 18 in direzione di corso Italia, imboccherà via Carducci lungo piazza Goldoni–via Mazzini–via Roma e Corso Italia. Verranno ripristinate le fermate di piazza Goldoni, piazza della Repubblica e via Roma angolo via Mazzini. Idem la linea 19: in direzione di via Puccini, dalla Stazione Centrale transiterà per via Ghega–via Carducci–via Reti–via Imbriani–via Mazzini. Rimarrà inalterato l’attuale capolinea in Stazione Centrale e verranno ripristinate le fermate di via Ghega, via Carducci e piazza S. Giovanni. Il bus, in direzione della Stazione Centrale, passerà da via Tarabochia e per poi prendere via Gallina–via Reti–via Carducci. Ritorna quindi la fermata di via Gallina. Per la linea 22 resta inalterato l’attuale capolinea in Stazione Centrale, in comune con la 1. Ancora la 25, che si vede ristabilite le fermate di piazza Goldoni, piazza della Repubblica e via Mazzini. Per la 28, infine, ritorna il capolinea di piazza Tommaseo, mentre la 30 (serale e festiva) in direzione Stazione Centrale (e di Cologna), dalle rive punterà per piazza Tommaseo (capolinea 28)–via Canalpiccolo–corso Italia–via San Spiridione. La linea A, infine, verso Campi Elisi, da piazza Goldoni proseguirà per via Mazzini–Rive. Anche in questo caso riecco la fermata di piazza della Repubblica.

Gianpaolo Sarti

 

 

«I rigassificatori? Bastano gli esistenti» L’OFFENSIVA GRILLINA
No ai rigassificatori nel Golfo di Trieste. Chiara la posizione del M5S: contrarietà sia al progetto di GasNatural a Zaule che a quello di SmartGas a Monfalcone.

Il senatore Andrea Cioffi ha partecipato l'altro ieri a due incontri: prima a Monfalcone, con la visita al sito dove è prevista la costruzione del rigassificatore e in piazza dell'Unità per un dibattito sui temi ambientali, poi in serata a Trieste, per un tavolo organizzato in via Giarizzole 20 dalla consigliera regionale Ilaria Dal Zovo e moderato da Paola Sabia. Vi hanno partecipato attivisti del Movimento e rappresentanti di associazioni e comitati (tra cui Wwf Trieste, Legambiente, Comitato Salvaguardia del Golfo, AltraBaia, Comitato Cittadini per il Golfo e Comitato No Rigassificatore). Presente a entrambi gli appuntamenti anche l'europarlamentare Marco Zullo. Cioffi dichiara: «Non abbiamo bisogno di nuovi impianti. I consumi in Europa sono scesi: nel 2011 abbiamo utilizzato 468 miliardi di metri cubi di gas, scesi a 462 nel 2013 rispetto ai 530 miliardi utilizzati nel 2005». Anche in Italia - prosegue - abbiamo ridotto il consumo di gas, dagli 84 miliardi di metri cubi del 2005 ai 70 del 2013. Con le attuali infrastrutture, siamo in grado d’importare in Europa un volume di gas superiore del 54% alla previsione del 2035, abbiamo cioè la possibilità di importare più del doppio del gas che utilizziamo oggi». «Inoltre - aggiunge Cioffi - i tre terminali per la ricezione e rigassificazione del Gnl in Italia sono in sostanza fermi: l'impianto di Rovigo è sottoutilizzato, quello nel Golfo della Spezia è fermo da quasi due anni e l'unico gas che è passato per l'Olt di Livorno, è stato quello del collaudo nel 2013. Ribadisce Zullo: «Alla luce dei dati su consumo e capacità d'importazione, il progetto di SmartGas non sta in piedi economicamente. Prima di discutere del grave impatto ambientale del progetto che, inoltre, impedirebbe lo sviluppo del Porto di Monfalcone, la società dovrebbe dimostrare che l'opera ha un senso economico». Sul rigassificatore di Zaule la decisione finale, come noto, spetta ora direttamente al premier Matteo Renzi. Zullo commenta: «Non si può far finta di niente scaricando la responsabilità della decisione su Renzi che appartiene tra l'altro allo stesso gruppo politico della presidente Serracchiani».

Lorenza Masè

 

 

La “strana alleanza” sui cinghiali - Proposta unitaria di coltivatori e ambientalisti sull’espansione della fauna selvatica e sul ristoro danni
TRIESTE - Coltivatori e ambientalisti insieme contro l’emergenza cinghiali. E non solo. Perché l’espansione della fauna selvatica sta avendo conseguenze preoccupanti sull’ecosistema del Friuli Venezia Giulia. Nel caso della nostra regione i cinghiali si stanno espandendo a ovest e salgono verso le montagne.

I cervi si abbassano in pianura e i corvi e le cornacchie spadroneggiano a scapito di passeri e rondini. L’esito è lo stravolgimento dell’ambiente originario. Il presidente di Coldiretti Dario Ermacora spiega che «i cinghiali sono ormai dappertutto: sono onnivori, si muovono in gruppo, distruggono i campi e ora anche i prati delle malghe di montagna. I cervi sono sempre più frequenti a basse altitudini, per non dire di nutrie e volatili. Piante e sementi ne risultano danneggiate, spesso irreparabilmente. Il problema riguarda i contadini, ma anche i cittadini, con incidenti stradali e presenza di animali vicino agli abitati». La questione è viva in tutto il paese. Nella giornata di ieri, Coldiretti e Legambiente hanno così chiesto agli assessorati competenti di tutte le Regioni italiane un impegno per porre sotto controllo la proliferazione della selvaggina, semplificare le procedure di indennizzo e mettere a disposizione risorse per risarcire i contadini che hanno subito danni. Le proposte puntano ad avviare la pianificazione faunistica e venatoria, creando inoltre assi di finanziamento per l’utilizzo di recinzioni, trappole e repellenti inoffensivi. In Friuli Venezia Giulia le due associazioni hanno avanzato una proposta di legge regionale, che è stata sottoposta a Cristiano Shaurli e Paolo Panontin, assessori all’Agricoltura e alla Caccia. «Il problema non è solo quello dei cinghiali, ben noto a Trieste. L’ambiente - aggiunge Ermacora - si sta modificando, le specie cambiano modo di vivere e riprodursi. Servono prevenzione, censimenti, sterilizzazioni e abbattimenti: i cacciatori devono poter sparare anche al di fuori della stagione venatoria e negli orari in cui la caccia è sospesa. Ci vogliono procedure semplificate e certe di indennizzo, perché la selvaggina è di proprietà dello Stato e lo Stato deve rimborsare. Al momento le risorse sono insufficienti: le Regioni dovrebbero usare parte delle tasse sulla caccia per programmi di gestione faunistica e per contribuire alla stipula di assicurazioni contro i danni da selvatici». Per il presidente di Coldiretti è necessario «normare anche lo smaltimento delle carcasse: penso alla gran quantità di nutrie da eliminare, ma anche al fatto che oggi i cinghiali sono inceneriti, con sprechi di carne e danaro. È poi importante obbligare i cacciatori a cacciare, perché lo fanno troppo poco per non impoverire la quantità futura di prede. E infine serve educare le persone: non si può lasciar da mangiare in giro o, ancora peggio, foraggiare direttamente gli animali». Panontin giudica la proposta «condivisibile e interessante: ne terremo conto per migliorare il Piano faunistico appena varato e forse qualcosa potremo fare anche a livello legislativo. È importante che le due organizzazioni si siano presentate assieme su un problema dai risvolti molteplici». _diegodamelio_

Diego D’Amelio

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 10 luglio 2015

 

 

Porto Vecchio torna a far parte della città

Firmato l’accordo tra Stato e istituzioni locali per la sdemanializzazione - Cosolini: «Battuto l’immobilismo». Serracchiani: «Trieste trainerà la Regione»
«È con un senso di gioia e responsabilità esteso a tutta Trieste che firmo questo documento». Il sindaco Roberto Cosolini è raggiante mentre sottoscrive il verbale che individua la nuova linea di confine tra gli immobili del Porto vecchio che potranno essere trasferiti al patrimonio del Comune e quelli che invece resteranno al demanio marittimo: «Perché Trieste tornasse grande bisognava sconfiggere l’immobilismo e porre le basi per nuovi investimenti. Ora l’abbiamo fatto, e presto la città avrà in mano il lungomare da recuperare con il potenziale più alto d’Europa». Il documento è stato firmato ieri nella centrale idrodinamica dal primo cittadino triestino, dal direttore dell’agenzia del Demanio Roberto Reggi, dalla presidente regionale Debora Serracchiani, dal commissario straordinario del Porto Zeno D’Agostino, dal comandante della Capitaneria di porto Natale Serrano e dal dirigente del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche Giorgio Lillini. Tra il pubblico diversi protagonisti della lunga battaglia che ha portato al passaggio di mano. L’imprenditore Federico Pacorini, invitato da Cosolini perché «è stato il primo a iniziare il cammino che dopo tanto tempo ci ha portati qui»; il senatore del Pd Francesco Russo, autore dell’emendamento alla legge di stabilità 2015 che ha permesso una rapida sdemanializzazione dell’area; il prefetto di Trieste Francesca Adelaide Garufi, che ha ora in mano la palla che consentirà di portare a compimento tutto il processo. Sta a lei definire, assieme all’Autorità portuale, i modi e i tempi per lo spostamento del Punto franco, ultima ipoteca sul ritorno del Porto vecchio alla città. Un risultato che il prefetto ha garantito di voler conquistare con celerità: «Adesso tocca a me - ha dichiarato -. Partecipo a questa vicenda dai tempi del mio arrivo a Trieste, penso che ora ci siano spazi ottimali per arrivare a conclusione. Il provvedimento, o i provvedimenti necessari arriveranno prima possibile». Il prefetto ha posto l’accento sui due potenziali vantaggi derivanti dal cambiamento: «Il ritorno del Porto vecchio alla città è certamente importante - ha detto -. Ma la nuova vita del Punto franco potrà finalmente ridare linfa a una serie di potenzialità economiche che erano state dimenticate. E che vanno ben al di là dei semplici vantaggi di carattere doganale». Secondo Serracchiani la firma di ieri è «un momento storico»: «Qualcuno direbbe che stiamo abbattendo dei gufi - ha detto -, io dico che stiamo realizzando delle opportunità. C’è un cambiamento in atto: parte da Trieste e può trascinare con sé tutta la regione. È bello che sia Trieste a farlo, riprendendo un ruolo all’altezza della sua storia. Le potenzialità di questa città sono le potenzialità dell’Europa». Il prossimo passo, ha aggiunto, «sarà trovare i contenuti, una volta liberato il contenitore. Sono tante le persone importanti in Italia che hanno ben presente quello che sta succedendo qui. I ministri Delrio e Franceschini conoscono l’opportunità del Porto vecchio e ormai possiamo dire che è inserita in un processo che riguarda l’Italia tutta. Sta a noi far sì che non sia l’ennesima occasione perduta». Il commissario straordinario dell’Autorità portuale ha ricordato come il Porto vecchio sia destinato a mantenere un ruolo rilevante nella vita dell’ente da lui presieduto: «Siamo il soggetto uscente ma saremo al fianco del Comune nella ricerca di nuovi investimenti - ha detto -. Anche perché si sbaglia chi dice che il Porto di Trieste in quest’occasione ci perde». Secondo il commissario il vantaggio è duplice: «Da un lato c’è quello economico: il plusvalore prodotto dalla nuova vita dell’area sarà investito nel Porto». La legge di stabilità del 2015 prevede infatti che gli introiti derivanti al Comune dalla vendita degli immobili sdemanializzati saranno devoluti all’Autorità portuale per costruire ulteriori opere infrastrutturali nel Porto nuovo. «Poi c’è l’aspetto del Punto franco - ha proseguito D’Agostino -: mezzo milione di metri quadri che sposteremo assieme al prefetto e darà un grande vantaggio al nostro porto. Uno strumento le cui potenzialità sono tutte da portare a frutto». Reggi del Demanio ha detto: «Quando la presidente Serracchiani e il sindaco sono venuti da me per la prima volta per spiegarmi che serviva procedere rapidamente ho capito l’importanza del passaggio. Così abbiamo fatto». Per il capitano Serrano «ben venga che il Porto vecchio serva a rivitalizzare un polo d’Europa come Trieste». «Un nuovo Porto vecchio è l’ambizione che Trieste si merita: sigliamo uno straordinario successo per i triestini e per l’intero Fvg, merito di scelte politiche finalmente coraggiose e improntate al bene comune»: così la segretaria regionale del Pd Antonella Grim.

Giovanni Tomasin

 

 

Grotte, dalla Regione primi fondi in arrivo per le bonifiche
Il caso delle grotte del Carso triestino usate come discariche approda in Regione.

L'assessore all'Ambiente Sara Vito ha convocato ieri un tavolo tecnico al quale hanno partecipato il direttore dell'Arpa Luca Marchesi, il sindaco di S. Dorligo della Valle Sandy Klun, gli assessori all'Ambiente, Umberto Laureni (Comune di Trieste), Fabio Longo (Muggia), Vittorio Zollia (Provincia di Trieste), Aljosa Gabrovec (Comune di Sgonico) e il presidente della Federazione Speleologica triestina, Furio Premiani. Quattrocento le grotte problematiche dal punto di vista ambientale: 24 inquinate in modo pesante (con idrocarburi, medicinali, amianto), 133 colme di rifiuti e 243 ostruite con materiali. Vito ha dichiarato a questo proposito: «La Regione si rende disponibile a esaminare le priorità d'intervento e a reperire le risorse per l’avvio dei lavori, che riteniamo necessari». Nel corso della discussione sull'assestamento di bilancio 2015, svoltasi l'altro ieri, Giulio Lauri, capogruppo di Sel in Consiglio regionale ha dichiarato: «Quello delle grotte inquinate del Carso è un problema ambientale rilevante, che doveva essere inserito nel bilancio».

(l.m.)

 

 

«Prg, Nesladek capo senza truppe» - Centrodestra di Muggia polemico con il sindaco dopo il rinvio del Piano regolatore
MUGGIA «Il fallimento sul Piano regolatore è tutta colpa del sindaco: visto che non ha i numeri per governare si dimetta».

Il centrodestra muggesano, compatto come non accadeva da tempo, si stringe contro Nerio Nesladek e tuona dopo la non riuscita dell’approvazione del nuovo Prgc che molto probabilmente verrà votato appena a inizio agosto. Otto consiglieri del centrodestra hanno risposto unitamente alle critiche loro piovute da parte del sindaco. Claudio Grizon, Paolo Prodan, Christian Gretti, Nicola Delconte, Dario Grison (Pdl), Daniele Mosetti (Fratelli d’Italia An), Ferdinando Parlato (Un’altra Muggia) e Claudio Di Toro (indipendente) hanno evidenziato come la situazione in cui versa la maggioranza sia quanto meno deficitaria. «Il consigliere Maurizio Coslovich (Rifondazione comunista) che esce dall’ex maggioranza e non partecipa ai lavori, l’assessore Fabio Longo che attacca con veemenza le scelte della giunta di cui fa parte e la sua maggioranza, il vicesindaco Laura Marzi e la consigliera Francesca Riosa (Pd) che lanciano strali contro Longo il quale risponde per le rime ribadendo le sue ragioni per poi andare in ferie potrebbero bastare - l’attacco degli otto consiglieri -. Ma poi possiamo aggiungere le forti perplessità su alcuni aspetti del piano da parte della consigliera Marina Busan (Meio Muja), una delle quali si traduce in emendamento, le continue lamentele e i borbottamenti del consigliere Danilo Savron (Unione slovena), e l’assessore Stefano Decolle (Pd) che esce dall’aula in quanto una serie di osservazioni lo riguardano professionalmente». Il centrodestra ne ha per tutti. Sotto la lente d'ingrandimento anche «il padre dell’assessore Valentina Parapat (Pd) che ritira all’ultimo momento un’osservazione che il Consiglio si apprestava a votare assieme ai curiosi emendamenti dell’ultim’ora del consigliere Riccardo Bensi (capogruppo Pd), ed infine il consigliere Geremia Liguori (indipendente) che, avendo perplessità sulla destinazione turistica di un’area per la quale la Sovrintendenza ha reiteratamente espresso pareri contrari ad ogni tipo di edificazione, esce coerentemente dall’aula assieme all’opposizione, come altri». Da qui il centrodestra etichetta come «goffo e risibile» il «tentativo di attribuire la responsabilità della mancanza del numero legale all’opposizione, che non ha fatto altro che prendere atto del fallimento della giunta Nesladek».

(r.t.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 9 luglio 2015

 

 

Corsa al recupero delle vecchie case

“Assalto” al bando regionale che prevede la copertura del 50% dei costi necessari al riutilizzo: arrivate 1.661 domande
TRIESTE Mariagrazia Santoro immaginava di mettere in fila un migliaio di domande e invece ne conta 1.661, «ben oltre le nostre aspettative». L’assalto riguarda il bando emanato lo scorso marzo “Recupero, riqualificazione o riuso del patrimonio immobiliare privato”, un’operazione da 11,5 milioni di euro. Si tratta di contributi messi a disposizione dei privati e delle aziende per interventi di ristrutturazione edilizia, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo di immobili in stato di abbandono o di sottoutilizzo nei centri storici. Ieri, dall’assessorato Santoro, è uscita la fotografia della risposta dei cittadini alla scadenza di inizio giugno: 1.661 domande presentate, ora sotto la lente degli uffici che stanno esaminando la documentazione per definire la graduatoria dei contributi ammissibili. A venire maggiormente premiati, come da regolamento, saranno gli incrementi della classe energetica e della sicurezza sismica, le destinazioni degli alloggi a prima casa, gli interventi di edilizia convenzionata, il maggior numero di alloggi da realizzare e i versamenti dei tributi nel territorio del Friuli Venezia Giulia. «Già il traguardo di 1.000 domande sarebbe stato lusinghiero – sottolinea l’assessore all’Edilizia –, superare le 1.600 ci conforta sulla bontà del provvedimento che evidentemente non solo ha dato risposta a esigenze specifiche, ma ha colto e stimolato una sensibilità diffusa tra cittadini e imprese sulla necessità di recuperare il patrimonio edilizio anche per rilanciare la vitalità dei centri storici». Nel dettaglio le domande sono giunte da oltre 190 comuni, soprattutto dai piccoli e medi (oltre l’80% del totale), con la provincia di Udine a fare la parte del leone (950 richieste), quindi Pordenone (376), Trieste (214) e Gorizia (121). Il provvedimento, che ha una copertura finanziaria regionale di 11,5 milioni di euro, prevede l’accesso al contributo alle persone fisiche o a soggetti privati diversi dalle persone fisiche (ad esempio imprese, società di capitali, società di persone, associazioni, onlus), titolari del diritto di proprietà, anche pro quota, sull’immobile, o che posseggano, ad altro titolo, l’immobile nei limiti in cui è loro riconosciuto il diritto ad eseguire l’intervento. A poter essere finanziati sono gli interventi di ristrutturazione edilizia, manutenzione straordinaria o restauro e risanamento conservativo volti al recupero, riqualificazione e riuso del patrimonio immobiliare privato. Il contributo è pari al 50% della spesa per la parte effettivamente a carico del richiedente. Tuttavia, se l’intervento comporta la realizzazione di alloggi per gli interventi attuati da soggetti privati diversi dalle persone fisiche, il contributo non potrà superare i 30.000 euro per alloggio, mentre per gli interventi attuati dalle persone fisiche, non si andrà oltre i 40.000 euro per alloggio.

Marco Ballico

 

La giunta blinda i contributi per l’acquisto stanziando cinque milioni nella manovrina

Sarà discusso (e approvato) domani in commissione il passaggio dell’assestamento di bilancio che blinderà per tutto il 2015 i contributi per la prima casa.

La manovra prevede infatti uno stanziamento di 5,35 milioni per l’una tantum iniziale e 2,4 milioni per le rate che ogni anno, per i successivi dieci anni, la Regione verserà ai beneficiari della misura. La maggioranza prolunga il provvedimento per tutto il 2015, in attesa del varo di una nuova legge in materia, la cui discussione è prevista per l’autunno. Per l’anno in corso, la proroga consente in pratica di acquistare la prima casa e godere dei contributi, secondo le norme vigenti. Votato inoltre ieri l’incremento di 3,8 milioni per le ristrutturazioni finalizzate alla messa a norma di impianti o al conseguimento del risparmio energetico per le prime abitazioni (installazione di pannelli solari e fotovoltaici, realizzazione di impianti geotermici, sostituzione di caldaie, introduzione di sistemi di isolamento termico e sostituzione di serramenti).

(d.d.)

 

 

AMBIENTE - Difesa del suolo, priorità alla sicurezza

«Mettiamo al primo posto la sicurezza dei cittadini tutelando e valorizzando al contempo l’ambiente». Lo ha affermato l’assessore regionale all'Ambiente Sara Vito presentando a un convegno del Rotary club la nuova legge regionale per la difesa del suolo e l’utilizzo delle acque.

Vito ha quindi illustrato i contenuti della normativa: dalla classificazione dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche alla formazione del sistema informativo regionale per la difesa del suolo. Il sistema entrerà a regime il prossimo anno, in attesa dei regolamenti, parti integranti della legge già in vigore.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 8 luglio 2015

 

 

Cresce l’area shopping dei Magazzini Silos

Pronto un nuovo accordo di programma con la Regione e il Comune - Previsti 2.500 metri quadrati in più per negozi. Cantiere all’inizio del 2016
 Un nuovo accordo di programma per la Covent Garden sull’Adriatico. Così è stato ribattezzato (non senza sprezzo del ridicolo) il progetto Magazzini Silos. Non ci sarà l’opera come a Londra, ma un centro congressi di livello europeo all’interno di una galleria commerciale di quasi 15mila metri quadrati. La riqualificazione dell’enorme edificio a lato della Stazione centrale (45mila metri quadrati), da decenni in degrado e spesso occupato da profughi e senzatetto, prova a ripartire con un abito urbanistico nuovo. Tagliato un piano di parcheggi (grazie a una leggina ad hoc della Regione) con un notevole risparmio sull’investimento complessivo e ampliata la metratura commerciale di 2.500 metri quadrati con una prospettiva di maggiori incassi, il progetto di riqualificazione, per il quale le Coop Nordest assieme a Unieco hanno costituito la società di scopo Silos spa, sembra aver trovato la “quadra” per un nuovo accordo di programma. La Regione Friuli Venezia Giulia ha già fatto sapere, tramite una delibera di giunta, di essere della partita. «È di rilevante interesse regionale la partecipazione all’accordo di programma promosso dal Comune di Trieste per il recupero e il riuso del Magazzino Silos in piazza Libertà» ha fatto sapere l’assessore regionale Mariagrazia Santoro. «L’accordo di programma avrà effetto di variante al piano regolatore comunale, al piano attuativo e al piano del commercio» spiega il sindaco Roberto Cosolini. Una triplice variante con un solo accordo di programma. Non male. Il primo accordo che metteva d’accordo tutti gli enti fu firmato nel 2009 quando era sindaco Roberto Dipiazza e assessore Paolo Rovis. Al 1999 risale l’acquisto dell’edifico dalle Ferrovie dello Stato da parte delle Coop Nordest. Ma, complice la crisi, tutto è rimasto fermo. Per questo, ora che riparte, il progetto è da aggiornare. «Le principali modifiche richieste da Silos spa vanno a variare alcune destinazioni d’uso con un aumento complessivo della superficie destinata al commercio che passa da 12 mila metri quadrati a 14.500». Praticamente 2.500 metri quadrati in più come segno di fiducia in un mercato in ripresa con nuove manifestazioni di interesse commerciale arrivate. «Inoltre - aggiunge il sindaco - c’è la richiesta di una riduzione delle superfici destinate a parcheggio visto che nel frattempo è intercorsa una nuova legge regionale che permette questa riduzione». A questo si aggiunge una modifica architettonica per allargare i varchi di passaggio esistenti. E i tempi? «L’iter per fare questo accordo di programma può partire. È stimabile che si possa concludere in un arco temporale di sei/sette mesi. I lavori potranno partire subito dopo, quindi nei primi mesi del 2016» aggiunge Cosolini. La cosa importante è la convenzione che consegnerà al Comune un centro congressi chiavi in mano nel 2017 (probabilmente). «Nei prossimi mesi affronteremo con la Silos spa i dettagli di progettazione del centro congressi - continua il sindaco -. Un concorso alla progettazione per avere un centro all’avanguardia con tutti i servizi collegati compreso il catering». Un centro congressi da mille posti (più altri 500 suddivisi in tre sale minori) con un foyer da mille metri quadrati. Il progetto del Silos è un’operazione da 120 milioni di euro che su quasi 50mila metri quadrati distribuirà il nuovo centro congressi di Trieste, un albergo, ristoranti, negozi, botteghe artigianali, uffici, una vasta area wellness e fitness, parcheggi e forse un ampio giardino d’inverno con vista mozzafiato sul golfo. «Il primo nostro progetto è del 2003 - ha ricordato a gennaio Attilio Grazioli, consigliere delegato di Silos spa - poi siamo entrati nel vortice della crisi». La ripartenza dell’iniziativa avviene nel momento in cui Coop Nordest ha acquisito a Trieste ben otto negozi delle defunte Coop Operaie compreso quello del Centro commerciale “Le Torri d’Europa”. «Confermiamo un investimento di 120 milioni di euro - confermava a gennaio Grazioli - ma non posso dire chi è il nostro partner finanziario». Il nome del partner resta coperto. I Magazzini Silos saranno lunghi 240 metri con internamente una struttura in vetro che lascerà in evidenza le arcate monumentali in pietra». Resta da definire la possibilità di utilizzare un grande terrazzo panoramico all’ultimo piano. La parte puramente commerciale occuperà poco più un terzo degli spazi, ovvero 14.500 metri quadrati. «Si tratta di un grande investimento - conclude Cosolini -. Basti pensare che alla fine vi lavoreranno più di 300 persone».

Fabio Dorigo

 

Una cerniera tra la città e il Porto Vecchio
L’area diverrà polo nevralgico dei collegamenti intermodali. Stazioni di bus e treni saranno collegate
«La riqualificazione urbana dell’area del Silos e dei servizi circostanti ha ricadute dirette sugli obiettivi dei piani regionali di settore e in particolare sul Piano regionale del Trasporto pubblico locale, che in quell’area individua strutture per l’interscambio ferroviario, automobilistico e marittimo anche in un’ottica transfrontaliera». Lo dice l’assessore regionale Maria Grazia Santoro. Ma è chiaro che il Silos, oltre a contenere centro congressi, centro commerciale, un albergo e un’area per servizi di ristorazione e wellness, diventerà indirettamente anche il polo nevralgico dei collegamenti intermodali di Trieste. La stazione delle autocorriere rimarrà all’interno dello stesso complesso, ma verrà spostata, completamente rimodernata e messa direttamente in collegamento con quella ferroviaria, «in particolare - ha spiegato lo scorso gennaio Aldo Pavoni, l’architetto responsabile del progetto - con il primo binario dove arriveranno i treni dell’Alta velocità». Un ruolo nevralgico. In piazza Libertà, oltre alla Stazione Centrale dei treni, hanno il capolinea molte linee di autobus urbani, mentre dal Molo Quarto partono gli aliscafi per l’Istria, ma in futuro forse anche altre linee di rapidi collegamenti marittimi. Inoltre il Silos rappresenterà la cerniera tra la Trieste 1 e la Trieste2, cioè tra la città e il Porto Vecchio, ora che la sdemanializzazione, dopo l’emendamento del senatore Francesco Russo di fine anno, è qualcosa di più di una bestemmia. «Il Silos acquisisce oggi un ulteriore valore strategico - ripete il sindaco Roberto Cosolini - che deriva dal percorso avviato di sdemanializzazione del Porto Vecchio». Viene infatti a trovarsi in diretta contiguità con questa immensa area che nei prossimi decenni potrebbe venire finalmente riqualificata e in particolare con la cittadella Greensisam di cui fanno parte i primi cinque magazzini che nuovi investitori europei potrebbero a breve riqualificare. «Più funzioni verranno associate e i Magazzini Silos diverranno un luogo di riferimento urbano e sociale - ha aggiunto Pavoni -. È una scommessa ma sarà vincente». Lo crede anche il sindaco: «Recuperiamo un grande contenitore attaccato alla stazione e al Porto Vecchio e gli si ridà una funzione plurale. Un’area strategica da cui partire per ridisegnare la Trieste del futuro».

(fa.do.)

 

 

Vito accelera sulle bonifiche nell’area industriale di Trieste - EZIT

TRIESTE La Regione farà il possibile per garantire tempistiche certe nell'ambito dell'Accordo di programma inerente al Sin, il sito di interesse nazionale, che comprende le aree di pertinenza dell'Ezit di Trieste. Lo ha confermato l'assessore all'Ambiente, Sara Vito, nel corso di un incontro con il cda Ezit, guidato dal presidente Stefano Zuban, al quale ha preso parte anche il direttore dell'Arpa Fvg. «L'area industriale localizzata all'interno di un Sin - ha evidenziato Vito - comporta una gestione indubbiamente complessa. Anche attraverso il coinvolgimento di Arpa nel suo ruolo di terzietà vogliamo dare un segnale forte di attenzione a questa vicenda nell'ottica di affrontare e risolvere i problemi che riguardano il comparto ambientale». Zuban, che ha sottolineato la necessità di semplificare l'iter burocratico ed operare una scelta strategica sull'area da bonificare, ha consegnato all'assessore un documento su tempistica dei singoli procedimenti già avviati e paralisi dell'attività edilizia in zona industriale.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 7 luglio 2015

 

Grotte ridotte a discarica - Il caso approda a Palazzo

Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti in pressing su Serracchiani - «In Carso degrado scandaloso». E il gruppo regionale M5S interroga in aula
La fotografia complessiva Sono 359 le cavità dell’Altipiano triestino in stato di abbandono Ben 52 risultano pesantemente inquinate
Il caso delle discariche abusive in Carso approda in Regione e a Roma. La Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti si sta occupando della questione del tombamento di rifiuti e dello sversamento di liquidi pericolosi, come idrocarburi, nelle grotte dell’Altipiano. Una richiesta di maggiori informazioni firmata dal presidente della commissione, il dem Alessandro Bratti, è stata inviata alla presidente della Regione Debora Serracchiani, sollecitando una risposta e un rapido intervento. La segnalazione è arrivata a Roma dal vicepresidente della Commissione Stefano Vignaroli (deputato M5S), che il 19 giugno, accompagnato da Furio Premiani presidente della Federazione speleologica triestina e insieme agli altri consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, ha effettuato un sopralluogo nella grotta denominata "Caverna presso la 17 VG" (Catasto Grotte n. 1423 - Catasto Storico n. 4362VG) vicino all'ex discarica di Trebiciano, ridotta a un deposito di idrocarburi che mette a rischio di contaminazione la falda acquifera del Timavo come documentato dal Piccolo. «La lettera - afferma Vignaroli - è rimasta ancora senza risposta, chiediamo che la giunta regionale si attivi il prima possibile, altrimenti dovrà intervenire la commissione. La mia sensazione è stata di sconforto perché le istituzioni sono totalmente inermi: è da vent'anni - conclude il parlamentare - che non si fa nulla. Quella che abbiamo visitato è solo una delle grotte pesantemente inquinate del Carso triestino, il rischio con il tempo è la contaminazione delle falde, compromettendo tutto l'ecosistema». Sono 359 le grotte del Carso triestino in uno stato di degrado allarmante: 52 inquinate, 54 presentano rifiuti, 236 ostruite e 17 già distrutte. 18 le grotte del versante isontino ampiamente compromesse (3 inquinate, 4 con abbandono di rifiuti, 9 ostruite e 2 distrutte). Contestualmente i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle - Dal Zovo, Sergo, Bianchi, Frattolin, Ussai - hanno depositato una mozione, non ancora calendarizzata per la discussione in cui si legge: «Appurato di non poter procrastinare ulteriormente l'avvio di specifiche azioni di monitoraggio e soprattutto di bonifica dei siti in cui sia già accertata la presenza di grandi quantità di sostanze inquinanti e pericolose per la salute dei cittadini» viene richiesto l'impegno della giunta regionale su quattro punti: avviare il monitoraggio delle grotte inquinate, assumendo tutte le misure necessarie per favorirne la bonifica, tenendo presente che trattandosi per lo più di terreno carsico dovrebbero essere controllate con particolare attenzione quelle contenenti idrocarburi e altre sostanze pericolose per la salute dei cittadini; procedere immediatamente al monitoraggio del sito di Trebiciano, assumendo tutte le misure necessarie per favorirne la bonifica e impedire ripercussioni dannose sulle falde acquifere sotterranee, tenendo presente che trattasi di area di reperimento di acque per il consumo umano; richiedere cofinanziamenti all'Unione Europea ai sensi della direttiva 92/43/CEE; avviare la procedura con il competente Ministero per il riconoscimento dell'area carsica interessata dalle premesse, quale Sito di interesse nazionale. «L’inquinamento delle grotte del Carso - afferma l’assessore regionale all’Ambiente, Sara Vito - è un caso sul quale bisogna iniziare a intervenire. Per questo intendo convocare entro la fine del mese di luglio un tavolo politico di coordinamento, riunendo la Provincia e i Comuni interessati e con la partecipazione degli speleologi per definire il percorso e gli interventi mettendo a sistema le informazioni che già ci sono in prospettiva della bonifica». La questione pare sempre la stessa: capire chi deve fare cosa. Come per la vicenda dei 30mila euro stanziati dal comune nel 2014 e mai spesi per condurre indagini sullo stato di salute delle nostre grotte. La Federazione speleologica sarebbe stata pronta ad intervenire ma doveva essere l'Arpa, per competenza, a svolgere le indagini conoscitive sullo stato di inquinamento. Un anno dopo lo stanziamento è arrivata la risposta ufficiale: «Arpa non è in grado di effettuare i prelievi dei campioni di materiale inquinante e di rifiuti all'interno delle cavità, dov'è possibile la presenza di esplosivi, sostanze asfissianti o tossiche. Tali prelievi potrebbero essere effettuati da altri organismi come, ad esempio, Vigili del Fuoco o Polizia». Premiani però non ci sta: «Su quali basi si possono fare simili affermazioni? Sul sentito dire? Su voci che girano senza conferme? Anche se non rientrerebbe nei nostri compiti, noi speleologi abbiamo comunque pulito venti grotte e tre doline nel corso degli anni: posso assicurare che non abbiamo mai trovato nulla di esplosivo, asfissiante o tossico». «Solo gli speleologi, infatti, possono garantire l'esperienza e le capacità per scendere nelle grotte ed effettuare quelle indagini conoscitive per le quali erano stati stanziati i 30.000 euro - conclude Furio Premiani - così le grotte restano abbandonate al loro destino, nella più totale indifferenza».

Lorenza Masè

 

 

Più doppiette in azione per la caccia ai cinghiali

La Regione concede la deroga a Trieste per fronteggiare l’emergenza - Autorizzati abbattimenti mirati e orari prolungati per l’attività venatoria
LA LINEA DI PANONTIN - Esistono dei criteri ordinari, in caso di necessità però sarà possibile adottare ulteriori modalità di contenimento della specie
«Non se ne può più», protestano un po’ dappertutto, dai rioni periferici della città ai paesi carsici. Perché ormai il cinghiale ce l’hai sotto la finestra e davanti la porta di casa, di giorno e di notte. Stavolta la Regione ha deciso di intervenire con un vero e proprio piano per l’abbattimento. Il documento, varato lo scorso venerdì in giunta, ufficializza una serie di "via libera" per arginare il fenomeno. «Non un far west - avverte subito l’assessore regionale competente Paolo Panontin - ma un modo più efficace per gestire ’emergenza». Il provvedimento tocca soprattutto Trieste, che mal sopporta la proliferazione degli animali selvatici. L’area, così come tutto il Fvg, sarà sottoposta a un’attività ordinaria, ma qualora non bastasse, la “pressione venatoria”, potrà aumentare. In sostanza, se gli obiettivi di riduzione del numero dei capi non dovessero essere raggiunti, e a fronte di danni effettivi causati dagli animali, i piani di intervento possono essere rivisti e integrati «considerando anche lo sforzo di caccia». Il documento cita proprio il caso delicato del capoluogo, in cui «si ritiene necessario applicare da subito tale tipo di intervento» in particolare nelle riserve di Zaule-Dolina, Basovizza, Opicina e Prosecco. Punti in cui d’ora in avanti «sarà vietato il foraggiamento intensivo destinato al sostentamento della fauna selvatica». È Panontin a spiegare la logica di questi passaggi: «Ci sono dei criteri ordinari indicati nei piano di abbattimento - osserva - se non vengono raggiunti, è possibile andare in deroga. Ciò significa che si dà la facoltà di attuare ogni forma possibile di contenimento della specie». Vale a dire aggiungere cacciatori, autorizzare un allungamento degli orari di attività possibile o interventi mirati. Il piano, che era atteso da anni, è passato in Regione e ha incassato l’approvazione del Comitato faunistico regionale, ma per partire servono vari passaggi burocratici attuativi. Un documento che entra anche nel merito “tecnico” delle battute di caccia. Il foraggiamento, ad esempio, è consentito soltanto «ad uso attrattivo»; trappole insomma, e comunque solo con mais, non di certo ortaggi o scarti alimentari di macellazione. Sulla necessità di interventi più efficaci, in modo da allentare l’emergenza in alcune zone periferiche o del Carso, nelle scorse settimane si era fatto sentire anche il vice-presidente della Provincia Igor Dolenc che, dati alla mano, esortava una presa di posizione della Regione. I numeri dicono infatti che tra il 2014-2015 i cacciatori hanno eliminato un totale di 509 esemplari sui 792 previsti dalle pianificazioni. Ciò a fronte del 78% raggiunto tra il 2013-2014 e il 96% nel 2012-2013. Periodo, questo, in cui il numero di capi che risultavano era cresciuto da 387 a 501. I campi e i raccolti distrutti, le reti divelte, gli incidenti d’auto e i poco raccomandabili incontri con l’uomo, hanno riportato a galla l’allarme. In via ordinaria la percentuale massima di prelievo consentita dal piano è del 200% sugli esemplari censiti (100% sulla caccia di selezione). Questo perché si ritiene che, realisticamente, gli animali che si riescono a contare sono ben al di sotto di quelli effettivamente esistenti. Ma, ribadisce il documento della giunta, qualora il piano di abbattimento che verrà predisposto non venga portato a termine almeno al 75% di quanto atteso, «si procederà a valutare l’opportunità di intervento tramite lo strumento della deroga». Più cacciatori, appunto, e più tempo per le battute. Il piano suggerisce il metodo “della girata”: i cinghiali vengono spinti in determinati punti di appostamento con l’utilizzo dei cani. Sono 12 le riserve esistenti - distanti almeno 100 metri dai centri abitati - in cui è permessa l’attività: Basovizza, Prosecco, Opicina, Aurisina, Duino, Malchina, Muggia, Zaule-Dolina, Gabrovizza, Sales, Sgonico e Monrupino. In quest’ultima annata il risultato più basso è stato registrato a Duino: 18 animali censiti, 27 autorizzati per la caccia, 6 abbattiti. Il 22%. Ma anche in molte altre aree non si arriva neppure alla metà, come ad Aurisina (30%), Malchina (33%), Gabrovizza (36%), Sgonico (28%) e Monrupino (32%).

Gianpaolo Sarti

 

Dall’assalto a Longera al blitz di Chiadino - Due “incursioni” tra le case a pochi giorni di distanza l’una dall’altro. Ferito un uomo di 73 anni
Ha passato un brutto quarto d’ora e molti giorni in ospedale Bruno Zerial, il settantatreenne assalito da un cinghiale nella sua casa di Longera a fine maggio.

L’uomo si era trovato un esemplare in giardino e, inavvertitamente, aveva lasciato libero il cane. Non fosse successo, probabilmente, la bestia sarebbe fuggita come spesso accade quando si imbatte davanti a un uomo. E per difendere Billi, il pastore di Ciarplanina che poi verrà azzannato e ucciso, Bruno ha rischiato la vita: il cinghiale, dopo aver aggredito il cane, gli si è avventato addosso, azzannandogli le gambe. Il signor Bruno, subito dopo ricoverato a Cattinara, aveva riportato quattro ferite vicino al ginocchio, di cui una a pochi centimetri dall’inguine. Aveva perso molto sangue e nel disperato tentativo di liberarsi, era anche riuscito a scaraventare di lato la bestia. La vicenda aveva suscitato molto clamore, soprattutto a Longera dove era avvenuto il fatto. Rione in cui, in passato, sono stati segnalati altri casi di aggressioni, oltre che numerosi danni a recinzioni, campi e coltivazioni. Pochi giorni dopo, l’ennesimo fatto, che ha reso necessario l’intervento di un guardiacaccia. È accaduto in via San Pasquale: un cinghiale, sorpreso a vagare nel rione, stava tentando di entrare nella scuola Collodi e nella vicina materna. Per evitare conseguenze peggiori, sono giunte sul posto le guardie ambientali della Provincia. Uno dei guardacaccia ha scavalcato il muretto di un giardino, ha preso la mira e ha premuto il grilletto. Una soluzione drastica, ma necessaria, perché un anestetico avrebbe potuto creare ulteriori guai, oltre al panico che già stava seminando lungo le vie del quartiere. «Le guardie sono giunte sul posto in pochi minuti e valutata la situazione, hanno dovuto scartare la possibilità di utilizzare proiettili narcotizzanti - precisava la Provincia - questa soluzione infatti, necessita della presenza di un veterinario ed è inapplicabile in ambito urbano sugli animali come i cinghiali perché l'anestetico entra in azione solo dopo alcuni minuti. In questo lasso di tempo l'animale provando senso di disorientamento costituirebbe un pericolo altissimo».

(g.s.)

 

 

Il gas del Mar Caspio arriva in Europa - Al via ufficiale in Albania i lavori per la realizzazione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (Tap) che attraversa l’Adriatico
ZAGABRIA - Alla cerimonia della posa della prima pietra, Edi Rama sorride, gli occhiali da sole sul naso e il casco antinfortunistica in mano. Il primo ministro albanese ha dato il via ufficiale ai lavori per la realizzazione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (Tap), che attraverserà l’Adriatico per portare in Italia e in Europa il metano dell’Azerbaijan.

Al suo fianco, il direttore del Tap Ian Bradshaw, ha fatto anch’egli la trasferta fino a Çorovodë, nell’entroterra di Valona (Vlora) in Albania, per assicurarsi il corretto sviluppo dell’ultimo tratto del suo gasdotto, che inizia a Kipoi, al confine tra greco-turco, dove si riallaccia al Trans Anatolian Pipeline (Tanap), l’enorme linea che attraversa la Turchia, prima di innestarsi a sua volta nel South Caucasus Pipeline, per il pezzo Georgia-Azerbaijan. In totale, il Tap si snoderà lungo circa 870 chilometri (di cui circa 200 in Albania), per poi sbarcare in Salento, nel comune di Melendugno. In Albania, i lavori iniziati venerdì prevedono una prima fase di “costruzione e ammodernamento”. Un centinaio di chilometri di strade saranno rimessi a nuovo lungo il tracciato del gasdotto nel Sud del Paese. Nello stesso periodo, quaranta ponti, già esistenti nella regione di Coriza (Korça) saranno ristrutturati e altri tre saranno edificati da zero. Una volta terminata questa fase di preparazione, a metà 2016, apriranno i cantieri per la posa del gasdotto. "É uno dei maggiori investimenti mai realizzati nella storia dell'Albania», si è rallegrato il Premier socialista Edi Rama, citando uno studio dell’Università di Oxford secondo cui nei prossimi tre anni Tirana incasserà 160 milioni di euro grazie a quest’investimento. «Questo progetto da solo porterà all’economia del nostro Paese 20 milioni di euro nei prossimi 20 anni!», ha annunciato Rama. Dal canto suo, l’amministratore Delegato del Tap, Ian Bradshaw, ha sottolineato, che il suo obiettivo «è di realizzare un moderno gasdotto che garantisca in tutta sicurezza il trasferimento del gas in Europa fin dai primi mesi del 2020», aggiungendo che la sicurezza e la tutela dell’ambiente figurano tra le priorità del suo consorzio. Ma in Salento l’idea che un gasdotto sbuchi dalle acque azzurre dell’Adriatico fa già discutere, tanto che il Comune di Melendugno ha già fatto appello alla Commissione europea per fermarne i lavori. In Albania, il gasdotto, il cui obiettivo finale è quello di diversificare i fornitori di gas a cui fa appello l’Europa (e ridurre il peso dei Russi), costerà un miliardo di euro. Mentre per la prima fase dei lavori, data in appalto ad una joint venture italo-albanese, se ne spenderanno 60 milioni.

Giovanni Vale

 

Imponente piano di infrastrutture lungo un tracciato di 100 chilometri

Trans Adriatic Pipeline AG (TAP) ha iniziato i lavori di costruzione e ammodernamento di strade e ponti lungo il tracciato del gasdotto in Albania.

L’obiettivo è portare in sicurezza il gas del Mar Caspio in Europa fin dai primi mesi del 2020. La costruzione delle strade di accesso e di ponti in Albania sono fondamentali per l’avanzamento del nostro progetto. In totale Tap costruirà e ammodernerà circa 100 chilometri di strade lungo il tracciato del gasdotto a Vishocice, Vithkuq e Shtylle nella regione di Korca, a Potom, Corovode, Kakruke, Therepele e Vendreshe nella regione di Berat e a Topoje nella regione di Fier; costruirà tre nuovi ponti e ammodernerà più di 40 ponti già esistenti nelle regioni di Korce, Berat e Fier. Questi lavori saranno conclusi nel corso del 2016; l’inizio della costruzione del gasdotto è previsto per l’estate dello stesso anno.

 

Energia - No del M5S al minirigassificatore - M5s interviene sulle politiche energetiche.

«Come per Trieste, Serracchiani si esprima contro la realizzazione dell’impianto di Monfalcone», scrive una nota.

«Sappiamo che a breve la Regione dovrà esprimere il proprio parere sul progetto del rigassificatore di Monfalcone. Abbiamo visto come la presidente Serracchiani e l’assessore Vito si siano battute contro la realizzazione del progetto di Zaule, progetto nemmeno aderente al Prp di Trieste. Speriamo di vedere la stessa foga e determinazione anche per quanto riguarda il progetto di rigassificazione presentato a Monfalcone».

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 6 luglio 2015

 

 

Il cemento “soffoca” il terreno - Stop a nuove zone produttive

Già superati in Friuli Venezia Giulia i limiti previsti per il consumo del suolo - Giro di vite della Regione su insediamenti destinati a industria e commercio
TRIESTE Superficie edificata a uso produttivo: 2.350 ettari. Superficie edificabile: 2.665 ettari. I conti si fanno in fretta. Gli insediamenti di industria e commercio in Friuli Venezia Giulia sono meno della metà del costruibile (perché già autorizzato). Più precisamente il 47%. Percentuale che si abbassa ancora (si arriva a toccare il 37%) se si tiene conto anche dei 1.333 ettari da saturare all’interno di lotti già edificati. È il quadro, fornito dagli uffici della Pianificazione territoriale, di una regione satura. Che ha già consumato il suolo. Che non si può permettere altro perché l’esistente ha superato tutti i limiti. Anzi, ci sono ampie dotazioni di aree per ora inedificate già destinate a scopi produttivi dai vigenti piani regolatori. Il giro di vite, inevitabile, si impone. Anche perché lo chiede l’Europa. Partendo proprio dalla fotografia del presente, la giunta ha così redatto il disegno di legge “Disposizioni in materia di varianti urbanistiche di livello comunale e contenimento del consumo di suolo", un testo di semplificazione ma che si preoccupa anche di alzare le barricate rispetto a nuovi insediamenti produttivi. Perché non ce n’è più bisogno. Presentando il ddl all’Anci, dopo l’approvazione definitiva del governo regionale e l’ok del Consiglio delle Autonomie, Mariagrazia Santoro ha ribadito i dati. Prima sul lungo periodo: tra il 2002 e il 2014 le aree coperte dalle attività produttive in Fvg sono cresciute dell’8,6% (da 15.379 a 16.703 ettari), con un incremento del 6,2% per l’industria e del 2,7% per il commercio. E poi sulla potenzialità edificatoria: per fare qualche esempio le zone D3 (insediamenti industriali e artigianali) contano 896 ettari già edificati, ma altri 828 da saturare in lotti edificati o edificabili in lotti non edificati; mentre le zone H3 (insediamenti commerciali) sommano 158 ettari di superficie edificata e 148 ettari di edificabile. Ma la situazione non è troppo diversa per le D1 (agglomerati industriali di interesse generale come i Consorzi), le D2 (zone industriali di interesse comunale e comprensoriale a libera localizzazione), le H1 (attrezzature commerciali destinate a esercizi di grande struttura) e le H2 (zone commerciali di interesse comunale e comprensoriale). Metà c’è, insomma. E ben visibile. L’altra metà, già autorizzata e prevista dai piani regolatori, ci può essere. Di qui l’input dato agli uffici dall’assessore alla Pianificazione a definire una legge che preveda un drastico contenimento delle nuove previsioni. «Ci siamo posti l'obiettivo primario di bloccare ulteriori e non sempre motivate tendenze all'espansione o all'ampliamento di zone produttive e commerciali - spiega Santoro -. Il tutto ben prima del traguardo dettato da un recente studio della Commissione europea, che prevede in particolare che l'incremento della quota netta di occupazione di terreno debba tendere a zero entro il 2050». La Regione dunque, prosegue l’assessore, «dà un forte segnale alle amministrazioni comunali affinché razionalizzino le nuove previsioni a vantaggio dell'esistente». Concretamente, chi vorrà chiedere ulteriori insediamenti lo dovrà motivare in modo puntuale, sostenendo il progetto con un vero e proprio piano industriale. Per poter ottenere nuovi spazi sarà perciò necessario spiegare il perché non si utilizza un’area già autorizzata, quanti posti di lavoro verranno attivati, quali prospettive di sviluppo sostenibile contiene quel progetto. Solo la qualità potrà evitare la bocciatura. «La fotografia è impietosa - rimarca ancora Santoro - e dunque ci dobbiamo muovere per modificarla nel tempo. La Regione lascerà aperto un margine a eventuali ampliamenti solo ed esclusivamente in caso di evidente eccezionalità, per casi aziendali specifici giustificati da puntuali piani industriali e occupazionali, che saranno sottoposti alla condivisione degli uffici della direzione Attività produttive e Commercio».

Marco Ballico

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 5 luglio 2015

 

 

«Via Mazzini, Marchigiani si dimetta» - Dopo il dietrofront l’opposizione chiede la testa dell’assessore. Ironie sul web: «Peccato per l’eliporto di piazza Repubblica»
«La Marchigiani si dimetta». Il giorno dopo il dietrofront della pedonalizzazione di via Mazzini, in molti chiedono al sindaco la testa dell’assessore alla Mobilità e Traffico.

L’urbanista di Ferrara che ha messo la firma e la faccia sul Piano del traffico e sulla sperimentazione andata a male di via Mazzini è finita nel mirino dell’opposizione ma anche della rete. Il primo a chiedere le dimissioni, dagli schermi televisivi, è il capogruppo del Pdl Lorenzo Giorgi seguito a ruota da Alberto Polacco. Questione di “logicità” visto che l’assessore ha difeso fino all’ultimo giorno la sperimentazione pedonale mettendo in campo persino astronavi ed elicotteri. «La certezza è quella che, a questo punto, il piano del traffico debba assolutamente ritornare alla valutazione del Consiglio comunale. L’auspicio, che trasformo in richiesta, è quello delle dimissioni dell’assessore Marchigiani», auspica Giorgi. «È la seconda volta che l’amministrazione fa flop con le sue sperimentazioni dopo il tentativo maldestro di chiudere Corso Italia sotto le feste di Natale. Il sindaco ora completi l’opera e rimuova l’assessore Marchigiani che bene farebbe a prendere un’astronave», aggiunge Polacco, capogruppo di Forza Italia in Quarta circoscrizione. «A corto di idee, sempre più in caduta libera nel gradimento dei triestini, il sindaco prova la carta del rinvio del Piano del traffico alla prossima giunta. Mesta fine per la peggiore amministrazione degli ultimi decenni», declama Everest Bertoli, capogruppo Forza Italia. «Considerando che il Piano del traffico ha rappresentato, almeno per l’assessore Marchigiani se non per tutta la giunta, un elemento imprescindibile su cui ruotava il mandato del sindaco uscente, la sua netta bocciatura da parte della gente e dello stesso primo cittadino avrebbe suggerito a chiunque le immediate dimissioni», commenta il candidato leghista Pierpaolo Roberti che spera che alla “rottamazione” della pedonalizzazione di via Mazzini segua la prossima primavera quella dell’amministrazione Cosolini. Persino il “morbido” Paolo Rovis, capogruppo di Trieste Popolare”, nel rendere l’onore delle armi al sindaco, non riesce a evitare un accenno all’assessora marziana che gioca con astronavi ed elicotteri: «Rendo merito al sindaco Roberto Cosolini per essersi comportato, in questo frangente, da amministratore che ha assolto al suo dovere. Rimane, per il sindaco, “l’imputazione” di avere lasciato mano troppo libera a uno dei suoi assessori-chiave, fin da quando lo definì “un Piano del Traffico di sinistra”, come se pedoni, bus, automobilisti, corsie e marciapiedi avessero un colore politico». In rete l’ironia è feroce. C’è chi si ripiange il mancato “eliporto” di piazza Repubblica. Chi si preoccupa dei vasi da fiore giganti da riciclare. Le strisce pedonali da guiness, invece, difficilmente potranno essere riutilizzate. «Cambiare idea è legittimo, far finta di fare no», twitta Paolo Menis (M5S). «Come sempre questa giunta arriva in ritardo di due anni. La sperimentazione era un’idiozia. Il problema è che il piano del traffico decade il 7 luglio e a questo punto si deve tornare in aula», aggiunge l’altro grillino Stefano Pautanelli. «Le cose si fanno, non si sperimentano», consiglia Franco Bandelli (Un’altra Trieste). «C’è voluta una sollevazione generale, e la paura delle elezioni, ma il sindaco si è dovuto arrendere», chiosa Piero Camber (Fi). «Tutta la mia solidarietà e il mio affetto a Elena», è il messaggio in rete dell’ex assessore e collega architetto Fabio Omero. Secondo lui Elena sarebbe vittima del “decisionismo del sindaco” (per modo di dire). «Io avrei chiuso tutto il Borgo Teresiano già un anno fa», scrive Omero, che pronostica: «Altro che Dipiazza. A questo punto basta un Rovis qualsiasi (e senza che i Sossi e i Furlanic facciano alcunchè)». Resta il dubbio a questo punto di “chi fa campagna elettorale per chi”. Agli elettori l’ardua sentenza. Tra meno di un anno. (fa.do.)

 

«Il Piano del traffico va avanti ma questa è una città strana» - La responsabile della mobilità si sfoga su facebook
«Dimettermi? E perché mai. Chieda al sindaco. Non sono io che posso rispondere sulla richiesta delle mie dimissioni. Io lavoro per il mio sindaco e per la mia giunta e per la mia città. Non deve chiedere a me».

Elena Marchigiani non può dimettersi da sola. Se la donna è mobile, l’assessore alla Mobilità di Trieste è inamovibile. «Non vedo la motivazione per dimettermi. Ho lavorato con serietà, ho fatto una sperimentazione, ho dato gli estremi alla giunta per prendere una decisione. E ora la decisione è stata decisa». E decisa per decisa Elena si sfoga su Facebook: «Certo che questa è una città strana. Per una volta che si cerca di fare qualcosa di simile a quello che si fa ormai in tutte le città del mondo il risultato è una sollevazione popolare. Se poi si decide di dare ascolto alle difficoltà presentate dai cittadini nell’intento di non forzare un cambiamento, evidentemente troppo grande, si è giudicati deboli. Mi dispiace che Facebook venga usato per dire cose senza spesso sapere come quelle cose effettivamente stiano e per insultare gratuitamente chi fa il suo lavoro con coscienza e responsabilità». Il web, si sa (Eco dixit), è popolato da legioni di imbecilli. Il suo sfogo non è rimasto inascoltato. Il blogger Andrea Rodriguez (Futuro Trieste) ha lanciato un appello: «Per favore non infierite. Dopo il megaflop della sperimentazione su via Mazzini, la figura pessima dell’astronave e tutto quanto, arriva il sarcasmo spietato nei commenti sul profilo dell’assessore. Ok ha sbagliato ma adesso state esagerando». Il posto della Marchigiani non è in discussione: «L’assessore ha tutta la mia fiducia. La richiesta di dimissioni non la prendo in considerazione. Stiamo parlando di una sperimentazione», dice il sindaco Roberto Cosolini. Il Piano del traffico, infatti, non è in discussione. Come scrive su Fb l’assessore: «Comunque sia il Piano del traffico votato dal Consiglio comunale dopo 15 anni che non si era riusciti a farne uno andrà avanti con via Mazzini e via Imbriani pedonali e Corso Italia a doppio senso per i bus». E il problema con Trieste Trasporti? «La gara in corso per il Trasporto pubblico locale ha reso tutto più complicato. Andiamo avanti anche se più gradualmente», spiega l’assessore. Dalla maggioranza arriva una una difesa d’ufficio. «Nessun dietrofront, anzi, il Piano del traffico va avanti e va avanti bene. Va sottolineato e rimarcato il fatto di aver avuto coraggio con una sperimentazione reale», sostiene un gruppo di consiglieri del Pd (Alessandro Carmi, Mario Ravalico, Igor Svab e Marco Toncelli). «Ha fatto bene il sindaco, per non penalizzare i pedoni e gli utenti dei mezzi pubblici. Il progetto del Piano del traffico continua» aggiunge Roberto Decarli (Trieste Cambia). «È prevalso il buon senso. Finalmente un po’ di umiltà rispetto a una sperimentazione ibrida non proprio riuscita», ammette il dissidente Marino Sossi (Sel). Resta il problema dei vasi giganti. «Valuteremo questa settimana dove metterli», dice scocciata l’assessore Marchigiani. Fossero vasi da notte tornerebbero utili per la movida.

Fabio Dorigo

 

 

Porto Vecchio al Comune, sì della Regione
La giunta mette il “timbro” sui documenti. Giovedì il passaggio alla presenza dell’Agenzia del Demanio
TRIESTE Fa celeri passi avanti anche il Porto Vecchio di Trieste. Su proposta della presidente Debora Serracchiani, la Giunta regionale nella sua ultima riunione ha infatti preso atto dei contenuti di due documenti messi a punto negli ultimi mesi: il Verbale di individuazione della dividente demaniale e il Verbale di accordo con l'Autorità portuale e con il Comune di Trieste, dando di fatto via libera all'intesa sulla sdemanializzazione del Porto vecchio di Trieste. «Questa decisione - ha sottolineato Serracchiani - conferma come le istituzioni si siano impegnate in modo condiviso per accelerare tutti i passaggi tecnici in modo da far partire il progetto di recupero del Porto Vecchio. La città potrà così riappropriarsi di un'importante area storica, che diventerà un volano per il rilancio economico ma anche culturale di Trieste», ha aggiunto. Il Verbale riguardante la dividente demaniale definisce il nuovo confine tra le aree e i relativi immobili che vengono trasferiti al patrimonio disponibile del Comune di Trieste e quelle che invece restano al Demanio marittimo, in gestione all'Autorità portuale. Il Verbale di accordo contiene gli obblighi di tutte le parti coinvolte. Per la Regione, si prevede che vengano definite con Autorità Portuale e Comune le modalità operative per il rispetto del vincolo di destinazione connesso all'utilizzo dei fondi comunitari per la realizzazione di iniziative come il Progetto Sec, per il controllo degli accessi al porto, fibra ottica e Polo museale. Per giovedì è prevista la firma del passaggio istituzionale assieme all’Agenzia del Demanio che interverrà con il direttore nazionale Roberto Reggi. Lo ha annunciato il sindaco Roberto Cosolini in occasione del sondaggio commissionato a Swg da Confindustria e dal Piccolo in cui è emerso che l’81% dei triestini è favore al riuso urbano del Porto Vecchio. «Subito dopo - ha aggiunto il sindaco - attueremo lo spostamento del Punto Franco e in parallelo affideremo uno studio specifico sull’area a un advisor che verrà scelto in accordo con l’Autorità portuale. Nel giro di qualche mese - ha spiegato - avremo concluso il quadro di riferimento complessivo perché di reali opposizioni politiche non ve ne sono e fugheremo anche i timori di intoppi burocratici.

(s.m.)

 

 

Gran finale di “Trieste On Sight” - il programma
Campo Sacro Dalle 9 in poi Info: 335.5279319, www.arciserviziocivilefvg.orgSi conclude oggi a Campo Sacro la terza edizione di Trieste On Sight, iniziativa proposta da Arci Servizio Civile in coorganizzazione con il Comune. Il programma: ore 9 Escursione guidata “Alla ricerca della memoria lungo le tracce della grande guerra”: da Prosecco ad Aurisina lungo le postazioni difensive e i cimiteri austroungarici; ore 10 Alternativa Bike Adventure: escursione guidata aperta a tutti (su prenotazione); ore 17.30 L’immigrazione e il diritto d’asilo in Italia: come è cambiato il nostro Paese in questi anni? E quali i possibili scenari? Focus con Gianfranco Schiavone (presidente Ics), Alessandra Fantin (Asgi), Antonella Grim (assessore Comune di Trieste); ore 19.Dimostrazione di Qigong del Drago delle montagne del cielo; ore 20 Gran finale musicale con i gruppi Blue Krass (country acustico/akustic(ni country); Kraški Ovcarji (balkan rock)

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 4 luglio 2015

 

 

Dietrofront su via Mazzini, tornano i bus - I progetti - pedonalizzazion

Il Comune a sorpresa boccia la sperimentazione. Dal 13 luglio strada riaperta ai mezzi pubblici. Il sindaco: «Ascoltati i cittadini»
Tirando dritto si rischiava di mettere chi si sposta a piedi contro chi usa il trasporto pubblico
Abbiamo scherzato? Probabilmente no. Abbiamo esagerato? Sembra di sì. Fatto sta che su via Mazzini il Comune fa un completo dietrofront e da lunedì 13 luglio, tutto torna come prima: autobus lungo tutta la via in entrambi i sensi e tutte le fermate di tutte la linee ripristinate da Trieste trasporti nelle ubicazioni originarie. “Contrordine compagni”, ridacchieranno oggi le opposizioni. «Fossimo andati avanti avrebbero fatto di peggio - ha commentato il sindaco Roberto Cosolini - mi avrebbero tacciato di essere arrogante e insensibile ai diritti delle fasce più deboli della popolazione». Ma il Piano del traffico è valido e va avanti, assicura la giunta, solo che la pedonalizzazione di via Mazzini da sola non funziona. «Rischiavamo di mettere coloro che vanno a piedi e coloro che vanno in autobus gli uni contro gli altri. Via Mazzini sarà chiusa solo quando l’asse di scorrimento per gli autobus sarà Corso Italia»: questo ha spiegato il sindaco nella conferenza stampa tenuta ieri pomeriggio assieme all’assessore alla mobilità Elena Marchigiani. «Confermiamo in pieno la validità del nostro Piano del traffico e la nostra intenzione di procedere - ha detto Cosolini - Non ci preoccupano le illazioni sul fatto che il consenso al Piano non sarebbe maggioritario, né gli attacchi, perché la prima reazione a ogni cambiamento è sempre negativa anche da parte di chi poi cambia idea radicalmente. Ci preoccupano invece i report di Trieste trasporti, le indicazioni arrivate dalla Provincia e le sensazioni che noi stessi abbiamo raccolto dai cittadini: la pedonalizzazione di via Mazzini stralciata dal Piano traffico, invece che contemporanea all’attivazione del doppio senso di marcia per i bus in corso Italia, comporta forti criticità anche per il venir meno di coincidenze tra più linee che consentono ai passeggeri un interscambio rapido e semplice di diversi mezzi di trasporto. Problema che sarebbe diventato ancora più grave d’ìnverno con la bora e la pioggia quando fare dieci metri non è come doverne fare 150. Questo l’aspetto negativo perché al contrario non si è verificato alcun appesantimento dei flussi di traffico su corso Italia, piazza Goldoni, via Carducci, le Rive e così via». C’era però il rischio di un peggioramento del servizio di trasporto pubblico. «Abbiamo allora scandagliato con Trieste trasporti in questi ultimissimi giorni - ha spiegato Cosolini - le possibilità di altre soluzioni per superare le criticità, ma stante l’attuale assetto non ne abbiamo trovate. E allora siccome la pedonalizzazione per noi non è una battaglia ideologica - ha aggiunto - abbiamo constatato che non possiamo far pagare a una fetta di cittadini: anziani, pensionati, studenti, un prezzo tanto grande, peggiorando in sostanza il servizio di trasporto pubblico». Tutto questo è stato solo un lungo preambolo, dopodiché la notizia: «Sospendiamo dunque la sperimentazione a partire da lunedì 13 luglio. L’amministrazione però riparte da subito con l’attuazione del Piano traffico suddiviso in 6 fasi andando a programmare la loro completa attuazione nel giro di 18-20 mesi (ben oltre le elezioni, ndr.). Affinchè il patrimonio di sperimentazione non vada disperso riprendiamo i P days con la chiusura delle vie Mazzini e Imbriani in ogni week-end a partire dal 18 luglio». «La chiusura di via Mazzini - ha aggiunto l’assessore Marchigiani - è una sperimentazione, cioè un intervento morbido per valutare la possibilità di anticipare questa fase e si era lavorato con Trieste Trasporti e Provincia per verificare un assetto che in astratto poteva apparire funzionale. Sono emerse alcune problematicità, ma ci siamo sentiti in dovere di verificare se si poteva continuare dopo una serie di modifiche da attuare assieme a Trieste Trasporti, modifiche che però si sono rivelate non percorribili. Dunque, dato che responsabilità dell’amministrazione è governare nell’interesse dei cittadini, riteniamo opportuno sospendere la sperimentazione. Ma anche nelle petizioni, nelle raccolte di firme, nelle segnalazioni non abbiamo rilevato reali contrarietà alla chiusura di via Mazzini, bensì semplicemente dichiarazioni di difficoltà relative alla mobilità. Anche questo ha rafforzato la nostra convinzione che il Piano traffico è un provvedimento da portare avanti senza però forzare la pedonalizzazione. Sebbene il traffico con la chiusura abbia tenuto, abbiamo dunque voluto privilegiare un percorso di reale di partecipazione della città e di rispetto nei confronti dei cittadini». Cosolini ha chiuso attaccando ipotesi alternative, come quella del “ring” che vorrebbe i bus in un senso in corso Italia e nell’altro in via Mazzini. «Mai visto un “ring” - ha detto - formato da due strade parallele: è una contraddizione in termini».

Silvio Maranzana

 

Il cantiere della discordia in via Trento - C’è chi sospetta che la pedonalizzazione totale sia stata frenata dalle Generali. Ma Dapretto smentisce: «Non c’entra nulla»
Una pedonalizzazione parziale basterà a riqualificare via Trento? Se lo chiede in particolare chi “vive” il Borgo Teresiano. Il Comune assicura che «sì, il progetto è frutto di una valutazione attenta dei flussi di traffico dell’area».

I cantieri aperti più tre mesi fa sono ora nel pieno del lavoro e, passeggiando tra le transenne, ci si può fare un’idea di quale sarà l’aspetto definitivo della strada. I marciapiedi rinnovati e, da un lato, uno spazio raddoppiato per la pista ciclabile. Giorgia Rozzino, titolare del locale “L’ombra” all’inizio della via, guarda la carreggiata ristretta e alza le spalle con un po’ di scetticismo: «Io ne ho parlato con il Comune - dice - però ormai il progetto è questo». Secondo l’esercente il rischio è che l'intervento finisca per cambiar ben poco per le attività commerciali dell’area: «Il marciapiede più largo è sul lato della strada su cui non ci sono attività e per di più ci passa la ciclabile, per cui comunque non ci si potrebbero mettere dei dehors. Avrebbe fatto comodo più spazio dal nostro lato (il destro andando verso la stazione, ndr) ma non si è voluto rendere pedonale al cento per cento l’area». Da quella parte c’è infatti buona parte dei negozi sfitti della via: «Purtroppo è difficile che acquistino valore e capacità di attrazione con così poco spazio davanti», chiosa Rozzino. Ma come mai si è scelto di far così? I malevoli sussurrano che ci sia di mezzo la zampetta del Leone, le Assicurazioni Generali, le cui proprietà e parcheggio si affacciano proprio su via Trento, che avrebbe preferito avere una strada trafficabile piuttosto che una zona destinata a soli pedoni e biciclette. L’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto, però, garantisce che Generali non c’entra: «Che abbiano lì il loro parcheggio è accidentale. Se avessimo voluto una pedonalità integrale avremmo potuto farlo consentendo loro l’accesso al parcheggio come avviene già oggi con i residenti di via San Nicolò». La pedonalità parziale è frutto di calcoli «che riguardano lo scorrimento del traffico e il numero di parcheggi nel Borgo - dice -. In questa fase una chiusura totale del traffico avrebbe reso impossibile circolare. La riqualificazione avvierà piuttosto l’apertura del centro ai percorsi ciclabili». In ogni caso Dapretto non esclude la possibilità, «un domani, di estendere la pedonalizzazione. Ma per il momento il progetto è questo». L’inizio dei lavori era stato annunciato su Twitter dal sindaco Roberto Cosolini il primo aprile scorso: «Dopo Ponterosso è partito anche il cantiere di via Trento. Due opere pubbliche per un’importante riqualificazione del nostro Borgo Teresiano». La fine del cantiere è prevista per la primavera del prossimo anno. L'importo dei lavori ammonta a un milione e 325mila euro, a metterli in atto è l’impresa Secis di Marcon, in provincia di Venezia.

Giovanni Tomasin

 

 

I masegni svelati dagli scavi in Ponterosso testimoni della pessima cultura che li coprì

Cosa insegna il cantiere di Ponterosso? Parecchie cose. La più importante tra tutte è che sotto all’orrido manto di asfalto rimangono in buono stato di conservazione complessiva i preziosi masegni.

Solo la sciatteria di una pessima cultura urbana ha potuto permettere che appena ora i masegni siano svelati e tornino a costituire la pavimentazione di piazza Ponterosso. Sarebbe come se il padrone di palazzo non avesse per decenni compreso la follia di tenere un banale linoleum sopra a un magnifico pavimento a mosaico. E aggiungo che solo il pressappochismo di amministratori incolti ha condotto negli anni passati a sostituire i masegni con modestissime lastre di pietra qualsiasi. Ma vi immaginate a Venezia, per esempio, che potesse avvenire una operazione similare? Nemmeno sarebbe passata per la mente. Ogni volta che a Venezia vengono cavati i masegni per qualche lavoro ai sottoservizi, ogni pietra viene numerata e archiviata e conservata con cura fino a che non viene nuovamente posata in opera. Attendiamo dunque che il cantiere di piazza Ponterosso - sulla cui gestione il Comune deve la massima vigilanza a evitare abusi e lungaggini, come denunciate da residenti e negozianti - restituisca alla sua dignità un altro pezzo della città storica. Parlo di dignità, perché non è affatto dignitoso - per esempio - che le rive del Canal Grande - siano tenute alla stregua di un parcheggio, coperte di asfalto e svilite nella loro immagine e natura. (p.pos.)

 

La Regione “irrompe” nella partita per il rilancio del Silos
«È di rilevante interesse regionale la partecipazione all'Accordo di programma promosso dal Comune di Trieste per il recupero e il riuso del Magazzino Silos in piazza Libertà» ha affermato l'assessore regionale alle Infrastrutture e lavori pubblici Mariagrazia Santoro a margine della riunione della giunta regionale che ha approvato ieri la partecipazione all'Accordo di programma medesimo.

«La riqualificazione urbana dell'area e dei servizi circostanti - ha aggiunto Santoro - ha ricadute dirette sugli obiettivi dei piani regionali di settore ed in particolare sul Piano regionale del Trasporto pubblico locale, che in quell'area individua strutture per l'interscambio ferroviario, automobilistico e marittimo anche in un'ottica transfrontaliera. Con l'Accordo di programma la riqualificazione dell'area avrà effetto di variante al vigente strumento urbanistico generale del Comune di Trieste». Ma porre mano alla zona del Silos vuole anche dire, come sostenuto dal sindaco Roberto Cosolini, anche aiutare la crescita del turismo. Il primo cittadino anche di recente aveva rimarcato che il principale investimento in chiave turistica sarà il Silos, con il centro congressi, per attrarre ospiti tutto l'anno. Ed elencando altri importanti siti turistici, compresi quelli da sistemare, il pensiero - aveva specificato Cosolini - va a Miramare e al Porto Vecchio», attiguo questo al Silos. Una struttura usata nelle maniere più varie, compresa come dimora dai clandestini. A più riprese le forze dell’ordine erano intervenute per allontanare extracomunitari o gente in difficoltà che si era isnediata ai piani del grande edificio, per ricollocarli in sedi più opportune. Il futuro dirà come le amministrazioni riusciranno a dare uan sterzata positiva a un’area che dopo i primi tempi dall’apertura della stazione dei pullman è andata via via in degrado e il cui utilizzo si è rarefatto.

 

 

L’Ezit brucia le tappe per le bonifiche - Il presidente Zuban: «Caratterizzazioni con un mese d’anticipo sulle previsioni. Entro fine agosto una prima fotografia»
Dopo un letargo di quasi tredici anni il tema delle bonifiche nella Zona industriale sembra godere di una insperata accelerazione.

Stefano Zuban, presidente dell’Ezit, aveva pronosticato che la prima fase, quella relativa alle caratterizzazioni, sarebbe stata assolta entro la fine dell’estate. Invece, Arpa permettendo, l’ente dovrebbe riuscire a risparmiare perlomeno un mese, con un prezioso avvicinamento temporale al punto nevralgico del dossier, ovvero alle analisi di rischio. Vediamo perchè Zuban vuole essere ottimista: «Abbiamo bandito le gare per l’effettuazione dei sondaggi e per le analisi relative ai cosiddetti test di cessione. La prima è stata vinta dalla Selc di Marghera. La seconda da un laboratorio triestino , il Newco, nato da una iniziativa di Italspurghi». I “buchi” saranno effettuati nella zona delle Noghere entro la fine della prossima settimana. Poi la palla passa al laboratorio che dovrebbe impiegare un paio di settimane per venire a capo dei test di cessione. Quindi, poco più di venti giorni per questi primi step, che riaprono il capitolo delle bonifiche. «Saremo così a fine luglio - riprende Zuban - e i risultati verranno trasmessi all’Arpa per la validazione degli esami». Se ci sarà il “timbro” favorevole dell’Agenzia regionale, l’Ezit sarà in grado di conoscere quantità e qualità degli agenti inquinanti che allignano nel sottosuolo di competenza. Zuban ritiene probabile che circa 800 mila metri quadrati, su un’area complessivamente interessata di 2 milioni e mezzo, possano tornare agli usi legittimi, ovvero siano fruibili senza necessità di bonifica: il quadro potrebbe essere chiaro prima della fine di agosto, con notevole sollievo per una consistente fetta di imprenditoria triestina. Per oltre un milione e mezzo di metri quadrati, scatteranno invece le analisi di rischio, su cui si aprirà un nuovo e avvincente racconto. Zuban avrebbe in serbo un altro dono per i suoi inquilini: se andrà a buon fine il negoziato in corso tra ministero dell’Ambiente e AssoArpa, potrebbe essere emessa una nota interpretativa tale da consentire ai Comuni di Trieste e di Muggia di autorizzare alle aziende insediate «opere che non toccano il terreno». O che, al massimo, «lo scorticano». Anche questo è un problema legato al Sito di interesse nazionale e, come tale, va avanti da tredici anni: le imprese sono di fatto paralizzate nell’effettuazione di qualsiasi intervento sui luoghi di lavoro. Per lenire la desolante stasi, la nota interpretativa potrebbe permettere alle aziende di aprire una finestra o di sistemare una trave ... Insomma, tutto ciò che non implica contatto con il suolo, a meno che esso non sia soltanto “scorticato”. Un altro capitolo che arricchisce l’ampia antologia sulla difficoltà del fare impresa in questo Paese.

Massimo Greco

 

 

Approvato il Piano faunistico-venatorio - Attesa per i paletti sulla caccia ai cinghiali
«Un traguardo importante, che arriva dopo 20 anni di attesa». È il commento soddisfatto rilasciato dall’assessore alla Caccia Paolo Panontin dopo l’approvazione in giunta del Piano faunistico regionale.

Lo strumento è un atto di programmazione generale finalizzato a favorire la tutela, la conservazione, la riproduzione e il miglioramento della fauna selvatica e delle biodiversità, ed è balzato agli onori delle cronache, recentemente anche per l’emergenza cinghiali. Il piano prevede infatti la «determinazione della capacità faunistica delle specie cacciabili per ciascuna unità territoriale e ontempla altresì l'individuazione dei criteri per determinare il prelievo di selezione degli ungulati oltre alla determinazione dei criteri per la costituzione di aziende faunistico venatorie, di aziende turistico-venatorie e di zone cacciabili». Contestualmente al Piano, la giunta ha approvato il rapporto ambientale, la sintesi non tecnica e la dichiarazione di sintesi.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 3 luglio 2015

 

 

Porto Vecchio alla città - Sì dall’81% dei triestini

Lo rivela il sondaggio di Swg proposto da Confindustria e dal Piccolo - Il 75% del campione ritiene che il recupero possa far ripartire l’economia
L’81 per cento dei cittadini di Trieste è favorevole a un nuovo utilizzo del Porto Vecchio ai fini dello sviluppo urbano ed economico della città, operazione per la quale dopo quasi vent’anni di progetti falliti proprio in questi giorni vengono finalmente poste le premesse. È il risultato di un’indagine campionaria d’opinione promossa da Confindustria Venezia Giulia in collaborazione con Il Piccolo e condotta da Swg. I risultati sono stati illustrati ieri in Prefettura nel corso di un incontro al quale hanno partecipato tra gli altri il commissario del governo e prefetto Francesca Adelaide Garufi, il sindaco Roberto Cosolini, il presidente di Confindustria Venezia Giulia Sergio Razeto, il commissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino e il direttore del Piccolo Paolo Possamai. La ricerca, illustrata nei dettagli dal presidente di Swg Maurizio Pessato, evidenzia che la gran parte della popolazione conosce bene il sito e ha seguito gli sviluppi sulle sue nuove possibili destinazioni d’uso (65%) ed è convinta che possa essere un trampolino di lancio per la città (71%). Il potenziale dell’operazione è evidente a gran parte della collettività che vede ricadute positive per una maggiore vivacità di Trieste (83%), la considera un volano per una città più dinamica (81%), un significativo contributo all’aumento dell’occupazione (77%) e un impulso concreto allo sviluppo economico e dei servizi (75%). Inoltre quasi l’80% della popolazione vede nel nuovo utilizzo di Porto Vecchio un ruolo importante che Trieste può assumere quale città protagonista sulla scena nazionale (79%), europea (78%) e adirittura internazionale (62%). La quasi totalità dei dubbi e delle preoccupazioni si annida nella burocrazia nella quale una lieve maggioranza di cittadini (52%) individua il maggiore ostacolo il che fa sì che il 57% dei triestini tema ancora un’eccessiva lentezza nell’avanzamento dell’opera. «L’idea del sondaggio è nata in Confindustria - ha spiegato Razeto - per coinvolgere almeno una parte dei cittadini nell’elaborazione del progetto, ma anche per stimolare chi avrà ora in mano le leve del cambiamento, e cioé il Comune, a procedere il più rapidamente possibile dopo la ritrovata fiducia visto che negli ultimi sei mesi si sono fatti più passi avanti che in vent’anni. La risposta dei cittadini è inequivocabile visto che l’80% ha un atteggiamento positivo nei confronti di un nuovo utilizzo dell’area». «Era il 1997 allorchè l’allora presidente degli industriali Federico Pacorini (che ieri era presente in sala) - ha ricordato Possamai - pose per primo la questione. Per due decenni si sono susseguite soltanto disillusioni, è stato svolto un scientifico lavoro di sabotaggio in cui il ceto dirigente ha messo sotto i tacchi quelle che invece, come si vede, erano le aspettative dei triestini. Ma ora più di prima attraverso Porto Vecchio passa l’unica possibilità di riscatto della città». I primi risultati finalmente si vedono e lo ha evidenziato D’Agostino augurandosi che siano stati fugati alcuni dei timori residui nella popolazione espressi attraverso l’indagine. L’avvio leggermente ritardato della presentazione è stato dovuto proprio a un ampio colloquio svoltosi tra il commissario dell’Authority e il prefetto per approfondire le questioni burocratico-normative legate al prossimo trasferimento dal Porto Vecchio del quasi mezzo milione di metri quadrati di Punto franco che ne hanno finora sostanzialmente bloccato le nuove ipotesi di sviluppo. Ne ha fatto riferimento la stessa Garufi riferendo come si sia trattato di un confronto tra commissari (del Governo e del porto) per mettere a fuoco la complessa impostazione giuridica che dovrà accompagnare il passaggio amministrativo dell’area. «C’è interesse da parte mia - ha spiegato il prefetto - a collaborare a questa idea forte lungamente attesa dalla città. È fondamentale aver sentito anche la voce dei cittadini su come immaginano la Trieste del futuro una volta inglobato il Porto Vecchio. Spetterà poi al Comune sviluppare anche alcune delle indicazioni ricevute. Da parte mia - ha concluso - anche la mia firma potrà dare un contributo concreto al futuro di Trieste. Finora infatti dovevo limitarmi a firmare dei provvedimenti temporanei di sospensione del Punto franco per permettere lo svolgersi di iniziative in Porto Vecchio, una sorta di tappabuchi su piccole situazioni momentanee. Ora finalmente si tratterà di una firma definitiva che potrà contribuire allo sviluppo della città».

Silvio Maranzana

 

I cittadini chiedono musei, alberghi e marina - E l’arrivo di investitori dall’estero è visto come un’opportunità addirittura dall’87% degli intervistati
L’indagine sul Porto Vecchio è stata condotta da Swg mediante una rilevazione con tecnica mista Cawi (Computer assisted web interview) - Cati (Computer assisted telephone interview), all’interno di un campione di 1302 soggetti maggiorenni residenti nella provincia di Trieste.

Le interviste sono state fatte tra il 29 maggio e il 4 giugno e tra il15 e il 16 giugno . «I dati sono stati ponderati - rileva la Swg - al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età, titolo di studio e condizione professionale. L’indagine è stata condotta mediante una rilevazione telefonica all’interno di un campione di 300 soggetti maggiorenni rappresentativi dell’universo di riferimento in base ai parametri di sesso, età, titolo di studio e condizione professionale. I metodi utilizzati per l'individuazione delle unità finali sono di tipo casuale, come per i campioni probabilistici. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall'Istat». Alla domanda: «Ritiene che la ristrutturazione del Porto Vecchio ai fini urbani sia un’autentica opportunità per Trieste o sarebbe stato meglio fare ingenti investimenti per rilanciare l’attività portuale?», il 71% degli intervistati si è espresso a favore della prima ipotesi, il 20% per l’attività portuale, mentre il 9% non ha saputo indicare un’opzione. Interessanti, anche se molto diversificate, pure le risposte che riguardano le proposte delle attività da introdurre. In testa, il 19% vi vedrebbe edifici di valore culturale, musei, sale d’arte, teatri, il 16% approdi crocieristici e nautici, il 14% alberghi, ristoranti e attrattive turistiche, il 12% negozi e centri commerciali, l’11% università, scuole, centri di ricerca e sviluppo tecnologico. Significative anche le risposte alla domanda: «La nuova operazione comporterebbe l’arrivo di capitali stranieri. Considera questo fatto per Trieste più un rischio o piuttosto un’opportunità?» Ben l’87% degli intervistati lo ha definito un’opportunità, l’8% non sa e solo un misero 5% un rischio. Sul Punto Franco così si esprimono i triestini: per il 30% la nuova collocazione non modificherà la sua validità, per il 21% ha già perso da tempo la sua validità, per il 20% la nuova collocazione migliorerà la sua validità, per il 10% la nuova collocazione gli farà perdere la propria validità, mentre il 19% non si pronuncia.

(s.m.)

 

Il 9 luglio la storica firma «A Trieste un nuovo rione» - Cosolini annuncia per giovedì prossimo l’atto ufficiale di sdemanializzazione
«L’area diventerà un centro di servizi avanzati anche per Centro e Est Europa»
Sarà il 9 luglio 2015 la data di nascita del Porto Vecchio come rione della città di Trieste. Lo ha annunciato ieri, all’incontro di presentazione del sondaggio, il sindaco Roberto Cosolini specificando che in quella data, cioé giovedì prossimo, vi sarà la firma del passaggio istituzionale assieme all’Agenzia del Demanio. Altro termine rispettato dunque visto che il 29 giugno, al Tavolo sull’economia, lo stesso sindaco aveva anticipato che l’atto ufficiale che sancisce la sdemanializzazione sarebbe stato firmato entro quindici giorni dal presidente nazionale dell'Agenzia del Demanio Roberto Reggi e dalla governatrice Debora Serracchiani oltre che dallo stesso Cosolini e dal commissario dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino. «Subito dopo - ha aggiunto - attueremo lo spostamento del Punto Franco e in parallelo affideremo uno studio specifico sull’area a un advisor che verrà scelto in accordo con l’Autorità portuale. Nel giro di qualche mese - ha spiegato - avremo concluso il quadro di riferimento complessivo perché di opposizioni politiche non ne vedo. Spazzeremo via anche le preoccupazioni espresse da un parte della popolazione su possibili stop provocati dalla proverbiale lentezza della burocrazia italiana». Ma Cosolini ha replicato anche a chi, Cinquestelle in testa, ancora ieri lo ha accusato di voler fare l’agente immobiliare per vendere i Magazzini storici. «Tutto il plusvalore, lo ripeto un’altra volta - ha sottolineato - sarà reinvestito nello sviluppo delle infrastrutture del Porto Nuovo». Il progetto è ambizioso e si prospetta oltre che come una sfida di trasformazione complessiva della città che amplia notevolmente la propria superficie acquisendo però un sito di forte pregio urbanistico, anche come l’operazione di quella che intende essere nel futuro, per usare le parole del sindaco, una «capitale d’area». «Il Porto Vecchio - ha concluso Cosolini - dovrà essere anche un moderno centro servizi che si rivolgerà a più territori consentendo a Trieste di guardare verso tre direzioni in particolare: il Friuli Venezia Giulia rilanciandosi nel ruolo di capoluogo regionale, l’Europa centrale proponendosi come porta sul Mediterraneo di un retroterra vasto, l’Istria e parte di Slovenia e Croazia che storicamente gravitavano sulla città. Trieste divenne una città moderna e florida - ha concluso - quando seppe proporsi come centro di servizi avanzati a favore di un intero Impero. Ora possono ricrearsi quelle condizioni».

(s.m.)

 

 

Il Senato invia gli “ispettori” in Ferriera
Tappa a Servola per la Commissione Ambiente di Palazzo Madama per fare chiarezza su sforamenti e rischi ambientali
Entro luglio la commissione Ambiente del Senato visiterà la Ferriera di Servola e avrà una serie di audizioni utili per conoscere e approfondire l'attuale situazione di inquinamento atmosferico originata dall'impianto. A richiederne l'intervento è stato il senatore Lorenzo Battista, membro del gruppo parlamentare “Per le Autonomie”, che ha inviato alla sede della commissione esplicite immagini della Ferriera «caratterizzata da continui sforamenti di tutti gli inquinanti atmosferici - ha detto Battista - che stanno provocando preoccupazione nella cittadinanza. Mi faccio ambasciatore - ha aggiunto - della profonda inquietudine dei triestini. I commissari - ha precisato - verranno a Trieste per valutare il livello di rischio ambientale a cui la città è esposta». Il presidente della commissione, Giuseppe Marinello, e i commissari dedicheranno un'intera giornata alla Ferriera. Successivamente potrebbe essere votata una risoluzione con gli indirizzi dell'organo parlamentare. La notizia dell'arrivo della commissione Ambiente è giunta in una giornata che ha visto tutti gli esponenti dei partiti dell'opposizione di centrodestra, che siedono in Consiglio provinciale, chiedere la chiusura dell'impianto con una mozione urgente. Nel testo si impegna la presidente dell'ente di palazzo Galatti «a ordinare alla Siderurgica triestina srl di procedere alla graduale riduzione dell'attività degli impianti, finalizzata a raggiungere, nei tempi minimi alla fermata conservativa a caldo degli stessi fino al rinnovo o la rilascio dell'Aia». Claudio Grizon, capogruppo del Pdl, ha detto che «l'impianto che per anni ha inquinato il territorio continua a farlo, provocando gravi problemi di salute pubblica, nonostante l'accordo di programma prevedesse ben altro. I superamenti dei limiti sono più frequenti oggi di quelli di un anno fa - ha aggiunto - perciò, stante l'immobilismo della presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, ci muoviamo noi». Paolo Polidori, capogruppo della Lega Nord, ha sottolineato che «alternative alla Ferriera, a livello occupazionale, ce ne sono, a cominciare dalle potenzialità legate al Trattato internazionale di pace, che permette di utilizzare le franchigie in porto». Massimo Romita (Pdl) ha evidenziato che «la Provincia ha fra i suoi compiti quello di vigilare sul rispetto delle leggi, perciò lo faccia anche in questo caso». Giorgio Ret, della lista omonima, ha detto che «l'errore principale è stato contrapporre le esigenze dei lavoratori della Ferriera a quelle dei residenti, che non vogliono dover respirare aria pesantemente inquinata». Stefano Martucci, della lista Dipiazza, ha osservato che: «Bisogna tutelare anche la salute dei lavoratori, i primi a essere investiti dall'inquinamento».

Ugo Salvini

 

 

Rebus via Mazzini, il verdetto slitta ancora
Forse oggi la decisione finale. In vista aggiustamenti per i bus. Rovis attacca su via Imbriani e Valdirivo
«Venerdì decidiamo». Roberto Cosolini, sindaco di Trieste, non svela l’enigma di via Mazzini. Il verdetto sulla pedonalizzazione è atteso per oggi dopo l’ennesima riunione di giunta. Domani scatta la Notte dei saldi e domenica scade la sperimentazione pedonale. Di rinvio in rinvio. E oggi, forse, si povrebbe conoscere il destino definitivo sulla chiusura di via Mazzini nell’ambito del futuribile Piano del traffico. Qualche aggiustamento è prevedibile soprattutto per quando riguarda il trasporto pubblico locale. L’amministrazione, d’intesa con la Trieste Trasporti, è pronta a mettere mano ad alcune linee degli autobus. «No comment», si limita a confermare Elena Marchigiani, l’assessore che ha firmato il Piano del traffico e che non intende fare marcia indietro nonostante le firme raccolte nelle ultime settimane contro la pedonalizzazione di via Mazzini. Un nuovo appello è arrivato ieri da FareAmbiente. «L’amministrazione comunale ascolti la maggioranza dei cittadini ed esca dal guado di via Mazzini, in mancanza di risorse e coraggio per una vera pedonalizzazione di tutta l’area con servizi integrati riapra la strada ai mezzi pubblici - spiega il coordinatore di FareAmbiente Giorgio Cecco -. Inutile insistere su una chiusura parziale di nessuna utilità, che penalizza l’uso del trasporto pubblico, non limita l’inquinamento atmosferico e forse aiuta pochi commercianti a discapito invece di molti altri». Sulla vicenda ritorna, con il metro in mano, anche Paolo Rovis, capogruppo di Trieste Popolare: «Curioso che la semplice idea di una diversa sperimentazione dell’assetto viario di corso Italia e via Mazzini faccia così paura all’assessore Marchigiani, tanto da escluderla a priori». È anche una questione di centimetri. «L’assessore Marchigiani - spiga Rovis - dovrebbe spiegare con quale diritto impedisce alle carrozzine di transitare sui marciapiedi di via Valdirivo, la cui larghezza è stata ridotta sotto il limite minimo di legge, 90 centimetri, a causa del posizionamento a terra dei cartelli di fermata bus. Oppure, in base a quali poteri costringe i guidatori dei bus a violare reiteratamente il Codice della strada, obbligandoli a effettuare una svolta in via Imbriani, da corso Italia, senza che vi sia lo spazio di manovra adeguato». E quindi? «Si pensi a rispettare le norme e si pensi a venire incontro alle esigenze vere e diffuse di tanti cittadini e operatori economici e della strada - conclude Rovis -. Altro che deridere con battute su astronavi ed elicotteri».

(fa.do.)

 

 

I pendolari “promuovono” la puntualità di Trenitalia
TRIESTE - Scrivono «bravi» nel titolo, perfino con il punto esclamativo, ed è una novità sorprendente per chi ricorda i ripetuti comunicati di critica rivolti a Trenitalia e, di riflesso, alla Regione.

Nel loro blog i pendolari del Comitato pendolari Alto Friuli promuovono, dati alla mano, il servizio ferroviario offerto nel primo semestre lungo la linea Trieste-Udine-Tarvisio. «Dopo la pessima partenza di gennaio - è il riassunto degli utenti -, da febbraio Trenitalia ha voltato pagina». Negli ultimi sei mesi, informa il Comitato, la puntualità 0-10 minuti è migliorata di quasi 7 punti (da aprile a maggio si è rimasti costantemente sopra il 97%), quella 0-5 minuti di oltre 10 punti (da aprile sopra il 95%), le soppressioni sono quasi scomparse e l’indice di disservizio è passato dall’11 al 2,80%. Un trionfo rispetto al 2014 il cui merito, secondo i pendolari, va in particolare a Simone Gorini, direttore di Trenitalia Fvg da inizio anno. «Gorini - si legge nel blog - è un ferroviere capace che ha saputo approcciare la problematica in maniera seria e professionale, mettendoci la faccia e impegnandosi in prima persona. Non è raro infatti vederlo a bordo treno lavorare gomito a gomito con i colleghi». Segnalati l’entrata in servizio dei tre nuovi treni Caf e l’arrivo prima di fine estate di altri cinque, non si dimentica tuttavia di avvertire che «non ci si dovrà addormentare sugli allori». Il nodo è quello degli orari: «L’assessore Santoro ci ha comunicato che entro luglio ci sarà un primo confronto sul tema tra Comitati pendolari, Trenitalia e Regione. In quella sede verranno analizzate e vagliate sotto il profilo della fattibilità tecnica le proposte degli utenti». Alla Regione verrà inoltre chiesto di reinvestire i 5,5 milioni di penali contrattuali (4,5 milioni per il ritardo nella consegna dei Caf e 1 milione per gli inadempimenti di Trenitalia) per interventi migliorativi dell’offerta.

(m.b.)

 

 

Disastro Bp, maxi-risarcimento - La compagnia petrolifera pagherà agli Usa 18,7 miliardi di dollari
NEW YORK - Il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti è soddisfatto. La British Petroleum ha accettato di pagare la cifra record di 18,7 miliardi di dollari allo Stato federale e a 5 Stati Usa che si affacciano sul Golfo del Messico: un mega-indennizzo per i danni causati dall’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, che nel 2010 provocò la morte di 11 persone e il più grave disastro ambientale della storia americana, quando nell’arco di 87 giorni si riversarono in mare milioni di barili di petrolio.

L’accordo tra le parti, che mette la parola fine ad un contenzioso di 5 anni, deve essere ancora approvato da un giudice. Ma se supererà quest’ultimo ostacolo, ha detto il ministro della Giustizia Loretta Lynch, sarà «il più cospicuo mai raggiunto nella storia degli Stati Uniti» e «contribuirà a riparare il danno arrecato all’economia, alla pesca e alla fauna del Golfo», oltre a portare «benefici alla regione del Golfo per le future generazioni». E soddisfatta è anche la Bp, che si è già dovuta accollare oltre 40 miliardi di dollari in spese di bonifica e parcelle legali.

 

 

Trieste On Sight fa festa a Opicina tra cavalli e mostre - KERMESSE

S'inaugura oggi alle 15 all'ostello di Campo Sacro con “Qual buon vento! Diamo il benvenuto con prodotti equosolidali”, il Villaggio “Trieste On Sight” che ospita tre giorni di socializzazione e aggregazione a base di musica, teatro, workshop, sport, ristorazione e mostre organizzati da Arci Servizio Civile in coorganizzazione con Comune di Trieste e patrocinio di Regione, Provincia e Comune di Sgonico. A cent'anni dallo scoppio verranno proposte varie iniziative sulla Prima guerra mondiale tra cui la mostra “Quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria” – Trieste, i moti del 23 e 24 maggio 1915” che sarà inaugurata alle 15 e prevede visite guidate a cura dello storico Lucio Fabi. Domani e domenica alle 9 si terranno due escursioni “Alla ricerca della memoria lungo le tracce della grande guerra”: sabato sul fronte di guerra dell'Ermada e dopodomani da Prosecco ad Aurisina lungo le postazioni difensive e i cimiteri austroungarici. Si parlerà anche di Servizio Volontario Europeo: alle 15.30 verrà siglato dal vicesindaco Fabiana Martini e dal presidente Giuliano Gelci il protocollo d'intesa tra Comune e Arci Servizio Civile che punta a promuovere il programma comunitario Erasmus+. Seguirà alle 17.30 “Cento anni fa la Grande Guerra, che Pace oggi?”, riflessione sul significato della con-vivenza e le idee de Alex Langer con contributi dello stesso Fabi, Marino Vocci e Andrea Bellavite, con proiezione di “Esperienze della grande guerra” girato per TV Capodistria da Martina Vocci. Stasera alle20 Drunken Sailors e Tiresia’s Folk Bunch, sabato Jari in Jarci e 3 Porcellini e domenica Blue Krass e Kraški Ovcarji. Prima dei concerti (oggi e domenica) dimostrazione di Qigong del Drago delle Montagne del Cielo. Domani alle 9.30 “Puliamo il Carso”, dalle 15 vari laboratori tra i quali L.I.M.akers e fare spazio in tv e alle 17 focus su “Associazionismo giovanile per una rivoluzione culturale” con Verter Tursi della televisione civica Pisaintv, Donatella Pulcinelli, Francesco e Michele Lanzo. Alle 19 sfilata di moda con t-shirt di musica d’autore e performance interattiva.

Gianfranco Terzoli

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 2 luglio 2015

 

 

La giunta prende tempo su via Mazzini

Marchigiani propone la pedonalizzazione ma l’amministrazione rinvia la decisione. Oggi il vertice con Trieste Trasporti
 Il risorgimento pedonale di via Mazzini non è in discussione. La chiusura definitiva al traffico è scritta. Nessun dietrofont in vista. E nessuna altra sperimentazione è prevista dopo questa che scade domenica 5 luglio. La giunta comunale non ha ancora detto l’ultima parola e forse non l’ha dirà neppure oggi. La riunione fiume di ieri pomeriggio ha fatto il punto della situazione rinviando a questa mattina un’eventuale decisione. «Decidiamo domani mattina (oggi, ndr)» assicura il sindaco decisionista Roberto Cosolini. Domani è sempre un altro giorno. E ieri non era quello giusto. Molto dipenderà anche dall’incontro che il sindaco ha in agenda per oggi con la Trieste Trasporti (guidata dal nuovo amministratore delegato Aniello Semplice) e la Provincia. Attorno agli autobus e allo snodo di piazza Goldoni si è svolto il dibattito negli ultimi mesi sulla pedonalizzazione sperimentale di via Mazzini. «Siamo a conoscenza delle problematicità rilevate e quindi qualcosa va ancora rivisto» ha annunciato l’altro ieri l’assessore Elena Marchigiani. Ma di cosa si tratti non è possibile saperlo. «Non ho novità, niente di nuovo rispetto a quello che ho detto ieri (martedì, ndr)» svicola l’assessore “madre” della pedonalizzazione di via Mazzini e fan della bicicletta. «Un dato interessante - rileva Marchigiani - è che non c’è stato un incremento dei mezzi in città, quindi non è vero che rendendo pedonale via Mazzini la gente utilizza di più la macchina o il motorino. Devo dire che si usa di più la bicicletta. Non ci sono elementi per dire che la chiusura sia stata un fallimento, tutt’altro. Di conseguenza non abbiamo motivazioni per tornare indietro. In ogni caso è una scelta politica da assumere in giunta (oggi?, ndr) che peserà anche le posizioni negative emerse. La mia proposta, comunque, è di valutare positivamente la sperimentazione avviata». Non si parla proprio della controsperimentazione avanzata da Paolo Rovis (Trieste Popolare) con il supporto del Comitato per la pedonalizzazione di Corso Italia che per l’amministrazione viene dopo via Mazzini. «Tutto questo sarà possibile una volta che si deciderà per la chiusura definitiva di via Mazzini» ripete Marchigiani che si “coccola” il suo epocale piano del traffico. «Non ho niente di nuovo. Se vuole mi invento un’astronave per il risolvere il problema del trasporto pubblico locale. Un elicottero per tutti» aggiunge l’assessore. E ne sarebbe pure capace dopo i vasi di fiori giganti e le strisce pedonali più larghe del mondo. Quello che non vuole più è continuare a sperimentare. E così Rovis può incartarsi e portarsi a casa sua la sua proposta che metteva d’accordo i commercianti di via Mazzini con quelli di Corso Italia e che aveva trovato il consenso dei tassisti e di FareAmbiente: «Terminare l’attuale sperimentazione e attivarne un’altra, diversa e in linea con le giuste esigenze di cittadini e commercianti. Quale potrebbe essere, ad esempio, il ripristino delle linee bus in via Mazzini, ma in un unico senso di marcia: da piazza Goldoni alle Rive. Il servizio di trasporto pubblico ritornerebbe capillare, sarebbero servite in egual misura la via Mazzini e corso Italia. La singola corsia centrale consentirebbe ampi spazi ai lati per i pedoni, per una corsia ciclabile, per i tavolini dei (pochi) bar. E via Mazzini si animerebbe di nuovo, grazie ai flussi pedonali generati da coloro che raggiungono o scendono alle fermate dei bus». Troppo semplice? Troppo banale?

Fabio Dorigo

 

Raccolte 5700 firme per il ritorno dei bus - La petizione
Il fronte del no torna ad alzare le barricate. Il Comune potrebbe presto trovarsi davanti a proteste in piazza, ricorsi al Tar e class action di semplici cittadini intenzionati a fare di tutto per dare battaglia contro la pedonalizzazione di via Mazzini.

Non sono passate inosservate, ad esempio, le 5.700 firme raccolte in pochi giorni dall’attivissimo Marcello Madau con la sua petizione. Ieri l’ha depositata in municipio e oggi alle 10 organizza una conferenza stampa in piazza Goldoni. «Chiediamo di non proseguire con queste inutili e sbagliate sperimentazioni - spiega -. Ci rendiamo conto di cosa ha combinato la giunta Cosolini? Una pedonalizzazione a metà, con buona parte della via, quella bassa, dimenticata. O le cose si fanno per bene, oppure non ha senso farle. Questa non è riqualificazione, un piano del traffico segue modelli matematici ben precisi. Qui invece ci troviamo con costi maggiori e con disagi per la cittadinanza più debole, soprattutto gli anziani. Probabilmente – annuncia – organizzerò un corteo di protesta sotto il municipio». Sulla stessa linea Pierguido Collino, uno dei titolari di “Rosini”, negozio di calzature in Corso Italia. Nel 2006 aveva fondato un comitato per promuovere la pedonalizzazione della via, soprattutto per tutelare i residenti. «Invece hanno chiuso via Mazzini, una scelta incomprensibile - commenta - perché il centro storico dovrebbe essere riqualificato in modo omogeneo, con l’asse piazza Unità-piazza della Borsa-Corso Italia. Hanno fatto altrimenti, con un’iniziativa arbitraria che ha fatto inferocire la gente e non si sa per compiacere chi. La pedonalizzazione di via Mazzini – prosegue Collino – è parziale. La strada è comunque sempre piena di furgoni o macchine, con l’effetto di scaricare tutto il traffico dei bus su Corso Italia, Rive, via Roma e via Valdirivo. In quelle strade, in alcuni momenti della giornata, è come stare in una tangenziale. Corso Italia, ad esempio, è un tratto che dovrebbe essere considerato di particolare pregio e quindi valorizzato per questo, invece è diventato invivibile. Nessuno ce l’ha con via Mazzini, ma non vogliamo che si creino gironi infernali nella altre vie». Il comitato non esclude un ricorso al Tar, sotto forma di class action. «È un sopruso, per cui ci opporremo in ogni modo».

(g.s.)

 

 

Svolta “green” per scuole e ospedali
La Regione accelera sul piano energetico: più di 50 azioni in campo. E Vito annuncia 57 milioni per la riqualificazione
TRIESTE «Stiamo lavorando a un programma di caratura nazionale: un modello per l’Italia. Faremo una rivoluzione, non una riforma: cambieremo il modello di sviluppo del territorio, dando seguito a Rilancimpresa». L’assessore all’Ambiente ed Energia Sara Vito accelera sul Piano energetico regionale (Per), argomento “forte” del programma elettorale del centrosinistra, annunciando tra l’altro la svolta “green” di scuole e ospedali, con 57 milioni di euro destinati alla loro riqualificazione energetica. «Vogliamo creare una “bioregione” - spiega l’assessore - e raccogliere la sfida della lotta al cambiamento climatico, puntando su fonti rinnovabili ed efficienza dei consumi nel comparto edilizio, industriale e dei trasporti. Ripenseremo la distribuzione dell’energia, incentivando innovazione, ricerca applicata e nascita di professioni green». E ancora, pur ribadendo il no agli elettrodotti di Udine Ovest-Okroglo e Somplago-Würmlach, Vito garantisce la realizzazione di «infrastrutture transfrontaliere, perché dobbiamo pensare il Friuli Venezia Giulia inserito in un’area più vasta, assieme ad Austria e Slovenia». L’assessore sottolinea inoltre l’importanza di occuparsi delle «strategie energetiche regionali in una fase di transizione del sistema a livello internazionale. Il piano precedente risale al 2007: un altro mondo. La giunta vuole colmare un vuoto di pianificazione e dare impulso a una “new green economy”, pulita e a basso impatto». Il Per metterà in campo una cinquantina di azioni per modificare lo scenario odierno: «Il documento è già adottato in via preliminare dalla giunta e sarà approvato entro l’anno dopo le audizioni con chi produce e trasporta energia, con il mondo economico, i sindacati e gli ambientalisti. Il nostro obiettivo è il 2020, come indicato dalla programmazione europea. Abbiamo comunque già cominciato a lavorare, spendendo circa 46 milioni per gli interventi di risparmio energetico su prima casa, efficientamento dell’edilizia Ater, rifacimento dell’illuminazione dei piccoli comuni, acquisto di veicoli ecologici o ibridi, utilizzo di biomasse, riqualificazione energetica dei settori produttivi e impulso alle rinnovabili nelle aziende agricole. Nei prossimi anni investiremo altri 57 milioni per la riqualificazione energetica di edifici scolastici e ospedalieri». Il direttore regionale del Servizio energia, Sebastiano Cacciaguerra, si concentra su inquinamento e costi: «Passeremo da petrolio, gas e carbone alle rinnovabili. Ridurremo le emissioni climalteranti di Co2 e ridurremo anche i costi per l’acquisto delle materie fossili. L’efficientamento ridurrà le spese per le aziende e produrrà posti di lavoro. Altri ne nasceranno dalla produzione di impianti fotovoltaici e simili». Cacciaguerra rileva che «il Fvg ha già raggiunto l’obiettivo di “burden sharing” fissato dal governo per il 2020, cioè la quantità di consumi proveniente da rinnovabili, che dev’essere il 12,7% sul totale. L’uso di rinnovabili ha avuto un salto notevolissimo, il 700% fra 2012 e 2015, soprattutto grazie all’autoproduzione con pannelli solari, fotovoltaico e stufe a pellet. Vogliamo rafforzare il processo e ridurre le emissioni di Co2 di 600mila tonnellate all’anno». Non tutto avverrà in un batter d’occhi. Vito intende «superare il prima possibile l’uso di una fonte sorpassata come il carbone nella centrale di Monfalcone». L’assessore chiude ancora una volta sul rigassificatore triestino di Zaule anche se «si può ipotizzare un piccolo impianto sul territorio regionale, purché compatibile con lo sviluppo del porto che lo ospiterà. Il futuro è comunque sempre più quello della produzione fatta a livello territoriale, soprattutto con il fotovoltaico e la biomassa legnosa: è finito il tempo delle grandi centrali, sta arrivando quello delle reti “smart” che si autosostengono».

Diego D’Amelio

 

 

La storica discarica di Gropada ripulita dai volontari
TRIESTE - L’unione fa la forza. Partendo da questo assunto una ventina di volontari di Gropada, in collaborazione con la Stazione Forestale di Opicina, AcegasApsAmga e con l’autorizzazione del Comune, hanno bonificato una discarica del proprio comprensorio.

La zona dove è stato effettuato l’intervento si trova a nord ovest della borgata, alle pendici del monte Koceric, non lontano dal posto dove tradizionalmente i paesani allestiscono i falò di San Giovanni. Alla fine della bonifica sono stati raccolti una ventina di metri cubi di vetro, rottami ferrosi, plastica e rifiuti misti. Per le operazioni di pulizia i volontari hanno utilizzato i propri mezzi: trattori, autocarri, mini escavatori, motoseghe, decespugliatori. La discarica risale al periodo tra gli anni Sessanta e Settanta quando nei paesi del Carso il servizio di asporto rifiuti non era stato ancora organizzato. Per tale ragione le famiglie del luogo accatastavano i rifiuti in casa, per poi disfarsene successivamente in Carso. Per la gran parte, fortunatamente, i rifiuti abbandonati provenivano da lavori di ristrutturazione edilizia e non comprendevano, se non raramente, calcestruzzo o eternit. Il resto era composto da bottiglie, stoviglie, rifiuti biodegradabili, materassi e altri materiali casalinghi. Nella zona di Gropada queste discariche sono piuttosto frequenti. Seguendo il consiglio della Forestale, dopo gli opportuni sopralluoghi, i volontari hanno deciso di eseguire le bonifiche su aree inferiori ai 1000 mq, per cui le normative non prevedono particolari prescrizioni e adempimenti. Grazi all’intesa con il Comune, i volontari hanno poi trovato un accordo con l’AcegasApsAmga per l’asporto dei rifiuti selezionati. Ora l’ex discarica si presenta come una bella zona pianeggiante dove spiccano alcuni tigli, aceri, carpini neri e frassini. In autunno i volontari proseguiranno le operazioni di pulizia su altre porzioni di territorio.

(m.l.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 1 luglio 2015

 

 

Delrio: «Valorizzeremo il porto di Trieste»

Il ministro alle Infrastrutture a colloquio con Cosolini si impegna su sviluppo e sdemanializzazione
Lo sviluppo del Porto Nuovo di Trieste e la trasformazione del Porto Vecchio sono state le questioni al centro del colloquio svoltosi ieri pomeriggio a Roma tra il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio e il sindaco di Trieste Roberto Cosolini. Sul tema del Porto Vecchio c'era già stato un precedente incontro anche alla presenza del Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, e della Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. Relativamente allo sviluppo della portualità triestina il sindaco ha evidenziato le caratteristiche peculiari del porto di Trieste, unico scalo italiano che opera prevalentemente “estero per estero” e punto strategico di un corridoio che dal Far East e dal Mediterraneo orientale penetra nel cuore dell'Europa. In tal senso Cosolini ha sottolineato l'«ottimo lavoro» avviato dal commissario dell'Autorità Portuale, Zeno D'Agostino, e la forte collaborazione istituzionale che c'è con la Regione e il Comune, sia sul versante degli investimenti infrastrutturali, sia su quello delle relazioni con i mercati europei di riferimento come, ad esempio, la Baviera e l'Austria. Da parte sua il ministro Delrio, nel confermare l’imminente varo della riforma portuale, ha evidenziato come il corridoio logistico in cui è collocato il porto di Trieste sia assolutamente strategico, e perciò da valorizzare. Per quanto riguarda il Porto Vecchio, considerato dal Governo «un grande progetto di investimento strategico per tutto il sistema Paese», il sindaco ha aggiornato il ministro Delrio sull'ormai prossimo perfezionamento della sdemanializzazione e sull'avvio di uno studio, affidato a un advisor specializzato, per approfondire le potenzialità e gli aspetti strategici della trasformazione di Porto Vecchio e per individuare i nodi da sciogliere fornendo così, a breve, tutti gli elementi per stilare un vero e proprio cronoprogramma. L'incontro, in sostanza, è stato anche un'ulteriore occasione per ribadire l'importanza e l'interesse che il Governo ha per l'operazione di rigenerazione urbana del Porto Vecchio di Trieste. Proprio lunedì nel corso del Tavolo dell’economia che si è tenuto nell’aula del Consiglio comunale incentrato sulle tematiche portuali e alla presenza di operatori del settore e rapprsentanti delle categorie e dei sindacati, lo stesso Cosolini aveva annunciato che entro una quindicina di giorni al massimo sarà firmato l’atto ufficiale di sdemanializzazione da parte anche del direttore nazionale dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi e dalla governatrice Debora Serracchiani oltre che dal commissario D’Agostino e dallo stesso sindaco. Già ad aprile c’era stata la sigla sull’ipotesi tecnica di definizione della nuova perimetrazione dell’area. A breve saranno anche proposti al prefetto i siti dove spostare il Punto Franco.

(s.m.)

 

 

Oggi in giunta il verdetto su via Mazzini

La sperimentazione scade domenica. Marchigiani promuove la pedonalizzazione: «Ma la scelta va presa assieme»
I correttivi per i bus «Siamo a conoscenza dei problemi Qualcosa andrà rivisto»
Via Mazzini verso la chiusura definitiva? La sperimentazione, partita a metà maggio, scade domenica e oggi la giunta Cosolini deciderà sul da farsi. Tutto porta a pensare a una conferma dell’attuale assetto: la pedonalizzazione della strada e la rivisitazione del percorso degli autobus che gravitano sulla zona. Nessun dietrofront, lascia intendere l’assessore alla Mobilità Elena Marchigiani, convinta dell’efficacia del provvedimento. Sarà lei a proporre di continuare così, seppur con qualche accorgimento proprio per i bus. «Per me si può andare avanti, seppur con alcuni correttivi per il trasporto pubblico – spiega – ma sarà una decisione collettiva da prendere insieme in giunta, visto che questo periodo di prova va valutato in tutti i suoi aspetti». A cominciare dalle critiche sulle deviazioni degli autobus, di cui l’assessore intende tener conto. «Assolutamente», conferma. È lo snodo su piazza Goldoni, allargato in via Carducci, l’arteria in cui sono state spostate alcune linee, ad aver generato non pochi malumori. «Siamo a conoscenza delle problematicità segnalate – evidenzia Marchigiani – e quindi qualcosa andrà rivisto». Al di là di questo, ne è certa l’assessore, la viabilità ha tenuto, senza comportare disagi al traffico. «Un dato interessante – rileva – è che non c’è stato un incremento dei mezzi in città, quindi non è vero che rendendo pedonale via Mazzini la gente utilizza di più la macchina o il motorino. Devo dire, piuttosto, che si usa di più la bicicletta. Non ci sono quindi elementi per dire che la chiusura sia stata un fallimento, tutt’altro, di conseguenza non abbiamo motivazioni per tornare indietro. In ogni caso – ripete – è una scelta politica da assumere in giunta, che peserà anche le posizioni negative emerse. La mia proposta, comunque, è di valutare positivamente la sperimentazione avviata», ribadisce. Se l’esecutivo imboccasse questa strada, come effettivamente pare, scatterebbe il secondo round: i progetti di riqualificazione del tratto, con tanto di ripavimentazione, e gli stanziamenti a bilancio per l’opera. E qui rientrerebbe pure Corso Italia visto che il Piano del traffico ha in serbo di riservare la via, in futuro, al solo passaggio degli autobus, con l’allargamento dei marciapiedi a favore dei pedoni. «Tutto questo sarà possibile una volta che si deciderà per la chiusura definitiva di via Mazzini – sottolinea ancora Marchigiani – poi si penserà a un progetto e alle risorse necessarie». Se ne parlerà nei prossimi mesi, ma intanto torna a farsi sentire il fronte del no: il capogruppo di Fi nella Quarta circoscrizione, Alberto Polacco, uno dei più strenui oppositori a via Mazzini pedonale, lamenta il cedimento di una parte del manto stradale di via Valdirivo, il punto in cui ora vengono fatte confluire ben sei linee. Il problema si starebbe verificando soprattutto all’altezza del civico 36. «La via – afferma – non è strutturalmente in grado di assorbire il carico di traffico che si è determinato. Si stanno verificando pericolosi avvallamenti che rischiano di diventare insidie poco visibili, in particolare per i mezzi a due ruote». Il Comune smentisce. È stato l’assessore ai Lavori pubblici, Andrea Dapretto, a verificare di persona la situazione, alla presenza di alcuni tecnici. «Vi è un leggero avvallamento che alcune documentazioni fotografiche rileverebbero già nel 2014 – puntualizza una nota del municipio – e invece, in prossimità del numero 26, a causa di un recente scavo, il pozzetto della fognatura ha subìto un probabile assestamento del rinterro per il riempimento dello scavo Acegas. In ogni caso è stata allertata la società per una verifica e l’eventuale allineamento del pozzetto». Il futuro di via Mazzini pedonale diventerà comunque oggetto di dibattito politico, oltre che in giunta, pure nella Sesta commissione (Urbanistica). La convocazione è stata sollecitata dal presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic (Rifondazione), proprio per conoscere gli esiti della sperimentazione.

Gianpaolo Sarti

 

 

Capodistria-Divaccia raddoppio bocciato dall’Unione europea

Il progetto non viene preso in considerazione da Bruxelles perché privo di strutture finanziarie. Persi 413 milioni
Le previsioni della Bulc Gli investimenti Ue creeranno 10 milioni di nuovi posti di lavoro
TRIESTE Uno schiaffo che fa male quello ricevuto lunedì scorso dalla Slovenia quando il suo progetto per il raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia non è stato inserito nei progetti infrastrutturali per i quali la Commissione europea ha stanziato nell’ambito dei progetti di collegamento europeo (Cef) 13,1 miliardi di euro a cui andranno ad aggiungersi ulteriori 11,3 miliardi di euro per i progetti presentati dai Paesi membri. Complessivamente sono stati finanziati 276 progetti e la Slovenia ha dovuto accontentarsi delle “noccioline” per finanziare progetti minori ma non il raddoppio della Capodistria-Divaccia, opera fondamentale per permettere uno sviluppo a lungo termine dell’unico scalo portuale del Paese. Alla Commissione Ue, come spiega il commissario ai Trasporti, guarda caso la slovena Violeta Bulc, sono giunti ben 730 progetti con la richiesta di finanziamento, così Bruxelles ha dovuto operare una scrematura concentrandosi soprattutto sui più significativi assi di collegamento transfrontalieri in Europa. E la Slovenia è già la seconda volta che perde il treno dei finanziamenti europei proprio per la linea Capodistria-Divaccia. Fino al 2014 a Lubiana sono stati assegnati in tutto 450 milioni di euro per infrastrutture ferroviarie di cui almeno 225 milioni dovevano essere garantiti alla Capodistria-Divaccia. Ma non se n efece niente per le lungaggini collegate alla realizzazione del progetto tecnico dell’opera infrastrutturale e così la Slovenia “deviò” quei soldi sul potenziamento delle linee ferroviarie nel Nordest del Paese. Il secondo tentativo è stato fatto nel febbraio di quest’anno, all’ultimo momento utile nonostante il “bando” europeo fosse noto già dal febbraio del 2014. Fu quello un momento burrascoso per il ministro sloveno delle Infrastrutture, Peter Gašperši› il quale rischiò addirittura la poltrona ministeriale. Lui che qualche tempo prima aveva addirittura pubblicamente affermato che la Slovenia non ha bisogno del raddoppio della Capodistria-Divaccia per i prossimi 30-40 anni, suscitando le ire e i clamori di Luka Koper, la società in mano dello Stato peraltro, che gestisce lo scalo del Litorale. Alla fine il governo Cerar decise di inviare la richiesta per un progetto valutato 1,033 miliardi di euro per il quale Lubiana si attendeva un finanziamento europeo pari a 413.277.245 euro. Ma, come abbiamo visto, da Bruxelles lunedì scorso si è levata la fumata nera. Come del resto, ricorda il quotidiano Delo di Lubiana, avevano previsto numerosi analisti sloveni e esperti di infrastrutture e di finanza. La lista dei progetti scelti dalla Commissione europea il prossimo 6 luglio sarà approvata dal Parlamento europeo e il prossimo 10 luglio dai rappresentanti del cosiddetto gruppo Cef. Un iter nel corso del quale, come conferma il Delo, sarà molto difficile immaginare dei cambiamenti favorevoli alla Slovenia e al suo raddoppio della Capodistria-Divaccia. Il mega investimento europeo per la realizzazione di nuove infrastrutture definito «uno sforzo straordinario» dal commissario Ue ai trasporti, Violeta Bulc «che fino al 2030 sarà in grado di creare 10 milioni di nuovi posti di lavoro e determinerà un incremento del Pil nell’Unione europea pari all’1,8%». Le “noccioline” che sono state riservate alla Slovenia dal cosiddetto “pacchetto Cef” sono 39 milioni di euro per due progetti per togliere il collo di bottiglia presenta all’ingresso della linea ferroviaria nel Porto di Capodistria (costo dell’opera 26 milioni di euro) e per la realizzazione della linea ferroviaria Polj›ane-Slovenska Bistrica che costerà 46 milioni di euro. E c’è già chi sta cominciando a puntare il dito indice accusatore contro Italia e Austria che avrebbero fatto un’accurata operazione di lobbing perché la Commissione Ue escludesse dai finanziamenti la Capodistria-Divaccia. Si tratta dell’esperto di dirtto della navigazione ed ex ministro dei Trasporti, Marko Pavliha il quale oltre ad accusare il governo di scarsa credibilità e l’attuale ministro ai Trasporti di aver eccessivamente cincischiato sul progetto si chiede chi trarrà vantaggio dalla bocciatura patita dalla Slovenia e si risponde facendo due nomi: Italia e Austria che, secondo Pavliha, hanno abilmente approfittato dell’incapacità di Lubiana di far valere i propri interessi in ambito europeo. Rassegnato il commento rilasciato al Delo di Lubiana dal presidente del cda di Luka Koper, Dragomir Mati„. «La decisione della Commissione europea non ci sorprende - afferma - del resto ci si potteva aspettare qualcos’altro visto l’attivismo delle autorità preposte?», si chiede con polemica ironia. «Adesso bisogna vedere come il governo reagirà a questa decisione di Bruxelles, noi intanto, nonostante i miglioramenti fatti, rimaniamo con un unico binario tra Capodistria e Divaccia, linea peraltro vecchia e inadatta per i canoni europei». Come confermato dallo stesso ministro alle Infrastrutture, Peter Gašperši›, il governo di Lubiana si attendeva un responso negativo da quando si era venuti a sapere che a Bruxelles erano giunti ben 730 progetti del valore di 36 miliardi di euro. Secondo il ministro il progetto del raddoppio della Capodistria-Divaccia è stato ritenuto rilevante dai commissari europei, ma è stato bocciato perché privo di una definitiva costruzione finanziaria. Per la Slovenia però ci sono gli “esami di riparazione” nel senso che in autunno e poi il prossimo anno saranno operativi altri due “bandi” europei per investimenti in infrastrutture. Il ministro afferma che ci sarà la costruzione finanziaria definitiva ma ha altresì detto che non si sa ancora se Lubiana opterà per l’appuntamento di novembre o quello del prossimo anno. «Tutto dipende - spiega il ministro - dallo stato di avanzamento della ricerca di un partner privato». E all’orizzone ce n’è più d’uno. La Cina, la Turchia, la Francia e la Germania hanno già avviato contatti con Lubiana. In pole position, per ora, c’è la turca Yapi Merkezi che ha già avuto contatti con il ministero delle Infrastrutture e Pechino che peraltro non ha posto come condizione discriminante il fatto di utilizzare solo manodopera cinese.

Mauro Manzin

 

 

Auto, rottami e plastica nell’Abisso del Diavolo - L’operazione di pulizia degli speleologi
TRIESTE - Tre giorni di lavoro da parte di 17 persone e 5 metri cubi di materiale, in prevalenza ferroso, recuperato. In occasione del settantesimo anniversario, gli speleologi del Club Alpinistico Triestino hanno effettuato la pulizia di un’importante grotta del Carso, l’Abisso del Diavolo.

La cavità, che si apre sul fianco del Monte Cocusso, presenta un pozzo profondo 121 metri. Sul fondo, i volontari del Gruppo grotte hanno recuperato di tutto: la carcassa di un’auto, fusti metallici, barattoli, latte di varie dimensioni, legna, rottami ferrosi, plastiche. «Le operazioni – spiega lo speleologo Sergio Vianello, co-organizzatore dell’iniziativa assieme a Moreno Tommasini – si sono concentrate in tre giorni e hanno coinvolto 17 persone. Due anni fa avevamo ripulito l’Abisso di Padriciano trovandoci di tutto: una barca in vetroresina, un motorino, plastiche di ogni genere, borse, barattoli, carrozzine e carriole. Quest’anno abbiamo proposto al direttivo, che l’ha accettata, la pulizia dell’Abisso del Diavolo. Ringraziamo la Guardia forestale e il Comune di Trieste, che alla fine si sono complimentati con noi e l’AcegasApsAmga per il tempestivo sgombero dei materiali dal piazzale esterno». Il “bottino” alla fine è stato di una latta di benzina, taniche di miscela risalenti alla Seconda Guerra mondiale di cui una datata 1942, cassette di munizioni, bidoni, barattoli, qualche sacchetto e un’autovettura, forse una Topolino, che è stata tagliata a metà per poter essere trasportata in superficie. I materiali sono stati infilati in alcune big bag, cioè dei sacchi di juta, e quindi tirati su. «È stato un lavoro impegnativo, ma è andata meglio del previsto: pensavamo di impiegare 5 giorni invece l'impianto di risalita ha permesso di riportare in superficie i sacchi». Sul Carso sono almeno 359 gli ipogei naturali che versano in uno stato allarmante: 52 risultano inquinati, 54 presentano rifiuti, 236 sono ostruiti e 17 distrutti. «Pensiamo di pulire una grotta all’anno: ne abbiamo già visionate alcune candidabili, tra cui il Pozzo Mattioli profondo 35 metri, che “ospita” 4 automobili, vari scooter, vasche e scaldabagni, e la grotta Jablenza, di fronte al Giardino Botanico Carsiana».

Gianfranco Terzoli

 

 

L’orso va a Grozzana E fa lo spuntino a casa dell’apicoltore
Incursione tra le arnie della famiglia Carboni Abrami - «Ne ha divorata una. Sul melario ci sono i resti degli artigli»
Si è seduto a tavola senza essere stato invitato. Ha mangiato e se n’è andato via come se niente fosse, lasciandosi alle spalle i resti di un lauto, quanto dispendioso, banchetto. Una toccata e fuga che ha avuto come protagonista un orso, la cui incursione ha gettato nello scompiglio la famiglia Carboni Abrami, apicoltori che vivono e lavorano a Grozzana, a due passi dall’ex confine di Pese. Il plantigrade ha fatto la sua comparsata nella mattinata di domenica ma i proprietari del terreno, dove è stata sistemata una fila di 65 arnie, se ne sono accorti solo il giorno dopo. «Eravamo a casa – ricorda Martina Carboni, la figlia ventottenne di Virginio, finanziere in pensione e apicoltore di professione - . Peggy e Kira, i nostri due bastardini, hanno incominciato ad abbaiare. Non la smettevano più. I loro latrati erano diversi dal solito: un misto fra la rabbia e la paura». Tre anni fa un orso aveva già fatto visita a Grozzana. Si era diretto verso il civico 21, l’ultima casa dell’abitato carsico prima del bosco, dove abitano i Carboni Abrami. Era stato attirato dai laboratori dove gli apicoltori effettuano la smielatura. Anche allora i due cani avevano messo in allarme i proprietari di casa, che usciti nella spaziosa corte avevano visto un esemplare di taglia media, per nulla impaurito, che si era alzato sulle zampe posteriori nel tentativo di superare il cancello dell’abitazione. «Questa volta non ci siamo trovati di fronte l’animale – racconta Martina - ma abbiamo rinvenuto i resti della sua scorribanda». Un’arnia è andata completamente distrutta. Il melario, la struttura che serve a raccogliere il miele e che viene posta sopra al nido delle api, ha fornito all’orso l’oro liquido. Il danno ammonta a poco più di 400 euro, se si considerano i telai distrutti, il miele andato perduto e la mancata produzione che le api avrebbero dovuto garantire nel prossimo futuro. La perdita più grave, infatti, risulta essere l’uccisione della famiglia di api che abitava l’arnia. Ogni singola struttura può contenere fino a 120mila esemplari: un piccolo esercito che garantisce agli apicoltori grozzanesi una notevole produzione di miele. «Nella sfortuna ci è andata bene – continua la giovane apicoltrice, accanto al fidanzato Marco, anch’egli impegnato nell’azienda a conduzione familiare - . L’orso si è accanito solo su una delle 65 strutture, lasciando intatte tutte le altre». L’erba che circonda l’arnia in questione appare abbondantemente calpestata e sul melario sono rimasti i segni degli artigli di un grosso esemplare. «Deve essersi goduto il pranzo domenicale, gustando il miele di tiglio e ammirando il panorama carsico» prova a sdrammatizzare Martina. Eppure qualcosa deve essere successo. L’orso dev’essersi spaventato, rinunciando a visitare le altre arnie. A meno che, ma è l’ipotesi più remota, il plantigrade non abbia voluto fare solamente uno spuntino, disinteressandosi di tanto ben di Dio. Il centinaio di persone che abitano a Grozzana sono abituati alla presenza di una variegata fauna selvatica. Cinghiali e caprioli sono degli habituè anche di questa parte del Carso. «Un anno fa – sottolineano i due giovani – sono state trovate delle grosse impronte su un terreno agricolo del paese, a pochi passi da qui. Certamente la cosa non ci fa stare tranquilli, anche se riconosciamo che è lo scotto da pagare per vivere a stretto contatto con la natura». Le api sono delle efficacissime sentinelle ambientali, che certificano la qualità dell’aria del territorio in cui vivono. In Friuli, già da qualche anno, si sta assistendo a una morìa di questi esemplari. «Noi siamo fortunati – così Martina - , le nostre api carniche godono di ottima salute, anche grazie all’assenza di inquinanti e di attività legate all’agricoltura intensiva». Ai Carboni Abrami non rimane che difendersi dai ghiottoni a quattro zampe, provvedendo a posizionare delle apposite recinzioni elettrificate che tengano a distanza gli ospiti indesiderati.

Luca Saviano

 

 

Ferriera - Il centrodestra chiede la chiusura di Servola

Il centrodestra sferra l’offensiva sulla Ferriera da Palazzo Galatti. Domani alle 11, infatti, in Provincia, i gruppi consiliari di Pdl, Ret-Pdl, Lista Lista Dipiazza, Un’Altra Trieste, Lega Nord e De Gioia presentano una mozione urgente che chiede la chiusura di Servola «a causa del reiterato superamento dei limiti per l’emissione in atmosfera di benzopirene e di PM10».

 

 

Divertirsi riflettendo tra dibattiti e laboratori - È la Trieste on sight - giovani a campo sacro
Tre giorni di laboratori, sport e musica con mostre, dibattiti e focus le cui parole chiave saranno pace, convivenza e solidarietà «per stare insieme e divertirsi riflettendo». La terza edizione di “Trieste on Sight”, iniziativa aperta a tutti promossa da Arci Servizio Civile in co-organizzazione con Comune di Trieste e patrocinio di Regione, Provincia e Comune di Sgonico, illustrata dalla coordinatrice regionale, Costanza Iannone, si terrà dal 3 al 5 luglio all’ostello di Campo Sacro. Nel villaggio con ristorazione e prodotti equosolidali che sarà inaugurato venerdì alle 15 si terranno laboratori (di pittura creativa, erboristeria, cucina etnica), musica, teatro (performance di teatro InteressHante “Liberamente tratto” e incontro con gli attori della compagnia “Oltre quella Sedia”), sport (escursioni in mountain bike, equitazione, green volley), visite ai luoghi della Grande Guerra, punti informativi e possibilità di pernottamento (in ostello o campeggio). Un gruppo 8 ragazzi costruirà una Lavagna interattiva multimediale a costi contenuti e, grazie alla presenza della televisione civica Pisaintv, si studierà la progettazione e programmazione di uno spazio televisivo autogestito. «È - ha spiegato l’assessore comunale all’Educazione, Antonella Grim – un evento che mira a far discutere i ragazzi per contribuire a costruire nei cittadini di domani una sempre maggiore consapevolezza civica e rafforzare la cultura della convivenza, della solidarietà e del vivere civile». «L’obiettivo - ha aggiunto il presidente regionale di Arci Servizio Civile, Giuliano Gelci – è creare strumenti di confronto tra i giovani e soprattutto tra il mondo dell’associazionismo. È il momento di mettere in rete le varie realtà: il Villaggio sarà gestito da 60 giovani dai 16 ai 28 anni che svolgono servizio civile, saranno presenti ragazzi della Bassa Friulana e della Pedemontana pordenonese e ci saranno testimonianze di vari gruppi: chi a settembre andrà per sei mesi in Portogallo e chi è appena tornato dal Lago di Garda». A 100 anni dallo scoppio verranno proposte varie iniziative per conoscere e capire la Prima guerra mondiale. Venerdì alle 15.30 sarà siglato infine dal vicesindaco Fabiana Martini un protocollo d'intesa per la promozione del programma comunitario Erasmus+, per l'invio e l'accoglienza di volontari del Servizio Volontario Europeo, tra Comune e Arci Servizio Civile.

(g.t.)

 

 

 

 

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