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incontro
seminariale
CLATRATI
DI METANO
un
magazzino di energia
martedì 11 dicembre – ore 16,00
Aula Magna Edificio C11
Università degli Studi di Trieste
Via L. Giorgieri, 1
L’idrato di metano è noto
dagli anni ‘30, quando fu notato che i gasdotti che trasportavano gas naturale
sotto pressione in zone fredde, erano intasati da cristalli simili al ghiaccio,
anche se le temperature erano superiori a 0° C. Dopo molti anni, si è scoperto
che quei cristalli non erano ghiaccio ma idrato di metano. Che cos’è? Quando una
molecola non polare è posta in acqua, alcuni dei legami idrogeno tra le molecole
di acqua si rompono per poterla alloggiare. Ciascuna molecola viene così
intrappolata in una struttura a gabbia simile al ghiaccio, rigida e ordinata,
chiamata "gabbia a clatrato".
Le maggiori quantità di idrati di metano si trovano sui fondali oceanici, dove
sono stabili ad una profondità maggiore di 300 metri. Si stima che tali riserve
contengano circa diecimila miliardi di tonnellate di carbonio il doppio di
quello contenuto in tutti i giacimenti di carbone, petrolio e gas naturale sulla
Terra. Essi, quindi, costituiscono un’eccezionale riserva di gas metano, e
potrebbero essere sfruttati come combustibile, ma oltre alle difficoltà da
superare per poter operare ad elevata profondità, la tecnologia attuale non
consente una estrazione sicura da rischi. Una immissione di metano infatti in
aria e in acqua contribuirebbe ad aggravare il riscaldamento globale della
Terra, dato che il metano ha un effetto-serra venti volte superiore a quello
dell’anidride carbonica.
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